30 l'alienazione dell'occidente

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    L ALIENAZIONEDELL OCCIDENTEUnerl a.:.w/U ileI f J l l I ~ J O U di c Se1 erinu

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    LETTER di E. Severit/U a C FabroINTRODUZIONEDal nichilislllu al pl0bl ?malicisl'llo Ira-sccl1derz/a/eCAPITOLO IUrgcll'?u deJia DeslrtlClio Theologiaewlil'crsaeC PlTOLQ IlLe tappe dello Dcsfrtlc:/ io nz era phys ;cacCAP ITOLO IIIJ mO/J/enti del P(lIIcnu is mo /rascelldcll-taleC PITOLO IVL'es/l() il/evitabile in Severino dc11aDe sirtlctiu l'cr;tatis alqlle liber[(j.

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    M NUELE SEVERINO

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    INTRODUZIONE

    DAL NICHILISMOAL PROBLEMATICISMO TRASCENDENTALE

    La dissoluzione del dualismo)

    Il pensiero italiano, nel contesto pluralistico delle filosofiecontemporanee, sembra percorrere un proprio cammino nellafedelt a quell evento che ha caratterizzato, variamente, ma costantemente, il fondo della nostra cultura filosofica in questaprima met del secolo ch stato il neo-idealismo specialmentenella forma dell attualismo gentiliano. Infatti se l influsso dell opera del Croce ha dilagato soprattutto nell ambito degli studistorici, estetici, letterari... la coscienza dei giovani pi assillatidall istanza teoretica si rivolta a Gentile come a colui che portava il principio moderno dell immanenza all istanza radicaledell atto come proton-scaton. Se non che, mentre Gentile poteva celebrare nella perenne presenza dell atto la verit dell Assoluto onnicomprendente, la coerenza spingeva i suoi accorti discepoli, come Spirito e Calogero, a denunziare fino in fondo lasopravvivenza della contaminazione teologico-metafisica per portarsi su posizioni di rottura radicale, al di l e al di qua dellafilosofia, quali il principio del dialogo per Calogero e l principio della scienza per Spirito (1). Pi drastico nella demitizzazione del dialogo teoretico, Spirito rimprovera al Calogero l incoerenza di sottrarre al dialogo proprio il lo go del dialogo stesso, la sua controvertibilit o problematicit, e d inibirequindi l unico dialogo che in questo caso interessa: cio se eperch la regola del dialogo deve fare eccezione all esigenza delfondamento, se e perch essa dev essere accolta senza discussione come assoluta e incontrovertibile.Come si fa a proclamare l assoluta e incontrovertibile re-

    1) U. Spirito - G. Calogero, Ideale del dialogo o ideale della scienza? Roma1966. L ultimo Spirito ammetteva l esistenza di Dio dichiarando insieme che nonsapeva chi (Cf. C. Fabro, Ricordo di go Spirito, in Humanitas 3, 1979,p. 284).

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    gola del dialogo, come fondamento di ogni libert e discussione,per quindi escluderla dalla discussione? considerarla presuppostaad ogni discussione come quell'unico logo ch' sottratto al dialogo?C' in fondo a questo radicalismo di Spirito la coerenzapi spietata e impietosa dell'esito ultimo del cogito come volo(Schelling, Schopenhauer, Heidegger) la quale invece cerca in Ca-logero l ultima speranza di salvezza nellogo del dialogo che pernon pi logo ma volont del dialogo una volont laquale, vista nel suo tessuto esistenziale, non offre per Spirito alcuna consistenza: non pu convertirsi in alcun modo in comandoetico e non pu dar luogo ad alcun V'alore orientativo della nostracondotta. Si tratta che Calogero tutto preso dal principio deldialogo in s per s, dalla norma astratta formale e nulla gl'importa dei soggetti dialoganti ossia di portarli o trovarli in quellasituazione di relazione veramente e autenticamente umanache l colloquio autentico di persona a persona.

    Fare invece l cominciamento, per dirla con Hegel, col principio del dialogo l quale, unico, sottratto alla regola del dialogo e posto nell'empireo della Voraussetzungslosigkeit colpirea morte - come mostra Spirito - l principio della libert, propagandare una nuova religione della intransigenza e dell'intolleranza, la religione del Dialogo per l appunto, che ha l suoSollen nella Volont d intendersi (in maiuscolo ) di cui Calogero sarebbe l sommo sacerdote. Spirito vede perci nel principio calogeriano del dialogo un ritorno o ricupero sotterraneodella metafisica e dell'Assoluto soprastorico e quindi un saltodalla ragione nella fede: la Volont d intendere non una teoria che possa raggiungersi con la riflessione, non qualcosa chepossa dimostrarsi: una scelta messa fuori discussione, unailluminazione assoluta, che divide e divider sempre i santi daidannati.Lo strano (ma poi tanto strano?) che sia proprio Spirito a trovare Calogero irretito ancora nella metafisica e nellateologia con la postulazione del "soprastorico": ch' l principioappunto del dialogo con cui si dovrebbe fare l decisivo Anfang.Per suo conto Spirito fa l punto di partenza da una considerazione storica, cio dalla constatazione che gli uomini, di fatto,hanno trovato un modo d intendersi al di l di ogni religionee di ogni filosofia; cio che di fatto l mondo, ormai da tempo,va unificandosi da oriente a occidente, da nord a sud, e che laforza unificante non data da un mito o da un'ideologia bensdalla scienza e dalla tecnica che diventano effettivamente l unicavalida piattaforma di consistenza e di unificazione degli uomini.Questo, perch le religioni e le filosofie dividono, la scienza

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    unisce vale a dire, mentre nella filosofia e nella religione l'accordo diventa impensabile, nella scienza un accordo sostanziale la regola, tanto vero che il mondo per mezzo suo gi si sta unificando. Seguiamo dunque, invita Spirito, il modo di conosceree di fare che proprio del metodo scientifico, perch esso d prova di condurre a quel consenso che altrimenti non si verifica:perch, anche nell'eventuale dissenso, la scienza per le sue ipotesied i suoi problemi, per i suoi dissensi e le sue controversie, nonporta a fare guerre, a spargere sangue, ad uccidersi. Cos allademitizzazione della religione, deve (e di conseguenza) seguirela demitizzazione della filosofia per ricuperare quel sapere deifenomeni ch' il campo proprio della scienza e che propriamentepu convenire all'uomo-fenomeno nella sua avventura storica.

    Non sarebbe esatto vedere in quest'uscita senza possibilitdi ritorno dell'uomo dalla filosofia, dall'illusione dell'assolutofilosofico, un semplice ritorno dall'ultimo al primo Spirito, delloSpirito ch'era fino a poco fa il teorico della filosofia come amore allo Spirito pragmatista dei primi anni; piuttosto si trattadell'estrema coerenza e consapevolezza di tale amore che cercaappunto l continente in cui esso si eserciti senza possibilit dioffesa e sopraffazione di nessuno, da parte di chicchessia. Agliantipodi di Heidegger, che vede nel predominio della scienza edella tecnica, il risultato inevitabile della perdita dell'essere edella libert, lo sviluppo dello spirito umano deve riconoscerein esso l'ultimo ed unico continente in cui la libert ottiene ldiritto ed il rispetto che le conviene.

    E' difficile, ci sembra, attaccare Spirito sul piano della coerenza ultima del principio d'immanenza: l'unico varco apertoera e rimane quello del cominciamento al quale lui stessoaveva invitato, ma senza esito, il suo partner ch' rimasto inchiodato al palo del suo moralismo 'assoluto. Il vuoto che l'uomoassume in S nel suo primo muoversi della riflessione l'aspirazione di libert senza limiti e, nella dimensione umana, lavolont di essere nel mondo nell'unico modo umano incontrovertibile che possa porre l'uomo fuori di ogni mischia nell'unica pacifica e legittima competizione, quella della scienza nellaquale, del resto, l'umanit contemporanea si gi messa e stacamminando con rapidi passi.Come gi dichiaravo nel 1965 (nel mio intervento al dibattito) (2), considero questa controversia sul dialogo come l'episodio pi saliente della filosofia italiana post-bellica e questosoprattutto per la sua radicalit la quale scavalca, non solo l(2) Ideale del dialogo o ideale della scienza ed. cito p. 324.

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    Gentile di a mia religione (1943), ma anche ogni scivolamentonel moralismo formale per chiudere, dopo due millenni e mezzo, la parentesi metafisica e restituke la coscienza umana all'essere del mondo ch' fatto per lei e ricuperare in esso l'unicapossibile autenticit dell'uomo.Se non che Spirito, proprio in quei giorni (tra l 1964-65),veniva scavalcato in questa reductio ad nihilum o destructiophilosophiae che dir si voglia, nientemeno che all'interno dellaUniversit Cattolica di Milano da E. Severino, con una radicalitla quale, anche nell'attuale panprassismo o frenesia distruttivadi ogni logo, sembra difficilmente superabile. E non a caso lSeverino ha offerto alla stessa Rivista diretta da Spiritol'ultima esposizione della sua fin de o recevoir di ogni meta

    fisica e religione che facciano capo ad un logo qualsiasi dellatradizione d'Occidente, in primis del Cristianesimo storico. Lapolemica, piuttosto fiacca in verit, seguita al caso Severino,non ha fatto che mettere pi in vista l'equivoco dell'indirizzoteoretico dominante nell'Ateneo cattolico, - quello di conciliare'immanentismo postcartesiano con la trascendenza cristiana -e la coerenza ferrea del Severino. Ed ci che rende ancora piappassionante l'alternativa di Spirito.Spirito e Severino stanno agli antipodi. Spirito, pensatorelaico che rispetta la coscienza religiosa, indica nello sperimentare infinito .della scienza il fondo del mistero religioso ed lcampo dell'unica verit e salvezza possibile; Severino, allievoe docente dell'Universit Cattolica, considera in blocco la scienza, la filosofia, l marxismo, tutto il Cristianesimo storico .. nellamedesima "area del nichilismo occidentale" ossia della perdita

    radicale della verit originaria ch' l'Essere uno e immutabile:l l'esasperazione riflessiva della perdita dellogo, qui l'esasperazione decisiva del ricupero del logo e del non-logo. Nell'infuriaredella demitizzazione e nelle prospettive a getto continuo dellenuove teologie della morte di Dio , che percorrono in tutti isensi la cristianit post-conciliare, doveva venire dall'UniversitCattolica, sorta per difendere l pensiero ed i fondamenti dellaortodossia cristiana, l'affermazione radicale - ed a mio avvisonon pi superabile - del principio moderno della nientit formale del cogito e la demolizione - non pi ricuperabile - dellametafisica Poich lo stesso Spirito, postulando una verit identica per tutti e optando per la scienza come sfera del colloquiodei competenti, rimane pur sempre ancorato al "logo di un contenuto" - quello incontrovertibHe della scienza, per l'appunto- mentre Severino, come vedremo, parte ovvero fa leva sullanegazione della terra (il mondo) ch' il campo e l'oggetto proprio della scienza per riportarsi all'essere vuoto e postulare l'ap-l

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    parire puro trascendentale come l unico campo di presentarsidell'ente ovvero come il suo orizzonte trascendentale.Problematicismo trascendentale, che Spirito sembra abbia superato e abbandonato (o trasfigurato, se cos piace) perchiedere asilo alla certezza della scienza. Il cammino del Severino si presenta pi radicale, pi sconcertante, pi inatteso, ed amio avviso esso anche l pi coerente nello andare a fondo delprincipio moderno ed insieme il pi paradossale come quelloche all origine nasce (e si professa) dentro 'istanza dell Assolutoe del mistero cristiano della salvezza (3). Insofferenza e ribellioni alla tradizione dogmatica hanno costellato sempre l camminodella coscienza cristiana, anche in questa prima met del secolo(modemismo) per esplodere in quest'epoca pO st-conciliare. Fermenti molteplici e di derivazione eterogenea ed opposta - qualil principio della soggettivit della fede senz'autorit di Lutero,l cogito moderno portatore dell'identit di essere e pensiero,'inarrestabile avanzare della prassi e della scienza sperimentale,l fascino invincibile esercitato sull'uomo dal divenire del Willezur acht di Nietzsche a confronto della verit dell essere .. -hanno generato una forma di noia della speculazione sull Assoluto e prodotto un'estenuazione del logo puro portato da Eraclito e rivelato nel IV Vangelo. L elemento apollineo ha dovuto cedere, inerme, di fronte allo scatenarsi irresistibile dell elementodionisiaco.La vita non deve conoscere pause o spazi vuoti, riservati allacontemplazione della verit in s e isolati nell'atmosfera rarefatta e intatta del suo apparire in stessa. E la stessa rivelazionecristiana deve calarsi nel divenire storico dell uomo e, dimessi ipanni curiali della maest della tradizione, configurarsi nell avventura temporale dell'uomo senza dogmi e definizioni che isolano la verit dalla vita. Ovvero la fede quel che deve essere,soltanto quando s identifica con l esistenza e con l'articolarsitemporale della libert.

    Bisogna tagliare corto con le opposizioni e le distinzioni, chesdoppiano e frantumano il reale, come quelle di essenza ed essere, di forma e contenuto, di senso e ragione, di natura e grazia, di ragione e fede .. Si chiami come si vuole questo processo- demitizzazione, secolarizzazione, dissacrazione che culminanella sdivinizzazione Entgotterung) della natura e della vita .. -esso esprime soprattutto la passione dell unit e dell immediatezza della verit, indica la volont risoluta di attenersi all incontrovertibile, esprime la nostalgia infinita e ossessiva di superare la dualit - tensione di atto e contenuto, di materia e forma,3) Allora, oggi non pi.

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    di essenza ed essere .. da cui l'uomo si sente dovunque avvinghiatoin un solo destino. Al di qua e al di l di ogni dualismo, dovunque, sia realistico come idealistico, l'intera tradizione filosofica,e con essa la teologia e l'insegnamento ufficiale della teologia -l Cristianesimo storico - si trova perci fuori strada. Tuttoquindi da rifare... cio da riscoprire e da ripresenta1re. Ed lSeverino si messo all'opera con l proposito di andare finoin fondo: e bisogna convenire che l'ha fatto con tutto l'impegno.

    Il cammino vuole essere quello speculativo autentico del"ritorno al fondamento" (il Ruckgang in den Grund di Heidegger) e quindi controcorrente: non da Cartesio a Kant e ad Hegele da Hegel a Heidegger .. ma viceversa dai moderni ai Greci finoa Parmenide, come ha fatto Heidegger, non per al modo di Heidegger: l punto di volta 'identit hegeliana di essere e nullache fa dell'uomo l luogotenente del nulla Platzhalter desN icht s) (4) fino a capovolgere l vecchio as'sioma ex nihilo nihilfit in ex nihilo omn ens qua ens fit. Il punto di volta del Sevrino diametralmente opposto, precisamente perch in questaappartenenza del nulla all'essere che considera soggiacentead ogni dualismo, egli vede la causa e l'essenza del nichilismoch'egli rimprovera alla cultura occidentale di ogni tendenza ecolore.

    Ma c' di pi. Egli non teme di mettere le mani suHo stessoParmenide, di contestare la distinzione della doxa dalla epi-stme ossia di farsi reo di un "parricidio" ben pi grave diquello di Platone che ha fatto irrompere all'interno dell'UnoEssere, salvandole alla altheia, le determinazioni che Parmenide aveva lasciato fuori come preda della doxa del nascere e delmorire. Si tratta di salvare, senza pi tradimenti, 'identit dell'essere come unico garante della verit e della libert perch essaesprime 'identit speculativo-pratica di libert e verit. E' uninternarsi del pensiero nell'essere e dell'essere nel pensiero,come dell'Uno nel molteplice e del molteplice nell'Uno, non come processo di divenire nel senso di passaggio dal non essere edal non avere ma di un "divenire" ch' apparire e successionedi apparire, di apparire e di scomparire come "occasioni" od e-venti dell'essere. La categoria di causa stata la rovina dell'Occidente poich, mentre pretendeva di dimostrare l'esistenza diDio, essa ha portato alla volont di potenza ed alla produzionedella bomba atomica.

    4) Cf. Was ist Metaphysik?, V. AufI., Frankfurt a. M. 1949, p. 26. Heideggerprecisa subito che l'identit non per presa, come in HegeI, dall'indeterminatezza e immediatezza dell'essere e del non essere, ma dal fatto che ''l'esserestesso" das Sein selbst) essenzialmente finito im Wesen endlich ist).12

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    E' una scrittura, la sua, di supremo distacco da tutto e datutti, che persegue fino in fondo la "coerenza dell'identit" a tuttilivelli della coscienza: quindi una filosofia della "presenza pura" si dovrebbe dire, senza dimensioni e tutta aeterno modosenza escatologie di nessun genere che non sia il divenire stesso.E' una filosofia che vuole vincere ma che avverte, qualchevolta, la propria paradossalit e la difficolt di poter convincere ossia di persuadere gli uomini a buttare a mare - credentie miscredenti, realisti o idealisti... - tutto lo sciocchezzaio delsistemi di filosofia e degli aggeggi della civilt della tecnica chefanno l'orgoglio e l vuoto dell'uomo contemporaneo. Per mel'opera del Severino una cosa molto seria e pi che di critica,sull'uno o sull'altro punto, o (meno ancora ) di richiamo alla

    coerenza (su questo egli batte in anticipo tutti i suoi critici ),essa ha bisogno di comprensione e di collocazione. Per me (eper lo stesso Severino, del resto, se ho ben capito) essa si collega, tanto per l principio come per l metodo, sulla linea delmaestro Gustavo Bontadini come la conclusione, inevitabile einconfutabile (malgrado le reazioni ed impaZIenze dello stessoBontadini), di quel cerchio intenzionale ch' 'identit gentiliana di essere e pensiero come atto puro.Nel fondo quest'ontologismo dell'apparire trascendentale s'illumina nella perdita radicale della metafisica (gi indicata daHeidegger) nella convergenza, operata dal Severino, della distinzione scolastica di essenza e di esistenza e della distinzione moderna di apparenza e realt, una distinzione - questa come quella- che sottende 'identit reale dei termini perch unico il soggetto, l'uomo come universalit del divenire reale, come la processualit trascendentale che prende l posto di Dio stesso (8).

    8) Per mantenere a questo saggio la sua forma originale, non ho presoin considerazione gli scritti recenti del periodo veneziano di S. che segnano l passaggio all'ateismo radicale: ma l passaggio riguarda soltanto la semanticache d ora la piena coerenza al processo teoretico nella sua reductio ad u -damentum Ne far un cenno, come spero, in una Postilla finale.

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    Capitolo IURGENZADELLA DESTRUCTIO THEOLOGIAE UNIVERSAE

    Il proposito esplicito nella posizione del Severino precisamente di operare l ritorno a Parmenide muovendo dalpensiero moderno, vale a dire approfondendo: a anzitutto (aspetto negativo) la denunzia di oblio dell'essere (Vergessen-heit des Seins) che Heidegger da pi di mezzo secolo (a partireda Sein und Zeit del 1927) vien facendo al pensiero ocddentale,compreso espressamente quello cdstiano, e svolgendo - bpoi (aspetto positivo) la dialettica moderna dell'unit dell'essere e dell'apparire, del finito e dell'Infinito, delle parti e del Tutto .. , secondo uno schema ferreo e preciso che segue soprattut-to la linea di Spinoza, Hegel e Gentile. E' in funzione di questidue momenti del metodo, negativo e positivo, che il Severinodelinea, ormai da due decenni, le sue posizioni radicali senzaperplessit o pentimenti di nessun genere. Egli va subito al nocciolo dei problemi.1 L'assurdo delle prove dell'esistenza di Dio

    Severino considera infatti ogni. tentativo di dimostrazionedell'Essere necessario come l'effetto della dimenticanza del senso dell'Essere. E perch? Per la ragione che l'Essere che si affaccia al pensiero e nell'esperienza lo stesso Essere necessario el'Essere necessario, per l Severino, coincide con lo Esserestesso ch' identificato con Dio: a differenza di Heidegger (1),per l quale l'Essere stesso non Dio ma l'atto semplice dell'apparire, poich Dio si rivela fuori della filosofia cio nella sferadel Sacro. Ora, secondo il Severino, non si pu distinguere perl'Essere = Dio) l per se notum quoad se dal per se notumquoad nos: l'errore della metafisica stato di cercare e di volerdimostrare ci che stava dinanzi ossia quanto le stava dinanziagli occhi . L'errore di non aver visto che ... l'incontraddit-toriet dell'essere l sapere originario, l'immediato che, cometale, non tollera nemmeno la possibilit, la supposizione dellapropria negazione, tale possibilit essendo gi essa negazione diquella immediatezza e originariet . Questa pretesa di dimo-strare l'esistenza di Dio l segno della caduta dell'essere,

    1) Das Sein-das ist nicht Gott und nic:ht ein Weltgrund M. Heidegger,rief ilber Humanismus, Bern 1947, p. 76). Ma i riferimenti a Dio, nei variscritti di Heidegger, restano ambigui e segnati fin da giovane dall'idealismo diSchelling-Hegel (Cf.: Zur Sache des Denkens, Tiibingen 1969, p. 82).16

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    .... la grande barbarie del pensiero (RP 150). Quindi si devedire che Severino lascia da parte le prove tomistiche e ritornaal cosiddetto argomento ontologico Il suo procedimento per pi radicale, non solo rispetto a quello di S. Anselmo, ma anchea quello dei moderni come Cartesio, Spinoza, Leibniz e dellostesso Hegel: infatti tutti costoro cercano di provare l'esistenza dell'Assoluto mediante un processo dialettico e quindimediante un passaggio dal finito all'Infinito (sia pure internoal pensiero stesso). Nell'argomento ontologico l'esistenza non assunta secondo quella valenza trascendentale, onde essa significa il puro non essere un nulla, ma intesa quel certo partico-lare mo o di esistere, che l'esistenza in rerum natura (o comeente extramentale) e in modo ch'essa convenga in proprio contoall'Essere perfetto secondo la perfetta identit di essenza ed esistenza (PS 561-563).Per il Severino invece non c' distinzione fra l'ordine idealee quello reale cos che l'affermazione dell'Assoluto assolutamente immediata e coincide con l'affermazione stessa dell'Essere e del primo principio. nio, ch' l'Essere stesso, principiumet finis del conoscere: Per questo lato... l principio di noncontraddizione gi lo stesso argomento ontologico: l'immuta-bilit o assoluta permanenza dell'intero - ossia l'intero in quanto assoluta permanenza - infatti lo stesso Essere assoluto;ovvero la posizione dell'immutabilit dell'intero, l'apertura della concreta immediatezza logica, la stessa presenza dell'Essereassoluto (SO 389) (2). Il testo pu dare la chiave dell'orientamento di fondo del pensiero del Severino come l pi radicaleritorno a Parmenide nella storia del pensiero, immerso per nell'attualismo moderno.Vi si afferma infatti: a) che l'affermazione di presenzadell'Essere (

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    concludersi (SO 392). Vedremo nella parte analitica la coerenza di siffatte affermazioni.Qui tocca insistere sul significato di quest'affermazione -ch' la forma pi radicale dell'argomento ontologico - e quindila negazione ossia la sconfessione o denuncia di tutte le cosiddette prove dell'esistenza di Dio le quali per i l Severino costituiscono lo scandalo supremo di tutta la filosofia. E perch?Perch con esse la filosofia - risponde Severino - ... ha cominciato a cercare quanto (invece) le stava davanti agli occhi ;poich - se con Parmenide, l'Essere e non pu non essere ese, come gi sappiamo secondo Severino, l'Essere non pu essere che Dio stesso (2a ) - domandarsi se esista l'Essere necessario significa affermare la contraddittoriet dell'essere, la suaidentit col nulla : la dimostrazione di un essere necessario vaalla ricerca e presume di trovare un medio che connetta alpositivo la negazione del negativo. i qui la formula negativadel nuovo argomento ontologico: L'essere non non-essere(e, appunto, non nemmeno un non esistere): questa la formula del principio di non-contraddizione ch' insieme l'affermazionedell'Assoluto ossia dell'esistenza di Dio. L'argomentazione puramente formale e tautologica: secondo il Severino nella proposizione indicata L'essere non il non-essere , equivalenteall'affermazione dell'esistenza di Dio) i l predicato la negazione del negativo ( non non-essere ), e come tale conviene pers, immediatamente, al soggetto (l'essere).Affermare un medio tra i l soggetto e i l predicato, significanon vedere l'originalit di questa predicazione, significa problematizzare la stessa immediatezza della verit e quindi negarla.La dimostrazione dell'immediato non solo una petizione diprincipio, ma negazione dell'immediato, giacch, se si sentei l bisogno di un medio, ci vuoI dire che i l predicato visto comequalcosa che, come tale pu convenire come pu non convenireal soggetto; e, in questo caso, vuoI dire che i l negativo vistocome qualcosa che, in quanto tale, pu identificarsi al positivo- (come, certamente, pu non identificarsi: ma qui interessarilevare la circostanza in cui lasciata sussistere l'identit dell'essere e del nulla). Dimostrare che i l positivo non sia negativosignifica incominciare con l'identificazione del positivo e del negativo. Ma nella proposizione: L'essere non non-essere nonsi nega che solo in certi casi il positivo non sia negativo: la negazione trascendentale, riguaI'da cio i l positivo in quanto tale.In questa proposizione si esclude quindi, insieme che l'esserenon sia, che vi sia una situazione in relazione alla quale si possa

    2 a) Il Severino, dopo l passaggio a Venezia, ha abbandonato e con coerenza) ogni riferimento del discorso filosofico a Dio.18

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    dire che l'essere non (e tale situazione appunto i l "tempo",in relazione a cui ci si illude di poter dire: "Quando l'esserenon "). In questa proposizione - che esprime la verit originaria dell'essere - si esclude quindi che esista un essere nonnecessario. Dimostrare che esiste un essere necessario vuoI diredimostrare che l'essere non non-essere, e quindi vuoI dire incominciare con l'identificazione dell'essere e del non-essereRP 151) (3).Si tratta pertanto di un'affermazione massiccia e inequivocabile dell'identit dell'essere e di Dio, ch' l senso immediatodel primo principio e quindi non conseguenza ma fondamentoed essenza dell'incontraddittoriet dell'Essere: L'uomo i l luogo in cui Dio - cio l'essere - si mostra (SG 16, p. 35).Quando Parmenide afferma che l'Essere , quell'Essere (forse) Dio, con la differenza - come diremo - che l'Essere del Severino, al seguito di Spinoza, Hegel e Heidegger, unit di positivo e negativo.

    2. - Identit dell Essere e di Dio (denunzia della "invenzione platonica del mondo").M fondo della posizione di Severino sui rapporti fral'uomo e Dio sta la critica al dualismo della metafisicaoccidentale di mondo e Dio, di finito e Infinito, di contingente e Assoluto .. dove i l primo termine (si badi bene ),per garantire la distinzione, implica in s il

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    sostenuto che la negazione del mondo non necessaria (PA 166):cos, invece di fissare l'Essere e fondarsi sull'Essere, la filosofiasi assunta con Melisso, il compito assurdo di salvare i fenomeni sozein t phainomena (4). Invece con l'istanza originaria dell'essere, nella misura in cui. il principio della filosofiaantichissima arch, e cio il grembo da cui nasce il mondo,esso l modo originario in cui la filosofia pensa Dio (PA 152)nel Tutto e nell'interno della physis.E' questo, continua a ripetere Severino, l punto critico dell'intera storia dell'Occidente. L'invenzione del mondo ha ridotto l'uomo, e per esso la verit, a progetto di dominare lmon o e questo nasce con la g r a n d ~ metafisica greca, non lanovit dell'et Rinascimentale. Le parole d'ordine diventano allora produzione e distruzione . La logica della potenza, ciola persuasione che esista un mondo su cui l'uomo si propone iesercitare la propria potenza, viene dai Greci (5). E cos la storia della filosofia non una galleria di opinioni, ma all'oppostoessa il solidissimo costituirsi della fondamentale alienazionedell'uomo (FM I 4 s.) e l'efficienza di quest'alienazione statala ragion d'essere e la forza della metafisica.Dopo invece, col dualismo, l'Essere si aliena (questo termine di origine hegeliano-marxista proprio del Severino ed assai efficace per rendere l suo pensiero) nel mondo in quantosi sdoppia sich entzweit, direbbe Hegel) in Dio e mondo econ Platone Dio diventa un ente privilegiato: si comprende allora perch Dio per il Severino inteso dalla metafisica comecondizione del mondo ovvero come ci che rende possibilel mondo, cos come le forze, che portano l'uomo e la naturanel mondo , sono le stesse che lo portano a Dio o lo distol

    gono da Dio . L'introduzione dell'essere del mondo ha rottoper sempre l'equilibrio del pensiero e compromesso l'assolutez-4) L'espressione - lo 'slogan' del Bontadini nella sua polemica controla critica severiniana del divenire - si trova nel platonico Simplicio in uncontesto del tutto diverso, anzi opposto, ossia essa indica l limite di verit dellediverse teorie sui movimenti dei corpi celesti (le pi celebri erano allora quelledi Eudosso e Eudemo. - Cf. Simplicius, De coeto, Il 12; Heiberg 488, 19 ss. -

    Vedi sullo sviluppo dell'intero problema fino a Copernico-Keplero-Galilei: J.Mittelstrass, Die Rettung der Phiinomene, Ursprung und Geschichte eines antiken Forschungsprinzips, Berlin 1962, spec. pp. 140 ss., 222 ss.). - Aveva invececolto esattamente, come al solito, l nocciolo della controversia S. Tommaso: Illorum (degli astronomi antichi) tamen suppositiones quas adinvenerunt, nonest necessarium esse veras: licet enim, talibus suppositionibus factis, apparentia salvarentur, non tamen oportet dicere has suppositiones esse veras; quiaforte secundum aliquem alium modum, nondum ab hominibus comprehensum,apparentia circa stellas salvantur Comm. in libros De coelo et mundo, lib.II, lect. 17, nr. 451; Torino 1952, p. 226 a).

    5) Ma perch non richiamare anche la Bibbia Gen. 1, 28)?20

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    za della verit dell Essere: cos l padrone ( la celebre dialettica presentata da Hegel nella Fenomenologia e assunta poi daMarx come paradigma dell alienazione dell'uomo) (6) intesoo come la condizione che rende possibile la vita del servo nelmondo , o come ci che impedisce questa vita. Cos il dirittonaturale o la morale naturale sono intesi come condizione o come impedimento delle leggi positive costruite dall'uomo per lasua vita nel mondo , ecc. (SG 51). E' per questo che per Severino l mondo costituisce l essenziale pazzia dell Occidente, cheormai divenuta la realt pi solida, visibile e indubitabile: lmondo inteso come il processo del comparire e dello scomparire degli enti (PS 592).Cessa quindi ogni effettiva opposizione fra filosofia realista e idealista, ed il prassismo assoluto delle filosofie contemporanee la conseguenza - anche se il cammino statoassai lungo - di quella manifestazione o violazione inizialedell'incontraddittoriet dell essere che ha portato a quell ontologia ossia a quel concetto dell essere legato al nulla (comunea Melisso, Platone, Aristotele, Hegel fino a Marx e ad Heidegger) che consente anche di affermare che l essere non oggettodi contemplazione ma di una prassi infinita (RP 152).

    Si tratta allora che la verit dell Essere solidale dell iden-tit dell Uno e dei molti, la sua immutabilit nell'identit delleparti col Tutto e con l'Intero: questo va inteso nel senso piforte e incontrovertibile. E l Severino si esprime su questo conla pi esplicita chiarezza. In quanto ogni cosa del mondo - unalbero, una casa, il cielo... - quando si presenta si deve direche e non pu accadere che non sia, allora ogni essere prendevolto divino, rivela Dio, Dio stesso. L espressione non daprendere soltanto in senso metafisico o analogico, ma secondola fermezza della forma categorica dello In quanto questo albero, con questa sua forma e colori, e non pu accadereche non sia, gi questo albero theion, se theos l essere nellasua immutabile pienezza. L essere, tutto l essere, visto come ciche e non pu non essere, Dio. E quando l essere parla dis, dice appunto: Ego su qui su (eg eimi o on, Ex. 3, 14)(7); che la pi alta espressione speculativa contenuta nel testo

    6) Der Herr bezieht sich aut dem Knecht mittelbar durch das selbstiindigeSein Ebenso bezieht sich der Herr mittelbar durch den Knecht aut das Ding= Il padrone si rapporta al servo mediante l essere sussistente... Parimenti lpadrone si rapporta alla cosa mediante l servo (Phiinomenologie des Geistes, BIV: Selbstiindigkeit und Unselbstandigkeit des Selbstbewusstseins; Herrschaftund Knechtschaft; ed Jo. Hoffmeister, Leipzig 1937, p. 147). Il Severino toccaespressamente la dialettica hegeliano-marxistadi servo-padrone n FM I, 5 ss.7) L espressione assunta, com noto, da E. Gilson a fondamento della sua m

    taphysique de l Exode cf. L esprit de la philosophie chrtienne), stata ridimen-21

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    sacro. A Dio non si arriva; non si giunge a guardarlo dopo unesilio o una cecit iniziale: appunto perch Dio l'Essere, di cuii l logo originario dice che e non pu non essere, ossia ilcontenuto della verit originaria, nella misura in cui questa sicostituisce come affermazione che l'essere (RP 173).Non si tratta quindi, in questo passaggio che procede dalpresentarsi dell'essere all'affermazione dell'Assoluto, di una dimostrazione (S. Tommaso) o di una mediazione (Hegel), masolo di riconoscere Dio nell'Essere: a questo modo ( la nuovaforma data dal Severino all'argomento ontologico) Dio il contenuto della verit originaria, in quanto essa lago originario ed'altra parte l'intero dell'essere, in quanto immutabile, trascende la manifestazione originaria dell'essere, trascende l esserci.

    Di Dio, per il Severino, non c' dimostrazione; ma non nel sensoche se ne dia immediata esperienza, ossia che Dio appartengaal contenuto originariamente manifesto, bens nel senso che l'affermazione che "l'essere " (equivalente a "Dio ") costituisce'immediatezza e l'originariet dellogo. L'affermazione immediata (nel senso dell'immediatezza del logo) dice che l'essere esiste = non nulla) e non pu esistere; ma l'essere di cui quisi parla = l'essere che non pu non esistere) appunto Dio,giacch con questa parola s'intende 'intero del positivo, pensatonel suo esistere e nell'impossibilit della sua inesistenza, ossias'intende l'essere che compare nell'affermazione: L'essere .Non ha pi senso la distinzione nell'ente di sensus composituse sensus divisus, n di atto e potenza, Idi possibilit e realt, diessenza ed esistenza .. - come diremo pi avanti.Allora "questo essere" - si badi bene - ha due facce omomenti o significati: come parte e manifestazione l diveniente e l'apparizione, ed nel tempo .. ; come tutto "l'essere inquanto essere" e non nel tempo perch 'intero dell'esseree quindi immutabile e si libra sull'essere diveniente e lo trascende. Si deve ammettere di ogni essere (corsivo mio) in quanto essere, che o gli pu accadere di non essere e che quindi eterno, immutabile, necessario. Ossia, precisa Severino, si deveaffermare ci che dal punto di vista dell'aristotelismo tomisticosionata dall'esegesi moderna al senso religioso-morale che sembra richiedere tutto i l contesto biblico, quello della promessa di. Dio di essere in mezzo al suo popolo: L'etre, dans la langue hbralque, ne dsigne pas une perfection conue statiquement, mais un dynamisme. Dieu se dsigne donc lui-meme comme l'activitscourable qui est l quand on l'invoque, qui est et qui sera avec Morse et avecle peuple A.-M. Dubarle, a signification du Nom e Jahweh Rev. des scophilos. et thol., 1951, p. 13). Senso dinamico esistenziale quindi e non metafisico-statico, come sembra abbia inteso poi - sotto l'influsso di Filone - ilneoplatonismo cristiano, lo Ps. Dionigi e con lui lo stesso S. Tommaso (edora lo riprende anche Severino ).22

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    pu sembrare un assurdo ossia l identit del trascendentale("l'essere in quanto essere") e del trascendente (l'Assoluto el'Eterno, Dio), che l'intero del positivo = dello "essere in quanto essere") l trascendente (cio Dio). Anche Hegel diceva che{ l Vero l Tutto e perci { risultato (8). E' quella appuntoche si pu dire 'identit reale-formale di mondo e Dio, all'interno (e sul fondamento ) della ,distinzione dialettica di apparizione diveniente e di essere immutabile, e l'essere si riferiscead ambedue. Nell'apparire l'essere nel tempo (ossia c' untempo in cui non c'); ma l'essere come tale non nel tempo,s che tutto l'essere che appare nel tempo se ne sta da sempree per sempre in beata compagnia con tutto l'essere, al di fuoridel tempo. E' in questo senso che Severino si rif al principiodi Anassimandro che { resa giustizia (diche) all'essere che vittima dell'ingiustizia del tempo adichia)>> e con ci al sensooriginario della arch. E' questo principio secondo Severino chesi approfondisce, in momenti distinti, ad opera di Eraclito e diParmenide ossia che { l positivo esiste solo nell'opposizione : la verit pi semplice e pi profonda che insieme stata costantemente ignorata dagli interpreti (PA 157) (9). L'essenzadella filosofia allora in quest'ambiguit: dell unit degli opposti, nell'essere, e della diversit degli stessi, nel divenire - cosche il principio insieme l trascendentale e l trascendente,come si detto, in quanto identit del diverso e l grembo dacui scaturiscono le opposizioni del mondo le quali sono pertantooriginariamente unificate nel divino (PA 161). E' cos che Severino intende anche la creazione.

    3. - Inconcepibilit e assurdit della { creatio ex nihilo .Bisogna pertanto proclamare, insiste l Severino come puntofermo e cardinale della sua concezione, l'equivoco della dottrinatradizionale della creazione: { L'interpretazione filosofico- teolo-

    8) Das Wahre ist das Ganze. Das Ganze aber ist nur das durch seine Ent-wicklung sich vollendende Wesen. Es ist von dem Absoluten zu sagen, dass eswesentlich Resultat, dass es erst aus nde das ist, was es in Wahrheit ist(Hegel, Phiinomenologie des Geistes, Vorrede; Samtliche Werke, Bd. II, ed. Jo.Hoffmeister, Leipzig 1937, p. 21. Corsivo di Hegel).

    9) Il Severino radicalizza 'indirizzo dell'ultimo Heidegger: Der Spruch desAnaximander, in Holzwege , Frankfurt a.M. 1950, p. 296 ss.; Logos (Heraklit,Fr. 50) e Altheia (Heraklit, Fr. 16) in Vortrage und Aufsatze , Pfullingen 1954,pp. 207 ss., 257 ss.; Moira (Parmenides, Fr. VIII, 3441). Il ricorso a Parmenideappartiene al disvelamento dell'essere come manifestazione dell'essenza del pensiero cf. M. Heidegger, Was heisst denken?, Tiibingen 1954, spec. p. 102 ss., 12555. e spec. p. 138 55., 170 55.).

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    gica del significato sacrale della c n ~ a z i o n e , sviluppata dall'intera cultura occidentale, si trova radicalmente immersa nelladimenticanza della verit dell'essere. Se la creazione vieneinterpretata in termini di essere e di non essere - se cio vieneinterpretata come implicante la possibilit di non essere delmondo (onde di una certa dimensione dell'essere si dice chesarebbe potuta non essere o potrebbe non essere: vertibilitas innihilum) - allora l concetto di creazione l'esplicita negazionedella verit dell'essere. Ma se la creazione viene interpretata come una determinazione che riguarda l'apparire e lo scompariredell'essere, la creazione allora un'autentica possibilit della verit dell'essere (PS 606). Questo, per la ragione fondamentale cheall'essere appartiene l non-essere (del divenire) in quanto l'essere si attesta e si manifesta nella sua contrapposizione al nonessere, cos come la epistrne si afferma nella contrapposizionealla doxa. Solo cos si pu dire che l'essere mediante lamutua necessaria appartenenza costitutiva dei contrari: del nonessere al plesso significante dell'essere, del positivo al negativo ..e viceversa. Di qui l'assurdit della creazione (biblica), ignoratadel resto sia dal pensiero classico come dal pensiero moderno;giacch, leggiamo, l'apparire non attesta l'opposto di quanto esigenza dellogo. E, l testo continua: Illogo esige l'immutabilit dell'essere - esige cio che l'essere non sia nulla e quindinon esca e non ritorni nel nulla - e l'apparire, nella sua verit,non attesta che l'essere esca e ritorni nel nulla. L'apparente contraddittoriet del divenire che appare resta tolta non gi introducendo l'assurdo di un dio creatore, che identifichi l'essere alnulla (quasi che il non essere dell'essere non fosse pi assurdose non fosse causato da un dio) - in minuscolo nel testo) -ma liberandosi da quella definizione del divenire che appare,che provocata dall'illegittimo intervento della doxa (PS 580).La creazione cio diventa un assurdo quand' concepita comeun cominciamento (dopo il nulla) ossia - per dirla con lepi recenti espressioni del Severino quando dice che ... unaregione dell'essere panta, le cose create di Giov. l, 3) sarebbepotuta essere niente e potrebbe diventare niente (SG 30), comeappunto insegna espressamente la dottrina cristiana della creazione libera.E tutto questo coerente senza dubbio; una volta condannato come spurio l concetto di mondo (creato) e proclamatala struttura originaria della verit come appartenenza scambievole di essere e apparire, non ha pi senso parlare di creazione necessaria (neoplatonismo), n libera (cristianesimo) .Perci ... il mondo non creato da un Dio: il mondo portatoalla luce dall'uomo ad un certo momento della sua storia: 4

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    l'uomo che inventa il mondo (FM II, 158, Cf. anche: ibid.II, 58).Il discorso di Severino sulla creazione, cio sull'impossibilit della creazione ex nihilo nel senso tradizionale, presenta unaelaborazione compatta e coerente con i concetti ora indicati:se l'Essere necessariamente il tutto e 'intero in s immobile(lO), che abbraccia tutto l'apparire e si riflette eternamente inesso, la creazione biblica non ha senso. Infatti l'uomo ha dasempre e per sempre dinanzi la verit dell'essere, intramonta-bile. In questo senso non una creatura che, uscita dal nulla,si prepari, nel tempo, ad entrare nell'eternit (o a ritornare nelnulla): l'uomo l'eterno apparire della verit dell'essere. Il tempo e la storia stanno all'interno di questo apparire e costituisco

    no l processo della rivelazione del tutto (SG 21). L'errore della concezione della creazione cristiana la separazione astrattatra le determinazioni e l einai che tutto l pensiero occidentaleha ereditato da Parmenide nella forma platonica. Ma se si afferra la verit dell'essere, affermata da Parmenide, allora diogni cosa si deve dire che, proprio perch non niente, non pudiventare un niente (e non pu essere stata un niente) e quindi e domina eterna. Tutto eterno. Eppure l'essere appare - ein modo altrettanto incontroversibile come diveniente. Tutto immutabile; eppure l divenire appare (PS, 575). E l Severino deciso (e lo dice ) di andare fino in fondo. Giacch, continua, una volta che si tiene ferma l'impossibilit che l'essere nonsia, non si pu tornare indietro ed affermare che l non esseredell'essere non pi contraddittorio qualora sia inteso comequell'annullamento, che "opera della Potenza e dell'Energiadell'Essere": se l'impercorribile assurdo che l'essere si annulli,questo dio creatore immaginato dalla ragione alienata l creatore dell'assurdo (PS 576, nota 15). Per Severino questa negazione, la negazione di un dio creatore (e Severino per questolo scrive in minuscolo ) solidale del superamento del dualismo rovinoso di essere e non essere, di altheia e doxa e delconcetto (e del rapporto) stravolto di essere e divenire: L'apparente contraddittoriet del divenire che appare resta tolta nongi introducendo l'assurdo di un dio creatore, che identifichil'essere al nulla (quasi che l non essere dell'essere non fossepi l'assurdo se fosse causato da un dio), ma liberandosi daquella definizione del divenire che appare, che provocata dal-

    lO) Anche questo principio hegeliano che il vero l Tutto e che pertanto l divenire, l particolare .. fuori dell'essere, non-essere .., un cascameidealistico che l S. ha derivato dal suo maestro Bontadini come si dir piavanti.25

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    tutto l essere , e se ne sta presso di s immutabilmente e quin-di si distende oltre ci che di s scopre nell apparire, come ilmare, che solo alle rive scopre e ricopre i lembi del suo fondo.Il divenire che appare non la nascita e la morte dell essere,ma l suo comparire e scomparire. Il divenire cio il processodella rivelazione dell immutabile (PS 582). Vano perci losforzo della filosofia e della teologia dell Occidente d introdurrenel mondo l concetto di produzione dell essere e di alienarecon la creazione l essere nel tempo. In realt l essere eterno :la Giustizia dell essere non gli consente di nascere e morire;nemmeno quando l Occidente si propone il dominio della crea-zione e dell annullamento dell essere. La poiesis non riesce a com-piere ci ch impossibile che si compia; l Occidente non riescea creare e ad annullare ci che non pu essere creato ed annul-lato. Ogni divenire un comparire o uno scomparire dell essere, equindi ogni azione sempre un disvelare (o un lasciare che sidisveli) l essere che era nascosto, o un condurlo fuori nell ap-parire, nel nascondimento (o un lasciar che si sottragga all ap-parire). Ma quando si agisce con la convinzione di produrre edistruggere l essere (di trarlo dal nulla e rimandarlo nel nulla),allora resta svelato qualcosa di diverso da ci che si svelerebbeallorch si agisce sapendo che ogni agire e ogni fare un disve-lamento dell essere eterno. Questo diverso viene portato alla lucedall alienazione: quindi l essere che non sarebbe dovuto appa-rire (SG 41). La metafisica occidentale nata dal consenti-mento al non essere dell ente: si pu dire allora che fin qui,la filosofia non un attivit, ma l tramonto delle attivit cheavvolgono la terra nella solitudine. Solo con questo tramontosi pu cominciare a dar nome all innominata verit dell essere.Cos comincia quell agire del filosofare, in cui consiste la testi-monianza della verit dell essere (TU 358).Perci se si vuoI salvare la verit. dell essere, cio soddisfa-re la Giustizia (diche) che l essere sia, si deve, mantene-re che l essere sempre tutto intero e immutabile com statoscoperto da Parmenide: Percio n nascer n perire gli hapermesso la Giustizia disciogliendo legami, ma lo tien fer-mo (12). E la verit pi semplice e pi profonda, commentaSeverino, e nel modo pi semplice e pi profondo Parmenidela scopre. Questa semplicit, ch insieme radicalit ultima delpensiero parmenideo, stata costantemente ignorata dagli in-terpreti: eppure proprio questa radicale semplicit dell esserea spingere il pensiero dell uomo al viaggio pi straoI dinario,

    12) Pr. VIII, X-X. 13-15; H. Diels, ie Fragmente der Vorsokratiker, VI Aufl.von W. Kranz, Berlin 1951, Bd. I, p. 236.27

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    4. - L essere nell uomo e l uomo nell essere: libert e im-mortalit.All'interno di questa concezione dell'essere, della creazione e dell ({ io come sfondo , prende rilievo la dialettica dellalibert. Negli tudi di filosofia della prassi (1962), nella secondaparte, che porta l titolo: Per la costruzione del concetto dilibert (PP 133 ss.), Severino affronta l grave problema connotevole impegno. Prendendo l'avvio dalla terza antinomia dellaCritica Kantiana, l Severino rileva con ragione l'equivoco ditutta la filosofia moderna (e in fondo dello stesso Kant) di confondere la libert come spontaneit ossia come la capacit

    di fare un nuovo cominciamento e il libero arbitrio ossiala capacit di scelta: comunque, dal punto di vista della strut-tura originaria del sapere, si deve dire che l'esistenza della li-bert un problema che non potr essere risolto con una presentazione del fatto della libert: ossia la libert non pu maiessere presentata come un fatto di esperienza, ma dev'esserefondata con una deduzione dell'esistenza o dell'inesistenza delcontenuto dell'idea di libert. E' la sua tesi ossia che la libertcome liberum arbitrium o come libera scelta un'affermazione metafisica e questo contrasta con le filosofie contemporanee,come p. es. l'esistenzialismo, l neoilluminismo, l neoprassismo,l neostoricismo (il marxismo e l'esistenzialismo negativo, aggiungiamo noi) che pretendono essere e si chiamano filosofiedella libert , ma che tali non sono (lFP 145 s.).

    Dove per il Severino stesso cade da questa legittima e valida esigenza di una fondazione metafisica della libert nell'affermazione ovvero accettazione da una parte della libert come liberazione ossia del liberum arbitrium nel senso di qualcosa che potrebbe non realizzarsi, e dall'altra parte della concessione fenomenologica di una certa qual esperienza della libert e la conseguente ammissione o affermazione che la contingenza come possibilit condizione della possibilit della libert}} (PP 163). Ma, a questo modo, non si ricade (sia pur indirettamente) nella deprecata posizione esistenzialistica la quale,adottando il metodo fenomenologico, ha fatto della libert lacategoria originaria (PP 146)?

    D'altra parte per Severino, e giustamente, la Hbert s'intromette nella dialettica fra l'essere e l'apparire sul fondamento o fondo}} dell'io. L'essere appare sullo sfondo}} delle determinazioni. Le determinazioni, di cui non si sa ancora se apparten-gono o no allo sfondo [nel PS sono dette varianti] danno luogo al problema della libert. C' libert nell'essere? Questa do-

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    manda significa: le varianti seguono un destino necessario, nelprocesso del loro apparire, e scompaiono, ma sarebbero potutenon scomparire? ( l' eterno ritorno non nel senso di Nietzsche, dal nulla al nulla, ma nel senso della possibilit che l'eter-no ritorni ad apparire come gi apparso). Risulta pertantoche la libert pu essere pensata come una forma di contingenzae la contingenza come una modalit dell'apparire in cui s'intrec-ciano l'io, i l Sacro e la libert, la creazione e la contingenza. Seal linguaggio del Sacro si fa parlare la lingua del Giorno, allorai l ghignesthai, contenuto nel panta di autn eghneto, (Io. 1, 3)significa l'apparire di tutte le cose che appaiono: non gi i l lorodiventar essere, dal niente che erano oche sarebbero state, mai l mantenersi e i l tirarsi fuori dal loro nascondimento. L'apparire attuale dell'essere teofania; e la parola creazione , pro-nunciata nella lingua del Giorno, significa teofania. E' a questopunto che il Sacro diventa per la verit un problema: i l pro-blema della libert nell'apparire dell'essere. L'essere Signore del suo apparire, oppure tutto ci che appare necessarioche appaia? Lo sfondo l1ecessario che appaia, e l'io appunto questo luogo eterno in cui nascono i mondi come la creazione e cos anche la libert, nel linguaggio della metafisica,diventa un assurdo: l'assurdo di un certo essere - la decisione(ossia l'atto della volont, i l determinarsi in un certo modo daparte della volont) - che sarebbe potuto essere niente. Incomincia a diventare un problema, quando invece vien pensatacome la possibilit, che l'essere che appare avrebbe avuto di nonapparire. Solo all'interno di questo problema prende consistenza i l problema della libert dell'uomo. La vita che vivo l'ho vissuta da sempre e la vivr per sempre, e da sempre e per sempre vivo le vite che avrei potuto vivere: se esistono vite cheavrei potuto vivere, queste le vivo in eterno, perch non possono essere rimaste un niente. La possibilit non nell'essere,giacch un essere possibile un essere che in qualche modoniente (ossia niente la realt di ci che soltanto comepossibile) .Cos la libert rimandata di possibilit in possibilit finoalla comprensione di tutto l'essere e all'immergersi nella tota-lit della vita. Infatti, spiega il Severino che potrebbe qui richiamarsi a Schelling (15), se vivo eternamente tutte le vite cheavrei potuto vivere - se ho gi da sempre deciso tutto ci cheavrei potuto decidere - nell'apparire entra peraltro solamente

    15) Cf. Schelling, Philosophische Untersuchungen iiber das Wesert derFreiheit un die damit zusammenhiingenden Gegenstiinde, S.W., I Abt., Bd. VII,Stuttgart u. Augsburg 1860, p. 333 ss.30

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    questa vita che vivo. Ma entra soltanto questa perch tutte lealtre restano nascoste, o perch non esiste alcun'altra vita? Oanche: esistono altre mie vite, oltre questa che appare? E seesistono, sarebbero potute apparire invece di questa che appare? In tale possibilit risiede l fonda.mento della libert dell uomo che dunque pu essere pensato libero, solo se pensatocome l'eterno vivere tutte le vite che potrebbe vivere (SG 33 s.).La fondazione della libert si sprofonda cos nella dottrinadell'eternit e compiutezza dell essere e della necessit del rap-porto attuale di essere e apparire: essa un volere lasciar apparire l'essere nella terra e la terra nell essere nell'ambito dell orizzonte, come dice Severino richiamandosi ad Heidegger. Inprincipio, la verit ha voluto la terra, e questa volont circondae sorregge ogni volere mortale... La sollecitudine per la terra,in cui consiste la non-verit si fonda innanzitutto sull accettazione della terra, compiuta dalla verit dell essere. Noi possiamo volere qualcosa la casa, il cibo, l'amore .. - solo in quantovogliamo anzitutto l orizzonte, all'interno del quale possono comparire le singole cose che vogliamo. L'accadimento della terra l orizzonte originariamente voluto, in cui voluta ogni cosache vogliamo. Ma questa volont originaria non sarebbe possibile, se l eterno apparire della verit non avesse accettato dall'essere l'offerta della terra . Questo accoglimento della terra,compiuto dalla verit dell essere, la stessa volont originaria,che agisce nella sollecitudine provata per la terra dalla non verit. Ma nella non verit l accoglimento della terra si unisce allaconvinzione che la terra sia l tutto con cui noi abbiamo sicuramente a che fare. In tale convinzione, l essere che accade viene isolato dalla verit dell essere (TU 346). Ma allora l'errore inevitabile, anzi indispensabile: esso la convinzione isolanteche pu appartenere, come tolto, allo sfondo; s, che come po-sto, come ci di cui si convinti, non pu accadere con l accadimento dell offerta.

    Volere la verit il sentiero del Giorno volere l'errore il sentiero della Notte (TU 374). Ma di fronte alla possibilit dell'errore, lo spinozismo attualista (se cos si pu dire) diSeverino si ritrae incerto e non riesce che a porre delle interrogazioni: leggiamo che la libert dell'errore nell'apparire -l suo sottrarsi alla dominazione della verit - resta tuttoraun enigma. E si chiede: di questa libert responsabile lo stesso apparire della verit dell essere, oppure la ribellione alla verit appartiene al destino dell'apparire? L'errore pu essere liberamente voluto dall'apparire, o la sopportazione dell'errore- e quindi l esistenza della non verit - stabilita dalla necessit dell essere? (TU 348).

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    Si pu dire allora che la libert nella concezione attualistica del Severino rientra nella necessit dell essere e che la dottrina della libert nel suo pensiero la altera facies dell intreccio eterno e necessario del plesso di essere-apparire. Per lui stata l alienazione metafisica dell Occidente che ha inteso la volont come la forza suprema che fa uscire gli enti dal nulla eli fa ritornare nel nulla: sia che si tratti della volont di Dioo della volont dell Uomo (16). Il Severino elimina, come lpensiero moderno, l rapporto di causa ed effetto ch riservatoalla successione degli eventi del mondo fisico. Che esista un legame necessario (corsivo del Severino) tra l volere e l accadimento del voluto un problema che ancora non trova risposta,che resta un enigma . La formulazione metafisica del rapporto di causa ed effetto un espressione del nichilismo (TU 351)e distrugge l essenza stessa della libert. Il Severino perci, elogicamente, non distingue pi, non solo tra intelletto e volont,ma neppure tra volont e libert: la volont u invito rivoltoall essere e l essenza della volont la certezza (corsivo mio ).Poich l'apparire (come orizzonte totale) la stessa certezzatrascendentale, l'apparire la costituzione trascendentale dellalibert .. Voler accendere p.e:s. un lume lo stesso pensare (corsivo di Severino) poich la pura certezza o coscienza dell autocoscienza (TU 352 s.).

    In conclusione per Severino ( lui stesso che riassume lasua posizione sull essenza della libert) la libert ancora unproblema, una possibilit. Ma se gli elementi, secondo cui sistruttura questa possibilit, sono pensati alla maniera della metafisica, allora la libert non un problema, ma un assurdo.Per l pensiero che si libera dall alienazione metafisica, tuttol essere eterno, e l divenire l processo del comparire e dellosparire dell eterno. La contingenza - su cui costruita nelsecondo studio la possibilit della libert - non allora unafigura dell essere in quanto essere, bens del suo apparire (ossia dell essere in quanto apparire): non pu significare che qualcosa sarebbe potuto non essere, bens che sarebbe potuto nonapparire (SG XV). Tutte le: vite che potrei vivere, le vivo eternamente: tutto ci che potrei e avrei potuto decidere, l'ho gieternamente deciso. Ma qual l senso della vicenda dell appa-

    16) E' questa in ultima istanza l essenza del nichilismo metafisico dellOccidente. La civilt che oggi guida i popoli sulla terra si fonda su quello stessoerrore che li ha condotti alla caduta nella non-verit TU 363): l interpretazionedel ivenire come produzione invece d e l l a l t c ~ r n a r s i di apparire-scomparire (dell essere).32

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    rire di ci che io eternamente sono? In questa domanda racchiusa l essenza del problema della libert (17).Se l uomo pertanto ha da sempre e per sempre dinanzi laverit dell essere (SG 21), ossia la pienezza dell essere come untutto eterno immutabile, come l uomo accoglie ab aeterno l essere cos l essere custodisce in eterno l uomo. L ultimo Severino

    quanto mai esplicito su questo punto che ha toccato in passato i suoi vertici nel Nous aristoteliico - neoplatonico, nell Intelletto separato degli Averroisti e nello [eh denke - Begriff -Geist dell idealismo trascendentale.Ma i guai ed l fallimento di tutte queste soluzioni dipendono secondo il Severino dal loro dualismo (di materia e spirito, di essere e non essere, di teoria e prassi, di senso e intelletto, ecc.): la paziente cura del filosofo per la verit dell essere

    non un atto di pensiero , o una serie di tali atti, che si aggiungano ad altri e da altri siano poi sostituiti, ma lo stessoatto eterno in cui consiste l essenza dell uomo, come eterno apparire della verit dell essere (TU 357).Si tratta allora di afferrare bene, una volta per sempre, chela salvezza il compimento della rivelazione dell essere, concessa all eterno apparire della verit dell essere (che si compienell uomo). E questo avviene - e altrove non pu avvenire dopo l affermata appartenenza essenziale di verit- opinione, di coscienza-essere .. - nell accadere che si offre all uomo soltanto.L accadimento unico. Se oltre alla terra accadesse altro - lcielo, l aldil - i due costituirebbero il contenuto dell accadimento. Nell accadimento della terra accade dunque l accadimento: e la salvezza nell accadimento (TU 371). Di qui il nonsenso dell immortalit personale.E questo - il punto di volta nella concezione del Severino come sintesi del principio moderno d immanenza col rigidoparmenidismo - l senso proprio e ultimo dell essenza dell uomo: il passo fondamentale dell antropologia filosofica consistenel porre e concepire l essenza dell uomo come l apparire dell essere (18). Quindi, si domanda Severino, ci che nel linguaggio comune diciamo realt umana questo insieme di determinazioni fisiche e psichiche, questo fascio di sensazioni, di

    sentimenti, di volizioni, di pensieri... appartiene allo sfondodell apparire od a quella possibile dimensione dell essere, che ap-17) tudi di filosofia della prassi II ed. Milano 1967 (Prefazione alla ristampa, non numerata).18) In questo senso Severino pu dire: Da sempre e per sempre l uomo la rivelazione dell essere, satellite che accompagna in eterno la costellazione dell essere TU 360).

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    pare, ma sarebbe potuta e potrebbe non apparire pi? Ed eccola prospettiva finale, ancora in forma interrogativa: e non si dovrebbe dire che la creazione innanzitutto l emergenza del-l autocoscienza (corsivo mio ) dello sfondo ossia l acquistar -scienza di s da parte dell uomo eterno (ancora corsivo mio ) -e l'acquistar coscienza di s come legato ad una certa situazioneempirica: corporeit, sensibilit : quella coscienza i s (19)che gli dovrebbe mancare, secondo l Severino, se [l'uomo]fosse stato un eterno affisarsi all'essere, e quindi un eternoguardarsi? E la sua posizione non ammette oscillazioni, poich(a suo avviso) in verit la storia del pensiero una formazioneinterna al pensiero attuale che, dal punto di vista della strutturaoriginaria della verit, non solo l'unico pensiero della verit,ma anche l'unico pensiero. Perci in questo contesto, dellastruttura originaria della verit, non ha senso n fondamentol riferirsi (o presupporre) ad una "pluralit di coscienze ch'un mero presupposto naturalistico. Ma chi non accetta n puaccettare siffatto presupposto naturalistico, non ha motivo discandalizzarsi degli eventuali paventati inconvenienti che possonosorgere dalla negazione di quella pluralit (PS 606 e 607, nota30). Si tratta quindi di essere coerenti fino in fondo col principiodell'essere: La tesi che noi sosteniamo [che] tutto eterno(corsivo mio ), e quindi eterno anche questa attuale presenzadell'essere, ma dobbiamo anche dire che non mostra nemmenodi divenire .. E quindi, se ci spogliamo di tutte le accezioni psicologistico-antropologiche del pensare, e se ci rendiamo contoche l uomo l apparire (corsivo mio) allora l'uomo .. comequesto specchio eterno, questo sguardo eterno. Non dunqueuna creatura che incomincia la sua vita sulla terra e la finiscecon la morte (FM II, 147).A questo modo l problema dell'immortalit assorbito ovvero, se cos piace, "trasferito" nell'immutabilit e pienezza sempre presente dell'essere nelll'ente ossia in quella che Severino orachiama, riprendendo la formula di Hegel (20), l'identit di co-

    19) La semplice coscienza (Bewusstsein) contiene lo essere-per-s(Fiirsichsein) cio l rapporto all'oggetto come ad "altro" nella rappresentazionee quindi ancora non riflesso; l'autocoscienza invece compie questo rapporto, eliminando quel rapporto all'altro: Das Selbstbewusstsein dagegen ist das Fiir-sichsein als vollbracht und gesetzt; jene Seite der Beziehung auf ein Anderes,einen aussern Gegenstand ist entfernt (Hegel, Wissenschaft der Logik, I Buch,I Abschn., 3. Kap. A; ed Lasson, Leipzig 1932, Bd. I, p. 148. Cf. anche: Phiinom.des Geistes, B. Selbstbewusstsein: Die Wahrheit der Gewissheit seiner selbst; ed.Jo. Hoffmeister, p. 133 ss.).20) La verit della coscienza l'autocoscienza (Hegel, Encyklopiidie derphilosophischen Wissenschaften, 424, ed. Poggeler-Nicolin, Hamburg 1959, p. 349).

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    scienza e autocoscienza. Nella verit dell essere, l apparire coscienza dell autocoscienza. L essere abita quest assoluta autori-flessione dell apparire. L eterno apparire della verit dell essere quindi eterna coscienza dell autocoscienza, eterna autoriflessione in cui abita l essere. - L eterno apparire deUa verit innanzitutto l apparire attuale. L attuale coscienza dell autocoscienza,secondo cui si struttura la verit dell essere, il significato originario della parola io . lo significa: Questa eterna autoriflessione dell apparire, nella cui verit da sempre abita l essere (TU 387).

    5. - Il fondamento e l Primo Principio, l Essere come laTotalit ch l identit (dialettica) dei contrari: dell essere e deldivenire, del Tutto e delle parti, del positivo e del negativo ..dell essenza e dell esistenza (del Was e del Dass).Si tratta cio di elevarsi alla sintesi speoulativa di Parmenide

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    so l'immutabile .. contiene tutta la positivit del mondo (21), manon si tratta che di un richiamo della verit dell'essere tra lenebbie della dimenticanza . Ma questa subito prevale ed -l interno di questa dimenticanza della verit dell'essere certamente vero che la legge dell'opposizione del positivo e del negativo viene salvaguardata solo se si afferma l'esistenza dell'immutabile, la sua pienezza, e quindi la sua creativit . Ma, appunto, si tratta di una verit avvolta dalla dimenticanza dellaverit , e quindi si tratta piuttosto di una coerenza. Alla radicedella quale agisce una comprensione essenzialmente inautenticadel senso dell'essere (RP 149).

    Infatti, secondo Severino, nello sviluppo della nuova concezione della verit dopo Parmenide (ossia con la retta comprensione della dialettica moderna dell'identit dei contrari) il positivo va inteso come indifferente al suo contrapporsi al negativo. E' questo, a suo avviso, l'unico modo di salvare l'opposizione del positivo e del negativo, la incontraddittoriet dell'essere: mentre .. la concezione classica dell'incontraddittorietdell'essere dunque contraddittoria (l.c.), poich l'essere (ilrapporto di essere-divenire, di essere-nulla .. ) vi concepito inmodo contraddittorio. Invece si tratta di afferrare che l esserediveniente (si pensi alla concezione hegeliano - gentiliana diconcreto..lastratto) l'essere astrattamente manifesto e quindicome "l'essere che appare in parte soltanto e non in quantoconcretamente avvolto nel Tutto (RP 148; PS 603: corsivo mio).

    Si badi bene - e vi ritorneremo nella seguente parte critica - che il Severino, bench dichiari infondato ogni prassismo,anch'egli, rifiutando la dimensione metafisica, finisce nell'iden-

    21) Al Sacro l Severino dedica abbondanti cenni nei suoi scritti, ma sembra che siamo ancora agli inizi di un chiarimento coerente. A differenza di Heidegger che relega l Sacro in una sfera a parte (la poesia), qui si tratta di liberarlo dall'ambiguit della metafisica per riportarlo alla verit. L'oggetto delSacro che Dio vissuto fra gli uomini - l 'Incarnazione, sembra - mapoi si legge o sembra di capire che questo va riferito alla creazione mediantel Verbo (secondo lo l, 3) nel senso - si badi bene - ontico fenomenologico

    ossia come l'apparire di tutte le cose che appaiono (SG 29 s., 33 s.). Cosl Sacro diventa l problema della libert nell'apparire dell'essere,,; ma siammette che l Sacro possa anche annunciare che Dio vissuto fra gli uomini cos da alludere ad un soggiorno eccezionale", ad una sintesi dell'umano col divino diversa da quella ordinaria quando si dice che Dio abita tra gliuomini la quale non un problema poich l'uomo l luogo in cui Dio, ciol'essere (si badi bene ) si mostra. Questo annuncio della nuova venuta diDio fra gli uomini diventa per la verit un problema , poich tace della verit dell'essere (SG 35). Il Sacro, come si dir pi avanti, sembra alla fine relegato nella sfera dell'inautentico ossia della doxa (SG 37). Il Sacro infatti ha unaparte decisiva nella FP, come si vedr.36

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    tit (dialettica, certo) d teoria e prassi ch' la conseguenza dell'appartenenza essenziale di Tutto e parti, di essere e apparire ..Quindi ci che nella sfera speculativa rimane sempre un problema (l'Essere, l Tutto l Noumeno), risolto di volta in voltadalla prassi. Infatti, leggiamo, la verit un trovarsi ad averegi risolto, nella prassi, ci che tuttavia continua ad essere unproblema. Ogni essere , necessariamente, parte del tutto: npu uscire dal tutto, annullandosi, n l tutto pu cessare diavvolgerlo. Il tutto infatti la fatalit dell'eterno essere. Nessun essere pu quindi apparire se non appare come la parte delTutto. Se il Tutto non appare, non appare nulla, (esso ciouna determinazione dello sfondo dell'apparire, anzi lo sfondo stesso come tale). - Ma proprio perch l'essere compare escompare, l Tutto non appare nella sua pienezza. Onde il tutto,che pure appare come tutto, non l tutto. Il Tutto la compiuta ricchezza che non manca di nulla, ma se esso entra nell'apparire lasciando nascosta la propria compiuta ricchezza, allora nell'apparire vien posto come Tutto ci che non l Tutto ..s che ci che non il Tutto significante come il Tutto. Questa contr ddizione non si produce perch la parte viene f ls -m nt identificata al Tutto, ma perch appare soltanto una partedi ci cui si riferisce l significato Tutto , onde la parte (includente lo stesso riferimento formale a tutto ci che non appare), resta significante come il Tutto (SG 36).

    Questa "contraddizione", come Severino chiama l'incommensurabilit fra l'essere e l'apparire, rimanda alla dimensione del"Sacro" e all'esigenza della "fede" le quali - come presto diremo - hanno l compito di scavalcare (non di togliere) lacontraddizione e di saldare 'immanenza dell'atto di coscienzanella sfera del noumeno: questo, per far emergere quella coscienza dell'autocoscienza la quale, nella struttura originaria dell'essere, l'apparire stesso cos che una tale coscienza la stessa coscienza dell'essere che resta posta nell'autocoscienza (TU385). Ed eccoci al nodo: l'eternit dell'apparire appartiene allaverit dell'essere e quindi non solo noi siamo eterni ma sappiamoeternamente di essere eterni (TU 345).

    Cos anche la realt dell'errore pu essere scavalcata. Secondo l Severino l'essere abita da sempre l'apparire cosche l "cominciamento" del filosofare e del pensiero come tale nella accettazione della terra", ch' una formula per caratte-rizzare l a finitezza e molteplicit o diversit dell'apparire rispetto all'unit e infinit dell'essere. E mentre per Platone ed Hegella verit come verit dell'essere ch' opposto, in quella che Severino chiama la alienazione metafisica , all'apparire - la ve-

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    rit riservata alla coscienza filosofica e nelle altre forme di coscienza essa o del tutto assente oppure v compare per determinare l passaggio dialettico alle superiori forme di coscienza(cf. l piano di sviluppo della Phanom. des Geistes) e la veritcome totalit unitaria appare solamente al termine di un processo. Invece, secondo l Severino, la verit dell'essere non sorge e non tramonta mai e :in questo suo eterno apparire risiedel'essenza dell'uomo. Leggiamo allora - e questo davvero incomprensibile dopo la "doppia" afifermazione ossia della necessaria appartenenza dell'essere al divenire, quindi dell'abolizionetotale del non-essere, e della necessaria appartenenza dell'essere all'essenza dell'uomo - che l'uomo in quanto vive nella verit l'apparire di una contesa (corsivo di Severino) tra la verit che eternamente appare e l'errore che accompagna l'accadimento della terra, cos che l'errore appare nientemeno che come la fioritura della verit dell'essere ed appartiene percialla fioritura Ma l Severino, che si oppone tanto ad Hegel come a S. Tommaso i quali fondano la verit oltre e nel superamento della "contesa", si rassegna all'insormontabilit della convivenza di errore e verit e quindi della necessit della "contesa"sempre aperta e della contraddizione sempre in atto. Leggiamoancora che l'apparire che come apparire della verit negazione dell'errore - in s lascia libero l errore come non tolto(corsivo mio), cio come dialetticamente presente e accettato:a pari diritto con la verit di cui l necessario risvolto comelo Irren heideggeriano.

    L'inconveniente non pu certamente essere ovviato, ma resta anzi aggravato, con la dichiarazione conclusiva che la libert dell'errore nell'apparire - il suo sottrarsi alla dominazionedella verit - resta tuttora un enigma (corsivo mio). L'imbarazzo risulta ancor pi dalle due interrogazioni finali: 1 Di questa libert (dell'errore nell'apparire) responsabile lo stesso apparire della verit dell'essere, oppure la ribellione della veritappartiene al destino dell'apparire? - 2) L'errore pu essere"liberamente voluto" dall'apparire, o la sopportazione dell'errore - e quindi l'esistenza nella non verit - stabilita dalla necessit dell'essere? (TU 348).Il Severino se la cava col rimando o richiamo allo "apparire infinito" nel quale l'errore, ch' proprio dell'apparire finito, di necessit tolto e attribuisce l'errore alla "fede" ch' la volont di mantenere in vita la "contesa" fra l'errore e la verit:e, mentre dichiara che la contraddizione (la contesa fra la verite l'errore) ci che dev'essere tolto, confessa insieme che intanto non si lascia togliere per la ragione (nientemeno ) che icontendenti posseggono un'uguale potenza (TU 350)8

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    Il nocciolo critico della posizione del Severino - concludiamo questi punti, prima di passare a mostrare la strutturaspeculativa - la denunzia dell alienazione speculativa di cui responsabile la metafisica che fa capo a Platone e ad Aristotele:essa l'albero sotto il quale cresciuto l'Occidente (SG 39).L alienazione metafisica la storia dell'Occidente. In essa sicompie lo sforzo pi gigantesco per testimoniare la verit dell'essere; ma a fondamento della testimonianza stato lasciatol'isolamento della terra, ossia ci che nella testimonianza autentica, e ancora intentata, ci si sarebbe invece dovuti lasciare allespalle, come passato. La metafisica greca si rivolta alla veritdell'essere, ma mantenendo la persuasione che la terra sia laregione con cui abbiamo sicuramente a che fare. Se la terra la regione sicura, allora il divenire degli enti e lo stesso accadimento della terra debbono essere pensati innanzi tutto comel processo in cui l'ente stato e torna ad essere niente. La metafisica l'indagatrice delle condizioni della pensabilit del divenire cos inteso, ossia della pensabilit dell'impensabile. Lastoria dell'Occidente cos divenuta la celebrazione della solitudine della terra e gli di dell'Occidente sono gli di di questasolitudine (TU 362) (22). Se l futuro dell'Occidente vuole crescere sotto l'albero della verit e liberarsi dal nichilismo, acui l'uomo stato portato dall'alienazione metafisica, bisognaanzitutto chiarire ed ammettere che la metafisica identifical'essere al niente, proprio in quanto si mette alla ricerca di unessere immutabile ed eterno (SG 17), come si gi visto sopra.

    Perci chi gi preda della metafisica, non pu diventarepreda anche della verit. Ma affinch l'uomo attinga 'la verit,lo si deve strappare alla metafisica, cio lo si deve intendere come un dire che parla la lingua della verit dell'essere, ossia lalingua del Giorno (SG 29). Si tratta anche per Severino di unritorno all'originale ch'egli intende e lo vedremo - comeun ricupero del Sacro ch' andato perduto nell'alienazione metafisica, finita (logicamente, secondo l Severino) nel nichilismo.Perci egli afferma che non basta neppure smascherare l'alienazione metafisica, ma bisogna togliere la civilt prodotta dallametafisica, cos che la negazione del nichilismo - ed il conse-

    22) E un po' pi sotto, riassumendo l'accusa: Il pensiero metafisico testimonia la verit dell'essere, ossia la regione che:, intramontabile, altro dall'accadimento della terra. Ma la testimonia guardandola da un punto di vista, chenon solo opera l'isolamento della terra, ma anche quella testimonianza dell'isolamento .. Il fondamento della scienza la stessa testimonianza metafisica dellasolitudine della terra TU 376 s.; cf. anche: ib. 379 ss.).

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    guente ritorno alla verit dell essere ed al riacquisto della veritdell essere - esige la sparizione della civilt occidentale (SG42 44. Cf. ib. 47). Platone perci, iniziando la metafisica lgran colpevole del nichilismo, egli sta all inizio del sentierodella Notte (SG 38; RC 349). Si tratta che lo sfolgorante inizio(del senso dell essere, inizialmente intravisto dal pi antico pensiero greco - cio da Anassimandro, Parmenide, Eraclito) benpresto impallidisce e lascia l campo alla mistificazione metafisico-teologica dell essere, nella quale l orizzonte di ogni apparizione dell ente diventa un ente, sia pure l ens supremum, dasSeiendste. Perci l gran passo di Platone la stessa occasione della dimenticanza dell essere (RP 137).

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    Capitolo IILE TAPPEDELLA DESTRUCTIO METAPHYSICAE

    1. Senso e verit del p/esso dell ente

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    lo trascende cos che la positivit di ci ch' trasceso { precontenuta e per sempre salvaguardata dal trascendente (RP174 s.; v. anche PS 603 dove si legge con perfetto stile hegelianoe soprattutto gentiliano che ... l immutabile appare in modoprocessuale - ossia diviene , bench resti la distinzione dialettica fra l'essere in s e l'essere che appare).A questo proposito tocca subito chiarire l significato cheha per Severino il principio di Parmenide dal quale egli passato alla formulazione del suo principio della struttura originaria (2). Esso - come si accennato - afferma l'essenzialeappartenenza dei contrari (o contraddittori, che dir si vogliano) ed anzitutto dell'immutabilit dell'essere e della presenzadel divenire (PS 578 nota). Ovvero si tratta anzitutto di afferrare che l segreto e l'esigenza del principio di Parmenide stasempre in questa poverissima affermazione che l'essere , mentre l nulla non . Nella quale non si indica semplicemente unapropriet, sia pur quella fondamentale, dell'essere, ma se ne indica l senso stesso: l'essere appunto ci che si oppone al nulla,esso quest'opporsi. L'opposizione del positivo e del negativo l grande tema della metafisica, ma esso vive in Parmenide nquella sconfinata pregnanza che l pensiero metafisico non sapr

    pi penetrare (RP 138).Il limite della soluzione di Parmenide ch'egli dualizzafra altheia e doxa, fra l'essere e l'apparire, fra l'Uno e il molteplice: per Parmenide l'essere non le differenze che si presentano nell'apparire del mondo; le molteplici determinazioni manifeste sono tutte soltanto nomi (pant onmata). Parmenide(dichiara l Severino, parricida anche lui ) insieme (lo scopritore ed) il primo responsabile del tramonto dell'essere (RP 141);poich, lasciando fuori dalla verit (dell'essere) il divenire, distinguendo fra altheia (epistme), e doxa, ha lasciato nell'ambiguit la differenza fra l'essere e il nulla. Si deve man-tenere che l'essere non esce dal nulla e non ritorna al nulla, non nasce e non muore, che non c' un tempo, una situazione, in cui l'essere non sia (RP 146). Quindi ambedue terminidella contraddizione, se sono, hanno e va ad essi riconosciutala verit dell'essere. Allora se Parmenide poteva dire: Questalampada nulla , perch per lui le determinazioni cadono al di

    2) E' stato esposto in forma sistematica, piuttosto complicata ma certamente sintomatica per afferrare la mentalit logicoformalestatica del Severino, nell'opera maggiore: La struttur originaria del 1958. Ad essa l Severinosi richiama di continuo negli ultimi scritti i quali tuttavia segnano una nuovasvolta che rivela una maggiore risolutezza di svuotare l discorso metafisico diogni senso.42

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    fuori del confine dell'essere e come tali sono appunto un nulla,la cui positivit solo illusoria, i l parricidio platonico avrebbeinvece dovuto proibire la posizione del determinato come unnulla: appunto perch i l determinato, ormai, era stato ricondotto nei confini dell'essere. (E quindi. avrebbe dovuto sottrarrel'essere determinato al tempo - giacch, nel tempo, l'essere equindi, ormai, l'essere determinato, diventa nulla). Ci non accadde; e i l pensiero occidentale si allontanava dalla verit vivascoperta da Parmenide, portando seco e svolgendo ci che diParmenide avrebbe invece dovuto perire (PS 560) (3).La conseguenza di ci i l nuovo ovvero originario significato del principio di contraddizione e quindi dell'essenza dellaverit, poggiante sull appartenenza essenziale dei contrari o contraddittori che fanno capo all'essere e al niente: essi, con termine immaginoso, sono anche detti lo sfondo (PS 597).L'insidia, e perci la radice dell'errore, nella posizione delmon o e nell'isolamento della terra, cos da contrapporre - seho compreso bene la critica de] Severino in U al pensiero occidentale - una realt e verit (sollecitudine ) del mondo e dellaterra alla verit dell'essere. Si tratta che per quanto grande possa essere lo spicco della terra rispetto allo sfondo, l'accoglimentodella terra non pu nascondere lo sfondo, che la verit dell'essere. La terra accolta nella luce della verit: nell eterno apparire della verit dell'essere, l'essere fiorisce, questa fioritura laterra, e raccoglimento della terra i l modo in cui la fioritura sidispone nell apparire. Perch nasca quella sorta di distTazionedalla verit, in cui consiste la non-verit come condizione normaledella vita dell'uomo, si richiede dell'altro, oltre all'accoglimentodella terra. La non verit la sollecitudine per la terra, unitaalla convinzione che la terra sia la dimensione con cui abbiamosicuramente a che fare, e al di l della quale si stende l oscuritpi profonda, ossia la convinzione che la terra sia ci che sicuramente appare TU 347).

    L appartenenza necessaria di cui si parla ha un senso logico-ontico-fenomenologico ossia quello della coincidenza dell'apparizione e dell'affermazione. Si tratta infatti che l apparire diun ente di necessit richiesto dall apparire di un altro ente,quando il primo ente una determinazione necessaria del se-

    3) E in nota l Severino osserva: Basta questa constatazione, solo se lecose che divengono son poste come essere (altrimenti l tempo non riguarderebbe l'essere), ma cosi non le poneva Parmenide (che dunque le poteva lasciare nel tempo) giacch questo - di porle come essere - fu compito di Platone (che, proprio nell atto in cui salvava l determinato dal nulla, al nulla loriconsegnava, appunto per quel suo intendere - e fu poi l'intendimento ditutti - nel tempo l'essere determinato)>> (PS 560).43

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    condo. Originariamente, la determinazione primordiale dell'essere(e dunque anche dell'essere che appare) la verit dell'essere.La verit la posizione incontrovertibile del proprio contenuto:dire ci che necessit dirne - ed la stessa originaria apertura del senso della necessit . Essa l'apparire incontrovertibile della totalit dell'essere, in quanto dominata dalla necessit che oppone l'essere al non essere (TU 344).Si pu ricordare che essere nella verit significa precisamente essere nella contraddizione e quindi essere nella verit processo, questo processo di toglimento .. di contraddizionepoich proprio il significato originario della verit dell'esseresul fondamento della pluralit dei significati dell'essere, a costituirsi come contraddizione originaria: quindi (corsivo mio ) laverit esiste solo se esiste l'errore, e questa dialettica anchei l fondo della possibilit della libert (FP 29 ss.) (4). Siamosempre allo stesso punto e principio i l quale va perci afferratonella sua categorica radicalit e fuori di ogni schema e terminologia tradizionale, dentro il filo inflessibile del medesimo discorso. Si tratta di cogliere quello che abbiamo chiamato i l principio di appartenenza che, a nostro avviso, la formulaultima del principio moderno d'immanenza (5), ma che secondo il Severino (come gi Heidegger) dovrebbe mediare la sterile antitesi d'immanenza e trascendenza.E neppure antitesi alcuna fra soggettivit e oggettivit, maovunque affermazione dell'apparire dell'essere ch' l'essere dell'apparire : la formula mia, ma ampiamente giustificata. Leg-

    4) A questo riguardo Severino, spinto dalla coerenza del pnnClplO d'immanenza, sembra interpretare la struttura originaria in chiave solipsistica:io infatti mi trovo in una situazione privilegiata rispetto agli altri, in quantosono contenuto nella presenza immediata secondo una modalit tale che nonsi verifica per gli altri: mentre la presenza immediata contiene oltre l miocomportamento (corporeit, linguaggio, azioni), anche la mia coscienza, la miaconsapevolezza, i l mio aver presente la realt, e i miei sentimenti, le miesensazioni, i miei desideri, i miei istinti; non altrettanto si pu dire per gli altri lO, che, nella presenza immediata, si identificano al loro comportamento.lo sono cio l'unico essere cosciente immediatamente presente. La SO includeper altro l ipotesi che i comportamenti altrui siano guidati, analogamente aquanto accade per me, da una consapevolezza; ma 'ipotesi non supera la situazione problematica (FP 44 s.). Sulla dominanza fenomenologica di questa esposizione della struttura originaria, si legge che la Struttura originaria non include altre coscienze che la mia; gli "altri" si identificano originariamente alloro comportamento linguistico di tipo filosofico. La struttura originaria pertanto l'unico filosofare attualmente reale (FP 47). Evidente l richiamo all'attualismo gentiliano. Sui rapporti fra verit e fede, implicati nella struttura originaria, conto i ritornare pi avanti.

    5) Cf. C. Fabro, Introduzione all ateismo moderno, Studium, ROma (II ed.1969), spec. cap. VIII.

  • 8/12/2019 30 L'Alienazione Dell'Occidente

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    giamo infatti in una nota che la verit si costituisce, in quantol'apparire appartiene esso stesso all'essere che appare (l'apparire appartiene o incluso)} nel contenuto che appare, nelsenso che la casa, i l cielo, la pianta, non sono l'apparire - sche questo si trova tra queste determinazioni; per altro latol'apparire che appare appunto l'apparire di tutte le determinazioni che appaiono, e in questo senso non tra di esse,ma le avvolge e le comprende, ponendosi quindi non gi comeuna semplice parte del contenuto che appare, ma come l'orizzonte stesso del contenuto). Appartenendo all'essere che appare,l'apparire vi abita come apparire, ossia come ci che non soltanto un posto, ma lo stesso porre e quindi l porsi. Affinch l porre ponga s, l posto non deve essere semplicementeun porre le altre cose - non deve essere semplicemente coscienza - altrimenti l s non riuscirebbe a costituirsi; ossia lporsi, ponendosi, avrebbe davanti un porre altro e non quel porre in cui l porsi consiste, e quindi non si darebbe un porsi. Ilquale dunque si realizza, solo se l s del porsi l'autoporsi, autocoscienza. L'apparire entra cio tutto nel proprio contenuto,vi appare senza residui: l assoluta soggettivit assoluta ogget-tivit. Non da pensare qualcosa che stia alle spalle [ inobbiettivit del pensare]. Ci che sta alle spalle invece ci cheinsieme sta dinanzi, la volta che ci sovrasta l terreno su cuicamminiamo, la sorgente che illumina si trova in compagniadelle cose illuminate. Nella verit dell'essere, l'apparire non dunque semplice coscienza (un porre che non sia un porsi), maautocoscienza, e cio coscienza dell'autocoscienza. Strutturandola coscienza dell'autocoscienza con All, A2 e A3, appunt