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Gianbattista Bertelli la natura illustrata il bibliofilo edizioni aab

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Gianbattista Bertellila natura illustrata

il bibliofilo

edizioni aab

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Comune di BresciaCivici Musei di arte e storia

Provincia di BresciaAssociazione Artisti Bresciani

il bibliofiloIllustratori bresciani del novecento 3

Gianbattista Bertellila natura illustrata

a cura di Ugo Spini e Michela Valotti

vicolo delle stelle, 4 - Brescia12 febbraio - 1 marzo 2000

orario feriale e festivo15,30-19,30 - lunedì chiuso

edizioni aab

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Presentazione

Michela Valotti

Dicesi che stando Giotto ancor giovinetto con Cimabue, dipinse una volta in sulnaso d’una figura ch’esso Cimabue avea fatta, una mosca tanto naturale, che tor-nando il maestro per seguitare il lavoro, si rimise più d’una volta a cacciarla conmano, pensando che fusse vera, prima che s’accorgesse dell’errore.

Il valore mimetico della pittura, racchiuso nel celebre aneddoto giottesco ri-ferito dal Vasari, ci consente subito di “toccare con mano” (il gioco di parolenon è fuori luogo) la produzione artistica di Gianbattista Bertelli, “tanto na-turale” da sconcertare, ancor più oggi, i nostri occhi intorpiditi dagli inquie-tanti effetti speciali che la realtà cosiddetta “virtuale” ci propone quotidia-namente attraverso il mezzo informatico. Un’esperienza, la sua, che si snoda attraverso il giovanile alunnato nellabottega del padre, noto restauratore - siamo negli anni Quaranta -, quindi siconsolida nell’incontro, quasi “casuale”, con le case editrici La Scuola, Fabbri,Mondadori, in cui vengono a maturare da un lato il suo personale talentoper la rappresentazione della natura e dall’altro la capacità di rendere en-tusiasti fruitori di quelle immagini le migliaia di lettori di “Scuola ItalianaModerna” o del “Corriere dei Piccoli”, che - ci pare ancora di vederli - rita-gliavano avidamante quell’animale o quella pianta per completare la carti-na floro-faunistica dell’Italia piuttosto che i tabelloni tematici dedicati agliambienti terrestri o marini.Una predisposizione congenita, si direbbe, a guardare la natura “di sotto insu”, con quell’atteggiamento di “umiltà” che presuppone innanzitutto unapassione viscerale per gli esseri viventi, ammirati e osservati più volte (an-che al microscopio) per coglierne le singolari caratteristiche formali, le posi-zioni assunte in movimento (fissate pazientemente con degli spilli una voltamorto l’animale), lo sviluppo, l’alimentazione...Se ci può stupire, nell’artista, il rigore dell’approccio - Bertelli ha ricevu-to per questo numerosi riconoscimenti da entomologi e micologi di fa-ma -, non ci sorprenda, invece, l’accuratezza dell’ambientazione, quellacornice “pittorica”, non “pittoresca”, che permette di osservare l’insettonel suo habitat naturale, descritto con precisione fiamminga, ma anchecon vivace gusto cromatico e compositivo. Quanto abbia influito, in ciò,la precipua destinazione didattica delle prime opere, funzionali per lopiù ad integrare le conoscenze dei giovani scolari, è difficile a dirsi, con-siderata l’estrema “naturalezza” che emerge dalle parole del maestro,incantato scopritore, in ogni nuovo incarico lavorativo, delle meravigliedel creato.

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Le “sfide” degli ultimi decenni, come lui stesso ama definirle, lo hanno vistoimpegnato in imprese “enciclopediche” come la classificazione dei funghivelenosi (uscita in tre edizioni a partire dal 1969), il Libro degli insetti perla Mondadori e quelle tavole anatomiche per Guida Medica di Fabbri checostituiscono, ancor oggi, a distanza di tempo, motivo d’orgoglio per l’artistache si recò, non senza una iniziale difficoltà, ad assistere alle numerose ne-croscopie che il nosocomio cittadino “offriva” sotto la guida del professorMario Zorzi. Mai, dunque, un’illustrazione a tavolino, servendosi magari diprecedenti modelli, ma una sempre coerente fedeltà al vero, non disgiuntaperò da una ricerca del godimento estetico, quasi a voler rendere partecipianche i lettori di quello spettacolo che la natura ci manifesta ancor oggi...tra una cementificazione pervasiva e quelle ristrutturazioni edilizie che han-no stravolto l’aspetto dei Ronchi, privilegiati punti d’osservazione del nostroartista. E se è vero che la tensione documentaria non è mai disgiunta dalvalore memoriale - anche le cascine dei Ronchi vengono fissate, sulla tela, inquella determinata congiuntura atmosferica che più è cara al maestro -, cipare di rintracciare una sorta di filo unico e sottile che lega le prime espe-rienze, a contatto con le opere danneggiate dal tempo o dall’incuria, conquelle ultime - mai concluse - tavole dei funghi (sono più di cinquecento)che Bertelli riprende a tratti, nei momenti di svago. E’ il rimpianto per un mondo che non è più o che non lo sarà tra breve, lacui magia di luci e colori rivive, per incanto, nel pennello dell’artista-demiur-go; è il messaggio, per così dire, ecologico, che ci invia l’artista-elfo, custodepaziente del primitivo equilibrio homo-humus.

Nota bibliografica (relativa all’attività di illustratore):V. BRUNONI, Gianbattista Bertelli. Pittore naturalista, in “Biesse”, V, n. 5, dicembre1965, pp. 27-29;IDEM, Lavora in un vicolo della vecchia Brescia l’illustratore più conteso dai rotocalchi,in “Giornale di Brescia”, 26 maggio 1967;C. COVITO, Gianbattista Bertelli. La natura illustrata, in “Carillon”, n. 7, 1986, pp. 6-10;D. BONETTI, Gianbattista Bertelli ritrattista del vero, in “AB”, n. 25, inverno 1990,pp. 84-86;F. ROBECCHI, Un mondo nel pennello, in “AB”, n. 26, primavera 1991, pp. 42-52.

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La natura raccontata.Intervista a Gianbattista Bertelli *

a cura di Michela Valotti

Quando nasce Bertelli illustratore?Bertelli illustratore comincia ad avere le prime inclinazioni per il mon-do naturale già da bambino, all’età di otto, dieci anni. C’è un disegnodel ’32 - avevo 10 anni - fatto a penna e gessetti... l’anno successivosono passato all’acquerello, copiavo fiori, foglie, ... e in alcuni disegni cisono già degli insetti, logicamente fatti con l’esperienza di allora, perògià con una estrema attenzione che mi veniva spontanea, anche per-chè il mondo degli insetti mi ha sempre affascinato. Quando andavo aSoprazzocco, in vacanza dalla nonna, andavo a cercare delle pozzed’acqua dove c’erano larve di insetti... li raccoglievo, li guardavo, li os-servavo... mi ci appassionavo.

Come si forma poi... quali sono i suoi riferimenti, che cosa vede?La mia documentazione era costituita solo dall’osservazione della na-tura, libri allora non ne avevo. Infatti i primi libri che ho acquistato sul-la materia sono due volumetti di una casa editrice svizzera molto benillustrati da un pittore che è anche un naturalista, Paul A. Robert. Li hoacquistati quando ho iniziato a fare dei lavori per La Scuola Editrice...La mia prima opera in assoluto è stata la filmina degli insetti che hocominciato liberamente e che è stata poi l’occasione di una propostalavorativa - che poi ho accettato - di entrare nell’editrice come di-pendente. Questo è stato l’avvio della mia carriera di illustratore.

Il suo lavoro è stato avviato con l’attività presso case editrici che si sono oc-cupate soprattutto di didattica, di didattica per ragazzi... Infatti avevo cominciato ad aggiustare dei disegni fatti ancora in bian-co e nero per La Scuola da alcuni insegnanti esterni che proponevanoargomenti vari con tavole e didascalie realizzate da loro. Allora aggiu-stavo le cose più evidenti. Poi era capitata la filmina sugli insetti dovel’impostazione della scena era completamente “sballata”, nel sensoche l’insetto non era ambientato nel suo habitat reale... Mi ricordo ilcaso limite della cavalletta messa in un prato con delle cascine sullosfondo che dava l’impressione di essere lunga dai 12 ai 15 metri. Lì hoiniziato ad avvertire la necessità di ambientare la cavalletta e gli altriinsetti su rami e foglie che costituivano la loro alimentazione, in mo-do che ci fosse una logica... mi è venuto spontaneamente...

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A differenza di tanti altri illustratori, l’elemento più sorprendente che la con-nota è la capacità di ambientare sempre perfettamente l’insetto nel suomondo naturale... Mi ricordo, quando ero da Fabbri, degli illustratori anche molto braviper cui l’elemento ambiente veniva svolto come un fondo... con inse-rimenti di vegetali per lo più inesistenti, belli sì, la tavola era bella, manon si trattava di quella certa pianta legata all’alimentazione dell’inset-to. Ci sono addirittura degli insetti che vivono esclusivamente su un’u-nica pianta, ma anche quelli polifagi vivono su un certo numero dipiante che è limitato... sei, sette specie della stessa famiglia... è difficileche un insetto si adatti a tutto.

Ho notato anche una particolare abilità nel cogliere l’animale in una deter-minata posizione che gli è caratteristica... Infatti in alcuni casi guardavo delle fotografie per vedere come si muo-veva quel dato animale, ma quando per esempio più avanti ho fatto illibro degli insetti per la Mondadori in cui dovevo impegnarmi a fon-do... mi allevavo gli insetti, li guardavo vivi, poi li facevo morire e sottoil microscopio me li preparavo nell’atteggiamento da vivi, in modo dapoterli mettere sotto il binoculare per guardarli nei dettagli.

La collaborazione con le case editrici più attive in Italia dal punto di vista di-dattico è stata dunque molto naturale, non l’ha sentita come una forzatura... No, è stato proprio un incontro naturale.

Ci sono personaggi significativi all’interno di queste istituzioni che l’hannoaiutata a maturare artisticamente, che hanno avuto un certo peso nellasua formazione?Ricordo, per esempio, che alla Scuola Editrice le copertine di “ScuolaItaliana Moderna” erano realizzate svolgendo un tema di carattere pre-valentemente naturalistico... per esempio l’animale in un certo periodostagionale, gli insetti che vivono in un certo ambiente, il mimetismo dicerti animali in una data stagione e... che il professor Mazza, un appas-sionato naturalista, si occupava personalmente di suggerire buona partedei temi per le copertine che venivano realizzate, affinchè poi i maestripotessero prendere spunto per lo svolgimento delle lezioni in classe.

Quindi un approfondimento ulteriore per lei... Un’attenzione al dato scientifico, ma anche al gusto pittorico che d’altrocanto lei coltiva attraverso la pittura di paesaggio. Che rapporto c’è tra l’at-tività pittorica e l’illustrazione scientifica?Ma... direi... il mondo che abbiamo intorno, il mondo naturale richiedesolo di essere osservato con attenzione e con amore capendo quelle

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che sono le necessità ai fini dell’illustrazione che dobbiamo realizzare,quello che è importante evidenziare, quello che può essere inutile,avendo il buon senso di lasciarlo da parte, con lo scrupolo sempreche quello che raffiguriamo sia stato accertato con dei riscontri… Vacolto l’aspetto tipico di un animale, per evitare di prendere una ecce-zione e presentarla come se fosse la regola... sarebbe come se unmarziano venisse sulla Terra e incontrasse disgraziatamente per primoun uomo con la gobba e si facesse l’idea che tutti gli umani fosserocosì...no?... Occorre chiedersi sempre: “Quello che illustro è la formatipica o è l’eccezione?” Anche in natura si può incorrere nell’eccezio-ne, questo vuol dire essere precisi, anche perchè soprattutto nel cam-po dell’illustrazione scientifica la fantasia è una bella cosa, però in cer-ti casi è bene lasciarla da parte... La fantasia può servire nel creare labella illustrazione... Si può fare una illustrazione esatta sul piano scien-tifico, però anche con un certo gusto, che sia una cosa che attiri l’at-tenzione di chi deve guardarla. L’essenziale è sempre però che siascientificamente esatta.

Una grande attenzione alla conoscenza, ma anche una grande passione, ungrande amore per la natura... eh sì, quello sì... pare venir fuori anche unmessaggio ecologico ... Quando vedo i cambiamenti nel mondo nostro, qui intorno alla città...sono stati cambiamenti sofferti. Ci sono ambienti, qui mi riferisco alcampo della pittura, che sono riuscito a raffigurare prima che qualcu-no li distruggesse...

Sono ricordi personali, come i “suoi” Ronchi... Difatti ho visto molte cose sparire, alterarsi nel tempo...

Il suo rapporto con la pittura ha avuto inizio fin dalla giovane età, misembra, con il quadro da restaurare, poi è passato all’illustrazione.. è an-cora molto vivo l’interesse per la pittura... C’è uno stretto rapporto dun-que tra la sua attività di illustratore scientifico e la precisione pittorica deisuoi paesaggi... Quando mi sono accostato al paesaggio nel dipingere, se non c’eraniente che disturbasse, ho sempre voluto raffigurarlo come era in quelgiorno, in quel periodo... I miei quadri sono tutti un po’ dei documen-ti storici, difatti anche sul retro io segno la data, il giorno in cui li horealizzati, perchè quando ho cominciato a vedere i cambiamenti cheavvenivano rapidamente, ristrutturazioni, alterazioni più o meno giusti-ficate ecc... ho voluto intenzionalmente cercare di rincorrere i sogget-ti che erano a rischio. Ho voluto fare in un certo senso una docu-mentazione di mondi che erano in pericolo di scomparsa.

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Quindi lo scopo di custodire, di conservare tanto è implicito al restauratore,tanto, diciamo, anche all’illustratore e al pittore... c’è una grande coerenzanel suo percorso... Sì, sì... c’è sempre una coerenza in quel campo... documentazione comericordo e testimonianza... Infatti l’amico Mario Faini - ha scritto dei volumetti sui Ronchi dove ènato - mi segnalava quelle case che, vendute, si sarebbero trasformateper diventare lussuose ville padronali, perdendo così la loro fisiono-mia di cascine abitate e vissute dai contadini d’un tempo. Quindi io mirecavo sul posto, cercando un’inquadratura che dal punto di vista pit-torico mi dicesse qualcosa, e ho cercato di raffigurarle, molte ancheda tanti punti di vista e in varie stagioni, in varie atmosfere, perchè misembrava di fare un’opera di conservazione, quantomeno in immagi-ne, di cose che stavano per sparire.

Ritorniamo, infine, all’illustrazione... oltre ai disegni naturalistici, ricordiamoanche la sua produzione di tavole anatomiche... come è nata questa singo-lare esperienza? L’esperienza è nata quando Fabbri aveva cominciato a pubblicareGuida Medica e io allora ero dipendente da Fabbri, anzi, allora ero giàstato licenziato e vi lavoravo come libero professionista; con altri ave-vo accettato la proposta di lavorare per questo settore che mi eracompletamente nuovo e sempre per quella mia maledetta abitudine avolermi documentare con esattezza ho cominciato a consultare dei li-bri scientifici... i volumi del Sobotta e del Pernkopf per avere degli ele-menti di confronto. Poi ho poi iniziato a frequentare l’ospedale, dalprofessor Zorzi, il quale, dietro mia richiesta, quando capitava l’auto-psia che poteva fornirmi la documentazione per le tavole che stavorealizzando, mi avvertiva e andavo ad assistere alle autopsie... all’iniziocon molta difficoltà, devo ammetterlo... poi mi sono appassionato allamateria e così si diventa, non dico cinici, ma più “corazzati”, davanti acerte cose.

E ha ricevuto notevoli riconoscimenti... Sì, infatti molti dei disegni che io ho fatto documentandomi sono poiserviti come punto di partenza ai miei colleghi, perchè ero l’unico chesi era preso la briga di andare ad assistere alle autopsie...

Aggiungiamo qualcosa sugli ultimi lavori... Dopo il 1972, per ragioni di salute, i medici mi avevano intimato di ri-durre il ritmo di lavoro se non volevo lasciarci le penne. Il lato negativodel nostro lavoro, soprattutto dell’illustrazione scientifica, è che le caseeditrici non hanno mai capito, non si sono mai rese conto della quantità

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di tempo che assorbiva questa attività. In quegli anni seguivo degli orari“impossibili”, sono arrivato a fare centoventi ore settimanali di lavoro, dinotti in bianco ne ho fatte a migliaia... Come tutti gli eccessi della vitache poi si pagano... nel 1972 ho dovuto smettere... Ho dato un taglioche però non è stato netto. Il libro degli insetti per la Mondadori l’ave-vo appena cominciato in quel periodo, e in un secondo tempo avevo av-viato, sempre per la Mondadori, il libro sulle farfalle... quello l’ho conclu-so anni dopo. Poi mi sono lasciato coinvolgere dall’illustrazione a carat-tere pubblicitario che avevo cominciato a fare prima per Salodini dell’A-rea Market, con la leonessa e poi con i prodotti della Centrale del Lat-te di Brescia, quindi anche per altre agenzie... diversi lavori per Muccia-relli, sia per il “Giornale di Brescia” che per la catena Italmark, manifestilegati alle varie iniziative stagionali ecc...

Rimangono solo i funghi... Ecco, certo, come angolo “privato” coltivo questa passione, iniziata giàquando lavoravo per la “Domenica del Corriere”: mi ero messo incontatto con Arietti per documentarmi per un cartellone sui funghi.Mi aveva dato un suggerimento sulle specie principali da rappresenta-re, sia nel campo degli eduli che in quello dei tossici... e questa erastata l’occasione per avvicinarmi alla sua fornitissima biblioteca. Quan-do ho visto quelle vecchie pubblicazioni sui funghi, mi sono reso con-to che si poteva far di meglio. È iniziata così un’altra sfida. Non appe-na avevo un attimo di tempo, andavo sui Ronchi e cercavo dei funghi.Quindi ho iniziato a frequentare il circolo micologico e ho iniziato adisegnarli... e così, una tavola oggi, una tavola domani, sono arrivato alragguardevole numero di... di cinquecentocinquanta tavole, in buonaparte ancora da finire, anche perchè ho fatto in modo di fornire unpanorama del fungo dalla nascita fino alla piena maturazione, docu-mentando le varie fasi di sviluppo e utilizzando per quelli molto varia-bili di colore la maggior quantità possibile di colorazioni. Quando hopreparato il volume per la Edagricole di Bologna avevo fatto un certonumero di tavole delle varie specie tossiche, poi integrate nella secon-da edizione, con altre tavole... ora ho “solo” i funghi che ogni tantoprendo in mano... anzi proprio oggi mi hanno chiesto di mettermi incontatto con il Museo di Scienze Naturali per non so che cosa... sem-pre in attività insomma .... fortunatamente mi sostiene la vista... pensiche uso ancora le stesse lenti che ho dovuto mettere nel 1972, quan-do lavoravo al binoculare.... per un illustratore avere ancora la vistabuona e la mano ferma... è un’opportunità notevole per continuare alavorare... anche se fra due mesi compio settantotto anni....

* Realizzata presso lo studio dell’artista il 2 dicembre 1999.

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UGO SPINITracce dell’illustrazione scientifica a Brescia fra Sette e Novecento

L’editoria bresciana vive un periodo felice nel corso del Settecento.Principalmente due stampatori, Bossini e Rizzardi, si contendono ilmercato pubblicando splendide edizioni in ottavo, in quarto e in folio.Per noi oggi rivestono particolare interesse le edizioni a soggettoscientifico1: opere per lo più di autori locali, dotti religiosi apparte-nenti a diversi ordini e affiliati a diverse accademie.Disegnatori e incisori concorrono con la loro opera a rendere anco-ra più preziose queste edizioni, che non raramente sono corredate dauna o più tavole con funzione esplicativa2, mentre al frontespizio o inantiporta3 l’artista può sbrigliare la fantasia in deliziose composizioni abase di putti atteggiati a piccoli astronomi o geometri.Maestro in questo genere ci appare Domenico Cagnoni (Verona, cir-ca 1730-presso Milano, 1797), disegnatore e incisore attivo nella no-stra città per circa vent’anni, dal 17564: suoi i putti che scherzanocon strumenti scientifici al frontespizio delle Lectiones opticae di Ra-miro Rampinelli, e suoi i putti che si spruzzano di cenere all’antipor-ta della Dissertazione sopra l’uso dei camini di G. A. Turbini.Ma questo petit-maître, tanto fecondo e sensibile alle rêveries di unasmemorata arcadia, ha saputo darci incisioni di ben più rigoroso ta-glio scientifico: se nella tavola allegata al Saggio di Cristoforo Pilatil’uso della diottra è illustrato sullo sfondo di una campagna, risultan-do per così dire ambientato, nella serie di 17 incisioni realizzate nel1773 per il Trattato della struttura del cuore, della sua azione e delle sueinfermità di P. de Senac, edito dal Rizzardi, l’artista si mostra ben in-serito nel solco di quel monumento grafico costituito dalle tavoledell’Encyclopédie. Ed è con que-sta impressionante sequenza chel’artista, da poco trasferitosi aMilano, si congeda dalla nostracittà e dai suoi editori.Spetta pertanto ad un altro inci-sore, il bresciano Pietro Becceni(1755-1829), il compito di con-durci nel secolo successivo. Diquesto ugualmente prolifico ar-tefice, per quanto riguarda l’illu-strazione a soggetto scientifico,dobbiamo ricordare l’apporto

D. Cagnoni,incisione al frontespiziodelle Lectiones opticaedi R. Rampinelli(Brescia, Bossini, 1760)

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grafico per l’edizione 1775 de Le venti giornate dell’agricoltura di Ago-stino Gallo, ma soprattutto alcune incisioni per i “Commentari del-l’Ateneo”, che nei primi anni dell’Ottocento illustrano macchine,strumenti e applicazioni tecniche dove il nitore del segno ben asse-conda la finalità esplicativa5.

* * *[1843] Tavole rappresentanti al naturale i funghi velenosi e sospetti piùcomuni. Pubblicato per istruzione principalmente delle persone di campa-gna destinate a raccogliere i funghi e portarli in commercio, e per uso al-tresì di R. R. Parrochi foresi, di medici condotti, delle Levatrici, e massimedi Maestri e Maestre delle scuole Elementari ed Infantili. Giusta la propo-sta fatta dal signor dottor Balardini R. Medico di Delegazione nella suaMemoria sulla frequenza degli avvelenamenti per funghi letta all’Ateneodi Brescia il 21 maggio 1843 [...]. Disegnate e colorite dal vero da Fau-stino Joli di Brescia. Milano, Lit. di P. Bertotti.Sono anni in cui assai ricca appare la pubblicistica sui funghi (in par-ticolare sulle specie velenose). Basta scorrere le annate dei “Com-mentari dell’Ateneo” di Brescia dei primi decenni dell’Ottocentoper farsene un’idea. Due nomi di studiosi compaiono con particola-re frequenza: Lodovico Balardini (1796-1891) e Carlo Antonio Ven-turi (1805-1864). Entrambi ricorrono all’illustrazione come neces-

sario complemento alla loro opera:gli Studi micologici del Venturi (Bre-scia, Pio Istituto, 1842) sono corre-dati da 13 tavole litografiche e ac-querellate contenenti 125 disegni dispecie diverse. Le tavole del Balardini(1843) sono opera di Faustino Joli(1814-1876), pittore e socio dell’A-teneo particolarmente apprezzatoper gli studi dal vero e le “imagini dianimali”6. Allo stesso Joli andrà ri-condotta l’ideazione della fantasiosae suggestiva cornice che inquadra lascritta sopra riportata, che con gustoromantico e popolaresco ci mostracornucopie ricolme di funghi. Lascritta sottolinea l’assoluta oggetti-vità della resa e la finalità pratica del-l’iniziativa editoriale, voluta dalla mu-nicipalità e dall’Ateneo. Nella Memo-ria pubblicata lo stesso anno7 Balar-dini rammenta come le tavole, illu-

D. Cagnoni,tavola incisa dal Trattatodella struttura del cuore

(Brescia, Rizzardi, 1773)

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stranti i funghi “nella forma, grandezza e colore naturali”, andranno“appese alle pareti delle Scuole alla vista quotidiana de’ fanciulli edelle fanciulle”, mentre il maestro, a voce, illustrerà “i caratteri e lenocive qualità, onde apprendano a ravvisarle a prima giunta e fug-girle”8, secondo dunque una funzione di tavole parietali, o di imma-gini della scienza in classe, anticipando di oltre dieci anni le tavoledello Hartinger (1855)9.Altro problema assai dibattuto nei primi decenni dell’Ottocento ri-sulta essere quello legato alla coltura del gelso, “pianta benefica, laquale ricopre tanto spazio delle nostrecampagne”10. Tra le testimonianze deltempo rammentiamo qui l’operetta diAngelo Peroni La coltivazione del gelso(Brescia, Venturini, 1832) perché corre-data di due tavole litografiche, due veree proprie gigantografie di foglie di gel-so11 dalla resa che vorremmo dire iper-reale. Litografate da Pietro Filippini, so-no disegnate da due diversi autori, Co-stantino Bargnani e G. Battista Dragoni:è curioso notare che negli stessi annitroviamo quest’ultimo impegnato nellarealizzazione di alcune tavole per il Mu-seo bresciano illustrato (1838)12.Gli ultimi anni dell’illuminato governoaustriaco vedono il successo della gran-de Esposizione bresciana del 1857. Nelconsuntivo contenuto nei “Commentari”per gli anni 1852-1857 troviamo magnifi-cata un’altra opera del ricordato CarloAntonio Venturi13, premiata e chiamata agareggiare, quanto a verosimiglianza dellaresa, con la serie di materiali i più eterogenei esposti per l’occasio-ne14, secondo un implacabile censimento del territorio, in quel mo-derno e positivo giardino dell’Eden che immaginiamo percorso concompiacimento da nostrani Bouvard e Pécuchet, alla luce aurorale diuna nuova laica creazione.Ma non possiamo chiudere queste brevi note sull’Ottocento senzarammentare un’opera giudicata senza pari in Italia come la Storia na-turale degli uccelli che nidificano in Lombardia (Milano, 1865-1868) diEugenio Bettoni (bresciano di adozione, socio dell’Ateneo, mortonella nostra città nel 1898). Le 120 tavole in cromolitografia esegui-te da Oscar Dressler15 mostrano le singole specie di uccelli ambien-

C. Bargnani,Lit. Filippini, tavolalitografica da A. Peroni,La coltivazione del gelso(Brescia, Venturini, 1832)

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F. Joli, tavola litografica acquerellata dall’opera di D. Balardini (1843)

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tate su diverse specie arboree, senza celarel’intento di sollecitare un certo sentimentopoetico nell’osservatore16: questo elementodi grande suggestione pare celare un grossorischio, quello di atteggiare scenografica-mente, tutto sommato più secondo arte chesecondo natura. Emblematico in questa dire-zione il frontespizio, che sembra respirare ilclima di una scena d’insieme di melodram-ma. Un passo oltre e troveremo gli animaliumanizzati e parlanti di Walt Disney.

* * *

Crediamo così di aver accennato ad alcuni“precedenti” in ambito bresciano dell’arte diillustratore a soggetto scientifico, campo nelquale Gianbattista Bertelli può a buon dirit-to essere considerato un moderno maestro.Ma accanto al suo nome non possiamo nonricordare almeno Piero Cozzaglio (1935-1991), come Bertelli per molti anni collabo-ratore de La Scuola Editrice, che eccelle nel-la rappresentazione di animali (in particolarei cavalli, ma anche specie estinte o in via diestinzione)17; e in anni più recenti StefaniaCapelli, autrice di delicatissime tavole ad ac-querello illustranti specie di uccelli in am-bienti naturali, dove la sensibilità ecologica -ed etologica- si coniuga con finezza di segnoe di resa che vorremmo definire orientali;Dante Vailati, naturalista speleologo, autoredi tavole a china di prodigiosa perizia e asso-luto rigore scientifico secondo quello cheviene definito disegno lineare monocromati-co18, che parrebbe escludere qualsiasi intru-sione artistica (e pertanto fantastica) am-mettendo solo la perfezione esecutiva, cioétecnica.Ma proprio immagini così perfettamente ri-prodotte ma enormemente ingrandite assu-mono un che di inquietante e non possononon suscitare nell’osservatore qualche brivi-do, che ci piace evocare con una pagina poco

Frontespizio delle Tavole rappresentanti al naturalei funghi velenosi e sospetti più comunidi D. Balardini, (Milano, Lit. B. Bertotti, 1843)

O. Dressler, frontespizio (cromolitografia) Storia naturale degli uccelli che nidificanoin Lombardia di E. Bettoni(Milano, Pio Istituto del Patronato, 1865)

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nota di Dino Buzzati: “Un giorno, mi ricordo, il papà ci fece vedereun grande libro rilegato che doveva risalire al principio dell’Otto-cento. C’erano delle grandi incisioni a doppia pagina raffiguranti in-setti straordinariamente ingigantiti. Specialmente mostruosa era lapulce, lunga almeno una quarantina di centimetri [.....]. Stavo ap-punto contemplando la inverosimile pulce quando ebbi l’impressio-ne che le sue zampe, incredibilmente pelose, si muovessero adagioadagio [.....]. Quel libro aveva qualcosa di inquietante [.....]. La cosapiù tremenda fu questa: nel chiudere affannosamente il pesante al-bum con tutte le mie forze, dall’interno venne un atroce scricchio-lio, lo schifoso rumore che fanno gli scarafaggi quando li si schiac-cia, però cento volte più forte”19.

NOTE

1. Francesco Roncalli Parolino, Historiae morborum (Bossini, 1741), G. BattistaSuardi, Nuovi istromenti per la descrizione di diverse curve antiche e moderne (Rizzar-di, 1752), G. Battista Scarella, De magnete libri quatuor (Rizzardi, 1759), RamiroRampinelli, Lectiones opticae (Bossini, 1760), G. Francesco Cristiani, Delle misured'ogni genere antiche e moderne (Bossini, 1760), G. Battista Suardi, Trattenimenti ma-tematici (Bossini, 1764), Francesco Sanvitale, Elementi di architettura civile (Rizzardi,1765), G. Antonio Turbini, Dissertazione sopra l'uso dei camini (Bossini, 1765), Cri-stoforo Pilati, Saggio di storia naturale bresciana (Bossini, 1769).2. Suardi, 1752; Rampinelli, 1759.3. Cristiani, 1760.4. U. Spini, L'attività incisoria di Domenico Cagnoni per edizioni bresciane (1756-1775),in "Commentari dell'Ateneo di Brescia" per l'anno 1983, p. 63-115.5. Ad esempio la tavola con la Descrizione di una macchina inventata dal fu sig. ab.Bartolommeo Maffei per trebbiare e sventare il grano, nei "Commentari" per l'anno1808.6. "Commentari dell'Ateneo di Brescia" per l'anno 1877, p. 7.7. L. Balardini, Della frequenza degli avvelenamenti per funghi e d 'un pensiero sui mez-zi di prevenirli [memoria letta all'Ateneo il 21 maggio 1843].8. Della frequenza ..., p. 22.9. Si veda M. Bucchi, Le tavole parietali, in Le collezioni scientifiche del Ginnasio Liceo"Giovanni Prati" di Trento, Trento, 1997, p. 229.10. "Commentari dell'Ateneo di Brescia" per gli anni 1852-1857, p. 397.11. Il Bargnani è autore della tavola: Morus multicaulis, crispa, bullata, latifolia, ossiaGelso delle Filippine; il Dragoni della tavola: Morus Macrophilla, vulgo Indica. Gelso In-diano detto anche Morus Sinensis. Gelso della China.

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12. Le tavole XIII, XIV e XV.13. C. A. Venturi, Raccolta dei funghi della provincia bresciana in disegno.14. Nella Classe I, Prodotti naturali, troviamo: Sez. 1a: Saggi di terreni, marmi, minera-li, metalli e torbe; Sez. 2a: Prodotti dei boschi, della pastorizia, della caccia, della pesca edelle api.15. In parte riprodotte nella ristampa dell'opera realizzata dall'editore Ramperto,Brescia, 1982-1983.16. Si veda M. Schiavone, L'iconografia della Storia naturale degli uccelli che nidificanoin Lombardia di Eugenio Bettoni illustrata da O. Dressler, in "Rivista italiana di ornito-logia", a. 47, 2, giugno 1977, p. 119-133.17. A Piero Cozzaglio è stata dedicata una mostra dalla Piccola Galleria Ucai, Bre-scia, ottobre 1992.18. F. Venturi, Il disegno a china, in Atti del IX Congresso nazionale italiano di entomo-logia, Siena, 1972, p. 399-411.19. D. Buzzati, Prefazione a M. R. James, Cuori strappati, Milano, 1967, p. VII-VIII.

D. Vailati, illustrazione da “Natura bresciana”, 25, 1990

Catalogo delle opere

19

Acquerello - 1934

20

“La vita del ciliegio”filmina didattica - 1959

21

“La vita del ciliegio”filmina didattica - 1959

22

“Gli insetti”filmina didattica - La Scuola Editrice - 1953

23

“Gli insetti”A. Mondadori Editore - 1971, p. 87

24

Copertina del “Corriere dei Piccoli” - n. 311965

25

“Dizionario della Natura”A. Mondadori Editore - 1976, vol. II, p. 67, crisidi

26

“Il Mondo delle Farfalle”A. Mondadori Editore - 1984, p. 100, lezigene

27

“Il Mondo delle Farfalle”A. Mondadori Editore - 1984, p. 194, mirmecofilia-maculinea arion

28

“Corriere dei Piccoli” - n. 15 - 1967Gli ambienti naturali, La montagna

29

“Corriere dei Piccoli” - n. 46 - 1967La nostra terra, La storia

31

“Domenica del Corriere” - n. 71968

33

“Conoscere”F.lli Fabbri Editori - 1961, vol. X, anatri

35

“Corriere dei Piccoli” - n. 28 - 1966Gli inquilini del litorale

36

“Guida Medica”F.lli Fabbri Editori - 1966, p. 2126

37

“Guida Medica”F.lli Fabbri Editori - 1966, p. 2143

38

“I Funghi”di Gb. Bertelli - Boletus luridus

39

“I Funghi”di Gb. Bertelli - Phallus impudicus e adriami

40

Manifesto per ItalmarkStudio Mucciarelli - 1998

41

Manifesto per ItalmarkStudio Mucciarelli - 1999

42

Manifesto per ItalmarkStudio Mucciarelli - 1997

43

Concorso per un “Manifesto per le carni alternative”Fiera di Padova - Studio Mucciarelli - 1991

45

Centrale del Latte di BresciaArea Market - 1987

Indice

pag. 3 Michela Valotti, Presentazione

pag. 5 Michela Valotti (a cura di), La natura raccontata.Intervista a Gianbattista Bertelli

pag. 10 Ugo Spini, Tracce dell’illustrazione scientifica a Bresciafra Sette e Novecento

pag. 17 Le opere

IL BIBLIOFILO - 4Illustratori bresciani del Novecento - 3Gianbattista Bertelli. La natura illustrata12 febbraio - 1 marzo 2000Mostra organizzata dall’A.A.B. e dai Civici Musei di arte e storia di Brescia

Cura della mostra e redazione dei testi:Ugo Spini e Michela Valotti

Comitato organizzatore:Gianbattista Bertelli, Vasco Frati,Martino Gerevini, Giuseppina Ragusini, Carlo Zani

Cura del catalogo:Vasco Frati e Giuseppina Ragusini

Progetto grafico:Martino Gerevini

Ufficio stampa:Giuseppina Ragusini

Progetto dell’allestimento:Carlo Zani

Commissione per l’allestimento delle mostre:Pierangelo Arbosti, Ermete Botticini, Roberto Formigoni, Giuseppe Gallizioli,Giusi Lazzari, Alessandra Pelizzari, Carlo Zani

Referenze fotografiche:Piera Tabaglio, dell’archivio fotografico dei Civici Musei; Fotostudio Rapuzzi

Direzione:Giuseppina Ragusini

Segreteria:Monica Ferrata

L’A.A.B. ringrazia per la preziosa collaborazione:

Italmark; Luciano Salodini di “Area Market”; Paolo Mucciarelli;Rosanna Arici, della biblioteca dei Civici Musei;Gerardo Brentegani, assistente agli scavi dei Civici Musei.

Stampa: Arti Grafiche Apollonio - BresciaFinito di stampare nel mese di febbraio 2000Di questo catalogo sono state tirate 300 copie.