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a cura di Chiara Canali

In copertina Ester Grossi, Olive Verdi, 2011, acrilico su tela, cm 60 x 80; Written on the Hays. Universal International Pictures presents, 2011, acrilico su tela, trittico cm 150 x 60

Progetto grafico e copertinaChiara Crosti

TestiChiara CanaliPier Maria BocchiLuca Malavasi

FotografieMichele Gattuso

Mostra a cura di Chiara Canali

Coordinamento Organizzativo Silvia Berselli

Si ringraziaSimona Di BelloGiuseppe LezziIole AngeliniVincenzo ArcieriFiorenzo BaduiniEraldo BertonaAngelo BoscoAntonio CamardiMarta CanevariGloria Del CornoPaolo d’ErricoRudina LopezRaffaele PauciuloGianfranco QuainiMarco RolloAlessandra StaffieriMarco Toscani

L’artista desidera ringraziareItalian FactoryChiara CanaliGiulio ZanetHusbandA Classic EducationNico MurriPier Maria BocchiLuca MalavasiFranco La Pollala famiglia Grossi

In collaborazione con

Roma, First Gallerydal 24 febbraio al 24 marzo 2012

ESTER GROSSI

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione dei proprietari dei diritti e dell’autore.

© 2012Tutti diritti riservati Gli artisti per le opereGli autori per i testi

via Margutta 14 Roma+39.06.3230673 [email protected] www.firstgallery.it

SOMMARIO

Panoramiche in Technicolor: la suspense metaforica di Ester Grossidi Chiara Canali

Archeologia del futurodi Pier Maria Bocchi & Luca Malavasi

Written on the Hays

Funeral di Ester Grossi

Colazione sull’erbaA proposito di “Le Déjeuner sur l’herbe” di Édouard Manet

di Giulio Carlo Argan

Biografia

4.

6.

8.

34.

38.

46.

Panoramiche in Technicolor: la suspense metaforica di Ester GrossiUn brindisi alla bellezza... e alla verità, che invece è tutt’altro che bella.dal film “Come le foglie al vento” di Douglas Sirk

di Chiara Canali

Durante gli anni Ottanta del Novecen-to, l’illustrazione americana, così come la pittura e la scultura contemporanea, si lasciarono alle spalle molti dei pregiudizi che le avevano accompagnate fin dall’ini-zio del secolo. L’elemento narrativo, comunemente presente nell’illustrazione editoriale e in quella pubblicitaria, fu utilizzato veloce-mente dai pittori contemporanei al punto da minacciare di stravolgere le distinzioni gerarchiche tra arte colta e arte popolare. Un’anticipazione a questo fenomeno era stato innestato dalla corrente della Pop Art che con Andy Warhol, illustratore pub-

blicitario, James Rosenquist, pittore di cartelloni e Roy Lichtenstein, disegnato-re di fumetti, elevavano a icone culturali i simboli e i segni dell’arte commerciale e popolare, determinando una rivalutazio-ne dell’illustrazione al rango di forma ar-tistica a se stante. La televisione e il cinema con cui è cresciu-ta la generazione di artisti anni Ottanta ha costituito la fonte condivisa di questa cul-tura pop, prelevando a piene mani idee,

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soggetti e motivi, spesso con autocitazio-ni che tendono a mettere tra virgolette l’esperienza reale a favore di una finzione colta e ironica. La giovane artista Ester Grossi è sicura-mente degna erede di questo clima cul-turale, avendo conseguito una laurea in Cinema, Televisione e Produzione Multime-diale presso il DAMS di Bologna prima an-cora di dedicarsi alla ricerca artistica. Da diversi anni l’artista si rivolge con eguale abilità e pari entusiasmo alla pittu-ra (ha vinto il Premio Italian Factory per la giovane pittura italiana) e all’illustrazione (ha realizzato manifesti per teatri e festival

di cinema/musica, e ha disegnato cover per album di band musicali), scavalcando qualsiasi distinzione tra arte “alta” e arte “bassa”. La ricerca espressiva, per Ester Grossi, è in-tesa come libera contaminazione di mo-duli compositi e figurali che, a partire da temi o suggestioni, riesce ad amalgamare la commistione ricercatamente banaliz-zante dei mezzi espressivi con la natura volutamente concettuale dei temi affron-

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tati. Non è la prima volta che l’artista si confronta con il medium televisivo e cine-matografico: nel progetto Funeral punto di partenza era il serial televisivo Six Feet Under, qui il pretesto visivo viene offerto dal melodramma hollywoodiano anni Cin-quanta Come le foglie al vento (Written on the wind di Douglas Sirk) che pare incarna-re appieno il clima austero e censorio in-trodotto dal Production Code (o Hays), un codice adottato dal cinema americano dal 1930 al 1967 che consisteva in una serie di linee guida per determinare cosa fosse o non fosse “moralmente accettabile” nella produzione di film. Attraverso il codice Hays anche i centime-tri di pelle scoperta sarebbero stati “con-trollati” dalla legge assieme ai “baci ecces-sivi e lussuriosi”. L’originalità dell’operazione di Ester Grossi sta nell’aver congelato alcune scene allusi-ve e all’epoca scottanti del film e nell’aver-le riprodotte in modalità “panoramica”, mettendo in primo piano le pulsioni e le emozioni e in secondo piano le azioni. Così come Douglas Sirk gioca con la satura-zione dei toni e il Technicolor espressioni-sta per portare all’eccesso i temi narrativi, così Ester Grossi lavora sui sentimenti base del racconto tradotti secondo un vocabo-lario cromatico personale che si evidenzia nella messa in scena di tableaux sequen-ziali animati dalle ampie campiture piatte e caratterizzati dall’intenso cromatismo acrilico delle tonalità complementari. Uno stile asciutto ed essenziale che di-stilla, con grande efficacia, umori e affetti eccessivi in un gusto grafico e decò, uno stile che riproduce su tavola gli stereotipi, molto cinematografici, della “way of life” americana anni Cinquanta (le corse sulle nuove automobili, i capolavori dell’inge-gneria meccanica, la dipendenza dall’alco-ol, la passione per le donne…) e li raffred-

da in dittici, trittici o panoramiche astratte e monocromatiche. L’analisi pittorica del linguaggio cinematografico, a partire da un contesto “falsificatorio” come quello della comunicazione di massa degli anni Cinquanta, porta inevitabilmente ad un raffronto con la rappresentazione cinema-tografica contemporanea, in bilico tra sot-tolineatura neo-espressionista e citazione colta e retrò. Gli artisti della Pop Art si sono frequente-mente ispirati al repertorio di immagini offerte dal mondo del cinema, tuttavia la rilettura di Ester Grossi non intende solo coniugare il tempo della percezione pittorica con quello della durata filmica, bensì vuole favorire dei veri e propri rin-vii intertestuali che rigenerano lo statuto dell’immagine facendola entrare in una nuova forma simbolica che produce una “suspense” non narrativa, ma metaforica. Il colore rimane chiave di lettura per de-criptare i significati più profondi dell’ope-ra, in una corrispondenza immediata tra colori carichi, vivi e sintetici della tela e stati d’animo traboccanti, vertiginosi e vi-scerali. Il simbolismo evocativo delle scene e dei personaggi, collocati dall’artista in inqua-drature lunghe, apertamente teatrali e quasi plastificate, mette ancor più in luce i toni da melodramma che anticipano alcu-ni tableaux della soap opera moderna, da Dallas a Beautiful. Le opere di Ester Grossi sono dei codici visivi che, una volta risolti o decifrati, di-schiudono allo spettatore una nuova sfera intellettuale che strizza l’occhio non solo alla “bellezza” delle forme esteriori ma an-che alla “verità” dei sentimenti più intimi.

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Archeologia del futuro di Pier Maria Bocchi & Luca Malavasi

W ritten on the Hays, gli eyes del cine-ma classico. Occhi chiusi da Mr. Hays (il suo motto: “Clean up the movies”), e da un codice di dos&donts che ha permesso al cinema classico di diventare quello che è. Perché il classicismo, si sa, è il regno della regola, della costrizione, della forma da rispettare, della libertà negoziata con le buone maniere e con la sensibilità (que-stione di regimi e regime) del tempo. Nell’elenco di Hays, finiscono fuori campo gli eccessi di ogni tipo: di immagini (ses-so e molto altro ancora), di tempi (i baci troppo lunghi), di modi (i crimini descritti dettagliatamente). La sfumatura, l’ellissi, l’allusione diventa-no, di conseguenza, le stampelle dei più maliziosi (Lubitsch, Hitchcock).La casa e la famiglia – più di tutto – devo-no restare inviolati. E le passioni, di qualsiasi tipo, accennate o raffreddate nel gesto divistico.Ma poi, improvvisamente, arriva il colore. Che il codice, redatto nel 1930, non poteva neppure immaginare: quel colore pastoso, espressionista, allucinato che, a partire dai primi anni Cinquanta, invade gli schermi ormai larghi del cinema hollywoodiano – di tutto il cinema, dal musical alla comme-dia, dal western al melodramma. Sembra, dapprincipio, un semplice effetto speciale; e invece, in poco tempo, arriva a minacciare la compostezza del classici-smo hollywoodiano con un vibrato pas-sionale fino ad allora tenuto a bada dal bianco e nero (che, semmai, poteva pun-

gere lo spettatore, come negli scontri di luce dell’horror e del noir).Il lavoro di Ester Grossi parte da qui: da questo momento del cinema e della for-ma hollywoodiana (che è poi il Visibile di tutto Novecento), attraversati finalmente da possibilità anarchiche fino a quel mo-mento solo sfiorate. Un’anarchia del passionale che proprio Douglas Sirk, nei suoi melodrammi, ha saputo distillare restando tuttavia dentro il Sistema, e approfittando di quelle zone opache che i decaloghi, nella loro autore-vole cecità, dimenticano tra un ordine e l’altro. Sirk ha risvegliato quell’opacità attraverso il colore, l’ha tirata fino al limite, rovescian-

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dola dentro storie che arrivano sempre a forzare – senza mai rompere – i limiti della decenza borghese.Questa densità materica di possibilità non previste, questo movimento di corpi, linee e colori guidato da ritmi non più ordina-ti dalla sintassi classica ma condotti dalla mano spiraliforme delle passioni, agita tutte le storie e le singole inquadrature del cinema di Sirk. È un vibrato al limite del perturbante (dentro le case, tra le famiglie), che Ester Grossi lascia final-mente respirare, se non addirittura esplodere, isolando la Figura e l’Azione (il momento), stac-candole dallo spazio dello studio/set e ri-velandone tutta l’al-terità cromatica.Ma questa riscrittura non avviene contro il modello. Avviene, anzi, a par-tire da questo: con gli eyes e, soprattut-to, gli Hays del con-temporaneo. La narrazione di Ester Grossi è un’archeologia ossimori-ca del futuro: scava, riscrive, illumina, e trova – dentro, attorno, nella profondità dell’inquadratura sottratta al suo universo di cartapesta e divismo – un codice di im-plosioni tutto da decrittare. C’è, in questa pittura/confronto, il fascino di un’indagine sul rimosso e il fuori cam-po; c’è la capacità di far gridare, a distanza di decenni, l’eco di passioni e sentimenti lasciati soltanto filtrare in un cinema del compromesso, solo aperto – ma con quan-

ta suggestione! – dal Colore del futuro; c’è, nel processo di recadrage dei quadri di Ester Grossi, non una sovrapposizione ma, al contrario, un effetto di trasparenza che svela un palinsesto per metà censurato, per metà neppure immaginato. Se è vero che l’arte contemporanea, ormai lontana da ogni tentazione avanguardi-sta, non può far altro che rilanciare il dia-logo con i Modelli e i Classici e la Tradizio-ne, Ester Grossi tenta la strada al tempo

stesso più impervia e fertile. Scarta il puro citazio-nismo per risvegliare le rovine di un im-maginario già polve-rizzato dall’uso. E libera, grazie a Sirk, a partire da Sirk, al-tre storie, altre im-magini, altri colori, previsti, sussurrati, ma rimasti a lungo nascosti, usando frammenti del pas-sato per comporre una narrazione del contemporaneo e trasformando la pit-tura nella contro-scena di un sentire

che non ci appartiene più, e che ancora non apparteneva – o non poteva appar-tenere – a Sirk. Il risultato è una pittura di forze e passioni segrete, e un dialogo/confronto tra gli oc-chi e i codici (eyes&Hays) di ieri e di oggi. Una pittura di fantasmi colorati, risvegliati nel colore.

OPERE

Nella pagina seguente:Written on the Hays. Universal International Pictures presents2011acrilico su telatrittico cm 150 x 60

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At the petrol station2012

acrilico su telacm 60 x 60

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Kyle2011

acrilico su teladittico cm 140 x 100

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Sulla strada2011

acrilico su teladittico cm 60 x 160

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Olive verdi2011

acrilico su telacm 60 x 80

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Written on the Hays. Baci eccessivi e lussuriosi vanno evitati2011

acrilico su telatrittico cm 100 x 60, a fianco cm 24 x 24

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Oro nero2011

acrilico su telatrittico cm 60 x 160

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Kyle e Mich2011

acrilico su teladittico cm 80 x 160

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Rosso 1 2011

acrilico su telacm 40 x 60

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Rosso 2 2011

acrilico su telacm 40 x 60

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Rosso 3 2011

acrilico su teladittico cm 40 x 100

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Rosso 42011

acrilico su teladittico cm 60 x 120

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Marylee2011

acrilico su telacm 30 x 24

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To whisper2012

acrilico su telacm 24 x 30

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All the sun that shines, shines for you2011

acrilico su telacm 80 x 80

d’invenzione, ha chiari riferimenti al reale eppure è uno spazio che ha bisogno di uscire dalla tela. Proprio in quanto Dream Pop, l’atmosfera non è decadente, piuttosto ultraterrena; il funerale è comunque un rito di passaggio.Funeral è nata come mostra itinerante e in collaborazione con il musicista Jonathan Clancy (in arte His Clancyness) che ha creato per l’occasione una musica di sottofondo dark - gothic - sognante. Il progetto è stato presentato a gennaio 2010 presso la galleria Fabrica Fluxus di Bari, successivamente a Bologna presso lo Spazio Gianni Testoni La 2000+45 e a Reggio Emilia presso lo Spazio Gerra.

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Funeraldi Ester Grossi

F uneral è una riflessione personale sul lutto, sul funerale in quanto rituale. Il progetto ha preso forma in Abruzzo (mia regione di nascita) durante il periodo del terremoto del L’ Aquila (aprile 2009). Ad averne segnato la nascita ha contribuito non poco anche la visione del serial televisivo Six Feet Under 1. Al di là dei chiari riferimenti a livello narrativo (Six Feet Under racconta infatti le vicende di una famiglia americana di becchini ), il serial mi ha notevolmente influenzata nell’ atmosfera generale delle tele, nella scelta cromatica, nell’idea di rappresentare un funerale con un pizzico di humor nero e surrealismo.Diverse persone di cui non conosciamo l’identità, la storia, il nome, si ritrovano ad un funerale. Familiari, amici, conoscenti; ciò che notiamo è semplicemente un gioco di sguardi, visi che comunicano stati d’animo, dolore in alcuni, distrazione in altri. Altrettanto ignota è l’identità della persona defunta (volutamente non al centro dell’attenzione). Questi personaggi condividono uno spazio (il tipico cimitero all’americana con i defunti seppelliti, per l’appunto, sei piedi sotto terra), che per i suoi colori e il suo essere reso in modo essenziale appare surreale e inconcluso. L’occhio cerca inevitabilmente uno spazio “altro” che si percepisce ma non c’è; si tratta della sensazione evocata dal Dream Pop. Lo spazio rappresentato non è fantastico,

1 Six Feet Under è una serie televisiva statunitense andata in onda sul network via cavo HBO dal 21 agosto 2005 al 3 giugno 2011 riscuotendo enorme successo, in America così come nel resto del mondo.

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Funeral 122010, acrilico su tela, dittico cm 70 x 100

Funeral 6 2009, acrilico su tela, dittico cm 70 x 100

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Funeral 17 2010, acrilico su tela, dittico cm 70 x 100

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Colazione sull’erbaA proposito di “Le Déjeuner sur l’herbe” di Édouard Manet

di Giulio Carlo Argan

Il suo proposito dichiarato è essere del proprio tempo, dipingere ciò che si vede. Ma ciò non significa ritrarre la gente, narrare la cronaca del proprio tempo: era del tempo trascurare e disprezzare il carattere aneddotico o narrativo dell’opera d’arte; e l’apparente incongruità del soggetto aiutava a vedere al di fuori di ogni convenzionalità narrativa. La luce non è un raggio che colpisce i corpi, accentuando le parti sporgenti e lasciando nell’ombra le rientranti: la qualità della luce si immedesima con la qualità dei colori. Chiaro è che, se la luce s’immedesima col colore, e cioè non ha un’incidenza precisa, non può modellare la forma con i passaggi o i riscontri di chiaro scuro; e che, non essendovi un effetto volume, non può esservi un effetto corrispondente al vuoto. Non c’è più distinzione tra i corpi solidi e lo spazio che li contiene: nell’immagine (e per Manet l’immagine è la sensazione visiva) non vi sono elementi positivi e negativi, tutto si dà alla vista mediante il colore. Figure e spazio formano perciò un contesto solo: Manet non vede le figure dentro, ma con l’ambiente. Nella sensazione visiva non v’è distinzione tra le cose e lo spazio come tra contenuto e contenente. Se l’artista si propone di rendere la sensazione allo stato puro, prima che venga elaborata e corretta dall’intelletto, è perché ritiene che la sensazione

Nella pagina accanto:

Colazione sull’erba 12011

acrilico su tela e tullecm 30 x 40

Colazione sull’erba 22011

acrilico su telacm 30 x 40

sia esperienza autentica e la nozione intellettuale esperienza inautentica viziata da pregiudizi o convenzioni. Dunque la sensazione non è un dato, ma uno stato della coscienza; non solo, ma la coscienza non si realizza nell’esperienza fatta e meditata, ma nell’esperienza che si fa. Si identifica dunque con l’esistenza stessa.

Installazione presentata nell’ottobre 2011 presso la fiera d’arte di Colonia BLOOOM The Creative Industrie Art Show, Galleria Fabrica Fluxus. Opere di Ester Grossi. Suono di Husband.

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Colazione sull’erba 3 2011

acrilico su telacm 30 x 30

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Colazione sull’erba 4 2011

acrilico su telacm 30 x 30

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Colazione sull’erba 52011

acrilico su tela e smaltodittico cm 30 x70

Opera esposta presso MACRO Testaccio La Pelanda in occasione di “C’era una volta…Primo Festival di Family Artentainment di Roma Capitale” a cura di Valeria Arnaldi.

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Bellindia. Fiaba abruzzese raccolta da Antonio De Nino2011

acrilico su teladittico cm 120 x 80

Nata ad Avezzano (AQ) nel 1981. Diplomata in Moda, Design e Arredamento presso l’Istituto d’arte “Vincenzo Bellisario”, nel 2008 ha conseguito la laurea specialistica in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale presso il DAMS di Bologna. Si dedica da anni alla pittura ed ha all’attivo diverse mostre in Italia e all’estero; è vincitrice del Premio Italian Factory per la giovane pittura italiana 2010. Nel 2011 è stata invitata alla 54° Biennale di Venezia. Come illustratrice ha realizzato manifesti per festival di cinema e musica (Imaginaria Film Festival, MIAMI - Musica Importante a Milano, Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto) e cover per album di band musicali (A Classic Education). Collabora frequentemente con musicisti per la realizzazione di mostre e installazioni pittoriche-sonore.

Biografia

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ESTER GROSSI

Mostre Personali

2011 Plus Ultra-Ester Grossi & His Clancyness, a cura di Chiara Ronchini, Galleria Quattrocentometriquadri, Ancona2010 INA Assitalia Per i Giovani - Doppia Personale Ester Grossi e Silvia Ballarin, a cura di Caterina Morelli, Agenzia Generale INA Assitalia, Bologna Silenzi, a cura di Valeria Arnaldi, Teatro San Leone Magno, Roma Jack in the box, a cura di Francesca Pergreffi, Spazio Meme, Carpi (MO) Semi_Guardi, a cura di C. Ronchini, Fat/Caos Museum, Terni Sovrapensiero, a cura di Adele Dell’Erario, Galleria Spazio Gianni Testoni La 2000+45, con la collaborazione musicale di His Clancyness e performance di Murder, Bologna Funeral, a cura di Chiara Ronchini e Fabrica Fluxus, Galleria Fabrica Fluxus, con la collaborazione musicale di His Clancyness e performance di Murder, Bari2009 Dream Pop, a cura di Chiara Ronchini, Da.Co. Gallery, Terni Do you have your head in the clouds?, a cura di Be Different Milano, Be Different Showroom, Milano2007 Hidrogenesse, Imaginaria International Film Festival, in collaborazione con il fotografo Yashima Mishto, Conversano (BA)2006 Rive Gauche, a cura di Chiara Ronchini, Circolo Culturale Sesto Senso, Bologna

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Mostre Collettive

2012 C’era una volta. Primo festival di Family Artentainment di Roma Capitale, a cura di Valeria Arnaldi, Macro Testaccio-La Pelanda, Roma2011 BLOOOM The Creative Industries Art Shows, padiglione DO2, a cura di Fabrica Fluxus, Colonia The First Italian Show, a cura di Luca Beatrice, First Gallery, Roma Memento, a cura di Valeria Arnaldi, Mondo Bizzarro Gallery, Roma Summery, Galleria Spazio Gianni Testoni La 2000+45, Bologna 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia-Padiglione Italia Abruzzo, a cura di Vittorio Sgarbi, Aurum, Pescara Mostra finalisti Premio Italian Factory 2010, a cura di Chiara Canali, First Gallery, Roma De l’Esprit de L’Eau, a cura di Virginia Ryan, Fondation Charles Donwahi, Abidjan, Costa D’Avorio BLOOOM The Creative Industries Art Shows, padiglione DO2, a cura di Fabrica Fluxus, Colonia FiPOP, il Pop a Firenze, a cura di Marco Testa, Galleria Sessantaquattrorosso, Firenze Fan! Fun! Tra Fanzine ed editoria indipendente, a cura di Youthless, Spazio Gerra, Reggio Emilia Butterbrod international cultural project, a cura di Aleksandra Goloborodko e Aleksandra Guvieva- Civjane, Berlino Premio Opera per l’Opera, a cura di Artefiera e Teatro Cumunale,Teatro Comunale di Bologna, Bologna American Dream, PArtello!, evento Bolibrì, Bologna Box of Emotions, a cura di Chiara Ronchini, Da.Co. Gallery, Terni2009 Primo Premio d’Arte Contemporanea Val di Sambro, San Benedetto Val di Sambro (BO) Ondequadre 3.0, Emerging Contemporary Art Exhibition, Forte San Mattia, Verona2008 Beata Remix, a cura di Davide W. Pairone, Palazzo d’Avalos, Vasto (CH) Art.Live, Arteingenua, Chair and the Maiden Gallery, New York Re-volt: Il corpo tattile dell’immagine Fotografia Europea 2008, Ex Centrale dell’Enel, in collaborazione con il fotografo Yashima Mishto, Reggio Emilia MUSAE, Museo urbano sperimentale d’arte emergente, Bologna MUSAE, Museo urbano sperimentale d’arte emergente, Nola2007 Mastri e Maestri, Castello Piccolomini, Celano (AQ)

Illustrazioni

2011 Manifesto Teatro Lirico di Spoleto, 65a Stazione Lirica Sperimentale 2011 Manifesto MIAMI 2011 - Musica Importante a Milano2010 Copertina EP Hey There Stranger (Lefse Records, USA) dalla band A Classic Education, Manifesto Imaginaria International Film Festival, ottava edizione Copertina Youthless Magazine N.292009 Copertina 7” single Best Regards, Bailiwick Recording Company della band A Classic Education2008 Manifesto Imaginaria International Film Festival, sesta edizione Copertina First Ep della band A Classic Education2005 Manifesto Imaginaria International Film Festival, terza edizione

finito di stamparefebbraio 2012