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1 7° Congresso Nazionale della Pneumologia Organizzato da SIMeR Firenze, 04/10/2006 - 07/10/2006 ABSTRACT COMUNICAZIONI ORALI

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7° Congresso Nazionale della PneumologiaOrganizzato da SIMeR

Firenze, 04/10/2006 - 07/10/2006

ABSTRACT

COMUNICAZIONI ORALI

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INDICE

TOPIC PG

BIOLOGIA CELLULARE 1 3

BIOLOGIA CELLULARE 2 9

MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO 15

FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 21

FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 27

CLINICA 33

INFEZIONI E TUBERCOLOSI 39

PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI 45

PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA 51

FARMACOLOGIA CLINICA 57

IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA 63

EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA 71

IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE 77

ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA 83

PNEUMOLOGIA TERRITORIALE 89

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1

Title:RUOLO DEI FIBROBLASTI POLMONARI NELLA REGOLAZIONE E INDUZIONE DI LINFOCITI CD4+ CD25+REGOLATORI IN VITRO.

Authors:M. Failla (1), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Mastruzzo (1), E. Fagone (1), MP. Pistorio (1), N. Crimi (1), C.Vancheri (1)Affiliations:(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina interna e Medicina Specialistica, Sezione di MalattieRespiratorie Catania ITALYBody:I meccanismi che regolano la tolleranza immunologica comprendono classicamente la anergia e la delezione Tlinfocitaria. Recentemente, la soppressione attiva mediata dai linfociti T-regolatori ha riabilitato tra questimeccanismi il vecchio concetto di soppressione immunologica.I linfociti T-regolatori sono naturalmente presenti in circolo, possono essere indotti anche in periferia ed esistonoevidenze che dimostrano come sia possibile espandere questa sottopopolazione anche in vitro attraversodifferenti protocolli sperimentali.I fibroblasti polmonari sono in grado di modulare la risposta immunitaria, regolando la espressione di markers diattivazione linfocitaria e anche alcuni aspetti funzionali. Alcune tra queste azioni sono note rivestire un ruolocruciale nella generazione di linfociti T-regolatori.Abbiamo voluto valutare le modificazioni indotte dai fibroblasti sulle sottopopolazioni di linfociti T-CD4+, sullaloro funzione e sulla possibilita’ che i fibroblasti possano quindi modulare indirettamente il loro stato diattivazione.I fibroblasti, ottenuti da biopsie polmonari e i linfociti T-CD4+, separati immunomagneticamente da sangueperiferico venivano co-coltivati per 36h separati da una membrana semipermeabile.I fibroblasti si sono dimostrati in grado di modulare negativamente la espressione in linfociti T di citochine comeIL-2, TNF-a e INF-g, mentre citochine di tipo Th2 come IL4, IL10 e TGF-b risultavano immodificate.Le risposte mitogeniche linfocitarie alla concanavalina A o ad anti-CD3/CD28-ab risultavano ridotte dallapresenza di fibroblasti polmonari. Questo risultato e’ probabilmente dipendente dalla PGE2 prodotta daifibroblasti visto che il loro precondizionamento con indometacina aboliva del tutto la riduzione dellaproliferazione T linfocitaria.Infine, i fibroblasti inducevano un significativo aumento del numero di linfociti CD4+CD25+. Questo particolaresubset era caratterizzato da aumentati livelli di IL10 e di TGF-b. Inoltre, la espressione intracellulare di Fox-p3 edi CTLA-4, due markers proposti insieme al CD25 come carartteristici del fenotipo T-regolatorio, risultavanoaumentati in questo particolare subset.Questi dati confermano la azione immunomodulatrice dei fibroblasti polmonari su importanti aspetti del sistemaimmunitario. In particolare, la espansione della popolazione T-regolatoria dimostra come queste interazionisiano strettamente responsabili del controllo e della regolazione della risposta immuno-infiammatoria. La pienacomprensione delle reciproche interazioni tra fibroblasti polmonari e linfociti T potrebbe svelare quindi nuovimeccanismi di controllo della risposta immunitaria.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1

Title:ESPRESSIONE DELLA FORMA ATTIVATA DELLA MAP CHINASI P38 NEL PARENCHIMA POLMONARE DIFUMATORI AFFETTI DA BPCO

Authors:T. Renda (1), S. Baraldo (2), G. Pelaia (1), E. Bazzan (2), A. Papi (3), R. Maselli (1), R. Zuin (2), S.A. Marsico(4), M. Saetta (1)Affiliations:(1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY,(2) Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche e Vascolari, Università di Padova Padova ITALY, (3) Dipartimento diMedicina Clinica e Sperimentale, Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4) Dipartimento di ScienzeCardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALYBody:Lo stress ossidativo, che svolge un ruolo centrale nella patogenesi della broncopneumopatia cronica ostruttiva(BPCO), può attivare il sottogruppo p38 delle mitogen-activated protein kinases (MAPK). Pertanto, lo scopo diquesto studio è stato quello di valutare l'espressione della forma fosforilata attiva della p38 MAPK (fosfo-p38) neipolmoni di pazienti con BPCO.In particolare, al fine di individuare le cellule fosfo-p38 positive presenti negli spazi alveolari e nei setti alveolari,sono stati analizzati mediante metodiche immunoistochimiche i campioni chirurgici provenienti da 18 fumatoriaffetti da BPCO, 9 fumatori con normale funzione respiratoria, e 8 soggetti non fumatori di controllo.In termini percentuali, l'espressione di fosfo-p38 è risultata significativamente maggiore negli spazi alveolari deifumatori con BPCO (35.8%; ES 5.5), rispetto ai fumatori con normale funzione respiratoria (3.65 %; ES 1.1)(p<0.01) ed ai non fumatori (2.8%; ES 0.8) (p<0.01). Anche nell'ambito dei setti alveolari, confrontando i datirelativi ai tre gruppi di soggetti, il numero medio di cellule fosfo-p38-positive è risultato significativamente(p<0.001) superiore nei fumatori con BPCO (6.06 cellule/mm), rispetto ai fumatori con normale funzionerespiratoria (0.039 cellule/mm) ed ai non fumatori (0 cellule/mm). Inoltre, sono state riscontrate correlazioniinverse tra le quantità di cellule fosfo-p38 positive ed alcuni parametri funzionali quali il VEMS (spazi alveolari:p<0.02 e Rho = -0.5; setti alveolari: p<0.002 e Rho = -0.6) ed il rapporto VEMS/CVF (spazi alveolari: p<0.01 eRho = -0.6; setti alveolari: p<0.001 e Rho = -0.7).In conclusione, la fosforilazione della p38 MAPK sembra essere implicata nella progressione della cronicariduzione del flusso aereo tipica dei fumatori affetti da BPCO. Sebbene ulteriori approfondimenti siano necessariper delineare la sequenza degli eventi molecolari responsabili in tali individui dell'attivazione di questa via ditrasduzione dei segnali, i nostri risultati suggeriscono che la p38 MAPK possa effettivamente rappresentare unidoneo target farmacologico per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche anti-BPCO.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1

Title:L'ESPRESSIONE DELLA METALLOPROTEINASI DI TIPO 2 (MM P-2) CORRELA CON LA PROGRESSIONEDELLA BPCO

Authors:K. Lokar Oliani (1), S. Baraldo (1), E. Bazzan (1), M.E. Zanin (1), G. Turato (1), M. Miniati (2), A. Papi (3), L.M.Fabbri (4), R. Zuin (1), M. Saetta (1)Affiliations:(1) Università di Padova Padova ITALY, (2) CNR Pisa ITALY, (3) Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4)Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALYBody:Numerosi studi, soprattutto in modelli sperimentali in vivo, hanno evidenziato un possibile coinvolgimento dellemetalloproteinasi nella patogenesi della BPCO. Tuttavia non è ancora noto se tali enzimi proteolitici abbiano unruolo simile anche in vivo. Abbiamo quindi condotto questo studio per quantificare l'espressione di MMP-2 in unapopolazione di pazienti con BPCO classificati secondo gli stadi di gravità GOLD. A tale scopo abbiamoanalizzato campioni chirurgici ottenuti da 46 soggetti: 10 soggetti fumatori con BPCO grave (GOLD III/IV), 13fumatori con BPCO lieve/moderata (GOLD I/II), 12 fumatori con funzionalità respiratoria nella norma e 11 nonfumatori. L'espressione di MMP-2 è stata quantificata mediante immunoistochimica nei macrofagi alveolari enelle pareti alveolari, mentre il numero totale di macrofagi è stato valutato con una score semiquantitativo.Abbiamo dimostrato che l'espressione di MMP-2 nei macrofagi alveolari aumenta progressivamente con lagravità della malattia. Infatti, il numero di macrofagi MMP-2+ è significativamente aumentato nei soggetti conBPCO grave (mediana, range: 96, 80-99%) rispetto ai soggetti con BPCO lieve/moderata (76, 44-99%;p=0.002), ai controlli fumatori (50, 7-87%; p=0.01) e non fumatori (45, 6-64%; p=0.0001). Inoltre, anche isoggetti con BPCO lieve/moderata hanno un aumento di macrofagi MMP-2+ rispetto ai controlli fumatori(p=0.03) e non fumatori (p=0.001). Un simile aumento progressivo è stato osservato anche nel numero di celluleMMP-2+ nelle pareti alveolari e nel numero totale di macrofagi. Infine, l'espressione di MMP-2 erainversamenete correlata ai valori di VEMS (%pred) (p=0.0001; r=-0.66), di VEMS/CVF (%) (p<0.0001; r=-0.71) edi PaO2 (mmHg) (p=0.005; r=-0.49), e positivamente correlata al volume residuo (p=0.04; r=0.49) e allo scoreradiologico di enfisema (p=0.01; r=0.65).In conclusione il nostro studio dimostra che nei soggetti con BPCO c'è una aumentata espressione di MMP-2 nelparenchima polmonare che è correlata alla gravità della malattia ed al grado di enfisema. Questi datisuggeriscono che la metalloproteinasi di tipo 2 potrebbe avere un ruolo cruciale nell'evoluzione clinica dellamalattia, probabilmente promuovendo la distruzione parenchimale.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1

Title:MISURA DEL PH NELL’ESALATO CONDENSATO DI SOGGETTI O BESI CON E SENZA SLEEP APNEA

Authors:A. Depalo, A. Spanevello, GE. Carpagnano, R. Sabato, G. Cocuzzi, C. Dimatteo, C. Curci, MP. FoschinoBarbaroAffiliations:(1) Cattedra di malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALYBody:RAZIONALE ED OBIETTIVIL identificazione di nuove metodiche non invasive che possano permettere il riconoscimento e il monitoraggiodell’infiammazione delle vie aeree è da sempre un obiettivo importante della ricerca pneumologica. La misuradel pH nell’esalato condensato sembra attualmente uno dei più promettenti marker infiammatori. Nonostante siastata precedentemente dimostrata un’acidificazione del pH nell’esalato condensato di pazienti con numerosepatologie respiratorie quali asma, BPCO e fibrosi cistica, al momento non esiste alcuno studio che accerti unariduzione del pH nella sleep apnea, condizione nella cui patogenesi è stato ormai ampiamente riconosciuto unruolo centrale della flogosi delle vie aeree.Scopo del nostro studio è stato quello di accertare la possibile riduzione dei valori del pH nell’esalatocondensato di pazienti obesi con e senza sleep apnea e correlare questo marker di infiammazione delle vieaeree con parametri antropometrici e polisonnografici.METODISono stati arruolati nello studio 21 pazienti OSAS ( 12 uomini, età media 48.2±8.4), 15 obesi non apnoici (8uomini, età media 52.8±11) e 10 soggetti sani di controllo (5 uomini, età media 42±4). I 3 gruppi, simili per datiantropometrici e funzionali, si differenziavano nettamente per parametri polisonnografici ( AHI: 3.6±0.4 per icontrolli, 11.0±1.7 per gli obesi e 59.1±4.1 per gli OSAS). Il pH è stato misurato nell’esalato condensato usandoun pH-metro ( Jenway-350, England), dopo aver deaerato i campioni con argon.RISULTATIIl pH è risultato significativamente ridotto nei pazienti OSAS e negli obesi (7.52±0.52 e 7.64±0.53) rispetto aisoggetti sani (7.9±0.42; p<0,005). Abbiamo inoltre osservato la presenza di una correlazione negativa tra pHesalato e AHI, TSTSaO2<90%, circonferenza del collo e BMI.CONCLUSIONII nostri dati confermano la presenza di una flogosi nelle vie aeree non solo nei pazienti obesi affetti da sleepapnea ma anche nei soggetti obesi non apnoici e suggeriscono come la misura del pH esalato possa essereconsiderata un marker non invasivo di flogosi, per l’accertamento e il monitoraggio della infiammazione delle vieaeree in questi soggetti.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1

Title:ANGIOGENESI NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI CON E SENZA COPD

Authors:C. CALABRESE (1), V. BOCCHINO (2), A. VATRELLA (3), S. MASCITTI (1), I. PEDICELLI (1), C. MARZO (1),C. GUARINO (1), F. SQUILLANTE (2), F. IAMUNNO (4), S.A. MARSICO (1)Affiliations:(1) SECONDA UNIVERSITA' NAPOLI ITALY, (2) AZIENDA OSPEDALIERA MONALDI NAPOLI ITALY, (3)UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (4) STAZIONE ZOOLOGICA DOHRN NAPOLI ITALYBody:IL RUOLO SVOLTO DAI VASI DEL CIRCOLO BRONCHIALE NEL PROCESSO DI RIMODELLAMENTO CHESI VERIFICA NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI E' STATO FINORA SCARSAMENTE STUDIATO.IL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E' IL PIU' POTENTE ED UBIQUITARIO FATTOREANGIOGENETICO NOTO. L'INTEGRINA ALPHAVBETA3 E' UNA MOLECOLA DI ADESIONE CHE E' POCO OPER NULLA ESPRESSA DALLE CELLULE ENDOTELIALI NON ATTIVATE, MENTRE LA SUA ESPRESSIONEDA PARTE DEI CAPILLARI AUMENTA IN RISPOSTA A STIMOLI ANGIOGENETICI. UNO STUDIOIMMUNOISTOCHIMICO E' STATO ESEGUITO SU BIOPSIE BRONCHIALI PRELEVATE DA 8 SOGGETTISANI NON FUMATORI, 9 FUMATORI SINTOMATICI CON NORMALE FUNZIONE POLMONARE E 9FUMATORI CON COPD DI GRADO MODERATO (DENOMINATI RISPETTIVAMENTE, SECONDO LACLASSIFICAZIONE GOLD, COME GOLD 0 E GOLD 2). NELLA LAMINA PROPRIA DELLE BIOPSIEBRONCHIALI ABBIAMO VALUTATO: 1) IL NUMERO DEI VASI E LA PERCENTUALE DI AREA VASCOLAREUTILIZZANDO L'ANTICORPO MONOCLONALE ANTI-COLLAGENE IV; 2) IL NUMERO DI CELLULE VEGF+;3) IL NUMERO E LA PERCENTUALE DI VASI ALPHAVBETA3+. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANOCHE LA VASCOLARITA' DELLE VIE AEREE, L'ESPRESSIONE VASCOLARE DELL'INTEGRINAALPHAVBETA3 E L'ESPRESSIONE DEL VEGF SONO AUMENTATE NELLE VIE AEREE DEI FUMATORIGOLD 0 E GOLD 2 RISPETTO AI NON FUMATORI. L'ANALISI COMPARATIVA DEI DUE GRUPPI DIFUMATORI HA DIMOSTRATO CHE NEL GRUPPO GOLD2 E' PRESENTE UN NUMERO LIEVEMENTEINFERIORE DI VASI BENCHE' L'AREA VASCOLARE E LA PERCENTUALE DI VASI ESPRIMENTIL'INTEGRINA ALPHAVBETA3 NON DIFFERISCANO TRA I DUE GRUPPI; AL CONTRARIO UNAESPRESSIONE MAGGIORE DI VEGF E' STATA OSSERVATA NELLE VIE AEREE DEI FUMATORI GOLD 2RISPETTO AI GOLD 0. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANO CHE FENOMENI DI ANGIOGENESI SIVERIFICANO NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI SINTOMATICI; IL PROCESSOANGIOGENETICO NON SEMBRA TUTTAVIA IMPLICATO NELLA PATOGENESI DELLABRONCOSTRUZIONE.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1

Title:ANALISI DELLA CHITOTRIOSIDASI NELLE MALATTIE GRANUL OMATOSE POLMONARI

Authors:E. Bargagli (1), MA. Margollicci (2), A. Perrone (1), N. Nikiforakis (1), A. Luddi (2), S. Grosso (2), P. Rottoli (1)Affiliations:(1) Sezione di Malttie Respiratorie Università di Siena Siena ITALY, (2) Sezione di Pediatria Siena ITALYBody:La chitotriosidasi è una chitinasi, selettivamente prodotta dai macrofagi attivati. Livelli elevati di questo enzimasono stati osservati nel siero di pazienti con patologie da accumulo, nella beta-talassemia e nella malaria. Inoltrequesto enzima viene considerato un buon marcatore di attività dei macrofagi ed impiegato nella pratica clinicacome indicatore prognostico e di monitoraggio delle terapie nei soggetti affetti da sindrome di Gaucher.La sarcoidosi e la tubercolosi sono due malattie polmonari granulomatose caratterizzate dall’accumulo di linfocitiT e macrofagi attivati capaci di produrre numerosi mediatori ed implicati nella formazione del granuloma.Obiettivo del nostro studio era analizzare i livelli de chitotriosidasi nel siero e nel BAL di pazienti affetti dasarcoidosi e confrontarli con quelli di pazienti affetti da altre granulomatosi polmonari e con un gruppo di controllisani. A questo scopo venivano dosati i livelli sierici di questo enzima in 96 pazienti con sarcoidosi, 15 contubercolosi e 30 controlli sani. Il dosaggio della chitotriosidasi nel BAL invece è stato condotto su 38 pazienti consarcoidosi (distinti in due gruppi in base alla severità della malattia) e su 8 controlli. Livelli significativamenteelevati di chitotriosidasi venivano osservati nel siero e nel BAL dei pazienti con sarcoidosi rispetto ai controlli(p<0.01) e nel siero di pazienti con sarcoidosi rispetto ai pazienti con tubercolosi polmonare (p<0.01). Inoltrelivelli significativamente più alti di questo enzima venivano riscontrati nei pazienti con malattia progressivarispetto a quelli con sarcoidosi stabile (p<0.05). Un altro importante risultato era che i livelli sierici e del BAL dichitotriosidasi correlavano con gli stadi radiologici di malattia. Sebbene i meccanismi che inducano unaaumentata espressione a livello locale e sistemico di chitotriosidasi nella sarcoidosi siano ancora sconosciuti, èpossibile ipotizzare un potenziale ruolo dell’enzima nella patogenesi della sarcoidosi ed un suo possibile impiegocome indicatore di progressione della malattia. Ulteriori studi su casistiche più ampie sono necessari perconfermare queste osservazioni.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2

Title:RICONOSCIMENTO PRECOCE DEL COIVOLGIMENTO POLMONARE IN CORSO DI MALATTIE DELTESSUTO CONNETTIVO

Authors:A. Vatrella (1), B. Bellofiore (1), F. Perna (1), S. Spina (1), R. Scarpa (2), A. Sanduzzi (1)Affiliations:(1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università degli Studi Federico II Napoli ITALY, (2) Cattedra diReumatologia, Università degli Studi Federico II Napoli ITALYBody:Il coinvolgimento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo costituisce un evento frequente.L'interstiziopatia polmonare rappresenta la manifestazione respiratoria prevalente sia nell'artrite reumatoide (AR)che nella sclerosi sistemica progressiva (SSP).L'interessamento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo può essere identificato attraversoindagini radiologiche, funzionali e biologiche. Per quanto concerne queste ultime, solitamente si ricorre al BAL oin casi particolari alla biopsia polmonare.Una metodica d'indagine biologica alternativa, caratterizzata da scarsa invasività e quindi facilmente accettatadai pazienti, è costituita dall'espettorato indotto. Tale tecnica è stata negli ultimi anni applicata con successo allostudio dei fenomeni infiammatori in patologie delle vie aeree quali l'asma e la BPCO.Nella presente indagine abbiamo applicato la tecnica dell'espettorato indotto allo studio del pattern cellulareinfiammatorio delle vie aeree in pazienti con malattie del tessuto connettivo con recente comparsa di sintomirespiratori, confrontandolo con quello di soggetti normali. I dati biologici ottenuti dall'espettorato sono staticorrelati con quelli del BAL, nei soli pazienti con interessamento radiologico manifesto, e con altri marker dinatura radiologica e funzionale in tutti i pazienti.La popolazione studiata comprendeva 19 pazienti affetti da AR (n=12), SSP (n=6) e spondilite anchilosante(n=1). Il gruppo di controllo includeva 14 soggetti sani volontari.Ogni soggetto eseguiva le seguenti indagini: storia clinica, esame obiettivo, prove di funzionalità respiratoria(spirometria completa, DLCO ed emogasanalisi arteriosa), HRCT, espettorato indotto e, in casi selezionati, BAL.Le prove di funzionalità respiratoria hanno evidenziato una riduzione della DLCO (11 pazienti su 19presentavano un valore inferiore al 70%).Alterazioni della HRCT sono state riscontrate in 11 pazienti.L'analisi dell'espettorato indotto ha documentato una riduzione significativa della percentuale dei macrofagi edun significativo aumento dei neutrofili e dei linfociti. Non si sono invece evidenziate differenze significative perquanto concerne il numero totale delle cellule, la percentuale di eosinofili ed il rapporto CD4/CD8.I risultati della presente indagine suggeriscono che l'analisi citoimmunologica dell'espettorato indotto può fornireelementi utili relativi al coinvolgimento immunoflogistico delle vie aeree in pazienti con malattie del tessutoconnettivo.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2

Title:INIBIZIONE FARMACOLOGICA DEI LEUCOTRIENI IN UN MODE LLO ANIMALE DI FIBROSI POLMONAREINDOTTA DA BLEOMICINA.

Authors:M. Failla (1), T. Genovese (2), E. Mazzon (2), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Muia' (2), M. Sortino (3), N. Crimi(1), A. Caputi (2), S. Cuzzocrea (2), C. Vancheri (1)Affiliations:(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di MalattieRespiratorie. Catania ITALY, (2) Universita' di Messina, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. MessinaITALY, (3) Universita' di Catania, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Catania ITALYBody:I leucotrieni hanno recentemente assunto un importante ruolo nella patogenesi della fibrosi polmonare idiopatica(FPI). Si ritrovano aumentati nel BAL e in sezione istologiche di pazienti affetti da FPI, inoltre il ruolo di questieicosanoidi è stato ben caratterizzato nel modello animale di fibrosi polmonare indotta da bleomicina, utilizzandodifferenti modelli animali con specifiche delezioni genetiche degli enzimi chiave nella via metabolica che portaalla sintesi di leucotrieni.In questo studio abbiamo valutato l’efficacia di un approccio di tipo farmacologico con anti-leucotrieni nellosviluppo del danno polmonare indotto da bleomicina in animali trattati con Zileuton, un inibitore della 5-LO e conMK-571, un antagonista recettoriale dei cisteinil leucotrieni.Gli animali sono stati sottoposti a somministrazione intratracheale di bleomicina o soluzione salina e trattatirispettivamente con MK-571 (1mg/Kg) o Zileuton (50mg/Kg) tramite l’utilizzo di minipompe osmotiche impiantatechirugicamente nel sottocutaneo o bolo orale, rispettivamente.Una settimana dopo l’induzione della fibrosi venivano effettuate la valutazione istopatologica di sezionipolmonari con il metodo van Gieson per il dosaggio del collagene, la valutazione dell’edema polmonare, l’analisiimmunoistochimica per la mieloperossidasi, IL-1, TNF-alfa e infine conte cellulari totali e differenziali da BAL.Sia gli animali trattati con MK-571 che quelli trattati con Zileuton dimostravano una minore suscettibilita’ al dannoda bleomicina cosi’ come dimostrato da: (i) mantenimento del peso corporeo, (ii) riduzione della mortalità, (iii)ridotta infiltrazione polmonare di leucociti e polimorfonucleati, (iv) ridotto edema polmonare, (v) riduzione a livelloistologico del danno polmonare e della deposizione di collagene, (vi) riduzione dello staining permieloperossidasi polmonare, IL-1 e TNF-alfa.Questo è il primo studio che mostri come l’inibizione farmacologica dell’attività dei leucotrieni può ridurre il dannoe la fibrosi polmonare indotta da bleomicina nell’animale da laboratio.Queste due classi di farmaci gia’ utilizzate nella terapia dell’asma bronchiale, potrebbero quindi essere testateper il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica, una malattia ancora priva di una efficace opzioneterapeutica.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2

Title:STUDIO DEL RUOLO DELLE CELLULE DELL'IMMUNITA' INNAT A E DEI LINFOCITI T REGOLATORINELLA SARCOIDOSI POLMONARE (PS) E NELLA FIBROSI POL MONARE IDIOPATICA (IPF)

Authors:N. STANFLIN (1), S. ORSI (1), M.G. GIUDIZI (2), R. BIAGIOTTI (2), R. DURANTI (2), F. ALMERIGOGNA (2), F.FASSIO (2)Affiliations:(1) BRONCOLOGIA MEDICA AOUC FIRENZE ITALY, (2) MEDICINA INTERNA UNIVERSITA' DEGLI STUDI DIFIRENZE FIRENZE ITALYBody:Sono state esaminate le componenti cellulari del BAL in pazienti affetti da IPF (n=9) e da PS (n=8). Abbiamoconcentrato la nostra attenzione sulle cellule dell'immunità innata (macrofagi -Mf- e cellule Natural Killer -NK) esui linfociti con funzione regolatoria (Treg).I Mf possono esprimere diversi programmi funzionali. I Mf polarizzati in senso M1e M2 sono gli estremi di un"continuum" di stati funzionali. Gli M1 sono coinvolti nella risposta Th1 e producono citochine proinfiammatorie;gli M2 modulano la risposta infiammatoria e promuovono il rimodellamento tissutale. Gli M1 e gli M2 sono statida noi identificati mediante l'espressione rispettivamente del CCR7 e del CD23 (Mantovani A. et al. TrendsImmunol. 2004;25:677-86). Nei pazienti affetti da IPF i valori percentuali e assoluti di M2 nel BAL sono risultatiaumentati significativamente rispetto ai valori riscontrati nei pazienti affetti da PS (16,5% vs 4,7% di Mf; p<0.05).Nessuna differenza invece è stata evidenziata a livello dei Mf M1.E' noto da tempo che le cellule NK sono coinvolte nelle malattie infiammatorie. La valutazione delle cellule NK(CD3-CD56+ e CD3-CD16+) nel BAL ha mostrato un aumento dei valori percentuali e assoluti di tali cellule nellaIPF rispetto alla PS (p<0.05), mentre tali differenze non sono state riscontrate nel sangue periferico.Si pensa che i Treg siano coinvolti nei meccanismi di regolazione sia della risposta immune innata sia di quellaspecifica (O'Garra A. et al. . Nat Med 2004;10:801-5). E' stata valutata la frequenza dei Treg(CD4+CD25+bright) nel BAL e nel sangue periferico: la percentuale dei Treg nel BAL dei pazienti affetti da IPF èrisultata significativamente aumentata rispetto a ciò che è stato evidenziato nella PS (5% vs 2,1% dei linfociti;p<0.05); tale differenza non era riscontrabile a livello del sangue periferico.Questi dati nel loro insieme suggeriscono che Mf, NK e linfociti Treg svolgano un ruolo importante nellaregolazione e nell'evoluzione dei processi infiammatori polmonari.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2

Title:SPESSORE DELLA MEMBRANA BASALE (BM), RISPOSTA BRONC HIALE ALLA METACOLINA (MCH) ECONTA EOSINOFILICA NEL BAL IN SOGGETTI CON ASMA LIE VE MODERATO DI ORIGINE ATOPICA EDA GER

Authors:C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), M. VISCONTI (1), RW. DAL NEGRO (1)Affiliations:(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VERONA ITALYBody:Il processo infiammatorio ed il remodelling che determinano la patologia asmatica sono il frutto di una complessainterazione fra mediatori e diversi tipi cellulari. Cellule epiteliali e mesenchimali, mediante il rilascio di citochine,chemochine e fattori di crescita, inducono la persistenza dell'infiltrato infiammatorio e alterazioni strutturali dellaparete bronchiale, fino all'incremento di spessore della membrana basale (MB). Scopo dello studio è stato quellodi paragonare la conta eosinofila nel BAL e lo spessore della MB in soggetti con asma lieve di origine atopico edi asma lieve da reflusso gastro-esofageo (GER). Metodi. Dopo aver ottenuto il consenso informato scritto, sonostati studiati 31 soggetti asmatici non fumatori: 8 con asma atopico lieve (AAL; 32 - 63a, 4 m, FEV1 = 94.8%pred. 9.9sd);8 con asma atopico moderato (AAM;, 30 - 64 a, 4m., FEV1 = 68.6% pred. 8.8 sd;) 8 con asmalieve non-atopico e GER - correlato (AL-GER 24 - 64 a, 2 m, FEV1 = 96.2 % pred. 7.7 ds) e 7 con asmamoderato non-atopico e GER-correlato (AM-GER; 36 - 64 a, 3m, FEV1 = 66.6 % pred. 4.7 ds). Tutti i soggettisono stati sottoposti a biopsia endobronchiale, BAL e broncostimolo con Mch. Lo spessore della MB è statoespresso in micron e la conta eosinofila in % conta totale. Statistica: Wilcoxon test, accettando p < 0.05 .Risultati: vedi tab. 1.Tab.1 AAL AL-GER p AAM AM GER pFEV1 94.8 + 9.9 96.0 + 6.7 NS 68.6 + 8.8 66.6 + 4.7 nsBMT 5.0 + 2.0 2.8 + 1.3 < 0.03 6.3 + 2.1 7.3 0.05 nsEOS 16.2 + 6.8 4.6 + 5.4 < 0.001 27.1 + 12.4 19.2 + 4.1 ns1) l’asma da GER risulta caratterizzato da una MB più sottile; 2) anche gli eosinofili risultano ridotti in talicircostanze; 3) quando la componente eosinofila è più evidente (come nel caso dell’asma moderato) lo spessoredella MB risulta indistinguibile nei due gruppi di asmatici, indipendentemente dall’etiologia dell’asma stesso; 4) idati preliminari di questo studio pilota sembrano suggerire l’ipotesi che l’asma GER-correlato possarappresentare un’ entità nosologica del tutto peculiare, per lo meno nei suoi più precoci stadi evolutivi

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2

Title:EFFETTI DELLE VARIAZIONI CLIMATICHE SULLE CELLULE D ELLL'ESPETTORATO INDOTTO INMARATONETI AMATORIALI

Authors:MR. Bonsignore (1,2), L. Chimenti (1), A. Paterno' (1), A. Bonanno (2), A. Merendino (1), A. Mirabella (1), M.Vultaggio (3), G. Morici (4), G. Bonsignore (2), V. Bellia (1)Affiliations:(1) DIMPEFINU, Università di Palermo Palermo ITALY, (2) ist . di Biomedicina e Immunol Molecolare CNRPalermo ITALY, (3) AMIA Palermo ITALY, (4) DIMES, Università di Palermo Palermo ITALYBody:La risposta delle cellule delle vie aeree all'allenamento e all'esercizio acuto in atleti non-asmatici che vivono inclima moderato non è stata finora studiata in modo sistematico. Abbiamo raccolto campioni di espettoratoindotto per studiare la composizione cellulare e l'apoptosi (TUNEL) in 9 maratoneti amatoriali (età media ±SD:40±4 anni, allenamento: 85±26 km/settimana) a riposo 3 giorni prima di una gara, e il mattino post-gara inNovembre 2004 (Autunno; 21 km, temperatura media, T: 16±1°C, umidità, H: 53±5%), Febbraio 2005 (Invern o,12.5 km, T: 7±2°C, H: 48±5%) e Luglio 2005 (Estate; 10 km, T: 27.5±2°C, H: 48±5%). Le concentrazioni d iinquinanti nell'aria erano inferiori alla soglia di attenzione in tutte le occasione di campionamento. Lacomposizione e la cellularità dell'espettorato indotto non cambiavano in accordo alla stagione nonostante grandivariazioni di T ed una tendenza verso un'aumento della concentrazione di ozono in Estate. La conta differenzialemedia di neutrofili (PMN) nell'espettorato indotto dei maratoneti erano 52.2% delle cellule totali a riposo, etendevano ad aumentare dopo l'esercizio (67.7%) independentemente dalla stagione. L'apoptosi cellulare eramaggiore in Estate (45% delle cellule totali) e minima in Autunno (11%, p<0.05) e la maggioranza delle celluleapoptotiche erano PMN (range 53-90% delle cellule apoptotiche) in tutte le stagioni. Le conte delle celluleepiteliali bronchiali (BEC) erano basse in tutti i campioni (media 4.3% a riposo, 3.5% post-esercizio) ma il lorocontributo all'apoptosi aumentava nei campioni post-esercizio (dal 2% al 14% delle cellule apoptotiche totali,p<0.05) indipendentemente dalla stagione. I nostri dati suggeriscono che l'apoptosi dei PMN nelle vie aeree puòessere un meccanismo coinvolto nel controllo dell'infiammazione delle vie aeree in atleti che vivono in climimoderati, mentre l'apoptosi delle BECs potrebbe indicare danno epiteliale indotto dall'esercizio intenso, aprescindere dalle condizioni climatiche.

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Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2

Title:ANALISI DEI PROCESSI OSSIDATIVI NEL BAL DI PAZIENTI CON INTERSTIZIOPATIE POLMONARI

Authors:E. Bargagli (1), C. Vagaggini (1), F. Penza (1), MG. Perari (1), R. Filippi (1), P. Rottoli (1)Affiliations:(1) Sezione di Malattie Respiratorie Università di Siena Siena ITALYBody:E’ stato ipotizzato che lo stress ossidativo possa contribuire alla patogenesi delle interstiziopatie polmonaridiffuse (DLD) e che un buon marcatore di danno ossidativo sia la formazione di proteine car. In questo studioabbiamo quantificato i livelli di proteine carbonilate nel BAL di pazienti con sarcoidosi, fibrosi polmonareassociata a sclerosi sistemica, fibrosi polmonare idiopatica e per la prima volta in un gruppo di pazienti conpolmonite da ipersensibilità e con polmonite eosinofila cronica. Il nostro obiettivo era quello di approfondire lenostre conoscenze sul ruolo dei processi di carbonilazione proteica nella genesi delle DLD.La popolazione studiata era costituita da 22 pazienti con sarcoidosi, 15 con fibrosi polmonare idiopatica, 13 confibrosi polmonare secondaria a sclerosi sistemica, 7 con alveolite allergica, 6 con polmonite eosinofila cronica(sottoposti a broncoscopia per motivi diagnostici o di follow-up) e 8 sani. La diagnosi di malattia era basata suicriteri diagnostici internazionali, i soggetti era non fumatori, non eseguivano terapie al momento dellabroncoscopia, erano regolarmente seguiti presso il Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi e le altreInterstiziopatie in Siena.Una concentrazione significativamente differente di proteine ossidate era osservata nei pazienti con DLD siacomplessivamente che singolarmente rispetto ai controlli (p<0.001). L’aumento delle proteine carbonilate nelBAL dei pazienti con interstiziopatia polmonare suggerisce la presenza di uno squilibrio tra ossidanti edantiossidanti a livello alveolare.Ulteriori studi su casistiche più ampie sono necessari per stabilire il contributo dello stress ossidativo nellapatogenesi delle DLD e in particolare della alveolite allergica estrinseca in cui sono stati identificati i livelli più alti.

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Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO

Title:INSULINO-RESISTENZA ED INSULINO-SENSIBILITÀ NEI PAZ IENTI CON APNEA DEL SONNO

Authors:L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), V. Asero (1), R. Campisi (1), R. Polosa (1), N. Ciancio (1), G. Di Maria (1)Affiliations:(1) Dip. Medicina Interna e Medicina Specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALYBody:Recenti studi suggeriscono che l’apnea ostruttiva del sonno aumenta il rischio di sviluppare diabete mellito ditipo 2. Lo scopo del presente studio è quello di valutare se l’apnea ostruttiva del sonno (OSA) rappresenti unfattore di rischio per l’insulino-resistenza e insulino-sensibilità, usando indici surrogati del metabolismo glucidico.Abbiamo studiato una popolazione di 94 (61 maschi) soggetti valutati nel nostro Laboratorio del Sonno per ilsospetto di OSA. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a polisonnografia notturna standard (Compumedics S-Series). L’indice HOMA, un induce di insulino resistenza e l’indice QUICKI, un indice di insulino-sensibilità, sonostati calcolati dai valori di glucosio e di insulina ottenuti al mattino a digiuno. Abbiamo confrontato 37 pazienticon indice di apnea/ipopnea (AHI)<15 (controlli, valori medi di AHI 11.1&#61617;1.1, età 52.6&#61617;2.9 anni,BMI 29&#61617;2.9) e 57 pazienti con AHI>20 (OSA, valori medi di AHI 55.2.1&#61617;2.0, età55.2&#61617;2.0 anni, BMI 33&#61617;1.1). L’indice HOMA era 2.72&#61617;0.4 e 4.89&#61617;1.0, neicontrolli e negli OSA, rispettivamente (P<0.05), mentre l’indice QUICKI era 0.37 &#61617;0.03 e 0.34&#61617;0.01 nei controlli e negli OSA, rispettivamente (P=NS). Quando i soggetti erano suddivisi in base alBMI (soggetti con BMI<30 e BMI >30) l’indice HOMA restava significativamente più elevato nei pazienti conOSA rispetto ai controlli (1.72&#61617;0.3 vs 2.4&#61617;0.4, controlli vs OSA, nel gruppo con BMI<30 e2.7&#61617;0.5 vs 5.8&#61617;1.3, controlli vs OSA, nel gruppo con BMI>30) mentre non si osservava alcunadifferenza nei valori di indice QUICKI. Tutti questi dati suggeriscono che, indipendentemente dall’obesità,l’insulino resistenza, ma non l’insulino-sensibilità, è aumentata nei pazienti con apnea ostruttiva del sonno.

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Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO

Title:CAMBIAMENTO NELL’ATTIVITÀ DEL BARORIFLESSO NELL’APN EA OSTRUTTIVA DEL SONNO: CAUSAO CONSEGUENZA?

Authors:L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), L. Bernardi (2), V. Asero (1), G. Di Maria (1)Affiliations:(1) Istituto Medicina Interna e Medicina specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALY,(2) IRCCS S. Matteo Pavia Università di Pavia ITALYBody:Il legame tra le anormalità del sonno e i meccanismi riflessi nel controllo della pressione sanguigna non è chiaro.Sebbene sia ormai risaputo che le alterazioni presso rie seguono le alterazioni respiratorie passivamente, i ciclidi apnea/iperventilazione, strettamente correlati con l’attività ciclica simpatovagale, suggeriscono una piùcomplessa interazione tra le influenza respiratorie e cardiovascolari. Per verificare l’ ipotesi di una interazionereciproca tra i meccanismi di controllo respiratori e cardiovascolari nell’apnea ostruttiva del sonno (OSA),abbiamo monitorato il flusso respiratorio, la saturazione di ossigeno (SpO2), la frequenza cardiaca (intervalloRR), e la pressione arteriosa sistolica (SBP) e diastolica (SDP) in continuo (Portapres©) in 22 soggetti con OSA(AHI 50.3±5.5 media±SEM). Sequenze di intervallo RR, SBP e SDP durante cicli di apnea/iperventilazione dialmeno 5 minuti sono stati analizzati attraverso variazioni nel tempo per ottenere il valore del baroriflessoarterioso (BRS) battito per battito, con il metodo alfa. Tutti i segnali mostravano variazioni cicliche alla frequenzadel ciclo di apnea/iperventilazione (38.1±1.9 secondi). Abbiamo pertanto paragonato le relazioni di fase traBRS, ventilazione, frequenza cardiaca e SpO2 durante il ciclo di apnea/iperventilazione e abbiamo trovato chela pressione diastolica e quella sistolica e il flusso erano in fase tra loro (< di 10° ), ma esattame nte inopposizione di fase (180°) con BRS (179.4±7.0°) e R R (152.7±6.1°), ciononostante la saturazione arteri osaprecedeva il flusso, SBP e DBP da 142.5±8.9°. Quest a peculiare relazione di fase suggerisce che le fluttuazionidel baroriflesso non seguono semplicemente le anormalitàrespiratorie, ma contribuiscono attivamente a mantenere le oscillazioni apnea/iperventilazione nell’OSA.

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Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO

Title:SLEEP APNEA OSTRUTTIVA (OSA) E STRESS OSSIDATIVO (S O).

Authors:R. SABATO (1), A. DEPALO (1), G.E. CARPAGNANO (1), P. BONFITTO (1), P. PALLADINO (1), M.G.CAGNAZZO (1), C. GRAMICCIONI (1), M.P. FOSCHINO BARBARO (1)Affiliations:(1) IST. MALATTIE APPARATO RESPIRATORIO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI FOGGIA ITALYBody:INTRODUZIONE: I DISTURBI RESPIRATORI SONNO-RELATI SONO ASSOCIATI AD UNA AUMENTATAMORBILITA' E MORTALITA' CARDIOVASCOLARE. LE BASI PATOGENETICHE DI QUESTA ASSOCIAZIONENELL'OSA SONO POCO CONOSCIUTE, MA UNO DEI POSSIBILI MECCANISMI POTREBBE ESSERE LOSO, OVE I RADICALI LIBERI DELL'OSSIGENO, PRODOTTI IN RISPOSTA AGLI EPISODI DI IPOSSIEMIA-IPEROSSIA OSA-CORRELATI, INDUCONO DANNI VASCOLARI E QUINDI INCREMENTANO IL RISCHIOCARDIO-VASCOLARE. SCOPO: INDAGARE LA PRESENZA DI SO A LIVELLO SIERICO IN UN GRUPPO DIPAZIENTI AFFETTI DA OSA MODERATO-SEVERA E IN UN GRUPPO DI SOGGETTI SANI NON OSA.METODO: ABBIAMO MISURATO AL MATTINO, AL RISVEGLIO, I VALORI SIERICI DI MARKERS DIRETTI(ROMS) E INDIRETTI (OMOCISTEINA) DI SO IN UN CAMPIONE DI 17 PAZIENTI AFFETTI DA OSAMODERATO-SEVERA (15M/2F) COMPLICATA DA COMORBIDITA' CARDIO-VASCOLARI (IPERTENSIONEARTERIOSA E CARDIOPATIA ISCHEMICA) IN FASE DI STABILITA' E IN UN GRUPPO DI PAZIENTI SANINON OSA (6M/6F), QUALE GRUPPO DI CONTROLLO. LA DIAGNOSI DI OSA ERA STABILITA CONAHI>10/H E SINTOMATOLOGIA DIURNA SUGGESTIVA. LE CARATTERISTICHE DEI DUE CAMPIONIERANO LE SEGUENTI (VAL.MEDIO±DS): GRUPPO OSAS - ETA' 54.2±10, BMI 34.6±6.6, ESS 9.8±5.3, AHI51.0±16.2, ODI 45.1±21.8, SAO2 NADIR 88.1±4.0, TEMPO DI LETTO CON SAO2<90% 20.2±15.3,OMOCISTEINA 13.1±6.4 E ROMS 302.2±44.4; GRUPPO SANI NON OSAS - ETA' 47.0±6.2, BMI 35.8±6.4,ESS 5.5±1.6, AHI 6.1±1.2, ODI 4.0±2.6, SAO2 NADIR 91.6±2.2, TEMPO DI LETTO CON SAO2<90% 0.5±10.2,OMOCISTEINA 8.8±3.4 E ROMS 307.9±100.4. RISULTATI: NEL GRUPPO DEI PAZIENTI OSA, SIEVIDENZAVA UN SIGNIFICATIVO INCREMENTO DELL'OMOCISTEINA RISPETTO AL GRUPPOCONTROLLO (P=0.04); INVECE NON VI ERANO DIFFERENZE SIGNIFICATIVE NEL DOSAGGIO DEI ROMSNEI DUE GRUPPI (P=0.83). INOLTRE, NEI PAZIENTI OSA, I VALORI DELL'OMOCISTEINA SIERICA NONPRESENTAVANO CORRELAZIONI SIGNIFICATIVE CON I PARAMETRI POLIGRAFICI NOTTURNICONSIDERATI. CONCLUSIONI: I RISULTATI PRELIMINARI DEL NOSTRO STUDIO, HANNO MESSO INEVIDENZA IL POSSIBILE COINVOLGIMENTO DELLO SO NELL'OSA MODERATO-SEVERA OVE IL VALORESIERICO DELL'OMOCISTEINA, QUALE MARKER INDIRETTO DI SO, ERA AUMENTATO, MENTRE QUELLODEI ROMS, MARKER DIRETTO DI SO, ERA SOVRAPPONIBILE A QUELLO DEI SOGGETTI SANI.PERTANTO, POSSIAMO IPOTIZZARE IL RUOLO DELL'OMOCISTEINA QUALE MARCATORE PRECOCE DISO E DI DANNO VASCOLARE. LA PRODUZIONE DI ROMS, ESPRESSIONE DI UN DANNO OSSIDO-RIDUTTIVO DIRETTO, POTREBBE ESSERE PRECEDUTA, ALMENO IN PARTE, DALLA LIBERAZIONE DIMARCATORI INDIRETTI DI SO.

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Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO

Title:ALTERAZIONI RESPIRATORIE DURANTE IL SONNO IN UN GRU PPO DI PAZIENTI AFFETTI DASCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA

Authors:D. BONARDI (1), D. COLOMBO (1), C. MISURACA (1), A. FUMAGALLI (1), EE. GUFFANTI (1)Affiliations:(1) INRCA IRCCS PNEUMOLOGIA RIBILITATIVA Casatenovo (LC) ITALYBody:La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurologica degenerativa che richiede completevalutazioni respiratorie. L' insufficienza respiratoria è infatti la causa più frequente di morte nei pazienti affettida SLA. Al fine di identificare elementi utili a prevenire l' insorgenza acuta dell' insufficienza respiratoria checondurrebbe inevitabilmente all' intubazione con conseguente ventilazione meccanica invasiva e quasiinevitabile successiva tracheotomia, particolare attenzione è stata dedicata allo studio della respirazionenotturna.La nostra casistica si compone di 48 pazienti affetti da SLA, età media 57,4 (30-75) sottoposti a monitoraggiocardiorespiratorio notturno.37/48 pazienti (77%) presentavano AHI <10 eventi/h; 16/48 (33%) trascorrevano più del 20% del tempo diregistrazione con saturazioni <90%; 24/48 (50%) mostravano una media dei nadir di saturazione <90%.Gli eventi respiratori notturni erano principalmente rappresentati da ipopnee di origine centrale.Abbiamo successivamente suddiviso la casistica in pazienti che non presentavano segni di interessamentobulbare (NB) (31%) e pazienti che presentavano invece chiari segni di interessamento blbare (B) (69%)Fra i due gruppi non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nei parametri registrati:- saturazione media notturna 93,4% nei NB vs 92,6% nei B;- media dei nadir di saturazione 87,5 nei NB vs 86,4 nei B- tempo trascorso con saturazioni <90% 18,8% nei NB vs 27,2% nei BI dati appaiono in sintonia con quando riferito dalla letteratura internazionale: elevata variabilità della presenzadi disturbi respiratori durante il sonno nelle SLA ; presenza di AHI superiore a 10 in circa il 30% dei casi; noncorrelazioni significative fra severità dei disturbi respiratori ed interessamento bulbare.Pur considerando la complessità della patologia e l' apparente non significatività dei dati emersi dallavalutazione della nostra casistica, riteniamo che la conoscenza precisa dell' andamento notturno dei parametrirespiratori sia di fondamentale importanza per la scelta del momento più utile all' inizio della ventilazione noninvasiva, attualmente unica possibile alternativa all' intubazione ed alla conseguente ventilazione invasiva pervia tracheostomica.

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Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO

Title:IPERTENSIONE LIEVE NELLA SLEEP APNEA: DANNO MICROCI RCOLATORIO

Authors:O. Resta (1), MT. Seccia (1), R. Clemente (1), P. Carratù (1), E. Boniello (1), D. Longo (1), V. Specchia (1), P.Nazzaro (1)Affiliations:(1) Malattie Apparato Respiratorio, Università Bari Bari ITALYBody:Vari studi hanno dimostrato che la sleep apnea (OSAS), spesso associata all’ipertensione arteriosa, costituisce,di per sè, un grave fattore di rischio cardiovascolare. Scopo del nostro studio è stato quello di riconoscere sel’OSAS aggravasse il danno microcircolatorio in soggetti ipertesi. Un gruppo di 46 ipertesi essenziali di lievegravità non trattati, sottoposti a polisonnografia sono stati divisi in base al grado di OSAS (AIMS/AIPO: TST90:tempo% a SaO2<90%; RDI: apnee+ipopnee per ore di sonno; EEP: sonnolenza diurna), in 2 gruppi, con simileetà (49±3 vs 53±2), abitudine al fumo e profilo metabolico. (m±s.e.*:p<0.5,**:p<0.1, ***:p<0.01)

n° TST 90 RDI PaO2 SaO2 EEPOSAS1 21 0.90±0.43 8.5±1.7 88.4±2.9 96.5±0.3 9.6±1.3OSAS3 26 38.3±5.1** 56.2±4.3*** 77.6±2.7** 94.7±0.7* 13.2±1.2*Quindi, sono stati sottoposti a monitoraggio ambulatorio pressorio diurno (day:08.00-22.00) e notturno(night:24.00-06.00) ed antropoplicometria.

SBP/DBPday SBP/DBPnight BMI BSA Circ. colloOSAS1 130±2/82±2 119±3/73±2 28.9±1.1 1.94±0.06 40±0.8OSAS3 134±2/85±2 132±3/81±2** 35.7±1.7*** 2.14±0.05** 44 ±0.8***Mediante video capillaroscopia del campo medio periungueale del 2° e 4° dito e del terzo prossimale e distaledell’avambraccio non dominante, è stato determinato l’indice di capillarizzazione (CAPIN=n/BSA), mentre lacapillarizzazione successiva alla congestione venosa (CVC), ed il successivo reclutamento (GAIN), evidenzianol’entità del danno funzionale micocircolatorio.

CAPIN CVC GAINOSAS1 17.3±0.9 51.2±2.2 14.1±1.7OSAS3 15.2±0.6* 58.1±1.6* 20.3±1.2***Nell’equazione della regressione multipla lineare per CAPIN e GAIN, quali variabili dipendenti, sono entraterispettivamente TST90 (&#61538;= -0.516**) e RDI(&#61538;=0.311**).I risultati indicano che il grado di OSAS è associato a diminuita ossigenazione periferica e ridotta caduta deivalori pressori notturni, riferibile questa, secondo vari Autori, ad un incremento del tono simpatico centrale.Inoltre, i pazienti, presentano anche una ridotta capillarizzazione ed una rarefazione funzionale capillare chepossono rappresentare un incremento del rischio cardiovascolare.

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Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO

Title:LA SEVERITÀ DELLA SINDROME DA APNEE OSTRUTTIVE È AS SOCIATA CON ELEVATI LIVELLI DILEPTINA NELL’ESALATO CONDENSATO INDIPENDENTEMENTE D ALL’OBESITÀ.

Authors:D. Lacedonia (1), P. Carratù (1), GE. Carpagnano (2), MA. Ardito (1), G. Di Gioia (1), MP. Foschino (2), O.Resta (1)Affiliations:(1) Malattie Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Bari Bari ITALY, (2) MalattieApparato Respiratorio,Università degli Studi di Foggia Foggia ITALYBody:Introduzione : i livelli di leptina sierica sono stati trovati più elevati in pazienti obesi con sindrome delle apneenotturne (OSAS) che in pazienti obesi senza tale sindrome. Le concentrazioni di leptina nelle vie aeree non èstata invece mai misurata.Scopo dello studio: Valutare l’espressione di leptina nell’espettorato indotto e misurare i livelli di leptinanell’esalato condensato e nel plasma di pazienti obesi con o senza OSAS.Metodi: sono stati esaminati 4 gruppi di soggetti con le stesse caratteristiche antropometriche :1) 15 pazientiobesi con OSAS (OO), 2) 8 pazienti non obesi con OSAS (NOO), 3) 10 pazienti obesi senza OSAS (ONO), 4)10 soggetti non obesi senza OSAS, arruolati come gruppo controllo ( C ). L’espressione di leptina è statamisurata nell’espettorato indotto con una tecnica immunocitochimica .Risultati: le concentrazioni di leptina sono risultate più elevate nell’esalato condensato del gruppo OO(4.8±0.8ng/ml) che nel gruppo NOO( 4.3±0.4 ng/ml, p<0.05) e ONO (4.3±0.4ng/ml, p<0.05). In tutti i gruppi sono statemisurate comunque, le concentrazioni maggiori che nel gruppo controllo(C) (p<0.01). Inoltre i livelli di leptinacorrelavano positivamente con l’indice di apnea/ipopnea, con l’indice di massa corporea, con la circonferenzadell’addome e del collo (p<0.01). I livelli di leptina nel plasma sono risultati più elevati nei soggetti obesi che neisoggetti non obesi con OSAS ( 39.5±3.0 ng/ml vs. 32.2±4.7ng/ml, p<0.05). I livelli di leptina sierica correlavanoinoltre con l’indice di massa corporea ma non con l’indice di apnea/ipopnea. Infine i livelli di leptina nell’esalato disoggetti con OSAS diminuivano dopo due notti di trattamento con CPAP nasale (p<0.05).

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1

Title:INDICI DELLA SCINTIGRAFIA DI VENTILAZIONE NELL'ASMA CORRELA CON GLI INDICI DIFUNZIONALITA' DELLE GRANDI E PICCOLE VIE AEREE

Authors:E. Polverino (1), E. Garbella (1), P. Fazzi (1), R. Albertelli (1), C. Spanu (1), A. Di Franco (1), P. Paggiaro (1)Affiliations:(1) Servizio di Fisiopatologia Respiratoria, Università di PIsa Pisa ITALYBody:Il coinvolgimento delle piccole vie aeree nell'asma e la scelta di indici funzionali specifici di tale fenomeno sonoancora oggi temi irrisolti. Abbiamo studiato i parametri funzionali spirometrici e la distribuzione della ventilazionepolmonare eseguita con l'inalazione di microparticelle marcate con tecnezio radioattivo, in undici pazienti affettida asma lieve-moderato (VEMS: 53-112% del pred.). Tali pazienti, trattati regolarmente con cortisonici inalatori ebeta2-agonisti long acting, sono stati studiati dopo 24 ore di sospensione terapeutica in due giornate differenti,dopo placebo o 200 mcg di salbutamolo inalato. Le misurazioni includevano: 1) CVF, VEMS, FEF50; 2) volumedi chisura (VC), capacità di chiusura (CC) e pendenza della curva di lavaggio dell'azoto (N2slope); 3) scintigrafiada ventilazione. Sono stati misurati due indici scintigrafici, che escludono rispettivamente il 30% (INI30%) ed il10% (INI10%) dei pixel misurati sull'area polmonare, in grado di rappresentare il grado di disomogenità dovutaalle grandi e piccole vie aeree. Il VC è risultato misurabile solo in 3 pazienti dopo placebo e in 8 pazienti doposalbutamolo, verosimilmente per effetto della broncodilatazione, come dimostrano l'incremento di CVF (del10%), VEMS (del 21%) e FEF50 (del 53%). Dopo il salbutamolo abbiamo anche osservato una tendenzaall'incremento della CC e della N2slope, un aumento significativo di INI10% (del 46%) e INI30% (del 143%). Ivalori di VEMS e FEF50 osservati dopo placebo hanno mostrato una correlazione con INI10% e INI30%,mentre i valori di CVF una correlazione con il solo INI10%. Simili correlazioni sono state osservate tra icambiamenti percentuali degli stessi parametri dopo salbutamolo. La CC dopo placebo ha mostrato unacorrelazione significativa con INI10%, CVF e FEF50. Similmente, il cambiamento di CC dopo salbutamolocorrelava significativamente con il cambiamento percentuale di INI10%. I nostri risultati suggeriscono che ilcalibro della grandi vie aeree influenza in maniera preponderante la distribuzione della ventilazione polmonare,anche se una correlazione significativa è stata osservata tra i vari indici delle piccole vie aeree (FVC, FEF50,CC, INI10%).

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1

Title:LA RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON INALAZIONE D I OSSIGENO (OXYGEN-ENHANCEDMRI) NELLA VALUTAZIONE DELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRON ICA OSTRUTTIVA

Authors:M. CIUFFREDA (1), GM. CORBO (1), F. MOLINARI (2), T. PIRRONTI (2), L. BONOMO (2), S. VALENTE (1)Affiliations:(1) Servizio di Fisiopatologia respiratoria, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALY, (2)Dipartimento di Radiologia, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALYBody:LO SCOPO DELLO STUDIO E' DI DIMOSTRARE LA POSSIBILITA' DI UTILIZZARE LA RISONANZAMAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO(OXYGEN-ENHANCEDMRI)NELL'ATTIVITA' CLINICA.ABBIAMO VALUTATO LA RELAZIONE TRA L'OXYGEN-ENHANCED MRI E LAFUNZIONALITA' POLMONARE IN UNDICI PAZIENTI, DI ETA'COMPRESA TRA I 39 ED I 58 ANNI,AFFETTIDA BPCO E DIECI VOLONTARI SANI NON FUMATORI,DI ETA' COMPRESATRA I 24 ED I 36ANNI.METODI.ENTRAMBI I GRUPPI HANNO EFFETTUATO UNA VALUTAZIONE FUNZIONALERESPIRATORIA,CON LA MISURAZIONE DEI VOLUMI POLMONARI, DEI FLUSSI ESPIRATORI E DELLACAPACITA' DI DIFFUSIONE POLMONARE.E' STATA ESEGUITA SUI VOLONTARI SANI E SUI BPCO LARISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO AD UNA FIO2 DEL100%(MAGNETE DA 1,5 TESLA).MEDIANTE LA TECNICA DEL BREATH-HOLD SONO STATE ACQUISITELE IMMAGINI,TUTTE SU DI UN PIANO CORONALE,CON UNA SEQUENZA INVERSION RECOVERYSINGLE-SHOT FAST SPIN ECHO(IR-SSFSE,TE=26,5 MSEC,TI=1200MS)SINCRONIZZATA CON IL CICLOCARDIACO.UNA MAPPA COLORE DEL PARENCHIMA POLMONARE ATTIVATO E' STATA ESAMINATAIMPIEGANDO UN SOFTWARE PER L'ANALISI DI CORRELAZIONE.IL RAPPORTO TRA LE AREEPOLMONARI ATTIVATE DALL'OSSIGENO E L'AREA TOTALE,OVVERO LA PERCENTUALE DI PIXELATTIVATI SUI PIXEL TOTALI E' STATA CALCOLATA IN TUTTI I SOGGETTI (OAP%).IMPIEGANDOL'ANALISI DI REGRESSIONE E IL TEST ANOVA SI E' STIMATA LA CORRELAZIONE TRA GLI INDICI DIFUNZIONALITA' RESPIRATORIA E LE AREE ATTIVATE DALL'OSSIGENO(OAP%).RISULTATI.I PAZIENTIAFFETTI DA BPCO HANNO UN VALORE DI OAP% SIGNIFICATIVAMENTE INFERIORE RISPETTO AISOGGETTI SANI DI CONTROLLO(60 VS 89 P<0.001).ABBIAMO EVIDENZIATO LE SEGUENTICORRELAZIONI:OAP% E KCO(R^2=0,63),OAP% E FEV1 ESPRESSO COME PERCENTUALE DELPREDETTO (R^2=0,80),OAP%E FEV1/VC (R^2=0,76)OAP% E RV/TLC RATIO (R^2=0,64).TUTTE LECORRELAZIONI SONO STATISTICAMENTE SIGNIFICATIVE(P<0,01).CONCLUSIONI.LE ALTERAZIONIPARENCHIMALI DISTRETTUALI EVIDENZIATE DALLA RISONANZA MAGNETICA CON L'INALAZIONE DIOSSIGENO CORRELANO CON LE MISURE OTTENUTE CON LE PROVE DI FUNZIONALITA'RESPIRATORIA NEI SOGGETTI BPCO.PER QUESTA RAGIONE LA RISONANZA MAGNETICA DELPOLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO PUO' ESSERE UNA TECNICA DI IMAGING UTILE NELLAVALUTAZIONE QUANTITATIVA E DISTRETTUALE DEL DANNO POLMONARE NEI SOGGETTI BPCOPRINCIPALMENTE CON ENFISEMA POLMONARE.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1

Title:IL RAGGIUNGIMENTO DELLA INTENSITA' TARGET DI ALLENA MENTO ALL'ESERCIZIO FISICOGENERALE IN UN PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE RESPIRAT ORIA IN PAZIENTI BPCO IN FASESTABILE

Authors:B. Vagaggini (1), S. Brogi (1), S. Antonelli (1), C. De Simone (1), A. Pagnini (1), C. Lazzereschi (1), E. Polverino(1), S. Santerini (1), PL. Paggiaro (1)Affiliations:(1) Fisiopatologia Respiratoria Universitaria, Dipartimento Cardiotoracico Pisa ITALYBody:L'allenamento fisico generale rappresenta il cardine della riabilitazione respiratoria nei pazienti conBroncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) in fase stabile di malattia. Esistono controversie sulla necessitàdi raggiungere il target di esercizio valutato sulla base del test da sforzo cardio-respiratorio (CPT) iniziale, perottenere un reale beneficio dal Programma di Riabilitazione Respiratoria (PRR). Abbiamo valutato i risultati di unPRR in un gruppo di 48 pazienti BPCO di grado moderato-severo (FEV1% 54.1+/-16.9) suddividendoli in duegruppi : Gruppo 1, pazienti che durante il PRR avevano raggiunto il target di allenamento (l'80% del massimovattaggio ottenuto nel CPT) ; Gruppo 2, pazienti che non lo avevano raggiunto. Il Gruppo 1 era costituito dal38% dei 48 pazienti esaminati, e il Gruppo 2 dal 62%. Tutti i pazienti eseguivano un PRR ambulatoriale delladurata di 8 settimane con 2 sedute di allenamento settimanali in palestra supervisionate dal fisioterapista e altritre giorni di allenamento domiciliare. Ogni seduta aveva una durata di 1 ora , 30 minuti di allenamento sucicloergometro e 30 minuti di allenamento degli arti superiori . Prima e dopo il PRR i pazienti eseguivano leseguenti valutazioni: CPT, test del cammino in 6 minuti (6MWT), misurazione della massima pressione deimuscoli inspiratori ed espiratori (MIP e MEP), endurance degli arti inferiori e superiori, misurazione della qualitàdella vita mediante il SGRQ.Entrambi i gruppi ottenevano un miglioramento nella tolleranza allo sforzo in terminidi wattaggio raggiunto nel CPT finale rispetto all'iniziale ( Gruppo 1 : 73.3+/-26.8 watts pre-PRR vs 85.4+/-24.7watts post-PRR, p<0.05; Gruppo 2: 74.9+/-21.5 watts pre-PRR vs 81.9+/-20.8 watts post-PRR, p<0.05), nellaforza dei muscoli inspiratori ( Gruppo 1: 67.9+/-26.3 cmH2O pre-PRR vs 81.1+/-28.3 cmH2O post PRR, p<0.05;Gruppo 2, 54.2+/-18.8 cmH2O pre-PRR vs 61.6+/-17.7 cmH2O post PRR, p<0.05). I pazienti del Gruppo 2ottenevano inoltre um miglioramento del percorso eseguito con il 6MWT ( 416.8+/-19.5 mt pre PRR vs 473.2+/-17.9 mt post PRR, p<0.05) e nel punteggio totale del SGRQ (51.9+/-15.3% pre PRR vs 45.9+/-14.4 % postPRR, p<0.05). In conclusione anche i pazienti con BPCO che non raggiungono la intensità target diallenamento migliorano dopo un PRR

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1

Title:VALORI DI RIFERIMENTO PER IL TEST DA SFORZO CARDIO- RESPIRATORIO: IMPORTANZADELL'ATTIVITA' FISICA ABITUALE

Authors:G. Forte (1), M. Andreani (1), F. Baldari (1), R. Cinicia (2), D. Oddi (2), L. Fuso (1), MG. De Rosis (1), R. Pistelli(1)Affiliations:(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALYBody:Il test cardiorespiratorio (TCR) permette di misurare la performance dell'organismo umano sottoposto ad unesercizio muscolare. In fisiologia clinica, il test è generalmente eseguito applicando carichi di lavoroprogressivamente più elevati al fine di misurare la performance sottomassimale e massimale dell'organismo. Lacorretta interpretazione dei risultati del TCR è basata sul confronto fra i risultati ottenuti e i risultati attesi per ognisingolo soggetto. In letteratura esistono pochi lavori che forniscano dati di riferimento per le principali variabilimisurate nel TCR, raccolti su piccoli gruppi di soggetti, utilizzando protocolli diversi per applicazione del caricodi lavoro e per ergometri. Questa disomogeneità rende inappropriata una elaborazione mataanalitica dei datidella letteratura al fine di ottenere valori predetti più affidabili. Infine, i gruppi di soggetti studiati non includono,se non occasionalmente, soggetti in età avanzata e non sono noti dati di riferimento ottenuti nell'areamediterranea.Riportiamo una elaborazione preliminare dei dati di uno studio volto a definire valori di riferimento per il TCR inun gruppo di soggetti volontari, valutando 20 maschi e 20 femmine per ogni intervallo di 10 anni compreso fra 20e 80 anni. Lo studio prevede la ripetizione del TCR su cicloergometro e treadmill in giorni separati in ordinerandomizzato con l'applicazione di protocolli standardizzati a raggiungere il picco di VO2 fra 8 e 12 minutidall'inizio del carico. Abbiamo finora studiato 90 soggetti (31 femmine), nel range 19-72 anni. Trenta soggettierano completamente sedentari, 42 svolgevano un'attività fisica amatoriale di moderata entità, 18 una attività piùintensa di ciclismo amatoriale. I dati presentati si riferiscono al solo test su cicloergometro.Un'attività fisica amatoriale di lieve entità aumenta significativamente il valore predetto di picco di VO2: +0.270litri (LF 95% 0.110-0.431). Un'attività fisica amatoriale di entità più elevata (ciclismo) modifica competamente ilvalore predetto di picco di VO2: +1.195 litri (LF 95% 0.851 1.538).Essendo questi dati aggiustati per età in modelli multivariati, risulta evidente la necessità di elaborare modellipredittivi che tengano conto dell'attività fisica abituale dei soggetti, che risulta essere una variabile fondamentalefinora ignorata nella predizione dei valori di riferimento per il TCR.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1

Title:EQUAZIONI DI RIFERIMENTO PER LA CAPACITA' INSPIRATO RIA (IC) DERIVATE DA UN CAMPIONE DIPOPOLAZIONE GENERALE ITALIANA

Authors:F. Pistelli (1, 3), M. Bottai (2), L. Carrozzi (1, 3), A. Celi (1), F. Di Pede (1, 3), S. Baldacci (3), G. Viegi (3)Affiliations:(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e Univ. di Pisa Pisa ITALY, (2)Arnold School of Public Health, Univ. of South Carolina Columbia (SC) USA, (3) Unità di EpidemiologiaAmbientale Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica CNR Pisa ITALYBody:Scopo: derivare equazioni di riferimento per IC, volume di riserva inspiratoria (IRV) e volume di riservaespiratoria (ERV) in soggetti <normali> partecipanti alla seconda indagine epidemiologica trasversale condottanel 1988-91 nell'area del delta del Po. Metodi: 146 maschi (età 8-65 anni) e 267 femmine (età 8-73 anni) sonostati definiti come <normali> se riferivano, al questionario standardizzato CNR, l'assenza di pregressi/attuali:sintomi respiratori; malattie cardiorespiratorie e neurologiche; ipertensione; malattie respiratorie infantili; storia difumo attivo (compreso quello occasionale); rinite allergica; esposizione occupazionale; infezioni respiratorierecenti. Sono stati applicati, separatamente per maschi e femmine, modelli di regressione lineare, con IC, IRV eERV come variabili dipendenti. Le variabili indipendenti comprendevano l'altezza ed il Body Mass Index (BMI)come termini polinomiali quadratici, e l'età come termine spline cubico naturale con due breakpoint interni.Risultati: sono stati derivati coefficienti di regressione che consentono il calcolo di valori di riferimento basati susesso, età, altezza e BMI. Il limite inferiore di normalità (95esimo percentile) per IC, IRV e ERV era,rispettivamente 81%, 64% e 56% nei maschi, e 76%, 63% e 48% nelle femmine. Conclusioni: la disponibilità diequazioni di riferimento per IC, IRV ed ERV, derivate da un campione di popolazione generale con un ampiointervallo di età, può aumentare le strategie interpretative dei test di funzione respiratoria. Le equazioni cosìderivate sono continue su l'intero intervallo d'età studiato e comprendono il BMI come predittore statisticamentesignificativo dei parametri di funzione respiratoria considerati.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1

Title:L EFFETTO BRONCODILATATORE DELL INSPIRAZIONE PROFON DA DECRESCE CON LA GRAVITADELL ASMA

Authors:N. Scichilone (1), S. Soresi (1), V. Bellia (1)Affiliations:(1) Istituto di Medicina Generale e Pneumologia,Università di Palermo ITALYBody:Premessa: L inspirazione profonda (IP) induce dilatazione delle vie aeree nei soggetti esenti da patologierespiratorie in virtù delle forze di interdipendenza del polmone. L effetto broncodilatatore dell IP risultavariamente compromesso nei pazienti con asma. Ciò ha permesso di ipotizzare che l attenuazione di talefunzione broncodilatatrice concorra alla patogenesi dell ostruzione bronchiale. Obiettivo: Lo studio è statocondotto per valutare l esistenza di una associazione tra il grado di compromissione dell effetto broncodilatatoredell IP e la gravità dell asma. Metodi: 36 asmatici consecutivamente reclutati, in fase stabile di malattia, sonostati suddivisi in tre gruppi: gruppo A: asma lieve intermittente; gruppo B: asma lieve persistente; gruppo C:asma moderato-grave. Ciascun paziente è stato sottoposto ad una valutazione clinico-funzionale, comprendenteil questionario per la valutazione della gravità dei sintomi e dell uso del salbutamolo, e la spirometria. Permisurare l effetto broncodilatatore indotto dall IP è stato eseguito un test di broncoprovocazione con metacolina(mch) in assenza di respiri profondi: immediatamente dopo l induzione di broncocostrizione (>15% di riduzionedella capacità vitale inspiratoria, IVC)) ciascun soggetto ha eseguito 4 IP, seguite immediatamente dallaspirometria. L effetto broncodilatatore dell IP è stato ottenuto dal rapporto fra IVC post-IP e IVC post-mch (% dibroncodilatazione). Risultati: L effetto broncodilatatore dell IP diminuisce significativamente con la gravità dimalattia (gruppo A: 68±5.4%, gruppo B: 45±7.2%, gruppo C: 4±15.6%; media±SE, ANOVA p<0.0001). Sia lagravità dei sintomi che la frequenza di utilizzo del salbutamolo correlano significativamente con l effettobroncodilatatore dell IP (r=-0.42, p=0.01 e r=-0.47, p=0.004), ma non con il VEMS (r=-0.13, p=0.44 e r=0.10,p=0.57) o il VEMS/CVF (r=0.10, p=0.56 e r=0.12, p=0.49). Conclusione: I risultati dello studio suggeriscono che lattenuazione della funzione broncodilatatrice dell IP contribuisca alla gravità dei sintomi ostruttivi. La misura delleffetto broncodilatatore dell IP sembra offrire una maggiore sensibilità della spirometria nella determinazionedella gravità di malattia.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2

Title:PATTERN VENTILATORIO AL PICCO DI ESERCIZIO IN SOGGE TTI OBESI

Authors:B. Farabollini (1), M.C. Braschi (1), A. Nicolai (2), F. Bonifazi (1)Affiliations:(1) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (2) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (3)SOD Dietetica e Nutrizione Clinica, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (4) SOD Allergologia, Ospedali RiunitiAncona ITALYBody:Introduzione: Nei soggetti obesi non sono ben noti gli effetti dell'aumentata massa corporea sulla ventilazione incorso di esercizio.Obiettivo: Valutazione della risposta ventilatoria all'apice dell'esercizio fisico in soggetti obesi in relazione a) agliindici di massa (BMI) e composizione corporea (% massa grassa -FM%, e % massa priva di grasso -FFM%), b)al grado di dispnea riferito dal paziente (scala di Borg).Metodi: 57 soggetti (M/F: 40/17; età: 41+/-12), con differente grado di obesità (BMI: 37+/-6; FM%: 40 +/-8;FFM%: 60+/-8) sono stati sottoposti a valutazione della composizione corporea mediante bioimpedenziometria;successivamente, all'apice di un test da sforzo cardiopolmonare di tipo massimale con cicloergometro, sono stativalutati i seguenti parametri: VE, VT, Fr, Ti, Te e grado di dispnea.Risultati: All'apice dell'esercizio, l'aumento del FM% correla inversamente con VE (r:-0,32 p:0,01), VT (r:-0,34p:0,009), VT/IC (r:-0,42 p:0,001) e VT/Ti (r:-0,38 p:0,004) e positivamente con Fr/VT (r:0,47 p:0,002) e Ti/Ttot(r:0,31 p:0,02). Speculare la correlazione fra FFM% e i suddetti parametri: VE (r:0,32 p: 0,01), VT (r:0,34 p:0,009), VT/IC (r:0,42 p:0,001) VT/Ti (r:0,38 p:0,004), Fr/VT (r:-0,47 p:0,002) e Ti/Tot (r:-0,31 p:0,02).Il BMI correla negativamente con VT/IC (r:-0,53 p:0,0001); il grado di dispnea correla positivamente con Ti/Tot(r:0,34; p:0,01).Discussione: Nei soggetti obesi all'apice dell'esercizio si evidenziano all'aumentare del FM% un valore di VEminore, un pattern ventilatorio maggiormente tachipnoico e un minor utilizzo del VT. All'aumento del Ti/Tot,corrisponde un flusso inspiratorio medio (VT/Ti) ridotto, misura questa che riflette il driver respiratorio centrale. Ilgrado di dispnea correla con la durata della fase inspiratoria.Si può concludere che nei soggetti con maggior adiposità il pattern ventilatorio adottato all'apice dell'eserciziofisico esprime la fatica dei muscoli respiratori, che contribuisce a limitare la tolleranza allo sforzo.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2

Title:PROMOZIONE DELLA ATTIVITA’ FISICA DOMICILIARE IN PA ZIENTI OBESI: STUDIO RANDOMIZZATO ECONTROLLATO

Authors:R. Tumiati (1), T. Bellantone (1), B. Serri (1), C. Cilione (1), E. Zanasi (1), S. Costi (2), E.M. Clini (1,2)Affiliations:(1) Ospedale Villa Pineta - Dpt.Riabilitazione Pavullo (MO) ITALY, (2) Università di Modena-Reggio EmiliaModena ITALYBody:La promozione e il mantenimento di una adeguata fitness rappresenta un importante obiettivo per un interventosanitario rivolto ai pazienti obesi di varia gravità. Tuttavia ancora scarse sono le informazioni sul ruolo che, daquesto punto di vista, un intervento educazionale può svolgere sui pazienti nella vita quotidiana al propriodomicilio.Per tale motivo abbiamo realizzato uno studio della durata di 1 anno in pazienti obesi (BMI superiore a 30, etàcompresa fra 25 e 65 anni) reduci da un programma di riabilitazione ospedaliera multidisciplinare della durata di1 mese e idonei a proseguire attività fisica attiva al domicilio. Al momento della dimissione dal programmaospedaliero (T0) I pazienti sono stati randomizzati per ricevere un intervento educazionale strutturato di attivitàfisica giornaliera (cammino, esercizi di forza agli arti e al tronco con documentazione e istruzioni scritte) adomicilio (gruppo Intervento) o una istruzione generale sul ruolo della attività fisica a domicilio senza documentie istruzioni aggiuntive (gruppo Controllo).Rappresentano misure specifiche di outcome il tempo (minuti) e il consumo calorico (METS) rilevati durante iltest dei 2-km (WT), e il tempo massimo (secondi) raggiunto nella effettuazione di ripetizioni consecutiverispettivamente di flessioni addominali (AB), distensioni pettorali (PD) ed estensioni del quadricipite (QE). Tuttele misure sono state registrate in entrambi i gruppi a T0 e ogni 3 mesi (T3, T6, T9, T12) fino al termine del follow-up.I dati parziali attualmente disponibili su 22 pazienti (Intervento n=9, BMI 39±7; Controllo n=13, BMI 41±9) hannomostrato un significativo (p <0.05) e progressivo incremento di METS (+13%), AB (+41%) PD (+24%) e QE(+116%) nel gruppo Intervento ma non nel gruppo Controllo.I risultati ottenuti ci permettono dunque di prevedere la fattibilità e la utilità di un intervento educazionalestrutturato al domicilio, della durata di 1 anno, al fine di promuove la fitness individuale in pazienti obesiselezionati.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2

Title:INDICATORI FUNZIONALI DI TOLLERANZA ALLO SFORZO IN PAZIENTI CON OSTRUZIONEBRONCHIALE.

Authors:G. Catapano (1), F. Mannucci (1), C. Bauleo (1), C. Carli (1), E. Fornai (1), G. Nassi (1), R. Prediletto (1)Affiliations:(1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALYBody:Sebbene la misura dell'ostruzione bronchiale sia un buon indice predittivo di prognosi e mortalità per BPCO nonsembra correlare con la qualità della vita condizionata dalla dispnea e tolleranza allo sforzo. Tale limite inficiauna efficace gestione terapeutica che ha come principale obiettivo il miglioramento della performance fisica. Inquesta ottica abbiamo ricercato eventuali indicatori funzionali respiratori capaci di predire l'entità della limitazioneallo sforzo. Sono stati indagati 28 pazienti con BPCO per criteri clinici, funzionali a riposo (spirometria, diffusionepolmonare, gradienti alveolo-arteriosi di O2) e da sforzo (cinetica degli scambi gassosi, curve flusso/volumedinamiche). Tutti presentavano di base flusso limitazione espiratoria, ostruzione bronchiale (FEV1 60±16%pred;FEV1/VC 66±16%pred ) ed alterazioni degli scambi gassosi (DLCO%=70±18%pred, A-aO2=27±9mmHg).Rispetto ad i principali parametri di ostruzione bronchiale è stata osservata una più alta correlazione fra indici diinsufflazione (CI/TLC) ed air trapping (FRC/TLC, RV/TLC) con il grado di dispnea (p=.007), di ridotta tolleranzaallo sforzo (r=.67,p=.003 per VO2%max pred) e di inefficienza ventilatoria (r=.81,p<.0001 per VA/VE%,r=.79,p<.0001 per VD/VT), misurati al picco dell'esercizio. Tra i parametri di scambio gassoso solo il DLCO% hamostrato una correlazione significativa (r=.53,p=.04 per VO2%max pred; r=.54,p.04 per VA/VE% peak). Inoltre,è stata evidenziata una relazione fra indici di tolleranza allo sforzo, grado di dispnea (p=.01) ed efficienzaventilatoria (r=.76,p<.0001). Contrariamente agli indici di ostruzione bronchiale, i parametri funzionali diinsufflazione ed air trapping, si sono rivelati importanti predittori di capacità all'esercizio, riflettendoadeguatamente l'efficienza ventilatoria nei pazienti con BPCO. Ne consegue il loro possibile ruolo nel monitorarel'efficacia della terapia sulla performance fisica e quindi qualità della vita in questa categoria di pazienti.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2

Title:VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE DI SCAMBIO DEI GAS RESPI RATORI DOPO IMMERSIONE IN APNEA

Authors:G. Catapano (1), E. Fornai (1), C. Carli (1), R. Bedini (1), D. Poli (2), R. Prediletto (1)Affiliations:(1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALY, (2) Zan-Morgan Italia FerrarisRespiratory Europe Bologna ITALYBody:E' stato dimostrato come lo stress sulla parete capillare si verifichi per pressioni transmurali di circa 7x10 allaquinta dyn/cm2 fino ad arrivare ad un punto di rottura con conseguente distruzione della barriera alveolo-capillare. Questo drammatico scenario può verificarsi in condizioni di elevata pressione idrostatica come duranteimmersioni in apnea e può spiegare i sintomi (emottisi, tosse e dispnea) riferiti da alcuni apneisti che siimmergono oltre i 30 mt di profondità. Per valutare l'ipotesi che durante immersione vi sia un importanteincremento del volume di sangue intravascolare polmonare ed una riduzione dei volumi polmonari, fattori checontribuirebbero allo stimolo meccanico sulla barriera alveolo-capillare, abbiamo misurato la capacità didiffusione polmonare (DLCO) in dieci apneisti professionisti immediatamente prima e dopo immersione a 30 mtdi profondità a differenti intervalli di tempo (dopo 2', 10' e 25'). Tutti erano esenti da comorbidità cardiopolmonarie presentavano indici di volumetria polmonare (FEV1 120±9%pred., FEV1/VC 99±6%pred., RV/TLC104±11%pred.) e di diffusione (DLCO 119±18%pred., DLCO/VA 85±9%pred.) nella norma. Quando comparaticon i valori basali, il DLCO misurato nei primi 2 minuti dopo immersione risultava aumentato in media del 24%(DLCOpre 119±18%pred. vs DLCOpost 143±23%pred.; p.004) e in due casi di oltre il 50%. Al contrario non sisono evidenziate modificazioni della misura del volume alveolare (VApre 8±0,7 L vs VApost 8±0,8 L). Il ritornodel DLCO ai valori basali si è avuto nell'arco di 25 minuti ad eccezione di due soggetti nei quali è risultatoeccessivamente aumentato (DLCOpre 128%pred. vs DLCOpost 198%pred.). In uno di questi si sono manifestatisegni clinici e di imaging indicativi di sindrome da distress respiratorio con valori di DLCO ritornati nella normasolo dopo 5 giorni. Questi risultati avvalorano l'ipotesi di un incremento di flusso ematico e di volumeintravascolare durante immersione con conseguente elevata pressione media in arteria polmonare edincremento del pooling di sangue che possono precedere i segni di emorragia polmonare e che possono essereevidenziati da un incremento della capacità di diffusione. Sono necessari ulteriori studi per migliorare leconoscenze di questi fenomeni al fine di valutare le possibili ripercussioni in questa pratica sportiva.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2

Title:USO DI TECNICHE GIS PER L’ANALISI DELL’ ASSOCIAZION E TRA ESPOSIZIONE AD AEROSOLMARINO E PREVALENZA DI ASMA IN UN CAMPIONE DI POPOL AZIONE ADULTA DI LIVORNO

Authors:I. PERETTI (1), S. BALDACCI (1), R. DELLA MAGGIORE (2), F. MARTINI (1), D. NUVOLONE (2), A. STORTINI(3), G. VIEGI (2)Affiliations:(1) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA - CNR PISA ITALY, (2) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIEDELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' - CNR PISA ITALY, (3) UNIVERSITA' CA' FOSCARI VENEZIAITALYBody:Background: lo studio utilizza i dati dell'indagine multicentrica ISAYA (Italian Study on Asthma in Young Adults,1998-2000) mirata a valutare gli effetti del clima e dell'inquinamento atmosferico sulla prevalenza di asma, in uncampione di popolazione giovane adulta (n=18.873, età 20-44 anni).Obiettivo: analizzare una possibile relazione tra esposizione ad aerosol marino e prevalenza di asma nelcampione di popolazione di Livorno.Metodi: utilizzando tecnologia GIS (Geographical Information Science), i soggetti intervistati sono stati georiferitisul territorio secondo l'indirizzo di residenza (1100 punti). L'area di studio è stata classificata in tre zoneomogenee per esposizione ad aerosol marino: 0-300m dalla linea di costa (alta esposizione), 300-1000m (mediaesposizione) e >1000m (controllo). Dalla sovrapposizione del layer di punti con la zonizzazione del territorio èstata ottenuta la classificazione dei soggetti in 3 gruppi caratterizzati da un decrescente grado di esposizioneall'aerosol marino all'aumentare della distanza dell'abitazione dalla linea di costa.È stata valutata anche la vicinanza alle principali fonti di inquinamento atmosferico (centrale termoelettrica,inceneritore e zona industriale). In questo secondo modello i soggetti sono stati classificati in 4 gruppi secondo iseguenti criteri: esposizione combinata ad aerosol ed emissioni industriali, esposizione ad aerosol, esposizionealle emissioni industriali, controllo.Risultati: le analisi logistiche multivariate (fattori indipendenti considerati: età, abitudine al fumo e posizionelavorativa) evidenziano effetti significativi dovuti al vivere vicino al mare (entro 300m dalla linea di costa) perattacchi di asma nelle femmine (relazione emersa sia con la prima sia con la seconda classificazione,rispettivamente OR=3.75, 95%IC 1.34-10.48 ed OR=4.51, 95%IC 1.44-14.12). Con la seconda classificazione,nelle femmine, l'esposizione combinata all'aerosol e all'inquinamento industriale è risultata associata all'asmagrave (OR=3.44, 95%IC 0,.91-12.93, borderline) e alla costrizione toracica (OR=2.52, 95%IC 1.04-6.12); viverenella zona di esposizione al solo inquinamento industriale è significativamente associato a tosse ed espettoratocronici.Conclusioni: lo studio ha evidenziato la presenza di associazioni significative tra esposizione ad aerosol eprevalenza di asma; d'altra parte i diversi effetti associati all'esposizione alle emissioni industriali (tosse edespettorato) indicano azioni indipendenti sull'apparato respiratorio con meccanismi patologici diversi.

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Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2

Title:DECADIMENTO DINAMICO DELLA M.I.P. DURANTE TEST DEL CAMMINO NEI PAZIENTI CON SEVERABPCO

Authors:P.G. SCHIAVONI (1), S. MAIRANI (1), S. PULICI (1)Affiliations:(1) OSP.S.GIUSEPPE U.O M.RIABIL MILANO ITALYBody:Razionale :nei pazienti BPCO dispnea e ridotta tolleranza allo sforzo hanno una origine multifattoriale. La ridottacapacita' di esercizio è principalmente legata alla limitazione del flusso espiratorio;tuttavia risulta sempre piu'evidente in letteratura che una eccessiva compromissione della muscolatura inspiratoria possa contribuire allalimitazione di esercizio e alla dispnea.Materiali e metodi : per individuare la potenziale fatica muscolare inspiratoria abbiamo misurato la pressioneinspiratoria (MIP) a riposo e al temine del test del cammino 6 min.e fino al 5° min.di recupero in 12 pazientiaffetti da severa COPD in fase di stabilità clinica. Età:68+-4; FEV1:43,6 %+_19,4; FVC:46;9%+-15,8;PaO2:76,2+-10,3;PaCO2:46,7+-10,2. Tutti i pazienti completano il test del cammino con variazioni della dispneada BORG: 2 a BORG :7+- 2 al termine dell'esercizio.Risultati: la saturazione media al termine dell' esercizio è stata di 92%+-2.La MIP basale è risultata: -59,2cm H2O+-13,7;MIP al 1° min. di recupero:-45,4+-12,3; MIP al 2°mi n.:44,1+-10,4; MIP al 3° min :49+-11,7; MIP al 4°mi n.:50,7+-8;MIP al 5° min.di recupero:59+-9.Abbiamo registrato al termine dell' esercizio una caduta della MIP con massimadeflessione al 2° minuto ( DELTA:-25,9%)(p 00,1) e ripristino dei valori basali entroil 5° minuto di recupero.Conclusioni:Il monitoraggio della MIP dopo sforzo è una misurazione semplice, che non richiedeapparecchiature sofisticate e puo'dare informazioni sulle relazioniesistenti tra riserva muscolare inspiratoria e dispnea. La misurazione sequenzialeprima e dopo test da sforzo submassimale (test cammino 6 min.) in pazienti BPCO III -IV GOLD potrebbeessere utile per riconoscere i malati piu' suscettibilidi evolvere in insufficienza ventilatoria manifesta e quindi graduare gli interventi terapeutici e riabilitativi mirati alrecupero e al supporto della muscolatura respiratoria.

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Topic: CLINICA

Title:RUOLO DELLA ANALISI BIOIMPEDENZIOMETRICA NELLA VALU TAZIONE DELLO STATONUTRIZIONALE DEI PAZIENTI AFFETTI DA BRONCOPNEUMOPA TIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)

Authors:A. Fumagalli (1), D.A. Colombo (1), C. Misuraca (1), D. Bonardi (1), E.E. Guffanti (1)Affiliations:(1) INRCA IRCCS Casatenovo ITALYBody:Il BODE (B.R.Celli, N Engl J Med 204;350:1005-12) è un indice predittivo di sopravvivenza nei pazientibroncopneumopatici cronici risultante dalla combinazione di quattro fattori: indice di massa corporea (BMI),FEV1, scala della dispnea (MMRC) e distanza percorsa durante il test del cammino. Riteniamo tuttavia che ilBMI presenti una serie di limitazioni nella descrizione dello stato nutrizionale dal momento che taledeterminazione non fornisce informazioni qualitative relative alla composizione corporea. Abbiamo pertantovalutato la composizione corporea di 55 pazienti affetti da BPCO mediante analisi bioimpedenziometrica. Ilnostro gruppo di studio era costituito da 41 uomini e 14 donne con età media di 67 anni (± 8) affetti da BPCO(stadio III-IV GOLD) ricoverati presso la nostra UO per essere sottoposti ad un ciclo di fisiochinesiterapiarespiratoria. Mediante analisi bioimpedenziometrica abbiamo determinato la quantità di massa grassa e massamagra e acqua intra ed extracellulare.Solo 11 pazienti (20%) presentavano un BMI<21 mentre i restanti 44 avevano un BMI>21. Quando abbiamoanalizzato la composizione corporea, abbiamo osservato che un solo paziente aveva una massa magra normalementre i restanti 54 soggetti presentavano una massa magra patologicamente ridotta. Questo sembraavvalorare che pazienti dotati di un normale peso corporeo possono presentare ridotti depositi muscolariindividuabili solo utilizzando analisi bioimpedenziometrica. Abbiamo inoltre osservato una correlazione diretta trala massa magra e la distanza percorsa durante il test del cammino.Riteniamo pertanto che la analisi bioimpedenziometrica rappresenti un esame rapido, non invasivo, di bassocosto e sufficientemente riproducibile, che può essere utilizzato per meglio valutare lo stato nutrizionale deipazienti affetti da BPCO. La composizione corporea appare maggiormente correlata rispetto al BMI allaefficienza muscolare, inoltre la massa magra sembra essere più predittiva rispetto al BMI della sopravvivenza ditali pazienti. La analisi bioimpedenziometrica infine può fornire una serie di informazioni utili per elaborare unprogramma riabilitativo specifico ed individualizzato.

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Topic: CLINICA

Title:MORBIDITÀ E MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE IN PAZIENTI C ON BPCO

Authors:F. Di Stefano (1), N. Verna (2), L. Di Giampaolo (2), M. Di Gioacchino (2)Affiliations:(1) Medicina Respiratoria, Ospedale G. Bernabeo, AUSL Chieti Ortona ITALY, (2) Dipartimento di MedicinaInterna, Unità di Allergologia e Fisiopatologia Respiratoria, Università G. d' Annunzio Chieti ITALYBody:Obiettivo dello studio è stato stimare i tassi di ospedalizzazioni e di mortalità per cause cardiovascolari inpazienti con BPCO rispetto alla popolazione generale. Una coorte di 172 pazienti di età compresa tra 50 e 80anni ricoverata nel nostro ospedale per BPCO è stata arruolata e seguita per un periodo medio di 28.4 mesi.All’arruolamento dei pazienti è stato calcolato l’indice di BODE (indice di massa corporea, ostruzione delle vieaeree, dispnea e capacità d’esercizio), l’ABI (“ ankle brachial index ”, rapporto tra la pressione arteriosa sistolicamisurata con metodica doppler nella caviglia a livello della arteria tibiale posteriore e quella misurata con lastessa metodica nel braccio a livello dell’arteria brachiale) e la FMD ( vasodilatazione flusso mediata dell’arteriabrachiale). L’ABI e l’FMD sono dei marker di aterosclerosi generalizzata, anche se subclinica, e di disfunzioneendoteliale.Si sono avute più ospedalizzazioni per patologie cardiovascolari (305, 59.1%) che per riacutizzazione di BPCO(211, 40.9%). Tra le patologie cardiovascolari, lo scompenso cardiaco ha rappresentato la più frequente causadi ospedalizzazione (213 su 305, 69.8%) e l’ischemia cardiaca e lo stroke la più frequente causa di morte (15 su21, 71%). Usando dei modelli di analisi di regressione abbiamo verificato che l’indice di BODE, l’ABI e l’FMDerano migliori indici predittivi di ospedalizzazione rispetto al solo FEV1 o al sistema di stadiazione definito dal “Global Iniziative for Chronic Obstructive Lung Disease “, considerando sia le ospedalizzazioni complessive cheper sole patologie cardiovascolari.

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Topic: CLINICA

Title:PROPOSTA DI UN PROTOCOLLO RIABILITATIVO PER PAZIENT I CON BPCO RICOVERATI PERRIACUTIZZAZIONE

Authors:L. BARALLA (1), S. BROGI (1), C. DE SIMONE (1), S. ANTONELLI (1), F. COSTA (1), E. POLVERINO (1), B.VAGAGGINI (1), P.L.. PAGGIARO (1)Affiliations:(1) Fisioterapia Respir. Univ. - Dipart. Cardio-Toracico Pisa ITALYBody:Durante i ricoveri per riacutizzazione di BPCO spesso si assiste ad una perdita acuta di autonomia nelle attivitàdella vita quotidiana. Una precoce riabilitazione (disostruzione bronchiale, riallenamento all'esercizio) potrebbeessere utile per migliorare il decorso della riacutizzazione ed accelerare il recupero. Riportiamo la descrizione e irisultati di una prima applicazione di un protocollo di riabilitazione respiratoria in pazienti con riacutizzazione diBPCO che ha richiesto il ricovero in Pneumologia. Tutti i pazienti sono stati reclutati il giorno del ricovero o ilsuccessivo, avviati a diversi programmi: A (il paziente non può tollerare la posizione seduta ed esegue soloesercizi da supino); B (il paziente è in grado solo di muoversi intorno al letto ed esegue solo esercizi da seduto)o C (il paziente è in grado di deambulare, anche con ausilio, per almeno 20 min). Tutti i pazienti eseguivano unavalutazione delle Attività dell Vita Quotidiana (AVQ: punteggio da 0 a 48) e test di esercizi dei muscoli respiratoriin 30 sec. Il gruppo B eseguiva Sit to Stand, mentre il gruppo C eseguiva il 6MWT. Si aveva progressione dalgruppo A a B quando riescivano a stare seduti sul bordo letto per almeno 30 min e mostravano forza 3 alquadricipite (estesione del ginocchio contro gravità); dal B al C quando vi era deambulazione almeno 20 metriconsecutivi ed eseguivano un 6MWT, anche con ausilio. Ogni gruppo si esercitava 30-45 min 2 volte al giorno(una seduta con fisioterapista, una autonoma) con un programma di 4-6 esercizi per arti superiori ed inferiori peri gruppi A e B. Il gruppo C si esercitava con cammino a velocità libera e durata crescente e un esercizio per artisuperiori con stessa durata e frequenza. Il miglioramento nella tolleranza all'esercizio era misurata con lacapacità di esercizio (Sit to Stand, 6MWT), il punteggio della dispnea (scala di Borg) e il questionario AVQ. Irisultati di questo programma sono stati valutati sui primi 22 pazienti trattati secondo questo protocollo emostrano l'efficacia di questo approccio riabilitativo che è utile per migliorare il decorso ed accelerare il recuperoclinico e funzionale.

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Topic: CLINICA

Title:L'EOSINOFILIA DELL'ESPETTORATO NON CORRELA CON LE C ARATTERISTICHE CLINICHE EFUNZIONALI IN ASMATICI GRAVI REFRATTARI

Authors:E. GARBELLA (1), F.L. DENTE (1), S. CIANCHETTI (1), F. COSTA (1), A. DI FRANCO (1), E. MASINO (1), P.L.PAGGIARO (1)Affiliations:(1) DIPARTIMENTO CARDIO-TORACICO PISA ITALYBody:In 88 asmatici gravi refrattari (o di-difficile-controllo) sotto terapia con steroidi inalatori ad alta dose e beta2-agonisti a lunga durata d'azione, valutati come tali dopo monitoraggio di almeno 3 anni, abbiamo misurato lecellule infiammatorie nell'espettorato e vari parametri clinici e funzionali, al di fori di esacerbazioni di malattia. Isoggetti erano 55 femmine e 30 maschi, di cui 57 non fumatori, 5 fumatori e 26 ex-fumatori, l'età media era 57.9anni, la durata di malattia 21.9 anni, 24 soggetti avevano atopia, nell'ultimo anno avevano avuto in media 3.1esacerbazioni che avevano richiesto l'uso di steroidi per via generale. Un diario di 2 settimane mostrava unpunteggio totale dei sintomi di 16.2, e una variabilità media del PEF di 36.8%. Il FEV1 (%pred.) basale era70.1% in media: in particolare, 21 soggetti avevano un valore sopra l'80%, 39 tra 60% e 80%, e 25 sotto 60%.La mediana della percentuale di eosinofili e neutrofili nell'espettorato era alta, 6.2 e 50.5 rispettivamente ; inparticolare, 46 soggetti (61%) mostravano un valore di eosinofili nell'espettorato superiore al 2%. La percentualedi eosinofili nell'espettorato non risultava correlata al FEV1 (r=0.09) nè ad altri parametri funzionali. Solo l'etàrisultava distribuita differentemente: il gruppo dei soggetti senza eosinofilia mostrava una età inferiore rispettoagli altri (54.0 anni vs 59.9, p<0.05), ma non abbiamo trovato differenze nell'età di insorgenza della malattia onella durata di asma o negli altri parametri clinici (n° cicli di steroidi per via generale nell'ultim o anno, punteggiosintomi nel diario) o nei parametri funzionali (FEV1, variabilità del PEF) e infiammatori delle vie aeree (celluleinfiammatorie nell'espettorato). In conclusione, confermiamo che molti pazienti con asma grave refrattaria nonhanno eosinofilia nelle vie aeree, senza che questo sia associato a differenze nelle caratteristiche cliniche dellamalattia.

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Topic: CLINICA

Title:UTILIZZO DELLA FUNCTIONAL INDEPENDENCE MEASURE (FI M) IN RIABILITAZIONE RESPIRATORIACOME INDICE DELLA DISABILITA’ IN SOGGETTI CON GRAV E INSUFFICIENZA RESPIRATORIA (IR)

Authors:G.L. Biscione (1), M. Pietrosanti (1), G. Crigna (1), A. Resedi (1), R. Gargano (4), K. Geraneo (1), V. Cardaci (2),M. Imperiali (3), L. Ferri (2), A. Cesario (2/5), F. Pasqua (1)Affiliations:(1) Pneumologia Riabilitativa, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (2) Pneumologia Riabilitativa, IRCCS S.Raffaele Roma ITALY, (3) Riabilitazione Neuromotoria, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (4)Dipartimento di Statistica, Università di Messina Messina ITALY, (5) Chirurgia Toracica, Università CattolicaRoma ITALYBody:In Riabilitazione è sempre più importante ricercare un indice della disabilità del paziente con IR. Scopo dellostudio è stato quello di valutare la efficacia della Riabilitazione Respiratoria inpatient (iRR) in soggetti con IRutilizzando la scala FIM che nei reparti di riabilitazione neuromotoria è un valido ausilio nella valutazione delgrado di disabilita’ e del conseguente carico assistenziale, inteso come consumo di risorse sociali edeconomiche richiesto per raggiungere e/o mantenere una certa qualità di vita.La FIM censisce 18 attività chiave della vita quotidiana, assegnando punteggi su 7 livelli che corrispondono, inordine crescente, a maggiori livelli di autosufficienza. Essa include 6 item quali: cura della persona (CP),controllo sfinterico (CS), mobilità ed i trasferimenti (MT), locomozione (L), comunicazione (C) e capacitàrelazionali/cognitive (CRC).Abbiamo studiato 22 pazienti affetti da IR (età 70.36± 1.58, PO2 58.18 ± 7.63 mmHg, PCO2 46.82 ±9.11mmHg) e li abbiamo sottoposti a iRR con: ricondizionamento all’esercizio fisico mediante cyclette, treadmille top, allenamento dei muscoli respiratori, disostruzione bronchiale, ventilazione meccanica non invasiva,psicoterapia. Ad ogni paziente prima e dopo il ciclo venivano somministrati: la FIM, il MRC scale per lavalutazione della dispnea ed il SGRQ per la valutazione della qualita’ della vita e veniva praticato il 6-MinutesWalking Test (6-MWT) per la valutazione della tolleranza allo sforzo. Dopo iRR si registrava un miglioramentosignificativo per questi item della FIM: totale (p=0.000), CP (p=0.000), MT (p=0.006), L (p=0.000), le CRC(p=0.027). Per gli altri outcomes i risultati erano: MRC (pre 14.32 ± 0.84; post 3.00± 1.15, p=0.000). SGRQ (%)(pre 69.86± 4.62 ; post 46.50± 11.94, p=0.000) ; 6-MWT (pre 164.54± 98.63; post 214.32± 97.64, p=0.000).Veniva inoltre osservata una correlazione inversamente significativa tra il MRC and FIM (r=-0.5042, p= 0.016).Il nostro studio ha dimostrato in soggetti con IR che i benefici della iRR non si traducono solo nel miglioramentodella dispnea, della tolleranza all’esercizio fisico e della qualita’ della vita ma anche del grado di autonomiafunzionale espressa con la FIM il cui utilizzo è auspicabile, assieme agli altri outcomes, in pazienti con IR chehanno alti costi socio-sanitari.

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Topic: CLINICA

Title:VALORE PROGNOSTICO DELLA PROTEINA C REATTIVA (PCR) NELLA BRONCOPNEUMOPATIACRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)

Authors:E. BALESTRO (1), U. PASTORE (1), F. DAL FARRA (1), G. ROSSI (1), S. CALABRO (1)Affiliations:(1) S.C. DI PNEUMOLOGIA, OSPEDALE S. BASSIANO BASSANO DEL GRAPPA ITALYBody:Numerosi studi sottolineano l'importanza dell'infiammazione sistemica nei pazienti con BPCO e la suaassociazione con elevati valori di PCR, marker di infiammazione sistemica. Mentre il significato prognostico dellaPCR e' ampiamente documentato nelle malattie cardiache, il ruolo prognostico nella BPCO necessita di ulterioriconferme.Scopo: studiare la relazione tra PCR ad alta sensibilità e fattori prognostici già noti in soggetti con BPCO stabile,stadio III-IV GOLD.Metodi: abbiamo esaminato 33 soggetti con BPCO stabile (9F/24M;età:74±6) e grado di ostruzione moderato-severo (FEV1: 40±7%pred): 20 di questi con BPCO stadio III GOLD e 13 con stadio IV GOLD per la presenza diinsufficienza respiratoria cronica (PaO2: 55±4 mmHg). Le valutazioni effettuate includono: PCR ad altasensibilità, pack/years, numero di riacutizzazioni, BMI, prove di funzionalità respiratoria, emogasanalisi, test delcammino, indice di dispnea (MMRC), BODE. Storia di cardiopatia ischemica assente. I soggetti sono statisuddivisi in due gruppi in relazione ai valori di PCR>3 mg/L che rappresenta il valore oltre il quale si associa unelevato rischio di attacchi cardiaci.Risultati: il 66% dei soggetti ha valori di PCR> 3 mg/L, ugualmente distribuiti nei soggetti GOLD III e IV. BODE e'aumentato significativamente sia nei soggetti con PCR> 3mg/L (p=0,008) che nei soggetti con PCR >10 mg/L(p=0,008). I valori di PCR correlano con il BODE (p=0,0018; r=0,55). La PCR e' significativamente aumentatanei pazienti con BODE da 7 a 10 (p=0,001), il piu' alto quartile che e' associato ad un alto rischio di mortalità.Inoltre, i valori di PCR sono incrementati in modo significativo nei soggetti con iperinflazione (IC/TLC< 25%)rispetto a quelli che hanno IC/TLC> 25% (p=0,003). Non ci sono differenze significative dei valori di PCR neisoggetti con BPCO stadio GOLD III rispetto a GOLD IV.Conclusioni: la PCR nei soggetti con BPCO stabile, stadio GOLD III e IV, presenta una associazione con ilBODE, noto fattore predittivo del rischio di morte per cause respiratorie. In aggiunta ad altri fattori, la PCR risultadi utilità sia nel stabilire la prognosi che nel follow-up di pazienti con BPCO moderata-severa.

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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI

Title:VALIDAZIONE DEL CUT OFF DEL TEST TUBERCOLINICO CUTA NEO IN PAZIENTI BCG VACCINATI,UTILIZZANDO IL TEST QUANTIFERON-TB GOLD

Authors:R. Piro (1), G. Ferrara (1), A. Andreani (1), M. Meacci (2), B. Meccugni (2), I. Marchetti (2), M. Losi (1), L..Richeldi (1)Affiliations:(1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio - Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALY, (2)Laboratorio di Microbiologia e Virologia - Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena Modena ITALYBody:Background. La vaccinazione con BCG è diffusamente impiegata nel mondo ed è notoriamente una causa dirisultati falsamente positivi del test cutaneo tubercolinico (TCT). I cut off attualmente utilizzati per il TCT inpazienti BCG vaccinati sono basati su valutazioni retrospettive di larghi studi di screening, ma non sono stativalidati utilizzando test più specifici. In questo studio abbiamo confrontato i risultati del TCT con quelli di un testspecifico per M. tuberculosis, il QuantiFERON-TB Gold (QFT-G), in un gruppo di soggetti vaccinati con BCG.

Metodi. Sono stati valutati i risultati del TCT e del QFT-G in tutti i pazienti testati nel periodo tra il novembre 2003e l agosto 2005. La distribuzione dei test QFT-G positivi è stata studiata stratificando i risultati sulla base deldiametro del TCT, usando differenti valori di cut off.

Risultati. Sono stati testati con entrambi i test 711 pazienti: di questi, 131 (18,4%) erano vaccinati con BCG. Tra ivaccinati, il tasso di QFT-G positivi è risultato significativamente maggiore nei pazienti con un TCT >=10 mm(39,7% rispetto a 11,3% di quelli con TCT <10 mm, OR 5,2, p<0,001). Al contrario, utilizzando un cut off di 5 mmnon è stata identificata alcuna differenza (p=0,10). D altro canto, nei soggetti con un TCT compreso tra 5 e 10mm, la percentuale di QFT-G positivi è risultata significativamente maggiore tra i soggetti non BCG vaccinatirispetto a quella dei pazienti BCG vaccinati (51,1% e 12,8% rispettivamente; p<0,001).

Conclusioni. I risultati del test QFT-G, specifico per M. tuberculosis, supportano l uso di 10 mm come valido cutoff del TCT per la diagnosi di infezione tubercolare latente in soggetti BCG vaccinati.

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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI

Title:DIAGNOSI IMMUNOLOGICA DELL'INFEZIONE DA M. TUBERCUL OSIS IN PAZIENTI PEDIATRICI E HIVPOSITIVI: QUANTIFERON (QF)-TB GOLD

Authors:I. Sauzullo (1), F. Mengoni (1), M. Lichtner (1), R. Rossi (1), C. Ajassa (1), M.C. Rizza (1), C.M. Mastroianni (1),V. Vullo (1)Affiliations:(1) Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza Di Roma Roma ITALYBody:Introduzione: Nella diagnosi di infezione tubercolare l'uso dell'intradermoreazione tubercolina (TST) svolgeancora un ruolo importante, ma questo test presenta bassa sensibilità e specificità in particolare nellapopolazione pediatrica e nei pazienti HV positivi. Nei soggetti HIV positivi l'immunodepressione determina unaprogressiva perdita della risposta immunitaria, producendo così un aumento di falsi negativi. Nella popolazionepediatrica tale diagnosi risulta particolarmente indaginosa sopratutto per la natura paucibacillare della malattia, acui si deve aggiungere l'evenienza di malattia dovuta a micobatteri non tubercolari (NTM). Numerosi studi hannodimostrato l'affidabilità del test TB-Gold nella diagnostica dell'infezione tubercolare. A tutt'oggi ci sono pochi datiriguardanti i bambini e i pazienti HIV positivi.Obiettivo:Valutare il ruolo del test TB-Gold in due popolazioni diverse:pazienti in età pediatrica e pazienti coninfezione da HIV.Metodi: Sono stati analizzati 124 soggetti, 77 bambini di età compresa tra 1 e 14 anni e 47 HIV positivi. Il testTB-Gol (Cellestis), effettuato su sangue intero, rileva la quantità di IFN-gamma prodotta dai linfociti T stimolaticon proteine specifiche di M. tuberculosis, ESAT-6 e CFP-10.Risultati: Dei 47 pazienti HIV positivi, 8 (17%) sono risultati positivi al test (linfociti T CD4Mediana+DS:195+54cell/mmc), 24(51%) negativi (365+54) e 15(31%) indeterminati (99+58). Gli 8 pazientipositivi al test presentavano una tubercolosi attiva con conferma microbiologica/clinica. Nei 24 pazienti negativiè stata successivamente formulata una diagnosi di patologia non tubercolare. In 15 pazienti il risultato del test èstato indeterminato per mancata risposta al mitogeno.Dei 77 bambini analizzati, 29 (37%) sono risultati positivi,di cui 21 con conferma microbiologica/clinica e 8 contatti; 27(35%) negativi e 21(27%) indeterminati per mancatarisposta al mitogeno o per elevato background nel test.Conclusioni: I nostri dati dimostrano il possibile utilizzo del TB-Gold nelle due popolazioni in studio. Nei pazientiHIV positivi l'analisi dei dati ha evidenziato che il risultato indeterminato del TB-Gold è correlato al basso numerodei CD4, mentre nella popolazione pediatrica è correlato anche all'età. I test indeterminati sono risultaticompaibili con una risposta anergica e a differenza di un risultato negativo al TST non interrompono l'iterdiagnostico, infatti in 6 HIV positivi e 3 bambini è stata successivamnete diagnosticata un'infezione tubercolare

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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI

Title:NUOVI STRUMENTI NELLA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI, ESPE RIENZA PEDIATRICA

Authors:C. RUSSO (1), D. MENICHELLA (1)Affiliations:(1) OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU ITALYBody:Introduzione.Il gold standard per la diagnosi di tubercolosi è, a tutt’oggi, la dimostrazione di colture positive dimicobatteri nei diversi liquidi biologici. Questo può non essere sempre possibile nei bambini, soprattutto per lanatura paucibacillare della malattia. L’obiettivo di questo lavoro è di valutare l’idoneità del nuovo testQuantiFERON-TB gold come metodo di rivelazione di infezione tubercolare nella popolazione pediatrica.Materiali e Metodi. Il lavoro prospettico ha riguardato un gruppo di pazienti costituito da 91 bambini di etàcompresa tra 2 mesi e 18 anni afferenti all’Ospedale Bambino Gesù diTutti questi pazienti sono stati valutati con TST (PPD), e con il test QuantiFERON-TB gold , sottoposti a Rx, e alprotocollo per ricerca colturale di Micobatteri.ù Risultati 22 (24.2%) pazienti hanno avuto coltura positivaperMycobacterium tuberculosis ; di questi 19 hanno avuto una risposta positiva al test QFT-GOLD positive (3 diquesti erano affetti da meningite tubercolare), e 3 hanno avuto una risposta negativa al test (1TB miliare, 2 TBextra-pulmonary).57 ( 62.6%) pazienti sono risultati negativi alla cultura; di questi 51 hanno avuto il test QFT-GOLD negativo, 6pazienti con test QFT-GOLD positivo sono stati clinicamente trattati come affetti da TB8 (8.8%) hanno avuto colture positive per BCG and NTM (M. avium, M. xenopi, M. peregrinum), tutti sonorisultati negativi al test QFT-GOLD.Altri 4 (4.4%) pazienti hanno avuto QFT-GOLD indeterminato: 2 con colture negative per TB,1 con colturapositiva per M. avium,e 1 positiva per Mycobacterium tuberculosis.Se consideriamo I risultati del test QFT-G rispetto alle colture, il QFT-GOLD è risultato avere 86.4 %,disensibilità e 89.5%, di specificità il valore predittivo positivo è risultato del 94.4% e Likelihood Ratio positive 9.3.CONCLUSIONI QFT-GOLD risulta essere uno strumento diagnostico affidabile anche nella popolazionepediatrica. Il QFT-G non ha avuto fenomeni di cross reazione in presenza di infezione da NTM La valutazionedel test su tre casi di meningitis tubercolare were correttamente identificata 2 semminane prima dello sviluppodelle colture sottolinea l’importanza clinica di questo nuovo test

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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI

Title:QUANTIFERON: UN NUOVO TEST PER LA SORVEGLIANZA TUBE RCOLARE. DATI PRELIMINARI.

Authors:M. Zignani (1), GL. Molinari (1), V. Quaglia (1), S. Andreoni (1), I. Crespi (1), V. Kroumova (1), S. Aliberti (1), A.Dell'Era (1), A. Camaggi (1), G. Fortina (1)Affiliations:(1) Azienda Ospedaliera maggiore della Carità Novara ITALYBody:Nel periodo Dicembre 2005-Maggio 2006, presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'OspedaleMaggiore di Novara, sono stati sottoposti al test QuantiFERON (QFT) n.200 pazienti suddivisi in 5 gruppi:1°gruppo Malati (pazienti malati o con trattamento antimicobatterico in corso o terminato), 2°gruppo E SPOSTI ARISCHIO (lavoratori della Pneumologia, del Laboratorio di Batteriologia e coloro che hanno avuto contatti conpersone malate di tubercolosi), 3° gruppo VACCINATI (soggetti sottoposti a vaccinazione con BCG), 4° g ruppoIMMUNODEPRESSI (pazienti immunodepressi Hiv+ ricoverati in Med.Infettivi e pazienti immunodepressisottoposti a trapianto renale), 5° gruppo CONTROLLO soggetti Mantoux negativi non esposti a rischio).I risultatisono stati confrontati con quelli ottenuti con l'intradermoreazione di Mantoux e quando disponibili, con i datoottenuti dall'esame microscopico diretto, dall'esame colturale e dal test di amplificazione per Myc.tuberculosiscomplex.Per quanto riguarda il primo gruppo la concordanza Mantoux-QuantiFERON è risultata pari al 92%.Lediscordanze (3 casi Mantoux +/ QuantiFERON-) sono dovute ad un inaspettato stato di immunodepressione deipazienti che, una volta risottoposti al test QFT con l'aggiunta della provetta del mitogeno, hanno effettivamentefornito esito positivo.Nel 1° caso,all'esito negati vo della Mantoux si è contrapposta la positività del QFT,positivitàperaltro confermata successivamente dal test di amplificazione e dall'esame colturale.Nel gruppo degli Esposti a rischo è interessante rilevare come la percentuale di concordanza Mantoux-QuantiFERON sia sovrapponibile a quella del gruppo precedente (92%) e che le 4 discordanze siano riferibili adun risultato QFT+/Mantoux-).Dall'analisi del gruppo dei vaccinati emerge che nel 13% dei casi la Mantoux registra un valore positivo (cherisente evidentemente dell'avvenuta vaccinazione), a fronte di una percentuale di positività QFT del 3% dovutaprobabilmente ad infezione latente.Tra i pazienti immunodepressi, per i quali il test cutaneo ha scarso significato, il dato più interessante è dovuto alfatto che soltanto il 15.8% dei pazienti immunodepressi Hiv+ risulti positivo, mentre tra i pazientiimmunodepressi sottoposti a trapianto renale, la positività al QFT sfiori il 44%.Nell'ambito del gruppo controllo, che arruola soggetti non esposti a rschio e rigorosamnte Mantoux negativi, il20.8% di questi soggetti risulta positivo al QFT.

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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI

Title:DETERMINAZIONE DELL'INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE I N IMMIGRATI VACCINATI CON BCGCON L'UTILIZZO ESCLUSIVO DEL QUANTIFERON TB GOLD

Authors:A. M. Altieri (1), M. Alma (1), F. Antonelli (1), P. Chiaradonna (2), M. Tronci (2)Affiliations:(1) 4°Unità Operativa Complessa Pneumologia IInfett iva Azienda Ospedaliera S.Camillo Forlanini, Roma ITALY,(2) Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia Azienda Ospedaliera S:Camillo Forlanini, RomaITALYBody:INTRODUZIONELa corretta individuazione dello stato di infezione tubercolare latente (LTBI) nei contatti di TB polmonarebacillifera rappresenta un valido presupposto per porre l'indicazione alla chemioprofilassi antitubercolare.Lapossibilita' di un falso positivo alla intradermoreazione di Mantoux (TST) puo' essere derminata dalla presenzanella popolazione di soggetti vaccinati con BCG.La determinazione della quantita' di gamma interferone prodotto dai linfociti del paziente dopo stimolazione conantigeni specifici ESAT6 e CFP10 (QuantiFERON-TB Gold ), ha fornito un utile strumento per discriminare isoggetti infetti, data la sempre crescente popolazione proveniente da paesi in cui la vaccinazione con BCG èpraticata routinariamente.

MATERIALI E METODIAbbiamo valutato il QuantiFERON TB-Gold in tube (QF) in un particolare sottogruppo di pazienti contatti strettidi caso indice sputo-positivo, rappresentato da immigrati provenienti dalla Romania e dal Sud America, in cui,per ottimizzare i tempi e favorire la compliance alle procedure diagnostiche, date le particolari caratteristichedella popolazione, è stato praticato esclusivamente tale test diagnostico..

RISULTATIIl 50% dei soggetti studiati risultava positivo al QuantiFERON e su quasta base si è posta l'indicazione allachemioprofilassi antitubercolare.

CONCLUSIONII dati della letteratura, uniti alle nostre esperienze in merito alla sensibilità e specificità del test, ci hannoconsentito, deviando dalle linee guida attualmente in uso, di non tenere conto del TST nelle procedurediagnostiche della LTBI.

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Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI

Title:RIDOTTA CAPACITÀ DEGLI ALLELI HLA DI CLASSE II DEI PAZIENTI CON TUBERCOLOSI NELSELEZIONARE IL REPERTORIO ANTIGENICO PEPTIDICO MICO BATTERICO

Authors:S. Contini (1), M. Pallante (1), S. Vejbaesya (2), M. Hee Park (3), C. Saltini (1), M. Amicosante (1)Affiliations:(1) Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Roma Tor Vergata Roma ITALY, (2) Department ofTransfusion Medicine, Faculty of Medicine, Siriraj Hospital, Mahidol University Bangkok THAILAND, (3)Department of Laboratory Medicine, Seoul National University Hospital Seoul SOUTH KOREABody:Le varianti alleliche dei loci HLA di classe II sono state associate alla suscettibilità alla tubercolosi (TB) in diversepopolazioni con un rischio relativo compreso tra 3.7 e 7.2. Poichè le diverse molecole di HLA di classe II leganola catena laterale dei peptidi nella loro tasca legante l antigene in relazione ad interazioni chimico-fisiche; noiipotizziamo che la suscettibilità genetica alla TB dipende dalla ridotta capacità degli alleli HLA di classe II deipazienti con TB nel selezionare il repertorio antigenico peptidico micobatterico.Per verificare l' ipotesi, abbiamo sviluppato un software che può predire gli epitopi HLA-DR ristretti nell' interogenoma del Mycobacterium tuberculosis (MTB) basato sulle matrici quantitative che descrivono il legame con ilpeptide antigenico. Quindi, abbiamo utilizzato questo software per analizzare il numero di epitopi di MTBriconosciuti ristretti per HLA-DR nei singoli pazienti con TB di due studi di popolazione già descritti, con i relativicontrolli e di una popolazione di controllo di soggetti con ipersensibilità al berillio ed loro controlli esposti almetallo.L' analisi del numero putativo di epitopi che ogni singolo soggetto presenta nel contesto dei propri alleli HLA-DRin tutto il genoma di MTB ha mostrato che i pazienti con TB hanno una ridotta capacità di riconoscere ad altaaffinità gli epitopi MTB (popolazione-TB1: 11341+908 (media+ESM); popolazione-TB2: 15303+657) rispetto aicontrolli sani (popolazione-CTR1: 13587+605, p=0.035 vs popolazione-TB1; popolazione-CTR2: 16841+555,p=0.038 vs popolazione-TB2).Questa osservazione risulta essere specifica per i pazienti con TB, in quanto i soggetti con ipersensibilità alberillio riconoscono nellintero genoma di MTB un numero simile di epitopi MTB rispetto ai controlli esposti(berillio-ipersensibilizzati: 17593+447; berillio-esposti 18014+421; p=0.57).Quindi, questi dati indicano che i pattern di legame antigenico marcatamente differenti indicano che dietro all'associazione dell HLA con la TB c è una ridotta capacità generale di presentare epitopi di MTB ad alta affinità ailinfociti CD4 nei pazienti con TB.

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Title:RELAZIONE TRA CITOCHINE PLASMATICHE E TOSSICITA' PO LMONARE DA RADIO E CHEMIOTERAPIANEL MORBO DI HODGKIN

Authors:F. VILLANI (1), M.. VILLANI (2), A. BUSIA (1), G. VIOLA (1), C. VISMARA (1)Affiliations:(1) ISTITUTO NAZIONALE TUMORI MILANO ITALY, (2) OSPEDALE L. SACCO ITALYBody:Il trattamento combinato radioterapico (RT) sul mediastino e polichemioterapico (CT) comprendente Bleomicina(BLM) puo' essere causa di tossicita' polmonare anche grave. Il meccanismo fisiopatologico che ne e' alla basecomporta il coinvolgimento di diverse citochine e fattori di crescita quali TNF-alfa, IL-1beta,TGF-beta e PDGF-alfa.In uno studio pilota abbiamo valutato la funzionalita' respiratoria in 10 pazienti affetti da Linfoma di Hodgkinsottoposti a RT e CT ( inclusa BLM) correlando le sue modificazioni con le concentrazioni seriche delle citatecitochine.La Spirometria, la determinazione del DLCO e delle sue componenti Dm e Vc sono state effettuate prima dellaterapia, dopo CT, dopo RT e dopo 6 e 12 mesi di follow-up.VC, FVC, FEV1, sono risultati ridotti al termine della teraia combinata e sono parzialmente migliorati nel follow-up mentre DLCO e' risultato persistentemente ridotto e la sua riduzione e' risultata determinata da una riduzionedel Dm. I pazienti sono risultati non differire per la dose di RT cumulata sul mediatino ma per la dose cumulata diBLM.Le concentrazioni di TNF-a , TGF-b e PDGF-a non sono variate mentre IL-1b e' significativamente aumentata altermine della CT e della RT con ritorno a valori normali nel follow-up.La concentrazione serica di IL-1b e' risultata correlata con il grado di peggioramento della funzionalita'respiratoria osservata dopo CT e RT e nel follow-up.Questi risultati indicano un ruolo potenziale della IL-1b nella patogenesi della fibrosi polmonare da CT egiustificano la estensione della ricerca ad una piu' ampia casistica.

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Title:IMPATTO DEI SUPERTIPI HLA-DR NELLA SARCOIDOSI: META NALISI DEGLI STUDI PUBBLICATI

Authors:S. Greco (1), S. Contini (2), V. Granese (2), M. Amicosante (2), M. Rulli (1), C. Saltini (2)Affiliations:(1) Dipartimento di Malattie Polmonari, A.O. San Camillo Forlanini Roma ITALY, (2) Dipartimento di MedicinaInterna, Università degli Sudi di Roma Tor Vergata Roma ITALYBody:La suscettibilità alla sarcoidosi viene parzialmente ereditata ed i geni del complesso maggiore diistocompatibilità (MHC) sono candidati per un ruolo nella patogenesi, infatti la modalità di presentazioneantigenica ai linfociti dipende dalla struttura delle molecole di HLA di classe II.A causa dell estremo polimorfismo nella sequenza proteica, i differenti alleli HLA-DR mostrano un numerolimitato di capacità di legare l'antigene in ciascuna delle cinque tasche che interagiscono con il peptideantigenico legante.Quei peptidi che hanno solamente piccole differenze nel sito legante il peptide sono stati raggruppati insupertipi, che ad una prima approssimazione corrispondono alla classificazione dei sierotipi HLA.Lo scopo della metanalisi era stimare lassociazione tra i supertipi HLA-DRB1 e la sarcoidosi e valutare il rischiodi sviluppo della malattia.Materiali e metodi: Gli studi in lingua inglese riportanti le frequenze degli alleli o dei sierotipi HLA-DR nei pazienticon sarcoidosi e nei controlli sono stati individuati attraverso due database Medline ed Embase ed attraversol'analisi delle referenze degli articoli inerenti selezionati.I dati grezzi sono stati estratti calcolando il numero di alleli o il numero di sierotipi (nel caso in cui il sierotipofosse includibile in un singolo supertipo) sia per i malati che per i controlli.L'Odds ratios e gli intervalli di confidenza sono stati calcolati secondo i metodi Der Simonian e Laird.Risultati: Un associazione positiva con la sarcoidosi è stata trovata per il supertipo 3 (dati raggruppati OR 1.6,95% CI 1.1-2.3, 19 studi) e 8 (raggruppati OR 1.6, 95% 1.1-2.3, 21 studi). Il supertipo 4 appariva avere unalieve ruolo protettivo. (OR 0.77, 95% CI 0.64-0.92, 26 studi).Una significativa eterogeneità era presente tra gli studi analizzanti i tre supertipiConclusioni: Quest' analisi supporta il riscontro che i supertipi HLA-DR, più dei singoli alleli, sono associati allasuscettibilità/protezione per lo sviluppo della sarcoidosi, es. il riconoscimento di peptidi-epitopi comuni potrebbeessere alla base dello sviluppo dello sviluppo di una risposta granulomatosa immune in risposta alla sarcoidosi.

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Title:LA BIOPSIA CHIRURGICA NON INDUCE PROGRESSIONE ACUTA DELLA MALATTIA IN PAZIENTIAFFETTI DA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (UIP)

Authors:CF. Carraro (1), C. Mossetti (2), C. Ferraro (2), L. Gagliardi (1), L. Mercante (1), C. Albera (1)Affiliations:(1) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, SCDU Clinica Malattie ApparatoRespiratorio Orbassano (Torino) ITALY, (2) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche,SCDU Chirurgia Toracica Orbassano (Torino) ITALYBody:PREMESSA. La biopsia chirurgica non costituisce il gold standard nella diagnosi di UIP; tuttavia, in alcuni casi,essa è indispensabile per raggiungere la diagnosi definitiva. La metodica, in pazienti correttamente selezionati,presenta un basso rischio. In alcuni studi retrospettivi sono stati segnalati casi di UIP che, dopo biopsiachirurgica, hanno manifestato una fase di rapida progressione di malattia. SCOPO DELLO STUDIO. Verificare,in uno studio prospettico, se la biopsia chirurgica possa indurre una progressione di malattia in pazienti affetti daUIP. PAZIENTI E METODI. In 10 pazienti (M/F:6/4; età media 63, max 76, min 54) in cui è stato necessarioimpiegare la biopsia chirurgica, subito prima e 30 giorni dopo la biopsia, è stata effettuata una spirometria.E’stata impiegata la videotoracoscopia in 6/10 e la minitoracotomia in 4/10. Il risultato della biopsia haconfermato la diagnosi di UIP in 6/10 casi; negli altri casi le diagnosi sono state DIP (1/10), silicosi (1/10) ealveolite allergica estrinseca (2/10). Nei singoli pazienti sono state considerate significative, a 30 giorni dallabiopsia, variazioni (valore assoluto) di FVC >= 10 % e di DLCO >= 20%. RISULTATI. In nessuno dei casi di UIPsi è osservata una fase di accelerata progressione di malattia dopo la biopsia. Una diminuzione significativa diFVC è stata tuttavia evidenziata in 2/10 casi di UIP ed in 1/10 degli altri casi; la DLCO è risultatasignificativamente ridotta in 1/6 casi di UIP ed in 2/4 degli altri casi. In 1/6 casi di UIP si è avuto un miglioramentosignificativo di FVC e in 2/6 la DLCO. è migliorata significativamente. Le differenze osservate dopo la biopsianon dipendono dalla tecnica impiegata né da altre variabili (età, sesso).CONCLUSIONI. La biopsia chirurgica innessun paziente con UIP è stata seguita da una esacerbazione acuta di malattia; in 3/6 si è tuttavia osservatoun significativo peggioramento di FVC o di DLCO. La biopsia chirurgica, qualora necessaria, è dunque metodicautile e sicura per la diagnosi di UIP.

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Title:Sarcoidosi e densità minerale ossea

Authors:U. Maccari (1), M, Martino (1), A. Fossi (1), .. Nikiforakis (1), C. Caffarelli (2), A. Cadirni (2), S. Gonnelli (2), R.Nuti (2), P. Rottoli (1)Affiliations:(1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università diSiena, Siena Italia, (2) 2Dipartimento di Medicina Interna, Scienze Endocrino Metaboliche e Biochimica,Università di Siena Siena ItaliaBody:Il trattamento steroideo a lungo termine rappresenta la terapia principale per la cura della sarcoidosi (S), mafavorisce una documentata perdita del contenuto minerale osseo, osteoporosi e fratture patologiche. Lo scopodel nostro studio è di dimostrare la capacità del DXA (Duale X-ray Absorptiometry) nel valutare il danno osseo ela correlazione fra la BMD (Bone mineral density) (femore e lombo-sacrale) e la dose cumulativa di steroidi(DCs) in un ampio numero di pazienti affetti da S.Abbiamo analizzato 108 pazienti (75 donne e 33 uomini) in trattamento cronico con steroidi da 7.0±4.5 anni,affetti da S da 8.7±5.9 anni, seguiti dal nostro Centro o da altri ospedali. I pazienti hanno ricevuto una terapiaorale con prednisone o analogo per almeno sei mesi per malattia progressiva con una DCs da 1.4 gr a 52 gr(14.9±14.0). 108 pazienti sani e simili per sesso ed età sono stati impiegati come controllo.In tutti i pazienti è stata misurata la BMD a livello lombo-sacrale (BMD-LS) e del femore (collo del femore: BMD-FN; totale: BMD-T; trocantere: BMD-Tr e intertrocantere: BMD-Int) con DXA (Hologic QDR 4500).Tutti i valori di BMD risultano significativamente ridotti nei pazienti sottoposti a terapia steroidea rispetto aicontrolli (p<0.001)Una significativa correlazione inversa è stata evidenziata fra la DCs e la BMD-FN (r=-0.25 p<0.05), BMD-T (r=-0.34 p<0.001) e BMD-Int (r=-0.30 p<0.01). Ulteriori analisi dimostrano che tutte le regioni femorali sonosignificativamente influenzate dall'età e dalla DCs.Tutti i valori di BMD risultano significativamente ridotti nei pazienti affetti da S in terapia steroidea con frattureossee rispetto a quelli senza fratture.La dose cumulativa di steroidi è inversamente correlata con la BMD delle regioni del femore, ma non con laBMD lombo-sacrale, la BMD a livello del femore prossimale sembra riflettere meglio il danno da corticosteroidisull'osso.

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Title:ESPERIENZA DEL CENTRO TRAPIANTI DI POLMONE DI SIENA

Authors:A. Fossi (1), L. Voltolini (2), N. Nikiforakis (1), L. Luzzi (2), P. Paladini (2), R. Filippi (1), G. Gotti (2), P. Rottoli (1)Affiliations:(1) Sez. Malattie Respiratorie, Dip. Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Univ. degli Studi di Siena SienaItaly, (2) UOC Chirurgia Toracica, Dip. Cardiotoracico, Univ. degli Studi di Siena Siena ItalyBody:Il trapianto polmonare rappresenta un intervento consolidato nel trattamento delle malattie polmonari end-stage,in grado di migliorare la qualità della vita e di allungare la sopravvivenza nei gruppi di pazienti selezionati, inparticolare quelli affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica.In Italia ci sono 10 Centri di trapianto di polmone, di cui 3 nel centro Sud (Siena, Roma, Palermo).Il Centro trapianti di polmone di Siena ha iniziato la sua attività nell'anno 2001. Da allora sono stati effettuati 26trapianti (7F, 19M) di cui 9 bilaterali. L'età media dei pazienti al momento del trapianto era 54,7±8,2 aa(F:53,5±10 aa, M:55,2±7,7 aa) ed il 65% dei pazienti proveniva dalla Toscana.Le indicazioni per il trapianto singolo comprendevano Fibrosi polmonare idiopatica (n=11), BPCO (n=3),Sarcoidosi (n=2), Linfangioleiomiomatosi (n=1), Fibrosi polmonare associata ad Artrite reumatoide (n=1). Ipazienti sottoposti a trapianto polmonare bilaterale erano affetti da BPCO (n=3), Fibrosi polmonare idiopatica(n=1), Fibrosi Cistica (n=1), Discinesia ciliare primitiva (n=1), Microlitiasi alveolare (n=1) e Fibrosi polmonaresecondaria a Sclerosi sistemica (n=1).Tutti i pazienti rientravano nei criteri di selezione per l'immissione in lista con una aspettativa di vita stimata <12-24 mesi ed una scarsa QoL infatti tutti erano in ossigeno-terapia ed alcuni di loro non erano più in grado disvolgere le normali attività della vita quotidiana.Dopo il trapianto sono deceduti complessivamente 10 pazienti, in condizioni pretrapianto particolarmentecompromesse, (età media era di 57,8±5,3 aa), 9 dei quali erano affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica e 1 daEnfisema; 3 sottoposti a trapianto singolo, sono deceduti entro 30 giorni dall'intervento: uno per infezionemicotica sistemica, uno per emorragia retroperitoneale e uno per insufficienza multiorgano. Degli altri sette,quattro sono deceduti per problemi infettivi, uno per ictus cerebri, uno per embolia polmonare recidivante e unoper bronchiolite obliterante (quest'ultimo dopo 15 mesi dall'intervento).Attualmente 16 pazienti godono di buona salute e nessuno necessita di ossigeno-terapia.Il nostro Centro essendo di recente istituzione, ha progressivamente aumentato il numero di interventi negliultimi anni (8 nel 2005 e 5 nel 2006), con miglioramento della rete organizzativa e diminuzione dellecomplicanze sia perioperatorie che a lungo termine.

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Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI

Title:SARCOIDOSI, DISTURBI MENTALI E QUALITA' DELLA VITA

Authors:A. Mazzi (1), S. Rossi (2), S. Calossi (2), A. Goracci (2), A. Fossi (1), F. Penza (1), P. Castrogiovanni (2), P.Rottoli (1)Affiliations:(1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università diSiena Siena Italy, (2) 2Sezione di Psichiatria,Dipartimento di Neuroscienze, Università di Siena Siena ItalyBody:Lo studio della qualità della vita (QoL) nei pazienti affetti da malattie croniche come la Sarcoidosi sta suscitandoun crescente interesse. Dati di letteratura indicano una maggiore compromissione della QoL nei pazienti concomorbidità psichiatrica o con particolari tipi di personalità. Tuttavia pochi studi hanno ricercato un'eventualecorrelazione fra sintomatologia psichiatrica e Sarcoidosi. Pertanto abbiamo condotto questa ricerca conl'obiettivo di trovare una eventuale correlazione fra Sarcoidosi e patologie psichiatriche, valutare la QoL deipazienti affetti da questa malattia e stabilire l'impatto della comorbidità psichiatrica sulla loro QoL. Il campione èstato selezionato fra tutti i pazienti affluiti al Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi, Sezione diMalattie Respiratorie dell'Università di Siena. Ogni paziente (80 soggetti, di cui 44 femmine e 36 maschi, etàmedia 41 anni) è stato valutato tramite colloquio clinico e questionari diagnostici in auto edeterosomministrazione (MINI, CGI, HAM-A, HAM-D, Q-LES-Q) previo consenso informato. Sono stati esclusidallo studio pazienti affetti da altre gravi patologie organiche o con importanti deficit cognitivi. Si è osservato cheun'alta percentuale di pazienti (41% ) ha in comorbidità una patologia psichiatrica di Asse I. La Depressione è ildisturbo più frequente (18.5%) seguito dal Disturbo di Panico (11%) e dal Disturbo dell'Adattamento (11%). Deisoggetti con diagnosi di Asse I, il 40% ha manifestato il disturbo prima della diagnosi di Sarcoidosi mentre ilrimanente 60% dopo la diagnosi. Confrontando i punteggi dei vari domini del Q-LES-Q dei pazienti affetti daSarcoidosi con un campione rappresentativo della popolazione generale, è emersa una compromissionesignificativa nei domini "Salute fisica/Attività" (p<0.01), "Sensazioni soggettive" (p=0.001) e "Attività generali"(P=0.003). Inoltre i punteggi della Q-LES-Q sono risultati significativamente ridotti dalla presenza di unapatologia psichiatrica, soprattutto nelle sfere della "Salute fisica" e delle "Sensazioni soggettive". Nessunacorrelazione significativa invece è emersa tra QoL e stadio radiologico o funzionalità respiratoria. In conclusione,la QoL dei pazienti affetti da Sarcoidosi è risultata dipendente non tanto dalla gravità della malattia quanto dallapresenza/assenza di una patologia psichiatrica in comorbidità.

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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA

Title:PRESENTAZIONE CLINICA, STRUMENTALE E DI LABORATORIO DELL' EMBOLIA POLMONARE (EP)NEL PAZIENTE ANZIANO

Authors:L. Masotti (1,3), GC. Landini (1), R. Cappelli (2), P. Rottoli (3)Affiliations:(1) UO Medicina Interna Cecina (Li) ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Interna, Cardiovascolare e Geriatrica,Università degli Studi di Siena Siena ITALY, (3) Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche,Università degli Studi di Siena Siena ITALYBody:INTRODUZIONE: La diagnosi di EP nell' anziano è difficiloltosa per aspecificità ed atipicità di presentazione. Loscopo del presente studio è stato quello di analizzare gli studi pubblicati negli ultimi venti anni in letteratura sullecaratteristiche cliniche, strumentali e di laboratorio dell' EP nel paziente ultrasessantacinquenne.MATERIALI E METODI: E' stata condotta una revisione degli studi prospettici e retrospettivi pubblicati in linguainglese dal 1986 al 2005 ed indicizzati su MEDLINE, concernenti la presentazione clinica, strumentale e dilaboratorio dell' EP in pazienti di età > 65 anni e contenenti nel titolo, abstract e/o testo le parole chiavepulmonary embolism and/or elderly and/or venous thromboembolism. Di 264 articoli e/o abstracts analizzati, 10studi sono stati selezionati per gli aspetti clinici (sintomatologia ed obiettività clinica), sei per ECG e RX torace,tre per ecocardiografia, sette per emogasanalisi e cinque per D-Dimero.RISULTATI: Un totale di 650 pazienti (246 maschi/404 femmine) sono stati valutati nei dieci studi riportanti gliaspetti clinici. Il range di mortalità risultato tra 8-32%. Dispnea (range 59-91.5%), tachipnea (46-74%),tachicardia (29-76%) e dolore toracico (26-57%) sono risultati i sintomi e segni clinici più frequenti. L' immobilitàa letto (15-67%) e la presenza di trombosi venosa profonda (15-50%) sono risultati i più frequenti fattori di rischioper tromboembolismo venoso. Tachicardia sinusale, blocco di branca destro ed anomalie del tratto ST-T sonorisultati gli aspetti ECG più frequenti. In tre studi su sei la radiografia del torace è risultata alterata in meno del50% dei casi mentre nei restanti tre studi è risultata alterata in più del 70% dei pazienti. Più del 50% dei pazientiha manifestato un interessamento ecocardiografico delle sezioni cardiache destre. I dati emogasanalitici hannoevidenziato come aspetti principali una severa ipossiemia associata a lieve ipocapnia. Il D-Dimero è risultato piùelevato del cut-off di 500 microg/L nel 100% dei casi in quattro studi su cinque.CONCLUSIONI: La diagnosi di EP rappresenta ancora una sfida per il clinico impegnato nella pratica geriatria,per l' aspecificità di presentazione, confermata dalla nostra meta-analisi. Il presente studio può contribuire allaconoscenza della presentazione dell' EP nel paziente anziano.

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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA

Title:ANALISI STATISTICA DEL NUMERO DI METRI PERCORSI AL TEST DEL CAMMINO CHE INDIVIDUA IPAZIENTI CON BPCO CON INABILITA' FISICA

Authors:R. Megali (1), C. Incorvaia (1), C. Pravettoni (1), F. Paterniti (1), L. Pessina (1), F. Maraffi (1), GG. Riario-Sforza(1)Affiliations:(1) Pneumologia Riabilitativa, ICP Milano ITALYBody:RazionaleIl test del cammino dei sei minuti viene comunemente utilizzato per valutare la capacità fisica nei pazienti conBPCO. E' stato identificato in 54 metri l'incremento di distanza percorsa durante il test che indica unmiglioramento significativo di capacità fisica, ma non è stato valutato il numero di metri percorsi che si associa ainabilità. Noi abbiamo analizzato tale aspetto mediante il metodo statistico delle curve ROC.MetodiSono stati confrontati due gruppi di pazienti con BPCO, composti da un numero uguale di 50 soggetti,rispettivamente con e senza inabilità fisica misurata mediante indice di Barthel. Il numero di metri percorsidurante test del cammino dai soggetti dei due gruppi è stato analizzato mediante curva ROC, che distribuisceautomaticamente i dati immessi e stabilisce una serie di punti di analisi, a ciascuno dei quali corrisponde unvalore di sensibilità e specificità. Il punto sulla curva più vicino al valore ideale del 100% per ambedue iparametri individua il cut-off che separa i due gruppi analizzati.RisultatiL'indice di Barthel medio nei pazienti con valore sotto la normalità (che equivale a 100) e quindi con inabilità èstato 76,4 (ds 18,2). Il numero medio di metri percorsi al test del cammino nei pazienti con inabilità è stato 202,4(ds 71,1), rispetto a 418,6 (ds 71,2) metri percorsi dai pazienti con indice di Barthel uguale a 100. La curva ROCha stabilito 19 punti operativi, il decimo dei quali (corrispondente a 287 metri) è risultato il più vicino al puntoideale, dimostrando una sensibilità del 92,8% e una specificità del 94,2%.ConclusioniIl cut-off di 287 metri individuato mediante analisi con curva ROC appare dotato di un non trascurabile significatoclinico, dal momento che è in grado di identificare oltre il 90% dei soggetti con inabilità fisica. Una possibileapplicazione riguarda ad esempio la riabilitazione respiratoria, che potrebbe porre come obiettivo dei programmidi ricondizionamento fisico nei soggetti con inabilità il superamento di tale cut-off durante test del cammino.

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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA

Title:BPCO RIACUTIZZATA IN PAZIENTI ANZIANI TRACHEOTOMIZZ ATI RICOVERATI IN UNA U.O. DIRIABILITAZIONE RESPIRATORIA: EZIOLOGIA ED INDICAZIO NI TERAPEUTICHE.

Authors:A. Ferrari (1), G. Gallimbeni (1), F. Giani (1), O. Caratozzolo (1)Affiliations:(1) P.A. Trivulzio Milano ITALYBody:Nel nostro studio ci siamo proposti di valutare l' eziologia prevalente delle infezioni delle basse vie aeree inpazienti anziani tracheotomizzti e verificare la validità di una terapia antibiotica empirica intrapresa nell'attesa deirisultati microbiologici.In pazienti BPCO tracheotomizzati che presentavano un quadro clinico ed ematochimico di flogosi delle bassevie aeree sono state raccolte le secrezioni tracheobronchiali mediante aspirazione diretta a valle della cannula.Lo studio è stato condotto su 22 pazienti,14 maschi e 8 femmine ,di età media 72.4. Sulle secrezioni raccolte èstata eseguita colorazione di Gram ed esame colturale.La sensibilità è stata definita attraverso metodica automatica Vitek-Bio Merrieux. Sono stati isolati 29 germi, 22Gram negativi (75.8%) e 7 Gram positivi (24.23%). In 7 pazienti sono stati isolati due differenti patogeni.Sulla base della colorazione di Gram abbiamo iniziato terapia antibiotica con Aminoglicosidi nelle formesostenute da Gram negativi, con Glicopeptidi in quelle da Gram positivi.L'esame colturale e relativo antibiogramma hanno mostrato la crescita di 16 ceppi di Pseudomonas aeruginosasensibili nell'87.7% agli Aminoglicosidi, nel 57% sia ai Carbapenemici che alle Penicilline antipseudomonas, nel50% a Ceftazidime e nel 28.5% a Ciprofloxacina; di 3 ceppi di Serratia marcescens ed 1 di Enterobacteraerogenes sensibili ad Aminoglicosidi e Carbapenemici; di 2 ceppi di Strenotrophomonas maltophilia sensibili adAminoglicosidi e Ciprofloxacina. Inoltre sono stati isolati 7 ceppi di Staphilococcus aureus meticillino resistentitutti sensibili a Glicopeptidi e Rifampicina.La terapia antibiotica empirica ha consentito l'eradicazione batterica di 6 ceppi di Staphilococcus aureus, e lapersistenza di tutti i ceppi Gram negativi in cui peraltro si è ottenuta una riduzione della carica batterica ed unmiglioramento del quadro clinico.Il nostro studio ha evidenziato che nel paziente anziano portatore di tracheotomia le infezioni delle basse vieaeree sono spesso sostenute da germi difficili con netta prevalenza di Pseudomonas aeruginosa (72.7%). Gliantibiotici più attivi in vitro sono risultati gli Aminoglicosidi nelle forme da Gram negativi ed i Glicopeptidi e/oRifampicina nelle forme da Gram positivi , confermando la correttezza della nostra scelta antibiotica empiricache può essere di primo impiego nel trattamento delle infezioni delle basse vie aeree in pazienti anzianitracheotomizzati.

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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA

Title:INFIAMMAZIONE SISTEMICA E DELLE VIE AEREE IN SOGGET TI SANI NELLE DIVERSE FASCE DI ETA’

Authors:GE. Carpagnano (1), V. Turchiarelli (1), A. Spanevello (1), M. Cagnazzo (1), A. Depalo (1), I. Ventura, C.Gramiccioni (1), MP. Foschino Barbaro (1)Affiliations:(1) Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALYBody:Introduzione: L’invecchiamento è un processo fisiologico accompagnato dalla presenza di una flogosi sistemicadi non ben definita origine. Non esistono tuttavia dati in letteratura sulla presenza di una possibile coesistenteflogosi nelle vie aeree.Obiettivo: Obiettivo del nostro studio e’stato quello di studiare la flogosi sistemica e delle vie aeree e lo stressossidativo sistemico in soggetti di diverse fasce di età e di studiarne eventuali correlazioni con il decadimentocognitivo e funzionale respiratorio che accompagna l’invecchiamento.Materiali e metodi: Sono stati arruolati nello studio 45 soggetti sani, non fumatori, suddivisi in 3 gruppi inrelazione all’età (Gruppo 1 : <35; gruppo 2: 35-60; gruppo 3: >60 anni). I soggetti sono stati sottoposti a test difunzionalita’ respiratoria e cognitivi, a dosaggio di markers di flogosi (PCR, fibrinogeno) e di stress ossidativo(ROMs) nel sangue, NO esalato, pH nell’esalato condensato ed ad induzione dell’espettorato.Risultati: Con il progredire dell’età è stato osservato un progressivo aumento dei markers di flogosi sistemici elocali e dello stress ossidativo (PCR mg/l: 0.8±0.6 vs 3.9±4.3; fibrinogeno mg/dl: 250±6.3 vs 330±48; pH 7.7±0.3vs 7.4±0.2; neutrofili espett %. 33±8.8 vs 57±7.7; ROMs: 2.3±62 vs 317±98). E’stato inoltre riscontrata lapresenza di una correlazione tra markers di infiammazione sistemica e funzionalita’ respiratoria e fra ROMs etests cognitivi.Conclusioni: I dati del nostro studio evidenziano come la flogosi sistemica gioca un ruolo chiave neldecadimento funzionale, mentre lo stress ossidativo nel decadimento cognitivo tipico del soggetto anziano.L’uso di metodiche non invasive, quale l’esalato condensato e l’espettorato indotto potrebbe fornire un preziosostrumento per un approfondimento di queste problematiche.

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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA

Title:IL PUNTEGGIO MNA COME CORRELATO INDIPENDENTE DELLA DISPNEA NELL’ANZIANO CON BPCO

Authors:G. Paglino (1), N. Scichilone (1), L. Martino (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), V. Bellia (1)Affiliations:(1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALYBody:Il Mini Mutritional Assessment (MNA) è uno questionario di valutazione dello stato nutrizionale ampiamentevalidato in età geriatrica; tuttavia, tale strumento non è mai stato utilizzato nella valutazione multidimensionaledel paziente con BPCO. 37 pazienti con BPCO (FEV1/FVC: 0.48±0.10; età: 72±5.9 anni; mean±SD) sono stat isottoposti a valutazione della funzionalità respiratoria e dello stato nutrizionale mediante il MNA; il grado dipercezione della dispnea è stato valutato mediante la scala di dispnea della Medical Research Council (MRCS).Sulla base del punteggio del MNA, 18 pazienti (Gruppo A) sono stati classificati come in 'buono statonutrizionale' (MNA>23.5) e 19 (Gruppo B) 'a rischio malnutrizione' (MNA<23.5), inclusi 3 soggetti con MNA<17(francamente malnutriti). Il FEV1% del predetto è risultato significativamente più basso nei soggetti a rischio dimalnutrizione (Gruppo A: 51±12.7%; Gruppo B: 43±12.6%, p=0.05). Come previsto, il FEV1% del predettocorrelava significativamente con la MRCS (p=0.01, r=0.41). Il MNA (p=0.006, r=0.44), ma non il BMI (p=0.63,r=0.08), si dimostrava significativamente correlato alla MRCS. L'analisi di regressione multipla, in cui la MRCSrappresenta la variabile dipendente e il FEV1 e il MNA le variabili indipendenti, confermava che entrambe levariabili esaminate correlavano significativamente con la MRC (r^2:0.28, p=0.004; FEV1: p=0.05; MNA: p=0.02).Tali osservazioni segnalano come, ai fini della valutazione del paziente con BPCO, il MNA rende conto dellacondizione nutrizionale meglio del BMI, costituendo un correlato indipendente della dispnea.

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Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA

Title:RIPRODUCIBILITÀ INTRAINDIVIDUALE DEL FEV6 IN SOGGET TI ANZIANI

Authors:C. Sorino (1), F. Catalano (1), R. Pistelli (2), N. Scichilone (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), R. Antonelli-Incalzi (3), V. Bellia (1)Affiliations:(1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALY, (2) Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALY,(3) Università Campus Bio-Medico Roma ITALYBody:Il volume espiratorio forzato in 6 secondi (FEV6) è stato proposto quale surrogato della capacità vitale forzata(FVC) nella diagnosi delle patologie respiratorie per limitare lo sforzo richiesto al paziente per prolungarel'espirazione fino al completo svuotamento polmonare. Tuttavia, l'applicabilità di tale indice spirometrico non èmai stata testata in soggetti anziani. Scopi dello studio: 1) la valutazione della riproducibilità intraindividuale delFEV6 nei soggetti anziani e 2) l'identificazione dei fattori che la condizionano. A tal fine, sono state analizzate lespirometrie ottenute nell'ambito dello studio multicentrico Sa.R.A, comprendente soggetti di età tra 65 e 100anni, con e senza patologie bronco-ostruttive. Ciascun soggetto è stato sottoposto ad una valutazione clinico-funzionale comprendente la misura delle capacità cognitive (Mini Mental Status Evaluation), della depressione(Geriatric Depression Scale), della costituzione fisica (Body Mass Index). Su un totale di 1870 spirometrie, lariproducibilità del FEV6 (differenza tra i due migliori valori ottenuti da ciascun soggetto) è stata calcolata su 871spirometrie con buon inizio test (Vext <150 ml), con buona fine test (FET >6 secondi) e con un plateau di fineespirazione >1 secondo. La riproducibilità del FEV6 è stata confrontata con quella dell'FVC calcolata nelmedesimo campione e in un sottogruppo di pazienti ostruiti, rientranti nel quartile con FEV1 più basso (<68% delteorico). Una buona riproducibilità (<150 ml) è emersa nel 93.2% delle prove per il FEV6 e nell'86.3% per l'FVC.La differenza di riproducibilità tra i due parametri era simile anche quando questa veniva espressa in valoripercentuali (<5% nell'88.5% dei test per il FEV6, nell'86.1% per l'FVC) e nei pazienti ostruiti (<5% nell'84.3% deitest per il FEV6, nell'75.9% per l'FVC). Sia per il FEV6 che per l'FVC, una riproducibilità significativamentepeggiore è stata riscontrata in associazione ad età avanzata (p<0.001) e capacità cognitive compromesse(p<0.001). In conclusione, la riproducibilità del FEV6 negli anziani risulta molto elevata e mai peggiore rispetto aquella dell'FVC. Ciò conferma l'attendibilità del ricorso a tale indice nella valutazione funzionale del pazienteanziano. I principali fattori da tenere in considerazione per ottenere una buona riproducibilità del FEV6nell'anziano sono l'età e le capacità cognitive.

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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA

Title:LA PRESENZA DI ACIDO IN ESOFAGO NON INFLUENZA IL BR ONCOSPASMO INDOTTO DA ESERCIZIOFISICO

Authors:M. Ferrari (1), R. Testi (1), L. Benini (1), F. Bonella (1), G. Corradini (1), F. de Iorio (1)Affiliations:(1) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (2) Medicina Interna D - Università degli StudiVerona ITALY, (3) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (4) Medicina Interna D - Universitàdegli Studi Verona ITALY, (5) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (6) Medicina Interna D -Università degli Studi Verona ITALYBody:Scopo dello studio è stato la valutazione del possibile ruolo che l'acido, presente in esofago, esercita sulbroncospasmo indotto da esercizio fisico (EIB). Sono stati studiati 30 pazienti con asma bronchiale (età media38.2 +/- 14.5 anni; FEV1 90.0 +/- 12.7 % del teorico), in condizioni basali e dopo 2 settimane di trattamento conOmeprazolo, 20 mg bid per via orale. Gli esami basali comprendevano il monitoraggio della pHmetria esofageanelle 24 ore, l'esame spirometrico e il test di provocazione bronchiale con esercizio fisico mediante cyclette [irisultati sono stati espressi come riduzione massima percentuale del FEV1 rispetto al valore basale (DFEV1)]. Iltest di provocazione è stato ripetuto alla fine del periodo di trattamento.In 14 pazienti è stata dimostrata una significativa riduzione del FEV1 (>15%) dopo esercizio fisico (DFEV1 =25.5 +/- 11.4%) mentre negli altri 16 pazienti il test è risultato negativo (DFEV1 = 4.4 +/- 4.9%). In condizionibasali i due gruppi con o senza EIB, erano simili per valori di FEV1, tempo di esposizione acida, numero diepisodi di reflusso misurati mediante pHmetria delle 24 ore nel tratto esofageo prossimale e distale. Non è statainoltre riscontrata alcuna relazione fra i risultati della spirometria e il DFEV1 da una parte e i parametri di reflussogastroesofageo (GER) dall'altra. 4 fra i pazienti con EIB (28.7%) e 7 di quelli senza EIB (43.7%) avevano avutopiù di uno o più episodi di GER durante il test con esercizio fisico, senza significative differenze fra i due gruppi.Dopo l'inibizione della secrezione acida gastrica ottenuta con Omeprazolo, DFEV1 non è significativamentecambiato rispetto al valore basale, indipendentemente dalla presenza o assenza di GER.I nostri risultati suggeriscono che la presenza di acido in esofago o la sua inibizione mediante inibitori di pompaprotonica non ha alcuna influenza sul broncospasmo indotto da esercizio fisico.

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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA

Title:EFFETTI DELLA BUDESONIDE IN COLTURE PRIMARIE DI FIB ROBLASTI POLMONARI UMANISTIMOLATI DAL TGF-BETA: INIBIZIONE DELLA FOSFORILAZ IONE DELLE MAP CHINASI E DELRILASCIO DI IL-6 E IL-11

Authors:L. Gallelli (1), G. Pelaia (1), B. D'Agostino (2), A. Vatrella (3), D. Fratto (1), T. Renda (1), U. Galderisi (2), F.Rossi (2), C. Vancheri (4), R. Maselli (1), S.A. Marsico (3)Affiliations:(1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY,(2) Dipartimento di Medicina Sperimentale, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (3) Dipartimento diScienze Cardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (4) Dipartimento diMedicina Interna e Specialistica, Università di Catania Catania ITALYBody:Il transforming growth factor-beta1 (TGF-beta1) svolge un ruolo fondamentale negli eventi fibrotici checaratterizzano le interstiziopatie polmonari ed il rimodellamento strutturale delle vie aeree, tipico dell'asmabronchiale. In tale contesto, lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare, in colture primarie di fibroblastipolmonari umani, gli effetti del TGF-beta1 su vari eventi quali la fosforilazione delle mitogen-activated proteinkinases (MAPK), la proliferazione cellulare e la produzione di interleuchine 6 (IL-6) e 11 (IL-11), sia in presenzache in assenza di un pretrattamento con budesonide.La fosforilazione delle MAPK è stata rilevata mediante Western blotting, impiegando specifici anticorpimonoclonali che riconoscono rispettivamente le forme fosforilate attive dei tre principali sottogruppi di MAPK,denominati JNK (cJun N-terminal kinases), ERK (extracellular signal-regulated kinases) e p38. La vitalitàcellulare è stata valutata utilizzando la colorazione con Trypan blue, ed il rilascio di IL-6 e IL-11 nel sopranatantedelle colture fibroblastiche è stato quantificato per mezzo della tecnica ELISA.Il TGF-beta1 (10 ng/ml) ha significativamente (p<0.01) stimolato la fosforilazione delle MAPK, ed ha ancheindotto un aumento della proliferazione fibroblastica e della secrezione di IL-6 e IL-11, i cui livelli hannoraggiunto il massimo incremento dopo 72 ore di esposizione cellulare al TGF-beta1. Tutti questi effetti sono statiefficacemente prevenuti dalla budesonide e, con l'eccezione del rilascio di IL-6, anche da una miscela di inibitoridelle MAPK (SB203580, PD98059 e SP600125).Pertanto, i nostri risultati suggeriscono che l'azione fibrotica esplicata dal TGF-beta 1 nel polmone è mediataalmeno in parte da un'aumentata sintesi delle citochine fibrogenetiche IL-6 e IL-11; tali effetti sembrano esseresensibili all'inibizione operata dai corticosteroidi attraverso il blocco della attivazione fosforilazione-dipendentedelle MAPK.

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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA

Title:EFFETTI ANTI-OSSIDANTI E ANTI-INFIAMMATORI DELL'ERD OSTEINA IN FUMATORI CON BPCO LIEVE

Authors:RW. DAL NEGRO (1), M. VISCONTI (1), C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1)Affiliations:(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALYBody:La riduzione del danno da ossidazione si ottiene rimuovendo gli agenti ossidanti e/o implementando i fattorianti-ossidanti (riducenti). Scopo studiare le potenzialità anti-ossidanti dell’erdosteina (E), farmaco comunementeimpiegato nella BPCO per le sue attività reologiche. Metodi: sono stati studiati due gruppi di 10 soggetti,omogenei per sesso; età (65.0 &#61617;8.4ds e 65.3a &#61617; 6.5ds); FEV1 basale (88.7% pred &#61617;6.8ds e 85.2% pred &#61617;5.8ds), e consumo quotidiano di sigarette (25.4 pack/y &#61617;3.5ds e 28.1pack/y&#61617;2.3ds) secondo un disegno controllato, doppio cieco, a gruppi paralleli vs placebo. I soggetti sono statirandomizzati per ricevere E 600mg/dì o placebo per 10 giorni. In condizioni basali e dopo 4, 7 e 10 gg ditrattamento sono stati dosati: IL-6, IL-8, TNF&#61537; e 8-isoprostano nelle secrezioni bronchiali, oltre a e-NO eROS nel sangue periferico. Statistica: anova , accettando p<0.05. Risultati: i valori medi di IL-8 e ROS si sonosensibilmente ridotti dopo 4 gg di trattamento (p<0.01), e quelli di 8-isoprostano dopo 7 gg (p<0.02) solo neisoggetti trattati con E. Il calo dei valori di e-NO, pur evidenti, non hanno invece raggiunto la significativitàstatistica. Nessuna variazione significativa è stata osservata nei soggetti trattati con placebo (p=ns). Conclusioni:nei soggetti fumatori con BPCO lieve, Erdosteina è in grado di ridurre in maniera sistematica e significatival’espressione di alcune citochine pro-infiammatorie coinvolte nel danno ossidativo. I tempi di risposta sonorisultati diversi per le diverse citochine. Ulteriori studi sono necessari per confermare questi dati e valutarne larilevanza clinica nel lungo periodo.

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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA

Title:INCREMENTO DI CAPACITÀ INSPIRATORIA ED INCREMENTO D ELLA DISTANZA PERCORSA IN UNOSHUTTLE TEST NEI SOGGETTI AFFETTI DA BPCO: CONFRONT O FRA TIOTROPIO BROMURO EFORMOTEROLO

Authors:M. Andreani (1), D. Oddi (2), R. Cinicia (2), R. Pistelli (1)Affiliations:(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALYBody:La distanza percorsa in un test del cammino sui 6 minuti (6mWD) è ridotta nei soggetti affetti da BPCO a causadi un complesso fenomeno che coinvolge la limitazione al flusso aereo, la ridotta attività fisica e lo statonutrizionale. E’ dimostrato che il 6mWD è correlato alla capacità inspiratoria (IC). E’ altresì dimostrato che ifarmaci broncodilatatori a lunga durata d’azione incrementano sia la IC sia la distanza percorsa in uno shuttletest (ST). Scopo del presente lavoro è comparare l’effetto di 18 mcg di tiotropio bromuro (T) e di 12 mcg diformoterolo (F) su IC e ST in soggetti affetti da BPCO in un disegno in doppio cieco, con doppio falso farmaco,controllato contro placebo.I soggetti eleggibili per questo studio dovevano soddisfare i seguenti criteri: Diagnosi clinica di BPCOconfermata dalla presenza di un FEV1/FVC < 0.70 dopo somministrazione di 400 mcg di salbutamolo inpresenza di una volumetria polmonare globale normale; Storia clinica negativa per patologie cardiovascolari,asma bronchiale, malattie atopiche, patologie muscoloscheletriche, articolari, neurologiche, renali, epatiche esistemiche; Incremento di IC dopo 400 mcg di salbutamolo >= 200 ml. In ogni giornata sono stati valutati incondizioni basali e 60 minuti dopo la somministrazione del trattamento: FVC; FEV1; IC. Di seguito, in ognigiornata, è stato eseguito uno ST con la registrazione pre e post ST di: HbO2; FC; Scala VAS applicata alladispnea e alla fatica muscolare. La distanza dello ST è stata considerata la variabile di esito fondamentaleinsieme alla variazione di IC. Si è utilizzata l’analisi della varianza per misure ripetute con trattamento e ordine disomministrazione come fattori principali di classificazione.Nel confronto verso placebo per T e F, rispettivamente, si sono ottenute le seguenti variazioni: FEV1 +6.2%(p<0.05) e +10.1% (p<0.01); IC +6.5% (n.s.) e +11.9% (p<0.05); ST +30 metri (p<0.001) e +21.5 metri (p< 0.05).Le differenze fra farmaci non sono risultate significative.Entrambi i farmaci si sono dimostrati efficaci nel modificare la funzione respiratoria e, sia pure in modomarginale, lo ST. Non si è evidenziata una correlazione fra variazioni di IC e performance dello ST.

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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA

Title:L'EFFICACIA DELLA TEOBROMINA NELL'INIBIZIONE DELLA TOSSE INDOTTA DA CAPSAICINA

Authors:N. Crispino (1), C. Cesaro (1), MG. Belvisi (2), CME. Tranfa (1)Affiliations:(1) Seconda Università Studi Napoli ITALY, (2) Imperial College University London UNITED KINGDOMBody:La Tosse è il principale meccanismo di difesa delle vie aeree, ma quando non ha questo ruolo diventa il sintomopersistente e, a volte, dominante di varie patologie infiammatorie respiratorie quali: asma e BPCO, tanto daprovocare stress nella vita quotidiana sopratutto quando la causa non si conosce (idiopatica). Il trattamentoantitussigeno maggiormente usato è quello degli oppioidi (codeina), farmaci efficaci ma provocanti effetticollaterali in quanto agenti sul SNC. Allo scopo di studiare nuovi farmaci per il trattamento della tosse abbiamostudiato: in primis, in vitro, gli effetti della Teobromina , una metilxantina presente nel cacao, sulladepolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago di guinea-pig(gp) e nell'uomo per accertare ilmeccanismo d'azione (periferico o centrale),comparandola con la Codeina; secondariamente esaminato glieffetti antitussigeni della Teobromina nell'uomo.Il nervo vago viene posto nella camera di registrazionecostantemente perfuso con soluzione Krebs ossigenata.Le due porzioni del nervo terminali vengono isolate dallavasellina e la depolarizzazione misurata usando due elettrodi posti ai lati del nervo. La capsaicina (0.1-100uM)determina depolarizzazione sia sul vago di gp, che nell'uomo. La Teobromina (0.01-100uM), comparata con laCodeina (0.01-100uM) inibisce la depolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago dei gp (94.9+-3.8%) edell'uomo (66.7%). La soglia della tosse, studiata facendo inalare la capsaicina (0.5.500uM) e espressa dalladose di capsaicina provocante cinque o più colpi di Tosse (PC5), fu misurata in 10 soggetti normali non fumatori.Ai pazienti, furono somministrate con criterio random la Teobromina (1000mg) e Codeina( 60mg) in capsule.Dopo 120 min dalla somministrazione fu effettuato il challenges con capsaicina. Nei soggetti normali è statoosservato che la Teobromina inibisce la tosse (log5 1.86+-0.58) indotta dalla capsaicina senza provocare effetticollaterali. dai risultati ottenuti è possibile concludere che la teobromina è un naturale trattamento antitussigenoche potrebbe creare la base per lo studio di una classe di farmaci in grado di controllare il sintomo più comune efastidioso: la Tosse.

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Topic: FARMACOLOGIA CLINICA

Title:EFFETTI DEI ß-AGONISTI INALATORI A LUNGA DURATA D’A ZIONE E DI TIOTROPIO SULLA FUNZIONERESPIRATORIA E SULL’EMOGASANALISI IN PAZIENTI CON B PCO

Authors:P. Santus (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), E. Belloli (1), S. Centanni (1), M. Cazzola (2), N. Morelli (1)Affiliations:(1) Unità di Medicina Respiratoria, Università di Milano, Ospedale S. Paolo Milano ITALY, (2) Unità diPneumologia ed Allergologia, Ospedale A. Cardarelli Napoli ITALYBody:Sono qui riportati i risultati di uno studio incrociato a tre vie nel quale abbiamo comparato gli effetti acuti ditiotropio 18µg (T), salmeterolo 50µg (S) e formoterolo 12µg (F) sulla funzione respiratoria e l’emogasanalisi di 30pazienti con BPCO stabile. In ciascuno dei giorni dello studio, si è provveduto a misurare la funzione polmonareed ad eseguire l’emogasanalisi prima e fino a 180 min l’inalazione di ciascun farmaco. I trattamenti esaminatihanno migliorato in maniera significativa il FEV1 del 14, 12 e 17%, la FVC del 12, 12 e 13% , la IC del 21, 17 e27% e diminuito la sRaw del 35, 30 e 32%, il RV del 16, 13 e 21%, la TLC del 9, 6 e 10%, e il TGV del 12, 10 e15%, rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno significativamente migliorato la DLco di 1,9, 2,3 e1,9 mL/min-1/mmHg rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno diminuito in maniera significativa laPaO2 di 1,7, 4,9 e 4,8 mmHg e aumentato il &#916;P(A-a)O2 di 2,1, 5,0 e 4,5 mmHg rispettivamente dopo T, Se F. Gli effetti di S e T sullo scambio dei gas sono apparsi più lenti nell’insorgenza, ma più prolungati di quelli diF. Ciononostante, la PaO2AUC0-180min è stata più ampia con F (-3,59 mmHg/h), seguita da S (-2,83 mmHg/h)ed in fine da T (-1,03 mmHg/h) e le differenze fra F o S e T sono risultate significative. In conclusione, i tretrattamenti hanno indotto significativi miglioramenti della funzione polmonare ma anche significative, sebbenemodeste, riduzioni della PaO2 con aumenti della &#916;P(A-a)O2 che potrebbero essere state causate daglieffetti vasodilatanti polmonari. In ogni modo, un broncodilatatore anticolinergico a lunga durata d’azionepotrebbe essere preferibile nei pazienti con ipossiemia causata da BPCO perché a minor rischio di peggiorareun’ipossiemia preesistente.

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Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA

Title:L'IPERTENSIONE POLMONARE NELLA BRONCOPNEUMOPATIA CR ONICA OSTRUTTIVA: IL RUOLODEL FUMO DI SIGARETTE

Authors:A. GABALLO (1), G.M. CORBO (1), C. COLIZZI (2), L. PALADINI (1), G. PASCIUTO (1), V. RIZZELLO (2), F.PENNESTRI' (2), G. CIAPPI (1), S. VALENTE (1)Affiliations:(1) FISIOPATOLOLOGIA RESPIRATORIA,UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALY, (2) CARDIOLOGIA,UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALYBody:Alcuni recenti studi condotti in vitro suggeriscono che il fumo di sigaretta può essere considerato un fattore dirischio indipendente per lo sviluppo dell' Ipertensione Polmonare (IP) nella BPCO. Lo scopo del nostro studio èstato quello di valutare l'entità del danno funzionale respiratorio in un campione di soggetti affetti da BPCOtenendo in considerazione il numero di sigarette fumate. Abbiamo studiato 27 soggetti classificati come lievifumatori (0-39 pacchi/anno), moderati fumatori (40-59 pacchi/anno) e forti fumatori (60+ pacchi/anno). Tutti ipazienti sono stati sottoposti a misura dei flussi e volumi polmonari, test di diffusione del CO, emogasanalisiarteriosa, test del cammino in 6 minuti e misura della pressione arteriosa polmonare sistolica (PAPS) conecocardiogramma doppler transtoracico. Risultati:il danno meccanico è risultato maggiore nei fumatori moderatiche presentavano un rapporto FEV1/FVC (35%) significativamente più basso e un rapporto RV/TLC (62%)significativamente più alto rispetto ai fumatori lievi (48% e 50% rispettivamente) e ai forti fumatori (43% e 56%rispettivamente). La capacità di diffusione ha presentato una tendenza alla riduzione nelle tre categorie(CO/VA% predetto: nei lievi fumatori=77%, nei fumatori moderati=65%, nei forti fumatori=58%), sebbene questadifferenza non sia risultata significativa (p=0.09), così come la PaO2 (PaO2 mmHg: nei fumatori lievi=78, neifumatori moderati=73, nei forti fumatori=70). La PAPS è risultata misurabile in 17 soggetti e i forti fumatori hannopresentato una significativa PAPS aumentata rispetto ai lievi fumatori (40 mmHg vs 32.6 mmHg, p=0.01, correttoper l'età e il rapporto FEV1/VC) mentre la PAPS non è risultata aumentata nei fumatori moderati (30 mmHg). Inostri risultati in parte confermano gli studi in vitro dimostrando che il fumo può provocare un'alterazione degliscambi intrapolmonari dei gas dipendente non solo dal danno delle vie aeree ma anche da quello del lettovascolare.

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Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA

Title:TEST FUNZIONALI RESPIRATORI DI I° LIVELLO IN PAZIEN TI CON IP IDIOPATICA E POST-TEP

Authors:R. CORBO (1), V. DI SPIRITO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. PISANO (1), A. MOLINO (1), M. SOFIA (1), AA.STANZIOLA (1), L. CARRATU' (1)Affiliations:(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALYBody:L'ipertensione Polmonare Idiopatica e l'Ipertensione Polmonare post-Tromboembolica possono presentaresignificativi problemi di diagnostica differenziale.Abbiamo retrospettivamente valutato i dati funzionali respiratoridi primo accertamento (spirometria,test di diffusione alveolo-capillare,emogasanalisi arteriosa, test del camminoin 6 minuti e dosaggio del BNP) di 12 pazienti con diagnosi di IAP idiopatica e 13 pazienti con diagnosi di IPpost-TEP, giunti all'osservazione nel periodo 2000-2006.L'età era pressocchè la stessa,(età media 48,4 nellaidiopatica vs 54,4 nella post-TEP); la volumetria polmonare dinamica risultava essere nella norma, mentre ladiffusione alveolo-capillare appariva compromessa in entrambe le forme, in particolare nella post-TEPespressione di una alterata perfusione polmonare.Il rapporto FVC%/DLCO%th tendeva ad essere superiore allanorma rispetto ad un gruppo controllo di soggetti sani. All'emogasanalisi arteriosa, si riscontrava ipossiemia digrado medio ed ipocapnia da iperventilazione.Il test del cammino registrava una significativadesaturazione(p<0,05) al termine del test per entrambe le forme, espressione di una scarsa tolleranza allosforzo, e in particolare nell' Ipertensione Arteriosa Polmonare Idiopatica un percorso inferiore ai 332 metri, datoquesto correlato ad una minore sopravvivenza. Anche la frequenza cardiaca si modificava significativamentecome risposta alle maggiori richieste di sangue.Il BNP (brain natriuretic peptide)tdosato su quasi tutti i pazientistudiati risultava superiore alla norma in una percentuale di pazienti non superiore al 50%. In conclusione, ipazienti con ipertensione polmonare arteriosa idiopatica o con ipertensione polmonare post-TEP non sonoapparentemente separabili sulla base dei test funzionali respiratori di I° livello. La misura della di ffusione alveolo-capillare (DLCO) ed il rapporto FVC/DLCO risultano i parametri funzionali respiratori più sensibili tra le indaginidi I° livello.

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Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA

Title:LA RIDUZIONE DELLA DIFFUSIONE ALVEOLO-CAPILLARE (DL CO) E DEI TEST DI CAPACITÀFUNZIONALE SONO SEGNI PRECOCI NELLA MALATTIA VENO-O CCLUSIVA POLMONARE (PVOD).

Authors:V. DI SPIRITO (1), G. ANTINOLFI (2), G. ROSSI (3), C. CURCIO (4), C. SANTORIELLO (5), R. CORBO (1), V.PISANO (1), AA. STANZIOLA (1), N. GALIE' (6), M. SOFIA (1)Affiliations:(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (2) SERVIZIO ANATOMIA PATOLOGICA AORN MONALDINAPOLI ITALY, (3) SERVIZIO RADIOLOGIA AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (4) 1° CHIRURGIA TORACICAAORN MONALDI NAPOLI ITALY, (5) LABORATORIO DI ERGOMETRIA CARDIOPOLMONARE AO CAVA DETIRRENI CAVA DE' TIRRENI ITALY, (6) UNIVERSITA' DI BOLOGNA BOLOGNA ITALYBody:La PVOD è una rara variante della Ipertensione arteriosa polmonare ed è generalmente descritta come unaforma di ipertensione polmonare severa associaia a segni TC eBAL peculiari (Rabiller et al ERJ 2006). E' quiriportato il caso di una paziente con diagnosi videotoracoscopica di PVOD che alla successiva valutazioneemodinamica cardiopolmonare dimostrava IP lieve non responsiva al test di vasoreattività con Ossido Nitrico(PAPa/d/m in mmHg 41/15/26; PCP 7 mmHg). L'analisi retrospettiva dei dati clinico-strumentali disponibili e deidati ecocardiografici e radiografici effettuati tra il 2001 ed il 2006 evidenziava isolata riduzione della DLCO(31%th con un rapporto FVC/DLCO% 3,45) in assenza di alterazioni ecocardiografiche, scintigrafiche e TC. Inquattro 6MWT effettuati nello stesso periodo, la distanza media risultava 292 mt con desaturazioniossiemoglobiniche severe (fino a valori di saturazione del 76%). Due test da sforzo cardiopolmonari(CPET),eseguiti a distanza di un anno circa, risultavano sovrapponibili:VO2 al picco 54%th;VO2@LT 41% VO2max; VE/VCO2 43 (v.n. 30); VO2/HR 63%th. I test di capacità funzionale risultano precocemente compromessi epiù sensibili della ecocardiografia e della TC nella PVOD in una fase di lieve alterazione emodinamica edovrebbero essere pertanto utilizzati già nella fase di screening per possibile ipertensione polmonare.

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Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA

Title:ANALISI RETROSPETTIVA DI PAZIENTI AFFETTI DA IPERTE NSIONE POLMONARE GRAVE NONASSOCIATA A MALATTIE RESPIRATORIE.

Authors:V. PISANO (1), R. CORBO (1), G. BATTILORO (1), F. VILLANO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. DI SPIRITO (1),M. SOFIA (1), AA. STANZIOLA (1), L. CARRATU'Affiliations:(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALYBody:Sono stati esaminati retrospettivamente i dati funzionali cardiorespiratori di 27 pazienti con ipertensionepolmonare grave nel periodo 2000-2006. Dei 27 pazienti, 11 avevano ricevuto diagnosi di ipertensione arteriosapolmonare idiopatica(classe NYHA III 4 pz; NYHA IV 7 pz), 9 di ipertensione arteriosa polmonare da shuntscardiaci congeniti sin-dx (classe NYHA III 6 pz; NYHA IV 3 pz), 3 di ipertensione polmonare associata acollagenopatie (classe NYHA III 3 pz), e 4 ricevettero una diagnosi di ipertensione polmonare post-tromboembolica (classe NYHA III 2 pz;NYHA IV 2 pz).L'età media al momento dell'arruolamento era 45 aa(range 17-70),con una maggiore incidenza della malattia nel sesso femminile(18F vs 9M).Circa il 28% deipazienti era affetto da distiroidismo (100% femmine), e riferivano dispnea per sforzi di lieve entità (87,5%),astenia e lipotimia (40%) e dolore toracico(12,5%).25 pazienti sono stati sottoposti a cateterismo cardiaco destroe i dati emodinamici sono stati i seguenti: PAPs 90+/- 25,2 mmHg, PAPm 61,4+/- 14,6 mmHg, con scarsa oparziale risposta al test di vasoreattività.Tali dati dimostravano una corrispondenza significativa con i datiecocardiografici ottenuti (PAPs 96,2+/-21,8 mmHg, PAPm 59,1+/-15,7 mmHg)(chemla et al.). Indue pazienti, laPAPs misurata mediante ecocardiografia è stata rispettivamente di 90 e 120 mmHg. Nella maggior parte deipazienti, l'emogasanalisi arteriosa mostrava un quadro di ipossiemia associata a lieve ipocapnia (pO2media:63,2+/-14,9 mmHg; pCO2 media 34,7+/-5,5 mmHg).L'esame spirometrico evidenziava una volumetriastatica e dinamica ai limiti della norma o lieve deficit ventilatorio restrittivo.La DLCO% è risultata notevolmentecompromessa (55+/-16,2%) e il rapporto FVC%/DLCO% è uguale a 1,53+/-0,5. Per 18 pazienti sono statiutilizzati come terapia specifica epoprostenolo in infusione (n° 3 pz), iloprost per via inalatoria (n ° 1 pz),bosentan (n°12 pz), sildenafil (n°2 pz), con un ran ge temporale di terapia 8-26 mesi per l'epoprostenolo, 1-16mesi per il bosentan, 7-24 mesi per il sildenafil. I pazienti con ipertensione polmonare grave dimostrano unavolumetria polmonare conservata che non si modifica in corso di trattamenti specifici.

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Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA

Title:TERAPIA CON BOSENTAN NELLA IPERTENSIONE POLMONARE A SSOCIATA A TROMBOEMBOLIACRONICA: STUDIO CONTROLLATO OPEN LABEL

Authors:F.G. Vassallo (1), A. Scarda (1), G. Milani (2), S. Harari (3), G. Paciocco (3), M. Confalonieri (1)Affiliations:(1) SC Pneumologia Ospedale Cattinara Trieste ITALY, (2) Istituto Mal. App. Respiratorio Milano ITALY, (3) SCPneumologia Ospedale San Giuseppe Milano ITALYBody:Presupposti. Il Bosentan, antagonista recettoriale duplice dell'endotelina, ha dimostrato di essere efficace sullacapacità di esercizio (6 MWD) nei pazienti con ipertensione polmonare idiopatica (IPAH). Dati preliminari noncontrollati sembrano indicare un'efficacia del Bosentan anche nella ipertensione polmonare associata atromboembolia cronica (CTEPH), che presenta aspetti clinici e morfologici simili alla IPAH.Scopo. Valutare l'efficacia del Bosentan in uno studio controllato open label rispetto alla sola terapia standard inpazienti con CTEPH.Pazienti e Metodi. 16 pazienti (M/F 7/9, età media 61,3±13,6) con CTEPH inoperabile e senza fattori di rischiotrombofilici congeniti (es. alterazioni prot C, prot S, fattori II e V) sono stati valutati per 6 MWD, classe funzionaleNYHA, emogasanalisi arteriosa (EGA), pressione atriale destra stimata con ecocardio (PAPs), al momento delreclutamento e a 3, 6, 12 mesi. La funzionalità epatica è stata monitorizzata mensilmente. Secondo laclassificazione NYHA 1 paziente era in classe II, 12 in classe III, 3 in IV. 8 pazienti sono stati trattati conBosentan (62,5 mg bid per le prime 4 settimane, poi 125 mg bid) più terapia standard (anticoagulanti, diuretici eossigeno all'occorrenza); i restanti 8 pazienti con sola terapia standard. I due gruppi risultavano omogenei per iparametri valutati: al tempo 0 la PAPs era 78,9±21,9 (81,9±27,3 nel gruppo Bosentan e 76±16,4 nel gruppo dicontrollo, p=0,66), PaO2 63±8,5 (66,2±8 e 59,8±8,2, p=0,24), 6 MWD 347,8±115,6 (386,9±85,5 e 308,8±133,6,p=0,25).Risultati. Nessun decesso a 6 mesi. Nessun evento avverso segnalato, compreso l'aumento di aminotransferasi.Dopo 6 mesi, la variazione del 6 MWD rispetto al basale è significativamente superiore nel gruppo trattato conBosentan rispetto ai controlli (56,4±75,9 vs -63,8±56,3, p=0,002).Conclusioni. I dati preliminari a 6 mesi suggeriscono che il trattamento con Bosentan in pazienti affetti daCTEPH inoperabile può essere aggiunto alla terapia medica convenzionale per aumentare la tolleranzaall'esercizio.

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Title:EMBOLIA POLMONARE CLINICAMENTE INSORTA SUBITO DOPO RIMOZIONE DI CATETERE VENOSOCENTRALE : DESCRIZIONE DI 1 CASO CLINICO E DISCUSSI ONE

Authors:R. Frizzelli (1), C. Scarduelli (1), V. Di Comite (1), C. Pinzi (1), R. Ghirardi (1), O. Tortelli (1)Affiliations:(1) UNITA' OPERATIVA DI FISIOPATOLOGIA E RIABILITAZIONE CARDIORESPIRATORIA -OSPEDALE DIBOZZOLO- MANTOVA ITALYBody:Uomo di 58 anni con familiarita' positiva per cardiopatia ischemica, anamnesi di allergia alle graminacee e diasma bronchiale dall' eta' giovanile. Sottoposto ad intervento di quadruplice by pass aortocoronarico, il decorsopostoperatorio era stato regolare. In quinta giornata prima del trasferimento presso la nostra unita' operativa(UO) subito dopo la rimozione del catetere venoso centrale (CVC) posizionato in giugulare interna destra, avevaaccusato senso di oppressione toracica, dispnea intensa e insufficienza respiratoria acuta. La sintomatologiaattribuita a crisi asmatica era lentamente migliorata con ossigeno, e broncodilatatori. All' arrivo presso la nostraUO il paziente lamentava dispnea da sforzo e dolenzia laterocervicale destra. obiettivamente si evidenziava FCdi 100/min, pressione arteriosa di 130/90 mmHg, e saturazione arteriosa in ossigeno di 91%. La radiografia deltorace evidenziava un modesto versamento pleurico bilaterale. L' elettrocardiogramma evidenziava tachicardiasinusale (100/min), emiblocco anteriore sinistro e alterazioni ripolarizzative aspecifiche in sede antero-settale. L'emogasanalisi arteriosa evidenziava pH 7,49, PaO2 60 mmHg, PaCO2 33 mmHg. L' ecocardiogrammaevidenziava ventricolo sinistro nella norma, il ventricolo destro era lievemente dilatato, era presente lieveinsufficienza tricuspidale con pressione arteriosa polmonare stimata di circa 60 mmHg (Ipertensione severa). L'ecografia dei vasi del collo evidenziava la presenza di massa flottante in vena giugulare interna destra. L'angioTAC torace evidenziava alterazione dei profili vascolari con irregolarita' del calibro vascolarebilateralmente compatibili con embolia polmonare. Il paziente con terapia anticoagulante ha notato unprogressivo miglioramento della dispnea da sforzo, risoluzione della dolenzia latero-cervicale destra emiglioramento dell' emogasanalisi: PaO2 71 mmHg, PaCO2 36 mmHg, pH 7,48.Discussione: La trombosi venosa profonda degli arti superiori (TVPES) e' una entita' clinica in continuo aumento.La TVPES nel 55% dei casi e' secondaria alla presenza di CVC e il 55% dei pazienti con CVC sviluppa TVPES.Embolia polmonare si riscontra nel 36% delle TVPES. Riteniamo sia di fondamentale importanza conoscere l'elevato rischio di malattia tromboembolica venosa a partenza da TVPES correllate all' uso di CVC in sensogenerale e in cardiochirurgia in particolare.

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Title:RUOLO DELLA TC SPIRALE A 4 FILE DI DETETTORI NELLA DIAGNOSI DI ESCLUSIONE DELL'EMBOLIAPOLMONARE

Authors:R. Polverosi (1), M. Vigo (1), R. Pesavento (2), C. Bova (3), F. Porro (4), A. Ghirarduzzi (5), M. Bazzan (6), M.Frulla (2), A. Noto (3), R. Castelli (4), F. Giovanardi (5), S. Calabro (1), F. Angelini (2), A. Pagnan (2), P.Prandoni (2)Affiliations:(1) Ospedale S. Bassiano Bassano del Grappa ITALY, (2) Università di Padova/Azienda Ospedaliera PadovaITALY, (3) Ospedale dell'Annunziata Cosenza ITALY, (4) Ospedale Maggiore di Milano Milano ITALY, (5)Ospedale S.Maria Nuova Reggio Emilia ITALY, (6) Ospedale Evangelico Torino ITALYBody:La TC spirale multistrato è la metodica sempre piu' usata come indagine di prima istanza nello studio di pazienticon sospetto clinico di embolia polmonare (EP). Mentre il ruolo della TC spirale a 4 file di detettori (che èattualmente la macchina piu' diffusa in Italia) nella diagnosi di EP non e' ancora completamente definito.Abbiamo realizzato uno studio multicentrico per determinare il valore predittivo negativo della TC spirale a 4 filedi detettori in pazienti con sospetto clinico di EP senza segni di trombosi venosa profonda (TVP) e con D-dimeropositvo e per valutare la possibilità di non sottoporre a terapia anticoagulante pazienti con TC e D-dimeronegativi.Sono stati studiati 702 pazienti (ospedalizzati ed esterni) con il sospetto di primo episodio di EP. Criteri diesclusione erano: precedenti episodi di EP e/o TVP, instabilità emodinamica, aspettativa di vita inferiore a 6mesi, terapia anticoagulante per altre patologie, insufficienza renale grave, controindicazioni all'uso del mezzo dicontrasto, età inferiore a 18 anni, gravidanza, impossibilità di follow-up a lungo termine. Tutti i pazienti arruolatihanno risposto ad un questionario per valutare i fattori di rischio per EP e sono stati valutati secondo il test diWells. Tecnicamente lo studio e' stato eseguito secondo gli stessi parametri tecnici in tutti i centri che hannoaderito allo studio.EP e' stata diagnosticata in 151 pazienti (21.5%) ed esclusa in 536 (76.3%). In questo gruppo il D-dimero èrisultato positivo in 279 pazienti (52%) e negativo negli altri. Nei restanti 15 pazienti la TC e' stata consideratanon diagnostica. I pazienti con D-dimero positivo sono stati sottoposti a scintigrafia V/Q e/o arteriografia mentrequelli con D-dimero negativo non sono stati sottoposti a terapia anticoagulante ma seguiti con follow-up a 6mesi.Concludendo, il valore predittivo negativo in pazienti conTC a 4 file di detettori negativa e D-dimero positivo e'troppo basso per essere clinicamente accettabile (19.7%), mentre ha un valore prognostico valido in caso diassociazione con D-dimero negativo (solo 1.17% di questo gruppo con EP al follow-up).

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Title:EVOLUZIONE DI EMBOLIA POLMONARE: 1 ANNO DI FOLLOW-U P

Authors:C. Ribas (1), G. Bardi (1), M. Gherardi (1), G. Palmiero (1), L. Marconi (1), N. Carpenè (1), C. Manta (1), A. Palla(1)Affiliations:(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana Pisa ITALYBody:Scopi: valutare l'evoluzione di Embolia Polmonare (EP) in termini di frequenza di recidiva e di sanguinamento incorso di terapia anticoagulante durante il primo anno di follow-up. Metodi: negli ultimi 4 anni sono stati arruolati522 pazienti con EP. La diagnosi è stata effettuata con la TC spirale (382, 73.2 %), l'angiografia polmonare (4,0.76 %), o con la scintigrafia polmonare da perfusione (SPP) altamente compatibile associata alla probabilitàclinica (136, 26 %). Successivamente, i pazienti sono stati seguiti per 1 anno ed hanno effettauto: valutazioneclinica, emogasanalisi arteriosa, SPP (7,30,365 giorni dopo l'EP). La SPP è stata valutata tenendo conto delnumero di segmenti polmonari non perfusi (Indice di Danno Perfusorio, IDP). Inoltre, in un sottogruppo di 53pazienti con segni elettrocardiografici di sovraccarico ventricolare destro è stato eseguito l'ecocardiogramma(valutazione della Pressione Arteriosa Polmonare sistolica, PAPs) sia nella fase acuta di EP che dopo 365giorni. Risultati: dopo 1 anno si sono verificati 7 casi di recidiva di EP evidedinziati sia da un punto di vista clinicoche scintigrafico. In particolare, 1 paziente è deceduto nella prima settimana di follow-up e 2 durante il primomese. I casi di sanguinamento evidenziati sono stati 15 di cui 1 maggiore e 14 minori. Dopo 1 anno la dispnea siè ridotta in maniera significativa con progressivo incremento dei valori di PaO2 (p<0.001). L'IDP si è ridotto inmaniera statisticamente significativa dopo 7 e tra 7 e 30 giorni (p<0.001) ed in maniera non significativa tra 30 e365 giorni. La PAPs è risultata normale in 8 casi, si è ridotta significativamente in 13 casi (p<0.05) ed è rimastainvariata in 32 casi dopo 365 giorni. In questi ultimi pazienti l'IDP era significativamente più alto (p<0.05) rispettoai rimanenti al termine del follow-up. Conclusioni: In molti pazienti la ripresa della perfusione polmonare non èrisultata completa dopo l'episodio acuto di EP. I pazienti con ipertensione polmonare presentano una minoreripresa della perfusione rispetto ai rimanenti al termine del follow-up.

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Title:RELAZIONE TRA AMBIENTE SCOLASTICO E SALUTE RESPIRAT ORIA NEI BAMBINI (STUDIO EUROPEOHESE)

Authors:M. SIMONI (1), I. ANNESI-MAESANO (2), T. SIGSGAARD (3), D. NORBACK (3), G. WIESLANDER (3), W.NYSTAD (3), M. CANCIANI (3), G. VIEGI (1), P. SESTINI (3)Affiliations:(1) UNITA' DI EPIDEMIOLOGIA AMBIENTALE POLMONARE, ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA DEL CNRPISA ITALY, (2) UMR-S 707, MEDICAL SCHOOL ST ANTOINE, UNIVERSITY PIERRE ET MARIE CURIEPARIS FRANCE, (3) GRUPPO COLLABORATIVO HESE, UNIVERSITA' DI SIENA SIENA ITALYBody:Poiché i bambini trascorrono molta parte della giornata nell'ambiente scolastico, è molto importante che nelleclassi ci sia una buona qualità dell'aria. Scopo di questo lavoro era verificare se c'erano associazioni tra i livelli dipolvere respirabile (PM10) e biossido di carbonio (CO2) misurati nelle classi e la salute respiratoria dei bambini.Metodi: I dati provengono dallo Studio multicentrico HESE (Health Effects of School Environment) e riguardano547 bambini (età media 9,8 (DS 0,8) anni, 49% maschi) residenti in Italia, Norvegia, Svezia, Danimarca eFrancia. Sono state considerate le risposte fornite dai bambini circa la presenza, negli ultimi 12 mesi, di fischi,tosse notturna e rinite. Per un sottocampione di 193 bambini erano disponibili anche dati rinometrici. Livelli diPM10>50microg/m3 e di CO2>1000ppm sono stati considerati elevati (altrimenti, bassi). Risultati: i bambiniesposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 erano rispettivamente il 77 ed il 68%. La prevalenza dei disordinirespiratori considerati era maggiore nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 che in quelli esposti alivelli bassi. Dopo aggiustamento per esposizione a fumo passivo a casa ed interazione tra PM10 e CO2,l'esposizione a livelli elevati di CO2 risultava un fattore di rischio significativo per tosse notturna (OR 3,50,95%CI 1,31-9,35) e borderline significativo per rinite (OR 2,12, 95%CI 0,93-4,88). L'associazione di fischi conelevati livelli di PM10 (OR 1.76, 95%CI 0.58-5.35) o di CO2 (OR 1.15, 95%CI 0.37-3.57) non era significativa.Nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 le aree minime anteriore e posteriore del naso eranosignificativamente ridotte rispetto ai bambini esposti a bassi livelli (p = 0,048 e 0,002, rispettivamente).Conclusioni: la qualità dell'aria nelle scuole europee arruolate nello studio HESE, relativamente a PM10 andCO2, è risultata cattiva. L'esposizione elevata a questi inquinanti è risultata essere associata a sintomi/malattierespiratorie allergiche, soprattutto a tosse notturna e rinite.

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Title:ESPOSIZIONE A TRAFFICO ED INCIDENZA DI MALATTIE RES PIRATORIE NEI PRIMI SEI MESI DI VITA INUNA COORTE DI NEONATI DI ROMA (GASPII).

Authors:D. PORTA (1), F. FORASTIERE (1), C. BRAHE (2), F. COTA (3), M. DE SANTIS (4), D. DI LALLO (5), A. DINAPOLI (5), P. MASTROIACOVO (6), D. PARENTI (7), C. PISCICELLI (8), F.D. TIZIANO (2), A. TRIMBOLI (8),F. VISINTINI (7), A.A. ZUPPA (2), C.A. PERUCCI (1)Affiliations:(1) DIPARTIMENTO DI EPIDEMIOLOGIA ASL RME ROMA , (2) ISTITUTO DI GENETICA MEDICAUNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (3) ISTITUTO DI CLINICA PEDIATRICAUNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (4) ISTITUTO DI CLINICA OSTETRICA EGINECOLOGICA UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (5) AGENZIA DI SANITAPUBBLICA DELLA REGIONE LAZIO ROMA , (6) INTERNATIONAL CENTRE ON BIRTH DEFECTS ROMA , (7)DIVISIONE DI PEDIATRIA OSPEDALE CRISTO RE ROMA , (8) DIVISIONE DI OSTETRICIA E GINECOLOGIAOSPEDALE CRISTO REBody:Introduzione. Diversi studi hanno dimostrato un aumento della incidenza di sintomi respiratori nei bambini chevivono in zone ad alto traffico, ma non esistono evidenze sui bambini nei primi mesi di vita. Abbiamo esaminatola associazione tra esposizione a traffico riferita dalla madre e incidenza di sintomi respiratori durante i primi seimesi di vita.Metodi. In una coorte di neonati costituita da 708 bambini, arruolati a Roma tra Giugno 2003 e Ottobre 2004,sono state raccolte, in una intervista dopo il parto, informazioni sul traffico, riferite dalla madre, relativamentealla frequenza del passaggio di macchine e camion nella strada di residenza, e alla percezione materna dellinquinamento dovuto al traffico, con una variabile categorizzata in quartili. In una intervista telefonica al sestomese di vita sono state raccolte su 694 bambini (98%) informazioni sulla incidenza di problemi respiratori: sibili(20.3%), infezioni delle basse vie (bronchite, polmonite e bronchiolite) (11.2%), infezioni delle alte vie (otite enaso che cola) (68.0%), tosse secca o con catarro (13.5%). Tramite una analisi logistica multivariata, è statastudiata la associazione tra questi esiti e le variabili di esposizione (traffico di macchine, traffico di camion,percezione dell inquinamento), aggiustando per l effetto di potenziali confondenti raccolti nella intervista dopo ilparto (sesso del bambino, livello di istruzione e atopia dei genitori, fumo della madre in gravidanza) e a 6 mesi(allattamento al seno, frequenza del nido, fratelli, muffe, animali in casa).Risultati. La incidenza di sibili è risultata significativamente aumentata se la madre riportava un traffico dimacchine e camion molto spesso rispetto a mai (OR: 1,92, 95%CI 1,20-3,09 e OR: 1,71, 95%CI 1,03-2,84rispettivamente) . E stato anche osservato un trend positivo all aumentare della percezione dell inquinamento.Per nessuno degli altri esiti studiati è risultata una associazione con le esposizioni in oggetto.Conclusioni. I dati indicano una relazione tra inquinamento dovuto al traffico e insorgenza di sibili nei primi seimesi di vita. Nonostante il limite del dato riferito dalla madre, si possono escludere distorsioni da recall bias,poichè le informazioni sulla esposizione sono state raccolte prima della insorgenza di sintomi.

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Title:LO STUDIO DRIAS (DISTURBI RESPIRATORI NELL'INFANZIA E L'AMBIENTE IN SARDEGNA): DISEGNOE PREVALENZE DI MALATTIA

Authors:R. Pirastu (1), C. Bellu (2), R. Pistelli (3), P. Greco (4), G. Accetta (5), A. Biggeri (2)Affiliations:(1) Università La Sapienza Roma ITALY, (2) Università di Firenze Firenze ITALY, (3) Università Cattolica RomaITALY, (4) Ospedale F.lli Crobu Iglesias ITALY, (5) Centro Studi Prevenzione Oncologica Firenze ITALYBody:L’inquinamento dell’aria e i suoi effetti sulla salute respiratoria dei bambini sono un rilevante argomento di sanitàpubblica a livello internazionale e nazionale. Lo studio DRIAS (Disturbi Respiratori nell’Infanzia e l’Ambiente inSardegna) si inserisce in un contesto più ampio di tutela ambientale, in cui sono state avviate iniziativeistituzionali volte a caratterizzare lo stato di salute delle popolazioni residenti in quella regione. Oggetto dellapresentazione sono le prevalenze di disturbi respiratori nei bambini residenti in comuni dell’area sud-occidentale dell’isola.La popolazione in studio è costituita dai bambini delle scuole elementari di 8 comuni dell’area: Capoterra,Carbonia, Portoscuso, Sant’Antioco, San Gavino, Sarroch, Villa San Pietro, Villacidro e Villasor. Il questionariomira all’identificazione dei disturbi respiratori, secondo lo schema originalmente proposto dallo studio ISAAC eutilizzato nello studio SIDRIA, e dei fattori di rischio correlati, secondo lo schema originale dello studio SIDRIA.Nei bambini delle classi III, IV e V è stato inoltre eseguito, previo consenso informato dei genitori, un test difunzionalità polmonare mediante esecuzione di manovre di Capacità Vitale Forzata al fine di avere una misuraindipendente e oggettiva di salute respiratoria.In 29 scuole elementari dei nove comuni nei quali si e’ svolta l’indagine sono stati intervistati 3417 bambini (1806maschi e 1611 femmine) con una rispondenza pari a 84%, sono state completate 1825 spirometrie con unarispondenza pari a 85%. La prevalenza di sibili nella vita era 27.5%, sibili negli ultimi 12 mesi 8.4%; laprevalenza di tosse o catarro negli ultimi 12 mesi per più di un 1 mese e più di 3 mesi era rispettivamente pari a5% e 3.3%. La prevalenza di asma nella vita era pari a 6.5%. Le prevalenze stimate nelle aree oggetto dellostudio DRIAS sono inferiori rispetto alla media nazionale SIDRIA stimata cumulativamente nelle classi di età 6-7e 13-14 anni (13.5% per asma in atto e 10.1% per tosse e catarro persistenti). I risultati delle spirometriemostrano una potenziale sotto-diagnosi di disturbi respiratori: per 21 di 27 bambini con un rapporto fev1/fvcinferiore al 5° centile della popolazione non era s tata posta diagnosi di malattia respiratoria.

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Title:TRAFFICO VEICOLARE E PREVALENZA DI RINITE IN ITALIA : STUDIO SIDRIA 2

Authors:GM. Corbo (1), G. Berti (2), E. Migliore (3), G. Ciccone (3)Affiliations:(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) ARPA Torino ITALY, (3) CSPO Piemonte Torino ITALYBody:Negli ultimi anni è stato descritto un aumento in Italia della rinite in età pediatrica. Una delle cause ipotizzabili èl’inquinamento atmosferico da traffico autoveicolare. Nell’ambito dello studio SIDRIA-2 abbiamo voluto valutare :1) la distribuzione della prevalenza di rinite in tre zone italiane; 2) la relazione con il traffico di auto e camion.Metodi: lo studio ha interessato bambini di età compresa fra 6-7 anni , che vivevano in aree del Nord (4 aree ),Centro ( 6 aree) e Sud Italia (2 aree). Mediante un questionario standardizzato compilato dai genitori cheincludeva il questionario ISAAC è stata indagata la presenza di rinite negli ultimi 12 mesi (“Frequenti starnuti onaso che cola o naso chiuso al di fuori dei comuni raffreddori o influenza”) e la frequenza di passaggio nellastrada dove il bambino abitava di camion o automobili (1.Mai o quasi mai, 2.Ogni tanto, 3.Frequentemente, 4. Dicontinuo). Risultati preliminari: sono stati compilati 20016 questionari (rispondenza 89.2%, 10294 maschi, etàmedia 6.7 anni + 0.6, Nord 8257 bambini, Centro 8801 bambini, Sud 2958 bambini). La prevalenza dei sintomirinitici è risultata pari a 18.5% (maschi =20.6%, femmine=16.3%) con un netto aumento dei sintomi secondo ungradiente Nord-Sud (Nord= 17.6%, Centro=18.5%, Sud=20.9%). La prevalenza aumentava in relazione altraffico di auto (Mai/Ogni tanto =17.7%, Frequentemente=18.2%, Continuo=21.6%) e di camion (Mai/Ogni tanto=16.7%, Frequentemente=21%, Continuo=24.4%). L’analisi logistica che includeva il sesso, l’età, la stagione dirilevamento dati, il compilatore del questionario, l’esposizione a muffe, fumo passivo, la familiarità perasma/rinite, la scolarità dei genitori e l’area evidenziava una significativa associazione dei sintomi rinitici con ilcontinuo passaggio di auto (O.R.=1.22 C.I.=1.03-1.43) e con il passaggio di camion (Ogni tanto = O.R.=1.12,C.I.=1.02-1.23, Frequente: O.R.=1.28, C.I.=1.15-1.44; Continuo: O.R.=1.53, C.I.=1.27-1.84) rispetto alpassaggio assente o raro. I risultati preliminari dello studio suggeriscono che l’esposizione a traffico veicolare, inparticolare di tipo pesante, può rappresentare un fattore di rischio per la rinite in età pediatrica.

Il progetto SIDRIA-2 fase è stato parzialmente finanziato dal Ministero per salute (Ricerca finalizzata)- RegioneEmilia-Romagna

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Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA

Title:SINDROMI OSTRUTTIVE RESPIRATORIE (SOR) NELLA CITTÀ DI TORINO: PREVALENZA,DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA E INDICATORI DI STATO SOCI ALE

Authors:P. Piccioni (1), E. Migliore (2), C. Mamo (3), M.P. Forneris (1), M. Bugiani (1)Affiliations:(1) CPA ASL4 Torino ITALY, (2) Centro Prevenzione Oncologica Torino ITALY, (3) Servizio Epidemiologia ASL5 Grugliasco (TO) ITALYBody:Introduzione Nel 2004-2006 a Torino sono stati condotti progetti di ricerca finanziati dalla Regione Piemonteaventi i seguenti obiettivi:a) valutare l'utilità di fonti di dati correnti per stimare la prevalenza di asma, BPCO ed insufficienza respiratoriab) evidenziare eventuali disomogeneità della distribuzione spaziale della frequenza di malattiec) studiare indicatori di stato sociale.Metodi Sono state considerate le seguenti fonti:1) archivio dei ricoveri ospedalieri (SDO; codici ICD 9: 491,92, 493 e 518.81),2) archivio delle prescrizioni farmaceutiche (ATC7, gruppo R03 - anno 2002),3) esenzioni ticket per asma (007) e per insufficienza respiratoria (024).Lo studio della distribuzione geografica per residenza è stato condotto rappresentando su mappa i casiprevalenti, stratificati per sesso, età, distretto, quartiere e ASL di appartenenza.Per lo studio di indicatori di stato sociale sono stati utilizzati i dati contenuti nello Studio Longitudinale Torinese(SLT), in cui i dati sanitari sono collegati con archivi amministrativi, (in particolare censimenti).Risultati: I casi prevalenti di SOR son stati 67154 con un tasso stimato di prevalenza del 7.5 % con significativedifferenze tra aree. I rischi erano maggiori nelle classi sociali più basse.Conclusioni : Lo studio conferma l'elevata prevalenza e la disomogenea diffusione della SOR con un rischiodipendente da indicatori di classe soiale.

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Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA

Title:ANALISI DELL'ASSOCIAZIONE TRA INQUINAMENTO DA TRAFF ICO AUTOVEICOLARE E SALUTERESPIRATORIA CON USO DI METODOLOGIA GIS IN UN CAMPI ONE DI POPOLAZIONE DI PISA-CASCINA

Authors:D. NUVOLONE (1), R. DELLA MAGGIORE (1), S. MAIO (2), S. BALDACCI (2), A. ANGINO (2), F. MARTINI (2),M. BORBOTTI (2), L. CARROZZI (2), G. VIEGI (2)Affiliations:(1) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' / CNR PISAITALY, (2) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA / CNR PISA ITALYBody:BackgroundL'Istituto di Fisiologia Clinica (CNR, Pisa) ha svolto nel 1991-93 nella zona di Pisa-Cascina un'indagineepidemiologica sugli effetti sulla salute respiratoria della popolazione dell'inquinamento atmosferico prodotto dauna strada a traffico elevato (statale Tosco-Romagnola).ObiettiviNumerosi lavori internazionali in materia utilizzano la distanza dalla strada come proxy di esposizioneambientale. Questo studio si propone di valutare in un'ottica spaziale i suddetti dati mediante integrazione in unsistema GIS (Geographical Information System).Materiali e metodiI soggetti partecipanti all'indagine e che vivono entro una distanza di 800m dalla Tosco-Romagnola (2.062soggetti) sono stati georiferiti sul territorio secondo il proprio indirizzo di residenza.Il campione di popolazione (n=2062 età 8-97 anni) è stato classificato in due gruppi: gli esposti, ossia coloro chevivono entro una distanza di 75m dalla strada; i controlli, ossia gli abitanti nella restante fascia 75-800m.Analogamente è stato fatto per le distanze di 100m e 150m.È stato poi applicato un metodo di classificazione fondato su tre classi di distanza: 0-75m (più esposti), 75-150m(meno esposti) e 150-800m (controlli). Lo stesso schema è stato ripetuto spostando la soglia di discriminazionefra seconda e terza classe a 200m e 250m.Su ciascuna delle sei classificazioni ottenute sono state condotte analisi bivariate e multivariate.RisultatiLo studio ha evidenziato numerose associazioni statisticamente significative tra il vivere in prossimità dellastrada ed alcuni sintomi/malattie respiratori. Con la prima classificazione sono state ottenute associazionisignificative sia per le femmine residenti entro i 75m (asma bronchiale OR=1.74, 95%IC 1.05-2.89, dispneaOR=1.39, 95%IC 1.01-1.93, attacchi di difficoltà di respiro OR=1.79, 95%IC 1.06-3.02) che per quelle residentientro i 100m (asma bronchiale OR=1.82, 95%IC 1.11-2.98, dispnea OR=1.38, 95%IC 1.01-1.88 attacchi didifficoltà di respiro OR=1.91, 95%IC 1.15-3.17).Il secondo criterio di classificazione ha consentito di individuare la classe di distanza 0-75m come lamaggiormente rischiosa per la salute respiratoria.ConsiderazioniIl presente studio mostra le potenzialità dell'integrazione in un GIS dei dati epidemiologici. I risultati ottenutiattraverso l'uso della distanza come indicatore di esposizione ambientale suggeriscono un'influenzadell'inquinamento da traffico nello sviluppo di sintomatologia e patologia respiratoria.

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Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE

Title:ASMA SENZA EOSINOFILI: PERSISTENZA NEL TEMPO ED EFF ETTO DELLA TERAPIA

Authors:F. Costa (1), E. Bacci (1), E. Garbella (1), ML. Bartoli (1), S. Cianchetti (1), PL. Paggiaro (1)Affiliations:(1) Dipartimento Cardiotoracico, Università di Pisa Pisa ITALYBody:Alcuni asmatici, pur essendo sintomatici e non trattati con terapia antinfiammatoria, possono avere bassi livelli(<3%) di eosinofili nell'espettorato. Per valutare se questa caratteristica rimanga stabile nel tempo, abbiamostudiato 36 pazienti (età: 41± 17 anni; M/F 13/23; 17 atopici) con sintomi di asma di grado moderato e bassilivelli di eosinofili nell'espettorato. Ventisei pazienti venivano trattati con il solo salmeterolo (50 mcg bid) per 3mesi. Come gruppo di controllo, 10 pazienti venivano trattati con fluticasone (125 mcg bid) per 3 mesi. Prima edopo 3 mesi di terapia tutti i pazienti venivano sottoposti a spirometria, test metacolina ed analisi dell espettoratoindotto. Dopo trattamento, il FEV1 non migliorava in nessuno dei due gruppi, mentre la reattività alla metacolinamigliorava significativamente in entrambi i gruppi. Riacutizzazioni asmatiche si verificavano in 8 (31%) dei 26pazienti trattati con salmeterolo e in nessuno dei pazienti trattati con fluticasone (p=0.04). Durante il trattamento,gli eosinofili nell'espettorato aumentavano al di sopra del 3% in 6 (23%) dei 26 pazienti trattati con salmeterolo ein 1 (10%) dei 10 pazienti trattati con fluticasone (ns), senza alcuna relazione con la comparsa diriacutizzazione. Si conclude pertanto che, nella maggior parte dei soggetti asmatici con bassi livelli di eosinofili,questa caratteristica persiste nel tempo nonostante una discreta frequenza di riacutizzazioni asmatiche. In alcunipazienti, comunque, la presenza di bassi livelli di eosinofili nell'espettorato non sono un reperto costante, inquanto tali cellule possono poi aumentare nel tempo, verosimilmente in relazione al persistere dei sintomi.Comunque, nel piccolo gruppo di pazienti trattati con fluticasone, la terapia preveniva efficacemente leriacutizzazioni asmatiche, suggerendo per i corticosteroidi inalatori la possibilità di meccanismi di azione diversidall'effetto sugli eosinofili.

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Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE

Title:CITOCHINE INFIAMMATORIE NEL CONDENSATO DELL'ARIA ES PIRATA DI PAZIENTI AFFETTI DABRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA

Authors:G. Bertorelli (1), M. Corradi (1), O. Acampa (1), C. Casoli (1), E. Pilotti (1), A. Casalini (2), A. Mutti (1)Affiliations:(1) Dipartimento di Clinica Medica, Nefrologia e Scienze delle Prevenzione Università degli Studi di ParmaITALY, (2) U.O. di Pneumologia e Endoscopia Toracica Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma ITALYBody:La raccolta del condensato dell'aria espirata (EBC) è stata proposta quale metodo emergente, semplice e noninvasivo per campionare il fluido che riveste lo strato epiteliale delle vie respiratorie. Nell'EBC di 11 pazientiaffetti da BPCO riacutizzata, confrontati con 18 soggetti sani non fumatori e 17 soggetti fumatori (con storia difumo superiore a 20 pacchi/anno) senza segni clinici e funzionali di malattia sono state studiate alcune citochineinfiammatorie al fine di identificare nuovi biomarcatori di esposizione e di suscettibilità e di valutare l'lutilitàdell'EBC nel monitorare l'infiammazione polmonare. L'EBC è stato raccolto mediante raffreddamento dell'ariaesalata utilizzando un nuovo modello di condensatore portatile (TURBO-DECCS). Sull'EBC le determinazionidelle differenti citochine infiammatorie (IFN-gamma, IL-2, IL-4, IL-6, IL-8, IL-10, GM-CSF, TNF-alfa) sono stateeseguite mediante l'innovativa tecnologia LUMINEX. Nei pazienti BPCO l'IL-8 è aumentata in manierastatisticamente significativa rispetto ai soggetti non fumatori (p=0.0008) e rispetto ai soggetti fumatori(p=0.0003). Il GM-CSF nei pazienti con BPCO è risultato aumentato in maniera statisticamente significativarispetto ai non fumatori (p=0.0017) e rispetto ai soggetti fumatori (p=0.003). L'IL-10 nei pazienti con BPCO èrisultata aumentata in modo significativo sia nei non fumatori (p=0.0046) e che nei fumatori (p=0.0041). L'IL-4nei pazienti con BPCO è risultata aumentata in maniera statisticamente significativa rispetto ai soggetti fumatori(p=0.0063). Nei pazienti non fumatori non è risultata dosabile. L'IL-2 non è risultata dosabile nei soggetti nonfumatori e fumatori ed è risultata dosabile in un solo paziente affetto da BPCO. L'IL-6, l'IFN-gamma e il TNF-alfanon hanno mostrato differenze significative tra i gruppi esaminati. I dati ottenuti mostrano che nei pazienti conBPCO riacutizzata sono presenti livelli fortemente aumentati di alcune citochine. I soggetti fumatori mostrano,invece, livelli di citochine che non differiscono in maniera significativa da quelli dei non fumatori. L'EBC sembra,quindi, caratterizzare importanti differenze nei processi infiammatori fra il gruppo BPCO e i soggetti fumatori enon fumatori. La raccolta e l'analisi dell'EBC potrebbero essere utilizzate per lo studio precoce dei dannipolmonari indotti dal fumo di sigaretta, per l'identificazione delle popolazioni a rischio di sviluppare BPCO e permonitorare l'infiammazione in corso di BPCO.

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Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE

Title:RUOLO DELLE CITOCHINE IL-4, IL-5 E IL-13 NELL'ESPRE SSIONE DI CD23 (FCEPSILON RII) NELLECELLULE MUSCOLARI LISCE BRONCHIALI

Authors:F. Di Marco (1), N. Morelli (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), M. Verga (1), S. Centanni (1)Affiliations:(1) U.O. di Pneumologia, Ospedale San Paolo Milano ITALYBody:Razionale: le cellule muscolari lisce bronchiali (ASMC) esprimono la glicoproteina CD23, in superficie, solo sestimolate con il siero di soggetti atopici. Harkonarson e collaboratori hanno dimostrato elevate concentrazioni diIgE nel siero di pazienti allergici inducono l’espressione di CD23 nelle ASMC. Scopo del nostro studio è statoindividuare il ruolo che altri fattori presenti nel siero degli atopici hanno nel regolare l’espressione di CD23 nelleASMC.Metodi: ASMC sono state stimolate con IL-4 (0.5 nM), GM-CSF (0.4 nM), IL-13 (0.4 nM), IL-5 (0.4 nM), PGD2(10 &#61549;M), LTD4 (10 &#61549;M), triptasi (10 nM), e una combinazione di IL-4, IL-5, IL-13 con GM-CSFper 24 ore. Le cellule sono state quindi separate e coniugate con il fluorocromo (PE) anti-CD23 (EBVCS-5) perla citometria a flusso. Le cellule controllo sono state coniugate con PE- IgG-mouse.Risultati: l’espressione di CD23 è aumentata dopo stimolazione con IL-4, IL-5, e IL-13 rispetto ai controlli. Lapercentuale di cellule con una intensità di fluorescenza superiore ai controlli era rispettivamente 25.1 + 4.2 %(IL-4), 15.6 + 2.7% (IL-5), 32.9% + 13.9% (IL-13). Il contenuto di proteine, inoltre, delle cellule stimolate con IL-4era del 19% superiore ai controlli.Conclusione: le citochine IL-4, IL-5, IL-13, in vitro, modulano l’espressione di CD23 nelle cellule muscolari liscebronchiali umane.

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Title:TRATTAMENTO DESENSIBILIZZANTE SPECIFICO NEI PAZIENT I CON ASMA DA LATTICE

Authors:E. Pollastrini (1), C. Lombardo (1), V. Pecora (1), C. Alonzi (1), T. De Pasquale (1), C. Roncallo (1), A. Buonomo(1), G. Altomonte (1), S. Musumeci (1), V. Sabato (1), L. Di Candia (1), E. Nucera (1), D. Schiavino (1), G.Patriarca (1)Affiliations:(1) Servizio di Allergologia, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALYBody:L'unica terapia efficace dell'allergia al lattice è la desensibilizzazione.18 pazienti (7-66 anni; F:M=14:4) con asma da lattice e cutireazioni e/o IgE specifiche positive per il lattice sonostati sottoposti a terapia desensibilizzante specifica per via sublinguale (follow up: 2 anni). Nella fase rush (4giorni) sono state somministrate per via sublinguale dosi progressive di estratto di lattice, opportunamentediluito, fino alla dose massima di 1 ml di soluzione pura (500 mcg/ml). Come mantenimento i pazienti hannoassunto 10 gocce di soluzione pura 3 volte/settimana e indossato guanti di lattice per 30 minuti/dì. Alcuni test diprovocazione specifici (cutaneo, sublinguale, mucoso, vaginale, bronchiale, nasale e congiuntivale) sono statieseguiti prima e dopo il trattamento, per valutare le modificazioni della reattività mediante score sintomatologici.Gli operatori sanitari con test bronchiale negativo dopo la desensibilizzazione sono stati sottoposti a challenge (8ore) in ambiente lavorativo. Dopo la desensibilizzazione le cutireazioni, l’ECP e le IgE totali non hanno mostratovariazioni significative. Le IgE ed IgG4 specifiche sono aumentate rispetto ai valori basali ma in modo nonsignificativo. Tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento significativo in termini di riduzione della reattività allattice (score sintomatologici) e del numero di test positivi, aumento della dose di scatenamento e tempo dilatenza. I test sublinguale e bronchiale si sono negativizzati in tutti i pazienti. Nessun paziente ha manifestatoeffetti collaterali durante la fase rush, 5 pazienti hanno presentato prurito orale regredito spontaneamentedurante il mantenimento. Nessun paziente ha interrotto il trattamento. 13 pazienti sono stati sottoposti a visitaodontoiatrica, 5 ad esame ginecologico e 9 ad intervento chirurgico in ambiente non latex-safe, senza reazioniavverse. Nessuno degli operatori sanitari sottoposti a challenge in ambiente lavorativo ha presentato sintomi omodificazioni significative dei parametri respiratori e tutti hanno ripreso la loro attività lavorativa. Il nostro studioconferma la sicurezza e l'efficacia clinica del protocollo di desensibilizzazione nei pazienti con asma da lattice, inparticolare in quelli esposti professionalmente.

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Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE

Title:IMMUNOTERAPIA CON SINGOLI ALLERGENI O ASSOCIAZIONE IN PAZIENTI CON DOPPIASENSIBILIZZAZIONE

Authors:M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), P. Zanon (4), GW. Canonica (5), G. Passalacqua (5)Affiliations:(1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena, (3) Anallergo Spa, Firenze , (4) Unità di pneumologia, Ospedale di Busto Arsizio , (5) Clinica MalattieApparato Respiratorio e Allergologia, DIMI, Università di GenovaBody:La indicazione all’immunoterapia nei polisensibili è tuttora materia di discussione. Abbiamo pertanto confrontatogli effetti clinici immunologici e funzionali di immunoterapia sublinguale (SLIT) con singoli allergeni o la loroassociazione in pazienti sensibilizzati a graminacee e betulla. Lo studio è randomizzato, aperto, controllato a 4gruppi paralleli. 58 pazienti con allergopatia respiratoria da betulla e graminacee sono stati randomizzati aricevere: SLIT betulla, SLIT graminacee, SLIT graminacee+betulla e controllo. Sono stati valutati: sintomi,funzionalità respiratoria, test alla metacolina, eosinofili nasali in entrambe le stagioni polliniche negli anni 2001(baseline), 2003 e 2005. 48 pazienti hanno completato lo studio. Nel gruppo controllo non si è osservata alcunamodificazione dei parametri studiati. I pazienti trattati con il singolo allergene (graminacee o betulla) hanno avutoun miglioramento di tutti i parametri (tranne il FEV1 che era normale in tutti i soggetti) rispetto al basale sia nellastagione dello allergene considerato (p< 0.01), sia nella stagione dello altro allergene (p< 0.05). Nei pazientitrattati con l’associazione di allergeni i miglioramenti erano più evidenti in entrambe le stagioni polliniche esignificativamente maggiori che nei gruppi trattati con singolo allergene. In conclusione, nei pazienti sensibili agraminacee e betulla il risultato migliore si ottiene vaccinando con entrambi gli allergeni. Tuttavia, anche unosolo dei due allergeni produce effetti misurabili nella stagione pollinica del altro allergene.

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Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE

Title:DURATA DELL EFFETTO A LUNGO TERMINE DELL IMMUNOTERA PIA ED EFFICACIA DELLARIVACCINAZIONE

Authors:M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), GW. Canonica (4), G. Passalacqua (4)Affiliations:(1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena, (3) Anallergo SpA, Firenze , (4) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia, Università di GenovaBody:Il presente studio prospettico è stato disegnato per stabilire il persistere dell’efficacia di immunoterapiasublinguale (SLIT) in rapporto alla sua durata e di valutare gli effetti della rivaccinazione una volta esauritasil’efficacia clinica del ciclo precedente. 78 pazienti monosensibili ad acari e con rinite+asma lieve sono statisuddivisi in 4 gruppi: uno trattato con solo terapia farmacologia (antistaminici, salbutamolo, cromoni) e gli altricon terapia farmacologica + SLIT per 3 o 4 o 5 anni. Sono stati valutati annualmente scores clinici (diario),spirometria e sensibilizzazioni cutanee. I pazienti sono stati seguiti anche dopo la cessazione della SLIT. Alcessare dei benefici clinici (aumento >50% dei sintomi) è stata ripresa la SLIT. Lo studio osservazionale èdurato dal 1991 al 2006. Hanno terminato lo studio 59 pazienti. Nei 12 controlli non ci sono state variazionisignificative. Nei 47 pazienti SLIT si è osservata una riduzione >50% dei sintomi in una percentuale variabile dal81% al 94% dei soggetti, e tale riduzione era strettamente correlata alla durata della SLIT. La cessazione delbeneficio clinico si è osservata 7 anni dopo l’interruzione della SLIT nei soggetti trattati per 3 anni e dopo 8 anniin quelli trattati per 4 o 5 anni. Al secondo ciclo di SLIT, un beneficio clinico significativo si è ottenuto già dopo unanno a differenza del primo ciclo che richiedeva 3 anni almeno per manifestare l’efficacia. L’insorgenzacumulativa di nuove sensibilizzazioni dopo 15 anni di studio era del 100% nei controlli, del 21% nei trattati per 3anni, del 12 e 11% nei rimanenti. Una riduzione del FEV1<80% a 15 anni si è osservata nel 58% dei controlli ein meno del 10% dei trattati con SLIT. In conclusione, dal punto di vista clinico è necessario un ciclo di SLIT dialmeno 3 anni per ridurre i sintomi di almeno il 50%. Tale beneficio si mantiene per 7-8 anni (lievementemaggiore se la SLIt è durata 4 o 5 anni). La risposta al secondo ciclo vaccinale è rapida, indipendentemente daquanto sia durato il primo.

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Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA

Title:LA BIOPSIA TRANSBRONCHIALE EBUS-GUIDATA NELLA DIAGN OSI DELLE LESIONI POLMONARIPERIFERICHE: IL CATETERE-GUIDA È DAVVERO UTILE?

Authors:F. VARONE (1), L. FUSO (1), M. CIUFFREDA (1), M. ANDREANI (1), F. BALDARI (1), F. MACAGNO (1), G.PAGLIARI (1)Affiliations:(1) ENDOSCOPIA BRONCHIALE, UNIVERSITA' CATTOLICA ROMA ITALYBody:L'introduzione e l'utilizzo della ecografia endobronchiale (EBUS) ha ampliato le possibilità diagnostiche dellabroncoscopia nelle lesioni polmonari periferiche. La sonda ad ultrasuoni miniaturizzata da 20 MHz può essereposta all'interno di un catetere-guida (GS) che, lasciato in situ dopo il raggiungimento della lesione, vieneutilizzato come guida per effettuare le biopsie transbronchiali (TBB).Tuttavia tale tecnica presenta l'ovvialimitazione di accrescere il diametro della sonda, limitando il suo potere esplorante sulla periferia polmonare.Inoltre la TBB in GS può portare al prelievo di materiale insufficiente per problemi di apertura delle valve.Obiettivo del nostro studio è stato quello di confrontare la capacità diagnostica dell'EBUS-TBB eseguita con esenza GS. A tale scopo, 71 pazienti con lesioni polmonari periferiche sono stati randomizzati in due gruppi: ilgruppo A (45 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBB con GS, il gruppo B (26 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBBsenza GS. Dopo la procedura, i pazienti venivano seguiti per almeno 12 mesi. Finora 24 pazienti del gruppo A e15 del gruppo B hanno completato il follow-up e sono stati inclusi in questa analisi preliminare. Il diametro mediodella lesione era lievemente maggiore nel gruppo A rispetto al B (42 mm vs 36 mm, rispettivamente). Nel gruppoA, l'EBUS-TBB con GS è stata positiva per cancro in 13 pazienti su 16 con tumore polmonare mentre nel gruppoB l'EBUS-TBB senza GS è stata positiva per cancro in 10 pazienti su 14 con tumore polmonare. La sensibilitàdiagnostica nel gruppo A non è risultata significativamente maggiore rispetto a quella ottenuta nel gruppo B(81,2% vs 71,4%, rispettivamente, chi-quadro=0,04, p=0,84). Da questi dati preliminari sembra derivare che lasensibilità diagnostica dell'EBUS-TBB non cambia significativamente a seconda che si usi oppure no il catetere-guida. L'ampliamento della casistica, attualmente in corso, è necessario per una eventuale conferma di talirisultati.

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Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA

Title:INDICAZIONI E SICUREZZA DELLA BRONCOSCOPIA CON FIBR E OTTICHE IN UNA POPOLAZIONE DIPAZIENTI MOLTO ANZIANI

Authors:R. D'Ippolito (1), A. Foresi (2), C. Castagnetti (1), S. Gesualdi (1), A. Castagnaro (1), E. Marangio (1), D. Olivieri(1)Affiliations:(1) Dipartimento di Scienze Clinche, Sezione di Malattie Respiratorie Università di Parma ITALY, (2) U.O.C. diPneumologia Sesto San Giovanni ITALYBody:Lo scopo di questo lavoro retrospettico è stato quello di valutare le indicazioni e la sicurezza della broncoscopiacon fibre ottiche in una popolazione di pazienti molto anziani. Sono stati presi in considerazione tutti i pazienti dietà superiore a 50 anni che sono stati sottoposti a questa indagine presso l'Unità di Broncologia dell'Università diParma nel perioro 1 Gennaio 2003 - 31 Aprile 2005. Sono stati esaminati i dati di 436 pazienti di cui 191risultavano avere un'età =>75 anni. La popolazione considerata, analizzata sulla base dell'età (245 pazienti<75anni e 191 pazienti età =>75 anni) non presentava differenze significative per quanto riguardava il sesso (164 vs112 maschi); il BMI (26 vs 24); il rapporto FEV1/FVC (68% vs 63%); DLCO (65% vs 63% del teorico); PaO2 (70vs 67 mmHg); PaCO2 (40,6 vs 41,3 mmHg); ed i valori di pressione arteriosa (diastolica: 80 vs 79 mmHg;sistolica: 133 vs 136 mmHg). Inoltre le indicazioni alla broncoscopia ed alle metodiche correlate sono risultatenei due gruppi non statisticamente differenti (vedi Tabella). Ll'uso di concentrazioni elevate di ossigeno si è resonecessario in circa il 30% dei pazienti in ambedue i gruppi; mentre febbre si è sviluppata in circa il 10% delledue popolazioni entro le 48 ore successive alla broncoscopia. Aumenti significativi della pressione arteriosa esanguinamento che han necessitato di trattamento specifico si son verificati in una percentuale simile di pazientidei due gruppi (<4%). In conclusione questo studio dimostra che: 1) le indicazioni alla broncoscopia ed allemetodiche correlate nonchè gli eventi indesiderati risultano essere non dipendenti dall'età dei pazienti; 2) talimetodiche sono sicure anche nei pazienti molto anziani. Pz di età < 75 anni Pz di età => 75 anni valore pIndicazioni, %- Massa 33,9 21,9- Emottisi 7,3 4,3- Addensamento 19,2 24,6- Secrezioni 18,8 31,9- Altro 20,8 17,3 NSMetodica, %-BAL 21,1 16,5-Brushing 21,6 26,8-Biopsia bronchiale 42,2 45,4-Biopsia tranbronchiale 15,2 11,3 NS

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Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA

Title:REPERTI ENDOSCOPICI IN CORSO DI TUBERCOLOSI RESPIRATORIA

Authors:A. Marruchella (1), G. Gualano (1), G. Crigna (1), M. Bocchino (1), P. Piselli (2), FN. Lauria (1), C. Saltini (3)Affiliations:(1) Divisione di Malattie Respiratorie, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (2) Dipartimento diEpidemiologia, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (3) Clinica di Malattie Apparato Respiratorio,Universita di Roma Tor Vergata, ItalyBody:E’ stata condotta un analisi retrospettiva su 952 pazienti sottoposti a broncoscopia flessibile (FB) presso l’INMIL. Spallanzani IRCCS di Roma dal gennaio 2003 al Gennaio 2006.In 157 (98 maschi, età mediana 36 anni) è stata posta diagnosi di tubercolosi con esame colturale positivo (TB).La FB è stata eseguita in fase di diagnosi iniziale o durante il trattamento farmacologico su indicazione clinica(emottisi, febbre persistente, riscontro di BAAR su escreato con Rx torace negativi) o radiologica (versamentopleurico, atelettasia, sospetto di neoplasia polmonare o fistola broncopleurica). Sono stati valutati: sierologia perHIV, conta CD4, farmaco-resistenze, aspetti radiografici e/o TAC, reperti endoscopici, reperti istopatologici,risultati batteriologici e molecolari.Fra i pazienti studiati, 27 erano HIV+ (17.2%), 140 (89%) erano nuovi casi. E’ stata rilevata farmacoresistenza in49 pazienti (31%); 3 casi (2.3%) risultavano multifarmacoresistenti (MDR).In 150 casi (95%) erano presenti alterazioni radiografiche o TAC. I reperti più frequenti erano rappresentati dainfiltrati (68.7%) e lesioni cavitarie (45.3%). Alterazioni macroscopiche endobronchiali erano presenti in 106pazienti (67%): lesioni aspecifche in 61 (38.9%), formazioni micronodulari in 27 (17.2%), lesioni neoplastiformi in9 (5.7%), stenosi bronchiali in 22 (14%), esiti cicatriziali in 2 (1.3%), fistole bronchiali in 3 (1.9%), sanguinamentoin atto in 11 (7%), coinvolgimento laringeo in 2 (1.3%). In 40 pazienti (25%) con lesioni endobronchialivisualizzabili furono eseguite biopsie bronchiali, con riscontro di flogosi granulomatosa in 16 (40% delle biopsieeseguite), necrosi in 7 (17.5%), infiltrato infiammatorio cronico in 22 (55%), iperplasia epiteliale in 1 (2.5%),carcinoma squamoso in 1 (2.5%). La colorazione di Ziehl-Nielsen (ZN) è risultata positiva in 7 casi (17.5% dellebiopsie).L’analisi dei dati mostra che alterazioni endobronchiali sono di frequente riscontro in pazienti con TBrespiratoria. La FB è un valido ausilio sia in fase di diagnosi iniziale, permettendo il recupero di materiale peresami microbiologici, sia nella valutazione delle complicanze. Le biopsie bronchiali sono essenziali nelladiagnostica delle lesioni neoplastiformi e possono fornire una diagnosi rapida nei casi con flogosi granulomatosao ZN+.

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Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA

Title:BIOPSIE PLEURICHE TORACOSCOPICHE ED ESAME ISTOLOGIC O NELLA DIAGNOSI DI PLEURITETUBERCOLARE CRONICA

Authors:L. FRIGIERI (1), G. FRENQUELLUCCI (1), E. FIANDRA (1), V. ONORI (1), E. CRISTALLINI (2), L. PEPPOLONI(2)Affiliations:(1) U.O. PNEUMOLOGIA INTERVENTISTICA FOLIGNO ITALY, (2) U.O. ANATOMIA PATOLOGICA FOLIGNOITALYBody:SOLO DUE TERZI DEI CASI DI TB ACCERTATA HANNO UNA CONFERMA MICROBIOLOGICA. INOLTREL'INSORGENZA DI VERSAMENTI PLEURICI CRONICI, PAUCISINTOMATICI, SI ASSOCIA SPESSO ANEGATIVITA' DEL TEST ALLA TUBERCOLINA. IN ASSENZA DI UNA CHIARA SINTOMATOLOGIACLINICA, CON UN TEST TUBERCOLINICO NEGATIVO E CON ESAMI COLTURALI NEL LIQUIDOPLEURICO NEGATIVI PER MTB, LA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI RISULTA IMPOSSIBILE (1). NELNOSTRO REPARTO SOTTOPONIAMO A VIDEOTORACOSCOPIA MEDICA, CON TORACOSCOPIO DIBOUTIN, I PAZIENTI CON VERSAMENTO PLEURICO CRONICO O RECIDIVANTE AL FINE DI INDIVIDUAREAREE DI SUPERFICIE SIEROSA PATOLOGICA DA SOTTOPORRE A BIOPSIA MIRATA. SU UN TOTALE DI303 TORACOSCOPIE EFFETTUATE DAL 1999, ABBIAMO DIAGNOSTICATO INASPETTATAMENTE ,PERCHE TUTTI GLI ESAMI MICROBIOLOGICI PRECEDENTEMENTE EFFETTUATI SUL LIQUIDOPLEURICO DA TORACENTESI E SUL BRONCOASPIRATO ERANO RISULTATI NEGATIVI, 10 CASI DIPLEURITE TUBERCOLARE CRONICA: SEI PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMA MICROBIOLOGICADOPO 45 GIORNI DI COLTURA, TRE DI QUESTI AVEVANO NEGLI SFONDATI DEL TESSUTOPROLIFERANTE CHE ISTOLOGICAMENTE AVEVA FATTO SOSPETTARE UNA PATOLOGIA FLOGISTICAANCHE SE ASPECIFICA. I RESTANTI QUATTRO PAZIENTI HANNO AVUTO RAPIDAMENTEDALL'ANATOMOPATOLOGO LA DIAGNOSI DI TESSUTO GRANULOMATOSO DI TIPO TUBERCOLARE:UNO CON NECROSI CASEOSA, UNO CON CELLULE DI LANGHANS. IN TUTTI I CASI ILBATTERIOSCOPICO DIRETTO SUL TESSUTO E SUL LIQUIDO ERA NEGATIVO COSI' COME NELBRONCOASPIRATO. UNA PAZIENTE, TUBERCOLINO POSITIVA, HA INIZIATO SUBITO LA TERAPIAANTITUBERCOLARE . GLI ALTRI HANNO ATTESO IL RISULTATO DELL'ESAME COLTURALE POICHE' LASITUAZIONE CLINICA LO CONSENTIVA, NON ESSENDOSI RIFORMATO IL VERSAMENTO DOPO LARIMOZIONE DEL TUBO DI DRENAGGIO. SOLO DUE PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMACOLTURALE: TUTTAVIA ABBIAMO SOTTOPOSTO A TERAPIA, SOLO SULLA BASE DEL DATOANATOMOPATOLOGICO, ANCHE I PAZIENTI SENZA ISOLAMENTO DEL GERME UTILIZZANDO, CONSUCCESSO, IL CRITERIO EX JUVANTIBUS.

1) MIGLIORI GB ET AL. EUR.J.EPIDEMIOL. 2000;16(8):719-24

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Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA

Title:CHIRURGIA IN ELEZIONE PER L’ENFISEMA BOLLOSO GIGANT E: 5 ANNI DI FOLLOW-UP CLINICO-RADIOGRAFICO

Authors:G. Bardi, M. Desideri, G. Rossi, C. Ribas, A. PallaAffiliations:(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda Ospedaliero-Universitaria PisanaBody:Introduzione: Poco è al momento conosciuto sul destino a lungo termine dei pazienti sottoposti ad interventochirurgico per enfisema bolloso gigante (EBG).Scopi: Valutare nei pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione, la mortalità precoce etardiva dopo chirurgia, la ricomparsa precoce e tardiva di bolle e le modificazioni precoci e tardive dei dati clinicie funzionali.Pazienti e metodi: Abbiamo arruolato, prospetticamente, 41 pazienti consecutivi (36 uomini, età media48,4&#61617;14,8 anni) che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione; i pazienti sono stati studiatiprima e dopo l’intervento di bullectomia, per un periodo di follow-up di 5 anni. Le analisi sono state eseguite siasull’intera popolazione che su 2 sottogruppi di pazienti suddivisi sulla base dell’assenza (gruppo A, n=23) o dellapresenza (gruppo B, n=18) di concomitante enfisema polmonare diffuso.Risultati: Il tasso di mortalità precoce (entro il primo anno) è stato del 7,3% mentre il tasso di mortalità tardivo del4,9%. (tasso di mortalità totale a 5 anni del 12,2% e tasso di mortalità nel gruppo B del 27,8%). Nessun pazienteha presentato la comparsa di nuove bolle né l’ingrandmento delle bolle preesistenti nella sede della bullectomia.I pazienti del gruppo B hanno mostrato una maggiore compromissione clinica e funzionale (per esempio, ilVEMS è aumentato analogamente e significativamente in entrambi i gruppi dalla bullectomia fino al 2° a nno; dal2° al 5° anno di follow-up la diminuzione media ann uale del VEMS è stata diversa nei 2 gruppi: nel gruppo A èstata di 25 ml/anno, nel gruppo B di 83 ml/anno. Inoltre, soltanto i pazienti del gruppo B hanno contribuito adaumentare il tasso di mortalità, mostrando, nel complesso, un comportamento simile a quello dei pazientisottoposti a chirurgia di riduzione volumetrica polmonare.Conclusioni: Il trattamento chirurgico per EBG in elezione appare ragionevolmente sicuro e permette unmiglioramento clinico e funzionale per almeno 5 anni. Nei pazienti senza concomitante enfisema polmonarediffuso sono attesi i risultati migliori.

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Title:COLTURE VIRALI SU BAL: SIGNIFICATO CLINICO DELLA DI AGNOSTICA DEL CITOMEGALOVIRUS NELTRAPIANTO POLMONARE E NEL SOGGETTO IMMUNOCOMPROMESS O

Authors:P. SOLIDORO (1), D. LIBERTUCCI (1), C. COSTA (2), M. BERGALLO (2), R. CAVALLO (2), S. BALDI (1)Affiliations:(1) S.C. PNEUMOLOGIA, CENTRO TRAPIANTO DI POLMONE, A.S.O. S. GIOVANNI BATTISTA -MOLINETTE - TORINO ITALY, (2) DIPARTIMENTO DI SANITA' PUBBLICA E MICROBIOLOGIA UNITA' DIVIROLOGIA DELL'UNIVERSITA' TORINO ITALYBody:INTRODUZIONELe infezioni da Citomegalovirus (CMV) costituiscono un'importante causa di morbilità, ospedalizzazione emortalità nei pazienti immunocompromessi.In particolare nei soggetti sottoposti a trapianto polmonare il ruolo del CMV nell'etiologia del rigetto cronicocomporta un attento monitoraggio nel follow-up post chirurgico con metodiche a differente grado di invasivitàsino alle biopsie transbronchiali in corso di broncoscopia a fibre ottiche.SCOPO DELLO STUDIOScopo dello studio è valutare l'impatto clinico delle colture virali su liquido recperato in corso di lavaggiobronchioloalveolare (BAL) nel trapianto polmonare e nel paziente immunocompromesso.MATERIALI E METODISono stati esaminati retrospettivamente 67 BAL: 28 di pazienti sottoposti a trapianto polmonare confrontati con39 ottenuti da soggetti immunocompromessi in cui l'accertamento diagnostico è stato eseguito, per la presenzadi alterazioni clinico-radiologiche, nel follow-up di trapianti di midollo, neoplasie ematologiche in chemioterapia,trapianto di organo solido diverso dal polmone, terapie steroidea o immunosoppressiva lungo termine.RISULTATILa precentuale di infezioni da CMV è stata del 50% nel trapianto polmonare (43% in presenza e 57% in assenzadi anomalie cliniche e radiologiche sospette per infezione delle basse vie aeree) e del 23% nel gruppo deisoggetti immunodepressi.CONCLUSIONII dati paiono evidenziare un noto particolare tropismo del CMV per il polmone trapiantato, specie in assenza disegni clinici e radiologici di infezione delle basse vie che vedono più spesso un coinvolgimento batterico emicotico; tale tropismo è infatti minore nei soggetti immunodepressi su base farmacologica o oncologica o neltrapianto di organi solidi diversi dal polmone ove peraltro gli accertamenti venivano eseguiti unicamente in casodi sospetto clinico e radiologico.Questo riscontro costituisce il presupposto ad un approccio diagnostico e farmacologico ragionato everosimilmente più aggressivo nei confronti del CMV nel trapianto polmonare.

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Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE

Title:INTENSITÀ DI CURA (IC) E NURSE-WORKLOAD (NW) PER LA VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV):L’ESPERIENZA DI UNA UNITÀ DI TERAPIA SEMI-INTENSIVA RESPIRATORIA (UTSIR)

Authors:R. SCALA (1), M. NALDI (1), G. CONIGLIO (1), I. ARCHINUCCI (1), G. GUADAGNI (1)Affiliations:(1) Unità Operativa di Pneumologia e Unità di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALYBody:Scopo: Valutare l’IC and il NW richiesti per trattare un episodio di insufficienza respiratoria acuta (IRA) con NIVnella nostra UTSIR, che presenta le caratteristiche di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio” secondo la TaskForce dell’ERS sull’Unità di Terapia Intensiva Respiratoria (ERJ 2002;20;1343-1350).Metodi: Nella nostra UTSIR (anni 2000-2006), la NIV è stata applicata in 294 episodi di IRA (mediana (IQR),pH=7.28(7.25-7.31); PaO2/FiO2=183(150-220), PaCO2=79.3(70.6-87.5) mmHg) in prevalenza in pazienti conBPCO (69.4%). Il successo nell’evitare l’intubazione è stato nel complesso dell’80.3%. IC e NW sono stativalutati rispettivamente con TISS e TOSS nelle prime 24 ore di NIV. La soglia per un livello di IC/NW elevatocomparato al setting di “Unità di Monitoraggio Respiratorio” è stata scelta per il TISS ad uno score>20 (superiorea quello di un “Monitoraggio Intensivo”) e per il TOSS ad un minutaggio&#61472;&#8805;360 (superiore alnursing di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio”, Documento AIPO 2004). Sono stati ricercati la prevalenzadel “superamento della soglia” di IC/NW e i fattori ad esso correlati.Risultati: Nella popolazione studiata, TISS e TOSS sono stati rispettivamente 18 (15-22) e 331.3(316-365.3)minuti. La soglia di elevato IC e NW è stata superata nel 30.6% e nel 28.6% dei casi, rispettivamente. Secondol’analisi multivariata, i fattori indipendenti predittivi (OR:95%CI) il superamento della soglia sono stati sonorisultati il livello di Peep (1.278:1.010-1.618), lo score di Apache III (1.043:1.026-1.061), il pH dopo 2 ore di NIV(0.007:000-0.924), il successo della NIV (0.228:0.113-0.461) per l’IC e l’uso della maschera facciale(0.311:0.172-0.561), lo score di Apache III (1.018:1.003-1.033), e il successo della NIV (0.307:0.158-0.597) peril NW.Conclusioni: In circa un terzo degli episodi di IRA trattati con NIV nella nostra UTSIR è richiesto un livello di IC eNW più elevato rispetto al “setting di cura”; la severità della malattia acuta, in modo diretto, e la probabilità disuccesso, in modo inverso, sono i principali fattori predittivi tale elevato carico assistenziale. Ulteriori studi diconfronto con unità a maggiore intensità di cura sono necessari per valutare l’impatto di tale discrepanzasull’outcome della NIV.

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Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE

Title:VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV) VERSUS VENTILAZIONE CONVENZIONALE (ETI-MV) NELTRATTAMENTO DELL ENCEFALOPATIA IPERCAPNICA (EI) MOD ERATO-SEVERA IN PAZIENTI CONESACERBAZIONE DI BPCO

Authors:R. SCALA (1), S. NAVA (2), M. NALDI (1), I. ARCHINUCCI (1), G. CONTI (3)Affiliations:(1) Unita' Operativa di Pneumologia e Unita' di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALY, (2)Unita' di Terapia Intensiva Respiratoria, Fondazione S. Maugeri, Pavia ITALY, (3) Unita' di Terapia Intensiva(ICU), Universita' Cattolica, Roma ITALYBody:Scopo: Recentemente abbiamo dimostrato (Chest 2005;128:1657-1666) che rispetto alle esacerbazioni diBPCO con sensorio integro il tasso di fallimento della NIV e¡¯ simile in quelle con EI lieve-moderata (Kellyscore¡Ü3) mentre e¡¯ significativamente maggiore in quelle con EI severa. In questo studio abbiamo confrontatogli outcomes ospedalieri della NIV versus l¡¯ ETI-MV nelle esacerbazioni di BPCO con EI di grado moderato-severo (Kelly score¡Ý3).Metodi: Tra i pazienti con BPCO riacutizzata e Kelly score¡Ý3 consecutivamente trattati con ETI-MV in ICU(gruppo-ETI) e con NIV in UTSIR (gruppo-NIV) negli anni 2000-2004, abbiamo selezionato 20 casi per ciascungruppo dopo un accurato matching per et¨¤ (74.7 vs 73.1 anni) SAPS2 (34.1 vs 35.9), pH (7.22 vs 7.22),PaO2/FiO2 (162 vs 161), PaCO2 (88.2 vs 89.5 mmHg). Sono stati confrontati gli effetti della NIV/ETI-MV su: gasematici; mortalita¡¯ ospedaliera; tasso di polmoniti (VAP) e tracheotomie; durata di ventilazione e degenzaospedaliera.Risultati: I gas ematici sono migliorati significativamente dopo 2 ore in entrambi i gruppi, nonostante un trendverso un calo piu¡¯ rapido della PaCO2 nel gruppo-ETI. Il 35% dei pazienti del gruppo-NIV ha richiestol¡¯ intubazione. La mortalita¡¯ ospedaliera (5/20 vs 5/20; p>0.05) e il tasso di tracheostomie (2/20 vs 6/20;p>0.05) sono risultati simili nel gruppo-NIV versus il gruppo-ETI, mentre le VAP (0/20 vs 7/20; p=0.008), ladurata della ventilazione (12.0 vs 23.5 giorni; p=0.09) e della degenza ospedaliera (13.7 vs 26.5 giorni, per ipazienti trattati con successo con NIV e per i pazienti sopravvissuti dopo trattamento con ETI-MV,rispettivamente; p=0.048) sono stati significativamente minori nel gruppo-NIV.Conclusioni: Nei confronti della ETI-MV, la NIV comporta una simile sopravvivenza ospedaliera nell¡¯ EImoderato-severa da esacerbazione di BPCO con il vantaggio di un minor tasso di VAP, pi¨´ breveospedalizzazione e durata della ventilazione meccanica. Ulteriori studi randomizzati e controllati sono necessariper confermare tale dato.

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Title:HOME CARE IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORI A CRONICA: RISULTATI DI UN ANNO DIESPERIENZA NELLA PROVINCIA DI MESSINA

Authors:P. Ruggeri (1), A. Proietto, S. Picciolo, F. Andò, G. GirbinoAffiliations:(1) Clinica Malattie Respiratorie - Università degli Studi di Messina Messina ITALYBody:INTRODUZIONE: L’insufficienza respiratoria cronica rappresenta una patologia invalidante in costante aumento.Le motivazioni di questo trend sono ascrivibili ad un incremento della vita media ed a una sempre maggiorequalificazione diagnostica-terapeutica. I pazienti in ossigenoterapia a lungo termine e soprattutto quelli sottopostia ventilazione meccanica per via non invasiva e/o invasiva per via tracheostomica rappresentano i candidatiideali da includere in progetti di assistenza domiciliare respiratoria volti a migliorare la qualità di vita di questipazienti riducendo i costi correlabili a costanti e ripetuti ricoveri ospedalieri.MATERIALI E METODI: 16 pazienti con insufficienza respiratoria cronica (6 in ossigenoterapia a lungo termine,7 in ventilazione meccanica non invasiva e 3 in ventilazione meccanica invasiva mediante tracheostomia) sonostati inclusi nel primo progetto sperimentale di assistenza domiciliare respiratoria attivato nella provincia diMessina. La sperimentazione ha avuto una durata di un anno e si è svolta mediante l’azione sul territorio deimedici di medicina generale, fisioterapisti e infermieri professionali coordinati da uno specialista pneumologo. Unsofisticato sistema di telemonitoraggio è stato attivato a domicilio con possibilità di valutazione da parte di tutti icomponenti della sperimentazione dei parametri rilevati mediante uno specifico software condivisoesclusivamente dal personale sulla rete internet.RISULTATI: durante l’anno di sperimentazione sono state eseguite 171 visite specialistiche pneumologiche adomicilio, 124 spirometrie ed emogasanalisi, 258 trasmissioni di dati in telemedicina. La qualità di vita deipazienti inclusi, valutata ogni 3 mesi, mediante il questionario del San George Hospital ha dimostrato unmiglioramento statisticamente significativo, sotto il profilo della sintomatologia, attività, impatto,e punteggiototale, già a 3 mesi dall’inizio della sperimentazione. Una valutazione dei risultati sotto il profilo strettamentesanitario ha messo in evidenza una significativa riduzione del numero dei ricoveri ospedalieri e della loro duratamedia in giorni con riduzione degli accessi al pronto soccorso. Tali evidenze hanno permesso di stimare unariduzione dei costi pro-capite pari a circa 10.000 €.CONCLUSIONI: In questo studio vengono discussi i risultati della prima sperimentazione di assistenzadomiciliare respiratoria condotta nella provincia di Messina evidenziando l’elevato rendimento del sistema intermini di qualità di assistenza, tecnologia e contenimento dei costi.

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Title:IMPATTO ECONOMICO DELLA OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE A LUNGO TERMINE (OTLT):MODELLO TELEMETRICO VS GESTIONE TRADIZIONALE NELLA BPCO MOLTO GRAVE

Authors:RW. DAL NEGRO (1), S. TOGNELLA (1), C. MICHELETTO (1), C. TURATI (1), C. LUCIONI (2)Affiliations:(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY, (2) WALTERS KLUWERHEALTH - ADIS INTERNATIONAL MILANO ITALYBody:L’OssigenoTerapia a Lungo termine (OTLT) è la strategia di fondo, anche se costosa, della gestione domiciliaredei pazienti respiratori cronici più gravi. Scopo dello studio: misurare e confrontare l’impatto economico delmodello gestionale telemetrico di tali pazienti domiciliarizzati con quello tradizionale. Metodi: sono stati raccolti(per 24 mesi) e confrontati i dati relativi a 2 gruppi di pazienti domiciliari con grave BPCO: 61 inseriti nel modellotelemetrico e 20 gestiti in maniera tradizionale (anova). Risultati: Nel gruppo con telemetria domiciliare, il numeroe la durata delle ospedalizzazioni, ed anche il numero delle riacutizzazioni/paziente/anno sono drasticamenteridotte. Rispetto alla gestione tradizionale, la gestione telemetria ha prodotto una riduzione del costo medio del28% nel primo, e del 33% nel secondo anno dello studio (p<0.01). Nello stesso periodo, il n. delle riacutizzazioniche hanno resa necessaria l’ospedalizzazione si è ridotto del 50% (p<0.01). Conclusioni: la gestione telemetriadella OTLT contribuisce in maniera significativa a minimizzare l’impatto della gestione domiciliare dei pazienti piùgravi con BPCO

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Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE

Title:TELEPNEUMOLOGIA IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPI RATORIA CRONICA (IRC) CON E SENZAVENTILAZIONE MECCANICA

Authors:A. GUERRA (1), G. ASSONI (2), P. PIZZOCARO (1), L. MARCHINA (2), S. GILE' (1), D. FIORENZA (1), K.FOGLIO (1), L. BARBANO (1), L. BIANCHI (1), M. VITACCA (1)Affiliations:(1) DIVISIONE DI PNEUMOLOGIA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALY, (2) SERVIZIO DITELEMEDICINA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALYBody:Abbiamo seguito 45 pazienti (17 BPCO, 6 con sindrome restrittiva, 13 con malattie neuromuscolari, 5 con SLA, 4con altre patologie) con età 59&#61617;19 anni, affetti da insufficienza respiratoria cronica tramite unprogramma di telemedicina domiciliare: 22 pazienti in VMNI (Ventilazione Meccanica Non Invasiva), 13 in VMI(Ventilazione meccanica Invasiva) e 10 in RS (Respiro Spontaneo). I dati funzionali basali erano iseguenti:FEV1=33&#61617;16 %, CV=38&#61617;19 %, pH=7.,38&#61617;0,04, pO2=61&#61617;13mmhg,pCO2=47&#61617;10 mmhg, dispnea misurata con la scala di BORG=2,8&#61617;1,4. I pazienti potevanoinviare periodicamente un tracciato saturimetrico attraverso un modem all’equipe medico-infermieristica cheprovvedeva ad interpretarlo e a disporre eventuali azioni terapeutiche da intraprendere; inoltre i pazientiavevano la possibilità di parlare telefonicamente con il personale sanitario per avere consigli su terapia egestione della malattia. Il periodo di follow-up è stato di 9,5±3,0 mesi; durante questo periodo i pazienti hannocontattato l’ IP tutor effettuando 199 chiamate spontanee mentre il nostro IP ha pianificato 791 contattiprogrammati. Le azioni intraprese sono state: 107 modifiche terapeutiche, 129 chiamate di consulto alpneumologo, 31 invii in ospedale in reparti internistici, 10 in terapia intensiva, 25 contatti col medico di base. Acausa di una severa riacutizzazione, dopo consulto con il nostro servizio di telemedicina, trenta pazienti sonostati trattati al domicilio dal MMG con antibiotico e 11 con corticosteroidi.In conclusione il presente studio dimostra che è possibile, da parte di un team medico-infermieristico, seguirepazienti con severa patologia polmonare cronica al domicilio mediante un programma di telesorveglianzapneumologica.

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Title:STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO SUGLI ULTIMI TRE MESI DI VITA DI PAZIENTI IN VENTILAZIONEMECCANICA DOMICILIARE

Authors:M. Vitacca (1), L. Barbano (1), G. Galavotti (2), C. Sturani (2), M. Sarvà (1), A. Vianello (3), E. Zanotti (4), D.Fiorenza (1), L. Bianchi (1), L. Ballerin (5), A. Potena (5), R. Scala (6), A. Peratoner (7), P. Ceriana (8), L. DiBuono (11), M. Polverino (11), E. Clini (9), N. Ambrosino (10), B. Balbi (1), S. Nava (8)Affiliations:(1) Divisione di Pneumologia FSM Gussago/Lumezzane (BS) ITALY, (2) Unità Pneumologica Ospedale PomaMantova ITALY, (3) Fisiopatologia Ospedale Civile Padova ITALY, (4) Divisione Pneumologia FSM Montescano(PV) ITALY, (5) Divisione di Fisiopatologia Respiratoria Arcispedale Sant'Anna Ferrara ITALY, (6) Divisione diPneumologia Arezzo ITALY, (7) Istituto Medicina Fisica e Riabilitativa Pneumologia Riabilitativa Udine ITALY,(8) Divisione di Pneumologia FSM Pavia ITALY, (9) Divisione di Pneumologia Villa Pineta Gaiato (MO) ITALY,(10) Unità Pneumologica Ospedale Cisanello Pisa ITALYBody:La Ventilazione Meccanica Domiciliare a Lungo Termine (VMD) è in aumento: l'evidenza dell'impatto di questacondizione nell'ultima parte della malattia è limitata. Undici Centri di Pneumologia italiani hanno venficato con unquestionario costituito ad hoc, la percezione da parte dei pazienti e dei familiari della qualità della vita in pazientiin VMD durante gli ultimi 3 mesi di vita. Sono stati studiati 167 pazienti con 4 diversi gruppi di patologie: 69 conBPCO, 34 con patologie restrittive, 42 con sclerosi laterale amiotrofica, 20 con patologia neuromuscolare. Ipazienti erano sottoposti a VMD da 2.8±2 anni (75 con ventilazione non invasiva). Gli autori hanno identificatodifferenti gruppi di domande suddivisi per argomenti: luogo della morte e tipologia di caregiver coinvolto,problemi con la ventilazione meccanica (VM), sintomi e trattamento effettuati al momento del decesso, contatticon i servizi sanitari, informazioni riguardanti problematiche di fine vita, tipologia di aiuto/assistenza richiesto ericevuto, problemi legati alla tracheotomia. Il 48% dei pazienti è deceduto a domicilio, nel 50% dei casi i familiarihanno preso in carico da soli il paziente, il 15% dei pazienti ha dichiarato problemi con il ventilatore utilizzato, ladispnea è stato il sintomo principale riferito (39%); nel 42% dei pazienti è stata modificata la terapia ma solo nel6% dei casi è stata utilizzata morfina, nel 36% è stata riferita disfagia, per il 73% dei pazienti si è resanecessaria una ospedalizzazione, la morte è stata lenta e progressiva nel 48% dei casi, l'82% è morto duranteVM, nel 70% dei pazienti non sono state eseguite manovre di rianimazione cardiorespiratoria, i pazienti eranoconsci della gravità della loro patologia (86% dei casi), nel 28% dei casi si è reso necessario un incremento dellaspesa economica familiare, complicanze della tracheotomia sono state denunciate nel 19% dei casi.Informazioni su trattamenti palliativi, servizi e modelli per pazienti con insufficienza respiratoria cronica trattaticon VMD necessitano di implementazione. La diagnosi sottostante e le interfacce utilizzate per la VM possonoinfluenzare la tipologia delle cure palliative.