«andate tutti i popoli» - suore domenicane della beata imelda · 2013. 11. 7. · scepoli tutti i...

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GMG: 2013 «Andate e fate discepoli tutti i popoli» OGGI Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - C/RM/DCB Periodico della Congregazione Suore Domenicane della B. Imelda - Anno XVII - n.41 Settembre/Dicembre 2013

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  • GMG: 2013«Andate e fate discepoli tutti i popoli»

    OGGI

    Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonam

    ento postale - 70%

    - C/RM/DCB

    Periodico della Congregazione Suore Dom

    enicane della B. Imelda - Anno XVII - n.41 Settembre/Dicembre 2013

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    anno XVii - n. 41

    Settembre/dicembre 2013

    luciana Bini

    (Sr. Gemma)

    Vittorio Sammarco

    Sr. Sueli de F. Gonçalves

    Sr. lina Basso

    Sr. Gioconda Boreli

    Sr. Cristina Simoni

    Studio ruggieri Poggi:

    Silvia ruggieri,

    antonio Poggi,

    luigi Pagliaro

    tipolitografia Sped.im

    Via Serranti, 137

    00040 montecompatri

    roma

    direzione e redazione

    Via trionfale, 8338

    00135 roma

    tel. 06.30600113

    Fax 06.3389031

    E-mail:

    [email protected]

    c/c postale

    n. 85858009

    intestato a:

    Casa Generalizia

    Suore domenicane

    B. imelda

    Via trionfale, 8338

    00135 roma

    aut. trib. di roma

    n. 00357/97

    in data 2.6.1997

    in copertina: GmG 2013

    la prossima Giornata mondiale della gioventù sarà a Cracovia, ma certa-mente l’evento di rio de Janeiro in Brasile, dell’estate scorsa, rimarrà nel-la memoria come il primo di papa Francesco. dal Sudamerica si è diffusa intutto il mondo una ventata fresca di vitalità ispirata dalle parole del Papae alimentata dai milioni di giovani che vi hanno partecipato. a rio abbiamocolto i tratti di una Chiesa che sta cambiando profondamente: capace difar emergere nuovo entusiasmo, di catalizzare le energie, di far dialogareal di là delle differenza di ogni tipo, di ritrovarsi uniti nella preghiera, pron-ti a fare fronte a ogni difficoltà, di stimolare la partecipazione.Papa Francesco ha saputo parlare ai cuori e alle menti dei suoi giovani conumiltà e fraternità, rincuorandoli, rassicurandoli, convincendoli che in Ge-sù che è amore troviamo il senso di ogni gesto, ogni respiro, ogni fatica. Edè proprio con una fede rinnovata, una speranza ritrovata, una carità risco-perta che i giovani della GmG sono tornati nelle loro famiglie, nelle loroparrocchie, nei loro ambienti illuminati di una nuova luce. Nelle prossimepagine troverete racconti, testimonianze e immagini di quelle Giornatema anche l’invito di papa Francesco rivolto anche a noi: “andate e fate di-scepoli tutti i popoli”.

    la redazione

    3 giornate mondiali della gioventù La GMG continua

    8 mondo giovaniServire il Vangelo nell’era di internet«Non puoi capire, sei troppo grande!»

    11 comunità e missioniItalia - ArzachenaVivere e non vivacchiare Italia - Roma«Tutto è dono e grazia di Dio!»Italia - BolognaIl conforto della ComunitàAlbania - BathoreGiovani educatori in camminoBrasileSui passi di S. Paolo

    CamerounA servizio dei giovani e della loro vocazioneCameroun - YaoundéIl buon seminatoreFilippine - CalabangaScuola: la voce degli studenti……quella dei genitori…e quella delle suoreFilippineIl Vangelo non ha confini!Indonesia - Pontianak Flash di vita imeldinaMessico - San Luis Potosí«Voi siete sale della terra...»

    26 sulle orme del fondatoreIl cuore missionario di Padre Lorgna

    30moltiplicare la speranzaUna conquista quotidiana

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    La GMG continua

    DAL BRASILE L’INVITO DEL SANTO PADREAI GIOVANI A ESSERE RIVOLUZIONARI DELL’AMORE.

    GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTÙ

    L a Giornata mondialedella Gioventù di Rio deJaneiro è stata per papaFrancesco il primo viaggiointernazionale. Una “Setti-mana della gioventù”, comelui stesso l’aveva sopranno-minata prima di partire, maanche della fede e della Chie-sa, del loro presente e del lo-ro futuro, potremmo dire de-lineandone un bilancio. Tremilioni e mezzo di giovani da178 paesi del mondo. Ac-compagnati dai loro anima-tori, dai sacerdoti della pasto-rale giovanile, dalle suore,molti anche dai loro vescovi.I giovani del mondo intorno

    al Papa, così come aveva vo-luto Giovanni Paolo II che diquesti raduni fu il promotorea metà degli anni 80, dietro idue simboli che in questi an-ni hanno attraversato tantiPaesi: una croce di legno eun’icona mariana.

    Papa Francesco ritornanella sua America Latinachiedendo il permesso dibussare delicatamente allaporta dell’immenso cuore delPopolo brasiliano. «Io nonho né oro né argento, ma por-to ciò che di più prezioso mi èstato dato: Gesù Cristo!», di-ce appena arrivato, alla ceri-monia di benvenuto. «Vengo

    nel suo Nome per alimentarela fiamma di amore fraternoche arde in ogni cuore; e desi-dero che a tutti e a ciascunogiunga il mio saluto: “La pacedi Cristo sia con voi!”». Dicedi essere venuto per incontra-re i giovani arrivati da ogniparte del mondo, «attrattidalle braccia aperte del CristoRedentore», giovani che «vo-gliono trovare un rifugio nelsuo abbraccio, proprio vicinoal suo Cuore, ascoltare dinuovo la sua chiara e potentechiamata: “Andate e fate di-scepoli tutti i popoli”. È il po-sto dei giovani, lì vicino alcuore, anche nella Chiesa».

  • “Tutto è stato molto significativo e profondo,dal mettersi in fila per ricevere il kit delpellegrino, all’incontro con i giovani di altrinazionalità nelle strade, negli autobus... sicomunicava con gli occhi, con il sorriso, conalcune parole in portoghese ma soprattuttocon il cuore, parlando il linguaggiodell’amore. Siamo tornati con l’esperienza diaver vissuto una nuova Pentecoste: erameraviglioso vedere, sentire ed esperirecome tutti i presenti alla GMG partecipavanononostante la diversità delle lingue. La

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    GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTÙ

    Giovani provenientidai diversi continenti, cheparlano lingue differenti,espressione di culture varie-gate, ma che «trovano in Cri-sto le risposte alle loro più al-te e comuni aspirazioni epossono saziare la fame diuna verità limpida e di unamore autentico che li uni-scano, al di là di ogni diver-sità», suggerisce il Papa. Gio-vani pieni di energia, genero-si, contagiosi, che non hannoavuto timore a mettersi in

    gioco, ad affrontare fatiche eanche disagi. Papa France-sco ha parlato loro non na-scondendo la consapevolez-za che, «rivolgendomi ai gio-vani, parlo anche alle loro fa-miglie, alle loro comunità ec-clesiali e nazionali di prove-nienza, alle società in cui so-no inseriti, agli uomini e alledonne dai quali dipende ingran misura il futuro di que-ste nuove generazioni». Igiovani come «la pupilla de-gli occhi, la finestra attraver-

    so la quale la luce entra in noiregalandoci il miracolo dellavisione!», afferma rivolgen-do una provocatoria doman-da: «che ne sarà di noi se nonci prendiamo cura dei nostriocchi? Come potremo anda-re avanti?».

    I giovani, finestra da cui ilfuturo entra nel mondo

    Nel pensiero di papaFrancesco la gioventù «è lafinestra attraverso la quale il

    preghiera del Rosario è stata una delle molteespressioni di comunione poiché tuttipregavano contemporaneamente nellapropria lingua e quasi si poteva sentire loSpirito Santo che aleggiava su di noi. Lestrade di Rio erano state invase dai giovaniche manifestavano vivacemente il loro amoreper Gesù e la fedeltà alla Chiesarappresentata dal suo pastore, papaFrancesco. Ma questo non impediva che cifosse pace, gioia, fraternità, fede, preghiera,silenzio”.

    Sr. Sandra Pereira de Freitas

    Le testimonianze dei giovani

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    GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTÙ

    futuro entra nel mondo», eai giovani bisognerà offrirespazi adeguati, tutelandonele condizioni materiali e spi-rituali, dando loro solidefondamenta su cui possanocostruire la vita; garantendosicurezza ed educazione,trasmettendo valori duratu-ri per cui vale la pena vivere;assicurando un orizzontetrascendente per la loro setedi felicità autentica e la lorocreatività nel bene; sve-gliando in loro le migliori

    potenzialità per essere pro-tagonisti del proprio doma-ni e corresponsabili del de-stino di tutti.

    Come conseguenzadella Giornata della Gio-ventù «spero che ci siachiasso», dice ai giovani ar-gentini incontrati nella cat-tedrale di Rio. «Voglio che vifacciate sentire nelle Dioce-si, voglio che si esca fuori,voglio che la Chiesa esca perle strade, voglio che ci di-fendiamo da tutto ciò che è

    mondanità, immobilismo,da ciò che è comodità, da ciòche è clericalismo, da tuttoquello che è l’essere chiusiin noi stessi. Le parrocchie,le scuole, le istituzioni sonofatte per uscire fuori…, senon lo fanno diventano unaOng e la Chiesa non può es-sere una Ong». La riflessio-ne di papa Francesco ab-braccia l’arco della vita, inun momento in cui la civiltàmondiale è andata oltre i li-miti, «perché ha creato un

    “Nelle GMG ho scoperto l’importanza di unleader nel gruppo, la sua funzione affinchétutti i pellegrini provenienti da vari luoghidel mondo scoprano e vivano l’incontro conDio, un incontro pieno d’incanto e diemozioni che rinnovano le forze di unospirito affaticato”.

    Nelza Villanueva

    “Una ricchezza ricevuta dalle GMG è lamaggior conoscenza della fede cheprofessiamo, questa fede che si spegnequando non l’alimentiamo, la coltiviamo e,soprattutto, non la mettiamo in pratica. Ilmessaggio del Papa è stato molto chiaroper me e desidero, nonostante la miagiovinezza, raggiungere i più giovani chehanno bisogno di conoscere il Signore”.

    Tania Vergara

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    tale culto del dio denaro, chesiamo in presenza di una fi-losofia e di una prassi diesclusione dei due poli dellavita che sono le promessedei popoli», ossia gli anzianie i giovani. In una civiltà cheha portato a escludere i duevertici che sono il nostro fu-turo, l’invito ai giovani è a«emergere, a farsi valere», a«uscire per lottare per i va-lori», mentre gli anziani de-vono «aprire la bocca e inse-gnarci», trasmettendo lasaggezza dei popoli.

    Nella vita mettete fede,speranza e amore

    Come quando a unbuon piatto mancano il saleo l’olio e allora si mettono,cioè si versano, il sale o l’o-lio, l’invito del Papa ai gio-vani a conclusione della fe-sta dell’accoglienza sul lun-gomare di Copacabana ri-suona nella formula “Bota fé- metti fede”. «Nella vita –dice papa Francesco – se vo-gliamo che essa abbia vera-mente senso e pienezza, co-

    me voi stessi desiderate emeritate, dico a ciascuno e aciascuna di voi: “metti fede”e la vita avrà un sapore nuo-vo, la vita avrà una bussolache indica la direzione;“metti speranza” e ogni tuogiorno sarà illuminato e iltuo orizzonte non sarà piùoscuro, ma luminoso; “met-ti amore” e la tua esistenzasarà come una casa costrui-ta sulla roccia, il tuo cammi-no sarà gioioso, perché in-contrerai tanti amici checamminano con te».

    “Il papa Francesco ha detto che i giovanidevono essere cristiani senza smettere diessere giovani, e nel grande ballo della vitaimpegnarsi nella missione di uscire da sestessi e andare nelle periferie portandosoltanto il desiderio di essere trasformatida Gesù Maestro che ci fortifica in tutti imomenti”.

    Sr. Carla Valadão

    “Per me le GMG sono state sinonimo dellaparola forza… forza della Chiesa, forzadella fede, forza della gioventù che crede…ed è stata la GMG migliore di tutti i tempi,indimenticabile!”.

    Ana Lúcia Oliveira Santos

    GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTÙ

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    A conclusione dellaveglia di preghiera cita queigiovani che «in tante partidel mondo sono usciti perle strade per esprimere ildesiderio di una civiltà piùgiusta e fraterna», e li solle-cita a rimanere protagonistidel cambiamento, «supe-rando l’apatia, offrendo unarisposta cristiana alle in-quietudini sociali e politi-che, che si stanno presen-tando in varie parti delmondo». Chiede di esserecostruttori del mondo, di

    mettersi al lavoro per unmondo migliore: «Cari gio-vani, per favore, non guar-date dal balcone la vita,mettetevi in essa, Gesù nonè rimasto nel balcone, si èimmerso; non guardate dalbalcone la vita, immergete-vi in essa come ha fatto Ge-sù». Da dove iniziare? «Date e da me!», suggerisce ci-tando Madre Teresa di Cal-cutta e invitando ciascunoa domandarsi, nel silenzio,qual è il punto di sé dal qua-le iniziare.

    «Molti di voi sono ve-nuti in questo pellegrinag-gio da discepoli», affermaalla cerimonia di congedo,aggiungendo: «non ho al-cun dubbio che tutti orapartono da missionari»,proclamando la Buona No-vella, «nelle grandi città enei piccoli centri, nellecampagne e in tutti i luoghidi questo nostro vastomondo». In attesa dellaprossima GMG, nel 2016, aCracovia.

    Vania De Luca

    “Uno dei principali fattori delle GMG è stato di dimostrare al mondo la forza che i giovani hanno nelle loro mani e la sete di vita che grida nel cuore di ogni giovane del mondo. È stato un incontro con Dio, un incontro con i desideri e le aspirazioni dei giovani,quei giovani dei quali si pensa che non vogliano saperne della vita. Ora il futuro è nelle nostre mani, inviati a essere missionari tra tutti i popoli”.

    Keythly Lhoren de Paula Dias

    “Le GMG sono state per me un’esperienzad’incanto, tutto ciò che abbiamo vissutoaveva un sapore diverso e, nonostante le difficoltà, è stata un’emozione senza misura, un apprendistato che ricorderò sempre. L’umiltà di PapaFrancesco, che ci ha lasciato insegnamenti molto importanti, è stata un’esperienza di vita”.

    Isadora Borges dos Santos

    GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTÙ

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

    8 Nella Luce d’Imelda

    Nel mese di luglio, dal1° al 14, ho avutol’opportunità di par-tecipare a un convegno sul-l’evangelizzazione e sulletecnologie della comunica-zione. Il convegno era statoorganizzato dalle DSI(Dominican Sisters Interna-tional) per le Suore Dome-nicane dell’Africa, e si tene-va a Johannesburg (Sudafri-ca). Sono state per me duesettimane ricche di scoper-te, condivisioni e apprendi-menti intorno a ciò che miappassiona e nel mondodella mia generazione.

    Eravamo 20 suore di19 congregazioni, prove-nienti da 13 paesi: una belladiversità vissuta nella gioiadi sentirci tutte figlie di S.Domenico, impegnate per ilVangelo e chiamate a lavo-rare insieme. A questo, siaggiunge la gioia di tutto ciòche abbiamo imparatodurante quel breve tempo.

    Gli animatori ci hannofatto sentire la necessità diformarci per non essere oggisemplici consumatrici, maprotagoniste anche noi nelmondo della comunicazio-ne. Con i pochi giorni a

    disposizione, Fra’ Eric Salo-bir (Promotore generaledell’Ordine per le comuni-cazioni sociali) e Don GillesLherbier, suo collaboratore,ci hanno permesso di impa-rare e praticare tante tecni-che. Abbiamo scopertoquanta fatica c’è nel lavorodi giornalista: preparare iprogetti in commissione diredazione, realizzare inter-viste e video sul campo, tor-nare poi per fare i montaggi,scrivere gli articoli, sceglierele foto più pertinenti…Oggi, quando guardo qual-siasi video, pagina web o

    MONDO GIOVANI

    UN CORSO PER IMPARARE A UTILIZZARE GLI STRUMENTIDI COMUNICAZIONE NELL’EVANGELIZZAZIONE.

    Servire il Vangelonell’era di internet

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    foto, le tante regole impara-te vengono a guidare il miosguardo come una rete invi-sibile.

    Tuttavia, la cosa piùbella che ho vissuto nelpaese di Nelson Mandela, èstato il contatto con lagente, le brevi immersioninella realtà sudafricana: dalricco quartiere di SandtonCity, il grande centro com-merciale di Johannesburg,alla bidonville di Soweto, laculla della lotta contro l’a-partheid. Ricordo lo sbigot-timento della gente diSandton City, che non riu-sciva ad associare l’abitoreligioso con il giornali-smo. Ricordo l’accoglienzafestosa dei parrocchiani diRegina Mundi, a Soweto.Ricordo Fra’ Emile Blazer,fondatore e direttore dellaRadio Cattolica (RadioVeritas), che dagli annidolorosi della segregazionerazziale serve il Vangelofacendosi vicino alla gente.«Bisogna incontrare le per-sone là dove sono» ci dice-va. Ecco la cosa più impor-tante con cui riparto: l’at-tenzione alle persone. Pre-dicare è servire il Vangelo ele persone con cui lo condi-vidiamo. Insomma, Gesùce lo insegnava già, lui cheandava verso le folle, usavale parole che la gente capi-va e, con la sua originalità,rispondeva alle loro seti.

    Sr. Dominique Nomo

    «Hai mai pensato difare scout?».«No, non fa perme...!». «Ma almeno sai chisono gli scout?». «Sonopersone che cantano, gio-cano e …vendono biscot-ti». È inutile tentare dispiegare a chi non ha maifatto scout le emozioni chesi provano vivendo quest’e-sperienza. È come descri-vere a un cieco un bellissi-mo prato pieno di fioricolorati, o mostrare a unsordo il delizioso cinguet-tio degli uccellini sui ramia primavera: sono emozio-

    ni che nessuno può capirefinché non le ha provate.Gli adulti dicono sempre airagazzi: «Non puoi capire,sei troppo piccolo». Ma ègiunto il momento cheanche i ragazzi dicano loro:«Non puoi capire, sei trop-po grande!». Perché gliadulti quando piove apro-no l’ombrello per nonbagnarsi e, facendo così,come potranno mai capirela gioia che si prova a chiu-dere gli occhi e correresotto la pioggia? Se quandocamminano stanno zitti perrisparmiare il fiato e guar-

    MONDO GIOVANI

    ESSERE SCOUT, UN’ESPERIENZA UNICA.

  • 10Settembre/Dicembre 2013Nella Luce d’Imelda

    dano dritti la strada davan-ti a loro, come potrannomai scoprire che cantandotutti insieme e sostenendoil nostro vicino si può arri-vare molto più lontano? Senon mostrano la stanchez-za per dimostrare di essereforti, come potranno impa-rare che condividere la fati-ca con gli altri, rende piùleggero lo zaino che siporta sulle spalle? Per que-sto tutti gli scout delmondo sono fratelli: per-ché, pur parlando linguediverse e mangiando cibidiversi, conoscono tuttequeste piccole cose chenessun altro può capire: lagioia di arrivare insieme incima alla montagna dopo lasalita... il conforto che sitrova nell’abbraccio di unamico prima di dormire... ilpiacere di una schienadolorante dopo una notte

    passata distesi sui sassi...l’emozione di esprimeredesideri guardando le stellecadenti e di dormire tuttiinsieme, scaldandosi avicenda, uno vicino all’al-tro sotto l’immensità di uncielo stellato... il calore delfuoco e della mano di unamico nella tua, avvoltinell’oscurità e nel buiofreddo e silenzioso... il fri-nire dei grilli... la ninna-nanna che ti accompagnaper tutta la notte mentrefuori dalla tenda l’oscuritàcala silenziosa sugli scoutche dormono sporchi e feli-ci nei loro caldi sacchi apelo.

    E così, in mille modi di-versi, con mille parole diver-se, in mille lingue diverse,ma con lo stesso sentimentonel cuore, gli scout di tutto ilmondo ringraziano BadenPowell, il loro fondatore,

    perché senza di lui non se nestarebbero lì, l’ultima nottedi campo, a scrivere questecose su un pezzo di carta, se-duti sull’erba bagnata, con lapioggia che penetra nei vesti-ti, il vento che si infila nellefessure del maglione, con lemani talmente congelate danon riuscire a stringere unapenna, ma con un enormesorriso sulle labbra. Dunque,se qualcuno è riuscito a capi-re almeno qualcosa di ciò cheè quella complicata cosa chesignifica essere scout, allorasiamo tutti contenti per lui;per tutti gli altri, che conti-nuino pure a vivere la loro vi-ta felicemente, ad aprirel’ombrello quando piove e apensare che gli scout sonosolo delle persone che «can-tano, giocano e …vendonobiscotti!».

    Cristiana MazzettoReparto Scuot Treviso 2

    MONDO GIOVANI

  • 11Settembre/Dicembre 2013Nella Luce d’Imelda

    COMUNITÀ E MISSIONI

    anche un pellegrinaggio aTorino, assieme aSr. Domenica, per tregiornate intense e moltoricche di spiritualità e dicose meravigliose che lacittà offre. Riportiamo latestimonianza di duegiovani.A Torino sono stati giornipiovosi ma intensi, vissutisempre con lo spirito dicondivisione e di sacrificioper gli altri.Abbiamo potuto toccare conmano diverse realtà di fedevera, dall’impegno per igiovani di S. GiovanniBosco, a quello diS. Giuseppe Cottolengo e lasua dedizione per le personecon problemi economici e disalute; dal “Vivere e nonvivacchiare” del beato PierGiorgio Frassati al vedere laSindone, icona dellapassione e morte di Cristo.

    In tutti questi momenti, cisiamo raccolti in preghiera,ognuno di noi ha affidatonelle mani di quel santo,beato o sudario, unapreghiera, che fosse per noi,per un amico, un familiare…anche se in realtà avevamocon noi un sacco di preghieredi persone che si eranoaffidate al nostro ricordodurante il viaggio.

    Francesca

    Questa è stata un’altraesperienza di gruppo che ciha permesso di viveresecondo il comandamento diGesù, nonostante le nostredifferenti personalità, di etàe di vita: sulle orme diquesti Santi abbiamo fattoesercizio di condivisionecercando sempre divalorizzare ciò che unisce enon ciò che divide.

    Giovanni

    ITALIAARZACHENAVivere e nonvivacchiare

    Quando le Giornate della Gioventù vennerocelebrate a Loreto un gruppetto di giovani diArzachena, insieme a Sr. Amelia, iniziò uncammino che da quelmomento non si è maiinterrotto. Nel 2011 ilgruppo decise di ritornare aLoreto anche con i membripiù giovani per rifare quelcammino e riviveremomenti cari al gruppo. Lesuore, pur non essendo piùad Arzachena, hannomantenuto un bel rapportodi amicizia e stimareciproco. Quest’anno ilgruppo ha scelto diapprofondire la figura diPier Giorgio Frassati e, trale attività, ha programmato

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    padre e fondatore, con la possibilità di vedere da vicino e toccare gli oggetti che lui usava.Dopo Roma ci aspettavaPopetto, terra natale diP. Giocondo. Qui tuttoparla di Dio e tre giornipassano in fretta, altriluoghi ci attendono: la basilica di Fontanellato,memoria dell’ispirazioneche Giocondo ha avuto ai piedi di Maria di fondarele Suore Domenicane della Beata Imelda; Parmadove egli ha trascorso alcuni anni in seminario;Bologna, che pulsa con cuore domenicano e accoglie tante nostreconsorelle in variecomunità che abbiamovisitato una ad una, oltre alla basilica di S. Domenico, la chiesadella B. Imelda, il santuariodella Madonna di S. Luca.

    Alla nostra visita nonpoteva mancare Venezia,dove P. Giocondo ha esercitato il ministero di pastore nella parrocchiadei SS. Giovanni e Paolo per 23 anni e dove sonovivi tanti segni e ricordidella storia e della presenzaimeldina: Calle Muazzo,Campo Miracoli, Madonnadell’Orto e le bellezzeartistiche a S. Marco e in ogni angolo della città.Però il momentoculminante è stato il cuore a cuore passato nellacappella del Rosario, ai SS. Giovanni e Paolo,dove è sepolto P. Giocondo. Il ritorno a Roma, con una breve tappa ad Assisi, ha concluso il nostro pellegrinaggionella “Città eterna” e nei luoghi domenicani e di P. Giocondo.

    Sr. Fabricia, Marina e Joana

    COMUNITÀ E MISSIONI

    ITALIAROMA«Tutto è dono e grazia di Dio!»

    Nei mesi scorsi abbiamofatto una bella esperienza di pellegrinaggio a Roma,nei luoghi di S. Domenico e di P. Giocondo. Un dono e una grazia di Dio per le nostre vite! Abbiamoiniziato la visita di alcuniluoghi significativi a Roma:le basiliche di S. Pietro e diS. Paolo, le Catacombe,S. Maria sopra Minervadove c’è il corpo di S. Caterina da Siena, il Santuario del DivinoAmore… Che emozionepartecipare all’udienza del Papa, e vederlo da vicino, entrare nella Cappella Sistina,visitare tanti luoghi antichi e ricchi di storia e di fede!Non è mancata nemmeno la visita guidata all’archiviodi P. Giocondo, nostro

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    COMUNITÀ E MISSIONI

    ITALIABOLOGNAIl confortodellaComunità

    Sono una suoraDomenicana diS. Caterina in Iraq e insieme a Sr. Lumiaasono ospite da 5 anni delle Domenicane della B. Imelda a Bologna.L’esperienza di vita comestudente in Scienzereligiose è stata difficile,soprattutto il primo annoperché la mia conoscenzadell’italiano era moltoscarsa. Studiandoutilizzavo sempre ildizionario ma, a volte,nemmeno lì trovavo itermini che cercavo, allorala mia ultima risorsa eranole suore della comunitàalle quali mi rivolgevoperché mi spiegassero intermini semplici quelloche non capivo. I primi

    che non mi ha lasciatasola e che mi ha messo in una comunità dove ho trovato bontà,accoglienza e fraternità.Infatti, non mi sono maisentita ospite, ma sempreuna della comunità dallaquale ho ricevutosostegno per gli studianche cercando personeper aiutarmi nell’italiano ein alcune materie;vicinanza nei momentifelici e in quelli dolorosi,soprattutto riguardo almio Paese, l’Iraq;attenzione e cura per lamia vita spirituale e per lasalute, ecc. Ringraziociascuna di loro perl’accoglienza e l’amoredonatomi: so che,tornando in Iraq,Sr. Lumiaa e io, lasceremoin Italia una famiglia edelle sorelle.

    Sr. Silvia Gulla

    tre anni di scuola sonostati molto pesanti: dalle8,20 alle 18 per tre giornila settimana c’era semprelezione e quando tornavoa casa ero sfinita dalletante parole ascoltate edallo sforzo fatto percapire i contenuti delcorso. Ricordo che tantevolte, dormendo, risentivola voce dei professori edera con loro che misvegliavo, ma questo eraniente in confronto alperiodo degli esamidurante il quale quasi nondormivo e il cuore partivain quarta dalla paura. Intutta questa situazione, hoimparato ad invocare loSpirito Santo e a fidarmidi Gesù e ho constatatoche con il suo aiuto esostegno ho superato gliesami e sono arrivata altermine del 5° e ultimoanno. Ringrazio Gesù

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    COMUNITÀ E MISSIONI

    ALBANIABATHOREGiovanieducatori in cammino

    Il 30 luglio scorso siamopartite da Roma per Tirana.Quel viaggio è stato per noiun tuffarci in una nuovarealtà. L’Albania è un’altraEuropa, di cui non si parlamai; un giovane Paese in costruzione; povero,certo, ma ci ha regalato la sua ricchezza: una genteaccogliente, semplice e una gioventù piena di vita.Arrivando, nonconoscevamo quasi niente.Le nostre sorelle che ci vivono, per la maggiorparte, le vedevamo per la prima volta. Non parliamo della lingua!

    Sapevamo solo dire:«faleminderit». Tuttavia, i sedici giorni passati in quella terra, ci hannodato tanti motivi di pronunciare questaparola: grazie.Dopo qualche giorno di visita nella comunità di Elbasan, siamo andate aBathore. Per una settimanasiamo state con i giovanianimatori ed educatoridell’ACG. Le mattinateerano dedicate ai bambini e i pomeriggi allaformazione. Da otto anni,infatti, l’Azione Cattolica di Bologna staaccompagnando quella di Bathore. C’erano unaventina di giovani tra i 14 anni e i 22 anni, pieni di vita e di gioia. Hanno

    presentato le varie attivitàrealizzate durante l’anno, sul tema della chiamata, e le diverse tecniche usatecon i bambini: disegni,giochi, laboratori,drammatizzazione… Uno dei momenti più belli e significativi è stato la condivisione che i ragazzi hanno fattosulla loro esperienza di giovani educatori e animatori. Con onestà e semplicità,hanno condiviso le lorodifficoltà e la paura di non avere la capacità di promuovere la missioneche è stata loro affidata. C’è in loro la sensibilità che la missione non è un gioco, ma davvero un grande lavoro da fare,prima con loro stessi e poicon i bambini e i ragazzi che essi seguono. Si percepisce in loro il desiderio di imparare di più, di collaborare e di scoprire i propri talentiper metterli a servizio. C’è davanti a loro, la sfidadella fedeltà, con un futuroincerto, un lavoro da trovaree una fede che chiedematurazione; ma nel lorocoraggioso impegnoparrocchiale, sono giàtestimoni della fede inCristo e dell’appartenenzaalla Chiesa, soprattutto per i loro coetanei.

    Sr. Neville e Sr. Dominique

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    COMUNITÀ E MISSIONI

    BRASILESui passi di S. Paolo

    Giorni indimenticabili suipassi di S. Paolo: Istanbul,Antiochia, Efeso, Atene eisole greche.... È difficileriassumere in poche paroleciò che il viaggio in Turchiae in Grecia ha significato perla mia vita, soprattuttoperché ho un amoreparticolare per S. Paoloapostolo. Inoltre S. Paolo èla capitale del mio Stato inBrasile e, come se nonbastasse, anche la squadradel cuore è il S. Paolo!Ciò che mi ha colpito di più,è stato il giorno in cuiabbiamo celebratol’Eucaristia ad Antiochia,mentre risuonava in me

    semplicità, così come ce l’hamostrato anche il caro PapaFrancesco nei giornitrascorsi in Brasile. Un viaggio come questo nonpuò limitarsi ad ammirare lebellezze naturali, che sonoperaltro innumerevoli:questi luoghi ci trasportanonel profondo del nostroessere poiché, ovunquefossi, ho sentito la presenzadi Dio molto vicina a me.Come Maria posso cantare:«La mia anima magnifica ilSignore, perché ha fattomeraviglie in me!».Ringrazio il Signore perl’opportunità offertami inquest’anno in cui celebro i50 anni di vita religiosacome Domenicana dellaBeata Imelda.

    Sr. Maria das Graças Silva

    tutto ciò che Fr. Domenicoci ha raccontatodell’importanza di questacittà per noi cristiani poichéfu lì che, per la prima volta,«I cristiani furono chiamaticon questo nome». S. Paoloha lasciato tracce moltoimportanti in tutti i luoghiin cui siamo passati:nell’areopago di Atene me loimmaginavo mentrepredicava a tutta la genteriunita lì. Un altro luogosignificativo è stato Efeso,nella casa che la tradizionedice aver accolto Mariadurante gli ultimi sei annidella sua vita affidata allecure di S. Giovannievangelista. Oggi è unacappella piccola, essenzialeche lascia percepire comeDio si manifesta nella

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    COMUNITÀ E MISSIONICOMUNITÀ E MISSIONI

    CAMEROUNA servizio dei giovani e della lorovocazione

    La pastorale vocazionale ci permette di aiutare i giovani che avviciniamo e che cercano un senso alla loro vita. Essere vicinia loro e offrire tempo per ascoltarli, è un modoper aiutarli a scoprire a che cosa Dio li chiama.Per me, ogni incontro con i giovani, in generale, e con le ragazze chepensano alla vita religiosain particolare, è sempreun’esperienza nuova, bella e piena di sorprese, a volte piacevoli ma, avolte, anche dolorose…Per le ragazze che sentono

    che sorgono nel cuore della giovane, resistenze da parte della famiglia,risultati scolastici nonsempre scontati… In questi frangenti è la preghiera che mi conforta e sostiene,cosciente di aver fatto tutto ciò che ero in grado di fare e sapendo che il mio compito è di aiutare a vedere più chiaro ma che èla giovane a decideree scegliere come e dove seguire il Signoreche la chiama. Diverseragazze mi chiedono di pregare quando sono in difficoltà, perché è il Signore che dà luce per capire se sono chiamate

    la chiamata a consacrarsi a Dio nella vita religiosa,dopo averle accompagnatenel discernimento mentresono ancora in famiglia, un passo importante chesono chiamate a compiere è quello di mettersi allaprova condividendo, per un tempo più o meno lungo, la vita delle suore in unacomunità, per conoscerepiù da vicino il tipo di vitaalla quale pensano. Questo momento decisivoper loro è anche un momento difficile per me perché non sonopochi gli ostacoli ches’incontrano sulla strada:dubbi e incertezze

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    COMUNITÀ E MISSIONI

    alla vita matrimoniale o a quella religiosa, nella nostra Congregazioneo in un’altra. In questimomenti delicati, la mia presenza si fa discretanella preghiera e nelle chiamate telefoniche,con delicatezza e moltaprudenza per noninfluenzarle e lasciarlelibere nella decisione. Ho sempre chiaro nella mente e nel cuore che è Dio che chiama chi e quando vuole, per una missione che Luistesso affida a ciascuno: in ogni caso, sentirsi amatae sostenuta, è fondamentaleper ogni giovane. Quelle che scoprono

    di riferimento e di sostegnoe noi, in quanto consacratedomenicane imeldine,chiamate ad una missionetra i bambini e i giovani,abbiamo una granderesponsabilitànell’accompagnamento e nel sostegno delle giovani. Sonocontenta di lavorare conloro e per loro e di vederecome Dio agisce nella vitadi ciascuno di noi. Ciò mipermette di rimanereattenta alle diversechiamate che Dio non cessa di indirizzarmi negli avvenimenti di ogni giorno e attraversoogni persona.

    Sr. Scholastique Nibana

    di non essere chiamate alla vita domenicanaimeldina, generalmenteconservano un sentimentodi gratitudine e di affettonei nostri confronti,più ancora, alcunechiedono di continuare a essere accompagnate. Sono sempre emozionatavedendo delle giovani che, nonostante le attrattive che il mondopropone loro oggi, si sentono piuttosto attratteda una vita cristiana più esigente, austera egioiosa insieme. Per arrivare, però, ad una scelta concreta in questo senso, hannobisogno di punti

    Un anno di grazia«Sono ritornata nel mio paese, la repubblica Ceca,già da qualche tempo dopo un anno pastorale vissuto con voi. Vorrei ringraziarvi di cuore per la possibilità di soggiorno per l´anno sabbatico nella comunità di trissino. È stato per me un tempo pieno di grazia di dio e della vostra accoglienzaamichevole! Ho conosciuto il bel paese vicentino, la comunità aperta e disponibile, la parrocchia attiva e vitale, la gente gentile e socievole. Ho trascorso un tempo favorevole che mi ha aiutato a riposaree a fare molte esperienze coinvolgenti. Voglio dirvi “grazie” mille volte!!! Spero di aver lasciato anch’io qualcosa di buono: ci siamo arricchite reciprocamente».

    Sr. michaela

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    È bello vedere le loro scelte:la meccanica, la musica,l’insegnamento e una buonaparte sceglie la stradadell’Università.Anche il Seminatore èchiamato ad andare altrove eil Signore lo guida allacapitale, Yaoundé, ed eccouna nuova opportunità sipresenta, radunare i giovanidi Bertoua che sono venuti astudiare a Yaoundé. Unadecina risponde all’invito enei primi anni si ritrovavanoper condividere leprospettive e le difficoltà delmondo universitario.I primi giovani sonocresciuti, si sono sparsi per ilmondo, uno ha avuto ildono di continuare l’operacominciata dal Seminatore,con la gioia del parroco nelvedere il gruppo Juniorimpegnato in parrocchia ein varie attività ecclesiali.

    Sr. Silvana Zanin

    COMUNITÀ E MISSIONI

    cominciarono ad assumerealcune responsabilità, perquesto si è sentita lanecessità di una formazionepiù profonda.Il segreto del buonseminatore è stato quellod’essere membro vivo delgruppo, facendo di tuttoaffinché i giovani fossero lapriorità del suo lavoroapostolico. Oltre allaformazione spiritualec’erano in programma altreattività come teatro, gite,conversazioni, celebrazionedei compleanni.Con questo metodo ilgruppo cresceva sempre dipiù a tal punto che il giornodella promessa di servizio, ilVescovo era circondato dapiù di 100 giovani.È ben vero che il tempopassa rapido e ormai si parladel futuro del giovane, ilquale fa la sua sceltasecondo le possibilità.

    CAMEROUNYAOUNDÉIl buonseminatore

    Un giorno, nel 1986, unSeminatore è arrivato inCameroun per lavorare epiantare il seme che Dioaveva messo nel suo cesto.Dopo 10 anni di esperienzanei villaggi della parrocchiadi Ndjangané, eccoloarrivare a Bertoua. Una cittàdove la gioventù è numerosacome le stelle del cielo! Al sabato, eccolo arrivarealla chiesa parrocchiale peraccogliere i chierichetti, ungruppo di 25-30 bambini eadolescenti. Innanzitutto sipregava, si leggeva la Paroladi Dio e in seguito si facevaesercizio su come servireall’altare per la S. Messa ealtre attività pratiche. Con iltempo i più grandi

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    COMUNITÀ E MISSIONI

    ora i frutti di una buonaformazione umana escolastica.Sono le Suore Domenicanedella Beata Imelda che, conperseveranza e creatività,individuano tutte le stradepercorribili nel cercare lerisorse necessarie perché lascuola funzioni bene, gliinsegnanti siano qualificati etutti gli studenti, molti deiquali di famiglie povere enumerose, possanofrequentare aiutandoli conl’integrazione delle rette.La loro presenza a scuola ètangibile, le trovi nelle aule,negli uffici, in cortile...dappertutto. Sempre prontead offrire un sorriso e unamano nel momento delbisogno.

    Dessa Binaday

    intellettualmente piùmatura, riconosco quantodevo alla scuola che mi haplasmato nel corso deglianni e che ho imparato adamare e apprezzare.Non è difficile sentirsi a casain un ambiente dove haivissuto per tanto tempo e,anche se ora frequentol’università, ritorno congioia all’esperienzascolastica vissuta e ricordocon riconoscenza le personeche mi hanno accompagnatonel cammino educativo.Tra queste, in cima alla lista,ci sono le “Donne vestite inbianco e nero” a cui devomoltissimo per la miaeducazione, sia per laqualità che per l’assistenzaeconomica. Senza di loro misarebbe impossibile godere

    FILIPPINECALABANGAScuola: la voce deglistudenti…

    Per ben 12 anni hofrequentato la scuola dellesuore a Calabanga. Hoiniziato dalla scuolamaterna, continuato con leelementari e concluso con lemedie superiori. Durantetutti questi anni ho avutol’opportunità di vivereesperienze significative,imparare molte cose esperimentare la gamma piùsvariata di emozioni. Sonopassata tra alti e bassi,vittorie e sconfitte.Ora che sono cresciutaemotivamente e sono

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    e per il gruppo sociale dicui sono parte. Della nostrascuola apprezziamo moltoanche gli ambienti puliti eordinati, le attrezzature. La direttrice è sempredisponibile al dialogo e gliinsegnanti sonocompetenti e pazienti connoi genitori e i nostri figli.Il progetto educativo,l’attenzione ai valori,l’amministrazione aperta edisponibile al dialogo, gliinsegnanti qualificati,fanno sì che alunni egenitori guardino laDominican School ofCalabanga non tanto comeuna scuola, ma come laloro casa comune.

    Mrs. Perez

    COMUNITÀ E MISSIONI

    umano-cristiani al centrodel programma educativo. In essa i ragazzi sonoeducati e formati avendocome riferimento l’amore di Gesù per ciascuno el’attenzione per l’altro. Ilprogetto educativocomprende il programmascolastico ma anchel’obiettivo di svilupparetratti personali ispirati ai valori eucaristici quali:l’amore, la gioia, il perdono,la verità, la giustizia, la solidarietà. Le conoscenze acquisite,insieme a una visione di vita ispirata ai valori,aiutano i nostri figli a diventare attivi e responsabili per sé

    FILIPPINECALABANGA…quella dei genitori

    Quando i bambini iniziano a crescere i genitori siguardano intorno percercare una buona scuoladove i loro figli possanoessere aiutati a tirare fuori il meglio di sé e che liprepari al futuro. Una scuolaamata che piaccia adentrambi: ai bambini e ai loro genitori. A Calabanga vienespontaneo dire: la Scuoladelle Suore Domenicane è quella giusta! È una scuolaattenta a una formazioneintegrale che mette i valori

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    COMUNITÀ E MISSIONI

    fortunata a essere nelle Filippine dovel’amore e l’apprezzamentoper la scuola cattolica è forte sia da parte dei docenti sia della genteche chiede questo sevizio.Qui ho imparato a vivere la scuola cattolica non come una scuola di élite, ma vero servizioper tutti, per quelli che hanno la possibilità di pagare la retta e per tantagente comune che fa faticaad arrivare alla fine del mese, ma è disposta ad ogni sacrificio pur di offrire ai figli una buonaeducazione e verso i qualil’amministrazione si fa in quattro per aiutarli

    Dopo aver tanto chiesto di essere missionaria, sono stata inviata nelle Filippine. Non avreimai pensato che la miavocazione educativaall’interno del contestoscolastico avrebbe avuto un futuro e invece dal 2001mi trovo a essere direttricedella scuola di Calabangadove attualmente sonoiscritti più di 800 alunni. Dodici anni in cui la gioiadell’essere insegnantesperimentata a Venezia è diventata convinzioneprofonda del valore della scuola in vistadell’Evangelizzazione edella promozione umana.Devo dire di essere

    FILIPPINECALABANGA…e quelladelle suore

    Ho ormai 55 anni e più di metà li ho vissutinella scuola. Dopo essermidiplomata alle Magistrali a 24 anni la Congregazionemi ha chiesto di lavorarenella scuola di Venezia. Ho insegnato per 8 anni e le memorie sono ancorabelle e fresche. Gli anni più belli della mia vita li ho trascorsi lì, dove ho scoperto la miavocazione di insegnantegrazie ai ragazzi che mi hanno aiutato a tirarefuori il meglio di me stessa.

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    economici che i genitoriall’estero cercano diassicurare… Per loro noi suore cerchiamo di essere presenza di riferimento, a volte anche di forte richiamo. Una buona metà della popolazionescolastica ha il papà o la mamma o addiritturaentrambi i genitori che lavorano fuori Paese.Altri hanno i genitori in Manila o comunquelontani da casa.Un’altra grande sfida è il passaggio da una cultura di tipocontadino, centrata sulla famiglia e uno stile di vita semplice ma con riferimenti morali e religiosi forti, alla culturadell’effimero, tipica del mondo virtuale creato dal computer e dalla pubblicità. Non è facile agirecontrocorrente nei confronti di tuttoquesto, certamente la parrocchia o comunquela Chiesa come strutturasociale non riesceda sola… Forse la scuola ha qualche marcia in più,ma esige da chi ci lavorauna grande disponibilità di tempo, libertà interiore, capacità varie e,soprattutto, capacità di amare a tempo pieno.

    Sr. Margherita Dalla Benetta

    COMUNITÀ E MISSIONI

    scuola anche la domenicatanto si sentono bene. Certamente insieme a tantesoddisfazioni sisperimentano anche faticae sfide. In termini educativila sfida più grande è quelladell’accompagnamentodegli adolescenti dellemedie ma anche deiragazzini degli ultimi annidelle elementari. Molti di loro hanno igenitori all’estero e il puntodi riferimento restano inonni o le zie che se neprendono cura. Il rapportocon i genitori avvieneattraverso Skype e telefonino. È un rapportospesso conflittuale edialettico. Da una parte c’è tanta rabbia e senso di abbandono, dall’altra approfittano di tutti i vantaggi

    a sostenere le spesescolastiche attraverso il sostegno a distanza,accettando quello che possono dare e a volte è dato in natura, o chiedendo lorocollaborazione nella manutenzione e nella pulizia degliambienti. Qui ho sperimentato e sperimento la disponibilità generosa delle insegnanti che non contano il tempotrascorso a scuola in termini di ore lavorativee che sono e si sentonoparte della famigliaImeldina, la collaborazionericonoscente dei genitori e la forza gioiosa e vitaledegli alunni che non sonomai assenti e che sepotessero verrebbero a

    COMUNITÀ E MISSIONI

  • filtrata e articolata mavitale e profonda. Una fedeche le rende capaci di fareun salto nel buio mettendotutta la fiducia nel Signoree nella persona che le haindirizzate a noi. Da parte della comunità c’èattenzione a farle sentire acasa, a coinvolgerle conpiccole e grandiresponsabilità, perché sipossano sentire parte attiva,a provvedere per loroopportunità perl’apprendimento dellalingua e spazi in cui possanoesprimere i loro tratticulturali. Un processo lentoma che dà il temposufficiente per sedimentarela tempesta emotiva cheogni trapianto affettivo eculturale porta con sé e sispera permetta loro didiscernere con sufficientelibertà interiore il progettodi Dio sulla loro vita.

    Sr. Margherita Dalla Benetta

    la loro identità econsapevole che la loropresenza la sta arricchendoe le offre la possibilità divivere nel concretol’esperienza di pluralismoculturale proprio delnostro tempo.Penso sia spontaneo edesiderio di tanti chiederecome avviene nellaquotidianità l’integrazionee quali proposte formativevengono messe in atto perloro.In genere quando le giovaniarrivano nella comunitàconoscono poco dellaCongregazione, ma hannoforte in cuore il desiderio didiventare suore tanto daavere il coraggio di lasciarecasa, famiglia, Paese eavventurarsi in una realtà aloro quasi sconosciuta. Arrivano ricche diun’esperienza di fede chedefinirei primordiale, nonancora sufficientemente

    FILIPPINEIl Vangelo non haconfini!

    Da alcuni anni laDelegazione PadreGiocondo nelle Filippineaccoglie giovani chedesiderano diventare suore,provenienti non solo dalleFilippine ma anche da altripaesi asiatici. Per essereprecisi nel 2009 sono stateaccolte tre giovani dalMyanmar: Lucia, Elisabettae Carolina, nel 2010 una,Mary e nel 2012 altre tre,Mi Chaw, Om Pai e Anna etre giovani dal Vietnam:Thuy, Kim e Huong. Tutteun dono grande del Signoree nello stesso tempo unaresponsabilità esigente perla comunità che le haaccolte.La Delegazione ha semprevissuto e vive con impegnol’inserimento di questegiovani, attenta a rispettare

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    momento di festa è statopreceduto da tre giornid’incontro e riflessione su“Cosa significa essereLaico Domenicano”,concluso con un pranzofraterno offerto a tutticoloro che, con gioia,hanno partecipatoall’evento.Anche la festa diS. Domenico, in agosto, havisto una buonapartecipazione di padri,religiosi, laici. Lacommemorazione è statapreceduta da tre giorni diritiro sul tema“S. Domenico e lapresenza di Marianell’Ordine”. La Messa èstata presieduta da unPadre francescano comesegno di unità e diamicizia dei due fondatori,S. Domenico di Guzman eS. Francesco di Assisi.

    Sr. Maria Cleuza da Silva

    stata la partecipazionegenerosa di varie comunitàdella Congregazione e, inmodo speciale, dellaProvincia S. Domenico inItalia. Ringraziamo dicuore tutti coloro che, inun modo o in un altro,partecipano a questa operache sta nascendoinvocando su ciascuno labenedizione del Signore.In maggio abbiamopartecipato allacelebrazione eucaristica diringraziamento per i setteanni dell’aperturamissionaria dell’OrdineDomenicano a Pontianak,per i 40 anni diconsacrazione religiosa diun Padre domenicano eper i voti solenni di duefrati. In questa occasioneabbiamo celebrato anchel’inizio del secondogruppo dei Laicidomenicani. Questo

    INDONESIAPONTIANAKFlash di vitaimeldina

    La Comunità “PadreGiocondo” di Pontianak èuna nuova missione dellaCongregazione nel mondoasiatico e, giorno dopogiorno, sta facendo passiapostolicamente rilevanti.All’inizio dell’anno è stataacquistata una casa daadibire a pensionatouniversitario e, dopoalcune riforme, abbiamoaccolto le prime tregiovani nel pensionato“Beata Imelda”. Oraaspettiamo altre iscrizioniper il nuovo annoscolastico. Il pensionato, oltre adaccogliere le giovanidurante il tempo di studio,offre anche momenti diformazione umana ecristiana. Sappiamo cheper comprare l’edificio, c’è

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    il loro sapore. Papa Francesco ha detto ai Vescovi del Brasiledurante la GMG di Rio: «Perquesto mi piace dire che laposizione del discepolomissionario non è unaposizione di centro bensì diperiferie: vive in tensioneverso le periferie… inclusequelle dell’eternitànell’incontro con GesùCristo. Nell’annuncioevangelico, parlare diperiferie esistenziali decentrae abitualmente abbiamopaura di uscire dal centro. Il discepolomissionario è un decentrato:il centro è Gesù Cristo, checonvoca e invia. Il discepoloè inviato alle periferieesistenziali». Che queste parole di PapaFrancesco ci spronino adessere una Chiesaimpegnata!Sr. María Alicia Zavala García

    Sr. Oralia López López

    vocazionali, ai ritiriparrocchiali, alle giornate e camminate a livellodiocesano.Queste esperienze con igiovani ci permettono dientrare in contatto con laloro realtà e conoscere piùprofondamente i sognifrustrati di alcuni, la lotta dialtri per realizzare il loroprogetto, i pericoli che moltiincontrano ma anche la loropassione per la vita, lavolontà di continuare,l’energia per scalare lemontagne e la gioia divivere, gridare, cantare,sognare e lottare per unmondo diverso. Trascorreredel tempo con loro ci animae ringiovanisce, ci sentiamocolme e contagiate dalla loroenergia. Per questo, comefamiglia Imeldina, nondobbiamo perdere nessunaopportunità di avvicinarci aigiovani, di sostenerliaffinché non perdano

    MESSICOS. LUIS POTOSÍ«Voi siete sale della terra...»

    Se il sale perde il suosapore… Noi come Chiesa,come Congregazione ecome consacrate, nonpossiamo rimanere con lebraccia incrociateguardando come i nostrigiovani stanno perdendo illoro sapore, come la loroluce si stia spegnendo acausa di tutto ciò che liassale: disintegrazionefamiliare, disoccupazione,mancanza di opportunità distudio, emigrazione,povertà, violenza. Una delle attività che laDiocesi di S. Luis Potosi ciha chiesto è quella dilavorare con i giovani… e inquesti due anni di presenzain Messico, poco a poco cistiamo impegnando semprepiù nella pastorale giovanilepartecipando agli incontri

    COMUNITÀ E MISSIONICOMUNITÀ E MISSIONI

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    scuola, era stato anche luifrancescano e probabilmen-te aveva conosciuto quelfrate missionario e ne parla-va. Sembra fossero ancheparenti.

    Diventato seminarista,il giovane Giocondo ebbecome Vice-Rettore Mons.Guido Conforti, oggi SantoFondatore dei MissionariSaveriani. «La bocca parladell’abbondanza del cuore»e certamente S. GuidoConforti comunicò ai giova-ni qualcosa della sua fortesensibilità che si basava sul-le parole di Gesù: «Andate intutto il mondo e predicate ilVangelo ad ogni creatura».

    Giocondo Lorgna, di-venuto poi domenicano,

    sentiva e coltivava il deside-rio di dedicarsi alla preghie-ra, allo studio teologico, allapredicazione, alla guida spi-rituale. Non risulta dai suoiscritti e dalle testimonianzeche egli desiderasse partireper una terra di missione.Però l’esempio di S. Dome-nico e alcune circostanze in-contrate poi nella vita, man-tennero viva in lui quellafiammella missionaria cheera stata accesa fin dall’in-fanzia.

    Chi si sente chiamato aconsacrare a Dio la propriavita, non fa i conti su che co-sa dare e che cosa tenere, mail suo cuore è spinto a daretutto! Il tutto per alcuni puòsignificare anche lasciare la

    IL DESIDERIO E IL CORAGGIODI PORTARE AD ALTRI POPOLI

    IL DONO DI UNA SPIRITUALITÀ

    FORTEMENTE EUCARISTICA.

    Il cuore missionario di Padre Lorgna

    C ertamente già da bam-bino Giocondo Lor-gna sentiva parlare diun certo Padre FrancescoFogolla, che da alcuni anniera missionario in Cina.Francesco era nato a Monte-reggio, paese non lontanodal piccolo villaggio di Po-petto (MS); ma poi con la fa-miglia si era trasferito a Par-ma ed era diventato fratenell’Ordine Francescano.Pochi anni prima della na-scita di Giocondo, egli erapartito come missionario eil 9 luglio 1900 in Cina morìmartire.

    Lo zio Don Luigi Lor-gna, presso il quale Giocon-do visse gli anni dell’adole-scenza per frequentare la

    SULLE ORME DEL FONDATORE

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    SULLE ORME DEL FONDATORE

    Rina Zecchini aveva 28anni quando a Venezia co-nobbe P. Giocondo Lorgna,che fu sua guida spiritualedal 1905 al 1928. P. Venturi-no Alce (Positio pag. 468-469) dice che «Rina fin dagiovane si dedicò alle operemissionarie», e aggiungeche «Il movimento missio-nario era pressoché nullo inVenezia e dintorni». Nel1915 Rina Zecchini iniziò adistribuire nelle parrocchiedella Diocesi una pagellinain cui invitava a vivere una“Giornata apostolica” e Pa-dre Lorgna «dotato di unasolida coscienza missiona-ria, sostenne in vari modi l’i-niziativa della sua figlia, sianutrendola continuamente

    con una sostanziosa spiri-tualità eucaristica, sia colla-borando personalmente allastampa delle pagelline da di-stribuire, sia raccomandan-do alla Curia patriarcale lesue suppliche».

    Anche questa piccolapianta, di cui P. GiocondoLorgna ebbe cura nei suoiinizi, diventò una Congre-gazione, dono di Dio per lasua Chiesa. Uno degli obiet-tivi delle Ancelle Missiona-rie del SS.mo Sacramento,espresso nel linguaggio del-le origini era «tra i fedeli pergli infedeli». Quindi soprat-tutto negli ambienti di ori-gine si proponevano attivitàa favore delle missioni cat-toliche. Esse attuarono laprima missione all’esteronel 1948, recandosi in Au-stralia tra i numerosi emi-granti italiani.

    La Congregazione del-le Domenicane della B.Imelda ebbe il pensiero perle missioni già nel primoRegolamento, di cui esisteuna bozza manoscritta delFondatore: «L’amore, che

    propria terra per seguirel’invito di Gesù, ma questodipende da doti e capacitàpersonali, che non sonouguali per tutti. P. Lorgnanon è andato nelle missioniad gentes, lui si sentiva mis-sionario per il solo fatto diessere domenicano.

    Da Parroco, cominciòsubito ad esprimere la suasensibilità per i poveri, maanche per quanti ancora nonconoscevano il Vangelo diGesù, e gli era cara la Gior-nata mondiale della SantaInfanzia, che si organizzavanel periodo natalizio. Perparlare in quel giorno ai suoiparrocchiani si documenta-va secondo la possibilità, lasensibilità e il linguaggio deltempo, e così concludeva:«La Chiesa manda i suoi mi-nistri e le sue suore, che ge-nerosamente lasciano le lo-ro terre natie, perché laChiesa ha per patria il mon-do». E ancora: «Miei cari,chi non benedirà l’operaeminentemente religiosa ecivile dei missionari? Chinon pregherà il Signore chesusciti dovunque queste vo-cazioni? Ma non basta am-mirare l’opera di questi an-geli di fede e di amore; nonbasta pregare per essi affin-ché siano assistiti nelle im-molazioni quotidiane dellaloro vita, è necessario anchevenire in loro soccorso conl’obolo della nostra carità»(CL vol. 10).

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    non conosce confini, ci faràpensare alle terre lontanedove non è conosciuto edamato Gesù Sacramentato.Pregheremo per tutte lemissioni cattoliche, zelere-mo dovunque le vocazionie le opere missionarie e,chiamate da Dio, andremonelle missioni per diffonde-re il regno eucaristico conquei mezzi di educazione,adattandoli però a quei luo-ghi, di culto e di devozionealla B. Imelda di cui ci ser-viremo tra i cristiani». Leprime Costituzioni Imeldi-ne (al n. 3) dicono: «Il fineparticolare e speciale è ladiffusione dello Spirito Eu-caristico specialmente inmezzo alla gioventù e nonsolo tra i fedeli ma anchenei luoghi di missione».

    L’antico Direttorio del-la Congregazione terminacon due numeri (449-450)dedicati alle missioni:«Animate dal desiderio difar conoscere ed amare datutte le anime la divina Eu-caristia, le Suore che si sen-tono chiamate da Dio con

    particolare vocazione, si de-dicano all’opera sublimedelle missioni… Le SuoreMissionarie trovino confor-to nel grande sacrificio dilasciare la famiglia, la Con-gregazione, la Patria, nelpensiero eucaristico del Pa-dre Fondatore, il quale scri-veva: “Come le Ostie sonodiffuse nei tabernacoli, ep-

    pure vi è un solo Gesù, cosìle figlie dell’Opera si diffon-dano pure: è nella separa-zione che maggiormenteappare bella e divina la lorounità». Queste parole delFondatore ci possono ricor-dare una frase del ConcilioVaticano II: «La varietà nel-la Chiesa non solo non nuo-ce alla sua unità, ma anzi lamanifesta» (OE 2).

    Tutti questi scritti han-no illuminato il camminodella Congregazione, maciò che è stato determinan-te nello scorrere del tempo èil carisma missionario su-scitato da Dio nel cuore ditante Sorelle. È stata ed èuna grazia donata ad alcunimembri della Famiglia, chehanno vissuto in prima per-sona il desiderio e il corag-gio di portare ad altri popo-li il dono di una spiritualitàfortemente eucaristica.Tante altre Sorelle, dai luo-ghi di prima fondazione,dall’inizio fino ad oggi, so-stengono le “missionarie”con la preghiera, con l’affet-tuoso interessamento e conl’obolo della carità. L’acco-glienza di giovani Suoredalle varie nazionalità,chiamate da Dio a condivi-dere lo stesso carisma, hadato alla Congregazione lagioia di riconoscersi comecomunità interculturale, pic-cola ma concreta immaginedella Chiesa universale.

    Sr. Gemma Bini

    SULLE ORME DEL FONDATORE

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    LA SFIDA VINTADAL PICCOLO DOMI, GRAZIE ALL’AIUTODEL SOSTEGNO

    A DISTANZA.

    Una conquista quotidiana

    La vita è fatta di conqui-ste. Agli occhi umani,le conquiste possonoessere grandi come quelledegli atleti, degli artisti, de-gli scienziati… ma anchepiccole come imparare aleggere e a scrivere, prende-re un 10, ottenere un buonlavoro. Questo vale per tuttii settori della vita, non esi-stono conquiste senza sfor-zo, ricerca e allenamento e,più importante ancora, nonesistono conquiste senza ilcoinvolgimento di personeche aiutano e incentivano

    nella lotta per raggiungerela meta.

    Desidero far conoscerela storia di Domi che, conpiccoli e quotidiani sforzi, siè guadagnato una medagliad’onore. Conosco Domi findalla sua nascita. Bambinointelligente e buono, attentoalle persone, ma con alcunecaratteristiche che lo rendo-no diverso dagli altri. Domiha 9 fratelli molto vicini inetà per cui la famiglia non siè accorta subito che soffrivadi carenze uditive. Lui hasempre trovato un modo

    particolare di comunicarecon tutti ed essere attento atutti i gesti ed espressioni dicoloro che gli erano accan-to. Quando aveva 6 anni, ve-dendo la capacità e il deside-rio che Domi aveva di co-municare, di mettersi in re-lazione e di imparare, la co-munità delle Suore di Mani-la ha deciso di aiutarlo affi-dando a Sr. Nazzarena que-sta missione. Non è stato fa-cile ma è stato gratificante. Ilpiccolo Domi, che fino allo-ra aveva vissuto nel suomondo, ha dovuto imparare

    MOLTIPLICARE LA SPERANZA

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    sostenerlo ulteriormente,era stata preparata una gio-vane che ogni giorno lo aiu-tava nei compiti scolastici enella pratica dei segni di co-municazione.

    Ad un certo momento,però, Domi si stancò e abban-donò la scuola per la diffi-coltà della perseveranza gior-naliera. Gli sforzi della co-munità e quelli della famigliasi affievolirono... ma la cosanon finì lì. Come tutti gli an-ni, all’inizio dell’anno scola-stico i fratelli presero la stra-da della scuola con entusia-

    MOLTIPLICARE LA SPERANZA

    ad affrontare le sfide per en-trare in una realtà fatta di re-gole, orari e persone diver-se. Un nuovo cammino siapriva davanti a lui. È statoiscritto in una scuola persordomuti e qui la sfida eraproprio grande. Ha dovutocambiare la strada, dove tra-scorreva la maggior partedel suo tempo giocando congli amici, con un’aula scola-stica dove le strutture eranoesigenti per favorire un ap-prendimento efficace. Domiè stato aiutato in tutto, dallascelta della scuola alle sue

    necessità materiali. Ognigiorno era il primo a rompe-re il silenzio della comunitàcon il suono del campanelloper venire ad essere aiutato avestirsi, a prendere la me-renda e anche ad essere mo-tivato ad andare a scuola neigiorni in cui era di malumo-re. Qui entrava in gioco lasfida della comunicazione.Quando tornava da scuola,passava prima da casa no-stra: contento, mostravaquello che aveva fatto e gliapprezzamenti ricevuti per ibuoni risultati ottenuti. Per

    Le Suore Domenicane di Ormelle hannoorganizzato, giovedì 9 maggio, nella lorocasa, un incontro per genitori adottivi cheattraverso l’Associazione “Moltiplicare lasperanza” contribuiscono a crescere alcunibambini che si trovano in situazioni difficilie di povertà.Sr. Nazzarena, che vive questa realtà nelleFilippine, ci ha donato la sua esperienza.Dal suo racconto appassionato traspare ilcuore e l’amore che mette nel suo essereeducatrice fra gli ultimi. Ci ha spiegato inmodo semplice la durezza della vita in queiluoghi, la solidarietà che si sviluppa nellamiseria, ma anche la necessità di frazionarei contributi alle famiglie perché i bambinipossano frequentare con profitto la scuola.Ogni buon educatore pone degli obiettivi:frequenza, impegno e profitto sono irequisiti minimi richiesti per poter

    usufruire del sostegno di un’adozione. Fragilità e miseria si intrecciano in unquotidiano dove spesso le persone silasciano trasportare dagli eventi: non c’èprogettazione, non c’è sicurezza, unmonsone può portare via tutto e quindi sivive alla giornata, con quel poco che si ha,però c’è ancora spazio per la solidarietà ela gaiezza dei bambini. La conoscenza dialcune realtà così lontane e così difficilipuò farci sentire inadeguati o impotenti,ma ci sprona ad uscire dal nostroperbenismo ed essere quel piccologranello di senape che diventa una piantamaestosa che accoglie e dà vita perchéDio, per esercitare la sua misericordia, habisogno del nostro contributo: i nostricinque pani e due pesci con cui sfamaun’intera folla.

    Agnese Dal Bianco

    L’adozione a distanza, per molti bambini l’unica alternatica alla povertà

  • Nella Luce d’Imelda Settembre/Dicembre 2013

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    MOLTIPLICARE LA SPERANZA

    smo ed anche lui ricominciòcon gioia ma, questa volta,assieme ad una sorella che loassisteva e lo accompagnava.

    Con mia grande gioia esorpresa, dopo due anni du-rante i quali non c’erano piùcontatti con Domi e la sua fa-miglia, è venuto personal-mente per invitarmi ad ac-compagnarlo a ricevere lamedaglia di onore ottenutaper i migliori risultati fra isuoi compagni. È stato emo-zionante vedere la sua con-tentezza, come comunicavacon gli amici e le amiche, co-me mi istruiva su quello chedovevo fare. Arrivato il gran-de momento, l’ho accompa-gnato sul palco e, dopo averricevuto la medaglia e i com-plimenti di tutti, egli l’ha vo-luta consegnare a me e latengo con cura ed affetto, an-zi con onore! Questa è la

    conquista di Domi e di tuttiquelli che hanno creduto inlui che, generosamente, nonhanno misurato tempo e sa-crifici per aiutarlo.

    Ogni lettore che sostie-ne le attività missionariedelle Suore DomenicaneImeldine può sperimentarela gioia di far parte della sto-ria di Domi. Con il vostroaiuto, avete allargato i suoiorizzonti e, insieme a Domi,anche voi avete ottenutouna medaglia di onore!

    Ogni aiuto, anche il piùpiccolo, serve al bene, l’im-portante è aiutare. Nel nostrocammino possiamo incon-trare tanti piccoli Domi, aiu-tandoli si può sperimentarela pace interiore che viene dalSignore della Vita che ci dice:«Qualunque cosa avrete fattoad uno di questi piccoli, l’a-vete fatta a me».

    Grazie per aver parte-cipato alla storia di Domi,che ancora continua...!

    Sr. Fatima Martins

    «Con il sostegno a distanza non datesemplicemente del denaro a chi ne habisogno, ma anche se distanti, ci aiutate acostruire comunione tra i fratelli e apromuovere vita nell’educare alla fede e,soprattutto tra i bambini, a diffonderel’amore all’Eucaristia». Con queste paroleSr. Nazzarena si è presentata all’incontrorivolto alle famiglie che sostengono deibambini a distanza. È stato bello sentire con

    quanto amore e attenzione le Sorellepresenti in tutte le comunità imeldine delmondo svolgono la loro missione, anche tramolte difficoltà, qualche volta con un po’ didelusione… ma il più delle volte con buonifrutti. Siamo convinti che lo Spirito santoinvocato anche da noi, possa dar loro laforza, l’entusiasmo e la speranza percontinuare il cammino, sicuri di avere Gesùal nostro fianco.

    Eliane Piccoli

    Uno strumento di evangelizzazione

    Come “Moltiplicare la speranza”Le offerte sono deducibili / detraibili, basta inviarle per C/C bancario o per C/C postale e la ricevuta è valida fiscalmente.Intestazione: Moltiplicare la Speranza Onlus Via Trionfale 8338, 00135 Romapresso: Unicredit Banca di Roma IBAN: IT 57 K 02008 05038 000010843892oppure presso: Poste ItalianeC/C n. 81596090 IBAN: IT 22 J 07601 03200 000081596090

  • «A nulla approderà il nostro lavoro, se Dio non benedirà le nostre fatiche: uniamo al lavoro la preghiera». Padre Giocondo Lorgna