anno 2016 numero 3 e s t r a t t o fondatore dell’uso clinico moderno della mindfulness jon kabat...

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www.ancic.it/jaccm via Malta, 42 – 95127 Catania (+39) 339 6539740 – 349 1429058 – 347 6809481 [email protected] JOURNAL OF APPLIED CEREMONIAL AND COMMUNICATION IN MANAGEMENT testata iscritta al n.15/2016 del Registro della stampa del Tribunale di Catania anno I numero 3, ottobre – dicembre 2016 ISSN 2499-9326 © Accademia Nazionale Cerimoniale Immagine e Comunicazione (A.n.c.i.c.) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o conservata in un sistema di recupero o trasmessa in qualsiasi forma, o con qualsiasi sistema elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, registrazioni o altro, senza un’autorizzazione scritta da parte del Direttore Responsabile. Rivista scientifica trimestrale di Cerimoniale, Immagine e Comunicazione ISSN 2499-9326 Anno 2016 – Numero 3 e s t r a t t o

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anno I numero 3, ottobre – dicembre 2016 ISSN 2499-9326

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Anno 2016 – Numero 3

e s t r a t t o

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Direttore Responsabile Francesco RANERI

Journal manager

Direttore Editoriale Maximiliano E. KORSTANJE

Chief Editor

Comitato editoriale Santo DI NUOVO, Pasquale FATUZZO,

Sebastiano LICCIARDELLO, Adriano

NICOSIA, Elisa SCIACCA Editorial Board

Comitato scientifico Michele AMBAYE, Alexandru CAPATINA,

Luigi CIAMPOLI, cardinale Andrea

CORDERO LANZA di MONTEZEMOLO,

Santo DI NUOVO, Pasquale FATUZZO,

Vanessa GB GOWREESUNKAR, Sebastiano

LICCIARDELLO, Manuela PILATO,

Giovanni PUGLISI, Francesco RANERI,

Hugues SÉRAPHIN, Roberto SGALLA,

Mustafeed ZAMAN

Scientific Committee

Segreteria di redazione Alessandro D'ALIO, Chiara LEANZA,

Martina MIGNOSA, Adriano NICOSIA,

Valentina SPITALERI

Editorial Staff

Editor informatico Alfio NICOTRA

Computer Editor

SOMMARIO Anno 2016 – Numero 3

ORIGINE STORICA E SOCIOLOGICA DEL CERIMONIALE DI CORTE

Francesco Raneri pag. 1

I SERVIZI OFFERTI DALLA FARMACIA

Giovanni Puglisi pag. 19

THE SOCIOLOGY OF FIFA WORLD CUP: THE PERFORMANCE

OF MEDIA EVENTS INTO GLOBAL CULTURES

Maximiliano E. Korstanje pag. 28

L’OMICIDIO STRADALE

Luigi Ciampoli pag. 53

MINDFULNESS: VALUTAZIONE E TRATTAMENTO

Alice Caruso e Santo Di Nuovo pag. 60

Anno 2016 – Numero 3 60

MINDFULNESS:

VALUTAZIONE E TRATTAMENTO

Alice CARUSO

Santo DI NUOVO

Sommario

1. Origine storica e definizione – 2. La valutazione psicometrica della midfulness –

3. I trattamenti terapeutici basati sulla mindfulness – 4. La mindfulness è efficace?

– 5. Conclusioni

Abstract

L'articolo sintetizza le ricerche sulla mindfulness riguardanti sia gli aspetti cognitivi

e meta-cognitivi, sia le applicazioni in psicologia clinica e in quella delle

organizzazioni e del management.

Vengono descritti i criteri scientifici di valutazione e trattamento della mindfulness,

con riferimento agli strumenti e alle tecniche più diffuse.

Gli interventi basati su questo approccio hanno dimostrato di avere utili ricadute in

diversi ambiti e a livello sia individuale che organizzativo e per la gestione dei

processi complessi.

Keywords

mindfulness – psicometria – psicoterapia – organizzazioni

Autori

dott.ssa Alice CARUSO

Dottore di ricerca in Teoria e Storia dei processi formativi, Università di Cassino

e del Lazio meridionale

Consulente psicologa R.F.I.

Anno 2016 – Numero 3 61

prof. Santo DI NUOVO email: [email protected]

Ordinario di Psicologia. Direttore del Dipartimento di Scienze della Formazione,

Università degli Studi di Catania

Presidente Accademia di Belle Arti di Catania

Anno 2016 – Numero 3 62

1. Origini storiche e definizione

Il termine mindfulness nell'etimologia originale fa riferimento ad uno

stato caratterizzato da “presenza mentale” in cui da un lato i fenomeni

interni vengono visti come realmente sono (privi di un sé intrinseco, e

forieri di benessere o sofferenza), e dall’altro si fa distinzione tra i

fenomeni esterni e le proprie proiezioni e distorsioni mentali (Tsoknyi

1998; Uchiyama 2004).

Il fondatore dell’uso clinico moderno della mindfulness Jon Kabat

Zinn (1990, 2003) la definisce come la consapevolezza che emerge dal

porre attenzione al momento presente sospendendo il giudizio

valutativo: “il processo di prestare attenzione in modo particolare:

intenzionalmente, in maniera non giudicante, allo scorrere

dell’esperienza nel presente momento dopo momento” (Kabat-Zinn,

1994, p. 16).

La mindfulness è quindi caratterizzata da due componenti

strettamente interconnesse tra loro: l'abilità di dirigere l’attenzione al

momento presente (intenzionalità, autoregolazione dell’attenzione), e

l’attitudine con cui lo si fa, fatta di curiosità, apertura e accettazione

(Bishop et al., 2004). Queste componenti insieme permettono alla

persona di relazionarsi in una maniera mindful alle proprie esperienze,

con l'atteggiamento di essere presenti ad esse ma in modo non critico e

non ansiogeno.

In ambito cognitivista, la mindfulness è stata definita come una forma

di “insight meta cognitivo o consapevolezza meta cognitiva” intesa come

processo attraverso cui gli stati mentali (pensieri, emozioni, sensazioni

somatiche) sono vissuti in maniera decentrata (Teasdale et al. 1999,

2002). Questa consapevolezza meta-cognitiva corrisponde ad una

Anno 2016 – Numero 3 63

modalità di relazione con i propri pensieri, emozioni, e sensazioni del

momento, caratterizzata dal decentramento e dalla dis-identificazione,

per cui la persona vive i propri stati mentali come stati mentali e non

come realtà ("il pensiero non è un fatto, né sono io").

La psicologia moderna – seppur tra le difficoltà di definizione di un

fenomeno estremamente complesso (Chiesa, 2013) - considera la

mindfulness come una specifica modalità di vivere l’esperienza interna

ed esterna con attenzione consapevole, accettandola momento dopo

momento così com’è, senza giudicarla e senza identificarsi nei propri

contenuti mentali. Si tratta dunque sia di uno “stato” mentale, sia di un

“tratto” in quanto attitudine generalizzata come stile di vita.

Nella ricerca sulla mindfulness possono distinguersi storicamente

due approcci fondamentali.

Il primo, tipicamente 'occidentale', deriva dal lavoro pionieristico di

Langer (1989) secondo cui la mindfulness si esprime attraverso la

differenziazione delle categorie e distinzioni pregresse, creando nuove

categorie discontinue dai flussi di eventi, e un apprezzamento più

sfumato di contesti e dei modi di risposta. All'interno di questa ottica, la

mindfulness può essere riferita ad una consapevolezza attiva e

prolungata di eventi ed esperienze in corso (Brown & Ryan, 2003).

Una concezione più 'orientale' della mindfulness, basata sul pensiero

buddista (Hede, 2010) centra l'attenzione sugli eventi presenti e sulla

coscienza di ogni singolo momento, non reattiva e non giudicante, cioè

avalutativa (Weick & Putnam, 2006).

In entrambe le prospettive, la ricerca sulla mindfulness indica che

essa limita i funzionamenti negativi e migliora le prestazioni della mente

in ambiti di vita quali la regolazione del comportamento, la salute

Anno 2016 – Numero 3 64

mentale e fisica, le relazioni interpersonali (Brown et al., 2007; Langer,

2009)1.

La mindfulness è stata applicata di recente anche al settore del lavoro

e delle organizzazioni, e specificamente alla gestione negoziale e allo

sviluppo delle potenzialità e della creatività, e a miglioramento della

qualità organizzativa e di vita lavorativa (Dane & Brummel, 2013; Reb

& Atkins, 2015).

In questa prospettiva, la mindfulness diventa una caratteristica

dell'organizzazione, che presta attenzione agli esiti dei processi che

avvengono al suo interno, come il clima di sicurezza (Butler & Gray,

2006), la creatività (Runco, 2007), l'innovazione e gli apprendimenti

(Levinthal & Rerup, 2006), le prestazioni individuali e collettive (Weick

& Sutcliffe, 2007).

2. La valutazione psicometrica della mindfulness

Esistono nella letteratura internazionale numerosi test sulla

mindfulness. La rassegna di Bergomi et al. (2013) ne elenca otto messi

a punto nell'ultimo decennio (nessuno dei quali risulta al momento

adattato e tarato in Italia):

Freiburg Mindfulness Inventory (FMI; Buchheld et al., 2001),

Mindful Attention Awareness Scale (MAAS; Brown & Ryan,

2003),

Kentucky Inventory of Mindfulness Scale (KIMS; Baer et al.,

1 Nell'ultimo decennio la mindfulness ha trovato ampia divulgazione anche in Italia, grazie alle traduzioni di

testi classici (Mace, 2008; Kabat-Zinn, 2014; Baer, 2006; Kabat-Zinn, Davidson e Dalai Lama Gyatso Tenzin,

2015), e per alcuni manuali curati da autori italiani (tra gli altri: Bulli e Melli, 2010; Didonna, 2009; Amadei,

2013; Toro e Serafinelli, 2015).

Anno 2016 – Numero 3 65

2004),

Five Facet Mindfulness Questionnaire (FFMQ; Baer et al., 2008),

Cognitive and Affective Mindfulness Scale-Revised (CAMS-R;

Feldman et al., 2007),

Southampton Mindfulness Questionnaire (SMQ; Chadwick et al.

2008),

Toronto Mindfulness Scale (TMS; Lau et al., 2006),

Philadelphia Mindfulness Scale (PHLMS; Cardaciotto et al.,

2008).

Secondo lo studio comparativo di Bergomi et al. (2013) gli elementi

costituivi della mindfulness come analizzata da questi strumenti sono:

la capacità di osservare le esperienze, di denominarle e

descriverle, e di agire con consapevolezza;

la sospensione del giudizio e l’accettazione delle esperienze;

la capacità di accettare se stessi;

la disponibilità a esporsi alle esperienze, senza evitarle ma usando

un atteggiamento di accettazione;

la non-identificazione con le proprie esperienze;

la comprensione profonda.

Una scala appositamente predisposta per l'età evolutiva è la Child and

Adolescent Mindfulness Measure (CAMM: Greco et al., 2011) sviluppata

per misurare in età evolutiva (9-18 anni) le abilità di mindfulness:

capacità di essere consapevoli del momento presente, con un

atteggiamento non giudicante, aperto, e disponibile ad accettare i propri

eventi privati (emozioni, sensazioni e pensieri). La scala è composta da

10 item, ciascuno su una scala ordinale a 5 punti (da 4 = sempre a 0=

Anno 2016 – Numero 3 66

mai). Punteggi elevati denotano scarse abilità di mindfulness. Nella

versione originale gli autori hanno evidenziato una struttura

monofattoriale; le proprietà psicometriche della CAMM sono state

studiate anche in Italia (Ristallo et al., 2015).

Alcuni strumenti sono stati applicati in particolare al contesto

lavorativo:

School Mindfulness Scale (M-Scale: Hoy et al., 2004), scala a 20

item basata su cinque aspetti del benessere organizzativo:

focalizzazione sugli errori, non semplificazione dei problemi,

sensibilità al processo di insegnamento-apprendimento, impegno

per la resilienza, affidamento all'esperienza nella soluzione di

problemi.

Mindfulness Organizing Scale (MOS), scala a 9 items costruita e

validata da Vogus and Sutcliffe (2007) in base alla già citata

letteratura sulla mindfulness nelle organizzazioni lavorative. Le

dimensioni comprese negli item originali sono: Preoccupazione del

fallimento; riluttanza a semplificare le interpretazioni; sensibilità

alle operazioni; impegno per la resilienza, deferenza verso

l'expertise. La scala è stata usata a scopi di ricerca (Golzio et al.,

2014) e validata sul piano psicometrico da Ausserhofer et al. (2013)

e in Italia da Magnano et al. (2016), che in base a verifiche statiche

e psicometriche hanno trovato più valida una versione di 8 items.

3. I trattamenti terapeutici basati sulla mindfulness

Nel corso degli ultimi anni, sono stati definiti in ambito clinico diversi

trattamenti psicoterapici basati sulla mindfulness o che includono la

pratica della mindfulness all’interno di un set più ampio e articolato di

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metodiche e tecniche di trattamento.

Tali approcci non si propongono il controllo dei pensieri o la

sostituzione delle immagini negative del passato, del presente o del

futuro con immagini positive, ma incoraggiano i pazienti a sperimentare

sentimenti di delusione e di rimpianto, semplicemente di 'esserci' (Segal

et al., 2002). Considerata la tipologia di interventi, si comprende come

questo tipo di tecniche possano essere inserite specialmente - ma non

solo - nelle terapie cognitive (Crane, 2009).

La pratica della mindfulness, all’interno dei protocolli di trattamento

di salute mentale, viene attuata indipendentemente dalle sue tradizioni

religiose e culturali (Kabat-Zinn, 1982, 2003; Linehan, 1993b). Siegel

(2007, 2010) partendo dagli studi sul funzionamento cerebrale durante

l'attivazione della mindfulness, ha suggerito pratiche da applicare alla

vita quotidiana per problemi della vita quotidiana. Le applicazioni della

mindfulness alle tecniche psicoterapeutiche sono state presentate con

precise linee-guida che permettono di adeguarsi alle caratteristiche del

terapeuta, alle esigenze e alle condizioni del paziente ed alla situazione

clinica, consentendo un trattamento individualizzato (Pollak et al.,

2014).

I principali approcci mindfulness-based strutturati e almeno in buona

parte validati con evidenze empiriche sono:

Acceptance and Commitment Therapy (ACT: Hayes et al., 1996;

Hayes e Strosahl, 2004), che incoraggia i pazienti ad accettare,

invece che controllare ad ogni costo, le sensazioni e le situazioni

spiacevoli.

Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR: Kabat-Zinn, 1990),

un corso di addestramento alla mindfulness con molteplici

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applicazioni nel campo della salute fisica e mentale;

Dialectical Behavior Therapy (DBT: Linehan, 1993a, 1993b), è

diventata uno fra i trattamenti principali per il disturbo borderline

di personalità e viene utilizzata in generale per la regolazione degli

affetti;

Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT: Segal et al., 2002),

un adattamento del protocollo MBSR che implementa le tecniche

della terapia cognitiva per prevenire le ricadute nel trattamento

della depressione;

Mindfulness-Acceptance Commitment (MAC: Gardner & Moore,

2007), tecnica che ha trovato recenti applicazioni anche nello sport.

Jon Kabat-Zinn, il medico statunitense che ha sviluppato il protocollo

di riduzione dello stress, chiamata Mindfulness-Based Stress Reduction

(MBSR), ne definisce così l'essenza: “Questo lavoro coinvolge

soprattutto la regolare e disciplinata pratica di consapevolezza del

respirare, momento per momento o presenza mentale, la completa

accettazione di ogni momento della vostra esperienza, buono o cattivo

che sia nuovi e non abituali alle sfide della loro vita”. Il programma

MBSR utilizza la consapevolezza corporea del respiro per gestire lo

stress, l’ansia, la depressione e il dolore.

Una delle pratiche essenziali dei training della Mindfulness, collegata

con la consapevolezza corporea, è l’esplorazione delle sensazioni fisiche

con la pratica del body scan. Uno degli obiettivi principali di questa

pratica è il raggiungimento di una consapevolezza dettagliata di

ciascuna parte del corpo. In questo contesto, si impara a mantenere

l’attenzione concentrata per un lungo periodo di tempo, e questo aiuta

anche a sviluppare la concentrazione, la calma, la flessibilità

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dell’attenzione e la consapevolezza. Il body scan dà l’occasione di

praticare portando sul corpo una particolare consapevolezza,

caratterizzata da curiosità e a-valutatività (Segal et al., 2006).

Si può, quindi, considerare la consapevolezza corporea una

componente fondamentale della pratica della Mindfulness che

coinvolge anche gli aspetti cognitivi. Sganciare l’attenzione dai modelli

abituali senza reprimerli o tacitarli è un’azione sottile e può richiedere

molta pratica. La pratica della Mindfulness enfatizza la possibilità che,

quando si scopre la tendenza ad impegnarsi in una lotta tra un pensiero

(“perché ho detto questo?”) e un altro (“questo è un pensiero sciocco?”),

si può sempre scegliere di fare attenzione a come i pensieri e le emozioni

influenzano il nostro corpo, evitando di valutarli.

La consapevolezza del corpo ci aiuta a sperimentare un diverso modo

di essere. Prendere consapevolezza di una sensazione fisica modifica la

natura dell’esperienza emozionale e dà più scelta su come rispondere a

quello che accade “qui e ora”. Se diventiamo consapevoli di reagire

emozionalmente a qualcosa, il nostro corpo può dirci qualcosa della

nostra relazione con queste emozioni. Prestare attenzione al corpo ci

offre un altro “luogo” da cui osservare le cose, una posizione di

osservazione diversa e favorevole da cui rapportarsi ai pensieri. Se

vogliamo ottenere una capacità prospettica sui pensieri e le emozioni, e

vogliamo davvero “essere dentro” il nostro corpo, allora abbiamo questo

luogo diverso da cui stare a guardare i pensieri e le emozioni, invece che

soltanto nella nostra testa. Il corpo diviene, quindi, una finestra aperta

sulla mente (Segal et al., 2006).

Altri ricercatori hanno fornito dei modelli teorici a sostegno dei

tentativi volti a integrare gli approcci basati sulla mindfulness e

l’accettazione (mindfulness / acceptance-based treatments) nei

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trattamenti cognitivi e comportamentali di una vasta gamma di

sindromi cliniche, come il disturbo del comportamento alimentare

(Kristeller & Hallett, 1999; Telch et al., 2001) e le dipendenze

patologiche (Bowen et al., 2011). Così, dal programma generale MBSR

sono stati derivati diversi Mindfulness Based Interventions (MBIs), con

alcune caratteristiche comuni: pratica meditativa, lavoro di gruppo ma

responsabilità individuale. Tra questi, i programmi Mindfulness-Based

Relapse Prevention per le dipendenze proposta da Bowen, Chawla e

Marlatt (2011), il Mindfulness-Based Eating Awareness Training di

Kristeller, Baer e Quillian-Wolever (2006), il Mindfulness-Based

Childbirth and Parenting formulato da Bardacke (2013), la

Mindfulness-Based Elder Care di McBee (2008) applicabile ad anziani

con problemi e ai loro caregivers, e il programma Mindfulness-Based

Relationship Enhancement sviluppato da Carson, Carson, Gil e Baucom

(2004).

4. La Mindfulness è efficace?

La mindfulness ha un'azione incisiva a livello neurofisiologico;

secondo Siegel (2007) essa coinvolge in uno stato integrato tra regioni

diverse del cervello: aree della corteccia e subcorticali (sistema limbico

e tronco encefalico). Questa integrazione neuronale, in parte coordinata

dalle aree frontali, è essenziale per indurre l’equilibrio fondato

sull’autoregolazione e di conseguenza il benessere della persona.

Tradizionalmente l'efficacia sulle abilità cognitive delle tecniche di

mindfulness è stata verificata mediante prove di tipo neuropsicologico

(Chambers et al., 2008). In particolare, sono stati registrati significativi

miglioramenti nella flessibilità e stabilità dell’attenzione selettiva e

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esecutiva, e in tempi più prolungati, anche nell’abilità di attenzione

sostenuta non focalizzata; anche la memoria di lavoro e le funzioni

esecutive traggono benefici dalle pratiche di mindfulness (Lutz et al.,

2009; Chiesa et al., 2011).

Più in generale, l’allenamento mentale ha effetti sulla distribuzione

delle risorse cerebrali: dopo alcuni mesi di intensa pratica meditativa

aumentano le capacità di focalizzare e ridistribuire le capacità attentive,

superando i fenomeni di ‘attentional blink’ ossia di cecità verso

determinati stimoli quando presentati in sequenza (Slagter et al., 2007).

Le possibili applicazioni cliniche di queste prove sperimentali sono

evidenti.

Per la loro efficacia nel modificare stati neurobiologici, le pratiche di

mindfulness trovano molteplici ambiti applicativi. Da tempo utilizzate

per l’alleviamento del dolore cronico (Kabat Zinn e al., 1985), sono state

rivolte alla gestione dello stress, alla riduzione dei disturbi d’ansia

generalizzata, alla riabilitazione dopo interventi cardiaci e oncologici; in

campo psichiatrico, al trattamento della depressione maggiore e delle

sue ricadute, ai disturbi da attacchi di panico, nei disturbi alimentari

(binge-eating), alla riduzione della sintomatologia del disturbo

ossessivo-compulsivo e delle dipendenze patologiche (Fulton et al.,

2005, Bowen et al., 2011).

Analizzando più in dettaglio questi ambiti, si rileva anzitutto

un'azione della mindfulness sulla riduzione dello stress (Garland,

2009). Secondo Jha et al. (2010) una sufficiente pratica di meditazione

può proteggere contro menomazioni funzionali associate a contesti ad

alto stress. In particolare nello stress si è dimostrata l’efficacia della

mindfulness nella riduzione del cortisolo (l’ormone dello stress) e del

Anno 2016 – Numero 3 72

testosterone (aggressività e violenza), nella riduzione della tensione

muscolare e psichica con diminuzione di nervosismo, insonnia,

ipereccitazione. Shapiro et al. (2008) hanno confermato una riduzione

dello stress e un aumento dei livelli di benessere utilizzando la MBSR.

Diversi studi, alcuni mediante sintesi meta-analitiche della

letteratura, hanno evidenziato risultati rilevanti di interventi di

mindfulness nei disturbi correlati allo stress: Segal et al. (2002), Brown

(2003), Grossman et al. (2004), Hofmann et al. (2010), Piet & Hougaard

(2011) hanno verificato una diminuzione nei disturbi dell’umore e nelle

ricadute in stati depressivi. Arch e Craske (2006), hanno trovato una

migliore regolazione emotiva a seguito della respirazione consapevole;

questa regolazione ha riscontro in precisi parametri psicofisiologici

(Takahashi et al., 2005; Cahn & Polich, 2006). Jain e Shapiro (2007)

hanno condotto uno studio per dimostrare che la tecnica mindfulness di

consapevolezza può essere specifica nella sua capacità di “ridurre i

pensieri e i comportamenti di distrazione e di rimuginazione”, e che può

fornire un “meccanismo unico per la riduzione del disagio”.

La Mindfulness Based Cognitive Therapy può prevenire gli episodi

depressivi ricorrenti con un effetto migliore rispetto al placebo e analogo

a quello dei farmaci. L’obiettivo di questa terapia è aiutare le persone a

modificare radicalmente la loro relazione con i propri pensieri ed

emozioni e con le sensazioni fisiche, cioè con gli elementi che possono

contribuire alle ricadute depressive (Segal e al., 2006; Williams e al.,

2007).

Le ricerche cliniche hanno ampiamente dimostrato l’efficacia della

mindfulness, oltre che nelle maggiori malattie del nostro tempo (stress

e depressione) anche su diverse patologie correlate all’ansia, come crisi

di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi post traumatici da

Anno 2016 – Numero 3 73

stress.

Un training di meditazione si è rivelato efficace anche per il

trattamento dei disturbi alimentari (Kristeller et al., 2006) e per la

dipendenza dal fumo (Tang et al., 2013).

Sul piano preventivo, l’uso della mindfulness ha dimostrato una

buona efficacia nel facilitare il parto e la nascita (Bardacke, 2012), e

anche per ridurre l’ansia e la depressione materna in gravidanza (Vieten

e Astin, 2008). Beddoe et al. (2009) hanno dimostrato che la

mindfulness produce una diminuzione del dolore pelvico tipico dei mesi

finali della gravidanza. Ridurre l’ansia materna in gravidanza mediante

la mindfulness ha anche ripercussioni positive sullo sviluppo del

temperamento e dello sviluppo socio-emotivo del bambino (Van de

Heuvel et al., 2015).

In definitiva, esiste un consistente corpus di ricerche che attestano

consistenti effetti clinici medici e psicologici dovuti alle diverse tecniche

di consapevolezza di Sé, e mostrano un’assenza di effetti collaterali

(Manzoni et al., 2008). Le tecniche di mindfulness sono entrate

pertanto a pieno titolo nel repertorio delle terapie cognitivo-

comportamentali (Crane, 2009; Herbert et al., 2011; Felder et al., 2012).

Numerose applicazioni della mindfulness sono state riferite al campo

sportivo. Tecniche di concentrazione dell'attenzione al momento

presente sono presenti nel mental training, diffuso in molte discipline

sportive e negli allenamenti individuali e di squadra (Jackson &

Csikszentmihalyi, 1999; Ravizza, 2002;). Si evitano così distrazioni

interne ed esterne, influenzamenti di ideazioni disfunzionali riguardanti

il passato (di tipo potenzialmente depressivo) o di previsioni future,

generanti ansia: tutti elementi che pregiudicano la prestazione sportiva

Anno 2016 – Numero 3 74

a livello sia agonistico che amatoriale (Aherne et al., 2011; Gardner &

Moore, 2012).

Il programma Mindful Sport Performance Enhancement (MSPE) è

stato messo a punto specificamente per gli atleti e ne è stata verificata

l'efficacia nel migliorare il flusso di consapevolezza, l'attenzione,

l'emotività e altri fattori fisiologici (Pineau et al., 2014).

È stata verificata l'efficacia della mindfulness anche nel coaching

(Hall, 2013) e nel campo dell'insegnamento e dell'educazione (Flook et

al., 2013; Jennings et al., 2013). In particolare, è stato provato l’effetto

sulle funzioni esecutive di bambini di scuola primaria (Flook et al.,

2010). Rendere i bambini consapevoli dei propri funzionamenti

cognitivi ed emotivi è l’obiettivo del programma MindUp. Particolare

efficacia ha la mindfulness nel ridurre i sintomi dell’iperattività

(Smalley et al., 2009): mediante esercizi di consapevolezza corporea e

sensoriale, di respirazione, i bambini iperattivi imparano a concentrarsi,

ad autocontrollare l’impulsività e ad inibire le risposte automatiche.

Parallelamente al lavoro con i bambini, è possibile proporre alle famiglie

un percorso di Mindful Parenting.

Anche con adolescenti programmi educativi basati sulla mindfulness

favoriscono il benessere e la competenza socio-emotiva (Schonert-

Reichl e Lawlor, 2010). In questi programmi l’insegnante assume il

ruolo di facilitatore delle emozioni positive, mediante lezioni giornaliere

di training di focalizzazione mirata dell’attenzione.

Nel campo del lavoro una buona utilità ha dimostrato la mindfulness

organizzativa: essa presta attenzione ai possibili fallimenti, comprende

i contesti senza interpretazioni semplificatrici, integra queste

comprensioni in un quadro sempre aggiornato e 'presente', riconosce

Anno 2016 – Numero 3 75

l'inevitabilità di ostacoli e momenti di crisi cercando di rispondere in

modo resiliente, affida all'expertise piuttosto che all'autorità le decisioni

importanti (Vogus and Sutcliffe, 2012). Ricerche ulteriori sono in corso

per verificare questi benefici organizzativi in aziende di diversa tipologia

e dimensione, e con diverse modalità di leadership e gestione del

personale.

5. Conclusioni

Va ribadita l'importanza dello studio della mindfulness – con i criteri

scientifici di valutazione e trattamento descritti in questo articolo - nella

comunicazione, specie applicata al management. Questo approccio può

avere infatti utili ricadute in ambiti diversi, a livello sia individuale che

organizzativo e per la gestione dei processi complessi.

Come sottolineano Weick e Sutcliffe (2007), la mindfulness è un

potente strumento per governare l'inatteso e attuare prestazioni

resilienti in un'epoca di incertezza e forti spinte al cambiamento, spesso

accompagnate da disorientamenti e malesseri che potrebbero condurre

a vere e proprie patologie sia nelle persone che nei gruppi sociali.

Anno 2016 – Numero 3 76

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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