aree baratto, penne autoscriventi e...

2
Aree baratto, penne autoscriventi e trattori semoventi: a Expo il supermercato del futuro Il supermercato di Carlo Ratti Il Future Food District di Carlo Ratti porta all'Esposizione un prototipo della catena di distribuzione del futuro con lunghi tavoli che è sufficiente sfiorare per avere tutte le informazioni sulla merce di ANNARITA BRIGANTI 23 aprile 2015 La mozzarella intelligente, la pasta che non si scuoce, il pollo che si fa arrosto da solo. Non siamo a questo punto dell'innovazione tecnologica, ma il Future Food District di Carlo Ratti archistar torinese, quarantaquattrenne, affermatosi all'MIT di Boston, dove dirige il "Senseable City Lab" promette "nuovi livelli di connessione con il cibo". Cosa sia questo padiglione tematico, posto nel cuore dell'Expo, all'incrocio tra il Cardo e il Decumano, è facile da spiegare: un supermarket, ma molto più interattivo di quello dove facciamo la spesa di solito. Grazie alle nuove tecnologie, attraversando i 2.500 metri quadrati della struttura, i consumatori possono sperimentare una filiera alimentare più etica e trasparente, ma non servono Google Glass o gadget elettronici, fanno tutto i prodotti. Messi in vendita su lunghi tavoli, è sufficiente sfiorarli perché sugli schermi posti in alto appaiano tutte le informazioni sulla merce, che è consumabile Tweet LinkedIn 0 Pinterest 0 Expo, ecco come funziona il supermercato del futuro 1 di 11 Slideshow

Upload: others

Post on 13-Aug-2020

4 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Aree baratto, penne autoscriventi e trattorisenseable.mit.edu/news/pdfs/20150423_Repubblica.pdf'slow', come ci hanno insegnato i movimenti che negli ultimi anni si sono affermati in

19/5/2015 Aree baratto, penne auto-scriventi e trattori semoventi: a Expo il supermercato del futuro - Repubblica.it

data:text/html;charset=utf-8,%3Cheader%20class%3D%22big-img%22%20style%3D%22margin%3A%200px%200px%2030px%3B%20padding%3A%200px… 1/2

Aree baratto, penne autoscriventi e trattorisemoventi: a Expo il supermercato del futuro

Il supermercato di Carlo Ratti 

Il Future Food District di Carlo Ratti porta all'Esposizione un prototipo della catena di distribuzione delfuturo con lunghi tavoli che è sufficiente sfiorare per avere tutte le informazioni sulla merce

di ANNARITA BRIGANTI

23 aprile 2015

La mozzarella intelligente, la pasta che non si scuoce, il pollo che si fa arrostoda solo. Non siamo a questo punto dell'innovazione tecnologica, ma il FutureFood District di Carlo Ratti  archistar torinese, quarantaquattrenne,affermatosi all'MIT di Boston, dove dirige il "Senseable City Lab"  promette"nuovi livelli di connessione con il cibo".

Cosa sia questo padiglione tematico, posto nel cuore dell'Expo, all'incrocio trail Cardo e il Decumano, è facile da spiegare: un supermarket, ma molto piùinterattivo di quello dove facciamo la spesa di solito. Grazie alle nuovetecnologie, attraversando i 2.500 metri quadrati della struttura, i consumatoripossono sperimentare una filiera alimentare più etica e trasparente, ma nonservono Google Glass o gadget elettronici, fanno tutto i prodotti.

Messi in vendita su lunghi tavoli, è sufficiente sfiorarli perché sugli schermiposti in alto appaiano tutte le informazioni sulla merce, che è consumabile

Tweet

LinkedIn

0

Pinterest

0Expo, ecco come funziona il supermercato delfuturo

1 di 11Slideshow

Page 2: Aree baratto, penne autoscriventi e trattorisenseable.mit.edu/news/pdfs/20150423_Repubblica.pdf'slow', come ci hanno insegnato i movimenti che negli ultimi anni si sono affermati in

19/5/2015 Aree baratto, penne auto-scriventi e trattori semoventi: a Expo il supermercato del futuro - Repubblica.it

data:text/html;charset=utf-8,%3Cheader%20class%3D%22big-img%22%20style%3D%22margin%3A%200px%200px%2030px%3B%20padding%3A%200px… 2/2

posti in alto appaiano tutte le informazioni sulla merce, che è consumabileanche in loco. Prendendo in mano una mela, possiamo sapere su quale alberoè cresciuta, l'anidride carbonica che contiene, i trattamenti chimici che hasubito, il viaggio che ha fatto per raggiungere lo scaffale del supermercato,fino alle calorie o ai modi d'uso: è meglio mangiarla a morsi o cucinarla in unatorta?

Nella piazza di 4.500 metri quadrati, situata all'esterno del supermercato, cisono chioschi adibiti alla preparazione e alla vendita del cibo, che può esseregustato su delle tavolate "verdi", a basso impatto ambientale: spazi circolari, didesign, coltivati con erbe e aromi.

Realizzato dallo studio del professor Ratti, la Carlo Ratti Associati di Torino,con la Coop, che riunisce oltre 115 cooperative di consumatori e dà lavoro a50mila persone, il Future Food District vuole restituire una dimensione socialealla catena di vendita. Se è vero che siamo fatti di sogni, ma anche di quelloche mangiamo, tanto vale diventarne sempre più consapevoli e prenderla'slow', come ci hanno insegnato i movimenti che negli ultimi anni si sonoaffermati in Italia, creando una nuova filosofia dell'alimentazione.

Anche nell'opera di Ratti si vogliono azzerare i passaggi dal produttore alconsumatore con un'"area baratto", in linea con un'altra tendenza dominante,che piace molto ai giovani, toccasana contro la crisi: la sharing economy.Ciliegine sulla torta, il "vertical plotter", una penna che scrive da sola sullepareti del supermarket le informazioni che i consumatori vogliono condividere,i trattori che si guidano da soli, come macchine telecomandate, e le "coltureidroponiche", le coperture di microalghe e gli orti verticali ovvero come farnascere qualcosa di commestibile dal cemento armato. L'agricoltura urbananon ha bisogno della terra, minimizza i danni ambientali e garantisce ilrisparmio energetico.

"Il modo migliore di prevedere il futuro è crearlo", ripete sempre Ratti, che nonvuole sostituire i prodotti naturali con i loro cloni di laboratorio, ma usare latecnologia per aumentare l'interazione con le cose e l''interazione tra gli esseriumani. Dietro il Future Food District ci sono le committenze e i premi in tutto ilmondo, gli anni al MIT, ma il merito è soprattutto di Italo Calvino. Il primo inputdi questo progetto viene dal signor Palomar, che entra in una formaggeria diParigi e si sente in un museo, vorrebbe sapere su quale pascolo e sotto qualecielo sono stati ottenuti i diversi tipi di formaggio. Il personaggio calviniano hacapito, prima di tutti, che ogni prodotto ha una storia da raccontare. SePalomar esistesse veramente e se visitasse l'Expo, oggi potrebbe conoscerla.