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BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 35 dell'11/03/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese:

HEART OF DARKNESS © 2010 Harlequin Books S.A.

The Darkest Angel © 2010 Gena Showalter Traduzione di Anna Polo

NIGHT'S EDGE

© 2004 Harlequin Books S.A. Dancers In The Dark

© 2004 Charlaine Harris Schultz Someone Else's Shadow © 2004 Barbara Hambly

Traduzione di Federica Causin

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione Bluenocturne marzo 2011

Questo volume è stato impresso nel febbraio 2011

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X

Periodico quindicinale n. 35 dell'11/03/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)

Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A.

Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Pagina Romanzo

PAG. 7

Demon's Eyes

PAG. 143

L'ultimo Bolero

PAG. 265

Sussurri nel buio

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Pagina Romanzo

Demon's Eyes Gena Showalter

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Lysander individuò la sua preda dall'alto dei cieli. Final-mente! Ora potrò concludere questa storia. Aveva la ma-scella contratta e la pelle tesa per la tensione e il sollievo. Saltò deciso dalla nuvola su cui stava in piedi e precipitò veloce, con il vento che gli scompigliava i capelli. Giunto vicino a terra, allargò le lunghe ali dorate e ral-lentò la caduta. Era un guerriero dell'Unico Vero Dio, uno dei Sette, cre-ati prima del tempo stesso. Aveva vissuto per millenni e imparato che ognuno di loro era afflitto da una tentazione, una potenziale rovina, come Eva con la mela. Quando tro-vavano quell'abominio, lo distruggevano prima che potes-se distruggerli. Lysander aveva trovato la sua. Bianka dei Falchi del cielo. Era la figlia di un'Arpia e di una fenice mutaforma, una ladra, una bugiarda e un'assassina che traeva gioia dai compiti più ignobili. Inoltre il sangue di Lucifero – il suo peggior nemico e il progenitore di molte orde demoniache – scorreva nelle sue vene, dunque anche Bianka era sua nemica. E lui viveva per distruggere i nemici. Lysander, però, poteva agire contro di loro soltanto

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quando infrangevano una legge celeste: per i demoni que-sto implicava fuggire dalla loro prigione e percorrere la ter-ra, ma Bianka non era mai stata condannata a vivere all'in-ferno e quindi l'infrazione doveva riguardare qualcos'altro. Lui non sapeva di cosa si trattasse. Sapeva solo che non aveva mai sperimentato ciò che i mortali chiamavano de-siderio. Fino a quando non aveva conosciuto Bianka. E la cosa non gli piaceva affatto. L'aveva vista per la prima volta parecchie settimane pri-ma, con i lunghi capelli neri sciolti sulla schiena, i brillanti occhi color ambra e le labbra di un rosso intenso. Mentre la fissava incapace di distogliere lo sguardo, un unico dub-bio gli aveva occupato la mente: la sua pelle perlacea era davvero morbida come appariva? Doveva lasciar perdere il desiderio. Non si era mai cura-to di simili dettagli, ma ormai quella domanda lo ossessio-nava. Doveva scoprire la verità. Doveva farla finita, subito. Quel giorno stesso. Atterrò di fronte a Bianka, che però non poteva vederlo. Nessuno ci riusciva: esisteva su un altro piano, invisibile per i mortali e anche per gli immortali. Avrebbe potuto gri-dare senza che lei lo udisse, avrebbe potuto attraversarla senza che lo sentisse; non avrebbe percepito il suo odore e la sua presenza, fino a quando non sarebbe stato troppo tardi. Avrebbe potuto formare una spada fiammeggiante e de-capitarla, ma non lo fece. Ormai aveva capito che non po-teva ucciderla. Non ancora, almeno. Non poteva neanche permettere che continuasse a vagare libera e indisturbata, però, mettendo in pericolo la sua pace mentale. Doveva imprigionarla nella sua casa nei cieli. Non sarebbe stata per forza una dura prova: avrebbe potuto usare il tempo passato insieme per mostrarle il mo-

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do giusto di vivere, ossia il suo. E se non si fosse adattata e avesse invece commesso un peccato imperdonabile, lui avrebbe avuto il diritto di eliminarla, liberandosi così della sua influenza. Fallo. Prendila. Lysander allungò le braccia, ma prima di poterla stringe-re e volare via con lei, si rese conto di non essere più solo. Rabbuiato, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Non voleva testimoni pronti a raccontare in giro ciò che era successo. «Bella giornata!» urlò Bianka con il viso rivolto al cielo. Allargò le braccia e prese a girare su se stessa; le due botti-glie di champagne che teneva in mano le sfuggirono e an-darono a schiantarsi contro le montagne ghiacciate dell'A-laska. Lei si fermò, vacillò e scoppiò a ridere. «Ooops.» Lysander si rabbuiò ancora di più: un'occasione perfetta ormai perduta. Bianka era ubriaca e non avrebbe opposto resistenza, magari pensando che fosse tutta un'allucina-zione o un gioco. L'aveva osservata nelle ultime settimane e sapeva quanto le piaceva giocare. «Che spreco!» borbottò l'intrusa, sua sorella Kaia. Seb-bene fossero gemelle, non si assomigliavano affatto: Kaia aveva i capelli rossi e gli occhi grigi punteggiati d'oro, era più bassa e aveva una bellezza più delicata. «Ho dovuto fare la posta a un collezionista per giorni prima di riuscire a rubarle. Erano due preziose bottiglie di Dom Pérignon!» «Riparerò il guaio che ho combinato» promise Bianka. «In città vendono un'ottima bevanda al malto.» Una neb-biolina gelata le usciva dalla bocca. Kaia sospirò. «Può andare soltanto se rubi anche dei sa-latini al formaggio. Li fregavo sempre a Sabin e ora che ab-biamo lasciato Budapest mi sento in crisi d'astinenza.» Lysander cercò di prestare attenzione alla conversazio-ne, ma ritrovarsi così vicino a Bianka gli rovinava la con-

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centrazione, come al solito. La sua pelle sembrava riflettere tutti i colori di un arcobaleno appena spuntato ed era simi-le a quella della sorella. Perché allora non gli capitava mai di chiedersi se la pelle di Kaia fosse davvero morbida come appariva? Perché non è lei la tua tentazione, lo sai. Dalla cima di un picco innevato osservò Bianka che si lasciava cadere al suolo, atterrando sul sedere. Una neb-biolina gelida continuava ad aleggiarle intorno, facendola apparire come se facesse parte di un sogno, o dell'incubo di un angelo. «Quella robetta al malto non mi aiuterà molto» aggiun-se Kaia. «Sono solo un po' sbronza e prima del tramonto volevo essere proprio ubriaca fradicia.» «Allora dovresti ringraziarmi: ti sei già ubriacata ieri se-ra, la notte prima e quella prima ancora.» «Ebbene?» Scrollò le spalle. «È il tuo solito tran tran: rubi del liquore, scali una mon-tagna bevendo e ti butti giù quando sei brilla.» «Quindi è anche il tuo, visto che eravamo insieme le ul-time notti.» La rossa aggrottò la fronte. «Mah, forse hai ra-gione: abbiamo bisogno di un cambiamento.» Puntò lo sguardo sulla cima maestosa. «Che altro vuoi fare di ecci-tante e nuovo?» «Lamentarmi. Riesci a credere che Gwennie si sposi?» chiese Bianka. «E con Sabin, custode del demone del Dub-bio, poi!» Gwendolyn detta Gwennie, la loro sorella minore. «Lo so, è proprio strano.» Ancora corrucciata, Kaia le sedette accanto. «Preferiresti farle da damigella d'onore o finire sotto un autobus?» «L'autobus, non ci sono dubbi. Da quello potrei sempre riprendermi.» «D'accordo.»

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Bianka non amava i matrimoni? Curioso: la maggior parte delle donne li adorava. Comunque non c'era proble-ma, avrebbe voluto rassicurarla Lysander: non avrebbe pre-so parte alle nozze della sorella. «Allora, chi di noi pensi che farà la damigella d'onore?» chiese Kaia. «No, quello no!» proruppe Bianka, proprio mentre la sorella apriva la bocca per dire la stessa cosa. «Dannazione!» Bianka scoppiò in una risata divertita. «I tuoi doveri non dovrebbero essere troppo pesanti. In fondo Gwennie è la più amabile dei Falchi del cielo.» «Quando non protegge Sabin» le ricordò Kaia con un brivido. «Se provi anche solo a minacciarlo, lei è pronta a cavarti gli occhi.» «Pensi che noi ci innamoreremo mai così?» Ora nella sua voce risuonava un misto di curiosità e tristezza. Perché mai quella nota triste? Desiderava forse innamo-rarsi? O pensava a qualcuno in particolare? Lysander non l'aveva ancora vista con un uomo che desiderava. Kaia agitò nell'aria una mano dall'ingannevole delica-tezza. «Abbiamo vissuto per secoli senza mai innamorarci, segno che non è roba per noi. Io comunque ne sono con-tenta: gli uomini diventano una palla al piede, quando cer-chi di costruire un rapporto permanente.» «È vero, però sono divertenti.» «Già. E io non mi diverto da un sacco di tempo» com-mentò Kaia imbronciata. «Neanch'io, se non da sola, ma temo che quello non conti.» «Come lo faccio io sì.» Le due sorelle condivisero un'altra risata. Stavano parlando di sesso, si rese conto Lysander, qual-cosa che non aveva mai sperimentato, neanche per darsi

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piacere da solo. Non aveva mai sentito il desiderio di pro-varci e non lo avvertiva nemmeno in quel momento, nem-meno con Bianka e la sua pelle dalla meravigliosa morbi-dezza. Durante la sua vita, assai più lunga dei pochi secoli che potevano vantare le due Arpie, aveva visto molti umani impegnati in quell'atto che gli sembrava pasticciato e ben poco divertente. Eppure molti di loro tradivano amici e fa-miliari pur di compierlo ed erano perfino disposti a rinun-ciare a grosse somme di denaro guadagnato con fatica pur di goderne. E quando non riuscivano a farlo di persona, ne diventavano ossessionati e guardavano altri che lo faceva-no alla televisione o sugli schermi dei computer. «Avremmo dovuto farci uno dei guerrieri mentre erava-mo a Budapest» osservò Kaia pensierosa. «Paris è proprio sexy.» Si riferiva ai Signori degli Inferi, era chiaro, guerrieri im-mortali posseduti dai demoni un tempo rinchiusi nel vaso di Pandora. Lysander li osservava da secoli per assicurarsi che obbedissero alle leggi celesti – visto che i loro demoni erano fuggiti dall'inferno prima che tali leggi venissero promulgate, quando una fuga del genere sembrava impos-sibile, non erano stati uccisi, ma rinchiusi prima nel vaso e poi nei Signori – e sapeva che Paris custodiva il demone della Promiscuità. Era costretto ad andare a letto con un'a-mante diversa ogni giorno, altrimenti si sarebbe indebolito fino a morire. «Paris è figo, è vero, ma io preferisco Amun.» Bianka si distese sulla schiena e la nebbiolina gelata riprese a turbi-nare intorno a lei. «Non parla, e questo lo rende perfetto ai miei occhi.» Dunque le piaceva Amun, custode del demone dei Se-greti. Lysander se lo raffigurò nella mente: era alto, ma non quanto lui, e altrettanto muscoloso, tuttavia era scuro

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mentre lui aveva i capelli e la pelle chiara. In fondo consta-tare che l'Arpia preferiva un tipo d'uomo molto diverso era un sollievo. Anche se quello non avrebbe cambiato il destino di Bianka, almeno attenuava il peso che Lysander sentiva gra-vare su di sé: non sapeva come avrebbe reagito, se lei gli avesse chiesto di toccarla e l'idea che non sarebbe succes-so lo sollevava. «E Aeron?» chiese Kaia. «Tutti quei tatuaggi...» Fu scos-sa da un brivido e gemette piano. «Mi piacerebbe seguirne il contorno con la lingua.» Aeron, custode del demone dell'Ira, uno dei due Signori degli Inferi dotati di ali. Le sue erano nere e leggerissime. Era coperto di tatuaggi, aveva un aspetto davvero demo-niaco e oltretutto aveva appena infranto una legge celeste: sarebbe morto prima delle nozze tra Sabin e Gwen. La protetta di Lysander, Olivia, aveva ricevuto l'ordine di uccidere il guerriero, ma fino a quel momento si era ri-fiutata di obbedire. Quella fanciulla aveva il cuore fin trop-po tenero, ma alla fine avrebbe fatto il suo dovere. Altri-menti sarebbe stata scacciata dai cieli, perdendo l'immor-talità, un fato che Lysander non intendeva permettere. Tra tutti gli angeli che aveva addestrato, lei era senz'al-tro la sua preferita: era così gentile che un uomo non po-teva reprimere il desiderio di farla felice. Era fidata, leale e pura, il tipo di donna che avrebbe dovuto tentarlo, tanto che forse avrebbe potuto accettare un rapporto romantico con lei. Con la selvaggia Bianka invece... no, mai. «Come faccio a scegliere tra i miei due guerrieri preferi-ti?» chiese Kaia con un sospiro che riportò l'attenzione di Lysander sulle due Arpie. Bianka alzò gli occhi al cielo. «Assaggiali tutti e due. Non sarebbe la prima volta, no?» La sorella scoppiò in una risata non del tutto sincera. Si

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avvertiva una nota di tristezza anche nella sua voce. «Già.» Lysander fece una smorfia di disgusto: due partner di-versi in un giorno, o magari in una volta sola. L'aveva pro-vato anche Bianka? Era probabile. «E tu?» indagò Kaia. «Alle nozze farai qualche avance ad Amun?» Cadde un silenzio lungo e pesante, poi Bianka si strinse nelle spalle. «Forse. Probabile.» Lysander se ne sarebbe dovuto andare, per poi tornare quando fosse stata sola. Più cose sapeva di lei, meno gli piaceva. Avrebbe finito per portarla via senza curarsi di chi poteva vederlo, rivelando la sua presenza e le sue inten-zioni, per salvare il mondo da quell'oscura influenza. Sbatté le grandi ali dorate una, due volte e si sollevò in aria. «Sai cosa vorrei più di ogni altra cosa al mondo?» chiese Bianka girandosi su un fianco. Ora guardava in faccia la sorella e anche lui, se avesse potuto vederlo. I suoi occhi color ambra erano immensi e luminosi, la luce del sole pa-reva rivestire il suo viso e Lysander si fermò esitante. Kaia si stirò. «Presentare Good Morning America?» «Perché no? Ma non è quello che intendevo.» «Allora non ne ho idea.» «Be'...» Si mordicchiò il labbro inferiore, aprì e richiuse la bocca e si rabbuiò. «Te lo dirò, ma tu non devi raccon-tarlo a nessuno.» La rossa finse di assicurare un lucchetto alle labbra. «Parlo sul serio: prova a raccontarlo in giro e io negherò tutto, poi ti darò la caccia e ti staccherò la testa» fu la mi-naccia. L'avrebbe fatto davvero? Era probabile. Lysander invece non poteva neanche immaginare di far del male a Olivia, che amava come una sorella, forse perché non era una dei

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Sette, ma una portatrice di gioia, la categoria più debole tra gli angeli. Ne esistevano tre: i Sette, i guerrieri e i portatori di gio-ia, e la loro condizione si rifletteva nei diversi doveri e nel colore delle ali. I Sette le avevano dorate come le sue, mentre quelle dei guerrieri erano bianche con qualche piu-ma d'oro e le ali dei portatori di gioia erano del tutto can-dide. Olivia era stata una portatrice di gioia per tutti i secoli della sua esistenza e la cosa le andava benissimo. Per que-sto tutti, lei compresa, erano rimasti scioccati quando in tutto quel candore erano spuntate delle piume dorate. Non Lysander, invece: era stato lui a rivolgersi all'Alto Consiglio Celeste e la sua richiesta era stata accettata. An-dava fatto: Olivia era troppo infatuata di quel guerriero posseduto da un demone ed era necessario liberarla dalla sua ossessione. Strinse le mani a pugno: si sentiva in colpa per la situa-zione in cui era finita la sua protetta. Era stato lui a man-darla a spiare e studiare i Signori degli Inferi. Avrebbe do-vuto andarci di persona, ma aveva sperato di evitare Bian-ka. «Su, non mentire» la esortò Kaia. «Raccontami cosa vuoi fare più di qualsiasi altra cosa al mondo.» Bianka sospirò piano. «Voglio dormire con un uomo» confessò. La sorella aggrottò la fronte confusa. «Ehi, ma non era proprio quello di cui stavamo parlando?» «Noooo! Intendo alla lettera: addormentarmi vicino a un uomo, chiudere gli occhi e ronfare...» Kaia assorbì in un silenzio stupefatto quell'ammissione. «Ma è proibito!» esplose poi. «Stupido, pericoloso.» Lysander sapeva che le Arpie osservavano solo due re-gole: potevano mangiare soltanto ciò che rubavano o si

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guadagnavano e non dormivano mai in presenza di qual-cuno. La prima regola derivava da un'antica maledizione su tutta la loro razza e la seconda era legata alla loro natu-ra diffidente e sospettosa. Lysander inclinò la testa di lato e si ritrovò a immaginar-si mentre teneva Bianka tra le braccia e scivolava nel son-no. I suoi capelli scuri gli sarebbero ricaduti sul braccio e il petto, e il calore gli sarebbe penetrato nel corpo, mentre lei avrebbe sfregato la gamba contro la sua. Non poteva permetterlo, naturalmente, ma quello non attenuava la potenza della visione. Stringerla tra le braccia, proteggerla, confortarla sarebbe stato... bello. La sua pelle era davvero morbida come sembrava? Strinse i denti e scacciò quella domanda ridicola. Non me ne importa, si ripeté. «Lasciamo perdere» borbottò Bianka. Tornò a distender-si sulla schiena e sollevò lo sguardo sul cielo di un azzurro limpido. «Non posso dimenticare quello che hai detto» dichiarò Kaia allarmata. «Sai cosa è successo alle nostre antenate quando sono state così stupide da addor...» «Sì, sì, va bene» la interruppe la sorella alzandosi. Il giubbotto di pelliccia sintetica che indossava era rosso come le labbra e formava un intenso contrasto con il ghiaccio candido tutt'intorno. Gli stivali al ginocchio era-no neri come i pantaloni aderenti. Nell'insieme appariva bella e perversa. La sua pelle era davvero morbida come sembrava? Prima di rendersene conto Lysander era in piedi davanti a lei e allungava una mano, con le dita che formicolavano dalla voglia di toccarla. Che cosa stai facendo? Fermati! Si bloccò di colpo, costringendosi a indietreggiare di vari passi. Dio santo, era stato sul punto di cedere alla tentazione!

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Non poteva più aspettare che fosse sola: doveva agire subito. Reagiva a lei in modo sempre più intenso e a-vrebbe finito per toccarla. Se la cosa gli fosse piaciuta, a-vrebbe desiderato di più: era così che funzionava la tenta-zione. Cedi su una cosa e ne desideri un'altra e un'altra ancora, fino a sentirti perduto. «Basta chiacchiere. Torniamo alla nostra noiosa routine e saltiamo» dichiarò Bianka, avvicinandosi al bordo di un dirupo innevato. «Conosci le regole: chi si rompe meno ossa vince. Se muori perdi.» Abbassò lo sguardo. Lo fece anche Lysander e notò massi di ghiaccio, aguz-ze sporgenze rocciose e un'enorme distesa d'aria. L'Arpia scherzava sulla possibilità di schiantarsi al suolo, come se non avesse alcuna importanza. Si riteneva forse invulnera-bile? Kaia si rialzò e vacillò per la quantità di liquore ingurgi-tato. «Va bene, ma non abbiamo ancora finito di parlare del sonno e delle ragazze stupide che...» Bianka si buttò. Lysander se lo aspettava, ne rimase comunque sorpre-so. La seguì, mentre spalancava le braccia, chiudeva gli oc-chi e ridacchiava. Quella risatina lo colpì: si godeva la li-bertà del volo, era chiaro, una cosa che piaceva anche a lui, ma non avrebbe avuto il finale che desiderava. Pochi secondi prima che si schiantasse contro un mas-so, lui si materializzò nel suo piano: l'afferrò per le ascelle e le ali spiegate rallentarono la caduta. Le loro gambe sbat-terono le une contro le altre, tuttavia lui non lasciò la pre-sa. Lei si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa e riaprì gli occhi color ambra: quando lo distinse, il suono si trasfor-mò in un ringhio. Quasi tutti avrebbero chiesto chi era o gli avrebbero in-giunto di andarsene, lei no.

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«Hai fatto un grave errore, e ora la pagherai» sbottò fu-rente. Viste tutte le battaglie che aveva combattuto e gli innu-merevoli avversari che aveva eliminato, Lysander capì subi-to che aveva estratto un coltello da uno spacco nascosto nel giubbotto. Non c'era bisogno di essere un indovino per sapere che intendeva pugnalarlo. «Sei tu che hai commesso un grave errore, Arpia, ma non preoccuparti: ho tutte le intenzioni di rimediare.» Pri-ma che l'arma affilata di Bianka potesse raggiungere il ber-saglio, lui la portò in un altro piano, nella sua casa, dove sarebbe rimasta per sempre.

di S. Sala Dopo un'infanzia e un'adolescenza difficili segnate dalla solitudine e dal bisogno di vendetta, Cat Cu-pree vorrebbe iniziare una vita tranquilla accanto a Wilson McKay, l'uomo che le ha insegnato il valore dell'amore e della famiglia. Ma lasciarsi alle spalle il passato si rivela impossibile. Un solerte poliziotto messicano è deciso a risolvere un caso di omicidio su cui Cat è anche troppo informata, e un balordo con una lunga lista di crimini alle spalle vuole a tutti i costi uccidere Wilson. I due dovranno lottare per difendere la loro vita e conquistare la felicità.

di J.T. Ellison Quando l'ennesima ragazza finisce nella trappola di un serial killer, l'agente di polizia Taylor Jackson e il suo amante, il profiler dell'FBI John Baldwin, si ritrovano a indagare su un caso complesso. Il killer sta insanguinando Nashville e gli stati confinanti, la-sciando una firma macabra e inconfondibile. Le mani tagliate della vittima precedente. La giornalista Whitney Connolly vuole servirsi del caso per andar-sene da Nashville. E, per farlo, è disposta a sfruttare una notizia che potrebbe rivelarsi esplosiva. Ma non si scherza col fuoco, senza rimanerne scottati.

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- PRETTY GIRLS 114