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DIPARTIMENTO DI ECONOMIA, MANAGEMENT E METODI QUANTITATIVI
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GIORDANODELL'AMORE FOR AFRICA:THE FINAFRICA PROJECT
ARNALDOMAURI
Working Paper n. 2014-15
DICEMBRE 2014
FRANCESCO GUALA
Working Paper n. 2011-18
SETTEMBRE 2011
ARE PREFERENCES FOR REAL?
CHOICE THEORY, FOLK PSYCHOLOGY,
AND THE HARD CASE FOR COMMONSENSIBLE REALISM
FRANCESCO GUALA
Working Paper n. 2011-18
SETTEMBRE 2011
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GIORDANO DELL'AMORE PER L'AFRICA:
IL PROGETTO FINAFRICA
ARNALDO MAURI
Università degli Studi di Milano
2
INDICE
Abstract
1. Premessa
2. Introduzione
3. L’interesse per l’Africa
4. La mobilitazione del risparmio
5. La situazione del risparmio in Africa
6. Le Casse di Risparmio, un modello esportabile
7. I contatti iniziali con l’Africa
8. Le prime iniziative a favore di paesi africani: l’Etiopia
9. La creazione di Finafrica
10. La sede e la struttura organizzativa di Finafrica
11. Le attività di Finafrica
12. L’assistenza tecnica
12.1. Etiopia
12.2. Somalia
12.3. Sudan
12.4. Ghana
13. Ricerca, pubblicazioni e documentazione
14. Dell’Amore e l’Istituto Internazionale delle Casse di Risparmio
15. Previsioni sui flussi migratori dall’Africa
16. Ripercussioni delle vicende giudiziarie di Dell’Amore
17. La fine di un’esperienza
Bibliografia
3
GIORDANO DELL'AMORE FOR AFRICA:
THE FINAFRICA PROJECT
Arnaldo Mauri
Università degli Studi di Milano
Abstract
The paper reflects and develops the testimony delivered by the author in participating to a round table, together with Tancredi Bianchi, chairman, Alberto Cova, Roberto Mazzotta and Paolo Mottura. It was during a one day conference devoted by Bocconi University to a prominent scholar and banker, Professor Giordano Dell'Amore, its former Rector, and held in Milan on October 2nd, 2013. Minutes of the conference have been recorded and published in a book: T. Bianchi & M. A. Romani, Giordano Dell'Amore, Università Bocconi Editore, Milan, 2013. The ceremony in honour and memory of Giordano Dell'Amore (1902-1981) was attended by municipal and academic authorities, members of the faculty as well as scholars from other Italian universities, his pupils, Bocconi alumni and students. The paper deals with the multi-year activity of Professor Dell'Amore, the author's mentor, in favour of Africa. It particularly focuses on the crucial role played by Giordano Dell'Amore, while serving as Chairman of the Board of Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde (Cariplo), the savings bank of Lombardy, at that time the largest in the world, in drawing up and implementing the project of Finafrica Foundation, a project fully consistent with the aims of this bank. The papers also highlights the guidance and financial support provided by him to Finafrica, the remarkable institution set up in Milan, mainly during its take-off stage and early development. Professor Dell'Amore, as scholar, had made valuable scientific contributions in understanding the role of financial sector in economic development particularly in underlining the need of strategies to enhance the mobilization of household savings and to supply adequate financial services to rural areas of less developed countries. In his views, Finafrica, within an appropriate co-operation policy framework, by means of providing research, technical assistance and training, could help to improve African banking systems and rural financial markets.
JEL Classification: I 25, L 31, N 27
Keywords: Giordano Dell'Amore, Finafrica, savings mobilization, international cooperation
4
GIORDANO DELL'AMORE PER L'AFRICA:
IL PROGETTO FINAFRICA
Arnaldo Mauri
Università degli Studi di Milano
1. Premessa
Il presente scritto riflette e sviluppa una mia testimonianza presentata in occasione di
una tavola rotonda dedicata a Giordano Dell'Amore, una tavola rotonda presieduta dal
professor Tancredi Bianchi dell'Università Bocconi, alla quale partecipavano anche il
professor Alberto Cova dell'Università Cattolica del S. Cuore di Milano, Roberto
Mazzotta, già presidente della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde e al
presente presidente del Mediocredito Italiano e il professor Paolo Mottura
dell'Università Bocconi. La tavola rotonda, alla quale ero stato invitato dagli
organizzatori, era inserita in un seminario di studi incentrato sulla figura del professor
Dell'Amore (1902-1981), tenutosi presso l'Università Bocconi il 2 ottobre 2013, per
iniziativa dell'Istituto Javotte Bocconi, presieduto dal professor Luigi Guatri, e
dell'Associazione “Amici della Bocconi”. Gli atti del convegno sono stati
successivamente pubblicati nel volume: T. Bianchi e M. A. Romani, Giordano
Dell'Amore, Università Bocconi Editore, Milano, 2013. Il volume è inserito nella
collana “I Maestri della Bocconi”, che raggruppa monografie pubblicate negli anni
precedenti e dedicate ad altri insigni studiosi già docenti alla Bocconi, come Luigi
Einaudi, Angelo Sraffa e Gino Zappa. L'opera, oltre agli interventi della tavola rotonda,
riporta i contributi dei due curatori, i professori Tancredi Bianchi e Marzio A. Romani,
le relazioni del professor Roberto Ruozi, già Rettore dell'Università Bocconi e di
5
Barbara Costa assieme a Francesca Pino, entrambe dell'Archivio storico Intesa San
Paolo, nonché i discorsi introduttivi del professor Andrea Sironi, Rettore dell'Università
Bocconi e del professor Luigi Guatri, già Rettore della medesima università. Al
convegno hanno partecipato illustri personalità nel mondo delle istituzioni,
dell'università, della finanza e della politica che hanno avuto il privilegio di intrecciare
il loro percorso di vita con quello del professor Giordano Dell'Amore.
2. Introduzione
Giordano Dell'Amore era cresciuto con una visione della vita improntata all'etica
cristiana. Egli contemperava l'impegno a dare il suo contributo per il progresso
economico e sociale dell’Italia con la difesa della democrazia e dei valori tradizionali
della società.1 Al centro della sua attenzione si trovava la famiglia alla quale era
assegnato un ruolo fondamentale sia economico che sociale.2 Coerente con la sua
militanza cristiana e democratica, Dell'Amore era intimamente orientato al rispetto dei
diritti e della dignità del prossimo e alla solidarietà, sentimenti che coltivava con
perseveranza e che erano alla base del suo operare sia a livello personale sia ai vertici di
istituzioni. Parlando dell’area finanziaria e di istituzioni creditizie è fondamentale
ricordare e sottolineare in questa sede la sua posizione contraria alla “finanza neutrale”
sia con riferimento alla finanza pubblica che all’intermediazione finanziaria. Questo
ripudio della “finanza neutrale” orientata unicamente alla massimizzazione del profitto
ispirava quindi anche la sua condotta come banchiere.3 In particolare, nella veste di
Presidente della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde (Cariplo), l'opera di
solidarietà non era circoscritta alla Lombardia e all'Italia, ma si estendeva al Terzo
1 Nella biografia tracciata da Ada Ferrari (Ferrari, 1989, p. 30) si legge: “E' innegabile, invece, che quel
modello di Italia rurale, almeno formalmente rivolta al recupero di vecchie virtù orgogliosamente provinciali (il risparmio, la parsimonia, la sacralità della famiglia, la stabilità della moneta, la diffidenza verso le spregiudicatezze della plutocrazia finanziaria acattolica …) insieme ai più esaltanti motivi del prestigio nazionale e del ritrovato protagonismo internazionale, divengano, in tutt'altro quadro mentale, parte integrante della sua fisionomia di uomo, di economista e di banchiere”.
2 Dell'Amore vedeva la famiglia come forma elementare di organizzazione economica e sociale diffusa in tutti i continenti e la poneva al centro dell'attività di consumo e di risparmio nell'ambito domestico. Il punto di vista di Dell'Amore è condiviso da Zampetti (1996), secondo il quale la famiglia svolge un ruolo decisivo come soggetto di scelte economiche.
3 Si legge a p. 43 del volume di Ada Ferrari (1989): “Casomai Dell’Amore brandisce la cattedra universitaria come eccezionale strumento pedagogico per combattere battaglie culturali….Si tratta di cambiare, per certi versi rivoluzionare, il ruolo di banche e banchieri, superando la concezione ottocentesca che li vuole agnostici distributori del credito, chiusi entro la miope logica del profitto”
6
Mondo. Negli anni '60 e '70 lo si poteva considerare un terzomondista convinto.4 Non
certamente un terzomondista di stampo marxista e anti-occidentale di quegli anni che
individuava la causa prima del sottosviluppo nell’imperialismo e nello sfruttamento,
coloniale o neo-coloniale, e che puntava per lo sviluppo dei paesi del Terzo Mondo
sull'economia di piano e sulla collaborazione con i paesi del socialismo reale,5 ma
neppure un terzomondista totalmente in linea con gli indirizzi della missionarietà
cristiana, orientata al proselitismo e volta ad offrire un caritatevole e disinteressato aiuto
sia materiale sia spirituale prescindendo dalle problematiche economiche e sociali dello
sviluppo (Ferrari. 1989).
Dell'Amore, a causa di questo suo intimo convincimento, era poco propenso
all'assistenzialismo, prassi che non considerava necessariamente propedeutica allo
sviluppo, ma che in certe circostanze gli appariva piuttosto come una remora alla
crescita dei sistemi economici. L'assistenzialismo, praticato soprattutto sotto forma di
aiuto alimentare internazionale, a suo parere, poteva infatti essere giustificato solo in via
temporanea, limitatamente a situazioni di reale e documentata emergenza a causa di
calamità naturali o di eventi bellici. In questi casi, tuttavia, l'aiuto internazionale doveva
essere trasparente, totalmente disinteressato, tempestivo ed efficace, prestato in modo
efficiente e in misura adeguata e infine non essere limitato alla sola distribuzione di
alimenti.6
Nella sua visione, che potremmo definire tendenzialmente eurocentrica (Ferrari, 1989),
retaggio culturale del periodo infrabellico, egli non poteva ovviamente auspicare un
Terzo Mondo in aperto, aspro e inconciliabile conflitto con le vecchie potenze coloniali
europee, ma semmai pensava ad un Terzo Mondo proteso verso la democrazia e lo
4 Scrive a questo riguardo la Ferrari (1989, p. 133): “L'uomo non ammetteva, in realtà, che l'attenzione ai
Paesi poveri, personalmente praticata in maniera tutt'altro che episodica, si saldasse a una concezione politica marxista e assumesse i conformistici, e a suo giudizio fuorvianti, contorni dell'eterno conflitto di classe”.
5 Si vedano in proposito gli scritti di Gunder Frank (1966), Emmanuel (1969), Amin (1973) e Arrighi (1978): Per una sintesi, dei vari contributi teorici su queste tematiche si veda il Capitolo I del volume di Prestia (2014). L’autore ha incontrato Giovanni Arrighi che già conosceva all’Università Bocconi come allievo del professor Carlo Masini a Dar es Salaam in Tanzania nel 1968 e Samir Amin a Dakar in Senegal nel 1969.
6 Dell'Amore anticipava quello che sarebbe stato il parere di autorevoli esperti in questo campo. Il prof. John Cathie nel suo volume dedicato alla valutazione dell'utilità degli aiuti alimentari (Cathie, 1982, p. 157) conclude: “when food is given as aid for famine relief and emergencies, it is superior to untied financial aid. However when food aid is given for general development purposes and projects it can create problems for agricultural production, trade and growth in the developed and developing world”.
7
sviluppo economico e sociale, orientato ad una multiforme cooperazione di reciproco
vantaggio senza subalternità fra paesi industrializzati e paesi sottosviluppati. Con
particolare riferimento alla realtà africana, che gli stava particolarmente a cuore, è
importante ricordare che Dell'Amore credeva sinceramente nell'idea di Eurafrica7 e si
augurava una più intensa e stabile collaborazione in un contesto di graduale integrazione
economica fra Europa e Africa, dato l'indiscutibile e significativo rapporto di
complementarietà in termini di risorse esistente fra i due continenti separati dal Mare
Mediterraneo.
3. L'interesse per l'Africa
Non pochi fra coloro che erano venuti in contatto con Dell'Amore, sia nel mondo
accademico che in quello politico e in quello finanziario si sono chiesti con curiosità
quali fossero i reali motivi alla base di questo suo personale interesse per il continente
africano. In prima battuta viene in mente il suo luogo di nascita, il Cairo in Egitto, ma in
realtà chi ha conosciuto e frequentato Giordano Dell'Amore sa che vi erano altre ragioni
ben più importanti per lui che lo spingevano ad avere particolarmente a cuore le sorti
dell'Africa. Fra questi motivi prevaleva la consapevolezza dell'estremo bisogno di aiuto,
esigenza più evidente per questo continente rispetto ad altre aree del Terzo Mondo, e poi
il già citato convincimento dell'esistenza di significative relazioni di complementarietà
economica, culturale e politica fra l'Africa e l'Europa.
Si deve anche considerare che negli anni '60 il continente africano stava attraversando
un periodo delicato e cruciale della sua storia, caratterizzato dal processo di
decolonizzazione. Un processo che, iniziato nell'immediato dopoguerra nei paesi della
7 Termine introdotto in Italia dal geografo Paolo D'Agostino Orsini con un'interpretazione iniziale come esclusivo concetto economico e demografico, successivamente sviluppato dal fascismo nella direzione di una dottrina di Monroe applicata dall'Europa all'Africa. Dell'Amore ovviamente interpretava il termine “Eurafrica” unicamente come una innegabile opportunità di proficua collaborazione, senza vincoli di subalternità, fra i due continenti legati da rapporti di complementarietà (D'Agostino Orsini di Camerota, 1934). Se invece si faceva riferimento al concetto di Eurasia, non poteva sfuggire la considerazione che un'integrazione fra Europa orientale e parte dell'Asia esisteva già pienamente sia a livello di un singolo stato. l'Unione Sovietica, che comprendeva entro i propri confini vasti territori dei due continenti, sia a livello di una pluralità di stati formalmente indipendenti, ma di fatto politicamente ed economicamente controllati da Mosca con il Comecon.
8
costa mediterranea dirimpetto all’Italia e nel Corno d'Africa, stava investendo in quegli
anni, in modo pervasivo e talora anche cruento, tutta l'Africa sub-sahariana. Questa
rivoluzione non risparmiava neppure i sistemi monetari, bancari e finanziari e
concretamente rischiava di sconvolgere e distruggere i già fragili apparati creditizi
offuscando irreparabilmente le pur non ottimistiche prospettive di sviluppo che si
delineavano per questi paesi a seguito e per effetto dell'acquisizione dell'indipendenza.
Durante il periodo coloniale avevano operato in Africa aziende di credito di varia
tipologia, più o meno collegate con i sistemi bancari del paese colonizzatore e
dipendenti dalle autorità coloniali. Si erano create banche coloniali o più semplicemente
si erano insediate sul suolo africano filiali di banche europee allo scopo di appagare le
esigenze di natura monetaria e creditizia dei possedimenti coloniali. Era naturale che ne
derivassero strutture finanziarie e creditizie inadeguate e, in un certo senso, squilibrate,
vale a dire volte soprattutto a soddisfare i bisogni delle amministrazioni coloniali, delle
imprese metropolitane e dei coloni europei insediatisi in Africa. E' tipico il caso delle
banche commerciali (expatriate banks) operanti quasi esclusivamente con la clientela di
origine europea e talora con quella asiatica e dedite in primo luogo al finanziamento
delle operazioni connesse al commercio internazionale e al trasferimento di capitali. La
clientela indigena era quindi spesso sacrificata, trascurata, quando non del tutto
ignorata, con l'eccezione di alcune casse di risparmio postali, dedite peraltro solo alla
raccolta di depositi, ma non anche alla concessione di prestiti e di servizi di pagamento
alla clientela (Mauri, 1972a).8
8In passato erano sorte casse di risparmio in alcuni paesi africani per iniziativa delle potenze coloniali, ma in molti casi erano successivamente scomparse. Ad esempio le casse di risparmio create nelle colonie della Germania non erano sopravvissute alla dissoluzione dell’impero coloniale tedesco. Anche Casse di risparmio spagnole e portoghesi avevano aperto sportelli nelle colonie africane dei rispettivi paesi, che tuttavia erano stati chiusi al momento della concessione dell’indipendenza. Nel 1950 poi era stata creata nei possedimenti coloniali belgi la Caisse d’Epargne du Congo belge et de Rwanda-Urundi grazie all’assistenza della Caisse Général d’Epargne et de Retraite de Belgique. Francia e Gran Bretagna avevano creato nei loro possedimenti coloniali africani delle Casse di risparmio postali (Mauri, 1988). Per quanto riguarda le colonie italiane, si deve ricordare la nascita di due casse di risparmio in Libia e precisamente della Cassa di Risparmio della Tripolitania, sorta nel 1923, e della Cassa di Risparmio della Cirenaica, nata a due anni di distanza. Questi due istituti fondendosi avevano dato vita nel 1935 alla Cassa di Risparmio di Libia che non sopravvisse alla perdita della colonia (Tuccimei, 1999). Ancor prima, e non a causa delle vicende belliche, era sparita la dipendenza di Mogadiscio della Cassa di Risparmio di Torino, creata nel 1932, alla quale era subentrata nel 1938 una filiale del Banco di Napoli (Mauri, 1967).
9
4. La mobilitazione del risparmio
Dell'Amore, sia sulla base di solidi studi economici in materia di risparmio e di
funzionamento dei sistemi finanziari sia a seguito di positive esperienze maturate in
Italia e in altri paesi, era un convinto assertore del ruolo importante svolto dalla finanza
e in particolare dalla mobilitazione del risparmio delle famiglie ai fini della promozione
e dell'accelerazione dello sviluppo economico e sociale di una collettività (Dell'Amore,
1962 e 1972; Mauri, 1996). Egli pensava inoltre che nelle prime fasi del processo di
sviluppo la presenza di istituzioni finanziarie idonee allo scopo, il cosiddetto circuito
indiretto (Mottura, 1991), risultasse maggiormente utile ai fini della mobilitazione del
risparmio rispetto a quella di mercati organizzati come le borse valori (Mauri e
Calamanti, 1982). Per inciso la necessità di promuovere la formazione e la
mobilitazione del risparmio nel Terzo Mondo al fine di stimolare la crescita
dell’economia era stata posta in luce oltre che da Dell’Amore anche da vari studiosi sin
dal primo decennio di sviluppo proclamato dalle Nazioni Unite9 ed era stata poi
ufficialmente ribadita nel documento programmatico concernente il secondo decennio
di sviluppo approvato dall'Assemblea Generale dell'ONU il 24 ottobre 1970.
5. La situazione del risparmio in Africa
Orbene in Africa, contrariamente all'opinione corrente a quel tempo non solo in Italia,
secondo la quale i redditi erano talmente bassi da non consentire la formazione di
risparmio privato in seno alle famiglie, opinione fondata essenzialmente
sull'osservazione delle statistiche sui redditi pro-capite nei vari paesi, il potenziale di
risparmio familiare (household savings), pur non essendo ovviamente elevato in valore
assoluto, non era affatto trascurabile. Tuttavia questo potenziale era sterile, poiché non
era in grado di contribuire efficacemente allo sviluppo dal momento che, di fatto, i
risparmi delle famiglie, quando non venivano investiti all’estero, giacevano in buona
9 Questo tema è stato anche oggetto di studio da parte di alcuni allievi di Giordano Dell’Amore soprattutto con riferimento al continente africano. V. in proposito Bertoni (1968), Mauri (1969), Masini (1970), Mottura (.1983). A livello internazionale si leggano gli studi di U Tun Wai (1976), di Corsepius (1988), di Fischer (1989) e di Mavrotas e Kelly (2001).
10
parte inutilizzati, incorporati in varie forme di tesoreggiamento, come metalli preziosi
(monili), valute forti, capi di bestiame improduttivi, ecc. (Mauri, 1972b e 1977).
Le cause di questa problematica situazione erano da ricercarsi non solo nelle tradizioni
secolari delle popolazioni, ancora imperanti soprattutto nelle aree rurali, ma anche
nell'assenza di idonee politiche del risparmio da parte dei pubblici poteri, nell'inflazione
e nelle carenze strutturali e funzionali riscontrabili nei sistemi bancari degli stati africani
(Dell’Amore, 1971; Alberici e Baravelli, 1973 e Mauri, 1983). Mancavano infatti in
molti paesi tipologie di istituti dediti sistematicamente alla raccolta del risparmio delle
famiglie, mentre nei pochi paesi in cui tale raccolta veniva effettuata da alcuni
organismi, come la già citata amministrazione postale, questi organismi non erano
autorizzati all'impiego autonomo dei fondi, che invece confluivano nelle casse dello
stato o venivano ancora investiti in titoli pubblici emessi e negoziati in Europa sulla
base di vecchie normative risalenti all'epoca coloniale, rimaste in vigore per inerzia
dopo il conseguimento dell'indipendenza nazionale. Aggiungasi che, contrariamente a
quanto avveniva nel mondo sviluppato, le articolazioni territoriali delle banche e degli
altri istituti dediti alla raccolta di risparmio erano concentrate nei principali centri urbani
mentre erano meno servite, e in certi paesi totalmente scoperte, le aree periferiche e
rurali (Mauri, 1969).
I sistemi bancari africani soffrivano inoltre in quegli anni di un altro non meno grave
problema che si era affacciato nella fase immediatamente successiva al conseguimento
dell'indipendenza nazionale. Ai funzionari coloniali, che abbandonavano i paesi africani
per fare definitivo ritorno in patria con le loro famiglie si aggiungevano dopo qualche
tempo anche i dipendenti bancari europei, soprattutto dopo che molti governi africani si
erano affrettati, o si accingevano, ad emanare provvedimenti di nazionalizzazione delle
aziende di credito.
Non abbandonavano la terra africana i dipendenti indigeni, ma questa scelta in un certo
senso obbligata non agevolava la risoluzione del problema. Si trattava infatti
generalmente di personale poco qualificato che svolgeva prevalentemente nelle banche
mansioni esecutive e subalterne e che, nella larghissima maggioranza dei casi, non era
assolutamente idoneo ad assumere compiti di direzione per mancanza di adeguata
11
formazione e di esperienza. L'emergenza veniva temporaneamente tamponata
reclutando con contratti a scadenza ed a retribuzioni elevate dirigenti bancari in
pensione in Europa occidentale, America settentrionale e India. Si creava
conseguentemente ai vertici degli istituti creditizi una situazione di precarietà,
determinata non solo dall'età di questi alti dirigenti, ma che dalla loro scarsa familiarità
con numerosi aspetti della vita locale che riguardavano i costumi, l'economia, il diritto,
la società e la cultura. Questa situazione di precarietà ai vertici, come si può
agevolmente comprendere, comportava non trascurabili rischi per i sistemi creditizi.
6. Le Casse di Risparmio, un modello esportabile
Una serie di studi sulla mobilitazione del risparmio ai fini dello sviluppo economico,
patrocinati in particolare dalla Commissione Economica per l’Africa delle Nazioni
Unite, avevano palesato la necessità di inserire nei sistemi bancari nazionali dei paesi
africani tipologie di istituzioni finanziarie idonee a questo scopo (Mottura, 1977).
Giordano Dell'Amore, nella veste di Presidente Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde e dell'Associazione di categoria italiana (ACRI) nonché successivamente
anche dell'ISBI (International Savings Banks Institute), organismo associativo mondiale
delle Casse di Risparmio, riteneva di potere e dovere fornire un prezioso e disinteressato
aiuto in questo campo ai paesi che affrontavano tali difficoltà. Come primo passo, egli si
era proposto di illustrare ai governi dei paesi del Terzo Mondo, e con priorità ai governi
dei paesi africani, il modello “cassa di risparmio”, una tipologia di istituzione bancaria
di natura pubblica, ma non statale, che poteva risultare assai utile, ai fini della
mobilitazione del risparmio, in quel momento in molti contesti, riscontrabili soprattutto
nella realtà africana (Mauri, 1972a). Egli poteva citare al riguardo, a supporto della sua
tesi, tutto un bagaglio di esperienze, maturate anche in Italia e che, con riferimento alla
regione lombarda, lo avevano visto anche come protagonista per un ventennio.10
Il passo successivo da compiere era quello di offrire concrete e disinteressate forme di
10 Si vedano al riguardo i 4 volumi di AAVV, La Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde nel
cinquantennio 1923-1972, Giuffré, Milano, 1973.
12
assistenza e di cooperazione in caso di una decisione positiva al riguardo da parte delle
autorità dei paesi in via di sviluppo. Un aiuto particolarmente prezioso poteva inoltre
essere fornito non solo alle Casse di risparmio, ma a tutte le tipologie di intermediari
finanziari, nel campo della formazione del personale, soprattutto riguardo alla
formazione dei quadri direttivi e intermedi nazionali destinati a sostituire quelli
stranieri.
7. I contatti iniziali con l'Africa
Ma di fronte a questo impegno per l'Africa qualcuno si chiedeva con giustificato
stupore, e forse talvolta non senza un pizzico di malizia, perché Dell'Amore, da adulto,
non avesse mai voluto ritornare a visitare il continente dove era nato e che sembrava
stargli particolarmente a cuore. In realtà questa considerazione era almeno imprecisa
poiché vi era stata una breve visita in terra africana, precisamente in Algeria. Nella
primavera del 1973 Dell'Amore si era recato ad Algeri dove, dopo essere stato
presentato al Capo dello stato algerino Houari Boumedienne dal Presidente della Caisse
Nationale d'Epargne et de Prévoyance, Tahar Imalhayene, aveva incontrato il Ministro
delle Finanze Maruh e alcuni fra i più importanti esponenti del mondo bancario
algerino. In precedenza, nel 1970, Dell'Amore aveva avuto uno storico incontro a
Milano nel Palazzo Diotti, sede della Prefettura in corso Monforte, con un altro ben più
noto e carismatico capo di stato africano, l'Imperatore d'Etiopia Hailé Selassié e con il
Ministro delle Finanze del Governo di Addis Abeba Mammo Tadesse. In questi due
importanti incontri, ai quali avevo avuto occasione di partecipare, Dell'Amore, sia in
Algeria sia in Italia, parlando in francese, lingua che padroneggiava come fosse
madrelingua, aveva illustrato l'aiuto che le casse di risparmio europee e in particolare le
casse italiane e la Cariplo erano in grado di offrire al fine di creare o riorganizzare e
potenziare istituti creditizi dediti alla mobilitazione del risparmio familiare nei paesi
africani. Resta tuttavia la costatazione che, a fronte di reiterati inviti a visite ufficiali in
Africa – ricordo particolarmente il caldo invito a essere suo ospite in Etiopia rivoltogli
verbalmente da Haile Selassié nell'incontro di Milano – Dell'Amore abbia sempre
cortesemente rifiutato adducendo a motivo i suoi numerosi e indilazionabili impegni.
13
8. Le prime iniziative a favore dei paesi africani: l'Etiopia
Dell'Amore, tuttavia, pur avendo rinunziato a visitare l'Africa, continuava a dedicarle
tempo e attenzione per seguirne gli sviluppi in tema di politica, economia e soprattutto
dei progetti di cooperazione in cui era coinvolta la Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde, progetti che in seguito sarebbero stati seguiti e coordinati da Finafrica. Mi
ricordo che, di ritorno dalle mie frequenti missioni in Africa, ero puntualmente
convocato dal Maestro nel suo ufficio alla Ca' de Sass in via Monte di Pietà per
ragguagliarlo sullo stato di avanzamento del progetto, sugli incontri avuti in loco, sulla
situazione generale politica, economica e finanziaria del paese visitato. Mi risulta che
anche altri colleghi suoi allievi erano convocati per i medesimi motivi al ritorno da
missioni di assistenza tecnica e di studio in paesi africani.
Particolarmente a cuore gli stavano i progetti concernenti le casse di risparmio
dell'Etiopia e della Somalia - che seguivo personalmente per sua decisione - dati il
legame storico di questi due paesi con l'Italia e la permanenza di significative comunità
italiane sul loro territorio. In quegli anni mi recavo più frequentemente in Etiopia non
solo per motivi di studio, ma anche per prestare assistenza tecnica. Ma in primo luogo la
mia presenza era richiesta per la partecipazione alle riunioni del Board of Directors
della Cassa di risparmio nazionale di cui ero membro,11 nominato nel 1970 dal
Ministero delle Finanze etiopico su indicazione del Capo dello Stato, che avevo già
incontrato alcune volte. Ricordo in particolare l’incontro in Addis Abeba nel febbraio
1968 quando ero stato convocato, su mia richiesta, al Grand Palace imperiale.12
Durante il colloquio avevo avuto modo di illustrare a Hailè Selassiè il pensiero di
Dell’Amore sul ruolo del risparmio familiare nella promozione dello sviluppo e di
presentare l’offerta di cooperazione da parte della Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde in relazione ad un progetto per l’introduzione in Etiopia del modello “cassa
di risparmio”. In realtà già negli anni precedenti avevo visitato l'Etiopia sia per tenere
un corso di lezioni di Economia delle aziende di credito all'Università dell'Asmara13 nel
11 L’autore era l’unico cittadino italiano a ricoprire la carica di consigliere di amministrazione di un’impresa
pubblica etiopica. 12 La notizia apparve in prima pagina del principale quotidiano etiopico (The Ethiopian Herald, 3 febbraio
1968). 13 In quegli anni l'Eritrea, di cui Asmara era capoluogo, faceva parte dell'Impero d'Etiopia.
14
1964 sia per le ricerche che dovevano sfociare nella preparazione di una monografia
dedicata al sistema bancario etiopico,14 un argomento di studio che mi era stato
suggerito dallo stesso Dell'Amore e che avevo accettato con piacere, dato il mio
interesse per i paesi in via di sviluppo e in particolare per l'Africa. La preparazione delle
monografia citata mi aveva richiesto una serie di incontri con esponenti di rilievo del
mondo bancario e finanziario etiopico15 e la raccolta di un'adeguata documentazione
economica, legislativa, organizzativa e statistica sulla tematica oggetto di studio. A
pubblicazione avvenuta, mi ero premurato di dare in omaggio una copia con rilegatura
speciale all’Imperatore.16
Mantenni la carica presso la Cassa di risparmio etiopica per un quinquennio, anche
dopo che, a seguito della rivoluzione, Hailé Selassié era stato deposto ed era deceduto in
circostanze drammatiche mai chiarite e il Ministro delle Finanze Mammo Tadesse
trucidato il 23 novembre 1974 insieme agli altri ministri dei due governi che si erano
succeduti nella prima metà degli anni '70 (governi presieduti rispettivamente da Aklilu
Habte Wold e da Endelkachew Makonnen) e ad alcuni alti ufficiali dell'esercito
(Spencer, 2006).
Arrivato ad Addis Abeba avevo scoperto con sorpresa che membri etiopici del Board of
Directors e della Direzione della Cassa erano stati rimpiazzati da tecnici di fiducia del
nuovo regime, che il Direttore Generale era stato arrestato ed era deceduto in carcere e
che la medesima sorte era toccata anche ad altri dipendenti. Nel 1976 sarebbe stato
14 Cfr.(Mauri, 1967). 15 Fra le persone incontrate ai vertici degli istituti si devo ricordano: Menasse Lemma. Governatore della
National Bank of Ethiopia, la banca centrale del paese, Taffara Deguefé Direttore generale della Commercial Bank of Ethiopia, la banca commerciale statale, e i vertici della Development Bank of Ethiopia e dell'Ethiopian Investment Corporation, Particolarmente fruttuosi per la ricerca furono gli incontri con Brian Oliver, un esperto bancario britannico che si era trasferito in Etiopia alla metà degli anni '50 e che aveva lavorato presso la State Bank of Ethiopia sino al momento della sua scissione in due diversi istituti nel 1963 quando era stata scelta la struttura a due livelli per il sistema bancario. Successivamente, al momento dell’incontro, egli era Direttore generale dell'Ethiopian Investment Corporation. Con l'ascesa al potere del dittatore Menghistu, Oliver passò alla Banca centrale del Kenya e infine divenne Governatore della Banca Centrale dello Swaziland (Oliver, 1979).
16 Si legge in una lettera inviata dal Ministro della Corte imperiale Tafarra Worq Kidane Wold : “Dear Prof. Mauri, I have been directed to acknowledge receipt of your book “Il mercato del Credito in Etiopia”, wich you presented to His Imperial Majesty. Your book in the field of development of banking and credit in Ethiopia makes a valuable contribution to economic literature in our country especially because it is based on original research and personal contacts. I wish to compliment you on thr contents of your book and I am pleased to express our appreciation for your continuing interest in the growth of Ethiopia savings banking” Sul personaggio Tafarra Worq Kidane Wold si legga il volume di Spencer (2006).
15
incarcerato anche Taffara Deguefé, già Presidente della Cassa di risparmio etiopica che
nel frattempo era stato nominato Governatore della National Bank of Ethiopia, la banca
centrale del paese (Deguefé, 2003). Alla fine del mandato non fui rinnovato nella carica,
ma continuai a prestare assistenza in veste di consulente su richiesta della nuova
governance della Cassa di risparmio etiopica e in particolare del nuovo Direttore
Generale Getachew Yifru, mentre il Governatore della banca centrale mi aveva chiesto
di collaborare alla preparazione della riforma monetaria e bancaria del paese
(Proclamation to provide for the reform of the monetary and banking system).
Ricordo che, dopo lo scoppio della rivoluzione e la cruenta presa del potere in Addis
Abeba da parte del Derg (Governo Militare Provvisorio), il Maestro non aveva saputo
celare la propria commozione nell'apprendere la triste notizia delle esecuzioni e delle
carcerazioni di persone che aveva incontrato a Milano. Mi aveva detto in tono
pensieroso di essere preoccupato per me aggiungendo che forse era imprudente
continuare a visitare l'Etiopia e che questi suoi timori erano condivisi dal Vice
Presidente Reno Ferrara e da Luigi Falaguerra, Direttore Generale della Cariplo.
Quest'ultimo, a dire il vero, sin da quando mi era stata offerta la carica di consigliere di
amministrazione dell'istituto creditizio etiopico mi aveva prospettato i possibili rischi
che si correvano assumendo cariche di questo tipo in un paese africano suggerendomi di
trovare un ragionevole pretesto per rifiutare la nomina senza urtare la suscettibilità delle
autorità etiopiche. Da parte mia cercavo di dissipare queste preoccupazioni riferendo
che gli arresti, le esecuzioni e le sostituzioni in seno al Consiglio di Amministrazione
della Cassa di risparmio nulla avevano a che vedere con la gestione dell'istituto, ma
erano le conseguenze di una cruenta lotta di potere in corso in Addis Abeba, una
competizione che aveva comportato in un primo tempo l'eliminazione fisica di
personaggi importanti del passato regime. Si trattava di persone appartenenti
all'aristocrazia di etnia amhara e di tecnocrati di fiducia dell'Imperatore formatisi nelle
prestigiose università nordamericane e britanniche e in non pochi casi coniugati con
donne europee o americane conosciute nei periodi di studio all'estero.17 In un tempo
17 Negli anni '50 nelle università canadesi e statunitensi studiavano 62 borsisti etiopici sulla base di questo
programma voluto fortemente da Haile Selassiè (Deguefé, 2006). In merito alla politica seguita dall’Imperatore nello sforzo di modernizzazione del paese anche mediante l’assegnazione borse di studio ai giovani più meritevoli per continuare gli studi all’estero si leggano anche i lavori di Hess (1970), Gilkes (1975) e di Marcus (1994).
16
successivo era stata la volta di spietate lotte di potere fra militari esponenti di fazioni
antagoniste in seno allo stesso Derg. Alla fine da questo bagno di sangue era uscito
vincitore incontrastato il colonnello Menghistu Haile Mariam, di etnia oromo, che aveva
stretto legami di collaborazione politica, economica e militare con l'Unione Sovietica e
che si proponeva di gettare le basi per la transizione dell'Etiopia verso un'economia
socialista (Korn, 1986).
Continuavo a tranquillizzare il Maestro sostenendo che non ritenevo di correre rischi
particolari in quella fase burrascosa e triste della storia di questo travagliato paese dal
momento che la Cassa di risparmio etiopica non solo non era mai stata sotto inchiesta,
ma veniva ad assumere un ruolo importante nella ristrutturazione del sistema bancario
voluta dal nuovo regime. La prospettata riforma, che avevo discusso con le autorità
etiopiche, e che avrei studiato in un periodo successivo assieme alla mia indimenticabile
allieva, prematuramente scomparsa, Clara Caselli (Mauri e Caselli, 1986), contemplava
infatti la nazionalizzazione delle banche straniere presenti in Etiopia combinata con una
politica di concentrazione degli istituti creditizi e di un'espansione dei servizi offerti alla
popolazione del paese, compresa quella delle aree rurali. Del resto, sin dal primo anno
dopo la nomina, per suggerimento dello stesso Dell'Amore, mi ero sempre astenuto
dall'esprimere giudizi su problemi di politica interna ed internazionale del paese nei
colloqui con esponenti del mondo finanziario etiopico. Inoltre l'Ambasciata italiana, da
me consultata in proposito, mi aveva rassicurato raccomandando unicamente prudenza
nei contatti con cittadini etiopici nonché lo scrupoloso rispetto della normativa valutaria
sia in entrata sia in uscita dal paese e informandomi che il governo rivoluzionario
contava sulla continuazione degli importanti aiuti concessi dall'Italia. Infine il Ministro
delle Finanze conosceva bene e apprezzava l'opera svolta dalla Cariplo nel campo della
formazione del personale bancario africano.
9. La creazione di Finafrica
Ritorniamo ora a seguire la maturazione nel tempo delle attività svolte e dei progetti
portati avanti da Giordano Dell'Amore a favore dell'Africa e più in generale dei paesi
17
del Terzo Mondo. Già nel 1967, con la creazione del “Centro per il credito agrario nei
paesi in via di sviluppo” in seno al Servizio studi e statistica (Mauri, De Simoni e
Carcano, 1972) la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde sotto la sua tenace
spinta aveva dato vita a tutta una serie di iniziative riguardanti il Terzo Mondo e in
particolare l’aiuto all'Africa rivolto in concreto alle istituzioni creditizie di questo
continente. Si ricorda in particolare il “Corso di specializzazione in economia bancaria
per la formazione di quadri medi e direttivi dei paesi africani”, coordinato da Claudio
Demattè, che si svolgeva presso l’Università Bocconi. Tutte queste iniziative facevano
capo principalmente al Servizio studi e statistica, ma comportavano anche il
coinvolgimento di enti esterni, come la citata Università Bocconi, e di diverse
articolazioni dell'organizzazione della banca. Non sempre queste iniziative erano
adeguatamente coordinate fra loro dato che i vari responsabili, dipendenti dell'Istituto o
docenti universitari, riferivano direttamente al Presidente Dell'Amore. L'attività di
assistenza a favore dell'Africa doveva ricevere un forte impulso e compiere un vero e
proprio salto di qualità con la creazione di Finafrica, un’istituzione che accentrava tutte
le attività di formazione, di ricerca e di cooperazione in genere riguardanti
l’intermediazione finanziaria e la mobilitazione del risparmio in questo continente
(Villa, 1978).
L'annuncio dell'imminente creazione di un Centro per l'assistenza finanziaria ai paesi
africani (Finafrica), ricorrendo il centocinquantenario della cassa lombarda, era stato
dato nel marzo del 1971 dallo stesso Presidente Dell'Amore in occasione dell'apertura
dei lavori della “Conferenza sulla mobilitazione del risparmio nei paesi africani”
organizzata a Milano sotto l'egida dell'Istituto Internazionale delle Casse di Risparmio
di Ginevra. Conferenza alla quale partecipavano 15 ministri africani preposti a vari
dicasteri economici, esponenti del mondo bancario e finanziario di 38 paesi del
continente africano fra i quali 5 governatori di banche centrali, insieme a rappresentanti
di Casse di Risparmio di diversi paesi europei ed extraeuropei, a rappresentanti di
organizzazioni internazionali e a economisti provenienti da università italiane e straniere
fra i quali Jan Tinbergen, premio Nobel per l'economia nel 1969.18 La notizia del
18 In occasione del ricevimento dei partecipanti a Palazzo Marino, in risposta al saluto di benvenuto del
sindaco di Milano, Aldo Aniasi, prese la parola in rappresentanza degli ospiti africani, Tahar Imalhayene, Presidente della Caisse Nationale d'Epargne et de Prévoyance algerina. Imalhayene, ricordò nel suo
18
progetto Finafrica, come diretta emanazione della Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde venne accolta con grande interesse dai partecipanti alla conferenza dal
momento che molte delle relazioni presentate evidenziavano gravi carenze nei processi
di mobilitazione del risparmio in Africa e la necessità di assistenza da parte dei paesi
sviluppati soprattutto nel campo della formazione del personale bancario.19 Gli scopi
dell'iniziativa erano sostanzialmente in linea con le finalità istituzionali della cassa
lombarda anche se, nella fattispecie, l'azione di solidarietà si sarebbe rivolta ad un
ambito internazionale anziché a quello tradizionale circoscritto alla regione lombarda.
10. La sede e la struttura organizzativa di Finafrica
Finafrica ebbe sede a Milano (via San Vigilio 10) in un complesso immobiliare
progettato dall'architetto Marco Zanuso, in collaborazione con la Direzione tecnica della
Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde e in base ai desideri dello stesso
Dell'Amore che si manteneva in stretto contatto con i progettisti. Il complesso
immobiliare progettato da Zanuso (costruito su un'area di circa 23.000 mq. messa a
disposizione dal Comune di Milano) e tuttora esistente, consta di un edificio che si
estende su 2.300 mq. L'edificio, composto da tre piani fuori terra, ospita alcune aule, fra
le quali un'aula magna ad anfiteatro, sale riunioni, una foresteria, 110 camere, dotate
tutte di servizi, una biblioteca, un'infermeria e alcuni uffici (Ruozi, 1973). La restante
superficie destinata a verde è dotata di impianti sportivi e per il tempo libero. Per inciso
posso aggiungere che dopo 30 anni Finafrica, per decisione del Comune di Milano,
dovette lasciar libero il complesso immobiliare dove aveva sede che fu contestualmente
destinato ad ospitare il Collegio di Milano, un campus inter-universitario, ancor oggi
operante, che accoglie studenti dei sette atenei milanesi. Con il passaggio alla nuova
discorso (preparato in collaborazione con l’autore) la partecipazione del primo cittadino milanese alla resistenza e il contributo di sangue offerto dagli zuavi algerini per la liberazione di Milano durante la seconda guerra di indipendenza. I nomi dei caduti algerini appaiono alla base del monumento equestre dedicato dai milanesi a Napoleone III, opera dello scultore Francesco Barzaghi che oggi si erge al Parco Sempione.
19 Fra le relazioni presentate al convegno si ricordano da parte italiana quelle di Giordano Dell'Amore, del Sottosegretario agli esteri Mario Pedini e degli allievi di Dell'Amore, Arnaldo Mauri, Paolo Mottura e Roberto Ruozi. Fra gli stranieri, oltre al già citato Jan Tinbergen, il Direttore dell'ISBI Erwin Sinnwell.
19
gestione non si è avuta più notizia della targa dedicata a Giordano Dell'Amore, collocata
nell'atrio dell'edificio a ricordo del suo fondamentale contributo nell'ideazione del
progetto Finafrica e del suo decisivo impegno per la realizzazione dell'opera.
Dell'Amore aveva voluto che Finafrica articolasse la propria attività istituzionale in tre
direzioni: (1) formazione, (2) assistenza tecnica, (3) ricerca, pubblicazioni e
documentazione (Villa, 1978). Questi tre filoni di interessi e di attività riguardanti il
progetto Finafrica dovevano trovare una certa corrispondenza sul piano della struttura
organizzativa dell'istituzione. Egli mi aveva inoltre lusingato comunicandomi che per lo
sviluppo e la guida dell’intero progetto, che gli stava particolarmente a cuore, faceva
soprattutto affidamento su di me, conoscendo il mio entusiasmo per l'iniziativa ed
apprezzando il mio interesse di studioso per i paesi in via di sviluppo e in primis per il
continente africano.
11. L'attività di Finafrica
Quanto previsto dal progetto Finafrica venne puntualmente realizzato con la fattiva ed
entusiastica partecipazione di alcuni allievi di Dell'Amore,20 ai quali si sarebbero
aggiunti altri studiosi, spesso appartenenti alla seconda generazione della stessa scuola,
negli anni successivi e con la preziosa e non meno appassionata collaborazione di
funzionari e impiegati della Cariplo, alcuni dei quali stabilmente distaccati presso la
sede di via San Vigilio. Fra gli allievi e i docenti che hanno ricoperto incarichi in
Finafrica a fianco dei quali ho lavorato in alcuni casi per molti anni, e che hanno dato
anch’essi contributi significativi per lo sviluppo dell’istituzione, debbo ricordare in
ordine alfabetico Sergio Bortolani, Oscar Garavello, Mario Masini, Paolo Mottura,
Roberto Ruozi e Laura Viganò. Fra i dipendenti della Cariplo e le persone che avevano
svolto in precedenza attività nella banca si devono ricordare Felice Tambussi, dedicatosi
20 Da ricordare che Dell'Amore, come caposcuola, sceglieva i suoi allievi fra i laureati della Bocconi con
grande rigore intellettuale e morale, ma quando la bontà della sua scelta trovava conferma sia sul piano scientifico che su quello comportamentale egli accordava al nuovo discepolo piena fiducia ed affetto e la sua totale disponibilità a fornirgli un sostegno non solo sul piano scientifico, ma anche su quello economico nello sviluppo della sua carriera accademica.
20
con passione a Finafrica per un lungo arco di tempo, Emilio Jazzetti, Giuseppe Mineo,
responsabile amministrativo, Giuseppe Villa, già membro della Commissione Centrale
di Beneficenza della Cariplo, che per anni ricoprì la carica di Segretario generale della
Fondazione Finafrica,21 e in primo luogo Camillo Ferrari, Vice Presidente della Cariplo,
che assunse la carica di Presidente di Finafrica in un momento critico dopo il ritiro di
Dell'Amore continuando con entusiasmo ed impegno l'opera del suo illustre
predecessore.22 E poi un ricordo di Giovanni Ancarani, Presidente di Cariplo S.pA. che,
dopo le presidenze di Angelo Caloia e Angelo Miglietta, guidò con determinazione la
Fondazione in una fase delicata, verso la fine degli anni ’90, quando iniziavano ad
apparire le prime nubi all’orizzonte. Infine non si può dimenticare il grande impegno del
già citato Mario Masini che in veste di Presidente, dopo aver rilanciato l’attività della
Fondazione, ha avuto la sfortuna di assistere impotente al suo drastico e imprevedibile
ridimensionamento in termini di risorse, di spazi e conseguentemente di attività. Anche i
vertici della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde succeduti a Dell'Amore, e
precisamente Reno Ferrara, Antonio Confalonieri e Roberto Mazzotta non fecero mai
mancare il loro convinto supporto a questa iniziativa prestigiosa che giudicavano utile
sotto molti aspetti anche per la banca che la sponsorizzava. Colgo l'occasione della
presenza del Presidente Mazzotta a questa tavola rotonda per ringraziarlo dell'aiuto
fornito costantemente ed efficacemente a Finafrica durante il periodo della sua
presidenza alla Ca de Sass.
La formazione, considerata sin dalla fase di progettazione come un’attività
fondamentale di promozione dello sviluppo dell’intermediazione finanziaria (Bortolani,
1977), era rivolta inizialmente ai soli quadri bancari africani, in un secondo tempo fu
estesa ad altri paesi in via di sviluppo e a paesi emergenti dell'Asia, dell'America latina
e dell'Oceania con particolare attenzione e impegno per la Cina, cui vennero dedicati
21 Nel periodo precedente, la posizione di Villa era stata tenuta informalmente prima da Roberto Ruozi e
poi da Arnaldo Mauri. 22 Fra coloro che hanno collaborato con Finafrica per periodi più limitati, frequentemente collegati
all’organizzazione della didattica o a specifici progetti di assistenza tecnica o di ricerca, si ricordano: Adalberto Alberici, Sergio Alessandrini, Luciano Bonomo, Fernando Buffoni, Andrea Calamanti, Clara Caselli, Franco Conzato, Rocco Corigliano, Enrico Cotta Ramusino, Marco Di Antonio, Gianni Mazzamuto. Paolo Melucci, Rocco Nardolilli, Vincenzo Nesci, Antonio Pin, Gianmario Raggetti, Giorgio Ragazzi, Carlo Romairone, Bruno Rossignoli, Davide Stefanini, Mario Valletta, Paolo Vitali, Domenico Zaio. Fra i dipendenti si ricordano, sempre in ordine alfabetico, Paolo Baretta,, Mauro Grechi, Aurelio Gregotti, Carlo e Mirella Pizzarelli, Kofi Simpson.
21
programmi e corsi specifici confezionati allo scopo. Infine, dopo la caduta del muro di
Berlino, sempre con riferimento ad economie in transizione, furono organizzati corsi ad
hoc per tutti i paesi dell'Europa orientale o per singoli paesi a seguito di specifici
accordi stipulati con i loro governi (Albania. Lituania, Moldavia, Russia, Ucraina). Le
lingue usate nella didattica erano l'inglese, in prevalenza, e il francese, ma per tutti gli
studenti erano previsti inizialmente corsi intensivi di lingua italiana al fine di agevolare i
contatti con il paese ospitante e di stabilire rapporti più duraturi. Il corpo docente era
composto in gran parte da professori italiani appartenenti agli atenei milanesi
(Università Bocconi, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di
Milano), alle università di Bergamo, Pavia, Brescia, Genova, Torino, Verona e di altri
atenei italiani. Fra i docenti stranieri figuravano professori americani, francesi e inglesi,
ma si possono ricordare anche docenti provenienti da altri paesi (Australia, Belgio,
Canada, Grecia, Olanda).
Per quanto riguarda invece la tipologia degli studi, vi erano corsi annuali di
specializzazione bancaria e corsi master in “Banking and Finance for Development”. Da
notare che per i corsi di specializzazione bancaria, al termine delle lezioni erano previsti
periodi di tirocinio pratico presso gli uffici della Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde, della Sezione di credito agrario e dell’Istituto di credito per il finanziamento
a medio termine delle medie e piccole imprese della Lombardia. Si aggiungevano poi
corsi e seminari su temi specifici che potevano durare da una settimana a pochi mesi. La
struttura e i contenuti dei corsi, nei primi anni di attività di Finafrica, erano esaminati e
valutati personalmente da Dell'Amore che partecipava anche alla scelta dei docenti. Gli
studenti beneficiavano inoltre di lezioni e conferenze tenute occasionalmente da
visitatori di Finafrica fra i quali ricordiamo Guido Carli, Lamberto Dini, Mario Draghi,
Ugo La Malfa, Siro Lombardini, Tommaso Padoa Schioppa, Mario Pedini, Paolo
Savona, Michel Camdessus, il Governatore della Banca centrale cinese Li Guixan, poi
nominato Ministro delle Finanze della Cina, Dimitri Germidis, Governatore della
National Bank of Greece, numerosi alti funzionari di organismi internazionali e
economisti di università italiane e straniere. Fra questi ultimi ricordiamo Mario Arcelli,
Hyman P. Minsky, Paul Craigh Roberts, Alberto Quadrio Curzio, Peter J. Drake,
Leonard Bauer, Fabrizio Onida, Bela Balassa, Fabio Gobbo, Jean Paul Fitoussi,
22
Francesco Brioschi, Pippo Ranci, Goran Ohlin, Robert W. Bacon, Michele Fratianni.
Richard L. Meyer, Carlo Secchi, Marco Onado, Pan A. Yotopoulos, J. D. Von Pischke,
Douglas Graham, Carlos Cuevas, Dario Velo, Antonio Borghesi, Giorgio Barba
Navaretti, S. Griffith-Jones.
Complessivamente hanno seguito i corsi di Finafrica circa 3.500 studenti provenienti da
122 paesi di cinque continenti. Questi studenti in gran parte usufruivano di borse di
studio concesse soprattutto dal Ministero degli affari esteri italiano e poi da organismi
internazionali o dai governi e istituzioni finanziarie dei loro paesi. Si trattava, nella
stragrande maggioranza dei casi, di persone che già lavoravano in banca o in altre
tipologie di intermediari finanziari e in qualche caso di funzionari ministeriali
(Bortolani, 1977). E infine parlando dell'attività di formazione si deve ricordare Paola
Bua che per anni svolse compiti organizzativi e di assistenza ai borsisti in questo settore
di Finafrica.
Molti ex allievi di Finafrica, soprattutto fra coloro che avevano conseguito il master in
“Banking and Finance for Development”, hanno poi fatto carriera: fra loro si possono
annoverare due Executive Director del Fondo Monetario Internazionale, alcuni ministri
africani, governatori di banche centrali, alti dirigenti bancari e funzionari di organismi
internazionali.23 Fra gli studenti diventati dirigenti del mondo bancario africano e
asiatico un Direttore Generale della Banca Popolare Cinese, la banca centrale della
Cina, che aveva conseguito il master nell'anno accademico 1985-1986 e della cui tesi
ero stato il relatore. Alcuni dei borsisti di Finafrica si sono invece appassionati agli studi
nelle discipline economiche e finanziarie e negli anni successivi hanno intrapreso la
carriera accademica insegnando e facendo ricerca presso università africane, europee e
americane. Alcuni di loro sono ancora oggi in piena attività didattica e di ricerca inseriti
nel mondo universitario.
23 V. “Finafrica: cooperazione internazionale” (1981).
23
12. L'assistenza tecnica
Un secondo filone di attività di Finafrica riguardava gli interventi di assistenza tecnica a
favore prevalentemente di istituzioni finanziarie africane. L'assistenza era prestata sia
per la creazione di nuovi istituti dediti alla mobilitazione del risparmio familiare sia per
la riorganizzazione e il potenziamento di istituti già in essere che in precedenza si
occupavano solo della raccolta di depositi astenendosi dal concedere prestiti alla loro
clientela. In alcuni casi poi l'assistenza concerneva il riordino dell'assetto dell'intero
sistema bancario o il rinnovamento della legislazione bancaria.
Per i progetti di assistenza, che erano preceduti da ricerche di base e da studi di
fattibilità, Finafrica si avvaleva delle proprie risorse e, quando necessario, ricorreva alla
consulenza di esperti esterni. Si poteva contare poi anche sulla Cassa di Risparmio delle
Provincie Lombarde e su altre Casse di risparmio italiane coordinate dall'ACRI, sempre
disponibili a dare una mano quando a chiederla era il professor Dell'Amore in persona. I
progetti di assistenza più importanti, concernenti la nascita di Casse di risparmio o la
trasformazione di banche esistenti in istituti dediti alla raccolta del risparmio delle
famiglie e all'impiego autonomo dei fondi hanno riguardato quattro stati africani:
l'Etiopia, il Ghana, la Somalia e il Sudan.
12.1. Etiopia
In Etiopia, grazie all'assistenza tecnica prestata dapprima dalla Cassa di Risparmio delle
Provincie Lombarde e successivamente proseguita da Finafrica, era sorta, come
filiazione della Commercial Bank of Ethiopia, banca commerciale di Stato, agli inizi
degli anni '70 la Savings and Mortgage Corporation of Ethiopia (Mauri, 1972 a).
Questo istituto assumerà nel 1975 la nuova denominazione di Housing and Savings
Bank dopo aver assorbito l'ISHOPA (Imperial Savings and Home Ownership Public
Association), che aveva come modello di riferimento le Savings and Loan Association
americane. La cassa di risparmio etiopica aveva come obiettivo la promozione del
risparmio delle famiglie e il finanziamento dell'edilizia abitativa concedendo prestiti a
lungo termine per la costruzione e l'acquisto di abitazioni da parte delle famiglie e
promuovendo la creazione di cooperative edilizie. L'istituto erogava anche prestiti a
24
medio e breve termine per le riparazioni e le ristrutturazioni di abitazioni.
L'articolazione territoriale, inizialmente limitata alla capitale Addis Abeba, si era poi
gradualmente estesa a tutto il paese. Nel 1972 fu inaugurata la nuova sede con la
presenza dell'Imperatore e del Presidente della Liberia William Tolbert. Alla cerimonia
era presente Reno Ferrara, Vice Presidente della Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde, in sostituzione di Dell'Amore che aveva ricevuto un invito ufficiale da parte
delle autorità etiopiche. Durante la cerimonia aveva preso la parola il Presidente della
Cassa etiopica per dare il benvenuto ai due capi di stato presenti e agli illustri invitati e
concludendo il suo intervento:
“in view of the close relationship the Corporation mantain with Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde of Milan, we are very pleased to welcome at the inauguration professor Reno Ferrara, Vice President of Cassa di Risparmio and professor Arnaldo Mauri representing the International Savings Banks Institute. We express our appreciation to Professor Giordano Dell'Amore, President of Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, for the continued collaboration and assistance to our Corporation”.
A poche settimane di distanza dall'inaugurazione, la sede della Cassa etiopica fu
visitata da un capo di stato europeo, Re Baldovino del Belgio, ospite ufficiale in Etiopia
dell'imperatore Hailé Selassié. Questo istituto bancario etiopico è oggi ancora operativo
nel settore del finanziamento dell’edilizia sotto il nome di Construction and Business
Bank, ma è interessante ricordare che, dopo il distacco dell'Eritrea dall'Etiopia e la
proclamazione dell'indipendenza di questo nuovo stato africano, l'importante filiale di
Asmara si è trasformata in una nuova banca indipendente, mantenendo la
specializzazione nella mobilitazione del risparmio delle famiglie concessione di prestiti
immobiliari e assumendo il nome di Housing and Commercial Bank of Eritrea.
12. 2. La Somalia
Un secondo progetto di assistenza tecnica riguardava un altro paese del Corno d'Africa,
la Somalia. A seguito di un accordo stipulato il 4 marzo 1971 a Roma fra il governo di
Mogadiscio, rappresentato dall'Ambasciatore somalo, e l'ACRI, rappresentata da
Giordano dell'Amore, e alla presenza dell'on. Mario Pedini, Sottosegretario agli Affari
25
esteri, del Governatore della Banca d'Italia Guido Carli e di alti dirigenti di alcune
importanti Casse di risparmio italiane e della banca centrale somala veniva concordato
un programma di assistenza tecnica a favore della Cassa di Risparmio e Credito della
Somalia, istituto sorto a seguito dello scorporo del Settore commerciale della Banca
Nazionale Somala, cui si aggiungeva la filiale autonoma in Somalia della Banque de
Port Said, colpita da un provvedimento di nazionalizzazione (Legge 7 maggio 1970).
Tutta l'operazione era stata seguita da me, come nel caso dell’Etiopia, dapprima per
conto della Cassa di Risparmio lombarda e poi di Finafrica. Si trattava di un intervento
di assistenza tecnica programmato in cooperazione con la Banca Nazionale Somala e
con il Ministero delle Finanze somalo sotto la supervisione dell'Ambasciata italiana a
Mogadiscio e seguita con interesse dalla Banca d'Italia, che negli anni precedenti aveva
fornito assistenza tecnica alla banca centrale locale e lo stesso Direttore Generale
distaccando a Mogadiscio il suo dirigente Giuseppe Morasca. Da questa operazione
nasceva la Cassa di Risparmio e Credito della Somalia (Somali Savings and Credit
Bank) che, avvalendosi dell'assistenza tecnica di funzionari delle casse italiane, e sotto
la capace guida del Direttore Generale Sherif Zen Abo Imanchio (persona segnalata dal
citato Giuseppe Morasca) era destinata a diventare la principale banca di deposito della
Somalia e, in seguito, nel 1975, l'unica banca del paese con il nome di Commercial and
Savings Bank of Somalia. La nuova banca, che operava come una cassa di risparmio
italiana, disponeva sin dall'inizio di una rete di sportelli (negli anni '80 sarebbero stati
38) distribuita in modo da coprire l’intero territorio nazionale e anche di una Sezione
autonoma per il credito edilizio (Di Carlo, 1974), creata grazie alla collaborazione
dell'ex Direttore del Credito Fondiario della Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde, avv. Gaetano Di Carlo, persona sulla cui competenza in materia Dell'Amore
riponeva grande fiducia.
12. 3. Il Sudan
Il terzo progetto di assistenza tecnica gestito da Finafrica era localizzato in Sudan. I
primi contatti erano stati presi nel 1970,24 ma si arrivò alla stipulazione di un accordo a
24 In occasione di un viaggio in Sudan l’autore aveva incontrato a Khartoum il Governatore della banca
centrale sudanese Abdelrahin Mayrghani.
26
pochi anni di distanza firmato rispettivamente dall’ACRI, presieduta da Dell’Amore, e
dalla Bank of Sudan, la banca centrale sudanese. Oggetto degli accordi era l'assistenza
tecnica e l'aiuto da fornire per la creazione di una cassa di risparmio, la Sudanese
Savings Bank, la cui sede centrale sarebbe stata localizzata a Wad Medani, il centro
agricolo più importante del Sudan, capoluogo di Gezira, una fertile regione con buone
disponibilità idriche per l’irrigazione essendo racchiusa fra Nilo Bianco e Nilo Azzurro.
Questa regione era interessata a una serie di progetti di valorizzazione agricola che
attraevano investimenti di capitali provenienti dalla penisola arabica, un’area ricca di
risorse petrolifere, ma caratterizzata da una produzione agricola insufficiente a
soddisfare le necessità della popolazione (Mottura, 1978). Il capitale della Cassa di
Risparmio sudanese era inizialmente fornito dalla Banca centrale sudanese. La
Sudanese Savings Bank fu ufficialmente inaugurata nell’ottobre del 1974 ed iniziò ad
operare nel dicembre del medesimo anno. La nascita di questa banca, che beneficiava
dell’assistenza di Finafrica coordinata dal professor Paolo Mottura, era stata preceduta
da una campagna promozionale indirizzata alla futura clientela, in gran parte
rappresentata da persone che in precedenza non avevano mai operato in banca. La
mobilitazione del risparmio, nel caso della cassa sudanese, era essenzialmente destinata
al finanziamento dell'agricoltura, date le caratteristiche prevalentemente agricole della
regione in cui l'istituto operava (Mauri e Mottura, 1979). E' interessante ricordare che,
grazie anche all'assistenza di tecnici italiani, venne realizzata a latere dell'articolazione
territoriale fissa, una rete di mobile banking ad apertura periodica, utilizzando veicoli
opportunamente equipaggiati (Melucci, 1976).
Nel 1996 la Cassa di risparmio sudanese ha mutato il proprio nome in Savings and
Social Development Bank e ha ricevuto un ulteriore impulso con l'ampliamento della
rete di sportelli, diffusa oggi su tutto il territorio nazionale (32 agenzie e 6 sub-agenzie).
Un'articolazione di sportelli destinata alla raccolta capillare del risparmio e alla
concessione di prestiti anche di modesto importo unitario con finalità prevalentemente
produttive. Gli utili conseguiti sono destinati, per disposizione dello statuto, ad
iniziative finalizzate a promuovere il microcredito e a combattere la povertà. Le
operazioni della banca sono effettuate nel rispetto della legge islamica.
27
12. 4. Il Ghana
Infine un quarto progetto gestito da Finafrica riguardava un paese dell’Africa
occidentale che si affaccia sulla costa atlantica. Prima dell’indipendenza, ottenuta il 6
marzo 1957, il Ghana era una colonia britannica denominata Costa d’Oro. La Cassa di
Risparmio postale era stata creata dall’Amministrazione coloniale britannica nel 1888
ed era rimasta in vita anche dopo l’acquisizione dell’indipendenza, ma palesava un
inarrestabile declino a causa di carenze sia di tipo strutturale che funzionale e
manageriale. Il Governo di Accra, nel 1971 aveva deciso di intervenire per riformare la
Ghana Savings Bank e assegnarle un ruolo importante all’interno del sistema bancario
del paese, in particolare con l’obiettivo della mobilitazione del risparmio delle famiglie
ai fini dello sviluppo (Bortolani, 1974). Per iniziativa del prof. Dell’Amore si pervenne
ad un accordo di cooperazione fra la Cassa del Ghana e le Casse di Risparmio italiane
nel giugno del 1972. L’accordo prevedeva la prestazione di assistenza tecnica da parte
italiana nel processo di trasformazione dell’istituto e l’addestramento del suo personale
in Italia. Sulla base di proposte formulate da Finafrica, succeduta a Cariplo nel
programma di assistenza coordinato dal professor Sergio Bortolani, fu emanato nel 1974
dalle autorità di Accra un decreto che staccava i servizi del risparmio
dall'amministrazione postale dando vita ad un nuovo istituto totalmente indipendente
denominato National Savings and Credit Bank of Ghana. Questo istituto estese
gradualmente una rete di sportelli in modo da servire tutte le regioni del paese sia con la
raccolta di depositi sia con la concessione di prestiti. La National Savings and Credit
Bank of Ghana, al pari delle altre tre Casse di risparmio sorte in Etiopia, Somalia e
Sudan, aderiva all'Istituto Internazionale delle Casse di Risparmio di Ginevra. Nel 1996
la cassa nazionale ghanese si fondeva con la banca privata Social Security Bank Limited,
sorta nel 1975. La fusione e la concomitante privatizzazione erano previste in un
programma della Banca Mondiale che contemplava anche la quotazione delle azioni
della banca nel Ghana Stock Exchange di Accra. Nel 2004 il gruppo Société Générale
ha acquisito il controllo della banca, che oggi è denominata SG – SSB (Société Générale
– Social Security Bank), dispone di una rete di 21 filiali ed occupa il primo posto nel
paese nella concessione di credito al consumo. Sotto certi aspetti queste trasformazioni
successive del settore finanziario del Ghana hanno comportato effetti involutivi
28
soprattutto con riferimento alla politica per riduzione della povertà (Quartey, 2005).
In aggiunta ai quattro progetti citati si deve ricordare che Finafrica curò, anche per
conto di organizzazioni internazionali, altri progetti di assistenza tecnica per istituti
bancari esistenti e progetti di riforme e ristrutturazioni bancarie spesso limitati allo
stadio di studi di fattibilità con riferimento ad alcuni paesi dell'Africa e dell'America
Latina. Concludendo questa presentazione dell’attività di assistenza tecnica svolta da
Finafrica, ritengo opportuno precisare che il maggiore spazio dedicato in questa sede ai
progetti di assistenza tecnica riguardanti i due paesi del Corno d’Africa, Etiopia e
Somalia rispetto agli altri progetti non è in relazione all’importanza dei singoli progetti,
ma è motivato unicamente dalla circostanza che dei due paesi citati mi sono occupato
personalmente nella veste di responsabile dei progetti.
13. Ricerca, pubblicazioni e documentazione
Un terzo filone di attività di Finafrica riguardava la ricerca, le pubblicazioni, la
documentazione e, in collaborazione con la Direzione, anche l'organizzazione di
Convegni e la partecipazione con relazioni a convegni in Italia e all'estero su temi
attinenti agli interessi di Finafrica. Alla ricerca contribuivano ovviamente molti studiosi
della scuola di Dell'Amore. La ricerca oltretutto rappresentava un necessario supporto
alle attività di formazione e di assistenza tecnica di cui si è fatta menzione in
precedenza. Gli studi, anche commissionati da organismi internazionali come OCSE,
Commissione Europea, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, AADEI
(Association of African Development Development Finance Institutions), ADB ( Asian
Development Bank), (AFRACA (African Rural and Agricultural Credit Association),
AACB (Association of African Central Banks), Banca Europea degli Investimenti,
Banca Africana di Sviluppo, IFC (International Finance Corporation), Nazioni Unite e
agenzie specializzate come la FAO e la Commissione economica per l'Africa delle N.U,
trovavano talvolta sbocco nelle pubblicazioni di Finafrica, mentre nei restanti casi erano
pubblicati dai committenti o restavano documenti interni non destinati alla
pubblicazione. Missioni di studio e di esplorazione di possibili accordi di assistenza
29
tecnica hanno riguardato numerosi paesi africani ed hanno comportato sia incontri con
esponenti dei governi e delle banche centrali sia visite a istituzioni creditizie. I paesi
meta di queste missioni sono stati: Algeria, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Costa
d'Avorio, Centrafrica, Congo Brazzaville, Congo (Zaire), Costa d’Avorio, Etiopia,
Gabon, Ghana, Kenya, Lesotho, Malawi, Mali, Marocco, Maurizio, Mozambico, Niger,
Ruanda, Senegal, Somalia, Sudan, Tanzania, Togo, Tunisia, Uganda, Zambia,
Zimbabwe.
Vi erano 4 collane di volumi intitolate: “Mercati creditizi africani”, “Finanza e
sviluppo”, “Cooperazione e sviluppo”, “Moneta e finanza nelle economie in sviluppo”.
La prima collana pubblicata, dedicata ai “Mercati creditizi africani” era stata voluta, e
inizialmente diretta, dallo stesso Dell'Amore (Carcano, 1978). Successivamente, per
volontà del Maestro, avevo assunto la direzione di tutte le collane. Generalmente le
monografie avevano un doppia edizione una in italiano e l'altra in lingua inglese, ma per
alcune, riguardanti paesi dell'Africa francofona, era prevista anche un'edizione in
francese. Era stata istituita inoltre una serie di quaderni dedicati a specifici temi
nell'ambito della finanza per lo sviluppo.25
Dell'Amore aveva inoltre voluto che Finafrica pubblicasse un proprio periodico. Era
nata quindi nel 1974 la rivista aziendale trimestrale Finafrica Bulletin, che dopo un
triennio aveva cessato la pubblicazione (Villa, 1978). In sua vece, grazie anche al
supporto scientifico di due illustri accademici americani, Edward S. Shaw della
Stanford University e Dale W Adams della Ohio State University e dei loro allievi,
aveva visto la luce, sotto la mia direzione, la rivista trimestrale Savings and
Development. Ai due valenti studiosi americani si doveva poi aggiungere l'economista
australiano Peter J. Drake, noto studioso dei problemi della moneta e del credito nelle
economie del Sud-est asiatico. La rivista affrontava varie tematiche monetarie, creditizie
25 Fra gli autori/curatori che hanno pubblicato nelle collane si ricordano in ordine alfabetico: Adera Abebe,
Adalberto Alberici, Sergio Alessandrini, Luisa Anderloni, Giampaolo Arachi, Giorgio Barba Navaretti, Maurizio Baravelli, Sergio Bortolani, Francesco Brioschi, Giulio Cainelli, Andrea Calamanti, Clara Caselli, Cesare Conti, Carlos Cuevas, Giordano Dell'Amore,Marco Di Antonio, Piero Ferri, Gianni Fodella, Lorenzo Frediani, Monica Fong, Oscar Garavello, Deborah Grbac, Franz Heidhues, Carlo Maccheroni, Antonio Maiocchi, Mario Masini, Arnaldo Mauri, Paolo Mottura, Sean Nagle, Marco Onado, Heli Perrett, Detalmo Pirzio Biroli, Antonio Porteri, Bruno Rossignoli, Anita Santorum, Carlo Secchi, Andrea Sironi, Erik Skon, Anthon Slange, Giancarlo Tammi, Alwyn B. Taylor, Dario Velo, Laura Viganò, Massimo Visconti, G. Weinschenk.
30
e finanziarie delle economie sottosviluppate, ma si distingueva a livello mondiale su
argomenti particolari come la mobilitazione del risparmio familiare, la finanza
informale e il microcredito.26 Savings and Development aveva indubbiamente un taglio
accademico, ma pubblicava articoli comprensibili per non iniziati in modo da essere
agevolmente consultata anche da dirigenti bancari, funzionari degli organismi
internazionali, policy makers dei paesi interessati. Gli articoli erano generalmente scritti
in inglese con sunto in francese e talora in francese con sunto in inglese. Dopo qualche
anno, al fine di incoraggiare i giovani studiosi africani, compresi quelli dei numerosi
paesi totalmente o parzialmente francofoni, si affiancava a Savings and Development un
supplemento semestrale che affrontava le medesime tematiche ma che era dedicato
esclusivamente al continente africano, African Review of Money, Banking and Finance.
Il supplemento conteneva anche articoli in lingua francese con sunto in inglese.
Gli autori degli articoli pubblicati da Savings and Development e su African Review of
26 Riportiamo i giudizi estressi da due rinomati studiosi di queste tematiche. La prof. Marguerite S.
Robinson, Harvard Institute for International Development, nel suo volume dedicato alla microfinanza (M. S. Robinson, The Microfinance Revolution. Sustainable Finance for the Poor, World Bank, Washington D.C., 2001, ISBN 0-8213-4524-9, pag. 249) scrive: “a journal Savings and Development, published by the Center of Financial Assistance to African Countries, Milan, has been providing extensive documentation of savings in developing countries since 1977”. A sua volta il più quotato studioso francese della microfinanza, il professor Michel Lelart, nel suo volume De la finance informelle à la microfinance, Agence Universitaire de la Francophonie, Parigi, 2005 (ISBN 2-914-610-29-7) alle pagg. 1104 e 195 scrive: “la revue la plus emportante sur les thèmes évoqués est Savings and Development, publiée chaque trimestre par la Fondazione Giordano Dell'Amore, crée par la Caisse d'épargne de la Lombardie et domicilié a Milan. Il est rare que un numéro ne comprenne pas au moins un article parfois en francais sur les tontines, les coopératives de credit, la finance informelle, la microfinance. Un numéro supplementaire est publié chaque année sous le titre African Review of Money, Finance and Banking avec un contenue similaire. Il 28 febbraio 1988, il prof. Göran Ohlin. Assistente del Segretario Generale dell'ONU scriveva: “Dear Professor Mauri, each time that I receive another issue of Savings and Development I am impressed by the consistently valuable contribution that you manage to attract and I want to compliment you on a remarkable achievement”. Commenti non dissimili sulla rivista di Finafrica erano già pervenuti o sarebbero pervenuti successivamente da parte di noti economisti che si erano occupati di tematiche dello sviluppo. Ricordiamo alcuni seguendo l'ordine alfabetico: Heinz Arndt (Australian National University), Jean-Claude Barthèlemy (Université Paris 1 Panthéon Sorbonne), Anand G. Chandavarkar ((I.M.F), David T. Edwards (University of Bradford), Maxwell J. Fry (dapprima University of California e quindi University of Birmingham),Harry Gavrielides (già Governatore della Central Bank of Cyprus), Claudio Gonzalez-Vega (Ohio State University), Anatoly Gromyko ( Direttore dell’Istituto per gli studi africani di Mosca), Franz Heidhues (Universität Hohenheim), Erich Hruschka (Wirschaftuniversitat, Vienna), Yoichi Izumida (Università di Tokyo), Pedro-Pablo Kuczynski (dapprima Co-Chairman della First Boston e successivamente Ministro delle finanze e infine Premier del Perù), John P. Lewis (dapprima Economic Adviser del Presidente Kennedy e poi Dean della Woodrow Wilson School of Public and International Affairs della Princeton University), Sandor Ligeti (Universdità di Budapest), Ronald J. McKinnon (Stanford University), Richard L Meyer (Ohio State University), Mojmir Mrak (Università di Lubiana), Tommaso Padoa Schioppa, Hugh Patrick (Columbia University), Paul Wachtel (New York University), Robert H. Wessel (University of Cincinnati), Pan A. Yotopoulos (Stanford University).
31
Money, Banking and Finance erano docenti e ricercatori di varie nazionalità che
lavoravano presso università, banche e organismi internazionali. La tiratura era elevata e
consentiva di distribuire la rivista in 120 paesi su tutti i continenti. Nei paesi
sottosviluppati, biblioteche universitarie, istituti bancari e ministeri la ricevevano
gratuitamente. La rivista serviva anche ad alimentare la biblioteca con periodici ottenuti
attraverso lo scambio. Savings and Development aveva conseguito anche lusinghieri
riconoscimenti e ottenuto citazioni nel mondo accademico internazionale; era Econ.Lit
indexed (Journal of Economic Literature statunitense) e classificata dal dal CoNRS
(Comité National de la Recherche Scientifique francese).27
Infine vi era la biblioteca che aveva un taglio specialistico in quanto la maggior parte
degli oltre 6.000 volumi in essa contenuti era dedicata a temi di economia e di finanza
per lo sviluppo mentre molti volumi riguardavano vari aspetti, non solo economici e
finanziari, relativi al continente africano. La biblioteca di Finafrica riceveva inoltre
quasi 250 periodici cui si aggiungevano bilanci bancari, studi approntati da organismi
internazionali, banche, università, istituti di ricerca e documenti ufficiali (Villa, 1978).
La biblioteca era funzionale all'attività di formazione ed alla ricerca, ma ne potevano
fruire anche studiosi esterni come docenti e studenti di università italiane, in particolar
modo lombarde. Ricordiamo a questo punto Cinzia Raimondi, bibliotecaria che
svolgeva anche compiti redazionali per le pubblicazioni: in primo luogo la rivista
Savings and Development e poi le collane di volumi.
14. Dell'Amore e l'Istituto Internazionale delle Casse di Risparmio
Da ultimo rimane da ricordare l'opera a favore del Terzo Mondo svolta da Giordano
dell'Amore al vertice dell'Istituto Internazionale delle Casse di Risparmio di Ginevra
(ISBI). Dopo essere stato nominato presidente in occasione del IX Congresso mondiale
delle Casse di Risparmio, tenutosi a Roma nel maggio del 1969, Giordano Dell'Amore,
27 Gli articoli apparsi sulla rivista trimestrale Savings and Development e sul suo supplemento African
Review of Money, Finance and Banking sono recuperabili presso il sito web della “Fondazione Giordano Dell’Amore” e distribuiti anche da JSTOR.
32
seguendo la linea guida tracciata dal citato congresso mondiale, indirizzò questa
associazione ad occuparsi attivamente della mobilitazione del risparmio nei paesi
sottosviluppati al fine di fornire assistenza alle casse già operanti in questi paesi e di
patrocinare la creazione di casse nei paesi che ne erano sprovvisti. A tal fine diede vita
in seno all'ISBI ad un “Comitato per la cooperazione allo sviluppo” che aveva il
compito di coordinare i vari interventi di assistenza tecnica offerti dalle casse dei paesi
europei con le richieste provenienti dal Terzo Mondo e di tenere i contatti su queste
tematiche con gli organismi internazionali al fine di promuovere studi e organizzare
convegni (Mauri, 1988).
Nella fase iniziale lo stesso Dell'Amore aveva chiesto ed ottenuto la presidenza di
questo comitato al fine di conferire prestigio all'organo e di imporre il ritmo di lavoro
che lui riteneva adeguato. In seguito questa carica passò ad un diplomatico svedese,
David Wirmark, già importante esponente del partito liberale membro del Parlamento di
Stoccolma ed io entrai come rappresentante dell'Italia designato dall'ACRI. In questa
attività di cooperazione internazionale si distinsero per impegno e dinamismo le casse di
risparmio italiane, ed in particolare ovviamente la Cassa di Risparmio lombarda, seguite
da quelle svedesi, tedesche, austriache, spagnole e francesi. Il Comitato di cooperazione
allo sviluppo dell'ISBI che già aveva collaborato con la Cassa di Risparmio delle
Provincie Lombarde nell'organizzazione della conferenza di Milano nel 1971 si adoperò
per organizzare altre conferenze in collaborazione con organismi internazionali, ma i
principali successi in queste iniziative si ebbero quando Giordano Dell'Amore non era
più fra noi.
Fra i più importanti eventi di questo tipo si debbono infatti menzionare le tre
conferenze internazionali dedicate al tema del risparmio per lo sviluppo. Conferenze
organizzate sotto l'egida del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle
Nazioni Unite in collaborazione con l’Istituto Internazionale delle Casse di Risparmio,
tenutesi rispettivamente a Kingston in Giamaica nel febbraio del 1980,28 a Kuala
Lumpur in Malaysia nel marzo del 198229 e a Yaoundé in Camerun nel dicembre del
28 Department of International Economic and Social Affairs of the United Nations, Savings for
Development, U.N., New York, 1981. 29 Department of International Economic and Social Affairs, Savings for Development, U.N., New York,
33
1884.30 Durante tutte le tre conferenze il nome di Giordano Dell'Amore venne più volte
citato, sempre con rispetto, dai relatori di varie nazionalità mentre in alcune relazioni
vennero ricordate ed elogiate le sue molteplici iniziative in questo campo
15. Previsioni sui flussi migratori dall'Africa
Proprio in questi giorni è tornato tragicamente alla ribalta il flusso migratorio
proveniente dall'Africa e diretto verso l'Europa, che investe soprattutto quello che viene
comunemente definito oggi a Bruxelles come il ventre molle dell'Europa, ovvero i paesi
meridionali europei che si affacciano sul Mediterraneo e in particolar modo l'Italia. Mi
ricordo che nella seconda metà degli anni '70, visitando alcuni paesi africani avevo
raccolto preoccupanti indizi che parevano anticipare un futuro rilevante flusso
migratorio dall’Africa verso l'Europa, un flusso migratorio che avrebbe inevitabilmente
investito come primo impatto suprattutto l'Italia, data la collocazione geografica della
penisola. Turbato per questa mia previsione, della quale tuttavia non avevo certezze,
almeno in termini di intensità del fenomeno e di collocazione temporale, avevo voluto
farne cenno in occasione di uno degli incontri con il Maestro. Lui, convinto sostenitore
della tesi dell'Eurafrica, sorridendo bonariamente mi aveva rassicurato dicendomi che, a
suo avviso, il graduale processo di integrazione economica fra Europa e Africa avrebbe
inevitabilmente causato, unitamente a movimenti di merci e di capitali, anche flussi
migratori nelle due direzioni fra i due continenti separati dal Mediterraneo: tecnici,
manager, imprenditori e docenti europei in Africa e lavoratori, studenti e campioni
sportivi africani in Europa. Si sarebbe pertanto trattato di fenomeno di dimensione
probabilmente limitata e comunque fisiologico, agevolmente gestibile e non
particolarmente preoccupante. Del resto Dell'Amore sosteneva che l'Africa non poteva
essere considerata un continente sovrappopolato sia con riferimento alla superficie
(densità demografica) sia alla dotazione di risorse naturali. Il punto di vista di
Dell'Amore riguardo ai futuri flussi migratori dall'Africa verso l'Italia, seppure con
1984.
30 Department of International Economic and Social Affairs of United Nations, Savings for Development, U.N., New York, 1986.
34
ineguali motivazioni, sarebbe stato sostanzialmente condiviso ancora ad un decennio di
distanza da illustri economisti italiani, come Siro Lombardini e Paolo Sylos Labini, con
i quali avrei avuto modo di scambiare opinioni in proposito in occasione di convegni.
Questi autorevoli pareri non mi avevano del tutto convinto anche per il fatto che altri,
non meno famosi, economisti non la pensavano allo stesso modo. Ritenevo inoltre
opportuno che, in previsione di questi futuri arrivi di massa, si dovesse formulare una
politica italiana per l'immigrazione e successivamente predisporre un adeguato quadro
legislativo per un ordinato consapevole accoglimento, fruttuoso per l’economia italiana.
Non meno necessaria era la promozione di un graduale processo di integrazione dei
nuovi arrivati nella società italiana. Ricordo in proposito quanto il preoccupato Romano
Prodi scriveva sul Corriere della Sera in merito all'eventualità che l'Italia venisse colta
del tutto impreparata dal fenomeno che stava maturando: “io credo che al presente sia
una follia ripercorrere la via degli altri paesi europei aggiungendo ai problemi che
abbiamo anche quelli di una difficile convivenza razziale”.31 Assillato da questo
pensiero e sempre più convinto, a distanza di un decennio, indussi n Finafrica ad
organizzare un convegno su questo tema e, a questo scopo, presi contatti con due noti
studiosi di demografia che si occupavano di queste tematiche: il prof. Gian Carlo
Blangiardo e il prof. Carlo Maccheroni. Il convegno fu organizzato in collaborazione
con l'Istituto di Metodi quantitativi dell'Università Bocconi. Al convegno internazionale,
tenuto a Milano nel 1988, furono presentate interessanti relazioni che vennero poi
raccolte in un volume della collana “Cooperazione e sviluppo” di Finafrica intitolato
“Le migrazioni dall'Africa Mediterranea verso l'Italia”. Il volume venne senza indugi
diffuso nei due rami del Parlamento e nel mondo politico italiano, ma non si ebbero
reazioni interessanti. Evidentemente nel mondo politico italiano le prospettive future sui
flussi migratori dall'Africa non apparivano preoccupanti anche negli anni a cavallo
nell'ultimo decennio del secolo XX.
31 V, Andrea Furcht, “La nuova migrazione e problemi economici, sociali e politici: alcune osservazioni”, in
Carlo Maccheroni e Arnaldo Mauri (a cura di), Le migrazioni dall'Africa mediterranea verso l'Italia, Giuffrè. Milano, 1989.
35
16. Ripercussioni delle vicende giudiziarie di Dell'Amore
Da ultimo vorrei richiamare alla memoria l'effetto pregiudizievole provocato in Africa
dalle incredibili vicende giudiziarie di cui Dell'Amore fu vittima incolpevole anche a
causa di una difficilmente comprensibile, e da molti considerata come scriteriata,
applicazione della misura della custodia cautelare in carcere adottata verso una persona
di età avanzata e di salute malferma, la cui colpevolezza, sin dai primi passi
dell’indagine, appariva assai dubbia. Una persona che di certo non sembrava
intenzionata, e neppure in grado, di sottrarsi alla giustizia e di alterare il quadro
probatorio a suo carico. Ne seguiva un’inevitabile gogna mediatica, trattandosi di
personaggio noto ed apprezzato sia in Italia che all’estero. Queste tristi vicende
avvelenarono e riempirono di amarezza gli ultimi anni della sua vita, una vita - ci tengo
a riaffermarlo in questa sede - caratterizzata da dignità, onestà, operosità, senso civico,
impegno sociale e solidarietà internazionale. Anche a seguito del Convegno di Milano
del 1971 e delle molteplici attività e iniziative di Finafrica dopo la metà degli anni '70 la
figura di Giordano Dell'Amore era conosciuta e molto stimata nel mondo bancario
africano, dove già centinaia di funzionari e dirigenti bancari avevano seguito con
profitto corsi e seminari a Milano riportando in patria un ricordo di gratitudine per
Finafrica che li aveva alloggiati e istruiti, per la Cariplo che aveva aperto i propri uffici
e messo a disposizione la propria esperienza e per Giordano Dell'Amore, che molti
avevano avuto occasione di incontrare. A questi sentimenti si aggiungeva un giudizio
positivo sull'Italia, il paese che li aveva amichevolmente accolti e generosamente
ospitati prendendosi cura della loro istruzione e formazione professionale. Questo
giudizio positivo sull'Italia risultava particolarmente utile perché concorreva a
smantellare e ad affossare gli stereotipi diffusi dalla scuola nelle ex colonie francesi e
inglesi dove ancora si dipingeva la Penisola come il paese della pasta, della pizza e del
mandolino, un paese europeo visto come ancora arretrato e prevalentemente dedito
all'agricoltura, insomma un paese non al passo con la Francia, il Regno Unito e altri stati
del Nord Europa. Date queste premesse, non ci si deve sorprendere come la notizia
dell'incarcerazione di Dell'Amore, arrivata per passaparola dagli allievi ed ex allievi di
Finafrica e riportata anche in alcuni casi sui quotidiani locali, suscitasse incredulità,
rabbia, grande amarezza e un certo sgomento gettando ombre su Finafrica e persino
36
sull'immagine dell'Italia.32 Rischiava di venire distrutto irreparabilmente il lavoro
pluriennale svolto da Finafrica e dai suoi collaboratori sia in Italia sia in Africa.
17. La fine di un'esperienza
Con non poca fatica e con costante impegno dei suoi collaboratori negli anni successivi
Finafrica seppe tuttavia superare e far dimenticare questo momento difficile,
mantenendo o riguadagnando il rispetto, oltre che la gratitudine, dei suoi allievi e il
meritato prestigio nel mondo bancario e finanziario africano e potendo assumere senza
incertezze il nome di “Fondazione Giordano Dell'Amore” in ricordo del suo
indimenticabile fondatore.33 Il peggio doveva tuttavia arrivare in seguito, ancora una
volta proprio in Italia, a distanza di un quarto di secolo, con il forzato e subitaneo sfratto
dalla storica sede di via San Vigilio a Milano. Questa improvvisa e improvvida azione
ha comportato come conseguenza la cessazione dei programmi di formazione e
purtroppo anche lo smantellamento della biblioteca. Sono poi seguiti un drastico
ridimensionamento delle risorse e una tendenza verso una progressiva riduzione, talora
anche interruzione o definitiva cessazione, di tutte le molteplici attività svolte in
precedenza sia in Italia che all'estero. Ha completato il triste quadro di declino il
graduale allontanamento dei collaboratori e dei dipendenti che hanno subito con
amarezza il definitivo distacco da un'istituzione alla quale avevano dedicato per anni il
loro lavoro. Si è in questo modo dissolto un prezioso patrimonio di competenze e di
relazioni costruito con fatica, entusiasmo e dedizione in oltre un trentennio di attività.
Ciò in stridente contrasto con l’impulso dato invece alla collaborazione con i paesi
32 E’ doveroso aggiungere che la notizia delle vicende giudiziarie di Dell’Amore e della sua carcerazione
suscitava in molti ambienti internazionali non solo stupore, ma anche critiche e disapprovazione per il trattamento riservatogli e infine attestazioni di stima e di affetto. Si può ricordare ad esempio l’Assemblea annuale dell’International Savings Banks Institute, tenutasi a Dakar nel marzo 1980. Il Presidente dell’I.S.B.I. Helmut Geiger, nella relazione introduttiva, ebbe parole di stima, di affetto e di apprezzamento per il prof. Dell’Amore e molti delegati presenti, ed in particolare quelli africani, espressero i medesimi sentimenti di stima e gratitudine. V. Il Tempo e Il Fiorino del 21 marzo 1980.
33 Dopo l'uscita di scena di Dell'Amore, alla presidenza della fondazione si sono succeduti Camillo Ferrari, Angelo Caloia, Angelo Miglietta, Giovanni Ancarani, Mario Masini e Federico Manzoni (presidente tuttora in carica). Per quanto concerne gli sviluppi successivi della Fondazione Giordano dell'Amore, e in particolare la concentrazione degli interessi sul microcredito, si veda il contributo di Maria Cristina Negro su questa voce alle pagg. 383-390 nel Dizionario di microfinanza.
37
africani da parte dei più accorti partner europei e dei concorrenti emergenti, specie la
Cina.
Indubbiamente da anni si sentiva la necessità di creare un campus inter-universitario a
Milano, a supporto degli atenei ambrosiani e duole rilevare la tardività con cui le
rappresentanze istituzionali, politiche, economiche e sociali della città abbiano
compreso questa esigenza. Nel volere sanare, almeno in parte, questa carenza e il ritardo
accumulato rispetto alle città universitarie meglio gestite, la soluzione prescelta è stata
purtroppo la peggiore fra le alternative possibili, ovvero quella di utilizzare e snaturare
una struttura esistente, creata per un'altra finalità, ribattezzandola “Collegio di Milano”.
Appare quindi sconcertante il fatto che la creazione del tanto auspicato campus inter-
universitario milanese abbia comportato la fine contestuale di un progetto come quello
sorto sotto il nome di Finafrica, vale a dire lo sfratto e il conseguente depotenziamento
di un'iniziativa non meno valida e vincente che non mancava di determinare a livello
internazionale, e soprattutto con riferimento alla sfera dei paesi emergenti, ricadute
positive su Milano, la Lombardia e l'Italia. Sono convinto che una città dinamica e di
avanguardia come il capoluogo lombardo doveva essere disponibile ad ospitare e a dare
supporto ad entrambe le iniziative rifiutando l'umiliante, gretta e miope soluzione
alternativa che imponeva una scelta fra un progetto nascente, il Collegio di Milano, e la
sopravvivenza di un progetto, che dopo un trentennio di attività non aveva perso vitalità
e prospettive di sviluppo.
Infine non posso astenermi dal ricordare lo sconcerto e l’amarezza causati in me e fra i
collaboratori e i dipendenti della Fondazione dalla notizia della rimozione della targa
commemorativa dedicata a Giordano Dell'Amore avvenuta al momento
dell'insediamento del Collegio di Milano nell'edificio di via San Vigilio, che era stato
originariamente costruito come sede di Finafrica. Un gesto che, se frutto di una
decisione consapevolmente adottata dai vertici del Collegio di Milano, denoterebbe una
riprovevole mancanza non solo di stile, ma anche di gratitudine verso la persona che
aveva dato un contributo generoso e soprattutto fondamentale alla realizzazione
dell'opera. Pur ritenendo che nel caso citato si sia trattato probabilmente di una semplice
e involontaria dimenticanza, ho notato, non senza un certo stupore, che nei riferimenti
38
storici riportati sul sito web del Collegio di Milano non vi è traccia dell'origine della
sede, il complesso immobiliare di via San Vigilio, del nome di Giordano Dell'Amore e
di Finafrica.
39
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40
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