cosmopolis o lo spazio immobile-disorientato della città contemporanea

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Cosmopolis , immobilità ed a-orientazione del presente Abstract [150] While reading DeLillo's Cosmopolis and Cronenberg's film adaptation we want to outline some  philosophical, urban and geographica l problems related to the ways of living and perceiving contempora ry urban space. First, by establishing what is the specific human way of dwell in places (Agamben, Sloterdijk), and therefore what might be the differences between animal closed Umwelt and human open worlds (Uexküll). Secondly, human living space will be characterized as oriented space (Kant, Warburg, De Martino) and as intersection of real and symbolic or imagined places (Dolce). Finally, through the analysis of a literary and filmic text (DeLillo, Cronenberg), we will try to highlight some open questions concerning the interpretation of urban space. Can we still say with Barthes that the city can be read as a text, or we have to conclude with Koolhaas that this lecture is impossible today? Can we claim with Heidegger that man live the Open? This is not instead of thinking about globalization, according to Sloterdijk, as a single tenement where all space is made homogeneous and time synchronized under a common roof? The erosion of distances, as Heidegger points out yet, does not involve perhaps a stillness, a real disorientation? And finally, what relationship exists between the concrete city and its imaginary representations (Bruno)? How cinematographic, artistic and narrative works blend with the daily life and go on to form our perception of dwelling and of the shift in the urban space? Parole chiave: [Cosmopolis, Sloterdijk, B runo, Orientation, Occasionalism] Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre più nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me […] La prima comincia dal  posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro durata […] Il primo spettacolo di una quantità di mondi annulla affatto la mia importanza di creatura animale che dev e restituire nuovamente al pianeta (un semplice punto nell’universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale […] La considerazione del

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Page 1: Cosmopolis o lo spazio immobile-disorientato della città contemporanea

8/13/2019 Cosmopolis o lo spazio immobile-disorientato della città contemporanea

http://slidepdf.com/reader/full/cosmopolis-o-lo-spazio-immobile-disorientato-della-citta-contemporanea 1/2

Cosmopolis , immobilità ed a-orientazione del presente

Abstract [150]

While reading DeLillo's Cosmopolis  and Cronenberg's film adaptation we want to outline some

 philosophical, urban and geographical problems related to the ways of living and perceiving contemporary

urban space. First, by establishing what is the specific human way of dwell in places (Agamben, Sloterdijk),

and therefore what might be the differences between animal closed Umwelt and human open worlds

(Uexküll). Secondly, human living space will be characterized as oriented space (Kant, Warburg, De

Martino) and as intersection of real and symbolic or imagined places (Dolce). Finally, through the analysis of

a literary and filmic text (DeLillo, Cronenberg), we will try to highlight some open questions concerning the

interpretation of urban space. Can we still say with Barthes that the city can be read as a text, or we have to

conclude with Koolhaas that this lecture is impossible today? Can we claim with Heidegger that man live the

Open? This is not instead of thinking about globalization, according to Sloterdijk, as a single tenement where

all space is made homogeneous and time synchronized under a common roof? The erosion of distances, as

Heidegger points out yet, does not involve perhaps a stillness, a real disorientation? And finally, what

relationship exists between the concrete city and its imaginary representations (Bruno)? How

cinematographic, artistic and narrative works blend with the daily life and go on to form our perception of

dwelling and of the shift in the urban space?

Parole chiave: [Cosmopolis, Sloterdijk, Bruno, Orientation, Occasionalism]

Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre più nuova e crescente, quanto più spesso e più a

lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me […] La prima comincia dal

 posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo, a una grandezza

interminabile, con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi illimitati del loro movimento periodico,

del loro principio e della loro durata […] Il primo spettacolo di una quantità di mondi annulla affatto la mia importanza

di creatura animale che deve restituire nuovamente al pianeta (un semplice punto nell’universo) la materia della quale si

formò, dopo essere stata provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale […] La considerazione del

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8/13/2019 Cosmopolis o lo spazio immobile-disorientato della città contemporanea

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mondo cominciò dallo spettacolo più bello che i sensi umani possano mai presentare, e che il nostro intelletto possa mai

sostenere di perseguire nella sua grande estensione, e finì –  con l’astrologia. (Kant [1781] 2010, 353-355)

Ma come abbiamo fatto? Come potremmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dette la spugna per

strofinare via l’intero orizzonte? Che mai facemmo per sciogliere quella terra dalla catena del suo sole? Dov’è che ci si

muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di

fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito

nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto?  –  Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte?

 Non dobbiamo accendere le lanterne la mattina? (Nietzsche [1882] 2011, 163)