IntroduzioneWeb 2.0
Semantic WebSemantic Web e Web 2.0
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Andrea Perego Corso Web 2.0 – Modulo B
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Semantic WebSemantic Web e Web 2.0
Indice
1 Introduzione
2 Web 2.0
3 Semantic Web
4 Semantic Web e Web 2.0
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Semantic WebSemantic Web e Web 2.0
Web 2.0 e Semantic Web I
Per quanto le applicazioni del Web 2.0 garantiscano agli utentifinali un ruolo di primo piano, fornendo gli strumenti per lapubblicazione e condivisione di contenuti e impiegando il Webcome uno spazio “sociale”, abbiamo visto che molti problemirimangono aperti
Uno di questi – quello che probabilmente ha maggioriimplicazioni – riguarda il fatto che gli ambienti attuali del Web2.0 sono sostanzialmente “chiusi”: cioè, i contenuti prodottidagli utenti finali, le loro reti di conoscenze, etc., sonoaccessibili solo attraverso uno specifico servizio, ma nondall’esterno
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Web 2.0 e Semantic Web II
Una delle conseguenze è la difficoltà di garantireinteroperabilità tra servizi del Web 2.0: ciò significa che non èpossibile avere una vista complessiva delle informazionipubbliche relative a un utente
Un’altra importante conseguenza è l’impossibilità di garantireagli utenti finali un’identità che persista indipendentemente dalservizio impiegato
Non si tratta solo di semplificare agli utenti le procedure diautenticazione: analogamente all’interoperabilità, un’identitàpersistente garantisce l’accesso a tutte le informazionipubbliche relative a un utente, e la loro accountability
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Web 2.0 e Semantic Web III
In aggiunta, attraverso di essa è possibile valutare in modo piùaccurato l’affidabilità di un utente, sia dal punto di vistaglobale (reputazione) che locale (trust)
Come si è visto, questo aspetto è fondamentale per poterdeterminare quanto siano affidabili le informazioni generate econdivise attraverso la piattaforma del Web 2.0, identificandopiù facilmente comportamenti scorretti
Finora queste problematiche sono state affrontate attraversosoluzioni ad hoc, che riguardano principalmente lapubblicazione di interfacce standard per l’accesso ai servizi,oppure strumenti per esportare/importare le informazioniarchiviate da un servizio in un altro
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Web 2.0 e Semantic Web IV
Ciò che servirebbe è invece un framework standard diinterscambio, che permetta l’aggregazione delle informazionidisponibili sui diversi servizi e per garantire l’identitàpersistente di un utente
A tal scopo, il Semantic Web può essere uno dei candidati piùadatti: non solo garantisce un formato standard perl’interscambio e la manipolazione dei dati (la famiglia XML),ma anche strumenti per il collegamento e l’aggregazione disorgenti dati distribuite (RDF) e la loro analisi attraverso ilragionamento automatico (OWL)
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Web 2.0 e Semantic Web V
In aggiunta, l’architettura a layer del Semantic Web prevedeanche meccanismi standardizzati per il calcolo del trust estrumenti crittografici che possono essere impiegatiefficacemente per risolvere le problematiche di affidabilità eprotezione delle informazioni nel Web 2.0
Infine il Semantic Web permette di supportare funzionalità,attualmente non disponibili nel Web 2.0, attraverso l’impiegodi regole
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Web 2.0 e Semantic Web VI
Si è detto frequentemente che è necessario permettere agliutenti finali di esprimere politiche di protezione dei datipersonali e delle risorse che vengono pubblicate e condivise
Un’altra funzionalità fondamentale è però la possibilità dispecificare preferenze, che possono essere impiegate perdenotare quali informazioni sono affidabili secondo me (ad es.,assegnando loro un peso diverso dipendentemente all’identitàe/o alle caratteristiche degli autori di tali informazioni)
La piattaforma del Web 2.0 fornisce, potenzialmente, tutte leinformazioni necessarie per poter applicare politiche epreferenze, a patto, ovviamente, che queste siano accessibiliattraverso un formato standard
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Web 2.0 e Semantic Web VII
Le regole, grazie alla loro flessibilità, sono esattamente latecnologia che permette la specifica sia di politiche diprotezione dei dati che preferenze
Il RIF, quindi, fornendo un formato di interscambio per ilinguaggi a regole esistenti, permetterebbe una codificastandard di regole che potrebbero essere facilmente utilizzate eapplicate indipendentemente dal specifico servizio Web 2.0
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È possibile integrare Web 2.0 e Semantic Web?
Ci sono due ordini di problemi:
Il primo problema è che, attualmente, sono stati definitilinguaggi e protocolli solo per alcuni dei layer del SemanticWeb
Ad es., le specifiche del RIF sono ancora in stato di WorkingDraft, e ci vorrà del tempo prima che vengano adottate
Il secondo problema è che, perché il Semantic Web possafunzionare, è necessario l’acquisizione di una quantitàsufficientemente grande di dati
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Il Web 2.0 come base di conoscenza I
In realtà, il Web 2.0 offre una piattaforma ideale perl’acquisizione di informazioni
Il fatto che sono gli utenti finali a creare e condividereinformazioni attraverso le applicazione del Web 2.0 ha diversivantaggi:
Dato il numero elevato di utenti finali, le informazioni acquisitesaranno quantitativamente proporzionaliSaranno disponibili più informazioni sulle stesse risorse,espressione dei diversi punti di vista degli utenti finali – unaspetto che riflette la open world assumption adottata da RDFe dai layer che si basano su esso
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Il Web 2.0 come base di conoscenza II
Sarà possibile avere informazioni aggiornate sulle risorse: ciògarantisce l’allineamento tra risorse e metadati, in un contestoin cui il contenuto e/o le caratteristiche delle risorse varianofrequentemente – e questo è un problema che ha finoralimitato l’utilità e la diffusione dei metadati
Il problema non è quindi come acquisire informazioni, ma comepoterle rappresentare con le tecnologie del Semantic Web
Da questo punto di vista possiamo classificare le informazionidisponibili attraverso la piattaforma Web 2.0 in due gruppi:
1 Dati strutturati, archiviati e gestiti da servizi centralizzati (ades., dati personali e relazioni nelle reti sociali)
2 Dati non strutturati pubblicati dai servizi del Web 2.0 (ad es.,blog, immagini, testi, presentazioni, video, etc.)
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Il Web 2.0 come base di conoscenza III
I dati strutturati sono facilmente trasformabili nei formati diinterscambio forniti dalle tecnologie del Semantic Web
Per quanto riguarda i dati non strutturati, è invece difficilepoterli rappresentare in modo da classificarli efficacemente
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“Come il Semantic Web è usato” I
Attualmente le tecnologie del Semantic Web sono utilizzateabbastanza ampiamente
In particolare, l’XML è un linguaggio utilizzato per leapplicazioni più svariate, e molti DBMS permettono diarchiviare dati e/o esportarli in tale formato
Anche l’RDF ha riscosso un buon successo, sebbene non siaparagonabile a quello dell’XML
Attualmente esistono diverse applicazioni in grado i manipolaredai RDF, e ci sono anche esempi di DBMS basati su RDF(come Sesame: http://www.openrdf.org/)
L’OWL ha invece una diffusione per ora piuttosto limitata
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“Come il Semantic Web è usato” II
È tuttavia significativo che abbiano riscosso un notevolesuccesso proprio quelle tecnologie del Semantic Web chehanno un legame diretto con il Web 2.0
In particolare, possiamo citare FOAF, RDFa e i Microformat
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FOAF (Friend of a Friend) I
FOAF [Brickley and Miller, 2007] è, semplicemente, unaontologia OWL grazie alla quale è possible descrivere il profilodi un agente (una persona, un gruppo di persone,un’organizzazione)
Dal momento in cui è stato pubblicata la sua prima versione,ha riscosso un sempre maggiore successo tra gli utenti finali,determinando la crescita esponenziale di profili FOAFdisponibili sul Web [Ding et al., 2005]
Ci sono due caratteristiche di FOAF che hanno contribuito arenderlo popolare
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FOAF (Friend of a Friend) II
In FOAF, la proprietà owl:seeAlso è utilizzata per collegaretra loro profili FOAF dello stesso utente: grazie a ciò, uncrawler è in grado di ricostruire il profilo completo dell’utente,integrando tra loro profili distribuiti
FOAF inoltre definisce una proprietà (che abbiamo spessocitato) foaf:knows, che si utilizza per denotare una relazioneesistente tra utenti: ciò significa che è possibile costruire ilgrafo di una rete sociale basandosi esclusivamente suinformazioni disponibili nei profili FOAF degli utenti
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FOAF (Friend of a Friend) III
Il successo di FOAF ha determinato la nascita di ulterioriiniziative per rendere tale tecnologia più flessibile
Ad es., si è studiata la possibilità di applicare firme digitali aprofili FOAF, sono state definite estensioni all’ontologia1, e unnumero sempre maggiore di applicazioni usa FOAF perrappresentare dati degli utenti (vd. D-FOAF), o come formatoper importarli ed esportarli
1Si veda, ad es., il vocabolario RELATIONSHIP [Davis and Jr., 2005] che definisce un insieme di
sottoproprietà di foaf:knows per denotare il tipo di relazione esistente tra utenti.
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Un esempio di profilo FOAF
1 <f o a f : P e r s o n r d f : I D="me">2 <foa f : name>Andrea Perego</ foa f : name>3 <foaf :mbox_sha1sum>7e2a73cdeba8a2a012db75 . . .</ foaf :mbox_sha1sum>4 <foaf :homepage
r d f : r e s o u r c e=" h t t p : //www. dicom . u n i n s u b r i a . i t /~ andrea . perego /" />5 <foa f :workp laceHomePage
r d f : r e s o u r c e=" h t t p : //www. dicom . u n i n s u b r i a . i t / dawsec /" />6 <f o a f : p u b l i c a t i o n s
r d f : r e s o u r c e=" h t t p : //www. i n f o rm a t i k . uni−t r i e r . de/~ l e y /db / . . . " />7 <f o a f : a c c o u n t P r o f i l e P a g e
r d f : r e s o u r c e=" h t t p : //www. l i n k e d i n . com/ i n / aperego /" />8 <fo a f : k now s
r d f : r e s o u r c e=" h t t p : //www. dicom . u n i n s u b r i a . i t / dawsec / f o a f / ba rba r a . . . "/>
9 <fo a f : k now sr d f : r e s o u r c e=" h t t p : //www. dicom . u n i n s u b r i a . i t / dawsec / f o a f / e l e n a . . . "/>
10 . . .11 </ f o a f : P e r s o n>
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RDFa, Microformat e GRDDL I
Con FOAF siamo però ancora nell’ambito di dati strutturati,che adottano un formato non facile da usare a chi non conoscaRDF
RDFa (RDF - in - attributes) [Adida and Birbeck, 2008] e iMicroformat (http://microformats.org/) sono tecnologie chepermettono di annotare il codice (X)HTML, includendoenunciati RDF in una pagina Web attraverso l’uso di specificiattributi
Tali enunciati possono essere estratti dalla pagina utilizzandoGRDDL (Gleaning Resource Descriptions from Dialects of
Languages) [Connolly, 2007], una tecnologia che,analogamente a XSLT, applica regole di trasformazione su undocumento XML, ma con lo scopo di ottenere un grafo RDF
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RDFa, Microformat e GRDDL II
Il vantaggio di GRDDL è che non è necessario esplicitare qualiregole di trasformazione applicare su un documento XML: taliregole sono invece associate al namespace che denota glielementi/attributi usati per annotare un documento XML, evengono applicate automaticamente
Ciò significa anche che l’autore di un documento XML nondeve occuparsi di specificare le regole di trasformazione, mariutilizza quelle già associate a un dato namespace
Ora, poiché la maggior parte dei dati non strutturati del Web2.0 sono codificati in (X)HTML, queste tecnologie, seimpiegate in modo appropriato dagli utenti finali,permetterebbero di classificare efficacemente anche taliinformazioni
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RDFa: un esempio
Una annotazione RDFa:
1 <d i v t yp eo f=" f o a f : P e r s o n " x m l n s : f o a f=" h t t p : // xmlns . com/ f o a f /0 .1/ ">2 <p p ro p e r t y=" foa f : name">A l i c e B i rpemswick</p>3 <p>Ema i l : <a r e l=" foa f :mbox "
h r e f=" ma i l t o : a l i c e@ e xamp l e . com">a l i c e@examp l e . com</a></p>4 <p>Phone: <a r e l=" f o a f : ph on e " h r e f=" t e l : +1−617−555−7332">+1
617.555 .7332</a></p>5 </ d i v>
. . . e il grafo RDF (serializzato in XML) che si ottiene applicando latrasformata GRDDL:
1 <f o a f : P e r s o n>2 <foa f : name>A l i c e B i rpemswick</ foa f : name>3 <foaf :mbox r d f : r e s o u r c e=" ma i l t o : a l i c e@ e x amp l e . com" />4 <f o a f : p h one r d f : r e s o u r c e=" t e l : +1−617−555−7332" />5 </ f o a f : P e r s o n>
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Conclusioni I
L’integrazione tra Web 2.0 e Semantic Web offre indiscutibilivantaggi
Il Semantic Web permetterebbe di garantire nel Web 2.0l’interoperabilità dei dati, e gli strumenti necessari per poternevalutare l’affidabilità
D’altro canto, il Web 2.0 fornisce al Semantic Web lasoluzione all’acquisizione dei dati, coinvolgendo direttamentein questo sforzo gli utenti finali
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Conclusioni II
Un ulteriore beneficio che il Web 2.0 potrebbe apportare alSemantic Web è l’incentivo a completare e/o estendere ilframework a fronte di bisogni concreti
In sostanza, l’integrazione tra Web 2.0 e Semantic Webcostituirebbe il primo, effettivo passo verso quella dimensionesociale e partecipativa che, sin dagli inizi, è stata associata alWeb
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Riferimenti bibliografici I
Adida, B. and Birbeck, M. (2008).
RDFa primer: Bridging the human and data webs.W3C Working Group Note, W3C.http://www.w3.org/TR/xhtml-rdfa-primer/.
Brickley, D. and Miller, L. (2007).
FOAF vocabulary specification 0.91.Namespace Document.http://xmlns.com/foaf/spec/.
Connolly, D. (2007).
Gleaning resource descriptions from dialects of languages (GRDDL).W3C Recommendation, W3C.http://www.w3.org/TR/grddl/.
Davis, I. and Jr., E. V. (2005).
RELATIONSHIP: A vocabulary for describing relationships between people.Namespace Document.http://vocab.org/relationship/.
Ding, L., Zhou, L., Finin, T. W., and Joshi, A. (2005).
How the Semantic Web is being used: An analysis of FOAF documents.In HICSS-38 2005, page 113c.http://dx.doi.org/10.1109/HICSS.2005.299.
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