ediscon n ediscon notizieotizie hermes (interi)/2 hermes settembre 2008.pdf · tenendo in...

52
Percorsi culturali, turistici, enogastronomici della Provincia di Messina Percorsi culturali, turistici, enogastronomici della Provincia di Messina Ediscon Notizie Ediscon Notizie H H E E R R M M E E S S - 5000 copie in distribuzione gratuita - anno I, 2007 numero 2 - 5000 copie in distribuzione gratuita - anno I, 2007 numero 2 “Non accade mai “Non accade mai nulla che prima nulla che prima non sia stato non sia stato un sogno” un sogno”

Upload: lybao

Post on 18-Feb-2019

212 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Percorsi culturali, turistici, enogastronomici della Provincia di MessinaPercorsi culturali, turistici, enogastronomici della Provincia di Messina

E d i s c o n N o t i z i eE d i s c o n N o t i z i eHHEERRMMEESS

-50

00co

pie

indi

stri

buzi

one

grat

uita

-an

noI,

2007

num

ero

2-

5000

copi

ein

dist

ribu

zion

egr

atui

ta-

anno

I,20

07nu

mer

o2

“Non accade mai“Non accade mainulla che primanulla che primanon sia statonon sia statoun sogno”un sogno”

PROVINCIAREGIONALEdi MESSINA

Assessorato alle attivitàImprenditoriali

Artigianato - IndustriaCommercio - Pesca -

Itticultura

1

SOMMARIO

22Edizioni Editing Service Consulting Anno I n° 2 settembre 2007

Redazione Via Monza is. 34 B 98124 MESSINATel fax 090 6783623

Registrazione Tribunale di Messina n. 10 del 22/05/2003Spedizione in A.P. 70% DCB Messina

SOMMARIOOCCHIO PUNTATO SU...

ITINERARI

TRADIZIONI E STORIE

SIAMO FAMOSI PER...

STORIE D’AZIENDA

TUTTI A TAVOLA

MICROFONI APERTI

UN PAESE DA VISITARE

GLI EVENTI DEL MESE

CULTURA

PER FARE IMPRESA

PERSONAGGI

Pag. 3Nigra sum sed formosa. La festa della MadonnaNera a Tindari.

Pag. 8 Forza d’Agrò Il culto del SS. CrocifissoPag. 9 Castell’UmbertoGli eventi di settembrePag. 10 CasalvecchioIn onore di Sant’OnofrioPag. 11 TindariCeramiche in giocoPag. 12 FrancavillaLa festa dell’AddolorataPag. 13 CaroniaLa festa del CrocifissoPag. 14 FicarraMagnificatPag. 15 San FratelloI cavalli sanfratellaniPag. 16 RaccuiaGli eventi del mesePag. 17 CapizziLa festa di Sant’Antonio

Pag. 18 Tortorici Il Paese delle campane edelle chiese

Pag. 22 Santa TeresaA tu per tu con l’assessorealla cultura Lombardo

Pag. 24 Barcellona P.G.Il Museo Nello Cassata

Pag. 26 Le ricette della provincia

Pag. 30 SavocaI Mori Peloritani

Pag. 32 Isole EolieL’oro bianco delle isole

Pag. 34 StronboliA piedi sul vulcano

Pag. 38 MessinaMaria Lidia Simone

Pag. 40 Piccoli agricoltori crescono

Pag. 44 Messina Da Canzeri a Ganzirri

8

24

1510

38

30

EDITORIALE

2

“Non accade mai nulla che prima non siastato un sogno”

di Rosa Spinel la

Ed eccoci qui con il secondo numero di Hermes, pronti acontinuare questo viaggio insieme a voi. Un grazie dicuore ai lettori che, apprezzando questo progetto, non

hanno esitato a farci complimenti e auguri, per il primo nume-ro, che ha avuto ampi consensi. Cercheremo di non deludervie sosterremo nel migliore dei modi, mese dopo mese l’ideache ci ha accompagnato nel creare Hermes: scoprire, cono-scere e mostrare le magnificenze di questa nostra terra per-ché… “giusto è che questa terra di tante bellezze superba,alle genti si additi e molto si ammiri, opulenta di invidiatibeni e ricca di nobili spiriti…”. Sarà questo il nostro motto eil nostro sprone.

Non poteva mancare nel mese di settembre l’evento cloudella nostra Provincia: la festa della Madonna del Tindari.

Allora, occhio puntato su Tindari e sulla sua “Nigra sum”. Unpo’ di storia mista a leggenda non ci farà male!!!

Naturalmente immancabile l’appuntamento con tutti gli altri eventidel mese.

La bella stagione è ormai alle porte, ma concediamoci ogni tanto una pausa per ricaricarci. Eperché non farlo partecipando alle feste, alle sagre, alle manifestazioni che vi suggeriamo? O,ancora, visitando un Paese, un Museo della provincia? Di sicuro sarà un modo diverso dal solitoper conoscere meglio e apprezzare la nostra Terra. Un modo per far si che le stagioni passinolasciando, però, un segno, un cenno, un ricordo…Vi abbiamo consigliato Montalbano lo scorsomese e per questo mese vi invitiamo a Tortorici, paese che, contrariamente a quanto si pensa nelsentirlo nominare, ha una sua storia e un suo fascino. Non è solo mafia…così come non è solomafia la Sicilia!!! Vi accompagneremo, ancora, al museo di Barcellona, dove scopriremo…lamagia del fare...Se poi non avete tanta voglia di muovervi, perché appena rientrati dalle ferie o perché stanchi,aprite Hermes, leggetelo e avrete sicuramente la possibilità di viaggiare con la fantasia in questiluoghi, di conoscere artisti e personaggi che meritano di essere conosciuti e ascoltati perchéanche loro con la loro arte, con il loro lavoro hanno qualcosa da di(da)re…E ancora fantasticate con i miti e le leggende della nostra Terra…Fanno parte della nostra cultu-ra. Qui più che altrove. Perché qui, i colori, gli odori forti e penetranti, le acque dolci e salateentrano nel profondo dell’animo di ognuno di noi, sprigionando pensieri e idee, altrove impossi-bili per la mancanza di questi supporti naturali e unici. Qui, in questa nostra Terra i terremotisaranno scuotimenti dell’anchilosato Cola Pesce che, ogni tanto, stanco di sorreggere sempresulla stessa spalla la colonna di Capo Peloro la passa sull’altra spalla, creando movimento; quile correnti marine sono mostruosi esseri di nome Scilla e Cariddi; qui fenomeni atmosfericisono causati da Fate; qui il vino è Marsala, Passito, Malvasia; qui i fiori sono zagare, mandorli,bergamotti; qui le stelle sono stille di luce. Buona lettura, buon viaggio e…sogni belli…Perché è sempre bello sognare…Perché…nonaccade mai nulla che prima non sia stato un sogno.

3

OCCHIO PUNTATO SU...

Intriso di mistero è il fascino della Madonna diTindari. Antica icona lignea, custodita sulla vettadella collina antistante il Golfo di Patti, in un

magnifico Santuario di recente costruzione, che sitrova all’estremità orientale del promontorio, a stra-piombo sul mare, in corrispondenza dell’antica acropo-li, dove una piccola chiesa era stata costruita sui restidella città abbandonata, proprio per ospitare il simula-cro della Madonna nera.La leggenda. Tessuta di tradizioni e fioretti è la vicen-da di questo simulacro, che si dice proveniente dallaSiria o dall’Egitto, in epoca iconoclasta,1 tra la fine delVIII secolo e gl’inizi del IX. Questa tradizione trovamotivo di credibilità nel fatto che Tindari fu sotto ladominazione dei Bizantini per circa tre secoli, dal 535

all’ 836; che la Sicilia si oppose energicamente alla per-secuzione iconoclasta; che a Tindari, essendo stata sededi diocesi per circa cinque secoli, fosse fiorente unacomunità cristiana. Si racconta che la statua, sia giuntasu una nave proveniente dall’Oriente, nascosta nellastiva per essere sottratta alla persecuzione iconoclasta.Mentre la nave solcava le acque del Tirreno, a causa diuna tempesta, fu costretta ad interrompere il viaggio ea ripararsi nella baia del Tindari, oggi Marinello.Quando la tempesta si placò, i marinai decisero diriprendere il viaggio, ma levata l’ancora non riuscironoa muovere la nave che sembrava incagliata nella baia.Pensarono allora di alleggerire il carico e, solo quando,tra le tante cose, scaricarono la cassa contenente ilsimulacro della Vergine, la nave si mosse. Partita lanave che aveva lasciato il carico, i marinai del luogo

>EVENTI DA NON PERDERE> LA FESTA della MADONNA NERA

““NNIIGGRRAA SSUUMM SSEEDD FFOORRMMOOSSAA””Da secoli indicata, con riferimento al Cantico dei Cantici, come«Nigra sum» per l’incarnato bruno del volto, è oggetto di venerazio-ne e attrae a sé da quasi mille anni la gente di Sicilia e non solo, per-ché a lei giungono pellegrini da ogni parte del mondo per invocareaiuto e contemplare il mistero di Dio che si rivela nell’amore dellaMadre… di Rosa Spinella

OCCHIO PUNTATO SU...

4

tirarono in secco la cassa, la aprirono e, con grande stu-pore trovarono l’Immagine della Vergine. Dalla spiag-gia la statua venne trasportata sul colle soprastante,all’interno di un tempietto preesistente, nel luogo piùalto e più bello della zona. Fin qui la leggenda.La storia. L’iconografia riguardante il sito e l’icona èpovera. Non vi è certezza né dell’ autore né dell’epocadel simulacro. Molti elementi stilistici fanno ipotizzarecome autore un maestro della scultura francese, origi-nario della Borgogna o dell’Alvernia, che viveva moltoprobabilmente in medio oriente al seguito dei crociati.Forse un crociato egli stesso, operante in Siria, nei pres-si della città di Tartus, dove si trovava l’imponente cat-tedrale dedicata a Maria. E’ probabile che un alto com-mittente, un vescovo, un principe normanno, un abatedel meridione d’Italia o della Sicilia, abbia chiesto a luila creazione di un simulacro ligneo destinato al culto.Ed egli lo scolpì, utilizzando un albero di cedro, tipicodella regione, secondo la tecnica dello svuotamento deltronco praticata nel sud della Francia. Pur esprimendole sue radici, l’artista tenne conto della scuola costanti-nopolitana e della tradizione mediorientale. Con mae-stria realizzò una Madonna seduta in trono che tienesulle ginocchia il Logos, sintesi della dimensione teo-logica e culturale del romanico. L’oriente e l’occidente,sebbene con diversità di linguaggi e forme, si ritrovanoin quest’icona, che si offre quale sacramento di unità.Tenendo in considerazione lo stile e la presenza delbambino tra le braccia della Madonna, si potrebbe,inoltre, supporre che l’epoca di realizzazione del simu-lacro sia posteriore al Concilio di Efeso in cui fu stabi-lita la divina maternità di Maria. Certo è però che que-st’immagine di struggente sacralità è bizantina maanche latina e mediorientale. Creazione del romanicoche non conosce confini geografici e divisioni politi-che, lievitato dall’umanesimo cristiano aperto agliinflussi di ogni regione. Da secoli indicata, con riferi-mento al Cantico dei Cantici, come «Nigra sum» perl’incarnato bruno del volto, è oggetto di venerazione eattrae a sé da quasi mille anni la gente di Sicilia e nonsolo, perché a lei giungono pellegrini da ogni parte delmondo per invocare aiuto e contemplare il mistero diDio che si rivela nell’amore della Madre.Il restauro. Diffusa è, invece, la convinzione che il

simulacro della Madonna fosse un assemblaggio dilegni e stoffe e che fossero originali solo alcune parti.L’immagine della Madonna di Tindari, molto diffusa,prima del restauro, non era, infatti, quella della storia.Apparteneva ad una cultura, tra fine settecento e inizioottocento, che si compiaceva di agghindare con para-menti, monili e corone soprattutto le statue, riadattan-dole a un gusto popolare talvolta folcloristico.Totalmente perduta era, così, la memoria della formamedievale, mentre leggibili si presentavano nell’imma-gine le vicende e gli interventi inevitabili che nei seco-li si erano susseguiti, diligenti ed intelligenti talvolta,disastrosi e privi di ogni gusto tal’altra. La Nigra sumaveva perso così i suoi connotati romanici, nascosti dauna struttura di tela che, dipinta di azzurro e rosso, rico-priva l’antica scultura, libera soltanto nel volto e nellemani. In seguito l’abito “moderno” viene occultato dalpiviale ricamato d’oro che copre per intero il simulacro.Lo stesso Bambino era vestito con tunica bianca deco-rata da fili aurei e argentei. Incoronate erano le testedella madre e del figlio con diademi baroccheggianti,mentre un giglio d’argento era stato posto fra le ditadella Vergine.Il dilemma di verificare il processo storico dell’imma-gine e di intervenire a salvaguardia della sua integrità siacuisce all’ inizio degli anni ‘80, mentre è vescovo diPatti mons. Carmelo Ferraro, ma solo nella Pasqua1995 il nuovo vescovo mons. Ignazio Zambito, d’inte-sa con il rettore del Santuario Don Antonino Gregorio,decide per l’intervento di restauro del simulacro. Unaèquipe di specialisti, supportata da uno storico dell’ar-te e da due teologi, prende in consegna, nell’ottobre del1995, la Madonna del Tindari che viene trasferita in unlaboratorio nei pressi di Palermo. Qui, al cospetto ditanto degrado, inizia l’opera di “riscoperta” del simula-cro e diventa quasi una sfida la volontà di recuperarequell’immagine medievale perduta, per l’incuria o perinterventi assurdi di “falegnami”e “pittori”, che negliultimi due secoli avevano, senza cognizione di scienza ed’arte, innestato, a più riprese, tela di sacco, tavole, chio-di e cunei per aggiustare la statua e sovrapposto stucchie vernici. Per non parlare dell’azione di termiti e tarli cheavevano ridotto in ammasso di polvere intere parti delsimulacro. I primi sondaggi riguardano il manto blu su

5

OCCHIO PUNTATO SU...

cui si registrano cinque strati di colori. Altrettantesovrapposizioni cromatiche si riscontrano sulla vestedella Vergine, sull’abito di Gesù e sui visi della statua.Dopo accurate ripuliture, gli occhi, come ipotizzato,risultano aperti, sebbene da secoli occultati da stratifica-zioni di colori e vernici e da incrostature di fumo e pol-vere. La loro forma non appartiene alla cultura latina néa quella bizantina. Si qualifica come mediorientale (siria-na o palestinese). Esaurita l’analisi delle ridipinture degli

ultimi due secoli, l’equipe dei restauratori scopre, sotto la“camicia” della Madonna, una tavola lignea a finte pie-ghe, il cui azzurro-lapislazzuli è almeno trecentesco. E’evidente che gli abiti di tela sono tardive sovrapposizio-ni, che occultano un’architettura di notevole interesse. Ilmanto medievale della Madonna, che non è secondo ilcanone di Bisanzio, ma della tradizione latina, si presen-ta rosso con decorazioni a stelle d’oro medievali.Sorprendente si rivela il rilievo scultoreo dell’abito delBambino che invece è bizantino.La mano destra della Madonna è ricoperta di materialeterroso, con aggiunte nelle dita di fil di ferro, gesso,colori. Non è originale. La fattura è seicentesca, coninterventi ottocenteschi che ne snaturano la formamedievale, “dovendo” ora stringere un giglio. Della sini-stra, nascosta dalla cappa di tela, vengono recuperatequasi tutte le parti, eleganti nella composizione romani-ca. Dura sette mesi il lavoro di restauro. Per non disperderealcun frammento di colore e decorazione, i restauratori,dopo parecchie disinfestazioni esterne ed interne, inter-

vengono mediante particolari colle naturali per riattacca-re la pittura alla superficie lignea, cha acquista nuovacompattezza. Non è casuale né arbitraria la composizio-ne cromatica della Madonna del Tindari. I colori sonoindicativi di un sistema semantico ricco di valori simbo-lici che rispondono all’idea teologica del medioevo euro-peo e mediterraneo, che affida alla pittura emozioni epensieri. Sono visione di natura umana e divina i voltiscuri di Maria e di Cristo. Vestito di rosso porpora è ilLogos benedicente alla latina: re e sacerdote. Lui è iconadell’essere.La madre è avvolta da un mantello franco-italiano,splendente di un rosa denso, quasi rosso, decorato di stel-le d’oro. Pienezza di luce e di vita. Sanno di mare e dicielo, di profondo e di infinito, del mistero di Dio, il bludel colubium e l’azzurro-verde che scende sulle spalle.E’ immagine di primavera e giovinezza la gamma deiverdi che strutturano le vesti. Di giallo-oro rifulge il dia-dema mediorientale della Vergine, che sembra possede-re il sole del creato.

QUEL PICCOLO SANTUARIO ANTICO

Così come sono frammentari i documenti chetestimoniano, nel corso dei secoli, gli eventi rela-tivi all’effigie sacra, anche sul santuario che la

ospitò non si hanno molte notizie. Fra le tante, l’ipotesimaggiormente suffragata dalla tradizione popolare edalle affermazioni di alcuni autori antichi, è che la chie-sa fosse stata costruita nel periodo in cui Tindari fu sededi diocesi. Non è facile però pretendere di conoscere seessa sia stata o meno tempio pagano trasformato in tem-pio cristiano, anche perché non è in alcun modo possibi-le un esame reale della situazione, in quanto la preceden-te chiesa andò distrutta nel 1544. La ricostruzione delvecchio santuario, avvenne nel 1552, ad opera del vesco-vo di Patti Bartolomeo Sebastiani, sulle rovine di unachiesetta, probabilmente medievale, rasa al suolo,appunto nel 1544, da Rais Dragut, soprannominatoAriadeno Barbarossa, pirata algerino. Sulla bugna-chia-ve del portale d’ingresso troviamo scolpito l’anno 1598,probabilmente l’anno di completamento del portale stes-so. Il tempio, attraverso questi quattro secoli di vita, haavuto vari restauri, ma sostanzialmente è rimasto lo stes-so, così come oggi si vede, nella sua semplicità. Esso hail pregio dell’antichità, è stato costruito sui ruderi delprimo Santuario, contiene tanti cari ricordi dei secoli pas-sati, per questo motivo è stato risparmiato contro ogniprogetto di ampliamento ed oggi è gelosamente custodi-to.

OCCHIO PUNTATO SU...

6

QUELLA “MAESTOSA BASILICA E ANTICAMERA DEL PARADISO”

Il piccolo Santuario antico, dicapacità assai limitata, non pote-va più, ad un certo punto, conte-

nere le folle dei pellegrini semprecrescenti, devoti alla Madonnabruna. Negli anni 50 nacque, perciò,l’esigenza di offrire, all’enormemole di peregrini che quotidiana-mente giungeva a Tindari, una strut-tura più ampia. Dopo aver vagliatovari progetti, tra cui anche quello didistruggere la vecchia chiesa, sidecise di utilizzare la villa delSantuario. La prima pietra, prove-niente dalle antichità greco-romanee benedetta da Papa Pio XII, fuposta l’8 dicembre del 1957. Dopodiciotto anni di lavoro, il 6 settem-bre del 1975, Mons. Pullano bene-disse il nuovo Santuario e ivi portòl’Icona della Madonna, collocando-la sul trono sotto l’arco centrale delnuovo Tempio appellato dalCardinale Pappalardo, Arcivescovodi Palermo, “maestosa Basilica eanticamera del Paradiso”. E fu que-st’ultimo, assieme al Vescovo diPatti Mons. Ferraro e a tutti iVescovi della Sicilia a consacraresolennemente il magnifico santuarioil 1° maggio 1979. Il nuovoSantuario costruito con il contributodeterminante dei numerosi fedeli,oggi è meta di continui pellegrinag-gi e per la ricorrenza della festivitàdella Madonna, giorno 8 Settembre,è consuetudine diffusa andare alsantuario a piedi per devozione.

GLI SPECCHI D’ACQUA…

La storia della Madonna nera non può non essere accompagnata da qualchecenno storico inerente il bellissimo luogo che la ospitò. Ecco, allora, qual-che pillola di storia, che non fa mai male, su Tindari. Naturalmente, come

tutte le storie siciliane che si rispettano, anche questa sarà intrisa di leggenda.Perché qui, in quest’Isola tutto è possibile, soprattutto l’inverosimile. E non c’èun mare, un anfratto, uno scoglio, una fonte, una pietra, che non furono vivifica-ti dal meraviglioso mistero dell’irreale e del miracoloso.Posta sulla vetta del Capo omonimo, dove sorgeva un’antica città greca, Tindariè un promontorio sulla costa nord orientale della Sicilia a mt 280 s.l.m. e a 10 Kmad Est del centro di Patti. Per chi da Est arriva, Capo Tindari con il suo avvicen-darsi di colline declinanti che si gettano in mare, si presenta come un grandedrago, tranquillamente addormentato, con sulla testa il meraviglioso Santuario,visibile sin da lontano in tutta la sua magnificenza. Inerpicandosi lungo il suo“dorso”, si possono ammirare scorci del Golfo di Patti e delle spiagge fino a CapoMilazzo, dalla fulgida bellezza. Osservando, a picco sotto il Santuario, si resta

affascinati dai Laghetti diMarinello, piccoli specchi diacqua che il mare crea insinuan-dosi nella baia sabbiosa, dalleforme sempre diverse. La nascitadi questi laghetti è legata ad unaleggenda. Una signora che avevala figlia gravemente ammalata sirivolge alla Madonna del Tindari,facendo voto per la guarigionedella bambina. Ottenuta la grazia

si reca a Tindari, per ringraziare la Madonna. Vedendola scura nel viso rimane,però, delusa e dubitando della sua natura miracolosa esclama: “Sono partita dalontano per vedere una più brutta di me”. E riparte alla ricerca della sua bellaMadonna Miracolosa. Nel frattempo la bambina, rimasta sola sulla terrazza delSantuario, precipita dalla sommità del promontorio. La madre, disperata, torna apregare: “Se siete voi la miracolosa Vergine che per la prima volta mi avete sal-vata la figlia, salvatela una seconda volta”. Per miracolo della Madonna le acqueimpetuose si ritirarono, lasciando il posto ad una coltre di soffice sabbia cheaccolse la bambina, attutendo la caduta. Un marinaio passando da lì la ritrova suquel piccolo arenile formatosi miracolosamente nel mare, proprio alla base delpromontorio e la restituisce sana e salva alla madre. La donna commossa ringra-zia la Madonna esclamando: “Veramente voi siete la gran Vergine miracolosa”.Quella zona sabbiosa che salvò la bambina diede origine ad una spiaggia, il“mare secco”, più noto con il nome di Marinello. Un gioiello delle coste sicilia-ne formato da diversi piccoli laghi, la cui forma si modifica in base ai movimen-ti della sabbia e alle mareggiate, meta ogni anno ambita da migliaia di turisti. Nel1982 uno dei laghetti assunse una forma simile ad una donna velata di profilonella quale la gente riconobbe la Madonna del Santuario.

7

OCCHIO PUNTATO SU...

LA TYNDARIS DEI GRECI E DEI ROMANI

Le notizie sulla storia antica di Tindari sono poche eframmentarie. La città greca di Tyndaris, secondoquanto tramanda lo storico Diodoro Siculo, venne

fondata intorno al 396 a.C. da Dionisio il Vecchio, tirannodi Siracusa, per le proprie truppe mercenarie, alla fine dellaguerra del Pelopponeso (404 a.C.) e venne occupata unavasta porzione del territorio appartenente alla città indige-na, poi ellenizzata, di Abacaenum (l’odierna Tripi). Legatamilitarmente a Siracusa fu poi, durante la prima guerrapunica, base dei Cartaginesi, di cui era alleato Ierone II, madopo la battaglia navale del 257 a.C., combattuta nelleacque fra Tindari e le Eolie, fra la flotta romana, al coman-do di Attilio Regolo e quella cartaginese, Tindari, assiemead altri centri, passò spontaneamente ai Romani e della pro-vincia siciliana fu “civitas decumana”.Base strategica di Sesto Pompeo durante la guerra civilecon Ottaviano, Tindari fuconquistata da quest’ultimonel 36 a.C e successivamentevi fu dedotta una colonia nel-l’ambito dell’assetto ammi-nistrativo dell’intera Siciliadovuto ad OttavianoAugusto: “Colonia AugustaTyndaritanorum”. Divenneuna delle più fiorenti cittàdella Sicilia durante l’etàimperiale, come documenta-no le sue vestigia. Durantetutto il dominio romano, lacittà conosce un periodo digrande prosperità. Vengonocostruiti e trasformati moltiedifici pubblici: scuole, mer-cati, stabilimenti termali edanche il teatro, di origine greca, modificato per asseconda-re le esigenze del nuovo pubblico. In diverse fasi della suastoria, Tindari subì ingenti danni e distruzioni: una frana nelI secolo d.C. inghiottì parte considerevole della città.Secondo P. Ottavio Gaetani ( ‘600) questa grande frana siverificò quando la terra tremò per la morte di Gesù Cristo.Con i due violenti eventi sismici del IV secolo d.C. e con laconquista musulmana del IX sec. d.C. che annientò com-pletamente la città, la storia di Tindari si immerge nel buio.Risorge e si ritrova all’improvviso meta di viandanti delcielo, luogo santo, quando sul suo colle viene posta l’im-magine sacra di una Madonna dall’incarnato bruno.Diventa un luogo santo perché santa è l’immagine postanella solitudine della rupe, che appare nel silenzio a molti-tudini di contadini e pastori, di avventurieri e viaggiatori, di

mistici e agnostici. La passata grandezza della Tyndaris dei greci e dei romaniè palesata dai resti che si trovano nella zona archeologica,in discreto stato di conservazione. I primi scavi si datano al1838-1839 e furono ripresi tra il 1960 e il 1964 dallaSoprintendenza archeologica di Siracusa e ancora nel 1993,1996 e 1998 dalla Soprintendenza di Messina, sezione deibeni archeologici. Sono stati rinvenuti mosaici, sculture eceramiche, conservati in parte presso il museo locale e inparte presso il Museo archeologico regionale di Palermo.Il teatro, costruito in forme greche alla fine del IV secoloa.C., venne in seguito rimaneggiato in epoca romana, conuna nuova decorazione e l’adattamento per i giochicircensi. Rimasto a lungo in stato d’ abbandono e conosciu-to solo per le illustrazioni del XIX secolo, era appoggiatoalla naturale conformazione a conca della collina, nellaquale furono scavate le gradinate dei sedili della cavea,rivolta verso il mare e le Eolie, che doveva raggiungere unacapienza di circa 3000 posti.La cosiddetta “Basilica“, in passato identificata anche con

un ginnasio, è un propileo di accessoall’agorà, situato nel punto in cui vientra il decumano massimo, la via prin-cipale della città. Si tratta di un edificioa due piani, datato al IV secolo, costrui-to in opera quadrata di arenaria che pre-senta un ampio passaggio centrale convolta a botte ripartito da nove arcate. Ailati altri archi scavalcano degli accessisecondari.La cintamuraria, fu costruita al tempodi Dionisio per proteggere la città neipunti in cui non poteva essere difesanaturalmente. Le mura cittadine, anco-ra visibili, sono dovuti ad una ricostru-zione del III secolo a.C. che ripercorreuna cinta precedente, probabilmentecoeva alla fondazione, venne completa-ta sul lato verso il mare e rimaneggiata

in epoca tardo imperiale e bizantina.Nell’area urbana gli scavi condotti tra il 1949 ed il 1964,hanno riportato alla luce, un isolato completo, l’insularomana, a sud del Decumano Superiore, completo diterme, tabernae (ambienti per il commercio), abitazioni edin particolare di una grande casa patrizia che conservaancora, nei pavimenti di alcune stanze, resti di mosaici. Acausa della pendenza del terreno, i diversi edifici che lacompongono erano costruiti su terrazze a diversi livel-li.

R.S.

Testi consultati:Iter di un restauro, Giovanni Bonanno;Tindari, città di Maria, Giordano Rosario; Dalla cittàgreca al culto della Madonna Nera, Marcello Mollica

GLI EVENTI DEL MESE

8

Come da tradizione, il 14 set-tembre d’ogni anno, il gior-no dell’Esaltazione della

Croce, la comunità religiosa dellacittadina forzese rinnova il proprioculto al SS. Crocifisso. Un rito anti-co che ha origini antichissime che sitramanda, da generazione a genera-zione, tenendo sempre vivo la pro-fonda devozione che i forzesi hannoverso il Crocifisso dipinto su unaCroce lignea risalente alla fine del‘300. La Croce, d’autore ignoto, èstata definita dal Brunelli “uno deimonumenti più pregevoli della pit-tura siciliana”. Il giorno della festa,il 14 Settembre, alle ore 12.00 nellaChiesa Madre, stracolma di fedeli, al

suono di un campanelloe al grido di “E chiama-mulu sempri o spissu”ed “Evviva luSantissumu Crucifissu”,la pregevole Croce,dipinta su legno, è pre-levata, o tirata secondoaltri, dal suo piccoloaltare laterale. Un gestopopolare carico di com-mozione e sentimentoreligioso, esprimente lasentita devozionecomunitaria verso ilDispensatore di graziericevute, che accompa-gna, al gridodell’Osanna dei fedeli,il suono delle campanea festa e gli incessantispari. L’Effige della

Croce è posta sulla varetta nell’alta-re maggiore per la solenneCelebrazione Eucaristica vespertinae per la Processione. La devozioneraggiunge il suo apice, intorno alle19.30, al momento dell’uscita dellaSacra Effige, rappresentante ilCristo Sofferente che viene fattasostare sul sagrato della Chiesa,dinanzi l’antico portone rinascimen-tale, ed è accolta da uno scroscianteapplauso, sempre spontaneo, deinumerosi fedeli, devoti allo SS.Crocifisso e dei numerosi visitatori,che giungono nella città di Forzad’Agrò attirati dal tradizionale spet-tacolo dei giochi d’artificio, giochivariopinti che durano oltre cinque

minuti. Il via alla solenne processio-ne è scandito dalle note della bandamusicale e dall’applauso dell’interosagrato, gremito di fedeli, del vec-chio Duomo. Il Crocifisso,Protettore del paese collinare, vieneportato a spalla dai devoti lungo lestrette e caratteristiche vie cittadine.Il corteo religioso è aperto dalloStendardo, raffigurante l’immaginedella SS. Trinità e dalla confraternitaad Essa attinente, devoti riconoscibi-li dal proprio tipico abbigliamentocon la tunica bianca sormontata dauna mantellina rosso purpureo;dalla congregazione femminile del“Sacro Cuore di Gesù”, anch’essapreceduta dal proprio Stendardo,raffigurante il Cuore di Cristo sgor-gante di grazie e misericordia.Infine, il corteo si conclude con imolti fedeli che seguono, in unrispettoso silenzio ed assorti in pre-ghiera, la Sacra Effige ornata, perl’occasione, dai molteplici ex votodonati da coloro i quali hanno rice-vuto grazie particolari.Una devozione molto sentita per il“SS. Crocifisso”, che varca i confinipaesani, tanto da indurre, da qualsia-si parte del mondo ci si trovi, ognicittadino forzese, anche se esso siasolamente originario, ad inviareannualmente documentazione divoti esauditi (la testimonianza è datadall’invio di nuovi ex voto in oro), econtributi in denaro per l’organizza-zione della festa in onore dellaSacra Effige.

Mimmo Muscolino

GRANDE LA DEVOZIONE DEI FORZESIPER IL SS. CROCIFISSO

9

GLI EVENTI DEL MESE

CASTELL’UMBERTOUn settembre ricco

di eventi

ASfaranda, la contrada piùgrande del comune diCastell’Umberto, l’1, il 2 e il

9 settembre si svolgeranno i festeg-giamenti in onore della patrona, laMadonna Maria SS. Annunziata.La statua dell’attuale Madonna diSfaranda fu portata da un prete agliinizi del ‘900 da Tortorici. Era fattadi cartapesta e rappresentava unaMadonna senza titolo, successiva-mente, vista la devozione del luogo,fu intitolata all’Annunziata. Il programma della festa è ricco dieventi.I festeggiamenti avranno inizio saba-to 1 alle ore 16.00 con il giro per lestrade del Corpo Bandistico “G.Verdi” di Sfaranda, continuerannocon i Primi Vespri e CelebrazioneEucaristica, alle ore 21.00 vi saràuno spettacolo musicale, il primogiorno si concluderà alle ore 24.00con i giochi pirotecnici.Il secondo giorno (domenica 2) alleore 8.00 ci sarà la CelebrazioneEucaristica, alla fine della santamessa vi avrà luogo il giro per lestrade del Corpo Bandistico, la pro-cessione del Simulacro di Maria SS.Annunziata avrà inizio alle ore 16.00e alle ore 21.30 ci sarà un concerto dimusica leggera.Domenica 9 settembre si svolgeràl’ottava della festa patronale che siconcluderà alle ore 21.00 con unaSerata danzante.Il mese di settembre si concluderàgiorno 30 con la Festa del SSCrocefisso.Gli eventi musicali sono stati tuttiorganizzati con la collaborazionedell’amministrazione comunale.

Daniela Musarra

MISTRETTA: La festa della Madonna della Luce

Una ricorrenza importante per il paese di Mistretta è la festa dellaMadonna della Luce. La festa che si celebra ogni anno per tregiorni consecutivi, 6, 7 ed 8 settembre, è quanto di più curioso e

caratteristico possa esistere nelle costumanze di un paese, una coppia dibonari guerrieri (giganti) che corrispondono ai nomi di Cronos e Mitiarappresentano la scorta fedele della statua sacra. Il 6 e il 7 settembre iGiganti girano, portati a spalla da portanti, per le vie del paese ballando eraccogliendo le offerte. L’8 giorno della festa la statua della Madonnaesce dalla chiesa per il giro della cittadina, Mitia e Cronos si affiancanoalla varetta e scortano per tutto il percorso il simulacro seicentesco, festo-samente addobbato. Alla sera, per le vie illuminate da luci colorate, laprocessione si avvia lungo una strada di campagna che porta alla chiesadella Luce. È il tratto più caratteristico del percorso, al termine, alla lucedi un gran fuoco (‘a luminaria), dopo una solenne benedizione, la statuarientra in chiesa per essere ricollocata al suo posto e i giganti effettuanouna danza, denominata "U ballettu di gisanti".

Daniela Musarra

GLI ALTRI EVENTIIN BREVE...

PATTI: dal 16-giugno al 16-Settembre “I Bummuli di Patti”1° Festival CreazioniImprenditoriali Siciliane BROLO: 2 settembre “La lumi-naria du luccu” TAORMINA: 4 settembreFrancesco De Gregori in concer-to al Tatro AnticoMONGIUFFI: 5 settembreMadonna della Catena TAORMINA: 6-7-8 settembreFedra di Seneca TINDARI: 8 settembre- La festadi Maria SS. di Tindari MESSINA 8: Settembre -Concerto d’Organo in cattedrale - CESARO’: 8 settembreMadonna delle Grazie SCALETTA: 8 settembreMadonna di Monserrato GIARDINI: 8 settembre MariaSS. della Raccomandata MESSINA: 12 settembreChiostri all'Arcivescovato -CONCERTO alle ore 20,30Visita guidata all'esposizioneAngelo per Messina ore 21,15concerto: Antera Arena, violino;Maria Assunta Munafò, spinetta

MESSINA: 14 SettembreAudìtorium Fasola – “Un uomo euna città”- Visione del documen-tario alle ore 20 TAORMINA: 16-17 settembreConcerto Elisa SANTO STEFANO DI CAMA-STRA: 19 settembre MariaSS.Addolorata MESSINA: 19 settembre catte-drale - CONCERTO D'ORGA-NO TAORMINA: 20 settembreMadonna della Rocca FIUMEDINISI: 22 settembre“Le mitiche Spider a Taormina”-4° Edizione. BARCELLONA: 30 settembreFesta della vendemmia al"Parcomuseo Jalari" FICARRA: 1 Ottobre Festa diMaria Santissima del TindariMILAZZO: 1 ottobre RassegnaMusicale “L’angelo biondo” nelDuomo Antico del Castello TORTORICI: 3 ottobre Madonnadel Rosario LIPARI: 7 ottobre Sagra dellasalsicciata TORTORICI: 8 Ottobre Festa diSan SergioPIRAINO 13- Ottobre Sagradella Castagna in ContradaMadonna del Lume

GLI EVENTI DEL MESE

10

S. ONOFRIO ANACORETA:

UN CULTO ANTICORISALENTE AL 1117

- a cura di Mimmo Muscolino -

La festa di S. Onofrio viene celebrata il 12Giugno ( suo giorno canonico e in cui si svol-ge solo una semplice processione) e solenne-

mente, la seconda domenica di settembre, rinnovan-do, cosi un rito che si ripete continuamente neglianni, facendo rimanere intatta la devozione di unpopolo, quello casalvetino, fortemente legato al pro-prio Patrono.Il culto a S. Onofrio Anacoreta nella città diCasalvecchio è senza dubbio molto antico, anche se,non si può indicare con esattezza quando esso abbiaavuto origine. Tuttavia, si hanno indicazioni più chesufficienti per ritenere che esso risale altempo in cui si stabilirono nella Vallatad’Agrò i Monaci Basiliani. Ciò lotestimonia un diploma di dotazio-ne, rilasciato da Ruggero II nel1117 al Monastero basiliano deiSS. Pietro e Paolo d’Agrò.Proprio in questo periodo fuintrodotto nel territorio diCasalvecchio Siculo il culto diS. Onofrio. La conferma di ciòla troviamo nella chiesadell’Annunziata, dove si conser-va tuttora un antico dipinto raffi-gurante S. Basilio, fondatore del-l’ordine, e S. Onofrio in atteggia-mento di preghiera ai piedi dellaVergine.Da allora il culto per il Sant’Anacoreta siandò sempre più sviluppando, tanto che i casalvetinisono rimasti ancor oggi sempre fedeli a questa tradi-zione religiosa e lungo i secoli ne hanno sperimenta-to in varia guisa i benefici effetti. Più di una volta,rimasero indenni da pestilenze e da altre calamità ein segno della sua riconoscenza si adoperarono avivere in modo degno del Santo e a rendere la chie-sa a lui dedicata sempre più decorosa e ricca d’ope-re d’arte.Ancora oggi si conservano due sculture che risalgo-no entrambe alla prima metà del ‘700: l’una, un

busto del Santo, in legno, di fattura un pò più antica,è posta su di un piccolo trono nell’alto dell’abside,l’altra, in argento, fu eseguita nel 1745, per assolve-re un voto fatto dalla popolazione durante la pesti-lenza del 1743, dall’artista messinese GiuseppeAricò.Sul piedistallo di quest’artistica statua d’argento sivedono incise in latino le seguenti parole:“ Questa statua, che tu qui contempli eretta, fu dedi-cata per voto, a spese del popolo, al Protettore S.Onofrio per la liberazione del paese dalla peste,l’anno 1743 e fu fatta eseguire per cura dal Rev.Don Antonino Cannavò, Commissario del S. Uffizio,Procuratore di questa chiesa, l’anno 1745”.La festa in onore a S. Onofrio inizia il giovedì amezzogiorno con lo scampanio delle campane dellaChiesa dedicata al Santo. Un evento che si ripete neitre giorni seguenti per otto volte al giorno in ore pre-stabilite.

Caratteristiche della festa

Tradizione e culto, nonostante isecoli, continuano ad essere vissuti,con fermezza ed ardore da tutto il

popolo casalvetino tramite il caratteri-stico: “Camiddu”, “U sciccareddu”,“Quartareddi” e le “Sagre” innaffia-te dal buono vino locale.La festa dura un’intera settimanacon varie manifestazioni. Ognisera si svolgono diverse sagre:della salsiccia, dei maccheroni,della porchetta, del pane condito,cornetti caldi, “innaffiate” dal vino

locale ed accompagnate da varigruppi musicali. Come tradizione

una serata è dedicata ad una rappre-sentazione teatrale.

LLAA FFIIGGUURRAA DDEELL““ UU CCAAMMIIDDDDUU”

Nel contesto della festa trova spazio un ritoche non ha niente a che vedere con la reli-gione, il cui protagonista è chiamato dal

popolo “U Camiddu o Camiddazzu “, ovvero il cam-mello.E’ una maschera dalla testa di legno, dall’enormebocca dentata, comandata da due uomini, nascostisotto la sua pancia e coperti da una tela color rosso,che danno la forma alle due gobbe e alle gambe oltrea far muovere, con opportuni accorgimenti, la testa ela bocca di legno.

11

GLI EVENTI DEL MESE

Tindari: Ceramiche in gioco

E’ stata inaugurata sabato 11 agosto, a Tindari,la mostra “Ceramiche in gioco”, organizzatadall’Azienda del Turismo e da Caleca Italia.

Nella suggestiva sede di Villa Amato, rimarrannoesposti fino al prossimo 28 settembre oltre100 lavori in ceramica, tutti realizzati nelle officinedi Patti, su progetti di architetti, designers ed artisti

italiani e stranieri. “L’iniziativa dimostra la capaci-tà della grande tradizione ceramica di Patti di con-frontarsi anche con i migliori fermenti del design edell’arte contemporanea“, afferma RossanaGiacalone Caleca, curatrice dell’evento insieme aFilippo Nasca. L’esposizione sarà visitabile dal Lunedì al Venerdìdalle ore 10:30 alle ore 12,30

DM

Secondo la tradizione, raffigura, la vicina terra diSavoca, paese dal quale Casalvecchio è dipeso finoal 1793. La nascita del “Camiddu” si fa risalire atale periodo, quando la cittadina casalvetina riusci aliberarsi dall’oppressione della baronia di Savoca,dopo tanti tentativi falliti, ed il 6 luglio del 1793 inforza di un dispaccio reale, firmato a Napoli, ottie-ne l’autonomia.La figura del “camiddu”, rappresenta la vicinaSavoca, che adagiata tra due colli, vista daCasalvecchio appare come un cammello dalladuplice gobba con in mezzo la sella.“U Camiddazzu”, in occasione dei festeggiamentidel patrono, esce e gira per le vie e strade del paese,nel pomeriggio della domenica, simboleggia la vici-na Savoca che è domata da un abile cammelliereche rappresenta, manco a dirlo, Casalvecchio. Ladomenica nel primissimo pomeriggio, accompagna-to ed annunciato dal suono di un tamburo, gira perle vie del paese.Durante la sua “passeggiata” il cammello e guidatodal “cammelliere” che lo tiene a bada, è bastonato,umiliato e fra gli schiamazzi del popolo e infinedomato. Un rituale che si ripete ogni anno con ladomazione della “tracotante” Savoca la quale,ovviamente non ha molte simpatie per il cammelloche è definito dai savocesi in modo spregiativo “ucamiddazzu” ossia il cammellaccio”.

““UU sscciiccccaarreedddduu”

Il giorno precedente la festa , nel paese si fa cir-colare “ u sciccareddu”, un’altra maschera cheraffigura un asinello. “U sciccareddu” stilizzato

fatto di canne, legno e cartapesta e ricoperto dainnumerevoli giochi pirotecnici ( petardi, mortarettie fiaccole) che rendono più suggestiva l’atmosfera,viene portato sulle spalle da una persona che ballan-do al suono della banda musicale gira la piazza spa-ventando e divertendo la folla.Lo spettacolo, come tradizione si svolge nella sera-

ta del sabato, subito dopo il concerto sinfonico dellabanda musicale cittadina.

“Quartareddi o musticheddi”

Il sabato pomeriggio, come da tradizione si svolgeil gioco dei “quartareddi”. Concorrenti bendati sialternano nel tentativo di colpire con un bastone

delle pentolacce di terracotta ripiene di premi e acquaappesi ad una fune fra gli schiamazzi e il disturbodella gente.

GLI EVENTI DEL MESE

12

Dal 2 Settembre la

II Estemporanea di

Pittura "Natura ed

Arte a Raccuja"di Daniela Musarra

L’estemporanea è un con-corso aperto a tutti gliartisti, di ogni età e prove-

nienza, i quali potranno eseguirele proprie opere con le tecniche elo stile che riterranno più idoneee inoltre decideranno la propriadislocazione nell’ambito delpaese, eseguendo le opere sulposto. Il tema del concorso è la “Natura

ed arte a Raccuja”I dipinti saranno valutati da unacommissione d’esperti d’arte e aiprimi tre classificati verrannoassegnati dei premi in denaroLa Premiazione avverrà il 02Settembre 2007 alle ore 20.00presso l’auditorium comunale el’esposizione delle opere dureràfino al 09 Settembre 2007.

La festadell’Addolorata aFrancavilla di Sicilia

di Ada Calì

La terza domenica del mese di settembre sicelebra a Francavilla di Sicilia la festa dellaMadonna Addolorata. Pur non mancando gli

elementi cari alla tradizione – illuminazione conarcate di lampadine, festoso scampanio, fuochi d’ar-tificio, la banda musicale che durante tutto il giornosi esibisce per le vie del paese e che la sera tiene unconcerto di musica classica e operistica - questafesta ha una carattere quasi esclusivamente religio-so. Le bancarelle dei tempi passati sono, infatti,scomparse, resiste qualche venditore di “calia” o dipalloncini. In realtà troppo chiasso non si addice allaparticolare immagine di questa Ma donna.La statua in gesso dipinto - con i dolenti occhi divetro - rivela un autentico e umanissimo dolore, mal-grado i vari restauri nel recuperare i colori abbianoun po’ alterato l’espressione originale. Sul suo capoè poggiato un manto viola, di stoffa e foggia sempli-ce, che scende lungo le spalle avvolgendo il corpo eche in alcune occasioni viene sostituito da un altromanto di stoffa pregiata e dalla fattura sontuosa conricami in oro offerto più di un secolo fa, insiemeall’artistica Vara, dagli emigrati francavillesi inAmerica. La statua si trova nell’antica Chiesa di San Paolodove è posizionata in una nicchia sopra un altarelaterale che nella parte inferiore custodisce un sacel-lo in cristallo in cui giace il corpo del Cristo appena

deposto dalla Croce. Il simulacro, sia nell’espressio-ne del viso sia nell’atteggiamento del corpo, richia-ma la tradizionale immagine della Pietà anche seGesù non è abbandonato sulle ginocchia della Madrema giace nel sepolcro. Si ha l’impressione che ildolore di questa Madre tenga stretto a sé per l’eter-nità lo spirito del Figlio divino. E’ da ricordare chela statua di questo Cristo morto viene portata in pro-cessione nel giorno del venerdì santo seguita daquella dell’Addolorata stessa.La Madonna Addolorata di Francavilla ha molteaffinità con la Madonna delle Grazie che viene por-tata in processione durante la festa del SS.Crocifissoa Mojo Alcantara: il legame delle due Madri con ilFiglio appare identico, egualmente intriso di amoree di dolore.Il forestiero che dall’esterno osserva la processioneche si snoda preceduta da canti e fiaccole e dalleautorità religiose e civili, con la banda musicale chesegue insieme a una straripante folla di fedeli, nonpuò sottrarsi alla commozione perché al di sopra ditutto aleggia il dolore della madre del cielo che èuguale al dolore di tutte le madri della terra.

LETOJANNI:Una mostra ricorda Anna Moleti Belfiore

Fino a metà settembre a villa Sabato evilla Greta Garbo nel comune diLetojanni una mostra collettiva di pittu-

ra in ricordo di Anna Moleti Belfiore.L’iniziativa è dell’accademia Euromediterra-nea delle arti.

GP

13

GLI EVENTI DEL MESE

LLaa ffeessttaa ddeell CCrroocciiffiissssoo aa CCaarroonniiaa

Nel cuore del Parco dei Nebrodi, disteso sucolline dai dolci profili che degradanoverso l'azzurro Tirreno, e circondato da

boschi secolari, tra le pieghe dei quali affioranotracce di civiltà millenarie, si trova Caronia, anticocentro ricco di arte e di tradizioni popolari.Caronia fu fondata da Ducezio intorno alla metàdel sec V a.C. e fu centro fiorente in età ellenisticae Romana. Si racconta che fosse una città ricca di templi e

ville. Straordinaria era la produzione di grano,tanto da rifornire direttamente Roma. Di Calacteparla Cicerone. Della presenza romana è importan-te testimonianza anche il ponte Aureliano, cheancora oggi taglia il torrente Caronia.Sotto la dominazione dei Normanni ai quali si devela costruzione dell’imponente castello, Caroniasegnava l’inizio della Val Demone. Dopo il periodo normanno, Caronia seguì la sortedi gran parte dei feudi siciliani.In questo luogo incantevole, più precisamente aCaronia Marina il 14 settembre si svolge la tradi-zionale Festa del Crocifisso.

Daniela Musarra

BIBLIOTECA COMUNALE DI MALFASALINA - ISOLE EOLIE

Dal 20 agosto al 20 settembreUNA STORIA PER IMMAGINI Dagli anni ‘20 agli anni ‘60:

luoghi, costumi, personaggi, tradizioni dell’epoca passata.Mostra fotografica in bianco e nero del maestro Carmelo

BELFIORE di Montalbano Elicona.

GLI EVENTI DEL MESE

14

Nella sede della presiden-za della RegioneSiciliana, Palazzo

d’Orleans, il 17 luglio è statapresentata l’esposizione nazio-nale d’arte contemporanea“Magnificat”, che il presidenteSalvatore Cuffaro, ha inaugura-to la sera del 21 luglio nelPalazzo Baronale di Ficarra. Alla conferenza stampa hannopartecipato il presidenteCuffaro, il Vescovo S.E. IgnazioZambuto, il sindaco BasilioRidolfo e il curatore della col-lettiva, Giovanni Bonanno. La figura di Maria e il temadella maternità collocano laSicilia al centro dell’espressio-ne artistica contemporanea. Unamostra che coinvolge pittori escultori italiani, molti dei qualidi respiro internazionale, attor-no al tema della Vergine Madree della maternità della donna, inoccasione del Giubileo straordi-nario per i cinquecento annidella statua dell’Annunziatascolpita da Antonello Gagini ecustodita nel santuario diFicarra, concesso dalla SantaSede alla cittadina nebroidea.Sedi dell’esposizione sarannoPalazzo Baronale e la Fortezzacinquecentesca, che accoglie-ranno le opere di trenta artistiprovenienti da varie partid’Italia e appartenenti a genera-zioni e linguaggi differenti.“Magnificat”, ispirandosi allamaternità di Maria, mette inluce le dimensioni umana e spi-rituale di una ragazza chiamataad essere partecipe, con la suacarne, del mistero dell’incarna-zione. Nel contempo affronta,con energia creativa, la com-plessità della gestazione delladonna e del suo rapporto con ilfiglio. Centralità della rassegna è l’o-maggio a Trento Longaretti, che

la critica definisce lo Chagallitaliano per l’intima poesia diuna pittura che ritrae il volto deipoveri, l’esodo degli ebrei, ilsogno delle madri, lo stuporedella vita, la bellezza di Maria.Mondo di silenzio e pace cheannunzia la presenza del divinonella storia. Dal maestro lom-bardo verranno esposti 31 deisuoi dipinti di intenso contenu-to. Inoltre, accanto a Longarettisaranno presenti numerosi altriartisti: Laura Barbarini, RacheleBiaggi, Giovanna Cecere,Elisabetta De Luca, StefaniaFabrizi, Gigino Falconi,Corinna Ferrarese, RenatoGalbusera, Omar Galliani, PieroGauli, Alessandra Giovannoni,Carla Horat, Maria Jannelli,Antonella Lombardi, FrancoMarrocco, Alessandra Pennini,Miriam Pertegato, AlessiaPorfiri, Nino Pedone, MassimoPulini, Salvatore Rizzuti, FabioSciortino, Lucia Stefanetti,Togo, Carla Tolomeo, MarioVanini e Angela Viola.Voluta dall’amministrazionecomunale di Ficarra, sostenutadalla diocesi di Patti e patroci-nata dalla Regione Sicilia, l’e-sposizione costituisce unappuntamento di cultura sia perle famiglie e i giovani sia per gliappassionati del bello e per ituristi, italiani e stranieri.La mostra, curata dal criticoGiovanni Bonanno, conta 110opere pittoriche e scultoree eresterà aperta sino al 30 settem-bre. A completare la qualità diun’esposizione destinata adiventare un grosso evento cul-turale, è il catalogo in cui figu-rano le opere degli artisti,accompagnate da interventi discrittori, teologi, critici e gior-nalisti.

Daniela Musarra

“Magnificat, richiamando aFicarra migliaia di persone con il

fascino dell’arte, afferma lasacralità della vita e della fede”.

(Basilio Ridolfo sindaco di Ficarra)

“Magnificat inneggia alla graziae alla bellezza di Maria, ma

anche all’attesa e alla speranzadella donna e dell’uomo, traver-sati nella quotidianità da scora-mento, dubbio ed angoscia, invi-

tandoli a saper scrutare nelfondo della notte l’inizio del gior-no; a credere con l’umile ed altapiù che creatura che il Signore èvicino, pronto a soccorrere chi inlui spera ricordandosi della sua

misericordia”. (Ignazio Zambito Vescovo di Patti)

“Al di là del carattere liturgicodell’esposizione, il tema suggesti-vo della maternità di Maria, met-

tendo in luce la dimensioneumana oltre che spirituale dellaVergine nella rappresentazione

della complessità della gestazionee del suo rapporto con il figlio,

svela nelle opere tutta la sacrali-tà della vita incastrata però nel-l’attesa, nei drammi e nella spe-

ranza della realtà quotidiana”.(Salvatore Cuffaro,

Presidente Regione Sicilia)

Magnificat: Al PalazzoBaronale diFicarra fino al30 settembre

15

GLI EVENTI DEL MESE

San Fratello a cavallo

Tra settembre e ottobre a San Fratello, uno deipiù antichi e suggestivi centri dell’areanebroidea, si svolgono diverse manifestazio-

ni, come la sagra dei funghi o la fiera del bestiame.Ma negli ultimi anni è cresciuta notevolmente perimportanza e prestigio la SanfratellocavalliManifestazione che ha tra l’altro lo scopo di valoriz-zare, l’ormai conosciuta, razza del CavalloSanfratellano. Il Cavallo Sanfratellano ha più di 900 anni ed è larazza più antica in Sicilia. Questo animale, introdot-to forse dagli arabi o dai normanni, dasempre abituato alla presenza del-l’uomo, si adatta bene all’escur-sionismo e ad ogni tipo di turi-smo equestre. Forte e intelli-gente, maestoso e resistentealla fatica, il cavallo sanfra-tellano viene allevato allostato brado sui Nebrodi edha da qualche anno ricevutoil riconoscimento di “razza”.Di questi esemplari nè esistonocirca 3.500/3.800.Da alcuni anni, attraverso la partecipa-

zione a fiere e mostre organizzate in diverse regionid’Italia, si è voluto inserirlo in un contesto naziona-le e farlo conoscere al di fuori dei confini territoria-li. Occasioni importanti per vedere una nutrita schie-ra di esemplari nell’arco dell’anno sono: la Mostradel Cavallo Sanfratellano che si tiene generalmentela prima domenica di settembre e la festa dei treSanti martiri Alfio, Filadelfio e Cirino che si svolgeil 10 Maggio. I Cavalli seguono la processione finoin cima al Monte San Fratello e chiudono la Festacon la tradizionale cavalcata finale. Questa mostra-mercato del cavallo Sanfratellano sisvolge in contrada Passo dei Tre, solitamente laprima domenica di Settembre. Organizzata del

Comune, con lo scopo di promuovere ilcavallo ed il territorio che lo ospita.

La rassegna è preceduta dalleseguenti attività:

- La Gimkana;- La Gara nazionale dicross, valida per il campio-nato regionale;- L’asta pubblica;

- Guide enogastronomiche,con assaggio di prodotti tipici

locali;- Convegni vari.

Daniela Musarra

TAORMINA : FESTA DELLA MADONNA DELLA ROCCAdi Rosa Anna Salsa

Ai piedi del Castello diTaormina, posto su un’al-tura dalla quale si domina

tutta la città, si trova il Santuariodella Madonna della Rocca.Luogo di culto molto caro a tutti icittadini taorminese, i quali hannouna ricca e fervente devozioneverso la Madonna che dall’altodella collina, secondo la tradizio-ne del tutto popolare, li protegge eli benedice. Il Santuario, situatotra Taormina e Castelmola, nelsecondo fine settimana diSettembre, viene visitato da tuttala cittadinanza e dai molti devotidella S. Vergine, in occasione deifesteggiamenti della Madonna

della Rocca. Festa particolarmen-te sentita a Taormina, da adulti epiù giovani anche perché segna,in un certo modo la fine dell’esta-te e l’approssimarsi dell’iniziodelle attività autunnali, soprattut-to di carattere scolastico per ibambini taorminesi. La città siprepara ad accogliere ilSimulacro della Madonna, laquale raggiunge la Sua gente insegno di benedizione delle vie delpaese. Molti fedeli seguono inpreghiera la Processione dellaStatua lignea lungo le strade diTaormina per poi fare ritorno,seguendo la lunga via gradinata(nota meglio dai taorminesi comeVia Crucis) che collega diretta-mente la città al Santuario peressere riposta al suo interno ecelebrare in modo solenne la S.Eucaristia. Durante i festeggia-

menti sacri alla Madonna dellaRocca viene organizzato un gran-de banchetto a base di carneinfornata: carne di agnello conspezie cotta in un forno a legnaaccompagnato da buon vino epane caldo. E’ un appuntamentoparticolarmente sentito dallapopolazione che accoglie perl’occasione anche molti altridevoti della Madonna, che giun-gono in città per il giorno dellasua festa, e da quanti invece ven-gono attirati dai festeggiamentipiù popolari: le colorate bancarel-le ricche di balocchi e dolciumiper i più piccini, i profumi dellacucina casereccia ed, infine, i fuo-chi d’artificio che di consuetudinesegnano la fine dei festeggiamen-ti in onore alla Madonna dellaRocca illuminando a giorno ilcielo della città di Taormina.

GLI EVENTI DEL MESE

16

Raccuja: un settembrericco di eventi

religiosi e culturali

Raccuja, l’antica Raccuglia, sorge lungo larotabile per San Piero Patti, a 642 metri sullivello del mare, tra Ucria e Sinagra, è un

piccolo centro montano dotato di attrattive natura-listiche di incomparabile bellezza.L’abitato è tutto fra la chiesa madre e il Castello,con le sue vie strette e tortuose, fiancheggiate dacase in gran parte ristrutturate, e riposanti in unaricca flora di noccioleti e di oliveti, e coi suoi vico-li angusti e a scalinate, che ci richiamano ai tempi

del conte Ruggero, quando il paese fu dotato delMonastero di San Nicolò del Fico.La manifestazioni più importante a carattere reli-gioso è la Festa patronale dell’Annunziata del 21settembre. Si svolge con solenni festeggiamenticon la processione della statua marmorea dellaMadonna per le vie del paese.Da menzionare anche la Festa di S. MicheleArcangelo il 29 settembre che si svolge in frazio-ne Zeppa. I festeggiamenti raggiungono il culminecon la solenne processione del santo per le vie delpaese.Il 2 Settembre 2007 avrà luogo la IIEstemporanea di Pittura, un concorso che avràcome tema la “Natura ed Arte a Raccuja”.

Daniela Musarra

Domenica 2 settembre aCapo D’Orlando nelparco di Villa Piccolo

avrà luogo il concerto blues diRiccardo Tesi & Banditaliana. Riccardo Tesi, fondatore del pro-getto Banditaliana, è un composi-tore di fama mondiale, negli ulti-mi anni si è imposto sul panoramainternazionale e ha riscosso gran-de successo nei più importantifolk & jazz festival. Per gli aman-ti del blues e della buona musicaè un concerto da non perdere.La rassegna continua giovedì 6settembre a Militello Rosmarino,l’Associazione Musicale Ars VitaEst presenta il progetto SanMarco Wind Band, una band digiovani artisti provenienti dalcentro dei Nebrodi e con unacomprovata esperienza e unagrande passione per la musicaconcertistica, il gruppo si esibiràin piazza Matrice. L’orchestra difiati è costituita da quaranta ele-menti che ripercorre il repertorioclassico della musica bandistica.

Sabato 8 settembre la compagniateatrale “Giovane TeatroSantagatese” si esibirà nel magni-fico scenario del baglio S.Pantaleone di Alcara Li Fusicon lo spettacolo “Storia di uneremita”.Storia di un eremita è il resocon-to intimo e delicato della vita diNicolò Politi,anacoreta, delXII secolo, ori-ginario diAdrano, in fugadalla sua cittàpoiché ostaco-lato dal padrenell’intrapren-dere una vita dipreghiera econsacrazionea Cristo .Il suo viaggio,guidato dalla volontà divina, loporta sui monti “nebrodi”, dovetroverà un luogo idoneo a passareil resto della sua vita da eremitacon il supporto e l’aiuto dei frati

di un monastero Basiliano e didue forti spiritualità; PadreLorenzo Ravì Canzaloro daFrazzanò e Padre Cosmano teolo-go di Alcara .Non mancano le tentazioni delmaligno, nella peregrinazione delSanto, ma con l’aiuto della pre-ghiera, riuscirà a sconfiggere il

male e continuare la sua vita dedi-ta all’Onnipotente.A dare vita a questa realtà del tea-tro sono diversi ragazzi, infatti ilcast è composto da numerosi atto-

Prosegue la rassegna “Nebros: il Pal(r)co di Pan”

17

GLI EVENTI DEL MESE

Sant’Antonio daPadova a Capizzi

Capizzi si trova ubicato allesorgenti del fiume Simeto.Di origini remote, non si

conosce il periodo di fondazione. Fuflorida sotto la dominazione romana.Nel Medioevo si mantenne quasisempre città demaniale. Si può defi-nire città d’arte per i numerosi edifi-ci di pregevole fattura e per uncospicuo patrimonio artistico pre-sente nelle sue chiese. Il Comunevanta genuine e valide tradizioniereditate dalle dominazioni che sisono susseguite nei secoli passati.Dal 2 al 3 Settembre si svolgerà laFesta di S. Antonio da Padova.La festa ha inizio prima dell’alba.Infatti i pellegrini partono per lalocalità “Cannella” alle ore 03:30del mattino. Il pellegrinaggio si puòfare a piedi e/o cavallo con partenzadalla Chiesa dedicata al santo e,attraverso i boschi dei Nebrodi, l’ar-rivo alla spianata Cannella in territo-rio di Mistretta è previsto dopo 5 orecirca di cammino.Rientro in paese è previsto per le ore18:00 dove seguirà la tradizionale“Ntrata addauru” (cioè entrata del-l’alloro che è stato raccolto duranteil cammino per i boschi) e processio-ne, per le vie del centro, dei pellegri-ni a cavallo dietro il Vessillo dellaConfraternita di S. Antonio. Alla“Ntrata addauru” partecipano circa500 cavalieri tra i quali spicca la par-tecipazione a una corporazione dimestieri, che sfila con muli ed asinibardotti con antichi finimenti.Il 3 settembre avrà luogo laProcessione per le vie del centro delpercolo di S. Antonio da Padova aPiazza dei Miracoli.Il 30 Settembre ci sarà la Fiera delbestiame che è collegata alla Festadi Sant’Antonio da Padova.

Daniela Musarra

ri, impegnati nella realizzazionedi commedie brillanti e opereteatrali con la particolarità del-l’esclusiva, data dai testi origi-nali creati da Luca Silavano.L’ultimo appuntamento di que-sta eccezionale kermesse, cheha riscosso un grandissimo suc-cesso in tutti i comuni nebroi-dei, è la commedia teatrale diGiovanni Testori, con CaterinaVertova“Interrogatorio a Maria” chesi svolgerà mercoledì 12 a SanFratello nella chiesa di SanNicola.“Interrogatorio a Maria” è statoscritto da Giovanni Testori nel1979, affrontando un tema reli-gioso (come la vita di Maria,madre di Gesù) con lo stileespressivo della tragedia greca,ma allo stesso tempo con la sen-sibilità e la cultura di una perso-na della nostra epoca.Su un palcoscenico Maria sitrova a rispondere ai mille que-siti di un coro recitante, riguar-do la sua esperienza di rapportocon Dio e con suo figlio Gesù.Ma le domande sono più umaneche mistiche, rivolte ad una gio-vane donna e madre, piuttosto

che a un personaggio religioso:com’è avvenuto in realtà il con-cepimento? Ed era consciaMaria del fatto che stava gene-rando il figlio di Dio? E l’a-vrebbe accettato, sapendo dalladrammatica fine che attendevaGesù? E cosa provò, vedendosuo figlio morire sulla croce?Le risposte di Maria, pur con-servando un contesto sacrale,umanizzano profondamente ilvissuto di una donna travolta daeventi più grandi di lei, avvici-nandola con toni poetici edrammatici alla comprensione eai sentimenti di ogni personadel mondo d’oggi.L’esperienza umana di Maria sisposa quindi con quella mistica,restituendo un’idea di Cristoespressione d’amore, che s’i-dentifica con ogni vita e conogni persona ferita nel corpo enello spirito.A dare un volto al dramma dellaprotagonista è l’attriceCaterina Vertova, splendidainterprete di film e fiction digrande successo, dotata di gran-de fascino e classe indiscussa,vera diva della scena teatrale.

DM

Santo Stefano di Camastra - Pellegrinaggio alLetto Santo e festa dell’Addolorata

ASanto Stefano di Camastra la seconda domenica di Settembresi celebrano i festeggiamenti del Letto Santo, la festa si svol-

ge con pellegrinaggio dei fedeli al santuario, giochi pirotecnici,concerto bandistico, Santa Messa e processione finale.La terza domenica di Settembre, invece, si festeggia S. MariaAddolorata, la festa si svolge con processione concerto bandisticogiochi pirotecnici e espettacolo musicale.

Brolo - Festa del fuoco in onore della Madonna

La prima Domenica di Settembre, a Brolo, in provincia diMessina, si svolge la Festa del fuoco in onore della Madonna;

la festa si celebra con l'accensione di falò, per ricordare che la sta-tua, raffigurante la Vergine, rimase indenne durante un incendio.

UN PAESE DA VISITARE

18

TORTORICI

IL PAESE DELLECAMPANEImmersa in una valle-anfiteatro,

ricca di verde, sorgenti e laghet-ti, alle pendici dei mitici monti

Nebrodi, sorge la città di Tortoricicon i suoi quasi 8.000 abitanti, le sueantiche tradizioni, i suoi uomini illu-stri, le sue campane. Tortorici costituito da 72 borgate haun impianto urbano medievale,caratterizzato da un dedalo di sugge-stive viuzze, archi, sottopassaggi e

piazze nelle quali si affacciano ipalazzi che ospitano il MuseoEtnofotografico “Franchina –Letizia” (nel quale si conservanocirca 40.000 lastre e 20.000 pellico-le che coprono l’arco di tempo cheva dal 1890 al 1980) e il MuseoEtnoantropologico che esponeattrezzi di lavoro, strumenti e pro-dotti della locale civiltà agropastora-le ed artigiana.

A cura di:Daniela MusarraCarmela Pantano

19

UN PAESE DA VISITARE

Attraversato dal fiume Grande cheé animato da cigni e altri animaliacquatici, é anche costeggiato daltorrente Calagni, dove si può ammi-rare la Petagna Sanuculaefolia cheha imposto nel vallone la costitu-zione di una riserva naturale. Al tor-rente Calagni è legata un’antica tra-dizione che lo vuole attraversato inoccasione della festa del patrono S.Sebastiano (20 gennaio) dai ‘nudi’,

i portatori del fercolo vestiti dibianco e scalzi. Dal punto di vista naturalistico,Tortorici offre la possibilità d’effet-tuare delle rigeneranti escursionidall’alto valore paesaggistico com-prendenti, tra l’altro, siti suggestivicome il Monte San Pietro, la Roccadi San Marco, il Pizzo di Cucullo,la Riserva Naturale del Lago diTrearie, e “La Cappella delle Tre

UN PAESE DA VISITARE

20

Vergini”, nel cuore del Parcodelle Nebrodi. Il clima mite, la splendida vegeta-zione fatta di castagneti, quercetie noccioleti, le case adagiate nelverde pendio rendono gradevoleil soggiorno a quanti amano sia laquiete sia le piacevolezze enoga-stronomiche paesane e le manife-stazioni musicali e culturali dialto livello che la cittadina offresoprattutto nel periodo estivo.Nelle borgate oricense le domeni-che estive si svolgono manifesta-zioni di carattere religio-so.In realtà i festeggiamentiiniziano il sabato che, perantica consuetudine, inoccasione della festa siconsumano prelibatezzecome il panino con la sal-ciccia e olive schiacciate,tutto accompagnato da unbicchiere di vino rossolocale. La serata continuacon spettacoli musicali egiochi pirotecnici. Il giorno della festa, dopola solenne celebrazioneeucaristica, la statua delSanto esce dalla chiesa peril giro della contrada, perpoi continuare la sera condegustazione di prodotti locali espettacoli musicali.Ecco le date del mese di settem-bre:Domenica 2 si svolge la Festa del

S. Cuore di Gesù, in contra-da Marù, e la Festa dellaMadonna della Scala, incontrada Sceti.

Domenica 9 si svolge la Festa delCuore Immacolato di Mariain contrada Mercurio.

Domenica 16 si svolge la Festadell’Addolorata nelle con-trade di Moira e di Sciortino.

Domenica 23 si svolge la Festadell’Immacolata in contradaSan Costantino.

La fondazione di Tortorici è anti-chissima, come è testimoniatodall’origine greca dei nomi dialcune contrade (Moira-destino;Potame-fiume). Con ogni proba-bilità è, infatti, fondata in epocabizantina, nel VII o VIII secolo,da popolazioni di origine greca.Nel corso della dominazionearaba prende il nome diMangabah; nel 1082 è citata colnome di Turri Polit, nel 1151come Terra di Turris Tudich oTurris Tudith. All’epoca degli

Svevi diventa dominio feudaleprima dei Pollichino e poi deiMoncada e Mastrilli.La crescita ha inizio nel 1300.Sorgono le prime chiese, S.Nicolò, il SS. Salvatore, S. Mariade Platea, S. Domenica, e S.Maria extra menia. Al di là dellemura di cinta nascono case,palazzi, botteghe. Inizia a farsistrada quell’arte che per secolisarà il vanto dell’economia loca-le, la fusione del bronzo e prospe-rano anche la lavorazione delrame, l’agricoltura e l’estrazionedell’oro. La ricchezza dell’econo-mia e la presenza di una classeborghese molto forte fa nascere

l’esigenza di un riscatto dalla ser-vitù feudale. Così nel 1630 silibera del giogo feudale e divienecittà demaniale con diritto a sede-re nel Parlamento siciliano e apotersi fregiare del titolo di“Fidelis et Victoriosa Civitas”.Nei secoli XVI - XVII e XVIIITortorici vive il periodo di mag-giore splendore. Fiorisce un arti-gianato artistico con la produzio-ne di opere in oro, argento, bron-zo, rame, ferro; i maestri scalpel-lini ricostruiscono molte chiese; ifrancescani aprono una scuola difilosofia e teologia; i maestricampanari costruiscono campanedi tutte le dimensioni per le chie-se di Sicilia; l’arte del pittoreGiuseppe Tomasi invade tutte lechiese della Sicilia Orientale. Siproducono seta e profumi. Unepoca di ricchezza intervallata dauna terribile alluvione che nellanotte del 6 giugno 1682 distruggebuona parte della città e provocaseicento morti. Durante il nove-cento l’economia tortoriciana hail suo punto di forza nella coltiva-zione delle nocciole, le cui pian-tagioni occupano oltre la metà delterritorio. L’aspetto religioso ha una rile-vanza notevole come testimonia-no le 40 chiese dislocate su tuttoil territorio e la notevole quantitàdi festività dedicate a vari santi. Ilculto più radicato nella comunitàè quello di San Sebastiano,patrono della cittadina dal 1600.La prima cerimonia in onore diSan Sebastiano, la Bula, si svolgeil sabato più vicino al 13 Gennaio.Al tramonto un folto gruppo diadulti e bambini, riceve, davantialla chiesa di S. Maria, mazzettidi Bula. Questi vengono accesi einizia la sfilata che, accompagna-ta dal suono del tamburo, si snodaper le vie della città. Ritornatoalla Chiesa di S. Maria, ognifedele butta al centro della piazza

21

UN PAESE DA VISITARE

quel che rimane della Bula, for-mano un grande falò e i ragazziiniziano a saltare sul fuoco. Tappasuccessiva dei festeggiamenti è laprocessione dell’alloro. Ladomenica precedente la Festaufficiale i devoti depositano ramidi alloro, a cui sono stati legatifiocchi rossi e bacche, davanti alPalazzo della Città, per ricordareil bosco di alloro sacro ad Adonedove S. Sebastiano, legato nudoad un albero, venne colpito dallefrecce degli arcieri dellaMauritania. Quindi la statua di S.Antonio Abate attraversa questaforesta d’alloro e intercede perrendere fertile la terra e gli anima-li. Il 18 gennaio si svolge un altrooriginale rito: a fujtina da vara.Alla sera la Vara senza il Santo èportata dalla Chiesa di S. Mariaalla Chiesa del SS. Salvatore.Quindi nella Chiesa di S. Maria sisvolge la Prova: il Santo è vesti-to con l’oro offerto in dono ed èesposto ai fedeli. Durante laMessa si procede alla benedizionedei Panitti di S. Sebastiano, pic-coli pani fatti con frumento bian-co.Il giorno effettivo della festa disan Sebastiano è il 20 Gennaio: idevoti seguono il santo, a piedinudi, vestiti di bianco, con un faz-zoletto indossato dagli uominiintorno alla vita e dalle donne sulcapo. La vara, portata solo dainudi, esce a mezzogiorno dallachiesa di S. Maria Assunta e per-corre in processione la città. NelFiume Calagni i devoti fermanola vara e invocano la grazia, a rap-presentare il complesso rapportodi Tortorici con i fiumi, fornitoridi acqua e, quindi, di benessere,ma anche portatori di disgrazie acausa di inondazioni e diluvi. Allafine della processione SanSebastiano viene portato nellaChiesa di S. Nicolò dove rimanefino all’ottava. Infatti nella dome-

nica piùvicina al 27Gennaio ilsanto ritornain proces-sione questavolta nellaparte altadella Città.Alla fine ilsaluto: ledonne pre-cedono lavara, mentregli uominiportano oseguono lastessa, ilsanto rientranella Chiesa di S. Maria salutan-do i fedeli con i consueti giri. Siconclude così una delle festivitàreligiose più particolari e ricchedella provincia di Messina.Tortorici è famoso per l’arte dellalavorazione del bronzo e, in parti-colar modo, per la fabbricazionedi campane. L’arte campanariaaffonda le sue radice molto indi-etro nel tempo e, per questo moti-vo, le informazioni sulle fonderiesono piuttosto incerte. Le primefonderie cominciarono a nascerenel XIII secolo per raggiungerel’apice nel XV secolo. Nelle fon-derie della città furono costruitecampane per chiese di Tortorici,Mirto, Messina, Galati, per ilduomo di Palermo e di Catania.Tortorici è tutto ciò e tanto altroancora. Un centro di antichissimatradizione, un borgo diviso in 72piccole contrade, unito nella suastoria, nelle sue tradizioni, nellesue arti.

PRODOTTI TIPICIFamosa è la pasta reale: un dolcea base di nocciole e zucchero,lavorato e fatto riposare peralmeno due giorni. Tra le preli-batezze la pasta al sugo di maiale,

la frittata di fave, le costoletted’agnello, i piatti a base di funghi.Notevole la produzione di nocci-ole e frutta secca.

COME SI ARRIVAIN AUTO: Da Palermo o daMessina percorrendo l’autostradaA-20. Si esce allo svincolo diRocca di Caprileone e si percorrela statale 113 fino al semaforo neipressi di Torrenova. Qui si imboc-ca la strada per San Salvatore-Tortorici.IN TRENO: Scendere allastazione di Capo d’Orlando o diS. Agata Militello.

Tortorici (C.A.P. 98078) dista258 Km. da Agrigento, 188 Km.da Caltanissetta, 104 Km. daCatania, 147 Km. da Enna, 131Km. da Messina, alla cui provin-cia appartiene, 184 Km. daPalermo, 208 Km. da Ragusa,162 Km. da Siracusa, 283 Km. daTrapani.

Il comune ha una superficie di7.016 ettari per una densità abita-tiva di 128 abitanti per chilometroquadrato. Sorge in una zona mon-tagnosa interna, posta a 445 metrisopra il livello del mare.

MICROFONI APERTI

22

DUE PAROLE CON GIUSEPPE LOMBARDOAssessore alla culturadel comune di Santa

Teresa di Riva di Rosanna Salsa

Le cariche che ricopre oggi, nell’amministrazioneMorabito, sono Cultura e Pubblica Istruzione. Cosa nonva, e vorrebbe realizzare, Lombardo nella sua città?“Nel nostro programma, guardi non è tanto quello chevoglio realizzare io, detto per inciso. Mi spiegomeglio…voglio realizzare io, ma era nel programma dellanostra lista, del nostro schieramento era come punto qua-lificante una ripresa…come dire, una messa in primopiano di quelli che sono gli aspetti culturali che caratteriz-zano una comunità, una città. Quindi, nel nostro program-ma c’era la valorizzazione di quelle che sono, o chepotrebbero essere, le risorse storico-culturali che fannoriferimento, non solo alle nostre tradizioni locali, masoprattutto a mettere in mostra quelle che sono le poten-zialità di tanti nostri concittadini che si vogliono dedicare,che si dedicano (molto spesso e nessuno lo sa!) agli aspet-ti culturali ad un più ampio aspetto. Abbiamo detto che noivogliamo creare un centro culturale di eccellenza a S.Teresa, che sia un centro culturale di tutta la Valle d’Agrò.Senza scontrarci con gli altri paesi della Valle D’Agrò, maanzi, collaborando con gli altri. Del resto è una situazioneoggettiva, S. Teresa è il punto centrale di tutta la Valledell’Agrò e merita, per i suoi trascorsi, per le tante intelli-genze che ci sono state nella nostra città, che questo per-corso culturale, questo percorso umano e culturale, vadaavanti e vada avanti in maniera più seria e più propositi-va possibile. Noi vogliamo valorizzare questo progettosotto due, tre aspetti particolari. Intanto, collegandoci allevarie Università siciliane e soprattutto a quella diMessina, creeremo delle giornate di interesse medico-scientifiche. Faremo venire dei Professori da tutta la

Sicilia e faremo anche delle opere di screening di malattiedi interesse sociale su tutto il territorio. Questo credo dipoterlo dire, con una certa esattezza, a cominciare dallaprimavera prossima e codificheremo queste giornate,l’amministrazione le vuole intitolare Giornate Medico-Scientifiche Santateresine, ma da farsi tutti gli anni in unperiodo che poi andremo a vedere, che dovrebbe essereogni Primavera. L’altro aspetto è quello di creare unPremio Letterario di ampio respiro sotto aspetti plurimi,(vale a dire un anno storici e un anno di poesie e un altroancora di prosa e così via), ed organizzare periodicamen-te, l’altro aspetto, degli incontri su quelle che sono lenostre radici storiche e culturali della Valle d’Agrò. Inquesto, voglio coinvolgere tutte le Associazioni culturaliche ci sono a S. Teresa di Riva , fare in incontro, sicura-mente, a Settembre e mettere sul piano operativo le propo-ste che le varie associazioni mi faranno, che farannoall’Amministrazione e poi con gli altri Assessori e alSindaco stileremo il programma e lo sottoporremo comedire, all’attenzione di tutti i rappresentanti delleAssociazioni culturali. Ovviamente comprende anche leassociazioni culturali teatrali, che si occupano di teatro, diCinema e così via. Credo che nei prossimi anni su questostaremo abbastanza attenti”. Per quanto riguarda la programmazione di tali eventi cul-turali, avranno cadenza estiva, col rischio di interporsi conaltri appuntamenti che nella riviera Jonica esistono. Il pen-siero corre agli appuntamenti fissi dei Congressi, anche

23

MICROFONI APERTI

quelli spesso medico scientifici, di Taormina e al PremioLetterario Nazionale “Città di Savoca” che omaggia la ric-chezza della Valle dell’Agrò, quest’anno alla sua IEdizione. Per evitare di porvi come concorrenza, pensatedi programmare il vostro calendario oltre il periodo estivo?“La ringrazio per questa domanda! Sicuramente il nostroprogramma è di fare più attività nel periodo non estivo.Diciamo da Settembre- Ottobre fino a Giugno, perché diestate si accavallano molte iniziative del Comune. Il nostrointendimento è di farli nel periodo di stagione bassa, usan-do una terminologia prettamente alberghiero, anche per-ché nel periodo autunnale ed invernale, è giusto che inostri giovani, i nostri concittadini abbiano modo di nondoversi chiudere la sera a casa a vedere la televisione”.Rimaniamo in tema di programmazione. E’ stato stilato ilcalendario delle manifestazioni estive e sorge una doman-da: oltre la presentazione dell’ultimo libro di GiuseppeCavarra su S. Teresa e, a parte, sia l’evento “Luci delvespro, una vetrina sull’arte” organizzata in forma privatada un suo concittadino , evento al quale Lei era presente,sia gli incontri tematici progettati dall’ Archeoclub di S.Teresa, il calendario estivo risulta privo di appuntamenticulturali. Come mai non si è curato questo aspetto nell’e-state 2007?“Lei sa che ci sono stati problemi di partenza nelConsiglio Comunale, problemi di variazione di Bilancioche fino all’ultimo non ci ha permesso di programmarecon un certo anticipo. Lei lo sa che manifestazioni delgenere si devono programmare in tempo, però, non pergiustificare, ma per arricchire quello che lei ha detto, noicome amministrazione abbiamo dato patrocinio e la mas-sima partecipazione possibile, agli amici dell’Archeoclubdi organizzare i quattro incontri da loro promossi. Poi,ovviamente, programmare degli impegni culturali se erasolo per fare la piccola manifestazione, credo non abbiasenso. Io in particolare, ma poi tutta l’Amministrazione, acominciare dal Sindaco, vogliamo fare delle cose di uncerto livello, di un certo spessore…come dire ci siamoproposti di farli con una programmazione attenta.Ovviamente, a queste serate di cui si riferiva prima, sicu-ramente in questo Settembre alcune altre iniziative cultu-rali ci saranno. Anche perché l’estate non termina il 30Agosto, magari molti turisti che vengono a trascorrere unpo’ di ferie a S. Teresa andranno via, però nel mese diSettembre sicuramente faremo delle altre manifestazioni”.Può darci una chicca, Assessore Lombardo?“Noi abbiamo deliberato di fare arrivare, per l’arreda-mento della Villa Ragno, che non sarà ovviamente con lacifra totale, ma sicuramente tutto il piano terra e l’esternolo vogliamo sistemare. Una volta che noi avremo la SalaConferenze, la Biblioteca e la Sala delle Mostre…ecco noiterremo delle mostre. Credo che nell’arco di due mesi, di

due mesi e mezzo, la Villa Ragno sarà inaugurata ufficial-mente, perché a giorni faremo la gara. Inviteremo le ditte,il dott. Massimo Caminiti è il responsabile del procedi-mento, sta lavorando per invitare le ditte. Abbiamo adisposizione 87 mila euro (sono soldi in parte dellaRegione, 70 mila euro, parte del Comune, 17 mila euro),già sono pronti per arredarla. Ovviamente non potremoarredare i piani superiori, ma le sale disposte al pianoterra e l’esterno sì, con la cifra messa a disposizione. Leicapisce bene che un conto era se l’Amministrazione avevala disponibilità in atto dell’esterno della Villa Ragno pote-vamo fare tutta un’altra serie di manifestazioni. Fare lemanifestazioni alla Villa Ragno con il caldo di questa esta-te, ma non possiamo sempre abusare della pazienza deinostri concittadini(…è una battuta scherzosa!), in mezzoa quel caldo partecipare a queste manifestazioni”.S. Teresa e la cultura: quali gli obiettivi e i mezzi per rag-giungerli?“Gli obiettivi sono anche quelli di coinvolgere soggetti pri-vati…perché i soldi purtroppo nelle amministrazioni sonoquelli che sono, quindi cercare qualche aiuto finanziario alivello regionale negli assessorati alla cultura e soprattut-to implicare soggetti privati, banche o altri soggetti chepossano dare una mano economica a potenziare questestrutture e a far decollare i progetti che noi abbiamo inmente. Quindi una volta che noi faremo l’incontro contutte le varie associazioni culturali e, tireremo le somme diquesto incontro, le esporremo alle associazioni prima allastampa dopo, perché è corretto che la stampa sia informa-ta in partenza di quali sono gli obiettivi. Quindi, anche leipuò stare tranquilla che conoscerà i nostri obiettivi”.A Capodanno si sono accesi i riflettori sul Teatro ValD’Agrò…poi è calato nuovamente il sipario.L’amministrazione Morabito e Lei, dott. Lombardo, perso-nalmente coinvolto dalla carica che ricopre, cosa pensatedi fare a tale proposito?“Intanto bisogna…come dire, vedere qual è lo stato eco-nomico attuale del Comune, che non sono brillantissime,perché l’eredità non è stata di meno. Questo argomento ènell’agenda per quando riprende l’attività politica. Ripetoè uno dei temi che affronteremo nella riunione con le varieassociazioni. Bisogna anche che i proprietari, così come laRegione, ci vengano incontro, perché il Comune non versanell’oro. Abbiamo avuto Villa Ragno, come spesa e poistiamo affrontando la situazione di Villa Carrozza. Io pro-porrò non solo l’attenzione del teatro alle varie associazio-ni, ma nella riunione che si terrà coi Comuni della ValleD’Agrò, un nostro rappresentante, sarò io o il Sindaco oun altro collega assessore, sarà posta con forza questoargomento perché è sì il Teatro di S. Teresa, ma di tutta laValle d’Agrò”.

ITINERARI

24

Le raccolte di oggetti appartenenti al mondopopolare e contadino sono una scoperta degliultimi decenni. Prima, infatti, non era ricono-

sciuta l’importanza di conservare, preservare emostrare quel passato fatto di fatica e sacrificio. Nelcorso degli anni 70 la situazione inizia a cambiare esi comincia considerare questo universo come unpatrimonio di arte e di storia.Tale riscoperta ha nel Museo Etnostorico “NelloCassata” una delle sue più alte manifestazioni. Ilnucleo originario è stato creato dall’avvocato NelloCassata, poeta dialettale e storico, che trasmise il suoculto per le cose di Sicilia al figlio, Franco,Sostituto Procuratore Generale presso la Corted’Appello di Messina, che, partendo da un’inizialeraccolta di cucchiai d’osso usati dai pecorai, ha recu-perato migliaia di oggetti, intitolando la struttura alpadre. L’opera, inaugurata nel 1995 e progettata daGaetano Maurizio Pantano, è gestita dall’Istituto

Europeo d’Etnologia “Oikos” e diretta daAntonino Sottile. Allestito all’interno diquella che era la vecchia residenza di cam-pagna della famiglia Cassata, sorge su unavasta area, in una casa padronale di fineottocento che conserva a piano terra l’anti-co palmento con i tetti a botte, la portad’ingresso decorata con scene di vita cam-pestre, l’atrio rivestito di pietra locale. Glioggetti sono distribuiti all’interno di trepadiglioni secondo i principi di GiuseppePitrè, il siciliano fondatore della scienzaetnoantropologica in Italia. Nei primi duepiani sono state ricostruite le antiche botte-ghe mentre il terzo piano ospita una biblio-teca-emeroteca relativa agli usi e costumi

della Sicilia. 16000 reperti funzionanti, restaurati e catalogati,sottoposti al vincolo d’indisponibilità dallaSoprintendenza ai Beni Culturali di Messina. Il tuttoviene presentato non tramite la solita ed arida espo-sizione di oggetti, ma con una ricostruzione degliambienti in cui gli arnesi venivano utilizzati, dimomenti di vita e di lavoro. Chi osserva gli ambien-ti magistralmente ricostruiti può toccare con manoquel mondo, tuffandosi nei tempi in cui dominava lacultura materiale. 45 botteghe riproducono i cicliproduttivi raggruppati per appartenenza alle variearti e mestieri. 1500 metri quadri di spazio permostrare ambienti, attività, arnesi agricoli, artigiana-li, industriali, meccanici; oggetti appartenenti almondo della musica, del cinema, della scrittura,della fotografia. Il rilegatore di libri, la bottega ali-mentare, il pasticcere, il vasaio rivivono tra le mura

LLaa mmaaggiiaa ddeell ffaarree ddeellMMuusseeoo ““NNeelllloo CCaassssaattaa””

di Carmela Pantano

25

ITINERARI

del museo. Le macchine per arare, le macine, le treb-biatrici, il torchio salvati dalla dimenticanza o dalladistruzione. Una sezione dedicata alla cinematogra-fia, con una particolare attenzione al rapporto tracinema e Sicilia, ospita la lanterna magica dei fratel-li Lumiere (1886) ed il cinematografo degli annitrenta. Rivivono mestieri come il medico con tutti isuoi attrezzi, la sua poltrona, un trapano a pedale, ilfabbro con la sua fucina, l’incudine, il martello, ilpastaio ed il suo forno, il barbiere con sfarzose sediein legno, i rasoi che si affilano con pietre di mola ecinte di cuoio, spazzole, pettini; attività ormai scom-parse come lo “spiritaru” che dalla buccia di limonie arance otteneva leessenze per i profumi,il carradore, cheabbelliva i carri e icarretti siciliani, il cia-battino. In un ambien-te dedicato alla bor-ghesia sono espostiantichi giocattoli (untriciclo di metà otto-cento con le grandissi-me ruote rivestite incorda), la cintura dicastità, la macchinaschiacciapietre utiliz-zata a Messina neiprimi anni del 900, nelcorso della ricostru-zione successiva alterremoto. Tra gliarnesi agricoli duetorchi, uno verticale inlegno di rovere, l’altro in quercia a struttura e fun-zionamento orizzontale, un prototipo di trattore ascoppio, molti antichissimi aratri a chiodo e a vome-re, la macchina per la semina e l’imballatrice difieno. Tra gli utensili domestici la prima lavatrice ameccanica manuale, le sputacchiere in maiolica, unbidet portatile incassato in un mobile in radica dinoce. 200 macchine da scrivere occupano un’interaparete, modelli quali il clavicembalo scrivano conunico tasto mobile, la “Odell 1b” con indice linearedi prima generazione; la “Blickensderfer 5” contampone inchiostratore al posto del nastro e testinarotante (del 1880); la “Stansby&Wayne” per nonvedenti interamente in legno, che modula il sistemaBraille. I primi fonografi riproduttori musicali condisco a cera di Edison, un set di macchine fotografi-che, il prototipo di giradischi portatile da picnic

(primi del novecento), il telegrafo senza fili diMarconi, i primi calcolatori meccanici a dodici cifreper la quattro operazioni, la prima fotocopiatriceportatile lignea con lavagna di ardesia a polvere digrafite. L’arredo di una tipografia dei primi del 900,alcune strutture e strumenti presenti su una navemercantile (canne fumarie, luminarie, osteriggi, leenormi bussole, un radiogoniometro). Armi e arnesidella prima e seconda guerra mondiale, fondine perpolvere da sparo garibaldine, attrezzature da campo,fucili a baionette, lance, il tricolore con lo stemmadei Savoia. Un juke box risalente alla fine ottocento,costruito dal francese Folliot ed utilizzato nei “cafè

chantant”: funziona sfruttando il siste-ma utilizzato nel carillon, con unastruttura meccanica a molla e rullo(ogni rullo chiodato contiene diecimelodie). Per restare sempre in campomusicale, una raccolta di manoscritti estrumenti, viole, trombe, trombette,tromboni, mandolini, fisarmoniche.L’ostiario in ferro battuto con cui lesuore preparavano le ostie consacrateper la messa.I più svariati mestieri, le figure, i per-sonaggi, gli arnesi più diversi rivivonoall’interno del Museo Cassata.Diventano documentazione e memoriastorica. Inseriscono nel mondo dell’ar-te un settore, quello della cultura mate-riale, che fino a qualche decennio faveniva escluso e considerato inferiorerispetto alle altre manifestazioni arti-stiche. Nel Museo il tempo si ferma,diventa un gioco da manipolare, un

puzzle da ricomporre, con tutti i pezzi di secoli distoria ricomposti sotto un unico tetto.

COME ARRIVARE: Il Museo è sito in contradaManno nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto,provincia di Messina. Si raggiunge attraversando lastrada statale 113, a circa quattro chilometri daglisvincoli di Barcellona P.G. e Milazzo dell’autostradaA20.

Apertura tutti i giorni tranne il Lunedì.Tel 090/9762629 -090/9761883. Le visite sono guidate.

BibliografiaLa magia del fare, a cura di Nino Sottile Zumbo, edi-zioni Oikos, 2003

TUTTI A TAVOLA

26

ZUCCHINE ALL'ISOLANATEMPO DI PREPARAZIONE: 30minuti DIFFICOLTA': bassaINGREDIENTI: 500 gr. di zucchine; 50 gr. di capperi al sale di Pantelleria;2 uova; 50 gr. di grana grattugiato.PREPARAZIONE: Tagliate le zucchine a rondelle e fatele cuocere, molto len-tamente con acqua e brodo. Frullate le uova e aggiungetevi il grana e i cappe-ri tritati. Versate il composto e finite la cottura a fiamma lenta e tegame coper-to. Il piatto può essere gustato freddo o caldo.

INSALATA EOLIANATEMPO DI PREPARAZIONE: 30 minutiDIFFICOLTA': bassaINGREDIENTI: 4 patate di media grandezza; una cipolla; basilico; 8 pomo-dori; 12 olive; 40 gr. di capperi al sale delle Eolie; due foglie di insalata tene-ra; olio; sale; sgombro sott'olio a piacere, pane caliato (pane biscottato).PREPARAZIONE: Bollite le patate, sbucciatele e tagliatele a fette.Aggiungete i pomodori e la cipolla tagliata a rondelle; il basilico tritato, le olive e i capperi.Condite con olio d'oliva e un pizzico di sale.

CONIGLIO AI CAPPERI TEMPO DI PREPARAZIONE: 60 minutiDIFFICOLTA': mediaINGREDIENTI: Un coniglio di circa 1,200 Kg. tagliato a pezzi; 60 gr. diburro; mezzo cucchiaio di farina; un bicchiere di vino rosso; brodo; un mazzet-to di aromi(prezzemolo, salvia, rosmarino); 50 gr. di capperi al sale di

27

TUTTI A TAVOLA

Pantelleria; 40 gr. di funghi porcini secchi; 2 filetti di acciuga sott'olio; aglio;olio; sale; pepe.PREPARAZIONE: In una capace casseruola fate sciogliere 40 gr. di burrocon 2 cucchiai d'olio. Unite i pezzi di coniglio e fateli rosolare per 8-10 minu-ti, rivoltandosi spesso.Spolverizzateli con la farina,bagnateli col vino e con duebicchieri di brodo, aggiungete ilmazzetto degli aromi, sale epepate. Coprite e fate sobbolli-re per mezz'ora, Ammorbidite ifunghi in acqua tiepida, lava-teli, strizzateli, tagliuzzateli efateli insaporire nel burro rima-sto con uno spicchio d'agliosbucciato e una presa di sale.Trasferite i pezzi di coniglio inun altra casseruola, possibilmente di terracotta, ricopriteli con il fondo di cot-tura passato al setaccio e aggiungete i capperi, i funghi e le acciughe stempera-te in un po' di brodo. Coprite e continuate la cottura per 15 minuti.

SPAGHETTI AL SUGO DI GAMBERIINGREDIENTI: 400 gr di spaghetti, 2 spicchi d'aglio, 200 gr di Gamberi, 1/2bicchiere di vino bianco, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, una manciatadi prezzemolo.PREPARAZIONE:In un tegame facciamo soffriggere, a fuoco moderato, l'a-glio tritato e subito dopo aggiungiamo i gamberi appena sgusciati. Lasciamocuocere per circa dieci minuti, bagnare col vino e lasciare sfumare.A cottura quasi ultimata aggiungeremo il prezzemolo. Nel frattempo abbiamopreparato gli spaghetti, i quali vanno aggiunti al sugo dei Gamberetti. Servire ben caldi.

a cura di Lilli Montalto

TUTTI A TAVOLA

28

PIGNULATAA LA MISSINISA

Dispuniti a funtana ‘nu chiludi farina bianca ppi cosidunci. Nni la fonti virsati

12 russi d’ova sbattuti e canticchia disaimi. Lavorati la pasta e quannu ècchiuttostu consistenti, priparati tantivastunedda di la grussizza di lui tu etagliatili in piezzi di du cm di lunghezza. Duratili nni la saimi e, quannu ccucarta assorbenti, ci aviti livatu lu grassu di la frittura, mintitili a montagnola.A fuoci lientu, squagliati 600 gr. Di zuccaru e 300 gr di cacau amaru e, quan-

nu lu cumpuostu sarani tepidu, virsatilu ncapu la pignulata. Lassati allifriddari e serviti.

PIGNOLATA ALLA MESSINESE

Disponete a fontana 1 kg di farina bianca da dolci. Nel cratere versate12 tuorli d’uova battuti e un poco di sugna. Lavorate la pasta equando sarà sufficientemente consistente, preparate dei bastoncini

della grossezza di un dito, che dividerete in pezzi di 2 cm di lunghezza.Dorateli nella sugna e, quando, con carta assorbente, avrete tolto il grasso difrittula, disponeteli a montagnola. A fuoco leggere fondete 600 gr. Di zucche-ro e 300 gr di cioccolata in polvere e, quando il composto sarà tiepido, versate-

lo sulla pignolata. Lasciate raffreddare e servite.

Bibliografia:Bianca Di Stefano,Cucina che vai natura che trovi,

La nuova Ed.Ri.Si, Palermo, 1989

29

TUTTI A TAVOLA

<<LIBRIZZI>>Al via la 9° edizione dellasagra della frittola

Dal 21 al 23 settembre a Librizzi si svolgeràla 9° Sagra della Frittula, una mostramercato con spettacoli musicali e degusta-

zione gratis delle frittule con vino rosso e oliveschiacciateSe agosto è il mese del castrato, che a Librizzi siconsuma in occasione della festa della Madonnadella Catena, settembre è il mese di “FRITTULI” e“FRANNUGGHI”.Dopo la festa della Madonna del Tindari, che si

svolge l’8 settembre, ogni sabato si possono assag-giare queste prelibatezze: è una sana ed antica con-suetudine, che si prolunga per tutto l’inverno,I “frittuli” sono carne di maiale accuratamentepulita e bollita con sale e pepe nero in una “quad-dara” di rame.I “frannugghi” sono ricavati da parti magre ecotenna del maiale, bolliti e poi tagliati a piccolipezzi e ricoperti di strutto: vanno consumati freddi,anche come condimento di verdure fritte, di pasta efagioli, o col pane caldo.Una sagra da non perdere, una Librizzi tutta da“gustare”.

Daniela Musarra

FONDACHELLI FANTINA

Sagra del formaggio dal 4 al 7 settembre.

DOLCE TIPICO EOLIANO: “SFUGGHIATI” (Sfogliatelle)

Sciogliete 3 cucchiaia di zucchero in 1 bicchiere di vino bianco.Disponete 1 kg di farina a fontana su una spianatoia e versatenel centro 4 tuorli d’uovo e 250 g di strutto. Impastate ed aggiun-

gete il il vino bianco zuccherato poco per volta. Lavorate l’impasto fino arenderlo morbido ed elastico. Tirate una sfoglia sottile. Tagliatela a strisce diun centimetro e mezzo. Intrecciate le strisce tre per volta e con la treccia for-mate una ciambella. Mettete le ciambelline a friggere nell’olio bollente equando saranno dorate posatele sul piatto sul quale avrete cosparso lo zuc-

chero e la cannella.

Danilo Barboncini e Susan Lord, Pani Caliatu,

Edizioni del centro studi, Viterbo, 1999

STORIE D’AZIENDA

30

“ I veri confini del mondo esistono solo nelle nostrementi”.

Questa la massima di un gruppo di amici checondividono la stessa passione:LA MOTO.Questo aforisma è il motto dei “Mori

Peloritani”, il motoclub nato nel luglio 2004, con lo

scopo di organizzare e partecipare a raduni locali,nazionali e di essere punto di aggregazione per tuttii motociclisti della riviera jonica messinese. Nella loro breve, ma ricca storia, hanno già organiz-zato tre raduni (il prossimo il 23 settembre) con cre-scente soddisfazione adoperandosi, ad organizzareincontri con altri motoclub al fine di fare conoscere

I MoriI MoriPeloritaniPeloritani

“I veri confini del mondo esistono solo nelle nostrementi”.

di Mimmo Muscolino

31

STORIE D’AZIENDA

la Valle D’Agrò.Il motoclub “Mori Peloritani”, con sede a Savoca,in provincia di Messina, nasce nel 2004 grazie aFranco Sigillo e a tutti coloro che hanno fatto dellapassione per le due ruote un vero e proprio stile divita.Dalle parole ai fatti, a qualcosa di concreto come lascelta del nome: “ Mori” come i cavalieri che hannodominato la nostra terra,con il loro stesso spirito diavventura, quello di esseremotociclisti liberi di scor-razzare ovunque la loropassione. “Peloritani” daimonti della Valle d’Agrò,paesaggi immensi, incon-taminati e da conoscere,luoghi da dove iniziano iloro viaggi, fino a condurlifuori dai propri confini.“Mai la stessa strada”,un’altra massima dei“Mori”, quello di varcare nuovi orizzonti, portandoi componenti del club, in questi pochi anni di attivi-tà, a percorre in lungo e in largo l’intera Sicilia, sustrade asfaltate o sterrate, greti di torrenti o taglia-fuoco della forestale, fino ad oltrepassare i propriconfini partecipando ad uno dei più grandi raduni inEuropa , quello dello Stelvio, per finire con un mera-viglioso viaggio in Tunisia: “Desert Experience”(2005) sentendo le emozioni e i brividi che solo ildeserto del Sahara può dare. Esperienza ripetutaanche nel 2006 con un progetto di solidarietà “Donaun sorriso ai bambinidella Tunisia”. Unacampagna di solidarietàche i “Mori” avevanolanciato in occasione delIII motoraduno dellaValle d’Agrò e grazieall’impegno delle variescuole hanno donato delmateriale didattico aibambini della Tunisia.Un impegno, semprecrescente al di là di quel-la prima idea, associarsie organizzare motoradu-ni, motopassegiate siadal lato turistico-cultura-le, sia dal lato eno-gastronomico.

Il 23 settembre avrà luogo il IV motoraduno, ilprimo del dopo Franco Sigillo, il fondamentalepatrocinatore della nascita dei Mori Peloritani. Dopotre anni di un immesno impegno, nel luglio scorso, èstato eletto il nuovo presidente Nuccio Costa .L’edizione di quest’anno, rispetto all’anno scorso, sisvolgerà solamente nella giornata di domenica 23settembre. Sono previsti circa 300 partecipanti, pro-

veniente da tutta la Sicilia,che trascorreranno unagiornata all’insegna di“vita d’assieme” nellasperanza che altri possanocondividere la loro stessapassione per le due ruote.La stessa passione cheaveva il “Moro” RobertoD’Agostino, recentementescomparso, che sin dall’i-nizio ha condiviso conentusiasmo e partecipandoattivamente alle varie ini-

ziative del club. “Ciao Cucciolo – Ora sono le nuvo-le le tue dune – cosi lo ricordano adesso i suoi “amiciMori”, tanto che nel giorno del motoraduno il cor-teo farà tappa nel paese natale di Roberto, MongiuffiMelia, dove alle13.30 ci sarà un momento comme-morativo.Il motoraduno, organizzato dal motoclub MoriPeloritani, con il patrocinio dei comuni della Vallata,è diventato un appuntamento ormai, anche se ancoragiovane, consolidato e una splendida occasione diritrovo per gli amanti delle due ruote motorizzate.

Il nuovo direttivoeletto il 17 luglio2007 è composto:Presidente Nuccio Costa;Vice PresidenteSantino Cicala;Segretario Giovanni Trimarchi;Cassiere Antonio ChimicataConsiglieri Simone Moschella,Massimo Serri eOnofrio Pappa.

SIAMO FAMOSI PER...

32

L’origine di questo vino èantica, controversa e intrisadi leggenda come molte

delle cose che riguardano l’arcipe-lago delle Eolie, mitologica dimo-ra del dio dei venti.Si narra che al tempo della domi-nazione araba, un povero contadi-no del posto, intento a portareun’anfora di vino moscato, fu fer-mato dal tirannico governatoredell’isola. Per nascondergli il pre-zioso liquido l’uomo invocò Cristoaffinché trasformasse il vino inmalva: “malva sia”. La preghierafu ascoltata e un’espressione didisgusto segnò il volto del tirannomentre beveva il contenuto del-l’anfora estorta a forza.Non si sa se Diodoro Siculo si rife-risse a questo delizioso biancopassito, quando esaltava il “nettaredegli dei” delle Isole Lipari, per-ché con una certa sicurezza lavarietà d’uva che per il 95% davita alla malvasia fu importatadalla Grecia. Non vi è certezza sequesto avvenne nei secoli dellosplendore ellenico, mentre daricerche storiche sembrerebbe piùplausibile datare il fatidico sbarcodi questo vitigno nelle Eolie tra ilXVI ed il XVII secolo grazie allaRepubblica di Venezia. Infatti iltermine “Malvasia” deriverebbedal greco Μονεµ Βασία (monem– vasia) traducibile in “luogo conun’unica entrata”, e si riferirebbeall’inespugnabile porto sovrastato

dal un promontorio della Laconiameridionale, in Grecia, che fusotto il dominio della Serenissimain due distinti periodi tra il 1470 edil 1540 e successivamente tra il1690 ed il 1715. Da qui venivanofatti partire per la penisola italica imigliori vini greci, il cui successofu tale che i Veneziani ne esteserole coltivazioni prima all’isola di

Creta e successivamente nelleIsole Eolie, specialmente Salina,anche a seguito della riconquistadei possedimenti veneziani in terragreca da parte dei turchi.Se una nota di carico del 1653 diun notaio messinese sembra essereil primo documento storico a testi-monianza dell’esistenza dellaMalvasia eoliana, c’è chi riferisce

Malvasia: l’oro bianco delle Eoliedi Augusto Caramelli

33

SIAMO FAMOSI PER...

di testimonianze certe datate ancheun secolo addietro.Di certo c’è che nell’800 il malva-sia entrò da protagonista nella vita

sociale di Salina, condizionandonel’evoluzione e l’imprenditorialitàdegli isolani, che armarono unaflotta di ben cento velieri peresportare in tutto il mediterraneoquesto vino tanto apprezzato ericercato. “Vino dei vulcani, denso,zuccherato, dorato e con un talesapore di zolfo che vi rimane alpalato fino a sera: il vino del dia-volo”, lo definì acutamente Guy deMaupassant.Ma proprio quando questo vinostava diventando fonte di ricchez-za per le Isole Eolie, in poco più diun anno e mezzo, tra il 1889 ed1890, tutto fu perduto. La fillosse-ra come un biblico flagello distrus-

se la maggior parte dei vigneti,causando una massiccia migrazio-ne che ridusse drasticamente lapopolazione dell’isola.

Solo dopo il 1930 si iniziò a farripartire gli impianti ed a rimetterein moto la produzione, ma i beitempi del Malvasia delle Eoliesembrava essere definitivamentetramontato. Fu grazie all’amore per questeisole di un architetto e pittore bre-sciano di origine boema, CarloHauner, che si stabilì a Salina nel1963, che la Malvasia, dagli anni70 è ritornata agli antichi splendo-ri. Oggi l’azienda Hauner (gestitadall’erede) produce 100.000 botti-glie di quello che lo Spallanzaninel 700 definiva “.. una rara edeliziosa bevanda di uno schietto

color d’ambra, generoso insieme,e soave, che inonda e colora labocca d’un amabile fragranza”.Ma in questi ultimi quarant’annialtri imprenditori hanno seguitol’esempio di Hauner, incrementan-do la produzione di questo vinoformato per il 95% dalle uve bian-che malvasia e per il restante 5%da uve Corinto nero che danno alvino il colore ambrato e quei carat-teristici riflessi rossastri.Oggi il Malvasia (d.o.c. dal 1973)viene prodotto in tre tipologie:naturale a 11,5 °; passito a 18° (cherappresenta i tre quarti della pro-duzione totale) ; liquoroso a 20°(solo un 5%). È un vino aromatico,dal profumo pieno, con note dipesca gialla, fiore di ginestra,miele di tiglio, cannella e vaniglia.Il vitigno è coltivato secondo ilmetodo dei filari; dopo la vendem-mia i migliori acini vengono sele-zionati e poggiati sulle “cannizze”,stuoie di canne, qui appassisce dadieci giorni a tre settimane, secon-do le condizioni atmosferiche,seguendo la giornaliera proceduradi “scannizzamento” e “incanniz-zamento”. In pratica gli addettispostano le canizze al sole durantele ore diurne e le nascondonodurante le notti o nelle giornatepiovose dentro le “pinnate”, spe-ciali ambienti con un lato aperto. Quando l’appassimento è comple-tato, le uve vengono messe nel tor-chio per l’ottenimento del mostoche viene sistemato in botti dicastagno o di rovere per la fermen-tazione. A gennaio e marzo vienesottoposto a due travasi “chiarifi-catori”. Questo è il vecchio procedimentooriginale di coloro che trasforma-rono degli acini d’uva nell’orodelle Eolie, non un mito ma unasplendida e deliziosa realtà da pre-servare.

(Foto Nino Spartà)

TRADIZIONI, STORIE E LEGGENDE

34

Stromboli:A piedi sul

vulcanodi Assunta Di Febo

Non capita tutti i giorni di avere la possibilità diarrampicarsi sulla cima di un vulcano attivo.Eppure per chi programmi una vacanza alle

Isole Eolie è un’avventura a portata di mano. Lo Stromboli infatti è uno dei pochi vulcani attivi nelmondo con attività prevalentementeesplosiva, tanto da dare il nome a questotipo di fenomeno. Emette cioè dalle boc-che magma e materiali gassosi in unamaniera continua, esibendosi in vere eproprie eruzioni solo a intervalli di qual-che anno. Questa sua caratteristica loannovera fra i vulcani “buoni”, quelli checioè non distruggono all’improvvisotutto ciò che li circonda.Da millenni il cosiddetto “faro delMediterraneo” è stato punto di riferimen-to per naviganti di ogni epoca, effonden-do i suoi bagliori nell’oscurità notturnadella distesa marina, per ricordare a tutti la straordina-ria forza di Geo. Ce lo racconta Nino che conosce bene lo Stromboli per-ché è nato in uno dei due villaggi dell’isola e da venti-sei anni guida gli escursionisti alla visita dei crateri. Antonio Zerilli per l’anagrafe, Nino per tutti, è un veroappassionato del suo lavoro. Ha iniziato nel 1981 dopoche la Regione Sicilia bandì il concorso per guide alpi-ne e vulcanologiche. “Lo superammo in tre e sullo Stromboli iniziò l’attivitàescursionistica regolamentata. Intendiamoci, di amantidell’avventura che chiedevano di salire a vedere leesplosioni ce ne sono sempre stati (soprattutto stranie-ri), e c’era chi dal paese li accompagnava, dai tempidelle lanterne a gas. Di generazione in generazione sitrattava sempre di una persona che via via si identifica-va con questo servizio, poichè i paesani salivano sullependici del loro monte solamente per coltivarlo, nutren-do da sempre un rispetto reverenziale nei confronti diIddu.” “Perchè lo chiamano così?” “Perché Iddu è centrale nel microcosmo dell’isola, anziIddu è l’isola e non ci si può che inchinare di fronte atanta potenza.”

“In che senso?” “Nel senso che l’isola non è altro che la porzione supe-riore del vulcano, affiorante dal mare. Altri due terzisono sommersi, e parliamo di duemila metri!” “Vuoi dire che i mille metri che vediamo sono solo lasua punta?” “Esatto, proprio così e lo Strombolicchio che ci apparecome uno scoglio distante dalla costa un miglio marino(m. 1856, n.d.r.), è in realtà costituito dai residui delmateriale interno di quella che migliaia di anni fa erauna bocca craterica e perciò è anch’esso parte del vul-cano.”“Impressionante!”“Sì, ma Iddu non ha mai fatto veramente paura. Anzicon le continue emissioni di materiali e polveri hacostituito nel passato la ricchezza degli isolani che

ottenevano dalla terra, resa fertilissima,prodotti che commerciavano in tutto ilMediterraneo e non solo, spingendosi conle tartane a vela - esperti naviganti - finoalle sponde del Mare del Nord. La produ-zione di olive, olio, vino, capperi, uvapassa e fichi secchi richiamava bracciantidalle altre isole e portava benessere ai duevillaggi di Stromboli e di Ginostra dove lapopolazione complessiva raggiungeva agliinizi del secolo le 5000 unità.”“Accidenti! E dove sono finiti tanti abitan-ti?”“Già, ora Stromboli conta non più di 500

anime e Ginostra si popola soprattutto d’estate.L’esodo ha avuto origine da varie cause. Innanzitutto idanni alle colture prodotti dalla fillossera, che ha deci-mato i vigneti che ricoprivano le pendici del vulcano e,in secondo luogo, l’esplosione violenta del 1930 cheincendiò molti terreni, spingendo famiglie intere a rag-giungere parenti e compaesani, che avevano seguitol’onda migratoria nei paesi oltreoceano. Così oraabbiamo intere generazioni di origine strombolana chevivono in America del Sud, in America del Nord, inAustralia e in Nuova Zelanda.” “Ma le esplosioni come quella del 1930 ci sono perio-dicamente?”“No, si tratta di eventi particolari. L’attività esplosivaè contenuta e solo ogni tanto viene sostituita da formeeruttive con colata lavica. L’ultima in ordine di tempoè avvenuta nella scorsa primavera.”“Ma è pericoloso per gli abitanti e per chi si trova sul-l’isola?” “Direi proprio di no: i centri abitati si trovano sui ver-santi opposti alla Sciara del fuoco, che è il lato da cuidiscendono fino al mare i materiali emessi dalle boc-che.”“E allora l’onda anomala del 2002?”“Si è trattato di un fenomeno simile all’evento del 1930.

35

TRADIZIONI, STORIE E LEGGENDE

Ha attirato studiosi da tutto il mondo, favo-rendo l’installazione di un centro di monito-raggio del vulcano di altissimo livello scienti-fico e tecnologico, il C.O.A. Centro OperativoAvanzato. Si è così iniziato a studiare loStromboli in maniera continuata, attraversosofisticate strumentazioni e con esperti sem-pre presenti sul posto. Questo ci fa sentireancora più tranquilli.”“Parlaci delle escursioni che organizzate.”“Partiamo nel pomeriggio dal paese, a pochimetri sul livello del mare, e percorriamo unsentiero che arriva a circa 900 m. di altitudi-ne, in vista delle bocche crateriche, che si tro-vano leggermente più in basso. Si tratta di unpercorso che richiede un certo impegno edura intorno a tre ore, comprese le pause.”“Si effettua tutto l’anno?”“A meno che non ci siano restrizioni per motivi di sicu-rezza, sì”.“Ma cosa succede poi lassù?”“Ci si trova di fronte ad uno spettacolo magnifico: leesplosioni nell’oscurità – perché all’arrivo è buio –appaiono come rossi fuochi d’artificio che vanno dalbasso verso l’alto, accompagnati dai rumori prodottidall’emissione di gas, materiale magmatico e sassi, chepoi rotolano lungo la Sciara del fuoco.”“Accidenti! Ma non è pericoloso?”“Siamo professionisti e sappiamo dove sostare e dovetransitare per non incorrere nei pericoli che qualsiasimontagna, e ancor di più un vulcano, può presentare.”“C’è molta gente che scala Iddu?”“E’ una esperienza, direi, unica e abbiamo una cosìgrande richiesta che da qualche anno è stato potenzia-to il contingente delle guide autorizzate. Vengono turi-sti da ogni angolo del mondo e ci scrivono anche adistanza di anni per prenotarsi di nuovo.”“Quanto tempo si sosta sulla cima?”“Circa un’ora, anche per il tempo di uno spuntino, masolo se le condizioni metereologiche sono favorevoli ese non c’è vento che sposti il fumo verso di noi.”“E si scende poi per lo stesso passaggio?”“No, per la discesa si utilizza un altro sentiero nel ver-sante Sud-Est, attraverso la Rina grande. Si percorronotratti di sabbia mista a cenere e mulattiere pietrose.Finita la grande distesa sabbiosa che affaccia sullaspiaggia di Forgia vecchia (cioè la vecchia Sciara), cisi inoltra nella vegetazione che straordinariamente èfitta di canne palustri, che l’hanno avuta vinta sullespecie arboree coltivate in epoche passate.”“Infatti l’isola è molto verde.”“Il motivo è una particolare permeabilità del terrenoche consente un deposito d’acqua nello strato sotterra-neo, che favorisce la crescita di molte specie spontanee.Ma la vegetazione non va oltre i 500 m. di altitudine

perché al di sopra di questa altezza è il vulcano chedomina il paesaggio. L’impressione che si provasostando su questa cima in mezzo al mare e a contattocon il cielo è che siamo soli con gli elementi della natu-ra: terra, fuoco, aria e acqua.”“Non è male!”“Non a caso questo lavoro per me ha un valore aggiun-to: il privilegio di presentare ad altri le meraviglie dellamia isola.”“Effettivamente! Per concludere, hai qualche aneddotoche ci vuoi raccontare?”“Tanti, a dire il vero. Belli e anche meno belli. Me neviene in mente uno, di quella volta che mi sono improv-visato operatore del pronto soccorso, a causa di un pic-colo grillo impertinente che al buio era saltato all’in-terno dell’orecchio di una escursionista. La ragazza,dopo pochi secondi, si era messa a urlare a più nonposso per il grosso fastidio che le procurava il tremoredell’animale, in cerca dell’uscita. Le pareva di avere unjet nella testa e chiedeva disperatamente aiuto allaguida. Come aiutarla, lì in cima al vulcano, con nessunmezzo a disposizione e una comprensibile urgenza? Horealizzato che poteva funzionare procurando disturboall’animale, che doveva essere terrorizzato, e mi èvenuto in mente di immettere un po’ d’acqua nell’orec-chio. Solo a quel punto il grillo, mezzo stordito, per nonaffogare ha trovato il varco, liberando la malcapitata.”“Però, che idea! Bene, grazie per questa chiacchieratache ci ha fatto vivere un immaginario trekking. A me èvenuta voglia di seguirti su per lo Stromboli.”“E allora, pronti per partire!”

Nino Zerilli Guida alpinaUfficio AGAI - Piazza San Vincenzo (sotto il Bar

Ingrid) Stromboli - Isole Eolie(0039) 090 986263 - 330 965367

www.stromboliguide.it [email protected] Nino Spartà

TRADIZIONI, STORIE E LEGGENDE

36

CCOOLLAAPPEESSCCEEddii RRoossaa SSppiinneellllaa

“Conosciutu è in Sicilia l’anticu nomu diColapesce, anfibiu natu sutta di lu secun-nu Fidiricu. Omu in sustanza ben propor-

zionatu, pisci pri l’attributu singolari di stari afunnu cu li pisci in mari”. C’era una volta nella città di Messina una donnasposata con un pescatore. Erano trascorsi ormai alcu-ni anni dal loro matrimonio, ma di bambini nemmenoa parlarne. Più il tempo passava, più Agatina (que-sto era il nome della sventurata) si rattristava. Ungiorno, presa da grande sconforto, decise di gettarsiin mare. Prese una corda e giunta alla marina raccol-se una grossa pietra, l’imbracò e se la legò al collo.Proprio quando stava per compiere l’insano gesto,sentì una voce proveniente dalle limpide acque delloStretto che le gridava: “Fermati, Agatina! Stai com-mettendo un sacrilegio”. La donna si guardò attornoe vide tra le acque del mare un pesce che per farsinotare scodinzolava la sua spada. “Un pesce spadaparlante?” si domandò stranita Agatina,“Possibile?”. “Si, è possibile”, le rispose il pescespada.“Io conosco il motivo del tuo dolore e ho il rimedio.Vedi quella conchiglia sulla roccia? Prendila e man-giala. Tra nove mesi sarai madre di un bel bambino.Ma perché tuo figlio cresca forte e sano dovraiimmergerlo, appena nato, tre volte in queste acque”.La donna fece come le aveva detto il pescespada: rac-colse la conchiglia e la divorò e subito sentì gonfiarela pancia. La sera, raccontò tutto al marito che rima-se perplesso. Ma con il passare dei mesi Agatinamostrava i segni della sua gravidanza e, alla fine,anche il marito si convinse che la moglie gli avevaraccontato la verità. Al nono mese venne alla luce unmeraviglioso bambino dai capelli corvini e gli occhiverde-smeraldo, come le acque del mare, si chiamò

come il nonno paterno, così voleva la tradizione,Nicola, ma lo chiamavano tutti Cola. L’infanzia diCola fu gioiosa e spensierata. Chi lo perdeva sapevadi trovarlo nelle acque dello Stretto. Una forza irre-sistibile lo attraeva ad esse. Mamma Agatina avevapaura di quelle acque dove i due terribili mostri Scillae Cariddi facevano continuamente vittime, ma nean-che gli ammonimenti materni riuscivano a distogliereCola dal penetrare i misteri delle profondità marine,di nuotare a fianco dei pescispada, di saltellare con idelfini. Il mare per Cola era la vita e i suoi abitantiesseri viventi, amici e compagni dell’uomo che nessu-no aveva il diritto di pescare. E puntualmente i pescipescati dal padre venivano rigettati in mare. Cola,che ormai per questa sua simbiosi con i pesci, perse ilsuo cognome di Rizzo per l’altro più significativo diPesce, era diventato una croce per i suoi genitori.Agatina, un giorno, disperata dall’incomprensibilecomportamento del figlio che aveva buttato la fami-glia in miseria, gli lanciò una terribile maledizione:“Dato che ami i pesci più della tua famiglia, che tupossa diventare un pesce”. Le maledizioni dellemadri sui figli, si dice che siano le peggiori, perchéspezzano un eterno legame naturale. La donna avevaappena proferito la snaturata maledizione, quandoCola incomincio a cambiare le sue sembianze umanetrasformandosi in pesce. Cola era felicissimo dellasua metamorfosi e mentre la madre si disperava, corsealla volta del vicino mare. Ora era un pesce, così comei suoi sinceri amici con cui avrebbe potuto vivere persempre. Le mostruosità di Colapesce, però, scompari-vano quando usciva dalle acque, come per incanto ilsuo corpo riprendeva le sembianze umane. Le sue immersioni non avevano tempi stabiliti, epotevano durare ore, giorni, mesi e talora anni, comequando partì alla volta dell’Oceano per scoprirne lemeraviglie. Fece ritorno dopo anni e i suoi racconti suciò che aveva visto e vissuto nelle acque al di là delleColonne di Ercole, sui mostri che aveva combattuto,

37

TRADIZIONI, STORIE E LEGGENDE

lo fecero diventare un eroe. Colapesce divenne il mitodel mare di Sicilia. E questo mito, col tempo, superòfinanche gli stretti confini del Regno di Sicilia perconquistare i cuori e le menti delle genti di Spagna,Francia, Germania, Inghilterra. Le imprese mirabo-lanti di Colapesce, suscitarono stupore anche nel Redi Sicilia, che volle incontrarlo. Federico II giunse aMessina con il suo seguito e con la sua splendidafiglia Costanza. Il sovrano prese un anello d’oro ediamanti e lo scagliò nelle acque dello Stretto ordi-nando a Cola di ripescarlo. Colapesce si tuffò nel vor-tice delle agitate acque e ripescò l’anello tra lespire di un mostruoso serpente.Costanza era affascinata daCola e non riusciva adistogliere lo sguardoda quell’esseremeraviglioso. Mail Re ributtòl’anello inmare ordi-nando a Colauna secondai m p r e s a :ripescare l’a-nello e raccon-tare quello cheavrebbe vistonelle profonditàdel mare. Questavolta però l’anello eracaduto in una voragine oscu-rissima. Colapesce penetra quell’im-mensa profondità abitata da mostruosi serpen-ti, polipi giganti, draghi e raggiunge le viscere mag-matiche e infuocate dell’Etna. Qui ritrova l’anelloche riporta in superficie. Era trascorso un giornointero prima che Cola facesse ritorno, tra il tripudiodel suo popolo e la felicità della Principessa. Ma ilRe non era ancora soddisfatto e ordinò a Cola unaterza impresa: circumnavigare l’Isola per vedere lecondizioni del reggimento marino del regno, solo cosìsarebbe potuto diventare Principe marino del Regno.Non servirono le preghiere di Costanza, innamorataoramai del giovane eroe e neanche quelle di Cola, col-pito anch’egli dalle frecce di Cupido. L’ordine del Re

era perentorio. Un rifiuto sarebbe equivalso ad unacondanna a morte. Il giovane prese una ferula e unpugno di fave e disse: “ Sire, se questa ferula e questefave verranno a galla, vuol dire che sarò morto”. Siavvicinò a Costanza e la baciò, poi scomparve tra leacque dello Stretto. La Principessa innamorata dopoqualche attimo di smarrimento, per il bacio di Cola,preoccupata e disperata per i pericoli contro cui stavaandando incontro il suo amato, si gettò in mare. Unvortice impetuoso la portò subito a fondo. La ricercadurò per tutto il giorno, ma della principessa nemme-no l’ombra.

Colapesce, avvisato da una murena,era subito risalito alla ricercadel suo amore e la videinghiottita dal gorgo.Le corse incontro,gridando: “ Possatu diventarepesce”. LaPrincipessa,come peri n c a n t o ,assunse subi-to le sembian-ze di Cola. Ilgiovane si avvi-cinò la baciò einsieme si avviaro-

no alla ricerca dellaloro eterna dimora mari-

na. Il Re si convinse della morte di

entrambi perché risalirono a galla sia la ferulasia le fave. Si dice, invece, che i due amanti avessero scoperto chela Trinacria si regge sopra tre colonne, di cui soltan-to due stabili. Mossi d’amore per il popolo e la terradi Sicilia, Cola e Costanza si sarebbero fermati sottoCapo Peloro, sede della colonna logorata, per sostene-re il peso dell’Isola. Qualcuno che li ha visti, giurache vivono lì ancora oggi felici e contenti tra i pesci ele correnti. Ogni tanto, però, Cola, stanco di sorreg-gere la colonna, cambia spalla provocando movimen-to…è semplicemente questa la causa delle scosse tel-luriche nell’area dello Stretto…

PERSONAGGI

38

M A R I A L I D I A S I M O N E : L ’ A R T E , R I C E R C A S E G R E T A

D E L L ’ I N C O N S C I O di Rosa Spinella

Come e quando è riuscita a trovare la più rara delleMuse? L’Ispirazione, che la ha portata ad avvicinarsi almondo della pittura e cosa l’ ha spinta a continuare inquesta direzione rendendo concreto il suo desiderio?L’amore per l’arte me lo porto dietro fin dalla più teneraetà. Già da allora disegnavo spesso e sperimentavo tec-niche di colore non tradizionali, coloravo per esempio conil caffè. Questa passione non si è mai assopita perché sca-turisce da una carica emotiva interiore. Ho fatto ricerchepersonali per un’arte semplice, spontanea e genuina perchého insegnato per 22 anni nelle scuole speciali e amavo,oltre l’apprendimento, anche i laboratori artistici che dove-vano avere caratteristiche ben strutturate e adeguate per idisabili fisici e mentali.Prima di accostarsi alla tela conosce già quale sarà ilsoggetto dell’opera oppure preferisce lasciar fluire leemozioni e scoprire passo a passo cosa desidera realiz-zare?Quando dipingo un quadro ho già chiaro nella mia mentequello che devo dipingere perché accompagno l’arte ad unasorta di forza intellettuale. La prima volta che ho incrociato una sua opera, sonostata catturata dai colori… ma subito sono riuscita adistogliere l’attenzione dal colore e ad isolare la figu-ra…il suo “principale e congeniale elemento estetico”.Il colore: sinonimo di emozione o razionale sceltaespressiva? La figura: protagonista in quanto donna ouomo o piuttosto solo per il suo esserci? Cosa desideratrarre da essa? Durante l’esecuzione può prendermi la mano il colore cheubbidisce ad un istinto estetico che finisce passo passo edè sollecitato dall’estro del momento (anche se prediligo icolori freddi), ma il significato dell’opera è pensato, soffer-to, interiorizzato, a volte anche precedentemente schizzatosu fogli. Questo per la figura, che è appunto il più conge-niale e mio principale elemento estetico. I fiori e i paesag-gi fruiscono dalle emozioni del momento. Ma è dalla figu-ra che traggo o almeno mi propongo di trarre i limiti di unacondizione umana segnata dal tempo per elevarmi in unmagnifico trascendente. La sua opera a tratti è impregnata di forte simbolismo.Per aiutare i nostri lettori a poter meglio interpretare lasua pittura, quale simbologia assumono elementi comela sfera rossa che troviamo in quasi tutti i suoi dipin-ti…quasi un segno distintivo…un simbolo…Il simbolismo della mia pittura è una chiave di lettura permeglio comprendere l’opera, per identificare il sentire inte-riore. Amo particolarmente Kandinsky e la mia sfera (una,tante, il più delle volte rossa) indica una conflittualitàsuperata. E’ posta in situazioni e con connotazioni diverse,ora sfuggente, ora immobile, ma sempre in evidenza perrappresentare un preciso obiettivo a cui tendo. E’ rossa per-

ché a festa, attraverso l’arte voglio fare festa a me stessa.L’arte così s’innesta in una poetica che è ricerca segretadell’inconscio celata nel quotidiano ed è in questa ricercache mi voglio ancora muovere. Mi viene in mente una frase di Bach, un noto scrittoreche diceva: “per volare alla velocità del pensiero versoqualsivoglia luogo devi innanzi tutto persuaderti che seigià arrivato”. Questa è senza dubbio la base dell’imma-ginazione, della creatività e dell’emozione.Mi dica Maria Lidia, la sua scelta di fondo qual è?Ci vorrebbero più vite per giungere ad una elevata profes-sionalità. Diffido degli artisti che si sentono arrivati perchénon si arriva mai ed è meglio così. Nella mia scelta difondo c’è il “metafisico” con una tavolozza variegata dicromatismi quasi aerei, con tocchi di espressività che met-tono in evidenza il significato delle forme, ma che devonofare emergere l’intrinseca spiritualità.Una buona opera nasce, purtroppo, da sensazioni vissute, avolte dense di amarezza e rimpianti, L’umanità dolente, iltravaglio interiore, l’abbandono, inconsciamente eterniz-zano il tragico cammino dell’umanità, creando atmosfererarefatte e atemporali. Come vede un bel programma? Cosa pensa del mercato dell’arte?Il mercato dell’arte è corrotto. Si comprano più i nomi chele vere opere. Spersonalizzarsi per ubbidire alle mode delmomento è come vendersi perché si finisce col tradire sestessi, il proprio vigore e l’energia per raccontarsi con sen-timento. Devo dire però che ho partecipato a mostre alPalazzo Valentini e Barberini a Roma ed ho avuto l’onoredi incontrare veri intenditori d’arte, il prof. Di Benedetta,per esempio, dell’Accademia d’Arte contemporanea inter-nazionale, che cura tra l’altro il premio “Medusa Aurea” alquale ho partecipato. E’ sicuramente gente che vede opere

BIOGRAFIA: Maria Lidia Simone ènata , risiede e svolge lasua attività professionalecome docente e artista aMessina. Componentedel sindacato nazionaleGILDA (professionedocenti) è associataquale accademica cor-rispondente del Verbaro

GRECI MARINO –sezione arte- per l’alta profession-alità raggiunta in campo artistico. Insignita del Nobeldell’arte per il giusto sostegno al sociale e per il pro-gresso dell’umana civiltà. Ha esposto in mostre person-ali e numerose rassegne, ottenendo prestigiosi premi,fra cui: Oscar d’Oro, Int. Gran Canarie, Trofeo Int.C.Colombo, Attestato d’Onore Palma di Majorca,Biennale di Venezia ’99, CAST Emozione in Armonia(vincitrice 2000, premiata 2001), B. Ioppolo 2002,Tindari 2002/03, Premio Speciale S. Dalì 2004 aRoma.

39

PERSONAGGI

di ogni tipo, proveniente da ogni parte del mondo. In col-lettive di questa portata, le mie opere vengono sempre seg-nalate, classificandosi e conquistando primi posti. Noi quindi, che ci piaccia o no,dovremo sempre piùaccettare l’arte che ci viene imposta, come quella dellepiù strane installazioni nelle gallerie di Arte Moderna oquella di uomini nudi che ballano vicino a mucchesquartate (ricordo questo di una Biennale diVenezia…). Ma il pittore che “sfida” la tela bianca edipinge con il vecchio pennello come può confrontarsicon quel genere di spettacolo che viene traghettatocome arte contemporanea?Sono stata alla Biennale di Venezia e sono stata premiatacon il “Leone S. Marco” da esperti dell’arte del Quadrato.La Biennale di Venezia, quell’annoquando sono andata io esponeva delleopere paradossali che più che arte iodirei sono provocazioni. Passavanoper scultura un paio di pantofole consopra una mutanda sporca appena sfi-lata…per pittura, mosche e mosceriniincollati col vinavil su una tela ascolo…Ma c’era anche un messaggioforte per la rivendicazione dell’identi-tà perduta, dei valori profondi.Nell’urbanizzazione distante e confu-sa un messaggio di rapporto umanoquasi inesistente e poi l’urlo di Munkche squarciava il silenzio. Devo direche mi sono ispirata molto a tutte que-ste provocazioni e nella mia personaleal Teatro Vittorio Emanuele diMessina del 2005 ho diviso le mieopere in tre zone: emergenza, rifles-sione e ricostruzione. Aggiungo che intravedo un ritorno adun buon disegno e al gusto del bello. L’astrattismo ha unpo’ stancato. L’arte oggi deve essere anche cultura. Riesce ancora ad emozionarsi di fronte ad un quadroben fatto, non necessariamente eseguito da un artistaconclamato?Quando c’è una mostra vado quasi sempre a visitarla. Ilconfronto con gli altri è sempre costruttivo ed è sempreun’esperienza di arricchimento. Se l’opera è bella, anche sel’artista non è conclamato, mi emoziona e resto a guardarerapita. Questo mi è pure accaduto a Montalbano, visitandola mostra fotografica di Andrè Kertesz, fotografo di rile-vante spessore artistico. Parliamo del futuro della pittura, dopo la foto, il cine-ma e le altre modernità. Il futuro della pittura? Credo che in fatto di pittura si è dettoquasi tutto. C’è sempre negli artisti la ricerca dei modiattraverso cui riuscire a fare arte. Oggi, nel cinema, nel tea-tro, nella musica, nella scultura si cerca il macabro, ciò chesconvolge, traumatizza. Più l’opera è trasgressiva e volga-re più desta curiosità ed interesse. La normalità è indice dibanalità. Ma se per essere considerati moderni bisognadipingere oscenità, io non voglio annoverarmi in questo

filone. Leggo diverse riviste artistiche. In “Arte in” si sol-lecita l’artista ad ubbidire principalmente a se stesso ed iodesidero ubbidire ai canoni della bellezza e della crescitainteriore.Concludendo una curiosità per i lettori di Hermes: sefosse una fiore, quale sarebbe e perché? Essere un fiore? Vorrei essere una rosa, perché è un fioreche può avere diversi colori, ha un buon profumo edè…Regina.Progetti futuri? Esiste un particolare sogno che deveancora realizzare, esporre per esempio in un determi-nato luogo…? E da quale colonna sonora vorrebbeessere accompagnata?Il mio progetto per il futuro è di aprire una scuola per gio-

vani talenti. Insegnare prima di tutto letecniche: prospettive, ombre, colori epoi tanta storia dell’arte per far apprez-zare ai giovani ciò che li circonda e ilpassato. Un sogno? Una personale inAmerica. E poi naturalmente continua-re a Messina ogni 2-3 anni le mie per-sonali e poi le collettive e le estempora-nee, che ritengo più qualificate, nellediverse città d’Italia (mi giungonomolti inviti). Non escludo naturalmen-te Montalbano, paese che amo e doveho le mie radici…Una mostra nel“nostro” castello…con la colonnasonora del film Il Gladiatore mi piace-rebbe. Ma il futuro è sempre nelle manidi Dio!Nell’ultima sua Personale “Dove iovedo”, alcuni suoi dipinti eranoaccompagnati da poesie…Commenti

alle tele o cosa?E’ vero i miei dipinti sono corredati da poesie scritte da me,ma più spesso da colleghi o poetesse conosciute. Spessoleggendo delle poesie, dopo, dipingo le mie sensazioni. Lapiù gettonata è una mia collega-amica, Anna Maria Strano,una donna sensibile, intelligente con la quale condivido unmodo di sentire la realtà che ci circonda. La poesia attacca-ta al quadro sollecita l’osservatore a guardare meglio l’ope-ra.Prossime mostre ed eventi che la vedranno protagoni-sta?La prossima ed imminente mostra sarà, fine settembre oprimi di ottobre alla Provincia di Messina. Saremo due arti-sti assieme a due poetesse e credo ci sarà anche una mostrafotografica del prof. Calzavone. Per concludere…?Un grazie di cuore e un augurio particolare per Hermes,che sarà interessante per i lettori così come lo èMontalbano Notizie che mi permette di avere un contattocon il mio amato paese pur non vivendoci. Auguri e com-plimenti ancora per le iniziative culturali di cui siete pro-motori.

PER FARE IMPRESA

40 Le agevolazioni per il subentro in agricol-tura, in seguito al D. Lgs. 185/2000,vengono gestite da Sviluppo Italia e pos-

sono essere concessi a giovani imprenditoriagricoli, anche organizzati in forma societaria,che intendono subentrare ad un parente entro ilterzo grado, nella conduzione e gestione diun’azienda agricola.Per usufruire di queste agevolazioni, l’impren-ditore agricolo in caso di ditta individuale otutti i soci in caso di società ( di persone, dicapitali o cooperative), devono avere i seguen-ti requisiti:età compresa tra i 18 ed i 39 anni al momentodella presentazione della domanda;residenza nei territori agevolati;qualifica di imprenditore agricolo. Tale qualifi-ca, se non presente alla data di presentazionedella domanda, deve sussistere al momentodella delibera di ammissione alle agevolazioni. Alla data di presentazione della domanda e finoa 5 anni successivi alla data di ammissione alleagevolazioni, i soci persone fisiche non posso-no detenere quote di altre aziende beneficiariedelle agevolazione previste dal D.Lgs.185/2000 e precedenti leggi.

Inoltre lo statuto della società ammessa alleagevolazioni deve contenere una clausola chevieta gli atti di trasferimento di quote tali da farvenire meno i requisiti di ammissione, per unperiodo di 10 anni dalla data di ammissionealle agevolazioni.

Iprogetti d’impresa possono riguardare laproduzione, trasformazione e commercia-lizzazione di prodotti agricoli, comprese le

attività di agriturismo. Essi devono perseguirealmeno uno dei seguenti obiettivi: riduzionedei costi di produzione, migliorare e riconverti-re la produzione, tutelare e migliorare l’am-biente naturale e promuovere la diversificazio-ne delle attività agricole. L’investimento com-plessivo non può superare 1.032.000 euro, ivaesclusa, e l’attività d’impresa prevista deveessere svolta per un periodo minimo di 5 anni eper analogo periodo deve essere mantenuta lalocalizzazione dell’impresa all’interno dei ter-ritori agevolati.Le agevolazione consistono in contributi afondo perduto e mutui a tasso agevolato.L’ammontare della quota soggetto a rimborsonon può essere inferiore al 50% del totale delle

Piccoli agricoltoricrescono

di Giuseppe Pantano

41

PER FARE IMPRESA

agevolazioni. L’impresaagevolata è tenuta adapportare mezzi propriper un importo noninferiore al 25% delleagevolazioni concesse.Il mutuo agevolato didurata variabile tra i 5 ei 10 anni, è rimborsabilein rate costanti seme-strali posticipate.Le categorie di spesaagevolabili sono leseguenti: studio di fatti-bilità, opere agronomi-che e di miglioramentofondiario, opere edili-zie, oneri per il rilasciodella concessione edili-zia, allacciamenti, impianti, macchinari eattrezzature, servizi di progettazione, acquistoanimali e piante, brevetti e licenze.Le agevolazione finanziarie sono erogate daSviluppo Italia secondo le modalità stabilite nelcontratto di concessione. Il beneficiario, puòrendicontare le spese effettuate per SAL e chie-dere l’erogazione delle agevolazioni corrispon-denti. I SAL possono variare da un minimo di3 ad un massimo di 5. Devono essere di impor-to compreso tra il 10% e il 50% della spesacomplessiva ammessa e le spese rendicontatepossono anche non essere quietanzate almomento della presentazione. Infine dopo l’ul-timo SAL tutte le spese rendicontate devonoessere quietanzate e tutti i pagamenti devonoessere effettuati tramite bonifico bancario.

Per ottenere le agevolazioni occorre pre-sentare apposita domanda tramite racco-mandata A.R. indirizzata a Sviluppo

Italia. Alla domanda vanno allegati in duplicecopia i seguenti documenti:copia conforme dell’atto costitutivo e dello sta-tuto della società;dichiarazione sostitutiva del richiedente relati-va al possesso dei requisiti richiesti;dichiarazione sostitutiva del conduttore uscen-

te relativa al possesso dei requisiti richiesti;dichiarazione sostitutiva dei singoli soci di nontitolarità di quote in altre ditte già beneficiarie;copia di un documento d’identità del titolare odei soci;copia di un documento d’identità del condutto-re uscente;certificato di nascita e di residenza del richie-dente;studio di fattibilità del progetto sottoscritto dalrichiedente o dal legale rappresentante;certificato CCIAA dell’azienda nella quale sisubentra;certificato CCIAA dell’azienda richiedente.

La valutazione delle domande prevede leverifiche sulla sussistenza dei requisitisoggettivi ed oggettivi e sulla validità

tecnica, economica e finanziaria dell’iniziativaproposta. Il procedimento di valutazione siconclude entro il termine di 6 mesi dalla data diricevimento della domanda, ovvero della docu-mentazione integrativa richiesta.In caso di esito positivo, Sviluppo Italia delibe-ra l’ammissione alle agevolazioni e procedealla stipula del contratto di concessione delleagevolazioni che disciplina i termini e le condi-zioni per l’attuazione dell’iniziativa agevolata.

LO SCATTO DEL MESE

42

43

LO SCATTO DEL MESE

Il suono delle ondeStromboli e sullo sfondo Strombolicchio

(foto Nino Spartà)

CULTURA

44

di Lucia Abbate

Da Canzeri a GanzirriI l nome arabo de l “porco”

ne l l ’onomast ica s ic i l iana .

Nel corso dei secoli la Sicilia fu meta ambita,per necessità commerciali e brame di conqui-sta, di vari popoli, greci, latini, bizantini, arabi,

normanni, spagnoli, francesi, culture e civiltà diverse,che si incontrarono e sovrapposero, dando origine auna lingua particolarmente varia e complessa. Nel suo ricco patrimonio onomastico, la Sicilia haconservato molte tracce delle varie lingue e lo stu-dio dell’ antroponimia e della toponomastica locale,attraverso l’analisi e l’interpretazione dei significati, ciha permesso di fare luce non solo sui fatti lin-guistici, ma anche sugli aspetti antropolo-gici, sociali e culturali che hannocaratterizzato la complessa storiadell’isola.Della originaria base etnico -lin-guistica della Sicilia, sicula aoriente, sicana a occidente edelima all’estremo ovest, è rimastapoca traccia, sia da un punto divista culturale che linguistico, cosìcome non è rimasta traccia delprimo superstrato storicamenteaccertato, quello fenicio-punico pre-sente soprattutto nelle coste nord-occi-dentali né tanto meno della presenza cartagi-nese che si era estesa pure all’interno dell’isola.1

La presenza coloniale greca, che risale almeno al 750a C., fu di fondamentale importanza da un punto divista culturale e linguistico, anche se della fase piùantica rimane poco nell’onomastica siciliana. La mag-gior parte dei nomi di persona e di luogo tramandatiin Sicilia sono di impronta greca classica, ellenistica,o bizantina e neogreca, oppure si tratta di formedotte introdotte dal Rinascimento in poi.

Con la fine della prima guerra punica e la costituzio-ne in provincia nel 237 a C. iniziò la romanizzazionedella Sicilia e il latino si sovrappose gradualmente algreco, anche se quest’ultimo, che rimaneva la linguadi moda della classe alta dell’isola,2 restò vitale moltoa lungo, soprattutto sulla costa orientale da Taorminaa Siracusa e anche a Lipari.Il processo di latinizzazio-ne fu lento ma profondo e lasciò molte tracce nell’o-nomastica siciliana.Quanto alla presenza dei bizantini, questa si protras-se dal 535 all’827, fino all’arrivo cioè dei Musulmani.La nuova grecità si affermò soprattutto nei settoriamministrativi e religiosi e lasciò una forte improntaanche nell’onomastica. Ma particolarmente importante fu l’apporto arabo-isla-mico nella lingua e quindi anche nell’onomastica sici-liana: il processo di arabizzazione in Sicilia fu moltoprofondo3 e contribuì in modo notevole all’arricchi-mento del patrimonio lessicale, sopravvivendo anco-ra oggi nel siciliano .L’827 fu l’anno in cui viene datato l’inizio ufficiale deldominio musulmano in Sicilia, anche se scorribande

e saccheggi nell’isola si contavano già dal652, incursioni che si alternavano a perio-di di tregua e di tranquilli rapporti com-merciali; occorre fare una netta distin-zione fra le tribù arabe che proveni-vano da Arabia, Siria, Iraq, Iran,Egitto e quelle berbere dell’Africasettentrionale. Col tempo le varierazze si mescolarono, formandoverso il 1030 un popolo più omoge-neo4. L’arabo che si affermò inSicilia era in prevalenza una varietàdi arabo maghrebino, ma con caratteri-

stiche proprie che lo distinguevano dall’a-rabo classico o coranico, sia per la diversa

provenienza dei conquistatori musulmani, cheparlavano varietà differenti, sia per l’influsso dei sici-liani convertitisi all’Islam, che adottarono l’arabo,imparandolo in modo imperfetto. La lingua araba rimase vitale anche dopo il 1246,anno in cui gli ultimi saraceni di Sicilia furono trasferi-ti da Federico II a Lucera: permase infatti ancora alungo come lingua d’uso delle comunità ebraiche del-l’isola e di alcuni gruppi isolati5. L’apporto arabo aldialetto siciliano, rimasto vivo per molti secoli e indivi-

45

CULTURA

duabile tuttora nel siciliano moderno, abbraccia variearee semantiche, come l’agricoltura, l’idraulica, la ter-minologia geomorfica 6, la fauna e la flora, i cibi, glistrumenti d’uso domestico, gli indumenti, la medicinaecc. 7. Durante il predominio islamico in Sicilia, la topono-mastica andò soggetta a una diffusaarabizzazione; i nuovi conquistatori,bramosi di terre, si appropriarono dicentri urbani e di campagne, frantu-marono le grandi proprietà in unitàminori a coltivazione intensiva8.Sorsero così centinaia di villaggi, efurono dati nuovi nomi alle località: inomi di molti centri dell’isola eranoarabi, come le città di Alcamo,Bagheria, Belice, Caltanissetta,Marsala, Raccuia, Salemi e così inumerosissimi nomi di casali, masse-rie, villaggi, feudi, poderi, forme antiche di toponimi,contenenti termini come: racal- “casale” ; burg-“torre”; calat-, calta- “fortezza”; gibil- “monte”, ras-“capo, promontorio, cima”; ecc. Alcuni di questi ter-mini sono ancora presenti nella Sicilia modernacome primo elemento di nomi di località qualiRacalmuto, Raccuia, Burgio, Calatabiano,Calatafimi, Caltabellotta, Caltagirone, Caltanissetta,Gibilmannna, Gibilmesi, Rasalgone , Rasocolmoecc..La base araba di alcuni toponimi si presentava taloracon numerose varianti ,con la coesistenza di formeconservative e innovative; molti termini hanno subitoprocessi di italianizzazione, influssi dialettali, adatta-menti paretimologici e alterazioni varie.Durante il dominio dei musulmani in Sicilia, comeconseguenza del fatto che essi diventavano proprie-tari dei luoghi conquistati, nacquero molti cognomisiciliani di base araba con funzione di etnico, indican-ti il radicamento dei nuovi occupanti, presso un casa-le, una rocca, un monte, o una qualunque particolari-tà topografica. Sono ancora molti i cognomi arabi presenti attual-mente in Sicilia - anche se alcuni di essi sono stati ita-lianizzati o sono andati soggetti nel tempo a cambia-menti fonetici -, di tipo etnico e toponimico, riferiti cioèalla popolazione o al luogo di provenienza: Cambria“località di asini”, Ainis “fonte”, Cuddemi, tribù bebera,

o cognomi composti con Allah: Zappalà, Zuccalà,Vadalà; soprannomi: Sciarrone “litigioso”, Garufi “cru-dele”, Zagami “vacca”, Mazzullo “gracile”; nomi dimestiere: Roccamo “marmoraio”, Cangemi “barbie-re”, Careri “mercante di seta”ecc.In generale possiamo dire che gli apporti linguistici

più notevoli nella topo-nomastica siciliana pro-vengono in Siciliasoprattutto dal greco, dallatino e dall’arabo, men-tre più limitato fu inseguito il contributo degliidiomi galloromanzi egalloitalici, pochi i ger-manismi, gli iberismi e leinfluenze di altre lingueche entrarono in contattocon il siciliano.9

Il presente studio si propone lo studio e l’interpreta-zione del significato originario del toponimo Ganzirri,frazione del comune di Messina, che secondo la tra-dizione ha un’origine araba e il significato di “porci,suini ”.Prima di passare all’analisi di tale termine si prende-ranno in considerazione gli altri toponimi 10 e cogno-mi, alterati e derivati, 11 che hanno in comune lastessa base araba h �inzir e la sua variante *h�anzir ”,“maiale selvatico”, probabilmente quello che oggi ènoto come “suino nero dei Nebrodi”, una razza autoc-tona, simile al cinghiale, di origine antichissime, chenell’antichità doveva essere piuttosto diffuso nel ter-ritorio siciliano e particolarmente apprezzato per lacarne prelibata e raffinata.E’ noto che nel Tardo medioevo i boschi della Siciliaerano molto ricchi di selvaggina, e quindi anche della“ carni di lu porcu salvayu et di lu dainu”, per la qualeun calmiere palermitano del 1371 fissava un prezzopari a quello dell’agnello, e inferiore ad altre carnidomestiche. 12

Quanto alle forme cognominali legate a quest’etimo,e che ancora sopravvivono nel territorio sicilianoricordiamo : Canzeri e Canzirro Entrambi i cognomi sono oggi poco diffusi, e presen-ti rispettivamente il primo in provincia di Agrigento (Ribera e Bivona), il secondo a Enna:Canzeri, derivante dal nome di mestiere, h�anzayr “

CULTURA

46

porcaro”, presenta il suffisso –eri, che si integra benenel lessico cognominale relativo ai mestieri, confon-dendosi con le più diffuse forme in –èro, èrio, èri ditradizione francese del tipo di Ferreri, Calamoneri,Pellizzeri ecc.Canzirro rappresenta la forma sicilianizzata di ar.*h�anzir “porco”, Cusa 555 ( a. 1125 ): �̔£ � ����»���e si collega a canzirru, ganzirru , termine presente nelsiciliano sud-orientale, soprattutto a Ragusa, colsignificato di “maialino”, e scherzosamente “moccio-so”, ragazzo” 1, come equivalente di purcidduzzu opurcieddu.Potrebbe corrispondere al cognome di derivazionelatina Porcello, diffuso a Palermo, Agrigento, Catania,diminutivo di “porco”, da cui deriva anche il toponimoPorcello ( case, contrade, valloni).

I toponimi più diffusi con la base araba h�inzir / *h�anzirsono quelli in –ìa, con derivazione romanza:Canzirìa, Ganzarìa, Canserìa,Fanzerìa, Vinzerìa.Provengono tutti dal derivato *h�anzariyyah “luogo dimaiali selvatici” e indicavano la “porcilaia”, località dimaiali. La spirante velare sorda iniziale dell’arabo,suono simile alla “jota” spagnola (José), è resa in varimodi, ora come C- ora come G- , come F- o V-, fattocomprensibile data la difficoltà da parte dei sicilianinella pronuncia di suoni ad essi poco familiari. Toponimi in –ìa, di diversa derivazione, sono comuniin Sicilia, vedi ad esempio Altolìa, Melìa, Carcìa,di ori-gine greca, oppure Lumia, Cumìa, Cambria di origi-ne araba; Cambrìa in particolare,cognome e toponi-mo, come Canzirìa, è legato alla fauna, risalendoall’arabo hamariyyah “località di asini selvatici”. 15

Canzirìa ( ’a)presente in varie zone della Sicilia, es. Casa Canziria( Chiaramonte, Ragusa),cfr. feudum Chanzaria pres-so Caltagirone: Barberi I 31716; ricordiamo, fra l’al-tro, le citazioni nelle pagine verghiane dei monti, deipascoli,dei fichidindia della Canziria nella zona diVizzini ( Mastro don Gesualdo, Cavalleria rusticana).Edrisi17 attesta un secondo nome di Caltagirone (chederiva da qal ‘at al ganun “rocca dei genii”.), e cioè qal‘at al h�inzariyyah “la rocca della cinghialeria”.

Ganzarìamonte della Ganzarìa, IGM 272 I N.E.; San Micheledi Ganzarìa comune di Catania, cfr. Amico II 110-1111: “altrimenti Cansaria e dai saraceni Yhanzaria,

non lungi da Caltagirone”; compare anche comeGanzerìa, vedi Cifali Ganzerìa contrada, IGM 276 IVN.E.

Canserìacava ( IGM 273 II S.O.); contrada, poggio ( IGM 273 IS.O.; 273 III S.E.): il toponimo viene considerato dalCaracausi una grafia ipercorretta per Canzirìa.

Fanzerìacontrada IGM 267 IV S.E.; 267 IV N.E.; è anch’essouna variante di Canzirìa.

Vinzerìacontrada, vallone, cozzo, IGM 260 IV N.O., deriva conmolta probabilità sempre da ar. * h�inzariyyah “luogo dicinghiali”, attraverso, secondo il Caracausi, una ipote-tica forma *Jinzarìa. Vinzeria è l’unico fra questi topo-nimi a conservare la –i- della forma originaria h�inzir.I toponimi seguenti, Canzinisi e Canzisini, sulla cuiorigine dall’arabo h �inzir il Caracausi avanza deidubbi, possono invece essere ricondotti quasi sicura-mente allo stesso etimo:

Canzinisilocalità di Calatabiano, Avolio 1051, potrebbe corri-spondere a un originario *Canzirisi” derivato daCanziri-, con passaggio della –r- a –n- per assimila-zione alla precedente –n-, e un suffisso –sius, sul tipoad es. di Petrisi o Porcasi, cognomi e toponimi dall’et-nico, rispettivamente, di Petra e di Porco; la varianteCanzisini località di Rosolini, Avolio 105, è sicura-mente una forma metatetica di Canzinisi e quindisempre collegata a *h�inzir “porco”.

Ganzirri IGM 254 N EG.B. Pellegrini riporta la forma, già antica, I Canzirri oGanzirri citata da Avolio.2 Il Caracausi collega il ter-mine all’arabo h �inzir “porco” e rinvia alla formacognominale Canzirro: secondo il linguista, il toponi-mo Ganzirri, significherebbe, dunque, semplicemente“i porci”, nel senso, come si è detto, di “maiali selva-tici”. Ma un toponimo derivato da un nome di animale diffi-cilmente si presenta come termine singolo, ma per lopiù fa parte di sintagmi del tipo: Punta del Cane,Piano del Lupo, Poggio del Gatto ecc., come delresto il toponimo Rasicanzirri , località fra Siracusa eAvola da ar. ra’s al- h�inzir “capo del porco”, Amico II407: Raiscanzir. E fra l’altro, in varie zone della stes-sa Sicilia, sono diffusi toponimi del tipo Contrada delPorco, Piano del Porco, Murro di Porco, Muso di

47

CULTURA

Porco. Ci aspetteremmo pertanto un sintagma simileanche per Ganzirri.A causa della presenza dei laghi, essendo una zonapaludosa, si è pensato che in origine Ganzirri portas-se il nome di Ghadir-Al-Kanziri, cioè il “Pantano deiCinghiali”. La parola ġadir significa appunto “stagno,paludi” , un’area dove l’acqua piovana si raccoglie aformare dei laghi acquitrinosi poco profondi21.Tuttavia rimangono forti dubbi su questa derivazione,di cui non appaiono attestazioni significative. Né tanto meno è il caso di pensare al significato di“località ove abbondano i maiali selvatici”, una “porci-laia”, in quanto in questo caso il termine non sarebbeGanzirri, ma Ganzirìa o Ganzarìa così come apparealtrove, secondo il corrispondente etimo arabo*h�anzariyyah “luogo di maiali selvatici “.Sarei più propensa a pensare piuttosto alla basearaba h�anzayr “ porcaro”, termine indicante il mestie-re di “guardiano di maiali”, che riconduce al cognomeCanzeri , di cui sopra.Come sappiamo, fra cognomi e toponimi c’è un rap-porto molto stretto: spesso i toponimi si formavano danomi di persona e questi ultimi a loro volta potevanoprovenire dal luogo di provenienza della famiglia, dasoprannomi, dal nome relativo a un mestiere, come inquesto caso.Abbiamo molti esempi nella stessa Sicilia di nomi dilocalità derivate da cognomi, come lo stesso toponi-mo Porcaro, IGM 258 IV S.O. 266 I N.O., derivato dalcognome Porcaro, del tutto corrispondente, nel signi-ficato, al nostro termine arabo.La forma più antica di Ganzirri, evolutasi da un origi-nario arabo h �anzayr, potrebbe essere dunqueCanzeri ( cfr. Cusa 173 b, a. 1178, ar. al- h�anz a r i =gr. �������’� “il porcaro”); la pronuncia sonora delsuono iniziale come –G-, è normale, vedi alternanzecome Canzirìa / Ganzarìa, e quanto alla forma in –e-era già presente in varie attestazioni, cfr. Fazello I 445flumen chanzerie;2 Cusa 77 a. 1169������ � � � �� �� � � ������ ��� , dove������ sempre da ar. h�anzayr, significa appunto “por-caro”; la chiusura di –e- in –i- è fenomeno comunenell’Italia meridionale.23

Non si esclude comunque che in origine il nomepotesse essere preceduto da un termine come ad es.Capo,Casale, o Palude dei Ganzeri e, col tempo, perun fatto di economia linguistica, il sintagma si sareb-

be ridotto al solo Ganzirri.Abbiamo cercato di individuare quella che ci è parsal’etimologia più verosimile del toponimo Ganzirri,attraverso un’indagine inizialmente di tipo sincronico,su cognomi e nomi di località, attualmente presenti inSicilia, legati dallo stesso rapporto semantico: i datisincronici ci hanno aiutato anche a ricavare, sul pianodiacronico, dati e ipotesi sull’evoluzione del termine esul suo percorso linguistico.

1Cfr. E. DE FELICE, Stratigrafia linguistica dell’onomasticapersonale siciliana, in Tre millenni di storia linguisticadella Sicilia, Atti del Convegno della Società Italiana diGlottologia (Palermo 1983), Pisa 1984, pp. 226.

2 Cfr. A. VARVARO, Lingua e storia in Sicilia, Palermo 1981, I. p.353 Cfr. D. A. AGIUS, Siculo-Arabic, London and New York,1996 4 Cfr. G. BRINCAT, Malta. Una storia linguistica, Centro

Internazionale sul Plurilinguismo, Università degli Studidi Udine, Genova 2004, p.65.

5 Cfr. VARVARO, op.cit., p.167 e sgg.6 Cfr. D. TRISCHITTA, Toponimi e paesaggio nella Siciliaorientale, Napoli 19837 Cfr. G. B. PELLEGRINI, Gli Arabismi nelle lingue neolatine,

con speciale riguardo all’Italia, Brescia 1972, 2 voll.8 Cfr. G. CARACAUSI, Stratificazione della toponomastica

siciliana, Atti del Convegno della Società italiana diGlottologia( Belluno marzo-aprile 1980),Pisa 1981,p.113

CULTURA

48

H E R M E SH E R M E S Percorsi cul tural i , tur is t ic i ed enogastronomici del la Provincia di Messina.

Redazione e amministrazione Via Monza is. 34 B, 98125 MESSINA

Tel/Fax 090 6783623 cell 333 8940595 www.ediscon.it - [email protected]

Casa Editrice Editing Service Consulting snc Direttore Responsabile Carmela Pantano

Impaginazione Giuseppe Pantano Redazione Rosa Spinella, Carmela Pantano, Giuseppe

Pantano, Nino Spartà Hanno collaborato Rosa Salsa, Mimmo Muscolino, Daniela

Musarra, Ada Calì, Lilli Montalto, Giuseppe Pistone, Assunta Di Febo, Lucia Abbate,

Augusto Caramelli Fotografie Nino Spartà, Studio fotografico Belfiore

Marketing & Pubblicità tel 333 8940595 333 7071396 339 1988218

Servizio abbonamenti Editing Service Consulting snc

Tel./Fax 090.6783623 [email protected]

Stampa Print Service Via Placida 41 98122 Messina

Foto copertina: Tindari, Studio Fotografico Belfiore, foto Andrea Pocorobba

9 Cfr. G. CARACAUSI, Stratificazione…, pp.107-14410 per i toponimi sono state consultate le tavole delle carte

d’Italia e della Sicilia (IGM= ISTITUTO GEOGRAFI-CO MILITARE, Carta d’Italia, scala 1:25000; TCI =TOURING CLUB ITALIANO, Atlante geografico Mondiale eStorico Mondiale, Milano 2002).

11 Per le forme cognominali e toponomastiche qui analizzatecfr. G. CARACAUSI, Dizionario onomastico della Sicilia,Palermo 1994, 2 voll.12 Cfr. DE FELICE, Stratigrafia…p.12, nota 8513 Cfr. S. CUSA, I diplomi greci ed arabi di Sicilia, Palermo1868-1882 14 Cfr. Vocabolario siciliano I (A-E) a cura di G.Piccitto,Catania-Palermo 1977; II (F-M) a cura di G.Tropea, ib, 1985 15 Cfr. CARACAUSI, Dizionario…, s.v.16 Cfr. I capibrevi di G.L. Barberi, a cura di G. Silvestri, I. Ifeudi di val di Noto, Palermo 1879, p.31717 Cfr. M.AMARI, S. SCHIAPARELLI, L’Italia descritta nel “Libro

di re Ruggero”, compilato da Edrisi. Testo arabo pubbli-cato con versione e note da M. A. e C. S., Roma 1888

18 Cfr. V. AMICO, Dizionario topografico della Sicilia, tradot-to e annotato da G. Dimarzo, Palermo 1855-1856

19 Cfr. C. AVOLIO, Saggio di toponomastica siciliana,«Archivio Glottologico Italiano» Suppl. VI (1898)

20 G. PELEGRINI, Gli arabismi…,p. 287

21 Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Ganzirri. 22 Cfr. .FAZELLO, De rebus siculis, trad.it., Palermo 1818-Catania 1985. e Pellegrini 28723 Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica della lingua italiana edei suoi dialetti, Torino 1966-1969, I, p.82

foto Nino Spartà