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Universit degli Studi di Trento Facolt di Lettere e FilosofiaCorso di Laurea in Filosofia Tesi di Laurea

Filosofia, Ecologia e Stili di Vita: Arne Nss e la Deep Ecology

Relatore: Prof. Michele Nicoletti Correlatrice: Prof.ssa Paola Giacomoni

Tesi di Laurea di: Luca Albrisi Matricola: 122784

Anno accademico 2007/2008 Appello del 17/09/2008

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So if you decide not to make use of the opportunity you have, not to try to live your life in a way which is constructive and helpful, you end up looking back and say: why did I bother living? Noam Chomsky

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Indice

Introduzione............................................................................................................. .9 Parte I: unIntroduzione I. Arne Naess: Biografia e Bibliografia...................................................................13 II. Radici Storiche della Filosofia Ambientale1. Dalla preistoria al XIX secolo................................................................................ 19 2. Il pensiero ambientalista nel Novecento: Antropocentrismo e Biocentrismo........ 24 a. Conservazione e preservazione b. Presa di coscienza ambientale e denuncia c. Cristianesimo ed orientalizzazione

III. Teorie Ecofilosofiche: una Panoramica1. Antropocentrismo......................................................................................................31 a. Antropocentrismo forte b. Antropocentrismo debole 2. Biocentrismo..............................................................................................................33 a. Biocentrismo individualista b. Biocentrismo olistico 3. Deep Ecology............................................................................................................ 37

Parte II: Teoria e Norme della Deep Ecology IV. Dai Sette Principi del 1973 alla Piattaforma del 19761. I sette punti del 1973.............................................................................................. 41 2. Crisi della societ moderna e Deep Ecology.......................................................... 45 a. La situazione b. Una piattaforma del movimento della Deep Ecology

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V. Dal Pensiero Ecologico al Pensiero Ecosofico1. Terminologia............................................................................................................ 49 a. Ecologia b. Ecofilosofia c. Ecosofia 2. Valutazioni e norme.................................................................................................. 50 3. La natura tra oggettivit e Gestalt............................................................................. 51 a. Le qualit della natura ed il relazionismo b. Gestalt e pensiero gestaltico c. Emozione e valore 4. Le norme fondamentali............................................................................................. 54

Parte III: Ecosofia Applicata ed Ecosofia T VI. Ecosofia, Tecnologia e Stili di Vita1. Mutamento di mentalit.......................................................................................... 59 2. Tecnologie e stili di vita......................................................................................... 60

VII. Ecosofia ed Economia1. Economia e sistema normativo............................................................................... 65 2. Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL)........................................................................ 66 3. Lattribuzione di un prezzo alla Natura.................................................................. 68

VIII. Ecosofia e Politica1. Non si pu evitare la politica.................................................................................. 71 2. La posizione dei partiti verdi e le tematiche ecopolitiche fondamentali................ 72 a. Inquinamento b. Risorse c. Popolazione 3. Autodeterminazione, Self-reliance e comunit locali............................................ 74

4. Il processo di trasformazione................................................................................. 76 IX. LEcosofia T1. Il diritto universale a realizzare le proprie potenzialit.......................................... 79 2. Lunicit della specie umana.................................................................................. 81 3. Identificazione, solidariet e realizzazione del S.................................................. 82 4. Lattribuzione del valore ed il concetto di friluftsliv.............................................. 84

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5. Norme ed ipotesi su cui si sviluppa lEcosofia T................................................... 86 a. Livello metafisico b. Livello fisico

Conclusioni.............................................................................................................. 89 Bibliografia.............................................................................................................. 97 Risorse multimediali................................................................................................101

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Introduzione

In epoca moderna risulta impossibile sfuggire ad alcune riflessioni fondamentali riguardo esperienze che investono la nostra esistenza a livello etico, politico e sociale. Gli stili di vita delluomo moderno si scontrano nettamente con quelli elaborati nel corso della sua storia ed il suo rapporto con la realt circostante sembra essere radicalmente mutato in particolar modo negli ultimi due secoli. Se questi nuovi stili di vita sembrano da un lato donare ricchezza e felicit, il rovescio della medaglia nasconde una degenerazione del rapporto Uomo-Mondo. I danni ambientali sembrano essere un palese campanello dallarme dellirrispettosa posizione che gli uomini si sono arrogati il diritto di assumere allinterno della natura. Occorrono proposte, confronti e soluzioni al fine di prendere coscienza della nostra posizione attuale nel mondo e per cercare di assumere uno stile di vita che sappia essere il pi possibile armonico in esso. La parte introduttiva di questa tesi presenta in primo luogo unanalisi, a grandi linee, del rapporto delluomo con la natura nei principali periodi storici. Sono qui analizzati, dalla preistoria allet moderna, i diversi modi in cui luomo si percepito allinterno della Natura e pi in generale del Mondo fino a giungere alla definizione di quelle che si sono delineate come le principali teorie ecofilosofiche: Antropocentrismo, Biocentrismo e Deep Ecology. Linteresse ad analizzare approfonditamente lEcologia Profonda deriva dalla struttura filosofica delle teorie su cui essa poggia. La seconda parte della tesi espone i principi base del movimento dell Ecologia profonda presentati da Arne Naess suo ideatore in quello che stato considerato il manifesto della Deep Ecology: The Shallow and the Deep, Long Range Ecology Movement. A Summary.

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Successivamente si deciso di analizzare pi in profondit la terminologia usata dallautore, il sistema normativo da lui proposto e la visione gestaltica che posta alla base delle teorie da lui elaborate. La terza parte della tesi abbandona lambito puramente teorico-normativo per mettere in paragone lecosofia, proposta da Naess, con gli stili di vita moderni ed i sistemi economici e politici vigenti nelle societ industriali. Lo sviluppo di questi capitoli si presenta come una critica alle teorie poste a sostegno dei moderni assetti sociali, politici ed economici presentando dei sistemi alternativi e dei nuovi principi a partire dai quali risulti possibile strutturare uno stile di vita che si inserisca armoniosamente nel Mondo. In ultima analisi stata presentata lEcosofia T, basata sulla personale visione del mondo di Arne Naess.

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Parte I: unIntroduzione

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Cap. I: Arne Naess: Biografia e Bibliografia

Nonostante Arne Naess sia considerato il pi importante esponente della filosofia scandinava, il materiale riguardante la sua vita non facilmente reperibile. Per la ricostruzione degli eventi salienti di unesistenza ricca di esperienze eterogenee com stata quella di Naess, ci si basati principalmente su articoli di riviste di settore come Trumpeter ed Inquiry, nelle quali stato possibile trovare testimonianze di filosofi, attivisti politici e professori che hanno avuto modo di collaborare a stretto contatto con Naess. Una vita straordinaria come quella di questo filosofo difficilmente riassumibile in poche righe ed altrettanto difficile riuscire a raccogliere lintera bibliografia della sua a dir poco prolifica attivit, tuttora in corso. La sensazione emersa durante tali ricerche quella che Naess abbia volutamente condotto la propria esistenza evitando il pi possibile la notoriet quasi ad incarnare il modello pluralista ed olistico delle proprie teorie filosofiche. Arne Dekke Eide Naess nasce ad Oslo, Norvegia, il 27 Gennaio del 1912. Studia filosofia, astronomia e matematica alluniversit di Oslo, dove si laurea nel 1933 e consegue il dottorato nel 1936. Segue inoltre dei corsi alla Sorbona e alluniversit di Vienna. Prima di aver compiuto i suoi 25 anni partecipa alle riunioni del Circolo di Vienna dove fu accolto come una nuova cometa nel firmamento filosofico1. Durante la sua permanenza nella citt austriaca sviluppa inoltre una stretta collaborazione, della durata di circa quattordici mesi, con Edward Hitschmann, collega di Freud. Nel 1937-1938 studia teoria dellapprendimento a Berkeley con il professor E.C. Tolman.

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Warwick Fox, Arne Naess: A Biographical Sketch, in Trumpeter, Vol. 9 (1992), N2, p.1

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Tornato in Norvegia ottiene, a soli ventisette anni, la cattedra di filosofia presso luniversit di Oslo, posizione che occupa fino al 1969 quando decide di live rather than to function2. Il merito dell ingresso della filosofia scandinava nella Encyclopedia of Phylosophy pu essere attribuito alloriginale contributo di Arne Naess, ideatore di una semantica empirica radicale e leader del cosiddetto gruppo di Oslo. Se vero che la filosofia norvegese ha avuto un periodo morto, altrettanto corretto asserire che, in primo luogo per merito di Arne Naess, codesta filosofia ora nel bel mezzo di un periodo di crescita rigogliosa3. Durante gli anni accademici le sue indagini riguardano argomenti di storia della filosofia - in particolare autori come Kierkegaard, Carnap, Wittgenstein, Heidegger e Sartre - filosofia della scienza, filosofia del linguaggio e della comunicazione, semantica empirica, logica, scetticismo e filosofia politica. La riflessione di Naess sulla semantica empirica, che si svilupp prevalentemente durante gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, indaga i modi in cui il linguaggio pu legittimamente essere usato in relazione a determinati e particolari contesti. Secondo Warwick Fox, suo amico e collaboratore, il lavoro e la persona di Arne Naess cre un nuovo clima che non influenz solo la filosofia e la ricerca sociale ma un campo ben pi ampio4. Il filosofo norvegese infatti appartiene ad una generazione di studenti universitari che dovette sostenere il cosiddetto examen philosophicum5, organizzandone lui stesso i corsi di preparazione tra il 1939 e il 1954. Questo presuppone delle vaste conoscenze in campi eterogenei. Tra il 1949 ed il 1950 il leader scientifico di un progetto dellUNESCO sviluppato per esaminare la natura delle controversie ideologiche tra Oriente ed Occidente. Tale progetto si risolse in unanalisi empirica dei diversi usi del termine democrazia dallantichit ad oggi. Il testo che ne scatur, Democracy in a world ofWarwick Fox, Arne Naess: A Biographical Sketch, in Trumpeter, Vol. 9 (1992), N2, p. 1 vivere non sopravvivere (traduzione mia) 3 Justus Hartnack, Scandinavian Phylosophy, in The Encyclopedia of Philosophy, ed. Paul Edwards, Vol. 7, New York: Macmillan, 1967, p. 301 4 Warwick Fox, Arne Naess: A Biographical Sketch, in Trumpeter, Vol. 9 (1992), N2, p. 3 5 Esame propedeutico riguardante logica, metodologia e storia della filosofia richiesto ad ogni studente dell Universit di Oslo indipendentemente dalla scelta del percorso di studi2

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tension, fu immediatamente esaurito e mai pi ristampato dall UNESCO a causa del carattere politicamente pericoloso dei suoi contenuti6. Nel 1958 fond Inquiry, nota rivista filosofica e di scienze sociali di cui rimase editore fino al 1975. Dopo il 1969, anno in cui Naess si ritira dalla carriera accademica, sviluppa la sua filosofia pluralista verso tematiche ecofilosofiche ed ambientaliste, nonch sul pensiero di Spinoza e Gandhi. Questo il periodo in cui pone le basi della sua Ecologia Profonda e pi precisamente nel 1973 con larticolo apparso su Inquiry The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary e nel 1976 con Ecology, Community and Lifestyle opera in cui sottolinea limportanza della responsabilit individuale e dellattivismo nella soluzione della crisi ambientale globale. Naess non si limitato infatti alla sola produzione teorica, ma ben noto per il suo attivismo politico: direttore per diversi anni del gruppo norvegese di Greenpeace ed esponente del Partito Verde, ha preso pi volte parte a proteste nonviolente in difesa dellambiente. Famoso esempio di tale attivit la sua partecipazione, il 14 Gennaio del 1981, all Alta Confrontation dove circa 1000 persone tra cui un significante numero di professori, avvocati e scienziati, si sono incatenati nel tentativo di evitare la costruzione di un impianto elettrico e di una diga nel profondo nord della Norvegia. Durante le successive ventiquattro ore furono liberati di forza dalle loro catene e portati via da 6000 poliziotti in quella che fu la pi grande azione di polizia nella storia della Norvegia7. A testimonianza della sempre presente base pluralista della sua filosofia e quindi del suo modo di pensare e vivere, Arne Naess ha trascorso una vita sorprendente. Oltre che per il suo pensiero e per le sue opere, egli infatti famoso per le sue straordinarie doti sportive ed in particolare alpinistiche. Nel 1950 realizz la prima ascesa del Tirich Mir (7690m) la cima pi alta della catena dellHindu Kush, Pakistan; prese inoltre parte a diverse spedizioni sullHimalaya. Tutti coloro che conoscono Naess possono testimoniare che una persona straordinariamente energica.[...] Discussioni con Naess

Arne Naess, 1983. Ron Eyerman, Intellectuals and popular movements: the Alta confrontation in Norway, New Praxis N3 (1983), p. 1857

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sono sempre scandite da momenti di attivit fisica sciate o arrampicate su roccia in Norvegia, trekking e tennis in Australia8. Arne Naess che scia, Arne Naess che fa un bagno, Arne Naess che scala montagne, Arne Naess che fa boxe, Arne Naess che vive da solo nella sua casa di montagna, Arne Naess che racconta barzellette, Arne Naess che scrive di scetticismo... Arne Naess un pluralista radicale...9. Cos scrive di lui Fons Elders, organizzatore di una serie di dibattiti per la televisione tedesca cui presero parte otto filosofi tra cui Karl Popper, Noam Chomsky, Michel Foucault e, appunto, Arne Naess. Per quanto riguarda la bibliografia di Naess - come si accennava allinizio di questo breve excursus sulla sua vita va detto che questo filosofo ha prodotto innumerevoli lavori inerenti aree dinteresse molto varie, redatti in diverse lingue: norvegese, danese, svedese, tedesco ed inglese. Una delle bibliografie pi complete del suo lavoro contenuta in Philosophers on Their Own Work, opera di Marcier e Svilar. Questa, pur fermandosi allanno 1982, registra 28 libri, 18 monografie ed articoli nella serie Philosophical Problems dellUniversit di Oslo, 143 articoli in giornali accademici e specializzati, 45 articoli in riviste non specializzate, 29 articoli su quotidiani, 17 monografie ed altri articoli tecnici. Naess stato inoltre coautore di 6 libri e monografie nonch di 12 opere riguardanti lalpinismo. Nel 1997 fu avviato lo SWAN Project - acronimo di Selected Works of Arne Naess - che si proponeva di portare lo spettro completo delle opere accademiche pi importanti di Naess al pubblico inglese10. Il risultato di tale lavoro furono 10 libri raccolti in 9 volumi, per un totale di circa 3000 pagine11. Nonostante la mole, questa ricerca, a detta degli stessi partecipanti, non certamente unesaustiva raccolta del lavoro di Naess12 a causa della straordinaria8 9

Warwick Fox, Arne Naess: A Biographical Sketch, in Trumpeter, Vol. 9 (1992), N2, p. 2 Fons Elders, The reflexive water: The Basic Concerns of Mankind, Souvenir Press, 1974, p. 274-275 10 Harold Glasser, Selected Works of Arne Naess: SWAN Introduction, in Trumpeter Vol.14 N3 (1997) 11 The SWAN Contents: Volume I: Science as Behaviour; Volume II: Interpretation and Preciseness: A Contribution to the Theory of Communicative Action; Volume III: Scepticism; Volume IV: Which World Is the Real World; Volume V: The Pluralist and Possibilist Aspect of the Scientific Enterprise; Volume VI: Gandhi and Group Conflict: An Exploration of Satyagraha; Volume VII: Communication and Argument Freedom, Emotion, and Self-Subsistence: The Structure of a Central Part of Spinoza's Ethics; Volume VIII: Selected Papers: 1936-1996; Volume IX: Stones Philosopher: Dialogues with Arne Naess 12 Harold Glasser, Selected Works of Arne Naess: SWAN Introduction, in Trumpeter Vol.14 N3 (1997)

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prolificit dellautore ma anche, purtroppo, alla scarsa quantit di opere tradotte in lingua inglese. Altrettanto numerose sono state le sue lezioni svoltesi in innumerevoli luoghi, la maggior parte dei quali meravigliosi e preferibilmente vicino a montagne o deserti: (alcuni di questi: Berkeley, Santa Cruz, Reykjavik, Hangzhou, Helsinki, Tromso, Peking, Canton, Hong Kong, Chengdu, Jerusalem...) Cos come la volont di presentare le proprie idee in una molteplicit di contesti popolari o semipopolari in opposizione al puro contesto accademico.13 Per concludere interessante riportare un elenco di tutti i premi di cui stato insignito Naess: il Royal Norwegian Order of St. Olav, l rets Peer Gynt nel 2004, il Nordic Council Award for Nature and Environment nel 2002, lUggla Prize Humanistiska Freningen dell Universit di Stoccolma nel 2002, Diploma and Medal dal Re Harald V di Norvegia nel 1998 per il suo collaborazione con lIntelligence Agency XU durante loccupazione tedesca, Medaglia di riconoscimento conferita dalla Presidenza della Repubblica Italiana nel 1998, il Nordic Prize da parte della Swedish Academy nel 1996, il Mountain Tradition Award da parte della Croce Rossa a Oslo nel 1996, il Mahatma Gandhi Prize for Non-Violent Peace sempre a Oslo nel 1994, il Fridtjof Nansens Award da parte della Fridtjof Nansens Foundation per la promozione della Scienza nel 1983, il Sonning Prize (equivalente del Nobel per la Danimarca) per il suo contributo alla cultura europea nel 1977. Gli furono inoltre attribuiti due dottorati ad honorem: dall Universit di Stoccolma nel 1972 e dall Universit Nazionale Norvegese di Sport ed Educazione fisica nel 1995. Nel 2002 sia il Club Alpino Norvegese che lAssociazione Turistica Norvegese lo proclamarono membro onorario.

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Warwick Fox, Arne Naess: A Biographical Sketch, in Trumpeter, Vol. 9 (1992), N2, p. 3

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Cap. II: Radici Storiche della Filosofia Ambientale

1. Dalla preistoria al XIX secoloPer riuscire a delineare i problemi affrontati dalla filosofia ambientale o ecofilosofia ed essere quindi in grado di cogliere le sfumature che contraddistinguono le diverse modalit di concepire il rapporto tra Uomo e Natura, necessaria unanalisi preliminare di come luomo abbia concepito se stesso - ed il mondo che lo circonda nei diversi momenti storici. Infatti se da un lato i dati scientifici ci aiutano nella comprensione del mondo, sono soprattutto le nostre convinzioni filosofiche che incidono profondamente la nostra morale e quindi determinano il nostro comportamento14. Una vera presa di coscienza dei problemi ambientali e della nostra posizione-nel-mondo possibile solo alla luce di una riflessione su come si sia evoluto il nostro modo di concepirci nei confronti della natura. Luomo preistorico, cacciatore e raccoglitore, godeva di uno strettissimo rapporto con la natura; questo a causa del fatto che il suo modo di vivere era influenzato in massima parte dallambiente che lo circondava. Il suo principio di autoconservazione si scontrava spesso con le insidie rappresentate dalla natura in diverse ed innumerevoli forme. Per questo arriv a credere di essere circondato da una realt di demoni e spiriti da cui doveva difendersi, che doveva rispettare, ma che in ogni caso rappresentavano una realt a cui egli apparteneva e di cui considerava necessario far parte. Questo modo di concepirsi allinterno di un tutto e di concepire ogni cosa persone, cose ed avvenimenti come dotati di unanima, ha portato alcuni antropologi a classificare questo periodo della nostra storia con il termine Animismo.

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P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 10

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Secondo alcuni filosofi come Eugen Fink e lo stesso Naess anche se a mio parere andrebbero svolte maggiori ricerche a riguardo - il primo vero grande cambiamento in questo modo di pensare da attribuirsi allo sviluppo del pensiero ellenico nellantica Grecia del V secolo a.C., il quale pone le filosofico occidentale. Seppur nel pensiero dei primi filosofi si possa ancora ravvisare una ricerca dei principi primi della vita nella natura basti pensare a filosofi come Talete o Anassimene, che individuano proprio nella natura lArch o principio di tutte le cose - e quindi una continuazione del precedente spirito animista, con Democrito (ca. 460-370 a.C.) e con laffermarsi del materialismo che luomo inizia a concepirsi come qualcosa di separato dagli eventi fisici ed inizia quindi a studiarli come fenomeni a s stanti. Il distacco dal modo preistorico di percepirsi fu definitivamente portato a termine da Platone, il quale svilupp una metafisica a partire dalla propria dottrina delle idee. Tale concezione del mondo infatti separa in modo netto il mondo naturale da quello ideale e perfetto, ammettendo una duplice natura umana (Mito dellauriga) che, per raggiungere la verit, deve indirizzare la propria ricerca verso un mondo diverso da quello fisico (Mito della caverna). Questo port ad una svalutazione della realt fisica nel suo complesso.[...]un aspetto dellesistenza fu isolato dagli altri e classificato come realt fisica 15. In generale, tutti i pensatori di questo periodo tendevano a ritenere la natura come qualcosa che, pur essendo sfruttata, potesse autoregolarsi, oppure come un meccanismo che produceva delle gerarchie perfette in cui luomo occupava lapice: Se dunque la natura niente fa n imperfetto n invano, di necessit per luomo che la natura li ha fatti, tutti quanti16. Una visione simile di tale rapporto sembrava essere ritratta dai testi sacri dellebraismo e, successivamente da quelli cristiani. Questi infatti, ritraendo un cosmo perfettamente ordinato e creato da un Dio Sommo, Onnipotente ed Onnisciente, ridefiniva la posizione delluomo allinterno della natura, del mondo e dellintero universo. Se, come afferma la Bibbia, luomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, ne risulta un essere eletto e superiore rispetto agli altri e quindi libero di usare a15

basi del pensiero

A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 242 16 Aristotele, Politica, traduzione di R. Laurenti, La terza, Bari 1993, p. 17

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proprio piacimento tutto ci che lo circonda. La Genesi afferma chiaramente: Dio disse: - Facciamo luomo: sia simile a Noi, sia la Nostra immagine. Dominer sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, sugli animali selvatici e su quelli che strisciano al suolo17 ed inconfutabilmente Se sar versato il sangue di un uomo, ossia la sua vita, io interverr per punire: io punir ogni animale che avr ucciso un uomo e punir ogni uomo che ha ucciso un altro uomo18. La punizione divina dunque, era concepita solo nel caso in cui fosse lanimale ad attaccare luomo e non viceversa, ponendo questultimo in una posizione indiscutibilmente superiore nella gerarchia del mondo naturale. Nel medioevo vi furono svariati processi i cui imputati erano animali che avevano ucciso degli uomini19. Nel XVII secolo, si possono riscontrare filosofie contrastanti tra loro per quanto riguarda il rapporto uomo-natura. Alcuni, come Cartesio, filosofo che pose le basi del pensiero scientifico occidentale, erano del parere che la sensibilit fosse prerogativa delluomo, lunico dotato di linguaggio e quindi lunico in grado di pensare, di provare sensazioni e dolore. Gli animali, al contrario, erano semplici oggetti, macchine prive di sensibilit e coscienza, su cui era lecito compiere ogni tipo di esperimento20. Thomas Hobbes, padre della filosofia politica moderna, descrisse lo stato di natura, ovvero prepolitico, come una situazione di guerra in cui luomo costretto ad unesistenza insicura, solitaria, brutale e breve. Diventava allora una vera e propria necessit distaccarsi da questa condizione abbandonando i propri diritti naturali per sostituirli con diritti e doveri civili, legittimando in questo modo un ordine politico. Al contrario, John Locke consider lo stato di natura come condizione di pace, benevolenza ed assistenza nel quale ogni uomo aveva diritto alla vita, alla libert ed alla propriet. Il potere dello Stato doveva perci limitarsi a tradurre le leggi di natura considerate sempre come superiori - in leggi positive. Locke non si distanziava comunque dalla visione cristiana che concepiva luomo come padrone della natura, donatagli da Dio, e di cui doveva essere un amministratore saggio e rispettoso. Al di l delle diverse interpretazioni della natura come qualcosa da cui difendersi o come qualcosa da cui prendere spunto per lorganizzazione delle societ nascenti,

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La Bibbia interconfessionale, Elle Di Ci, Torino 1999, Genesi 1,26 La Bibbia interconfessionale, Elle Di Ci, Torino 1999, Genesi 9,1 19 P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, nota 23, p. 113 20 P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 18

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furono innumerevoli le filosofie definibili come antropocentriche, ovvero che ponevano luomo in una posizione di privilegio allinterno della natura. Pur essendo lantropocentrismo il concetto dominante delle filosofie del Seicento, si possono incontrare filosofi di quel periodo che concepirono luomo come essere integrato nella natura. Esempio ne Baruch Spinoza, che defin luomo come manifestazioni della sostanza o come Gottfried Leibniz, il quale afferm Un uomo, una pianta un animale vanno guardati non per quelle creature contingenti, limitate, finite che sono ma per quellinfinito che, consapevolmente o meno, lanima di ciascun vivente reca dentro di s21. Nel secolo successivo aumentarono le voci di coloro che vollero criticare lantropocentrismo: Franoise Voltaire sent la necessit di contestare la tesi cartesiana dellassociazione necessaria tra linguaggio e sensibilit [...]. Jean-Jacques Roussseau sottoline la somiglianza fra la sensibilit umana e quella animale e David Hume descrisse le capacit umane, incluse quelle morali, come un caso speciale di capacit animali.22. Per Immanuel Kant, la violenza verso gli animali era da considerarsi una perversione che nella maggior parte dei casi poteva leggersi come un anticipazione di violenza verso gli altri uomini. Nel Settecento le idee illuministe contribuirono certamente a riavvicinare luomo alla natura o perlomeno al rispetto di essa ed in particolar modo del regno animale. Linglese John Oswald nel 1791 pubblic The Cry of Nature or an Appeal to Mercy and to Justice on Behalf of the Persecuted Animals23 ed il conterraneo George Nicholson nel 1797 diede alle stampe On the Conduct of Man to Inferior Animals24. Sempre in quegli anni, John Lawrence nel suo A Philosophical Treatise on Horses and on the Moral Duties of Man Towards Brute Creation25 sostenne che lo jus animalium avrebbe dovuto essere parte di ogni sistema legale fondato sui principi di giustizia ed umanit26.

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V. Baricalla, Leibniz e luniverso dei viventi, edizioni ETS, Pisa 1995 P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005 23 Il grido della natura o un appello alla compassione e alla giustizia nellinteresse degli animali perseguitati (trad. mia) 24 Sulla condotta delluomo verso gli animali inferiori (trad. mia) 25 Un trattato filosofico sui cavalli e sui doveri morali delluomo nei confronti degli animali selvaggi (trad. mia) 26 Cfr. R.F. Nash, The right of nature, The University of Winsconsin Press, Madison, Winsconsin, 1989, p.24-25

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Questo allargamento delletica agli animali trov solide basi nel pensiero di Jeremy Bentham, teorico di filosofia del diritto anglo-americana. Avendo come presupposto il Principio di massima felicit, secondo cui la sofferenza male e il piacere bene, egli riposizion gli animali tra un insieme di esseri viventi capaci di soffrire e quindi aventi specifici diritti. Bentham pose il cosiddetto dilemma dei casi marginali affermando che se luomo non aveva nessuna remora a maltrattare o sopprimere gli animali giustificandosi col fatto che non li riteneva razionali o intelligenti, allora poteva fare altrettanto con gli esseri umani nelle loro stesse condizioni: neonati, persone in coma, handicappati mentali27. Fu proprio grazie a queste riflessioni che, su proposta di Richard Martin, il 22 giugno del 1882 in Inghilterra si arriv allintroduzione di una vera e propria legge sul maltrattamento del bestiame. Concetti etici che abbracciavano la natura nel suo complesso videro la luce tra la fine del XVIII e linizio del XIX secolo con la nascita del Romanticismo. A detta dello storico Donald Worster alla base della visione romantica della natura vi era quella che le generazioni future avrebbero chiamato prospettiva ecologica, vale a dire la ricerca di una percezione olistica e integrata, lenfasi sullinterdipendenza e i rapporti naturali e il forte desiderio di ridare alluomo un legame intimo con il vasto organismo che costituisce la terra28; i romantici sono dunque da considerarsi biocentristi. Nel XIX secolo si assistette perci alla nascita dellambientalismo ed in particolare grazie al primo e forse pi grande sostenitore di questa corrente di pensiero: lamericano, Henry David Thoreau. Sostenitore dellesistenza di una super-anima permeante ogni cosa vivente nonch abile osservatore dello stile di vita umano al fine di calcolarne limpatto sul territorio, Thoreau promulg un modello di vita in armonia con la natura, cos come avevano fatto per millenni gli indiani dAmerica. La prima grande opera sullimpatto ambientale umano fu Man and Nature29 del 1864. Il suo autore, George Perkin Marsh, era convinto che luomo non dovesse ricoprire una posizione di proprietario nei confronti della Terra ma che dovesse bens tutelarla senza alcuno spreco. Inoltre il diplomatico, filologo ed ambientalista americano era convinto

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P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 22 D. Worster, Storia delle Idee Ecologiche, pp. 114 29 G.P. Marsh, Man and Nature. Or, Physical Geography as Modified by Human Action, Scribner, New York 1865

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che [...] la vita animale e vegetale un problema troppo complicato perch lintelligenza umana riesca a risolverlo, e noi non potremo mai sapere quanto ampio il cerchio di disturbo che produciamo nellarmonia della natura quando gettiamo il pi piccolo ciottolo nelloceano della vita organica30; per questo vedeva lesigenza di una serie di cambiamenti a livello politico e morale. Il primo a sostenere che la vita non umana avesse dei diritti intriseci fu invece Edward Payson Evans, che partendo dalla critica al principio kantiano secondo il quale la violenza sugli animali fosse da considerarsi solo come un preludio alla violenza su altri uomini, dichiar che qualsiasi tentativo di separare il genere umano dalla natura era filosoficamente falso e moralmente pernicioso31. Egli inoltre, riprendendo un argomento gi sollevato in precedenza da Arthur Schopenhauer, critic il fatto che la cristianit giustificasse gli scempi ambientali da parte delluomo, riducendo la considerazione della natura a mero bene strumentale.

2. Il Pensiero ambientalista nel Novecento: Antropocentrismo e BiocentrismoCome illustrato, levoluzione del pensiero ambientalista presenta la nascita di due linee di pensiero in netta contrapposizione tra loro. La prima considera luomo come essere di spicco allinterno della natura, la quale invece da considerarsi un semplice mezzo posto nelle sue mani; la seconda, al contrario, riconosce alla Terra e a tutti i suoi abitanti un valore indipendente da quello utilitaristico umano. La prima teoria detta Antropocentrismo, la seconda Biocentrismo. Questultima ha registrato un numero sempre crescente di sostenitori a causa dei grandi disastri ambientali che hanno segnato la fine del XIX e tutto il secolo scorso. Proprio a causa di questi avvenimenti sono nate, a partire dagli anni 1960, nuove teorie e movimenti di contestazione ambientalista nonch associazioni in difesa dellambiente come il WWF nel 1961, Greenpeace nel 1969, Earthforce nel 1977 e, in Italia, Lega Ambiente nel 1980.

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Cfr. R. F. Nash, The Right of Nature, p. 38 P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 24

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Si deve per sottolineare come anche allinterno della corrente biocentrica si possano riscontrare due correnti diverse: una, lAmbientalismo, ha un orientamento di tipo olistico e tende dunque a considerare gli insiemi di individui (gruppi, specie, ecosistemi ecc..); laltra invece si schiera a difesa dei Diritti animali da un punto di vista individualista, considerando unico e fondamentale ogni individuo di una determinata specie. Pur avendo entrambi interesse ad un allargamento delletica al di fuori delluomo, purtroppo ambientalisti e sostenitori dei diritti degli animali finiscono spesso per scontrarsi su temi quali la sperimentazione animale o il vegetarianismo, atteggiamento che sicuramente gioca a favore degli oppositori antropocentrici.

a. Conservazione e preservazioneCome si detto precedentemente, lurgenza di un sentimento protettivo nei confronti della natura deriv dalla presa di coscienza dei disastri ambientali cui luomo assisteva e di cui si riconosceva essere causa. Queste catastrofi erano ravvisabili soprattutto nel Nuovo Mondo dove una politica liberista si scontrava decisamente con una natura rigogliosa ed in parte ancora intatta: nel 1700, pi di mezzo milione di acri della foresta del New England erano stati disboscati per lallevamento e lagricoltura [...] Nel 1880 soltanto il 40 per cento della superficie del Massachussets poteva essere considerata area boschiva32. Fu per questi motivi che il presidente degli Stati Uniti dAmerica, Theodore Rosevelt, durante i primi anni del XX secolo decise di intervenire su questa situazione convocando a consiglio i maggiori esperti in materia. In questa occasione Gifford Pinchot, nominato consulente ambientale della Casa Bianca, elabor il concetto di conservazione. Il suo progetto si basava sullistituzione delle Forest Reserves chiamate oggi National Forests - nelle quali luomo non era tenuto a preservare la natura perfettamente integra, come nei National Park, ma era libero di utilizzarne le risorse a patto di rispettare determinati criteri. La politica di Pichot deve essere per analizzata pi da vicino per poter trarre adeguate conclusioni a riguardo; infatti se da un lato a32

D. Worster, Storia delle idee ecologiche, cit. , pp. 98-99

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Pinchot si deve riconoscere il fatto di essere riuscito a limitare labitudine allo sfruttamento sconsiderato tipico della frontiera, dallaltro lato la conservazione era pi rivolta alla tutela delleconomia che non alla salvaguardia ambientale. La politica della conservazione tendeva (e tende) a massimizzare la produttivit per il bene esclusivo degli uomini. Cos, ad esempio, secondo il principio della conservazione furono sterminati i predatori quali lupi, puma, coyote ed orsi grigi allo scopo di salvaguardare gli erbivori a cui i cacciatori amavano sparare33. Come facilmente intuibile, una politica di questo tipo port ad un disequilibrio degli ecosistemi in cui fu introdotta, causando un soprannumero di erbivori che, prima di morire di fame, razziarono tutto ci che di commestibile trovarono, pascoli compresi. Risulta quindi fondamentale, in unottica ecofilosofica, distinguere tra i concetti di conservazione e preservazione. Mentre la seconda esige che luomo lasci totalmente integra la natura non mettendovi quindi mano, la prima invece considera i suoi prodotti come sfruttabili, se pur in un ottica sostenibile34. Unaltra rivoluzione a livello scientifico fu attuata dellecologia che introdusse problematiche totalmente innovative. Questa nuova materia infatti, mettendo in luce una serie di nuove relazioni fra gli esseri viventi e la natura, sembrava descrivere uninterdipendenza tra tutti gli organismi che andava a confermare scientificamente la concezione della Natura come un tutto organico.

b. Presa di coscienza ambientale e denunciaDurante la seconda met del XX secolo nacquero una serie di filosofie rivoluzionarie riguardanti il rapporto tra uomo e Natura; una di queste fu la Land Ethic (Etica della terra) proposta da Aldo Leopold ispirandosi al pensiero di un filosofo russo suo contemporaneo: Piotr Demianovich Ouspensky. Questultimo aveva elaborato una teoria che concepiva ogni cosa esistente come composta da una parte fisica, fenomenica, ed una parte intangibile, noumenica. Ci che accomunava tutti gli esseri, viventi o apparentemente senza vita, era proprio quella parte intangibile, in grado di creare

33 34

P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 30-31 R.F. Nash, The right of nature, The University of Winsconsin Press, Madison, Winsconsin, 1989

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equilibri paragonabili allarmonia esistente tra le cellule di un essere vivente complesso. Secondo questa concezione, dunque, tutte le parti della Natura, organiche ed inorganiche, sarebbero parti integranti di uno stesso superorganismo. Aldo Leopold si laure in silvicoltura alla Yale Forest School nel 1909 e, lo stesso anno, si arruol nel corpo forestale statunitense. Una volta assegnato alle foreste dellArizona e del New Mexico35 divenne uno dei maggiori esperti dellattuazione del principio di conservazione di Pinchot. Durante una campagna di sterminio dei predatori, per, visse una sorta di crisi interiore che lo port a ripensare la natura partendo appunto dalle teorie di Ouspensky. Cos tent, come disse egli stesso, di pensare come una montagna, ampliando il proprio punto di vista antropocentrico; rielabor la filosofia del pensatore russo inserendo lecologia come pilastro fondamentale della sua nuova teoria. Ci che teneva insieme il sistema non era dunque un principio invisibile bens processi ecologici tangibili. Queste teorie, espresse in una raccolta di suoi saggi, A Sand Country Almanac36, pubblicata postuma nel 1949, divennero i principi ispiratori di molte filosofie biocentriche olistiche. Alla base del suo ragionamento, nel capitolo Etica della terra, vi la definizione di etica come il complesso di norme morali di comportamento cui luomo si rif al fine di vivere in armonia allinterno della societ; luomo applica quindi a s stesso delle norme autolimitative in quanto parte di una comunit. Applicando questo ragionamento ad una realt pi ampia, Leopold pens che se luomo fosse stato in grado di riconoscere la propria posizione integrata allinterno delle comunit ecologiche, allora avrebbe dovuto necessariamente riconoscere i diritti della natura: unetica della terra non pu certo impedire la modifica, la gestione e luso di queste risorse [terreni, corsi dacqua, piante, animali ecc.], ma afferma il diritto che esse continuino ad esistere e, almeno in certi luoghi particolari, possano conservare il loro stato naturale37. Ci che rende questa teoria totalmente rivoluzionaria il fatto che, mentre prima di allora si era parlato di diritti dei singoli individui, fossero essi uomini animali o vegetali, con Leopold nasce unetica applicata a livello di gruppi, specie, habitat e processi

35 36

http://www.aldoleopold.org/about/AldoLeopold.pdf A. Leopold, Almanacco di un mondo semplice, traduzione di G. Arca e M. Maglietti, Red edizioni, Como 1997 37 Ibidem, p. 165

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ecosistemici. La maggior parte dei membri della comunit terrestre non ha un valore economico. Fiori selvatici e i passeracei ne sono un esempio. [...] Eppure queste creature sono componenti della comunit biotica e se, come credo, la stabilit di questa dipende dalla sua stessa integrit, essi hanno ogni diritto di continuare ad esistere38. Con lEtica della terra luomo diventa dunque parte integrante della Natura e questultima acquista un valore intrinseco indipendente da quello attribuitole dalluomo. In breve unetica terrestre modifica il ruolo dellHomo Sapiens da conquistatore della terra a semplice membro e cittadino della sua comunit39. In conclusione, per Leopold, al contrario di ci che esponeva Pinchot con il proprio concetto di conservazione, giusto ci che tende a mantenere lintegrit, la stabilit e la bellezza della comunit biotica; sbagliato ci che ha una tendenza diversa40. Tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Sessanta del secolo scorso, furono molte le opere scritte a denuncia degli scempi ambientali in atto in tutto il mondo: The road to Survival41 di William Vogt e Our Plundered Planet42 di Fairfield Osborn, tanto per citarne alcune, mettono a fuoco problematiche quali deforestazione e sovrappopolazione. Quando, nel 1962, fu pubblicato Silent Spring43 di Rachel Carson, libro di denuncia sull abuso di pesticidi ed insetticidi come il DDT, il terreno era pronto per il divampare delle polemiche tra le grandi societ produttrici di pesticidi ed i primi movimenti ambientalisti44 fornendo una prova in pi della nostra ridicola presunzione di voler soggiogare la natura con la forza bruta45.

c. Cristianesimo ed orientalizzazioneFino agli anni Sessanta del XX secolo la Chiesa Cattolica non si era occupata in prima persona dei diritti della natura, mantenendo una posizione tendenzialmente antropocentrica. Posti per di fronte a rivoluzioni filosofiche in tema ambientalista quali38 39

Ivi p. 170-171 Ivi p. 165 40 Ivi p. 184 41 W. Vogt, The road to Survival, W. Sloane Associate, 1948 - La via verso la sopravvivenza (trad. mia) 42 F. Osborn, Our Plundered Planet, Grosset & Dunlap, 1951 - Il nostro pianeta saccheggiato (trad. mia) 43 R. Carson, Primavera Silenziosa, Hamish Hamilton Ltd. , London, 1962 44 P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 34 45 R. Carson, Primavera Silenziosa, Hamish Hamilton Ltd. , London, 1962

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quelle avvenute nel Novecento, furono numerosi i teologi che espressero la propria posizione in materia. Primo tra tutti Joseph Sittler che nel 1954 rilesse la figura di S. Francesco dAssisi sottolineando gli aspetti delle sue teorie che pi si avvicinavano allambientalismo, ovvero la considerazione della totale uguaglianza tra tutte le creature. La posizione della Chiesa Cattolica si sforzava dunque di avvicinarsi alle nuove concezioni ambientaliste ma cercando di evitare con cautela un ritorno allanimismo che avrebbe minato le basi della propria religione. La natura dunque meritava considerazione e rispetto non in seguito ad un riconoscimento della posizione umana integrata nellecosistema ma in quanto, anchessa, creatura di Dio. Luomo, che doveva dimostrarsi saggio e premuroso, rimaneva comunque amministratore della natura. Questa rilettura cristiana della rapporto tra uomo ed ambiente si pu definire Antropocentrismo debole in quanto, pur non differenziandosi dallantropocentrismo puro o cosiddetto Forte per quanto riguarda il riconoscimento di una posizione privilegiata delluomo allinterno delluniverso, se ne distanzia in parte, predicando il rispetto nei confronti della natura. Nonostante gli sforzi della Chiesa, furono in molti ad individuare nelle radici giudaicocristiane della cultura occidentale lorigine della concezione delluomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio e, in quanto tale, autorizzato a sfruttare la natura a suo piacimento46. Queste critiche, ed il relativo allontanamento dal cristianesimo, port allo sviluppo di un nuovo interesse per le filosofie e per le religioni orientali come taoismo, unimmagine maggiormente integrata delluomo allinterno della natura. In questo senso operavano anche gli sforzi per la riscoperta del pensiero degli indiani dAmerica negli U.S.A. Fu lantropologo Stan Steiner a descriver la filosofia degli indiani: Nel Cerchio della Vita tutti gli esseri sono uguali. Tutti siamo Sorelle e Fratelli. La nostra vita in comune con quella degli uccelli, degli orsi, degli insetti, delle piante, delle montagne, delle nuvole, delle stelle, del sole. Per essere in armonia con il mondo naturale si deve vivere nei cicli della vita47.Cfr. Lynn White, The Historical Roots of Our Ecological Crisis, in Science, 1967, p.155 Cfr. B. Devall, G. Sessions, Ecologia Profonda, traduzione di G. Ricupero, edizioni gruppo Abele, Torino 1989, p. 10047 46

buddismo,

shintoismo ed induismo. Queste religioni infatti sembravano in grado di fornire

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La scoperta di questi modi alternativi di concepire il rapporto uomo-natura ebbe una larga diffusione a partire dagli anni Sessanta in tutto il mondo occidentale e, tramite lappoggio di esponenti appartenenti ad ogni classe sociale, influenz i campi dellarte, della letteratura, della musica e persino della scienza. Parallelamente a teorie scientifiche o dalle solide basi razionali, si svilupparono, soprattutto negli Stati Uniti, una variet di sette o movimenti culturali di cui lesempio pi famoso il cosiddetto New Age. Sempre in quegli anni nacque una delle idee ambientaliste pi famose degli anni Ottanta: lipotesi Gaia. James Lovelock linglese, chimico dellatmosfera, che lide, si rese conto che il rapporto tra mondo inorganico e vita non era in realt unidirezionale. Non era solo il mondo inorganico a modificare la vita, anche la vita modificava la Terra e il suo clima48. Egli stesso scrisse: User la parola Gaia quale termine sintetico, come emblema dellipotesi stessa che propongo: cio che la biosfera sia unentit auto-regolata, capace di mantenere vitale il nostro pianeta mediante il controllo dellambiente chimico e fisico49. Fu cos che il termine Gaia inizi ad essere usato da chiunque considerasse il pianeta Terra come unentit vivente. Questa concezione del nostro pianeta venne usata sia dai biocentristi pi estremi, i quali svilupparono teorie fantasiose che descrivevano la terra come un vero e proprio essere vivente, sia da irremovibili antropocentristi che invitavano Gaia ad eliminare luomo dalla propria superficie nel momento in cui lo avesse ritenuto davvero necessario per la propria autoregolazione. Al di l delle diverse posizioni assunte, sembra ragionevole osservare come il tema ambientale non sia evitabile allinterno del dibattito moderno, e tantomeno la presa di coscienza del peso politico, sociale ed economico che esso porta con s.

48 49

Ibidem J.Lovelock, Gaia, nuove idee sullecologia, traduzione di V. Bassan Landucci, Bollati Boringhieri, torino 1996, p.7

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Cap. III: Teorie Ecofilosofiche: una Panoramica

Lobiettivo di questo capitolo quello di riassumere e rendere pi chiara la suddivisione dei diversi orientamenti filosofici sviluppatisi in campo ecologico. A questo scopo verranno inoltre introdotte alcune teorie non trattate nel precedente capitolo. Una panoramica generale in campo ecofilosofico risulta necessaria al fine di comprendere in modo approfondito le teorie e le posizioni assunte dalla Deep Ecology, oggetto centrale di questo trattato.

1. AntropocentrismoPer i sostenitori di queste teorie i concetti di valore e diritto sono legati inscindibilmente alluomo che si pone in veste di valutatore nei confronti del pianeta e delle altre forme di vita. Di conseguenza, pu godere di un valore solo luomo, come entit in s, o ci a cui luomo attribuisce un valore.

a. Antropocentrismo ForteQuesto frangia dellantropocentrismo accomuna tutte quelle filosofie che reputano il ruolo delluomo predominante allinterno della natura. Gli esseri umani avrebbero quindi tutto il diritto di disporre di questultima a proprio piacimento, senza porsi il problema di quali potrebbero essere le conseguenze di tali azioni. Lantropocentrismo forte viene detto anche etica della frontiera - o etica del cowboy - in quanto ricorda il comportamento tenuto dai pionieri nel vecchio West che era indipendente dal governo e da tutti i suoi meccanismi50.

50

J. Useem, New Ethics or No Ethics?, in Fortune, Vol. 141, n6, Marzo 2000

31

I sostenitori di questa corrente nutrono una fiducia illimitata nelle capacit umane di rimediare ai disequilibri che luomo stesso ha creato e continua a creare con comportamenti e politiche irragionevoli. Attualmente tali posizioni sono supportate da pochi sostenitori; numerose ricerche in campo scientifico, ed in particolare in campo ecologico, hanno infatti dimostrato inconfutabilmente linfluenza del comportamento umano sugli equilibri naturali e la necessit di una presa di coscienza in questo senso al fine di salvaguardare la sopravvivenza della nostra, e numerose altre specie, su questo pianeta.

b. Antropocentrismo DeboleLe posizioni conservazionista ed utilitaristica moderne credono sia giusto utilizzare saggiamente le risorse ambientali per salvaguardare la salute delluomo, per rendergli la vita pi piacevole e per lasciare alle generazioni future le stesse possibilit di sviluppo che abbiamo noi oggi51. Tra i maggiori sostenitori di questa tesi vi il filosofo australiano John Passmore, il quale, pur ammettendo che luomo dovr mutare atteggiamento rispetto a molte importanti questioni52, era convinto che non fosse necessaria una vera e propria rivoluzione del pensiero occidentale per arrivare alla formulazione di una moderna etica ambientale. Egli stesso, nel suo libro La nostra responsabilit nei confronti della natura, sottolinea che una cosa raccomandare alle societ occidentali maggior prudenza nellatteggiamento verso le nuove tecnologie, minore spreco delle risorse naturali, maggior coscienza della loro dipendenza dalla biosfera; unaltra avanzare lipotesi che solo ricercando una nuova etica, una nuova metafisica, una nuova religione e rinunciando allapproccio critico-analitico, orgoglio delle societ occidentali, esse potranno risolvere i loro problemi ecologici53. Dal punto di vista di Passmore, inoltre, letica qualcosa che riguarda soltanto luomo; di conseguenza tutti gli esseri che non sono i grado di comunicare non possono far parte di una comunit morale. Tutelare gli animali da sofferenze inutili e la natura da uno sfruttamento eccessivo, pur essendo doveroso, non significa attribuire dei diritti alla51 52

P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 48 J. Passmore, La nostra responsabilit per la natura, Feltrinelli, 1986, p. 19 53 Ibidem

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natura. Secondo il filosofo australiano sarebbe dunque luomo a perdere dei diritti non la natura a guadagnarne: un fiume non acquista dei diritti dal momento in cui si limita la libert dellinquinatore54. Il concetto di diritto perci applicabile esclusivamente a ci che umano. Il punto di vista secondo cui luomo sarebbe arbitro di ci che bene e ci che male, nonch unico detentore di diritti, comune a tutte le posizioni antropocentriche. Secondo queste filosofie solo luomo , e rimane, il perno centrale della natura55.

2. BiocentrismoSe lantropocentrismo - sia esso forte o debole - riconosce sempre e comunque il ruolo centrale delluomo allinterno della natura, il punto comune di tutte le posizioni biocentriche proprio il ritenere inadeguato qualunque tipo di antropocentrismo, sostenendo che la natura sia dotata di un valore intrinseco indipendente da quello che luomo possa attribuirle.

a. Biocentrismo individualistaTra le teorie biocentriste individualistiche possibile attuare una successiva distinzione tra le correnti pure come l etica animale ed i diritti animali ed altre che si avvicinano maggiormente alle posizioni olistiche come il principio di vita ed il rispetto per la natura. Fu Peter Singer, filosofo australiano, a sviluppare il concetto di Etica animale. Nei suoi due articoli pi famosi, Animal Liberation56 e All Animals Are Equal57, egli rivendica il principio di uguaglianza di tutte le specie, un principio di uguaglianza che tende a salvaguardare la diversit. Il principio di base delluguaglianza [...]

54 55

Ibidem P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 51 56 P. Singer, Animal Liberation, New York Review of Books, 20, April 5th, 1973 57 P. Singer, All Animals Are Equal, in: M.E. Zimmermann et al (edts.), Environmental Philosophy, Prentice Hall, Upper Saddle River, New Jersey, 1998. Originariamente pubblicato su: Philosophic exchange, vol.1, n. 5, 1974

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luguaglianza della considerazione; e unuguale considerazione per esseri differenti pu portare a differenti trattamenti e differenti diritti58. Singer sostituisce ad un utilitarismo della somma che, come criterio di scelta, prende in considerazione una semplice somma di tutte le conseguenze positive e negative di una determinata azione un utilitarismo della preferenza, che tiene conto anche dei soggetti coinvolti dalle conseguenze delle azioni in questione. Allatto pratico quindi, mentre lutilitarismo della somma giustifica azioni molto gravi nei confronti del singolo a beneficio della maggioranza, lutilitarismo della preferenza pone delle norme morali intrasgredibili. Sarebbe pronto il vivisettore ad eseguire il suo esperimento su un bambino neonato orfano, se questo fosse lunico modo di salvare molte vite? se non lo fosse allora la sua solerzia ad usare i non-umani semplice discriminazione59. Un aneddoto interessante al riguardo narra di un oppositore che fece notare a Singer come i ratti fossero pericolosi in quanto mangiavano i bambini, Singer rispose dicendo che quella era la dimostrazione inconfutabile che anche i ratti nutrono degli interessi. Singer giustifica la disobbedienza legale in nome della salvaguardia dellintegrit morale: Se in nostro potere prevenire qualcosa di male senza sacrificare qualcosa di comparabile importanza morale, nostro dovere morale farlo60. Il filosofo americano Tom Regan si spinse oltre sostenendo la necessit di riconoscere lesistenza di veri e propri Diritti animali e considerando lutilitarismo un concetto facilmente confutabile e per di pi tendente ad oscurare il vero problema ambientale. Secondo Regan , gli animali necessiterebbero di veri e propri diritti in quanto possessori di un valore intrinseco, detto valore inerente, che appartiene a qualunque essere in grado di rendersi conto se sta meglio o peggio a causa di azioni altrui61. Un altro americano, Kenneth E. Goodpaster, sostenne che la semplice concezione dellesistenza di individui degni o non degni di considerazione morale fosse di per s una discriminazione. Non hanno ragion di esistere, secondo il filosofo americano, dei criteri come la razionalit, la capacit di provare dolore o la capacit di comunicare, secondo i quali poter definire se un essere vivente sia degno o meno di

58 59

Ibidem Ibidem 60 Cfr. L. Battaglia, Etica e diritti degli animali, Laterza, Bari 1999 61 P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 58

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diritti. Secondo Singer, lunico criterio ammissibile l essere vivi e quindi lunico principio a cui ha senso appellarsi il Principio di vita. Secondo Paul W. Taylor , invece, tutte le ragioni per cui luomo si ritiene superiore agli altri esseri viventi partono dalla sua prospettiva, causando cos una confusione concettuale. Se la nostra societ occidentale arrivata a negare le differenze fra gli uomini in quanto non esistono prove scientifiche a sostegno, perch allora continuiamo a voler discriminare gli altri organismi quando la nostra base biologica, il DNA, la stessa?62. Di conseguenza questa superiorit non rivendicabile, puro pregiudizio. Al contrario, una dottrina che sottolinei limparzialit delle specie apre la porta ad una ragionevole Etica del rispetto.

b. Biocentrismo olisticoLa corrente biocentrica olistica, come gi illustrato, nacque con il pensiero di Aldo Leopold. La sua Etica della terra ha avuto il merito di tracciare una netta linea di separazione dalle teorie precedenti in quanto presenta una struttura deontologica e quindi orientata ai doveri piuttosto che prudenziale o cautelativa, arrivando cos a teorizzare una vera e propria etica del valore. Il filosofo americano Holmes Rolston III, invece, impost la sua ricerca su unattenta analisi del rapporto tra organismi, specie ed ecosistemi. Il nodo centrale sta, secondo Rolston, nel riconoscere un valore alla vita in s piuttosto che considerarla un bene strumentale al servizio delluomo; un valore biogenico dunque, non antropogenico. Il singolo individuo inoltre, esaminato come soggetto solitario, non ha alcuna possibilit di sopravvivenza e non quindi portatore di alcun valore se estromesso dal proprio ecosistema; lo stesso Rolston afferma che solo con una visione pi ampia del singolo, preso come punto di esperienza nella rete delle interconnessioni tra i viventi, acquista un valore intrinseco per s, promuove la propria realizzazione e al tempo stesso modifica lambiente attraverso la sua tecnica, il suo know-how63. In questo senso dunque la specie a diventare oggetto morale in quanto determina il futuro dei singoli.

62 63

Ibidem, p.62 Cfr. P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005

35

Da un punto di vista evoluzionistico infatti, pi ampia la variabilit genetica di una specie e pi questa avr la possibilit di sopravvivere nel tempo. In questottica lestinzione da considerarsi come un super-omicidio64. Partendo da questi postulati si pu dunque affermare che le specie posseggano un diritto alla vita superiore ai singoli individui ad esse appartenenti e che, quindi, in nome della salvaguardia del loro bene, il sacrificio di qualche esemplare possa essere in alcuni casi lecito. Di un valore ancora maggiore sono portatori gli ecosistemi, i quali, grazie ad una costante pressione selettiva, permettono levoluzione naturale delle specie. Rolston, pur ammettendo che gli ecosistemi non possano essere detentori di valore, ritiene che essi siano in ogni caso produttori di valore e che meritino perci una considerazione morale da parte nostra. In conclusione, per il filosofo americano, il valore necessita solo di qualcuno che lo detenga e precede dunque la comparsa delluomo e le sue valutazioni. Il valore intrinseco dunque una parte in un tutto: Il sistema un trasformato di valore dove forma ed essere, processo e realt, fatto e valore sono legati indissolubilmente. I valori intrinseco e strumentale fanno la spola avanti e indietro, parti-negli-interi e interi-nelleparti, dettagli locali di valore inclusi in strutture globali, gemme nella loro incastonatura: una corporazione dove il valore non pu rimanere da solo. Ogni bene nella comunit65. L Etica del valore prende dunque in maggior considerazione il valore sistemico rispetto al valore intrinseco, ponendosi cos come anticipato in un panorama biocentrico olistico.

64

H. Rolston, Challenges in Enviromental Ethics, in: M.E. Zimmerman et al (edts.), Environmental Philosophy, Prentice Hall, Upper Saddle River, New Jersey, 1998 p. 124-144. Originariamente pubblicato su: Enviromental Ethics, vol.2, n.2, 1980. 65 H. Rolston, Challenges in Enviromental Ethics, in: M.E. Zimmerman et al (edts.), Environmental Philosophy, Prentice Hall, Upper Saddle River, New Jersey, 1998 p. 143. Originariamente pubblicato su: Enviromental Ethics, vol.2, n.2, 1980.

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3. Deep EcologyLa cosiddetta Ecologia Profonda costituisce un ramo a s stante delle filosofie ambientali, essa si contraddistingue per lampia variet di temi trattati e per la consolidata tendenza allattivismo dei suoi sostenitori. Questa corrente, nata in Norvegia a partire degli anni 40, si sviluppa dal pensiero di alcuni filosofi come Peter Zapffe, Sigmund Kvaloy e, principalmente, Arne Naess. In particolare i filosofi norvegesi sentirono la necessit di spostarsi dalle tesi tipicamente antropocentriche verso un nuovo concetto biocentrico che avvolgesse, come in un abbraccio, tutto il mondo, un concetto a volte definito ecocentrico per sottolinearne lintegrazione armonica nella natura66. L ecosofia di Arne Naess, in particolare, sembra proporre argomenti originali ed alternativi alla classica opposizione antropocentrismo-biocentrismo. Se da un lato infatti Naess critica profondamente i modelli di vita della societ moderna, dallaltra non arriva mai a giustificare comportamenti per cos dire antiumani se pur intrapresi in difesa della natura. Il fatto di volere fortemente che gli esseri viventi (individui e comunit) non vengano bistrattati, non significa essere contrari al bene della nostra specie. Anzi vuol dire comprendere che il bene nostro passa attraverso il benessere di tutta la comunit biotica. E se vogliamo, giustamente, realizzare le nostre potenzialit dobbiamo lasciare liberi gli altri esseri di realizzare le loro67

66 67

P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005, p. 77 Cfr. P. Pagano, Filosofia Ambientale, Mattioli 1885, Fidenza 2005

37

38

Parte II: Teoria e Norme della Deep Ecology

39

40

Cap. IV: Dai Sette Principi del 1973 alla Piattaforma del 1976

La differenza tra Deep Ecology e Shallow Ecology ecologia profonda e di superficie viene delineata per la prima volta da Arne Naess, in un articolo considerato il manifesto del movimento dellEcologia Profonda: The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary68. Lintervento del filosofo norvegese apparve nel 1973 su Inquiry, rivista interdisciplinare di filosofia e scienze sociali diretta dallo stesso Naess.

1. I sette punti del 1973Larticolo di Naess nasce dallesigenza di distinguere e caratterizzare i diversi e numerosissimi movimenti ecologisti che stavano nascendo a quel tempo. Egli compie una netta distinzione tra il movimento dellEcologia Superficiale, piuttosto potente ed in vista durante quegli anni, e quello dellEcologia Profonda, meno influente ma dalle basi teorico-filosofiche pi salde. Gli obiettivi della prima che sembrano essere appunto abbastanza superficiali si limmiterebbero alla lotta contro linquinamento e lesaurimento delle risorse al fine di garantire il benessere fisico ed economico dei Paesi sviluppati. Illustrando i sette principi fondamentali della Deep Ecology, Naess mostra come questo movimento possegga invece una comprensione ben pi ampia del problema ecologico.

68

A. Naess, The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary, in Inquiry, Vol. 16 (1973), N1, traduzione mia

41

(1) Rifiuto dellimmagine delluomo-nellambiente a favore dellimmagine relazionale a tutto campo. Consiste nel considerare gli organismi come nodi della rete biosferica o del campo di relazioni intrinseche69. Definendo come intrinseca una relazione tra A e B, tale da appartenere alla costituzione fondamentale di A e B cosicch, se si togliesse questa relazione, A e B non risulterebbero essere pi gli stessi enti. Si apre in questo modo la strada ad una visione diversa del rapporto uomo-natura: il concetto di uomo collocato nellambiente inteso come entit distaccata da esso - non ha pi ragione di esistere. (2) Egualitarismo biosferico, in linea di principio. Per chiunque si occupi di ecologia, secondo Naess, leguale diritto a vivere e a realizzarsi pienamente un postulato valoriale intuitivamente ovvio. Il vero antropocentrismo sta proprio nel fatto di limitare tale diritto solo agli uomini, posizione che produce effetti negativi sulla nostra stessa esistenza in quanto non ci permette di godere dellintima relazione con le altre forme di vita. La clausola in linea di principio inserita poich, realisticamente, qualunque prassi intrapresa a livello pratico implica una certa quantit di sacrifici (sfruttamenti, oppressioni o uccisioni) da ci non deriva una giustificazione di essi bens un impegno per far s che vengano il pi possibile limitati. (3) Principi di diversit e simbiosi Il principio di diversit viene qui considerato in linea con le principali teorie scientifiche ecologiche - come accrescitore delle potenzialit di sopravvivenza. La lotta per l autoconservazione e la stessa selezione naturale vengono interpretate da un punto di vista cooperativo. Vivi e lascia vivere un principio ecologicamente pi potente che non tu o io 70. Perci ragionevole guardare favorevolmente alla preservazione della diversit degli stili di vita, delle culture e delle economie.

69 70

Ibidem, p. 95 A. Naess, The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary, in Inquiry, Vol. 16 (1973), N1, p. 96, traduzione mia

42

(4) Posizione anticlassista Riflette gli stessi principi visti nel punto (3) ed applicati, in particolare, al conflitto tra diversi gruppi di esseri umani. Linstaurarsi di gruppi sfruttatori e di gruppi sfruttati sfavorisce in realt la potenzialit di autorealizzazione di entrambi. Bisogna dunque affermare lapplicazione di codesti principi di diversit, di simbiosi ed anticlassista ad ogni tipo di conflitto tra gruppi, ed in particolare a quello tra Paesi sviluppati ed in via di sviluppo. (5) Lotta contro linquinamento e lesaurimento delle risorse Si tratta di un punto centrale per la Shallow Ecology che per, focalizzandosi solo su questo, rischia di non individuare il quadro ben pi generale messo a fuoco dalla Deep Ecology. Infatti, porre la propria attenzione solo sul punto (5) tralasciando gli altri sei pu avere come risultato un inasprimento degli effetti negativi sotto i profili sopra considerati. Cos, per esempio, se i prezzi dei beni di prima necessit aumentano a causa dellistallazione di sistemi anti-inquinamento, si acuiscono anche le differenze di classe71. Risulta dunque fondamentale al fine di individuare rimedi utili - non limitare la propria attenzione alle conseguenze pi eclatanti dei comportamenti antiecologici ma indagare le effettive cause di tali comportamenti. (6) Complessit, non complicazione Fondamentale la distinzione tra ci che complicato, cio privo di qualunque principio unificatore nellottica di Naess, di una Gestalt - e ci che complesso, ovvero che presenta una serie di fattori interagenti che costituiscono un sistema. La Deep Ecology tiene conto di questa differenza e si sforza di individuare la complessit manifestata nella biosfera dagli organismi, i modi di vita e le interazioni che la regolano. Diviene perci inevitabile pensare in termini di grandi sistemi. Allo stesso modo il principio di complessit-non-complicazione , se applicato alluomo, propone attivit in cui si attivi la persona nella sua interezza, nonch economie complesse ed una variet di mezzi di sussistenza. (7) Autonomia locale e decentramento71

A. Naess, The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary, in Inquiry, Vol. 16 (1973), N1, p. 97, traduzione mia

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La vulnerabilit di una forma di vita approssimativamente proporzionale al peso che su di essa hanno le influenze provenienti da lontano, dallesterno della regione locale in cui quella forma ha conseguito un equilibrio ecologico72. Questa largomentazione di base a sostegno di un rafforzamento degli autogoverni locali ed una spinta verso il decentramento. Ci porterebbe anche ad una riduzione di problemi come linquinamento e lo scarso riciclo di materiali. Per realizzare una politica di questo tipo necessaria una riduzione del numero di anelli delle catene decisionali gerarchiche73. Bisogna tenere conto del fatto che le norme della Deep Ecology non sono state dedotte logicamente dallecologia bens sono state semplicemente suggerite ed ispirate da essa. Infatti, la struttura base del sistema di priorit valoriale dellEcologia Profonda, dal carattere chiaramente normativo, si basa solo in parte su risultati scientifici. Queste norme quindi, secondo Naess potranno, e dovranno, essere elaborate liberamente in futuro. In questo senso, lecologia risulta limitata, in quanto fa uso di puri metodi scientifici. Perci Naess propone lEcosofia, una filosofia dellarmonia e dellequilibrio ecologico: Una filosofia intesa come forma di sapienza sul tipo della sofia greca chiaramente normativa; contiene sia norme, regole, postulati, asserzioni di priorit valoriale, sia ipotesi riguardanti lo stato delle cose nel nostro universo. La sapienza sapienza politica, prescrizione, non soltanto descrizione e previsione scientifica74. Di conseguenza, considerando lampio campo di argomenti trattati ecologico, normativo, sociale, politico, etico - , ci che contraddistingue unecosofia il suo carattere globale, non la sua precisione nei dettagli, in questo senso i sette punti forniscono un quadro di riferimento unitario per i sistemi ecosofici75.

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Ibidem, p. 98, traduzione mia Ibidem 74 A. Naess, The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary, in Inquiry, Vol. 16 (1973), N1, p. 99, traduzione mia 75 Ibidem

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2. Crisi della societ moderna e proposte della Deep EcologyTre anni pi tardi, nel 1976, Arne Naess pubblica Okology, Samfunn og Livsstill76. Nellintroduzione di questopera egli approfondisce i motivi che, dal suo punto di vista, rendono necessario lapproccio della Deep Ecology nella societ moderna, proponendone una particolare piattaforma.

a. La situazioneSecondo Naess, nella societ moderna si giunti ad una visione del mondo che mette in primo piano una cultura di tipo tecnico-industriale. Questa prospettiva resa critica dall aumento esponenziale, in parte o del tutto irreversibile, del degrado e della devastazione dellambiente, perpetrati attraverso metodi di produzione e di consumo ormai consolidati a causa di una mancanza di politiche adeguate per contrastare laumento della popolazione umana77. Al contrario, quello di cui ha bisogno luomo un tipo di una societ in cui si apprezzino i valori e non la sola crescita economica, una societ in cui si possa vivere in armonia con gli altri esseri viventi invece che sfruttandoli a proprio beneficio. Questa crisi si manifesta in modo cos profondo poich sfugge in gran parte al controllo umano: i meccanismi di crescita e sviluppo ormai si auto-impongono senza essere controllati da alcun gruppo o classe sociale. In pratica luomo divenuto schiavo di un meccanismo di cui si pensava padrone. Questa schiavit ideologica, particolarmente evidente nei Paesi occidentali, ci porta ad identificare il tenore di vita materiale con la qualit della vita. Ancor pi grave il fatto che linsoddisfazione e linquietudine imposte dai ritmi dettati dal consumismo siano state accettate senza alcuna opposizione efficace e che un ritorno ad una scala di valori che prediliga la qualit della vita invece del tenore di vita venga vista come una minaccia o una semplice utopia. Lato positivo di questa situazione che La crisi delle condizioni di vita sulla Terra potrebbe aiutarci a scegliere una nuova strada con nuovi criteri di progresso, di76

A. Naess, Okology, Samfunn og Livsstill, Universitetsforlaget, 1976. In Italiano: Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994 A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 24

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efficienza e di azione razionale78 portandoci cos a sperimentare una nuova, e meno limitata, visione della nostra esistenza. Secondo Naess infatti, nonostante la popolazione umana abbia intrapreso una strada catastrofica, non implica necessariamente che il peggio si realizzer. Lo spettro della catastrofe ecologica pu, e deve, essere smentito da noi anche se ci significa provocare duri conflitti politici e cambiare profondamente gli obiettivi economici dei paesi industrializzati.

b. Una piattaforma del movimento della Deep EcologyDopo aver individuato le problematiche principali della crisi ecologica moderna, Naess non solo ripropone i sette punti esposti nel suo articolo The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary79 , ma si spinge oltre formulando, insieme a George Session, la Proposta di una piattaforma dellecologia profonda. Gli otto punti della piattaforma esprimono alcune posizioni fondamentali, sebbene non assolute, dell Ecologia Profonda. Infatti, gli autori invitano chiunque riconosca la differenza tra ecologia profonda ed ecologia superficiale, concordando maggiormente con le teorie della prima, a formulare una propria piattaforma. Sono qui riportati gli otto punti della piattaforma con alcune precisazioni: (1) Il fiorire della vita umana e non umana sulla Terra ha un valore intrinseco. Il valore delle forme di vita non umane indipendente dallutilit che queste possono avere per i limitati scopi umani. Il termine vita usato in unaccezione ampia, indicando anche ci che non viene considerato come vivo dai biologi come ad esempio fiumi o montagne. Il valore assoluto della vita perci esteso da un senso biosferico ad un senso ecosferico e soprattutto indipendente dallaspetto utilitaristico umano.

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Ibidem, p. 27 A. Naess, The Shallow and the Deep, Long-range Ecology Movement. A Summary, in Inquiry, Vol. 16 (1973)

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(2) La ricchezza e la diversit di forme di vita sono valori in s e contribuiscono alla prosperit della vita umana e non umana sulla Terra. qui sottolineato come levoluzione della vita e delle specie sia un processo che implica la produzione di diversit e ricchezza. Le forme di vita cosiddette inferiori non vanno peci viste come semplici passaggi verso forme superiori, bens come contributo essenziale alla ricchezza e alla diversit. Inoltre il mantenimento della ricchezza, o abbondanza, legata alla conservazione degli habitat e del numero degli individui, risulta fondamentale in quanto la vita sul nostro pianeta, se ridotta, potrebbe risultare disturbata pur conservandone la diversit. (3) Gli esseri umani non hanno il diritto di ridurre questa ricchezza e questa diversit, se non per soddisfare bisogni vitali. Risulta necessario specificare, in base alla situazione particolare, cosa si intenda con bisogni vitali" e valutare il modo pi consono per soddisfarli senza infrangere la regola. Al di l di questo limportanza di tale regola sembra essere quella di tracciare una netta separazione dalle teorie antropocentriche. (4) Lattuale interferenza umana nel mondo non umano eccessiva, e la situazione sta peggiorando rapidamente. Partendo dal presupposto dellimpossibilit umana di agire senza modificare gli ecosistemi, bisogna considerare e discutere la natura e le dimensioni dellinterferenza delluomo in questo senso. (5) Il fiorire della vita umana e delle diverse culture compatibile con una sostanziale diminuzione della popolazione umana. Lesistenza stessa delle forme di vita non umane esige tale diminuzione. Il contenimento e la riduzione della popolazione umana certo un progetto a lunghissimo termine, ciononostante bisogna applicare strategie provvisorie in vista di esso. Mantenendo la situazione attuale infatti saranno necessarie in futuro misure molto drastiche che comunque non saranno in grado di garantire la salvaguardia dei principi di diversit e ricchezza.

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(6) Un miglioramento significativo delle condizioni di vita richiede un cambiamento delle politiche attuali. Queste politiche influiscono sulle strutture economiche, tecnologiche e ideologiche fondamentali. Nelle societ attuali il valore inteso come valore di mercato e la crescita di un Paese coincide con la sua crescita economica. Sono necessarie politiche che trascendano questa visione dei valori e che siano in grado di operare a livello internazionale per uno sviluppo comune. Una politica della crescita economica risulta incompatibile con tutti i punti della piattaforma precedentemente enunciati. (7) Il primo cambiamento ideologico dovrebbe consistere nellapprezzare la qualit della vita (e quindi le situazioni che hanno valore intrinseco) invece di promuovere un alto tenore di vita. Ci deve essere una profonda consapevolezza della differenza tra ci che grande dal punto di vista quantitativo (big) e ci che lo dal punto di vista qualitativo (great). Alcuni economisti criticano lespressione qualit della vita perch la considerano troppo vaga. Ma, ad unanalisi pi approfondita, quello che essi considerano vago la sua natura non quantificabile80. Ci che realmente importante nella nostra vita non quantitativamente calcolabile ed una presa di coscienza in tal senso risulta necessaria al fine di ridefinire i nostri obiettivi morali, politici ed economici. (8) Coloro che sottoscrivono questi punti si impegnano a partecipare, direttamente o indirettamente, allo sforzo di realizzare le trasformazioni necessarie. Questi principi non verranno sicuramente interpretati in modo omogeneo, dando vita a differenti opinioni a riguardo, ma ci non preclude la collaborazione tra chi vi aderisce. In questo senso lutilit fondamentale della piattaforma comune quella di dare unidentit al movimento della Deep Ecology , permettendole di distinguersi dagli altri movimenti ecologisti.

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A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 34

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Cap. V: Dal Pensiero Ecologico al Pensiero Ecosofico

1. TerminologiaAl fine di evitare confusione riguardo le discipline inerenti il movimento della Deep Ecology, si ritiene necessario indicarne gli specifici ambiti di indagine e le principali differenze che intercorrono tra esse.

a. EcologiaSecondo Naess al termine ecologia sono stati spesso attribuiti diversi significati ma nella sua ricerca esso [...] verr inteso come lo studio scientifico interdisciplinare delle condizioni di vita di organismi interagenti luno con laltro e con la realt circostante, nei suoi elementi sia organici che inorganici. Per indicare questa realt verranno usati, quasi come sinonimi, i termini contesto (milieu) ed ambiente (environment) 81. Laspetto dellecologia che pi interessa Naess il fatto che questa scienza consideri come basilare linterazione tra le varie entit, considerando tali relazioni come una componente essenziale rispetto ci che queste entit sono in s.

b. EcofilosofiaUno dei postulati metodologici dellecologia afferma dunque che tutto dipende da tutto; proprio questo approccio pu essere applicato in modo calzante alla filosofia: la collocazione dellumanit allinterno della natura e la ricerca di nuovi metodi per spiegare tale collocazione tramite lutilizzo di sistemi e prospettive relazionali. Lo studio dei problemi comuni sia allecologia sia alla filosofia sar qui chiamato81

A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 40

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ecofilosofia82. Tratto fondamentale di questo studio quello di essere puramente descrittivo e non prescrittivo, ovvero non operare alcuna scelta di tipo valoriale ma limitarsi allesame di determinati problemi.

c. EcosofiaOgni volta che si affrontano questioni concrete per, si rivela necessario un approccio prescrittivo che stabilisca una priorit di valori. Lo stesso termine filosofia pu indicare, secondo Naess, un tipo di approccio alla conoscenza o una personale visione del mondo che porta con s una particolare scala valoriale. La filosofia, intesa in questultimo significato ed applicata a problematiche e questioni inerenti luomo e la Natura, prender il nome di Ecosofia. quindi utile lo studio di unecofilosofia, ma nel momento in cui si dovranno affrontare determinate problematiche a livello pratico, risulter necessario lelaborazione di una propria ecosofia. Altrettanto importante evitare di considerare lecologia come una scienza suprema errore commesso invece dalla Shallow Ecology - portando ad uneccessiva universalizzazione dei concetti ecologici. Non possibile infatti sostituire totalmente la teoria della conoscenza con alcune teorie ecologiche generalizzate.

2. Valutazioni e normeNaess vuole dunque sottolineare come, da un lato, una strada puramente scientifica non possa portare alla deduzione di norme morali, e dallaltro, un percorso puramente filosofico non possa portare ad azioni concrete. Nellecosofia, a differenza della filosofia accademica, le decisioni e le azioni concrete contano tanto quanto le generalizzazioni astratte83. Risulta dunque fondamentale

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A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 41 A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 47

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cercare di creare un equilibrio ed una reale interconnessione tra proposte teoriche ed azioni pratiche. Lecologia come scienza non in grado di indicare fini di tipo valoriale: a partire da essa si pu creare esclusivamente unetica di tipo consequenziale, che non permette cio di giudicare le conseguenze di determinate azioni come buone o cattive. Al contrario, questa capacit di giudicare poggia su alcune norme fondamentali della nostra vita, derivate grazie alla nostra tendenza alla generalizzazione. Solo in questo modo possibile porre delle priorit ecosofiche di valore che conducono ad affermazioni del tipo noi dovremmo o noi non dovremmo 84. Il compito ecosofico risulta perci risolvibile solo a livello personale, non a livello scientifico o filosofico, necessario perci un impegno ed una presa di coscienza del singolo a partire da un punto di vista gestaltico.

3. La natura tra oggettivit e Gestalt

a. Le qualit della natura ed il relazionismoSecondo Naess, lattuale opinione comune tende a considerare la descrizione della natura formulata dalle scienze matematiche, come quella che pi si avvicina alla cosa in s. Questa convinzione affonda le proprie radici nel XVII secolo, quando tra gli scienziati del tempo si afferm la distinzione tra qualit primarie, ovvero geometricomeccaniche, come forma e dimensione; qualit secondarie, legate cio alla particolare percezione della persona, come il colore ed il profumo; e qualit terziarie, fornite da una complessit di percezioni, come il bello, il forte o larmonico. Le qualit del primo tipo erano considerate oggettive, cio indipendenti dai diversi modi in cui potevano essere percepite dal soggetto, mentre quelle del secondo e terzo, dipendendo imprescindibilmente dalle diverse modalit di percezione, erano considerate soggettive.

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A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 50

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Una concezione di questo tipo porta alla separazione della realt umana da quella che viene considerata la natura vera e propria. Come afferma Whitehead, Lipotesi paradossale di una natura senza colori, toni ed odori, pu esistere solo perch abbiamo confuso le nostre astrazioni con la realt concreta85. Al contrario, da un punto di vita ecosofico, le qualit secondarie sono da considerarsi di natura: per il solo fatto che qualcuno percepisca una cosa come caratterizzata da determinate qualit significa che quel qualcosa possiede le qualit in questione. Le caratteristiche degli oggetti non sono perci da considerarsi soggettive o oggettive, bens sono inscindibilmente legate, tramite relazioni di interdipendenza, alla nostra concezione del mondo. Tali connessioni sono lunica cosa oggettiva: sono campi di relazione a cui le cose partecipano e da cui non possono essere isolate. Di conseguenza la struttura della realt studiata dalle scienze anche se condivisibile da tutti indipendentemente dalle diverse culture appartiene alla realt ma non la realt. invece il campo relazionale a definire in modo globale la nostra realt. Come specifica Naess, non pu esistere alcuna affermazione del tipo A B ma solo A B in relazione a C in questo modo le sensazioni stesse acquistano uno status ontologico vero e proprio86. In questo senso il relazionismo ha un fondamentale valore ecosofico, in quanto elimina il punto di vista secondo cui organismi e persone possano essere estrapolati dal proprio ambiente. Ogni organismo infatti uninterazione e quindi presuppone un ambiente.

b. Gestalt e pensiero gestalticoPer sottolineare le proprie posizioni, Naess si rif al concetto di Gestalt - sviluppatosi allinterno della psicologia della percezione - secondo cui nessun aspetto della realt pu essere da noi percepito isolatamente. Cos, per esempio, nel momento in cui ammiriamo un fiore, percepiamo non solo la sua Gestalt - composta da colori, profumi e

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A.N. Withehead, Science in the Modern world, Cambridge University Press, 1972, p. 69 Cfr. A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994

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dimensioni - ma anche una Gestalt di livello superiore, e ad essa strettamente legata, che comprende tutto lambiente circostante. Al contrario, nel momento in cui approcciamo la realt tramite metodologie scientifiche, neutralizziamo le nostre capacit gestaltiche. Il pensiero scientifico mette in ridicolo la Gestalt usando diversi modelli per ogni aspetto della realt, nonostante questo atteggiamento si scontri con la nostra esperienza quotidiana, dal carattere decisamente gestaltico. Secondo Naess invece necessario porre alla base dellontologia ecosofica ed in particolare della propria Ecosofia T lidentificazione gestaltica. Ci significa che i concetti di natura ed ambiente non possono venir definiti senza far riferimento alle interazioni tra gli elementi che ne fanno parte. Perci la complessit del mondo che ci circonda, del tutto, non pu pi essere vista in unottica puramente utilitaristica - finalizzata cio alla realizzazione del singolo - come avviene invece comunemente nella societ occidentale moderna. Di conseguenza lantropocentrismo almeno a livello teorico - non ha pi ragione di esistere. Per di pi si attua un ricongiungimento tra il pensiero e le emozioni, per cui non risulta pi necessario considerare le qualit terziarie come puramente soggettive.

c. Emozione e valoreSpesso si tende a porre in contrapposizione lattivismo ecologico, visto da molti come un movimento dalle basi emotive, alla pura razionalit di pensiero della societ occidentale moderna. Secondo Naess, per chiarire la questione bene far luce sulla distinzione tra emozioni spontanee che scaturiscono in modo immediato ed i giudizi di valore che, pur poggiando su tali emozioni, non sono da considerarsi puramente emotivi. Non infatti possibile una totale neutralit a livello emozionale ed i giudizi di valore risultano sempre da una complessit di sentimenti. La pretesa, dunque, di attribuire a ci che ci circonda solo qualit primarie porta ad una concezione della natura che risulta in totale contraddizione con il nostro vissuto e che spesso la riduce addirittura ad essere considerata pura e semplice risorsa.

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Per questi motivi, secondo Naess, le divergenze tra sviluppisti cio coloro che sostengono un approccio puramente scientifico e conservazionisti - coloro che invece prediligono la visione gestaltica rilevano, in prima istanza, un discorso ontologico e successivamente di uno etico: infatti dal modo in cui percepiamo il mondo che dipende la nostra etica. In questo senso lo sviluppista considera i propri sentimenti di fiducia nel progresso come basati sulla realt oggettiva, non sullemozione87. In conseguenza di questo ragionamento Naess si dice convinto che sia importante che la filosofia dellambientalismo impari a spostarsi dalletica allontologia per poi ritornare alletica88.

4. Le norme fondamentaliUn movimento ecologico profondo deve promuovere una trasformazione dei componenti fondamentali previsti dal paradigma dominante nelle societ industriali avanzate. A tal fine deve continuamente opporre le proprie norme e i propri valori non a qualche filosofia esplicita che giustifichi il paradigma dominante (che sembra inesistente), ma a ci che esso comporta nella pratica89. La fede nella tecnocrazia spinge a considerare la stessa politica come una tecnologia sociale che rende possibile un vero e proprio calcolo delle scelte pi giuste per far fronte ad una determinata situazione. Ormai i politici ed i loro consulenti, anche se sostengono di ispirarsi a determinati valori ecologici, accettano solo argomentazioni basate su dimostrazioni scientifiche, non ideologiche. Al contrario, la Deep Ecology proclama una necessit di priorit valoriale che ricopra un contesto ampio ed eterogeneo. Uno dei problemi principali della visione quantitativa della societ occidentale quella di considerare lo sviluppo ed il progresso sempre in termini di crescita tecnicoindustriale nonch economica. Poche cose hanno avuto un effetto cos distruttivo sulla possibilit di dialogare in modo sincero, e pi in generale sullimpegno personale nel movimento ecologico, della87 88

A. Naess, Ecosofia, Ecologia Societ e Stili di Vita, traduzione di E. Recchia, Red Edizioni, 1994, p. 80 Ibidem 89 Ibidem, p. 82

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convinzione che inutile