greg keyes - la città infernale

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GREG KEYES

La Citt InfernaleThe Infernal City: An elder scrolls novel

La citt infernale: romanzo ambientato nelluniverso di Elder Scrolls unopera di fantasia. Personaggi, luoghi e avvenimenti sono immaginari o usati in chiave fittizia. TITOLO ORIGINALE: THE INFERNAL CITY: AN ELDER SCROLLS NOVEL Pubblicazione originale Del Rey Trade Paperback Copyright 2009 ZeniMax Media Inc. The Elder Scrolls, Bethesda Softworks, Oblivion, ZeniMax, and their respective logos are registered trademarks or trademarks of ZeniMax Media Inc. Ali rights reserved. This translation published by arrangement with Del Rey, an imprint of the Random House Publishing Group, a division of Random House, Inc. Book design di Liz Cosgrove Edizione italiana a cura di: Multiplayer.it Edizioni Coordinamento: Alessandro Cardinali Traduzione: Francesca Pezzoli (G.I.T.) Revisione: Cristina Mazzucchelli Revisione: Chiara Betti Impaginazione: Alessandro Benedetti Prima edizione italiana: Novembre 2009 Stampato in Italia presso Grafiche Diemme - Perugia ISBN: 9788863550917 http://edizioni.multiplayer.it www.elderscrolls.com www.delreybooks.com

A mia figlia, Dorothy Nellah Joyce Keyes. Benvenuta, Nellah.

RICONOSCIMENTI

Vorrei innanzitutto ringraziare tutti coloro i quali hanno contribuito alla creazione di The Elder Scrolls per avermi offerto un materiale tanto vasto su cui lavorare. In particolare, desidero ringraziare Kurt Kuhlmann, Bruce Nesmith, Pete Hines e Todd Howard per i loro consigli e la loro guida. Non posso poi esimermi dal menzionare il sito Web Imperiai Library, altra inestimabile risorsa a cui ho potuto attingere durante la stesura di questo libro. Come sempre, un ringraziamento al mio agente, Richard Curtis, e alla mia amica Anna'g Houesnard per avermi gentilmente concesso di usare il suo nome. Grazie alla mia editor, Tricia Narwani, all'assistente editoriale Mike Braff e al copy editor Peter Weissman, alla responsabile di produzione Erin Bekowies, all'editor di produzione Shona Mc-Carthy, al responsabile marketing Ali T. Kokmen, al pubblicista David Moench e, ovviamente, all'editore Scott Shannon. Infine, per la splendida copertina, i miei ringraziamenti vanno all'illustratore Paul Youll e al grafico Dreu Pennington-McNeil.

PROLOGOQuando Iffech sent fremere il mare, cap. Il vento si era gi placato, era caduto come morto dal cielo, ansimando, mentre soccombeva alla marea d'acciaio, esalando l'ultimo respiro nelle orecchie del suo marinaio. Il cielo capiva sempre per primo; il mare era lento a comprendere, terribilmente lento. L'oceano trem di nuovo, come se si stesse trascinando sotto la chiglia. Keem lanci un urlo quando fu scalzato fuori dal nido del corvo come un gattino inerme. Iffech lo guard contorcersi e tentare disperatamente di afferrare il sartiame con quei suoi artigli da Cathay Raht. Stendarr! tuon Grayne nella cadenza vibrante tipica del Niben meridionale. Che cos'era quello? Uno tsunami? Il suo miope sguardo umano cercava di distinguere qualcosa nel crepuscolo. No, mormor Iffech. Ero al largo delle Isole Summerset quando il mare ha tentato di inghiottirle e ho sentito uno di quelli passare sotto di noi. E ne avevo sentito un altro ancora prima, quando ero giovane, al largo della costa di Morrowind. In alto mare, non si sente granch. E qui navighiamo in acque profonde. E poi? Si scost la frangia argentata dagli occhi inutili. Iffech fece spallucce, imitando il caratteristico gesto umano, poi si pass gli artigli nell'irregolare peluria dell'avambraccio. L'aria immobile aveva un odore dolciastro, come di frutta marcescente. Vedi qualcosa, Keem? grid. La mia morte che si avvicina, url di rimando il gatto di Ne Quinalian con una voce che rimbombava stridente, come se la nave fosse chiusa in una scatola. Con un movimento flessuoso del corpo, rientr nel nido. Niente, sul mare, prosegu dopo un istante. Allora guarda sotto, sbott Grayne nervosa. Iffech scosse la testa. Il vento, disse. E poi la vide, verso sud, un'oscurit improvvisa, un crepitante fulmine verde, da cui prendeva forma un'imponente nube di tempesta. Tenetevi forte! url. In quel momento, proruppe un boato simile a un tuono, ma quaranta volte pi forte, e il vento torn ad abbattersi con la forza di un enorme pugno sull'albero maestro, sospingendo il povero Keem verso quella morte che aveva prefigurato poco prima. Poi torn il silenzio, tranne per il ronzio che continuava a ruggire nelle sue orecchie violentate. Per tutti gli dei, che cosa pu essere? ud a stento la domanda di Grayne.

Al mare non importa, disse Iffech, scrutando la massa oscura che avanzava verso di loro. Si guard intorno. Tutti gli alberi della nave erano spezzati e gli parve di avere gi perso met dell'equipaggio. Cosa? Sono pochi i Khajiit che si avventurano tra le onde, disse. Tollerano i viaggi in nave a scopi commerciali, per trasportare la skooma, ma pochi di loro amano il mare. Io invece l'adoro fin da quando ho emesso i miei primi vagiti. Amo il mare perch a lui non importa cosa pensano gli dei o i Daedra. Il mare un mondo diverso e sottosta a regole diverse. Dove vuoi arrivare? Non saprei, ammise. Sono cose che sento, non le penso razionalmente. Ma non pare anche a te, non senti anche tu come se... Non termin la frase. Non ce n'era bisogno. Grayne rivolse lo sguardo verso la cosa. Ora lo vedo, afferm. S. Una volta ho visto un cancello di Oblivion aperto, prosegu. Quando mio padre lavorava a Leyawiin. Ho visto delle cose... somigliavano un po' a quello. Ma il sacrifcio di Martin... dicono che non possa pi ripetersi. E poi, quello non sembra un cancello. Iffech si rese conto che non aveva la forma di una nube temporalesca: somigliava pi a un largo cono con la punta rivolta verso il basso. Si stava alzando una nuova raffica di vento, carica di un sentore incredibilmente malsano. Non ha importanza cosa sia, disse. Non per noi. Pochi istanti dopo, infatti, non ebbe pi importanza. Sul si rese conto di avere gridato perch gli faceva male la gola. Era madido di sudore, gli doleva il petto e gli tremavano le membra; apr gli occhi e si costrinse a sollevare la testa, per vedere dove si trovava. Sulla porta, c'era un uomo con la spada sfoderata. Aveva grandi occhi azzurri sotto una folta chioma ricciuta color paglia. Imprecando, Sul si protese verso la sua arma, appesa alla colonna del letto. Non muoverti, disse l'uomo, appoggiandosi. Stavi urlando cos forte che temevo ti fosse successo qualcosa. Il sogno iniziava a svanire, la sua mente riaffiorava lentamente alla realt. Se l'uomo l'avesse voluto uccidere, probabilmente l'avrebbe gi fatto. Dove mi trovo? chiese, afferrando la spada lunga, nonostante il razionale

ragionamento di poco prima. Nella locanda Il compagno allampanato, rispose l'uomo. E poi, dopo una pausa, A Chorrol. Chorrol. Certo. Stai bene? S, replic Sul. La cosa non ti riguarda. Ah, va bene. L'uomo sembrava a disagio, Senti, ehm, urli a quel modo ogni... Me ne andr entro sera, tagli corto Sul. Devo rimettermi in viaggio. Non intendevo offenderti. Non mi sono offeso, rispose Sul. La colazione servita al piano di sotto. Grazie. Ora lasciami solo, per favore. L'uomo chiuse la porta. Sul stette seduto per un momento, massaggiandosi la fronte corrugata. Azura, mormor. Riconosceva sempre il tocco della Daedra, anche quando era molto lieve. E questo non lo era. Chiuse gli occhi e cerc di sentire il movimento delle onde sotto di lui, di udire le parole del vecchio capitano Khajiit, di vedere di nuovo attraverso i suoi occhi. Quella cosa apparsa nel cielo... tutto puzzava di Oblivion. Dopo avervi trascorso vent'anni, ne riconosceva l'odore. Vuhon, sospir. Devi essere tu, Vuhon, almeno credo. Altrimenti, perch la Madre della Rosa mi avrebbe mandato una visione del genere? Che altro ci potrebbe essere di importante per me? Non ricevette risposta, naturalmente. Ricordava qualcos'altro, dopo la morte del Khajiit. Aveva visto Ilzheven nello stesso modo in cui l'aveva scorta l'ultima volta, pallida e priva di vita; aveva visto le rovine fumanti che un tempo erano la gloriosa Morrowind. Quelle immagini ritornavano sempre a popolare i suoi sogni, con o senza l'intervento di Azura. Ma aveva visto anche un altro volto, quello di un giovane, probabilmente Coloviano, con il naso leggermente ricurvo. Aveva un'aria familiare, gli sembrava di averlo gi visto da qualche parte. Tutto qui? chiese Sul. Non so nemmeno quale oceano sto guardando. Il quesito era rivolto ad Azura, ma era soltanto una domanda retorica: sapeva che gi quella era una grande fortuna. Trascin il suo corpo grigiastro e snello fuori dal letto, si avvicin al bacile, si spruzz dell'acqua in faccia e sbatt le palpebre sugli occhi rossi che lo fissavano di rimando dallo specchio. Distolse lo sguardo quando la sua attenzione fu attirata da un paio di libri, unici oggetti posati sulla mensola riflessa alle sue spalle. Si volt, si diresse verso i due volumi e prese in mano il primo, sulla cui copertina era scritto Leggende dei mari del sud.

Annu e apr il secondo tomo, intitolato Le nuove e memorabili avventure del principe Attrebus. Sul frontespizio era inciso il volto di un giovane dal naso leggermente ricurvo. Per la prima volta dopo diversi anni, Sul proruppe in una fragorosa risata. Bene, ecco qui, disse. Scusate se ho osato dubitare di voi, mia regina Daedra. Un'ora pi tardi, indossata l'armatura e recuperata l'arma, cavalc verso sud-est, verso la pazzia, la punizione e la morte. E, sebbene avesse scordato da tempo immemorabile cosa fosse la felicit, immagin che non dovesse essere dissimile dalla sensazione che stava provando in quel momento.

PARTE PRIMA LARRIVO

UNOUna ragazza pallida, dai lunghi ricci corvini, e una creatura dalle viscide squame verdi e dagli aculei marroni erano accovacciate sulle alte travi di una villa in rovina di Lilmoth, per alcuni nota come la Gemma purulenta della Palude nera. Alla fine, sei riuscita a uccidermi, disse il rettile alla donna in tono pensoso, i tratti saurini composti nella debole luce che filtrava dal tetto di ardesia pieno di crepe. Non a ucciderti, ma a farti uccidere, rispose lei, scostandosi i folti boccoli dal volto e rivolgendo il naso leggermente aquilino e gli occhi grigio-verdi verso l'ampio spazio aperto sotto di loro. Il risultato lo stesso, sibil l'altro. Avanti, Glim, disse Annag, lasciandosi cadere nell'enorme poltrona di pelle del padre e intrecciandosi le mani dietro la nuca. Non possiamo fare finta di niente. Oh, oserei dire che possiamo eccome, replic Mere-Glim; oziava su un basso divanetto di giunchi intrecciati, un braccio proteso sopra un tavolo in cipresso il cui piano era sostenuto dalla figura di un guerriero Khajiit accovacciato. Dell'Argoniano si distingueva soltanto la sagoma, perch dietro di lui le tende bianche drappeggiate sopra le enormi finestre dello studio erano inondate di luce. Piuttosto, ecco alcune cose che potremmo fare. Batt un lucido artiglio nero sul tavolo. Restare qui nella villa di tuo padre a bere il suo vino. Poggi un secondo artiglio. Portare il vino di tuo padre gi al molo e bercelo l. Un terzo. Berne un po' qui e un po' gi al molo... Glim, quanto tempo passato dalla nostra ultima avventura? Il suo pigro sguardo da rettile si pos sul volto di lei. Se per avventura intendi una qualche impresa estenuante o pericolosa, non molto. O comunque, non abbastanza. Scosse le dita di entrambe le mani come se cercasse di scrollare via qualcosa di appiccicoso, una tipica espressione lilmothiana di

agitazione. Le membrane tra le dita rilucevano di un verde traslucido. Hai ricominciato a leggere? Pose questa domanda in tono di accusa, come se leggere fosse sinonimo, per esempio, di infanticidio. Un po', ammise. Che altro devo fare? Qui mi annoio a morte. Non succede mai niente. Tu ci metti del tuo per movimentare la situazione, ribatt Mere-Glim. Durante la tua ultima avventura, per poco non ci arrestavano. Gi, e non ti sei sentito vivo? chiese lei. Non ho bisogno di sentirmi vivo, controbatt l'Argoniano. Io sono vivo. E vorrei restarlo, se non ti dispiace. Sai cosa intendo. Hff, affermazione audace, sibil. Sono una ragazza audace. Si sporse in avanti. Forza, Glim. un coccodrillo mannaro, ne sono certa. E possiamo averne le prove. Prima di tutto, cominci Mere-Glim, i coccodrilli mannari non esistono. Secondo, anche se esistessero, a noi che importa di averne le prove? Beh... La gente vorrebbe saperlo. Diventeremmo famosi. Ed una creatura pericolosa: la gente da queste parti continua a scomparire. A Piagario? Certo che continua a scomparire: uno dei posti pi malfamati della citt. Senti, disse lei. Hanno trovato delle persone tranciate a met da un morso. Chi altro potrebbe fare una cosa del genere? Un normale coccodrillo. E non solo, in effetti. Impegnandomi un po', anch'io potrei riuscirci. Si agit di nuovo. Ascolta, se ne sei tanto sicura, chiedi a tuo padre di convincere il viceguardiano Ethten a mandare delle guardie sul posto. E se invece mi sbagliassi? Pap farebbe la figura dello stupido. Te lo ripeto, Glim. Devo averne la certezza. Devo trovare una prova. L'ho seguito e... Che cosa hai fatto? Spalanc la bocca, incredulo. Sembra un essere umano, Glim, ma va e viene dai canali come un Argoniano. Per questo l'ho notato. E quando ho guardato nel punto da cui era sbucato, ho visto alcune impronte di un coccodrillo, e pi avanti quelle di un umano. Glim chiuse la bocca e scosse la testa. O di un uomo che si imbattuto nelle tracce di un coccodrillo, disse. Esistono pozioni e amuleti che permettono anche a voi boccheggiatori di respirare sott'acqua. Ma lui lo fa tutto il tempo. Perch farebbe una cosa del genere? Aiutami a scoprirlo, Glim.

Il suo amico emise un lungo sibilo. Poi potremo bere il vino di tuo padre? Se non se lo sar scolato tutto. D'accordo. La ragazza batt le mani, entusiasta. Perfetto! Conosco le sue abitudini. Non torner nel suo covo prima del tramonto, quindi dobbiamo muoverci subito. Covo? Certo. Dove altro vuoi che viva? Nel suo covo. Bene, un covo. Fammi strada. E adesso, eccoci qui, pens Annag. Erano scesi dalle colline del vecchio quartiere imperiale fino all'antico cuore cancrenoso di Lilmoth: Piagario. Anche gli Imperiali avevano abitato l, un tempo, quando l'Impero aveva imposto la propria volont e la propria architettura alla popolazione rettile della Palude nera. Ora solo i pi loschi e disperati rifiuti della societ vivevano in quell'area, raramente pattugliata dalle guardie; i pi poveri tra i poveri, i nemici politici del partito Argoniano degli An-Xileel che ora dominava la citt, i criminali e i mostri. Trovarono con relativa facilit il covo, che si rivel un angolo abitabile di una canonica cos decrepita che il primo piano era completamente inaccessibile. La parte rimanente era cavernosa e sgangherata, fatto non insolito in quella parte della citt. A essere strano era il particolare che non fosse piena di occupanti abusivi: in effetti, ce n'era soltanto uno, che aveva ammobiliato la propria casa con oggetti di recupero, tra i quali spiccavano per alcune sedie graziose e un letto decente. Avevano appena dato un'occhiata intorno quando sentirono delle voci provenire dalla medesima direzione da cui loro stessi erano arrivati, ovvero l'unica via d'accesso. Annag e Glim si rannicchiarono in un angolo, contro le pareti di pietra. La sola via di fuga era una vecchia scalinata che conduceva al piano superiore, dal quale avrebbero dovuto inerpicarsi ulteriormente usando come scala il vecchio cornicione della casa. Annag si chiese che genere di legno - se di legno si trattava -fosse in grado di resistere tanto a lungo alla decomposizione. Le assi del pavimento e delle pareti di questo piano erano fatte di un materiale diverso, che sembrava quasi carta, perci dovevano fare attenzione a rimanere sulle travi. Glim si zitt: i loschi figuri del gruppo al piano di sotto guardavano in alto, non esattamente verso di loro, ma comunque in quella direzione. Annag estrasse una fialetta dalla tasca sinistra della giacca a doppio petto e ne bevve il contenuto. Aveva un vago gusto di melone, ma era molto pi amaro. Sent i polmoni riempirsi e svuotarsi, percep gli elastici fasci di muscoli intorno alle ossa. Le sembrava che il suo cuore vibrasse invece di battere e la cosa pi strana era che non riusciva a capire se avesse paura o meno.

I deboli rumori provenienti dal piano di sotto si fecero improvvisamente molto pi forti, come se lei si trovasse in mezzo al gruppo. Dov'? chiese uno di loro. Era diffcile distinguerli in quella flebile luce, ma questo sembrava pi scuro degli altri, forse un Dunmer. Torner, vedrai, rispose un altro. Le movenze feline di questa seconda creatura ne rivelavano chiaramente l'origine Khajiit. Torner, ripet una terza voce. Annag vide l'uomo che aveva seguito negli ultimi giorni avvicinarsi agli altri. Era anch'egli troppo distante per poterlo vedere chiaramente, ma lei lo riconobbe dalla gobba sulla schiena e ci pens la sua memoria a ricostruire i dettagli del volto brutale e dei capelli lunghi e arruffati. Ce l'hai? chiese il Khajiit. L'ho appena portata dentro passando sotto il fiume. Chiss che faticaccia, comment il Khajiit. Mi sono sempre chiesto perch non usi un Argoniano per questi lavoretti. Non mi fido di loro. E poi, hanno addestrato delle anguille squartatrici per dare la caccia agli Argoniani che cercano di attraversare il canale esterno. Io invece riesco a passare inosservato, specialmente se mi strofino addosso della bava di anguilla. Disgustoso. Puoi tenerti questa parte del lavoro. Mi basta ricevere il giusto compenso. Si tolse la maglia e rimosse la gobba. Date un'occhiata. Assaggiate pure, se volete. Oh, per i Daedra e i Divini, imprec Annag dalla trave sulla quale erano appollaiati. Non un coccodrillo mannaro: un trafficante di skooma. Alla fine, sei riuscita a uccidermi, disse Glim. Non a ucciderti, ma a farti uccidere. Il risultato lo stesso. Ora Annag aveva la certezza di provare paura. Una paura nitida, terribile, animalesca. A proposito, disse il Khajiit sotto di loro, abbassando la voce. Chi sono quei due sulle travi? L'uomo guard in alto. Xhuth! Non ne ho idea, rispose. Non sono miei uomini. Lo spero bene: ho mandato Patch e Flichs a ucciderli. Oh, kaoc'!, esclam Annag. Andiamo, Glim. Mentre si alzava, qualcosa sibil nell'aria a pochi centimetri da lei, strappandole un grido acuto. Lo sapevo, disse Glim seccamente. Dai, andiamo, dobbiamo salire sul tetto.

Corsero lungo le travi e qualcuno grid dietro di lei. Ora udiva i loro passi. Perch prima non li aveva sentiti? Era opera di un qualche incantesimo? Laggi, disse Glim. Annag si accorse che una parte del tetto era crollata, andando a poggiare sulle travi, quasi a formare una rampa. Vi salirono di corsa. Qualcosa di caldo e umido cercava di fuoriuscirle dal petto e si chiese istericamente se non fosse stata trafitta da una freccia, se non avesse un'emorragia interna. Riuscirono a raggiungere il tetto. Il terreno era quindici metri sotto di loro. Annag estrasse due fiale e ne porse una a Mere-Glim. Bevi questa e salta, disse. Cosa? Che cos'? ... non lo so di preciso. Ma dovrebbe farci volare. Dovrebbe? Dove te la sei procurata? Che importanza ha? Oh, Thtal, l'hai preparata tu, vero? E senza una ricetta. Ricordi quella pozione che avrebbe dovuto rendermi invisibile? Eri diventato invisibile, pi o meno. La mia pelle era diventata traslucida. Sembravo un sacco di viscere. Lei bevve. Non c' tempo, Glim. la nostra unica speranza. I loro inseguitori stavano salendo la rampa, cos salt, chiedendosi se avrebbe dovuto sbattere le braccia o... Invece cadde urlando. Ma non stava cadendo velocemente, anzi, le sembrava quasi di fluttuare e il vento la sospingeva come una bolla di sapone. Sent gli uomini gridare dal tetto e si volt: Glim fluttuava poco dietro di lei. Visto? disse. Devi avere fiducia in me. Appena ebbe pronunciato queste parole, ricominciarono a cadere. Pi tardi, malconci, doloranti e maleodoranti per il mucchio di spazzatura che aveva attutito la loro caduta, tornarono alla villa del padre di lei e lo trovarono privo di sensi nella stessa poltrona su cui Annag si era seduta quella mattina. La figlia lo osserv per un istante, soffermandosi sulle pallide dita strette intorno a una bottiglia di vino e sui capelli grigi e sottili. Cercava di ricordare l'uomo che era stato prima della morte di sua madre, prima che gli An-Xileel strappassero Lilmoth all'Impero e ne saccheggiassero i palazzi. Non riusciva pi a vederlo come allora. Andiamo, disse a Glim. Presero tre bottiglie di vino in cantina e salirono la scala a chiocciola che

conduceva alla terrazza al piano di sopra. La ragazza accese una lanterna di carta e riemp due delicati calici di cristallo. A noi, brind. Bevvero. Sotto di loro si stendeva la vecchia Lilmoth imperiale, fatiscenti carcasse di ville prese d'assalto dai rampicanti e terreni ricoperti da palme e bamb sonnolenti, tanto scuri da sembrare fatti di velluto nero, tranne nei punti in cui erano illuminati dalla pallida fosforescenza della muffa lucana o dai vaghi bagliori giallastri nel cielo, parenti innocui dei letali fuochi fatui che popolavano i recessi delle paludi. Allora, disse, riempiendo il bicchiere. Non ti senti pi vivo? Glim sbatt lentamente le palpebre. Beh, di certo mi sento pi consapevole del contrasto tra la vita e la morte, rispose. un inizio, comment lei. Trascorse un breve momento. Abbiamo avuto fortuna, disse Glim. Lo so, ammise lei. Ma... Cosa? Beh, non un coccodrillo mannaro, ma quantomeno possiamo denunciare i trafficanti di skooma al viceguardiano. Ormai se ne saranno andati. E anche se li prendessero, non sarebbe altro che una goccia nell'oceano. Il traffico di skooma continuerebbe incontrastato. Continuer di certo, se nessuno fa qualcosa, replic lei. Senza offesa, Glim, ma vorrei che vivessimo ancora sotto l'Impero. naturale: tuo padre sarebbe ancora un uomo benestante e non un consigliere sottopagato degli An-Xileel. Non questo, disse lei. Il fatto che... sotto l'Impero, c'era giustizia. C'era onore. Non eri ancora nata. S, ma so leggere, Mere-Glim. E chi pensi che abbia scritto quei libri? Breton. Imperiali. Questa pura propaganda An-Xileel. L'Impero si sta ricostituendo. Titus Mede ha intrapreso questa missione e ora affiancato dal figlio Attrebus. Riporteranno l'ordine nel mondo, mentre noi qui non facciamo altro che vivere come in un brutto sogno, in attesa che la situazione migliori da s. L'Argoniano imit di nuovo la scrollata di spalle umana. Ci sono posti peggiori di Lilmoth. Ci sono anche posti migliori. Posti dove potremmo andare, posti dove potremmo fare la differenza. Di nuovo quel tuo sproloquio sulla Citt imperiale? Io sto bene qui, Nn. casa mia. Ci conosciamo da quando siamo usciti dal guscio, vero; inoltre, se ancora non sapevi, sei in grado di persuadermi a fare praticamente qualsiasi cosa. Ma non mi

convincerai ad andarmene dalla Palude nera. Non provarci neppure. Non vuoi qualcosa di pi dalla vita, Glim? Cibo, vino, divertimento: che altro si pu desiderare? proprio la gente che vuole fare la differenza a causare tutti i guai del mondo. Gente che crede di sapere cosa meglio per gli altri, gente convinta di conoscere i bisogni del prossimo senza mai nemmeno essersi presa il disturbo di chiederglieli. questo che spaccia il tuo Titus Mede, no? La sua idea di come dovrebbe andare il mondo. Giusto e sbagliato, bene e male non sono solo concetti astratti, Glim. Se lo dici tu. Il principe Attrebus ha salvato un'intera colonia del tuo popolo dalla schiavit. Come credi che la pensino quelle creature riguardo all'Impero? Il mio popolo ha conosciuto la schiavit nell'antico Impero. L'ha conosciuta molto bene. S, ma stata abolita quando si scatenata la crisi di Oblivion. Perfino tu devi ammettere che, se avesse vinto Mehrunes Dagon, se Martin non lo avesse sconfitto... Non sono stati Martin e l'Impero a batterlo nella Palude nera, disse Glim, alzando la voce. Sono stati gli An-Xileel. Quando si sono aperti i cancelli, gli Argoniani si sono riversati in Oblivion con tanta potenza e furia che i luogotenenti di Dagon sono stati costretti a chiuderli. Annag si rese conto che si stava ritraendo dall'amico e che il suo cuore aveva accelerato i battiti. Sentiva un odore penetrante e vagamente sulfureo. Stupita, lo fiss per un istante. S, ammise infine, quando l'odore inizi a svanire, ma anche senza il sacrificio di Martin, prima o poi Dagon avrebbe conquistato la Palude nera e trasformato questo mondo nel suo parco di divertimenti privato. Glim si spost e le porse il bicchiere per farselo riempire. Non voglio litigare, disse. Non mi sembra una questione importante. Per un attimo mi avevi dato l'impressione opposta, vecchio mio. Mi pareva di avere colto una sfumatura appassionata nella tua voce e, dal tuo odore, sembravi pronto a uno scontro. solo il vino, bofonchi lui, facendo un cenno di diniego. E tutte le emozioni di oggi. Per il resto della nottata, possiamo limitarci a festeggiare il fatto che la tua pozione del volo non si rivelata un completo fallimento? Dallo stomaco di lei iniziava a irradiarsi un piacevole calore, il vino cominciava a fare effetto. Beh, s, assent. Immagino che la mia pozione si meriti un paio di brindisi. Bevvero, poi Glim distolse lo sguardo da lei, rivolgendolo alle sue spalle. Comunque... inizi, ma si interruppe subito.

Cosa? Lui fece quel suo sorriso da rettile e scosse la testa. Forse non dovrai andare a caccia di guai. A quanto ho saputo, pare che saranno loro a venire da noi. Di che stai parlando? 'Oracolo del vento ha attraccato al porto oggi. La nave di tuo cugino Ixtah-Nasha. Gi. Dice di avere visto qualcosa in mare aperto, qualcosa che si dirige da questa parte. Qualcosa? Questa la parte pi folle: dice che sembrava una citt costruita su un'isola. Un'isola non segnata sulle carte geografiche? Un'isola disancorata dal mare. Un'isola che fluttua nel cielo. Un'isola volante. Annag aggrott le sopracciglia, pos il bicchiere e punt un dito verso di lui. Non divertente, Glim. Ti prendi gioco di me. No, non te ne volevo parlare, ma il vino... Lei raddrizz la schiena. Allora non uno scherzo. E sta venendo da questa parte? Cos mi ha detto. Uh, disse lei, prendendo di nuovo il vino e risprofondando nella poltrona. Ci dovr riflettere. Una citt volante. Sembra uscita dall'era Meritica. O prima ancora. La sua bocca generosa si distese in un ampio sorriso. Emozionante. Domani andr da Hecua. Cos, finirono la bottiglia di vino e ne aprirono un'altra, decisamente costosa, mentre fuori la pioggia scendeva lieve su Lilmoth come un sipario chiaro e umido, illuminato dalla luce della lampada, lavando via, almeno per un momento, il fetore di muffa e putridume.

DUEC'era una volta, almeno cos aveva sentito dire Colin, un bambino nato con un coltello al posto di una mano. Era frutto del seme della violenza carnale inferta a sua madre, sopravvissuta al tentato omicidio all'unico scopo di compiere la propria vendetta. La donna rise quando il figlio le squarci il ventre per venire al mondo e massacrare tutti coloro che le avevano fatto del male e molti altri che non le avevano fatto niente. E mentre le vittime annegavano nel loro stesso sangue, talvolta chiedevano: Chi sei? e lui rispondeva semplicemente, Dalk, che nella lingua del nord significa coltello. Secondo la leggenda, il bimbo era originario di Skyrim, ma agli assassini piaceva questa storia e non di rado qualche sfrontato aspirante omicida si fregiava del medesimo nome, sognando di emulare le gesta di quel criptico antieroe. Colin non percepiva il coltello come parte del suo corpo. Il manico era liscio e viscido; gli faceva sentire il braccio che gli penzolava al fianco, sotto al mantello, enorme e vistoso. Perch l'uomo non l'aveva notato? Se ne stava l, appoggiato al parapetto del ponte, in contemplazione del faro. Veniva qui ogni Loredas, dopo avere fatto visita al suo cavallo nella stalla. Spesso incontrava qualcuno, scambiavano due parole e poi si separavano. Non parlava mai due volte con la stessa persona. Colin avanz verso di lui. Il ponte era attraversato da molta gente, soprattutto da Weye che rincasavano per la notte con i loro carri e la merce che non erano riusciti a vendere al mercato, oppure da amanti che cercavano un posto in cui appartarsi. Ma ora la fiumana andava scemando ed erano praticamente rimasti soli. Eccoti, disse l'uomo. Era difficile scorgere il suo volto, avvolto dalle ombre create dalla fiaccola poco pi in alto, ma Colin conosceva bene quel viso lungo e ossuto, quei capelli neri striati di grigio, quegli straordinari occhi azzurri. Eccomi, rispose Colin, con la bocca secca. Vieni avanti. Colin avanz di qualche passo, fino a trovarsi accanto a lui. Un gruppo di studenti del Collegio mormorante si avvicinava chiassoso. Mi piace questo posto, afferm l'uomo. Mi piace sentire le campane delle navi e vederne le luci. Mi ricorda il mare. Tu l'hai mai visto? Sta' zitto! pens Colin. Per favore, non parlarmi. Gli studenti indicavano titubanti qualcosa sulle colline a nordovest. Io sono di Anvil, disse Colin, incapace di mentire. Ah, bella citt, Anvil. Come

si chiama quel locale dove vendono birra scura? La Risacca. L'uomo sorrise. Esatto. Mi piace quella taverna. Sospir e si pass le dita tra i capelli. Quelli erano bei tempi, sai? Avevo una splendida villa sul promontorio che si affaccia sulla baia di Topal. Possedevo una piccola imbarcazione a due vele, navigavo vicino alla costa. Ora invece... Sollev le mani, poi le lasci cadere. Ma tu non sei venuto fin qui per sentire le mie storie, giusto? Finalmente, gli studenti si allontanarono, parlando fitto in quella che sembrava una lingua inventata. Direi di no, convenne Colin. Il braccio gli sembrava pi vistoso che mai, il coltello era come una pietra nella sua mano. No. Beh, al giorno d'oggi semplice. Puoi dire che non ci sono novit. E, se qualcuno te lo chiede, puoi rispondere che non esiste cibo, vino, n bacio tanto piacevole quanto un bel respiro profondo. Come? Astone, libro terzo, capitolo... Che cos'hai l? Stupidamente, Colin guard il coltello, che le pieghe del mantello avevano rivelato e che risplendeva alla luce della lampada. I loro sguardi si incrociarono. No! grid l'uomo. Cos Colin lo pugnal, o almeno tent di farlo. L'uomo alz le mani e il coltello gli affond nei palmi. Colin protese la mano sinistra per cercare di scansarle e affond di nuovo la lama, questa volta nell'avambraccio. Fermati! ansim l'uomo. Aspetta un momento, parliamo... II coltello scivol oltre le membra irrequiete e si conficc nel plesso solare. Ancora in grado di parlare, l'uomo barcoll all'in-dietro, contemplandosi la mano e il braccio. Che cosa stai facendo? domand. Colin fece un passo verso di lui, facendolo crollare sul parapetto. Non farlo, rantol. Devo, sussurr Colin prima di chinarsi. L'uomo alz di nuovo le braccia, ormai troppo deboli per impedire a Colin di tagliargli la gola. Il corpo senza vita scivol in una posizione seduta. Colin si accovacci accanto a lui e osserv gli studenti ormai distanti, completamente ignari di quanto era appena accaduto, a differenza dei due uomini che provenivano dalla citt e avanzavano verso di lui. Colin cinse le spalle del morto con le braccia, come se l'uomo fosse svenuto per il troppo alcol e il giovane volesse tenerlo al caldo. Ma non ce n'era bisogno. Uno dei due era un omone calvo dai lineamenti spigolosi, l'altro un Khajiit quasi privo di muso. Arcus e Khasha. Ora gettalo nel fiume, disse Arcus. Sto solo riprendendo fiato, signore.

S, lo vedo. Hai fatto troppo chiasso, ti avevamo solo chiesto di tagliargli la gola. Lui... ha opposto resistenza. A causa della tua trascuratezza. la prima volta, Arcus, disse Khasha lisciandosi i baffi e muovendo la coda con impazienza. Tu eri forse migliore? Gettiamolo nel fiume e andiamo via. D'accordo. Sollevalo, ispettore. Vedendo che Colin non si muoveva, Arcus schiocc le dita. Signore, dite a me? Certo che dico a te. Non hai fatto un lavoro pulito, ma almeno l'hai portato a termine. Ora sei uno di noi. Colin afferr le gambe del morto e insieme lo fecero cadere nel fiume, dove rimase a galleggiare, con lo sguardo fsso verso Colin. Ispettore. Aveva atteso tre lunghi anni per essere insignito di quel grado, ma ora gli sembrava solo una parola come un'altra. Indossa questa tunica, disse Khasha. Nascondi il sangue finch non ti avremo dato una ripulita. D'accordo, annu stolidamente Colin. Ricevette i documenti il giorno successivo dall'intendente Marall, un uomo dalla faccia rotonda, con una strana barbetta sotto il mento. Alloggerai nella sezione di Telhall, gli comunic Marall. Credo che abbiano gi un caso da assegnarti. Pos la penna e guard Colin. Stai bene, figliolo? Hai l'aria esausta. Stanotte non ho dormito, signore. L'intendente annu. Chi era quell'uomo, signore? non pot fare a meno di chiedere Colin. Che cosa aveva fatto? Meglio non saperlo, figliolo, rispose Marall. E ti consiglio di non cercare di scoprirlo. Ma signore... Che t'importa? sbott Marall. Saresti pi felice se ti dicessi che era il responsabile del rapimento e dell'omicidio di sedici mocciosi? No, signore. E se ti dicessi che la sua colpa era di avere fatto una battuta oltraggiosa sulle cosce di sua maest? Colin sbatt gli occhi. Non riesco a immaginare...

Non sei qui per immaginare, figliolo. Non hai il potere di decidere della vita o della morte. Quello spetta a qualcuno molto pi in alto di te. L'imperatore l'unico ad averne l'autorit. C' un motivo per ogni cosa ed sempre un motivo valido, ma questo non ti riguarda, intesi? Non devi immaginare. Non devi pensare. Devi solo fare quello che ti viene chiesto. Ma sono stato addestrato a pensare, signore. Questo ufficio mi ha addestrato a pensare. S, e sei molto bravo in questo, tutti i tuoi istruttori ne convengono. Sei un giovane brillante, altrimenti il Penitus Oculatus non ti avrebbe mai reclutato, e ti sei comportato molto bene qui. Ma devi capire che ogni tuo pensiero al servizio del tuo lavoro. Se ti chiedono di trovare una spia tra le guardie dell'imperatore, devi sfruttare tutte le tue capacit logiche. Se ti chiedono di scoprire discretamente quale delle figlie del conte Caro ha avvelenato i suoi ospiti, devi di nuovo mettere a frutto il tuo addestramento. Ma se ti viene impartito l'ordine esplicito di rubare, ferire, avvelenare, pugnalare o, in generale, uccidere, la tua mente deve venirti in aiuto esclusivamente per escogitare il metodo e il piano pi sicuro. Sei un utensile, uno strumento nelle mani dell'Impero. Lo so bene, signore. Non abbastanza, altrimenti non faresti certe domande. Si alz. Mi pare di ricordare che vieni da Anvil. Eri stato raccomandato da una delle guardie della citt. Regin Oprenus, sissignore. Se lui non ti avesse raccomandato, ora che cosa faresti? Non saprei, signore. Invece lo sapeva, almeno in generale. Suo padre era morto, sua madre tirava a campare facendo la lavandaia per i ricchi. Lui aveva imparato a leggere da solo, ma la sua istruzione non sarebbe progredita di molto e comunque non gli sarebbe stata di alcuna utilit. Al massimo avrebbe potuto lavorare al cantiere navale o si sarebbe fatto assumere come mozzo su una nave. L'invito imperiale era un sogno divenuto realt, gli veniva offerto tutto quello che aveva desiderato fin da bambino. Ed era ancora cos, tranne per... questo. E ora avrebbe percepito un salario e avrebbe potuto mandare qualche soldo a sua madre prima che si ammazzasse di lavoro. questa la vera prova, non cos? disse. Non quella di ieri sera. Sulle labbra dell'intendente pass l'ombra di un sorriso. Erano entrambe delle prove, figliolo. E questa non sar l'ultima, ma solo l'ultima ufficiale. Ogni giorno di questo lavoro una nuova sfida. Se non ne sei all'altezza, ti conviene dirlo adesso, prima che sia troppo tardi. Ne sono all'altezza, signore, disse Colin. Molto bene, ispettore. Prenditi il resto della giornata libero e torna a rapporto domani. Colin annu e se ne and alla ricerca di un nuovo alloggio.

TREQuando Annag si svegli, Mere-Glim era ancora disteso sul pavimento, dove respirava rumorosamente. Oh! si lament mentre si alzava, premendosi le tempie pulsanti mentre le si rivoltava lo stomaco. Quanto vino avevano bevuto? Incespicando, entr in cucina, apr gli scuri delle finestre e strizz gli occhi per la forte luce. Accese il fuoco nella stufa, poi spalanc le ante della dispensa alla luce soffusa e osserv le salsicce appese, i grossi tranci di pesce sotto sale, i barili di farina, sale, zucchero, riso, il poco attraente cesto di verdure avvizzite. Sul bancone c'erano delle uova ancora tiepide, il che significava che Tai-Tai doveva essere gi in piedi e al lavoro, cosa tutt'altro che scontata. E c'era anche l'antico portaspezie di pelle intrecciata di sua madre, con settantotto contenitori di semi ed erbe essiccate. Aveva tutto quello che le serviva. Mere-Glim entr pochi minuti dopo, quando l'aglio e i peperoncini a contatto con l'olio cominciavano a sprigionare nell'aria un profumo acuto e pungente. Sto troppo male per mangiare, si lament. Questo lo mangerai, gli disse Annag. E ti piacer. La vecchia Tenny lo preparava per pap, prima che fossimo costretti a licenziarla perch non potevamo pi permettercela. Se cos, allora come mai ti viene diverso ogni voltar L'ultima ci avevi messo noccioline e maiale in agrodolce, non peperoncino e aglio. Il maiale in agrodolce finito, si giustific lei. Non sono i singoli ingredienti che contano, ma gli accostamenti, l'equilibrio di essenze, sapori, oli ed erbe. A quelle parole, vers le spezie che aveva triturato poco prima con pestello e mortaio e la cucina fu pervasa dall'aroma di coriandolo, cardamomo, erba stella e zenzero. Aggiunse due pugni di riso schiacciato, mescol brevemente, copr con un dito di latte di cocco, mise il coperchio e lasci sobbollire. Quando il porridge fu pronto, lo trasfer in due ciotole e aggiunse alcune fette di salsiccia di cervo, prosciutto e scorza di anguria in agrodolce. Ha un aspetto disgustoso, disse Mere-Glim. Non ho ancora finito, replic lei. Ruppe due uova e le fece cadere, crude, in ciascuna ciotola. Glim si ravviv e si lecc le labbra. Uova d'oca?

Uh-uh. Magari ne manger un pochino. Annag gli mise di fronte una ciotola e, dopo un primo assaggio, inizi a divorarlo di gusto. L'amica lo imit. Mi sento gi meglio, disse Mere-Glim. Visto? S, s Inghiott un altro boccone. Allora, parlami di questa citt fluttuante disse. Quando dovrebbe passare di qui? Mio cugino mi ha detto di averla vista per tre giorni, seguiva sempre la stessa rotta. Poi si alzato il vento e se la sono lasciata alle spalle. Puntava dritta verso la nostra citt e lui sostiene che, a quella velocit, dovrebbe arrivare qui domani mattina. Secondo lui che cos'era? Un'enorme roccia a forma di trottola, con tanto di edifici. Alla vedetta della nave non piaciuta affatto: se n' andato non appena hanno attraccato al porto, si procurato un cavallo e ha subito lasciato la citt. Perch alla vedetta non piaceva? Continuava a dire che aveva qualcosa di strano, che nessuno dei suoi congegni magici riusciva a dargli qualche informazione in proposito. Ha detto che puzzava di morte. Qualcuno l'ha riferito all'Organismo? Quando voi due siete insieme, non vi capisco proprio, sussurr una voce sommessa. Annag guard verso la porta e vide suo padre. Che profumino, prosegu. Ce n' anche per me? Certo, Taig, rispose lei. Ne ho preparato in abbondanza. Riemp una ciotola e gliela porse. Lui ne prese una cucchiaiata e chiuse gli occhi. Meglio di quello di Tenithar, disse. Stavi sempre in cucina con lei, vero? Vedo che hai imparato bene. Tu sai qualcosa di questa faccenda? disse Annag con una venatura di impazienza nella voce. Le dava sempre fastidio parlare con suo padre, sebbene sapesse che era sbagliato, cosa che la irritava ulteriormente. Ma lui sembrava cos vuoto, come se gran parte del suo spirito l'avesse abbandonato. Dicevo sul serio, riprese lui. da quando eravate bambini che vi comportate in questo modo. Ho sentito qualche parola qua e l... Annag liquid con un gesto la vecchia lamentela. Questa... citt volante che pare diretta verso di noi. Tu ne sai qualcosa? Conosco le storie, sospir, piluccando il porridge. Tutto ha avuto inizio con Urvwen...

Annag rote gli occhi. Quel vecchio pazzo di un sacerdote Psijic, o come si chiamano. Ha detto di avere percepito qualcosa in alto mare, un movimento di qualche tipo. In effetti, proprio pazzo, per questo gli An-Xileel non lo tolleravano pi, specialmente l'arciguardiano Qajalil, perci stato congedato. Ma poi sono giunti alcuni rapporti dal mare e l'Organismo ha mandato delle navi vedetta. E? Non hanno ancora fatto ritorno, probabilmente sono alla ricerca di un fantasma. Dopo tutto, Urvwen ha sparso la voce gi al molo, quindi non stupisce che adesso i marinai dicano di avere visto certe cose. La nave di mio cugino salpata da Anvil tre settimane fa, disse Mere-Glim. Lui non ha parlato con Urvwen. Il volto dell'uomo si contrasse in modo insolito, come ogni volta che tentava di nascondere qualcosa. Taig! lo redargu la figlia. Niente, rispose lui. Non c' niente di cui preoccuparsi. Se esistesse un reale pericolo, gli An-Xileel lo affronterebbero con la stessa potenza con cui hanno scacciato l'Impero dalla Palude nera e i Dunmer da Morrowind. Ma cosa mai potrebbe volere una citt fluttuante da Lilmoth? Che cosa dicono gli Hist? domand Annag. Il cucchiaio esit per un istante a mezz'aria davanti alle labbra di suo padre, poi torn a muoversi. L'uomo mastic e inghiott il boccone. Taig! Secondo l'albero della citt, non c' nulla di cui preoccuparsi. Mere-Glim non riusc a trattenere un acuto mormorio frusciarne e sbatt gli occhi. In che senso? L'albero della citt? Esit, come se avesse parlato troppo. Le aree dei Lorkhan, Glim, disse Annag. Non siamo turisti di passaggio, lo sai. Lui annu. Lei lo odiava quando parlava in Tamrielico. Le sembrava un'altra persona. solo che gli Hist sono tutti... collegati. Concordi. Perci, perch nominare soltanto l'albero della citt? Suo padre volse lo sguardo intorno senza soffermarsi su nulla in particolare, quindi sospir di nuovo. Gli An-Xileel di Lilmoth parlano soltanto con l'albero della citt. Che differenza fa? esclam Annag. Come ha detto Glim, le loro radici sono tutte collegate, giusto? Perci, quello che dice l'albero della citt quello che dicono tutti.

Il volto di Glim era impietrito. Forse no, riflett. Che significa? Annag... cominci suo padre, in tono teso. Ma non prosegu, cos la giovane sollev le mani. Che c', Taig? Cardellino, potrebbe essere l'occasione giusta per fare visita a tua zia a Leyawiin. Da tempo pensavo di proportelo. Ho perfino messo da parte del denaro per il viaggio e c' una nave che salpa all'alba. Mi sembri preoccupato, Taig. Ho l'impressione che tu creda che ci sia qualcosa che non va. Sei l'unica cosa rimastami al mondo, confess il vecchio. Anche se il rischio minimo... Allarg le braccia, senza incontrare il suo sguardo. Poi distese la fronte corrugata e si alz in piedi. Devo andare. Stamani sono stato convocato dall'Organismo. Al mio ritorno, stasera, potremo discuterne con pi calma. Se decidi di partire, intanto potresti fare i bagagli. Per un momento, la giovane cerc di guardare pi avanti: Leyawiin era oltre l'oceano, e da l avrebbe potuto raggiungere la Citt imperiale, anche a piedi se vi fosse stata costretta. Forse... Glim pu venire con me? Mi spiace, ho denaro a sufficienza per un solo biglietto, disse il padre. Non verrei comunque, si intromise Glim. D'accordo, allora, tagli corto l'uomo. Io vado. Stasera non c' bisogno che cucini, cardellino: far portare la cena dalla Coquina. Cos avremo pi tempo per parlare. Come vuoi, Taig, disse lei. Non appena si fu allontanato, la ragazza punt un dito verso Mere-Glim. Tu vai al molo, senti cos'ha da dire quel sacerdote pazzo e scopri tutto quello che puoi. Io vado da Hecua. Perch da Hecua? Devo perfezionare la mia nuova invenzione. Ti riferisci alla tua pozione della caduta? Ci ha salvato la vita, puntualizz lei. Gi che siamo in argomento, approfitt Glim, perch, per tutti i pozzi putrefatti, ti preoccupi tanto di volare? Altrimenti come pensi di arrivare sull'isola fluttuante, facendoti lanciare da una catapulta? Ahh... sospir Mere-Glim. Eh, no. Guardami, Glim, disse Annag. Obbed lento e riluttante.

Ti voglio bene e sarei felice se venissi con me; se non ti va, nessun problema. Non ti terr il broncio. Ma io andr lo stesso. Xhu? Lui sostenne il suo sguardo per un momento, poi contrasse le narici. Xhu, cedette. Ci rivediamo qui a mezzogiorno. Mentre Mere-Glim percorreva la lunga depressione di Lilmoth fino alla baia che gli Imperiali chiamavano Oliis, sentiva il cielo nuvoloso incombere su di lui, sugli alberi, sull'antica massicciata. Diede libero corso ai pensieri affastellati nella sua mente, lasciandoli scivolare dalle frasi compiute verso l'oscuro nembo del pensiero allo stato puro. Le parole forgiavano il pensiero dandogli una forma, ingabbiandolo, incatenandolo. Il Jel - la lingua dei suoi antenati - era la pi vicina al pensiero originale, ma nemmeno Annag, che non conosceva il Jel meglio di chiunque altro non provenisse dalla radice, riusciva ad articolare i suoni giusti e a dare ai concetti sfumature sufficienti da permettergli di conversare con lei. In realt, era composto da quattro entit: l'Argoniano Mere-Glim quando parlava la lingua dell'Impero, che conferiva forma umana ai suoi pensieri. Quando discuteva con la madre o i fratelli era il Saxhleel Wuthilul. Quando si rivolgeva a un Saxhleel dei recessi della foresta, o a un membro degli An-Xileel, era un Lukiul assimilato, poich la sua famiglia aveva vissuto per lungo tempo econdo lo stile di vita degli Imperiali. Infine, quando parlava con Annag era qualcosa di diverso, non una via di mezzo tra le altre sue essenze, ma qualcosa di completamente differente. Glim. E anche la lingua che condividevano era distante dal pensiero puro. Il pensiero puro era vicino alla radice. L'Hist era uno e molti allo stesso tempo. Le sue radici affondavano in profondit nel terreno scuro e nella tenera pietra bianca della Palude nera, collegandosi tra loro e al contempo collegando tutti i Saxhleel, tutti gli Argoniani. L'Hist aveva dato al suo popolo una vita, una forma, uno scopo. Era stato l'Hist a scorgere tra le ombre la crisi di Oblivion, a richiamare tutto il popolo nella palude, a sconfggere le forze di Mehrunes Dagon, a scacciare l'Impero in mare e a sbaragliare tutti gli antichi nemici a Morrowind. L'Hist aveva un'unica mente ma, come lui era uno e quattro esseri contemporaneamente, anche la mente dell'Hist talvolta era in grado di sfuggire a se stessa. Era gi accaduto in passato. Era accaduto a Lilmoth. Se l'albero della citt si era realmente separato, e con esso gli An-Xileel, che cosa poteva significare? E perch lui stava facendo quello che Annag gli aveva chiesto, invece di cercare di scoprire che cosa fosse successo all'albero dal cui germoglio lui stesso era stato creato? Lo era stato davvero, no? Si ferm e fiss i grandi occhi di pietra del pescatore Xhon-Mehl, un tempo Signore dell'Organo ascendente di Lilmoth. Ora di lui non si riusciva a vedere altro che la testa. Il corpo, come gran parte dell'antica Lilmoth, era affondato nel suolo cedevole

su cui era stata costruita la citt. Se fosse stato possibile nuotare attraverso il fango e la terra, si sarebbero scoperte molte Lilmoth sotto la superfcie. Nella sua mente prese forma un'immagine: la grande piramide di Ixtaxh-thtithil-meht. Solo la stanza nella parte pi alta emergeva ancora dal limo, ma gli An-Xileel avevano scavato, camera dopo camera, pompando via l'acqua e posando congegni magici per impedirle di refluire. Come se volessero tornare indietro, invece di andare avanti. Come se qualcosa li spingesse verso quell'antica Lilmoth... Si ferm, rendendosi conto che stava ancora camminando senza sapere dove stava andando, ma poi lo cap. Era stata la risacca dei suoi pensieri a condurlo qui. All'albero. O almeno, a parte di esso. Si narrava che l'albero della citt avesse trecento anni e che le sue radici si estendessero sotto quasi tutta la parte bassa di Lilmoth. Qui c'era una radice grande come la sua coscia, che fuoriusciva da un muro di pietra. Tutto il resto intorno a lui era diventato vacuo e confuso ma, appena ebbe posato la mano palmata sulla superficie ruvida, i colori divennero pi brillanti e nitidi. Ora non vedeva pi i magazzini Imperiali in rovina, ma una citt con mostruosi ziggurat e statue di pietra che si protendevano verso il cielo, un luogo di gloria e follia. Sent attorno a s il fremito di questo mondo, l'aroma di anice e cannella, un canto in una lingua antica. Il battito del suo cuore si fece irregolare quando vide le due lune emergere dalla bassa cortina di nebbia che saliva pigra dalle strade e le acque crescere sotto e intorno a esse, oltre il cielo. I suoi pensieri si dissolsero. Non sapeva per quanto tempo la sua mente fosse rimasta in quello stato prima di tornare a complicarsi, ma aveva ancora la mano sulla radice. La tolse e si ritrasse, fece qualche respiro profondo e inizi a camminare. Nella densa notte che lo circondava, le imponenti costruzioni si diradarono, poi divennero quasi indistinte e svanirono lentamente, finch si ritrov di nuovo nella Lilmoth in cui era nato. La sensazione era quasi svanita, ma ora percepiva il richiamo che avevano sentito gli An-Xileel e cap che una parte di lui lo trovava familiare. Ma sapeva anche un'altra cosa: l'albero aveva interrotto la visione prima che il richiamo facesse il suo corso e questo era preoccupante. I gabbiani affollavano le strade come topi sul litorale, troppo avidi o stupidi per spostarsi mentre si faceva largo tra viscere di pesce, granchi frantumati, meduse e alghe. Qui i cirripedi incrostavano le pareti degli edifici fino al primo piano. Questa parte della citt era sprofondata al punto che, in caso di doppia marea, veniva inondata. Il molo stesso galleggiava, collegato a una lunga e imponente banchina di pietra dalle fondamenta antiche come il tempo, il cui strato calcareo superiore era stato aggiunto solo l'anno precedente. Risal la rampa centrale, raggiungendo una sorta di piccola cittadina: infatti, poich gli An-Xileel avevano vietato l'accesso in citt a tutti gli stranieri, salvo quelli in possesso di regolare licenza, i mercati si erano tutti riuniti qui. Un pescatore teneva una platessa per la coda, sollevandola da una cassa piena di pesci argentati. Poco distante, una lunga serie di baracche con lo stendardo dei commercianti Coloviani offriva ninnoli d'argento e ottone, pentole, stoviglie, vino e abiti. Lui stesso aveva lavorato l, per un po'. Alcuni suoi cugini per parte di madre si occupavano della vendita di Theilul, un liquore prodotto dalla distillazione della canna da zucchero.

Inizialmente vendevano la canna stessa, ma dato che i loro campi distavano venti miglia dalla citt, gli era parso pi facile - e decisamente pi redditizio - trasportare qualche cassa di bottiglie rispetto a carri e carri di canne. Sapeva dove trovare Urvwen: nel punto pi affollato, dove si congiungevano le due braccia dell'enorme croce che formava il litorale. Invece di predicare come al solito, lo Psijic se ne stava l seduto a guardare tra la folla e oltre gli alberi variopinti delle navi a sud, verso il punto in cui la baia declinava nel mare. La sua pelle color osso sembrava pi pallida, ma quando vide Mere-Glim che si avvicinava, i suoi occhi si animarono. Vuoi sapere, non cos? chiese. Per un istante, Mere-Glim non seppe rispondere, tanto era stata forte l'esperienza con l'albero. Ma poi permise nuovamente alle parole di dare forma ai suoi pensieri. Mio cugino dice di avere visto qualcosa in mare. S, vero. quasi arrivata. Cosa quasi arrivato? Il vecchio sacerdote scroll le spalle. Sai qualcosa del mio ordine? Non molto. Pochi lo sanno. Non insegniamo le nostre credenze agli estranei. Noi offriamo consigli e aiuto. Aiuto? Per cosa? Per cambiare. Mere-Glim sbatt gli occhi, cercando una risposta. Il cambiamento inevitabile, prosegu Urvwen. Il cambiamento sacro. Ma dev'essere disciplinato. Io sono venuto qui per offrire la mia guida, ma gli An-Xileel e il consiglio cittadino, lOrganismo che controllano con tanto zelo, non mi hanno voluto ascoltare. Hanno gi una guida: l'Hist. S. E la loro guida porta il cambiamento, ma non quello che dev'essere incoraggiato. Loro non mi danno retta. A dire la verit, qui nessuno mi d retta, ma io ci provo lo stesso. Ogni giorno, vengo qui e cerco di suscitare una reazione. Che cosa succeder? insistette Mere-Glim. Hai mai sentito parlare di Arteum? chiese il vecchio. L'isola da cui venite voi Psijic, gli rispose Glim. Una volta, sono scomparso dal mondo. Lo sapevi? No. Sono cose che capitano. Annu, pi a se stesso che a Mere-Glim. Qualcosa scomparso dal mondo? chiese. No, disse Urvwen, abbassando la voce. Qualcosa

scomparso da un altro mondo. Ed finito qui. Che cosa far? Non lo so, ma credo che le conseguenze saranno gravi. Perch? troppo complicato da spiegare, sospir. E anche se tu capissi la mia spiegazione, non servirebbe. Mundus, il mondo, estremamente delicato, sai. Solo determinate regole gli impediscono di tornare allo stato di Essere/Non essere. Non capisco. Lo Psijic agit le mani. Quelle navi l fuori devono galleggiare e non affondare, le vele e il sartiame che le sospingono e le governano... la tensione dev'essere calibrata, devono adattarsi ai mutamenti del vento, se si abbatte una tempesta devono essere ammainate... Scosse la testa. No, no... Io sento che le funi del mondo sono troppo strette, tirano nella direzione sbagliata. E ci non mai un bene. Era gi accaduto prima che venissero accesi i Fuochi del drago... State parlando di Oblivion? Pensavo che non potesse pi invaderci. Credevo che l'imperatore Martin... S, s. Ma non cos semplice. Ci sono sempre delle scappatoie, sai. Anche se nessuno vuole scappare? Urvwen sorrise al gioco di parole, ma non rispose. Quindi questa... citt, dedusse Mere-Glim, proviene da Oblivion. Il sacerdote scosse la testa con una violenza tale che Mere-Glim temette che si potesse staccare. No, no, no... oppure s. Non posso spiegarlo. Non posso andarmene. Vattene via. A Mere-Glim era gi venuto mal di testa dopo questa conversazione. Non aveva bisogno di farselo dire due volte, sebbene tecnicamente quella fosse gi la seconda. And dai suoi cugini e si procur una bottiglia di Theilul. Annag poteva aspettare.

QUATTROCon l'unico occhio, Hecua scorse la lista degli ingredienti di Annag. Le sue scure sopracciglia rugose si aggrottarono leggermente. L'ultimo tentativo non ha funzionato, eh? Annag sbuff e fece spallucce. Ha funzionato, disse, ma non esattamente come volevo. La Guardiarossa scosse la testa. Ci sai fare, non ci sono dubbi. Ma non ho mai sentito di una formula che faccia volare le persone, da nessuna parte. E questo elenco mi sembra solo una pericolosa accozzaglia. Ho sentito che Lazarum del Sinodo ha scoperto un modo di volare, la contraddisse Annag. Mmm. E magari, se ci fosse un conclave del Sinodo nel raggio di cinquecento chilometri, potresti fartelo rivelare, dopo qualche annetto al loro servizio. Ma si tratta comunque di un incantesimo, non di una sintesi. Un incantesimo mal formulato probabilmente non ha alcun effetto, mentre un'alchimia mal formulata pu rivelarsi tossica. Queste cose gi le so, disse Annag. Non ho paura: niente di quello che ho fatto ha mai avuto conseguenze negative. Mi ci voluta una settimana per far ricrescere la pelle a Mere-Glim. Ce l'aveva la pelle, puntualizz Annag. Era semplicemente traslucida. Non gli faceva male. Hecua serr le labbra in segno di disprezzo. Beh, inutile parlare con voi giovani, eh? Prese l'elenco e inizi a prelevare gli ingredienti dai flaconi, dalle casse e dai contenitori che affollavano le mensole su ogni parete. Nel frattempo, anche Annag si aggirava per gli scaffali, esaminandone le varie merci. Sapeva di non avere tutto quello che le serviva. Era come cucinare: ci voleva quell'ingrediente in pi che avrebbe fatto amalgamare tutti gli altri, solo che non aveva idea di quale fosse. Il negozio di Hecua era enorme. Un tempo era stato la sede della Gilda dei maghi e c'erano ancora tre o quattro specialisti malandati che si aggiravano per le stanze al piano di sopra. Hecua si vantava della loro presenza, anche se ormai la Gilda non esisteva pi. Non che importasse a qualcuno: agli An-Xileel non interessava e n il Collegio mormorante n il Sinodo - le due istituzioni magiche riconosciute dall'Impero - avevano dei rappresentanti a Lilmoth, quindi neppure loro avevano da ridire a riguardo. Apr le boccette e annus le polveri, i distillati e le essenze, ma nulla suscit in lei

una reazione, finch non sollev un flaconcino avvolto in carta nera, che le trasmise un debole formicolio su per il braccio, oltre la clavicola, fino in fondo alla gola. Che c'? domand Hecua. Annag cap che doveva averla sentita sussultare. Sollev la bottiglietta. L'anziana donna si avvicin e la osserv. Oh, quello, comment. A dire la verit, non saprei, l da un sacco di tempo. Non l'avevo mai visto prima. L'ho spostato l dal retro, mentre stavo facendo un po' di pulizia. E non sai che cos'? La donna si strinse nelle spalle. Anni fa, pochi mesi dopo la crisi di Oblivion, si present qui un tale. Era affetto da non so quale malattia e aveva bisogno di alcuni ingredienti, ma non aveva soldi per pagare: aveva solo quella boccetta. Disse di averla presa da una fortezza di Oblivion. Al tempo, non era poi cos strano: avevamo un sacco di cuori di Daedra, sali del vuoto e altra roba del genere. E non ti ha detto cosa fosse? L'anziana scosse la testa. Ho avuto piet di lui, tutto qui. Non penso che sia una cosa di valore. E non l'hai mai aperta per scoprirlo? Hecua esit. Beh, no: come vedi, l'incarto intatto. Posso? Certo, perch no. Annag ruppe la carta con il pollice, svelando il tappo della boccetta. Era ben chiuso, ma con un po' di forza si apr. Il formicolio nella parte bassa della gola si intensific e divenne un sapore, un odore, luminoso come il sole ma freddo come l'eucalipto o la menta. Certo, disse, mentre sentiva tutto mescolarsi insieme. Come? Sai di cosa si tratta? No. Ma lo voglio. Annag.... Star attenta, zia Hec, prima far delle analisi. L'efficacia di quei test non assicurata. A volte tralasciano egli elementi. Ti ho detto che star attenta. Umf, replic dubbiosa l'anziana donna. La casa era vuota, come al solito, cos sal nella piccola soffitta in cui teneva tutta la sua attrezzatura alchemica e s mise al lavoro. Esegu i test e scopr che la caratteristica

principale della sostanza era il ristoro, mentre quella secondaria, molto meno incoraggiante, era l'alterazione. Non le fu possibile distinguere alcuna caratteristica terziaria o quaternaria. Ma sapeva, in ogni fibra del suo essere, che era la sostanza giusta. Trascorse molte ore al calcinatore e, alla fine, contempl il risultato del suo lavoro: una fiaschetta contenente un liquido color ambra chiara che rifletteva la luce in modo insolito, come se la fiaschetta avesse un diametro di mezzo chilometro, invece che di pochi centimetri. Bene, approv, annusandola. Poi sospir. Le dava le sensazioni giuste, aveva l'odore giusto, ma il monito di Hecua non andava preso alla leggera. Poteva essere velenosa. Magari avrebbe potuto assaggiarne solo un sorsetto... Proprio in quell'istante, ud un rumore provenire dalle scale. Stette in silenzio, aspettando che si ripetesse. Annag? Fece un sospiro di sollievo. Era solo suo padre. Le aveva detto che avrebbe portato a casa qualcosa da mangiare e le bast un'occhiata fuori dalla finestrella per rendersi conto che era quasi ora di cena. Arrivo, Taig, grid, tappando la pozione e infilandosela nella tasca destra della gonna. Fece per scendere, poi si blocc. Dov'era Glim? Era via da un sacco di tempo. Si avvicin a un armadietto in cipresso lucido e prese due piccoli oggetti avvolti in morbida pelle di geco. Apr con cura l'involucro e contempl una catenella da cui pendevano un medaglione e una riproduzione in scala reale di un passerotto, di un metallo color ottone ma leggero come la carta. Ogni singola piuma era stata creata con squisita maestria e gli occhi erano granati incastonati in ovali di un metallo pi scuro. Quando lo tocc con un dito, il passerotto prese vita e si arruff le ali di metallo. Ciao, Coo, sussurr. Poi ebbe una breve esitazione. Coo era l'unico oggetto di valore lasciatole da sua madre che non fosse ancora stato venduto o rubato. Toglierlo dall'armadietto era un rischio che non correva spesso. Ma Glim aveva avuto tutto il tempo per andare e tornare dal litorale e anche di pi. Probabilmente non era nulla, forse si era fermato a bere con i cugini o qualcosa del genere, ma lei ardeva dal desiderio di sapere cosa gli avesse detto il sacerdote Psijic. Trova Glim, bisbigli all'uccello, evocando l'immagine del suo amico con gli occhi della mente. Parla solo con lui e ascolta soltanto al suo tocco. Il passerotto trill, spieg le ali e vol senza sforzo fuori dalla finestra aperta. Annag? La voce di suo padre, stavolta pi vicina, la convinse a uscire, chiudendosi la porta alle spalle. Lo scorse che era quasi arrivato in cima alla scala serpeggiante. Era rosso in viso per il vino, per lo sforzo o, probabilmente, per entrambe le cose. Perch non hai suonato il campanello, Taig? chiese. A volte ti ci vuole un po'

prima di scendere, si giustific lui, facendosi da parte. Dopo di te. Che fretta c'? si inform lei, iniziando a scendere. Dobbiamo parlare, afferm lui. Del viaggio a Leyawiin? Di quello e di altre cose, fu la risposta. La scala si interrompeva su un pianerottolo prima di proseguire verso il piano sottostante. Quali altre cose? Non sono stato un buon padre, cardellino. Ne sono consapevole. Dopo la morte di tua madre... Riecco quel tono fastidioso. Non preoccuparti, Taig. Non ho nulla di cui lamentarmi. Invece dovresti. Lo so. Continuo a ripetermi che ho fatto quello che dovevo per consentirci di sopravvivere, per non perdere questa casa... Fece un breve sospiro. Ma, alla fine, stato tutto invano. Superarono il pianerottolo successivo. In che senso, invano? si interess la figlia. Io amo questa casa. Credi che non ti conosca? domand. Tu muori dalla voglia di andartene da questo posto. Sogni di studiare alla Citt imperiale. So che non abbiamo abbastanza soldi, Taig. Lui annu. S, hai ragione, ma ho venduto alcune cose. Quali? La casa, per dirne una. Come? S blocc con un piede sul pavimento dell'anticamera alla vista degli uomini che la occupavano. Erano in quattro: un Imperiale dal naso gibboso, un orco dalla pelle verde scuro e dalle sopracciglia basse e cespugliose e due Bosmer dai volti eleganti e magri, che sembravano gemelli. Not che l'Imperiale e l'orco erano membri dei Thtachalxan, detti anche Impassibili, le uniche guardie non Argoniane di Lilmoth. Che cosa succede, Taig? bisbigli. Lui le mise una mano sulla spalla. Vorrei avere pi tempo, cardellino, mormor. Vorrei poter venire con te, ma purtroppo non possibile. Tua zia ti aiuter a raggiungere la Citt imperiale. Ha degli amici laggi. Che sta succedendo, Taig? Che cosa sai? Non importa, tagli corto suo padre. meglio non saperlo. Lei gli scroll via la mano dalla spalla. Non andr a Leyawiin, proruppe. Di certo non senza una spiegazione migliore e di certo non senza te... e Glim. Glim... Espir, poi il suo volto si trasform, assumendo un'espressione che le era completamente estranea. Non devi preoccuparti per Glim, disse. Non puoi farci

nulla. Di che parli? Sentiva il panico velarle la voce, come se stesse uscendo da lei per assumere una forma propria. Dimmelo! Quando lui non rispose, si volt e si diresse verso la porta. L'orco le sbarr la strada. Non fatele del male, implor suo padre. Annag si volse e corse pi veloce che pot verso la cucina e la porta posteriore, quella che dava sul giardino. Arrivata solo a et strada, venne afferrata per le braccia da due mani dure e callose. Sono in debito con tuo padre, grugn l'orco. Quindi tu verai con me, ragazzina. Cerc di divincolarsi dalla sua morsa, ma gli altri la circondarono. Il padre si chin su di lei e le depose un bacio sulla fronte. Puzava di vino di riso nero. Ti voglio bene, si conged. Cerca di ricordarlo, nei giorni e egli anni a venire. Ricorda che alla fine ho fatto la cosa giusta. Con mezza bottiglia di Theilul in circolo, Mere-Glim torn barcollando verso il vecchio distretto Imperiale. Sapeva che Annag sarebbe stata in collera con lui perch non era tornato prima, ma in quel momento non gli importava granch. E poi, non era un gran divertimento starla a guardare mentre preparava le sue pozioni puzzolenti, come aveva di certo fatto per tutto il pomeriggio. Ultimamente non aveva trascorso molto tempo con i suoi cugini - o, per dirla tutta, con chiunque altro a eccezione di Annag - altrimenti avrebbe saputo che non era l'unico a sentirsi vagamente isolato dall'albero, che solo gli An-Xileel e pochi altri ancora pi selvaggi abitanti dei recessi della palude sembravano mantenere con esso un rapporto soddisfacente. La cosa era preoccupante sotto diversi aspetti, ma forse era ancora pi preoccupante che la sua mente, come quella di molti altri della sua stirpe, stentasse a credere che si trattasse di una coincidenza. Se l'albero iniziava a comportarsi stranamente proprio quando una citt fluttuante sbucava dal nulla, pareva impossibile che i due eventi non fossero collegati. Magari il padre di Annag aveva ragione: dopo tutto, lavorava per gli An-Xileel. Forse era tempo di andarsene da Lilmoth e dal suo albero ribelle. Sempre che di ribellione si trattasse. Sempre che non fossero coinvolti tutti gli Hist. Perch in quel caso se ne sarebbe dovuto andare anche dalla Palude nera. Una pioggerellina leggera cominci a picchiettare sul sentiero coperto di fango mentre oltrepassava lo sfregiato e corroso arco di pietra calcarea che un tempo segnava il confine del quartiere Imperiale. Si contorse in un salto quando un movimento ondeggiante al margine del suo campo visivo suscit il ricordo di antiche sagome, ma quello che vide non fu un pipistrello velenoso, n una falena sanguinaria. Gli ci volle un momento per riconoscere l'uccello metallico di Annag, Coo.

Cap che l'amica doveva essere davvero irritata, visto che usava Coo solo in casi estremi. Soffi fuori parte dell'acqua che gli si era raccolta nel naso e apr lo sportellino che celava lo specchio, ma non vi scorse lo sguardo di Annag. Era tutto buio, segno che il medaglione era chiuso, ma emetteva dei rumori sommessi. Si premette il passerotto all'orecchio. In un primo momento non sent altro che un respiro e le voci soffocate di due uomini, ma ad un tratto ud distintamente il grido di un uomo, seguito da uno strillo femminile. Avrebbe saputo riconoscere quel gridolino tra mille: era Annag. Torna qui, ragazzina! rugg una voce rauca. D a mio padre che mi hai fatto salire su quella nave! sent gridare Annag. Non sapr mai la verit. Lui forse no, grugn Voce Rauca. Ma io s, giusto? Quindi salirai su quella nave. Annag proruppe in una sequela di improperi, alcuni dei quali sicuramente inventati sul momento, dato che Mere-Glim non li aveva mai sentiti, ed era convinto di avere ascoltato l'intero arsenale di insulti e ingiurie dell'amica. Mugugnando, torn sui suoi passi, di nuovo diretto verso il molo. A quanto pare, il padre di Annag sapeva qualcosa ed era qualcosa di tanto grave da far rapire sua figlia pur di portarla lontano dalla citt. Bene, fantastico. Ora si sentiva ancora peggio. Si mise a correre.

CINQUEAnnag sperava di avere un'occasione per scappare quando fossero giunti alla nave, ma gli scagnozzi - e il denaro - di suo padre erano riusciti a convincere il capitano, un Argoniano cos vecchio che in alcuni punti le sue squame erano diventate traslucide. Fu rinchiusa insieme ai suoi bagagli in una piccola cabina, in verit non pi grande di un ripostiglio, che venne serrata con un catenaccio dall'esterno, con la promessa che sarebbe stata libera di muoversi a suo piacimento sulla nave una volta che si fosse allontanata dalla costa. Ci ovviamente non le imped di cercare una via d'uscita. Il piccolo boccaporto non era una buona soluzione, dato che non poteva tramutarsi in un gatto o in un furetto. Cerc di chiedere aiuto urlando, ma la cabina era rivolta dalla parte opposta rispetto al molo, quindi nessuno l'avrebbe sentita in quel frastuono assordante. La porta era impossibile da aprire e poco dopo dovette ammettere che, se qualcuno aveva creato una porticina o dei pannelli segreti, era stato troppo abile perch lei li scoprisse. Non le restava che piangere, cosa che in effetti cominci a fare prima ancora di terminare la sua infruttuosa ricerca. Nelle sue lacrime si mescolavano rabbia, dolore e terrore. Suo padre non si sarebbe mai sognato di trattarla a quel modo se non fosse stato certo che, permettendole di rimanere, l'avrebbe condannata a morte certa. Ma allora, perch lui aveva deciso di restare e morire? Perch lui aveva potuto scegliere, mentre non aveva concesso a lei la stessa libert? Quando la fase pi rumorosa del pianto si fu smorzata in un singhiozzare pi dignitoso e signorile, si accorse che qualcuno la stava chiamando. Guard la porta e il boccaporto, ma era un richiamo strano, soffocato... All'improvviso ricord e si sent decisamente stupida. Estrasse il medaglione, lo apr e vi scorse il volto familiare di Glim. Teneva la bocca aperta a mostrare i denti, segno palese dell'agitazione che lo pervadeva. Glim! sussurr. Dove sei? le chiese. Su una nave... Come si chiama? Tsonashap... 'Rana natante'. Quel volto minuscolo si volt da entrambi i lati. La vedo, disse infine. Sta per salpare. Sono in una piccola cabina vicino alla prua, gli comunic. C' un breve corridoio.... Si interruppe e si morse un labbro. Glim, non ci

provare, supplic. Credo... Credo che stia per accadere qualcosa di veramente terribile. Se cercherai di farmi uscire da qui, finirai col farti scoprire. Vattene da Lilmoth, pi lontano e pi in fretta che puoi. Glim chiuse lentamente gli occhi, poi li riapr. Adesso metto via il passerotto, afferm. Glim.... Ma l'immagine era gi svanita. Annag sospir, chiudendo sia il medaglione che gli occhi. Si sentiva affaticata, affamata, esausta. Glim sarebbe venuto, vero? La prima ora, attese ansiosamente, preparandosi alla fuga. Ma poi sent la nave muoversi sull'acqua. Gett uno sguardo fuori dal boccaporto e vide le lanterne sulla banchina farsi sempre pi piccole. Xhuth! imprec. Waxhuthi! Kaoc'! Ma le luci, imperturbabili di fronte alle sue ingiurie, erano ormai fioche e indistinte. Apr il medaglione, ma non vi trov alcuna immagine. Prov a portarselo all'orecchio, ma non vi ud alcun suono. Aveva seguito il suo consiglio o era stato catturato, ferito, ucciso? Tutte quelle immagini le mulinavano nella mente: Glim senza un braccio, Glim decapitato, Glim in ceppi, gettato in mare... Avvert un tintinnio alla porta e il suo cuore perse un battito. Aveva sempre creduto che fosse solo un modo di dire. Si alz in piedi e attese, con le dita strette a formare dei pugni che non sapeva come usare. La porta si apr e apparve un volto dai grandi occhi da rettile sprofondati nelle orbite rugose. Capitano, lo salut, nel tono di voce pi freddo possibile. Siamo in alto mare, esord il vecchio. Non fare sciocchezze come cercare di fuggire a nuoto. Non ce la faresti mai, con tutti i draghi marini che ci sono in queste acque. Esamin le sue mani contratte e fece balenare gli artigli, scuotendo la testa. Non pensarci nemmeno, esclam. Ti condurr sana e salva a destinazione, ma chiunque attacchi un capitano, la paga molto cara. la legge. La legge? Perch, un rapimento non forse contro la legge? Questo non un rapimento, solo la volont di tuo padre e tu non sei grande abbastanza da opporti a lui, almeno non in queste faccende, quindi ti conviene rassegnarti. Non aveva fatto parola di Glim e lei aveva paura a chiedere informazioni. Allent i pugni. D'accordo. Posso almeno muovermi liberamente per la nave?

Nei limiti del possibile. Bene, allora andr a fare un giro di perlustrazione. Pass oltre il capitano nell'angusto corridoio, sal le scale e raggiunse il ponte. Sopra la sua testa, le vele si gonfiavano e schioccavano nel vento che sempre si alzava al largo della costa nelle prime ore della sera; la prua fendeva un mare laccato di argento e bronzo dalle due immense lune nel cielo. Per un attimo, la sua paura e la sua costernazione furono sopraffatte da un inatteso impeto di gioia alla vista di tanta bellezza e dell'avventura che sembrava promettere. Avrebbe attraversato l'oceano, raggiunto l'Impero e tutto ci che aveva sempre desiderato, l'ultimo, il pi gradito, se non l'unico dono di suo padre. Si avvicin al parapetto e, tenendovisi stretta, scrut l'orizzonte. Veleggiavano verso sud, fuori dalla baia, poi avrebbero virato verso ovest, lungo la costa infestata di mangrovie della Palude nera, fino a raggiungere il mare di Topal, per poi dirigersi verso nord. Oppure avrebbe potuto gettarsi in acqua e nuotare in direzione ovest, cercando di evitare i draghi marini e, con pi fortuna di quanta ne meritasse, tornare sulla terraferma. Ma ora che fosse riuscita a fare ritorno a Lilmoth, sarebbe stato troppo tardi. L'arrivo della citt - o di qualunque cosa fosse era previsto per il mattino successivo. Eppure... Trattieni il respiro, sussurr qualcuno alle sue spalle, poi si sent sollevare e cadere e, un istante dopo, cercava stordita e fradicia di prendere fiato, aggrappandosi al suo rapitore, cercando di salirgli sopra la testa. Una mano le si chiuse con forza intorno al naso e alla bocca prima che potesse urlare e si ritrov sott'acqua, lambita da ogni parte dal mare, sospinta da potenti bracciate. Sapeva che non avrebbe dovuto respirare, ma dopo qualche secondo dovette provarci, per inspirare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di placare quell'urgenza. Ma per quanto lo bramasse, non ce la faceva. Si risvegli con l'aria che le riempiva di nuovo i polmoni e una voce alle sue spalle che le intimava: Stai zitta. Siamo dietro di loro, ma un occhio acuto riuscirebbe a scorgerci. Glim? S. Stai tentando di salvarmi o di ammazzarmi? Non lo so nemmeno io, ribatt. Il capitano mi ha detto dei draghi marini. Pu darsi che ci siano davvero, conferm. Perci, ecco cosa faremo: tu aggrappati forte alle mie spalle. Non muovere le gambe e non tentare di aiutarmi, lascia che sia io a nuotare per entrambi. Cerca di tenere la testa sott'acqua, se ce la fai, io comunque nuoter poco al di sotto della superficie, cos potrai prendere qualche boccata d'aria quando ne sentirai il bisogno. Ok? Ok.

Allora andiamo. Glim si immerse e, dopo avere trovato il giusto ritmo con un essere umano aggrappato alla schiena, si assest su una bracciata regolare simile a una planata. Sulla terra, Glim era forte, ma in acqua sembrava addirittura potente come un coccodrillo o un delfino. Dopo un primo momento di panico, Annag protese il capo sopra l'acqua a ritmo con lui e inizi a godersi la traversata. Non era mai stata una brava nuotatrice e il mare le era sempre parso in qualche modo ostile, mentre ora si sentiva quasi parte di esso. Fu proprio nell'istante in cui l'ultima delle sue paure svaniva che Glim si gir cos repentinamente da farle quasi perdere la resa. La cadenza si spezz, facendole inghiottire dell'acqua, che riusc a malapena a evitare di inalare. Fu come se il mare stesso li schiaffeggiasse. Glim procedeva a un ritmo ancora pi sostenuto, senza pi lasciarle la possibilit di respirare. Di nuovo, un vortice sembr volerli soffocare e, mentre vi soccombevano, Annag scorse brevemente un'immensa forma oscura stagliata contro la luce lunare che lambiva l'acqua. Era un essere simile a un alligatore, ma con delle specie di remi al posto delle zampe e molto, molto pi grande. Glim si immerse pi in profondit e i polmoni di lei ricominciarono a gridare, ma poi, altrettanto improvvisamente, l'amico torn in superficie e un secondo dopo si liberarono della stretta del mare e volarono nell'aria, dove riusc a espirare il gas nero che le aveva pervaso il petto, inalando una boccata di aria ristoratrice prima di scendere di nuovo verso la superficie argentata. La gamba le causava un dolore atroce mentre Glim riprendeva la sua folle danza; poi qualcosa le graffi un braccio, facendola esplodere in un grido che si trasform in bolle d'aria, mentre le dita iniziavano a perdere la presa. Finalmente si fermarono e Glim la sollev fuori dall'acqua, facendola sedere su qualcosa di duro, dove lei rimase singhiozzante, con il volto rigato da lacrime di dolore. Stai bene? si inform Glim. Lei si tocc la gamba e ritrasse la mano appiccicosa. Credo che mi abbia morsa, constat. No, la contraddisse lui, accovacciandosi per esaminarla. Se ti avesse morsa, non avresti pi la gamba. Devi essertela graffiata contro la scogliera. Scogliera? Si sfreg gli occhi e si guard intorno. Non erano sulla terra, almeno non sulla terraferma, ma si trovavano su una minuscola isola che emergeva di pochi centimetri dall'acqua. L'alta marea l'avrebbe sicuramente sommersa. troppo grande per seguirci fin qui, sostenne Glim. A quanto pare, il capitano ti ha detto la verit riguardo ai draghi marini. Gi. Beh, da qui in avanti dovremo preoccuparci solo degli squali. Eh, meno male che sanguino, riusc a scherzare Annag.

Infatti, almeno non ci sar da annoiarsi per il prossimo mezzo miglio. Ma, se c'erano degli squali nelle vicinanze, evidentemente non gradivano il sangue Breton, perch raggiunsero la costa senza alcun problema. In effetti, pi che una costa vera e propria, era un muro quasi impenetrabile di mangrovie, che sprofondavano nell'acqua come migliaia di ragni giganti con le zampe intrecciate. Annag si compiacque della metafora azzeccata, poi ricord di averla ripresa da una leggenda Argoniana, secondo la quale un tempo le mangrovie erano proprio dei ragni, che suscitarono l'ira funesta degli Hist, i quali le tramutarono in vegetali. In qualche modo, Glim riusc a farsi strada in quell'intrico e finalmente raggiunsero i resti semisommersi di una strada. Quanto pensi che disti Lilmoth da qui? domand lei. Una quindicina di chilometri, rispose Glim. Ma non sono sicuro che tornare in citt sia una buona idea. C' mio padre laggi, Glim. E anche la tua famiglia. Temo che non possiamo fare pi niente per loro. Che sta succedendo? Tu lo sai? Credo che l'albero della citt si sia ribellato, come nell'antichit. Molti dicono che sia stato creato da un unico frammento della radice sopravvissuta all'uccisione di quello pi antico, oltre trecento anni fa. Ribellato? In che modo? Non parla pi con noi. Comunica solo con gli An-Xileel e con i selvaggi. Ma secondo me parla anche con questa cosa che viene dal mare. Non ha alcun senso. Solo perch non conosciamo il quadro generale. Dunque, secondo te dovremmo abbandonare la citt? Glim fece la sua imitazione della scrollata di spalle umana. Sai che non posso farlo, si oppose la ragazza. So che vuoi diventare un'eroina, come i protagonisti dei tuoi libri, come Attrebus Mede e Martin Septim. Ma guardaci: anche se fossimo esperti nel combattimento cosa che non siamo - non abbiamo armi. Non avremmo speranze, Nn. Possiamo avvisare gli abitanti. Come? Se le previsioni sono fondate, l'isola volante raggiunger Lilmoth prima di noi, entro poche ore. Annag chin il capo e annu. Hai ragione. Lo so. Per un momento, si concentr sull'immagine del padre. Ma non sappiamo cosa succeder. Potremmo essere ancora in tempo per dare una mano. Nn...

Aspetta un attimo, disse. Aspetta. L'isola viene da sud, giusto? Oh, no. Dobbiamo trovare un altopiano. Dobbiamo vedere dove si trova. No, meglio di no. Annag gli scocc un'occhiata e lui si arrese. Ti ho appena salvata. Vuoi proprio morire? Sai che non cos. D'accordo. Forse conosco il posto giusto. Si trattava di una roccia che si protendeva per oltre trenta metri sopra la giungla. Sembrava impossibile scalarla, ma Glim risolse il problema guidando Annag verso l'ingresso di una caverna alla base della tenera pietra calcarea. Conduceva verso l'alto e in alcuni punti erano stati creati dei gradini. Le pareti erano decorate da dipinti sbiaditi che raffiguravano serpenti avvolti su loro stessi, fiori in boccio e altre immagini indistinguibili. In qualche galleria laterale si trovavano bizzarre statue di creature per met alberi e per met Argoniani. Suppongo che tu sia gi stato qui, constat Annag. S, ammise Glim senza aggiungere altro, anche quando lei inizi a punzecchiarlo, chiedendogli di essere pi comunicativo. Il cielo cominciava a tingersi di rosa a oriente quando salirono 'ultima scalinata e posarono i piedi sul muschio e sulle basse felci che assiepavano la sommit pianeggiante della roccia. Tutto era silenzioso come in un sogno, la realt sembrava sovvertita e impossibile. Che ci faceva qui a inseguire una fantasia? Non stava accadendo niente, non era mai accaduto niente... Xhuth! soffi Glim, mentre il sole infiammava l'orizzonte della baia. Ad Annag sembrava un'enorme medusa dal cui massiccio corpo scuro si dipartivano centinaia di tentacoli luminosi e incredibilmente affusolati. Ma poi riconobbe la consistenza solida di una montagna sradicata dalla terra e voltata sottosopra, una massa dalle dimensioni terrificanti. Si era immaginata un cono perfetto, ma l'isola presentava crepacci, dirupi, spigoli taglienti e non smussati dalle intemperie, come se fosse stata strappata dal terreno solo il giorno precedente. La cima sembrava pianeggiante quanto quella su cui si trovavano i due giovani, ma vi si stagliavano delle forme di torri e archi e, cosa pi strana di tutte, una frangia lunga che penzolava dal ciglio, come un immenso collare che si era dimenato al vento per poi congelarsi in quella posizione scompigliata. Si trovava leggermente a sud-ovest, ma il movimento era chiaro. La osserv impietrita, incapace di trovare una risposta. Un debole rumore spezz il silenzio, una sorta di sussurro, quasi un ronzio. Annag si perlustr le tasche del vestito, trov la fiala contrassegnata dal disegno di un orecchio e ne bevve un sorso. Il mormorio si acu fino a diventare non una, ma molte voci, vaghe grida incomprensibili,

urla profane di agonia e terrore, farfugli in lingue a lei sconosciute. Le corse un brivido lungo la schiena. Cosa...? Si tese verso la giungla sotto l'isola, da dove parevano provenire quei suoni, ma la foschia mattutina, la distanza e la folta vegetazione le impedirono di scorgere alcunch. Torn a rivolgere la sua attenzione all'isola e agli strali lucenti che tracciava, simili a una ragnatela intessuta di fulmini, di lampi incredibilmente luminosi. Si rese conto che non erano una scia, ma si dipanavano dal centro della base verso il basso, scomparendo tra le cime degli alberi, lampeggiando di bianco e poi scomparendo nel ventre dell'isola. E mentre alcuni salivano, altri scendevano, dando vita all'illusione di un circolo costante. Tra quei fili lucenti, si muoveva qualcosa di pi scuro, sciami di creature che sembravano api o calabroni, ma che data la distanza erano probabilmente enormi: emergevano dalle pareti di pietra e sfrecciavano verso la giungla sottostante. Ma lungo una linea invisibile a un centinaio di metri sotto l'isola, all'improvviso si dissolvevano in festoni di fumo nero, fino a scomparire tra gli alberi. A differenza dei fili luminosi, questi non ricomparivano. Glim... sussurr. Si volt e lo vide scendere le scale da cui erano arrivati. Gli si vedeva ormai solo la testa. No, Glim, ho cambiato idea, disse, cercando di tenere la voce bassa, nonostante la distanza. Aspetteremo che passi. Sta facendo qualcosa... La testa di Glim scomparve alla sua vista. Colta dal terrore, Annag gli corse dietro e lo raggiunse facilmente, dato che non scendeva troppo veloce, ma quando gli fu accanto, si accorse che i suoi occhi erano stranamente inespressivi. Glim, che ti prende? Tornare indietro, indietro per ricominciare, mormorava vagamente. O almeno, a lei sembrava che fosse questo il significato delle sue parole, anche se le pronunciava in Jen, una lingua profondamente ambigua. Poteva anche avere detto Tornare indietro per nascere, o altre dieci cose diverse, tutte prive di senso. C' qualcosa che non va, disse lei. Ma cosa? Indietro, rispose Glim, continuando a camminare. Lo osserv fare un'altra decina di passi, cercando di capire, ma i si rese conto che non le restava pi molto tempo, perch i lamenti le urla ora erano sotto di loro e riecheggiavano nelle caverne. Qualunque cosa fossero, stavano arrivando. Annag lo raggiunse e gli fece il solletico sotto la mascella. Quando la sua bocca si apr per riflesso - quando erano bambini, la cosa la divertiva moltissimo - vi vers il contenuto di una fiala. Lui richiuse le fauci e toss. Lei bevve la sua dose e la colata di ferro freddo che le si rivers nell'esofago la fece tossire violentemente. Il mondo inizi a vorticare... No, non era il mondo. Era lei. Annag e Glim uscirono dalla caverna e salirono sopra la cima per tre metri, poi sei, sempre girando vertiginosamente. La ragazza si dimenava, tentando di prendergli la mano prima che si allontanassero troppo l'uno dall'altra, e riusc ad afferrargli il polso. Si stabilizzarono un poco, il che era senz'altro

positivo, ma stavano prendendo velocit e si dirigevano dritti verso l'isola fluttuante. Gira! proruppe lei, ma non accadde nulla. Mentre la pietra incombeva sempre pi vicina, tent disperatamente di immaginare un'altra destinazione: casa sua, la casa di suo padre a Lilmoth. Sembr funzionare, perch virarono, dapprima poco, poi sempre di pi. Ma Glim grugn, cercando di liberarsi, cos furono di nuovo sospinti verso la cosa. Annag sent che stava per perdere la presa e cap che, anche se fosse riuscita a virare, avrebbe comunque perso Glim. L'amico voleva scendere, ma pi ancora ardeva dal desiderio di andare sull'isola. Cos scelse il crepaccio pi profondo che riusc a vedere e si concentr su di esso. Il vento le tuonava nelle orecchie. Glim parve cedere e la loro andatura ricominci ad accelerare. Le sembr che qualcosa la trapassasse, come se avesse attraversato un setaccio senza essere fatta a pezzi, ma poi anche quella sensazione svan. Intorno a lei si ergevano pareti di pietra nera, come un immenso mantello, e poco dopo sent che riacquistava il suo peso e che il mondo rinnovava la sua presa sicura.

SEIAnnag si mosse e si rialz con le membra doloranti. Sentiva le braccia deboli e prive di consistenza, le gambe erano come senza ossa. Premeva i palmi contro una roccia di basalto a grana spessa e vide che si trovava alla base del crepaccio verticale in cui aveva deciso di atterrare. Solo una scheggia di luce si intravvedeva centinaia di metri sopra di lei. Aveva l'impressione di trovarsi in un tempio, come se il cielo stesso fosse un'icona sacra. Glim, a breve distanza da lei, si dimenava debolmente. Glim, sibil. L'eco amplific anche quell'impercettibile richiamo. Nn? Volt il capo verso di lei. Sembrava essere ritornato in s. Qualcosa di rotto? gli chiese. Glim si mise a sedere e scosse la testa. Non credo, la rassicur. Dove siamo? Su quella cosa. L'isola volante. E come ci siamo arrivati? Non ricordi niente, vero? No, ricordo che siamo saliti su quello sperone roccioso. E poi... Le sue pupille si dilatarono e si contrassero rapidamente, come se cercasse di concentrarsi su qualcosa che non c'era. L'Hist, disse. L'albero. Mi parlava, mi pervadeva. Non riuscivo a sentire altro. Eri fuori di te, conferm Annag. Ma io non mi sentivo fuori di me, controbatt Glim. Eravamo in tanti e procedevamo tutti nella stessa direzione, tutti con lo stesso scopo. In che direzione? Verso qualcosa. Questo posto, forse? Non lo so. Beh, ora siamo qui. Che cosa ti dice adesso l'albero? Niente, mormor. Proprio niente. Anche questa una sensazione nuova. L'albero c' sempre, in sottofondo, come il clima. Ma ora... Rivolse lo sguardo verso la luce. Dicono che chi si allontana troppo dalla Palude nera non riesca pi a sentire l'Hist. Ma a me sembra pi di essere stato isolato. Non percepisco pi nemmeno un sussurro.

Forse colpa di questo posto, avanz Annag. Questo posto, ripet Glim, come se non gli venisse in mente nient'altro da dire. Siamo volati quass, comment lei. Il tuo intruglio ha funzionato. S. Complimenti. Non so se ci sia da festeggiare, mormor lei. Ma era quello che volevi, no? Salire quass. Avevo cambiato idea, ammise. Alla fine eri tu che volevi venire qui, solo tu volevi atterrare sull'isola. Io volevo tornare in citt. E questo il compromesso. Un colpo secco e improvviso e una folata di vento risuonarono alle loro spalle; si volsero appena in tempo per scorgere alcune figure scure che uscivano precipitosamente dalle buie aperture nella parete di pietra. Inizialmente, Annag vide soltanto una moltitudine di ali, ma poi una delle creature comp un cerchio stretto, torn indietro e volteggi sopra le loro teste prima di posarsi sulle lunghe zampe da insetto. Sembrava una falena grande quanto un essere umano. Aveva voluttuose ali di velluto verde scuro e nero. La testa non era altro che una lucida sfera nera con un pungiglione lungo e incredibilmente acuminato che vi spuntava come un naso. Le sei zampe, che scattavano nervose, terminavano con spuntoni simili. Si chin verso di lei e parve annusarla con un sommesso rumore flautato. Poi sent l'odore di Glim. L'istante si prolung e Annag cerc di rinchiudere il panico in una scatolina nei recessi della sua mente. Qui non c' niente da vedere, pens, rivolgendosi alla creatura. Non siamo intrusi, niente del genere. Io sono nata qui, in questo punto... La falena sbatt le ali e spicc il volo con velocit sovrannaturale. Annag si accorse che stava trattenendo il respiro, a quel punto espir. Per tutti gli Iyorth, che cos'era? ringhi Glim. Non