guida ai playoffs nba 2012
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La guida di Basketinside sui Playoffs NBA 2012!TRANSCRIPT
Indice
- Eastern Conference
- Chicago Bulls
- Miami Heat
- Indiana Pacers
- Boston Celtics
- Atlanta Hawks
- Orlando Magic
- New York Knicks
- Philadelphia 76ers
- Western Conference
- San Antonio Spurs
- Oklahoma City Thunder
- Los Angeles Lakers
- Memphis Grizzlies
- Los Angeles Clippers
- Denver Nuggets
- Dallas Mavericks
- Utah Jazz
- Tabellone dei Playoffs
- Chicago Bulls-Philadelphia 76ers
- Miami Heat-New York Knicks
- Indiana Pacers-Orlando Magic
- Boston Celtics-Atlanta Hawks
- San Antonio Spurs-Utah Jazz
- Oklahoma City Thunder-Dallas Mavericks
- Los Angeles Lakers-Denver Nuggets
- Memphis Grizzlies-Los Angeles Clippers
- Parola alla redazione
- Il nostro tabellone
- I nostri premi per la regular season
- Ringraziamenti
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Chicago Bulls
Resoconto della stagione: Per il secondo anno consecutivo i Chicago Bulls si sono
qualificati ai Playoffs col primo seed della Eastern Conference davanti ai più quotati
rivali dei Miami Heat. Eppure la stagione dei Bulls non è stata per niente semplice,
complice il gran numero di infortuni che sono occorsi ai ragazzi di Coach Thibodeau.
Chicago è partita subito col piede sull’acceleratore con 18 vittorie in 23 partite e con
un Derrick Rose sugli straordinari livelli della stagione precedente in cui ha vinto
l’MVP della Lega. Le uniche pecche nel primo mese di Regular Season sono state la
sconfitta esterna per 97 a 93 sul campo dei Miami Heat in cui Rose ha fatto un
sanguinoso 0/2 dalla lunetta nei secondi finali del match e i tanti incontri saltati per
infortunio dalla guardia ex Pistons Richard Hamilton. Derrick Rose ha continuato a
guidare la propria franchigia a numerosi successi anche nel mese di febbraio, tra cui
quelli contro i Boston Celtics e i San Antonio Spurs. Insieme a Rose anche le grandi
capacità a rimbalzo di Noah, la difesa di Deng e le giocate di Boozer sono state utili
ad arrivare al record di 29 vinte e 8 perse. A marzo per i Bulls, oltre ad Hamilton che
ha giocato pochissimo, arriva la tegola dell’infortunio di Rose (saranno più di venti le
partite saltate da Derrick alla fine della Regular Season). Ma proprio nel momento di
maggior difficoltà è uscita la grande capacità di essere squadra dei ragazzi di Coach
Thibodeau. Watson e Lucas hanno preso maggiori responsabilità, Deng e Boozer
hanno giocato da vere stelle e anche Noah e Korver hanno portato il loro ottimo
contributo. Nonostante l’assenza del grande leader i Bulls infatti hanno chiuso il
mese di marzo con un record di 42 vinte e 11 perse e hanno sconfitto gli Heat nello
scontro diretto grazie a 24 punti di John Lucas III. Il mese di aprile è cominciato con
le sconfitte contro Oklahoma City e Houston e la vittoria coi Celtics, dopo questi 3
match dove l’assenza di Rose si è sentita Thibodeau ha fatto rientrare il play contro i
Knicks. Rose, pur dimostrando di non essere al top, ha realizzato 29 punti ma la
scena è stata tutta di Carmelo Anthony che con 2 triple decisive ha portato il
successo ai Knicks. Thibodeau, nonostante gli Heat si fossero riavvicinati, ha dovuto
rinunciare ancora a Rose per infortunio e il resto della squadra ha risposto
benissimo. Prima la vittoria coi Knicks, poi il successo
50-16
Chicago Bulls
all’overtime con gli stessi Heat grazie alle triple di Watson e Korver. I Bulls poi,
nonostante qualche sofferenza dopo le sconfitte con Heat e Wizards, sono riusciti a
mantenere la prima posizione nella griglia a Est e, nelle ultime sfide della regular
season, hanno potuto rischierare in campo Rose e hanno potuto ammirare
finalmente un «Rip» Hamilton in grande condizione (quasi sempre in doppia cifra
pesante nell’ultimo periodo).
Cambi nel roster: I Chicago Bulls hanno mantenuto lo stesso roster dall’inizio alla
fine della Regular Season nonostante gli infortuni occorsi a Rose e Hamilton (unica
aggiunta Mike James). Thibodeau ha dato maggior fiducia ai giocatori che aveva in
rosa sin dall’inizio (come per esempio maggior minuti a Korver e Watson e
l’inserimento nelle rotazioni di Lucas e Butler) e non ha avuto bisogno di nuovi
acquisti durante la stagione.
Obiettivi: I Bulls, dopo essere stati eliminati in finale di Conference 4-1 la scorsa
stagione dai Miami Heat nonostante avessero il fattore campo a favore, puntano
quantomeno a una rivincita contro gli stessi Heat e, pensando più in grande, alle
Finali NBA che mancano alla franchigia dal 1998 quando in campo c’era ancora
Michael Jordan. C’è però un’incognita per Chicago: in che condizioni arriverà alla
post season Rose? Se Rose sta bene, avendo recuperato Hamilton, i Bulls sono
sicuramente difficilissimi da incontrare per chiunque, se invece Rose non è al top
allora per la formazione di Thibodeau ci potrebbe essere qualche problema in più.
Inoltre bisogna vedere che prestazioni offrirà Boozer ai Playoffs (l’anno scorso
abbassò le sue medie dalla Regular Season ai Playoffs di 5 punti a partita), anche se
il numero 5 rossonero sembra molto più in palla rispetto alla passata stagione.
Derrick Rose
Dopo una stagione
travagliata, quale sarà l’impatto di
Derrick Rose in questi
Playoffs?
Chicago Bulls
Nome Ruolo Statistiche
Omer Asik C 3.1ppg, 5.3rpg, 0.5apg
Ronnie Brewer G 6.9ppg, 3.5rpg, 2.1apg
Carlos Boozer F 15ppg, 8.5rpg, 1.9apg
Jimmy Butler G-F 2.6ppg, 1.3rpg, 1.3apg
Luol Deng F 15.3ppg, 6.5rpg, 2.9apg
Taj Gibson F 7.7ppg, 5.2rpg, 0.7apg
Richard Hamilton G 11.6ppg, 2.3rpg, 3apg
Mike James G 4.8ppg, 0.9rpg, 2.6apg
Kyle Korver F-G 8.1ppg, 2.4rpg, 1.7apg
John Lucas III G 7.5ppg, 1.5rpg, 2.2apg
Joakim Noah C 10.2ppg, 9.8rpg, 2.5apg
Derrick Rose G 21.8ppg, 3.4rpg, 7.9apg
Brian Scalabrine F 1.1ppg, 0.8rpg, 0.5apg
C.J. Watson G 9.7ppg, 2.1rpg, 4.1apg
Luca Antonelli
Miami Heat
Resoconto della stagione: Il miglior realizzatore della squadra è ovviamente
Lebron James con 27.1 punti di media. Il prescelto occupa il primo posto anche nella
classifica di squadra degli assists (6.2) e dei rimbalzi (7.9 ex aequo con Chris Bosh).
Il miglior tiratore da 3 punti è senza dubbio Mike Miller, che viaggia a uno strabiliante
46%. Da non sottovalutare la percentuale dal campo, molto importante per gli Heat,
che hanno un record di 40-6 quando sono la squadra che tira meglio dal campo. Si
registra un netto calo nella percentuale da 3 invece per Dwyane Wade, che dopo il
30.3% del 2011 e il 31.7% del 2009 è sceso fino all’attuale 26.8%. Nonostante la
diminuzione dell’odio nei confronti della squadra, l’ “hateles e l’ “heatles” sono ancora
due fenomeni molto importanti, soprattutto nelle sfide esterne di Miami. Se non
sapete di cosa si tratta, “Heatles” paragona l’isteria collettiva per questa squadra con
quella che c’era per i Beatles ai tempi. La stessa cosa però accade con l’odio per
James e compagni (appunto “Hateles”), team al quale viene riservata un’accoglienza
particolare in ogni palazzetto d’America. Questo è dimostrato anche dalla profonda
differenza tra il record esterno e quello interno dei Miami Heat: nelle mura amiche il
record è 28-5, mentre lontano dall’American Airlines Arena è 28-13. Questo dato nei
playoffs potrebbe essere un fattore. Non ne risente però James, che in teoria
dovrebbe essere il più odiato dai tifosi (secondo alcuni dati statistici è il sesto
sportivo più odiato d’America). Il prescelto infatti ha pressoché le stesse statistiche
tra partite in casa e in trasferta. In questa regular season il mese migliore, oltre il
perfetto dicembre con sole 4 partite giocate, è stato febbraio, chiuso 11-2. Una delle
due sconfitte è arrivata nel derby contro Orlando, squadra che con il suo gioco ha
messo spesso in difficoltà i “cugini” di Miami. Poi la sconfitta a Milwaukee e solo
vittorie con Lebron che riesce addirittura a marcare il fenomeno Jeremy Lin,
limitandolo a 8 punti e 6 assists. Probabilmente visto l’inizio entusiasmante (+33
contro Dallas), ci si aspettava una regular season leggermente migliore rispetto a
quella giocata, che è comunque difficile da criticare, visto che potrebbe chiudersi con
un ottimo 48-18. Questo grande febbraio comunque è coinciso con il miglior
momento per Lebron, che ha chiuso il mese più corto dell’anno con 34 punti, 7.7
46-20
Miami Heat
rimbalzi e 6.5 assists di media. Il peggior mese dell’ex Cleveland invece è stato
marzo – “solo” 24 punti di media per lui – guarda caso anche il mese in cui gli Heat
hanno espresso il gioco peggiore dimostrando tutti i loro limiti cadendo contro ogni
big affrontata. Nell’ordine: Lakers, Orlando (ancora una volta), Chicago e Oklahoma.
Ciò dimostra anche quanto i risultati dei Miami contro le squadre di alta classifica
siano legati al rendimento di Lebron James, nonostante compagni del calibro di
Dwyane Wade e Chris Bosh.
Cambi nel roster: Rispetto al roster iniziale i Miami Heat non hanno cambiato molto.
Durante la stagione ci sono stati pochi movimenti di mercato. Hanno tagliato la
guardia Derrick Bayers, giocatore non certo fondamentale nella rotazione di coach
Spoelstra, e hanno firmato con due decadali il centro Gladness, che attualmente sta
terminando la regular season con la canotta dei Golden State Warriors. È stato
tagliato anche il play/guardia Eddie House ed è stato firmato il centro Ronny Turiaf.
Obiettivi: Ovviamente l’obiettivo dei Miami Heat è vincere il titolo. Dopo aver fallito
miseramente il primo anno, James cercherà di guidare la squadra verso il secondo
anello della storia. La concorrenza non è molto ampia ma c’è: Chicago è una
squadra giovane ma molto ben allenata e inoltre ha Derrick Rose. Coach Spoelstra
dovrà stare attento anche all’esperienza di Spurs e Celtics. Non dimentichiamo i
Lakers. Perché? Semplice, Kobe non permetterà mai che LBJ vinca senza sudare
sette camicie.
Bosh, Wade e James
I Big Three riusciranno a
scacciare tutte le polemiche
che sono piovute su di
loro negli scorsi
Playoffs?
Miami Heat
Nome Ruolo Statistiche
Joel Anthony C 3.4ppg, 3.9rpg, 0.1apg
Shane Battier F 4.8ppg, 2.4rpg, 1.3apg
Chris Bosh F 18ppg, 7.9rpg, 1.8apg
Mario Chalmers G 9.8ppg, 2.7rpg, 3.5apg
Norris Cole F 6.8ppg, 1.4rpg, 2apg
Eddy Curry C 2.1ppg, 0.9rpg, 0.1apg
Terrel Harris G 3.6ppg, 2.3rpg, 1.2apg
Udonis Haslem F 6ppg, 7.3rpg, 0.7apg
Juwan Howard F 1.5ppg, 1.6rpg, 0.4apg
LeBron James F 27.1ppg, 7.9rpg, 6.2apg
James Jones G-F 3.6ppg, 0.9rpg, 0.4apg
Mike Miller F 6.1ppg, 3.3rpg, 1.1apg
Dexter Pittman C 3ppg, 2.1rpg, 0.3apg
Ronny Turiaf C 3.5ppg, 4.5rpg, 0.4apg
Dwyane Wade G 22.1ppg, 4.8rpg, 4.6apg
Angelo Lenoci
Indiana Pacers
Resoconto della stagione: La più bella sorpresa in stagione regolare e forse la più
divertente squadra dell'NBA quest'anno. Gli Indiana Pacers, nonostante siano la
28esima squadra della Lega per assist di squadra, hanno agguantato la terza piazza
ad Est giocando bene a basket e sfruttando la discontinuità degli Hawks, la pessima
prima parte di stagione dei Celtics e i problemi dei Magic. Una squadra giovane,
frizzante, scoppiettante, capace di trovare protagonisti nuovi ad ogni match e brava
nel sfruttare l'esplosione (anche se parziale) di un prospetto interessante come Paul
George. Frank Vogel, coach dei Pacers da un anno e mezzo, è stato capace di
gestire il talento del proprio roster e ha favorito la crescita di Roy Hibbert, centro che
ha chiuso la stagione a 13 punti e 8 rimbalzi di media. Che la stagione potesse avere
risvolti così positivi lo si era capito sin dall'inizio, quando la squadra dell'Indiana ha
cominciato con 14 vittorie nelle prime venti partite giocate. Da lì in poi, solamente
due i momenti difficili che la squadra di Vogel ha dovuto fronteggiare. Il primo ad
inizio febbraio, quando i Pacers sono caduti per ben sei volte in otto match, con
sconfitte subite anche da Grizzlies (allora privi di Randolph) e Cavaliers. Il secondo
nell'iniziare il mese successivo, marzo: quattro match in sei giorni contro Hawks,
Bulls, Magic e Heat, ovvero quattro squadre che con i Pacers hanno lottato per le
parti alte della classifica. Ebbene, le sconfitte subite avevano dato adito a qualche
dubbio sulla vera tenuta di questo giovane roster, che però in entrambi i momenti di
difficoltà ha saputo reagire bene. Leader emotivo, spirituale e tecnico di questa
squadra è stato indubbiamente Danny Granger, capace di alzare il proprio livello di
gioco quando la stagione lo richiedeva. Ma la grande bravura dei Pacers è stata
certamente quella di saper uscire fuori dai momenti complessi di squadra, con spirito
unito e con grande compattezza. In questo, un ruolo importante lo ha ricoperto David
West che con la sua maturità ha aiutato i suoi a ripartire a metà marzo. Il risultato è
stato quello di un mese di aprile sostanzialmente perfetto: le sette vittorie in fila sono
certamente sintomo di grande freschezza atletica e di rinnovata maturità. I Pacers
hanno saputo gestire bene le proprie forze e ora si presentano a questi Playoffs da
vera mina vagante, terzi ad Est e pronti per iniziare il percorso in post-season.
42-24
Indiana Pacers
Cambi nel roster: Visto l'andamento positivo della stagione, non sono stati molti gli
interventi da parte del front-office guidato da Larry Bird. Solo un aggiunta,
importante, a pochi minuti dalla deadline: i Pacers hanno scambiato la propria
seconda scelta del Draft 2012 aggiungendo un conguaglio economico, in cambio di
Leandro Barbosa dai Toronto Raptors.
Obiettivi: Difficile inquadrare il percorso che questa squadra potrà affrontare ai
Playoffs. Si sa, la post-season è un altro sport, è un basket totalmente differente
rispetto alla stagione regolare. Per cui è possibile pensare al superamento del primo
turno, a patto che i Pacers sappiano subito giostrarsi con i ritmi e l'intensità da
Playoffs. Senza escludere, ovviamente, un'eliminazione sin da subito che sarebbe
sorprendente solo in apparenza, anche se l’accoppiamento contro una squadra
piena di problemi certamente fa gola. Certamente, la squadra di Vogel non sembra
poter puntare più in alto di un secondo turno, vista la presenza di due potenze come
Heat e Bulls nella Eastern Conference.
Danny Granger David West
Roy Hibbert
Indiana Pacers
Nome Ruolo Statistiche
Lou Amundson F 3.6ppg, 3.7rpg, 0.2apg
Leandro Barbosa G 8.9ppg, 2.2rpg, 1.5apg
Darren Collison G 10.4ppg, 3.1rpg, 4.8apg
Kyrylo Fesenko C 2.7ppg, 3rpg, 0.3apg
Paul George G-F 12.1ppg, 5.6rpg, 2.4apg
Danny Granger F 18.7ppg, 5rpg, 1.8apg
Tyler Hansbrough F-C 9.3ppg, 4.4rpg, 0.5apg
Roy Hibbert C 12.8ppg, 8.8rpg, 1.7apg
George Hill G 9.6ppg, 3rpg, 2.9apg
Dahntay Jones G-F 5.3ppg, 1.8rpg. 1apg
Jeff Pendergraph F-C 1.7ppg, 1.7rpg, 0.2apg
A.J. Price G 3.9ppg, 1.4rpg, 2apg
Lance Stephenson G 2.5ppg, 1.3rpg, 1.1apg
David West F 12.8ppg, 6.6rpg, 2.1apg
Davide Mamone
Boston Celtics
Resoconto della stagione: La stagione dei Celtics era partita malissimo: tre
trasferte (Knicks, gara di apertura della stagione NBA 2011/2012, Heat e Hornets) e
altrettante sconfitte, con le solite conseguenti voci che sono inevitabili soprattutto
quando una squadra non è più giovani. I Celtics hanno subito fatto capire come
sarebbe stata la loro stagione: serie negative e positive alternate continuativamente.
Dopo le prime tre sconfitte infatti per Boston sono arrivate quattro vittorie, poi cinque
sconfitte. L’orgoglio di Paul Pierce ha tuttavia permesso alla squadra campione NBA
nel 2008 di vincere tre scontri importanti consecutivi contro i Magic (in casa e in
trasferta) e contro i Pacers, con i Celtics che hanno riaggiustato il proprio record
prima della fine di gennaio. Una serie di cinque vittorie consecutive a cavallo tra
gennaio e febbraio ha permesso a Pierce e compagni di attestarsi sul 14-10, un
ottimo risultato contando le difficoltà di inizio stagione. Ma poi sono arrivate le
trasferte e sono tornati i problemi: sconfitta a Chicago, sconfitta ad Oklahoma City,
sconfitta a Detroit e sconfitta a Dallas. 15-17 alla pausa dell’All-Star Game e
l’impressione di dover cambiare qualcosa dal punto di vista mentale, perché in
questa stagione nella Eastern Conference ci vuole qualcosa di più del 50% per
qualificarsi alla post-season. La spinta positiva è arrivata, oltre che da Pierce, anche
e soprattutto da Rajon Rondo: il piccolo playmaker dei Celtics ha iniziato a fornire
prestazioni sempre più al limite dell’incredibile e Boston ha iniziato a girare,
apparendo una squadra sempre più consistente. Contro i Knicks, in una gara vinta
all’overtime, Rondo ha impressionato il mondo con una prova da 18 punti, 17
rimbalzi e 20 assist. I Celtics hanno vissuto con maggiore tranquillità (quattro vittorie
su otto gare) una serie di trasferte successiva e hanno poi consolidato la loro
posizione nella Eastern Conference vincendo nove delle successive undici gare.
Cambi nel roster: Ai tempi della deadline si era sentito di tutto: via Garnett, via
Allen, addirittura via il capitano Paul Pierce. I rumors più insistenti nel corso della
stagione volevano Rajon Rondo lontano da Boston. In realtà i Celtics non hanno
fatto nessun movimento grosso né in entrata né in uscita. Hanno semplicemente
39-27
Boston Celtics
fatto qualche cambiamento nel reparto lunghi: l’ultimo dei quali è stato il taglio di
Jermaine O’Neal e la firma di Sean Williams; prima avevano tagliato Chris Wilcox
per firmare Ryan Hollins.
Obiettivi: Con Orlando fuori dai giochi (sulla carta, ma probabilmente non solo) per
colpa dell’infortunio di Howard, i Celtics potrebbero essere in linea teorica la terza
forza ad Est dopo Bulls e Heat. Molto dipenderà da come si comporteranno i Celtics
nel primo turno dei Playoffs e dalla forza che avranno per provare un’altra scalata
per il titolo. Dal momento che questa potrebbe essere l’ultima danza del trio Allen-
Pierce-Garnett, i Celtics puntano ad arrivare più in alto che possono.
Paul Pierce Kevin Garnett
Ray Allen Rajon Rondo
Boston Celtics
Nome Ruolo Statistiche
Ray Allen G 14.2ppg, 3.1rpg, 2.4apg
Brandon Bass F 12.5ppg, 6.2rpg, 0.9apg
Avery Bradley G 7.6ppg, 1.8rpg, 1.4apg
Marquis Daniels G-F 3.2ppg, 1.7rpg, 1.2apg
Keyon Dooling G 4ppg, 0.9rpg, 1.1apg
Kevin Garnett F 15.8ppg, 8.2rpg, 2.9apg
Ryan Hollins C.F 2.8ppg, 1.7rpg, 0.2apg
JaJuan Johnson F 3.2ppg, 1.7rpg, 0.2apg
E’Twaun Moore G 2.9ppg, 0.9rpg, 0.9apg
Sasha Pavlovic G-F 2.7ppg, 1.6rpg, 0.4apg
Paul Pierce F 19.4ppg, 5.2rpg, 4.5apg
Mickael Pietrus G 6.9ppg, 3.1rpg, 0.6apg
Rajon Rondo G 11.9ppg, 4.9rpg, 11.7apg
Greg Stiemsma C 2.9ppg, 3.2rpg, 0.5apg
Sean Williams F-C 3.7ppg, 4rpg, 1apg
Filippo Antonelli
Atlanta Hawks
Resoconto della stagione: Atlanta è un diesel che poi, quando si va a tirare alle
somme, c’è sempre. La stagione degli Hawks è trascorsa sulla falsariga delle
ultimissime: senza grandi squilli di tromba, ma all’insegna di una grande continuità. Il
merito di coach Larry Drew è stato principalmente uno: sopperire ai tanti infortuni
occorsi ai suoi senza far venir meno la costanza, marchio di fabbrica di un gruppo
che, al netto della stella Joe Johnson, ha negli altri membri dello starting five un’età
media che non travalica i 27 anni. Diciassettesimo attacco della Nba con 96,3 punti
per gara e sedicesima difesa con 93,7 punti incassati, la squadra della Georgia è
partita in modo brillante a fine dicembre ma soltanto dopo due settimane di regular
season ha preso in pieno una tegola che ha costretto lo staff tecnico a ridisegnare
tutta la stagione. Al Horford, punto di riferimento in vernice degli Hawks, va a battere
forte la spalla cadendo a terra dopo un contrasto aereo nel match con i Pacers.
Strappo del pettorale e 3-4 mesi di stop: che di fatto, ha significato stagione finita,
visto che l’ex stella di Florida non sarà a disposizione neanche per il 1° turno di play-
off salvo miracoli. Coach Drew però non ha fatto una piega: piena fiducia a Zaza
Pachulia nello spot di “5” titolare, e soprattutto maggiori responsabilità a Josh Smith,
livellatosi ormai al ruolo di stella e non solo di acrobata (19,7 punti e 9,6 rimbalzi a
contesa, senza nemmeno un match saltato). Dopo un febbraio complicato (4 vittorie
su 13 partite), Atlanta ha saputo riprendersi a marzo fino a superare Orlando nel
ranking della Southeast Division e a sfiorare le 40 vittorie stagionali. Tra i principali
segreti degli Hawks, la crescita del regista Jeff Teague, passato da 5 punti e 2,5
assist di media a 12,4 e 5, e il contributo dalla panchina dell’ala Marvin Williams,
della guardia Willie Green, e soprattutto del rookie Ivan Johnson, cresciuto molto
nell’ultimo mese. In chiaroscuro invece la regular season di Kirk Hinrich, mai tornato
quello dei tempi dei Bulls e di Tracy McGrady, il nobile decaduto della NBA che
alterna fiammate di classe cristallina (rare) a serate di totale apatia. Atlanta è
squadra compatta e arcigna: se la benzina ci sarà anche nei play-off è il grande
mistero che attanaglia coach Drew.
40-26
Atlanta Hawks
Cambi nel roster: Il grande acquisto dopo l’All Star Game per gli Hawks è
stato….Josh Smith. L’ala verticale pareva a un passo dal lasciare Atlanta: almeno 5-
6 team si erano fatti sotto in modo deciso per accaparrarsene le performances. La
dirigenza atlantina però ha tenuto duro, e da quel momento gli Hawks hanno dato il
colpo di reni decisivo verso le zone alte della Eastern. L’unica novità di rilievo
arrivata a marzo è l’inserimento nel roster del vecchio Erik Dampier, che dà qualche
manciata di ruvidi minuti sotto canestro alla causa ma nulla più. Anche un altro
vecchio, Stackhouse, è a disposizione solo da metà febbraio, ma i 40 anni sul
groppone si sentono tutti.
Obiettivi: Allo stato attuale, in pochi scommetterebbero su un’Atlanta indenne al 1°
turno dei play-off, specie se l’incrocio porterà Johnson e compagni nella pancia degli
esperti Celtics (tra l’altro squadra in palla se ce n’è una). Comunque sia, lo spirito è
sempre quello, e gli Hawks difficilmente partono battuti in partenza. Portare per le
lunghe la prima serie di post season è dunque l’obiettivo, tutto il resto è plusvalenza.
Joe Johnson
Josh Smith
Jeff Teague
Atlanta Hawks
Nome Ruolo Statistiche
Jason Collins C 1.3ppg, 1.6rpg, 0.3apg
Erick Dampier C 0.1ppg, 1.7rpg, 0.3apg
Willie Green G 7.6ppg, 1.5rpg, 0.8apg
Kirk Hinrich G 6.6ppg, 2.1rpg, 2.8apg
Al Horford C 12.4ppg, 7rpg, 2.2apg
Joe Johnson F 18.8ppg, 3.7rpg, 3.9apg
Ivan Johnson G 6.4ppg, 4.1rpg, 0.6apg
Tracy McGrady F 5.3ppg, 2.9rpg, 2.1apg
Zaza Pachulia C 7.8ppg, 7.9rpg, 1.4apg
Jannero Pargo G 5.6ppg, 1.5rpg, 1.9apg
Vladimir Radmanovic F 4.5ppg, 2.9rpg, 1.1apg
Josh Smith F 18.8ppg, 9.6rpg, 3.9apg
Jerry Stackhouse F 3.6ppg, 0.8rpg, 0.5apg
Jeff Teague G 12.6ppg, 2.4rpg, 4.9apg
Marvin Williams F 10.2ppg, 5.1rpg, 1.2apg
Valerio Mingarelli
Orlando Magic
Resoconto della stagione: I Magic non hanno vissuto una delle loro stagioni
migliori da quando Van Gundy è sulla panchina della franchigia della Florida. I
presupposti erano più che buoni ed in determinati momenti dell’anno i ragazzi di Van
Gundy si erano comportati più che bene, ma alla fine le molteplici difficoltà patite nel
corso della stagione si sono fatte più forti dei momenti positivi e Orlando è scivolata
sempre più indietro nella classifica della Eastern Conference, facendosi
sopravanzare e perdendo così la possibilità di avere il fattore campo a favore nel
primo turno dei Playoffs. In realtà il fattore campo è solo un piccolo problema in casa
Magic. La stagione era però partita con alcune brillanti vittorie che avevano portato
addirittura i Magic ad essere 10-3 dopo meno di un mese di regular season. La
squadra era aggrappata sulle spalle di Howard, ma anche Turkoglu stava
decisamente ritrovando un buon ritmo di gara dopo diverse stagioni negative. La
sorpresa più grande consisteva in un nuovo membro del quintetto: Ryan Anderson,
passato allo starting five dopo la cessione di Bass in cambio di Davis prima dell’inizio
della stagione. Rhino si è rivelato un giocatore di buonissimo livello e, al termine di
questa stagione, guida la lega per tiri da tre punti segnati e tentati. Un’ala grande
che, insomma, passa più tempo fuori dall’area di quanto non ne passi all’interno e
questo rappresenta di certo un grosso vantaggio per il suo compagno di reparto
Dwight Howard, che ha campo libero nel pitturato. Con quattro sconfitte consecutive
i Magic sono arrivati sul 12-9 alla fine di gennaio ed è da questo momento che sono
cominciati i problemi: voci sempre più insistenti davano Dwight Howard in rotta con
coach Van Gundy e prossimo all’addio ai Magic. Alla fine Dwight ha allungato il suo
contratto di un anno e Van Gundy è rimasto al suo posto. La squadra ha tenuto un
record di 11-4 a febbraio (due perse contro gli Heat) e si è riproposta come terza
forza della Eastern, un titolo che ha mantenuto anche praticamente per tutto il mese
di marzo. Poi Howard ha iniziato a saltare alcune partite per problemi alla schiena e,
se da un lato questo ha portato all’esplosione di Glen Davis, prima mai protagonista
in maglia Magic, dall’altro ha causato il crollo verticale dei Magic, che hanno ad
esempio perso cinque delle prime sette partite del mese. Da una settimana i medici
37-29
Orlando Magic
hanno dichiarato che Howard starà fuori per quattro mesi e questo condizionerà
pesantemente la corsa dei Magic nella post-season. Se non altro Van Gundy si
consola con un ritrovato Jameer Nelson, tornato ad alti livelli nel finale di stagione,
anche se pure il playmaker dei Magic ha avuto problemi fisici nelle ultime partite
della regular season. Hedo Turkoglu ha saltato tutte le ultime gare di regular season,
ma dovrebbe rientrare nei Playoffs.
Cambi nel roster: Il grande scambio che avrebbe dovuto portare altrove Dwight
Howard non è avvenuto, anche se i Magic hanno comunque dovuto fronteggiare la
beffa dell’infortunio che lo terrà fuori dai Playoffs. Di fatto Orlando ha cambiato poco
o niente: dopo poche partite ha tagliato Larry Hughes e l’ha sostituito con Ishmael
Smith quando Jameer Nelson si è infortunato. Questa è stata l’unica trattativa
portata a termine dai Magic in questa stagione. Si parlava della ricerca di un lungo
per aumentare le rotazioni dopo l’infortunio di Howard, ma Gadzuric ha firmato con i
Knicks e i Magic sono rimasti invariati.
Obiettivi: Per una squadra del genere al completo, ogni risultato inferiore alla finale
di Conference dovrebbe essere visto come un fallimento. Senza Howard, sarebbe
già un miracolo che vincesse qualche partita in questi Playoffs. Probabilmente la
dirigenza utilizzerà il molto probabile fallimento nella post-season per sostituire Van
Gundy, sperando di trovare un allenatore più gradito ad Howard per tentare di
convincerlo a firmare il rinnovo al termine della prossima stagione.
Dwight Howard
Il centro dei Magic
salterà i Playoffs per un infortunio alla schiena.
Orlando Magic
Nome Ruolo Statistiche
Ryan Anderson F 16.1ppg, 7.7rpg, 0.9apg
Earl Clark F 2.7ppg, 2.8rpg, 0.4apg
Glen Davis F-C 9.3ppg, 5.5rpg, 0.8apg
Chris Duhon G 3.8ppg, 1.6rpg, 2.4apg
Justin Harper F-C 1.4ppg, 0.8rpg, 0.1apg
Dwight Howard C 20.6ppg, 14.5rpg, 1.9apg
DeAndre Liggins G 1.9ppg, 0.9rpg, 0.3apg
Jameer Nelson G 11.9ppg, 3.2rpg, 5.7apg
Daniel Orton C 2.8ppg, 2.5rpg, 0.3apg
J.J. Redick G 11.6ppg, 2.3rpg, 2.5apg
Jason Richardson G 11.6ppg, 3.6rpg, 2apg
Quentin Richardson F 4.5ppg, 2.6rpg, 0.8apg
Ishmael Smith G 2.3ppg, 1.4rpg, 1.6apg
Hedo Turkoglu F 10.9ppg, 3.8rpg, 4.4apg
Von Wafer G 5.9ppg, 1.4rpg, 0.9apg
Filippo Antonelli
New York Knicks
Resoconto della stagione: Raccontare la stagione dei Knicks è probabilmente il
compito più difficile che possa essere assegnato a qualcuno. Nella Grande Mela è
arrivato Amar’e Stoudemire nell’estate 2010 e poi Carmelo Anthony prima della
deadline 2011; prima dell’inizio della stagione 2011/2012 i Knicks hanno firmato il
campione NBA in carica Tyson Chandler, uno dei pochi centri ritenuti in grado di
spostare gli equilibri, soprattutto in difesa, a livello NBA. Entusiasmo alle stelle e
vittoria all’esordio, in casa contro i Celtics, grazie ad un Melo stellare. Ecco,
l’entusiasmo finisce qui, almeno per il momento. La convivenza tra Anthony e
Stoudemire si fa difficile e, oltretutto, con due giocatori di questo tipo che catalizzano
i possessi offensivi della squadra, il sistema di D’Antoni si rivela dannoso ed
inattuabile. I Knicks perdono, continuamente ed incessantemente. 6-10 al 21 di
gennaio, 7-13 al 28, 8-15 al 3 febbraio; nessuno in questo momento della stagione
potrebbe prevedere l’approdo di NY ai Playoffs, soprattutto perché, anche se non
stanno disputando la loro migliore stagione in carriera, Anthony e Stoudemire sono
fuori per problemi fisici. Ed ecco che, come al solito, l’NBA ci regala le storie migliori:
uno sconosciuto che ha studiato ad Harvard, tale Jeremy Lin, diviene in pochi giorni
uno degli uomini più famosi del mondo. Segna 25 punti ai Nets, 28 ai Jazz, 23 ai
Wizards e, udite udite, 38 al Madison Square Garden contro niente di meno che
Kobe Bryant e i suoi Los Angeles Lakers. E i Knicks vincono, continuamente ed
incessantemente. Lin segna anche la tripla della vittoria contro i Raptors e la favola
si ferma solamente dopo sette vittorie consecutive, con i Knicks che hanno
sostanzialmente rimesso in piedi la stagione. A fine febbraio il record è di 18 vinte e
18 perse. Lin si fa male e i Knicks, per la verità con un calendario difficilissimo
(cinque trasferte, a Boston, Dallas, San Antonio, Milwaukee e Chicago, ed una sola
gara interna contro i Sixers), perdono sei gare in fila. D’Antoni lascia la squadra e
viene sostituito Mike Woodson e questo è, secondo molti, un altro dei momenti in cui
i Knicks hanno fatto un importante passo verso la post-season. New York vince nove
delle successive undici partite e inizia aprile con un record vincente (27-26). Un
Anthony sempre più in palla decide una gara contro i Bulls (43 punti e il canestro
36-30
New York Knicks
decisivo), fa 42 punti nella sconfitta contro gli Heat, 33 contro i Nets e 39 nella
vittoria ad Atlanta; contestualmente, rientra in campo anche Stoudemire. I Knicks
possono essere un’autentica mina vagante nei Playoffs.
Cambi nel roster: Non hanno avuto una stagione granché tormentata dal punto di
vista dei rumors, dal momento che non si è mai detto che i Knicks stessero cercando
con insistenza qualche trattativa di mercato per arricchire la squadra o per
allontanare qualche giocatore poco desiderato. Al termine del campionato cinese
New York ha aggiunto J.R. Smith, un giocatore sicuramente importante che ai
Playoffs aveva già fatto bene, sempre al fianco di Carmelo Anthony, nei Denver
Nuggets arrivati in finale di Conference. Poche settimane fa i Knicks hanno aggiunto
Gadzuric per allungare le rotazioni. Il cambiamento più importante è avvenuto sulla
panchina, dove Mike Woodson è diventato head coach al posto di un Mike D’Antoni
cacciato a furor di popolo.
Obiettivi: Dato l’accoppiamento più che ostico, sembra che anche quest’anno i
Knicks siano costretti ad arrendersi al primo turno. L’anno scorso contro i Celtics non
avevano vinto nemmeno una partita, quest’anno sicuramente New York punta a fare
meglio e, quantomeno, a battagliare nel primo turno. Bisogna poi tenere in
considerazione che per talento puro New York è una grandissima squadra e questo
potrebbe essere un fattore nei Playoffs. Non ci sarebbe da stupirsi se dessero
diverso fastidio a chiunque nella post-season.
Jeremy Lin
Jeremy Lin ha svolto un
ruolo fondamentale
in un momento
difficilissimo per i Knicks.
New York Knicks
Nome Ruolo Statistiche
Carmelo Anthony F 22.6ppg, 6.3rpg, 3.6apg
Mike Bibby G 2.6ppg, 1.5rpg, 2.1apg
Tyson Chandler C 11.3ppg, 9.9rpg, 0.9apg
Baron Davis G 6.1ppg, 1.9rpg, 4.7apg
Toney Douglas G 6.2ppg, 1.9rpg, 2apg
Landry Fields G 8.8ppg, 4.2rpg, 2.6apg
Dan Gadzuric C 0ppg, 2.5rpg, 0apg
Josh Harrellson C 4.4ppg, 3.9rpg, 0.3apg
Jared Jeffries F 4.4ppg, 3.9rpg, 0.7apg
Jerome Jordan C 2ppg, 1.3rpg, 0.2apg
Jeremy Lin G 14.6ppg, 3rpg, 6.2apg
Steve Novak F 8.8ppg, 2rpg, 0.2apg
Iman Shumpert G 9.5ppg, 3.1rpg, 2.8apg
J.R. Smith G 12.5ppg, 3.9rpg, 2.4apg
Amar’e Stoudemire F-C 17.9ppg, 7.9rpg, 1.1apg
Filippo Antonelli
Philadelphia 76ers
Resoconto della stagione: Regular season dai due volti se ne esiste una, quella
dei Philadelphia 76ers. Formichina previdente e ingorda in inverno, cicala sprecona,
pasticciona e inconcludente a primavera. Coach Doug Collins, c’è da giurarci, ha
vissuto la fine della stagione regolare come una liberazione: nell’ultimo mese Phila
ha vinto 4 gare su 14, e soprattutto ha visto le sue due stelle, nonché giocatori di
maggiori esperienza (Elton Brand e Andre Iguodala), tracollare sul fronte del
rendimento. Soprattutto per il nazionale Usa agli ultimi mondiali l’ultimo mese è stato
ricco di bassi e avara di alti, tanto che i suoi 12,4 punti e 6,4 rimbalzi di media sono i
minimi da 6 anni a questa parte. A lungo in testa all’Atlantic Division (al giro di boa
Phila era con 21 vinte e 15 perse), il team della città dell’amore fraterno è stata
sopravanzata prima dall’arrembante ascesa post All Star Game dei Boston Celtics,
poi anche dalla voglia dei pompatissimi New York Knicks, con i quali ora si giocherà
la settima piazza. Il lavoro di Collins è però nelle cifre: se i Sixers sono soltanto il
24esimo attacco della Nba con 93,8 punti messi a segno per gara, in difesa sono la
terza forza della lega con 89,7 punti subiti, dietro soltanto a Chicago e Boston. Un
dato da non sottovalutare: nonostante il filotto di prove incolori da metà marzo a
oggi, questa squadra resta in grado di non concedere poi troppo all’avversario di
turno. Per contro, l’assenza di una stella vera e propria fa sì che l’attacco soffra, con
Lou Williams primo realizzatore della squadra (partendo spesso da sesto uomo, tra
l’altro) a 14,9 punti per gara. Un problema poi sono state le tante gare saltate per
guai fisici dal centro Spencer Hawes, che comunque ha creato problemi a coach
Collins in zona pitturata. Bene invece la crescita di Evans, e l’apporto crescente dalle
retrovie di Meeks e del montenegrino Vucevic. Con quasi 43 rimbalzi a gara Phila ha
dimostrato di non soffrire troppo neanche sotto i cristalli, ma il discorso è sempre
quello: per vincere nel basket bisogna segnare, e a questo gruppo manca il
giocatore da cui andare nei momenti topici in modo sistematico per trovare punti
facili.
35-31
Cambi nel roster: Phila non ha stravolto granché il suo assetto da dicembre a oggi.
Si era parlato di possibili partenze (“Taddeo” Young, ma anche Iguodala o l’eccelso
Jrue Holiday richiesto a destra e a manca), ma invece l’unica privazione di Doug
Collins è stata Andres Nocioni. L’argentino, relegato ai margini della rotazione, è
stato lasciato andare proprio a metà marzo mediante taglio. L’unica mossa di
mercato è stata quella dell’ingaggio dai Grizzlies di Sam Young, in cambio di
Marreese Speights e di una seconda scelta da spedire nel Tennessee. Non certo
una trade epocale.
Obiettivi: Considerate le ultime uscite, esserci è già buona cosa. Però bisogna
essere franchi, contro Chicago vincere anche solo un match sarà come infilarsi
l’anello al dito per Philadelphia. Impossibile infatti immaginarsi i Sixers sorpresa della
post season come fu Memphis lo scorso anno. I grattacapi per lo staff della
Pennsylvania cominceranno da giugno: in estate una trade che rimescoli un po’ la
carta e porti nel gruppo un giocatore di livello è quanto mai attesa…
Philadelphia 76ers
Andre Iguodala Louis Williams
Jrue Holiday
Nome Ruolo Statistiche
Lavoy Allen C-F 4.1ppg, 4.1rpg, 0.8apg
Tony Battie C 1.6ppg, 2.5rpg, 0.6apg
Craig Brackins F 1.6ppg, 1.1rpg, 0.6apg
Elton Brand F 11ppg, 7.1rpg, 1.6apg
Spencer Hawes C 9.6ppg, 7.3rpg, 2.6apg
Jrue Holiday G 13.5ppg, 3.3rpg, 4.5apg
Andre Iguodala F-G 12.4ppg, 6.1rpg, 5.5apg
Jodie Meeks G 8.4ppg, 2.5rpg, 0.8apg
Xavier Silas G 5.5ppg, 2rpg, 1.5apg
Evan Turner G-F 9.4ppg, 5.8rpg, 2.8apg
Louis Williams G 14.9ppg, 2.5rpg, 3.5apg
Nikola Vucevic C-F 5.5ppg, 4.8rpg, 0.6apg
Sam Young F-G 2.9ppg, 1.5rpg, 0.4apg
Thaddeus Young F 12.8ppg, 5.2rpg, 1.2apg
Valerio Mingarelli
Philadelphia 76ers
San Antonio Spurs
Resoconto della stagione: Se qualcuno vi avesse chiesto appena due mesi fa di
inserire gli Spurs nella lotta per il titolo, probabilmente sarebbero stati inseriti dopo
Thunder e Lakers. Adesso, invece, le cose sono cambiate, visto che gli Spurs hanno
praticamente messo al sicuro il primo posto ad Ovest: partendo dalle trade che ci
sono state a metà stagione, San Antonio è riuscita a recuperare anche qualche
giocatore chiave e adesso Popovich si trova in mano una squadra che potrebbe
lottare addirittura per il titolo. L'ultima corsa verso l'anello per Duncan e una delle
ultime chance di arrivare al titolo per Ginobili potrebbero davvero rappresentare uno
stimolo in più per esaltare questo grande gruppo. La partenza della stagione regolare
è stata discreta, con un record di 12-8 nelle prime venti partite: il problema era
rappresentato dalle trasferte, in cui gli Spurs hanno colto solo due vittorie. La partita
che avrebbe girato la storia della stagione, secondo molti, è arrivata proprio alla
21esima giornata: ospiti dei Mavericks, gli Spurs finiscono ben presto sotto di 18
punti; così Gregg Popovich decide, a qualche minuto dalla fine del terzo parziale, di
mettere sul parquet un quintetto di sole riserve (Neal, Anderson, Green, Bonner e
Splitter), che riesce a recuperare e quasi a vincere il match, portandolo all'overtime.
Una svolta: utilizzando quella sconfitta come se fossero stati punti nell'orgoglio, gli
Spurs hanno inserito la quinta e vinto 11 partite di fila, di cui otto in trasferta, dopo
quella contro i Mavs.
Cambi nel roster: Ovviamente, l'annuncio del ritiro di TJ Ford per problemi alla
schiena ha lasciato molti senza parole e con il dispiacere, per il semplice motivo che
il razzente play poteva essere importante anche nella post-season. Mirati e
altrettanto importanti nel sistema di Popovich gli innesti che ci sono stati durante
l'anno, ovvero Stephen Jackson, Patrick Mills e Boris Diaw, che aggiungono
esperienza verso la corsa playoff.
48-16
San Antonio Spurs
Obiettivi: Adesso è inutile nascondersi: gli Spurs sono diventati una delle più serie
pretendenti al titolo e l'obiettivo è perlomeno quello di arrivare fino alle Finali di
Conference. E' abbastanza facile intuire come sarà necessario mantenere la
condizione fisica su alti livelli e, con diversi giocatori all'ultima chiamata nei playoff,
potrebbe anche essere rischioso, ma a volte sono le motivazioni a fare la differenza.
E San Antonio ne ha da vendere.
Nome Ruolo Statistiche
James Anderson G 3.7ppg, 1.5rpg, 0.8apg
DeJuan Blair C 9.5ppg, 5.5rpg, 1.2apg
Matt Bonner F-C 6.6ppg, 3.2rpg, 0.9apg
Derrick Byars G-F 5ppg, 5.5rpg, 0.5apg
Boris Diaw F-C 4.7ppg, 4.3rpg, 2.4apg
Tim Duncan F-C 15.4ppg, 9rpg, 2.3apg
Manu Ginobili G 12.9ppg, 3.4rpg, 4.4apg
Danny Green G-F 9.1ppg, 3.4rpg, 1.3apg
Stephen Jackson F-G 8.9ppg, 3.9rpg, 2apg
Cory Joseph G 2ppg, 0.9rpg, 1.2apg
Kawhi Leonard G-F 7.9ppg, 5.1rpg, 1.1apg
Patty Mills G 10.3ppg, 1.8rpg, 2.4apg
Gary Neal G 9.9ppg, 2.1rpg, 2.1apg
Thiago Splitter F-C 9.3ppg, 5.2rpg, 1.1apg
Tony Parker G 18.3ppg, 2.9rpg, 7.7apg
Giovanni Matteo Tuzzi
Oklahoma City Thunder
Resoconto della stagione: Gli Oklahoma City Thunder erano una delle squadre più
attese di questa stagione NBA e di certo non hanno deluso le aspettative. Tutto era
partito da quell’ottima serie disputata due anni fa contro i Lakers nel primo turno, poi
l’anno scorso sono arrivate le finali di Conference (perse contro i Mavericks) e la
consapevolezza che i Thunder erano oramai una potenza nella lega più bella del
mondo. Tutto confermato: solo l’ennesima incredibile stagione degli Spurs ha tenuto i
Thunder lontani dal primo posto ad Ovest. Durant ha giocato decisamente a livelli
degni di un MVP; Westbrook, dopo essersi meritato fiumi di critiche nella serie contro
Dallas, con troppa gente che forse si dimenticava di controllare la sua età anagrafica
(22 anni all’epoca), ha reagito bene giocando una stagione che dovrebbe consentirgli
di entrare in uno dei tre quintetti NBA stabiliti a fine regular season; Harden, dalla
panchina, si è rivelato un giocatore solidissimo ed un incredibile realizzatore, molto
difficile da marcare; Ibaka è migliorato esponenzialmente e ha scalato le classifiche
per quanto riguarda le stoppate date: il giocatore ha tenuto quest’anno l’incredibile
media di 3.7 stoppate a partita. Per fare dei paragoni relativi alla situazione di Ibaka
possiamo ad esempio dire che Howard quest’anno ha avuto 2.2 stoppate a partita,
mentre il leader per stoppate nella storia dell’NBA Hakeem Olajuwon ha avuto anche
4.6 stoppate di media in una singola stagione (nove stagioni in carriera con più di tre
stoppate a gara). In realtà sulla stagione dei Thunder in sé non c’è molto da dire, dal
momento che la squadra di coach Brooks non ha fatto altro che vincere e non ha
avuto problemi particolari, anche dal punto di vista degli infortuni. Va citato per
dovere di cronaca l’infortunio che ha tenuto Maynor fuori per gran parte della
stagione e lo terrà lontano anche da questi Playoffs, ma comunque i Thunder l’hanno
sapientemente rimpiazzato con Derek Fisher; anche Sefolosha ha saltato diverse
partite nella parte centrale della stagione. I Thunder hanno perso due gare
consecutive a gennaio e tre ad inizio aprile, ma per il resto non hanno mai perso due
partite in fila, una statistica che può essere molto importante in ottica Playoffs.
Volendo citare una gara in particolare, non può non tornare in mente la vittoria
47-19
Oklahoma City Thunder
149-140 sui Timberwolves il 23 marzo: Love ha segnato 51, Durant ha risposto con
40 (compresa la tripla per forzare il primo overtime) e 17 rimbalzi, Westbrook con 45;
i Thunder hanno vinto dopo due tempi supplementari.
Cambi nel roster: L’ossatura è naturalmente rimasta invariata rispetto ad inizio
stagione, anche perché stravolgere una squadra di questo tipo sarebbe da folli.
L’unica importantissima aggiunta che hanno fatto i Thunder è stata quella di Derek
Fisher, arrivato a marzo anche per sostituire Eric Maynor fuori per tutta la stagione.
Fisher può garantire quell’esperienza di cui la squadra è praticamente sprovvista a
livello di post-season NBA.
Obiettivi: Una squadra del genere non può non puntare alla vittoria del titolo NBA.
Certo, le rivali ad Ovest ci sono e sono agguerritissime, ma nessuno può contare sul
talento puro che ha a disposizione coach Brooks. Resta da vedere quale sarà
l’impatto mentale con i Playoffs per una squadra così giovane, ma è un fatto che se
Derek Fisher ha scelto OKC, è perché crede di poter vincere il titolo con questa
squadra.
Kevin Durant Russell Westbrook James Harden
Serge Ibaka
Oklahoma City Thunder
Nome Ruolo Statistiche
Cole Aldrich C 2,2ppg, 1.8rpg, 0.1apg
Nick Collison F-C 4.5ppg, 4.4rpg, 1.3apg
Daequan Cook G 5.5ppg, 2.1rpg, 0.3apg
Kevin Durant F 28ppg, 8rpg, 3.5apg
Derek Fisher G 4.9ppg, 1.5rpg, 1.4apg
James Harden G 16.8ppg, 4.1rpg, 3.7apg
Lazare Hayward F 1.4ppg, 0.6rpg, 0.2apg
Serge Ibaka F-C 9.1ppg, 7.5rpg, 0.4apg
Royal Ivey G 2.1ppg, 0.7rpg, 0.3apg
Reggie Jackson G 3.1ppg, 1.2rpg, 1.6apg
Eric Maynor G 4.2ppg, 1.4rpg, 2.4apg
Nazr Mohammed C 2.7ppg, 2.7rpg, 0.2apg
Kendrick Perkins C 5.1ppg, 6.5rpg, 1.2apg
Thabo Sefolosha G 4.8ppg, 3rpg, 1.1apg
Russell Westbrook G 23.6ppg, 4.6rpg, 5.5apg
Filippo Antonelli
41-25
Los Angeles Lakers
Resoconto della stagione: 0-4 subìto da Dallas a maggio. La cancellazione della
trade che avrebbe portato Chris Paul ad L.A. sponda gialloviola in dicembre. Lo
stravolgimento del coaching staff e la cessione ai Mavericks di Lamar Odom. Le due
sconfitte in fila per iniziare la stagione. Il 2011/12 dei Los Angeles Lakers non è
partito con l'atmosfera più serena. Uno Staples Center in un ambiente tagliente ha
accolto Kobe Bryant e compagni il 25 dicembre per l'Opening Game contro i Chicago
Bulls. Una partita giocata bene ma persa punto a punto, che ha dato il via a mesi
difficili da interpretare, mesi che hanno mostrato tante facce diverse di uno stesso
gruppo. La squadra di coach Mike Brown ha reagito comunque bene all'inizio non
facile, sfruttando il talento del proprio roster e, in particolare, le prestazioni monstre
di Kobe Bryant. Il mese di gennaio ha visto il due volte MVP delle Finals giocare un
grande basket e terminare con 31 punti, 5.9 rimbalzi e 5.1 assist di media a partita. Il
tutto in quasi 40 minuti di media giocati a partita. Una caratteristica, quella del
minutaggio alto dei titolari, che Mike Brown ha mantenuto per tutta la Regular
Season, nonostante l'enorme intensità di una stagione particolare come questa.
Ebbene, nonostante i problemi di Pau Gasol e grazie anche alla continuità mostrata
da Andrew Bynum, i Lakers hanno chiuso la prima parte di stagione fino all'All Star
Game con 20-14 di record. Poi, la svolta in un modo o nell'altro c'è stata alla
deadline, con l'arrivo di Ramon Sessions e l'addio di un perno storico di Los Angeles,
Derek Fisher. Da quel momento in avanti, la squadra di Brown ha mostrato
innumerevoli alti e bassi, cercando di trovare la quadratura di un nuovo cerchio e
facendo fronte a continui problemi di spogliatoio: la tripla e la successiva reazione di
Bynum contro i Warriors e la terrificante gomitata di Metta World Peace ai danni di
Harden nell'ultimo match contro i Thunder sono stati forse le prove più chiare di
come l'ambiente non fosse dei più leggeri e di come ci sia stata della tensione
emotiva nel corso di mesi. Una tensione che Mike Brown sembra non aver sempre
saputo gestire e che ha dato adito a discussioni e dubbi per tutto l'arco della
stagione.
Los Angeles Lakers
Cambi nel roster: Oltre al cambio di coach e di staff tecnico che inevitabilmente ha
chiuso un'era (quella di Jackson e della Triple Post Offense) per aprirne un'altra, due
le grosse novità alla deadline per i gialloviola. Dopo aver seguito inutilmente Deron
Williams e Dwight Howard, la dirigenza gialloviola si è concentrata sull'acquisto di
Ramon Sessions: il playmaker è stato scambiato assieme a Eyenga per Luke Walton
e Jason Kapono (quest'ultimo, arrivato nella off-season assieme a McRoberts e Troy
Murphy). Poi, negli ultimi secondi prima della chiusura del mercato, la trade che ha
colpito tutti: Fisher e la prima scelta del 2012 mandato ai Rockets in cambio di
Jordan Hill.
Obiettivi: E' difficile inquadrare una squadra del genere, che nel giro di due
settimane ha saputo mostrare la parte migliore e peggiore di sè durante questa
stagione. Quel che è certo è che i Los Angeles Lakers che si presentano ai Playoffs
2012 sanno di avere dei punti deboli: il terzo lungo non all'altezza almeno sulla carta;
la difficile coesione di Bynum e Gasol; il buco nel ruolo di guardia di riserva, che
soprattutto dopo la squalifica di Metta World Peace (salterà sei partite dei Playoffs)
per il bruttissimo gesto di cui sopra su Harden peserà in maniera particolare. Al
momento, la sensazione è che i Lakers ad oggi non possano andare oltre le
Semifinali di Conference.
Metta World Peace
Metta World Peace salterà sei partite dei
Playoffs a causa della
gomitata rifilata a James
Harden.
Los Angeles Lakers
Nome Ruolo Statistiche
Matt Barnes F 7.8ppg, 5.4rpg, 2apg
Steve Blake G 5.2ppg, 1.6rpg, 3.3apg
Kobe Bryant G 27.9ppg, 5.4rpg, 4.6apg
Andrew Bynum C 18.7ppg, 11.8rpg, 1.4apg
Devin Ebanks F 4ppg, 2.3rpg, 0.5apg
Christian Eyenga F 8ppg, 2rpg, 1apg
Pau Gasol F-C 17.4ppg, 10.4rpg, 3.7apg
Andrew Goudelock G 4.4ppg, 0.8rpg, 0.5apg
Jordan Hill C 4.7ppg, 4.4rpg, 0.3apg
Josh McRoberts F 2.8ppg, 3.4rpg, 1apg
Darius Morris G 2.4ppg, 0.8rpg, 1.1apg
Troy Murphy F-C 3.2ppg, 3.3rpg, 0.9apg
Ramon Sessions G 12.7ppg, 3.8rpg, 6.2apg
Metta World Peace F 7.7ppg, 3.4rpg, 2.2apg
Davide Mamone
Memphis Grizzlies
Resoconto della stagione: Con il rientro di un fattore come Zach Randolph, i
ragazzi di coach Lionel Hollins stanno giocando il miglior basket della stagione e
siamo pronti a giurare che non sono un fuoco di paglia, ma che sono davvero una
squadra solida e vincente. Per arrivare a questo punto, Memphis ha dovuto
fronteggiare diversi infortuni gravi, tra cui quello di Z-Bo, ma, ora che sono quasi tutti
sani, i tifosi si stanno godendo lo spettacolo. Certo, Randolph non è ancora il
giocatore devastante ammirato l’anno scorso ai playoff, ma partendo dalla panchina
sta lentamente recuperando il ritmo partita e sicuramente sarà un fattore nella post-
season. In questo momento non si può non andare pazzi per i Grizzlies: stanno
giocando una splendida pallacanestro e potrebbero essere una vera e propria mina
vagante ai playoff. Inoltre, quest’anno potranno contare su Rudy Gay che si è ben
integrato nel gruppo ed è tornato a giocare sui suoi livelli dopo vari problemi fisici che
lo hanno frenato la scorsa stagione. Difficile trovare un punto debole a questa
squadra che può contare sia sul tiro dalla lunga distanza di O.J. Mayo, sempre
importante in uscita dalla panchina, che sul dominio sotto ai tabelloni assicurato dalla
presenza di Marc Gasol, Z-Bo e Marreese Speights.
Cambi nel roster: Di sicuro l’aggiunta più importante è stata quella di Gilbert
Arenas. Dopo essere stato tagliato a dicembre dagli Orlando Magic, Agent Zero ha
continuato ad allenarsi privatamente in attesa di una chiamata che stentava ad
arrivare. I Grizzlies sono l’unica squadra che ha avuto il coraggio di puntare ancora
su di lui e la scelta ha sicuramente pagato: Arenas in pochissimo tempo è stato
eletto leader dai suoi stessi compagni di squadra e sta anche dando un contributo
importante alla causa partendo dalla panchina. Non va dimenticato, infatti, che il suo
talento offensivo si è rivelato decisivo nelle vittorie contro due squadre importanti
come Heat e Mavericks. Inoltre, è arrivato pochi giorni fa un’ottima guardia come
Lester Hudson, il quale a Cleveland ha stupito tutti con le sue ottime performance,
che sicuramente potrà essere un’arma in più a disposizione di coach Hollins.
41-25
Memphis Grizzlies
Obiettivi: Il loro obiettivo è semplice: ripetere la corsa nei playoff dell’anno scorso,
ma stavolta vincere gara 7 con i Thunder o chiunque capiti in semifinale ad Ovest. E’
impossibile o è fattibile? Difficile rispondere, ma alla luce degli ultimi risultati sono più
propenso per la seconda opzione.
Nome Ruolo Statistiche
Tony Allen G 9.8ppg, 4rpg, 1.4apg
Gilbert Arenas G 4.2ppg, 1rpg, 1.1apg
Darrel Arthur F Did not play
Mike Conley G 12.7ppg, 2.6rpg, 6.5apg
Dante Cunningham F 5.2ppg, 3.8rpg, 0.6apg
Marc Gasol C 14.6ppg, 8.9rpg, 3.1apg
Rudy Gay F 19ppg, 6.4rpg, 2.3apg
Hamed Haddadi C 2ppg, 2rpg, 0.2apg
Lester Hudson G 3ppg, 0rpg, 0.3apg
Jeremy Pargo G 2.9ppg, 0.9rpg, 1.3apg
O.J. Mayo G 12.6ppg, 3.2rpg, 2.6apg
Quincy Pondexter F 4.2ppg, 2rpg, 0.4apg
Zach Randolph F 11.6ppg, 8.1rpg, 1.7apg
Josh Selby G 2.3ppg, 0.6rpg, 1.1apg
Marreese Speights F-C 8.8ppg, 6.2rpg, 0.8apg
Gabriele Galluccio
Los Angeles Clippers
Resoconto della stagione: Quando uno pensa ai Los Angeles Clippers pensa a
una franchigia storicamente perdente e decisamente poco fortunata. La tendenza,
però, sembra essersi interrotta durante questa stagione. I Clippers, sfruttando il fatto
che Stern abbia negato la trade che avrebbe portato Chris Paul ai Lakers, hanno
deciso di prendere il fortissimo playmaker dei New Orleans Hornets in cambio di
Aminu, Gordon e Kaman per formare con Blake Griffin una coppa micidiale. I
Clippers, oltre a Chris Paul che già sarebbe bastato da solo a far rinascere la
franchigia, hanno preso dal mercato dei Free Agent anche giocatori come Butler (ex
Mavs, di ritorno da un infortunio) e il grande Chauncey Billups. Le premesse erano
ottime e i Clippers non le hanno disattese. Pronti via e dopo 18 partite il record è
stato di 12 vinte (tra cui un derby coi Lakers e un match contro gli Heat) e 6 perse
(contro squadre come Spurs, Bulls e gli stessi Lakers) con Blake Griffin (per punti e
rimbalzi) e Chris Paul (per punti e assist) quasi sempre in doppia cifra e con l’ex
Cavaliers Mo Williams sempre abile nel realizzare canestri importanti uscendo dalla
panchina. Dalle prime partite è stato subito chiaro che i Clippers sarebbero stati una
squadra forte ed è apparsa altrettanto chiara la loro predilezione a giocare in velocità
per sfruttare l’atletismo e le abilità nelle schiacciate dei giocatori in roster (da lì il
soprannome di Lob City). I Clippers hanno aggiunto al roster anche Kenyon Martin di
ritorno dall’esperienza cinese ma, dopo un successo all’overtime contro i Magic,
Chauncey Billups si è rotto il tendine d’Achille finendo di fatto la stagione e privando
la sua squadra di una pedina importante sia per esperienza sia per caratteristiche
tecniche. L’infortunio di Billups e il dover trovare una nuova alchimia ha creato
qualche problema di troppo in casa Clippers e, dopo un periodo non troppo esaltante
in cui la formazione di Los Angeles è arrivata alla sconfitta con New Orleans e a un
record di 26-21, si è pensato anche di fare qualche cambio in panchina per sostituire
coach Vinny Del Negro. La dirigenza, però, ha deciso di dare fiducia all’ex coach dei
Bulls e ha aggiunto in roster, prendendolo dagli Wizards, anche Nick Young. Griffin e
Paul, splendidi durante tutta la regular season, hanno però guidato i compagni ad
uscire dal momento di difficoltà e grazie a loro i Clippers hanno vinto 14 delle ultime
40-26
Los Angeles Clippers
19 partite portando così il record a quota 40 vinte e 26 perse. I Clippers sono così
riusciti a tornare ai Playoffs dopo ben 6 anni (ultima apparizione nel 2006). Gli artefici
di questa ottima regular season sono sicuramente stati un miglioratissimo Blake
Griffin (grandissimo atleta, ottimo finalizzatore e grande rimbalzista) al secondo anno
in NBA e Chris Paul (un campione che gestisce la squadra come un gran direttore
d’orchestra).
Cambiamenti nel roster: La dirigenza dei Clippers ha deciso che la franchigia
dovesse iniziare a competere ad alti livelli e, dopo aver preso Mo Williams nella
passata stagione, è stata la regina del mercato acquistando giocatori di assoluto
livello come Chris Paul, Chauncey Billups e Caron Butler e confermando il centro
DeAndre Jordan. Durante la regular season sono inoltre arrivati due ottimi giocatori
come Kenyon Martin dal campionato cinese per avere maggiori rotazioni sotto
canestro e la guardia Nick Young per sopperire all’assenza fino al termine della
stagione per infortunio di Chauncey Billups. Grazie alle mosse di mercato i Clippers
sono passati in un solo anno da Cenerentola dell’NBA a seria contender per il titolo.
Obiettivi: L’obiettivo per i Clippers è sicuramente quello di passare il primo turno
raggiungendo le semifinali di Conference come nel 2006 (miglior risultato della storia
della franchigia) per poi provare a conquistare una storica finale di Conference.
Obiettivamente è difficile pensare che i Clippers possano passare due turni dei
Playoffs viste le avversarie a Ovest ma con Chris Paul in squadra tutto può
succedere. L’assenza di Billups, soprattutto nei momenti tesi delle serie, rischia di
farsi sentire molto e bisogna anche inoltre vedere come si comporterà Griffin ai primi
Playoffs in carriera (soprattutto se riuscirà a migliorare le percentuali ai liberi per i
finali di gara). Importante può essere anche l’impatto di Mo Williams, ottimo
giocatore in regular season ma, ai tempi dei Cavaliers, spesso in difficoltà durante la
post season.
Los Angeles Clippers
Nome Ruolo Statistiche
Chauncey Billups G 15ppg, 2.5rpg, 4apg
Eric Bledsoe G 3.3ppg, 1.7rpg, 1.7apg
Caron Butler F 12ppg, 3.7rpg, 1.2apg
Reggie Evans F 1.9ppg, 4.9rpg, 0.3apg
Randy Foye G 11ppg, 2.1rpg, 2.2apg
Ryan Gomes F 2.3ppg, 1.9rpg, 0.4apg
Blake Griffin F 20.7ppg, 10.9rpg, 3.2apg
DeAndre Jordan C 7.4ppg, 8.3rpg, 0.3apg
Travis Leslie G 1.4ppg, 0.9rpg, 0.5apg
Kenyon Martin F 5.2ppg, 4.3rpg, 0.4apg
Chris Paul G 19.8ppg, 3.6rpg, 9.1apg
Bobby Simmons F 2.9ppg, 2rpg, 0.4apg
Trey Thompkins F 2.4ppg, 1rpg, 0.1apg
Mo Williams G 13.2ppg, 1.9rpg, 3.1apg
Nick Young G 9.7ppg, 1.6rpg, 0.5apg
Luca Antonelli
Denver Nuggets
Resoconto della stagione: La stagione dei Denver Nuggets, per come era iniziata,
con gli addii di Kenyon Martin, J.R. Smith e Wilson Chandler, accasatisi nella lega
cinese, non poteva certamente essere brillante come la passata, se aggiungiamo il
fatto che, per la prima volta dal 2003, al training camp di inizio stagione mancava
Carmelo Anthony. Alla ricerca di un nuovo “uomo franchigia”, di un equilibrio
offensivo e di mantenere la competitività degli passati anni, coach Karl ha subito
affidato le chiavi della squadra al suo point man, Ty Lawson, in attesa dell’esplosione
di Danilo Gallinari, unico elemento del roster in grado di poter fare il salto di qualità e
di ergersi al ruolo di leader. Potendo contare su tutti gli elementi della rotazione,
come raramente nel corso della stagione, i Nuggets hanno iniziato molto forte, grazie
ad un Gallinari in grandissimo spolvero, ai miglioramenti di Lawson e Afflalo, e alla
discreta condizione fisica di Nenè. A fine gennaio il record era di 14 vittorie e 7
sconfitte, con tanto di cappotto alle squadre dell’Est, in una lunghissima trasferta,
finita con 5-0 di bilancio, che aveva aumentato, e parecchio, l’entusiasmo attorno ai
ragazzi di Karl. Nel miglior momento della stagione, però, sono arrivate tegole
pesanti dall’infermeria, che hanno seriamente minato il cammino della squadra del
Colorado; Danilo Gallinari, miglior realizzatore della squadra, si infortuna ad inizio
febbraio alla caviglia, lasciando la squadra orfana del suo leader; si fa male anche
Mozgov e, come se non bastasse, Nenè torna ad essere un giocatore più assente
che presente, a causa dei suoi cronici infortuni. È in questo disastroso momento che
Karl gioca una carta che si rivelerà importante, soprattutto a fine stagione; si tratta di
Kenneth Faried, giocatore al primo anno, usato prevalentemente per riempire il buco
lasciato da Mozgov. Faried si mette subito in mostra, grazie al suo atletismo
impressionante, che gli permetterà di scalzare rapidamente il russo nelle gerarchie
dei Nuggets, e di mettere in secondo piano il ruolo di Nenè, big man di riferimento
del coach. Non è abbastanza però, perché senza il Gallo e Nenè, portare a casa le
partite diventa molto più difficile. Il bilancio di febbraio è negativo, 5-10, e ha l’effetto
di riportare alla realtà la squadra; rispetto agli anni passati il roster è troppo poco
profondo e scoperto in caso di numerosi stop. Nulla è perduto chiaramente; i playoff
38-28
Denver Nuggets
sono ampiamente alla portata, magari con un piazzamento peggiore, che
implicherebbe fatiche notevoli per fare strada nella post season, ma, a marzo, con
un calendario così serrato, non c’è tempo per fare i conti. Torna Gallinari, che avrà
altri acciacchi nel corso della stagione, ma purtroppo lascia la squadra fino a fine
stagione Rudy Fernandez, rivelatosi fondamentale per girare le gare dalla panchina.
I colpi di scena non sono finiti; dopo un lungo corteggiamento, torna Wilson Chandler
dalla Cina, utile per dare profondità alla squadra, ma, clamorosamente, viene
scambiato Nenè, fresco di rinnovo, appena firmato in estate. A sostituirlo è chiamato
JaVale McGee, reduce da annate travagliate a Washington. I Nuggets, però,
ottengono un buon contributo dall’ex compagno di John Wall, e, grazie alla crescita
esponenziale di Kenneth Faried, ormai titolare inamovibile, chiudono con un
accettabile 9-7 il mese di marzo. Serve però un’accelerazione per evitare di essere
invischiati troppo a lungo nella lotta per l’ottavo posto, visti i ritorni di fiamma di Jazz
e Suns, e del cammino parallelo dei Rockets. Le vittorie di inizio aprile, ottenute
grazie alla forma smagliante di Afflalo e Lawson, han regalato tranquillità ad un finale
che poteva essere molto più movimentato. Stagione quindi positiva per i Nuggets,
che, nonostante i tantissimi infortunati, sono riusciti ad ottenere il pass per i playoff.
Cambi nel roster: Denver è la squadra che nell’ultimo anno ha cambiato
maggiormente faccia nell’intera Lega. Dopo i traumatici addii “cinesi”, che ad ogni
modo hanno fatto risparmiare molto al front office, è arrivato un scambio a dir poco
sconvolgente. Una trade alla pari Nenè-McGee non se la sarebbe aspettata
nessuno, ma, nell’ottica di una rifondazione, ci può stare. McGee non varrà mai
come il brasiliano, ma a causa del suo status attuale nella lega, l’anno prossimo
rinnoverà il contratto a cifre piuttosto basse per il suo potenziale, il che potrebbe
permettere a Denver di rischiare relativamente e di risparmiare in ottica free agency.
Buono il rientro di Wilson Chandler, da sempre giocatore mercato; meglio averlo che
non averlo.
Obiettivi: Essere arrivati ai playoff è già un buon risultato, ma da una squadra come
Denver, soprattutto con tutti gli effettivi, ci si aspetta sempre qualcosa in più. Il primo
turno non sarà agevole, ma una gara sopra la media in trasferta potrebbe proiettare i
Nuggets ad aver il vantaggio del campo, cambiando di molto la serie. Tra le squadre
arrivate ai playoff sembra essere quella che dispone della difesa meno attrezzata,
cosa che conta, e non poco. Nella metà campo difensiva servirà un Afflalo
stakanovista, anche se dovesse pagare la cosa in quella offensiva, nella speranza,
che a realizzare i canestri più importanti sia Gallinari.
Denver Nuggets
Nome Ruolo Statistiche
Arron Afflalo G 15.2ppg, 3.1rpg, 2.4apg
Chris Andersen C 5.3ppg, 4.6rpg, 0.2apg
Corey Brewer F 8.9ppg, 2.5rpg, 1.5apg
Wilson Chandler G-F 9.4ppg, 5.2rpg, 2.1apg
Kenneth Faried F 10.2ppg, 7.7rpg, 0.8apg
Rudy Fernandez G 8.6ppg, 2.1rpg, 2.4apg
Danilo Gallinari F 14.6ppg, 4.7rpg, 2.7apg
Jordan Hamilton G-F 4.4ppg, 2.4rpg, 0.8apg
Al Harrington F 14.2ppg, 6.1rpg, 1.4apg
Kosta Koufos C 5.5ppg, 5.4rpg, 0.3apg
Ty Lawson G 16.4ppg, 3.7rpg, 6.6apg
JaVale McGee C 10.3ppg, 5.8rpg, 0.3apg
Andre Miller G 9.7ppg, 3.3rpg, 6.7apg
Timofey Mozgov C 5.4ppg, 4.1rpg, 0.5apg
Julyan Stone G 1.6ppg, 1.1rpg, 1.7apg
Niccolò Costanzo
Dallas Mavericks
Resoconto della stagione: Nonostante le dipartenze di molti dei giocatori che
avevano permesso la stupenda cavalcata della primavera 2011, a Dallas si sperava
che la stagione successiva riservasse qualcosa di meglio. Grandi aspettative erano
riposte su Lamar Odom, ottenuto dai Los Angeles Lakers in cambio di una futura
seconda scelta; la versatile ala avrebbe dovuto far rimpiangere meno l'assenza dei
vari Chandler, Barea, Butler e Stevenson, che avevano abbandonato la nave in
estate, ma ha mestamente fallito nel compito, confezionando una prestazione orribile
dopo l'altra. I problemi al ginocchio di Nowitzki non hanno certo facilitato il compito e
nemmeno l'arrivo di Carter e il ritorno di un buon Beaubois hanno consentito ai Mavs
di confermarsi tra le top contender della Western Conference. A pesare molto è stata
l'assenza di un vero centro, di un perno d'area difensivo e di un uomo che
finalizzasse i palloni ricevuti nel raggio di due metri dall'anello. Sì, la descrizione
coincide pienamente con quella di Tyson Chandler: si sperava che Haywood potesse
parzialmente colmare il suo immenso vuoto, ma non c'è stato nulla da fare.
Ciononostante, i playoff sono arrivati, dopo un inizio di stagione veramente
terrificante, e Dallas potrà competere nella postseason per la dodicesima stagione
consecutiva.
Cambi nel roster: Niente di particolare da segnalare. Certo, Odom è stato "tagliato"
con un provvedimento in realtà molto strano, ma viste le sue terribili performance a
Dallas non si sentirà la sua mancanza in ottica playoff. Per il resto, Cuban ha
preferito restare fermo per non pregiudicarsi la speranza di un grosso colpo in
estate.
Obiettivi: Con le speranze di difendere il titolo che si fanno sempre più rarefatte, gli
obiettivi dei Mavericks per la postseason 2012 sono ben più rivolti al corto, al
cortissimo raggio. L'anzianità del roster (Kidd ha 39 anni, Carter 35, Terry 34 e
Nowitzki 33) non aiuta certo una squadra ulteriormente affaticata dalla regular
season ben più densa di partite del normale. Nel clutch restano una delle squadre
36-30
Dallas Mavericks
più temibili dell'intera NBA, ma il dubbio è che l'attacco poco efficace dimostrato
finora non consenta loro di arrivare a contatto nei minuti finali con squadre più rapide
e più giovani. Passare il primo turno sarebbe già molto.
Marco Conti
Nome Ruolo Statistiche
Kelenna Azubuike G 2.3ppg, 0rpg, 0apg
Rodrigue Beaubois G 8.9ppg, 2.9rpg, 2.9apg
Brian Cardinal F 1ppg, 0.8rpg, 0.4apg
Vince Carter G-F 10.1ppg, 3.3rpg, 2.3apg
Brendan Haywood C 5.2ppg, 6rpg, 0.4apg
Yi Jianlian F 2.6ppg, 1.6rpg, 0.2apg
Dominque Jones G 2.7ppg, 1.4rpg, 1.3apg
Jason Kidd G 6.2ppg, 4.1rpg, 5.5apg
Ian Mahinmi C 5.8ppg, 4.8rpg, 0.2apg
Shawn Marion F 10.6ppg, 7.4rpg, 2.2apg
Dirk Nowitzki F 21.6ppg, 6.7rpg, 2.2apg
Lamar Odom F 6.6ppg, 4.1rpg, 1.7apg
Jason Terry G 15.1ppg, 2.4rpg, 3.6apg
Delonte West G 9.6ppg, 2.3rpg, 3.2apg
Brandan Wright F 6.9ppg, 3.6rpg, 0.3apg
Utah Jazz
Resoconto della stagione: I Jazz si sono qualificati ai Playoff 2012 con il seed n.8
della Western Conference grazie alle 5 vittorie consecutive arrivate nel momento
chiave della stagione: le ultime partite, che sono state giocate e vinte meritatamente
contro Dallas (Al Jefferson 28 punti e 26 rimbalzi), Portland (Devin Harris 27 punti
con 6/10 da 3 punti), Orlando (Al Jefferson 21 punti e 10 rimbalzi), Phoenix (Paul
Millsap 26 punti, 15 rimbalzi e 4 assist) e ancora Portland (doppia-doppia per Enes
Kanter e Jeremy Evans). Il record in trasferta dell’ex squadra di coach Sloan è
tutt’altro che incoraggiante, un 11-22 che difficilmente nella passate stagioni avrebbe
voluto dire playoff, ma l’Harakiri di Phoenix (0-3 negli ultimi 3 incontri di regular
season) e Houston (3-7 nelle ultime 10), ha consentito ai Jazz di raggiungere
quell’obiettivo playoff che sembrava diventato irraggiungibile con il poco invidiabile
record di 4 vittorie e 11 sconfitte arrivato nel solo mese di febbraio. Il punto di forza di
questi Jazz sta nel gioco sotto le plance, i due giganti Al Jefferson e Paul Millsap
sono ormai campioni più che confermati a livello NBA, il primo cresciuto a forza di
punti e rimbalzi in maglia Timberwolves ha chiuso la stagione regolare come leader
di squadra sia nei punti (19,4) che nei rimbalzi (9,7), mentre il secondo, dopo anni da
sesto uomo, ha vissuto da protagonista il mese decisivo alla corsa playoff,
chiudendolo con 18,3 punti, 8,5 rimbalzi e 2,5 assist di media. Decisivo anche
l’apporto delle due combo guard Devin Harris e Gordon Hayward nei momenti
chiave, il primo nonostante la deludente stagione a livello personale, quando contava
non ha sbagliato molto, soprattutto da 3 punti, mentre il secondo, in crescita
costante, si è guadagnato a pieni voti il ruolo di guardia titolare.
Cambi nel roster: L’unica aggiunta nella stagione degli Utah Jazz è l’ala ex Missouri
DeMarre Carroll, che in 23 incontri giocati ha chiuso con 14 minuti, 4,5 punti, 2,1
rimbalzi e 0,8 assist di media.
36-30
Utah Jazz
Obiettivi: Raggiunti i playoff si può dire che i Jazz abbiano già centrato il loro
obiettivo di squadra stagionale. A livello individuale la crescita dell’ex Butler Hayward
è stata fenomenale ed ora i Jazz hanno trovato la guardia ideale per i prossimi anni.
Fabio Trinchero
Nome Ruolo Statistiche
Blake Ahearn G 2.5ppg, 0.5rpg, 0.3apg
Raja Bell G 6.4ppg, 1.5rpg, 1.1apg
Alec Burks G 7.2ppg, 2.3rpg, 0.9apg
DeMarre Carroll F 4.8ppg, 2.5rpg, 0.8apg
Jeremy Evans F 2.1ppg, 1.8rpg, 0.4apg
Derrick Favors F-C 8.8ppg, 6.5rpg, 0.7apg
Devin Harris G 11.3ppg, 1.8rpg, 5apg
Gordon Hayward F 11.8ppg, 3.5rpg, 3.1apg
Josh Howard F 8.7ppg, 3.7rpg, 1.2apg
Al Jefferson C 19.2ppg, 9.6rpg, 2.2apg
Enes Kanter C 4.6ppg, 4.2rpg, 0.1apg
CJ Miles G-F 9.1ppg, 2.1rpg, 1.2apg
Paul Millsap F 16.6ppg, 8.8rpg, 2.3apg
Jamaal Tinsley G 3.7ppg, 1.3rpg, 3.3apg
Earl Watson G 3ppg, 2.4rpg, 4.3apg
Tabellone dei Playoffs
Eastern Conference
1. Chicago Bulls 8. Philadelphia 76ers
4. Boston Celtics 5. Atlanta Hawks
3. Indiana Pacers 6. Orlando Magic
2. Miami Heat 7. New York Knicks
Western Conference
1. San Antonio Spurs 8. Utah Jazz
4. Memphis Grizzlies 5. Los Angeles Clippers
3. Los Angeles Lakers 6. Denver Nuggets
2. Oklahoma City Thunder 7. Dallas Mavericks
Bulls (1) – Sixers (8)
Precedenti stagionali:
1 febbraio: Sixers 98-82 Bulls (20p Watson, 19p Iguodala e Young)
4 marzo: Sixers 91-96 Bulls (35p Rose, 17p Young)
17 marzo: Bulls 89-80 Sixers (30p Holiday, 20p Watson)
Quintetti base:
Chicago Bulls: D.Rose, R.Hamilton, L.Deng, C.Boozer, J.Noah
Philadelphia 76ers: J.Holiday, J.Meeks, A.Iguodala, E.Brand, S.Hawes
I Chicago Bulls hanno conquistato per la seconda stagione di fila il primo posto nella
Eastern Conference e, grazie al record di 50 vinte e 16 perse, il primo posto nella
intera NBA. A sfidare la formazione di coach Thibodeau in un interessantissimo
primo turno di Playoffs saranno i giovani e atletici Philadelphia 76ers, che hanno
chiuso la conference all’ottavo posto con un record di 35 vinte e 31 perse. A guidare i
Bulls in questi Playoffs sarà la stella della squadra, il playmaker Derrick Rose.
L’atletismo di Rose, unito alle sue grandissime qualità tecniche, lo rende uno dei
giocatori più immarcabili della Lega. L’MVP della passata stagione ha però giocato
solo 5 partite nel mese di Aprile (con 15 punti e 7 assist di media) e non è in
grandissima forma. Dalla panchina per concedergli minuti di riposo possono uscire
giocatori utili e che ben hanno fatto in stagione come Watson (due volte a quota 20
punti in stagione contro i Sixers) e Lucas. Nello spot di guardia si alternano l’esperto
Hamilton, preso a inizio stagione per aumentare la competitività dei Bulls nella post
season, e l’ex Jazz Brewer. Come ali piccole trovano spazio Deng (fondamentale per
le grandi capacità difensive) e Kyle Korver (giocatore mortifero dall’arco ed ex
proprio dei Sixers). Nel reparto lunghi i Bulls si aspettano dei grandi Playoffs da
Carlos Boozer, il secondo violino di questa formazione, e sperano che Noah si
confermi un fattore a rimbalzo. I loro cambi saranno Gibson e Asik, utilissimi
soprattutto per aumentare l’intensità difensiva della squadra. La chiave dei Bulls è
chiaramente l’applicazione difensiva, parte del gioco molto curata da Thibodeau,
mentre in fase offensiva il gioco corale fa da padrone con alcune giocate solitarie
della stella Rose. I Sixers, interessante concentrato di talento e gioventù, rispondono
con in quintetto l’ottimo Holiday (13.5 punti e 4.5 assist), il tiratore Meeks, la stella
Andre Iguodala, l’esperto Elton Brand (ex proprio dei Chicago Bulls) e il centro
Spencer Hawes. Dalla panchina Philadelphia può far uscire Lou Williams, il miglior
realizzatore della squadra e serio candidato al sesto uomo dell’anno, il forte e
completo Thaddeus Young, il rookie Vucevic, l’ottimo Evan Turner e l’espertissimo
Tony Battie. I Sixers non hanno il talento necessario per eliminare i Bulls però
potranno dare molto fastidio alla formazione di Thibodeau. Molto interessanti possono
essere le sfide tra Iguodala e Deng e, sotto canestro, tra Boozer e Brand. Inoltre sarà
importante vedere in che condizioni fisiche si presenterà Derrick Rose a questi
Playoffs dopo una regular season piena di problemi.
Pronostico: Chicago Bulls 4-1 Philadelphia 76ers
Bulls (1) – Sixers (8)
Luca Antonelli
La tenacissima difesa dei Bulls metterà parecchio in difficoltà Iguodala e
compagni.
Heat (2) – Knicks (7)
Precedenti stagionali:
27 gennaio: Knicks 89-99 Heat
23 febbraio: Knicks 88-102 Heat
15 aprile: Heat 93-85 Knicks
Quintetti base:
Miami Heat: M. Chalmers, D. Wade, L. James, C. Bosh, U. Haslem.
New York Knicks: I. Shumpert, B. Davis, C. Anthony, T. Chandler, A. Stoudemire.
Si prospetta una serie di altissimo profilo tra gli Heat e i Knicks in questo primo turno
di playoff 2012; la rivalità storica tra le due squadre sarà sicuramente un ingrediente
speciale che contribuirà ad aggiungere spettacolo ed emozioni, che rimbalzeranno
vorticosamente tra il Madison Square Garden e l’American Airlines Arena. Miami ha
concluso la Eastern Conference saldamente al secondo posto precedendo Indiana di
4 vittorie; solo i Bulls han fatto meglio. New York ha, invece, chiuso la stagione al
settimo posto davanti a Philadelphia riuscendo a rimediare a una partenza molto
incerta che è costata la panchina a coach D’Antoni.
I quattro fattori principali che potrebbero determinare il risultato finale della serie
sono:
Il fattore campo: una delle perplessità maggiori che ha offerto il campionato di Miami
è stata la grande discrepanza tra i risultati raccolti in casa e in trasferta. Tra le mura
amiche gli Heat possiedono il miglior record dell’intera lega a pari merito con San
Antonio (28-5); totalmente differente è il bottino lontano dalla AA Arena: 18-15.
Nonostante parta da favorita, Miami dovrà assolutamente aggiudicarsi le prime due
gare in casa. Se New York sarà in grado di ribaltare il fattore campo, nessuno potrà
dire come finirà la sfida. Non si può affermare che LeBron non sia in grado di
sbancare il Madison, – dal 2008 si è aggiudicato sei delle sette partite disputate a
NY- la questione è se anche il supporting cast degli Heat sarà capace di trovare il
coraggio di fare delle grandi prestazioni in territorio nemico.
Il fattore Stoudemire: sebbene Carmelo Anthony abbia mostrato un basket superbo
nell’ultimo periodo, sono tutti consapevoli del fatto che non possa battere Miami da
solo. Stoudemire, dopo aver saltato 13 gare consecutive a causa di un’ernia al disco,
deve assolutamente supportare l’attacco dei Knicks e aiutare Chandler nei rimbalzi se
vuole che la sua squadra metta in difficoltà gli Heat. Da quando è tornato sul campo
Amare ha convinto un po’ tutti collezionando una media di 17 punti, 6 rimbalzi e 2
stoppate e soprattutto tirando dal 56% dal campo. La chiave di volta di questo primo
turno è la difesa del duo Bosh-J.Anthony su Stoud: se sarà efficace la serie potrebbe
concludersi molto rapidamente.
Il fattore triple: i Knicks amano le conclusioni dalla lunga distanza; durante la regular
season in media hanno tentato 23,4 tiri da tre punti, secondi solo a Orlando (27,1).
Steve Novak, JR Smith e Baron Davis non si lasceranno intimidire facilmente; certo è
che se dovessero tirare troppi mattoni dall’arco, ci saranno grandi possibilità per gli
Heat. D’altra parte se i palloni iniziassero ad entrare con facilità, la difesa di Miami
verrebbe sicuramente allargata consentendo a Chandler e Stoudemire di fare danni
sotto canestro.
Il fattore Melo: fin dal suo arrivo nella Grande Mela, Anthony ha avuto un rapporto
travagliato con i tifosi dei Knicks. Lui, in fondo, ritiene di essere sullo stesso piano
rispetto a James e Wade e ora, per la prima volta, ha la possibilità di dimostrarlo
concretamente. Da quando Mike Woodson ha preso il timone della squadra, Melo ha
ricevuto molti complimenti per le sue prestazioni ed è ora il candidato principale per il
premio di miglior giocatore del mese di aprile. Se riuscirà a ripetersi anche nel mese
di maggio la serie potrebbe rivelarsi più combattuta rispetto ai pronostici.
Ultima stagione: Miami perse la finale; New York uscì al primo turno della Eastern
Conference contro Boston.
Pronostico: Miami Heat 4-1 New York Knicks
2012 regular-season leaders:
Heat (2) – Knicks (7)
Claudio Caldarone
Miami Heat
Punti: James 27.1
Assist: James 6.2
Rimbalzi: James 7.9
Stoppate: Anthony 1.31
Rubate: James 1.85
New York Knicks
Punti: Anthony 22.6
Assist: Lin 6.2
Rimbalzi: Chandler 9.9
Stoppate: Chandler 1.44
Rubate: Shumpert 1.71
Pacers (3) – Magic (6)
Precedenti stagionali:
24 gennaio: Pacers 83-102 Magic
29 gennaio: Magic 85-106 Pacers
4 febbraio: Pacers 81-85 Magic
11 marzo: Magic 107-94 Pacers
Quintetti base:
Indiana Pacers: D. Collison, P.George, D. Granger, D. West, R. Hibbert
Orlando Magic: J. Nelson, J.Richardson, H. Turkoglu, R. Anderson, E. Clark
Gli Indiana Pacers si presentano a questi Playoffs da possibili protagonisti, dopo
tanti anni di anonimato, mediocrità e presenze sporadiche in Post-Season. La
squadra di Vogel si qualifica come terza ad Est e, dopo essersi permessa anche il
lusso di lasciar riposare, nelle ultime apparizioni di Regular Season, alcuni degli
starters (come Danny Granger, alle prese anche con qualche problemino
muscolare), è pronta per iniziare il proprio cammino. Indiana è la vera e propria
sorpresa della Lega quest'anno e ha mostrato di saper sfruttare il mix del proprio
roster, tra veterani (come David West) e giovani dalle belle speranze. Difficile da
inquadrare ciò che i Pacers potranno fare in questi Playoffs, più facile prevedere
l’andamento di questa serie con i Magic: nonostante i precedenti stagionali diano
ragione alla squadra della Florida, infatti, Indiana potrà sfruttare la freschezza del
proprio back court (Collison e George fanno 45 anni in due) e sotto canestro
probabilmente troverà un costante fattore di superiorità, grazie all’assenza per i
Magic di Dwight Howard e alla crescita mostrata da Roy Hibbert in questi mesi. I
Magic, dunque, iniziano questa Post-Season per la prima volta negli ultimi anni da
sfavoriti sin dal primo turno. La perdita di Howard, sotto ai ferri e out per i prossimi
tre mesi, pesa come un macigno nell’economia di una squadra che aveva proprio nel
pitturato il proprio perno offensivo e, soprattutto, difensivo. La difficile situazione di
spogliatoio, inoltre, con Van Gundy spesso sul filo del rasoio e in costante lite con lo
stesso Howard, non aiuta a creare l’atmosfera giusta in vista dei Playoffs. Orlando
rimane comunque squadra temibile qualora dovesse iniziare positivamente la serie
dall’arco. La capacità di allargare il campo e di sfruttare la transizione secondaria è
sempre stato un punto di forza di questi Magic e per Van Gundy rimane forse l’unica
arma a disposizione. Fondamentale sarà il lavoro del giovane Clark in difesa su
Hibbert e del pacchetto degli esterni offensivamente: molto passerà dalle mani di
Redick, Jason Richardson, Nelson e Turkoglu. In Regular Season le due squadre
hanno chiuso 3-1 in favore dei Magic. Ma da quei match, moltissimo è cambiato. I
Pacers peccano di esperienza in generale, ma Orlando si presenta a questi Playoffs
con le ossa rotte. Nonostante ciò, mai sottovalutare una squadra così temibile
dall’arco come i Magic.
Pronostico: Indiana Pacers 4-2 Orlando Magic
Pacers (3) – Magic (6)
Davide Mamone
Particolarmente interessante sarà il duello tra Ryan Anderson e David
West.
Celtics (4) – Hawks (5)
Precedenti stagionali:
19 marzo: Hawks 76-79 Celtics
11 aprile: Celtics 88-86 Hawks (OT)
20 aprile: Hawks 97-92 Celtics
Quintetti base:
Boston Celtics: R. Rondo, A. Bradley, P. Pierce, K. Garnett, B. Bass
Atlanta Hawks: J. Teague, K. Hinrich, J. Johnson, J. Smith, J. Collins
Premessa: ogni volta si parli di Hawks, dei brividi attraversano il mio corpo e iniziano
a balenarmi in testa una serie di dubbi inenarrabili riguardo la formazione di Atlanta
guidata da coach Larry Drew. Detto questo, accade che il vantaggio del fattore
campo sia a favore delle aquile, forti di un record stagionale di un pelo, o, perché no,
di una piuma superiore della compagine guidata da Rivers. Si plana sui celtici di
Boston con qualche dubbio nel bagagliaio però: Atlanta ha condotto una stagione di
tutto rispetto e tirando le somme non si può certo dire che la squadra non abbia
funzionato ma al contrario non ha mai convinto appieno, specialmente nei match che
li hanno visti di fronte a compagini di tutt’altro spessore tecnico, come, giusto per
dirne una, i Celtics. Boston, appunto. Ha avuto un anno interessante, con numerosi
alti e bassi, se vogliamo dovuti anche ai tanti infortuni, o alle incertezze sul futuro di
Rondo o ancora alla media di età leggermente superiore a quella che riteniamo
essere la norma. Ma chi indossa la casacca verde è gente con qualità ed esperienza
e la qualità a lungo andare viene fuori, così come sono venuti fuori i Celtics nel finale
di regular season. Rondo è entusiasta di poter disporre di entrambe le braccia, “the
big ticket” sembra il migliore degli ultimi anni e Paul Pierce e Ray Allen continuano
imperterriti a non interessarsi alla carta di identità, perpetuando nel fare quello che
in realtà hanno sempre fatto. Se a questi aggiungi Bradley, buon innesto in entrambi
i lati del campo, Doc Rivers e una panchina composta da veterani che si conoscono
quanto mai alla perfezione, ecco che otteniamo una formazione difficile da smontare
per tutti, figurarsi per dei giovincelli alla ribalta. Anche se Al Horford fosse presente
nel primo turno (cosa molto improbabile) per gli Hawks sarebbe una battaglia
durissima. Se poi la serie prende una piega difensiva a Boston potranno già iniziare a
pitturare di verde i muri delle case e stappare qualche birra. Si va con i Celtics in sei,
cinque gare dal momento in cui decideranno di essere seri e concentrati e far valere
la caratteristica che li ha contraddistinti in questi ultimi anni; un’intesa granitica dettata
dall’esperienza.
Pronostico: Boston Celtics 4-1 Atlanta Hawks
Celtics (4) – Hawks (5)
Francesco Belardinelli
Josh Smith contro Kevin Garnett: chi avrà il miglior impatto in questa serie?
Spurs (1) – Jazz (8)
Precedenti stagionali:
31 dicembre: Spurs 104-89 Jazz
20 febbraio: Jazz 102-106 Spurs
8 aprile: Spurs 114-104 Jazz
9 aprile: Jazz 91-84 Spurs
Quintetti base:
San Antonio Spurs: T. Parker, D. Green, K. Leonard, T. Splitter, T. Duncan
Utah Jazz: D.Harris, G. Hayward, D. Carroll, P. Millsap, A. Jefferson
Gli Spurs arrivano a questa serie con la mente al clamoroso “upset” subito lo scorso
anno quando, da primi della Western Conference, sono stati eliminati dai Memphis
Grizzlies per 4-1. La squadra di Popovich gioca il miglior basket di sistema dell’intera
lega, con Tony Parker a dettare i ritmi dell’attacco, non senza qualche improvvisata
in contropiede dove, con la sua rapidità, è praticamente imprendibile. Oltre al
francese, chiaramente la serie ruota intorno agli altri due componenti dei “big three”:
Ginobili è stato centellinato durante tutta la regular season, ma quando è stato
chiamato in causa ha sempre risposto con grande presenza e impatto. Duncan
invece sembra quello dei tempi d’oro, quando dominava sotto i tabelloni e, a tempo
perso, portava a casa qualche anello. Oltre ai “soliti noti”, per San Antonio sarà
fondamentale l’apporto della panchina e dei giocatori cosidetti “underdog”; Leonard
si occuperà, molto probabilmente, di Millsap, mentre Green, con le interminabili
braccia, potrà essere utilizzato come “jolly” da giostrare tra guardie e ali. In attacco
fondamentale saranno le percentuali di Gary Neal, in particolare dall’arco, sommate
a quelle dell’ultimo arrivato Stephen Jackson. Ad aumentare il QI della pallacanestro
di coach Pop c’è anche Boris Diaw che, nonostante la non smagliante forma
mostrata agli ultimi europei, è già un tassello importante per i meccanismi
neroargento. Per quanto riguarda i Jazz, la squadra di Salt Lake City ha poco o nulla
da perdere: Harris e compagni si sono qualificati ai playoff soltanto a tre partite dalla
fine della stagione, battendo i Suns in un vero e proprio spareggio. Il roster è buono e
pieno di interessantissimi giovani come Hayward, Favors, Kanter e il vincitore dello
Slam Dunk Contest Evans; purtroppo ai playoff conta molto, forse tutto, l’esperienza,
e i Jazz del “post Deron” ne hanno davvero poca. Per Utah tutto ruoterà intorno alle
cifre di Al Jefferson e Paul Millsap, ai quali spetterà l’onore e l’onere di confrontarsi
con Duncan e Splitter. Harris non è più quello visto per un periodo a Dallas e ai Nets,
mentre cose importanti potrebbe farle Gordon Hayward che, oltre a cercare di limitare
Ginobili, dovrà anche provare a prendere qualche responsabilità di più in attacco.
Come dimostrato l’anno scorso, un ribaltone dei pronostici è sempre possibile, ma
questa volta gli Spurs non falliranno, passando il turno agevolmente.
Pronostico: San Antonio Spurs 4-1 Utah Jazz
Spurs (1) – Jazz (8)
Davide Quaranta
Con giocatori come Duncan, Jefferson e Millsap sarà battaglia vera sotto
canestro.
Thunder (2) – Mavericks (7)
Precedenti stagionali:
29 dicembre: Thunder 104-102 Mavericks
2 gennaio: Mavericks 100-87 Thunder
1 febbraio: Mavericks 86-95 Thunder
3 marzo: Thunder 95-91 Mavericks
Quintetti base:
Oklahoma City Thunder: R. Westbrook, J. Harden, K. Durant, S. Ibaka, K. Perkins
Dallas Mavericks: J. Kidd, D. West, S. Marion, D. Nowitzki, B. Haywood
Oklahoma City Thunder e Dallas Mavericks tornano ad affrontarsi dopo la finale della
western conference che ha visto protagoniste le due squadre la scorsa stagione. Da
quella serie è cambiato molto da entrambe le parti: analizziamo prima Dallas. I Mavs
non hanno più le motivazioni dell’anno scorso e si è visto anche durante la regular
season, decisamente sottotono per i ragazzi di coach Carlisle. Inoltre non c’è più
Tyson Chandler, vero ago della bilancia della straordinaria difesa sfoggiata dai texani
nei Playoffs 2011. Il centro infatti è passato durante l’estate ai New York Knicks. I
Thunder invece sono decisamente migliorati: a maggio scorso erano una squadra
certamente talentuosa ma ancora acerba e si parlava addirittura di qualche
dissapore tra Westbrook e Durant. Ora che i “big two” hanno trovato la perfetta
coesione, Ibaka è diventato uno dei migliori difensori della lega oltre che lo
stoppatore per eccellenza; Harden si è affermato come miglior sesto uomo della lega
e Sefolosha dà un’interessante dimensione difensiva alla squadra. I ragazzi di coach
Scott Brooks possono puntare decisamente in alto. Inoltre le motivazioni non
mancheranno ai Thunder, che proveranno a vendicare la beffa degli scorsi playoffs,
quando furono eliminati con un secco 4-1.
I Dallas Mavericks possono ripetersi? La stragrande maggioranza degli addetti ai
lavori e degli appassionati sono praticamente certi che il repeat non avverrà e
sicuramente anche da questa parte dell’Oceano tutti concordano. La settima piazza
in un’annata anomala non è certo un handicap, ma lo stato fisico e psicologico delle
due squadre è totalmente differente. Negli sconti diretti è sempre successo qualcosa
di particolare: il 29 dicembre Durant realizzò la tripla della vittoria con 1 secondo sul
cronometro; il 2 gennaio Oklahoma perse la prima partita della sua regular season e il
1 febbraio Ibaka firmò il suo career-high per quanto riguarda le stoppate (9).
Ovviamente OKC si affida sul “dynamic duo” che ha dominato la regular season fino a
marzo per poi spegnersi, o meglio calare, negli ultimi 15 giorni, perdendo così la
prima piazza ad ovest. Westbrook ha un impatto sempre più a 360°: prende rimbalzi,
segna anche dall’arco e (l’anno scorso sarebbe stata una notizia) riesce a far girare la
palla. Durant è migliorato dal punto di vista realizzativo, per quanto sia possibile ed ha
aggiunto al suo repertorio doti da leader e da clutcher non indifferenti nei playoffs.
Dall’altra parte troviamo un Nowitzki che ha disputato comunque una gran regular
season, un Terry candidato ancora al sesto uomo dell’anno e un Jason Kidd che
nonostante l’età riesce a dare ancora il suo contributo. Insomma, a Dallas le
individualità non mancano, ma quella magia che permise l’anno scorso ai Mavs di
arrivare fino al titolo è andata via dal Texas. E se si fosse trasferita nell’Oklahoma?
Pronostico: Oklahoma City Thunder 4-2 Dallas Mavericks
Thunder (2) – Mavericks (7)
Angelo Lenoci
L’anno scorso Nowitzki ebbe la meglio, quest’anno Durant riuscirà a
sconfiggerlo?
Lakers (3) – Nuggets (6)
Precedenti stagionali:
31 dicembre: Lakers 92-89 Nuggets
1 gennaio: Nuggets 99-90 Lakers
3 febbraio: Nuggets 89-93 Lakers
13 aprile: Lakers 103-97 Nuggets
Quintetti base:
Los Angeles Lakers: R. Sessions, K. Bryant, M. World Peace (M. Barnes), P.Gasol,
A. Bynum
Denver Nuggets: T. Lawson, A. Afflalo, D. Gallinari, K. Faried, J. McGee
Il match tra queste due squadre sarà sicuramente più che interessante, poiché ci
permetterà di valutare accuratamente quanti passi avanti sono stati fatti dalla
franchigia del Colorado dalla trade che portò Carmelo Anthony a New York in cambio
di giocatori come Chandler e Gallinari. I Nuggets sembravano ad un certo punto in
grado di poter lottare per il fattore campo nei Playoffs, poi sono crollati addirittura fino
a rischiare di non prendere parte alla post-season. I Lakers hanno vissuto un
cammino opposto: partiti tra le critiche di quasi tutto il globo, alla lunga si sono ripresi
e hanno scalato la Western Conference fino a giungere al terzo posto. È chiaro che
in questo momento, con i Playoffs vicini all’inizio, i Lakers siano la squadra più forte
dal punto di vista dell’organico e siano anche quella più in forma tra le due che
vedremo affrontarsi in questa serie. Non bisogna però aspettarsi di vedere i Nuggets
tirarsi indietro perché questo non fa parte del DNA di una squadra allenata da un
veterano come George Karl. Sotto canestro il rookie Faried, reduce da una fantastica
stagione, e il parecchio chiacchierato JaVale McGee dovranno battagliare con una
delle coppie di lunghi più devastanti dell’ultimo decennio. Ed è chiaro che sulla carta
non c’è assolutamente storia. Danilo Gallinari, seppure molto probabilmente non
dovrà affrontare Metta World Peace (l’ex Ron Artest salterà le prime sei gare di
questi Playoffs), sarà comunque costretto a confrontarsi con la tenace difesa di Matt
Barnes. Afflalo, uno degli uomini più efficaci dei Nuggets in questo finale di stagione,
dovrà invece spremere tutto se stesso per limitare un Kobe Bryant che, nonostante i
problemi fisici recentemente patiti, a questo livello è sempre l’ultimo giocatore che
vorresti incontrare. Per ultimo lasciamo invece il confronto in cui i Nuggets potrebbero
non uscire sconfitti: Ramon Sessions si è rivelato decisamente un buon acquisto per
la franchigia californiana che cercava disperatamente un playmaker, tuttavia Ty
Lawson ha disputato una stagione a buoni livelli, dimostrando notevoli miglioramenti
rispetto all’anno scorso. Forse i Nuggets si aggrapperanno proprio al loro playmaker
per provare ad ottenere qualcosa da una serie che appare decisamente proibitiva. È
chiaro che al momento sembra molto difficile pensare che i Nuggets possano anche
solo giocarsela contro i Los Angeles Lakers, ma solo il campo potrà darci risposte
definitive. Certo è che un’eventuale eliminazione dei Lakers, che hanno evitato Dallas
(arrivata settima) per un pelo trovando sulla propria strada i Nuggets, sarebbe vista
come una figuraccia nonostante la stagione non facile dei gialloviola.
Pronostico: Los Angeles Lakers 4-2 Denver Nuggets
Lakers (3) – Nuggets (6)
Filippo Antonelli
Kenneth Faried in questa serie farà di tutto per rendere la vita difficile a Pau Gasol.
Grizzlies (4) – Clippers (5)
Precedenti stagionali:
26/01: Clippers-Grizzlies 98-91
24/03: Clippers-Grizzlies 101-85
09/04: Grizzlies-Clippers 94-85
Quintetti base:
Memphis Grizzlies: M. Conley, T. Allen, R. Gay, M. Speights, M.Gasol
Los Angeles Clippers: C. Paul, R. Foye, C. Butler, B. Griffin, D. Jordan
Ecco a voi la serie più impronosticabile del primo turno e tra le più belle, sulla carta,
degli ultimi anni. I plantigradi del Tennessee (anche se là va più di moda l’orso nero,
ma son dettagli) sono la squadra più in forma ad Ovest assieme agli Spurs. Hanno
scalato nell’ultimo mese posizioni su posizioni, fino a soffiare proprio ai rivali di
questo primo turno la quarta piazza. Inoltre sono la squadra più profonda della NBA.
Se a leggere i quintetti non avete trovato Zach “Z-Bo” Randolph e OJ Mayo non è un
errore, ma è il segno che coach Hollins ha a disposizione un roster ricchissimo e sa
cosa farsene. La parola d’ordine è equilibrio sia interno ai reparti che tra di essi. In
quintetto partono almeno due specialisti difensivi (Speights e Tony Allen, chiamato a
una grande serie), poi entrano in campo i due sopra citati che possono dar sfogo
tutto il loro talento offensivo, al quale si è aggiunto quello di Gilbert Arenas, un
angioletto sin qui, ma capace di rompere qualsiasi schema e non solo nel bene.
Inamovibile invece Marc Gasol che, nella speranza di non subire da Blake Griffin lo
stesso trattamento del fratello, dà solidità in entrambe le metà campo. Il collante di
tutto è Rudy Gay, miglior marcatore dei suoi e la più sottovalutata stella dell’NBA.
Senza di lui Memphis l’anno scorso ha regalato dei playoffs memorabili; quest’anno i
presupposti per fare anche meglio ci sono tutti. L’unica incognita è il ruolo di
playmaker, dove il solo Conley si troverà di fronte – oltre Paul – un pacchetto di
avversari ben assortito. In base alla storia per i Clippers esserci – e da quinti
classificati - è un trionfo. In base alle aspettative della pre-season è il risultato
minimo, in base a quanto visto nei primi due mesi di stagione forse è quasi poco.
L’inizio scoppiettante, CP3, “Lob City” e tutto il resto avevano illuso i tifosi della
franchigia più sfigata della storia dell’NBA di essere diventati addirittura una
contender. L’infortunio di Billups, tegola pesantissima, ha evidenziato qualche lacuna
nel roster, parzialmente tamponata dall’arrivo di Nick Young dai Wizards (meno bene
del previsto) e dal precedente inserimento di K-Mart che ha dato solidità ed
esperienza sotto canestro. Sono però emersi i primi dubbi sulla reale consistenza di
“Blakezilla” Griffin: i balzi ok, le schiacciate bellissime, i numeri ottimi. Ma un tiro da
fuori? Un movimento spalle a canestro? Non che il ragazzo non ci sappia fare, sia
chiaro, ma il test contro il super tecnico Randolph dirà molto sul comunque
spettacolare 32 dei Clips. Tanto il destino dei losangelini passerà attraverso le sapienti
mani di Chris Paul. Arrivato in estate il numero 3 ha predicato un basket spettacolare
come suo standard, aggiungendo ai prevedibili assist oltre quota 3.05 una terrificante
produzione offensiva negli ultimi quarti. Occhio a Caron Butler, calato sul finale di
stagione, ma fondamentale nel cercare di limitare Gay.
Gran bella serie, ricchissima di spunti e sicura produttrice di highlights e di emozioni.
Incrocio inedito tra due forze emergenti, anche se Memphis ha un filo di esperienza in
più maturata l’anno scorso e un roster infinito (occhio al carneade Lester Hudson). I
Clippers però hanno entusiasmo e freschezza, oltre a uno dei primi 5 giocatori del
mondo e comunque gente che ha giocato la finale (K-Mart su tutti). La sto tirando per
le lunghe per non fare il pronostico, si vede. Memphis in 7. Anzi no Clippers in 7. La
prima è quella che conta.
Pronostico: Memphis Grizzlies 4-3 Los Angeles Clippers / Memphis Grizzlies 3-4 Los
Angeles Clippers
Grizzlies (4) – Clippers (5)
Mattia Kolletzek
Parola alla redazione
Per la nostra redazione è stato un grandissimo anno, essendo cresciuto il numero
dei redattori e, conseguentemente, la copertura che siamo stati in grado di fornire su
tutto quello che è successo nella lega più bella del mondo. Visto che vi siamo
probabilmente stati di compagnia da Natale in poi, vi chiediamo di concederci una
piccola debolezza prima di salutarvi. Nella guida di introduzione alla stagione
avevamo dato i nostri pronostici sul record che ogni squadra avrebbe avuto e su
quale sarebbe stato il tabellone dei Playoffs 2012. Ve lo diciamo subito: lo abbiamo
sbagliato, quindi non siamo qui per provare a vantarci! Però, dopo avervi fornito
anche i nostri pronostici su ogni singola serie di questo primo turno, vogliamo anche,
concedetecelo, pubblicare quello che sarà secondo noi il percorso e la strada che
prenderanno questi Playoffs in quelli che saranno senza dubbio i mesi più belli ed
emozionanti dell’intera stagione NBA. Non solo: oltre al nostro tabellone, vi lasciamo
inoltre i nostri pronostici (o, più che altro, le nostre opinioni) sui classici premi della
regular season che vengono assegnati dall’NBA nelle prime settimane dei Playoffs.
Mentre MVP, MIP, rookie, coach, sesto uomo e difensore dell’anno li abbiamo scelti
di comune accordo perché era naturalmente più facile, molto più complicato era
stabilire quintetti unici che andassero bene per tutta la redazione: così abbiamo
deciso di utilizzare un espediente: Filippo Antonelli e Angelo Lenoci hanno provato a
compilare i propri quintetti e quindi questi saranno pubblicati separatamente e verrà
naturalmente indicato chi dei due li ha compilati. Con la speranza di aver svolto bene
il nostro lavoro nella realizzazione di questa guida di introduzione ai Playoffs 2012, vi
salutiamo (anche se, siamo sicuri, andrete avanti per leggere il nostro tabellone ed i
nostri premi!), promettendovi il miglior servizio possibile per questi Playoffs. Non vi
resta che seguirci su basketinside.com, oppure sui social network Twitter
(@basketinside360 oppure @BasketinsideNBA) e Facebook (Basket Inside oppure
NBA News Basketinside). Grazie a tutti.
La Redazione
Il nostro tabellone
Secondo turno
Chicago Bulls (1) – Boston Celtics (4)
Miami Heat (2) – Indiana Pacers (3)
San Antonio Spurs (1) – Memphis Grizzlies (4)
Oklahoma City Thunder (2) – Los Angeles Lakers (3)
Finali di Conference
Chicago Bulls (1) – Miami Heat (2)
San Antonio Spurs (1) – Oklahoma City Thunder (2)
Finale NBA
San Antonio Spurs (1) – Miami Heat (2)
Campione NBA:
I nostri premi della regular season
Partiamo innanzitutto da una doverosa precisazione: sul nostro sito sono andate in
scena a cadenza settimanale per tutta la stagione le rubriche Race to the MVP
(curata da Marco Conti) e Rookie Rankings (curata da Niccolò Costanzo). Per
assegnare i nostri premi in questa sede ci avvarremo naturalmente di questi due
contributi, indicando chi ha vinto la classifica a punti delle due rubriche. Mentre i
premi individuali sono stati scelti da tutta la redazione, per quanto riguarda i quintetti
c’erano naturalmente parecchie divergenze e così Filippo Antonelli e Angelo Lenoci
hanno deciso di compilare i propri quintetti a titolo personale e non a nome della
redazione. Sarà naturalmente indicato, più avanti, quali quintetti saranno stati
compilati dal primo e quali dal secondo.
Most Valuable Player (secondo la classifica a punti della nostra rubrica): 1.
Kevin Durant (Oklahoma City Thunder), 2. LeBron James (Miami Heat), 3. Kevin
Love (Minnesota Timberwolves).
Most Valuable Player (secondo l’ultimo episodio della nostra rubrica): 1. Kevin
Durant (Oklahoma City Thunder), 2. LeBron James (Miami Heat), 3. Tony Parker
(San Antonio Spurs).
Coach of the year: 1. Gregg Popovich (San Antonio Spurs), 2. Frank Vogel (Indiana
Pacers) / Tom Thibodeau (Chicago Bulls) / Lionel Hollins (Memphis Grizzlies).
Defensive Player of the Year: 1. Tyson Chandler (New York Knicks), 2. Serge Ibaka
(Oklahoma City Thunder), 3. Dwight Howard (Orlando Magic).
Rookie of the Year (secondo la classifica a punti della nostra rubrica): 1. Kyrie
Irving (Cleveland Cavaliers), 2. Ricky Rubio (Minnesota Timberwolves), 3. Brandon
Knight (Detroit Pistons).
Most Improved Player: 1. Ryan Anderson (Orlando Magic), 2. Ersan Ilyasova
(Milwaukee Bucks), 3. Greg Monroe (Detroit Pistons).
Sixth Man of the Year: 1. James Harden (Oklahoma City Thunder), 2. Louis
Williams (Philadelphia 76ers), 3. Jason Terry (Dallas Mavericks).
All-NBA First Team (Filippo Antonelli): Kobe Bryant (Los Angeles Lakers), Tony
Parker (San Antonio Spurs), Kevin Durant (Oklahoma City Thunder), LeBron James
(Miami Heat), Andrew Bynum (Los Angeles Lakers).
All-NBA Second Team (Filippo Antonelli): Chris Paul (Los Angeles Clippers), Rajon
Rondo (Boston Celtics), Kevin Love (Minnesota Timberwolves), Dirk Nowitzki (Dallas
Mavericks), Dwight Howard (Orlando Magic).
All-NBA Third Team (Filippo Antonelli): Russell Westbrook (Oklahoma City
Thunder), Steve Nash (Phoenix Suns), Josh Smith (Atlanta Hawks), Carmelo Anthony
(New York Knicks), Marc Gasol (Memphis Grizzlies.
All-Defensive First Team (Filippo Antonelli): Chris Paul (Los Angeles Clippers),
Kobe Bryant (Los Angeles Lakers), LeBron James (Miami Heat), Serge Ibaka
(Oklahoma City Thunder), Tyson Chandler (New York Knicks).
All-Defensive Second Team (Filippo Antonelli): Rajon Rondo (Boston Celtics),
Andre Iguodala (Philadelphia 76ers), Shawn Marion (Dallas Mavericks), Josh Smith
(Atlanta Hawks), Dwight Howard (Orlando Magic).
All-Rookie First Team (Filippo Antonelli): Kyrie Irving (Cleveland Cavaliers), Ricky
Rubio (Minnesota Timberwolves), Brandon Knight (Detroit Pistons), Kawhi Leonard
(San Antonio Spurs), Kenneth Faried (Denver Nuggets).
All-Rookie Second Team (Filippo Antonelli): Isaiah Thomas (Sacramento Kings),
Kemba Walker (Charlotte Bobcats), Klay Thompson (Golden State Warriors),
Chandler Parsons (Houston Rockets), Tristan Thompson (Cleveland Cavaliers).
All-NBA First Team (Angelo Lenoci): Rajon Rondo (Boston Celtics), Kobe Bryant
(Los Angeles Lakers), LeBron James (Miami Heat), Kevin Durant (Oklahoma City
Thunder), Andrew Bynum (Los Angeles Lakers).
All-NBA Second Team (Angelo Lenoci): Chris Paul (Los Angeles Clippers), Russell
Westbrook (Oklahoma City Thunder), Carmelo Anthony (New York Knicks), Dirk
Nowitzki (Dallas Mavericks), Josh Smith (Atlanta Hawks).
All-NBA Third Team (Angelo Lenoci): Steve Nash (Phoenix Suns), Dwyane Wade
(Miami Heat), Paul George (Indiana Pacers), Kevin Love (Minnesota Timberwolves),
Roy Hibbert (Indiana Pacers).
All-Defensive First Team (Angelo Lenoci): Rajon Rondo (Boston Celtics), Kobe
Bryant (Los Angeles Lakers), Metta World Peace (Los Angeles Lakers), Serge Ibaka
(Oklahoma City Thunder), Tyson Chandler (New York Knicks).
I nostri premi della regular season
All-Rookie First Team (Angelo Lenoci): Ricky Rubio (Minnesota Timberwolves),
Kyrie Irving (Cleveland Cavaliers), Klay Thompson (Golden State Warriors), Kawhi
Leonard (San Antonio Spurs), Kenneth Faried (Denver Nuggets).
I nostri premi della regular season
LeBron James e Kevin Durant hanno giocato una stagione magnifica, meritandosi il titolo di
favoritissimi per l’MVP.
Kyrie Irving si è decisamente meritato l’appellativo di miglior rookie dell’anno. Ma senza l’infortunio di Rubio la sua scalata verso il Rookie of the Year
sarebbe stata altrettanto semplice?
Ringraziamenti
Arrivati alla fine di questo splendido percorso non resta
che ringraziare tutta la redazione NBA per lo
straordinario lavoro svolto in questa stagione.
Redattori: Filippo Antonelli, Luca Antonelli, Gabriele
Galluccio, Marco Conti, Niccolò Costanzo, Valerio
Mingarelli, Mattia Kolletzek, Angelo Lenoci, Leonardo
Ludovisi, Paolo Troccoli, Davide Mamone, Francesco
Belardinelli, Claudio Caldarone, Fabio Trinchero,
Giovanni Matteo Tuzzi, Eugenio Nardone, Edoardo
Sperone e Davide Quaranta.
Impaginazione della guida: Filippo Antonelli.
Per ultimo, ma non meno importante, ringraziamo ogni
singolo lettore che ci permette di andare avanti a
raccontare con passione, dedizione e, si spera,
professionalità il mondo della palla a spicchi. Nel nostro
caso a spicchi e a stelle e strisce.
Buoni Playoffs a tutti!