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Periodico bimestrale di Box Marche spa Via S. Vincenzo 67 - 60013 Corinaldo - An www.boxmarche.it - [email protected] Tel. 071 797891 - Fax 071 7978950 Hanno collaborato a questo numero: Domizia Carafòli, Giuliano De Minicis, Tonino Dominici, Giovanna Gallo, Eros Gregorini, Stefano Impiglia, Marinella Bonvini Mazzanti, Gabriele Micozzi, Davide Perini, Felice Saccinto. Progetto grafico dmpcomunicazione Stampa Area Grafica - Ap L’altra storia Gli antichi Romani dicevano: “La storia è maestra di vita”. E’ una frase che spesso torna in mente a chi fa per mestiere lo storico, suscitando non pochi dubbi, perché le esperienze altrui sembrano servire davvero poco in questo mondo che pare ripetere così spesso gli errori del passato mentre ne inventa, ovviamente, di nuovi. Proviamo, allora, a dare alla frase un senso nuovo, del tutto provocatorio. Forse i Romani volevano dire che la storia può insegnare che non esiste un tempo migliore di quello in cui viviamo, anche perché è l’unico che abbiamo a disposizione? Se scorriamo le Cronache del passato certamente ci sentiamo un po’ meno soli, un po’ meno cattivi, un po’ meno angosciati. Le lamentele dei nostri antenati riguardano soprattutto quattro argomenti: il tempo, le tasse, le “bustarelle” per gli uomini politici, le raccomandazioni. A metà del Quattrocento, la lettera di un frate ci rivela che “non esistono più le mezze stagioni: se passa da l’inverno a l’estate e da l’estate a l’inverno. La colpa è de li peccato nostri”. Nel 1506, intorno al 20 di settembre, una grande nevicata ostacolò il cammino di un corteo, diretto ad Urbino; due anni dopo non piovve mai: a Natale, nelle nostre zone, si raccolsero tante rose da ricavarne la celebre acqua in quantità considerevole; intorno agli anni quaranta del XVIII secolo, le barche dirette alla fiera di Santa Maria Maddalena a Senigallia (22 luglio) non riuscirono ad entrare in porto per la nebbia, così fitta da impedire la visione delle fiaccole accese, anche di giorno, per indicare loro l’ingresso. Per quel che riguarda le tasse il lamento è corale e senza distinzione di località: ogni volta che un Signore si impossessava di una città, la prima richiesta (sempre accolta e quasi mai rispettata) era quella di sgravi fiscali. La prassi era così consolidata che questi Signori, sapendo di non poter sfuggire alla richiesta, concedevano “de propria voluntà et umanità” una diminuzione di qualche balzello: perché anche allora le tasse erano davvero tante. Troviamo, poi, un vero campionario di “bustarelle”: per ingraziarsi coloro che erano più vicini ai potenti partivano da Urbino falconi da caccia, cavalli di razze selezionate, carrette intere di caciotte, confetti e candele di cera (particolarmente apprezzate), accompagnate da barili di vino, ma anche pezze di velluto e broccato d’oro destinate, queste ultime, a “signore” particolarmente influenti. Quanto alle lettere di raccomandazione si sprecano e altrettante sono le lamentele di coloro che non riescono ad ottenerle. Sono per posti importanti in tutt’Italia: podestà, ufficiali, giudici, avvocati, medici, pittori, architetti, scultori ed artisti rinascimentali sono accompagnati, almeno all’inizio della loro carriera, da queste “patenti”. Basterà pensare a quella indirizzata da Giovanna Montefeltro Della Rovere a Pier Soderini per raccomandargli il giovane Raffaello: mai “raccomandazione” è stata più giusta. Come si vede, cambiano i tempi, ma gli uomini sono sempre uguali: dispiacerà scoprire che, per quel che riguarda le lamentele sul tempo, sulle tasse, sulle “bustarelle” e sulle raccomandazioni non abbiamo inventato niente. Ciò non toglie che ogni epoca ha cercato di migliorare il suo mondo ed è altrettanto giusto che anche noi dobbiamo tentare di farlo, ma speriamo che gli storici del futuro ricordino anche il fascino di questa nostra epoca che ha realizzato i sogni di tutte le generazioni passate (l’uomo che ha inventato i mezzi per volare ed è addirittura andato sulla luna) e dimentichino le nostre lamentele. Marinella Bonvini Mazzanti I baobab prima di diventare grandi cominciano con l’essere piccoli Saint Exupery

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Page 1: Hanno collaborato a questo numero dmp L’altra storia · di sgravi fiscali. La prassi era così consolidata che questi Signori, sapendo di non poter sfuggire alla richiesta, concedevano

Periodico bimestrale di Box Marche spaVia S. Vincenzo 67 - 60013 Corinaldo - Anwww.boxmarche.it - [email protected]. 071 797891 - Fax 071 7978950Hanno collaborato a questo numero:Domizia Carafòli, Giuliano De Minicis,Tonino Dominici, Giovanna Gallo, Eros Gregorini, Stefano Impiglia, Marinella Bonvini Mazzanti, Gabriele Micozzi,Davide Perini, Felice Saccinto.Progetto grafico dmpcomunicazioneStampa Area Grafica - Ap

L’altra storiaGli antichi Romani dicevano: “La storia è maestra divita”. E’ una frase che spesso torna in mentea chi fa per mestiere lo storico, suscitando nonpochi dubbi, perché le esperienze altrui sembranoservire davvero poco in questo mondo che pareripetere così spesso gli errori del passato mentre neinventa, ovviamente, di nuovi.Proviamo, allora, a dare alla frase un senso nuovo,del tutto provocatorio. Forse i Romani volevanodire che la storia può insegnare che non esiste untempo migliore di quello in cui viviamo, ancheperché è l’unico che abbiamo a disposizione?Se scorriamo le Cronache del passato certamenteci sentiamo un po’ meno soli, un po’ meno cattivi,un po’ meno angosciati. Le lamentele dei nostriantenati riguardano soprattutto quattro argomenti:il tempo, le tasse, le “bustarelle” per gli uominipolitici, le raccomandazioni.A metà del Quattrocento, la lettera di un frate cirivela che “non esistono più le mezze stagioni: sepassa da l’inverno a l’estate e da l’estate al’inverno. La colpa è de li peccato nostri”.Nel 1506, intorno al 20 di settembre, una grandenevicata ostacolò il cammino di un corteo,diretto ad Urbino; due anni dopo non piovve mai:a Natale, nelle nostre zone, si raccolsero tante roseda ricavarne la celebre acqua in quantitàconsiderevole; intorno agli anni quaranta del XVIIIsecolo, le barche dirette alla fiera di Santa MariaMaddalena a Senigallia (22 luglio) non riuscironoad entrare in porto per la nebbia, così fitta daimpedire la visione delle fiaccole accese, anche digiorno, per indicare loro l’ingresso. Per quel cheriguarda le tasse il lamento è corale e senzadistinzione di località: ogni volta che un Signore siimpossessava di una città, la prima richiesta(sempre accolta e quasi mai rispettata) era quelladi sgravi fiscali. La prassi era così consolidata chequesti Signori, sapendo di non poter sfuggire allarichiesta, concedevano “de propria voluntà etumanità” una diminuzione di qualche balzello:perché anche allora le tasse erano davvero tante.Troviamo, poi, un vero campionario di “bustarelle”:per ingraziarsi coloro che erano più vicini ai potentipartivano da Urbino falconi da caccia, cavalli dirazze selezionate, carrette intere di caciotte,confetti e candele di cera (particolarmenteapprezzate), accompagnate da barili di vino,ma anche pezze di velluto e broccato d’orodestinate, queste ultime, a “signore”particolarmente influenti. Quanto alle lettere di raccomandazione si sprecanoe altrettante sono le lamentele di coloro che nonriescono ad ottenerle.Sono per posti importanti in tutt’Italia: podestà,ufficiali, giudici, avvocati, medici, pittori, architetti,scultori ed artisti rinascimentali sonoaccompagnati, almeno all’inizio della loro carriera,da queste “patenti”. Basterà pensare a quellaindirizzata da Giovanna Montefeltro Della Roverea Pier Soderini per raccomandargli il giovaneRaffaello: mai “raccomandazione” è stata piùgiusta. Come si vede, cambiano i tempi, ma gliuomini sono sempre uguali: dispiacerà scoprireche, per quel che riguarda le lamentele sul tempo,sulle tasse, sulle “bustarelle” e sulleraccomandazioni non abbiamo inventato niente.Ciò non toglie che ogni epoca ha cercatodi migliorare il suo mondo ed è altrettanto giustoche anche noi dobbiamo tentare di farlo,ma speriamo che gli storici del futuro ricordinoanche il fascino di questa nostra epocache ha realizzato i sogni di tutte le generazionipassate (l’uomo che ha inventato i mezziper volare ed è addirittura andato sulla luna)e dimentichino le nostre lamentele.

Marinella Bonvini Mazzanti

I baobab prima di diventare grandi cominciano con l’essere piccoliSaint Exupery

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Gustoa scatola chiusa

Viene raccontato che, anticamente, in occa-sione della morte di un familiare, la veglia fu-nebre, con la conseguente recita del rosario,avveniva nella chiesa parrocchiale del paese.Il sacrestano tuttofare assisteva tutta la not-te i parenti del defunto; la chiesa era illumi-nata solo da alcune candele poste ai lati delferetro e la bara era ancora scoperta perdare modo a parenti ed amici di portare l’ul-timo saluto al caro estinto…

In una serata fredda e nebbiosa di novembreera in corso una veglia funebre ed il sacre-stano (che chiameremo Gigetto) stava reci-tando il rosario seduto dentro un confessio-nale per ripararsi dal freddo pungente. Lo as-sisteva un familiare del defunto (un certoMariano) di professione muratore e grandebevitore, ma anche conosciuto come grandepauroso. Finito il rosario Gigetto propone alsuo compagno di andare nell’osteria vicinoalla chiesa a prendere una bottiglia di vino“nuovo” per alleviare la “mala notte” ed ilfreddo pungente. Mancano i denari e Giget-

to risolve il problema pre-levando il necessario dal-la cassetta delle offer-te in suffragio dell’a-nima del defunto.Mariano tutto im-paurito prende i sol-di dal sacrestano esi avvia verso l’oste-ria. Nel frattempoGigetto, che è unbuontempone, si or-ganizza per fare unoscherzo al suo amico…Prende la salma e la mettedentro il confessionale e poi sisdraia dentro la bara al posto delmorto. Poco dopo Mariano arriva tutto tra-felato con il bottiglione da cui ha già bevutotre bicchieri. Si avvicina al confessionale e in-vita Gigetto a bere. La luce delle candele èdebole, il silenzio assoluto, e la paura fa no-vanta… L’invito non ha risposta e il murato-re, credendo che il sacrestano si fosse ad-

Ristorante LA SANGIOVESA Piazza Simone Balacchi, 14Sant’Arcangelo di RomagnaPrezzo: noi abbiamo speso 41 euro in 2 Telefono: 0541 [email protected] Voto: 28 /30

Si entra dalla Bottega delle Robe e delle Bonta’ che tiaccoglie con i suoi scaffali ricolmi di vini, di conserve edi miele per poi passare all’osteria ed al ristoranteammirando incantati le sette stufe di Tonino Guerrache sembrano camini di fate. Ogni angolo delle grottein Sangiovesa, ogni singolo muro, ogni pezzo disoffitto o volta affrescata, ha in sé una storia daraccontare, la memoria di intere generazioni, di unpaese e della sua storia: la Soglia di Papa Manganelli,la Sala dei Tavella. La cantina di Paolo e Francesca, laGrotta delle colombaie…. Il percorso si snoda tra isapori dello squacquerone con la rucola, glistrozzapreti con prosciutto carpegna, ceci ed erbearomatiche, il cosciotto d’agnello al forno profumatoal timo, i tomini biologici di montefiore conca, leverdure alla griglia con la saba e per dolce le ciambelledi romagna bagnate con lo splendido vino dolcelocale: la cagnina. Per finire rosolio al cedro. Passareuna serata in Sangiovesa, è come compiere unfantastico viaggio nella terra di Romagna, un viaggiodi sapori e di ricordi, immersi in quellaparticolarissima, calda atmosfera che fa dellaSangiovesa un posto unico. Tornare a casa è difficile,lieto è il perdersi tra queste mura.

Gabriele Micozzi

dormentato, si avvicinaancora di più al confes-

sionale. Tutto ad untratto dalla bara sileva una voce tuo-nante “Se non lovuole lui, dallo ame!” Per lo spaven-to, Mariano lasciacadere a terra labottiglia e scappa a

gambe levate dallachiesa cercando qual-

cuno che lo accompagnia casa, perché non vuole

tornare da solo. Intanto Giget-to rimette a posto la chiesa, ma Ma-

riano non si fa più vedere. Anzi raccontanoche per la paura, tutte le sere, all’uscita dal-l’osteria, qualcuno doveva accompagnarlo acasa…Come non dire che a Corinaldo ci sono pro-prio dei “matti”?

Felice Saccinto

Brevedissertazionesulla nobilearte dei “gingilli”

Piccoli o grandi, semplici od originali, ma sempre colorati: i gadgets Boxmarche da tempo ormai, scandiscono il cammino di quest’azien-da e della gente che la compone. Sono anni, difatti, che “festeggiamo” ogni ricorrenza, ogni evento, con un oggetto curioso o un ac-cessorio accattivante, con la sincera speranza di fare un dono gradito a quanti lo ricevono. Stupire, far riflettere o semplicemente rega-lare un sorriso sono le linee guida che seguiamo nella creazione di queste “quisquilie”: non potrebbe essere altrimenti per un’aziendache fa della creatività, la sua stessa ragion d’essere. Dallo specchietto del primo Macef, al riflettore solare di quest’estate, passando peril sale della storica Open House 2001, i nostri gadgets hanno segnato momenti per noi importanti e portano inscindibilmente con sé (edè questa la loro funzione fondamentale) il ricordo, la memoria di emozioni vissute, di sensazioni passate, di periodi più o meno felici, macomunque rilevanti in quanto tappe evolutive nella crescita professionale ed umana di ognuno di noi. Non attribuiamo quindi, a questepiccole “creazioni” soltanto un mero significato estetico-funzionale (e di conseguenza fine a se stesso), ma le eleviamo ad un più solen-ne ruolo di memoria storica dell’azienda e della sua gente, una sorte di custodi del tempo andato: preziosi scrigni nei quali ripescare ri-cordi. E a quanti potranno dissentire sul valore che conferiamo a queste “bazzecole”, rispondiamo che non potrebbe essere altrimenti,per noi, inguaribili romantici, creatori di “gingilli”. Davide Perini>>

open house 2001 cosmoprof 2000 - natale 2000 - natale 2001 - progetto riciclo 2002 estate 2000

estate 2001 estate 2002 estate 2003

Mariano e Gigietto: due “matti” di Corinaldostoria vera

estratta dalla raccolta “I Matti di Corinaldo”

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Questo numero di Next è dedicato al ricordo, alla tradizione, alla vogliadi recuperare il passato come maestro di vita e come base da cui partire per

andare avanti. E quale altro prodotto meglio del vino racchiude in sé questidue aspetti? Tradizione e innovazione, passato e futuro, ricordo e anticipazione.

Un prodotto che da sempre accompagna le nostre tavole e che evoca in noi ricor-di ed emozioni, un prodotto legato alla vita di tutti i giorni, ma anche alle grandi oc-

casioni, un qualcosa che dà un tocco di piacere in più ai momenti della nostra giorna-ta. E intorno al vino ferve una grande attività: i viticoltori, i vinificatori e coloro che im-

bottigliano e confezionano il vino per far sì che arrivi sulle nostre tavole. Proseguendo al-lora il nostro giro tra i partner di Boxmarche siamo andati a trovare un’azienda che in fatto

di vino se ne intende: il gruppo Cevico, che si occupa di confezionare il vino e che ha uno deidue stabilimenti produttivi a Forlì. I numeri parlano da soli per capire la realtà aziendale: 5

cooperative che raccolgono uve collocate nei posti strategici della Romagna, 1 milione di ettolitridi vino all’anno. 300.000 vengono confezionati e distribuiti in tutta Italia, altri 100.000 sul mercato

estero. Fino a qui vi starete chiedendo: che cosa c’entra la Boxmarche? E sì, perché siamo abituati apensare al vino in bottiglia, ma la Cevico ha voluto fare un salto innovativo non indifferente investendo

in quel confezionamento che viene denominato bag in box. Si tratta di un sacco in polipropilene conte-nuto all’interno di una scatola (eccola!) di cartone che presenta un rubinetto esterno da cui far uscire ilvino. L’idea, come spesso accade, nasce per caso. Un viaggio in Canada, scoprire il prodotto, portarlo inItalia, iniziare un grosso studio sui materiali, sul come mettere il vino nei contenitori, sulla conservazionedello stesso, sull’integrità che deve essere maggiore di quello in bottiglia e iniziare a produrlo anche qui.In un mercato difficile, dove si è abituati a collegare il vino non in vetro ad una scarsa qualità, dove la tra-dizione ha il suo peso, dove il consumatore attribuisce una certa importanza anche all’aspetto estetico delprodotto. Perché la scelta di gettarsi in questa avventura? “Innovare nel mondo del vino è molto difficile”,ci spiega Lauro Giovannini, presidente e amministratore delegato di Due Tigli e responsabile del polo diForlì per Cevico, “c’è chi ridisegna l’etichetta o modifica il materiale del tappo, ma non sono dei vericambiamenti. Noi abbiamo avuto - e continuiamo ad avere - la volontà di innovare davvero e di inve-stire sempre di più nella qualità dei nostri prodotti. Se domani mi si presentasse una nuova occa-

sione credo che cambierei ancora. L’evoluzione è sempre verso il meglio.” Ed è proprio far capi-re la qualità del vino nel bag in box la vera sfida che Cevico ha voluto abbracciare: il concet-

to base del bag in box è infatti che si riesce a preservare la qualità soprattutto nei gran-di formati, in quanto il vino non viene mai a contatto con l’ossigeno. Concetto che

cozza contro il pregiudizio ormai diffuso che il vino in cartone sia un vinopovero. Se però si pensa che il vino che viene messo nel bag in box

ha una gradazione alcolica di 11,5°, ha dei nomi comesangiovese, trebbiano, pinot, allora è facile capi-

re che dietro la qualità c’è, eccome.Un elemento fondamentale

rimane poi l’immagine:se è vero che lamaggior partedegli acquisti,soprattutto nel-la grande distri-buzione, vienefatta d’impulso,allora la vestediventa essen-ziale. Attraversoun aspetto este-riore gradevole,una grafica ac-cattivante, unascatola resisten-te, si gettano lebasi per averesuccesso. Ed èquello che tuttinoi auguriamo aCevico.

Ci sono persone che chiudono la porta davantiai ricordi, non danno particolare importanzaal passato e in generale preferiscono tenerlolontano dai propri pensieri. Ce ne sono altre,invece, che attribuiscono un valore tuttospeciale alla memoria. Innumerevoli scrittorie poeti hanno dimostrato come sia importantedisporre di un’alta sensibilità alla memoriaper poter riuscire ad evocare per sée trasmettere agli altri, emozioni intensee profonde. (…)La sensibilità alla memoria ha molti risvoltie diversificazioni e può rispondere a svariateesigenze psichiche. Vi possiamo infattiindividuare molte sottostanti ed eterogeneecomponenti, quali l’atteggiamento versoil tempo, il collezionismo, l’interiorizzazione,il bisogno di rielaborare ciò che accade, ecc.Tali caratteristiche sono diversamente presentiin persone che hanno differenti profilidi sensibilità alla memoria.L’analisi dei dati consente di differenziaredue tipologie: “interiorizzanti” e “pragmatici”.Appartengono alla tipologia degli“interiorizzanti” quelle persone in cuila propensione al ricordo è strettamente legataal loro legame con il passato, al desideriodi ripensare e ricostruire situazioni vissute,rivivendo le emozioni di un tempo.Per queste persone i ricordi si mantengonosempre presenti, sono assai vividi, non hannobisogno di particolari aiuti esterni per essererecuperati e risultano vitali per capire il proprioSé e operare scelte nel presente.Appartengono invece alla tipologiadei “pragmatici” coloro che, tenendo anch’essiin alto conto la memoria, cercanodi contrastare l’oblio attivamente, fermandoil ricordo con sussidi di varia natura:annotando e conservando spunti che faccianoscattare il ricordo degli episodi vissuti,raccogliendo e catalogando fotografie,videocassette, audioregistrazioni, ecc.Nei tipi pragmatici ci sono una più chiarapercezione di quanto sia facile dimenticaree una specifica attenzione sia agli aiuti esterni,sia alle strategie interne che possonocontrastare la perdita dei ricordi. Lo psicologonordamericano Philip Zimbardo ha descrittouna dimensione di personalità che potrebbeessere messa in relazione con la tipologiainteriorizzante. Essa fa riferimentoall’atteggiamento di fronte al tempo.Si è potuto verificare che chi ha alti punteggidi sensibilità alla memoria ha anchela propensione ad autovalutarsi in manierapiù elevata in tre dimensioni: il piaceredel presente (per esempio dice di sperimentarecon frequenza la perdita della cognizionedel tempo durante lo svolgimento di cosepiacevoli), l’orientamento al futuro(per esempio ritiene di essere in gradodi portare a termine i propri progetti),e una considerazione positiva (che rifletteun atteggiamento caldo ed affettivo)del passato. (…) E’ interessante osservareche la sensibilità alla memoria non significasolo un ripiegamento sul passato o una suasterile valorizzazione, ma piuttosto un modoricco e positivo per volgersi al presentee al futuro. Sembra che chi ha un’altasensibilità alla memoria sia ben orientatoe positivo nei confronti della prospettivatemporale: muovendo da una considerazionepositiva del passato, questa persona sa viverepienamente il presente e considera in manieracostruttiva il futuro.

Tratto da: “Gli amanti della memoria”di C. Cornoldi e R. De Beni su “Psicologia Contemporanea” n.177

Bag in box: vince la qualità CevicoIntervista a Lauro Giovannini

Sensibilitàalla memoria

Giovanna Gallo

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METAFISICAGiorgio e gli altri

Le fontidi Corinaldo

Dell’acquae della parola

skipintro

Le Fonti sgorgano poco lontano dal centro abita-to, in un luogo facilmente accessibile a chi avevabisogno di acqua. Nell’ordinato archivio di Cori-naldo, i registri degli anni tra il 1596 e il 1599 rac-colgono con precisione tutte le ingenti spese cheil Comune sostenne per compiere la grande ope-ra, idraulica e architettonica, infatti proprio nel1596 mastro Lazzaro Cocchi, architetto da Pesa-ro, aveva illustrato il suo progetto ai Priori del Co-mune che lo avevano approvato. Per la costruzio-ne delle linee di raccolta e adduzione delle acquesi acquistarono a Senigallia i necessari tombolimentre la costruzione dell’edificio e del lavatoiovenne affidata a mastro Battista da Fornoli (Luc-ca) muratore, coadiuvato anche da mano d’ope-ra locale. I legnami arrivarono da Senigallia, la“pietra concia” da Montaiate di Pergola, i “pian-coni” di legno dalla selva di Casamurata di Cori-naldo, le tre cannelle da Pesaro, la “chiave d’ot-tone (saracinesca) per serrare il condotto dellafonte” da Firenze. Durante la costruzione delgrande lavatoio, Pompeo da San Vito e compagnivennero incaricati di scavare la “cava o fosso perfare il condotto dalla fonte al lavatore”. Anche ilVice Legato della Marca di Ancona, residente aMacerata, finanziò la costruzione e, alla fine del1598, i lavori erano quasi ultimati. Agli inizi del1599 venne pavimentato, con duemila e duecen-to pianelle, il “cortile della fonte avanti le cannel-le”. Negli stessi anni a Senigallia veniva costruitol’acquedotto di San Gaudenzio, opera idraulicaben più rilevante rispetto a quella corinaldese, maprobabilmente tra i due lavori vi furono contatti eforse alcuni identici fornitori di materiali. Nel Ter-zo Libro delle Istorie dello Stato d’Urbino (1642),V. M. Cimarelli scrive: “…al fonte maggiore, chea’ fianchi di Corinalto, all’Occaso versa l’acquesue chiare, volgerò la penna; rendendosi quellodegno non tanto per la feconda vena e bontàdell’acque sue, quanto per l’artificioso magisteroche usarono i corinaltesi per ritrovarla….Essendoin una gran siccità quasi ogni fonte della Marcaseccato, anche la vena di questo smarrita, nonosava comparire alla luce, ma, traviando, nel ven-tre de’ vicini colli si diffondeva. Onde gl’indu-striosi cittadini, fatti della natura competitori, or-dinarono farsi due gran cave sotterra, che, nelleviscere de’ congiunti colli, a grande spatio giras-sero. Et essendo compita l’opra e ritrovata la per-duta vena, facilmente al fonte la ridussero, laqual corre in tanta copia (…) Con tre bocche dibronzo continuamente sgorgando, a beneficiopublico, in un lavatoio diffondesi, che ivi, con artee con disegni mathematici, l’anno 1603, fu a spe-se del Commune fabbricato, non meno vago, chesontuoso ed amplo, con portici belli, che, da ogniparte girandolo, utilissimo insieme il rendono”.Nel 1936 si decide di costruire un nuovo e piùfunzionale lavatoio, demolendo quello esistente.Il fotografo e giornalista corinaldese Mario Cara-fòli allarmato, pubblica sul Corriere Adriatico del30 ottobre, una lettera aperta indirizzata al So-printendente alle Antichità e Monumenti il quale,due giorni dopo, si reca a Corinaldo e blocca im-mediatamente i lavori, “avocando a sé ogni deci-sione”. Agli inizi del Novecento però, il comples-so edilizio, per la sua vetustà e per la costruzionedel nuovo acquedotto, è in completo abbandono

perciò la struttura viene restaurata, e l’unica va-sca centrale usata come lavatoio, per motivi igie-nici, è sostituita da venti vasche collocate sotto iltetto del quadrilatero. Ma con il passare deglianni, persa la funzione di fornire ai corinaldesil’acqua da bere, le Fonti vengono di nuovo perlungo tempo abbandonate Nel 2001 il restaurodelle Fonti viene inserito, dalla Soprintendenzaper i beni Ambientali e Architettonici per le Mar-che, nel piano degli interventi da finanziare con ifondi del Ministero. Oggi, dopo l’esecuzione deilavori, l’insieme architettonico è tornato al suoantico splendore. Credo che ci si debba impe-gnare tutti perché un intelligente uso del com-plesso monumentale possa consentirgli una lun-ga ed utile vita pubblica.

Eros Gregorini

fra l’acqua e la parola immaginando nuove, crea-tive occasioni di commistione”. Sotto questo temache suona così seducente, le Fonti potranno ospi-tare mostre, presentazione di libri, concerti e altremanifestazioni che abbiano a che fare con l'acquae con la parola. L'acqua è protagonista della pit-tura e della musica, in particolare della seconda:da Debussy a Ottorino Respighi (“Fontane diRoma”) a Lucio Battisti (“Acqua azzurra, acquachiara”) alle canzoni popolari (“Amore dammiquel fazzolettino/vado alla fonte e lo voglio la-var!”) è tutto un piacevole scrosciare di acque e diparole. E poichè l'acqua è componente indispen-sabile di cibi e bevande, le Fonti con il loro delizio-so portico potrebbero prestarsi magnificamenteper ospitare degustazioni di vino, olio, antichi cibiriscoperti. Giriamo queste proposte alle autoritàcittadine, con una caldissima raccomandazione: leFonti rappresentano un piccolo ambiente di gran-de suggestione e bellezza, ma come tutte le cosepreziose, anche molto delicato. Difendiamole dal-l'incuria di chi le ha usate fino ad oggi come de-posito di attrezzi ma soprattutto difendiamole daintrusioni brutali, dal proliferare incontrollato diun'edilizia desolatamente brutta, capace di rubarel'anima ai luoghi più poetici. Preserviamole cosìcome sono per il futuro e ce ne saranno grati i no-stri figli.

Domizia Carafòli

Ora che sono state perfettamente restaurate, leFonti di Corinaldo, di cui riferisce qui a fianco ErosGregorini, si rivelano per uno dei luoghi più poeti-ci e simbolici del paese e dei suoi dintorni. Piutto-sto modeste di dimensione, rese perfettamenteomogenee dal caldo colore del cotto, raccolte nel-la piccola valle che a sua volta si affaccia sulla piùvasta campagna. Sopra, il paese, che da questolato mostra il suo volto più severo e conventuale,davanti il rincorrersi delle colline fino ai monti lon-tani. Luogo poetico, abbiamo detto, e simbolico.L'acqua è simbolo di vita e il suo scorrere, soprat-tutto in paesi generalmente siccitosi come il no-stro, appare sempre come un messaggio beneau-gurante: ristoro alla sete e alla stanchezza del viag-gio, riposo all'ombra fresca e umida delle brevi ar-cate delle Fonti. L'allegria dell'acqua si unisce al-l'allegria che scaturisce dal trovarsi insieme delledonne che, impegnate nel bucato, si scambiano,mentre sbattono i panni, notizie e facezie, pette-golezzi, risate, canzoni. Ma...”Tutto ora tace”,come scrive Carducci nella poesia “Alle Fonti delClitunno”. Il tempo della vita faticosa ma comu-nitaria è stato sostituito da quello della lavatrice:meno fatica e più solitudine. A ogni guadagnocorrisponde sempre una perdita. E questa perditadi presenza umana è il pericolo che incombe sullavita futura delle Fonti. Privato dello scopo origina-rio, il bellissimo monumento rischia di decadere dinuovo e in breve tempo. Come ridargli una nuovavita? Un suggerimento ci viene da Giuliano De Mi-nicis. esperto di grafica e comunicazione: “Le Fon-ti erano il luogo dell'acqua e della parola. Qui flui-vano liberi, mescolati all’acqua, i dialoghi delle la-vandaie. Dedichiamole quindi all'incontro magico

ROMAFino al 6 gennaio 2004Scuderie del Quirinale - Via Ventiquattro Maggio

Dopo oltre venti anni dalla mostra di Palazzo Grassi aVenezia, la Metafisica, a cura di Ester Coen,torna a farparlare di sé, con tutto il suo repertorio di silenzioseapparizioni di città deserte, di manichini, di prospetti-ve enigmatiche, visioni inattese e inquietanti che fon-dono elementi della tradizione classica a oggetti espazi della realtà quotidiana. Dal dadaismo al surreali-smo fino agli espressionisti astratti americani, il leitmotiv non è altro che il segno della rivelazione dechi-richiana. Oltre all’importante nucleo di dipinti di Gior-gio De Chirico del Museum of Modern Art di NewYork, la retrospettiva vanta opere raramente espostein Italia provenienti dai più prestigiosi Musei e Istitu-zioni internazionali. Sfilano quei grandi artisti, comead esempio Carrà, Mirò, Picasso, Ernst, Magritte, Dalì,Gorky, Tanguy, Morandi, De Pisis, Sironi, oltre alle scul-ture di sculture di importanti autori, come ad esempioBrancusi o Giacometti.

Orario: tutti i giorni, lunedì-giovedì 10-20;venerdì-sabato 10-23; domenica 10-20Ingresso: intero 8 €, ridotto 5 €.Informazioni: tel. 06 696272205, fax. 06 6780842

An-che quest'anno l'Associazio-

ne Turistica Proloco di Corinaldo orga-nizzerà la più grande festa d'Halloween d'Ita-

lia... “La Festa delle Streghe”... Con importanti ospiti,suggestive scenografie a tema, fuochi d'artificio, spettacoli

itineranti, taverne e un mucchio di sorprese... Tra indiscrezioni ecomunicati ufficiali ecco alcune notizie dalla festa cult di fine otto-

bre. Innanzi tutto le date: si inizia il 24 e si prosegue per tutto il week-end, quindi sabato 25 e domenica 26. Pausa lunedì e martedì per rico-

minciare il 29 con il convegno sulle paure, il 30 con il concorso “Miss Stre-ga” ed il 31 la fantastica “Halloween night”. A proposito del convegno sono in

molti a chiedersi chi sarà l’ospite d’onore quest’anno dopo la presenza alla scor-sa edizione di Dario Argento. Circola il nome di Vittorio Sgarbi che dovrebbe fareun intervento sulla paura nell’arte. Per quanto riguarda il concorso Miss strega, pereleggere la strega del terzo millennio, sarà aperto contemporaneamente a privatied istituti di moda. Ci si può iscrivere sin da ora telefonando allo 071/679047. Sitratta di un concorso che sempre di più sta diventando evento nell’evento conte-nitore di Halloween, al quale l’organizzazione sta attribuendo di anno in annosempre maggiore importanza (Lo scorso anno le “streghe” più belle ed ammalia-trici del concorso sono state invitate insieme alla vincitrice alla trasmissione di Gi-letti “Casa Raiuno”), a partire dalla registrazione del marchio per l’Italia “Con-corso Miss Strega ®” avvenuta quest’anno, per arrivare alla scenografia edalla direzione artistica della serata, fino alla scelta del testimonial sul qua-

le vige ancora il massimo riserbo, anche se si vocifera già qualche nomeche balza da personaggi comici a conduttrici televisive. Tra le noti-

zie certe invece il tema dell’allestimento dell’ingresso della festaa Porta del Mercato: un bosco fantastico. Intanto sono on-

line i nuovi siti internet della manifestazione e dellaPro Loco di Corinaldo www.missstrega.it e

www.procorinaldo.it, con la possibilitàdi iscriversi alla newsletter

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