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IFIGENIA IN TAURIDE Dramma per musica. testi di Marco Coltellini musiche di Tommaso Traetta Prima esecuzione: 4 ottobre 1763, Vienna. www.librettidopera.it 1 / 38

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IFIGENIA INTAURIDE

Dramma per musica.

testi di

Marco Coltellinimusiche di

Tommaso Traetta

Prima esecuzione: 4 ottobre 1763, Vienna.

www.librettidopera.it 1 / 38

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Informazioni Ifigenia in Tauride

Cara lettrice, caro lettore, il sito internet www.librettidopera.it è dedicato ai librettid'opera in lingua italiana. Non c'è un intento filologico, troppo complesso per essere

trattato con le mie risorse: vi è invece un intento divulgativo, la volontà di farconoscere i vari aspetti di una parte della nostra cultura.

Motivazioni per scrivere note di ringraziamento non mancano. Contributi esuggerimenti sono giunti da ogni dove, vien da dire «dagli Appennini alle Ande».

Tutto questo aiuto mi ha dato e mi sta dando entusiasmo per continuare a migliorare eampliare gli orizzonti di quest'impresa. Ringrazio quindi:

chi mi ha dato consigli su grafica e impostazione del sito, chi ha svolto le operazionidi aggiornamento sul portale, tutti coloro che mettono a disposizione testi e materialiche riguardano la lirica, chi ha donato tempo, chi mi ha prestato hardware, chi mette a

disposizione software di qualità a prezzi più che contenuti.Infine ringrazio la mia famiglia, per il tempo rubatole e dedicato a questa

attività.

I titoli vengono scelti in base a una serie di criteri: disponibilità del materiale, datadella prima rappresentazione, autori di testi e musiche, importanza del testo nella

storia della lirica, difficoltà di reperimento.A questo punto viene ampliata la varietà del materiale, e la sua affidabilità, tramite

acquisti, ricerche in biblioteca, su internet, donazione di materiali da parte diappassionati. Il materiale raccolto viene analizzato e messo a confronto: viene

eseguita una trascrizione in formato elettronico.Quindi viene eseguita una revisione del testo tramite rilettura, e con un sistema

automatico di rilevazione sia delle anomalie strutturali, sia della validità dei lemmi.Vengono integrati se disponibili i numeri musicali, e individuati i brani più

significativi secondo la critica.Viene quindi eseguita una conversione in formato stampabile, che state leggendo.

Grazie ancora.

Dario Zanotti

Libretto n. 261, prima stesura per www.librettidopera.it: novembre 2014.Ultimo aggiornamento: 23/10/2015.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Personaggi

P E R S O N A G G I

TOANTE, re della Tracia .......... TENORE

ORESTE, figlio d'Agamennone re di Argofratello di .......... CONTRALTO

IFIGENIA, sacerdotessa di Pallade .......... SOPRANO

PILADE, amico d'Oreste .......... SOPRANO

DORI, vergine greca amica d'Ifigeniasacerdotessa del tempio di Pallade .......... SOPRANO

Cori e balli:di Sacerdotesse, e Vergini consacrate a Pallade,

di Sacerdoti, e Ministri del tempio,di Furie,

di Soldati,di Nobili sciti,

di Popolo.

La scena è in Tauri capitale della Tracia.

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Argomento Ifigenia in Tauride

Argomento

Agamennone re d'Argo, e generale  dell'armata greca destinata all'assedio di Troia,trattenuto in Aulide da' venti contrari, ed impedito di passar nell'Asia all'impresa; perconsiglio di Calcante gran sacerdote condiscese di sagrificare a Diana la sua figliaIfigenia: ma contenta la dèa di questo difficile sforzo di un padre, nel momento chedoveva svenarsi la fanciulla, sostituì  al sacrificio una cerva, e lei trasportò altrove.Così   ottenuto   il   favor   del   vento   passò   in   Frigia   l'esercito   greco,   e   si   accinseall'espugnazione   di   Troia.   Intanto   Clitennestra   moglie   di   Agamennone,   e   madred'Ifigenia,   dolente   della   perdita   della   figlia,   e   irritata   contro   il   marito,   s'invaghìd'Egisto,  e  destinò   farlo  suo sposo,  e  metterlo  sul   trono,  uccidendo  Agamennone.Distrutta  Troia  tornando Agamennone in  trionfo alla  reggia,  dalla  moglie  che conmentite carezze lo accolse, coll'aiuto d'Egisto fu assassinato. Oltre la perduta Ifigenia,Agamennone avuti avea da Clitennestra altri due figli, Elettra, ed Oreste; questo eraancora fanciullo. Meditava Clitennestra di disfarsene, perché temeva che venuto in etàvendicasse la morte del padre; ma Elettra trovò modo di trafugarlo, inviandolo allacorte di Strosio re della Focide, amico di Agamennone, e padre di Pilade, col quale fuOreste  allevato,  e  contrasse quella  amicizia   tanto celebrata  nella   favola.  CresciutoOreste negli  anni,  determinò  di  trar  vendetta  della  morte del padre, e di liberar  lasorella   Elettra,   che   come   schiava   era   trattata   da   Egisto.   Con   questo   disegno   sicondusse sconosciuto in Argo in compagnia di Pilade, ed introdottosi segretamentenella reggia uccise la madre, ed Egisto. Dopo questo eccesso, tormentato Oreste dallefurie, immaginando d'aver sempre d'intorno l'ombra della madre, cadde in un delirioche di rado gli lasciava far uso della ragione. In questo stato infelice consultò l'oracolodi   Delfo   da   cui   già   precedentemente   gli   era   stato   ordinato   d'uccider   la   madre.Gl'intimò   l'oracolo di andare in Tauri nella  Scizia,  e rapire dal tempio di Diana ilsimulacro   della   dèa   che   con   somma   venerazione   vi   era   custodito,   e   di   portarlonell'Attica,   promettendogli   dopo   questo   furto   il   ritorno   alla   primiera   tranquillità.Toante  regnava allora   in  Tauri,  ed era  in  quel   regno antico costume sagrificare  aDiana qualunque straniero che vi giungesse.  La smarrita Ifigenia,  rapita   in Aulidedalla dèa, in Tauri trasportata, e da lei fatta sua gran sacerdotessa, era appunto quellache   presedeva   a   que'   barbari   sacrifici.   Oreste   ubbidiente   ad   Apollo,   navigandocoll'amico Pilade giunse in Tracia nelle vicinanze di Tauri, e mentre meditavano ilmezzo di penetrar nel tempio per eseguire il furto, sorpresi dalle guardie, e conosciutiper stranieri, furono destinati al sacrificio. Quando però Oreste era in procinto d'esseresvenato   dalla   sorella,   ne'   discorsi   che   hanno   insieme   venendosi   a   riconoscere,inorriditi   del   cimento   in   cui   si   trovavano,  dispongono  di   fuggire;  portando  via   ilsimulacro   di   Diana:   ma   scoperti   nella   fuga,   e   inseguiti,   nell'atto   d'esser   presi,sopravviene  Minerva  che  comanda  a Toante  di   lasciarli   in   libertà,   tale  essendo  ilvolere de' numi.

Questa   è   l'esposizione   della   tragedia   di   Euripide   intitolata   Ifigenia   in   Tauri;   masiccome è permesso il far de' cambiamenti alla favola, così vien da me supposto: chePallade   fosse   adorata   in   Tauri,   e   che   a   lei   si   sacrificassero   gli   stranieri:   chesacerdotessa del suo tempio fosse Ifigenia: e che il suo simulacro esser dovesse daOreste  rapito,  e portato in  Atene,  perché  ne era spezial  protettrice;  e  che volendo

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Argomento

Toante   costringere   Ifigenia   a   svenare   il   fratello;   nell'estrema   disperazione,   persovrumano impulso, uccida il tiranno, e calmato il tumulto del popolo lo persuada aseguirla   nell'Attica,   conducendovi   il   Palladio;   rimanendo   in   tal   guisa   adempitol'oracolo: liberato Oreste dalla persecuzione delle furie, e ritrovata e riconosciuta laperduta Ifigenia.

Ravviserà   facilmente  il   lettore nelle   furie  che  tanto tormentano Oreste nobilmentepersonificati dalla favola i rimorsi, che agitano comunemente i delinquenti; rimorsiche la natura rende più vivi, e più atroci qualora si tratti d'un delitto che l'offende contanta violenza come il parricidio.

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Atto primo Ifigenia in Tauride

A T T O   P R I M O

Scena primaSeno di mare ingombrato da scogli: veduta di campagne in lontananza.

Piccola nave approdata.Oreste in atto di scendere sul lido; e poi Pilade.

ORESTE Restate amici, e in più remota partenascondete il naviglio; al mio riposoquesto è il luogo prescritto; o a voi ritornocol Palladio rapito, e placo l'ombradella madre sdegnata; o voi recateche qui fine ha il mio duol, che più non vivola novella funesta al lido argivo.Ma, Pilade l'amico,giusti numi dov'è! Sceso poc'anziscorre senza di me l'ignoto lidoprima del giorno! Alle mie furie infestem'abbandona così!

PILADE (giungendo frettoloso)

Fuggiamo Oreste.ORESTE Fuggir! Ma qui non venni

per consiglio del ciel? Quindi non deggioil Palladio involar? De' miei tormentitrovar così l'intera calma?

PILADE Or senti:più scellerata, e reaterra non scalda il sol; ne regge il frenoun tiranno crudel, che non conoscené fede, né pietà: geme il vassallosotto ferree ritorte;e allo stranier sol l'approdarvi è morte.

ORESTE E morte sol domando: essa è de' malil'ultimo fine; e questa almen mi serbiil favor degli dèi. Tu fuggi, amico,queste barbare sponde: in ira al cieloqual io sono tu non sei: fuggi, e conservade' miei casi infeliciqualche memoria almen.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto primo

PILADE Signor, che dici?Io lasciarti! Io partir! Pilade, il sai,nacque, e crebbe con te. Fido compagnodell'incerta tua fugateco errai sulla terra, e fino a questodella barbara Scizia estremo lidoquel primo amor, che le nostr'alme unio,mai ci divise, e or vuoi ch'io parta!

ORESTE Oh dio!Se il ciel mi vuole oppresso,dunque hai meco a perir! Se il mio delittoqui mi chiama al supplizio; un innocentene ha da soffrir la pena!

PILADE Ah! Né tu reo,né ingiusto è il ciel. Forse ei ti serba ancoraov'è men di speranzapiù impensato il rimedio. Almen ci rendail periglio più cauti, e secondiamocoll'umana prudenzai consigli del ciel. Giorno solenneè questo in Tauri: al sacrificio atrocegiungi troppo opportuno. All'ombra amicadifferiam della notteil gran furto, signor. Fra questi scoglico' fedeli tuoi servi entro il naviglionoi questo cupo sen copra, e ricetti.

ORESTE Presso è il fin de' miei mali, e vuoi ch'aspetti?Ah tu non senti, amico,quel che soffe il mio cor: mentre t'ascoltotruce, e squallida in volto,nuda il piè, sparsa il crin, lacera il petto (come in delirio)vedo la madre in minaccioso aspetto.Quante furie a me d'intorno! E quanti al senomi vibra accesi dardi!... Oh dio! Non senti (più smaniosa)gli ululati, i lamenti! E qual conducefunebre orrida pompa,che mi tragge a morir! Sull'are atrocistride la nera fiamma, e mi preparala bipenne fatal la man più cara.

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Atto primo Ifigenia in Tauride

ORESTE

Qual destra omicidala morte m'appresta!Ah ferma!... T'arresta...La madre m'uccida,la madre spietata;se sazia l'ingratadi sangue non è.

Ah barbara! Affrettal'acerba ferita...qual dono è la vita,se l'ebbi da te.

(parte smanioso)

Scena secondaPilade.

PILADE

Ahimè! Già s'allontana. Oreste!... Ascolta...Fermati... Oh dèi! Non m'ode. Ove lo guidail suo cieco furor! Veglian d'intornole guardie del tiranno,e chiaro è il dì. Che far poss'io? Se restoè perduto l'amico, e se lo seguo,mi perdo anch'io... Così serbar potessi,a costo de' miei giorni, i giorni sui!S'altro non posso, almen morrò con lui.

PILADE

Stelle irate, il caro amicodi rapirmi invan chiedete;oltre al margine del Letericercarlo ancor saprò.

Io l'amai fin dalla cuna,corsi ognor la stessa sorte,e l'orror d'acerba morteseco ancor dividerò.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto primo

Scena terzaAtrio interno del tempio di Pallade corrispondente a un delizioso

giardino, e a vari appartamenti destinati alle Vergini consacrate alladèa.

Alcune di queste adornano l'atrio, altre preparano ghirlande, e profumiper il dì festivo, ballando alternativamente, e cantando il seguente coro.

Ifigenia, e Dori.

CORO

Fra gl'inni, e i canticifiori si sparganoin questo gran dì.

La casta Palladearmata d'egidas'onori così.

Umane vittimela dèa placabilenon sempre gradì.

IFIGENIA Sì, sì, vergini amiche, avido numenon è sempre di sangue: umili voti,innocenti preghiereson bastanti a placarlo. Andiamo al tempio;il popolo si chiami, e si assicuridel favor della dèa co' fausti auguri.Seguimi amica Dori.

DORI Ah principessapur ti scorgo sul voltoun lampo di contento.

IFIGENIA E ti par poco,ch'oggi all'ufficio atrocemi tolga il ciel? Che manchila vittima votiva, e ch'io non debbanel giubilo comune, al dì festivosola tremar?

DORI Te figliadel re de' re. Te sposadel magnanimo Achille; ah come il fatoin quest'orrida sortevuole oppressa, e avvilita! Il caso altruiso che di tue sventureti rinnova l'orror: che all'are atrociin Aulide te pur vittima a' numi

Continua nella pagina seguente.

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Atto primo Ifigenia in Tauride

DORI destinarono i Greci; e il padre istessoti traeva al supplizio. Ora in quell'attodell'istoria dolente...

IFIGENIA Tutto, per mio terror, tutto è presente:le bende, il flebil canto,la sacra scure, il fuoco;le preci, il rito, il simulacro, il loco.

DORI Misera!IFIGENIA Ah perché mai di senso priva,

pallida, semiviva al fatal colpoinvolommi la dèa? Per me la mortenon avea più spavento. Ella serbommiin questa ove mi trasse iniqua terraa morir mille volted'orrore, e di pietà.

DORI Ma il ciel promisein questo tempio, in cui ti diè ricetto,il fin di tue sciagure.

IFIGENIA E qui l'aspetto.Ah per tre lustri omai nell'inumanoempio ufficio crudel l'aspetto invano.

DORI Siane un fausto presagioquesto breve piacer...

(si sente da lontano un preludio flebile)

Ma quale ascoltolugubre, e flebil canto!... Ah principessa,forse il crudo tiranno...

IFIGENIA Ahimè! S'appressa.

Scena quartaToante, e Guardie. Coro di soldati con Oreste incatenato.

CORO

Misero giovanequal fiera sortein ira a Palladeti guida a morte!

TOANTE Ministre della dèa, nulla più mancaal sacro rito in questo dì. S'offerseal sacrificio usato,quando men si pensava ostia novella.

IFIGENIA (Oh sciagura!)

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto primo

DORI Dov'è?TOANTE (additando Oreste)

Mirala; è quella.IFIGENIA (Qual volto!)

DORI

(a Toante)È noto ancora

l'infelice stranier?TOANTE Tace ostinato

il nome, il suol natio;greco è alle vesti. Irresoluto, errantelo colsero i custodi,che alle mura giungea: sembra agitatoda' crudeli rimorsi. Il suo destinosa, ma non si sgomenta; anzi affrettandoco' voti il suo morir; bacia soventela man di chi lo guida all'ore estreme.

DORI (Povera Ifigenia!)IFIGENIA (piangendo)

(Non v'è più speme.)TOANTE Piangi!IFIGENIA Perdona, oh dio!

La mia pietà.TOANTE La tua pietade offende

la diva, e me.IFIGENIA Credi di sangue i numi

assetati così?TOANTE So, che gli placa

il sangue de' mortali.IFIGENIA E se innocente,

se infelice, e non reo...TOANTE Taci imprudente.

Tutta di morte è degnaquesta plebe mortal, che il ciel condanna:e chi vi cerca un reo, raro s'inganna.

TOANTE

Frena l'ingiuste lacrime,pensa, che un re t'intende,pensa che il nume offendela folle tua pietà.

Sol dalla terra oppressasi chiede al ciel perdono:e manca a Giove il trono,se i fulmini non ha.

(parte)

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Atto primo Ifigenia in Tauride

Scena quintaIfigenia, e Dori.

DORI Ecco come a sua voglia i rei mortalisi figurano i numi.

IFIGENIA Ecco svanitoil mio breve contento. Ah! Cara amica,che volto! Che vestir! Così fra noivanno i re, van gli eroi. Tal forse Oresteil mio german, che pargoletto infantein Aulide lasciai, crebbe cogli anni,e il genitor consoladella perdita mia. Gli ultimi baciebbe da me, che rispondea col riso,a quel funesto addio. Chi sa, se vive,chi sa, se mi rammenta!Forse estinta mi crede. Ah s'ei sapesseove son, che m'avvenne; io non vedreiinsultare il tiranno a' pianti miei.

DORI Forse questo stranier qualche novellapuò recarti de' tuoi.

IFIGENIA No, cara amica,non l'ardisco cercar. Troppo è fecondadi tragedie funestela stirpe degli Atridi. Io troppo avvezzaall'ira degli dèi...

DORI Ah! Già s'appressal'ora del sacrificio, e il re tirannol'affretta col desio.

IFIGENIA L'iniqua leggefulmini il ciel con lui, né più funestil'esecrando costumel'altare, il tempio, il sacerdote, il nume.Deh con qual core, amica,al giovine stranier recar di mortel'infausto annuncio, e circondargli in frontela nera, e fatal benda! O sia riguardodella patria comune, o sia che il volto,e l'età di costui mi svegli in senouna nuova pietà, maggior ribrezzonon ebbi mai. Gelo d'affanno, e tremo;sento mancarmi il cuor... Numi clementi,lo so, che non v'offendela pietà, ch'io dimostro;e se v'offende o numi il fallo è vostro.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto primoIFIGENIA

So, che pietà de' miseri,numi, da voi s'apprende:so, che il timor che m'agita,forse da voi discende;e a raffrenarne i palpiti,so, che non è valor.

Se nell'ufficio barbarola mia pietà v'offende,scegliete in me la vittima,o mi cambiate il cor.

(parte con Dori)

Scena sestaTempio magnifico. Trono da una parte su cui ascende fra le sue

Guardie Toante. Coro di Vergini, che conduce dal fondo del teatroOreste all'altare, su del quale è il simulacro di Pallade. Mentre si cantail coro ballando, si accende il fuoco sacro, si corona la vittima, si fanno

le libagioni.Toante con Guardie, Oreste colle Vergini, poi Ifigenia, Dori, e Popolo.

CORO Oh come presto a seramisero giovanettogiunse tua fresca età.

Barbara morte, e fierail crudo ferro ha stretto,e impietosir non sa.

DORI Qual struggerassi in piantola greca verginella,quando la rea novelladel tuo morir saprà.

TUTTI Oh come presto a seragiunse tua fresca età.

DORI Grave di morte i raiil genitore amatodi dolorosi laiil ciel assorderà.

TUTTI Barbara morte, e fieraimpietosir non sa.

IFIGENIA E DORI Al gran voler del fatopiega la fronte, e taci.Giovane sventuratoquanta pietà mi fa.

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Atto primo Ifigenia in Tauride

TUTTI Barbara morte, e fieraimpietosir non sa.

IFIGENIA Or dell'onda lustralela vittima s'asperga; il nume adorie nel colpo fatal costanza implori.

(alcuna delle vergine spargeva Oreste d'acqua lustrale)

DORI Piegati umile sull'ara.(conduce Oreste all'ara)

ORESTE (guardando con sorpresa il simulacro)

Ah! ti ravvisovindice irata dèa; fu tuo consigliol'oracolo bugiardoche mi trasse ingannato all'empie sponde.Or ti sazia, crudel; vibrami in senol'infuocate saette, e col mio sangue,e l'ara, e il tempio istesso,che di sangue macchiai, si lavi adesso...Ahimè! Chi mi soccorre? Ecco discoprela Gorgone fatal: dove m'ascondo?Ecco il regno di morte, ecco l'abissomi s'apre sotto i piè... Ma quale, o dèi,turba d'orride larve ancora in questami persegue, e spaventa ombra funesta?Lasciatemi crudeli. Ah chi m'involaall'orribile aspetto, alla mia pena;chi compiange al mio stato, e chi mi svena?

ORESTE

Oh dio, dov'è la morte?In così fiera sorteil differirla a un miseroè troppa crudeltà.

(cade abbandonato fra le guardie)

IFIGENIA (Morir mi sento.)TOANTE Or da compire il rito

qual pietà ti trattiene?IFIGENIA (avanzandosi verso il trono)

Oh dio! Non vediin che stato è la vittima? Le labbragonfie di calda spuma, il volto aspersodi livido pallor; stravolto il guardo,e le membra tremantiagitata, e convulsa?

DORI E non udisticome insultò la dèa?

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto primo

TOANTE Che importa a' numi,che deliri, e s'affannipurché si sveni il reo?

IFIGENIA Signor, t'inganni.Non è quel che gli placadelle vittime il sangue; è la costanzain chi l'ha da versar; l'anima invitta,che nel colpo fatal, perché al ciel piace,piega la fronte, adora il cenno, e tace.

TOANTE Dunque...IFIGENIA Nel chiuso fonte

sacro alla dèa convien purgarla, e al ritoprepararla di nuovo. In quello statose una vittima accetta offrir pretendi;contamini l'altare, e il nume offendi.

CORO

Ah si purghi quest'ostia macchiatase gradito il suo sangue non è.

Plachin l'ira di Pallade armatanuovi pegni d'amore, e di fé.

TOANTE Dunque il fatal decretoe d'un nume, e d'un re vuoi che dipendadall'arbitrio d'un reo?

IFIGENIA Dal rito immondodunque offesa la dèa vuoi, che il suo sdegnotutto sopra di noi cader si veda?

TOANTE (Donna infedel t'appagherò.)(scendendo furioso dal trono)

Si ceda.Dello straniero indegnol'empio sangue a versar pochi momentigiacché si chiede, accorderò; ma senti.Se la vittima impuranon gradisce la diva, al trono offesoalla mia sicurezza, al furor miooggi si svenerà; pentita allorala sua folle pietà vedrà che invanonon si delude un re.

(parte furioso)

IFIGENIA E DORI (Mostro inumano!)

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Atto primo Ifigenia in Tauride

IFIGENIA Alle vicine stanzequel misero si scorga; e voi frattantovergini amiche, in lieto coro al numerinnovate le preci, e i balli usatia placarlo intrecciate.

(alcune delle vergini vanno a prendere Oreste)

Ah santa dèase in ciel son giunti i nostri falli a segnodi provocarti a sdegno, e s'hai desiod'estinguerlo col sangue, eccoti il mio.

Coro delle Vergini, e del Popolo.CORO

Temuta Palladefiglia di Giovedèa del saper.

Rivolgi altrovel'asta terribiledel tuo poter.

Si rappresentano ballando le diverse cerimonie preparatorie delsacrificio.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto secondo

A T T O   S E C O N D O

Scena primaBosco sacro vicino al tempio di Pallade corrispondente agli

appartamenti delle vergini a lei consacrate, e in fondo veduta d'unaparte della città.Ifigenia, e Dori.

DORI Dunque nulla ottenesti.IFIGENIA Un tronco, un sasso

vedrei prima ammollirsi,che quel barbaro cor. Freme, minaccia,lo vuol morto a momenti.

DORI Oh dio!IFIGENIA Sospiri

e n'hai ragione. A chi non desta, amica,pietà quel sventurato. Andiamo; omaidifferirgli la morteè crudeltà.

DORI Ben ti bisogna in questodoloroso cimentotutta la sua costanza. Ah se vedessila vittima infelice,se l'udissi parlar!

IFIGENIA Che fa? Che dice?

DORI

Or palpita, e freme,or lagnasi, e geme;l'amico più fidosmarrito ha sul lido;vorrebbe abbracciarlo,vorrebbe salvarlo,vorrebbe morir.

Ha livido il voltoha gli occhi languenti;non forma gli accenti,che in tronchi sospir.

(parte entrando nel tempio)

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Atto secondo Ifigenia in Tauride

Scena secondaIfigenia sola.

IFIGENIA

Ah! Qual s'apre al mio cor tragica scenad'orrore, e di pietà! Purtroppo, oh dio!vedrò quell'infelicee in mal punto il vedrò!... Crudel ministrod'un'implacabil dèa, d'un re tiranno.Tu tremi Ifigenia! Donde ti vienequest'inutil pietà! Già per lungo usoa sparger sangue avvezza, il fatal colpo,sbigottirti non può... Che giorno è questo!Che palpiti inusatimi percuotono il cor! Qual freddo gelotremar lo fa!... Misero core! Oh dio!A tanti affanni, almeno,se resister non sai, scoppiami in seno.

IFIGENIA

Che mai risolvere;che far poss'io!Mi struggo in lagrime,morir desio:né basta a uccidermiil mio dolor.

Il cor m'ingombranopietà, e spavento;e crescer sembranoogni momentole nere immaginidel mio terror.

(parte entrando negli appartamenti)

Scena terzaPilade, poi Dori.

PILADE Dove m'inoltro! Oh stelle! Il caro Orestequando ritroverò! Dovunque siavo' vederlo, e morir. Forse la curad'involarmi sul primo agl'occhi altruitroppo (oh dio) mi trattenne, e forse adessoimmerso nel suo sangue,sol giungo in tempo a rimirarlo esangue...

Continua nella pagina seguente.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto secondo

PILADE Ma del tempio esecrandoquesto l'atrio mi par... Forse... Oh funestaorrenda idea! Negli ultimi momenti...dell'amico fedel...

(va per entrare nel tempio)

DORI Stranier, che tenti?Dove corri? Che vuoi?

PILADE Cerco un amico,che sul lido perdei.

DORI Fuggi; t'involaa una barbara sorte:cerchi l'amico, e troverai la morte.

PILADE So l'empia legge, e non la temo. Ascoltabella ninfa pietosa. Il caro amicoadditami dov'è. Senza di luiviver non posso...

DORI Oh numi!PILADE Ti turbi! Ti confondi!

Parla... Forse morì?DORI No... Ma... Fra poco

morrà meschino.PILADE Ah! Se ancor vive; almeno

fa', ch'io lo vegga. Il nostro caso è degnodi pianto, e di pietà. Se posso, oh dio!per un breve momentoabbracciarlo, vederlo: io son contento.

DORI (Che nuovo oggetto è questodi tenerezza, e di dolor!)

PILADE Non m'odi?Non mi rispondi?

DORI (Io tremo.) Ah fuggi, ah partida un supplizio inumano:salvati per pietà.

PILADE Lo speri invano.Di qui non partirò. La reggia, il tempioscorrerò per trovarlo. Al re tirannodimandarlo oserò. Non sia che neghia' miei sospiri il misero confortodi riveder l'amico. Altro non bramo,che abbracciarlo, e morir.

(va per entrare nel tempio, e Dori lo trattiene)

DORI Seguimi. Andiamo.(entrano negli appartamenti)

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Atto secondo Ifigenia in Tauride

Scena quartaLuogo sotterraneo ove si purgano le vittime: lavacro nel fondo; da una

parte scala per cui si sale al tempio; dall'altra oscura stanza ove siconservano le spoglie di coloro che sono sacrificati. Lumi di lampade.

Oreste che dorme; coro di Furie, che lo circonda, mostrandogli l'ombradella madre.

CORO

Dormi Oreste! Ti scuote, ti destal'ombra mesta, sdegnosa, neglettad'una madre svenata da te.

Senti, ingrato, che chiede vendetta,mostra il seno, ti sgrida, e minaccia;ti rinfaccia, che vita ti diè.

ORESTE (sognando)

Crude larve! Che sonno affannoso!Che chiedete!

CORO Vendetta, vendetta;che per gli empi riposo non v'è.

ORESTE

(smaniando, e dormendo)

Ah! per pietà placatevi;non mi straziate il cor.

Ah! Barbare uccidetemi,finite il mio dolor.

CORO

Nere figlie dell'Erebovindici dell'error,

tornate più implacabilia tormentarlo ognor.

Ballo di Furie.(l'ombra della madre gli si accosta minacciandolo)

ORESTE (sognando)

Ah perdono, crudel genitrice.CORO L'infelice non l'ebbe da te.

(spariscono le Furie, e l'ombra)

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto secondo

ORESTE (svegliandosi)

Che fiero caso è il mio, dunque non possoné viver, né morir? Trovar riposoin terra, o negli abissi?Ah, non è verol'arbitrio di morir, Furie crudeli,anche ad onta del Fatoè il solo ben, che non manca a un disperato.

(escono le sacerdotesse che accompagnano Ifigenia)ORESTE

Deh, barbare ministred'una implacabil dèa, qual più mi restanuovo rito a compir? Son pronti ancoraal mio barbaro strazio il ferro, il fuoco?O una sol morte al furor vostro è poco?

(vedendo piangere le vergini)

Voi piangete? Ah crudeli! A che mi giovaquesta vana pietà! Morte domando,barbare, e di mia mortela ministra fatale ancor non vedo.

CORO Eccola sventurato.(entra Ifigenia accompagnata da alcune guardie)

ORESTE Altro non chiedo.

CORO

In queste amare lacrimeleggi la sua pietà.

Misera! Oh dio! che un barbaroimpietosir non sa.

ORESTE Or, che più vi trattiene? All'are atrocichi mi guida a morir? Qual è la mano,onde il colpo fatale attender deggio?

IFIGENIA (volgendosi con passione ad Oreste)

Giovanetto infelice!ORESTE (alzandosi e scostandosi spaventato)

Ohimè! Che veggio!Ah qual orrida larvaal carnefice mio dipinge in voltola madre irata!

(spaventato)

È dessa... Io ne ravviso...gli sguardi, i moti... Ah! Cruda furia, e quandostanca sarai di tormentarmi! Or vienis'hai sete del mio sangue. Eccoti il senotrafiggilo a tua voglia. Oltre le rivedel torbido Acheronte

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Atto secondo Ifigenia in Tauride

ORESTE seguirmi non potrà la tua vendetta.Impotente, neglettati lascerò sul fatal varco; e quandovoglia l'ira del fato,che comune l'albergo abbiam fra noi;mi torrà l'ombra eterna agli occhi tuoi.

IFIGENIA Infelice! Delira.ORESTE Ohimè! Qual nube

m'offusca i sensi, e qual mi freme in pettoorribile tempesta! Oh dio! Non possopiù tollerar queste mie smanie, e questofiero strazio affannoso:datemi colla morte il mio riposo.

IFIGENIA Sventurato stranier, se sol la mortepuò finire i tuoi mali, ancor per pocoti rimane a soffrir: al duro passovengo a disporti. Inorridir mi sentoal caso atroce. E quella legge, oh dio!che a te trafigge il cor, lacera il mio.

ORESTE Tu piangi il mio morire; ed è la morteil mio solo conforto.

IFIGENIA E perché mait'è sì grave la vita?

ORESTE Ah, perché sonoda mille smanie oppresso,orribile a' viventi, ed a me stesso;perché tutto ho perduto,perché pace non ho; perché non sperosoccorso, né pietà: perché mi rodedovunque fuggo un crudo serpe interno;perché porto nel sen tutto l'inferno.

IFIGENIA Ma in qual misera terrasorgesti a' rai del giorno?

ORESTE In Argo.IFIGENIA (sorpresa)

In Argo!(O caro suol natio! Frenar non possogl'impeti del mio cor.) Di': vive ancorail buon re degli Argivil'amor de' suoi, l'onor di Grecia?

ORESTE (spaventato)

(Oh stelle!Che richiesta!)

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto secondo

IFIGENIA E la belladella Grecia ornamentoClitennestra fedel?

ORESTE (Numi! Che sento!)IFIGENIA Tu non parli, e ti turbi! E chi ti desta

qual palpito improvviso?ORESTE Ah... Taci...IFIGENIA (Io tremo...

Mi presagisce il corequalche altra di Tieste orrida cena.)Rispondi per pietà.

ORESTE Taci, e mi svena.IFIGENIA Perché tacer?ORESTE Perché a squarciarmi il petto

un dardo avvelenato è ogni tuo detto.

IFIGENIA Ah mi palesa almenose i giorni suoi finì?

ORESTE Strappami il cor dal seno,ma non mi dir così.

IFIGENIA (Sento, che il cor mi palpita,e non so dir perché.)

ORESTE (delirante)

Odi le strida, e i gemiti;mira la strage, e il sangue;vedi quel busto esanguema non cercar qual è.

IFIGENIA (Ah! Chi sarà quel misero,se il genitor non è.)

ORESTE Oh dio! Che acerbe pene!IFIGENIA Oh dio! Perché non viene

l'ultimo de' miei dì.IFIGENIA E ORESTE Qual fu l'astro tiranno

che al mio funesto affannotanti disastri unì.

CORO DI VERGINI Chi può frenar le lagrimeal duro caso, o numi!Misero! Ah perché i lumia' rai del giorno aprì.

(si abbandona a sedere, e tutti parton piangendo)

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Atto secondo Ifigenia in Tauride

Scena quintaOreste, poi Pilade, e Dori.

ORESTE Misero me! Dove sperar riposo,dove fuggir potrei! Se sino in questocrudo inospito suol dell'empia madrel'aborrite sembianzeal carnefice mio ravviso in volto;e il nome odiato in que' suoi labbri ascolto.Come! Da chi l'apprese! È dunque pienade' miei falli la terra? Ah, ch'io mi perdoin un mar di spaventi! Il sol sentiero,che mi s'apre è di morte... Eccomi...

(voltandosi, e non vedendo alcuno)

Ah dove,dov'è l'empia ministra? Ove fuggirole barbari custodi? Ah! Dispietatefermatevi, tornatefinite colla morte i mali miei...

(in atto di avanzarsi, entrano Dori, e Pilade dalla porta della stanza oscura)

PILADE A morir senza me!ORESTE Pilade! Oh dèi!

Dove... Come... In qual punto...Perché?...

PILADE Perché non siache il reo destin dividaPilade dall'amico. A te mi scorsequesta vergin pietosa. Io chiesi a' numid'abbracciarti, e morir.

ORESTE Vieni al mio seno.Sallo il ciel, se il momentodi rivederti, amico, io sospirai;ma parti, oh dio!

PILADE Non lo sperar giammai.DORI Io mi sento morir.

ORESTE Salvati, fuggi,lasciami per pietà.

PILADE No, teco io vissi,teco voglio morir.

(abbracciandolo)

Da queste bracciastaccarti non sapran strazi, e tormenti.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto secondo

DORI Più resister non so; tutto si tenti.Uditemi infelici, ancor mi restadi salvarvi una via. Per voi mi parladella patria l'amore,tenerezza e pietà. Se grati sietenelle natie contradedi noi memoria avrete, e dell'indegna,in cui gemiamo oppresse,barbara servitù... Forse... potreste...Chi sa... Ma scorre l'ora; al caso estremogiova l'estremo ardir. Da quella stanzaper l'ignoro sentier si passa al tempio;il varco è chiuso;

(porgendo loro una chiave)

ecco onde aprirlo; alloravolgete a destra i passi, e fino al lidoaltro inciampo non v'è.

ORESTE Ma da' sospettidel barbaro tirannochi ti salva frattanto?

DORI Al rischio miosaprà sottrarmi il cielo. Andate. Addio.

(parte)

Scena sestaPilade, e Oreste.

PILADE Oh impensato soccorso!ORESTE Oh patria! Oh amore!

Oh sublime virtù!PILADE Partiamo, amico,

non perdiamo i momenti.ORESTE Ma che farò senz'armi?PILADE Osserva è pieno

quell'oscuro sentier d'armi, e di spogliedelle vittime uccise.

ORESTE Andiamo. Ormaifra sì strane vicendeson stanco di pensar; mi freme intornoun burrascoso mar, che d'ogni partem'offre oggetti d'orrore, e di spavento:io chiudo i lumi, e m'abbandono al vento.

(va ad armarsi)

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Atto secondo Ifigenia in Tauride

PILADE

Grazie pietosi dèi:nelle sventure estremesento una dolce speme,che mi germoglia in sen.

Morrò di fé col vanto,se vuol, ch'io mora, il fato;al caro amico accanto,e vendicato almen.

(partono ambedue)

Scena settimaGran piazza superbamente addobbata. Nel fondo atrio del tempio. Da

questo si parte lentamente il coro delle Vergini, che cantano l'inno delladèa, e i Sacerdoti con esse portando le insegne, gli incensi, le ghirlande.Toante accompagnato dalle sue Guardie. Le Vergini, e i Ministri vanno

a situarsi alle parti laterali della scena.Poi Ifigenia, poi Dori.

CORO

Gli strali tremendi,gran diva, sospendi,se il fallo d'un empioil tempio macchiò.

D'un popolo intieronon chieder lo scempio,se un empio stranierola destra t'armò.

Di dolci costumiamica è la divadi placida ulivala fronte s'ornò.

CORO DI SOLDATI

Il padre de' numil'accolse sul trono,sul fulmine, e il tuonoil seggio le alzò.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto secondo

TUTTI

D'un popolo intieronon chieder lo scempiose un empio stranierola destra t'armò.

CORO DI MINISTRI Soccorso, santa dèa difendi il tempio.(s'oscura il ciel, si veggono lampi, e s'odono tuoni)

TOANTE Quai grida! Qual tumulto! E qual di nembiimprovvisa tempesta in ciel si desta!

IFIGENIA (uscendo spaventata)

Dove fuggir! Miseri noi!TOANTE (sospeso)

T'arresta.(fermandola)

Perché fuggi? Che fu?IFIGENIA Dall'ara uscito

nume vendicator le guardie atterra.

DORI (uscendo spaventata)

È profanato il tempio;rapito il simulacro.

TOANTE E chi l'invola?DORI Quello stranier...

TOANTE Ma come!Ma donde il sai! Lo scampochi gli aperse alla fuga?...Ti turbi! Ti confondi?La rea tu sei.

DORI Signor... pensai... Credea...Mi tradì la pietà.

TOANTE Che ascolto, indegna!(alle guardie)

A' miei giusti furorisi riserbi costei.

IFIGENIA (Povera Dori!)

UNA DELLE

SACERDOTESSE

(uscendo dal tempio)

Ah t'affretta, signor! Se più ritardiè perduta la dèa. L'empio straniero,che la rapì, qual folgore s'invola,e non v'è chi l'arresti. Un suo seguacesolo disperde i tuoi custodi.

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Atto secondo Ifigenia in Tauride

TOANTE Andiamo:resiste invan. Che tradimento è questo!Che follia! Che empietà! Tremi chiunqueebbe parte al delitto, e orror risentadella morte crudel, che gli sovrasta:una vittima sola a me non basta.

TOANTE

Smanio di rabbia, e fremo,ma la vendetta aspetto;l'ira, che m'arde in pettoil sangue estinguerà.

Nel mio furore estremoa sterminar quest'empii più crudeli scempimi sembrano pietà.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto terzo

A T T O   T E R Z O

Scena primaSpiaggia marittima con veduta della città di Tauri in lontananza: scogli

da una parte che nascondono la nave d'Oreste.I Marinai si trattengono ballando con alcune Donne scite venute alla

pesca: sono interrotti da Oreste che consegna a' suoi seguaci ilsimulacro rapito.

ORESTE Prendete, amici, il sacro pegno è questodella salvezza mia. Compito è ormail'oracolo fatale.Fuggiam: le vele ai venti...

(guardando intorno)

Ma Pilade non viene? Egli promisedi seguire i miei passi; ah col suo rischiom'assicurò la fuga, e forse al fineil numero l'oppresse,ei si perde per me: si corra a luiper salvarlo, o morir.

(si sente il suono)

Larve crudeliinvan fremete, e sollevate intornoa funestare il giornole tenebre d'abisso; entro al mio senomanca il vostro furor; dal cuore oppressoogni nube sparì, respiro adesso.

ORESTE

V'intendo, amici numi,il fausto augurio accetto;sento, che riede in pettol'antica calma al cor.

Non sia chi reo m'accusidell'amistà tradita;s'io debbo a lui la vital'avrà dal mio valor.

(parte)

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Atto terzo Ifigenia in Tauride

Scena secondaAtrio interno del tempio di Pallade.

Toante furioso, Ifigenia trattenendolo.

TOANTE Lasciami indegna.IFIGENIA Ascolta. Io più non chiedo

pietà per gl'infelici;la domando per me: scegli altro braccioal barbaro costume:manchi il ministro, allor che manca il nume.

TOANTE No: non sperarlo.IFIGENIA E in seno

della più cara amicaho da recar la morte! Oh dio! Signoreall'immagin funestaregger non posso.

TOANTE E la tua pena è questa.S'io credessi al mio cor: se il volgo insano,ch'hai saputo sedur, che i detti tuoicome oracolo ascolta, io non temessi;la mia giusta vendettacomincerei da te. Per te rapitoil fatal simulacro, e per te viditanta strage de' miei. Ma non t'ingannidel popolo il favore. Un colpo solobasta a calmarlo, e nella furia estrematutto lice ad un re. Pensaci, e trema.

TOANTE

Vedi grave di nembi, e saettefosca nube, che intorbida il giorno;senti il flutto, che mugge d'intornoe non pensi a salvarti dal mar.

Già di quei, che son preda dell'ondeti feriscon le strida, e i lamenti:la pietà, che de' miseri or sentidel tuo rischio t'insegni a tremar.

(parte)

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto terzo

Scena terzaIfigenia; poi Dori, e le altre Vittime condotte al sacrificio dalle Guardie.

IFIGENIA Misera! Che farò! Che giorno è questodi lagrime, e d'orror? D'uno stranierom'opprime la pietà, del padre amatomi spaventa il destin: cerco una morte,e trovarla non so: la cara amica,la compagna fedel de' pianti mieideggio svenare io stessa... Eccola... Oh dèi!

IFIGENIA

(alle guardie)

Fermate, oh dio! Fermate: un sol momentovi chiedo per pietà. Povera Dori,vieni al mio sen: prendi l'amplesso estremodal carnefice tuo; l'empio tirannovuol punirmi così.

(partono le altre vittime)

DORI Mano più carascegliere ei non potea.

IFIGENIA Deh perché maiaccusarti tu stessa?

DORI In quel tumulto,che risolver non seppi. Il fallo ascosodava contro noi tutte al re crudeleun pretesto di strage. Io limitaile sue furie a me sola.

IFIGENIA Ah ch'io non temo;bramo la morte. E che non feci, amica,per irritar quel crudo; ei che si mostratant'avido di sangue, ove si trattad'accordar colla morte il mio riposo,sa sin per mia sventura esser pietoso.

DORI No: vivi o principessa, e ti riserbaalla nostra vendetta,a una sorte miglior. S'appaghi almenoil tuo fiero destin del sangue mio.

IFIGENIA Mi scoppia il cor.DORI Fedele amica...

IFIGENIA E DORI Addio.

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Atto terzo Ifigenia in Tauride

DORI Il mio destin non piangeretratta a morir son io,ma non è fallo il mio,o colpa è la pietà.

IFIGENIA Invan mi nega un barbaro,che teco mora anch'io;in quel funesto addioil duol m'ucciderà.

DORI No, resta in pace, e vivi.IFIGENIA Per chi restar dovrei?

IFIGENIA E DORI Ah non vi placa o dèi,sì tenera amistà?

DORI Ah che crudel tormento!IFIGENIA Che divisione amara!

IFIGENIA E DORI Addio, tra poco, o cara,l'eliso ci unirà.

(partono)

Scena quartaVeduta interna del tempio. Ara nel mezzo senza il simulacro.

Toante che va a sedere sul trono: Sacerdoti, Guardie, e Popolo. Piladevicino all'ara per esser sacrificato; poi Dori e Ifigenia.

TOANTE Popoli, non temete. Al reo stranierochiuso è lo scampo. Intanto in cielo offesoplacar convien: si diadi giustizia, e di fede un grande esempioagli uomini, agli dèicolla strage degli empi. Eccovi i rei. (va in trono)peran gl'indegni, e tu del nume offeso (a Ifigenia)debil ministra, ed infedel, che opponia' suoi giusti decretigl'importuni sospiri;compisci il sacro rito: e fia la penadell'imbelle tuo cor nel van conflittol'orror di tanta strage al tuo delitto.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto terzo

CORO DI VERGINI E SACERDOTI

Quante ombre mestescendono all'Erebo,gran dèa, per te.

Ah, che sì barbarain cor celestel'ira non è.

IFIGENIA (Ecco il punto fatal!)(avanzandosi all'ara, e da quella prendendo il sacro ferro)

Figlia di Giove,vindice irata dèa; se vano è il pianto,la tua giusta a placare ira funestaquesto sangue la plachi.

(in atto di ferir Pilade)

Scena quintaOreste affannato rompendo la folla, e Dori.

ORESTE Ahimè! T'arresta.(fermando il braccio a Ifigenia)

TOANTE Che ardir!PILADE L'amico!

TOANTE Il rapitore indegno!IFIGENIA L'infelice stranier!TOANTE Fremo di sdegno;

fermatelo, custodi.(Oreste viene arrestato dalle guardie)

A tempo il cielo,perfido, ti guidò di sua vendettala misura compir. Rendimi il nume,che rapisti, o fellone; e ti preparaa placarlo col sangue.

ORESTE Allor, ch'io vengole tue furie a sfidar, vedi tiranno,che tremar non mi fai. Per or la stoltaira raffrena, e quel ch'io reco ascolta.Chiedi il nume rapito;il nume renderò; ma s'hai desiodi saziarlo di sangue, eccoti il mio.Ma salvami l'amico: ei non è reo,che di troppa virtù. Per mia difesas'oppose a' tuoi. Del meditato furto

Continua nella pagina seguente.

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Atto terzo Ifigenia in Tauride

ORESTE io non lo volli a parte; anzi in quell'attodall'ardito pensierotentò invan di distormi.

PILADE Ah! Non è vero.Io sono il reo; io fuiche qui lo scorsi al periglioso eccesso;io la fuga gli apersi; io la sua fugaassicurai pugnando. Ah se disegniun salvar, salva lui.

TOANTE Tacete, indegni.Questa gara di mortevediam sin dove giungerà. Si traggaall'ara il rapitore, e primo sia,come al delitto, anche alla pena.

IFIGENIA E il numechi ti rende, o signor! Salvagli entrambipria, che perder la dèa.

TOANTE A che mi giovaun'impotente deità? Conoscoin quel tuo finto zelola ribelle pietà. Si perda il nume,perisca il regno mio; subissi il mondo,e Tauride con esso; ad onta ancoradegli uomini, e de' numi, io vo' che mora.

ORESTE Fedele amico, addio.(vien condotto all'altare)

PILADE Fra pochi istantila morte ci unirà. Deh perché mainon volesti salvarti?

ORESTE Per morir teco.PILADE Prendi un bacio, e parti.

IFIGENIA E non moio d'affanno!TOANTE Dividete quegli empi.PILADE Odi tiranno.

Sfoga pur la tua rabbia: insulta indegnode' miseri al destin; ma sappi almenoquel, che avrai da temer. Verran fra pocodi nostra morte al grido a queste arenecol ferro, e colle faci Argo, e Micene.Sappi, ch'è regio sanguequel, che pensi versar: del re de' regid'Agamennone invitto udisti il nome?

Continua nella pagina seguente.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Atto terzo

PILADE E sai ch'Ilio distruttodel suo giusto furor conserva ancorale reliquie funeste:trema tiranno: ecco il suo figlio Oreste!

IFIGENIA Onnipotenti dèi! Che ascolto! Oreste!Il caro fratel mio? Vieni al mio seno:ah dove! In qual momentoti trova Ifigenia.

ORESTE Numi! Che sento!Tu Ifigenia?

IFIGENIA Sì, l'infelice io sono,destinata a morir. Misera! Ed ioero presso a svenarti. Il cor mi tremain pensar tanto orrore.

ORESTE Ecco compitol'oracolo fatal. Rapito è il nume;ritrovo la germana.

PILADE È giunto, amico,il fin de' nostri affanni:non manca il ciel, quando parlò.

TOANTE T'inganni.Con sì strani prodigi il ciel disponeservire al mio furor. La mia vendettapiù grave, più funestavolle render così. Vedi a qual segnotemo gli Atridi. A vendicare Orestevenga la Grecia: intantosi vegga esangue a piè dell'ara, e siadelle mie furie ultriciministra la germana.

IFIGENIA Empio! Che dici!Ah mi fulmini il cielo, il suol m'inghiottaprima, che del german lavi nel sanguela scellerata destra.

TOANTE Ebbene io stesso,perfida, compirò la mia vendetta;l'indegno io svenerò.

(scendendo dal trono)

IFIGENIA Fermati: aspetta.Si serva al tuo furor; ma non profaniun empio il sacro rito. Un nume io sento,che m'agita, che m'empie, e che mi rendedi me stessa maggior. Tremino i reidell'eterna vendetta al grand'esempio:assistimi, gran dèa, vendico il tempio.

(ferisce Toante)

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Atto terzo Ifigenia in Tauride

TOANTE Ahimè!(cade nella scena)

IFIGENIA Cadi tiranno, e teco portafra le furie d'abisso il tosco, e l'ire.

ORESTE E PILADE Oh fiero colpo!CORO Oh memorando ardire!

(si mettono in mezzo le guardie)

IFIGENIA Fermatevi, custodi,popoli, udite: è questoun decreto del cielo. Oh! Come chiarosi manifesta il suo furor. Spariteecco le nubi, ecco sereno il giorno;torna l'usato lume;della vittima sua contento è il nume.Quel crudo mostro era il più grande oggettodell'ira degli dèi: con quanto sangueil tempio profanò! Con quanta stragefunestò questa terra? Ah chi di voinon piange estinto dal rapace artigliol'avo, la sposa, il genitore, o il figlio?V'ho vendicato, amici; ecco purgatadel suo mostro la terra. Il santo numeportiamo in altro suolo,lungi da tanto orror. Venite: io v'offroin più lievi contrade, e più fecondedolce nido, e dolce esca: il suolo argivovenite a popolar: lasciam per semprequesti lidi funesti;e in noi di tanto lutto orma non resti.

(Oreste, Pilade, e Dori alternativamente col Coro)

ORESTE, PILADE, DORI E CORO

Seguiam la donna forteche il mostro reo punì.Ove tranquilla sorteci offre più lieti dì.

IFIGENIA E ORESTE Più non pensiamo a' dannidi così lungo orror.

TUTTI E tremino i tirannid'un nume punitor.

Si festeggia il trionfo d'Ifigenia, e l'acquisto del simulacro con lieto ballodi Sacerdoti, e de' Grandi, che si dispongono alla partenza.

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M. Coltellini / T. Traetta, 1763 Indice

I N D I C E

Personaggi...............................................3

Argomento..............................................4

Atto primo...............................................6Scena prima........................................6Scena seconda....................................8Scena terza.........................................9Scena quarta.....................................10Scena quinta.....................................12Scena sesta.......................................13

Atto secondo.........................................17Scena prima......................................17

Scena seconda..................................18Scena terza.......................................18Scena quarta.....................................20Scena quinta.....................................24Scena sesta.......................................25Scena settima....................................26

Atto terzo..............................................29Scena prima......................................29Scena seconda..................................30Scena terza.......................................31Scena quarta.....................................32Scena quinta.....................................33

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Brani significativi Ifigenia in Tauride

B R A N I   S I G N I F I C A T I V I

Ah! per pietà placatevi (Oreste e Coro) ...................................................................... 20

Dormi Oreste! Ti scuote, ti desta (Coro e Oreste) ...................................................... 20

Seguiam la donna forte (Tutti) ................................................................................... 36

So, che pietà de' miseri (Ifigenia) ............................................................................... 13

Vedi grave di nembi, e saette (Toante) ....................................................................... 30

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