il conte generale ambrogio clerici

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Autori Enrico E. Clerici e Carlo Alfredo Clerici. Edizioni Nuova Prhomos, Città di Castello 2014. Biografia del generale Ambrogio Clerici, protagonista della Prima Guerra Mondiale e delle vicende politiche del primo dopoguerra. Per info: www.carloclerici.com

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    IL CONTE GENERALEAMBROGIO CLERICI

    Enrico E. ClericiCarlo Alfredo Clerici

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    In copertina Ambrogio Clerici, sottotenente dei bersaglieri nel 1890

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    CAPITOLO PRIMO1868-1885

    - 1. Il generale Ambrogio Clericichi era costui? 2. i Clerici una famiglia difittabili pavesi 3. Nascita e infanzia 4. Studi e morte del padre.

    1.- Il generale Ambrogio Clerici chi era costui?

    Per la curiosit degli emuli di don Abbondio diciamo che il generaleAmbrogio Clerici era un pavese nato a Costa dei Nobili il 18 novembre 1868dal possidente Domenico Clerici, che nel 1866 aveva combattuto comevolontario agli ordini di Garibaldi, e da Cleofe Ticozzi.

    Nel 1885 entr come allievo della Scuola Militare di Modenauscendone nel 1887 col grado di sottotenente dei bersaglieri. Dopo avermilitato alcuni anni nel 12 reggimento bersaglieri, promosso tenente

    frequent (1894-97) a Torino la scuola di guerra: prest, come tenente,servizio di stato maggiore presso il comando delle divisioni di Novara e diVerona e poi (1904-12) a Roma al Ministero della Guerra, col grado dicapitano del corpo di stato maggiore.

    Col grado di colonnello partecip alla prima guerra mondiale comesottocapo di stato maggiore della 1 Armata (1915-17), meritandosi la croce dicavaliere dellordine militare di Savoia per aver concorso, nel periodomaggio-luglio 1916, ad arrestare e poi ricacciare il nemico nella zonatridentina. Promosso colonnello brigadiere (1917), rifond la 4 brigatabersaglieri che lasci poco dopo per assumere la carica di capo di statomaggiore della 1 armata. Nel febbraio 1918 ebbe il comando della 5 brigatabersaglieri alla testa della quale combatt sugli Altipiani e sul Piave.

    Nel 1919 fu nominato aiutante di campo generale effettivo di reVittorio Emanuele III, carica che tenne per quattro anni; nel 1923 assunse ilcomando della brigata di fanteria Acqui di stanza a Trento. Promossogenerale di divisione nel 1924, ricopr la carica di sottosegretario di Stato perla guerra (1924-25) e quella di primo aiutante di campo del Principe diPiemonte (1925-32). Generale di corpo darmata nel 1933, senatore del regnonel 1939, Conte nel 1941, presidente dellUfficio prigionieri della Croce RossaItaliana dal 1941 al 1943, sindaco di Zeccone dal 1949 al 1954. Mor a Milano il19 giugno 1955 e fu sepolto a Costa de Nobili.

    2.- I Clerici una famiglia di fittabili pavesi

    Ambrogio Clerici nacque in una tipica famiglia di fittabili pavesi e,pur seguendo la carriera militare, egli stesso fu fittabile perch partecipcon i fratelli alla gestione di due grandi fondi agrari: quello di Villareggio, chela Famiglia tenne in affitto per cento anni (1844 1944) e quello di Costa deNobili del quale era comproprietario.

    Da secoli nella Lombardia irrigua lagricoltura (basata sulla cultura delgrano, del riso, sullallevamento dei bovini e sulla produzione del formaggio

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    e del burro) aveva come protagonisti i fittabili. Carlo Cattaneo ebbe a dire1che la classe dei fittabili

    ignota presso le nazioni antiche e la maggior parte delle moderne, i quali

    piuttostoch agricoltori, sono imprenditori dindustria agraria, poich sciolti dognimanual fatica e dogni cura servile dirigono sopra vasti spazi il lavoro dei mercenari,anticipando grandi valori riproduttivi al terreno, e vivendo in mezzo ai rustici comecittadini.

    I Clerici erano fittabili sicuramente2 dall11 novembre 1671, giorno in cui trefratelli Clerici (Carlo Ambrogio, Giovanni Battista e Baldassare), che eranofigli del fu Giovanni Giacomo Clerici, presero in affitto dal monastero dellaCertosa di Pavia la cascina Manzola, col fondo di pertiche 1264, che si trovavain territorio del comune di Corteolona.Laffitto novennale fu rinnovato dai fratelli Clerici pi volte e nel 1691

    assunsero anche la gestione di un altro fondo (pertiche 780) che la Certosa diPavia aveva nel paese di Corteolona. Vennero cos a disporre, per lacoltivazione, di 2.044 pertiche.

    Verso il 1710 Carlo Antonio Clerici ( figlio di Carlo Ambrogio Clericiche era morto intorno3 al 1702) si stacc dalla fraterna che conduceva ancora idue fondi a Corteolona e prese in affitto, per suo conto, altri fondi: prima aMirabello, poi dall11 novembre 1718 a Torre dAstari in territorio diAlbuzzano, ed in fine dall11 novembre 1727 a Copiano dove nel 1747 mor. Isuoi eredi si divisero nel 1749: mentre il figlio primogenito (Ambrogio Clerici)rimase a Copiano; Giovanni Antonio Clerici con i fratelli don Siro Giuseppe e

    Pietro Paolo prese in affitto dal Collegio Ghislieri il fondo di cascinaColombara (pertiche 1350) in territorio di Lardirago. Nel 1787 GiovanniAntonio Clerici prese in affitto il fondo di Marzano di propriet dellOspedaleSan Matteo di Pavia nella cui direzione subentr il figlio Siro Ignazio e dal1795 labiatico Angelo Francesco Clerici. Questi l11 novembre 1801 prese inaffitto il fondo di Cascina Campane in territorio di San Zenone e nel 1811acquist dal Demanio Pubblico del Regno dItalia il fondo di Costa SanZenone (lattuale Costa dei Nobili) di pertiche 829 e 14 tavole che nel 1817ingrand con lacquisto di altre quattrocento pertiche. Angelo FrancescoClerici che conduceva direttamente il fondo di Costa affitt nelle vicinanze di

    Milano anche i fondi di Badile (dal 1820) e di Mairano (dal 1822). Alla mortedi Angelo Francesco Clerici (1827) i figli (Girolamo, Pietro e Dionigi)mantennero, per alcuni anni, in comunione la propriet del fondo della Costa,che Dionigi condusse poi da solo dal 1832 fino al 1846, dopo aver affittato laparte dei fratelli. Girolamo risiedette a Badile gestendo quel fondo fino al1844, anno in cui prese in affitto il fondo di Villareggio, che i suoi discendenti

    1 CARLO CATTANEO, Dell Agricoltura inglese paragonata alla nostra, in Saggi di Economiarurale,, edizione curata dal professor Luigi Einaudi (Torino, 1939).2 Fino a questo momento non siamo riusciti a stabilire dove abitassero prima dell11novembre 1671.

    3 Per la data di morte in mancanza del registro dei morti ci siamo avvalsi del registro dellostato delle anime.

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    condussero fino al 10 novembre 1944. Girolamo nel 1855 acquist del fondodella Costa la parte del fratello Pietro: il fratello Dionigi si era diviso nel 1846tenendosi il suo terzo.

    Nel 1861 Girolamo Clerici che conduceva il fondo di Villareggio,

    mand il figlio Domenico (il padre del futuro generale Clerici) asovraintendere allazienda agraria posta sul fondo di sua propriet (pertiche965). Nel 1877 Girolamo Clerici fece acquistare altro terreno ai figli (Angelo,Carlo, Domenico ed Eugenio) cos il fondo della Costa raggiunse ladimensione di 1.892 pertiche. I Clerici, nel periodo 1877-1920, a Villareggio ealla Costa coltivavano 5.312 pertiche.

    Come gran parte della borghesia lombarda i Clerici non erano rimastiestranei al movimento risorgimentale. Girolamo Clerici aveva visto i figliAchille e Carlo partire volontari al seguito di Garibaldi. Il primo, nel giugno1848, si era arruolato come volontario nel battaglione della Guardia

    Nazionale Volontaria Pavese combattendo al seguito di Garibaldi a Luino e aMorazzone dove fu ferito a una mano. Il secondo, Carlo Clerici, dopo averattraversato in barca il Ticino si era arruolato nel marzo 1859 nei Cacciatoridelle Alpi coi quali combatt nel 2 Reggimento a San Fermo, a Varese e alloStelvio.Nel 1866, nellimminenza della terza guerra dindipendenza, Girolamo Clericinel timore di un arruolamento in massa dei goliardi, aveva richiamato aVillareggio il figlio Eugenio, che studiava legge presso lUniversit di Pavia. Ilpatriarca non aveva fatto i conti con un altro suo figlio: Domenico Clericiche, come abbiamo visto, dal 1861 era alla Costa a dirigere il fondo. Questi in

    una lettera annunci al padre di essersi arruolato volontario nei garibaldini.Con leroe dei due mondi combatt a Bezzecca, fatto prigioniero sul campo dibattaglia venne internato in Austria. Al ritorno dalla prigionia riprese laconduzione del fondo e il 21 febbraio 1867 a Marcignago spos CleofeTicozzi, figlia di Ambrogio Ticozzi e di Antonietta Pavesi.Da queste nozze nacque il futuro generale Ambrogio Clerici, secondo didodici figli che in ordine cronologico furono: Enrico (1867-1946), Ambrogio(1868-1955), Luigi (1870-1943), Gaetano (1871-1965), Achille (1872-1905),Mario I (n. 1874), Ariberto (1875-1946), Anna (1876-1945), Carlo (1878-1957),Mario II (n. 1880), Adelaide (1882-1974) e Domenica (1883-1972).

    3.- Nascita e infanzia a Costa dei Nobili

    Circa la data di nascita del futuro generale Clerici vi discordanza fraquanto annotato nel registro dello stato civile conservato nel Municipio diCosta dei Nobili e quanto riportato nel registro dei battezzati conservato nellaChiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta. Per lautorit laicaAmbrogio Clerici nacque a Costa dei Nobili il 18 novembre 1868 alle ore novepomeridiane; per lautorit religiosa il 19 novembre alle ore 10 antimeridiane.La questione non merita unulteriore indagine perch con ogni probabilit citroviamo di fronte a un errore del segretario comunale o del parroco oppure a

    una sorta di guerra fra il potere laico e il potere religioso.

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    Dal momento che in tutti gli atti pubblici (stato di servizio militare, brevetti,regi decreti, ecc.) la data di nascita il 18 novembre 1868 prendiamo perbuona questa.

    Ambrogio Clerici vide la luce nella casa (posta sulla via principale che

    allora si chiamava via della Chiesa, poi venne chiamata via generaleAmbrogio Clerici) che suo bisnonno (Angelo Francesco Clerici) avevaacquistata nel 1811 insieme al fondo. Il neonato venne battezzato nella Chiesaparrocchiale dallarciprete don Franco Macchi: madrina fu la signora MatildeBergamaschi Colombani.

    Ambrogio Clerici, con i fratelli, trascorse i primi anni dellinfanzia aCosta dei Nobili, un piccolo borgo (secondo il censimento del 1861 contava1.142 abitanti) del basso Pavese vitato4 che sorge su un terreno ondulato chegli permette di essere immune dalle piene dei fiumi Po ed Olona, chescorrono poco distanti.

    Il paese formato da case basse (un piano terreno e un primo piano) eraingentilito da due monumenti: il castello medioevale che era stato dei nobiliPietra e la Chiesa Parrocchiale, in stile neoclassico, il cui progetto fu fatto allafine del settecento dallarchitetto Leopoldo Pollack, che aveva lavorato alcastello di Belgioioso. La casa Clerici aveva una sua dignit: il portonedingresso era sormontato da uno stemma5 ed era il centro di una importanteazienda agraria. Una casa denominata nei documenti casa del fittabile, cheera molto spaziosa, costituita da numerosi locali6.

    Per il paese natale Ambrogio Clerici nutr sempre grande amore: era alfronte durante la prima guerra mondiale e cos, in una cartolina7 indirizzata

    alla sorella Adelaide, esprimeva il rammarico per non poter essere presentealla festa patronale:

    Cara AdelaideNon potevo lasciar passare il 15 Agosto, il d della festa della Costa,

    senza un saluto affettuoso a tutti Voi. Non rimpiangete per la mia assenza: sono almio posto e la gioia del ritorno sar maggiore dopo la lontananza, pi essa sarlunga.

    Lamore per la terra natale diveniva, spesso per chi lo stimava, pretesto perbattute benevole. Ormai vecchio, lo stesso generale Clerici raccontava che ungiorno il maresciallo dItalia Emilio de Bono rivolgendosi alla Principessa

    4 Secondo la distinzione catastale del 1929 la pianura a nord del Po si distingueva in: AltoPavese, Basso Pavese alla sinistra del Ticino, Basso Pavese Vitato, Lomellina occidentale,Lomellina orientale, Ferrera ed Alagna, Basso Pavese alla destra del Ticino.Il Basso Pavese Vitato comprendeva i comuni di: Badia Pavese, Chignolo Po, Corteolona, Costade Nobili, Inverno, Miradolo, Monticelli Pavese, Pieve Porto Morone, Santa Cristina eBissone, San Zenone al Po, Spessa, Zerbo.5Da testimonianza di Adelaide Clerici (1882-1974) che si ricordava lo stemma ormai sbiaditoe diceva che fu coperto dagli imbianchini che rifecero la facciata. Avanziamo lipotesi chefosse lo stemma del convento di San Damiano alla Scala, che fu proprietario della casa e delfondo fino a quando fu acquistato nel 1811 da Angelo Francesco Clerici.6da inventario redatto nel 1883 ed inserito nel rogito del notaio Tam di Pavia datato (illeggibile).a

    7 La cartolina porta la data del 15 agosto 1915, in quel tempo Ambrogio Clerici era tenentecolonnello e ricopriva la carica di sottocapo di Stato Maggiore della 1^ Armata.

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    Maria Jos le disse: lo sa Altezza Reale che il paese del generale Clerici cospiccolo che non ha nemmeno il cimitero?. Soffermandosi sulla parolacimitero Ambrogio Clerici coglieva loccasione per ricordare la tragicamorte dellamico e il consiglio che gli aveva dato, alla fine del 1942, di ritirarsi

    dalla vita politica. Questi invece quale membro del gran consiglio delfascismo vot il 25 luglio 1943 contro Mussolini e fu fucilato a Verona l11gennaio 1944.

    4.- Studi e morte del padre.

    Quando Ambrogio Clerici raggiunse let per frequentare la scuola igenitori lo mandarono col fratello Enrico a Lecco in un piccolo convitto rettoda don Stoppani, un sacerdote fratello del celebre abate e geologo AntonioStoppani. Questo sacerdote teneva presso di s pochi ragazzi ai quali

    impartiva i primi rudimenti del sapere. Nel piccolo convitto i pranzi nonerano molto abbondanti: i figli di Domenico Clerici erano soliti raccontare chele castagne erano uno dei piatti forti che la perpetua di don Stoppanipreparava per la cena.

    Ambrogio Clerici, dopo le elementari, fu inviato a Vigevano comeconvittore del Collegio Saporiti8 per frequentare listituto tecnico. Chiaccompagnava i figli in collegio era Domenico Clerici, il padre, che ogni voltaarrivava a casa affranto9.

    La vita di Ambrogio Clerici fu turbata dalla perdita immatura delpadre: Domenico Clerici moriva di polmonite a Costa de Nobili il 4 giugno

    1883, lasciava la moglie con dieci figli, dei quali uno10

    in arrivo. La famigliafece quadrato! I fratelli di Domenico Clerici (Carlo Clerici, dottor EugenioClerici e dottor Angelo Clerici, che era sostituto procuratore generale del Represso la corte dappello di Milano) decisero di mantenere in comunione, conla cognata e i nipoti, la propriet del fondo di Costa de Nobili e la gestionedelle due grandi aziende agricole di Villareggio e della Costa. Sul fondo dellaCosta sarebbe rimasta Cleofe Ticozzi aiutata da un agente e con lasupervisione dei cognati, mentre il fondo di Villareggio lo avrebbero gestitoCarlo ed Eugenio: a fine anno si sarebbero divisi gli utili. Gli orfani poteronocos terminare i loro studi. Si laurearono in medicina: Enricoa Pisa il 2 luglio1892 e Achille a Pavia il 22 novembre 1898; Ambrogio frequent la scuolamilitare di Modena divenendo ufficiale nel 1887; Gaetanosi laure a Pavia inchimica il 14 luglio 1894; si laurearono in legge a Pavia: Luigiil 10 luglio 1893,

    Ariberto il 20 febbraio 1901, Carloil 15 luglio 1901. Le femmine (Anna, Adelaide,Domenica) frequentarono le scuole presso il Collegio della Guastalla.

    La memoria del padre sar sempre presente in Ambrogio Clerici,anche quando ricopr alti incarichi militari. Cos scriveva dal fronte, il 19

    8 Il Collegio Saporiti era stato istituito dal marchese Marcello Saporiti con testamento del 4novembre 1839. Nel grandioso palazzo, disegnato dallarchitetto Moriglia, vi erano scuoleelementari, tecniche, ginnasiali e il liceo.

    9Lo raccontava, a uno degli autori, la figlia Adelaide Clerici.10Domenica Clerici nacque tre mesi dopo la morte del padre precisamente il 17 ottobre 1883.

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    agosto 1916, alla sorella Adelaide dopo aver appreso che il fratello Luigi erastato proposto per la medaglia dargento al valor militare:

    Anchio11pare che abbia fatto molto bene il mio dovere. Oggi mi stata consegnata la

    croce di cavaliere dellOrdine Militare di SavoiaCome vedete la nostra famiglia sicomporta bene: dillo alla mamma che la memoria di nostro padre la proteggiamobene!

    11 Il fratello Luigi, tenente di fanteria e volontario di guerra, era stato proposto, pochi giorni

    prima, per la medaglia dargento al valor militare. Medaglia che gli venne concessa con RegioDecreto

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    CAPITOLO SECONDO1885-1914

    - 1. Allievo della Scuola Militare di Modena (1885-87). - 2. Sottotenente etenente nel 12 Reggimento bersaglieri (1887-1894). - 3. Allievo della Scuola di

    Guerra (1894-97). - 4. A Roma e poi in servizio di Stato Maggiore presso ilComando della divisione di Novara (1897-98). - 5. Il matrimonio (1898). - 6. AVerona (1898-1904). 7. A Roma, capitano di Stato Maggiore (1904-1912). - 8.A Milano, maggiore del 12 reggimento bersaglieri (1912-14).

    1.- Allievo della scuola militare di Modena (1885-87)

    Terminati gli studi tecnici, il sedicenne Ambrogio Clerici decise diintraprendere la carriera militare. Il 2 ottobre 1885, dopo aver superatolesame dammissione, entrava in qualit di allievo nella Scuola Militare di

    Fanteria e Cavalleria con sede a Modena.Il corso durava due anni, al termine del quale gli allievi venivano promossisottotenenti. A Modena il ritmo di lavoro era intenso

    Di ore di ozio ce nerano poche, si era sotto da mane a sera con unora di libera uscita,previa rivista, che ben presto comprometteva la passeggiata. La domenica le ore dilibert erano due: una nellimmediato pomeriggio e una la sera. Qualche permessogiornaliero e qualche pi raro permesso, dato essenzialmente per il teatro12.

    Ambrogio Clerici nellesame di ammissione alla scuola militare si eraclassificato 151 su 367 allievi, ma con lo studio rimont ai primi posti: a met

    del primo anno era 6 su 360 allievi e alla fine dellanno 9 su 355 allievi edebbe lincarico di sottocapo classe; a met del secondo anno era 8 su 317allievi e alla fine dellanno 7 su 315 allievi. Per il suo profitto fu nominatoscelto (10 agosto 1886) , capo scelto alla 9 compagnia (24 settembre 1886)Ebbe lautorizzazione a fregiarsi della cifra reale 13.

    Al termine del secondo anno di corso, dopo aver superati gli esami,Ambrogio Clerici venne sottoposto a visita medica per la designazione alcorpo. Lufficiale medico, dopo aver constatato che gli mancava uncentimetro per raggiungere la statura minima richiesta per entrare fra ibersaglieri, salomonicamente sentenzi: mettiamolo nei bersaglieri, perch giovane e crescer! In vecchiaia Ambrogio Clerici, con aria divertita,raccontava questo episodio, aggiungendo che non raggiunse mai laltezzaprescritta. Detto per inciso erano assegnati ai bersaglieri i migliori perattitudine fisica fra gli allievi che si erano classificati nel primo decimo14.

    12EMILIO DE BONO, Nellesercito nostro prima della guerra, ed. Mondadori (Milano, 1931), pg.78.13 La cifra reale era portata dal cadetto sulla manica della giacca e consisteva nelle iniziali delnome del Re (Umberto I) intrecciate fra loro e sormontate dalla corona reale. Notizie da unalettera del Comandante dellAccademia Militare di Modena in data 14 marzo 1978 in A.d.c.C.

    14 EMILIO DE BONO, Nellesercito nostro prima della guerra, Arnoldo Mondadori (Milano,1931) pg. 79.

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    2.- Sottotenente e tenente nel 12 reggimento bersaglieri (1887-1894)

    Con decreto di re Umberto I, in data 3 agosto 1887, lallievo ufficiale

    Ambrogio Clerici fu nominato sottotenente e destinato al 12 reggimentobersaglieri. La sede del reggimento era a Vittorio15, qui il 1 settembre 1887prest giuramento di fedelt a re Umberto I e ai suoi reali successori. Nellasua lunga carriera militare Ambrogio Clerici avr la ventura di essere aldiretto servizio sia di re Vittorio Emanuele III, come suo aiutante di campogenerale effettivo, sia di S.A.R. il Principe di Piemonte (divenuto re UmbertoII), come suo primo aiutante di campo. I suoi sentimenti furono di fedeltverso la Dinastia ed egli stesso scrisse16 che, durante la repubblica sociale, ilgenerale Gioacchino Solinas

    Non pretese da me alcun giuramento alla Repubblica giuramento che daltra partenon avrei prestato sicuramente essendo esso contrario ai miei sentimenti prettamentemonarchici.

    Al giuramento segu, lo stesso giorno, la cerimonia del riconoscimento: ilsottotenente Ambrogio Clerici con la sciabola sguainata, davanti al 12reggimento bersaglieri a presentatarm, si era posto alla destra delcolonnello comandante che ad alta voce disse:

    Ufficiali, sottufficiali, caporali e bersaglieri in nome di Sua Maest il Re riconoscereteAmbrogio Clerici come vostro sottotenente.

    Foto 1. Ambrogio Clerici sottotenente bersaglieri

    15Lattuale Vittorio Veneto. Nel 1866 i due paesi di Ceneda e Serravalle vennero unificati e la

    citt prese nome di Vittorio. Nel 1923 prender il nome di Vittorio Veneto.16Dalla memoria difensiva presentata nel 1945 allAlta Corte per lepurazione.

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    Dopo queste parole la fanfara suon la marcia dordinanza.Sulla vita del sottotenente Clerici al reggimento non disponiamo

    documenti, possiamo solo immaginarlo ad istruire i suoi bersaglieri, amontare come ufficiale di picchetto, a far manovre nei dintorni di Vittorio che

    lo videro alla fine dellottocento a comandare un plotone di bersaglieri: nel1918 una brigata di bersaglieri al testa della quale attravers il Piave.

    Nel settembre 1890 il 12 reggimento bersaglieri fu trasferito a Roma evenne incaricato di condurre la repressione contro il brigantaggio. Poco dopo(19 aprile 1891) Ambrogio Clerici fu promosso tenente e due anni dopo (19aprile 1893) diventava aiutante maggiore in seconda. La scelta cadeva suufficiali che si erano distinti per fermezza di carattere, per buona condotta,operosit, istruzione e conoscenza del servizio. Il compito dellaiutantemaggiore in seconda era quello di dirigere la maggiorit del battaglione. Iltenente Ambrogio Clerici svolse il suo ufficio per pi di un anno: lo lasci

    nellottobre 1894 perch aveva fatto domanda per essere ammesso alla scuoladi guerra.Il 12 maggio 1893 il tenente Clerici, durante unesercitazione in piazza

    darmi era caduto da cavallo procurandosi, lo apprendiamo dal suo stato diservizio, una contusione allarticolazione del dito pollice del piede sinistro.

    Foto 2. Ambrogio e un suo cavallo

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    3.- Allievo della scuola di guerra (1894-97)

    La scuola di guerra, con sede a Torino in un tetro palazzo posto in viaBogino, aveva il compito di preparare gli ufficiali che dovevano entrare a far

    parte del corpo di stato maggiore.Il tenente Ambrogio Clerici, dopo aver superato lesame prescritto,

    entr alla scuola di guerra il 1 novembre 1894. I corsi duravano tre anni,durante i quali veniva fatta una severa selezione. Sul ritmo di lavoro chevigeva alla scuola, interessante rileggere quanto scrissero i generali EmilioDe Bono e Eugenio De Rossi:

    Cera molto da studiare alla Scuola di Guerra. Il programma era vasto; molte lematerie, bench non tutte praticamente necessarie; ma la maggior partecontribuivano senza dubbio ad allargare la mente e la cognizione degli ufficiali17.Il primo anno mi fu penosissimo: alle 7 dinverno bisognava essere a cavallo in

    maneggio, finivano le lezioni alle 12, per riprendere alle 14 fino alle 19. La sera incasa, alle 21, mi mettevo al tavolino e avanti sino a mezzanotte18.Neanche la domenica libera! Giacch proprio il settimo giorno della settimana eradedicato ad istruzioni pratiche che si facevano fuori della citt. E perch popolazionee guarnigione sapessero che neppure nei d festivi si riposava, a quelle esercitazioni anche nei mesi del pi brumoso inverno- si andava con la copertina bianca al berrettoe con la borsa per carte al fianco (comunemente chiamata la borsa delle fesserie)19.

    La testimonianza di Emilio de Bono importante perch era entrato allascuola di guerra un anno prima (1893) di Ambrogio Clerici: per due anni sierano frequentati perch entrambi provenivano dai bersaglieri e si erano gi

    conosciuti al 12 reggimento. De Bono gli aveva presentata la fidanzata edAmbrogio Clerici in vecchiaia raccontava che laveva trovata ben brutta!Arriv anche alla scuola di guerra la notizia che il 1 marzo 1896 sui

    colli ad est di Adua il corpo di spedizione italiano venne sconfittodallesercito etiopico del negus Menelik. Ha scritto de Bono che quando lanotizia arriv alla scuola di guerra:

    fummo funestati dal disastro di Adua e come ne soffrimmo! Ma la vita da noi vissutafu improntata ad una cordialit e ad una camerateria senza pari. Ci fu anche fra noichi scantinava per carattere; vi era magari anche una discreta orchestra di violini; maerano di pi i tromboni e quelli riuscirono a dominare20.

    Gli allievi della scuola di guerra, con i loro istruttori, facevano trecampagne: una topografica fra il primo e il secondo anno; una tattica fra ilsecondo e il terzo; una logistica alla fine dei tre anni.

    Il 26 agosto 1897 il tenente Ambrogio Clerici termin i corsi dellascuola di guerra classificandosi 18 su 38 idonei, col punteggio di 15,52.

    17 EMILIO DE BONO,, pg. 90.18EUGENIO DE ROSSI, La vita di un ufficiale italiano sino alla Guerra, ed. Mondadori (Milano,1927), pg. 78.

    19EMILIO DE BONO, op. cit., pg. 89.20Op. cit., pag. 93.

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    4.- A Roma e poi in servizio di stato maggiore presso la divisione di Novara(1897-98)

    Come era nella prassi, dal 21 ottobre 1897 il tenente Clerici frequent a

    Roma, presso il comando del corpo di stato maggiore, il corso di esperimentoper labilitazione ad ufficiale di stato maggiore che durava circa sei mesi.

    Il corso di esperimento consisteva nel prestare servizio presso uno dei diversi ufficidel Corpo di Stato Maggiore, e compiere temporaneamente un certo numero diesercitazioni tattiche sulla carta e sul terreno, sotto la direzione di ufficiali di StatoMaggiore21. Il Corso non era che un prolungamento della Scuola di guerra conqualche completamento e, forse, qualche perfezionamento. Ben poco di ci cheeffettivamente vi si elaborava per la preparazione alla guerra capitava sotto i nostrisguardi22.

    In quel periodo era capo di stato maggiore dellesercito il generale TancrediSaletta. De Bono ha scritto:

    Il Capo di Stato Maggiore dellEsercito aveva, anche per i pi spregiudicati di noi,qualcosa del mito. Non lo si vedeva quasi mai e quando ci occorreva di passarevicino al suo ufficio si camminava sulla punta dei piedi. Unimpressione che ricevettiallora fu che gli usceri, e quasi quasi i piantoni, ci trattassero con qualche benignadegnazione. Laria di grandi uomini, di persone superiori ce lavevano anche i Capidei vari uffici. Erano colonnelli di Stato Maggiore di indiscutibile capacit e di buonadottrina23.

    Il 24 marzo 1898, al termine del corso, il tenente Clerici fu trasferito a Novara per

    prestare servizio di stato maggiore presso il comando di quella divisione.Il comando di una divisione era formato dal generale di divisione, dal capo distato maggiore che era il vero deus ex-machina, dagli ufficiali di stato maggiore,dagli applicati di stato maggiore, dagli scrivani e dai piantoni.De Bono scrive24che:

    per gli ufficiali di Stato Maggiore il cavallo, il contatto con le truppe, il prendereparte, sia pure come spettatori, alle ordinarie esercitazioni doveva passare in secondalinea di fronte allufficio.

    Negli uffici cera molta burocrazia che spesso soffocava la preparazione dellaguerra.

    Il tenente Clerici si era fidanzato e in previsione del matrimonio avevaaffittato casa a Novara ed aveva acquistato i mobili. Improvvisamente gliarriv lordine di trasferirsi alla divisione di Verona.

    21EUGENIO DE ROSSI, op. cit., pg. 78.22

    Op. cit., pag. 9523

    Op. cit., pagg. 95-96.24DE BONO, op. cit., pg. 101

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    5.- Il matrimonio (1898)

    Quando mor, nel 1883, Domenico Clerici i suoi fratelli (dottor Angelo,Carlo e dottor Eugenio)per aiutare i nipoti, che in tenera et erano rimasti

    orfani, decisero di tenere in comunione sia la propriet del fondo di Costa deiNobili sia la gestione delle due grandi aziende agricole (Villareggio e Costa).Questo menage dur fino alla morte di Angelo Clerici25 che avvenne aMilano il 23 febbraio 1895. Il defunto lasciava quattro figli (Enrica, Elisa,Davide, Arturo) che chiesero di poter addivenire alla divisione dei beni dellaFraterna.

    La divisione fra gli zii Carlo ed Eugenio e i nipoti (figli di Domenico)fu solo un fatto catastale perch continuarono a gestire i fondi incomunione.

    Questa premessa serve per capire quello che avvenne nellimminenza

    del matrimonio del tenente Ambrogio Clerici.Il 14 marzo 1897 il tenente Clerici scriveva a suo fratello maggiore (Enrico) diaver intenzione di prendere moglie. La prescelta era Vittoria Villa, sorella deltenente Vittorino Villa, che era stato compagno del tenente Clerici nel 12reggimento bersaglieri e che poi era passato nei carabinieri.Vittoria Villa era nata a Villanova dAsti il 12 settembre 1876 dal medicodottore Carlo Villa e da Teresa Paola Cayre. Aveva come Ambrogio Clericinumerosi fratelli e sorelle ed aveva ricevuta unottima educazione a Torinocome convittrice nel reale istituto nazionale per le figlie dei militari italiani.Ambrogio Clerici nella lettera al fratello definiva la sua

    scelta opportunissima perch bella signorina, buona sotto tutti i rapporti, coneducazione finissima e nello stesso tempo di casa, non lascia nulla a desiderare perriguardo a se stessa e per la famiglia.

    Foto 3. Vittoria Villa a Torino nel 1918

    25 era andato in pensione col grado di primo presidente di Corte dAppello.

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    I Villa, famiglia piemontese, erano originari di Chieri dove nel XIIIsecolo erano gi noti ed illustri per antica nobilt. Da Chieri, verso la met delsecolo XV, un ramo si trasfer a Santena, poi alla fine del XVII secolo a

    Valfenera dAsti e un secolo pi tardi a Villanova dAsti.Tutto andava bene: la sposa, la famiglia, mail governo di sua maest

    il Re dItalia ci aveva messo lo zampino. La legge n. 554 del 24 dicembre 1896stabiliva allarticolo 2 che gli ufficiali prima del matrimonio dovesserocostituire una rendita in favore della futura sposa e della prole nascitura.Scriveva il tenente Clerici al fratello Enrico:

    occorrerebbe che io assicurassi con cartelle al portatore o con ipoteca su fondi rusticied urbani una rendita equivalente di 1200 lire annueEd ammesso che la mamma,voi altri e gli zii ammetteste la possibilit di farmi unipoteca sulla casa di Milano osul fondo della Costa per la rendita di 1200 lire, questa potrebbe essermi assegnata

    effettivamente per sbarcare il lunario, senza pregiudizio dei vostri interessi e delcapitale comune?

    Si trattava di elargire la rendita di 1200 lire annue finch Ambrogio Clerici eratenente, che sarebbe scesa a 800 lire con la nomina a capitano, onere che siestingueva con la nomina a maggiore. Mentiremmo se dicessimo che non sidiscusse, alla fine gli zii Carlo ed Eugenio Clerici garantirono la rendita alnipote.

    Come prescriveva il regolamento re Umberto I, il 23 agosto 1898,autorizz il tenente Ambrogio Clerici a contrarre matrimonio. Questo fucelebrato a Villanova dAsti il 6 settembre 1898 dal parroco don Luigi

    Lanfranco: testimoni (per lo sposo) fu il capitano Luporini e (per la sposa) ilcugino onorevole Tommaso Villa, che fino a qualche mese prima era statoPresidente della Camera dei Deputati.

    6.- A Verona (1898-1904)

    Dopo il viaggio di nozze, il tenente Ambrogio Clerici prese servizio distato maggiore presso il comando della divisione di Verona, dove era statotrasferito da Novara con regio decreto in data 11 agosto 1898.

    Verona, in quellepoca, era strategicamente molto importante perch

    citt di confine con lAustria, che occupava il Trentino. Nonostante lalleanzache legava lItalia agli Imperi Centrali, lesercito italiano accarezzava lidea dimuovere guerra allAustria per avere Trento e Trieste. La lunga permanenzaa Verona permise al tenente Clerici di acquisire una profonda conoscenzadello scacchiere trentino, conoscenza che gli sar utilissima di l a poco menodi venti anni quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, si trover aVerona come sottocapo di stato maggiore della 1 Armata.

    Con regio decreto 28 luglio 1902 il tenente Clerici fu promossocapitano. Come stabiliva il regolamento chi prestava servizio di statomaggiore doveva per un certo periodo prestare servizio presso un

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    reggimento. Il capitano Clerici fu assegnato (D.M. 1902) al 6 reggimentobersaglieri.

    Come capitano Ambrogio Clerici comand una compagnia. Compitoche allora era anche quello di educatore delle giovani leve.

    Comandante il colonnello Ettore Mambretti, un pavese nato a Binasco.

    7.- A Roma capitano di Stato Maggiore (1904-12).

    Con regio decreto 1 dicembre 1904 Ambrogio Clerici fu nominatocapitano del corpo di stato maggiore. Si trattava di un corpo scelto formatosolo da ufficiali che si distinguevano dal bavero della giubba di vellutoazzurro come quello dei generali, dai gradi e dallaquila doro sul berretto.

    Siamo nel periodo cos detto della belle epoque popolato da ufficialibrillanti e da eleganti dame, ci nonostante caratterizzato da profondi conflitti

    sociali. Lammutinamento della corazzata Pot mkin, avvenuta in Russia nel1905, non poche perplessit dovette suscitare anche nellambiente dello statomaggiore italiano.

    Il capitano Clerici fu assegnato alla divisione di stato maggiore cheoperava presso il Ministero della Guerra. Quanto scrisse il maresciallo deBono pu servire a capire in quale situazione si trov ad agire:

    Il Comando del Corpo di Stato Maggiore aveva come unappendice nella DivisioneStato Maggiore del Ministero della Guerra. Anche qui vi facevano turno sempre glistessi ufficiali e anche questi erano considerati e ritenuti come potenze dagli altrimiseri mortali.

    La luce dei due astri di prima grandezza: Capo di Stato MaggioredellEsercito e Ministro si riverberava un poco sui diretti dipendenti.Ma, perch non dirlo, tra Comando del Corpo e Divisione S.M. cera sempre qualchecontrasto. Il Comando del Corpo, che non subiva le oscillazioni del Ministero, e cheperci rappresentava, o doveva rappresentare la continuit del lavoro edellindirizzo, mal sopportava una certa superiorit che lorgano ministerialeresponsabile voleva imporre.

    Beghe, piccole beghe, che, in fondo si risolvevano in contrasti di persone edin invidiuzze di poco conto.

    Di positivo c questo: che n la vita degli ufficiali addetti al Comando delCorpo, n quella degli appartenenti al Ministero era comoda e tanto meno allegra eper sopportarla occorreva una buona dose di ambizione; ma ancora pi di sacrificio26.

    Il capitano di stato maggiore Ambrogio Clerici lavor al ministero dellaguerra per otto anni consecutivi. Ricopr lincarico di sottocapo di statomaggiore dellintendenza darmata; fu poi capo sezione presso la scuola diguerra.

    Arrivarono le prime onorificenze italiane ed estere: il 17 luglio 1904 larepubblica francese lo nomin cavaliere della Legion dhonneur; il 27dicembre 1906 fu nominato cavaliere dellordine della corona dItalia; l11febbraio 1911 Francesco Giuseppe, imperatore dAustria e re dUngheria, lonominava ufficiale dellordine di Francesco Giuseppe; limperatore del

    26Op. cit., pagg. 96-97.

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    Giappone gli concedeva il 7 maggio 1910 la croce di 4 classe dellordine delsacro tesoro imperiale.

    NellEsercito serpeggiava molto malcontento tanto che il Parlamento,con legge 6 giugno 1907, n. 287 istitu la Commissione dinchiesta per lEsercito

    alla quale furono dati poteri uguali a quelli spettanti ai magistrati inquirenti.La Commissione, presieduta dal senatore Rinaldo Taverna, era formata da seideputati e sei senatori. Il capitano Clerici fu distaccato presso la Commissionee al termine dei lavori, che durarono dal 1906 al 1910, Re Vittorio EmanueleIII lo nomin di motu proprio (regio decreto 26 giugno 1910) ufficialedellordine della corona dItalia. Copia del decreto gli fu inviata ( 6 luglio1910) accompagnata da una lettera del ministro della guerra generale PaoloSpingardi nella quale si leggeva:

    S.M. il Re, con forma di motu proprio, si degnato di conferire alla S.V. la croce diuffiziale dellOrdine della Corona dItalia in considerazione dei distinti servizi da Leiresi nel tempo in cui Ella rimase destinato presso la Commissione dinchiesta perlEsercito.Il Presidente della Commissione nel darne notizia, ha espresso il desiderio che Le siafatta conoscere tutta la soddisfazione della Commissione stessa per lo zelo, la buonavolont e lintelligenza dimostrata nel disimpegnare gli incarichi che alla S.V.vennero affidati.

    Ben volontieri Le comunico le lusinghiere espressioni che la Commissione Leha rivolto ed assai mi compiaccio dellonorificenza meritatamente conseguita, di cuiaccludo il diploma.

    Il Ministro(Paolo Spingardi)

    Da tempo lo stato maggiore italiano desiderava riscattare la sconfittasubita in Abissinia nel 1896; il generale Alberto Pollio, nel 1909, avevastudiato un progetto per la costituzione di un corpo di spedizione col compitodi invadere la Libia occupata dai Turchi. Il 28 settembre 1911 il ministro degliesteri marchese Antonio di San Giuliano, inviava lultimatum alla Turchia.Era la guerra! Il capitano Ambrogio Clerici in questa occasione, come gi nel1895, non ebbe la ventura di partecipare alla guerra coloniale: tuttavia lavorper la riuscita della spedizione meritandosi, con motu proprio di re VittorioEmanuele III, la croce di cavaliere dellordine dei santi Maurizio e Lazzaro inconsiderazione si legge nel diploma - di particolari benemerenze acquistate

    durante la campagna di guerra italo-turca.Abbiamo inizialmente scritto che la famiglia Clerici era una famiglia disolide tradizioni agrarie. Ambrogio Clerici, pur avendo abbracciato la carrieramilitare, aveva voluto restare in comunione con i fratelli per gestire il fondodi Costa de Nobili e dal 1907 quello di Villareggio27. Con una scritturaprivata i figli di Domenico Clerici avevano costituito formalmente laFraterna Clerici28 e stabilito che alla direzione (quotidiana) delle due

    27 Nel 1907 gli zii Carlo ed Eugenio Clerici, pur vivendo a Villareggio, avevano ceduto lagestione di Villareggio.

    28 Prima del 1907 cerano stati lunghi periodi di comunione di beni senza per essereformalizzata.

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    aziende agrarie erano preposti i fratelli dottor Gaetano (per la Costa) e dottorAriberto (per Villareggio). Alla fine dellanno si sarebbero divisi parte degliutili. Il documento portava la firme: di Anna Clerici; Adelaide Clerici;Domenica Clerici; del dottore Enrico Clerici aiuto medico dellOspedale

    Maggiore di Milano; del capitano di stato maggiore Ambrogio Clerici;dellavvocato Luigi Clerici giudice presso il Tribunale di Monza; del dottorein chimica Gaetano Clerici che abitava a Costa de Nobili; del dottore in leggeAriberto Clerici che dal 1901 abitava a Villareggio; dellavvocato Carlo Clericiche aveva studio a Milano in via Pasquirolo 6.

    8.- A Milano maggiore nel 12 reggimento bersaglieri.

    Con regio decreto 31 marzo 1912 Ambrogio Clerici fu promossomaggiore e destinato a prestare servizio temporaneo presso il 12 reggimento

    bersaglieri, che aveva sede a Milano in corso San Celso. Ritornava, comecomandante di battaglione, al reggimento che lo aveva visto sottotenente epoi tenente dal 1887 al 1894.Il maggiore Clerici prese alloggio con la moglie in via Tasso, 9 affittando unappartamento29 nel caseggiato di propriet dei cugini Albertario.

    Nellaprile 1913 assunse il comando del 12 reggimento il colonnelloEugenio De Rossi, che cos ebbe a scrivere del maggiore Clerici:

    per mia fortuna mi destinarono il maggiore D.G., un ligure energico e un altromaggiore (n.aa.= Clerici) proveniente dallo S.M. in servizio temporaneo, eccellentepersona, piccolotto ma pieno di ginger, perfettamente allunisono con le mie idee.

    Questi due ufficiali mi furono anche amici e mi facilitarono moltissimo il comando;peccato che allentrare in guerra li persi30.

    Le truppe di stanza a Milano erano, in quel periodo, impiegate spesso per ilservizio di ordine pubblico. Durante i numerosi scioperi31 i sindacalistitenevano i loro comizi sul viale di Porta Ludovica e pi volte il battaglionebersaglieri era costretto a stazionare nei dintorni. A Pieve Emanuele ilmaggiore Clerici, dove era giunto con i suoi bersaglieri, aveva preso la parolaper calmare la folla irritata con il parroco. Con un discorsetto era riuscito a farragionare i dimostranti, tanto che a distanza di anni, Domenica Clericiraccontava lepisodio che aveva visto protagonista il fratello.

    L8 agosto 1914 il maggiore Clerici lasci il comando del battaglioneperch con regio decreto fu fatto rientrare nel corpo di stato maggiore.

    29Dal 1970 lappartamento di propriet di uno degli autori.

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    DE ROSSI31DE ROSSI pagg. 250-253.

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    CAPITOLO TERZO1914-1918

    1.- Sottocapo di Stato Maggiore della Prima Armata (1915-17). - 2.

    Comandante della Quarta Brigata Bersaglieri (1917). - 3. Capo di StatoMaggiore della Prima Armata (1917-18). - 4. Comandante della QuintaBrigata Bersaglieri.

    1.- Sottocapo di Stato Maggiore della prima Armata

    Lassassinio dellarciduca ereditario austriaco Francesco Ferdinando,compiuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 da due sudditi serbi, fu la scintilla chefece scoppiare la prima guerra mondiale. LItalia, alleata con gli imperi

    centrali, il 2 agosto 1914 dichiar la propria neutralit: il nuovo capo di statomaggiore dellesercito, il generale Luigi Cadorna, pensando ad una confermadellalleanza con Germania ed Austria compilava una Memoria sintetica sullaradunata a nord-ovest e sul trasporto in Germania della maggior forza possibile.Dovette ricredersi perch il governo Salandra era dellopinione di far guerraallAustria e cos di fretta e furia dovette preparare una Memoria riassuntivacirca una eventuale azione offensiva verso la Monarchia Austro-Ungaricadurante lattuale conflagrazione.

    Nel paese si form una forte corrente interventista che voleva che sidichiarasse guerra allAustria per liberare Trento e Trieste. Era una guerra cheil maggiore Ambrogio Clerici sentiva: la sua famiglia era interventista perchaveva una solida tradizione garibaldina rappresentata ancora da Carlo Clerici(zio di Ambrogio) che nel 1859 aveva combattuto contro gli austriaci agliordini di Garibaldi nel 2 reggimento Cacciatori delle Alpi.

    Il maggiore Ambrogio Clerici l8 agosto 1914, lasciato il 12 reggimentobersaglieri, fu destinato a Roma dove per tre mesi prest servizio presso ilcomando del corpo di stato maggiore che aveva sede a Palazzo Baracchini invia XX Settembre. Contribu a studiare nel dettaglio il piano offensivo controlAustria. Il 3 dicembre 1914 fu trasferito presso lufficio del comandantedesignato della 1 armata (tenente generale Roberto Brusati32), che aveva sedea Palazzo Brera. Il generale Brusati era un generale ordinato e tutto il suo

    comando era retto con quellordine, con quella misura, con quellaprecisione33.

    In caso di guerra allAustria la 1 Armata doveva disporsi sul frontetrentino schierando il III Corpo dArmata dal confine svizzero al Lago diGarda e il V Corpo dArmata dal lago di Garda a Val Cismon compresa.Fu un periodo intenso, di lavoro preparatorio fatto di diagrammi, grafici,studi sulle carte geografiche: partecip ai lavori della commissione presieduta

    32Roberto Brusati (1850-1935) era stato prima comandante del corpo darmata di Torino. Dal 1914 era

    senatore del regno. Era fratello del generale Ugo Brusati che dal 1902 era primo aiutante di campo

    generale di re Vittorio Emanuele III.33ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori editore (Milano, 1929), pag. 187.

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    dal generale Annibale Gastaldello che aveva il compito di preparare i piani diattacco contro lAustria. Nel piano strategico dello stato maggiore, in caso diguerra allAustria, la prima armata doveva schierarsi sul fronte Trentino conatteggiamento di difesa strategica

    accompagnata da tutte quelle offensive tattiche parziali che valessero a migliorare lanostra situazione34

    Nonostante questa direttiva lo stato maggiore della 1 Armata studi

    in tutti i suoi particolari il disegno di un attacco contro il fronte orientale del campotrincerato di Trento35.

    Nellimminenza del conflitto Ambrogio Clerici fu promosso tenentecolonnello ed ebbe ufficialmente lincarico di sottocapo di stato maggiore

    della prima armata. Sopra di lui, gerarchicamente, cerano il comandantedellarmata: generale Roberto Brusati; e il capo di stato maggiore: contegenerale Paolo Ruggeri Laderchi.

    In unarmata, dal sottocapo di stato maggiore dipendevano il comandodartiglieria darmata, il comando del genio darmata, la direzionecollegamenti. Il colonnello Clerici dovette sovrintendere alla mobilitazione ealla radunata di migliaia di uomini e di mezziUn ufficiale cos lo descrive36:

    -Ella assegnata allUfficio informazioni mi dice tre ore dopo il tenente colonnelloClerici sottocapo di Stato Maggiore dellArmata, un uomo pi piccino di me, dalla

    voce tagliente, dagli occhi azzurro-grigi - freddi ma penetranti - dai movimenti vivacie quasi a scatto.

    Il comando della prima Armata dava molta importanza allufficioinformazioni. Troviamo testimonianza nelle memorie37 del generale TullioMarchetti:

    Io avevo a disposizione a Brescia unautomobile militare e quasi quotidianamenteandavo a Verona per abboccarmi col gen. Roberto Brusati, comandante la 1 Armatache conoscevo bene da quando lavoravo a Milano a palazzo Brera. Ero anche in veraintimit col suo Sotto Capo di S.M. ten. Col. Clerici Cav. Ambrogio, due ufficiali cheavevano ben compreso limportanza dellufficio informazioni.

    Poco prima delle ostilit il comando della 1 armata si era trasferito aVerona nel castello scaligero. In quei giorni Vittoria Villa, moglie diAmbrogio Clerici, scriveva alla cognata Adelaide Clerici:

    34LUIGI CADORNA, La guerra sulla fronte italiana, ed. Treves, volume I, pag. 91.35SCHIARINI, pag. 26, nota 1.36CESARE PETTORELLI LALATTA, I.T.O. (informazioni Truppe Operanti)- Note di un Capo delServizio Informazioni dArmata (1915-18), Casa Editrice Giacomo Agnelli (Milano, 1934-XII),pag. 23.37

    TULLIO MARCHETTI, Ventotto anni nel servizio informazioni militari,collana del Museo trentinodel Risorgimento (Trento, 1960), pag. 80.

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    se credi di scrivergli lindirizzo : Tenente Colonnello Clerici, Corpo dArmataTerritoriale 5 Verona. Non mettere indicazioni della carica che occupa e benchnon sia di una importanza capitale, per egli preferisce che non si dica ad estranei lacitt e lufficio dove si trova.

    Alla 1 armata, forte di 160 mila uomini, 612 pezzi dartiglieria (204 campali e408 grossi), era stato affidato il fronte trentino: dallo Stelvio alla CrodaGrande. Allo scoppio della guerra le truppe della 1 armata conquistaronoBorgo Val Sugana, importanti posizioni verso laltopiano di Lavarone, in ValdAdige arrivarono a Ala e in Valle dArsa fino a Valmorbia.Le decisioni importanti si prendevano a Verona dove

    presso il castello Scaligero sulle rive dellAdigetto, che si stacca l pieno di melma dalfiume sonoro, cera il palazzo del comando della 1 Armata, dove era stato ai suoitempi il generale Radetzky. Tutte le mattine, alla stessa ora, il generale Brusatiarrivava col suo passo rapido. Entrava nellufficio, una grande sala che dava sulgiardino, e, metodicamente metteva a posto intorno a s i piccoli oggetti dellascrivania. Il capo di Stato Maggiore che era allora il generale Ruggeri Laderchi, e ilsottocapo, che era il tenente colonnello Clerici, e pi spesso questi che quelli,andavano a dargli relazione di ci che era successo di notte. Il generale ascoltavasenza interrompere, aguzzando gli occhi intelligenti contro lufficiale: e gliavvenimenti, che si erano svolti tinti di sangue sui monti e nelle valli lontane, ldentro cadevano a terra, come aquile alle quali avessero tagliate le ali. Quando larelazione era finita, il generale dava pacatamente i suoi ordini chiari, brevi, senzaslanci38.

    Per il tenente colonnello Ambrogio Clerici cera molto lavoro, ma sopportato con molta serenit e buon umore

    cos aveva scritto il 28 giugno 1915 alla madre.Le sue parole trovano conferma nel giudizio che di lui diede un ufficiale suocollaboratore:

    il colonnello Clerici, limpareggiabile nostro sottocapo di Stato Maggiore, luomo chenon conosceva n riposi n soste ed era sempre pronto giorno e notte, senza maiperdere serenit e prontezza di decisione ad ogni evenienza39.

    Lo stesso ufficiale in un altro suo libro scrive40:

    appena rientrato dalle ricognizioni in linea, scrivevo tutte le mie impressionipresentandole subito, sotto forma di promemoria, al sottocapo dello stato maggiore

    dellarmata. Egli approva la mia sincerit, lo vedo, perch poi gli stessi, rafforzati quae l da segnacci rossi e blu, passavano subito nellufficio del comandante larmata.

    Il 21 ottobre 1915 Ambrogio Clerici venne promosso colonnello, mantenendolincarico di sottocapo di stato maggiore della 1 armata. Era cambiato invece

    38ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, ed. Mondadori (Milano, 1929) pgg. 186-187.39CESARE PETTORELLI LALATTA, Loccasione perduta, Carzano 1917, ed. Mursia (Milano,1968) pag. 60, nota 1.

    40CESARE PETTORELLI LALATTA, I.T.O. (informazioni Truppe Operanti)- Note di un Capo delServizio Informazioni dArmata (1915-18),Casa Editrice Giacomo Agnelli (Milano, 1934-XII).

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    il capo di stato maggiore: il conte 41generale Paolo Ruggeri Laderchi, l11agosto 1915, lasci lincarico al generale Andrea Graziani42

    notoriamente animato da spirito offensivo, ma anche irrequieto, autoritario,

    impulsivo, durissimo con i dipendenti, poco propenso a dare importanza alleperdite43.

    Cadorna voleva che la 1 armata stesse sulla difensiva, ma questo compitoandava stretto al suo Comando soprattutto ora che il capo di stato maggioreera il generale Andrea Graziani. Del resto il generale Brusati era fiero che ognigiorno su una grande carta dItalia, dove in colore azzurro era dipinto ilterreno che la 1 Armata aveva strappato allAustria, si potesse aggiungere unaltro pezzettino dazzurro.44LArmata dallinizio della guerra aveva ridotto,combattendo, a poco a poco il confine da 380 a 213 chilometri.Cadorna ebbe a dire45:

    al principiare della guerra, la 1 Armata aveva fatto meglio delle altre, e si eraaffermata con fortuna in luoghi di capitale importanza. Le menti e gli animi di tutti isuoi componenti, capi e soldati, furono lanciati dai primi giorni verso loffensiva, cosfruttifera e gloriosa. La difensiva fu considerata, bench nessuno lo confessasse, comeuna meno degna forma transitoria, da abbandonare non appena si potesse.

    La conquista delle linea di Borgo Val Sugana, avvenuta nellagosto 1915 conloccupazione dellArmentera e del Salubio, dimostr che il comando della 1armata stava studiando unoffensiva in direzione di Trento. Cadornascrisse subito una lettera nella quale disapprovava lazione e disse che per

    lobiettivo Trento occorrevano uomini e mezzi che larmata non aveva e chelui non poteva inviare.

    Nel settembre 1915, a Verona, si present46 al comando della 1 armatail tenente Cristofaro Baseggio per sottoporre il progetto della costituzione diuna Compagnia autonoma esploratori col compito, nellambito della 15divisione, di eseguire imprese ardite e azioni di sorpresa. Messosi a rapportodal generale Graziani e dal colonnello Clerici li trov subito favorevoli, tantoche convinsero il comandante dellarmata, generale Brusati, della bont delprogetto. Nellottobre 1915 il comando della 1 armata fece pervenire alla 15divisione lordine di costituire a Strigno la compagnia autonoma esploratori

    arditi.

    41Paolo Ruggeri Laderchi nato a Codogno nel 1862, ufficiale di artiglieria nel 1880, era stato addetto

    militare in Turchia e in Russia. Nel 1912 aveva comandato la brigata Basilicata.42

    Andrea Graziani nato a Bardolino (Verona) nel 1864 era stato insegnante alla scuola di guerra, nel

    1914 aveva comandato l11 reggimento bersaglieri e poi la brigata Jonio.43EMILIO FALDELLA, La Grande Guerra, Longanesi & C. (Milano, 1965) volume I.44

    ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929), pag. 187.45ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929), pg. 178.

    46 CRISTOFARO BASEGGIO, Compagnia della Morte, Istituto Editoriale Veneto (Venezia,1929).

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    Foto 4. Valsugana 1915. In ispezione.

    Il colonnello Clerici, per poter dalla sua scrivania prendere decisioni, sirecava spesso in prima linea per vedere la topografia del teatro deicombattimenti, sentire il polso delle truppe, vedere le opere di fortificazione.Scriveva alla sorella il 13 luglio 1915:

    Cara Adelaide,ieri recatomi su in alta montagna, proprio in prima linea, ho trovato il figliolo

    del lattaio di Sorlama47, bersagliere Maganza Luigi. Sta benone, si gode il fresco e mi

    incarica di salutare la sua famiglia.Cos pure mi ha scritto Maria Mascheroni per avere notizie di suo marito. Sta

    benone, anchegli- el Beli- sta al fresco e in buona salute.Anchio mi trovo benissimo nonostante certe sgambate sui monti e certe

    sudate da non dire.Bacia la mamma, Domenica e Gaetano e tu abbiti un abbraccio dal tuo

    ImbrosDovunque vado, Costa io vedo!

    Nonostante il lavoro il colonnello Clerici si occupava dei suoi compaesani cheerano sotto le armi e che direttamente o tramite la sorella Adelaide gli sirivolgevano. Alla sorella precisava48:

    per i figlioli della Costa che fanno il loro dovere mi interesso ed assicura pure tuttiche veglio su di essi, nei limiti del giusto. Quelli che sono con me stanno tutti bene.

    Si avvicinava il primo Natale di guerra e il colonnello Clerici scriveva il 1ottobre 1915 alla sorella Adelaide:

    Chi sa che a Natale possa avere qualche giorno di licenza e venirlo a passare con voi.Non per il momento di pensare a queste cose, perch, come ho scritto a Vittoria, il

    47

    Frazione di Costa de Nobili.48Il 6 maggio 1916.

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    rivedervi per me un momento di debolezza ed oggi non tempo di debolezze, madi energie sovraumane.

    A Natale non venne a casa come apprendiamo da una lettera del 16 dicembre

    1915:Sono tanto contento di sapere che la mamma sta bene: ho tanta volont di rivedervi.Il Natale lo passer sulle vette pi guzze dellAlpi in mezzo alle truppe. Verr pitardi, verso il 10 o 11 Gennaio.

    Il 24 gennaio 1916 comunicava:

    non ho potuto venire a casa in licenza, perch impegnato in lavori dufficio - speroper di venire per qualche giorno ai primi di febbraio.

    Lo stato maggiore della 1 Armata si era lamentato spesso col comando

    supremo per la scarsit dei mezzi a disposizione, in particolare modo perlartiglieria insufficiente e per il frequente cambio di reparti che venivanosostituiti con truppe stanche che provenivano dallIsontino.

    Lufficio informazioni dellarmata verso marzo registr granmovimento di truppe austriache: il 22 marzo il comando della 1 armatachiese al comando supremo che gli fossero inviati dei rinforzi perch vi eraprobabilit di un attacco nemico dallaltipiano di Lavarone. Cadorna che sitrovava a Londra fece rispondere che si arrangiassero perch

    in conformit alle direttive pi volte ripetute dal Comando Supremo e che hannoinformato concetto sistemazione difensiva su codesta fronte in caso offensiva nemicacontro la fronte 1 armata codesto comando dovr assicurare difesa facendoassegnamento su sole forze e mezzi di cui dispone.

    Il comando della 1 armata considerava necessari linvio di rinforzi: questoera il tema delle riunioni che il generale Brusati teneva con i suoi diretticollaboratori: il capo di stato maggiore (generale Graziani), il sottocapo(colonnello Clerici), il comandante dellartiglieria (generale Marciani). Fupreparata una lettera, datata 6 aprile 1916, nella quale si diceva:

    danno per certo un concentramento molto rilevante non ancora cessato - diartiglierie e di carreggi nella regione Altipiani.

    e Cadorna rispose che era convinto che un attacco a fondo non avrebbeavuto luogo. e poi volle sostituire il capo di stato maggiore dellArmata. Aquesto proposito ha scritto il generale Marchetti:

    A mezzo aprile, primo siluro lanciato da Udine. Arriva inaspettato allArmata il maggior

    generale conte Albricci, quale nuovo Capo di Stato Maggiore che deve prendere il posto del

    buon Graziani, che va ad un comando di truppe. Il Graziani era fra i maggiormente convinti

    dellimminente offesiva nemica, concetto negativo per il Comando Supremo, e stimava molto

    lUfficio Informazioni dellArmata, lodandone i risultati LAlbricci era nuovo allArmata eproveniva dal Comando Supremo. Certamente arrivava col bagaglio informativo preso ad

    Udine e le sue idee in fatto di offensiva nemica erano logicamente lo specchio fedele di

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    quanto si pensava in proposito al Comando Supremo. La mia spontanea impressione fuche lo avessero mandato per raddrizzare le gambe ai cani49.

    Eppure il servizio informazioni dellarmata continuava a registrare un

    crescente rafforzamento delle truppe austriache. Il maggiore Pettorelli Lalattascriveva50:

    ne parlo continuamente col nostro Sottocapo col. Clerici, che si moltiplica perrimediare alle nostre deficienze organiche.

    Anche Albricci dovette riconoscere di fronte allevidenza che una offensiva ingrande stile era imminente. Il colonnello Clerici contribu a preparare leDirettive per il caso di unenergica offensiva avversaria. che aveva concordatocol capo di stato maggiore dellarmata (gen. Albricci) e che il comandante(gen. Brusati) aveva fatte sue con quelle aggiunte ed integrazioni del caso che

    gli erano proprie. Vi si stabiliva che la difesa ad oltranza dovesse essere fattasulla linea raggiunta dalle truppe, in poche parole sulla fronte dattacco delsettore sud-est del campo trincerato di Trento. Un arretramento su posizioniforse pi sicure era impensabile senza gravi conseguenze.

    Nonostante la minaccia austriaca il comando della 1 armata nonsospese le operazioni offensive dallo Stelvio alla Valsugana nella speranza dispiazzare il nemico. Fu inviato un dirigibile che fece seri danni alla stazioneferroviaria di Trento; in Valsugana (12-17 aprile) fu occupata la linea delMonte Carbonile-San Osvaldo; fu conquistato lAdamello (12-14 maggio).

    Negli ultimi giorni del mese di aprile anche Cadorna cominci a

    sentire puzza di bruciato e fece una ricognizione sulla fronte della 1 armata,precisamente in Valsugana, e a suo vedere riscontr che il comando della 1armata, che egli stesso defin buono, non si era attenuto,nellorganizzazione difensiva della fronte, alle sue disposizioni perch avevaspesso costituito le prime linee troppo vicine allo schieramento nemico,rafforzandole a scapito di quelle arretrate ed aveva collocato le artiglierietroppo vicine alla prima linea in assetto offensivo. In verit le disposizioni diCadorna erano contraddittorie perch con lettera del 24 febbraio 1916, dandodisposizioni per la linea dellArmentera, aveva scritto che si doveva:

    conferirsi la massima saldezza possibile sia nellorganizzazione sia nellarmamentopoich le sorti della difesa dipendono appunto, nel primo tempo, dalla capacit diresistenza che questa linea potr fornire, senza di che a ben poco gioverebbe lavermunito fin dora le linee successive.

    Come affermer, un paio danni dopo il generale Brusati davanti allacommissione dinchiesta che lo assolse, in Valsugana le truppe erano sullalinea prescritta da Cadorna e in Val Lagarina non si poteva arretrare per non

    49TULLIO MARCHETTI, op. cit., pag. 172.

    50CESARE PETTORELLI LALATTA, I.T.O. (informazioni Truppe Operanti) - Note di un Capo del

    Servizio Informazioni dArmata (1915-18), Casa Editrice Giacomo Agnelli (Milano, 1934-XII), pg.92.

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    lasciare i fianchi scoperti. Lo stesso Cadorna dovette riconoscere che moltilavori erano stati fatti bene e che molti altri non si erano potuti eseguire acausa della molta neve che in quellinverno era caduta.Il generale Antonino Di Giorgio ebbe a scrivere51:

    fu errore gravissimo lavere attribuito alla deficienza dellassetto difensivo, lasconfitta del 1916, e il disastro di Caporetto. Fu per questo errore che adottammmonegli schieramenti le linee continue che portano allo sparpagliamento delle forze ealla difesa passiva. Si dimentic che dove c truppa che si batte e densit sufficientele posizioni si tengono anche senza grandiose organizzazioni. Dove la truppa insufficiente per numero o per qualit a nulla servono, anche se perfette, leorganizzazioni difensive.

    L8 maggio 1916 Cadorna silur il generale Roberto Brusati perch

    nei provvedimenti presi per far fronte ad un attacco austriaco in Trentino, hadimostrato la corda e si rivelato nel suo vero valore. Teme le responsabilit, rigettatutto sui comandanti di corpo darmata, non ha mai forze che gli bastino, perde laserenit e la calma52.

    la decisione del Capo non piacque al comando dellarmata, e nemmeno alcolonnello Clerici, perch Brusati era considerato un lavoratore e di buonsenso che dopo aver ascoltato i consigli di chi credeva capace prendeva lamigliore decisione53. Di lui aveva scritto Angelo Gatti:

    era un singolare uomo, scettico e scrupoloso, freddo e forse silenziosamenteambizioso; acuto, netto e in fondo, simpatico per la vasta e indifferente benevolenzacon cui trattava uomini e cose54.

    51In risposta al quesito 11 del questionario della commissione dinchiesta istituita nel 1918. Il testo

    trovasi nel libro di ANTONINO DI GIORGIO,Ricordi della Grande Guerra (1915-1918),Fondazione

    G. Whitaker (Palermo, 1978), pag. 49.52

    Lettera dell8 maggio 1916 alla figlia Carla. LUIGI CADORNA, Lettere famigliari, Mondadori

    (Milano, 1967).53

    ANGELO GATTI, Caporetto,Societ Editrice il Mulino (Bologna, 1964)., pag. 16.54ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929)., pag. 187.

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    Foto 5. Il comando della I Armata

    Il generale Roberto Brusati fu sostituito col conte generale GuglielmoPecori Giraldi che giunse a Verona la notte fra il 9 e il 10 maggio. Il generalePecori Giraldi scrisse55:

    Arrivai a Verona alla mezzanotte e mezzo. Stazione completamente deserta e nonilluminata. Vi trovai il Capo di Stato Maggiore generale Albricci e il Sottocapo diStato Maggiore colonnello Clerici: furono molto sorpresi di vedermi arrivare con unasemplice valigia, senza seguito e con poco bagaglio. La prima cosa che dissi, vistalora tarda e i conversari che si erano iniziati, fu: Andiamo a letto: domattina, dopoaver dormito parleremo di tutto dettagliatamente e vedremo come sia la situazione.

    La mattina del giorno 10 il nuovo comandante riun tutto il comandodellarmata che era formato da una sessantina di ufficiali che lo coadiuvaronovolonterosamente ed intelligentemente durante loffensiva austriaca che siscaten solo cinque giorni dopo.

    Nelle prime ore del giorno 15 maggio 1916 le artiglierie austriacheentrarono in azione fra il Garda e la Valsugana, costringendo le truppeitaliane ad arretrare. Lo scopo delloffensiva austriaca, che prese il nome diStrafexpedition, era quello di sfondare la fronte italiana allaltezza degliAltipiani per scendere in pianura fra Schio e Vicenza.

    Davanti alla minaccia austriaca il comando della 1 armata fu portatoda Verona a Vicenza dove fu sistemato a Palazzo Trissino. Gli spettava uncompito immane: coordinare lazione di truppe che erano costrette, dallapotenza del fuoco nemico, ad abbandonare posizioni, costituire comandi,

    55Da una conferenza del maresciallo dItalia Guglielmo Pecori Giraldi, tenuta nella sede dellaCassa di Risparmio di Firenze l11 giugno 1933.

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    ripartire la fronte salvando il pi possibile la compagine organica56. Ilgenerale Pecori Giraldi ebbe solo quattro giorni per orientarsi, ma eraaffiancato in modo egregio dal comando della 1 armata diretto dal generaleAlbricci (capo di stato maggiore) coadiuvato dal suo vice il colonnello Clerici

    (sottocapo di stato maggiore), due ufficiali che per il loro comportamentomeritarono, entrambi, di essere decorati con lordine militare di Savoia.

    Allinizio delloffensiva austriaca il generale Pecori Giraldi indirizzalle sue truppe questo ordine del giorno, che era controfirmato dal colonnelloClerici:

    Soldati della I Armata,Pare si presenti la desiderata occasione di venire attaccati dal

    nemico. Persuasi che ogni sforzo sar fatto per ributtarlo vittoriosamente, rammentoche Patria, Esercito ed Alleati ci guardano fiduciosi.

    Sar lieto di poter premiare il valore, lattivit e lo spirito di sacrificio; ma

    sar altrettanto inesorabile nel punire gli atti di debolezza o qualsiasi mancanza alproprio dovere.

    Confido appieno che i Comandanti ciascuno nella propria sfera di azione,sapranno fermamente volere ed efficacemente ottenere che le energie di tutti sienoposte in opera col massimo vigore.

    Il Ten. Gen. Comandante dellArmataPecori Giraldi

    Il Colonn. Sottocapo di S.M.A. Clerici

    Il giorno 23 maggio Cadorna con alcuni ufficiali del Comando Supremo sistabil a Vicenza, alloggiato a Villa Camerini, per sovraintendere alla difesache toccava per alla 1 Armata.Furono portati in linea quasi quattrocentomila soldati e mille quattrocentocannoni. Il colonnello Clerici racconter a Marinetti57, il padre del futurismo:

    Un reggimento granatieri che passeggiava a Roma alle ore 6 pomeriggio era in trenoalle ore 10 di sera e lindomani a mezzogiorno combatteva sul Cengio. Avevo - dice-600 camions a Vicenza che coi i chauffeur addormentati dalla stanchezza portaronotutte le truppe in linea.

    Il 22 maggio 1916 scrisse alla sorella Adelaide:

    sto bene nonostante laggravio di lavoro. Da un anno di distanza i nostri vicinitentano di premerci, ma spero che non riusciranno in alcun modo. Qui tutti fanno illoro dovere e bene. Io ringrazio la mamma di avermi costruito saldo.

    Furono giorni durissimi, ognuno segnato da conquiste austriache: il 26maggio cadde il Monte Cimone, il 27 forte Ratti, il 29 fu occupata Arsiero, il30 il margine orientale della conca di Asiago e il 3 giugno cadde il monteCengio.

    Nelle memorie del generale Tullio Marchetti si parla del colonnelloClerici durante la Strafexpedition. Il Marchetta - comandante del servizio

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    Bencivenga57FILIPPO TOMMASO MARINETTI, Taccuini 1915-27, ed. Il Mulino (Bologna ), pag. 256.

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    informazioni della 1 armata - l11 giugno 1916 aveva compilato un bollettinonel quale risultava che il nemico avrebbe allentata la sua pressione: port ilbollettino al colonnello Malladra58, perch lo comunicasse al generale PecoriGiraldi

    Il col. Malladra, seduto al tavolo: io in piedi. Lo lesse attentamente, mi guard al disopra degli occhiali e con voce nasale mi disse, in tono parecchio dubitativo:Sarcicrede Lei? Mi accorsi di picchiare la testa non proprio contro un muro, ma quasi!Subito portai copia del bollettino al colonnello Clerici, sottocapo di S.M. dellArmata,il quale dopo averlo letto, compresane leccezionale importanza mi preg di saliresubito a Villa Camerini, dove abitava il generale Cadorna con la sua segreteria econsegnare ivi altra copia dello stesso.

    Il 25 giugno gli Austriaci, dopo vari attacchi sempre respinti dalle truppeitaliane, si ritirarono per rendere pi salda la loro posizione, facendo cossfumare il piano di Cadorna che voleva attaccarli alle ali per imbottigliare ilcentro che si era spinto troppo innanzi. Alla 1 armata, per, non fu possibileriprendere tutto il terreno perduto perch Cadorna le tolse truppe e artiglieriache poco dopo utilizz per la battaglia di Gorizia.

    Loperato del colonnello Clerici, durante la Strafexpedition, emergedalla motivazione che accompagnava la croce di cavaliere dellordine militaredi Savoia concessagli, di motu proprio, da re Vittorio Emanuele III con regiodecreto in data 12 agosto 1916:

    Quale sottocapo di Stato Maggiore di unArmata durante loffensiva austriaca diedeprova di somma abilit per la pronta ed efficace messa in azione dei mezzi a

    disposizione dellArmata prevenendo sovente con opportuni provvedimenti leintenzioni del Comandante. Con fidente calma e mai doma energia seppe ancheeccitare le attivit di tutti i dipendenti recando in tal modo efficace contributoallazione dellArmata nellarrestare, poscia ricacciare il nemico (Vicenza 15 maggio-15 luglio 1916).

    Nelle carte del maresciallo Pecori Giradi c una lettera che colonnello Clericiin qualit di sottocapo di stato maggiore indirizz al comandante della 1armata per perorare la causa di un generale che secondo lui si era battutobene. Leggiamo:

    (stemma reale)COMANDO SUPREMO DEL R. ESERCITO

    Eccellenza,La ringrazio, certo ha capito perfettamente tutto, n io mi attendevo da Lei

    parole scritte- Insistetti io allora con scritti, perch io sono tale che quando mi sonoconvinto che alcuno meriti, mi adopero per lui senza riguardi per altri.

    Fu Mambr.59che fece a Sc. 60 scrivere la lettera. Intendiamoci non gli disse discriverla, ma gli fece chiaramente intendere che se ne andasse, e S. ebbe allora unattacco di fegato e si dette ammalato.

    58 Giuseppe Malladra nel 1916 aveva una mansione fuori organico di sovraintendenza sugli

    uffici operazioni e informazioni della prima Armata.59Generale Mambretti

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    M.ti voleva avere ai suoi ordini Vial., che godeva la sua piena fiducia fin da quandolo ebbe brigadiere.

    Se Lei, Generale e Generale per davvero, leggesse tutti gli scambi telefonicifra le Brigate (compresa quella dei Gr61.) e la divisione, di quei giorni tremendi, Ella sirenderebbe conto positivo dei meriti di comandante di S. il C.te, che penso un buongenerale (e forse miglior generale di divisione e di Corpo dArmata che non diBrigata) non reggevano quanto ha retto sulle posizioni. E poi e poiMorrone se fossesincero dovrebbe riconoscere i meriti di S. che gli fu di prezioso aiuto nel Comandodel XIV Corpo dArmata.

    Generale mi creda suo dev.imoA. Clerici

    Il periodo che segu la Strafexpedition fu caratterizzato da un certoassopimento bellico da parte del comando della 1 armata costretto daCadorna ad accantonare ogni velleit offensiva e a dedicarsi alla creazionedi un colossale sistema difensivo che comprendeva oltre alla fronte vera e

    propria (dallo Stelvio allAltipiano di Asiago) anche quella parte delVaresotto e del Comasco che confinava con la Svizzera. Certamente sicombatteva: il 10 settembre 1916 cominci loffensiva italiana sul Pasubio,caposaldo della difesa sulla linea delle Prealpi Venete Occidentali.

    Quale era il clima al Comando della 1Armata? Invitando il lettore albeneficio dinventario, trascriviamo quanto scrisse il generale Angelo Gatti62,il 19 maggio 1917, nel suo Diario:

    Beltrami, e Terziani che con lui, mi raccontano cose mirabolanti dellarmata. In tuttolinverno, per 5 o 6 mesi, Pecori non mai disceso da Villa Clementi, dove abita, aVicenza al comando. Ogni giorno, mattina e sera, due automobili conducono alla

    villa quegli ufficiali del comando che mangiano con Pecori. E questi, mi ha dettoBeltrami, non ha in tutta la villa una carta da 100.000 della sua zona: che dico! Nonuna carta al 500.000. Una cosa scandalosa, e tale da far rimpiangere assai ilBrusati().Io credo che Pecori Giraldi sia stato una persona molto intelligente. Diceva lui stesso:sordo sono, cieco anche, ma stupido no. Soltanto che era, fondamentalmente, unegoista. Cascasse il mondo, tutto andava bene, se il posto su cui egli era, restavaintatto. I dispiaceri lo hanno, se non abbattuto, certo un po scosso: ma al principiodella guerra, nonostante Bir Tobras e la sua messa addirittura a riposo, per opera diDe Felice, era ancora in gamba. Ma laffare del Trentino, troppo gravoso per lui, glidiede il tracollo. Allora, secondo me, pens alla sua salute: e si ritir nella VillaClementi, aspettando gli avvenimenti.

    Il bello che Cadorna, per un gran pezzo, non si accorse di nulla. E un graningenuo, in fondo. Quando il 5 aprile di questanno, and per la prima volta inTrentino, trov che le cose della 1 armata andavano male. Allora, diede, secondo luiuna terribile remenata al Pecori:lo ha trattato come si tratta un sottenente. Io hodomandato a Beltrami, se gli fosse parso che Pecori avesse avuto impressione dallarimenata. Mi rispose che se ne infischiava. Una sera ebbe una lettera di rimproverodal Capo: ebbene mangi col miglior appetito, come se nulla fosse stato.

    Albricci fu assolutamente una delusione. Era andato con una grande fama:dal primo giorno vide tutto disperato. Lui e Lequio, Ricci Armani,vedevano la

    60il generale Arcangelo Scotti quello che Lussu chiamava il generale Leone.

    61Granatieri

    62 ANGELO GATTI, Caporetto, dal diario di guerra inedito, Societ editrice Il Mulino (Bologna,1964) pag. 16-17.

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    salvezza soltanto nel ritirarsi al piano. Stava delle ore sul canap, nervoso, irascibile,dicendo che le cose andavano malissimo. Un giorno diede lordine di ritirarsidallaltipiano, e di lasciare anche le ultime difese di esso. Terziani e Berti presero sudi s di trattenere lordine fino al mattino seguente, e poi la cosa fu smorzata, elordine trattenuto; ma se si fosse obbedito subito allAlbricci, un disastro si sarebbeaggiunto.

    Chi fece bene, in quelle circostanze, fu il colonnello Clerici. Dice Terziani cheegli solo, di tutto il comando, era a contatto con i comandanti delle truppe, in mododa sentire il polso di esse: e cos poteva rimediare, inviare soccorsi, ecc. Ascoltavamolto ci che diceva il col. Mattei, capo di S.M. del V corpo, e faceva.

    Bessone, nervosissimo, non faceva che bestemmiare.

    Qualche esagerazione cera nelle considerazioni dei due ufficiali perchparlarono a caldo! Pecori Giraldi non era poi cos immobile perch il 24febbraio 1917 il colonnello Clerici scriveva al fratello Enrico dicendogli:

    ho tardato a rispondere ai figlioli e a Lina, perch in tutta la settimana sono statosempre in giro per la fronte con Sua Eccellenza (Pecori Giraldi).

    In vecchiaia il generale Clerici ricordava di aver partecipato,nellambito del comando della 1 armata, allideazione della strada delPasubio che in brevissimo tempo (dal 6 febbraio al 20 agosto 1917) fucostruita per un percorso di 6.100 metri di cui 4.000 scavati nella roccia.

    2.- Comandante della quarta brigata bersaglieri (1917)

    Il 23 marzo 1917 il colonnello Ambrogio Clerici fu nominato colonnellobrigadiere, grado che era stato creato durante la guerra per gli ufficialigenerali che avevano il comando di una brigata.

    Il 1 aprile il colonnello brigadiere Clerici assunse il comando dellaquarta brigata bersaglieri che doveva essere rifondata. Nella zona ad est diVicenza, tra Bertesina e Casa Latino, affluirono il 14 e il 20 reggimentobersaglieri destinati alla costituzione della brigata. Qui

    provetti ed agguerriti elementi accanto ai vigorosi giovani della classe 1897intraprendono un intenso periodo distruzione e di allenamento63.

    Il generale Clerici trova il tempo di scrivere ai nipoti:Ecco il primo esemplare della prima cartolina della 4 Brigata bersaglieri, che dedicoa voi, angioletti del mio cuore, come augurio per la Brigata e per voi! Tanti baci

    Aff.imo zio Bogio

    63MINISTERO della GUERRA, Riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-18, volumeIX I bersaglieri, ed. Libreria dello Stato.

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    Foto 6. Il cavallo lo forniva la famiglia

    Nellaprile 1917 il generale Foch venne a Vicenza in visita alla 1armata: l8 aprile, accompagnato dai generali Pecori - Giraldi ed Albricci, sirec alla Bertesina dove fu accolto dal colonnello brigadiere Clerici che glipresent la 4 brigata bersaglieri.

    Il 20 aprile 1917 la moglie del generale (Vittoria Villa) scriveva64 daTorino alla cognata per informarla della partenza della brigata per la primalinea:

    Mia cara Adelaidepensando che Ambrogio non avr avuto tempo di scrivervi per il

    molto lavoro ti avverto che egli deve lasciare oggi la Bertesina per andare colla suabrigata in linea pi avanzata. Potete immaginare lemozione che mi ha procuratoquesta notizia per quanto aspettata e quanto ora sono cresciute le mie ansie. Ottavio65mi ha scritto che stato a salutarlo e che lo ha trovato benissimo e raggiante fra i suoibersaglieri

    Lavvocato Carlo Clerici, allora tenente nel XLIV battaglione della miliziaterritoriale, descrive la serenit del fratello:

    64Lettera in A.d.c.C.65Ottavio Villa fratello di Vittoria Villa Clerici: era agente di cambio a Genova.

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    ieri fui a Cogollo ai piedi dei monti ove Ambrogio colla sua brigata che tiene lalinea sotto il Cimone, sono stato a trovarlo e sta bene, un generalino perfetto.

    Nei primi giorni di maggio il generale Cadorna ordin al colonnellobrigadiere Clerici di lasciare il comando della 4 brigata bersaglieri perch loaveva nominato capo di stato maggiore della prima armata.

    Capo di stato maggiore della prima armata (1917-18)

    Foto 7. Lo stato maggiore della I Armata

    Il colonnello brigadiere Ambrogio Clerici il 13 maggio 1917 scriveva66 alla sorella:

    Cara Adelaide,Grazie per la tua lettera affettuosa. Mi occuper di tutti. Mi hanno

    tolto ai miei bersaglieri per restituirmi qui al comando dove ero prima, con lincaricodi capo di S.M. dellArmata.

    Il generale Gatti, nel suo Diario, ci svela il retroscena che port allanomina del colonnello brigadiere Clerici che lo fece il numero due (dopo ilcomandante: il generale Guglielmo Pecori Giraldi ) di una armata checombatteva dallo Stelvio allAssa. Il 5 aprile 1917 il generale Cadorna andnel Trentino e trov che le cose della 1 Armata andavano male 67. In seguito aquesta visita agli inizi del maggio 1917 tutto lo Stato Maggiore del 1 armata

    66Lettera in A.d.c.C.67GATTI, op. cit, pg. 16.

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    venne mutato68: il generale Albricci (capo di stato maggiore) and acomandare la 5 divisione, il colonnello Bessone (sottocapo di stato maggiore)un reggimento dartiglieria, Beltrami al IX corpo darmata.

    Il colonnello brigadiere Ambrogio Clerici sostitu il generale Albricci;

    sottocapo fu nominato il colonnello Delfino De Ambrosis al quale succederpoi il colonnello Mario Asinari di Bernezzo.

    Un soldato69di Costa de Nobili, che il generale Clerici aveva sistematoal comando dellarmata scriveva70:

    sono proprio tranquillo trovandomi proprio qui vicino al Signor Generale mi pare diessere qui in casa sua, il giorno 27 per pura combinazione avremo fatto 200 metri distrada, io da una parte e lui dallaltra, ma essendo nel cuore della citt non mi fidaiandarci a parlare, gli o fatto il saluto, me lo rese e via, tante volte me lo trovonellufficio del suo Sottocapo dove porto telegrammi, ma silenzio.

    Il colonnello brigadiere Clerici nel suo nuovo incarico, come era successoquando era sottocapo di stato maggiore, ci mise tutto il suo impegno e il suoentusiasmo.

    Nellestate 1917 si present allItalia unoccasione che, forse, avrebbepotuto anticipare di parecchi mesi la fine della guerra. Si trattava di quelloche viene definito il sogno di Carzano., che ebbe nel maggiore Cesare PettorelliLalatta il protagonista e nel colonnello brigadiere Clerici un convintosostenitore.La notte del 12 luglio 1917 un soldato dellesercito austriaco raggiunse le lineeitaliane: era un sottufficiale del quinto battaglione della Bosnia che, per

    incarico del suo comandante il maggiore Ljudevich Pivko, port un piano lacui attuazione avrebbe permesso agli italiani di conquistare il posto avanzatodi Castellare ed attraversare il ponte che portava a Carzano senza trovareresistenza perch il territorio era presidiato da truppe decise a ribellarsiallimpero austro-ungarico. Per decidere sui dettagli dellazione il maggiorePivko desiderava conferire personalmente con un ufficiale italiano. Ilmaggiore Cesare Pettorelli Lalatta, addetto allufficio informazioni della 1armata, decise di andare allappuntamento: come segnale convenzionale fecesparare due colpi di granata contro la base del campanile di Carzano. La nottedel 15 luglio 1917 il maggiore Pettorelli Lalatta si incontr col maggiore Pivkoche gli consegn un plico con diversi schizzi dello schieramento austriaco.Il 29 luglio il maggiore Pettorelli Lalatta si rec a rapporto dal comandantedellarmata (generale Pecori Giraldi) presente il colonnello brigadiere Clericinella sua qualit di capo di stato maggiore. Nel Diario71 scrive:

    29 luglio. Il generale Pecori Giraldi, il nostro comandante darmata, mi ha fattochiamare: il tono di sicurezza del bollettino settimanale di informazioni sul nemico e idati cos precisi che esso conteneva non gli sono sfuggiti. Gli ho raccontato come e da

    68GATTI, op. cit., pg. 15 e 16.69Gaetano Brambilla70lettera indirizzata ad Adelaide Clerici il 28 novembre 1917. In A.d.c.C.

    71in CESARE PETTORELLI LALATTA, loccasione perduta (Carzano 1917), ed. Mursia (Milano,1967), pg. 55.

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    chi avevo ricevuti dati cos precisi e gli ho esposto anche quali erano le mie intenzioniper il futuro: la sua meraviglia e la sua incredulit hanno ceduto a mano a mano ilcampo alla pi viva soddisfazione. Il buon colonnello (brigadiere) Clerici, cheassisteva, mi ha detto un bravo cos di cuore e cos affettuoso che ne sono rimastocommosso.Mi sono permesso di pregarli del pi assoluto riserbo anche con gli altri comandi: cdi mezzo, oltre che la pelle mia e Pivko, la possibilit di mandare tutto a monte.

    Il colonnello brigadiere Clerici vi vide la possibilit di unazione che, se bencondotta, avrebbe potuto portare fino al Brennero. Nel suo Diario72 ilmaggiore Pettorelli Lalatta scriveva:

    7 agosto. Oggi giornata calma. Il colonnello (brigadiere) Clerici mi ha chiamato nelsuo ufficio per essere orientato in tutti i particolari sui miei rapporti con Pivko.

    Anchegli continua a mostrarsi entusiasta del mio progetto, vuole anzi,quando suoner lora, partecipare direttamente allazione.

    Magari! E di buona razza, generoso, e conosce il terreno meravigliosamentebene. Sono sicuro che ha volont e fegato per arrivare al Brennero.

    Cera per un mala Valsugana era territorio di competenza della 6 armata,anche se il comando della 1 armata vi aveva per i compiti strategici completagiurisdizione73: bisognava informare il comando supremo. Il 4 settembre 1917il generale Cadorna convoc il maggiore Pettorelli Lalatta che gli espose ilpiano. Cadorna lo conged ripromettendosi di comunicare il nome delgenerale che doveva guidare lazione. Il Pettorelli Lalatta nel suo diarioscriveva:

    7 settembre, notteChi sar il generale scelto a comandare la divisione destinataallazione di sorpresa? Speriamo sia in gamba. Sia uno che osi. Ecco, io vorrei DiGiorgio, mi piace come soldato, mi piace come generale. E con lui, il mio buoncolonnello Clerici, tutto nervi e tutto fuoco, e il generale Andrea Graziani, il padronedella Valsugana, e Zoppi e Viora, i due generali dei reparti di arditi. Con loro sipotrebbe arrivare al Brennero: chi li fermerebbe?

    Cadorna chiese al colonnello Tullio Marchetti74, comandante dellufficioinformazioni della 1 armata, di indicargli una terna di generali per sceglierequello cui affidare il comando della divisione di testa. Il colonnello Marchettifece i nomi dei generali Andrea Graziani, Antonino Di Giorgio, e delcolonnello brigadiere Ambrogio Clerici.

    Cadorna, nonostante i consigli, scelse Zincone75 un generale che nonconosceva il terreno e poco fiducioso dellimpresa.La notte fra il 18 e il 19 scatt lazione. Il maggiore Pettorelli Lalattaraggiunse, in territorio nemico, il maggiore Pivko e gli uomini a lui fedeli:narcotizzarono la guarnigione austriaca di Carzano. Da parte italiana sicommisero errori notevoli: se il generale Zincone avesse lanciato condecisione i suoi uomini, certamente avrebbe raggiunto il successo sfruttando

    72 Idem, pag. 65.73 Idem, pag. 60 nota 1.

    74Generale TULLIO MARCHETTI, Memorie, pg. 255.75 Attilio Zincone (1869-1939) colonnello brigadiere nel 1917.

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    la sorpresa. La divisione si mosse a passo di lumaca, snodandosi timorosa neicamminamenti invece di avanzare celermente allaperto. Dopo alcune ore gliosservatori austriaci si accorsero dei movimenti italiani, la sorpresa svan e difronte a una debole reazione del nemico il generale Zincone ordin la ritirata.

    Svaniva cos ingloriosamente il sogno di Carzano!Dalla met del settembre 1917 la fronte della 1 armata sub dei

    mutamenti:- perse la giuridizione sia sul tratto della fronte dallo Stelvio al Garda, tenuta

    dal III corpo darmata, che pass alle dipendenze del Comando Supremo;sia sulla fronte di Val di Brenta, tenuta dal XVIII corpo darmata, che passalla 4 armata.

    - ritorn ad avere competenza sul settore degli altipiani perch la 6 armatavenne sciolta.

    Dopo questo riassetto dipendevano dalla 1 armata:

    -il comando truppe altipiani affidato al generale Armano Ricci Armaniche aveva giurisdizione sul: XX corpo darmata: comandato dal generale Giuseppe

    Francesco Ferrari; XXII corpo darmata: comandato dal generale Pietro Gatti; XXVI corpo darmata: comandato dal generale Augusto

    Fabbri;-V corpo darmata: schierato dallo Zugna al Posina al comando delgenerale Gaetano Zoppi;-X corpo darmata: schierato nel bacino Posina-Astico al comando del

    generale Paolo Morrone, che sar sostituito poco dopo dal generaleEmilio Sailer.-XXIX corpo darmata: schierato dal Garda alla regione Zugna alcomando del generale Vittorio De Albertis.

    * * *Il 24 ottobre 1917 colonne tedesche sfondarono, nella conca di

    Caporetto, la fronte del IV e XXVII corpo darmata. Per lesercito italiano fuun momento tragico: re Vittorio Emanuele III a Peschiera, con animo fermo,convinse gli alleati che lesercito italiano non doveva ritirarsi ulteriormente,ma prendere posizione lungo la riva destra del Piave. Con la stessa fiducia

    del suo Re il colonnello brigadiere Clerici svolse il gravoso lavoro. Spessoandava ad accogliere i treni con le truppe che venivano dalla rotta diCaporetto, qualche volta partiva dai vagoni un colpo di fucile o di pistola76.

    Nel novembre 1917 lonorevole Teso e il consigliere di stato AntonioMorconi si consultarono con le autorit vicentine per decidere il da farsi incaso di rottura della fronte sui monti. Ebbero anche un lungo colloquio colcolonnello brigadiere Clerici. Il 15 novembre il generale Diaz emanunordinanza che imponeva alle amministrazioni pubbliche di rimanere alloro posto.

    76Testimonianza ad uno degli autori dellavvocato Carlo Clerici (1878-1957).