il piacere di studiare

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1 IL PIACERE DI STUDIARE Tecniche pratiche e semplici per apprendere in modo rapido Create PDF with PDF4U. If you wish to remove this line, please click here to purchase the full version

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Metodi per apprendimento veloce

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Page 1: Il piacere di studiare

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IL PIACERE DI STUDIARE

Tecniche pratiche e semplici per apprendere in

modo rapido

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Page 2: Il piacere di studiare

2

Il piacere di studiare

Tecniche pratiche e semplici per apprendere in modo rapido

di Chiara Giovannini

pp.70

Prefazione a cura di Andrea Fiorenza……………………………………………………….4

Introduzione………………………………………………………………………………………………6

1. C’è qualcosa che devi sapere

1.1 Gli autosabotatori, questi sconosciuti…………………………………………9

1.2 Le soluzioni che peggiorano……………………………………………………..12

1.3 Cambiare il modo di vedere le cose…………………………………………18

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Page 3: Il piacere di studiare

3

2. La partenza

2.1 Gli obiettivi………………………………………………………………………………..19

2.2 Il tempo…………………………………………………………………………………….23

2.3 L'ambiente…………………………………………………………………………………27

3. Il percorso

3.1 Cosa si deve fare e cosa non si deve fare……………………………….29

3.2 Errori da evitare quando si legge…………………………………………….30

3.3 Prendere appunti in modo efficace…………………………………………..33

3.4 Saper organizzare i contenuti con le mappe mentali………………38

3.5 Memorizzare senza sforzo e a lungo………………………………………..57

3.6 Saper ripassare per migliorare il ricordo………………………………….60

Conclusioni………………………………………………………………………………………….62

Bibliografia dell’ebook…………………………………………………………………………68

La proposta dello Studio Fiorenza………………………………………………………69

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Page 4: Il piacere di studiare

4

Prefazione a cura di Andrea Fiorenza

In una storia si racconta che un viaggiatore arrivato nei pressi di una

cava vide diversi uomini che, sudati e sporchi, imprecavano con le mani

al cielo. L’uomo si avvicinò e chiese:

“Cosa fate?A cosa serve il vostro lavoro?”

Si sentì rispondere:

“Non lo vede? Spacchiamo pietre”.

E senza più interessarsi del viaggiatore gli uomini ripresero il loro lavoro

e le imprecazioni.

Il viaggiatore ripartì e, dopo qualche ora di cammino, si ritrovò nei

pressi di un’altra cava. Altri uomini lavoravano come quelli

precedentemente incontrati ma, a differenza dei primi, non erano molto

affaticati, nonostante lavorassero sodo. Anche in questo caso il

viaggiatore chiese loro a cosa stessero lavorando e a cosa servisse il

loro lavoro.

E dove i primi uomini avevano risposto “Spacchiamo pietre”, qui si sentì

rispondere: “Costruiamo splendide cattedrali”.

A volte le azioni che facciamo, i compiti a cui ci dedichiamo possono

apparirci duri e faticosi o, in altri casi, piacevoli e gratificanti. Tutto

dipende dagli obiettivi e dagli scopi… e dai metodi utilizzati per

raggiungere tali scopi e obiettivi.

E’ un grande piacere per me presentare questo ebook della Dott.ssa

Chiara Giovannini. E’ uno strumento pratico e utile in grado di aiutare

chiunque desideri passare da un approccio allo studio inteso come

“spaccare pietre” ad uno dove si “costruiscono cattedrali”.

Il linguaggio che Chiara Giovannini utilizza è semplice e scorrevole,

attività non sempre facile, e il testo è ricco di indicazioni concrete.

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Page 5: Il piacere di studiare

5

Il lettore viene invitato a mettere in pratica nuovi modi per apprendere,

sospendendo temporaneamente il proprio modello, per sperimentare

come, grazie a indicazioni che sono sorrette da ricerche e

sperimentazioni, si possa migliorare ulteriormente il modo di studiare.

Ho letto con interesse il testo e in alcuni passaggi ho riconosciuto alcune

tecniche che inconsapevolmente metto in pratica, in altri passaggi alcuni

errori che mi porto dietro da molti anni. E naturalmente mi sono

ripromesso di porvi rimedio.

Oggi, a quasi cinquant’anni, posso dire di essere un pò più consapevole

dell’ approccio che utilizzo per apprendere, so cosa devo fare e come

devo fare per risparmiare energie senza che questo vada a influire

negativamente sull’apprendimento. E questo mi rende felice.

Ma se solo qualcuno me le lo avesse fatto notare prima…

Andrea Fiorenza

Bologna, Ottobre 2009

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Page 6: Il piacere di studiare

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Introduzione

Era il Super Bowl Sunday, quel giorno inviolabile in cui la maggior parte

degli uomini americani si piazza davanti al televisore a guardare il più

importante incontro di football dell'anno. La partenza del volo New York-

Detroit era stata ritardata di due ore e fra i passeggeri- quasi tutti

uomini di affari- la tensione era palpabile. Quando finalmente arrivarono

a Detroit, un misterioso problema tecnico con la scaletta fece fermare

l'aereo a circa trenta metri dal cancello. Sull'aereoplano i passeggeri

isterici per il ritardo, saltarono comunque in piedi.

Una delle assistenti di volo andò al microfono. Come poteva fare per

ottenere che tutti obbedissero al regolamento restando seduti finchè

l'aereo non avesse portato a termine l'avvicinamento al cancello?

La donna evitò di annunciare con tono rigido: "Il regolamento federale

prevede che tutti i passeggeri riprendano posto a sedere prima che

l'aereo cominci la manovra di avvicinamento al cancello".

Invece, cantilenando come se stesse ammonendo scherzosamente un

bambino adorabile appena colto a fare una birichinata tutto sommato

perdonabile, se ne uscì con un:

"Vi siete alzaaaati?!?"

Al che tutti scoppiarono a ridere e si rimisero a sedere finchè l'aereo non

ebbe terminato la sua manovra. Date le circostanze i passeggeri scesero

dall'aereo con un sorprendene buon umore.

(Goleman, 1998)

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Page 7: Il piacere di studiare

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Quella che abbiamo appena letto è la simpatica dimostrazione di come

una comunicazione “emotiva” raggiunga obiettivi insperati, in modo

efficace e diretto. La sfera emotiva è complementare a quella razionale,

pure necessaria. Vedremo che anche nell’apprendimento la così detta

“intelligenza emotiva”, così cara a Goleman, ricopre un ruolo

determinante per la memorizzazione dei concetti.

Non dimenticare che si impara solo ciò che piace e solo ciò che

diverte!

Questo e-book ha l'obiettivo di fornire strumenti utili per migliorare la

qualità del tuo apprendimento e, di conseguenza, la qualità della tua

vita.

Ecco che cosa ti permetterà di fare questa guida:

- saper gestire in modo ottimale il tuo tempo di studio (progettare un

piano di studio individuale, giornaliero, settimanale, mensile);

- riconoscere le strategie migliori per prendere appunti;

- gestire la tua memoria (e non essere gestito da lei!) e orientarla ai

contenuti che ti occorre memorizzare, senza alcun limite

- rielaborare in modo creativo ed emozionale le informazioni in mappe

cognitive (ricorda: più le informazioni vengono manipolate e rielaborate

più le imparerai senza dimenticarle);

- elaborare strategie di recupero delle informazioni senza fatica e senza

sforzo utilizzando tutti i cinque sensi disponibili;

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Page 8: Il piacere di studiare

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- strategie per leggere velocemente;

- imparare a sottolineare il testo, prendere appunti, schematizzare e

archiviare le informazioni in memoria.

Ricorda che: lo studio senza metodo è disordinato e

improduttivo. Lo studio senza motivazione è noioso e

insopportabile.

(Polito, 2002)

Qual è la differenza tra un corridore che arriva prima ad una gara

podistica rispetto a un altro concorrente che taglia il traguardo quattro o

cinque posizioni dopo di lui?

La velocità sostenuta durante la gara? O forse la respirazione ritmica e

ben equilibrata? Magari potrebbe aver giocato un ruolo decisivo il

terreno sul quale la corsa ha avuto luogo....

Tutto questo sicuramente gioca un ruolo fondamentale, ma non

dobbiamo dimenticarci di tutto ciò che è avvenuto prima di quella

corsa...e cioè l'allenamento di quel corridore: i giorni, le settimane e i

mesi prima della gara. La preparazione. E allora vediamola più da vicino.

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Page 9: Il piacere di studiare

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1. C'E' QUALCOSA CHE DEVI SAPERE

1.1 Gli autosabotatori, questi sconosciuti

E' noto che l'apprendimento nello sport richiede molta concentrazione,

capacità di automonitoraggio, di autovalutazione e di autorinforzo e,

soprattutto, molta pratica. Lo sport richiede un atteggiamento mentale

positivo e di fiducia in sè stessi, per incoraggiarsi quando si è di fronte a

una difficoltà e di tecnica per conservare alto il livello della propria

motivazione. Si deve organizzare un piano di allenamento e integrare lo

sforzo con il rilassamento (Polito,2002).

Dunque come avrà fatto il nostro corridore ad assicurarsi una

performance vincente e arrivare primo?

Prima di ogni altra cosa avrà neutralizzato i nemici più pericolosi e

infimi...gli autosabotatori!

Naturalmente non stiamo parlando di marziani millebraccia scesi

improvvisamente sulla terra ma pensieri ricorrenti a cui tutti noi siamo

abituati senza rendercene neppure conto. Gli autosabotatori sono

pensieri disfunzionali, costruzioni negative e subdole che ci facciamo

di noi stessi e che inquinano le nostre performance e ci impediscono di

essere vincenti.

Un'ottima tecnica, così come un'ottima preparazione non bastano senza

lo spirito giusto e senza aver messo un freno a quelle convinzioni

limitanti, blocchi del potenziale apprendimento. Le convinzioni, sia

positive che negative, si formano in seguito ad esperienze importanti.

Dopo essere state create, però, esse sembrano sganciarsi dalla nostra

mente e non appartenerci più: smettiamo di metterle in discussione,

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Page 10: Il piacere di studiare

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esse si cristallizzano e dunque restano ferme lì dove le abbiamo create

per molto tempo. Forse hai già sentito parlare dell'effetto placebo, un

meccanismo che libera attraverso le nostre idee e le nostre convinzioni

una serie di energie e capacità che non sapevamo neppure di possedere.

Ingerire una pillola credendo fermamente che questa sia l’ottima

risoluzione al nostro malanno ignorando il fatto, in realtà, che quella

stessa pillola contiene solo ed esclusivamente zucchero, produce effetti

tangibili e risolutivi. La nostra mente, spinta dalla nostra convinzione, ha

giocato un ruolo decisivo credendo che sia stata la pillola “miracolosa” a

farlo.

Questo forse basta per farci immaginare i danni che provocano alcuni

dei nostri pensieri limitanti come:

"Non ci riuscirò mai"; "Non ho mai avuto memoria"; "Non sono mai stato

in grado di...", eccetera.

E' bene precisare però che esistono autosabotatori assolutamente

funzionali. Sono quei pensieri che servono a tutelare la nostra autostima

e l'immagine che abbiamo di noi stessi e a proteggerla da eventuali

fallimenti.

Esempi di autosabotaggio sono il continuo procrastinare gli impegni,

stabilire obiettivi irraggiungibili o troppo facili, il ritiro dall' impegno, la

rinuncia a fare delle scelte, insomma tutte quelle scuse che

compromettono la nostra performance intellettiva ma che allo stesso

tempo forniscono un alibi in caso di insuccesso.

Come farà dunque il nostro corridore a neutralizzare questi pensieri?

Certamente non farà finta di niente, non cercherà di ignorarli ma

cercherà di porsi delle domande in merito per poterli affrontare con

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lucidità e coraggio.

Vediamo alcune domande utili per sconfiggerli:

- Fino ad ora in quale percentuale (da 0 a 100) sento di aver sfruttato le

mie potenzialità?

- Cosa mi aiuterebbe per arrivare al 100%?

- Ci sono decisioni o obiettivi in merito che sto procrastinando?

- Cosa mi sta frenando?

- Che rischi correrei se arrivassi fino in fondo?

- Nella peggiore delle eventualità che cosa accadrebbe?

(Mattoni, 2008)

Avere coscienza di tutto o quasi tutto ciò che ci limita è un passo

importante e di crescita per chiunque intenda sviluppare al meglio le sue

capacità. Anche se esserne a conoscenza non basta per neutralizzare

questi pensieri, occorre accompagnare questa consapevolezza con un

allenamento mentale, un addestramento a cui sottoporre l' abitudine

naturale e fisiologica di ogni essere umano di valutare se stesso. Molto

spesso una performance negativa rischia di diventare una valutazione

negativa sull'intera persona provocando sconforto e arrendevolezza.

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Page 12: Il piacere di studiare

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1.2 Le soluzioni che peggiorano

Per uno studente o chiunque si approcci a un testo o si cimenti nello

studio verrà assolutamente naturale tentare di mettere in atto soluzioni

apparentemente funzionali alle difficoltà che gli si presentano lungo la

strada.

Solitamente davanti a uno studio insoddisfacente si tende ad aumentare

le ore trascorse sui libri, a saltare i pasti e buona parte della notte con la

convinzione che più una soluzione è prodotta in quantità più sia di

qualità.

Molti altri studenti tenderanno a ripetere con insistenza e

sistematicamente la lezione appresa, la parte di testo magari non

sinceramente compresa fino alla fine credendo che più qualche cosa

viene ripetuto in un numero consistente di volte più l'apprendimento sia

quanto meno assicurato.

Nella mia esperienza universitaria molto spesso mi è capitato di chiedere

in prestito libri o manuali a qualche mia collega. Rimanevo sempre

piuttosto stupita nell'incontrare su quei testi moltissime pagine

ripetutamente sottolineate, una volta a matita, una seconda volta, solo

in alcuni tratti sottolineata con la biro blu, poi in altre zone rimaste

precedentemente bianche evidenziata con gialli e arancioni intensi. La

sensazione che provavo, oltre a quella di un devastante disordine

mentale che influiva anche sul mio apprendimento, era quella di un

martello pneumatico che passava e ripassava sulla medesima riga

cercando di fare solchi, avanti e indietro, avanti e indietro con la paura e

l'incertezza di non aver scavato accuratamente ogni angolo della riga.

Converrete con me che questo c'entra davvero poco con un testo ben

appreso, con contenuti masticati e manipolati in modo critico e

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intelligente. Insomma quel caos mi trasmetteva tutto tranne che la

certezza di possedere quello che realmente mi interessava: il concetto

portante che dovevo studiare.

Che cosa sono le tentate soluzioni allora? Sono quelle soluzioni che

apparentemente sembrano funzionare ma in realtà non cambiano affatto

la situazione e, anzi perpetuano il ripresentarsi del problema.

Questa guida è in grado di seguirti nell'inventare in maniera creativa e

funzionale nuove soluzioni, quelle che provocano il cambiamento vero,

reale in grado di fornirti strumenti di immediata e facile applicazione

producendo in modo naturale la neutralizzazione dei soliti

comportamenti, poco efficaci e dispendiosi in termini di risorse temporali

e energetiche.

Il tuo tempo è prezioso non sprecarlo alla ricerca di elaborate

strategie per imparare. In questa guida troverai tutto ciò di cui hai

bisogno con il vantaggio di:

- imparare tecniche semplici in modo permanente e duraturo che

possono essere applicate a qualunque tipo di materiale sia da

affrontare;

- è un metodo assolutamente divertente e creativo, immediato ma

sopratutto ti da garanzie di risultato in tempi brevi

- è un metodo che può essere insegnato a chiunque, bambini,

adolescenti, studenti universitari, manager. Insomma non ci sono limiti

di età nè effetti collaterali!

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Page 14: Il piacere di studiare

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Ma c'è una cosa che devi fare...

Da questo momento in poi ti chiedo di abbandonare mentalmente il tuo

attuale metodo di studio. Probabilmente se stai leggendo questa guida è

perché qualcosa non ti soddisfa, non hai raggiunto i risultati che speravi,

o forse sei in un momento della tua vita dove hai bisogno di

concretizzare e raggiungere in modo veloce e pratico risultati e obiettivi.

Per fare questo è opportuno che tu sospenda il giudizio su ciò che stai

per leggere, che tu faccia un tentativo, che lo sperimenti, che ci entri

con tutto te stesso, il cambiamento per avvenire ha bisogno di

attenzione e concentrazione.

Leggi questa guida fino alla fine, senza pregiudizi, non ti costerà nulla,

in qualunque momento potrai tornare al tuo solito modo di studiare, ma

prima è importante che abbandoni le tue resistenze e i tuoi dubbi,

sperimenta, prova, solo così sarai in grado di fare una valutazione

matura e consapevole.

Scegliere in fondo è questo:

- ascoltare ciò che ti verrà detto a breve;

- sperimentare in modo individuale le istruzioni e indicazioni che ti

darò;

- valutare attraverso i risultati che otterrai se questo strumento ti

interessa o meno.

Capisco che tu possa avere delle resistenze. Probabilmente le stesse che

ebbi io all’epoca…

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La mia storia...

Quando mi iscrissi al week end intensivo per imparare il metodo Eureka,

così si chiamava, ero in un periodo di vita personale particolarmente

caotico. Mi mancavano ancora molti esami per laurearmi in Psicologia,

non potevo frequentare le lezioni, non conoscevo praticamente nessuno

dei colleghi studenti, nessuno che mi desse informazioni su un pesante

esame che dovevo sostenere a breve, non avevo nessun appunto

suggeritomi per alleggerire la mole di lavoro e snellire un carico che mi

pareva impossibile. Manuali su manuali coprivano la mia scrivania.

Lavoravo dalle 8 alle 12 ore al giorno, facevo turni massacranti in una

comunità per minori di cui presto volevano farmi coordinatrice. Il posto

di lavoro era piuttosto allettante e la mia performance anche in

quell'ambito, non poteva tradirmi. Di lì a qualche mese un importante

studio di psicoterapia mi aveva accettato come collaboratrice e anche

quella mi sembrava un'opportunità da non perdere. Insomma le ore di

studio diminuivano vertiginosamente, fino a ridursi alle notti in cui in

comunità, ad ore improbabili, mi ritrovavo china sui libri. Questa fu la

motivazione che mi spinse a iscrivermi. Il corso costava parecchi soldi e

fui costretta a pagare a rate, e anche questo non ve lo nascondo,

incrementò in me la sensazione di dover sfruttare al meglio ciò che

stavo per imparare. Il week end trascorse in fretta, fu ricco di contenuti,

e alcuni esperienziali pratici. Uscimmo tutti molto motivati ma dopo una

settimana, molti di quei corsisti si ritrovarono a riutilizzare il loro vecchio

sistema di studio, adducendo la classica scusa:

"E' molto valido! Ho tenuto solo quello che ritenevo fosse utile a me!"

All'inizio fu molto impegnativo applicare il metodo.

La tentazione di ritornare al mio vecchio metodo di studio

(sottolineatura classica, lettura lenta, ripetizione infinita) era molta, la

paura di fallire l'esame e la titubanza verso l'ignoto mi creavano ansia e

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Page 16: Il piacere di studiare

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angoscia, ma ho tenuto duro cercando altri testi che approfondissero i

contenuti che avevo ascoltato al corso. Comprai moltissimi manuali di

quegli autori citati, abbozzati velocemente e scoprì che dietro a quel

corso si nascondeva un mondo affascinante e sopratutto un ponte da

costruire individualmente, strategie e stratagemmi per arrivare ad

utilizzare al meglio le nostre capacità. Forse non è scontato dirvi come è

finita la mia storia.

Attualmente sono laureata in Psicologia, ho terminato gli ultimi esami

con una buona media, lo studio di psicoterapia per il quale allora ero una

semplice collaboratrice part time è quello per il quale, in questo

momento, sto scrivendo questo e-book.

Qualche volta cambiare è l'unica alternativa che abbiamo.

Il cambiamento, spesso, è inevitabile e costante, troppi cambiamenti

potrebbero essere dannosi certo, ma anche troppo pochi, è importante

essere pronti a cambiare, a rimettere in discussione tutto in modo

onesto e sincero.

Leggete questa storia...

Un uomo che cercava disperatamente di smettere di fumare lesse una

pubblicità sul giornale che diceva così:

VOLETE CAMBIARE IN MEGLIO LA VOSTRA VITA?

MANDATE CINQUE STERLINE PER AVERE UNA CURA IMMEDIATA E

GARANTITA PER SMETTERE DI FUMARE.

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Page 17: Il piacere di studiare

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Incuriosito e pensando che, dopo aver provato tutto, non aveva niente

da perdere, spedì il denaro e aspettò che la cura miracolosa si

materializzasse davanti alla porta di casa.

E infatti, pochi giorni dopo, arrivò una piccola busta. L' uomo fu deluso

dalle dimensioni ma l'aprì con grandi aspettative. Dentro c'era solo un

biglietto con queste parole:

CURA ISTANTANEA E GARANTITA PER SMETTERE DI FUMARE:

NON COMPRARE SIGARETTE

NON SCROCCARLE AGLI AMICI.

(Parkin, 2004).

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Page 18: Il piacere di studiare

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1.3 Cambiare il modo di vedere le cose

Il metodo che stai per conoscere vuole essere una alternativa

per farti sperimentare nuove tecniche e verificarle concretamente in

base ai risultati che otterrai sul campo di tuo interesse.

Il segreto è cambiare il modo di vedere i problemi che hai incontrato

nello studio fino ad ora, smontarli, analizzarli e reinquadrarli nell'ottica

giusta, propositiva e sostituirli con uno studio attivo, una maggiore

autoconsapevolezza sul proprio modo di studiare, e un addestramento

sempre maggiore sull'utilizzo della creatività e del gioco anche nello

studio.

Cambiare il modo di vedre una situazione apparentemente immutabile

nello studio significa, riprovare in modo diverso, cambiare la cornice di

lettura, mettere in discussione alcuni paradigmi o credenze che davamo

per scontati.

"Uscire dagli schemi" significa cercare di non dare nulla per scontato,

significa mettere in discussione il senso comune che si da alla realtà.

E' quello che ti sto chiedendo di fare in questo momento. Sospendere le

tentate soluzioni, senza giudicarle o metterle in crisi, ma semplicemente

abbandonarti alle pagine seguenti che ti forniranno una nuova cornice di

interpretazione del metodo di studio classico.

Ma prima di iniziare ti fornisco alcune domande che potranno facilitarti

l'individuazione della tua cornice di lettura rispetto a quello che

attualmente ti impedisce uno studio efficiente:

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Page 19: Il piacere di studiare

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- Qual'è il risultato specifico che vorrei ottenere?

- Come potrei leggere in modo nuovo questa situazione?

- C'è qualche altra persona che conosco che affronta la mia stessa

situazione in modo soddisfacente?

- Se sì: cosa gli permette di farlo? Se potessi vedere il mondo con i suoi

occhi cosa vedrei di diverso?

(Mattoni, 2008)

2. LA PARTENZA

Il nostro corridore dunque si sta preparando ad affrontare la sua gara,

esattamente come tu forse dovrai preparare un esame, un compito, una

interrogazione o una lezione da esporre davanti a una platea di persone.

Hai forse una data precisa del giorno in cui dovrai verificare se il tuo

studio è stato o meno soddisfacente. Hai del tempo davanti a te e quel

tempo va utilizzato in modo ottimale, senza sprecarlo inutilmente.

2.1 Gli obiettivi

Iniziamo il nostro percorso da un punto importante: un desiderio non

è un obiettivo. Desiderare di passare l'esame, desiderare di essere

promossi a fine anno o di superare un'interrogazione non è un obiettivo.

Un desiderio diventa un obiettivo quando si precisano i gradini da

percorrere per raggiungere lo scopo e quando si mobilita la propria

energia per conseguirlo.

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Page 20: Il piacere di studiare

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Gli obiettivi devono avere delle caratteristiche precise, devono essere:

- chiari

- concreti

- delimitati

- idonei/pertinenti

- misurabili

- sequenziali

- raggiungibili

- verificabili.

Secondo Covey (2005), uno dei sette principi fondamentali per essere

autoefficaci e avere successo nella vita è: "comincia pensando alla fine".

Cosa significa?

In tutte le cose che realizziamo c'è sempre una prima creazione, quella

"mentale", e una seconda creazione, quella "fisica". Non si può

realizzare qualcosa efficacemente se non si ha prima chiaro in mente

cosa si vuole realizzare. Stabilendo obiettivi chiari avrai la possibilità di

stabilire il progetto per costruire la tua casa, il tuo percorso, Effettuando

una pianificazione di questi obiettivi, avrai la possibilità di tradurre

questo progetto in un piano di costruzione concreto.

Un vecchio carpentiere era sul punto di ritirarsi in pensione. Condivise

con il suo datore di lavoro i suoi piani per lasciare la sua attività di

costruttore di case e vivere una vita più piacevole godendosi di più sua

moglie e la sua famiglia estesa. Avrebbe sentito la mancanza dello

stipendio a fine mese, ma aveva veramente bisogno di ritirarsi a vita più

tranquilla. Il datore di lavoro fu dispiaciuto di vedere uno dei suoi

migliori uomini andarsene e gli chiese se avesse potuto costruire

un'ultima casa come favore personale. Il carpentiere acconsentì, ma con

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Page 21: Il piacere di studiare

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il tempo fu facile accorgersi che non metteva più il suo cuore in quello

che faceva. Smise di mettere la sua solita maestria nelle lavorazioni e

utilizzò materiali di qualità scadente. Fu un modo spiacevole per

terminare una carriera tanto dedicata. Quando il carpentiere ebbe finito

la casa, il suo datore di lavoro venne ad ispezionare il progetto

completato. Diede la chiave della porta principale al carpentiere.

"Questa è la tua casa" disse "il mio regalo per il tuo pensionamento". Il

carpentiere era scioccato. Che peccato! Se solo avesse saputo che stava

costruendo la sua casa, avrebbe fatto tutto in modo differente.

La stessa cosa accade a noi. Siamo noi a costruire il nostro modo di

studiare, molto spesso lo facciamo in modo approssimativo, superficiale.

Un metodo che poi si scontra con performance che non ci soddisfano

affatto e che, alla resa dei conti, ci deprimono.

A quel punto ci è difficile tornare indietro, ed è per questo che è

importante costruire il nostro percorso nel miglior modo possibile, senza

ingombranti zavorre e strumenti inefficaci.

Per questo è importante legare a tutto ciò che facciamo, studio incluso,

obiettivi di performance a breve e a lungo tempo. Ad esempio che tipo

di valutazione voglio ottenere dal mio esame/compito in classe/verifica?

Quale obiettivo mi permetterà di raggiungere questo? La laurea, la

promozione di fine anno, superare una selezione?

Non è secondario avere le idee chiare su cosa si vuole raggiungere, al

contrario significa aver percorso praticamente la metà della strada.

Inoltre focalizzarsi sugli obiettivi in modo pratico e concreto rende pù

selettivo il nostro cervello. E' una sorta di preparazione interna che mi

aiuterà a focalizzarmi meglio su ciò che sto per andare a studiare.

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Page 22: Il piacere di studiare

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Per aiutarti a fare chiarezza circa i tuoi obiettivi nel tuo percorso di

apprendimento potrai utilizzare queste domande guida:

- obiettivi di risultato: cosa voglio realizzare attraverso questo

apprendimento? Ad esempio superare un esame.

- obiettivi di processo: sono obiettivi per così dire interni legati allo

sviluppo del processo di apprendimento, ad esempio riuscire a

mantenere la concentrazione per x ore al giorno, eliminare

progressivamente tutti i tempi morti della giornata che interrompo il

rapido fluire del mio studio.

- obiettivi di padronanza: sono obiettivi che riguardano la crescita

delle proprie personali capacità e conoscenze, per esempio imparare

nuove abilità, acquisire una nuova competenza, approfondire un dato

argomento.

Sfatiamo un mito!

L'apprendimento non incomincia buttandosi a pagina 1 del libro, una

settimana prima dell'esame o della verifica. Il nostro cervello non è un

secchio all'interno del quale ad un certo punto, quando ci fa comodo

buttiamo dentro milioni di informazioni con la pretesa di ricordarle e

avere una buona performance al bisogno.

Tutto questo è pura fantascienza.

Il nostro cervello lavora logicamente, ha bisogno di sapere che cosa sta

facendo, perchè lo sta facendo e che tipo di lavoro dovrà fare. Queste

sono tutte informazioni che dovrai dargli tu, sono istruzioni-base per un

corretto apprendimento, per far sì che tu abbia davvero la padronanza

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Page 23: Il piacere di studiare

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completa di questa macchina affascinante e complicata.

Piuttosto che un secchio da riempire immagina il tuo cervello come una

biblioteca piena di libri da catalogare. Una informazione dopo l'altra

dovranno essere messe nel corretto ordine, catalogate nel migliore dei

modi per andarle a recuperare a tempo debito. Informazioni buttate a

caso, senza la minima idea di dove debbano essere sistemate saranno

perdute per sempre.

Per questo occorre avere cura della preparazione, l'allenamento del

nostro atleta, fatto di piccoli passi, semplici e veloci ma indispensabili.

Vediamone altri.

2.2 Il tempo

Sfatiamo qualche altro mito.

Non esiste un'ora assoluta uguale per tutti in cui studiare, non c' è

dunque un momento più idoneo di un altro in cui apprendere

maggiormente.

Esistono ritmi biologici individuali. Ognuno di noi ha un suo stile di vita,

un suo particolare ritmo di lavoro, abitudini di apprendimento che non si

può avere la pretesa di modificare da un giorno all'altro.

Per questo occorre orientare il proprio sguardo verso sè stessi, le proprie

abitudini di studio "classiche". Ci sorprenderà forse scoprire che siamo

particolarmente produttivi in quelle ore del giorno che invece

impegniamo a fare altro, oppure che dedichiamo spazio allo studio

esattamente in quei periodi della giornata in cui la nostra concentrazione

è scarsa e di pessima qualità.

Per imparare a monitorarsi e quindi stabilire in modo preciso e puntuale

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Page 24: Il piacere di studiare

24

in quali orari della giornata conviene studiare, ti consiglio di compilare la

tabella di auto monitoraggio che segue. E' un ottimo strumento per

effettuare una pianificazione e un monitoraggio del tempo nella propria

giornata. Inoltre esso ti permetterà di individuare ed eliminare i tempi

morti.

Io l'ho fatta, e non sono state poche le sorprese che ho incontrato!

Un consiglio...

Di seguito troverai due tabelle: una in cui stabilire e preventivare quali

ore della giornata dedicare allo studio, quali ore dedicare

all'apprendimento (cosa diversa dallo studio, come ad esempio seguire

corsi, studiare una seconda lingua, uno strumento musicale, eccetera),

quali ore dedicare allo svago, ai rapporti sociali, e quali e quante ore

dedicare alle attività routinarie della giornata: doccia, fila alla posta,

dormire, cucinare, eccetera. Colora con un colore differente a seconda

delle attività che svolgi la tabella.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

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Page 25: Il piacere di studiare

25

La seconda tabella potresti colorarla in base a che tipo di attività,

realmente, hai dedicato alle diverse ore della giornata, inserendo anche

la voce "tempi morti" ad esempio con il colore rosso o nero. Questo ti

aiuterà a capire che tipo di distribuzione assegni alle diverse ore del

giorno.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

Ecco un buon metodo per aggiustare il tiro nelle giornate seguenti,

ripartendo meglio il tempo e le diverse attività.

Perchè studiare sodo non coincide con porre fine a tutto il resto

dei nostri interessi e dei nostri obiettivi!

A questo punto sei pronto a pianificare giornalmente, settimanalmente e

quotidianamente il tuo progetto di studio.

Partendo dall'obiettivo finale che vuoi raggiungere, la pianificazione ti

permetterà di tradurlo in obiettivi intermedi di medio e breve termine.

MENSILI

SETTIMANALI

GIORNALIERI

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Page 26: Il piacere di studiare

26

Per realizzare il mio obiettivo

quali obiettivi intermedi devo

raggiungere?

Ordinali secondo un ordine

cronologico e di priorità

Quando/Entro quando

Mensili

1.

2.

3.

Dal……al……

Dal……al……

Dal……al……

Settimanali

1.

2.

3.

Dal……al……

Dal……al……

Dal……al……

Giornalieri

1.

2.

3.

Dal……al……

Dal……al……

Dal……al……

(Mattone, 2008)

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Page 27: Il piacere di studiare

27

2.3 L'ambiente

Naturalmente l'ambiente migliore per studiare è uno spazio tranquillo,

rilassato, con una giusta illuminazione, una sedia comoda su cui sedersi,

e un tavolo su cui appoggiarsi.

Io personalmente in moltissime occasioni utilizzo il leggìo, quello

strumento che permette al libro di stare inclinato senza sforzarmi la

vista. In alternativa è bene avere un tavolo libero su cui poggiare il libro

di modo che questo risulti in evidenza sullo sfondo libero del piano di

lavoro.

L'illuminazione da preferire, per non stancare gli occhi dovrebbe

provenire alle spalle dalla parte sinistra della persona o da destra nel

caso dei mancini.

Non sottovalutare l'ambiente in cui lavorare, perfetto sarebbe lavorare

sempre nello stesso posto. Ma anche qui sei naturalmente libero di

sceglierlo in base alle tue esigenze. C'è chi preferisce avere un tavolo di

lavoro in un cantuccio, chiuso in un angolino raccolto e sicuro, c'è invece

chi preferisce uno spazio aperto, un tavolo che si affaccia sulla stanza, e

che permette una visuale di più ampio respiro. Ascoltatevi, anche qui è

tutta una questione di personalità soggettiva dunque.

Sebbene sia ancora piuttosto giovane posso vantare innumerevoli

traslochi.

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Page 28: Il piacere di studiare

28

In ognuna delle case dove andavo il primo luogo che individuavo era

quello che avrei adibito al mio angolo di studio.

L'ultima casa che affittai era particolarmente scomoda sotto molti punti

di vista. Persino la proprietaria dell'agenzia era poco convinta. Si

trattava di una mansardina molto calda d'estate, dispendiosa in termini

di riscaldamento in inverno, con un sottotetto talmente basso da

assomigliare alla casa di topolino! In bagno era praticamente impossibile

farsi la doccia stando in piedi...ma quella che sarebbe divenuta la mia

stanzetta era proprio il prototipo del mio angolino studio: raccolto, ben

illuminato da una finestrella a vetri sul soffitto, un largo tavolone di

legno era sistemato proprio lì sotto a prendere luce. Insomma, prima

ancora della scomodità della doccia, del dispendio economico previsto

per il riscaldamento dell'intera casa, decisi di affittare la casa, e fui ben

contenta della decisione!

Prima di studiare prepariamo il nostro tavolo procurandoci tutto

l'occorrente per lavorare. Computer, matite, pennarelli, evidenziatori,

fogli di brutta copia, blocchi per appunti eccetera. Eviteremo di alzarci in

continuazione e di interrompere quello che stiamo facendo.

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Page 29: Il piacere di studiare

29

3. IL PERCORSO

3.1 Cosa si deve fare e cosa non si deve fare

La prima cosa che ti chiedo di fare davanti al testo è quella di toccarlo,

esplorarlo, senza addentrarti nella lettura vera e propria.

Apri il tuo manuale, libro, sussidiario, quello che devi studiare, ispeziona

attentamente l'indice, l'ordine con il quale vengono presentati gli

argomenti nel sommario. Se hai voglia potrai fare una velocissima

rappresentazione grafica, magari a margine del testo, dove organizzare i

titoli e i sottotitoli con i quali il testo si presenta. Da che cosa parte

l'autore? Qual'è l'argomento successivo. Ricorda che ogni testo,

universitario, saggio o quant'altro sviluppa l'argomento in modo

organico e seguendo una logica. Se riuscirai a rintracciare la logica

utilizzata dall'autore per costruirlo sarai in grado di comprendere a fondo

l'intera impalcatura del testo. Del resto che cos’ è un manuale se non un

insieme strutturato di concetti in una rete di sottoconcetti volti a

dimostrare una tesi specifica?

Se l'autore non vi giunge nuovo fate mente locale su di lui. Dove lo

avete sentito nominare? E' attualmente vivente, lavora in qualche

importante istituto di ricerca, è un professore? Che altro ha scritto?

Cercate informazioni su di lui, naturalmente in modo rapido e veloce,

senza perdere troppo tempo. Questo vi aiuterà a familiarizzare

maggiormente non solo con la materia ma con i punti forti dell'autore.

Spesso chi scrive saggi sono specialisti estremamente focalizzati su

alcuni aspetti della materia di cui scrivono e anche loro possono avere

punti su cui insistono maggiormente e altri aspetti del tema che non

vengono presi in considerazione.

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Page 30: Il piacere di studiare

30

Fatti trasportare da chi scrive, come se fosse lì a raccontarvi una storia

importante. Solo in questo modo entrerete davvero in contatto pieno

con quello che dovrete sapere.

Collegare i nuovi apprendimenti con ciò che si conosce già, e cioè ai

nostri prerequisiti è una delle basi fondanti un corretto metodo di studio.

Ci permette di chiudere un cerchio, di catalogare l'informazione in

maniera coerente e logica. Non abbiamo detto che il nostro cervello ha

bisogno di logicità e chiarezza? Bene, in questo modo avrà un codice di

catalogazione, per continuare nella metafora della biblioteca, da poter

utilizzare e ripescare, al momento appropriato tutte le informazioni.

Bene, ora sei pronto per il passo successivo...vediamolo insieme...

3.2 Errori da evitare quando si legge

Ebbene sì, ecco un altro mito da sfatare: non c'è un solo modo per

leggere. Ve ne sono moltissimi e, sì, è possibile allenare la lettura e

ingegnarsi per aumentarne la velocità senza che questa vada a discapito

dell'apprendimento.

Hai mai notato che mentre leggi ripeti interiormente ciò che stai

scorrendo con lo sguardo?

Moltissimi programmi di lettura veloce si focalizzano sull'abbattere

questa vocina interiore, credendo che sia quest'ultima la causa di un

ritmo lento e noioso. Qualcuno in passato, però, non fu molto d'accordo

su questo...

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Page 31: Il piacere di studiare

31

Un giorno un corsista disse a Richard Bandler, esponente della

Programmazione Neuro Linguistica: "Ho un problema, il dialogo interiore

mi tormenta, mi demotiva, mi fa sentire un incapace. La prego, mi aiuti

ad eliminarlo!".

Bandler, per tutta risposta, disse: "Bene, ora ti sparo, vedrai che il

dialogo interiore non ti tormenterà più!".

Certo i modi non furono dei più cordiali, ma in questo modo Bandler

espresse un concetto importante:

non si può eliminare il dialogo interiore nella lettura.

E sarebbe un errore farlo. Esso va usato a proprio vantaggio per

migliorare la comprensione del testo.

La prima cosa da fare è scorrere velocemente la pagina che ci interessa

senza soffermarsi ancora ma fidandosi del nostro inconscio per capire di

che cosa sta parlando il testo.

Leggere troppo lentamente lascia spazio al dialogo interiore che rallenta

moltissimo. Intanto il tuo cervello che ha già fotografato la pagina intera

si annoia e ti porta alla distrazione, divagando, pensando ad altro.

Una delle conseguenze peggiori di questo meccanismo (il cervello

annoiato) è quello di ritornare a leggere la medesima riga con la

sensazione di avere perso una parte importante del discorso senza la

quale l'intera comprensione del testo fallisce.

Sbagliato!

Non si deve tornare indietro. Quando leggi velocemente ti approssimi

alla velocità del tuo cervello che resta concentrato su ciò che stai

facendo. Non distrarlo inutilmente tornando indietro!

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Page 32: Il piacere di studiare

32

Può essere di aiuto seguire la riga del testo con un dito, proprio come

facevamo alle elementari. Dai tu il ritmo e la velocità al tuo cervello, non

il contrario! Lui esegue esclusivamente ciò che tu gli comandi!

Tenere il tempo con il dito significa trovare sintonia tra il dialogo

interiore e la velocità del dito. Utilizzare il dito come strumento

scorrevole permette di evitare quelli che sono gli scatti di fissità dati

dalla lettura tradizionale canonica. Imposto la velocità in questo modo.

Immagina di vedere nell'aria un cerchio di circa 1 metro di diametro.

Guardalo e segui l'intera circonferenza con il tuo sguardo. Noterai che

nel farlo i tuoi occhi procedono a scatti. Le vecchie metodologie di

lettura veloce si basavano su questo principio: far contenere il maggior

numero di parole in uno scatto di fissità. Niente di più noioso a mio

avviso.

Ora alza la mano e immagina di disegnare nell'aria il medesimo cerchio

di prima con l'indice. Fai sì che il tuo occhio segua il dito indice: ti puoi

rendere conto che stavolta non va a scatti, anzi è molto più fluido.

Incomincia lentamente poi progressivamente aumenta la velocità. Ti

renderai conto che in soli 15 minuti sarai in grado di cogliere la maggior

parte dei concetti. Non preoccuparti se la tua prima sensazione sarà

quella di perdere alcuni concetti, alla fine ti renderai conto che la ua

performance sarà stata migliore di quella che pensi!

Ricordati sempre del Pincipio di Pareto: è nel 20% del contenuto che è

racchiuso l' 80% del significato, il resto è contorno. Se, leggendo,

perderai qualcosa del testo non è decisivo tornare indietro.

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Page 33: Il piacere di studiare

33

3.3 Prendere appunti in modo efficace

Gli appunti sono delle annotazioni rapide, sommarie ed essenziali di

impressioni, pensieri ed informazioni. Sono una specie di promemoria

breve e schematico.

Anche in questo caso sfatiamo qualche mito.

Gli appunti non sono la fedele stesura di ciò che viene detto a lezione, o

durante un convegno o quant'altro; gli appunti sono una rielaborazione

e, anche in questo caso, la quantità non è affatto sinonimo di qualità!

Nel momento in cui si ascolta una lezione o ci si avvicina a un testo

quello che viene ascoltato deve essere velocemente capito, digerito e

"masticato" per poter essere tradotto in appunti.

Più si è ansiosi e più la mole di appunti sarà ingente, chi ha poca fiducia

nelle sue capacità cognitive rischia di accumulare appunti troppo prolissi

trascurando il vero obiettivo: la riduzione sintetica ma chiara delle

informazioni.

Ecco alcune linee guida utili:

- le informazioni devono essere ridotte al 10-20%;

- bisogna cogliere l'essenza di un testo o di un autore;

- occorre annotare il massimo dei concetti nel minor numero di parole.

Evita di prendere appunti parola per parola: questo metodo annulla

qualsiasi tipo di rielaborazione personale, oltre naturalmente farvi

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Page 34: Il piacere di studiare

34

perdere buona parte del discorso o del contenuto;

- utilizza solo parole chiave e annotazioni brevi (es., ecc, - (meno), +, >

(maggiore), < (minore), segni grafici che vi possono far risparmiare

tempo e aumentare di efficacia;

- evita di trascrivere una mole impossibile di appunti: non attraggono

certo e non favoriscono l'apprendimento, mentre appunti sintetici

abbozzati ma esaurienti, segnalati sul foglio in maniera chiara e ordinata

favoriscono l'apprendimento, oltre che alleggerirlo;

- vietato utilizzare gli appunti degli altri! Niente di più sbagliato! Gli

appunti per quanto sintetici e sommari devono adattarsi al nostro stile

cognitivo (chi utilizza maggiormente disegni e illustrazioni, chi

categorizza l'informazione già direttamente utilizzando schemi e mappe

cognitive, chi preferisce la stesura scritta) insomma ognuno ha la sua

precisa modalità di lavoro che non sempre si sposa con quella di qualcun

altro. Il fatto di aver ascoltato la medesima lezione non coincide con

l'aver appreso le medesime informazioni con la medesima qualità;

- utilizza la tecnica degli schemi anticipatori che consiste

nell'elaborare anticipatamente una serie di concetti schematici connessi

a ciò che si dovrà studiare in seguito. Una impalcatura all'interno della

quale sarà possibile inserire gli elementi uno dopo l'altro. Per esempio se

si sta per affrontare un argomento come il Buddismo scrivete

anticipatamente che cos'è una religione, cosa si intende per Dio, per

preghiera, per ascesi, Testo Sacro, attingendo alle preconoscenze circa

l'argomento anche se queste dovessero essere poche. Piano piano

inserite a capo di ciascuno di questi concetti le informazioni

corrispondenti rispetto all'argomento che state affrontando;

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Page 35: Il piacere di studiare

35

- un altra tecnica è quella dello schema di tipo argomentativo, utile

per testi ricchi di informazioni e nozioni come i saggi. In questo caso è

bene predisporre uno schema a punti: tema, antitesi, argomentazioni

pro e contro, dimostrazioni a favore della tesi, prove, sintesi,

conclusioni;

− impara a dare una struttura spaziale alla pagina mentre sintetizzate.

Ad esempio dividete il foglio in tre parti. Nella parte A inserite le

parole chiave, nel riquadro B le idee portanti all'intera struttura del

testo o della lezione che state ascoltando, infine nel riquadro C i

dettagli, concetti minori che potrete approfondire in seguito ma che

sono di secondaria importanza;

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Page 36: Il piacere di studiare

36

Esempio di schema di testo argomentativo

- spesso l'insegnante o il testo utilizzano segnalazioni che indicano

l'importanza delle cose che sta dicendo. Ascoltatele con attenzione!

Quelle sono linee guida importanti che vi orienteranno verso ciò che

davvero merita di essere segnalato sul foglio diversamente da ciò che

invece non merita attenzione. Per esempio può dire:

"Fate attenzione al concetto che sto per segnalarvi..."; "Ora ripeterò

nuovamente i punti forti di ciò che ho detto fino a qua...". Parimenti, nel

testo, noterete che spesso, all'inizio del paragrafo, viene enunciato il

nocciolo del discorso che verrà poi smontato, dimostrato e ricucito

insieme in una conclusione.

Fare attenzione a come l'autore ha costruito gli enunciati, è un buon

metodo per non farsi scappare assolutamente nulla di importante!

Non spaventarti se hai la sensazione di dover tenere sotto controllo

molti aspetti e se tutto quello che è stato detto fino a qua sembra

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Page 37: Il piacere di studiare

37

complicarti la vita “aggiungendo” piuttosto che “alleggerendo” il tuo

studio. Una buona raccolta di appunti, un ascolto critico e attento fatto

di rielaborazione personale è già il 50% di uno studio di ottima qualità!

Curare anche questi aspetti ti aiuterà moltissimo ad alleggerire quella

parte che a molti sembra monotona e pesante: quella della

memorizzazione, e della ripetizione a voce alta.

Quando mi confrontai con quelle persone che, come me, avevano

frequentato il corso sull'apprendimento e a cui queste cose non erano

state spiegate, la loro sensazione era quella di aggiungere e aggiungere

ancora cose da fare mentre loro avevano come unico obiettivo quello di

frequentare quel corso per snellire il loro metodo di studio, e in un certo

senso, di facilitarlo facendo di meno.

E' importante che tu sappia che personalmente non approvo affatto

l'idea di una didattica del "so far tutto in poco tempo e senza fatica". Ciò

che io ti propongo non è nulla di più di quanto tu non riesca a fare, ma

non ho alcuna intenzione di propinarti soluzioni magiche, dove si fa poco

e si ottiene molto. Lo studio resta sempre un'attività mentale e

intellettuale dove l'impegno deve essere assicurato, la motivazione

mantenuta alta, l'autostima coltivata e accompagnato da buone e

selezionatissime tecniche per non perdere tempo e studiare in modo

mirato e critico.

Quello che io propongo è un metodo di studio in grado di farti divertire,

ma un metodo che va allenato, che probabilmente all'inizio vi darà

qualche frustrazione, ma passata quella scoprirai che apprendere può

diventare qualcosa di davvero creativo, giocoso e culturalmente

appagante.

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Page 38: Il piacere di studiare

38

Ho letto molti testi sull'apprendimento. Li ho trovati tutti parecchio validi

anche se alcuni astratti e poco applicabili. Molti di essi dedicavano buona

parte del testo a spiegare le differenze tra i due emisferi cerebrali,

destro, sinistro, il cervello limbico, la corteccia somatosensoriale, e via

dicendo.

Per quanto io ritenga le neuroscienze utilissime per spiegare i

meccanismi implicati nel processo dell'apprendimento, sapere quel

genere di cose non mi ha mai aiutato a superare gli esami!

Per chi volesse approfondire anche quegli aspetti della metacognizione

(e cioè del conoscere come si conosce) rimando il lettore alla bibliografia

conclusiva, ma in questa sede non mi dilungherò su quel genere di

concetti.

E’ ora di proseguire...Non siamo neppure a metà del nostro cammino...

3.4 Saper organizzare i contenuti con le mappe mentali

Una sera, a cena a casa di una coppia di amici, la figlia piccola di 14 anni

mi mostrò come la maestra le aveva insegnato a fare gli schemi mentre

studiava storia. La madre era davvero soddisfatta di questo metodo

alternativo che finalmente evitava alla figlioletta di stare china sui libri

fino alle otto di sera.

Guardai il quadernone della ragazzina e vidi qualcosa che lontanamente

dovevano essere schemi, il testo era racchiuso in figure rettangolari ma

poco altro mi faceva ricordare una schematizzazione efficace e incisiva.

Dentro a questi rettangoloni tracciati tutti dello stesso medesimo colore

(il grigio stentato della matita) c'erano una decina di righe di testo,

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Page 39: Il piacere di studiare

39

copiato direttamente dal libro senza alcuna riformulazione, senza alcuna

sottolineatura, nè parole chiave. Il voto che la maestra aveva dato al

lavoro era ottimo più.

Semplicemente erano state tracciate delle linee di confine che

spezzettavano qua e là (mi era poco chiaro il criterio concettuale con il

quale la "schematizzazione" era stata fatta) le righe del manuale.

"Ah!", esclamai per non mostrare la mia titubanza, "e dimmi, ti trovi

bene con questo metodo?"

La ragazzina mi guardò un pò sorpresa come se fosse assolutamente

scontata la risposta:

"Boh, sì, mi trovo bene..." disse poco convinta.

"Quindi studi su questi schemi prima dell'interrogazione?"

"No!Ma sei impazzita!?Non li guardo neanche!"

"E allora, scusa, a cosa ti servono?"

"Ah, boh! La maestra dice che li dobbiamo fare!"

Ricordi quando ho detto che al nostro cervello occorrono istruzioni

logiche, direttive e sopratutto sensate?

Bene, nel caso di prima non mi sembrava proprio rispettato questo

principio!

E quindi come si fa? Come si fa a schematizzare? Come si fa a

manipolare l'informazione? Ripeto ancora una volta che più

l'informazione viene trattata, e rielaborata, maggiormente verrà

ricordata con facilità...

Che cos'è uno schema? E' una rappresentazione semplificata delle parti

essenziali di un evento, di un fenomeno. L'aggettivo schematico è

sinonimo di essenziale, sintetico. Ma l'eccesso di schematicità significa

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Page 40: Il piacere di studiare

40

eccessiva generalizzazione, mentalità fissa, rigida, visione

ipersemplificata e ristretta.

Quella che stai per leggere è una delle parti più importanti del metodo di

studio che ti sto proponendo.

Attraverso queste indicazioni avrai modo di:

- allenarti a sintetizzare per schematizzare al meglio i contenuti;

- organizzare in modo logico le informazioni;

- abituarti ad una organizzazione spaziale diversa dal tradizionale

metodo di studio;

- organizzare lo studio mediante il principio della visualizzazione

figurativa.

Gli schemi sono utilissimi prima, durante e dopo il processo di studio:

- all'inizio organizzano i concetti di base che si possiedono circa

l'argomento, le conoscenze già a disposizione;

- durante lo studio organizzano le informazioni in entrata;

- dopo aver studiato contribuiscono a fissare ulteriormente le

conoscenze e a ripassare in modo costruttivo.

Di seguito troverai una serie di modalità di schematizzazione tratte dal

libro di Mario Polito citato in bibliografia. Sono tutte molto valide, a patto

che seguano precisi criteri di costruzione. Schematizzare, infatti, non

vuole dire, inserire pezzi di testo in modo acritico, in una struttura

geometrica, anonima e incomprensibile. La schematizzazione è un

esempio di riorganizzazione del materiale, un modo per dire al nostro

cervello: "Ecco questo è ciò che dovrai ricordare, ma ha un senso non

preoccuparti! E il senso che io gli ho dato è questo!Se utilizzerai anche

tu questa mia mappa semantica riuscirai a farmi ricordare ogni cosa!"

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Page 41: Il piacere di studiare

41

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Page 42: Il piacere di studiare

42

Tre tipologie di strutture ad albero.

Esempio di una schematizzazione di tipo logico.

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Page 43: Il piacere di studiare

43

Lo schema a blocchi.

Lo schema per paragrafi.

PARTE 1

CAPITOLO 1

PARAGRAFO 1.1

SOTTOPARAGRAFO 1.1.1

SOTTOPARAGRAFO 1.1.2

SOTTOPARAGRAFO 1.1.3

PARAGRAFO 1.2

SOTTOPARAGRAFO 1.2.1

SOTTOPARAGRAFO 1.2.2

SOTTOPARAGRAFO 1.2.3

eccetera...

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Page 44: Il piacere di studiare

44

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Page 45: Il piacere di studiare

45

Sopra trovate alcuni simboli utili per prendere appunti o schematizzare.

Ma forse tutto questo lo sapevi già, vero? Moltissimi di noi utilizzano

schemi, grafici ad albero, modalità geometriche per strutturare in modo

nuovo il materiale e i concetti.

Ma voglio farti fare un passo più avanti. Voglio farti andare oltre. Anche

in questo caso però vi chiedo di mettervi in gioco, sospendere per un

attimo le vostre solite modalità di lavoro, e vi chiedo di mettervi in

ascolto, per farvi un'idea di quello che ha rivoluzionato in assoluto il

modo di studiare: il metodo delle mappe mentali di Tony Buzan©.

Al corso che ho frequentato il metodo delle mappe mentali era

presentato con un entusiasmo contagioso, allegria, semplicità e

chiarezza. Tutti noi partecipanti siamo usciti dall'aula con la sensazione

di avere finalmente trovato la soluzione, la chiave a tutti i nostri

problemi di studio!

Non vedevamo l'ora di tornare a casa per buttarci a capofitto sulla

nostra prossima mappa, custodi di un segreto che gli altri comuni

mortali non avrebbero forse raggiunto mai! Insomma un buon motivo

per giustificare tutti i soldi del corso!

Ma qualcosa non andò per il verso giusto.

Il corso si concluse una domenica sera, eravamo tutti piuttosto stanchi.

Avevo fatto amicizia con alcuni dei formatori che avevano tenuto il corso

e quando mi invitarono, a fine lezione, a bere un aperitivo con loro,

andai con molto piacere. Sedemmo al tavolo di un bar vicino alla scuola

e ne approfittai per fare domande.

"Che belle soddisfazioni dovrete ottenere da questo metodo! Sarete

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Page 46: Il piacere di studiare

46

plurilaureati e iscritti ai guinnes dei primati della memoria!Leggerete

milioni libri con le tecniche di lettura veloce! Fantastico", mi rivolsi a loro

scherzando.

"Mah, sì ogni tanto...", mi rispose uno di loro piuttosto concentrato sulla

sua birra.

"Come ogni tanto?Ma dovrebbe essere un automatismo per voi..."

Insomma...scoprii che quelle stesse persone che vendevano uno

strumento così efficiente e davvero rivoluzionario in realtà erano tutti

miei coetanei che avevano abbandonato gli studi, lasciato a metà

l'Università e in cerca di un lavoro facile, pochi di loro amava leggere

(eppure possedevano tecniche davvero efficaci di lettura rapida), pochi

di loro amava conoscere e imparare anche per amor proprio, apprendere

per loro era sinonimo di fatica, e troppo impegno.

Rimasi delusa e capì una lezione banale ma senz'altro importante

soprattutto per chi si avvicina a questo metodo.

Sapere le cose in teoria non equivale affatto a metterle in pratica.

A proposito di questo mi ricordai di un aneddoto che lessi su un

simpaticissimo libro di Margaret Parkin, "Racconti per il cambiamento.

50 storie per far crescere persone e organizzazioni" di cui troverete altri

assaggi leggendo questo e-book.

Scrive l'autrice: "Poco tempo fa, stavo lavorando con i top manager di

un'organizzazione finanziaria. Uno di loro (un gran chiacchierone) mi

stava convincendo di quanto fosse qualificato: aveva una lunghissima

lista di MBA, PhD e via di seguito. Feci tutti i mormorii di ammirazione

del caso, mentre lo ascoltavo, e poi gli chiesi candidamente: "E come

usate tutto questo sapere?". Per un momento mi guardò come se avessi

suggerito qualcosa di indelicato, poi con un sorriso piuttosto confuso,

disse: "Bè, non lo uso..." La storia seguente ci aiuta a ricordare che

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Page 47: Il piacere di studiare

47

bisogna mettere la teoria in pratica".

C'era una volta un uomo dedito alla meditazione che, dopo molti anni di

studio in un certo monastero, decise che era pronto a condividere la sua

sapienza e abilità e ad andare per il mondo a insegnarle. Anche se era

certo di non avere più molto da imparare, si incuriosì quando sentì

parlare di un eremita famoso che viveva lì vicino, e pensò fosse giusto

andare a presentarsi a lui.

Il vecchio eremita viveva su un'isola solitaria in mezzo a un grande lago,

così l'esperto di meditazione, ansioso di mettere in mostra il suo sapere

e la sua abilità, chiese all'eremita quale fosse la pratica spirituale a cui si

atteneva.

"Non seguo una pratica spirituale particolare", rispose l'eremita. "Dico

solo questo mantra che mi hanno insegnato."

L'uomo recitò la frase a voce alta.

L'esperto di meditazione fu gratificato dal fatto che l'eremita usasse lo

stesso mantra che usava lui, ma quando il vecchio lo recitò la sua

pronuncia gli fece rizzare i capelli, e disse con un certo imbarazzo:

"Non so come dirlo, ma il mantra...temo che non sia la pronuncia giusta;

lei ha sbagliato."

"Oh!" Fece l'eremita, "e dopo tutti questi anni! Ti prego dimmi: come

dovrei dirlo?"

L'esperto di meditazione gli diede quella che secondo lui era la versione

corretta, e il vecchio eremita gliene fu estremamente grato.

Sulla via del ritorno, raccontò l'aneddoto al barcaiolo.

"Ma pensi" disse, "tutti quegli anni di meditazione sprecati! Che fortuna

per il vecchio di avermi conosciuto proprio adesso. Almeno avrà un pò di

tempo per correggere l'errore prima di morire."

A metà del suo racconto, l'esperto di meditazione capì che il barcaiolo

non lo stava più a sentire; sembrava come stregato da qualcosa sul

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Page 48: Il piacere di studiare

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lago, dietro di loro. Volgendosi per vedere cosa fosse, sentì un tocco

leggero sulla spalla e con immenso stupore, vide l'eremita che se ne

stava in piedi sull'acqua, accanto alla barca. Il vecchio eremita sorrise

all'esperto di meditazione.

"Perdonami ti prego, ma temo di aver già dimenticato quella pronuncia!

Potresti ripetermela?"

La crescita personale e il sapere vengono solo se si mette la teoria in

pratica.

Conoscere queste tecniche non esclude il metterle in pratica

ripetutamente accettando, sopratutto all'inizio, un minimo di

frustrazione. Non sto proponendo il metodo miracoloso del "Anche se

non starai un secondo sui libri prenderai il miglior voto della classe!",

oppure "Vuoi studiare in una settimana quello che gli altri preparano in

tre mesi?Bene sei nel posto giusto!".

Nulla di questo e non mi stancherò di ripeterlo.

Con me questo metodo non ha fatto miracoli. Io ho fatto

miracoli.

Con pazienza, costanza, volontà e con un metodo che mi ha alleggerito

e facilitato, e di conseguenza mi ha fatto risparmiare tempo e fatica. Ma

non è stato un processo all'incontrario. Approcciarsi a un metodo di

studio pretendendo che questo risolva in un baleno tutti i nostri problemi

di studio è una perdita di tempo. Il metodo che stai per affrontare potrà

garantirti ottimi risultati se tu garantirai a lui una presenza attenta e di

qualità, attenzione e buona volontà.

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Page 49: Il piacere di studiare

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Sei pronto allora? Bene! Allora incominciamo con qualche regoletta

base.

Le prime forme di mappe mentali sono state create circa trent’anni fa da

Joseph Novak che le chiamava “mappe concettuali”. Questi strumenti

hanno preso piede fino a diventare oggetto di interesse nella Prima

Conferenza Internazionale sulle Mappe Concettuali nel 2004, a

Pamplona in Spagna, un evento organizzato dall’ Universidad Publica de

Navarra e dall’ Institute for Human and Machine Cognition.

L’idea di mappa concettuale deriva dalla psicologia cognitiva secondo la

quale i concetti sono incamerati nella memoria e collegati uno con l’altro

a seconda della loro distanza di significato. In altre parole vuole dire che

concetti che hanno significato simile o che rientrano all’interno di un

sistema di significati condiviso sono collegati e quindi il ritrovamento in

memoria dell’uno comporta anche necessariamente il ricordo del suo

correlato. Ecco perché la ripetizione sistematica e continua aumenta la

dimensione dei collegamenti tra i concetti. Tony Buzan, "l'uomo con il

quoziente di creatività più alto del mondo", ha senza dubbio attinto a

queste idee presistenti per la creazione delle ormai famosissime mappe

mentali. Nel suo libro “Mappe mentali. Come utilizzare il più potente

strumento di accesso alle straordinarie capacità del cervello per pensare,

creare, studiare, organizzare…” parla delle tre A del mind mapping:

- Accettare: devi cercare di mettere da parte qualsiasi preconcetto sulle

tue limitazioni mentali seguendo esattamente le regole per la creazione

di mappe mentali;

- Applicare: bisognerebbe creare un minimo di 100 mappe mentali per

allenarsi veramente sullo strumento; in ogni occasione, lezione, la presa

di decisione di cui valutare vantaggi e svantaggi, schematizzare un

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Page 50: Il piacere di studiare

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testo, scrivere un libro, un saggio, una tesi, preparare una lezione,

eccetera...

-Adattare: è importante utilizzare al massimo le proprie capacità e

svilupparne di nuove da applicare alle vostre mappe mentali. Certo

occorre seguire alla lettera le indicazioni che a breve ti darò su come si

costruisce una mappa mentale, ma è bene rielaborarla con i propri

strumenti, le proprie strategie, utilizzando quello che ti serve

maggiormente e scartando le indicazioni che non si allineano con il tuo

stile di apprendimento.

Per iniziare ti mostro alcuni esempi di mappe mentali tratte dal libro

“L'eccezionale tecnica degli schemi mentali” di Eric De La Parra Paz e

Maria del Carmen Madero Vega.

Per chiunque voglia approfondire i contenuti dell'ebook consiglio il libro

di Eric De La Parra Paz, un testo graficamente allettante e divertente per

imparare, senza errori, questa straordinaria tecnica.

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Page 51: Il piacere di studiare

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Esempio di mappa mentale 1.

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Page 52: Il piacere di studiare

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Esempio di mappa mentale 2.

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Page 53: Il piacere di studiare

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Esempio di mappa mentale 3.

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Page 54: Il piacere di studiare

54

Ed ecco le linee guida per costruirle:

Immagine centrale: è il titolo della mappa, l'argomento su cui si

concentrerà lo svolgersi dell'intera mappa. Puoi utilizzare un immagine

che la rappresenti. Se vuoi invece inserire una parola come titolo utilizza

diverse dimensioni, rendi quella parola colorata e stilizzata in modo che

venga associata a qualcosa di già conosciuto e di facile memorizzazione,

utilizza colori e forme diverse.

Immagini, simboli, disegni: lo so che magari non ti senti

particolarmente dotato come artista o pittore ma questo punto è

fondamentale. Inserisci immagini, figure, simboli di tua conoscenza

ovunque puoi, meglio abbondare. L'immagine crea un'associazione

immediata e rapida. Se hai voglia puoi anche utilizzare immagini prese

dai giornali, ritaglia e incolla sulla tua mappa tutte le figure piccole e

grandi che ti servono a orientarti nello studio e a ricordarti quello che ti

serve.

Gerarchia: non è importante, se si sta mappando un testo, seguire

l'ordine cronologico dato dall'autore. E' più importante rispettare la

gerarchia che viene data agli argomenti in termini di importanza. Questo

è un modo per destrutturare il testo e creare una nuova struttura

secondo la tua comprensione. Passo importante al fine della

memorizzazione.

Colori: evitano al cervello di annoiarsi e di distogliere l'attenzione.

Rendono più attraenti le immagini, più appetibili i concetti.

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Page 55: Il piacere di studiare

55

Sinestesia: mescola i sensi e utilizzali tutti! Udito, olfatto, gusto, tatto,

cinestesia. Associa a ogni parola o concetto che devi memorizzare un

gusto, un odore, un movimento. Ricorderai più efficacemente.

Dimensioni diverse: scrivi utilizzando stili diversi, grandezze diverse,

vivacizza la tua mappa evitando la monotonia dell' inchiostro

monocromatico e monodimensionale.

Spazio: non confondiamo ordine e struttura con rigidità e caos. La

mappa mentale per quanto presenti zone di colore diverso, calligrafie

diversificate in forma e dimensione, deve assicurarsi un certo spazio

attorno a ogni concetto.

Parole chiave: forse non sai che sottolineare mentre si legge è l'attività

più inutile del mondo. Già, perché non si fa altro che ripetere una linea

orizzontale sotto alla riga, anch'essa linea orizzontale, e questo non

contribuisce affatto a segnalare davvero il concetto, a interrompere la

linea là dove emerge l'elemento importante del testo. Molto più efficace

è cerchiare la parola che ci sembra importante, la parola chiave

dell'intero paragrafo o della riga o di più righe. Per riconoscere la parola

chiave basta chiedersi:

"Senza questa parola si capirebbe ugualmente il senso?".

La parola chiave può anche non essere presa dal testo, ma essere un

termine rielaborato da te che racchiude il “nocciolo” dell'argomento.

Potresti scriverlo a margine del testo, con un colore che la evidenzi. Se

davvero è una parola chiave una volta ricordata, ti aprirà il "file"

dell'intero contenuto che essa racchiude. Proprio come uno scrigno si

apre una volta indovinata la chiave giusta per aprirlo!

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Page 56: Il piacere di studiare

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Stampatello: evita il corsivo. Stampatello si leggerà meglio e darà un

senso di ordine all'intera struttura.

Linee lunghe e connesse: i rami devono essere lunghi quanto le

parole che andranno scritte sopra. Inoltre ogni ramo deve essere

connesso all'idea centrale o agli altri rami se a questi si riferiscono. E'

importante che il cervello non fotografi buchi nel foglio, quegli stessi

buchi verranno ricordati come mancanza di collegamenti e idee slegate

che andranno facilmente perdute!

Linee spesse se sono importanti: potrai dare un diverso spessore alle

linee se queste contengono effettivamente argomenti di importanza

diversa. Per esempio dai un maggiore spessore alle linee centrali sulle

quali viene scritto il concetto chiave, mentre riserva un tratto sottile a

quelle linee di minore importanza.

Foglio orizzontale: il formato orizzontale da più spazio alla vista, ed è

molto più facile da leggere. Puoi usare anche un foglio A3 o un foglio da

disegno.

Studio attivo: mentre fai la tua mappa mentale fatti delle domande,

provocati dei dubbi a cui devi dare risposta, aggungi linee vuote se sei

davanti a dei blocchi momentanei. La linea bianca spinge il cervello a

trovare una soluzione per riempirla, stimola la creatività e lo spirito

critico, oltre che una maggior padronanza dell'argomento.

No alle frasi! Soprattutto all'inizio, si corre il rischio di credere che una

parola non basti per racchiudere tutto quello che il testo vuole dirci.

Falso! E' la tua insicurezza che viene fuori! Non darle retta! Ti sta

imbrogliando! Inserire frasi, magari copiate direttamente dal testo,

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Page 57: Il piacere di studiare

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annoia, è un lavoro inutile, privo di rielaborazione, privo di creatività e

iniziativa. Insomma niente che contribuisca allo sviluppo dello studio

attivo!

Mappe mentali brutte sono inefficaci? Falso! La mappa mentale

deve essere utile, non bella! Evita di giudicarla dal punto di vista

estetico e decorativo. Ho visto mappe mentali con colori meravigliosi e

immagini degni di un artista, ma assolutamente inutili e sopratutto

fallimentari dal punto di vista dell’ obiettivo finale. Ne ho viste altre

davvero...pittoresche! Ma efficaci, immediate, utili e divertenti!

Modelli di mappe mentali: può essere utile crearsi modelli di mappe

mentali, utilizzando quelle che riteniamo ci abbiano aiutato

maggiormente nello studio. Ma non abusatene! E' sempre importante

crearne di nuove, altrimenti diventa un lavoro di riempimento di spazi

grafici e poco altro. La mappa mentale ha un senso se prima vi è, come

ti ho già detto, uno studio attivo e un pensiero critico rispetto a ciò che

si fa.

3.5 Memorizzare senza sforzo e a lungo

Al corso ci insegnarono alcune tecniche di memorizzazione. All’inizio del

week end intensivo ci promisero che l’ultimo giorno del week end

ognuno di noi, nessuno escluso sarebbe stato in grado di ricordarsi a

memoria una lista di 30 parole, utilizzando, naturalmente, i loro preziosi

consigli.

Mentre ero china sulla mia lista mi guardai attorno e vidi alcuni dei

partecipanti, con lo sguardo smarrito e perso, esattamente il mio. Mi

sforzai ripetutamente di utilizzare quelle miracolose tecniche ma…ahimè

senza praticamente nessun risultato. Ci fu una cosa comica che però mi

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Page 58: Il piacere di studiare

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fece sorridere. Accanto a me, una signora veniva interrogata da alcuni

dei formatori.

“Allora…mi dica la parola in posizione 7…”

“Uva?”, rispondeva timidamente la signora.

“Mmmm…Ci pensi bene….”

“Gatto?”

“C’era quasi, sa?Lei è veramente in gamba! Che memoria!Riprovi!”

“Ma guardi proprio non ricordo!”, insisteva sconsolata la povera signora.

“Ma su che ce la fa! Gatto no, uva no…cosa potrebbe essere quella cosa

con le ali e le piume?”

“Mah, vediamo…un volatile!”

“Ma sì dai, gliela diamo buona, la parola è oca, però va bene anche

volatile!”

Cercai di trattenere una sonora risata, quel metodo non mi sembrava

poi così efficace e immediato. Consisteva nell’ imparare a memoria

alcune associazioni sillabe-numero in grado di rievocare parole e

immagini. Probabilmente conoscerai quel metodo e lo avrai già

sperimentato, io credo che per utilizzarlo al meglio occorra un

allenamento duro e un tempo ch,e molto spesso, chi studia non ha. Per

questi motivi non ho intenzione di approfondirlo in questa sede ma ti

propongo qualcosa di alternativo, altrettanto valido che certo non ti farà

confondere “oca” con “volatile”!

Il fulcro di tutto è l’ associazione. Sembra banale, ma non lo è.

E’ importante soprattutto quando ci si trova davanti a una serie di

termini nuovi e particolarmente impegnativi per ricorrere alla sola

memoria a lungo termine, è importante scomporre, dove serve, la

parola, associare mediante le sue sillabe iniziali o l’inizio della parola

stessa a qualcosa di assurdo, di emozionante e comico se possibile.

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Page 59: Il piacere di studiare

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Utilizza l’enfasi, l’esagerazione, l’assurdo, e abbi cura di sfruttare tutti i

sensi. Immagina una storia umoristica, divertente, fuori dal comune, che

unisca i termini che ti interessano, fai fare delle cose alle immagini che

hai creato, falle muovere, e falle parlare, dire cose stupide o assurde.

Proprio come un film immagina una storia che le lega insieme.

Ecco le caratteristiche che le immagini, create per associazione dalle tue

parole, devono possedere:

- stravagante

- concreta

- animata

- in movimento

- colorata

- coinvolgente per tutti i sensi

- gigantesca

- esagerata

- divertente

- sensuale

E’ importante che la tua associazione crei una emozione, essa

condiziona la conservazione delle immagini e determina la forza delle

impressioni. L’informazione che ti perviene mediante più di un senso, lo

abbiamo già detto, viene ricordata più facilmente di quella percepita con

un senso solo. Inoltre, è fondamentale che il cervello capisca

perfettamente ciò che gli vuoi far ricordare. Il peggior nemico della

memoria è l’incomprensione!Usa il paradosso: deforma, esagera, rendi

assurdo e inimmaginabile. Bisogna creare immagini che suscitino il più

possibile emozioni forti, comiche, horror, cartoni animati! E’ importante

l’ azione, lo abbiamo detto, è il collante indispensabile per ricordare le

immagini. Bisogna fare un lavoro attivo: ruotarle, spostarle, lanciarle,

tirarle, eccetera.

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Page 60: Il piacere di studiare

60

Il tutto deve essere il più vivido possibile: crea immagini ricche di

particolari, definite e percepite con tutti i sensi. Ognuno di noi ha un

canale preferenziale: qualcuno è più sensibile ai suoni (UDITIVO),

qualcuno alle sensazioni (CINESTESICO), altri a colori, forme (VISIVI).

E’ bene quindi che tu capisca qual è il tuo canale preferito e che lo usi

nel creare immagini. Sarà tutto molto più semplice e veloce!

3.6 Saper ripassare per migliorare il ricordo

Lentamente stiamo giungendo al termine del nostro percorso. Manca

l’ultimo tassello, quello che chiude il cerchio e che ha il compito di

fissare in maniera stabile e produttiva il contenuto che abbiamo

appreso: il ripasso. Il ripasso corrisponde alla ripetizione sistematica e

frequente della mappa mentale costruita, della serie di associazioni-

storielle inventate sui termini da imparare a memoria. Anche per la

ripetizione occorre sfatare qualche mito. Molti studenti asseriscono di

non aver bisogno di ripetere ad alta voce, ma di aver già compreso tutto

quello che hanno studiato dopo una prima lettura. Sì, ripetere ad alta

voce è faticoso, e noioso ma è un buon strumento per fissare in

memoria ciò che dobbiamo ricordare.

Ripetere ad alta voce è importante.

Un consiglio: ripetere ad alta voce le mappe mentali che hai creato è

senz’altro utile ma non dimenticare il libro di testo. Una ripetizione

accurata anche di quello contribuisce a creare una maggior visione di

insieme, e ad aggiungere particolari che nella mappa mentale hai

omesso. Inoltre, nella schematizzazione potresti aver commesso errori,

fraintendimenti, che possiamo correggere attraverso il materiale primo

di studio.

Evita di ripassare esclusivamente sulle mappe. Può accadere che la

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Page 61: Il piacere di studiare

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stesura della schematizzazione sia avvenuta in un primo momento in cui

non avevi ancora ben chiaro l’intero procedere della tesi dell’autore e

che quindi siano state omesse delle informazioni importanti.

Segui questo schema per ripassare:

RIPASSO 1 Dopo 10/30 minuti

RIPASSO 2 Dopo 24 ore

RIPASSO 3 Dopo 7 giorni

RIPASSO 4 Dopo 30 giorni

RIPASSO 5 Dopo 3 mesi

RIPASSO 6 Dopo 6 mesi

Solo chi apprenderà l’arte del ripasso può diventare un vero atleta dello

studio!

Un atleta sportivo non si sognerebbe mai di partecipare alle olimpiadi

senza un allenamento costante e sistematico!

Il ripasso può anche essere effettuato in base alla difficoltà del

paragrafo. Prima di incominciare segnate a margine del testo i livelli di

difficoltà, ad esempio:

D= difficile

D+= molto difficile

D++= difficilissimo

F=facile

F+=molto facile

F++=facilissimo

In base a questo criterio (tu naturalmente potrai costruirne altri) metti

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Page 62: Il piacere di studiare

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una crocetta ogni volta che avrai ripetuto quel paragrafo, ti terrai

monitorato.

Il ripasso segue sempre la comprensione.

Il ripasso precedente alla comprensione è assolutamente inutile!

A cosa serve ripetere qualcosa che è ancora fumoso, e poco chiaro?

Conclusioni.

Questo e-book non aveva la pretesa di essere esaustivo sull’argomento,

ma voleva tracciare alcune delle linee guida, a mio avviso, più utili e

immediate, su come impostare lo studio.

Penso che questo settore della psicologia, e, più in generale, della

crescita personale, abbia una grande opportunità: quella di fornire

contributi per incrementare il benessere e la performance dell’individuo

in moltissimi campi: lavoro, studio. Non so se sia della scuola quella

parte del lavoro sull’insegnamento del metodo di studio, semplicemente

ritengo che dove non insegnano gli altri abbiamo, ora, molteplici

strumenti per cercare ciò di cui abbiamo bisogno.

E’ o non è l’era digitale? L’era di internet, della rete, dell’essere on line?

Internet è una miniera di informazioni, dati, che, certamente bisogna

saper trovare e vagliare con spirito critico, ma è pur sempre un pozzo

cui attingere, almeno per rendersi conto di cosa il mercato (spesso

gratuito) ci offre.

Io credo che sia cambiato il sapere con l’era digitale. Ho l’impressione

che si vada sempre più veloci, sulla rete si clicca un’ informazione e in

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Page 63: Il piacere di studiare

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pochi secondi si è già atterrati (linkati) in quella dopo. Internet funziona

esattamente come funziona il nostro cervello. Per associazioni, per

corrispondenze. Se abbiamo le idee confuse su ciò che ci serve non

avremo modo di trovare le informazioni che ci servono ma se digitiamo

le parole chiave con precisione e coerenza di significato ecco apparire

davanti a noi proprio il sito che cercavamo!

Il pensiero si sta abituando a ragionare per associazioni e connessioni

proprio come il radiant thinking di cui abbiamo parlato, come i link nel

world wide web.

Attenzione però a non credere in strumenti miracolosi, in “click” che

cambiano la vita.

Internet non deve essere scambiato per la pozione miracolosa dove

vengono proposti mezzi e strumenti che in poca fatica cambiano

l’esistenza e, in questo caso, il tuo modo di studiare.

Se avete trovato interessante questo ebook e vuoi approfondire leggi la

bibliografia, cerca sui testi le cose che ti ho proposto fino a qua e

incomincia a metterle in pratica in modo critico e intelligente.

Sperimenta! Questo è il miglior consiglio che qualcuno può darvi!

Sperimenta! Applica il metodo scientifico al tuo cervello!

Per concludere, troverai alcune schede di automonitoraggio a mio avviso

molto utili, soprattutto per chi incomincia ad utilizzare questo metodo,

per autovalutarti e darti un feedback sul metodo di studio che utilizzavi

prima di questo ebook e quello che hai adottato dopo la lettura.

Utilizzale per incominciare, ti daranno delle coordinate utili su come

proseguire e sui punti in cui ti senti più carente.

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Page 64: Il piacere di studiare

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Buon lavoro a tutti!

Di seguito troverai due questionari che ti saranno utile per riflettere

sull’efficacia di ciò che fai abitualmente, e su ciò che potresti fare di

diverso o in più, al fine di espandere il tuo raggio di azione.

COSA FAI ABITUALMENTE?

Quanto secondo me questa strategia

potrebbe contribuire all’efficacia del mio

apprendimento?

0

per

nulla

1

un

2

abb.

3

molto

4

moltissimo

Definire gli obiettivi da perseguire nella mia

giornata di studio

Di fronte ad un compito chiedersi che tipo di

attività mentale è richiesta (memorizzazione,

comprensione, capacità di usare concetti)

Fare previsioni circa le difficoltà che si

incontreranno

Progettare in anticipo le azioni da compiere

(leggere, sottolineare, riassumere)

Pianificare i tempi

Leggere lentamente

Fare una prima lettura veloce

Sottolineare i concetti principali

Chiarire e ripetere le informazioni date

Distinguere le info importanti e trascurare quelle

meno importanti

Scrivere riassunti

Scrivere parole chiave a margine del testo

Fare schemi o usare grafici

Confrontare e collegare le diverse informazioni

Farsi domande sulle cose che si leggono

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Page 65: Il piacere di studiare

65

Ripetere a voce alta

Individuare possibili domande

Sintetizzare o riassumere

Applicare quanto si è appreso a casi concreti

Concentrarsi sui dettagli

Concentrarsi sul quadro globale

Rivedere subito quanto si è appreso

Scegliere momenti opportuni della giornata in cui

studiare

Confrontarsi con altri studenti

Isolarsi da ogni possibile fonte di distrazione

durante lo studio

Domandarsi quali siano le cause degli errori

commessi e cercare possibili soluzioni

Inserisci qui altri comportamenti o strategie che

utilizzi e che reputi utili al tuo apprendimento.

(Mattoni, 2008)

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Page 66: Il piacere di studiare

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Nel questionario seguente potrai fare una valutazione su quanto tu

metta in atto le strategie considerate poco sopra.

Confrontando le due tabelle potrai notare due tipi diversi di discrepanze:

- strategie che reputi importanti ed efficaci per il tuo

apprendimento, ma che non utilizzi;

- strategie che metti in atto pur non reputandole importanti ed

efficaci per il tuo apprendimento.

(Mattoni, 2008)

COSA POTRESTI FARE DI DIVERSO?

Quanto secondo me questa strategia

potrebbe contribuire all’efficacia del mio

apprendimento?

0

per

nulla

1

un

2

abb.

3

molto

4

moltissimo

Definire gli obiettivi da perseguire nella mia

giornata di studio

Di fronte ad un compito chiedersi che tipo di

attività mentale è richiesta (memorizzazione,

comprensione, capacità di usare concetti)

Fare previsioni circa le difficoltà che si

incontreranno

Progettare in anticipo le azioni da compiere

(leggere, sottolineare, riassumere)

Pianificare i tempi

Leggere lentamente

Fare una prima lettura veloce

Sottolineare i concetti principali

Chiarire e ripetere le informazioni date

Distinguere le informazioni importanti e

trascurare quelle meno importanti

Scrivere riassunti

Scrivere parole chiave a margine del testo

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Page 67: Il piacere di studiare

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Fare schemi o usare grafici

Confrontare e collegare le diverse informazioni

Farsi domande sulle cose che si leggono

Ripetere a voce alta

Individuare possibili domande

Sintetizzare o riassumere

Applicare quanto si è appreso a casi concreti

Concentrarsi sui dettagli

Concentrarsi sul quadro globale

Rivedere subito quanto si è appreso

Scegliere momenti opportuni della giornata in cui

studiare

Confrontarsi con altri studenti

Isolarsi da ogni possibile fonte di distrazione

durante lo studio

Domandarsi quali siano le cause degli errori

commessi e cercare possibili soluzioni

Inserisci qui altri comportamenti o strategie che

utilizzi e che reputi utili al tuo apprendimento.

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Page 68: Il piacere di studiare

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Bibliografia dell’ebook

Buzan T & B., Mappe mentali, come utilizzare il più potente strumento di

accesso alle straordinarie capacità del cervello per pensare, creare,

studiare, organizzare…NLP Italy, Roma 2000.

Chevalier B., Preparare un esame. Organizzazione mentale e

acquisizione dei metodi di lavoro, Armando Editore, Torino 1999.

Covey S.R., Le 7 regole per avere successo, Franco Angeli, Milano 2005.

De La Parra Paz E., del Carmen Madero Vega M., L’eccezionale tecnica

degli schemi mentali, Edizioni Essere Felici c/o Macro Edizioni, Cesena

2003.

Mattoni D., Gli 8 passi per apprendere ad apprendere, Franco Angeli,

Milano 2008.

Parkin M., Racconti per la formazione. 50 storie per facilitare

l’apprendimento, Etas, Milano 1998.

Parkin M., Racconti per il cambiamento. 50 storie per far crescere

persone e organizzazioni, Etas, Milano 1994.

Polito M., Guida allo studio. Il metodo. Editori Riuniti, 2002.

Simonet R., Simonet S., Scrivere per ricordare, come prendere appunti

in modi intelligente, Franco Angeli, Milano 1990.

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Page 69: Il piacere di studiare

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La proposta dello Studio Fiorenza.

Lo Studio Fiorenza organizza a partire da Ottobre 2009 programmi

individuali o di gruppo (massimo 4 persone) per conoscere nei dettagli il

metodo proposto.

Sarà possibile essere seguiti passo dopo passo, a partire

dall’individuazione del proprio metodo di studio (punti forti e punti

deboli) e seguiti nella costruzione di una nuova metodologia di lavoro

mediante l’utilizzo di mappe mentali e strategie di lettura veloce.

Il pacchetto si compone di:

1. valutazione del proprio metodo di studio con l’individuazione di

criticità e punti forti da potenziare;

2. indicazioni sulla stesura di un planning mensile, settimanale e

giornaliero per insegnare ad organizzare il proprio tempo:

individuazione dei tempi morti, tempi da potenziare, stesura

realistica e obiettiva della suddivisione degli impegni nel corso

della giornata;

3. abituare e motivare la persona a ragionare per obiettivi chiari,

precisi, e verificabili circa il proprio studio;

4. indicazioni su come costruire mappe mentali, con esempi concreti

e pratici. Un passaggio importante questo, dove sarà possibile

venire a contatto con molteplici prototipi di mappe mentali,

vederle, costruirle in base al materiale da studiare, analizzare gli

errori, non confondere schemi con mappe mentali;

5. memorizzazione guidata dei contenuti da imparare.

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Page 70: Il piacere di studiare

70

Il pacchetto comprende anche un budget di 10 ore da utilizzare al

bisogno, distribuendole in base alle esigenze della persona (su

appuntamento) di monitoraggio e, dove necessario, chiarimento e

potenziamento di punti oscuri e difficoltà incontrate.

L’ebook è stato strutturato orientandosi ad uno studio di tipo superiore-

universitario. In realtà questo metodo non ha limiti di età o materie di

studio. Per questo motivo il percorso individuale e di gruppo può essere

frequentato anche da studenti di scuola media.

In questo caso si consiglia vivamente la frequenza individuale.

Per avere maggiori informazioni o appuntamento si prega di

contattare la segreteria dello Studio Fiorenza al numero 051. 34

25 69 e chiedere della Dott.ssa Chiara Giovannini.

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