il sommelier

124
Organo ufficiale della FISAR - Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) v46, art. 1 comma 1, DCB Po” 5, 30 www.ilsommelier.com Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXIX - Numero 2 - Marzo-Aprile 2011 ® Chiara, Giorgio e Luisa Soldati speciale Piemonte

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La rivista bimestrale della F.I.S.A.R. Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXVIII - Numero 3 - Maggio-Giugno 2010

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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXIX - Numero 2 - Marzo-Aprile 2011

®

Chiara, Giorgioe Luisa Soldati

speciale Piemonte

www.vinexpo.comS a l o n i I n t e r n a z i o n a l i F r a n c e s i S . r . l . - V i a C a r a d o s s o 1 0 - 2 0 1 2 3 M i l a n o - I t a l i aT e l : ( 3 9 ) 0 2 4 3 4 3 5 3 2 6 - F a x : ( 3 9 ) 0 2 4 6 9 9 7 4 5 - E m a i l : m t a j r o l d i @ s a l o n i f r a n c e s i . i t

IL SALONE INTERNAZIONALE DEL VINO E DEGLI ALCOLICI

BORDEAUX 19-23 GIUGNO 2011

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Saro D’Amico: dalle forbici ai fornelli Giancarlo Roversi 12

Giornata di Turismo rurale e dell’enogastronomia Attilio L. Vinci 18

a cura della redazione di Quality ADV 21 - 43 - 71

Duca di Salaparuta: le Tenute a cura della redazione di Quality ADV 24

Tenuta dell’Arbiola - Vini per vocazione a cura della redazione di Quality ADV 26

Le notizie di enogastronomia e turismo a cura della redazione di Quality ADV 28

La Torino del vino seduce Verona a cura della redazione di Quality ADV 32

Il Piemonte e la cucina del Risorgimento a cura della redazione di Quality ADV 36

38

Vinitaly 2011 a Verona - Ufficio Stampa Verona Fiere 96

L’Enantio e la Terra dei Forti Luca Iacopini e Massimo Bracci 98

L’opinione del Presidente Pag. 2

Le emozioni del cibo e del vino - Roberto Rabachino 4

L'opinione di Marcello Masi 6

Fisar in Rosa - Luisella Rubin 10

In Famiglia 102

La segreteria comunica 117

ComuniCazioneistituzionale

enoGastRonomia•tuRismo•CuRiosità

sCienza•teCniCa•aPPRoFonDimenti

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ariospeciale Piemonte

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 22

Il ciclo di “Speciale Regioni” con questo numero spe-gne la prima candelina. È già un anno che dedichia-mo a ogni uscita un inserto regionale e in questo,

l’attenzione è puntata sul Piemonte e alle sue peculiarità gastronomiche che necessariamente coincidono anche con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Le stesse pe-culiarità si potranno incontrare anche al prossimo Vini-taly, dove potremo veramente godere delle eccellenze enologiche della nostra penisola tutta. Mi piace così pensare che anche la Fisar, con la nostra rivista, possa festeggiare questo importante evento. Credo di apparte-nere a quella “sparuta moltitudine” che non ha seguito il festival della canzone italiana, ma sono stato incuriosito dall’intervento di un Ospite e dalla durata che, a quanto pare, non ha uguali nella storia di Sanremo come esten-sione. Questo singolare momento mi ha spinto a cercare sul podcast RAI questo momento che, non vi nascondo, mi ha veramente commosso. Oltre che una splendida esegèsi é stato anche un manifesto tricolore, carico di nobiltà e di patriottismo. Anche io penso che un nuovo Risorgimento lo si debba e lo si possa fare, ma a poco a poco, giorno dopo giorno, un passo alla volta, nei piccoli gesti, nelle parole giuste abolendo l’egoismo, il sospetto, l’odio, rieducando le menti. Solo cosi sarebbe possibile ricreare e rafforzare il concetto di Nazione nel senso vero della parola. Forse è veramente il caso di cominciare se-riamente a pensare di riappropriarci della nostra identità e riscoprire quei valori, per mettere la parola fine a que-sto presente che non ci appartiene e per poter scrivere un futuro diverso. Credo anche sia giunto realmente il momento di smetterla di subire tutto passivamente. Il fu-turo di una Nazione intera non può essere controllato e plasmato secondo il volere di poche decine di persone biette ed immorali come l’attuale classe politica (e parlo di tutti, sinistra, destra e centro). L’empatia di Benigni è un’esegèsi dell’inno d’Italia con il giusto orgoglio dell’ap-partenenza, di quella storia che tutti dovremmo cono-scere ma che qualcuno non conosce e a cui non conferi-sce il giusto valore, mentre dovrebbe essere ovvio saper dell’Inno e dovremmo stupirci del contrario.Che tristezza questa Italia di oggi. Abbiamo avuto un grande passato con grandi uomini. Forse avete anche notato che ogni tanto le telecamere facevano dei pas-saggi tra il pubblico, in particolare tra le prime file, quei

posti riservati ai vip e non so se avete fatto caso con quanta superficialità, contornata da sdegno e superbia, gli occupanti si sforzavano di strusciare le mani invece di applaudire. Una decadenza e una malinconia vedere questi uomini e queste donne che si sentono i nuovi no-bili, una casta scelta dall’alto, intoccabile. Quelli che non devono dar conto a nessuno. C’è una lieve differenza fra il Roberto nazionale e gli incartapecoriti delle prime file, che applaudivano con grande fatica, ridicoli nella loro veste di vip di turno, certo rosi dalla grandezza di chi avevano di fronte, che dominava dal palco con grande dignità e che con grande probabilità resterà nella me-moria di molte persone mentre loro, forse, al massimo potranno comparire sui giornaletti scandalistici o di gos-sip, compiaciuti dell’esserci! Comunque l’Inno, alla fine, cantato in quel modo, immaginando quel giovane... mi ha emozionato. Non me l’aspettavo. Uno dei tanti per-sonaggi e artefici dell’unità d’Italia raccontati nel mono-logo dal grande Attore è stato Giuseppe Garibaldi che, unitamente ai Mille e alle valorose gesta, trova un nesso con il mondo del vino proprio a seguito dello sbarco in Sicilia e alla scoperta di una passione per il vino Marsala (nonostante si dicesse fosse astemio). Non sono poche le targhe commemorative con le quali si afferma che “in quel luogo” si è fermato l’Eroe dei due Mondi a sorseg-giare un calice di vino e proprio a Lui ne è dedicata una tipologia: il Garibaldi Dolce, che pare fosse molto gradito al Generale.Concludo con l’auspicio di incontrarvi numerosi a Vero-na, in uno degli stand della Fisar o durante gli eventi da noi organizzati. Il plurale riferito agli stand non è un re-fuso, infatti quest’anno abbiamo uno spazio “gemello”, proprio di fronte a quello istituzionale, nel corridoio Cen-tro Servizi Arena nel quale sarà allestito un salotto dove si svolgeranno alcuni incontri con prestigiosi produttori. Il programma è indicato in fondo alla rivista nelle pagine dedicate al Vinitaly.Mi congedo con un vecchio slogan destinato a quegli “intenditori ai quali bastano poche parole”: non ti cono-sco se non ti riconosco e, con il solito augurio, l’auspicio è che il vostro calice sia sempre colmo... magari con un Marsala Garibaldi Dolce!

PresidenteVittorioCardaciama

per comunicare con il Presidente:[email protected]

Sempre più all’interno di questa nostra

grande Italia

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 3

Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo

Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier

Albergatori RistoratoriRic. di Pers. Giuridica PI. n° 1070/01 Sett. I del 9.5.01

Editore: Vittorio Cardaci AmaPresidente Nazionale FISARe-mail: [email protected]

Direttore Responsabile: Roberto RabachinoC.so Galileo Ferraris, 138 - 10129 Torino

Tel. +39 011 5096123 Fax +39 011 19706172e-mail: [email protected]

Segreteria di Redazione: Gladys Torrese-mail: [email protected]

Correttore di bozze: Mario Del Debbioe-mail: [email protected]

Ufficio Stampa: Ufficio Stampa FISARe-mail: [email protected]

Amministrazione: Sede Nazionale F.I.S.A.R.Via dei Condotti, 16 - 56017 Asciano (PI)

Tel. +39 050 857105 - Fax +39 050 856700e-mail: [email protected]

Grafica e Stampa: Tipografia RossiVia Casalpiano, 28 - 53048 Sinalunga (SI)

Tel. 0577 679158 - Fax 0577 [email protected] - www.tipografiarossi.com

Responsabile Comitato Scientifico:Il Comitato Tecnico Nazionale FISAR

Comitato di Redazione e Controllo:Nicola Masiello, Mario Del Debbio, Graziella Cescon,

Luigi Terzago, Alberto Giustarini

e-mail: [email protected]

Swww.tipografiarossi.com

Distribuzione della rivistaLa rivista viene inviata a tutti i soci Fisar, a tutti gli organi di informazione, atutti i giornalisti dei gruppi di specializzazione di settore, a tutte le Istituzioni,a tutte le Associazioni di settore e a tutti gli IPSSAR che ne facciano richiesta

tramite spedizione gratuita in abbonamento postale.

La rivista è associata al USPIUnione Stampa Periodica Italiana

Hanno collaborato a questo numeroMarcello Masi, Giancarlo Roversi, Enza Bettelli,

Gudrun Dalla Via, Virgilio Pronzati,Luca Iacopini, Massimo Bracci,

Silvana Delfuoco, Saverio Scarpino

Per la fotografiaOliviero Toscani, Saverio Scarpino,

Roberto Rabachino, Enza Bettelli, Alberto Doriae immagini di Redazione.

Per la vostraPUBBLICITÀ

Responsabile Piemonte e Valle d'AostaQUALITY PIEMONTE

Cell. +39 333 [email protected]

Responsabile TrivenetoMarilena ANDREATTA

Cell. +39 348 9491911 - Tel. +39 049 [email protected]

Responsabile Lombardia e LiguriaPietro MILO

Cell. +39 335 [email protected]

Responsabile ToscanaLido VANNUCCHI

Cell. +39 338 [email protected]

Responsabile SardegnaGiovanni CHERCHI

Cell. +39 348 [email protected]

Responsabile SiciliaVincenzo CUCURULLOCell. +39 340 7279242

[email protected]

Concessionario di Pubblicità per l’Italia

10137 Torino - Corso Siracusa, 152

Paolo ALCIATI Cell. +39 335 6063373

tel. 011 3119090 r.a. (8 linee) - fax 011 [email protected]

Abbonamento alla RivistaSegreteria di Redazione Il Sommelier

Via dei Condotti, 16 - 56010 ASCIANO (PI)Tel. +39 050 857105 Fax +39 050 856700

[email protected] alla rivista: 25,00 per 6 numeri

www.ilsommelier.com

Responsabile Puglia - Abruzzo - Molise - Basilicata - CalabriaValeria GRIMALDICell. 320 4127588

[email protected]

Responsabile LazioDEGUSTANDO.PJ

Cell. +39 380 6422360 - Cell. +39 335 [email protected]

Responsabile CampaniaAngelo CERINO

Cell. +39 347 0049460

Responsabile Emilia RomagnaSICOMUNICA s.n.c.

Cell. +39 335 5778858 - Tel. +39 051 5872977 - Fax +39 051 [email protected]

[email protected]

Secondo me l’umano è fra gli esseri più

sensibili che popolano il nostro globo

ed è anche quello che soffre di più.

Per questo motivo l’umano è sempre alla

ricerca del piacere. E uno di questi piaceri è

proprio quello della tavola. Quello della tavola

è un piacere intenso, di lunga durata e ci

predispone per il godimento di tutti gli altri

piaceri.

Parliamo di una prima emozione che potremmo

definire, con una piccola forzatura semantica,

di tipo tradizionale che è quella che si prova

mangiando un piatto o un prodotto tipico,

consapevoli che quello che si sta assaggiando

è il frutto della sapienza e dell’esperienza di

diverse generazioni. L’intensità di questo tipo

di emozione dipende da tanti fattori socio-

culturali, come ad esempio la passione verso

le tradizioni enogastronomiche, oppure la

scarsa reperibilità del prodotto sul mercato,

Le emozioni del cibo e del vino

In questo articolo vorrei parlare, o almeno tentare di farlo, di emozioni. Ma non di tutte le emozioni.

Solo di quelle riconducibili al cibo e al vino. “”

4

per comunicare con il Direttore:[email protected]

diRobertoRabachino

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

oppure ancora la complessità del prodotto

(tanto più la preparazione necessita di passaggi

e di lavoro, tanto maggiore sarà la sensazione di

trovarsi di fronte ad un qualcosa che si è andato

raffinando nel tempo).

Di sfumatura leggermente diversa invece è

un’altra emozione che io definisco di tipo storica,

peraltro anche molto difficile da descrivere.

Si potrebbe paragonare a quella che si prova

quando ci troviamo di fronte ad un’opera

d’arte o a un monumento molto antico. Parlo

dell’emozione che si ha bevendo un vino di

70/80 anni, o ancora di più, quella che si prova

degustando un distillato di cento anni. Mentre si

degustano queste eccellenze la mente comincia

a navigare e a pensare a tutte le vicende

storiche che si sono succedute da quando

è stato prodotto. Mentre si consumavano

tragedie mondiali, come le guerre, le carestie,

i crack finanziari, quel distillato riposava in una

botte dentro una cantina umida. Quando sono

nati i nostri genitori ed i nostri nonni, lui era già lì.

E versarlo nel bicchiere, ammirarlo, annusarlo,

berlo, fa provare suggestioni di grande intensità

emotiva. Una carrellata di emozioni, non c’è che

dire. Emozioni riconducibili alla nostra memoria.

Perdere questo tipo d’emozioni riconducibili al

cibo e al vino sarebbe un vero peccato.

Palazzo Roccabruna – Trento, via SS. TrinitàTel. 0461 887101 – www.enotecadeltrentino.it

Ogni giovedì e sabato scopri i vini e i prodotti del nostro territorio.

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“Passito è passione”il Trentino DOC Vino Santo a Palazzo Roccabruna

Due giorni di degustazioni ed approfondimenti dedicati al Trentino D.O.C.

Vino Santo in abbinamento a prodotti enogastronomici d’eccellenza.

Ospite il giornalista Paolo Massobrio, autore de “Il Golosario”.

A tavola con la cucina trentina: il Trentino DOC Vino Santo

16 aprile – ore 19.00-22.00:

ospite il ristorante Castel Toblino (Sarche di Trento – TN)

17 aprile – ore 12.00-15.00:

ospite il ristorante Gallo Cedrone (Madonna di Campiglio – TN)

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 26

La ricetta della vigna

dimarcellomasiVice Direttore TG2 RAI

e responsabile rubrica Eat Parade

In Italia non esistono mezze misure, né tanto meno le sfumature.

Altro che la scomparsa delle mezze stagioni. “”

Se fossi chiamato a dare un giudizio sul

nostro Paese sulla base delle notizie

trasmesse giornalmente nei Tg o scritte

sui quotidiani sarebbe davvero dura. Una

conflittualità esasperata rende tutto difficile.

Dalla politica all’economia, dal costume alla

cronaca sembra che tutto sia un dividersi:

bianco o nero. In Italia non esistono mezze

misure, né tanto meno le sfumature. Altro che

la scomparsa delle mezze stagioni. O si sta

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 9

con Caio o si sta con Sempronio. Se Caio fa

una stupidaggine i suoi tifosi sottovaluteranno

volontariamente l’errore e lo dimenticheranno

il prima possibile, al contrario i suoi detrattori

gonfieranno la manchevolezza e organizzeranno

una crociata. Il discorso vale per tutto e tutti.

Le cause di questa maledizione italica? Non

so che dire. Eredità delle antiche e mai sepolte

rivalità comunali? Forse. Invidia, masochismo,

stupidità? Non lo so. Ci penso spesso, ma non

riesco proprio a farmi un’idea che sia davvero

valida per leggere il nostro travagliato presente.

Quello che posso dire è che provo un grande

senso di disagio che si trasforma spesso in

rabbia e ultimamente nella più temibile delle

emozioni: la rassegnazione. Eppure abbiamo il

dovere di reagire. Dobbiamo lavorare su quella

parte di noi stessi che si chiama coscienza e

che molto spesso accantoniamo per interessi,

anche immateriali, o peggio ancora per pigrizia.

Dobbiamo sentire crescere in noi la voglia di

trasparenza. Un atto, un’azione, una legge

sbagliata alla lunga si rivela un danno per tutti.

Non illudiamoci che la forza serva a coprire ogni

cosa. Domani le stesse persone che oggi sono

costrette a subire faranno subire a noi le stesse

cose o peggio ancora. Una faida senza fine che

porta il Paese allo stremo. I nostri giovani hanno

sempre meno speranza nel futuro e chi può

cerca fuori dai confini un’aria da respirare meno

carica di incertezza e conflittualità. Cercano

una normalità fatta di meritocrazia, correttezza,

onestà ed efficienza. Merce rarissima in questa

Italia inacidita dove le scorciatoie sono le uniche

strade frequentate anche di notte. Siamo

decisamente più ricchi dei nostri nonni e dei

nostri padri, ma ci sentiamo molto più poveri.

Stiamo perdendo la stima in noi stessi prima

che negli altri. Tutto questo può, deve essere

fermato. Abbiamo forza, fantasia e coraggio

per tornare a credere in un mondo migliore.

È il momento di aprire gli occhi e guardare

quello che ci circonda con un minimo di

obiettività e serenità. Basta girare lo sguardo

dall’altra parte. Quando lo spettacolo non ci

piace dobbiamo dirlo. Non servono le grida.

Dobbiamo ricostruire tutti insieme un tessuto

sociale basato sul rispetto degli altri. Non

dimentichiamoci mai che gli altri siamo anche

noi. In giro per l’Italia incontro tante persone

per bene entusiaste della vita, della propria

famiglia e del proprio lavoro e mi convinco che

ce la possiamo fare. Seguiamo l’esempio del

mondo del vino. Il metanolo sembrava averci

messo in ginocchio ed invece è stato per

molti versi la nostra salvezza. La trasparenza

e la qualità ci hanno salvato e proiettato sulla

vetta della produzione mondiale. La cultura

del vino: sudore, esperienza, conoscenza,

imprenditorialità, sinergia, fantasia, coraggio,

trasparenza. Forse viene proprio dalla vigna la

ricetta per salvare questo bellissimo Paese e i

suoi abitanti.

10

Il paesaggio affascina ed attrae per il pro-

fondo abisso che discende fino al greto del

torrente Avisio e per i terrazzamenti ricava-

ti sui ripidi pendii soleggiati. Qui si estendono

splendidi vigneti disposti ordinatamente, allevati

prevalentemente a pergola trentina e circondati

da fitti boschi e da enormi rocce di porfido gri-

gio scuro. Proprio dalle uve di queste viti nasce

la maggior parte dei rinomati vini della famosa

Casa Spumantistica Cesarini Sforza, acquisita

dal gruppo La-Vis nel 2001.

Una tappa presso la cantina è d’obbligo: la

visita è guidata dall’esperta enologa Giorgia

Brugnara, che con competenza e professionali-

tà, racconta i segreti del percorso magico delle

bollicine.

Nel 1974, anno di fondazione dell’azienda, na-

sce la Cuvèe Brut Riserva, tuttora prodotta con

il metodo di spumantizzazione charmat lungo,

per il quale è prevista la rifermentazione in au-

toclave di vino base fermo di ottima qualità, ot-

tenuto con le migliori uve Chardonnay e Pinot

Nero del Trentino. Spumante molto apprezza-

to, che suggella l’eccellenza produttiva della

Cesarini Sforza. Ma l’azienda, nella sua con-

tinua ricerca di crescita qualitativa, negli anni

’80, introduce il metodo classico, con l’obiettivo

principale di produrre spumanti di alto prestigio,

da proporre al mercato nazionale ed interna-

zionale. Vengono raggiunti ottimi risultati grazie

all’ingresso del gruppo La Vis, che garantisce

una materia prima di assoluto pregio, prove-

niente dai migliori vigneti delle più vocate zone

collinari e di montagna, coltivati su terreni di

natura calcarea, dove il clima caratterizzato da

forti escursioni termiche tra il giorno e la notte,

rappresenta la condizione ideale per far acqui-

sire all’uva importanti profumi ed un’elevata aci-

dità necessaria per la base spumante.

Per fare un ottimo spumante metodo classico

Trento DOC afferma la nostra enologa, è indi-

spensabile utilizzare uve Trentine di alta quali-

tà, Chardonnay e Pinot Nero, raccolte rigoro-

samente a mano. Il percorso che va dalla vite

all’imbottigliamento è lungo ed impegnativo ed

ogni fase della filiera è curata e sorvegliata con

dedizione e passione da uno staff di collabo-

ratori preparati e competenti. Dopo una soffi-

ce pressatura nasce un vino base, che per 6-7

mesi matura sui lieviti e spesso, su decisione

A pochi chilometri a nord della città di Trento, l’antica romana Tridentum, incastonata tra le montagne, si incontra la Valle di

Cembra, una tra le zone più caratteristiche del Trentino Orientale.

La magia delle bollicine raccontate dall’enologa

Giorgia BrugnaradiluisellaRubinFISAR in rosa

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Val di Cembra - fotografia di Paolo Sandri

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 11

dell’azienda, può essere fatta seguire la fermen-

tazione malolattica, utile per donare maggior

morbidezza al prodotto.

In primavera vengono costituite le cuvèe di ti-

raggio, a seconda delle tipologie di Trento Doc

che si intende ottenere. Nel caso di Trento DOC

base sono utilizzate delle cuvèe provenienti da

uve Chardonnay e Pinot Nero di più annate,

mentre per i Millesimati e le Riserve quelle della

vendemmia corrente. L’aggiunta di lieviti e zuc-

chero, nella giusta dose, danno avvio alla rifer-

mentazione in bottiglia, chiusa temporaneamen-

te con bidule e tappo corona, che dura circa 40

giorni. I lieviti all’interno della bottiglia attaccano

gli zuccheri, trasformandoli in alcool e anidride

carbonica, grazie alla quale si formano le magi-

che bollicine. A questa fase, la Cesarini Sforza,

per far acquisire aromi e profumi di grande finez-

za al vino, fa seguire, in cantine buie e fresche,

una lunga maturazione sui lieviti, la cui durata

è di almeno 24 mesi per il Trento DOC base,

di 36-48 mesi per i Millesimati e di 72 mesi per

le Riserve. L’operazione del remuage, una vol-

ta effettuata a mano, oggi sostituita da efficienti

macchine, è necessaria per favorire l’eliminazio-

ne dei residui, che vengono raccolti nella bidule,

quando la bottiglia raggiunge la posizione ver-

ticale, a testa in giù. Infine uno sciroppo di do-

saggio, sintesi dell’esperienza della casa, fatto

con vino da riserva che matura esclusivamente

in barrique, va a colmare le bottiglie, a cui segue

una chiusura definitiva con tappo di sughero e

relativa gabbietta. Il prodotto dopo la sboccatu-

ra, viene conservato in cantina per un ulteriore

affinamento e quindi immesso nel mercato. La

produzione annuale conta un milione e mezzo

di bottiglie.

Il successo del Trento DOC è in continua cre-

scita e la sua forza, sostiene Giorgia Brugnara,

sta nel rispecchiare l’identità di un territorio stra-

ordinario, ricco di storia e di cultura, dove la na-

tura, il clima e il lavoro dell’uomo contribuiscono

a dar vita ad un prodotto unico ed irripetibile.

Giorgia Brugnara - Immadini d'autore CHC

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Saro D’Amico: dalle forbici ai fornelli

Fra i tanti cuochi che con le loro delizie ci prendono per la gola, non importa se famosi o ancora celati dietro le quinte,

non pochi sono quelli che hanno varcato le soglie della cucina attraverso percorsi non tradizionali, ossia senza essere figli d’arte

o avere frequentato un istituto professionale di formazione.

“”

diGiancarloRoversi

12

Saro D'Amico

E neppure senza avere preso dime-

stichezza con l’arte culinaria come

cameriere in un ristorante, “ruban-

do”, giorno per giorno, con gli occhi i se-

greti al cuoco titolare. C’è chi si è dedicato

alle casseruole spinto unicamente da un

innato desiderio di esprimere una vocazio-

ne più o meno nascosta e chi, dopo anni

spesi dietro un sportello bancario o in un

ufficio, ha avuto - come S. Paolo sulla via

di Damasco, una improvvisa folgorazione

per la tavola. Ci sono quelli che prima di

approdare in un ristorante hanno fatto i la-

vori più disparati: l’elettricista, il tassista, il

rappresentante di vini, il commercialista, il

medico, il sarto... Sì il sarto, e che sarto! È

il caso di Saro D’Amico, marsalese DOC,

che a un certo punto della vita, quando era

il maître couturier più affermato e ricerca-

to della città dei Mille, con un seguito di

varie decine di collaboratori, ha deciso di

abbandonare le forbici per il coltello e la

forchetta e di approdare ai fornelli. Detto e

fatto. Assieme ai nipoti ha aperto un risto-

rante, l’Eubes, sulla costa dello Stagnone,

proprio di fronte all’imbarcadero antico per

l’isola di Mozia che si staglia all’orizzonte

assieme all’incomparabile silhouette delle

isole Egadi, offrendo non solo un’esperien-

za gratificante per il palato, ma anche un

panorama unico al mondo. Uno scenario

completato dal colpo d’occhio sulle antiche

saline marsalesi che si stendono con i loro

cumuli cristallini scintillanti e i caratteristici

mulini a vento proprio di fronte al ristorante.

È uno spettacolo di grande effetto che rag-

giunge il culmine specialmente al tramonto

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

“... ma un giorno la gente si sveglierà e si renderà conto di quello che ha perduto. Vini moderni come quelli prodotti da Riondo combinano una deliziosa freschezza del frutto ad una complessità minerale che deriva dal terreno vulcanico. Gli amanti del vino dovrebbero lasciare il Pinot Grigio ed abbracciare il nuovo: il Soave non è mai stato così buono!”

TOM BRUCE-GARDYNE2010 LOUIS ROEDERER REGIONAL

WINE WRITER OF THE YEAR

Cantine Riondo Spa

Via Cappuccini, 6

Tel +39 045 [email protected]

www.cantineriondo.com

Vinitaly 7-11Aprile 2011

Pad 4 D3

quando il cielo si tinge di sfumature rossastre e

violacee che fanno sognare. In questa superba

cornice Saro D’Amico ha fatto sfoggio di tutta

la sua estrosa vocazione per la buona tavola,

quella della tradizione siciliana ammantata di

nuove sfumature di sapore grazie anche agli in-

gredienti esclusivi impiegati. Il ristorante per un

quindicennio è stato una metà di pellegrinaggio

obbligata per una folta schiera di buongustai

italiani e stranieri.

Da due anni, stimolato dalla sua palpitante ricer-

ca di nuove esperienze, quasi di una catarsi, ha

trasferito il suo bagaglio di esperienze al risto-

rante “Antico Giardino”, situato sulle colline di

Marsala a Alto Oliva e circondato da un grande

parco con oliveti e sorbi secolari e un carrubo di

300 anni. E anche qui la sua affezionata schiera

di devoti seguaci viene a rinnovare il rito antico

come il mondo della buona tavola.

Basta infatti gustare anche una sola volta le sue

specialità per rimanerne conquistati e diventare

degli assidui proseliti di Saro. Quella che viene

proposta è una cucina fragrante, ispirata alla

più pura tradizione siciliana e marsalese, ma

condita ogni volta con un pizzico di creatività,

di estro, e in grado di mandare in sollucchero i

palati più smaliziati.

Sono piatti seducenti che hanno come punti di

forza gli ortaggi dal sapore incredibile delle vi-

cine campagne di Birgi, le saporose olive locali

e, soprattutto, il pesce freschissimo, catturato

a breve distanza e caratterizzato da un sapo-

re ormai raro. È il pesce dello Stagnone, che

sguazza in acque pulite (non per nulla Marsala

fa incetta ogni anno di bandiere blu per la pu-

rezza del suo mare) e che è annoverato dagli

intenditori fra i prodotti ittici d’eccellenza.

Il tutto annaffiato dagli ottimi vini delle cantine

Frazzitta, del marchio “Vigna Alta”, tra cui spic-

cano un profumatissimo bianco a base di Char-

donnet e Inzolia, e due eleganti rossi in purezza,

il Nero d’Avola e lo Shyraz, nonché il Metis, uno

suadente nettare di uve selezionate di zibibbo.

Marcia in più del ristorante è la cordialità garba-

ta e vibrante del suo nume tutelare, Saro, fatta

apposta per mettere a proprio agio chi approda

alla sua tavola. Al suo estro si deve il successo

del ristorante e l’invenzione dei piatti più sfiziosi,

che sposano i sapori più codificati con le nuove

esigenze dei gourmet e con una presentazione

raffinata. Anzitutto le tipiche “busiate” marsalesi,

riccioli di pasta attorcigliati a uno stelo di grano

in grado di imprigionare condimenti dal profu-

mo inebriante, come il ragù di tonno arricchito

con pecorino, mentuccia e aglio e poi: la zuppa

d’aragosta con gli spaghettini spezzettati; una

insuperabile pasta con le sarde o con i brocco-

li, uva passa, pinoli e parmigiano; le fettuccine

alla triglia con basilico e prezzemolo; la pasta

all’isolana con pesce spada fresco, capperi, po-

modorini, basilico, mentuccia e un pizzico di ori-

gano per arrotondare il gusto; la cernia diliscata,

spellata e farcita con gamberetti, pomodorini,

origano, aglio e mollica di pane. Senza dimen-

ticare nella carrellata incredibile di antipasti i

crostini coi patè a base di pesce, ortaggi, olive

e formaggi, che Saro inventa ogni volta che gli

viene l’uzzolo. E, dulcis in fundo, le “pastarel-

le” marsalesi tradizionali e splendi gelati tra cui

quello delicatissimo al gelsomino. Approdare in

Siclia all’Eubes di Marsala è un’esperienza che

vale veramente la pena di fare.

IL PIATTO DI GARIBALDI

In occasione delle celebrazioni dei 150 anni

dell’unità d’Italia, che hanno uno dei loro fulcri

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 214

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 216

nella città di Marsala, dove avvenne lo sbarco

dei Mille volontari garibaldini, Saro D’Amico ha

realizzato per il ristorante “Antico Giardino” il

“Piatto di Garibaldi” con la collaborazione dello

chef Daniele Casano. Questa nuova specialità

in onore dell’eroe dei due mondi è composta

di fave e formaggio “primosale” e di un’anatra

al sugo con vino Marsala, cibi di cui Garibaldi

era un goloso consumatore durante la sua

permanenza a Marsala. Per l’occasione l’Anti-

co Giardino ha fatto confezionare dall’azienda

ceramica Ombra di Marsala un originale piat-

to celebrativo. Sia la specialità gastronomica

garibaldina che il piatto in ceramica saranno

proposti a quanti durante l’anno di celebrazio-

ni dell’Unità d’Italia approderanno alla tavola

del ristorante. Info: www.anticogiardino.it

BusIATe AL RAGu’ DI TOnnOIngredienti

600 gr. di “busiate”

500 gr. di tonno fresco a dadini

2 spicchi d’aglio

100 gr. di finocchietto selvatico

300 gr. di cipolla tritata

100 gr. di olio extravergine d’oliva

300 gr. di passato di pomodoro

50 gr. di pecorino a scaglie

sale, pepe

Procedimento

Rosolare nell’olio l’aglio, il finocchietto e la

cipolla per 3 minuti. Aggiungere il tonno a

pezzettini e far cuocere per 8 minuti. Ag-

giungere il passato di pomodoro e il pecori-

no a scaglie, sale e pepe a piacimento e far

cuocere per altri 50 minuti. Lessare al dente

la pasta, scolarla e mescolare il tutto.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Un forte richiamo al sostegno della mille-

naria civiltà contadina, alla promozione

enogastronomica ed al recupero del pa-

trimonio paesaggistico-rurale della Sicilia è stato

lanciato, con precise proposte progettuali, nel

corso della Giornata del Turismo rurale e dell’eno-

gastronomia tenutasi il 29 gennaio scorso a

Poggioreale ed a Salemi, in provincia di Trapani.

L’evento ha avuto il patrocinio delle Università di

Palermo e Messina, la collaborazione dei due co-

muni di competenza territoriale, il contributo di

relatori ed esperti di fama, la splendida cornice di

un pubblico che così numeroso da decenni non

si registrava.

Presente alla manifestazione anche la FISAR col

Presidente Vittorio Cardaci Ama e la delegazione

Trapani.

Alla conclusione si è costituito per spontanea

adesione, un gruppo di lavoro tra produttori,

esperti, operatori turistici, progettisti ed ammini-

stratori con l’intento di dare nuova linfa ai progetti

approvati e risorse nuove a quelli in fase di ela-

borazione.

La mattina a Palazzo Municipale in Poggioreale

si è dibattuto di “Turismo Rurale, degli itinerari e

dei prodotti tipici” con molto riferimento al recu-

pero dell’ameno “paese vecchio” di Poggioreale,

in stato di abbandono dal disastroso terremoto

del 1968.

Lontani da esprimere lamentele e perdersi in ge-

remiadi d’occasione ogni relatore ha dato un

contributo di idee e di progetto.

Quale prologo discorsivo è stato detto che ne-

gli ultimi anni migliaia di aziende agricole hanno

chiuso. Ma, le eccellenze del territorio siciliano

hanno avuto riconoscimenti e premi. La Vasted-

da del Belice ha avuto riconosciuta dall’U.E. la

DOP; molti vini ed oli sono stati premiati; la “dieta

mediterranea” (che in Sicilia vanta le maggiori ri-

sorse) è stata elevata dall’Unesco a Patrimonio

culturale dell’umanità.

“Nessuno ha le nostre risorse e le nostre bellez-

ze che meritano i primi posti nelle classifiche del

turismo, oggi sempre più proiettato verso circuiti

che associano patrimonio paesaggistico e mo-

numentale, arte, buon cibo ed artigianato- hanno

Giornata di Turismo rurale e

dell’enogastronomia

Presente alla manifestazione Vittorio Sgarbi il Presidente FISAR Vittorio Cardaci Ama“ ”

diattiliol.Vinci

18

detto in sintesi quasi unanime gli intervenuti- Indi-

rizzando gli impegni verso una ben programmata

ed oculata valorizzazione del territorio, agendo

con tempestività ed evitando di perdere o spre-

care risorse finanziarie, come purtroppo è avve-

nuto, si potranno creare quegli indotti e posti di

lavoro che sono le risposte concrete al momen-

to di crisi”.

“A finanziamento appena avuto al nostro pro-

getto stiamo avviando con sollecitudine la prima

fase di recupero del Paese- ha detto il sindaco

di Poggioreale Leonardo Selvaggio- le cui origini

sono del 1642”. “E ci stiamo già impegnando a

fare sistema di richiamo turistico –ha aggiunto il

vice Carmelo Palermo- con un progetto di aggre-

gazione di tutte le forze produttive che rappre-

sentano la nostra antica civiltà contadina”.

All’intenso confronto poggiorealese hanno par-

tecipato Rita Cedrini, docente di Antropologia

culturale in Architettura all’Università di Palermo,

Franco Candiloro, già docente universitario e

responsabile dell’Officina del Turismo Culturale,

Girolamo Cusimano, del Dipartimento Beni Cul-

turali ed Ambientali dell’ateneo palermitano,

Massimo Todaro, Presidente Consorzio Tutela

Vastedda del Belice, Alessandro Chiarelli, Presi-

dente Regionale Coldiretti, Vittorio Cardaci Ama

ed Antonio Parrinello delle Cantine trapanasi Ri-

unite.

Il pomeriggio, nell’ammaliante cornice del castel-

lo arabo-svevo-normanno in Salemi, la relazione

principale “Il vino, storia e cultura del territorio” è

stata svolta dal Presidente Vittorio Cardaci Ama.

Poi dibattuta con autorevoli esperti anche nell’ap-

pendice “vino e risorse agroalimentari”.

“La storia del vino è la storia stessa dell’umanità.

Il vino è civiltà. E saperlo bere ed apprezzare è nel

contempo un piacere ed un dovere soprattutto in

vino e olio birr

a e

liquo

ri

acqu

a e

beve

rage caffè e gelato

UNA PERSONALITÀCHE TRASPARE

IN OGNI OCCASIONE

faravetrerie.it

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

un territorio che ne vanta radici antiche– ha detto

Cardaci - per questo è di primaria importanza–

ha continuato - programmare necessari progetti

di formazione di figure che possano contribuire

efficacemente alla sua promozione. Ed anche re-

alizzare vetrine dei prodotti del territorio in punti

di grande riscontro. Ad esempio è “ingiustifica-

bile” che negli aeroporti, nel stazioni ferroviarie,

nelle navi traghetto, negli autogrill che insistono

sul territorio siciliano è più facile comprare vini

e prodotti agroalimentari d’altri che nostri. Per il

triennio 2011-2013 l’Istituto Regionale della Vite

e del Vino ha elaborato un interessante program-

ma di valorizzazione del made in Sicily – ha con-

cluso- cinque le linee:

1. Valorizzazione dell’identità territoriale dei vini.

2. Formazione, promozione, comunicazione e

marketing intelligence.

3. Ricerca e sperimentazione in viticoltura ed

enologia.

4. Certificazione delle DOC.

5. Valorizzazione enogastronomica delle risorse

dell’Isola. Speriamo sia realizzato con la giu-

sta tempestività ed efficacia”.

“La più gradita ricompensa al sudore del lavora-

tore della terra è rendergli giusta collaborazione e

supporto- ha detto l’on. Pino Giammarinaro, uno

degli organizzatori della Giornata – Qui a Salemi,

con l’amministrazione Sgarbi abbiamo messo tra

i primi punti programmatici anche il recupero del

delizioso centro storico flagellato dal terremoto.

Vogliamo sbracciarci e far sbracciare le maniche

per lavorare sodo ed avere risultati concreti”.

L’on. Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi, ha dato

una forte dose di energia ai promotori dell’iniziati-

va, insistendo sulle legittime rivendicazioni di svi-

luppo che si auspicano in Sicilia. “Per le potenzia-

lità e le risorse pedoclimatiche sarebbe legittimo

che il Ministro alle attività agricole fosse assegna-

to ad un siciliano – ha detto tra l’altro – ed è giu-

sto che nel segno della valorizzazione delle pro-

fessionalità e dei prodotti di eccellenza la Sicilia

abbia le giuste attenzioni”. Il battagliero sindaco

di Salemi ha anche rivendicato il ruolo di promo-

tore del recupero del centro storico abbandonato

dopo il terremoto del 1968, con l’ormai famosa

operazione “Una casa ad 1 Euro”.

Il confronto dialettico ha avuto la partecipazione

del prof. Giacomo Dugo, dell’Università di Messi-

na, del prof. Gaspare Baiata, neo Presidente del

Comitato per il rilancio del Vino Marsala, del dot-

tor Antonio Parrinello del CTR, del prof Dino Ta-

schetta delle Cantine Colomba Bianca, e di tanti

altri autorevoli personaggi.

20

Vittorio Sgarbi ed il Presidente Vittorio Cardaci Ama

CamiglianoBrunello di Montalcino 2006Ottima annata 5 stelle, con inverno freddo e moderatamente piovoso, estate calda, soprattut-to nella prima decade di Settembre, con piogge abbondanti nel periodo primaverile. Questo ha consentito di evitare uno stress idrico ecces-sivo durante l’estate, favorendo lo sviluppo degli aromi del frutto. Le temperature basse durante la maturazione hanno consentito la produzione di vini freschi e longevi che, per le caratteristiche del Brunello 2006, hanno per-messo l’acquisizione di una struttura notevole unita ad una freschezza aromatica non comu-ne. Un vino eccellente dunque, destinato ad una evoluzione prolungata nel tempo senza tuttavia perdere quei connotati di freschezza e di profumi che lo rendono uno dei più ap-prezzati e rinomati vini italiani.

Cantina Sant'Andrea

CANTINA SANTANDREAStrada del Renibbio, 1720 - 04010 Borgo Vodice (LT)Tel. 0773755028 - www.cantinasantandrea.it - [email protected]

Non si può racchiudere in poche battute la storia di una famiglia del vino cominciata 150 anni fa a Pan-telleria, proseguita in Tunisia e degna di figurare in un romanzo d’epoca; nel nome il ricordo del suo Fonda-tore. L’azienda ha due anime: la prima, collocata nelle vicinanze del Circeo, ha sempre rappresentato una sfida verso un territorio privo di tradizione vitivini-cola, come quello dell’Agro Pontino, ma eccezio-nale a livello microclimatico per sperimentare e provare. La seconda è immersa nelle avare colline che circondano la cittadina di Terracina dove vuo-le riscoprire i vecchi vini che già gli antichi romani conoscevano ed apprezzavano. Ogni bottiglia non vuole solo essere un vino ma anche un breve viaggio in queste terre, nella storia famigliare e nelle sue tradizioni e ci fa piacere scoprire prima di tutto che ogni etichetta è un avvenimento edo-nistico.

Nel 1961 alcuni vignaioli locali si associarono per imbottigliare la loro produzione e per produrre Vini di alta qualità a Denominazione di Origine Controllata, i primi in Abruzzo. Oggi come allora,

la bontà dei vini Casal Thaulero nasce dalle mani degli infaticabili vignaioli che traggono dalla terra d’Abruzzo frutti preziosi ed inebrianti. Si cela, dietro questo processo, la passione e l’attenta professionalità dei nostri enologi Romeo Taraborrelli (ai vertici dell’enologia nazionale), Pasquale Caldora e Lino Olivastri, per infondere in un bicchiere i gusti e l’identità di un territorio e riscoprire così anche i tesori più nascosti, come questo Pecorino Orsetto Oro.

Casale TrioccoL’azienda viniviticola Casale Triocco è situata nel cuore

della Verde Umbria, in un crocevia unico e raro del fiume Clitunno, a metà strada tra la città di Mon-tefalco, con le sue splendide architetture e opere d’arte, e Spoleto, città che per secoli fu celebrata da

artisti e poeti per il suo immenso valore paesaggi-stico e culturale. Qui, nel 1969, nasce la Cantina dei Colli spoletini, ora Spoleto Ducale e Casale Triocco. Un’azienda dalle grandi tradizioni vitivi-nicole che, al sapiente e antico lavoro delle ma-estranze, unisce tecnologie d’avanguardia e la bontà dei prodotti della terra umbra. Nel pano-rama della produzione del Sagrantino di Mon-tefalco, Casale Triocco persegue tenacemente l’identità del vitigno coniugata alla attualità del sentire, facendone un vino raro.

Autoctoni Emergenti

CAMIGLIANOLoc. Camigliano - Via d’Ingresso 2 - 53024 MONTALCINO (SI)Tel. +39 0577 844068 / +39 0577 816061 www.camigliano.it - [email protected]

CASAL THAULEROContrada Cucullo - 66026 OrtonaChieti (Abruzzo) - Italy - Tel. 085 9032537 www.casalthaulero.it - [email protected]

Casal Thaulero

CASALE TRIOCCOCantina e Oleificio Spoleto Ducale SCARL06049 Petrognano di Spoleto (PG)Tel. 0743 56224 - www.casaletriocco.it - [email protected]

a cura della redazione di

GUSTOVia Pasquale Nastro, 67 - 80054 Gragnano NapoliTel. +39 081 8013417 www.gusto-gragnano.it - [email protected]

La pasta Gentile di antica tradizione conserva ancora oggi, nel mondo delle tecnologie avanzate, i metodi tradizionali di produ-zione utilizzati a Gragnano, da sempre riconosciuta come “città della pasta”. Il piccolo opificio Gentile continua la sua missione: offrire un prodotto di altissima qualità utilizzando semole pregia-te e un’essiccazione a bassa temperatura. Si è fatto inoltre una scelta mirata, quella di utilizzare grano esclusivamente italiano della varietà “Saragolla” proveniente dal tavoliere delle Puglie.

La combinazione tra l’essic-cazione lenta utilizzando il tradizionale metodo “Cirillo” e l’alta qualità della semola pugliese esalta il profumo, il sapore e la tenacità della pasta nei suoi singoli forma-ti, rendendola unica.

PRINCIPE PALLAVICINIVia Casilina km 25,500 - 00030 Colonna (RM)telefono: 06-9438816 - www.vinipallavicini.com [email protected]

Una delle più antiche famiglie della nobiltà italiana rappresenta oggi un raro esempio di sintesi tra storia, cultura e spirito imprenditoriale. Investimenti mirati allo sviluppo dell’attività vitivinicola si sposano alla naturale passione che la famiglia Pallavicini pone da secoli nelle sue attività non solo economiche ma anche culturali. A ciò si unisce una grande ambizione: quella di produrre vini dall’assoluto valore enologico. Il Cesanese Amarasco si pone come esempio di tradizione e modernità insieme, sprone per una riscoperta del grande autoctono, in quel Lazio vinicolo che rappresenta quanti stupori ai ricercatori meno distratti.

RacemiIl progetto Racemi consiste nella valorizzazione del Vigneto Puglia, ossia nella ricerca, vinificazione e commercializzazione su scala internazionale dei vitigni autoctoni regionali. L'idea, nata dall'intuizione di Gregory Perrucci, si è concretizzata sulla scorta dell'esperienza maturata con il fenomeno Felline - Primitivo di Manduria, il vino che

per primo accese i riflettori su quello che oggi è considerato il più prestigioso tra i vitigni pugliesi.Alcuni di questi vitigni sono stati addirittura recuperati dal baratro dell'estinzione (sussumaniello e ottavianello) mentre altri sono stati reinterpretati con approcci di coltivazione e

vinificazione di assoluta novità. Racemi, è dunque un luogo di confronto di idee e di applicazioni di esperienze diverse finalizzate alla costituzione di un portafoglio di aziende vitivinicole che possano rappresentare l'eccellenza del vino in Puglia. Perchè "Racemi"? I racemi sono il secondo frutto che alcune varietà (primitivo, catarratto) sviluppano in quantità rilevante sulle femminelle. Questi frutti di seconda generazione maturano a distanza di circa 20 giorni dalla vendemmia dei grappoli primari e pertanto vengono raccolti e vinificati in un secondo tempo, rappresentando una seconda opportunità per migliorare o addirittura recuperare gli eventi negativi occorsi nella prima vinificazione.

Roberto ManaraLa famiglia Manara è una delle più antiche tra quelle che operano nel campo della viticoltura nel territorio di Ziano Piacentino. Già negli anni trenta partecipa all’importante Mostra Nazionale delle Uve da Tavola

che si svolge a Piacenza ed è tra le prime, con i fratelli Vito e Tino a trasformarsi per avviare la produzione di uve da mosto. È proprio l’Azienda Vitivinicola Fratelli Manara nel 1939 ad apporre sulle bottiglie la prima etichetta con la denomi-nazione di Gutturnio. Oggi la proprietà situata sulle colline di Ziano Piacentino in Val Tidone si estende per 30 ettari coltivati a vigneto. Da qualche anno la cantina Manara ha potenziato le proprie strutture, mirando a legare il portato del sapere tradizionale alle moderne tecniche enolo-giche e ad assumere, nel paesaggio vinicolo pia-

centino e nazionale, una posizione improntata alla qualità di un prodotto scelto, unico e inconfondibile, dall’origi-nale personalità.

a cura della redazione di

Autoctoni EmergentiGusto - La pasta Gentile Principe Pallavicini

RACEMIVia Santo Stasi Primo - Z.I. - Manduria (TA) - Tel. 099 9711660www.accademiadeiracemi.it - [email protected]

ROBERTO MANARA - TENUTA FERRAIALoc. Vicomarino 140 - 29010 Ziano Piacentino (PC)Tel. +39 0523 860209www.robertomanara.it - [email protected]

AZIENDA SAN MICHELEVia Parrocchia 57 25020 Capriano del Colle (BS)Tel. 030 9444091 - 335 6198031www.vinisanmichele.it - [email protected]

Sulla base delle memorie storiche che testimoniano la secolare presenza del Marzemino sul Monte Netto e grazie all’adattamento di questo vitigno al pedoclima, l’azienda ha puntato sulla valorizzazione

di questa varietà che consente di produrre vini caratterizzati da una forte identità e che la contraddistinguono nel variegato panorama vinicolo. L’impegno si è concretizzato con l’introduzione nella gamma del Marzemino in purezza: il Montenetto IGT. Questo vino possiede caratteristiche tali da incontrare il gusto del consumatore moderno: il colore intenso, contraddistinto da riflessi violacei, una moderata gradazione alcolica e un’equilibrata struttura.

MONTE SCHIAVO La Vite SpA - Via Vivaio - 60030 Moie di Maiolati Spontini (AN)Tel 0731 700385 - Fax 0731 [email protected] - www.monteschiavo.it

La Vini Monte Schiavo è una moderna e dinamica azienda vitivinicola impegnata nella produzione e distribuzione di una gamma completa di vini caratterizzati da altissimo livello qualitativo. Il centro aziendale è situato nel comune di Maiolati Spontini, in provincia di Ancona, nel cuore della zona classica di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Su questi dolci contrafforti collinari, luminosi e soleggiati, con esposizione sud - sud ovest, si estendono i 115 ha di vigneto coltivati in una posizione climatica particolarmente favorevole per la maturazione di uve destinate alla produzione di vino DOC e spumanti di gusto raffinatissimo.

VicariaL’Azienda fondata da Diego Visconti, Carlo Cassinis e Domenico Ravizza, unisce le proprietà dei tre soci a Ozzano, Salabue e Rosignano Monferrato. Tutti i vigneti, rinnovati per l’80% della super-ficie, hanno una densità di 4-5000 ceppi e i sistemi di allevamento e potatura sono per lo più a guiot, con una piccola rimanenza a cordone speronato. Vicara basa la propria produzione su un parco vigneti di 53 ettari e propone da anni, con successo, i vini tipici del territorio monferrino: le Barbere, che presenta nelle varie vinificazioni (vivace, fermo, elevate in grande botte o in barriques) e il Grignolino. Una realtà vinicola diventata ormai punto di ri-ferimento per tipicità e qualità nel Monferrato moderno.

Villa di QuartuVILLA DI QUARTU è l’evoluzione di piccole aziende vitivinicole a conduzione familiare, i vigneti si affacciano sul Golfo degli Angeli, la coltivazione della vite avviene seguendo le tradizioni dei Padri. Le varietà: a bacca bianca Nuragus – Vermentino – Moscato – Malvasia – Nasco; a bacca rossa: Monica – Cannonau – Barbera – Bovale. Vendemmia con le uve raccolte manualmente, trasferite in cassette dalla vigna alle cantine, dove vengono vinificate ad arte. Nei vini si ritrova la tipicità vera e la forte personalità della terra coniugata all’oggi.

a cura della redazione di

Autoctoni EmergentiSan Michele Monte netto di brescia

VILLA DI QUARTU Via Garibaldi, 96 - 09045 QUARTU SANT'ELENA (CA)Tel. 070820947 - 070826997 www.villadiquartu.it - [email protected]

Monte Schiavo

VICARARosignano Monferrato - AL - 15030 Cascina MadonnaTel. +39 0142 488054 - www.vicara.it - [email protected]

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Una terra ricca di diversità dove ogni vi-

tigno comunica espressioni diverse se-

condo la zona di allevamento. Il Pinot

Nero trova le condizioni ottimali solo sull’Etna

(fondamentale è l’escursione termica), così come

il Grillo solo nella provincia di Trapani; un grande

bacino di diversità in cui è importante trovare il

territorio vocato. Duca di Salaparuta riesce a rac-

contare, in modo sempre nuovo, gli aspetti più

interessanti della Sicilia e ogni suo vino è espres-

sione dei singoli territori e di una lunga tradizione

vinicola, diventando icona di un vero e proprio

stile di vita elegante, unico e riconoscibile.

Tenuta di Risignolo Salemi, in provincia di Trapani è un immenso pal-

coscenico vinicolo. In queste campagne arse dal

sole c’è Risignolo, una delle Tenute Duca di Sala-

paruta, dove viene coltivato il Grillo che esprime

La Sicilia è un’isola famosa per i suoi mille territori diversi, zone calde e soleggiate come la fascia del

sole in provincia di Trapani a ovest ma anche la neve sulla cima dell’Etna, il grande vulcano a est.

“”

24

acuradellaredazionediQualityaDV

Duca di Salaparuta: le Tenute

25

le sue massime potenzialità in altura e quando

è vinificato in purezza. È secondo questa logica

che nasce Kados la prima etichetta di Risignolo,

dal colore giallo paglierino, il profumo floreale e

vanigliato, che racchiude tutto il fascino di que-

sta terra eletta.

Tenuta di Suor MarchesaRiesi è situata nel centro della Sicilia, a pochi

chilometri il mare. Il vigneto si arrampica su una

collina ben esposta ai venti, dove le estati sono

molto calde e gli inverni miti e brevi. Intorno il si-

lenzio. Questa è la campagna siciliana più vera,

dove da secoli si coltiva il Nero d’Avola che, gra-

zie a particolari condizioni pedoclimatiche, trova

proprio nell’area di Riesi il suo habitat ideale.

Qui nascono Passo delle Mule, Nero d’Avola in

purezza, dal sapore ricco, ampio e vellutato, di

grande struttura e persistenza aromatica, e Tri-

skelè, Nero d’Avola e Merlot, un connubio unico

e dal gusto internazionale.

Tenuta VajasindiIl territorio dell’Etna è da sempre caratterizzato

da un numero elevato di piccole aziende agri-

cole strappate al vulcano. In questo contesto si

trova la tenuta di Vajasindi, nel comune di Ca-

stiglione di Sicilia. La Tenuta è caratterizzata da

vigneti terrazzati (600 – 700 m. slm), la natura

del terreno è di origine strettamente vulcanica

e la posizione della Tenuta, nell’area nord del

vulcano, garantisce un microclima particolare.

Nascono qui due vini dalla personalità unica:

Làvico, che rappresenta la raffinata sintesi del

carattere deciso e selvaggio del Nerello Masca-

lese e Nawàri. Questo Pinot Noir dell’Etna, reso

unico dal connubio tra condizioni climatiche ot-

timali e caratteristiche irripetibili del suolo, è l’ul-

tima scommessa vinta da Duca di Salaparuta.

GruppoDucadisalaparutaDuca di salaparuta un’azienda vinicola che

rappresenta il passato, il presente e il futu-

rodell’enologia italiana.un’aziendaradicata

nel territorio siciliano, che conoscenei det-

taglilecaratteristichedell’isola,einnovatrice

pertradizionegrazieavisionicheduranonel

tempo,unagaranziacheglihapermessodi

attraversareisecoli.ilpresente,grazieaicon-

tinuiinvestimentiinvignaenellecantine,che

nefannounodeigruppiattualmentepiùinte-

ressantiineuropaperlaproduzionedivinidi

qualità. il futuro,conunacontinuaricercae

sperimentazionesemprelegataaunnaturale

amoreperlaterraegrazieancheadinnova-

tivepropostedimarketingecomunicazione.

un’aziendache raggruppa trestoricibrand,

Duca di salaparuta, Corvo (1824) e Florio

(1833), ognuno adatto a diversimomenti di

consumo.

ilGruppohachiusoil2010conunaumentoin

fatturatodel10%esulmercatoitalianoilsolo

brandDucadisalaparutahaavutounincre-

mentodiquasiil4%,grazieancheailancidi

prodottidedicatialcanaletradizionalecome

lalineaCalanìcaenawàri,ilprimoPinotnero

dell’etnadellatenutaVajasindi.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Da sempre, nelle antiche cantine, si vinifi-

cano le uve raccolte nei vigneti di pro-

prietà.

Linee guida dell’azienda si riassumono in una vi-

ticoltura in armonia con la natura, una rigorosa

selezione nel vigneto per ottenere una naturale

concentrazione, tecnologie e procedure sempre

all’avanguardia per rispettare ed esaltare le uve,

affiancate da un’accurata scelta dei legni e delle

partite destinate agli assemblaggi.

Di recente, accanto ai vitigni autoctoni Barbera

e Moscato sono stati introdotti Cabernet Sau-

vignon, Merlot, Pinot Nero, Chardonnay, Sauvi-

gnon Blanc.

Questa scelta ha spinto lo staff enologico a per-

correre nuove strade e lanciarsi in affascinanti

sfide, come appunto quella di valorizzare al me-

glio le migliori uve Chardonnay e Pinot nero pro-

ducendo il primo Spumante Brut della tenuta,

il “Saicuvée”, un metodo classico originale e di

spiccata personalità, prodotto con l’intento ri-

specchiare la filosofia produttiva Saiagricola.

Numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed

internazionale hanno premiato la qualità dei vini

della tenuta: Di questi, l’ultimo, in ordine di tem-

po, è stato conferito dall’Annuario dei Migliori Vini

Italiani 2011 di Luca Maroni che ha assegnato

alla Romilda 2007 il punteggio di 96 punti e

il riconoscimento di “2° Miglior Vino Rosso

d’Italia” nel corso del recente “SensofWine” di

Roma.

Superficie aziendale complessiva:

di proprietà 30 ettari

Estensione a vigneto: 20 ettari

Composizione e caratteristiche del terreno:

calcareo-arenacei

Altitudine media dei vigneti: 200 m s.l.m.

Densità ad ha:

da 6.000 a 8.000 piante ad ettaro

Forma di allevamento: guyot

Tenuta dell’ArbiolaVini per vocazione

La Tenuta dell’Arbiola domina la valle del Nizzadall’alto della collina omonima, nel comune di San Marzano Oliveto,

al confine tra Monferrato e Langhe.“

26

acuradellaredazionediQualityaDV

27

“ROMILDA” BARBeRA D’AsTI suPeRIORe nIZZA DOCunagrandeBarberachenasceinvignetichehannosuperatoi60annidietà.Colore rosso rubino intenso tendente, conl’invecchiamento, al granato. al naso è digrandefinezza,offrepercezionidifruttaros-saebuonamineralità.in bocca è strutturata, di buona morbi-dezzacon lacomponenteacidabenas-secondatadaquellaalcolica.Finalelungoemoltopersistente.Vaservitainampicalicia18°c.si abbina con carni rosse, selvaggina eformaggistagionati.uveutilizzate:Barbera100%affinamento:12mesiinbarriquesdirove-refrancesee12mesiinbottigliaPossibilitàdiinvecchiamento:10-12anni

“CARLOTTA” BARBeRA D’AsTI DOClaBarberapiùclassica,fragrante,morbidaedigrandebevibilità.Profumidi fruttarossafresca,ribese lam-ponirichiamano,nelfinale, l’erbatagliataelaliquirizia.inboccaèbenequilibrata,buoncorpoelungapersistenza.Vaservitaa18°cincalicidimediagran-dezza abbinata a primi piatti saporiti,carnibiancheerosse,formaggiamediastagionatura.uveutilizzate:Barbera100%affinamento:6mesiinbarriquee8mesiinbottigliaPossibilitàdiinvecchiamento:5anni

“ARBIOLA BIAnCO” MOnFeRRATO BIAnCO DOCassemblaggiodisauvignoneChardonnayha colore giallo dorato pieno, profumi in-tensidifiori,pescae fruttamaturaconelegantinoteminerali.inboccaèequili-bratoedibuonamorbidezza.Finalepersistenteefresco.Vaservitoa12°cincalicidimediagran-dezzaesiabbinaperfettamenteconan-tipasti,primipiattiepesci.uve utilizzate: sauvignon blanc 80%,Chardonnay20%affinamento:4mesi inacciaio inoxe2mesiinbottigliaPossibilitàdiinvecchiamento:3anni

“sAICuVÉe” sPuMAnTe BRuT MeTODO CLAssICOil primo spumante Brut della tenutadell’arbiolanatoconl’intentodivalorizzarelemiglioriuvebianchedellatenuta,scelteperquesta “primaassoluta”nellagammaproduttivasaiagricola.alla vista si presenta conunperlage fineepersistenteeuncoloregiallopaglierinocon riflessi verdognoli, mentre al naso,notefruttateeflorealiconsentoridicro-stadipanesonoglielementichemag-giormante si evidenziano. in bocca èdelicato,pienoedarmonioso.servito alla temperatura di 8°C,“saicuvée”si sposa egregiamente adantipastiabasedipesce,verdureefor-maggi,crostacei ingenere,cosìcomeanchepasteerisottiabasedipesceeverdure.Vitigniutilizzati:Chardonnay,Pinotnero

“FeRLInGOT” MOsCATO D’AsTI DOCGmoscatod’asti,caratterizzatodaunlimita-to contenuto in alcool (5%vol.) e da unimportantetenorezuccherino.atavolaèilcompagno idealedidolcimasi rivelaancheunottimoabbinamentoaisaporidecisi,addiritturapiccanti.Dolcemanonstucchevole,delicatoedintensoricordailglicine,lapescael’al-bicocca, ha sentori di salvia, limone efiorid’arancio.Vinouniconel suogenere, vaservitoa6°c-8°c.incaliciatulipano.uveutilizzate:moscatobianco100%affinamento:3mesiinbottigliaPossibilitàdiinvecchiamento:1anno

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Tenuta dell’ArbiolaVini prodotti

Tenuta dell’Arbiola-saiagricola spAlocalità Arbiola - regione Saline 6714050 San Marzano Oliveto - Astitel. +39 0141 856194fax +39 0141 856800mail: [email protected]: www.arbiola.it

gnero e Angelo Rosso, il pubbli-co presente ha potuto dapprima approfondire, per ogni vino, l’inte-ressante filiera in vigneto e in cantina, per in-fine apprezzare nei bicchieri caratteri organolettici di alto profilo sensoriale. Dice Beppe Caviola: ”Il Langhe Arneis 2010 è un vino fresco e piacevole dal bell’impatto olfattivo con pronunciate note floreali, tra cui spicca il fiore di sambuco, e fruttate che ricor-dano molto la pesca bianca. Il Barolo 2007 si esprime con note di eleganza e piacevolezza e, affinando in botti di media grandezza, presenta un tannino suadente e vellutato con ca-ratteristiche di pronta beva che sdoganano il concetto di un vino destinato prevalentemente all’invecchiamento”.

AGRICOLA BRANDINI SOC.AGR.A R.L. www.agricolabrandini.it

DE CARLO, OLIO DA PIùDI 400 ANNIDe Carlo, Mastri Oleari dal 1600 in Bitritto (BA), la più antica azienda di produzione di olio extravergine di oliva presente in Puglia, continua a mietere successi con il Torre di Mossa – D.O.P. Terra di Bari-Bitonto, ricavato da olive raccolte a mano, della varietà Ogliarola Barese e Coratina e che presenta caratteristiche organolettiche di pregio. Classificato Miglior Olio del Mondo nel 2008, fruttato medio, di colore giallo dorato con riflessi verdi, leggermente velato, presenta

un profumo ampio e complesso, ricco di note vegetali di erbe di campo e sottili note di officinali, con sentori di maggiorana e mandorla verde. In bocca ha sapore

morbido ed equilibrato, caratterizzato da toni di erbe fresche e mandorla dolce in

chiusura con note molto armoniche e contenute di amaro e piccante. Ideale per l’utilizzo a crudo su carne, funghi, verdure gratinate

e alla brace, zuppe di legumi, carpacci e primi saporiti.

FRANTOIO OLEARIO DE CARLO

www.oliodecarlo.com

le notizie di enogastronomia e turismo

L’AMARONE ALLACONQUISTA DEL MONDOPur con una certa molteplicità di pareri, l’Anteprima Amaro-ne 2007 ha dato segnali per il buon livello qualitativo, frutto di un andamento stagionale particolare. A seconda dei territori di provenienza i nuovi Amaroni riescono ad essere eleganti e di pronta beva o moderni e strutturati, con un quadro aro-matico ampio, complesso e intrigante. Vini da bersi subito grazie ad una maggiore ricerca dell’eleganza ma, anche gra-zie ad un’ottima componente polifenolica, da conservarsi a lungo come nelle migliori annate. La crescita dell’Amarone non conosce crisi e passa dai circa 9 milioni di bottiglie del

2009 a quasi 13 milioni dello scorso anno. Nella presentazione dell’An-teprima, il Presidente uscente Luca Sartori ha messo in risalto come in futuro si dovrà ancora una volta privilegiare un mercato controllato. “Il

nostro è un Consorzio maturo – ribadisce il Presidente – e numerosi sono i progetti già programmati per la promozione e la valorizzazione della nostra denominazione usando sche-mi innovativi come il legame ad altre denominazioni impor-tanti, la sperimentazione di sinergie virtuose con la musica, il cinema e l’arte, ma sempre con un occhio al legame con il territorio. Dal punto di vista promozionale – conclude Sartori – abbiamo progettato una serie di azioni per il triennio 2011-2013 insieme al Consorzio del Prosecco, da attuare in Rus-sia, Norvegia, Stati Uniti e Brasile. Un’alleanza che ottimizza le risorse e porterà all’estero l’eccellenza che Valpolicella e Prosecco rappresentano per l’Italia.”

CONSORZIO PER LA TUTELA DEI VINI VALPOLICELLA

PODERE LA REGOLA - www.consorziovalpolicella.it

BRANDINI – PRESENTATI I NUOVI ARNEIS E BAROLOGli splendidi vigneti dove nascono i famosi crus del Barolo hanno fatto da contorno, intorno alla metà di febbraio, alla presentazione di due grandi vini di Langa: Langhe Arneis 2010 e Barolo 2007. Prodotti dall’Agricola Brandini a La Morra, sono correlati ambedue ad una filosofia produttiva che fonda i propri fondamenti sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni in terroir ad altissima vocazione vitivinicola. Con l’aiuto dell’eno-logo Beppe Caviola coadiuvato dai produttori Carlo Cava-

a cura della redazione di

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di

IRMÀNA - LA NATURA RACCOLTA A MANOLa ricerca delle uve ottimali, la rigorosa selezio-ne dei vigneti e gli innovativi metodi di vinifica-zione, per conservare le caratteristiche uniche delle uve, sono aspetti che appartengono a Corvo. Caratteristiche che, grazie a questo nuovo progetto, Corvo vuole esprimere ed esaltare con dei vini da cultivar siciliane prove-nienti dalle zone più vocate. Lavorare i vitigni autoctoni nel loro territorio di origine permette di coltivarli in modo naturale proprio perché sono naturalmente a loro agio nella loro ter-ra. Inoltre, in questo progetto Corvo ha voluto certificare la raccolta a mano in piccole ceste attraverso cui è possibile effettuare un’accurata cernita delle uve già in vi-gna. Solo quelle perfettamente sane e a maturazione ideale arrivano in cantina per la vinificazione. Nascono così Corvo Irmàna Grillo e Corvo Irmàna Nero d’Avola e Frappato dedi-cati al solo mercato tradizionale.

www.duca.it , www.vinicorvo.it, www.cantineflorio.it

PIAVE D.O.P. LATTEBUSCHE MIGLIOR FORMAGGIO ITALIANO DA ESPORTAZIONEIl Piave è un formaggio a pasta cotta, duro e viene proposto nelle tre classiche stagionature: fresco 20-60 gg, mezzano 61-80 gg, e vecchio oltre 180 gg, oltre ad una “Selezione Oro” garantito oltre 12 mesi e un “Riserva” stagionato oltre 18 mesi. Prodotto esclusivamente con latte delle vallate bel-lunesi e nel rispetto delle antiche regole dell’arte casearia, esprime un sapore intenso e corposo che cresce con l’avan-zare della stagionatura, conservando nel gusto una nota particolare che lo rende assolutamente unico. Grazie a que-ste caratteristiche, il formaggio Piave ha ottenuto lo scorso anno la Denominazione d’Origine Protetta, il marchio di qua-lità che tutela le eccellenze agroalimentari europee. Inoltre, alla 6^ edizione delle Olimpiadi dei Formaggi di Montagna

a Seignelégier, in Sviz-zera, il formaggio Piave è stato premiato come miglior formaggio ita-liano da esportazione, davanti alla Fontina e al Parmigiano Reggiano.

LATTEBUSCHE S.C.A. www.lattebusche.it

UN “VERO” ARIDDHRUDalla lingua siciliana che significa “Grillo”, prende il nome questo vino di tutto rispetto, frutto della perfetta armonia tra territorio e vigne, tipica delle zone di Marsala. E da quella zona, un terreno calcareo ricco di resti fossili, assorbe vigore e struttura. La fama di questo vitigno deriva dall’utilizzo per il vino Marsala ma la diversa interpretazione della Vero Vini ne fa un prodotto da pasto di assoluto interesse. Di un bel colore giallo oro e di profumo delicato, intenso e fruttato, sebbene dotato di buon tenore alcolico, in bocca si presenta fresco, di ottima persistenza, elegantemente variegato di sentori di pesca bianca, pepe verde e gelsomino. Gli abbinamenti gastronomici ideali sono ovviamente con piatti di mare saporiti quali zuppe di pesce, bottarga e gamberoni alla griglia.

VERO VINI - www.verovini.it

SANTA MARGHERITADA 50 ANNI LO STILE DEL PINOT GRIGIO ITALIANO

Dietro ogni bottiglia di vino c’è un approfondito stu-dio che consente al prodotto di esprimere i suoi ca-ratteri distintivi. Ed è proprio questo carattere che Santa Margherita ha voluto imprimere col primo im-

bottigliamento dell’annata 2010 del Pinot Grigio, quella del 50° anniversario. Con la vendemmia 1960 nasceva il Pinot Grigio Santa Margheri-ta: un vino intenso, elegante, con inaspettate note floreali, richiami di agrumi e frutta a polpa bianca. Supportato da una struttura serrata e vibrante e una stimolante e fresca sapidità. Un logo elegantemente celebrativo sulla capsula dorata della bottiglia enfatizza un percorso di successi di un vino simbolo dell’enologia ita-liana nel mondo, che ha profonde radici nella storia e nella passione di Santa Margherita. Un

vino unico, adatto per il carattere di sapidità e freschezza ad accompagnare i piatti della cucina italiana. Una rivoluzione del gusto, tra artigianalità e innovazione, che da 50 anni det-ta lo stile del Pinot Grigio italiano.

SANTA MARGHERITA S.P.A.- www.santamargherita.com

correttamente os-servate permetto-no di evitare veri e propri disastri. Dal 2004 al 2010, le analisi effettuate dal Laboratorio Polo per un cen-

tinaio di clienti (sugherifici e aziende vinicole, da ogni parte d’Italia e dalla Francia) hanno “coperto” oltre 100 milioni di tappi di sughero. Anche grazie ad un rapporto “di fiducia e collaborazione” (sono parole di Maurizio Polo, mente e ani-ma di Pololab) instaurato da un lato con i produttori di tappi in sughero, dall’altro con i vignaioli.

LABORATORIO ENOCHIMICO POLO - www.pololab.com

CARNAROLI RISERVA SAN MASSIMO – IL VALORE DELLA BIODIVERSITÀL’azienda agricola Riserva San Massimo si trova nel comune di Gropello Cairoli (PV) e si estende per cir-ca 600 ettari ma solamente un terzo viene sfruttato per la coltivazione del riso. I restanti ettari sono occupati da zone boschive con querce secolari, canneti e ontani (è il più grande ontaneto d’Europa), oltre a diverse piante da frutto che producono il concime naturale per le piante del riso Carnaroli lì coltivate. I sistemi di coltura uniti ai fantastici scenari naturalistici che

si presentano agli occhi dei visitatori hanno fatto sì che l’Unione Europea l’ab-bia riconosciuta nel 2004 come SITO DI INTERES-SE COMUNITARIO (S.I.C) e l’adesione al Marchio Blu del parco del Ticino obbli-ga a garantire ai consuma-

tori una produzione controllata, senza utilizzo di prodotti chi-mici che potrebbero inquinare i terreni, dove sono presenti innumerevoli risorgive dalle quali sgorga dell’acqua purissima destinata totalmente all’irrigazione dei campi in cui crescono le piante dell'autentico riso Carnaroli superfino. L’eccellente tenuta di cottura, la bassa collosità e la grande capacità di assorbimento di condimenti e aromi lo fanno apprezzare in particolare da cuochi e ristoratori per le sue qualità organo-lettiche e culinarie.

AZIENDA AGRICOLA SAN MASSIMO www.riservasanmassimo.it

le notizie di enogastronomia e turismo

UN ANNO DI EVENTI CON MAZZETTI D’ALTAVILLALe date da non perdere con la distilleria più antica del Piemonte: in cima alla collina di Altavilla Monferrato, tutto è pronto per un nuovo anno ricco di eventi. Nell’anno dedicato ai 150 anni dell’unità d’Italia (e Mazzetti d’Altavilla - Distillatori dal 1846 esisteva già da quindici anni!) la grapperia più antica del Piemonte invita il pubblico di estimatori ad annotarsi alcune date nelle quali vi sarà l’occasione di conoscere e degustare i prodotti di Casa Mazzetti. A marzo la primavera vedrà Mazzetti d’Altavilla impegnata a Golosaria 2011 (il 5 e 6 marzo al Castello di Casale e il 12 e 13 marzo al Castello di Castell’Alfero, nell’astigiano). Poi sarà la volta del Vinitaly di Verona (Padiglione 7, Stand B8) dal 7 all’11 aprile, di Cantine

Aperte (domenica 29 maggio 2011) e Grapperie Aperte (domenica 9 ottobre). Ma come dimenticare la rassegna “Arte in Distilleria”? In queste settimane saranno ancora le immagini dell’esposizione fotografica “Alfabeto del Mondo” di Raffaele Tomasulo a dare il benvenuto ai gentili ospiti. Mazzetti d’Altavilla aprirà anche quest’anno le porte a gruppi e associazioni che vogliono effettuare il tour dell’azienda e degustare i distillati di casa Mazzetti.

MAZZETTI D’ALTAVILLA S.r.l. - www.mazzetti.it

ODORE DI TAPPO… ADDIO!L’odore di tappo (più tecnicamente si chiama “difetto di tap-po-muffa”) è probabilmente il nemico numero uno del vino. Un nemico che da una ventina d’anni è stato identificato – è una molecola denominata 2,4,6 Tricloroanisolo, in breve TCA – ma non per questo meno temibile. L’Italia è all’avanguardia a livello mondiale nella “caccia” a questo nemico. Merito di una eccellenza veneta, Pololab (Laboratorio Polo di Oderzo), primo in Europa (fin dal 2004) a mettere a punto il metodo per determinare la presenza del TCA e degli altri metaboliti che possono causare l’odore di tappo, sostanze la cui pre-senza a livello infinitesimale può inquinare intere partite di tappi. Il laboratorio Polo, oltre ai metodi analitici, ha messo a punto tecniche di campionamento e di prelievo che, se

a cura della redazione di

le notizie di enogastronomia e turismo

a cura della redazione di

RIONDO CREA EXCELSADebutta quest’anno, Excelsa, il Soave firmato Can-tine Riondo e Collis Veneto Wine Group. Nato dal desiderio di ridare lustro ad un vino dell’eccellenza italiana come il Soave, Excelsa, grazie alle sue pre-cise caratteristiche qualitative, intende proporsi come un prodotto d’avanguardia nei trends del settore vinicolo. Riondo, con questo progetto, ha voluto ricercare le potenzialità inespresse di un importante vitigno, la Garganega, destinato alla produzione del Soave doc, mantenendone costanti le caratteristiche organolettiche. Una produzione enologica prestigiosa in cui la sapi-dità, la mineralità, la freschezza e l’acidità sono valorizzate al massimo. Il Soave Excelsa con la sua eleganza nei profumi e nei sapori, vuole così interpretare il modo di bere contemporaneo. Una degustazione leggera, salutare e al contempo intensa, ricca di emozioni.

CANTINE RIONDO S.p.A.- www.cantineriondo.com

IL PORTO TAYLOR’S AL PRIMO POSTO PER ROBERT PARKER Il grande critico americano Ro-bert Parker – probabilmente il maggiore trend setter mondia-le del mondo del vino – ha sti-lato la sua personale gradua-toria di tutte le Aziende top del pianeta. Nella sua personale classifica compaiono i più bei nomi delle più celebri regio-ni vitivinicole internazionali: Bordeaux, Borgogna, Provenza, Champagne, Toscana, Australia, California, ecc. Per il terzo anno consecutivo, al primo posto assoluto della singolare superlista di Parker campeggia il nome della più prestigiosa Casa di vini di Porto, la Taylor’s, risultata nel 2010 la miglio-re Azienda vinicola mondiale. Fondata nel 1692, Taylor’s è da sempre sinonimo di vini di Porto di eccellenza. Azienda ancora oggi a conduzione familiare, proprietaria delle Quin-tas (tenute) più pregiate della regione portoghese dell’Alto Douro, produce le sue uve e i suoi vini di Porto con quella accuratezza e quella competenza che la rendono assoluta-mente unica al mondo. Apprezzati dai conoscitori di tutti i continenti, i suoi prodotti ottengono regolarmente i maggiori riconoscimenti alle aste, nelle competizioni internazionali e sulla stampa specializzata di ogni Paese.

FRATELLI RINALDI IMPORTATORI - www.rinaldi.biz

BELORO 2006 - LA STRADA È QUELLA GIUSTAI fratelli Nuti, di Podere la Regola, possono essere sicuramente soddisfatti dai tanti apprezzamenti che il loro Montescudaio Rosso DOC Beloro 2006 sta riscuotendo su tutte le Guide Vini 2011. Una produzione limitata, sotto il controllo di Luca D’Attoma, per questo Sangiovese in purezza ritenuto uno dei migliori della Costa Toscana, affinato 15 mesi in botti da 5 e 10 hl. e almeno 18 mesi in bottiglia che presenta al naso pia-cevoli sentori di frutti rossi maturi, ciliegie su tutti, con note speziate e balsamiche che si ri-presentano al palato con buona tannicità in un finale persistente ed elegante. L’abbinamento ideale è ovviamente con i secondi piatti toscani di cacciagione.

PODERE LA REGOLA - www.laregola.com

UN OCCHIO NERO….CHE NON FA MALE! co soffiato a bocca nello stabilimento di Kufstein, nel Tirolo austriaco, dai maestri vetrai dell‘azienda. Si chiama Occhio Nero…si caratterizza infatti per una fessura ovale posiziona-ta al centro del decanter…che una volta riempito con il vino (la misura corretta è di circa 750 ml, cioè come una botti-glia intera) spicca proprio come un occhio trasparente nel rosso vivo del prezioso nettare che l’avvolge tutto intorno. Inquietante, ma intrigante…. Il decanter Occhio Nero rientra nella linea Black Tie della Riedel, che già comprende i raffi-natissimi calici dallo stelo nero e vari altri decanter di forme diverse ma tutti impreziositi da una finitura di cristallo nera

che ne sottolinea il profilo. Un ogget-to particolare, un design accattivante che farà il suo effetto sulla tavola. E soprattutto un decanter che non viene meno alla sua funzione di ossigenare il vino in maniera corretta: tutti gli arti-coli della Riedel sono veri strumenti di precisione creati per il servizio e per la miglior degustazione del vino. É la fi-losofia che contraddistingue l’azienda da 11 generazioni.

GAJA DISTRIBUZIONE www.gajadistribuzione.it

a cura della redazione di Quality ADV

Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torinovia Ventimiglia 165 - 10127 Torino

tel. 011 670 0 111 - fax 011 6700 [email protected] - www.lab-to.camcom.it

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

AL VInITALy L'unICITà DeLLe DOC TORInesITorino ama farsi conoscere per le sue qualità. Così, senza esitazione, tornano al Vinitaly i migliori vini della provincia: bottiglie di classe e qualità, pronte a farsi conoscere. Realiz-zati soprattutto da piccoli produttori, apprezzati dai migliori palati, i vini scendono in campo tutti insieme, sostenuti dalle istituzioni del territorio. La Camera di commercio di Torino accompagna la propria selezione – il meglio della produzio-ne vinicola del torinese – che verrà presentata al pubblico presso lo stand dell’ente, gestito insieme alla Provincia di Torino nell’area coordinata da Unioncamere e Regione Pie-monte.

un VIAGGIO neL GusTOI vini sono pronti per essere esplorati, nel loro sapore e nella loro storia. Presso lo stand, personale qualificato dell’Eno-teca Regionale dei vini della provincia di Torino propone in degustazione le 25 tipologie di vino delle 7 denominazioni della provincia: Freisa di Chieri, Collina torinese, Pinerolese, Valsusa, Carema e Canavese, oltre all’Erbaluce di Caluso, che nel 2010 ha conquistato la DOCG. E per chi vuole co-noscere meglio il territorio, non mancano le proposte enotu-ristiche della Strada Reale di vini torinesi.

TORInesI, VITIGnI DA sCOPRIReAccanto ai vitigni noti e di più recente diffusione, Torino con-sente di scoprire anche i più antichi o gli autoctoni. Produ-zioni dalle eccellenti caratteristiche organolettiche, tutte da provare e con una qualità e varietà che testimoniano l’iden-tità territoriale e storico-culturale.

InnOVAZIOne neLLA BOTTIGLIATorino innova senza dimenticare la tradizione. Così avviene anche nel settore vinicolo, con il progetto “Etichetta intel-ligente”: un codice a barre bidimensionale (QR code) che, fotografato con uno smartphone, svela peculiarità e caratte-ristiche delle migliori bottiglie del territorio.

L’iniziativa, promossa dalla Camera di commercio in colla-borazione con Torino Wireless, è presentata nello stand. Un modo interattivo per apprezzare il vino grazie alla tecnolo-gia.

IL VInO, RACCOnTATOMa i racconti multimediali non sostituiscono quelli dal vivo: produttori e consorzi di tutela dei vini doc torinesi sono infat-ti presenti nello stand, per raccontare le proprie produzioni insieme all’Enoteca Regionale dei vini della provincia e alla Strada Reale dei vini torinesi. Tra gli incontri: la presenta-zione del riconoscimento DOCG alla storica denominazione Erbaluce di Caluso e la partnership tra la Strada Reale dei vini torinesi e l’84° adunata nazionale degli Alpini 2011, a Torino i prossimi 7 e 8 maggio.

TORInO DOC, unA GuIDA DA nOn PeRDeRePer aiutare gli ospiti a ritrovare i piaceri delle degustazioni, la Camera di commercio distribuisce gratuitamente “Torino DOC 2010”, la pubblicazione sui migliori vini del torinese. Un’irrinunciabile guida a vitigni, vini e territori – tutti da esplo-rare.

La Torino del vinoseduce Verona

32

Camera di commercio di Torino e Provincia di Torino al Vinitaly 2011

Padiglione 9 Espositori ospiti:

Associazione Strada Reale dei Vini Torinesi • Balbiano Melchiorre azienda vitivinicola • Cieck azienda agricola • Consorzio di tutela vini Pinerolese doc • Cooperativa Produttori Erbaluce di Caluso • Enoteca Regionale dei Vini della provincia di Torino • Federazione tra Consorzi di Tutela vini doc Alto Piemonte • Ferrando azienda vitivinicola • Rossotto Stefano azienda agricola • Santa Clelia azienda agricola

Info: Settore Promozione - Camera di commercio di Torinovia San Francesco da Paola 24 - 10123 Torinotel. 011 571 6396/[email protected] - www.to.camcom.it/guidavini

Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torinovia Ventimiglia 165 - 10127 Torino

tel. 011 670 0 111 - fax 011 6700 [email protected] - www.lab-to.camcom.it

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 33

Il Laboratorio Chimico Camera di Commercio

di Torino, nato circa mezzo secolo fa, opera

senza fini di lucro come organismo tecnico

per la Camera di commercio di Torino e collabo-

ra con le altre Camere di commercio Piemontesi

nello svolgimento dei compiti di promozione eco-

nomica, offrendo alle imprese, ai consumatori,

alle pubbliche amministrazioni, alle associazioni

di categoria, agli enti locali, un servizio di analisi,

consulenza e formazione assolutamente indipen-

dente ed imparziale. In particolare il ruolo di sup-

porto tecnico del Laboratorio alle attività a favore

del mondo enologico locale si articola quindi nei

diversi aspetti di promozione e di tutela, in un

percorso che aiuta ad evidenziare ed esaltare la

professionalità del settore. Da citare, tra gli altri,

il progetto Maestri del Gusto realizzato median-

te la conduzione di audit presso le aziende vini-

cole che hanno aderito all'iniziativa, i progetti di

monitoraggio della produzione vinicola torinese,

l’affiancamento operativo alle Camere autorizza-

te dal Ministero delle Politiche Agricole come Or-

ganismo di Controllo di alcune Denominazioni di

Origine nelle attività di ispezione prevista nei Piani

di Controllo della filiera vitivinicola, la redazione di

pubblicazioni sia di divulgazione per i consuma-

tori sia di consultazione per le imprese.

In campo analitico, oltre ad analisi merceologiche

su prodotti alimentari, il Laboratorio possiede le

competenze per svolgere determinazioni su ali-

menti zootecnici, terreni e fertilizzanti, ma anche

prove specifiche per la verifica della conformità

di contenitori e imballaggi destinati al contatto

con gli alimenti, della presenza di sostanze inde-

siderate quali micotossine, allergeni e sostanze

responsabili di intolleranze alimentari, oppure di

sostanze organiche volatili, di OGM, e per accer-

tare, tramite analisi del DNA, la tracciabilità ad

esempio di carni bovine.

Tuttavia il Laboratorio non si limita a fornire soli

dati analitici, ma è in grado di assistere i vari ope-

ratori della filiera per la corretta interpretazione

dei dati al fine di migliorare i singoli processi pro-

duttivi in termini sia di efficacia sia di efficienza

del proprio sistema di gestione per la sicurezza

alimentare, attraverso servizi di consulenza e

specifica formazione.

Sul fronte istituzionale, il Laboratorio, in campo

enologico, è autorizzato dal Ministero delle Politi-

che Agricole ad effettuare analisi ufficiali sul vino,

come ad esempio i controlli per l’esportazione ed

i controlli chimico-fisici prescritti per accertare la

rispondenza al relativo disciplinare per i vini DOC

e DOCG.

Proposta Vini

I VINI ESTREMISONO VINI EROICIFigli della fatica, del su-dore, del la laboriosi-

tà dell’uomo; sono prodotti in zone spesso sconosciute, geograficamente impervie, talvolta impossibili e coltivati in minuscoli fazzoletti di terra strappati

alla montagna, alle rocce, al mare.Dal Trentino-Alto Adige alla Sardegna, dalla Valle d’Aosta all’isola di Pantelleria, dalla Valtellina alla Costiera Amalfitana e alla Co-sta Viola, dalle Cinque Terre alle pendici dell’Etna, l’antica Enotria vanta una miriade di vitigni che sono sopravvissuti alle guerre, alle pestilenze, al flagello della fillossera.Vitigni che, grazie alla tenacia e alla passione di alcuni piccoli-grandi vignaiuoli, sono stati strappati all’oblio e che ancor oggi sono in grado di regalarci dei vini straordinari.Vini carichi di storia e di suggestioni, vini rari (a volte la produzione è di poche migliaia di bottiglie) e preziosi che si fanno apprezzare da quanti amano i vini autentici, in contrapposizione ai vini-foto-copia che oggi imperversano in ogni angolo del pianeta.

• FURORE BIANCO FiorduvaMARIsA CuOMOVia G.B. Lama 16/18 - 84010 Furore (Sa) - Tel. 0577.941528www.marisacuomo.com - [email protected]

VINOSANTO TRENTINODa uva Nosiola, raccolta e posta in appassimen-to sulle tipiche “arèle” (graticci in legno), dove

rimane per 5/6 mesi. Durante questo periodo i grappoli appassiscono len-tamente sviluppando al loro interno la Botrytis cinerea che, consumando ac-

qua all’interno degli acini, favorisce la concentrazione zuccherina e la formazione degli aromi. Il clima della zona è condizionato dall’azione termoregolatrice dell’Ora del Garda, vento che quotidianamente sale dal Lago di Garda rendendo la valle un’isola climatica tipicamente medi-terranea. Per tradizione l’uva viene pigiata durante la Settimana Santa. La resa è molto bassa, da un quintale si ottengono mediamente 18 lt di mosto con un contenuto altissimo di zuccheri. Fermenta in vasche di acciaio inox dove rimane per circa un anno, affina e matura in piccole botti di rovere per tre, quattro anni e infine pas-sa almeno un anno in bottiglia prima di essere commercializzato

• VINO SANTO TRENTINO FRAnCesCO POLI Vigne di MassenzaVia del Vai, 2 - 38070 Santa Massenza (Tn) - Tel. 0461.864102www.marisacuomo.com - [email protected]

IL GENIUS LOCI NEI VINI DELL’ANGELO

Per poter apprezzare certi vini bisogna avere un po’, almeno un po’, di senso storico senza, per questo, dover attin-gere a grandi studi o ad approfondite ricerche. Significa, ad esempio, saper cogliere il desiderio di raccontare, …e il vecchio diceva, guardando lontano: im-

magina questo coperto di grano…(Francesco Guccini, il vecchio e il bambino)

Significa, ascoltando un brano musicale, …provare la sensazione che quel pezzo di musica, quella idea non può essere stata inventata e composta che circa lì, in quello spazio e in quel tempo, in quella cultura. (Paolo Prodi, introduzione allo studio della storia moderna)Significa, nel percepire un profumo o un gusto, andare con la mente indietro nel tempo o rivivere una situazione che ci ha toccati, ma an-che avere la consapevolezza che quel gusto può evocare un mondo che non esiste più o che esiste trasformato.

(brad bird, ratatouille)…così, bevendo questi Vini dell’Angelo, tutti prodotti con uve che erano coltivate nel Trentino asburgico fino alla caduta dell’impero, ci possiamo calare, con un po’ di fantasia, nell’atmosfera dell’Austria imperiale con le musiche degli Strauss, possiamo immaginare la fa-tica dei contadini nel solleone d’estate oppure pensare a com’era il paesaggio senza macchine, grattacieli, autostrade, viadotti e funivie. È l’immaginazione che dà sostanza e forza al pensiero, che ingentili-sce gli incontri conviviali e alleggerisce la vita. Questi vini, con la loro ricchezza aromatica e gustativa, con i loro differenti colori e retrogu-sti, riservano autentiche sorprese…

• CASETTA Majere LA CADALORAVia Trento, 44 - 38060 S. Margherita d’Ala (Tn) - Tel. 0464.696443www.lacadalora.com - [email protected]

VINI DELLECITTÀ ITALIANECollana curata dalla dott.ssa Iris Fontanari Martinatti, ricercatrice storica nel settore vinicolo. In essa sono descritti i vini consumati nel

corso del tempo nelle più importanti città italiane. La Collana riassume an-che i principali vitigni coltivati nelle zone limitrofe alla città presa in esame. Pa-rallelamente alle pubblicazioni, sono

stati recuperati alcuni vitigni (uno per libro) menzionati nel testo.

• TURCALA MOnTeCCHIA Conte emo CapodilistaLoc.Montecchia, 16 – 35030 Selvazzano Dentro (Pd) - Tel. 049.637294www.lamontecchia.it - [email protected] 34

PROPOSTA VINI

Primo Volume VENEZIA:• MARZEMINA BIANCA

Terzo Volume MILANO:• BERZAMINA

Quinto Volume FIRENZE:• TREBBIANO DI TOSCANA

Secondo Volume ROMA:• BOMBINO BIANCO

Quarto Volume VERONA:• DINDARELLA

Sesto Volume PADOVA:• TURCA

Proposta Vini

BOLLICINE DA CONVERSAZIONECome le scarpe ci servono per camminare, il letto per dormire o la forchetta per mangiare, lo spu-mante ci aiuta a conversare. Si

può benissimo camminare scalzi, dormire sulla terra nuda e anche man-giare con le mani, come si può vivere senza parlare e senza brindare. A chi invece ama la conversazione, consi-gliamo lo spumante perché, a differen-

za degli altri vini, non entra negli argomenti, si tiene discretamen-te e saggiamente in disparte, sicché l’allegria, o l’inquietudine, possano affiorare senza ostacoli. Che sia prodotto con il metodo Martinotti, Champenoise o Familiare il risultato nel bicchiere, è identico; la differenza, se c’è, è nel gusto. In ogni caso la componente indispensabile, in uno spumante di qualità, è la freschezza che deriva dall’acidità delle uve, data, in natura, dalla latitudine, dall’altitudine o da in-strinseche proprietà dell’uva. Tutte le antiche varietà d’uva italiane, sia a bacca bianca che a bacca rossa, sono cariche d’acidità e ciò permette di ottenere straordinarie bollicine anche in zone calde o non particolarmen-te elevate. L’uso di queste varietà ci consente d’intraprendere e sperimentare con orgoglio, pur nella totale ammirazione per lo Champagne (che molto ci ha insegnato), una strada tutta italiana alla spumantizzazione.

• NEBBIOLO DOSAGGIO ZERO Metodo ClassicoeRPACRIFeVia Bodriti, 5/D - 14054 Castagnole Lanze (At) - Tel. 0141.877215www.erpacrife.com - [email protected]

VINI FRANCHINella seconda metà dell’800 la fillossera decimò la viticul-tura del vecchio continente, indifesa contro il parassita presente sulle viti, portatrici sane, provenienti dal nuovo

mondo; quasi che l’America avesse voluto vendicarsi delle malattie porta-te dai conquistatori europei che deci-marono la popolazione indigena. Fino a quel momento le viti europee non

necessitavano di trattamenti perché non conoscevano malattie tranne il raro mal dell’esca. In qualche zona dove la fillossera non è arrivata per motivi climatici e/o geologici, si è salvato qualche vigneto; pochi altri resistono perché vivono solamente sul loro piede originario. Tutte le varietà non innestate hanno caratteri varietali molto spic-cati e più nitidi di quelle su portainnesto americano.

• BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE Vini EstremiCAVe Du VIn BLAnC De MORGeX eT De LA sALLe Loc. Les Iles - Fraz. La Ruine - 11017 Morgex (Ao) - Tel. 0165.800331www.caveduvinblanc.com - [email protected]

VINI DELLE ISOLE MINORI … piantare una vigna è come fare un matrimonio con la terra, che non a caso la Bibbia pone come il primo gesto compiuto da Noè dopo il diluvio.Significa stipulare un’alleanza

con un pezzo di terra, affermare che lì, in quel posto preciso, si vuole dimora-re, che si prende il tempo di attendere lì e non altrove i frutti del proprio lavo-

ro: coltura e cultura “radicalmente” diversa da quella nomadica è quella della vigna, una sorta di patto nuziale tra l’uomo e la natura senza il quale non può nascere la “civiltà”.

(enzo bianchi, il Pane di ieri, einaudi, 2008, torino, PP. 48-49)

L’isola piccola permette alla fantasia l’approdo in un luogo ben definito, delimitato da precisi confini, con flora e fauna caratteri-stiche, in un clima unico e irripetibile. Ma le isole piccole esistono anche nella realtà e, in esse, l’uomo isolano ha dovuto accontentarsi di quanto l’ambiente gli offriva.Coltivando con fatica la terra, è riuscito (e riesce) a produrre vini che sono espressione della sua geniale operosità, ricchi di luce, di colori, di profumi.L’isola è un mondo a sé nel quale ogni essere si è meravigliosa-mente adattato alle più disparate condizioni ambientali, ricavan-dosi un proprio spazio dove crescere e vivere. Anche le tipologie di viti, presenti da tempi remoti, hanno svilup-pato caratteri peculiari, adeguandosi con maestria ai vari climi e alle differenti situazioni geologiche. Nelle isole minori questa selezione è stata ancora più dura, i risul-tati ancor più originali.

• ALEATICO TOSCANO CristinoLA PIAnAVia Regina Margherita, 4 - 57032 Capraia Isola (Li) - Tel. 392.0592988www.lapianacapraia.it - [email protected]

PRIMI VINIÈ un progetto enologico ine-rente uve la cui precocissima maturazione permette un’an-ticipata uscita dei vini.I procedimenti di vinificazione

devono essere tradizionali, senza l’au-silio della macerazione carbonica, al fine di non compromettere il normale affinamento in bottiglia.

Per potersi chiamare PRIMI VINI devono essere commercializzati prima dell’uscita dei vini novelli.

• SAN LORENZO Il PrimoCAsATA MOnFORTVia Carlo Sette, 21 - 38015 Lavis (Tn) - Tel. 0461.246353www.casatamonfort.it - [email protected] 35

www.propostavini.com - [email protected]

PROPOSTA VINI

Un grande merito lo si deve all’ar-tefice del Risorgimento Italia-no, quel Camillo Benso, Conte

di Cavour, che fin da piccolo mostrava una spiccata predisposizione ai piaceri della buona tavola preoccupando non poco i propri genitori. Ma si sa, i ge-nitori si preoccupano sempre e anche quelli di Cavour si mostravano partico-larmente ansiosi come si può intuire da una lettera che suo padre scrisse alla moglie: ”Nostro figlio è un ben cu-rioso tipo. Anzitutto ha così onorato la mensa: grossa scodella di zuppa, due belle cotolette, un piatto di lesso, un beccaccino, riso, patate, fagiolini, uva

e caffè. Non c’è stato modo di fargli mangiar altro!».

Stando così le cose al piccolo Camillo

non deve es-sere stato

difficile

diventare un convinto sostenitore della buona cucina piemontese e del fatto che un piacevole pasto, possibilmen-te accompagnato da pregiato tartufo, ed anche una ottima bottiglia di vino ben predisponevano agli accordi po-litici. Sicuro assertore dell’efficacia di-plomatica di un buon pranzo e di una buona bottiglia, si preoccupava di far sì che ai suoi collaboratori in procinto di partire in missione, insieme ai baga-gli venissero fornite anche alcune bot-tiglie di aristocratico Barolo e qualche prezioso e raro tartufo.La sua influenza a tavola si può verifica-re anche con il fatto che parecchi piatti presero la definizione “alla Cavour”, dagli squisiti agnolotti ad un saporito pasticcio di riso arricchito da pomodo-ri saltati ed una frittatina adagiata sul riso stesso e messo a gratinare in for-no; dalla finanziera - fegatini, filoncini, animelle, creste di gallo, fesa e funghi porcini - ben amalgamati in una salsi-na al Marsala e piacevolmente acidula ad un arrosto di scottona accomu-nato al piatto precedente dall’utilizzo dei fegatini e del marsala, ingredienti utilizzati anche in prelibati intingoli per guarnire calde fette di polenta e, per la serie “non facciamoci mancare nul-la”…il famosissimo “bicerin ‘d Cavour” (il bicchierino di Cavour) che contiene

una bollente squisitezza composta di caffè espresso appena fatto, ciocco-lata - preparata con un procedimento segreto - e fresca crema di latte. Ser-vito in alti bicchieri che permettono di ammirarne la corposità e lo stuzzican-te melange di colori, il “bicerin” è un dolce piacere tutto da scoprire per chi ama viziare il palato.

Il posto d’onore, però, lo merita il bol-lito, anzi, il Gran Bollito Storico Risor-gimentale, di cui a parte forniamo la ricetta ricostruita dall'Accademia Ita-liana della Cucina e descritta da Gio-vanni Goria. Un piatto unico convivia-le, maestoso e…impegnativo che, per essere pienamente apprezzato, richie-de delle…“buone forchette”, visto la necessità di gustare ben caldi i 7 tagli di carne e i 7 “ornamenti”, di conse-guenza serviti in più portate e sempre in robuste quantità.Finendo in bellezza, non si può non ricordare un dolcetto che in oltre 140 anni ha mantenuto immutata la ricetta risultando tutt’ora uno dei più cono-sciuti ed apprezzati biscotti italiani, il Krumiro. Nella ricetta tradizionale dei Krumiri troviamo farina di mais, zuc-chero, uova e burro.La storia dei krumiri, risale al 1870 quando il pasticcere Domenico Rossi

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Il Piemonte ela cucina del Risorgimento

“acuradellaredazionediQualityaDV

Periodo travagliato, quello Risorgimentale, ma non per questo povero dal lato enogastronomico. Il percorso garibaldino permise di effettuare

un vero e proprio “Giro dell’Italia a tavola” e, focalizzandoci nello specifico sul Piemonte, molti sono i piatti che rimangono tutt’ora

vivande centrali della cucina della nostra Regione.

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di Casale Monferrato (AL) decide di far sperimen-tare ai suoi amici del caffè i biscotti di sua inven-zione. La data ufficiale della creazione di questi tipici biscotti di Casale Monferrato viene però fat-ta risalire al 1878, nello stesso anno in cui morì il primo Re d'Italia, Vittorio Emanuele II. Sembra che la forma dei Krumiri sia dovuta pro-prio ai caratteristici baffi "a manubrio" portati dal Re. Nel 1884 Domenico Rossi partecipa con i suoi ormai famosi Krumiri all'Esposizione Univer-sale di Torino e tra il 1886 e il 1891 riceve i Bre-

vetti di Provveditore delle Case dei Duchi d'Aosta, di Genova e della Real Casa d'Italia. Per quanto riguarda il nome Krumiri, non si conosce con certezza la sua provenienza. Potrebbe deri-vare dal nome dell'omonima tribù tunisina che usava spade a mezzaluna o dal nome di un liquore che spesso accompa-gnava questi biscotti.

IL GRAN BOLLITO STORICO RISORGIMENTALE7 tagli di carne, 7 ornamenti e 7 con-torni, il tutto accompagnato da 7 ba-gnetti, nel pieno rispetto della ricetta ricostruita dall'Accademia Italiana della Cucina, come ben la descrive l'Accademico Giovanni Goria:

Il segreto dei sette tagliIl Bollito si compone di 7 Tagli: grop-pa o capocollo o tenerone, gamba o stinco, pancia o scaramella o bianco-stato o grasso- magro, culatta, cap-pello da prete o «arrosto della vena» o sottopaletta, punta col suo fiocco, infine la Rolata «copertina di petto ar-rotolata e legata su un ripieno di lardo o prosciutto, salame cotto, due uova e una carota intere, erbe aromatiche e pepe, che viene poi tagliata a fet-te». In pentole diverse si cuociono invece i 7 ammennicoli od ornamenti - che sono pure carne, anzi sono loro che fanno il vero Bollito tipico - vale

a dire la Testina «completa di muset-to, orecchio ed occhio, bocconi del buongustaio», la Lingua, lo Zampino, la Coda «è buonissima, inoltre fa il brodo gustoso e perfetto», la Gallina, il Cotechino e la Lonza «una coperti-na di petto grassa arrotolata sui suoi aromi, e arrostita a fuoco forte, unico pezzo arrosto che fa parte del Bol-lito!». Si va a tavola e subito - dopo appena qualche pezzo di cacciatori-no per far la bocca al primo Barbera - viene servito il gigantesco Bollito cal-do e fumante, distribuito in 14 pezzi per ciascun commensale, si intende in due o tre riprese, e salvi i generosi bis. Sul tavolo, grosso pane di cam-pagna a fette, e sale grosso che va sparso nel piatto sui tocchi di carne calda, ripulendoli poi col coltello.

Ci vogliono 7 «bagnetti» e sette contorniIl grande «piatto unico» va completa-to con i suoi 7 bagnetti e 7 contorni. Qualcuno dice che si dovrebbero ag-giungere: «7 appetiti»! Se questo fa-

voloso Bollito va ordinato e predispo-sto per tempo, più facilmente si può fare quello sui 3 tagli e 3 ammennicoli, con 3 contorni e 3 bagnetti, che può essere piatto di tutte le domeniche. Allora i 3 bagnetti saranno quello ver-de rustico «trito di aglio, prezzemolo, acciuga, mollica bagnata nell'aceto, olio e una punta di spagnolino», il ba-gnetto verde raffinato «gli stessi ingre-dienti con meno aglio, in più capperi, uovo sodo, qualche sottaceto tritato e qualche erbetta odorosa dell'orto» e il bagnetto rosso di tomatiche cotte «con alloro, zucchero, aceto e poca senape». I contorni indispensabili sono le patate bianche lesse «che ognuno potrà schiacciarsi nel piatto a suo piacere, con burro fresco e con buon olio, disponibili in tavola», gli spinaci al burro con o senza acciuga, e una insalata di cipolle rosse lesse in aceto, ben croccanti. Vino, solo buon Barbera, che io preferisco giovane. Dopo tanto bollito, è finita, viene solo il dolce!"

Le sette carni:Tenerone

StincoScaramella

CulattaArrosto della vena

Punta con il fioccoRolata

I sette ornamenti:Testina con musetto

LinguaZampino

CodaGallina

CotechinoLonza (arrostita)

I sette bagnetti:verde dei poveri

verde dei signorirossocren

mostardasenape

salsa al miele

I sette contorni:patate lesse

spinaci al burro

insalata di cipolle rosse lesse

peperonata

zucchine in carpione

lenticchiecarote fritte

Acqui Terme e le sue meravigliose fonti

di Raffaella Castellucci

Acqui Terme ha una millenaria tradizione termale,già nell’epoca dei romani troviamo testimonianze di edifici termali di dimensioni rilevanti proprio in

Piazza della Bollente con la presenza di una piscina rettangolare e di un sudario.

Acqui Terme, 20 mila

abitanti circa, piccola

cittadina in provincia

di Alessandria, a 100 km da

Torino, 70 da Genova e 135

km da Milano, è considerata

il centro principale dell’Alto

Monferrato.

Questa piccola perla della

provincia alessandrina oltre

ad essere ricca di monumenti

che testimoniano la sua im-

portanza fin dall’epoca dei

romani, è rinomata per le sue

acque termali provenienti da

corsi d’acqua sotterranei.

Il cuore commerciale della città

e la passeggiata degli acque-

si è Corso Italia, costruita nel

1781 coprendo il Rio medio

che scorreva appunto in que-

sta via, impossibile non essere

richiamati dall’odore e dal fumo

che proprio a metà di Corso

Italia si elevano da Piazza del-

la Bollente, simbolo della città

termale: il monumento della

Bollente a forma di edicola ot-

tagonale ideata dall’architetto

Giovanni Cerruti, venne inau-

gurato il 16 maggio 1879, da

questa fonte sgorga un acqua

sulfurea a 74,5 °C. L’elevata

temperatura è dovuta alla ve-

locità attraverso la quale l’ac-

qua giunge in superficie dal

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 238

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Antico acquedotto romano

sottosuolo,impedendo così il

suo raffreddamento,la portata

è di 560 litri al minuto ed è ric-

ca di sodio, calcio, potassio,

magnesio, cloro, solfato, car-

bonato e solfidrico. L’acqua

acquisisce queste qualità fisi-

che e chimiche passando per

una fessurazione del sotto-

suolo a circa 2500-3000 metri

di profondità acquisendo così

importanti caratteristiche mi-

nerali.

La storiaAcqui Terme ha una mille-

naria tradizione termale, già

nell’epoca dei romani trovia-

mo testimonianze di edifici

termali di dimensioni rilevanti

proprio in Piazza della Bollente

con la presenza di una piscina

rettangolare e di un sudario.

Anticamente l’aspetto balnea-

re era più importante di quello

curativo e grande attenzione

era riservata ad evitare la pro-

miscuità dei sessi e a salva-

guardare il pudore: le vasche

erano separate per gli uomini

da una parte e per le donne

dall’altra, oppure le immersio-

ni avvenivano a giorni alterni,

stesse distinzioni esistevano

tra nobili e servitori.

Nel XIII secolo si pensa ad un

ideale di città salute in senso

moderno ed inizia la cultura

del termalismo come cura. Si

hanno testimonianze che de-

scrivono intorno alla bollente

una grande vasca a cielo aper-

to dove si immergevano mala-

ti di ogni genere, anche leb-

brosi. Nel XVI secolo si ebbe

il potenziamento delle terme

acquesi, esaltando i pregi cu-

rativi di queste acque che rac-

colte in una grande cisterna,

alimentavano i bagni che era-

no forniti di laconicum o stufa

sudatoria, lavacrum o bagno

tiepido, gutturnium o doccia

fine. Nel 1679 una grossa fra-

na seppelliva lo stabilimento

termale ed i lavori di ripristino

terminarono nel 1687.

Con i Savoia le terme furono

decisamente potenziate e si

estesero a tre stabilimenti: il

civile, il militare e quello dei

poveri. Ed è proprio sotto i

Savoia dopo un breve perio-

do di presenza francese, con

Napoleone, che Acqui divenne

una rinomata stazione termale

nota a livello internazionale,

frequentata da vari regnanti e

da illustri personaggi.

Le terme oggiIl territorio acquese è ricco

Una piscina termale

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 240

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di sorgenti più o meno calde, le tre fonti principali

sono: la fonte bollente a 74,5 °C, l’acqua marcia a

19 °C.ed il lago delle sorgenti a 45 °C.

L’acqua termale della Bollente costituisce la fonte di

maggior impiego negli stabilimenti di cura acquesi,

è un’ acqua ipertermale per l’elevata temperatura

ed è di tipo sulfureo salsobromoiodica. Si usa nel-

la terapia di affezioni reumatologiche, ortopediche,

otorinolaringoiatria, pneumologia angiologia e gine-

cologia, ma può anche servire in medicina estetica

ed in dermatologia.

L’Acqua marcia è stata scoperta nella metà del

700 e solo nel 2009, dalle analisi di laboratorio ef-

fettuate, si è evidenziato che grazie al suo elevato

contenuto di solfuri, ha un grande potere antios-

sidante e viene pertanto usata per cure inalatorie.

Il complesso termale di Acqui è costituito dagli sta-

bilimenti Antiche Terme e Regina in zona Bagni,

e dallo stabilimento Nuove Terme in pieno centro

città.

Un importante ed interessante novità è che alla fine

del mese di ottobre 2010, in zona Bagni e Antiche

Terme, è stato inaugurato il Lago delle Sorgenti.

La Fonte della Bollente

Interno di un complesso termale

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 242

AZIENDA AGRICOLA PESCAJAFraz. San Matteo, 59 - 14010 Cisterna d’Asti (AT)tel +39 0141 979711 fax +39 0141 979217 www.pescaja.com - [email protected]

È possibile fondere una giornata di sole splendente con piccoli pezzi d’autunno? Sette volumi di arte vinicola e di tradizione in un piccolo calice di vino? Unire il semplice al molteplice? E dal molteplice ritrovare l’Unico? E potremmo poi aggiungere una mezza dozzina di piacevoli ricordi?

Sì, unendo la grande passione del fare il vino con grappoli dorati e maturi facendo attenzione a non alterare nessuna delle qualità che la Natura ha donato.Questo è ciò che Beppe Pescaja cerca di ottenere. Ed il risultato di questa premessa sono oltre alle peculiari caratteristiche organolettiche il piacere di esprimere tutti gli aspetti della gioia del vivere, dello stupore, dell’amore per la natura e per la nostra tradizione.

PRODUTTORI DI GOVONE soc.coop. r.l.12040 Govone (CN) - Via Umberto I, 46 - Tel. 0173 58120www.produttorigovone.com - [email protected]

Dopo cinquant’anni di storia, la cantina conta circa duecento soci produttori e conferenti. Vengono prodotte circa 3.000.000 di bottiglie: BARBERA ALBA DOC, PIEMONTE DOC BARBERA, B A R B E R A A S T I D O C G , D O L C E T T O A L B A D O C , NEBB IOLO D ’ALBA DOC , LANGHE DOC NEBBIOLO, LANGHE DOC DOLCETTO, LANGHE DOC ARNEIS, LANGHE DOC CHARDONNAY, LANGHE DOC FAVORITA, ROERO DOCG ARNEIS, GRIGNOLINO D’ASTI DOC, PIEMONTE DOC GRIGNOLINO, RUCHE’ DI CASTAGNOLE MONFERRATO DOC, BAROLO DOCG, BARBARESCO DOCG, LANGHE DOC ROSSO. Da due anni si sono associate la Cantina di Portacomaro d’Asti e la Cantina di Valtiglione. I vini prodotti sono l’incontro tra le tradizioni e la modernità nelle tecniche di lavorazione, un connubio di sapori garantiti da una lunga esperienza.

Araldica: il privilegio per tuttiSono stati selezionati i vigneti di barbera più antichi e posti nelle posizioni migliori per ottenere un vino che esprimesse lo spirito del più classico dei piemontesi, ma che fosse al tempo stesso alla portata di tutti. Il Barbera d’Asti Ceppi Storici, sin-tesi di eleganza, fragranze fruttate e sapori lungamente persistenti, incarna alla perfezione questo spi-rito.I riconoscimenti ottenuti in con-corsi nazionali ed internazionali, non fanno altro che confermare il più importante: quello dei consu-matori

Cantina Alice Bel ColleLa Cantina Alice Bel Colle, fondata nel 1955, oggi conta circa 120 Soci i quali conferiscono le uve provenienti dai 370 ettari di loro proprietà situati in un territorio particolarmente vocato alla produzione di vini aromatici quali Brachetto d’Acqui docg e Moscato d’Asti docg. I prodotti sono il risultato di una attenta ed accurata selezione delle uve migliori e di una vinificazione seguita con passione al fine di riassumere gli aromi e i profumi del territorio per farli rivivere in un bicchiere. La gamma spazia dagli aromatici Brachetto d’Acqui e Moscato d’Asti, fiore all’occhiello dell’azienda, ai tradizionali rossi Barbera d’Asti e Dolcetto d’Acqui passando per i freschi e piacevoli Cortese dell’Alto Monferrato e Piemonte Chardonnay per finire con gli spumeggianti Asti e Chardonnay Brut.

Azienda Agricola PescajaSole Cuore Anima

ARALDICA VINI PIEMONTESIViale Laudano 2 - 14040 Castel Boglione (AT)Tel.: +39 0141 76 31 - Fax: +39 0141 762 433E-mail: [email protected]

Dal 1957 la Cantina“Produttori di Govone”

CANTINA ALICE BEL COLLE s.c.a.Reg. Stazione 9 - 15010 ALICE BEL COLLE (AL)Tel. 0144 74103 - Fax 0144 313980www.cantinaalicebc.it - [email protected]

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 244

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Nell’800 in questa zona si

sviluppò l’attività fangoterapi-

ca acquese, a quei tempi da

maggio a settembre si effet-

tuavano bagni stufe e doccia-

ture al mattino in zona della

Bollente, per poi trasferirsi in

zona Bagni nel tardo pome-

riggio a praticare la fangote-

rapia.

Questo splendido edificio è

stato completamente ristrut-

turato e si presenta come un

involucro di cristallo che cir-

conda le varie piscine o poz-

zi naturali dove l’acqua pro-

veniente dalla terra crea una

nebbia di vapore naturale dav-

vero suggestiva. Addirittura la

sauna presente presso que-

sto centro viene alimentata

da vapori naturali provenienti

dalle sorgenti sotterranee rag-

giungendo una temperatura di

50°C con un’umidità che varia

dall’80-90%

Il direttore dello stabilimento ci

spiega che questo impianto è

unico al mondo: la peculiare fi-

losofia olistica della Spa Lago

delle Sorgenti si basa infatti

sulla rivoluzionaria e inedita

sinergia benefica tra “bagno

termale” e “bagno sonoro”,

tra “benessere dell’acqua” e

“benessere dalle vibrazioni e

dai toni musicali”.

L’acqua è quella “viva” delle

rinomate sorgenti sulfureo-

salsobromojodiche di Acqui

Terme, dalle molteplici pro-

prietà curative, che pulsano

incessantemente nel Lago

delle Sorgenti e nel vulcano

delle Sorgenti, i due bacini

termali inclusi nella struttura.

Quest’acqua straordinaria è

a disposizione degli ospiti nel-

le due piscine termali e nelle

due vasche idromassaggio

del giardino-solarium. Il “suo-

no” è quello delle Campane

Tibetane e del Planet Gong,

strumenti usati tradizional-

mente per accrescere l’evo-

luzione e la consapevolezza

spirituale delle persone.

Il “massaggio sonoro” pro-

posto dalla Spa Lago delle

Sorgenti è mutuato dall’an-

tica tradizione Himalayana,

vecchia di cinquemila anni, e

utilizza le vibrazioni calmanti

delle Campane Tibetane - che

fluiscono attraverso i “meridia-

ni” corporei e massaggiano

ogni singola cellula del no-

stro sistema - per rimuovere i

blocchi e gli squilibri energetici

che provocano vari disturbi

psicologici. Nella Spa Lago

delle Sorgenti è inoltre offer-

ta la Sound Therapy con un

particolare Planet Gong che

emette vibrazioni sonore simili

a quelle di Plutone. L’effetto

riequilibrante e antistress di

questi trattamenti sonori è in-

fatti veramente sorprendente.

La Spa Lago delle Sorgenti

propone dunque l’“Acquatera-

pia” combinata con l’Armonia

dalle Armonie per “ri-sintoniz-

zare” mente-corpo-spirito. Il

percorso si articola in 12 tap-

pe coadiuvate da un terapista

che ci spiega ed introduce in

un ambiente che si distacca

totalmente dalla quotidianità

che ognuno di noi vive, i suoni

il calore ed i vapori avvolgono

il nostro corpo e proiettano la

nostra mente in una dimensio-

ne surreale.

Dopo la nostra visita siamo

rimasti veramente sorpresi

ed affascinati da tale struttura

presente nel territorio acque-

se, invitiamo tutti coloro che

vogliono “staccare la spina” a

verificare di persona per bene-

ficiare di tali tesori nascosti.Piazza della Bollente

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Bramaterra e Lessona: vini solari e di carattere come gli abitanti del biellese

di Giuliana Mosca

Nella seconda guerra mondiale Biella è una delle città fulcro della Resistenza in Piemonte. Con le sue colline e le sue montagne, che ne fanno da corona, divenne spettatrice di intense lotte partigiane e fatti sanguinosi

legati alla guerra civile ed al periodo post bellico.

La Provincia di Biella è po-sta a nord della regione Piemonte, racchiusa tra

le province di Torino e Vercelli. Scorporati da quest’ultima nel 1992 Biella i biellesi diventarono completamente autonomi nel 1995.I decorsi storici della nostra cit-tà sono attestabili già dall’alto Medioevo. In seguito dominata dai vescovi di Vercelli nel 1379 passammo ai Savoia; poi nel XVII secolo vidimo un susseguirsi di guerre tra spagnoli e francesi, fino a quando con il Congresso di Vienna, il nostro territorio tor-nò nuovamente in mani piemon-tesi: i Savoia.Nella seconda guerra mondiale Biella è una delle città fulcro del-la Resistenza in Piemonte. Con le sue colline e le sue montagne, che ne fanno da corona, divenne spettatrice di intense lotte parti-giane e fatti sanguinosi legati alla guerra civile ed al periodo post bellico.Composto da ottantadue co-muni, il nostro territorio parte dal Monte Bo e si affacciano fin sul vicino Monte Rosa, garantendo così notevoli risorse idriche e la presenza di numerosi fonti sor-

give, tra cui la più famosa quella di Graglia che fornisce i natali all’acqua Lauretana, conosciuta come ” l’acqua più leggera d’Ita-lia!”L’importanza che hanno avuto i corsi d’acqua nella storia e nella geografia ci rende protagonisti per l’economia, di una tradizione legata al settore tessile. In par-ticolare per la lavorazione della lana, che avendo origini antiche, ha nel tempo sviluppato il tes-suto economico dell’area con grandi ed importanti aziende del settore. Tra le più emergenti vogliamo ricordare, anche per l’impor-tanza che tutt’ora mantengono: il gruppo Ermenegildo Zegna, il cui nome è stato dato anche ad una strada panoramica molto suggestiva che partendo dalle località di Pray e Trivero, attra-versa le valli in uno splendido paesaggio, portando turisti ed appassionati di sport montani fino a Bielmonte.Tra gli altri gruppi lanieri di cui vantiamo la sede ci sono i lani-ficio fratelli Cerruti e la Filatura di Pollone, azienda quest’ultima quotata in Borsa a Milano.Ma Biella vanta anche la sede

di aziende ugualmente storiche come ad esempio Banca Sella, fondata nel 1886 da Quintino Sella, che ha avuto alle sue di-pendenze negli anni milioni di biellesi determinati e volenterosi che hanno contribuito a render-la una delle principali banche private italiane; la Menabrea è una delle più antiche e famose fabbriche italiane di birra fonda-ta nel 1846. Attualmente la ditta Menabrea assieme ai giovani componenti della famiglia Botalla hanno arditamente combinato i formaggi tipici del posto al gu-sto della birra locale creando, da pochi anni orsono, una novità gastronomica presente anche nelle ultime edizioni della Fiera del Gusto di Torino: lo Sbirro. Conosciuta anche per le nostre bellezze paesaggistiche, una parte del territorio provinciale è tutelata in tre aree protette a livel-lo regionale: il Parco Burcina, la riserva speciale del Sacro Monte di Oropa e la riserva naturale e regionale delle Baragge. La conformazione montuosa del territorio favorisce anche l’alle-vamento del bestiame; ancora oggi è possibile in primavera e in autunno assistere a spettacolari

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 246

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episodi di “transumanza” du-rante i quali i pastori del biellese portano i greggi di mucche dalla pianura alle montagne in prima-vera e viceversa in autunno; per far si che il bestiame, in partico-lare la “pezzato rossa” mucca di origini tipiche delle montagne di Oropa, possano godere dei be-nefici di Montagna.Notevole perciò la produzione di latticini e di lì la produzione di formaggi tipici del posto come la “toma Macag” ed il salume Paletta Biellese.Numerosi sono gli appassiona-ti viticultori che cimentatosi nel settore, negli anni passati fino ad arrivare ai giorni nostri, la cul-tura delle viti nel biellese è resa possibile sulle prime colline del territorio dando vita a Vini di gran pregio.Famosa per i rossi DOC Coste del Sesia prodotto con varie uve autoctone come il nebbiolo, la vespolina e la croatina, in vari comuni orientali della provincia.Il pregiato Bramaterra, unico vino

prodotto dall’assemblaggio del nobile nebbiolo con un massimo di 30% di croatina, uva tipica col-tivata nei comuni di Masserano, Brusnengo, Sostegno e Curino. Il blasonato Lessona è uno dei più grandi ed antichi vini d’Italia, caduto nell’oblio per molto tempo, in ripresa costante

negli ultimi anni grazie al lavoro e alla dedizione dei nostri produt-tori biellesi, che non si sono la-sciati demoralizzare dalle mode del momento, lavorando per produrre nel comune omonimo al vitigno, un nebbiolo di caratte-re pressoché in purezza.Tra i prodotti tipici di cui andia-mo fieri è degno di nota anche la produzione del Ratafià, liquore di ciliegie nere tipico del comune di Andorno Micca, ora presen-te con altre varianti aromatiche. Spesso servito con il gelato o con tipici biscotti del posto chiamati Canestrelli Biellesi, poco somi-glianti ai cugini del sassello, sono in realtà delle cialde croccanti più simili ai wafer con un denso cuore di cioccolato pressato. Meta antichissima di pellegrinag-gi spirituali, la nostra provincia è anche terra di santuari. Tra i più degni di rilievo troviamo il santuario di Graglia e il santua-rio di San Giovanni d’Andorno.Mentre il più grande e famoso di tutti è il Santuario di Oropa il

speciale Piemonte

Quintino Sella

cui Sacro Monte nel 2003 è en-trato a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Situato ad 1.200 metri di altitudine rag-giungibile dalla nostra città in poco meno di 20 minuti, a soli 12 km dal centro sorge un san-tuario dallo scenario montano incantevole. Da questi appassio-nati montani raggiungono a pie-di o in funevia il rifugio dei Savoia a quota 1.900 metri posto sul monte Mucrone. Proseguendo in cabinovia o sempre a piedi per i più sportivi si raggiunge la punta del monte Camino a circa 2.400 metri. Secondo la tradi-zione Il santuario fu fondato da uno dei vescovi di Vercelli più famoso: Sant’Eusebio nel IV se-colo. Il santuario è dedicato alla Madonna nera la cui statua è ospitata in un saccello, visitabile a nord della basilica antica.Molteplici sono le testimonianze dei cristiani che vantano grazie fino al punto di adornare i corri-doi attorno alla basilica di quadri votivi ognuno rappresentante una grazia ricevuta dai biellesi. Sempre per questo motivo ogni anno si compie ad Oropa una processione per ringraziare la nostra Madonna di aver rispar-miato il territorio dalla peste dei Seicento. Si narra che solenne fu l’incoronazione della Vergine nel 1620 e da allora l’operazione si ricompie in maniera altrettanto solenne ogni 100 anni.Spettacolare è poi il pellegri-naggio che ogni cinque anni si svolge in una notte di primavera

a partire da Fontainemore nella vicina Valle d’Aosta fino al Monte Sacro osservando ancora il fa-scino antico e tutte le tradizioni intatte. Ma legato al simulacro della nostra Vergine Maria c’è uno dei misteri più affascinanti legata proprio alla statua stes-sa. Pur essendo di legno puro la statua non osserva tarlatura o nessuna traccia di logoramenti, nemmeno sul piede che per anni era esposto al tocco di tutti i cre-denti cristiani. Inoltre ogni anno, nel mese di novembre, l’antica basilica avviene la pulitura della Madonna con lenzuola di lino intonso. Ogni anno inspiegabil-mente il volto della vergine e del bambino Gesù sono assoluta-mente privi di polvere ed il panno usato per detergere quelle parti rimane pulito, a differenza degli altri passati sulle restanti parti della statua. Si dice inoltre, da generazioni e generazioni, che la roccia sul cui fianco si fonda la basilica e si poggia la statua, sia oggetto di culto legato alla fecondità. Luogo di fede e meta di turismo religioso all’interno del santuario vi è anche un famosis-simo osservatorio meteorologi-co. Sorto nel 1874 per opera di un illustre scienziato, attualmen-te l’osservatorio fa parte della rete meteo regionale e di un’al-trettanto valida rete sismica na-zionale. Per coloro che amano la cucina segnaliamo per ultimo, ma non meno degni di nota, una serie di ristoranti e trattorie che fra il lusso ed il popolare van-

tano specialità gastronomiche di tutto rispetto. La più famosa è la nostra polenta concia che in questi luoghi più che mai si può gustare con il cucchiaio. Trattasi di una polenta molto morbida condita con burro fuso e formaggio Macagno prodotto dalle mucche tipiche del posto. Con lo stesso saporito formaggio e il caratteristico burro vengono conditi i piatti di Riso an cagnun, che unisce la tradizione biellese al vicino e famosissimo riso col-tivato nelle vicine pianure vercel-lesi. Fra gli antipasti si potranno assaggiare i Capunet: foglie di cavolo che avvolgono un ripie-no di gustosa carne ripassata in padella e rosolate nel prezioso burro dal colore dell’oro.Rustici ma altrettanto gustosi sono i Salam ‘d l’ula: salami di maiale conservati sotto grasso o i Salam ‘d patata che conten-gono nell’impasto patate lessate lasciando un sapore meno ag-gressivo sul palato.Tra i dolci tipici del posto non possono mancare oltre ai ca-nestrelli biellesi già precedente-mente nominati i nostri famosi torcetti. Paragonabili a dei ca-ratteristici grissini dolci lavorati e forgiati a mano in una forma molto caratteristica. Come ultima raccomandazio-ne accompagnare il tutto con i nostri vini e non dimenticare una bella passeggiata nelle nostre valli per graziare la vista sul no-stro paesaggio e aiutare la dige-stione!!

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Il formaggio biellese MaccagnoSantuario di Oropa

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Il Gorgonzola di Novara: re degli erborinati italiani

di Rosanna Ajelli e Giorgio Colli

Un mandriano avrebbe dimenticato l’attrezzatura per produrre la crescenza e il quartirolo lasciando la cagliata

della sera nel recipiente usato per coagulare il latte ripromettendosi di unirla poi alla cagliata del mattino.

Risalirebbe all’anno 879 la nascita di questo formaggio che è prodotto in alcune zone del Piemonte e della

Lombardia ma che nella provincia di Novara ha trovato da tempo la sua culla d’elezione. Come per molti prodotti alimentari dalla lun-ga tradizione non esiste un atto di nascita ufficiale. Parecchie sono le leggende intor-no alla sua origine che troviamo replicate o copiate nel mondo caseario in altri Paesi europei. È facile attribuire il luogo di na-scita al comune di Gorgonzola, situato nel milanese, dove nell’autunno del VII o del IX secolo le mandrie e i mandriani di mucche in transumanza solevano sostare durante il loro ritorno dalle malghe alpine. Un mandria-no avrebbe dimenticato l’attrezzatura per produrre la crescenza e il quartirolo lascian-do la cagliata della sera nel recipiente usa-to per coagulare il latte ripromettendosi di unirla poi alla cagliata del mattino. Avvenne che le due paste, la fredda della sera e la calda del mattino, non saldarono perfetta-mente e negli interstizi rimasti si sviluppò il microfungo presente nell’aria di quel terroir, ambiente geografico propizio allo sviluppo

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 250

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dell’erborinatura bluastro ce-rulea che ben conosciamo. Altre ipotesi simili vorrebero che un casaro o un bergami-no la sera abbandonasse la cagliata per correre dalla sua graziosa contadina; il mattino successivo unì le due paste: naque così il Gorgonzola. Una versione meno romantica: un oste tentò di rifilare a clienti ormai alticci un vecchio strac-chino che nel frattempo si era erborinato, fu molto gradito specialmente in abbinamento con il vino. Un indiscusso bi-nomio Gorgonzola vino tutto-ra valido, sempre possibile ma che va correttamente gestito. L’aroma intenso, la pienezza dei gusti, le sensazioni tattili piccanti e la lunga persistenza gustativa devono essere at-tentamente valutati per un cor-retto abbinamento con il vino..In tempi non lontani si usava-no quando disponibili spezie zafferano, pepe, frutta secca anche per coprire i cattivi sa-pori derivanti dalla cattiva con-servazione sostituiti poi dalle erbe, basilico, rosmarino. Il Gorgonzola, in origine cibo dei poveri, con la sua complessità olfattiva e postgustativa si era imposto come alimento ap-prezzato dal gusto dell’epoca.

Il Gorgonzola ha poi visto pur nella difesa di aromi e sapo-ri, un miglioramento nel suo profilo sensoriale. È noto che il cibo è cultura e nell’evolu-zione dei gusti e non nel loro impoverimento c’è l’autentico rispetto della tradizione.Il Disciplinare del Gorgonzola DOP e successive modifiche fissano le aree di produzio-ne; la città di Novara durante gli ultimi due secoli ha svolto un ruolo centrale di coordi-namento di produzione e di affinamento. Oggi ospita il ”Consorzio Tutela Formaggio Gorgonzola” che svolge fun-zioni di controllo e ispettive accertando la corrisponden-za del prodotto alle normati-ve vigenti (il Gorgonzola deve contenere sostanza grassa pari o superiore al 48% della sostanza secca, marchiatura all’origine e alla commercializ-zazione, etichettatura, i dati di conservazione, ecc.), nonché promozione e ricerca.

Agli effetti degli abbina-menti con il vino sul merca-to troviamo due tipologie: Gorgonzola dolce, il più dif-fuso, che copre circa il 92% del consumo italiano. Forma grande con peso tra 10 e 13

kg con gusto dolce e legger-mente piccante con durata minima di stagionatura di 50 giorni. Occorrono vini bianchi o rossi caratterizzati da media morbidezza, buona struttura e media persistenza aromatica. Moderata alcolicità, freschi. Abbinamento: Alsace Riesling, Alsace pinot gris, Lagrein, Barbera non barricato come abbinamento regionale con-solidato, Barbaresco.Gorgonzola piccante (che ha sostituito la vecchia denomi-nazione di Gongorzola naura-le). Forma media o piccola con peso tra 6 e 12 kg con gusto decisamente piccante con durata minima di stagionatura di 60-80 giorni La morbidezza e la struttura del vino sono i descrittori sensoriali che insie-me alla persistenza aromatica svolgono il ruolo determinante nell’abbinamento. Possono essere bianchi o rossi ma comunque con tannini qua-si assenti. La freschezza e l’alcolicità possono integrarsi vicendevolmente nell’azione pulente della bocca.Abbinamento: Marsala ver-gine, Amarone, Brunello di Montalcino, Porto LBV, Barsac, Alsace Gewurztraminer ven-denges tardives.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 252

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 53

speciale Piemonte

Novità per i Consorzi di Tutela del Vino:

la parola ai Piemontesi di Silvana Delfuoco

Come si preparano ad affrontare i cambiamenti previsti dalle riforme di legge due Consorzi piemontesi,

uno “grande” e uno “piccolo”, scelti a rappresentare l’intero comparto regionale?

Anno nuovo, vita nuova

o almeno davvero rin-

novata per i Consorzi

di Tutela del Vino, alle prese

con le applicazioni della rifor-

ma della legge 164/92. Grandi

sono le aspettative, special-

mente per l’allargamento delle

funzioni di tutela e promozio-

ne previsti dai nuovi articoli.

L’Italia è terra di vino per an-

tonomasia, ma certamente

diverse, quando tra loro non

addirittura antitetiche, sono

le situazioni che si trovano a

gestire i vari Consorzi sparsi

per la penisola. Il Piemonte,

proprio per la ricchezza qua-

litativa e quantitativa della sua

produzione vitivinicola, per le

diverse caratteristiche del suo

terroir, e per l’alto numero di

Consorzi che lo contraddi-

stingue può essere in qual-

che modo rappresentativo di

quello che sta succedendo

in proposito di questi tempi

sull’intero territorio nazionale.

Proviamo allora a mettere a

confronto tra loro due situa-

zioni che potremmo defini-

re agli antipodi, come quella

del Consorzio Tutela Barolo,

Barbaresco, Alba-Langhe

e Roero, il più importante,

non fosse che per l’ampiezza

del suo territorio e l’alto nume-

ro dei suoi associati, tra tutti

quelli (e non sono pochi…)

che affollano il panorama re-

gionale, con quella di un pic-

colo Consorzio di montagna,

la Doc Valsusa, espressione

di una viticoltura che spesso si

ama definire “eroica”.

Vigna in Valdisusa a Chiomonte

un terroir che è anche un mito E dove se non in un Ampelion

(in greco antico indica una

“piccola vigna”) poteva aver

sede il Consorzio che tutela i

vini più “piemontesi” al mon-

do?

L’Ampelion, che sorge in cima

a una collinetta vitata nella cit-

tà di Alba, in origine era una

autentica cascina, mentre ora,

dopo un’adeguata ristruttu-

razione, oltre al Consorzio

ospita anche il corso di lau-

rea triennale in Viticoltura ed

Enologia dell’Università de-

gli Studi di Torino, il Centro

Analisi Ricerche Agroalimentari

Enocontrol, la Società di

Certificazione Valoritalia e

l’Unione Produttori Vini Albesi.

E a pochi passi dall’Ampe-

lion si trova la celebre Scuola

Enologica di Alba, istituita con

Regio Decreto il 2 gennaio

1881, autentica fucina di ge-

nerazioni di viticoltori e pro-

duttori di vino, dai nomi noti

e meno noti, ma tutti dotati

di una solida preparazione a

prova di… botte.

Al Direttore del Consorzio,

Andrea Ferrero, abbiamo

chiesto se l’applicazione della

nuova legge 164 porterà dav-

vero quella “rivoluzione in po-

sitivo” che molti già danno per

scontata.

“Sicuramente la nuova legge

164 riscrive in buona parte

l’attività dei Consorzi- è stata

la sua immediata risposta- e

in modo particolare evidenzia

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 254

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Le Langhe

la possibilità di gestire com-

pletamente le denominazioni

tutelate dai singoli Consorzi.

Quindi sono ad esclusivo ap-

pannaggio dei consorzi, o al-

meno di quelli che possono

vantare la rappresentatività

del 66% della produzione e

del 40% dei viticoltori, tutte le

attività di salvaguardia, di tute-

la, di promozione e di gestione

della produzione. Dal mio per-

sonale punto di vista la legge

61 offre opportunità importan-

ti ai vari consorzi di tutela”.

Certo quando, come in que-

sto caso, le denominazio-

ni iniziano con una corposa

serie di docg senza bisogno

di presentazione (Barolo,

Barbaresco, Roero, Roero

Arneis, Dolcetto di Dogliani

superiore, Dolcetto di

Diano d’Alba), per prose-

guire con doc quasi altret-

tanto prestigiose (nebbiolo

d’Alba, Barbera d’Alba,

Dolcetto d’Alba, Dolcetto

delle Langhe Monregalesi,

Dolcetto di Dogliani,

Verduno Pelaverga,

Langhe, Alba) ogni commen-

to è superfluo.

Ma che cosa potrebbe succe-

dere quando la natura è stata

meno generosa con gli uomini?

una terra di montagnaSono soltanto nove i soci

produttori che aderiscono al

Consorzio Tutela Vini Doc

Valsusa, che ha la sua sede

legale a Bussoleno, presso la

Comunità Montana valle Susa

e val Sangone. In realtà il loro

numero apparentemente esi-

guo copre l’intera superficie

valsusina rivendicata a doc ed

inserita ufficialmente nell’Albo

dei vigneti doc istituito presso

la Camera di Commercio di

Torino. Nonostante la sua for-

zatamente scarsa produzione

il vino tutelato dal Consorzio,

il Doc Valsusa, sta fortuna-

tamente conquistando ampi

consensi, anche e soprattut-

to fuori valle, proprio per la

sua particolare e pregevole

speciale Piemonte

caratteristica di essere pro-

dotto, unico nella Provincia di

Torino, in un territorio intera-

mente montano. Si tratta pur

sempre tuttavia di una pic-

cola realtà, costretta a “fare

squadra” proprio per riuscire

a sopravvivere con meno diffi-

coltà. Nel settembre 2001, in-

fatti, insieme agli altri Consorzi

dei vini doc della Provincia

di Torino, e cioè Canavese e

Pinerolese, anche loro picco-

le realtà vitivinicole dalla vita

non facile, hanno dato vita alla

“Federazione Alto Piemonte”,

una sorta di Consorzio dei

Consorzi che consente ai più

piccoli di unire la proprie forze

e sentirsi meno soli!

Ma anche questo è il Piemonte:

terra di gente caparbia e dalle

indubbie capacità organizza-

tive. Anche al responsabile

di settore che si occupa del

Consorzio Valsusa, il dottor

Mauro Parisio, abbiamo vo-

luto chiedere un’opinione sul-

le possibili applicazioni della

“nuova “ 164. “Relativamente

alla struttura dei controlli – è

stata la sua risposta- è un

grosso problema per i piccoli

consorzi come il nostro, che

non possiede budget per in-

caricare professionisti e non

ha tempo e competenze per

eseguire in proprio”. Di ne-

cessità, in casi come questo,

indispensabile è l’intervento

delle istituzioni. “Per fortuna-

continua infatti Parisio- noi

abbiamo l’appoggio operativo

della Camera di Commercio

di Torino che, in virtù di un

accordo quadro, esegue per

il Consorzio le operazioni ne-

cessarie”.

E siccome per bere un vino bi-

sogna prima acquistarlo, chie-

diamo ai Consorzi quali sono

le loro prossime prospettive.

Consorzi e mercati“Parlando di vini a base neb-

biolo, il Barolo rimane sempre

ai vertici tra i vini più apprez-

zati. – Così assicura (e come

dubitarne?) Andrea Ferrero

– Pur attraversando un mo-

mento economico non facile

a livello mondiale, i dati in no-

stro possesso riferiti agli im-

bottigliamenti, in particolare di

Barolo, rivelano un trend posi-

Il Nebbiolo

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 256

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onte

tivo rispetto allo stesso perio-

do dell’anno scorso”.

E i mercati di questi vini non

si limitano certamente a quelli

già fatto oggetto di conqui-

sta. Oggi i confini del mondo

sembrano essersi improvvisa-

mente dilatati… Nuovi paesi si

stanno lasciando conquistare

dal buon bere di casa nostra:

“Certamente i mercati dell’area

BRIC (Brasile-Russia-India-

Cile) sono visti dai produttori

con un certo interesse- con-

tinua Ferrero- in quanto sono

attualmente gli unici che sono

in costante sviluppo con indi-

ci di crescita più che interes-

santi. Certo la concorrenza

è agguerrita, in modo parti-

colare da parte dei vini cileni

e spagnoli senza dimenticare

la Francia, e bisognerà indivi-

duare le strategie commerciali

e promozionali opportune per

penetrare in modo efficace i

mercati target partendo sicu-

ramente dalla qualità dei nostri

vini, che non ha paura di con-

fronti in nessuna parte del glo-

bo”. In quest’ultima afferma-

zione riconosciamo la fierezza

propria del piemontese che

sta parlando del “suo” vino. La

stessa fierezza che, pur in una

situazione forzatamente diver-

sa, rivela lo stesso spirito. Ecco

che cosa dice Mauro Parisio

a proposito del mercato della

Doc Valsusa: “La produzione

della val Susa è piccola ed es-

senzialmente di nicchia; alcuni

produttori lamentano qualche

giacenza ma di fatto la situa-

zione risulta migliore che in

altri territori. Si cerca di fare

squadra per quanto riguar-

da la promozione che tende

ultimamente a diventare più

territoriale e meno settoriale.

Ma la presenza di una Doc

interamente montana è sicu-

ramente motivo di orgoglio al-

meno per tutto il territorio della

nostra Provincia e oggetto di

attenzione da parte degli Enti

Locali”.

Queste sono le premesse con

cui il combattivo Piemonte dei

vini si prepara ad affrontare, e

sicuramente a vincere, la nuo-

va battaglia del 2011.

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28074 Ghemme (NO)

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15057 Tortona (AL)

Tel. 0131 86 12

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leditortona.191.it

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10060 Bricherasio (TO)

Tel. 011 5714781

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Vini Doc Valsusa c/o Comunità Montana

Via Trattenero, 15

10053 Bussoleno (TO)

Tel. 0122 64800

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Alta LangaVia Valtiglione, 73

14057 Isola d’Asti (AT)

Tel. 0141 960911

Fax 0141 960950

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Federazione tra Consorzi Doc Alto PiemonteVia Cavour, 17 - Palazzo Bolaffi

10123 Torino

Tel. 011 5714781 782

Fax. 011 5714783

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Via Palazzo di Città, 10

10023 Chieri (TO)

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 258

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Un riferimento per tutti: Walter Eynard

di Enza D’Amato

Intervista al cuoco che ha fatto la storia della cucina del territorio

Walter, sei tu che hai

scelto la ristorazi-

one o è la ristora-

zione che ha scelto te?

Non so bene ma il tutto nasce

attorno al tavolo di cucina di

casa, quando da piccolo aiu-

tavo mamma nei fine settima-

na a preparare il cibo per tutta

la settimana perchè papà fa-

ceva i turni in fabbrica e quin-

di mi affascinava quel tavolo

pieno di verdure dell’orto, di

polli da spennare, di frutta e

io, piccolino, accovacciato su

una sedia, poi a tredici anni

sono entrato per la prima volta

in una cucina di ristorante per

aiutare mio zio e di li è partito il

tutto, quindi non so bene se la

ristorazione ha scelto me o se

io ho scelto lei, ma sono con-

vinto che finora e’ stato un bel

percorso.

Sei considerato universal-

mente l’alfiere della cucina

Valdese, che privilegia pro-

dotti poveri ma che vengono

esaltati nelle tue preparazioni.

Sono fiero di essere nato in

questa valle, di viverci e di po-

ter condividere la storia e le

tradizioni, mi è stato insegnato

che sotto e intorno a noi esiste

una miniera infinita di prodotti

che la natura ci offre, bisogna

rispettarli e bisogna nello stes-

so tempo andare a cercare e

studiare quello che negli anni i

nostri vecchi facevano in tem-

pi più difficili perchè dobbiamo

sempre tener presente che il

cibo non è solo nutrimento ma

un momento di agape e un

dono da rispettare sempre.

La svolta nel 2005: La Crota

dl’Ours (La Cantina dell’Orso),

perchè?

La Crota dl’Ours nasce nel

momento in cui con mia mo-

glie Gisella abbiamo sentito

l’esigenza di creare una situa-

zione più informale del Flipot

dove riuscire, se si può dire,

a giocare cambiando la carta

tutti i giorni in un posto picco-

lo, curioso, nella piazzetta in

centro paese per poter avere

un rapporto diretto con tutti gli

abitanti di Torre Pellice.

Contaminazioni, fusion, mole-

colare… sei pro o contro la

cucina innovativa?

Penso che in cucina, come in

tutti i mestieri, la ricerca sia as-

solutamente essenziale e che

ogni cuoco debba seguire il

proprio istinto essendo questo

un mestiere fondamentalmen-

te umorale, per cui sono as-

solutamente curioso su tutto

quello che succede nel mon-

do della cucina, ho provato

tantissime tecniche, prodotti e

quant’altro ma rimango anco-

ra ancorato alle nostre

tradizioni.

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 61

speciale PiemonteWalter eynard Grande chef piemontese,

52 anni, appassionato

divulgatore dei prodotti

tipici del suo territorio.

Già titolare del Ristorante

Flipot dove ha raggiunto

le due stelle Michelin

ora gestisce la Crota

dl’Ours di Torre Pellice.

La cucina valdese trova

in Eynard un forte sos-

tenitore con le sue pro-

poste di cucina ma an-

che con pubblicazioni

dedicate. Lo chef ha forti

conoscenze tecniche che

condivide con i collabo-

ratori.

La ricetta del cuoreCarrè di agnello cotto nel fieno maggengo

Ingredienti per 6 persone

1,5 kg. Carrè di agnello

olio di oliva

5 dl. di fondo di agnello

2 dl. di vino bianco

sale e pepe

fieno maggengo di montagna

2 fogli di carta da forno

6 patate cotte nel sale grosso

piccole verdure per contorno

50 gr. di burro

PreparazionePreparare il carrè togliendo tutte le terminazioni nervose, quindi salarlo e peparlo massaggiandolo leggermente, rosolarlo in una casseruola con pochissimo olio, bagnarlo con il vino bianco e quando sarà evaporato aggiungere il fondo, lasciare il carrè per 5 minuti quindi stendere i fogli di carta da forno, appoggiarvi so-pra il fieno leggermente bagnato con acqua, adagiare il carrè e ricoprirlo con il fieno, chiudere e passare in forno a 120° per 20 minuti. Formare uno strato di sale in una pentola di rame, porvi le patate e ricoprire con altro sale, passare in forno a 180° per 30 minuti, ripulirle del sale e tagliarle a metà, saltare le verdure di contorno al burro. Per la salsa ridurre il fondo di cottura, aggiungervi l’aglio e quindi addensare con il burro, filtrare. Tagliare il carrè, disporlo sul piat-to di servizio, accompagnarlo con le patate e le verdure, quindi salsarlo.

La cucina valdeseLa cucina della comunità Valdese deriva dal suo

percorso storico secoli di persecuzioni e dall’im-

possibilità di scendere sotto i mille metri di altitu-

dine, quindi una cucina che ha sempre sfruttato

tutto quello che la natura poteva dare, erbe natu-

rali, bacche, fiori, animali selvatici, ma anche la ric-

chezza di aver avuto contatti con tutta la mitteleu-

ropa, l’Olanda, l’Inghilterra e la Francia, quindi con

contaminazioni che si ritrovano in questa cucina

con una contraddizione forte, povera ma ricca. Supa Barbetta

La Scolca: terreno, passione, emozione

e cultura a cura di Roberto Rabachino

“Il vino, poesia della terra” (Vino al Vino - M. Soldati).In queste poche parole si sintetizza la filosofia

che da 90 anni accompagna La Scolca ed i suoi vini nel lungo cammino enologico.

Un’azienda dall’impor-tante passato che guarda al futuro con

innovazione per raggiungere ed offrire sempre un elevato standard di qualità. Ma sicu-ramente l’obiettivo principale dell’Azienda La Scolca è quello di emozionare attraverso i suoi vini, di non limitarsi a presenta-re un prodotto, ma di far entra-re in un mondo pieno di fasci-no. Per questo la cura di ogni sfumatura è ricercata con gran-de attenzione ed il momento dell’assaggio si trasforma in un

momento di piacere e talento. Si sentono le note della terra, il clima salino, il sole, la passio-ne, tutto questo racchiuso in un calice. La forza del Gavi, la mineralità, la verticalità dell’as-saggio, l’equilibrio e l’eleganza di questi straordinari vini sono i caratteri più salienti che si per-cepiscono quando scopriamo La Scolca.Il viaggio alla scoperta dei vini La Scolca è inesauribile, una ricerca rinnovata verso nuovi sentori, inesauribili, una piace-vole sorpresa ad ogni assag-

gio. Un viaggio che comincia da lontano, quando la tenuta La Scolca è stata acquistata nel 1919 dal bisnonno dell’attuale proprietario Giorgio Soldati che oggi conduce l’azienda insieme alla figlia Chiara Soldati, quinta generazione con uno sguardo già al terzo millennio. Passato, presente e futuro convivono in questa azienda che coniuga al meglio la naturalezza di chi vive in questo mondo da sempre con la rapidità di coloro che guardano avanti con la lungi-miranza di capitani coraggiosi:

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 262

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mai come nel caso della fami-glia Soldati i nomi hanno un significato simbolico: Il nome dell’appezzamento derivava dall’antico toponimo Sfurca ovvero “Guardare lontano” e la cascina che vi sorgeva era stata in passato appunto una postazione di vedetta; il cognome rispecchia in pie-no il carattere fiero e tenace dei proprietari e dei loro vini. Al momento dell’acquisto, la proprietà era in parte coperta da boschi, in parte coltivata a grano. Fu un’intuizione ben studiata piantare a La Scolca nel 1900 vigneti di Cortese in un territorio esclusivamen-te vocato alla coltivazione dei vigneti a bacca rossa: mai, come in questo caso, il nome dell’Azienda risultò profetico. La produzione ben presto divenne una primaria attività tecnica ed imprenditoriale.

La Scolca è quindi l’azienda più antica della zona, per la continuità di gestione da par-te della medesima famiglia, ma allo stesso tempo è la più moderna. Novant’anni di pas-sione enologica (1919-2009). un importante traguardo per guardare al futuro con rinno-

vato entusiasmo e sempre nuovi progetti: non si arriva ad un così solido passato senza avere una forte spinta ver-so nuovi orizzonti. L’Azienda gestisce una superficie di circa 50 ettari di vigneto. Complessivamente sono 180 km. di filari, che, nel corso di una singola stagione di rac-colto, sono percorsi da otto a dieci volte, a piedi o in trat-tore, pianta a pianta.La den-sità è di circa 1500 ceppi per ettaro. Tutti i vigneti sono nei migliori siti di Rovereto di Gavi. Il clima, la piena esposizione al sole dall’alba al tramonto, fre-schezza delle brezze asciutte, tutti questi questi elementi creano un‘alternanza che rap-presenta la soluzione ideale per una completa e corretta maturazione delle uve, una condizione indispensabile per un buon vino. Tuttavia, per le sue uve, i suoi mosti, i suoi vini, la Scolca segue sempre lo stesso principio: un grande vino nasce nella vigna a cui si deve dedicare il più attento e scrupoloso lavoro. In poche parole questo riassume il “mo-dus operandi” de La Scolca: per ottenere un ottimo vino il lavoro comincia dal grappo-lo. Questa affermazione che sembra una banalità, in realtà non lo è. L’interazione e la giu-sta sequenza delle operazioni di coltivazione (Sfogliatura, di-radamento dei grappoli, abili potature) permettono di otte-nere un bassa resa ed un’alta qualità delle uve prodotte, oltre ad una uniforme maturazione al momento della vendemmia. La scelta di evitare i prodotti chimici per le piante in cre-scita, utilizzando solo ferti-

lizzanti naturali e a base di solfato di rame, permette alle piante un percorso na-turale e sano di crescita. Diminuendo la resa per ettaro si ottengono vini con caratte-ristiche eccezionali, profumi e sentori amplificati, una perso-nalità inconfondibile testimo-nianza del territorio di prove-nienza.

Il risultato di questo modo d’agire si rileva all’assaggio sia dal punto di vista della perso-nalità del vino sia come salubri-tà, non a caso molti estimatori dei Gavi la Scolca sono medici! La raccolta dell’uva si effettua-ta manualmente, con piccoli cesti da scaricare in piccoli ri-morchi. Le uve impiegano non più di 15 minuti per giungere

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 63

speciale Piemonte

Chiara Soldati Caraccioli di Vietri

la cantina dove sono registrati i dati nel sistema, dove avvie-ne lo scarico e la pressatura. Tutto ciò per preservare l’in-tegrità di ogni singolo frutto.

Il sistema di vinificazione per-mette di rispettare le prove-nienza delle uve dai vari vigne-ti vinificandoli separatamente con un sistema di controllo computerizzato che impedi-sce la confusione dei mosti e divide le frazioni delle pressa-te. Inoltre un software memo-rizza i dati di ciascuna partita di uve e si crea così la “storia” di ogni singola bottiglia. Tutti i nostri Gavi sono prodotti con uve Cortese provenienti da vigneti di età diverse: dai 5 anni fino a sessanta anni di impianto per il Gavi dei Gavi etichetta nera. In ogni mo-mento della vinificazione, a partire dal processo di scari-co per l’ottenimento del vino, la temperatura dei prodotti è strettamente controllato da sofisticati impianti a freddo.

L’impianto è munito di un si-stema di lavaggio con acqua ad 80° che rende l’ambiente di lavoro, altamente zuccheri-no, praticamente sterile: l’igie-ne e la pulizia sono indispen-sabili nei locali di vinificazione e nelle successive fasi perché, solo così, si può garantire un ambiente non adatto all’inse-diamento di germi e batteri.La fermentazione avviene con lieviti naturali, autoctoni, pre-senti nella stessa uva. È ca-ratteristica generale dei vini di La Scolca rimanere “sur lie”, fino all’imbottigliamento, anche dieci anni, come nel caso di Gavi Riserva d’Antan. Questa procedura riduce,

sino a dimezzarla, la necessi-tà di uso di anidride solforosa, dando un vino fresco, naturale e molto leggero. La fermenta-zione avviene con lieviti natu-rali, presenti nella stessa uva.È caratteristica generale dei vini di La Scolca rimanere “sur lie”, fino all’imbottigliamen-to, anche dieci anni, come nel caso di Gavi Riserva. Questa procedura riduce, sino a dimezzarla,la necessità di uso di anidride solforosa, dando un vino fresco,naturale e molto leggero. Ottenuto il mosto, in fase di vinificazione, la fermentazione avviene in vasche d’acciaio termo con-trollate, successivamente, il vino diventa limpido per de-cantazione naturale. La can-tina dispone di un laboratorio di analisi che lavora per il con-trollo costante della qualità dei vini in ogni momento della produzione.Moderni e aggiornati sono infatti i macchinari e le tec-nologie che equipaggiano la cantina. La Scolca si è di-mostrata una validissima ed innovativa interprete: sua è la creazione di vini e spuman-ti senza mai tradire la fedeltà alla terra di Gavi e al vitigno di cortese. Ha continuato a pun-tare sul Gavi classico anche quand’era un bianco contro-corrente perché in esso era-no esaltate le caratteristiche della tipicità del vitigno autoc-tono: questa era ed è dovuto al fatto che la famiglia Soldati ha sempre creduto in questo vino e alle sue caratteristiche.

E così, grappolo dopo grap-polo, si è selezionato un GAVI che giunge sulla nostra tavola ancora fresco e fruttato, affi-

nando i suoi eccezionali pregi e regalandoci un vino “emo-zione” che ci offre una sen-sazione gustativa complessa ed unica nel suo genere. Non a caso il Gavi La Scolca ne-gli anni è stato scelto da Reali (SAR Regina Elisabetta), im-prenditori, Capi di Stato (B. Obama, Tony Blair), Jet set-ter e artisti internazionali (Tom Cruise, Kylie Minogue, Elton John, Sting) ma è stato pro-tagonista, come la famiglia Soldati ama ricordare sempre, di tanti momenti importanti per ciascuno di noi e questo l’aspetto a loro più gratificante del loro lavoro e la ragione per la quale ogni assaggio si tra-sforma in un’esperienza uni-ca a cui è difficile rinunciare: “Amo sulla tavola, quando si conversa, la luce di una bot-tiglia di intelligente vino". P. Neruda - Ode al VinoSenza un po’ di sano “furor” Latino, senza l’audacia non si raggiungono certi traguardi e non si immaginano audaci obbiettivi. Dopo il grappolo, il territorio, l’importante anima del vino è l’uomo.Spesso i vini assomigliano a chi li crea.Dopo 90 anni, i temerari Sol-dati che vollero credere nel Cortese pensano al futuro!

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 264

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Il Riso tradizione antica del Vercellese

di Luigi Terzago

Nel vercellese si coltivano oltre 150 varietà di riso, alcune di esse, considerate le più tradizionali sono

“protette” da un apposito Marchio di Qualità.

Un’antico detto popola-

re recita “il riso nasce

nell’acqua e muore

nel vino” e questa tradizione nel

vercellese non è cambiata.

Il riso arriva da Paesi lontani:

dall’Asia, dove era già cono-

sciuto nella sua varietà selvati-

ca dal 3.500 a.C. Ma in Europa

arrivò solo secoli e secoli dopo

e non subito questo cereale

venne riconosciuto per il suo

valore nutritivo. Solo dopo le

pestilenze e le carestie del XIV

secolo, si iniziò a considerarlo

come fonte di sostentamen-

to. Di conseguenza, il riso è

approdato nel Vercellese, alla

fine del quattrocento, portando

grandi cambiamenti sia nello

stile di vita che nel paesaggio.

Indispensabili sono state le pri-

me canalizzazioni risalenti già al

XV secolo, e i maggiori canali

voluti e intitolati ai personaggi

della nostra storia che han-

no creduto in questa forma di

progresso - Cavour, Depretis,

Lanza, Sella - assicurano una

capillare distribuzione dell’ac-

qua che dal Po e dalla Dora

Baltea arriva ad irrigare tutta la

piana sino al Sesia, modificando

radicalmente l’ambiente e favo-

rendo lo sviluppo della cascina

a corte chiusa, di origine forse

feudale, se non addirittura de-

rivata dalla villa rustica romana.

Le cascine sopravvivono anco-

ra oggi e rappresentano la chia-

ve per comprendere il successo

del Vercellese come “provincia

europea del riso”.

A partire dagli anni ‘50 fini-

sce un’epoca: le macchine e i

prodotti chimici sostituiscono i

lavori manuali.

Anche oggi che l’incalzante

evoluzione tecnologica ha ridot-

to il numero di persone dedite

alla coltura del riso, quest’ultimo

continua a caratterizzare il pae-

saggio della zona per chilome-

tri, facendo di questo territorio

un ambiente affascinante e sug-

gestivo, grazie a questa sensa-

zione di equilibrio tra natura e

attività dell’uomo e allo scorrere

delle stagioni che, in risaia, si

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 266

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La Cascina Veneria di Lignana (Vc)

traduce in un sorprendente sfumare di colori,

conservando ancora il fascino dei tempi anti-

chi, un fascino che è ancora possibile ritrova-

re nell’intramontabile film Riso Amaro (1949)

di Giuseppe De Santis con Silvana Mangano

che ha voluto come set per il suo capolavo-

ro la cascina Veneria di Lignana, e in quelle

letterarie come “In Risaia”, romanzo del 1878

della novarese Marchesa Colombi.

Tra maggio e giugno avveniva la monda ed

era un lavoro tipicamente femminile: le don-

ne venivano chiamate mondine, procedevano

allineate, le erbe venivano passate di mano in

mano e depositate nei solchi laterali dall’ulti-

ma della fila, erano le mogli dei lavoranti, che

prestavano servizio nella risaia in modo conti-

nuativo da febbraio a novembre, oppure le fo-

restiere, che lavoravano in modo occasionale

nei momenti di maggiore necessità.

Infatti ogni stagione, arrivavano migliaia di don-

ne, dall’Emilia, dal Veneto e dal Bresciano.

Il lavoro della risaia coinvolgeva uomini e don-

ne: per lavorare nell’acqua le donne facevano

un’arionda ovvero tiravano su la gonna e la

fermavano con il laccio del grembiule. Il lavoro

particolarmente gravoso era alleviato dai can-

ti. Una delle canzoni tradizionali è diventata

poi una famosa canzone partigiana: O Bella

Ciao.

Ma con il termine monda si intendeva an-

che il trapianto: si tratta di un’altra tecni-

ca di coltivazione, il riso veniva seminato in

vivaio e trapiantato dopo quaranta giorni.

Il lavoro di trapianto era più faticoso del-

la raccolta delle erbacce, perché si dove-

va procedere a ritmo cadenzato arretran-

do, e si aveva un tempo limitato. Veniva

svolto per lo più dalle mondine forestiere.

Nel vercellese si coltivano oltre 150 varie-

tà di riso, alcune di esse, considerate le più

tradizionali sono “protette” da un apposito

Marchio di Qualità.

Il Riso con marchio Baraggia DOP, si colti-

va nel Nord-Est del Piemonte, nelle Province

di Biella e Vercelli. La Baraggia è l’area pe-

demontana che dalle Prealpi, alla base del

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Da sempre orientati alla qualitàIn cinquant’anni abbiamo trasferito le esperienze

di padre in figlio, abbiamo fatto incontrare la tradizione con i moderni strumenti di lavoro nelle vigne e in cantina. Con la stessa passione

adesso come allora curiamo ogni prodotto orientati alla qualità.

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Massiccio Monte Rosa, si

estende alla base con terraz-

zi, in lieve e graduale decli-

vio, da Nord-Est a Sud-Est.

Le varietà del riso Baraggia alle

quali è stato assegnato il mar-

chio DOP (ultimato con Reg.

CE n. 982 del 21 agosto 2007)

.sono le seguenti: Arborio,

Baldo, Balilla, Carnaroli, Gladio,

Loto e Sant’Andrea.

Le superfici seminate a riso DOP,

nelle Province di Biella e Vercelli

nel 2006, offrono un dato pari

a 40.457 ettari; mentre, l’intera

produzione delle varietà DOP,

è stimata in 2.647.237 quintali.

Negli anni 2005/06, la produ-

zione complessiva, è valutata

per Biella, in 213.590 quin-

tali e Vercelli, per 4.880.800

quintali (fonti: Ente naziona-

le Risi e Regione Piemonte -

Assessorato Agricoltura).

Il riso è una pianta cerealico-

la (Oryza sativa) diffusa in tut-

to il mondo (ne esistono oltre

100.000 varietà). Quello più col-

tivato e consumato in Italia ap-

partiene alla sottospecie japo-

nica; ha stelo sottile, cavo, alto

circa 1 m; sull’apice della pianta

si forma una pannocchia che

quando matura porta nume-

rosi granelli (i frutti secchi tipici

dei cereali), i quali alla raccolta

restano avvolti in rivestimenti

fogliari giallastri (costituendo il

cosiddetto risone).

Altra sottospecie, sempre più

coltivata, e denominata Indaca

è caratterizzata da risi (Gladio,

Libero) di forma allungata, a frat-

tura cristallina, molto resistenti

alla cottura ed molto apprezzati

dai mercati nord europei.

La classificazione commercia-

le del riso nella sottospecie ja-

ponica si basa su quattro tipi,

ciascuno dei quali comprende

diverse varietà.

Risi comuni:

Originario, Balilla, Pierot, Razza

253, Cripto e Americano 1600

Risi semifini:

Rosa Marchetti, Maratelli,

Italico, Vialone nano, Padano

e Lido

Risi fini:

Rinaldo Bersani (Ribe),

Razza 77, Europa, Ringo e S.

Andrea.

Risi superfini:

Arborio, Carnaroli, Roma, Argo

e Baldo.

Le varietà più importanti del

vercellese sono:

Arborio

il nome trae origine da una cit-

tadina del Vercellese, per de-

rivazione dalla varietà Vialone.

Tra i risi italiani ha il chicco

più grande ed è tra i più ama-

ti, anche se tra i più recenti in

coltivazione. Durante la cot-

tura, il calore penetra la parte

esterna, lasciando il nucleo,

ricco di amido, croccante.

Particolarmente usato per risotti

“all’onda” dato l’elevato conte-

nuto di amido, che consente

caloriche mantecature. È di fre-

quente utilizzato anche per la

preparazione di timballi.

Baldoè una varietà di riso super-

fino di recente diffusione,

derivata da varietà Arborio.

Ha chicchi piuttosto grandi con

ottime capacità di assorbimen-

to, di buona compattezza e

buona resistenza alle cotture.

È ideale per risotti, ma di buo-

na resa anche nelle insalate.

Balilladefinito anche Originario, in quan-

to proveniente per selezione dal-

la prima ed unica varietà di riso,

coltivato in Italia da un secolo.

Si tratta di un riso tondeg-

giante con chicchi piccoli e

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 268

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onte sferici, alto potere di assorbi-

mento e di crescita in cottura.

Varietà utilizzata per minestre e

zuppe, impiego ideale per dolci a

base di riso, timballi, crocchette,

arancini e supplì.

Carnaroliè fra le migliori varietà di Superfini,

scelta dalle grandi cucine interna-

zionali per le spiccate doti quali-

tative.

Rilevante la quantità di amilosio,

oltre il 24%, che rende tale va-

rietà molto consistente e di ec-

cellente tenuta alla cottura, con

elevate capacità di assorbimento.

Un riso ideale per risotti che ap-

paiono con chicchi ben sgranati

e di bell’aspetto, insalate di riso e

per ogni piatto di alta gastrono-

mia.

sant’Andreatipico della Baraggia, derivato

dalle selezioni Varietà Rizzotto del

gruppo merceologico dei risi fini,

con chicchi a struttura compatta.

Tali caratteristiche lo rendono

particolarmente versatile alle

bolliture, per un consumo come

contorno per altri piatti o come

alternativa al pane o patate.

Nelle zone di produzione del

Vercellese,è impiegato per risotti

tradizionali e minestre di riso.

La PanissaPiatto completo a base di riso, lega-

to alla tradizione contadina vercel-

lese, piatto povero, non costoso,

tipico della nostra terra e gli ingre-

dienti provengono dalla lavorazione

del maiale che avveniva nel mese

di gennaio. Qui di seguito la ricet-

ta fornita dallo Chef Davide Saggia

dell’Hotel Ristorante Garibaldi, via

Thaon de Revel 87 Vercelli, storico

locale che propone i piatti tipici del-

la cucina Vercellese.

Ricetta per 4 persone Dosi

200 grammi di fagioli secchi Borlotti di Saluggia

ossa del maiale

320 grammi di riso superfino Baldo

100 grammi di lardo non speziato

1 salame sotto grasso (strutto) chiamati “salam dla duja”

1 cipolla bianca

2 cucchiai Olio EvO

Pepe, sale q.b.

sedano

una carota

uno spicchio di aglio

e possibilmente una pentola di rame

un buon e semplice vino rosso corposo.

PreparazioneMettete a bagno i fagioli in acqua fresca la sera per almeno 12 ore. Portate a bollore in una pento-la 3/4 di acqua aggiungete i fagioli (precedentemente ammollati) con le ossa spolpate del maiale, sedano, carota, aglio e sale (30g circa) cuocete il tutto, a fuoco lento, per circa un’ora e mezza, In un tegame per risotti (peiglia, pentola di rame stagnato) mettete la cipolla bianca tritata finemente, olio, il salame sbriciolato con le mani ed il lardo a pezzettini (il coltello con cui lo tagliate va passato prima sulla fiamma) e soffriggete senza fare colorire, aggiungete il riso, mescolate con un cucchiaio di legno il tutto per un minuto per fare assorbire il condimento, dopodichè sfumate con un bicchiere di vino rosso. Terminate la cottura, circa 15 minuti, con il brodo dei fagioli (poco a poco) e lasciate riposare per qualche minuto, non troppo in quanto il piatto va mangiato caldo. Servite con pepe nero intero da macinare.

La Panissa

speciale PiemonteRomavarietà di riso con chicco grosso,

simile all’Arborio ma un po’ più

corto questa varietà si differenzia

dagli altri risi vercellesi della classe

“superfini” cui appartiene per un

tempo di cottura leggermente più

breve e per una cessione di ami-

do piuttosto importante (nella sua

genealogia è presente il Balilla).

Adatto soprattutto per la realiz-

zazione di timballi o simili (per

esempio gli arancini di riso) e an-

che per risotti mantecati, tipici

della tradizione padana.

Dopo anni di abbandono è tornato

a essere prodotto nelle risaie ver-

cellesi il nuovo Maratelli, sicura-

mente uno dei risi che ha fatto la

storia della risicoltura. Il chicco si

presenta di forma tondeggiante

ed è adatto a un tipo di cucina “ru-

spante” e per semplici e gustosi

risottini a base di erbette e aromi.

Di recente introduzione, utilizza-

to per comporre piatti preliba-

ti e nato nella Pianura Padana,

il Riso Venere è stato bat-

tezzato con il nome della Dea

dell’Amore e viene coltivato nel-

le province di Novara e Vercelli.

Ottenuto presso il Centro

Sperimentale della SA.PI.SE.

(Sardo Piemontese Sementi) da

un ricercatore cinese presenta le

proprietà del preziosissimo e raro

riso nero degli antichi Imperatori

cinesi.

È adatto alla preparazione di ri-

sotti ed insalate di riso, è un ot-

timo contorno per pesci e carni

dal gusto delicato, ma va prova-

to anche semplicemente condito

con un po’ di olio extravergine

d’oliva. È un riso integrale e ri-

chiede circa 40 - 45 minuti di

cottura. Da questo patrimonio

secolare di esperienza e tradi-

zione nasce la prestigiosa sele-

zione di risi d’origine vercellese,

ovvero ricerca di grande quali-

tà, nel rispetto dell’ambiente e

nell’amore per la cultura e la tra-

dizione di una terra in cui il riso è

l’orgoglio della propria storia.

L’unico vitigno autoctono della bergamasca è un moscato aromatico a bacca rossa da cui si ottiene il vino più raro d’Italia, il Moscato di Scanzo: raro per il terroir limitato a poche colline; unico per la compo-sizione geologica del terreno su cui cresce, dal nome poetico di “Sas

de Luna”. È un vino di cui si parla come di un miraggio, un nettare prezioso e dif-

ficile da trovare. Infatti visto l’esiguo numero di bottiglie disponibili sul mercato, circa 60.000 da 50 ml., sono pochi i ristoranti o le enoteche

dove trovarlo. Che fare allora per as-saporare questo passito rosso lombar-

do dai profumi inebrianti e dagli aromi mul-tipli e avvolgenti? L'ideale sarebbe assaggiarlo direttamente in cantina o al Vinitaly, dove per la prima volta il Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo, dal 2009 la DOCG più piccola d’Italia, si presenta con 10 aziende: Biava, Cascina del Frances, Cerri,De Toma, Fejoia, Il Cipresso, La Berlèndesa, Magri Sereno, Pagnoncelli Folcieri, Ronco della Fola.

Terre dei Santi rappresenta il connubio fra due realtà asti-giane che da anni operano nel settore vinicolo: la Cantina di Castelnuovo Don Bosco e la Cantina di San Damia-no d'Asti. Da anni la Cantina Terre dei Santi si adopera per incrementare la qualità dei propri vini, gratificati da importanti premi e riconoscimenti a livello nazionale, producendoli esclusivamente con uve conferite dai 250 soci sparsi fra il Monferrato, le Colline Alfieri e la Collina Torinese. I prodotti di punta sono il Malva-sia di Castelnuovo Don Bosco, il Freisa d'Asti, il Freisa di Chieri, il Piemonte Bonarda, la Barbera d'Asti, la Barbera del Monferrato, il Piemonte Chardonnay, il Monferrato Bianco, il Terre Alfieri Arneis ed altri vini ancora... La Cantina è sempre a disposizione per visi-te guidate e degustazioni dei vini ed accoglie anche comitive numerose le quali possono abbinare anche la visita a luoghi importanti del turismo storico/religioso, come il Tempio di San Giovanni Bosco e l'Abbazia Romanica del Vezzolano.

TERRE DEI SANTI S.C.A.Via San Giovanni n.6 - 14022 - Castelnuovo Don Bosco (AT)tel. 011 9876117 - fax 011 9876122Corso Roma n.58-64 - 14015 - San Damiano d'Asti (AT)tel.0141 975189 - fax 0141 980642www.terredeisanti.it - [email protected]

CONSORZIO TUTELA MOSCATO DI SCANZO Via Abadia 33/a- 24020 Scanzorosciate (Bg)T. 035 65.91.545 - F 035 [email protected] - www.roncodellafola.it

Un vino unico e raro Terre dei Santi

acuradellaredazionediQualityaDV

Il Palio di Asti, quello del 1933

di Silvana Delfuoco fotografie archivio comunale Asti - fotografo Mingo

Gli splendidi occhi gri-

gio azzurri di Nella

Verrua Massirio,

che si muovono vivaci sotto

la cornice dei morbidi riccioli

bianchi accuratamente pet-

tinati, hanno ancora lo stes-

so guizzo sbarazzino di quelli

della ragazzina in costume da

damigella medioevale che ci

guarda sorridente dalla foto in

bianco e nero appoggiata sul

tavolino davanti a noi.

Siamo in un accogliente sa-

lotto torinese, sprofondati

in morbide poltrone e ben

supportati da tè e pasticcini.

Intorno a noi, quadri d’au-

tore e fotografie incorniciate

ricordano le mai dimenticate

origini astigiane della padro-

na di casa e, soprattutto, la

sua partecipazione, in quali-

tà di giovanissima figurante,

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Paolio di Asti 1933 - Rione San Silvestro

dal 1902, una tradizione di Famiglia

w w w. to m m a s i w i n e . i t

ad-v

isio

n.it

Identità Classicaspirito moderno

Pagina Sommelier 214x301.indd 1 17/02/11 10.47

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 274

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a quell’ormai lontano Palio di

Asti del 1933…

“La corsa del Palio era ripresa

soltanto da pochi anni, dopo

un lungo periodo di sospen-

sione: quelli erano tempi dif-

ficili! – la signora Nella ricor-

da con un po’ di malinconia

la sua infanzia passata – Ma

quell’anno sembrava davvero

che tutto potesse ricomincia-

re alla grande: il nostro Palio

è antichissimo, sa?, risale al-

meno al XIII secolo ma forse

anche più indietro!”

“Ho letto che la prima notizia

storica è del 1275 – interven-

go prontamente perché non

voglio che la mia interlocutrice

mi creda impreparata - quan-

do gli Astigiani andarono a

correre il Palio sotto le mura di

Alba, la rivale di sempre, con

lo scopo di far danni ai cam-

pi e alle vigne calpestati dagli

zoccoli dei cavalli…”

La signora Nella interviene di-

vertita: “Ah gli Albesi… vecchie

ruggini come spesso capita

tra vicini! Ma non chiamiamolo

nemmeno Palio, il loro: cor-

rono con gli asini! Nemmeno

da mettere a confronto, noi

abbiamo sempre avuto cavalli

di razza, un vero splendore!-

La voce si fa quasi squillante

per l’orgoglio – Beh, magari io

sono un po’ di parte… Però

quel 1933! Doveva essere

proprio l’anno di una grande

affermazione…”.

“Il Palio era ripreso, se non mi

sbaglio, dal 1929, dopo più di

cinquant’anni di silenzio…”.

“Sessantasette, per la preci-

sione. E quell’anno si fecero le

cose in grande. Ecco guardi…

- la signora Nella inforca gli

occhiali e cerca fra le fotogra-

fie sparse sul tavolino.- Guardi

qui: la piazza del mercato, che

in realtà si chiamava piazza

Emanuele Filiberto e che oggi

è diventata Campo del Palio.

La corsa si svolse di nuovo lì,

come non si era più fatto dal

1861, e fu di nuovo una corsa

“in tondo”, molto più spetta-

colare di quella “in lungo” , dal

Pilone su corso Alfieri, l’antica

via Maestra, dove non tutti

potevano seguirla dall’inizio

alla fine.- Nella si toglie gli oc-

chiali e si abbandona ai ricordi

– Invece allora ricordo le bal-

conate, il Palco delle autori-

tà… venivano anche i Principi

di Piemonte, accompagnati

dal Podestà dell’epoca. Ah,

com’ero contenta! Avevo sol-

tanto otto anni e ricordo che

qualche settimana prima del-

la festa, una mattina, mentre

ero a scuola, erano entrati in

classe dei signori importanti e

noi bambine ci eravamo alza-

te in piedi, un po’ meravigliate.

Erano i Rettori del Borgo, ma

io non lo sapevo, che stava-

no cercando la piccola da-

migella che avrebbe aperto il

corteo del Rione alla sfilata.

Scelsero proprio me, fra tutte

le mie compagne! Che emo-

zione enorme, non riuscivo a

crederci!”

“La festa di San Secondo, il

patrono di Asti? – approfitto

Corteo storico attuale

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

della pausa per riprendere il mio ruolo di

intervistatrice – Perché allora il Palio si cor-

reva in maggio, nella ricorrenza del Santo,

mentre in seguito verrà spostato in settem-

bre…”

“Certo, in maggio per i festeggiamenti del

Santo Patrono. Il nostro San Secondo è un

guerriero, un soldato romano che da sem-

pre protegge la città. Non per niente è raffi-

gurato sul Labaro del Palio mentre traversa

il Po a cavallo come se fosse terra ferma!

Il Palio, ai miei tempi, era il momento cul-

minante della festa del Santo. La mattina

si benedivano i cavalli, poi c’era un piccolo

corteo, ma la grande festa iniziava nel po-

meriggio, con la sfilata a cui tutti, pubblico

e figuranti, partecipavano con entusiasmo:

musica, tamburi, sbandieratori, e infine,

verso le 18, la corsa. Una fiaba! O alme-

no così sembrava ai miei occhi di bambi-

na. Una festa popolare e aristocratica nello

stesso tempo, dove il senso del sacro era

molto forte… forse più di quello che capita

oggi, ma credo non solo ad Asti…”.

“Allora, mi racconta il “suo” Palio?”

“Ma certo! Cominciamo dall’abito. Era bel-

lissimo! Tenga conto che San Silvestro, il

mio Rione, è sempre stato il più elegante

di Asti! Bianco e giallo per ricordare l’oro e

l’argento, i colori di San Silvestro, comple-

tato dall’ampio mantello che le Suore del

Convento di via Gioacchino Testa, custodi

dei costumi del Rione, mi avevano insegna-

to a tenere sollevato in modo adeguato,

così come mi avevano mostrato l’incedere

solenne che dovevo impegnarmi a mante-

nere per tutto il tempo della manifestazio-

ne: vede, qui nella fotografia, come sono

compita? – Nella sorride con tenerezza alla

piccola se stessa – Soltanto San Silvestro

aveva trai suoi figuranti la damigella bambi-

na e il paggetto: eravamo gli unici piccoli di

tutto il corteo!

E pensare che, poco prima di

mettermi in posa per la foto,

mi ero anche messa a pian-

gere, perché a me non spet-

tava la corona sul capo, come

alle damigelle adulte… La mia

mamma aveva cercato di con-

solarmi mettendomi un nastri-

no argentato fra i capelli, ma a

me non era affatto bastato!”

“I Rioni del Palio erano già

ventuno, come oggi? – mi

intrometto nel flusso dei ri-

cordi – Anche allora tre con-

tese di sette cavalli per volta e

poi nove nella finale? E il suo

Rione, San Silvestro, dove si

trova esattamente?”

“San Silvestro è il borgo più

centrale di Asti, quello della

Torre dell’Orologio... - la si-

gnora Nella riprende il raccon-

to – e certo uno dei più anti-

chi. Nel nostro stemma, oro

giallo e argento, è raffigurato

il biscione dei Visconti, che

sono stati per un certo pe-

riodo Signori di Asti. Quanto

alle vittorie del Palio – Nella si

lascia sfuggire un sospiro- si

dice sia quello che ne conta il

maggior numero, ma a dir la

verità…deve essere succes-

so nei secoli passati, perché

io proprio non ne ricordo. Ah,

no ecco: deve aver vinto una

volta negli anni novanta, ma io

ormai non ero più a Asti e non

seguivo il Palio da vicino”.

“E allora torniamo al 1933…”

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 276

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Sbandieratori al Palio d'Asti

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

“Quell’anno, lo ricordo bene, a vincere fu

Ponte Tanaro, il borgo a sud della città che

prende il nome dal fiume. Un tempo lo abi-

tava soprattutto la gente che sul fiume ci

lavorava: barcaioli, pescatori, lavandaie…

Mi ricordo che i suoi colori erano il bianco

e l’azzurro”.

“E poi, che cosa è successo?”

“E poi… la delusione! Nel 1935 da Roma

arriva l’obbligo di lasciare il nome di Palio

ai Senesi, mentre noi, se volevamo conti-

nuare a correrlo, avremmo dovuto chia-

marlo Certame cavalleresco! Impossibile!

–la voce di Nella sprizza ancora indignazio-

ne – E così, un po’ per quello un po’ per

le difficoltà del momento, non se ne fece

più niente. Erano comunque anni duri per

tutti, si preparava la guerra, anzi una guer-

ra era anche già in corso, quella d’Etiopia.

Pensi che nel 1936, un gruppo di soldati

Astigiani impegnati laggiù decisero di cor-

rere lo stesso il Palio, sulle rive di un lago

africano! I giornali pubblicarono le loro foto,

se ne fece un gran parlare in città. Mi pare

di ricordare che in realtà fosse una corsa a

dorso d’asino e se non sbaglio anche allo-

ra a vincere fu Santa Maria Nuova, che già

chiamavano La Signora del Palio perché

vinceva sempre… da qualche parte devo

avere ancora il ritaglio con l’articolo di gior-

nale, glielo prendo - La signora Nella scuote

la testa con un sospiro, mentre si alza dalla

poltrona- Dopo la guerra mi sono sposata

e sono venuta a abitare a Torino e così al

Palio nuovo non ci sono mai andata…”

Il Palio moderno rinasce nel 1967 e si cor-

re, sempre “alla tonda“, in piazza Emanuele

Filiberto.

Dal 1988 la sede del Palio si sposta invece

in piazza Alfieri, dove è possibile organizza-

re effetti scenografici più spettacolari. Oggi

il Palio si svolge nel mese di settembre,

in concomitanza con i festeggiamenti del

Settembre astigiano.

Tutte le informazioni sul Palio di Asti si

trovano sul sito: www.palio.asti.it

BATASIOLO SPA Frazione Annunziata, 87 - 12064 LA MORRA (CN)

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La patente genetica dell’autoctono Ruchè di Castagnole Monferrato

di Paolo Alciati

Intervista a Franco Morando

Negli ultimi anni sta

sempre più emer-

gendo l’esigenza da

parte del consumatore di co-

noscere l’origine e l’autenticità

dei prodotti agro-alimentari

che acquista. La difficoltà prin-

cipale, per chi vuole assicura-

re la tracciabilità, sta nell’in-

dividuare una proprietà del

prodotto tale che lo identifichi

in maniera inequivocabile lun-

go tutti i passaggi della filiera

agro-alimentare. Tale proprie-

tà dev’essere inoltre affidabi-

le e semplice da identificare.

Candidato ideale per questi

scopi è il DNA in quanto l’in-

formazione in esso contenuta

contraddistingue univocamen-

te ogni individuo e non viene

modificata durante i processi

di lavorazione del prodotto a

differenza di quelle caratteristi-

che qualitative quali la morfo-

logia su cui si basavano le tra-

dizionali identificazioni varietali.

Dr. Morando, perché il DNA

sul Ruchè di Castagnole

Monferrato?

Ci siamo chiesti dopo tanti

investimenti in impianti - 55

ettari dedicati a Ruchè in col-

tura specializzata - e qualità

del prodotto come tutelare e

lasciare “L’IMPRONTA” con

questo vino, creando una ri-

cerca che avesse una duplice

finalità, quella di dare certez-

za ad un vitigno di poca co-

noscenza storica e dall’altro

canto dar maggiori garanzie al

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consumatore che quotidiana-

mente è sempre più esigente

ed attento alla derivazione dei

prodotti eno-gastronomici.

Con la ricerca si sono aper-

ti nuovi orizzonti e strade da

percorrere e nel contempo si

è avuto un sistema sostan-

zialmente infallibile per rico-

noscere la matrice genetica

di questo impagabile vitigno.

Forse si tratta proprio di amo-

re nei confronti di questo vino

o forse la professionalità non

è un caso, ma voglio andare

oltre i confini nazionali per far

conoscere questo autoctono

a tutto il mondo enologico,

trasportare la mia esperienza

acquisita a tutti i consumatori

e amici produttori che hanno

fatto del vino un momento

conviviale ma anche di stu-

dio ed approfondimento. La

ricerca scientifica in oggetto è

stata finanziata esclusivamen-

te con fondi privati aziendali,

ma è fondamentalmente patri-

monio scientifico dell’umanità

a nome e tutela della qualità

certificata. La ricerca è di-

sponibile in versione integrale

presso gli Uffici del Comune

di Castagnole Monferrato (At)

o a richiesta presso gli uffi-

ci commerciali Montalbera.

Qual’è stato l’obiettivo del-

la ricerca e del progetto in

essere?

Obiettivo del lavoro, svolto dal

laboratorio Bioaesis srl - www.

bioaesis.com - Tesi (An), è

stato quello di utilizzare il DNA

come un invisibile barcode per

l’implementazione di un siste-

ma innovativo di tracciabilità

genetica dei vini. Un’esatta

identificazione è particolar-

mente necessaria nel caso di

vini monovarietali, cioè di vini

prodotti esclusivamente a par-

tire da una sola varietà di uva,

come il Ruché di Castagnole

Monferrato, a tutela e valoriz-

zazione della Sua autenticità e

tipicità. Dal momento che non

era mai stato studiato prima il

DNA della varietà Ruché, il pri-

mo step del lavoro è consistito

nel determinare la Sua carta

di identità genetica, detto in

termini tecnici “fìngerprinting

genetico”, ovvero nel trovare

una peculiarità genetica tale

da contraddistinguerlo e dif-

ferenziarlo dalle altre varietà

di uva. Si studiano a tal sco-

po marcatori genetici chiamati

microsatelliti che sono regioni

del genoma dove corti fram-

menti di DNA si ripetono iden-

tici in un numero variabile di

volte che dipende dalla varietà

di uva considerata. Pertanto,

i micro satelliti sono in grado

di mettere in evidenza quelle

caratteristiche genetiche che

contraddistinguono il Ruché

e che lo differenziano da altre

varietà di uva, quali il Brachetto

e il Barbera, che da disciplina-

re potrebbero concorrere alla

produzione di questo vino.

I campioni analizzati: foglie di

Ruché prelevate da differenti

vigneti della Società Agricola

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 280

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Vitigni di Ruchè

Montalbera; foglie di Lacrima di

Morro d’Alba, Montepulciano

e Sangiovese appartenente

alla collezione di germoplasmi

dell’ASSAM - Agenzia Servizi

Settore Agroalimentare delle

Marche; foglie cresciute da

barbatelle acquistate dai Vivai

Cooperativi Rauchedo, appar-

tenenti alle seguenti cultivar e

corredate da certificato vivai-

stico: Pinot Nero - Brachetto

d’Acqui - Barbera d’Asti.

Il metodo applicato come

primo step è basato su una

reazione chiamata PCR che

permette di amplificare una

specifica regione di DNA per

miliardi di volte, questo è il

metodo di elezione utilizza-

to per identificazioni varieta-

li. Questo passaggio è stato

fondamentale per il raggiun-

gimento dell’obiettivo del la-

voro: determinando il profilo

genetico della varietà Ruché e

confrontandolo con quelli del-

le altre varietà si è dimostrata

la sua identità varietale.

Il secondo step del lavoro è

consistito nell’applicare que-

sto sistema al vino andando

ad analizzare il DNA residuale

della vite ancora presente nel

vino stesso. In questo modo

è stato possibile identificare

la varietà di uva utilizzata nel

processo di vinificazione ed

evidenziare l’eventuale pre-

senza di uve estranee che si

sarebbe vista con la compar-

sa di segnali (picchi) non ca-

ratteristici della varietà Ruché.

Le difficoltà principali di questo

secondo step hanno riguar-

dato l’ottenimento di DNA in

sufficiente quantità e con un

certo grado di purezza per le

successive analisi. Infatti, du-

rante il processo di vinifica-

zione, via via che i tessuti e le

cellule della vite si disgregano

rilasciano il DNA che, non più

protetto all’interno dell’am-

biente cellulare e venendo a

contatto con tutte le sostanze

contenute nel mosto e poi nel

vino, in particolare con l’eta-

nolo, con composti secondari

della vite e con gli enzimi litici

dei lieviti, si frammenta e si de-

grada progressivamente fino a

non essere più utilizzabile per

le analisi genetiche. Anche le

lavorazioni tecnologiche, fil-

trazione e travasi, che il vino

subisce concorrono a far sì

che il vino si impoverisca ulte-

riormente del DNA della vite.

Inoltre, nel campione sono

presenti inibitori di PCR - fe-

noli, polisaccaridi e tannini - e

abbondante DNA di lievito che

vanno poi ad interferire con le

successive reazioni.

Quindi, Dr. Morando, dopo

anni di ricerca l’obietti-

vo della tracciabilità ge-

netica del Ruchè da par-

te di Montalbera è stato

raggiunto? Abbiamo una

“mappatura” di questo

prezioso autoctono?

Tutte le analisi effettuate han-

no confermato l’esclusiva pre-

senza della varietà Ruché in

quanto il profilo genetico otte-

nuto dal vino si sovrapponeva

perfettamente con quello tipi-

co del Ruché.

Sì, l’obiettivo è stato raggiunto!

Si è ottenuta la carta d’identità

genetica della varietà Ruché,

ovvero si è dimostrato che il

Ruché possiede un suo asset-

to genetico caratteristico e di-

verso dalle altre varietà di vite

presenti nei database. Questo

lavoro rappresenta una nuo-

va frontiera per il controllo e

la tracciabilità degli alimenti in

quanto è il risultato del primo

innovativo controllo genetico

effettuato sul vino Ruché a

garanzia del consumatore e

a valorizzazione e tutela della

tipicità del prodotto.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 81

speciale Piemonte

Torino turistica: storia e cultura nella prima

Capitale d’Italia

di Saverio Scarpino

Torino è cultura, storia ma anche enogastronomia:delizia degli amanti del gusto, ovvero dei gastronauti

o meglio ancora dei foodtrotter.

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La Basilica di Superga

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Qualcuno definisce

Torino una Madama

senza età, e non

possiamo dargli torto. Questa

bellissima città è, infatti, un

unicum d’ingegno e cultura

sempre in fermento con un

agglomerato urbano sem-

pre ordinato ed elegante che

dall’alto del suo principale mo-

numento, la Mole, domina un

paesaggio ampio e variegato.

Qui, da qualche anno ormai,

si sta sviluppando un’attivi-

tà turistica di eccellenza che

consente di poter ammirare

e quindi apprezzare quanto di

meglio possano offrire gli im-

portanti musei, gli storici mo-

numenti e le bellissime piazze,

con gli antichi e ben tenuti pa-

lazzi del barocco piemontese,

comprese le Residenze Reali,

dichiarate dall’Unesco nel ’97

“patrimonio dell’umanità”. La

crescita di Torino, è iniziata

già da qualche decennio e sta

trasformando, un giorno dopo

l’altro, quell’identità ristretta

che in passato la vedeva sol-

tanto come grande città dor-

mitorio. Questo, per tanti anni,

è stato l’effetto causato dalla

grande concentrazione di sta-

bilimenti industriali che la Fiat e

il suo indotto avevano nel tem-

po costruito nell’area urbana.

Oggi invece si può dire che

la situazione si è totalmente

ribaltata. La dismissione o la

delocalizzazione di molte aree

produttive ha restituito a que-

sta città lustro e innovazione.

Torino è, infatti, oggi sempre

più polo attrattivo e centro di

importanti eventi culturali. La

prima Capitale d’Italia, ha ri-

dato vita alle vie del centro, ai

viali e ai porticati, ai famosi caf-

fè storici ed ai ristoranti della

tradizione. L’offerta turistica a

Il borgo storico del Valentino

83Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

speciale Piemonte

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 284

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Torino è quindi ampia e diver-

sificata. Per tutto l’anno ogni

sabato alle 10 e alle 11,30 par-

tono dall’Ufficio del Turismo di

Piazza Castello e Via Garibaldi,

il tour della città, alla scoperta

dei luoghi più suggestivi del

centro, e la visita guidata al

Museo Egizio. Da novembre

a gennaio, passeggiando per

la città, nel tardo pomeriggio,

si può scoprire perché Torino

è anche capitale dell’arte

contemporanea: “Luci d’arti-

sta”, infatti, continua a caratte-

rizzare il passaggio tra l’anno

vecchio ed il nuovo. Questo

immenso evento veste la cit-

tà con originali opere di luce

create da famosi artisti nazio-

nali ed internazionali. Torino è

quindi arte e tanti sono gli iti-

nerari culturali che conducono

alla scoperta dei castelli situati

nei suoi dintorni: il Castello di

Rivoli che ospita permanen-

temente il museo d’arte con-

temporanea; i castelli di Agliè

e Masino nel Canavese, sedi

di importanti mostre tematiche

in molti periodi dell’anno. Non

mancano gli itinerari storici: la

Val di Susa e la Val Chisone,

con le fortezze di Exilles e

Fenestrelle, sono l’esempio

più concreto della rivalutazio-

ne di monumenti storici che

a suo tempo servivano per

lo sbarramento dei passaggi

alpini. Un altro itinerario inte-

ressante è quello che vede

abbazie e monasteri, simboli

del Piemonte, legati in qual-

che modo da destini e pas-

sati comuni, come la Basilica

di Superga e la Sacra di San

Michele. La prima, posta sulla

collina torinese, guarda Torino

o meglio Piazza Castello e

attraverso Via Garibaldi e

Corso Francia si congiunge

idealmente in linea retta al

Castello di Rivoli. La Basilica

di Superga, sede delle tombe

reali di Casa Savoia, fu pro-

gettata, costruita e inaugurata

nel 1731 dall’architetto Filippo

Juvarra su ordine del Duca

Vittorio Amedeo II di Savoia.

Questi, tenendo fede a un

voto per una battaglia vinta dal

suo esercito contro i franco-

spagnoli di Luigi XIV, nel 1706

finanzia l’intero intervento. La

Sacra di San Michele invece

è posta ad ovest della città, in

cima al monte Pirchiriano, alle

porte della Valle di Susa, una

volta ultimo baluardo di difesa

contro l’invasione dei Galli ed

ora affidata alla cura dei frati

Rosminiani. La Sacra di San

Luci d'Artista alla Galleria Subalpina

Santa Margherita:

da 50 anni lo stile del Pinot Grigio italiano.Nel 1961 Santa Margherita presentava il primo Pinot Grigio

vinificato in bianco. È nato così un vino unico

per intensità ed eleganza aromatica, adatto per il carattere

di sapidità e freschezza ad accompagnare i piatti della cucina italiana.

Una rivoluzione del gusto, tra artigianalità e innovazione,

che ancora oggi detta lo stile del Pinot Grigio italiano.

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Il Pinot Grigio Santa Margherita compie 50 anni.

Cosa aspetti a stappareuna bottiglia?

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Michele è luogo di meditazio-

ne, di grandi silenzi, di grandi

sonorità: dal vento deciso che

spazza le nubi dall’alto dei

suoi quasi mille metri, alle ma-

gie musicali dei canti gregoria-

ni che gruppi coristici, prove-

nienti da ogni parte d’Europa,

lasciano spaziare nell’aria. Ma

come dicevamo prima, Torino

è cultura, storia ma anche

enogastronomia: delizia degli

amanti del gusto, ovvero dei

gastronauti o meglio ancora

dei foodtrotter. Quindi, buona

tavola e svariati itinerari enoga-

stronomici. In città, infiniti sono

i caffè, le enoteche, i ristoranti

dove si possono gustare gli

agnolotti del plin, i tajarin con il

famoso tartufo bianco d’Alba

(Tuber magnatum pico), il bol-

lito e il fritto misto piemontesi,

i brasati al barolo e formaggi

dei quali particolare citazio-

ne, per qualità e territorialità,

meritano il Saras del Fen, che

è una ricotta di latte intero

vaccino, ovino e caprino fat-

ta stagionare in un viluppo di

fieno; la Toma del Lait Brusc,

straordinario formaggio pro-

dotto nei pascoli della Valle di

Susa e Sangone e la Toma di

Lanzo. Diventa quindi obbli-

gatorio citare l’abbinamento

vino-cibo. Nell’area torinese si

producono, ottimi vini: barbe-

ra, dolcetti, grignolini e freisa,

per i rossi; e vari bianchi tra i

quali, spicca in assoluto, l’Er-

baluce di Caluso. Torino è an-

che la città dei dolci, quelli de-

licati, quelli mignon, freschi e

deliziosi con la crema chantilly

o pasticcera o al cioccolato. Il

cioccolato per antonomasia a

Torino si chiama “Gianduja”.

Questo cioccolato ha una sto-

ria molto lunga e interessante.

Fu prodotto per la prima vol-

ta a Torino dalla nota società

dolciaria Caffarel e distribuito

ai torinesi nel carnevale del

1865 dalla maschera torinese

Gianduja, e da questa pren-

de il nome. Tagliando il

cioccolato in piccoli

pezzi, poi incartati,

nascono i cosid-

detti “giandujot-

ti”, della

forma di una barchetta capo-

volta. Da sempre, quando si

dice giandujotto si dice Torino.

L’invenzione del giandujotto,

se così si può definire, ha mo-

tivazioni storico-politiche: nel

1800 il blocco napoleonico e

le ridotte quantità di cacao che

giungevano da oltre oceano

non consentivano di soddisfa-

re una domanda di cioccolato

sempre crescente. Per questo

motivo Michele Prochet com-

mercializzò un suo cioccolato

al quale aveva sostituito una

parte di cacao con una parte

di pasta di nocciole sminuz-

zate (oggi “Nocciola tonda e

gentile delle Langhe”). Per il

successo ottenuto dalla com-

mercializzazione del cioccola-

to gianduja il suo inventore fu

inviato a far parte dell’accade-

mia di Francia. Oggi a Torino

tantissime pasticcerie, piccole

e grandi, producono i gian-

duiotti: Pernigotti, Peyrano,

Venchi e Caffarel che ha

l’esclusiva di poter stampa-

re l’immagine della masche-

ra Gianduia sulle confezioni.

Torino, quindi, è sempre più

città universale, proiettata in

un futuro dove l’arte delle cose

belle deve coesistere con la

concretezza del quotidiano e

dunque: prima Capitale d’Ita-

lia ieri, Capitale d’Arte ed eno-

gastronomia, oggi.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 286

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Il gianduiotto di Torino

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iniziativa realizzata con il contributo della Regione Veneto

dalle Dolomiti

unico nel gusto!

D.O.P.

WiMu: il Museo del vino

di Barolo di Lorenzo Tablino

Non crediate di entrare in un museo tradizionale, di trovare ciò che è esposto al museo del vino di Beaune

o nei vecchi Chartrons di Bordeaux.

“Bello, veramente bello”:

è il commento unani-

me dei primi visitatori

del WiMu, il Museo del vino di Barolo.

Non crediate di entrare in un mu-

seo tradizionale, di trovare ciò che

è esposto al museo del vino di

Beaune e o nei vecchi Chartrons di

Bordeaux.

Parlo di vecchie bottiglie con l’eti-

chetta sbiadita, antichi strumenti di

vigna o cantina, dalle gloriose bren-

te, ai sacchi olandesi. Rare le foto e

scarsi i documenti.

Troverete, invece, tantissime sen-

sazioni, emozioni, percezioni. Tra

luci suoni, colori, arte, poesia. Il

vino appunto, in grado di colpirci,

per farci capire tutti i suoi immensi

significati.

Uno schema che esce dai classici

appuntamenti, lasciando da parte

arredi e ambienti stanchi, in certi

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 288

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un vino per grandi successi

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casi ammuffiti o anchilosati,

per diventare subito innovati-

vo, coinvolgente, emozionan-

te e pure provocante in certi

casi.

Adamo non tentò Eva con la

mela, ovvio con un grappolo

di uva. Al posto della gloriosa

macchina per dare il verde-

rame è più interessante ve-

dere un aggeggio che aiuta

amorevolmente la gallina a far

le uova. Siamo al limite della

provocazione.

Ma tutto è voluto.

C’è poca luce nel museo.

“Tenebroso” è un commento

sentito; le finestre del castel-

lo sono quasi tutte chiuse.

Facilmente immaginabili i pro-

blemi con il comune, proprie-

tario dell’immobile.

La luce sta nelle scenografie,

nelle forme. Il museo brilla di

luce propria.

L’architetto Confino si è sbiz-

zarrito, Ovviamente ha fatto

tutto di testa sua.

Il risultato è uno solo: ”Bello,

veramente bello” e aggiungo,

per quanto ne so, unico in

Europa.

Un vanto per il comune di

Barolo e per tutto il territorio di

questo vino.

La visitaVediamo ora cosa potrà vede-

re o percepire il visitatore.

In vero il percorso di visita del

WiMu è una celebrazione del

vino in venticinque sale, di-

sposte su cinque piani.

Si inizia dalla sommità della

torre del castello Falletti: vista

mozzafiato a 360 gradi i vi-

gneti del Barolo.

Spettacolo unico sulla gran

parte dei crus, famosi da anni

su celebri etichette.

Brunate, Cannubi, Bussia per

citarne alcuni, sullo sfondo la

collina di Serralunga d’Alba

non ha certo bisogno di pre-

sentazione.

Ecco i punti più importanti:

Ecco il bar delle divinità, per

evidenziare la sacralità globa-

le del vino nel tempo e nello

spazio.

Nella notte dei tempi, la gran-

de storia della bevanda di

Bacco è ripercorsa con stile e

in modo originale.

Nelle radici della vita si entra

in un vigneto ma in modo del

tutto unico e originale: dalla

terra, dalle radici in vista, dal

basso verso l’alto, dal profon-

do della qualità del vino.

In artisti in cucina si dialoga tra

un anziano cuoco e un giova-

ne chef.

Ma il vino è anche e soprattut-

to cultura e allora il museo si

apre alla sala della musica, con

molti cantanti e canzoni cele-

bri, da Gaber a Conte, mentre

nella vicina sala della letteratu-

ra Hemingway, Pavese e altri,

con frasi incisive, raccontano i

valori e l’importanza del vino.

Come lo schermo divino con i

celebri film in tema enoico.

La visita prosegue al cosid-

detto piano nobile.

Qui l’architetto Confino si è

mosso tre una miscellanea di

dialoghi di corte, documenti

storici, filmati, tavole imbandi-

te a pennello e i mobili originali

delle stanze della Marchesa e

di Silvio Pellico.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 290

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onte

Interno del Museo del BaroloIl Castello di Barolo

Non manca l’aula didattica

dove si spiega in modo sem-

plice, con un linguaggio com-

prensibile che abbandona am-

pollosi e inutili, se non errati,

giochi lessicali e ha l’immedia-

to dono della chiarezza e della

comprensione per tutti.

Negli ultimi due locali, a visita

quasi finita, finalmente com-

pare il vino nella nostra con-

cezione classica.

Nel tempio del naturista, bot-

tiglie, etichette e didattica del

vino con noti giochi di profu-

mi e sapori e nella sottostante

Enoteca Regionale del Barolo

si ritorna alla normalità: botti-

glie, etichette, prezzi esposti,

assaggi guidati.

Solo che la normalità del vino

assume un altro valore.

Il vino cosa sa dare? Che bella

domanda.

Dopo la visita del Museo del

Vino di Barolo certamente

sarà più facile la risposta.

Il museo del vinonotizie utiliInaugurato domenica 12

settembre 2010 alle 18.00

al Castello Falletti di Barolo

(Cn) il WiMu–Wine Museum è

nato dalla fantasia di François

Confino, autore di numerosi e

apprezzati allestimenti muse-

ali in tutto il mondo fra cui, a

Torino, il Museo del Cinema

alla Mole Antonelliana e il re-

styling del Museo dell’Auto-

mobile. Hanno contribuito alla

nascita del museo del Vino

Regione Piemonte, Provincia

di Cuneo, Comune di Barolo

e Unione di Comuni «Colline

di Langa e Barolo», con il

sostegno di Fondazione

Cassa di Risparmio di

Cuneo, Fondazione Cassa

di Risparmio di Torino e

Compagnia di San Paolo,

il contributo della Camera

di Commercio di Cuneo,

la partnership dell’Enoteca

Regionale del Barolo, la col-

laborazione di Atl Langhe

Roero, del Consorzio Turistico

Langhe Monferrato Roero e

della Fondazione per il Libro,

la Musica e la Cultura.

Info:

MUSEO DEL VINO DI BAROLO

www.wimubarolo.it

speciale Piemonte

Torino:Esperienza Italia

a cura di Gladys Torres – fonte Italia150

Nel 2011 Torino, prima capitale e città italiana per eccellenza, organizza per il 150° anniversario dell’Unità nazionale un grande appuntamento: “Esperienza Italia”.

Nel 1861, dopo le guer-re combattute dal Piemonte contro gli

Austriaci, conclusa l’avventura di Garibaldi in Sicilia, si chiude il periodo di lotta politica e mili-tare che conduce l’Italia all’uni-ficazione. Sotto la guida lungi-mirante di Cavour, la monarchia dei Savoia dà all’Italia il suo primo re, Vittorio Emanuele II, e la sua prima capitale, Torino, dove nel corso dell’Ottocento erano giunti da ogni parte d’Ita-lia tutti coloro che avevano ma-turato una comune aspirazione

unitaria. Qui era stata elaborata la strategia politica che aveva portato all’unificazione; da qui ripartivano le speranze degli Italiani in una nuova storia di indipendenza e di unità nazio-nale.

Nel 2011 Torino, prima capitale e città italiana per eccellenza, organizza per il 150° anniversa-rio dell’Unità nazionale un gran-de appuntamento: “Esperienza Italia”. Nove mesi di mostre ed eventi per riflettere sul processo di unificazione e di costruzione dell’identità italiana e per raccon-tare il meglio del nostro Paese, Esperienza Italia ha due cuori pulsanti, in luoghi straordinari: le Officine Grandi Riparazioni e la Reggia di Venaria. Da marzo a novembre le officine ferroviarie, che sorgono a pochi

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 292

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Alunni delle scuole di Torino in Piazza Castello

passi dal centro storico, diven-tano l’Officina dell’Italia: un la-boratorio dove ricostruire il pas-sato, dall’unificazione nazionale a oggi, e dove potersi proietta-re nel futuro. Dove un tempo c’erano macchine utensili, car-relli e caldaie, vengono allestite tre grandi mostre-laboratorio: “Fare gli Italiani”, racconto del-la storia dell’Italia e degli Italiani dall’Unità nazionale a oggi dal sorprendente allestimento mul-timediale; “Stazione Futuro” un viaggio che inizia nel presente e che conduce all’Italia di do-mani e “Il Futuro nelle mani”, uno sguardo al futuro del lavoro artigiano-metropolitano. Parallelamente, a Venaria Reale il maestoso complesso barocco diventa la Reggia d’Italia, dove ammirare le grandi eccellenze italiane: il genio, l’arte, lo stile, il gusto. Nella Reggia si sus-seguono grandi mostre. Nelle Scuderie Juvarriane inaugura a marzo “La bella Italia”, galleria di 300 capolavori dall’Antichità al 1861, mentre a ottobre apre un’esposizione incentrata sul più grande genio italiano di tutti i tempi: Leonardo da Vinci. Nelle Sale delle Arti da luglio a no-vembre si può ammirare “Moda in Italia” un viaggio nella storia dell’alta moda e dello stile italia-no dall’Unità ad oggi. E anco-ra, nella splendida cornice dei Giardini della Reggia, il nuovo

Potager Royal: 10 ettari di orti e frutteti per scoprire il paesaggio e i sapori d’Italia e, nella Galleria Grande, sontuose Cene Regali dedicate ai sapori tipici regionali e preparate dai grandi nomi del-la cucina italiana. Nei mesi dei festeggiamenti sono in programma tantissime altre occasioni da vivere insie-me. Nelle principali sedi culturali della città e della regione va in scena un cartellone unico e pre-stigioso di eventi culturali, dedi-cato all’Italia e al suo 150°: spet-tacoli teatrali, opere, concerti di musica classica e contempora-nea, festival, rassegne cinema-tografiche, mostre e convegni. Culla dello sport italiano e pro-tagonista del panorama spor-tivo internazionale grazie alle Olimpiadi del 2006, Torino è al centro di un calendario agoni-stico di grande rilievo, a partire dalla gara che forse rappresen-ta meglio il nostro Paese, il Giro d’Italia di ciclismo, che ha scelto per la sua prima tappa il tragitto Venaria Reale- piazza Castello. Fra le altre manifestazioni, le più importanti sono i Campionati Europei di Tuffi, la Coppa del Mondo di Fioretto Femminile. La prima capitale, che ebbe un ruolo fondamentale anche nello sviluppo della tradizione militare italiana, ospita inol-tre nell’anno del 150° i princi-pali raduni militari: Granatieri

di Sardegna, Alpini, Arma di Cavalleria, Arma Aeronautica, Bersaglieri, Vigili del Fuoco. Esperienza Italia: un appun-tamento a cui nessuno deve mancare e che nessuno potrà dimenticare, perché esserci è un’altra storia.

Info: www.italia150.it

2011: l’Italia compie 150 anniNel 1861, dopo le guerre contro gli Austriaci e conclusa la spedizione di Garibaldi in Sicilia, termina il lun-go periodo di lotta politica e militare che conduce l’Italia all’unificazione. Il 17 marzo di quell’anno a Torino vie-ne proclamata l’unità nazionale e la città diventa la prima capitale d’Italia. Durante il Risorgimento aveva accol-to tutti gli esuli che, giunti da ogni par-te della penisola, avevano maturato una comune aspirazione unitaria e qui era stata elaborata la strategia politi-ca che avrebbe portato all’unificazione. La nuova storia dell’Italia, indipenden-te e unita, parte quindi da Torino il 17 marzo di un secolo e mezzo fa. La cit-tà resta capitale per quattro anni, fino al 1865, quando la centralità del gover-no del Regno si sposta a Firenze. La sede viene stabilita a Roma a partire dal 1871, quando l’unificazione del Paese è ormai definitivamente completata. Nel 1911 e nel 1961, in occasione del Cinquantenario e del Centenario dell’uni-ficazione nazionale, Torino torna ad es-sere il centro del Paese: le grandiose celebrazioni che vi si tengono per i due anniversari attraggono oltre 6 milioni di visitatori ciascuna.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 93

speciale PiemontePiazza S. Carlo La Reggia di Venaria

Degustando

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Barbaresco Camp Gros Martinenga 2001 Marchesi Di Grésy - Barbaresco (CN)Prodottosolonellemiglioriannateconuvanebbiolo100%ilcolorerossogra-natoconriflessiaranciatipredisponeaprofumiintensiconsentoridisottobosco,confettura,prugne,ciliegieefieno.ilsaporeèpieno,equilibratoconretrogustopiacevole,tanninidelicatiegradevoliediottimapersistenza.imponenteedar-monico.ungrandevinoconpossibilitàdiinvecchiamentofinoaventi/venticin-queanni.

Ruchè Laccento 2009 Montalbera - Castagnole Monferrato (AT)originisconosciuteperquestovinochedevelasuariscopertaaDonGiacomoCauda,parrocodiCastagnolem.to,nel1964echetrovainmontalberalasuamassimaespressione.Rossorubinointensodairiflessiviolacei,alnasopresentaintensiprofumifruttaticonsentoridispezie,pepeneroedevidenteconfetturaefruttidibosco.inboccaèpotente,aromaticoecoinvolgenteemoltopersistente,conunapiacevoleeaccattivantenotasovramatura.

Barbera del Monferrato “La Monella” 2010Braida di Giacomo Bologna – Rocchetta Tanaro (AT)labriosa,frizzanteschiumacheorlailbicchiere,ilcolorerubinoviolaceobrillan-teeilprofumovinoso,immediatoefragrantechecolpisceilnasoaccostandolofannofacilmentecomprenderecomequestagioiosabarberaabbiasuccessoinognidove. il frutto rossoavvolgee attira, la freschezza inbocca inizialmentesorprendemalasciaspazioadunamorbidezzaeunbuoncorpochesoddisfanopienamente.Dabere.

Barbera d’Asti superiore Vigne Vecchie 50° 2009Viticoltori Associati di Vinchio & Vaglio Serra - Vinchio (AT)Vigne“vecchie”,quindipiùzuccherineedialtaqualità,perquestaselezionediuveconilmigliorindicedimaturazione.eilrisultatoèinuncolorerubinointensoebrillanteeconlieviriflessiaranciatichefannointenderel’affinamentoinbotte,comedadisciplinare.ilprofumoèintensomaemergonospezieeunaleggeranotalegnosanonsovrastante.alpalatoèpolposo,morbidocontanninidolcieleggeriedalfinalelungoericco.

Già - Langhe Rosso 2010Fontanafredda - Serralunga d’Alba (CN)assemblaggiodibarbera,dolcettoenebbiolo.Vinogiovanedicolorerossoru-binocon riflessivioletti.alnasoè fruttato, intensamentevinoso,piacevole. inboccaègradevolmentesecco,equilibratoevellutato,conspiccatoretrogustomandorlatoeconbuonapersistenza.

Moscato d’Asti La Caudrina 2010Az. Agr. Caudrina - Castiglione Tinella (CN)Conosciutoedapprezzatointuttoilmondo,dalcoloregiallopaglierinocarico,sipresentaconunaspumacompattaepersistenteeduneleganteperlagefinis-simoepersistente.ilnasoèfresco,fragrante,intrigantedifioriedifruttifreschibianchi.Qualchenotaagrumataeunsentoredisalviaperunvinochetrasmettegioiaepiacevolezzadibeva.lagradevoleaciditàlascialaboccanonpagadiunsolobicchiereeinvogliaarinnovareimmediatamentel’esperienza.

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speciale PiemonteBrachetto d’Acqui “36” 2009Borgo Isolabella - Loazzolo (AT)straordinariobrachettopassito,diraraeleganzaefinezzadiaromi.Diuncoloreintenso,purpureo,conrichiamialcerasuolo,alnasopresentaunattaccodeli-catochesviluppanotedirosaappassitaelitchieunleggeromuschionelfinale.all’analisigustativadenotaunaaciditàmarcatacheconduceconimmediatezzaalladolcezzadelfrutto.unfinalemoltolungoedequilibratochepervadel’assag-giodiunagrandeemozione.

Barbera d’Asti Carlotta 2009Tenuta dell’Arbiola - San Marzano Oliveto (AT)laBarbera più classica, fragrante,morbida e di grandebevibilità. Profumi difrutta rossa, fresca, ribes e lamponi richiamano, nel finale, l’erba tagliata e laliquirizia.inboccaèbenequilibrata,buoncorpoelungapersistenza.

Barolo Cannubi 2006Damilano Az. Agr. – Barolo (CN)“ilRedeivinie ilvinodeiRe”–DalCruCannubi,questovinosontuosoedalcolorerossorubinogranatoconriflessiaranciatiaffascinaperl’avvolgentenasoconnote fruttatediciliegia,prugnaesentoridicacao, tabaccoe liquirizia. inboccaèarmonicoconmorbidiedelegantitannini,digrancorpoevigoreediottimapersistenza.

Arneis Terre Alfieri 2010 Az. Agr. Pescaja – Cisterna d’Asti (AT)arneisdalcoloregiallopaglierinointensoconriflessitendentialverde.interessantiprofumidifruttibianchi:pesca,melagoldenebanana.aromapersistenteemol-toampio,avvolgente.algustoè fresco,minerale,concarattereepersonalitàmoderna,consistente,retrogustofineinsovrastrutturacennidivaniglia.

Grignolino d'Asti 2009Castello del Poggio – Portacomaro (AT)Dalbellissimocolorrubinotenuequasicerasuoloconriflessiaranciati,alnasosipresentaflorealeefruttatoconcaratteristichenotespeziatecondevianzeim-portantisullacannella.inboccaèasciutto,leggermentetannico,gradevolmenteamarognoloconpersistenteretrogustoammandorlato.

erbaluce di Caluso spumante Brut sAn GIORGIO 2006Az. Agr. Cieck – Caluso (TO)metodoclassicomillesimato,dalcoloregiallopaglierinoscaricoconnettiriflessiverdognoli.ilperlageèfineepersistenteconspumabianchissimaedeterea;ilnasoèflorealeefruttato,contipicisentoridicrostadipane.Dibuonaacidità,inboccahasaporepieno,armonico,digrannervaturamanonspigoloso,ottimoretrogusto,leggermentearomatico,congiustapersistenza.

Gavi spumante Millesimato “Riserva d’Antan” 1999La Scolca – Gavi (AL)È sorprendente la freschezza di questometodo classico che, invecchiato 12anni,mantieneuncolororochiarobrillantenelbicchiereconspumafittaemor-bidaedunperlagefinissimoedelegante.Profumiintensi,ricchiepersistentichespazianodallafruttaesoticaalmieleespezie,ilgustoèpieno,decisoesuadenteconunapiacevoleaciditàestoffavellutataderivantedallalungapermanenzasuilieviti.Chiudeconungradevolesentoredimandorla.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

La bottiglia della celebrazione è stata creata

per l’occasione dall’architetto Aldo Cibic e

conterrà un vino bianco e uno rosso, frutto

di un blend di vini da vitigni autoctoni provenienti

da tutte le regioni italiane e realizzato a cura di As-

soenologi. Un progetto che vuole dare al prodotto

che più di altri rappresenta nel mondo i territori e

l’operosità italiani un forte valore simbolico.

L’idea commemorativa era stato lanciata dal presi-

dente di Veronafiere Ettore Riello al presidente della

Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, nel corso

della storica visita del capo dello Stato all’edizione

2010 del più grande salone internazionale dedicato

ai vini e ai distillati. Il progetto della bottiglia del 150°

è stato l’unico ad avere ottenuto nel settore di rife-

rimento il logo ufficiale delle celebrazioni proprio in

accordo con la Presidenza della Repubblica.

Pur celebrativa, l’iniziativa non toglie a Vinitaly il suo

forte orientamento al business, che quest’anno tro-

va una nuova declinazione con “Bollicine d’Italia”.

La rassegna dedicata a tutti gli spumanti italiani è

la prima novità della 45° edizione del salone inter-

nazionale, in programma dal 7 all’11 aprile 2011

(www.vinitaly.com). L’allestimento, collocato tra i

padiglioni 10 e 11, sarà sia vetrina promozionale

delle tante zone di produzione e delle cantine, sia

area di degustazione assistita da sommelier.

La capacità di Vinitaly di dare alle aziende produttrici

ogni anno nuove occasioni e spunti per sviluppare i

contatto b2b con gli operatori di settore provenienti

da tutto il mondo permette alla fiera di registrare

sempre il sold out degli spazi espositivi. Aziende

singole, ma anche riunite in collettive di imprese

o istituzionali, Regioni, province, Consorzi di tute-

la scelgono infatti Vinitaly per valorizzare la propria

attività e per cogliere le occasioni d’affari che la ras-

segna offre. Una formula fieristica che piace anche

all’estero, tanto che sta aumentando l’interesse a

partecipare come espositori da parte dei produttori

di altri Paesi, in particolare francesi.

Vinitaly 2011 a Verona

Nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Vinitaly si prepara ai festeggiamenti con “La Bottiglia dell’Unità d’Italia”.“

ufficiostampaVeronaFiere

96

Tra le novità di Vinitaly 2011 c’è anche un’iniziativa legata alla

ristorazione, che sotto un unico logo vedrà coinvolti i 5.000 locali

top italiani segnalati dalle principali guide.

Confermati il matching online prima dell’inizio della fiera su piat-

taforma web riservata a operatori ed espositori, come pure le va-

rie iniziative espressamente dedicate ai buyer esteri provenienti

da 114 Paesi, in particolare Taste Italy.

Tra le degustazioni di Vinitaly, Taste ex-press vede coinvolte

quest’anno le riviste Wein + Markt, Decanter, Gambero Rosso,

Seminario Permanente Veronelli, The Tasting Panel, Wine Enthu-

siast, ISWC, Winestate e Euposia, con i migliori vini selezionati

a livello mondiale.

Santa Margherita è la protagonista della degustazione/evento

del 2011.

In contemporanea con Vinitaly tornano Sol (www.sol-verona.it),

Agrifood Club (www.agrifoodclub.it) ed Enolitech (www.enolitech.

it) e tutti gli eventi collaterali, quali il Concorso enologico interna-

zionale (23 marzo-1 aprile), il Concorso internazionale packaging

(15 marzo) e il Concorso internazionale Sol d’Oro (7-12 marzo).

Affari di giorno nei padiglioni di Vinitaly, passione enologica di

sera con Vinitaly for you. Al palazzo della Gran Guardia, nella

splendida cornice di piazza Bra, di fronte all’Arena, torna anche

l’appuntamento per i wine lover (dal 7 al 10 aprile dalle 18 alle

24).

Un luogo conviviale ed elegante, pensato per fare cultura del

vino, con l’accompagnamento di buona musica dal vivo. In de-

gustazione a pagamento una selezione dei migliori vini italiani, in

abbinamento quest’anno con Sol for you, che proporrà in degu-

stazione i migliori oli extravergine di oliva vincitori del Concorso

internazionale Sol d’Oro.

Per chi desidera anche assaggiare alcuni tra i migliori prodotti

agroalimentari in mostra ad Agrifood Club, a Vinitaly for you è

possibile cenare con un piatto preparato nella cucina allestita

per l’occasione.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

Quando parliamo della

Valle dell’Adige, il bas-

so trentino, ci viene

subito alla mente il Teroldego

Rotaliano, questa volta la no-

stra attenzione si è spostata

verso una doc al cui interno vi

è un vitigno autoctono molto

interessante l’Enantio e la doc

che lo prevede è la Valdadige

Terradeiforti.

La TerradeiForti comprende

i territori a cavallo fra Trentino

Alto Adige e Veneto, compresa

più precisamente fra i comuni

di Avio (TN), Dolcé, Brentino

Belluno e Rivoli Veronese (VR).

È quella meravigliosa valle che

si apre ai nostri occhi quando

oltrepassiamo in autostrada il

lago di Garda per proseguire

verso le Alpi e il Trentino.

Il nome deriva dalle innumere-

voli fortificazioni e castelli che

costeggiano la valle e che nel

Medioevo erano da sentinella

e baluardo per chi si recava a

nord della penisola. La viticol-

tura è sempre stata presente in

modo significativo fin da que-

sta epoca ha saputo sviluppar-

si anche grazie a regole che i

governanti dell’epoca avevano

emanato affinchè si produces-

se un vino di qualità. Una spe-

cie di “filiera produttiva” ante

litteram che in molti aspetti

potrebbe anche stupirci per il

rigore e la coscienziosità delle

norme scelte.

Ad esempio, l’obbligo di pian-

tare le viti solo in terreni parti-

colarmente idonei e favorevoli

alla crescita corretta della vite,

oppure l’obbligo di vendem-

miare solo a un giorno stabilito,

norme sul trasporto corretto

delle uve e sulle sue succes-

sive manipolazioni. Insomma,

per essere in pieno Medioevo,

in un epoca sempre conside-

rata un po’ buia proprio per la

decadenza amministrativa e di

controllo, erano regole assai

rigorose. I secoli si susseguo-

no e il vino ha sempre avuto in

questa valle un ruolo importan-

te anche se molte volte è stato

messo a dura prova da flagelli

naturali come la filossera o sto-

rici, ma comunque è sempre

L’Enantio e la Terra dei Forti

È una realtà vinicola che racchiude insieme la tradizione e l’innovazione, e i suoi vitigni

ne sono il suo specchio fedele“”

dilucaiacopiniemassimoBracci

98

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

riuscito a salvarsi da situazioni critiche e a

riemergere. Arriviamo quindi al 1957 con la

nascita della prima Cantina Sociale, al 2000

con la nascita del Consorzio di tutela dei

vini Terredeiforti e infine al 2006 con la na-

scita della doc omonima.

È una realtà vinicola che racchiude insieme

la tradizione e l’innovazione, e i suoi vitigni ne

sono il suo specchio fedele. Ma vediamola

più da vicino.

I vitigni che la compongono sono l’Enantio,

la Casetta, il Pinot Grigio e lo Chardonnay.

Il Pinot Grigio e lo Chardonnay sono l’inno-

vazione, e sono stati scelti proprio per la

loro particolare propensione a svilupparsi

ottimamente in questo territorio dando dei

vini bianchi molto interessanti.Il Casetta e

l’Enantio rappresentano invece la tradizione

storica della doc in quanto autoctoni hanno

avuto la sua culla proprio in questa terra.

Il Casetta, il cui nome così curioso evoca

l’uva di casa si pensa tragga origine proprio

dalle pratiche colturali di una volta di colti-

vare le viti selvatiche sulla porta di casa. La

zona di produzione si riduce solo alla Val

d’Adige.

Il vino ha una spiccata propensione all’in-

vecchiamento e una volta era riservato nelle

famiglie ad essere servito solo nelle grandi

occasioni, ma soprattutto rappresentava

il vanto del capofamiglia nel dimostrare la

propria bravura enologica nel produrre un

vino che si manteneva così bene negli anni.

I profumi caratteristici di questo vino sono

quelli tipici della speziatura e della prugna

secca con un’evoluzione molto interessan-

te di aromi terziari dovuti all’invecchiamen-

to.

L’Enantio è considerato invece il più impor-

tante e rappresentativo vitigno a bacca nera

della Terradeiforti. Ha notevoli somiglianze

con i vitigni della famiglia dei Lambrusco,

pur conservando una propria differenza ge-

netica.

L’enantio è particolarmente apprezzato dai viti-

coltori per la sua rusticità e per l’ottima adatta-

bilità e resistenza alle malattie, infatti è uno dei

rarissimi casi di vitigno che è resistito all’attac-

co della filossera. I terreni antistanti gli argini del

fiume Adige, ricchi di silicio avrebbero impedito

l’attacco della Filossera, preservando il vitigno e

con esso le sue caratteristiche originarie, senza

contaminazioni di sorta.

Con il vino prodotto spiccano subito alcune ca-

ratteristiche interessanti come una spiccata ric-

chezza cromatica con una bellissima tonalità di

rosso rubino. I profumi vanno da intensi

sentori erbacei, alla frutta fresca, con un’evolu-

zione più speziata e matura se si protrae il vino

all’invecchiamento. Al palato ha una buona strut-

tura, con persistenza e buona acidità. Le migliori

espressioni di questo vino le abbiamo se viene

invecchiato in botti di rovere. La sensazione finale

che rende quasi unico questo vino è rappresen-

tata dalla felice fusione dei caratteri armonici di

un vino con i caratteri rustici del vitigno Enantio,

con un pizzico di selvatico. Una bella sensazione,

che lo distacca dai vini omologati e ne crea una

sua identità ben precisa.

La rusticità caratteristica lo rende per gli

abbinamenti molto indicato con piatti

particolarmente sapidi come i bigoli con

ragù d’anatra, gli stracotti, la lepre in sal-

mì e una buona parte dei salumi della

tradizione locale.

La doc Terradeiforti prevede per l’Enan-

tio anche una tipologia riserva con 24

mesi di invecchiamento e una versione

passita. Anche per il Casetta è prevista

una versione riserva.

Per ambedue è prevista una vinifica-

zione praticamente quasi in purezza

con l’apporto di almeno l’85% del viti-

gno principale. Le ultime statistiche di

produzione evidenziano una crescen-

te produzione della tipologia Enantio

confermando quindi il successo

presso il pubblico di questo vino che

racchiude nelle sue caratteristiche di

rusticità e armonia un connubio ve-

ramente vincente. In una bella na-

zione come la nostra sono tante le

piccole realtà storiche vitivinicole di

ottima qualità, questa appena de-

scritta ne è chiaro un esempio.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2100

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2102102

fin amiglia

Degustazioni e abbinamento cibo vino per i Sommelier Fisar a Dolci terre di Novi

Si è svolta dal 3 all’8 dicembre 2010, a Novi Ligure presso il Centro Fieristico in viale Campionissimi, la quindicesima edizione della rassegna enogastronomica “Dolci Terre di Novi”.Quest’anno una vasta area della rassegna è stata dedicata ai formaggi: dal Montebore alle robiole o ai famosi caprini, prodotti tipici del basso piemonte affiancati anche da formaggi di altre regioni quali parmigiano reggiano, mozzarella di bufala, fontina valdostana, pecorini sardi, fino ad arrivare ai famosi formaggi francesi provenienti da Sorbiers città gemellata con Novi Ligure.La partecipazione della delegazione Fisar di Alessandria è stata davvero considerata da tutti il valore aggiunto alla manifestazione, i nostri sommelier hanno guidato le numerosissime

degustazioni con i vini che hanno partecipato al 36° Concorso enologico della provincia di Alessandria denominato “Premio Marengo doc”, presenti a Dolci Terre 131 vini premiati con diploma all’interno del “Premio marengo doc” e 4 vincitori del “Premio Marengo d’oro”.La professionalità indiscutibile dei sommelier nel guidare le molteplici degustazioni è stata completata da un elevata conoscenza enogastronomica fornendo ai ristoratori un valido supporto per l’abbinamento cibo vino, così da proporre nell’area allestita alla ristorazione denominata “Salotto dei sapori” un menù degustazione

davvero impeccabile.Oltre a questo i sommelier Fisar hanno anche supportato i produttori provenienti da tutte le regioni italiane per creare con loro ed esaltare le caratteristiche dei formaggi accompagnandoli con i vini presenti in Enoteca.I consensi degli amministratori e delle autorità nonché le numerosissime persone presenti alla rassegna hanno fatto si che la manifestazione si concludesse con enorme successo come se la presenza della nostra delegazione porti una notevole fortuna alle manifestazioni!(senza nulla togliere all’elevata preparazione e passione che anima ognuno di noi in campo enologico).

Notizia inviata da Raffaella Castellucci della delegazione di Alessandria

A Caserta la manifestazione Rossi di NataleDicembre ricco di impegni per la

delegazione Fisar di Caserta, che ha

reso perfetto e singolare anche un

altro evento. Ci riferiamo alla seconda

edizione de “I rossi di Natale”, l’iniziativa

avviata l’8 dicembre 2010 con replica

nei due week end successivi dalla Fisar

– appunto – in collaborazione con la

Camera di Commercio. Oltre 8000 i

calici di vino rosso offerti ed illustrati

dai sommelier della Fisar (Federazione

Italiana Sommelier Albergatori

Ristoratori )delle delegazioni campane

di Caserta, Benevento, Salerno e

Comuni Vesuviani, al pubblico delle

vie dello shopping di Caserta, Santa

Maria Capua Vetere e Aversa. Nei

calici, le eccellenze casertane della

produzione vitivinicola di 19 aziende

tra le più prestigiose, con postazioni

di degustazione allestite in 11 negozi

di Caserta, 11 di Santa Maria e 39 di

Aversa. Un successo annunciato che

ha superato le attese ottenuto grazie

al lavoro svolto della Fisar di Caserta,

coordinato dal delegato Iacone, con

la preziosa collaborazione dei soci

sommelier Giancarlo Ferrandino,

Generoso Iodice, Annalisa Russo,

per il servizio logistico Mariano

Penza e Agrisviluppo che, con

il presidente Marrandino e il suo

staff, ha saputo connotare l’evento

tra i più apprezzati della stagione.

Notizia inviata da Carlo Iacone

della Delegazione di Caserta

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2104104

fin amiglia

Pranzo degli auguri del Nord Est

Anche se costituitosi solo nel luglio

2009, il Coordinamento del Nord Est

ha già al suo attivo numerose riunioni

ed iniziative frutto della costante opera

del Coordinatore Antonio De Vitiis.

Tra le varie attività c’è il Pranzo degli

Auguri di Natale, quest’anno alla

seconda edizione.

Non possiamo ancora parlare di

tradizione ma ci auguriamo, anzi ne

siamo certi, di averne gettate le basi.

Una tradizione, forse meglio una

congiura, sembra essere il tempo

atmosferico: l’anno scorso a Venezia

avevamo neve, freddo ed acqua alta.

Quest’anno quest’ultima è mancata

solo perché per l’occasione ci siamo

incontrati in provincia di Verona, per

l’esattezza presso il Ristorante Le

Muse a Locara di San Bonifacio.

Si è dapprima tenuta la riunione del

Coordinamento cui hanno partecipato

i Consiglieri Nazionali, i Delegati ed

i Segretari del Nord Est; nel corso

della stessa sono stati presi in esame

i vari punti all’Ordine del Giorno e

non sono mancati interventi, appunti

e considerazioni da parte di tutti i

presenti volti alla crescita della nostra

Associazione e della sua maggiore

visibilità.

Al Coordinamento è seguito il

pranzo, aperto ai soci ed ai famigliari,

egregiamente organizzato dalla neo

Delegazione di Vicenza, guidata e

rappresentata per l’occasione da

Pierluigi Rossato nella sua veste di

Commissario incaricato.

In terra Vicentino/Veronese, eravamo

proprio al confine tra le due province,

il menù non poteva che essere basato

sul baccalà.

Abbiamo degustato: frittella di riso thai

e baccalà con intingolo all’acciuga,

ravioli di baccalà saltati con radicchio

di Treviso e aceto balsamico, baccalà

alla vicentina con polenta di mais

Maranello, e per chiudere un dessert

semifreddo, di pregevole fattura, a

base di marroni; il tutto accompagnato

dai vini gentilmente offerti dall’ Azienda

Vinicola “Cà Rovere” di Alonte, del

socio Ugo Biasin.

Il pranzo è stato allietato dagli interventi

di un giovanissimo e promettente

pianista, Giacomo Tebaldi, che ha

eseguito musiche di Giovanni Allegri

con due brevissime incursioni, l’una

nel romanticismo di Chopin la seconda

nella contemporaneità di Ferdinando

Andò.

Dopo le foto e gli Auguri per le imminenti

Festività, ci siamo dati appuntamento

per il prossimo anno con la speranza

di sfatare la tradizione meteorologica.

Notizia inviata da Lucio Chiaranda per

il Coordinamento FISAR Nord Est

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2106106

fin amiglia

Cena degli Auguri a Caserta Una serata immersi nei secoli XVIII e XIX in compagnia di Sua Maestà Ferdinando IV di Borbone e la Regina Maria Carolina d’Austria. Un banchetto speciale che ha richiamato il più importante periodo napoletano, che ha esaltato la storia e le tradizioni, in ogni aspetto. Una sensazione vissuta da appassionati del tempo che fu grazie ad un evento ricercato e a firma della Fisar di Caserta. L’ennesimo appuntamento voluto dalla delegazione guidata da Carlo Iacone , con l’obiettivo di promuovere la cultura, le tradizioni, il turismo, le eccellenze enogastronomiche del Mezzogiorno e tutto ciò che storicamente costituisce il patrimonio unico ed inestimabile di Terra di Lavoro. Una rievocazione storica in abiti d’epoca, musiche originali, un menù di prelibatezze napoletane studiato per l’occasione

e accompagnato da vini eccellenti. Una perfetta sintesi che ha reso la serata di venerdì 3 dicembre 2010 magica e surreale nell’Antica Hostaria Massa di via Mazzini di Caserta: “un appuntamento che sarà riproposto in più comuni di Terra di Lavoro - hanno promesso gli organizzatori - nell’ambito di un percorso itinerante volto alla riscoperta della buona cucina, di storia e tradizioni di territori che meritano promozione e impulso”. Una mission in cui crede la Fisar Caserta e che è stata condivisa dagli altri attori protagonisti dell’evento: l’associazione culturale Nartea, che ha pensato alla rivisitazione culturale e alla spettacolarizzazione, l’Antica Hostaria Massa che ha aperto le porte della sua locanda, l’enologo Mario Ercolino che ha esaltato l’antico Falerno in riferimento soprattutto

al territorio di Sessa Aurunca (Ce), l’Azienda Agricola “Nugnes” di Carinola che ha messo a disposizione “il nettare degli dei” e la Distilleria “Petrone” di Mondragone che ha “addolcito” con i suoi liquori i saluti e le tradizioni e immancabili foto di gruppo. Presenti una considerevole

rappresentanza di soci del Rotary e del Club femminile “Inner Wheel” di Capua Antica e Nova e di personalità del panorama associazionistico e culturale della provincia. Non è mancato il presidente di Agrisviluppo Generoso Marrandino, il quale ha rimarcato la sua azione volta alla rivalutazione delle eccellenze tipicamente casertane e campane. Il delegato Carlo Iacone ha inoltre pubblicamente annunciato la personale adesione all’interessante e originale progetto culturale-gastronomico A.Ri.Sto.S. (Agapi sulle Ricerche Storiche del Regno delle Due Sicilie da Federico II ai Borbone) che sarà presentato nel corso del 2011 dall’ideatore, il professore della Seconda Università degli Studi di Napoli Andrea Buondonno e socio della Fisar di Caserta, “Continueremo a patrocinare eventi – ha aggiunto Iacone - che abbiano come obiettivo la promozione del turismo e la riscoperta dei saperi e dei sapori in un’ottica di collaborazione con le Istituzioni, una sinergia da cui non si può prescindere per una perfetta riuscita delle manifestazioni”.

Notizia inviata da Carlo Iacone della Delegazione di Caserta

È nata la delegazione di Novara! Non sappiamo quale fiocco sia il

più adatto se il rosa o l’azzurro ma

l’importante è che durante la fredda

serata del 15 dicembre sia stata costituita la Delegazione FISAR di Novara. Come da statuto si è proceduto ad effettuare le elezioni dei cinque consiglieri e conseguentemente delle specifiche cariche individuate nelle persone del delegato il Sig. Ennio Bona il Segretario la Sig.ra Zarinelli Marina Giovanna il Tesoriere il Sig.

Trezzi Fiorenzo ed i Consiglieri i Sig. ri Pogliani Danilo Caro e Perdetti Elia. Come previsto questo primo anno sarà molto impegnativo per tutti ma le idee non mancano e neppure l’entusiasmo giusto per cominciare i lavori. Nella nebbiosa serata del 14 gennaio scorso i neo eletti hanno organizzato la prima cena di delegazione presso

107Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 107

fin amiglia

Air Show delle Frecce Tricolori Andora 16-18 settembre 2010Con la collaborazione dell’Aero Club Savona e delle Amministrazioni locali abbiamo avuto l’occasione di assi-stere ad una memorabile manifesta-zione e di festeggiare un compleanno importante per l’Aeronautica Italiana.Nel cinquantesimo anniversario del-la nascita della PAN (Pattuglia Acro-batica Nazionale), la città di Andora

(Savona) ha avuto l’onore di ospitare l’esibizione delle famosissime Frecce Tricolori. Il 313° Gruppo di Addestra-mento Acrobatico è la pattuglia acro-batica ufficiale dell’Aeronautica Milita-re Italiana. Nata nel 1961 la PAN ha sede presso la Base aerea di Rivolto (Udine) ed è nota in tutto il mondo per la straordinaria abilità dei suoi piloti e per l’eleganza e la spettacolarità delle esibizioni in volo. Ovviamente non po-tevano mancare gli zelanti Sommelier della Delegazione di Imperia che unen-do le forze anche in questa occasione con la vicina Delegazione di Savona hanno reso ancora più frizzante una

serata già esplosiva dalle prime battute. Il perso-nale aeronautico non si è risparmiato in termini di simpatia e partecipazione, inaspettata forse, pensan-do ai rigidi canoni consoni della nobile forza armata. La cena di gala organizza-ta per festeggiare la mani-festazione, si è svolta in un clima di grande serenità

e divertimento sia per i partecipan-ti che per il personale di sevizio. Le prelibatezze preparate con cura de-gli cheff locali abbinati ai grandi vini, ovviamente autoctoni, hanno colorato una piacevole serata in onore dei piloti della PAN. Lo spettacolo della pattu-glia non ha eguali al mondo e riesce sempre ad emozionare ogni volta.Per noi, dopo questo evento, ha un valore aggiunto che porteremo sempre nel cuore e lo ricorderemo ogni volta che ci apparirà davanti lo spettacolo delle frecce tricolori: aver conosciuto per-sonalmente la squadriglia ed esserne rimasti stupiti per la grande umiltà e simpatia dimostrata.

Un ringraziamento a tutti gli Enti e per-sone intervenute per l’organizzazione e la gestione di tutti gli eventi è do-veroso ,considerato il successo della manifestazione ottenuto con la pre-senza delle decine di miglia di spet-tatori intervenute.

Notizia inviata da Donatello Rinaldi per le delegazioni di Imperia e Savona

il Ristorante S. Carlo a Cerano (NO). Oltre alle incombenze di rito tipiche del nuovo anno la commissione ha gettato le basi per il primo corso di formazione della Delegazione che si terrà presumibilmente nel prossimo mese di marzo. Un particolare ringraziamento al sommelier Luigi Terzago che in qualità di Commissario, come previsto da statuto F.I.S.A.R., ha seguito tutti i passi della formazione della delegazione e si è prodigato in consigli e suggerimenti utilissimi al nuovo staff. Nella speranza di crescere e di aumentare la presenza della nostra associazione su tutto il territorio nazionale vi terremo aggiornati sulle prossime iniziative che verranno pianificate.

Notizia inviata da Donatello Rinaldi - per la Delegazione di Novara

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2108108

fin amiglia

Festa degli Auguri sul Serchio per la FISAR di Pisa

La serata di gala organizzata da Liana Benini, responsabile dei Sommeliers di Pisa e Litorale, per la festa degli Au-guri ha avuto, quest’anno, una dupli-ce valenza. È stato scelto il ristorante “da Ugo” perché situato a ridosso del ponte sul Serchio, della storica stata-le Aurelia, per ricordare ad un anno dall’esondazione del fiume, quella ter-ribile catastrofe. Fu proprio la mattina del Natale del 2009 che le acque geli-de allagarono, con i loro trenta milioni di metri cubi, tutta la piana di Migliari-no, fino al lago Massaciuccoli. Auguri, quindi, a tutti i fisariani ed alle popo-lazioni di quel territorio affinché non abbia più a ripetersi un simile evento. Dopo il calice di benvenuto, Prosecco di Conegliano, servito con salatini, si è passati al gradito ventaglio di anti-pasti variegati: strüdel salato, crostino fritto toscano ai fegatini,involtino di bresaola con caprino e melanzana alla parmigiana accompagnati dal Chianti DOCG “I Sodi del Paretaio” dell’Azien-da Badia di Morrona di Terricciola. In seguito lo chef, Giuliano Baldassarre, si è conformato canonicamente alla cucina tradizionale Toscana con un ottimo Risotto al colombaccio e delle squisite Pappardelle al cinghiale abbi-nati ad un Bolgheri rosso DOC “Antil-lo” 2008 del Podere Guado al Melo di Castagneto Carducci, Sangiovese al 70% messo in barriques di rovere per 12 mesi. Ancora un piatto di caccia-gione per secondo: lepre in salmì con polenta, messa in fusione con i tradi-zionali odori nel medesimo vino di por-tata: “Ceppitaio” 2008 Val di Cornia DOC dell’Azienda Russo, Sangiovese al 55 % ed il restante Merlot, Caber-

net e Ciliegiolo in parti uguali. Pigiatu-ra soffice, fermentazione in vasca inox per circa 10 giorni, di cui sette con le bucce, e barricato per sei mesi in legni di terza o quarta mano conferiscono un colore rosso sangue, tannini mai sopra le righe e profumi intensi di spe-zie e frutti di bosco con lieve sentore di liquirizia: un abbinamento perfetto. Anche la Zuppa inglese, a scapito del nome, non tutti lo sanno, fa parte della tradizione toscana, perché nacque a Firenze dalla mescolanza dei biscotti e dei cioccolatini che le famiglie aristo-cratiche inglesi, abitanti in quella città, solevano offrire all’ora del té. Le don-ne, popolane di servizio, finito il rin-fresco, nascondevano,mescolandoli, gli avanzi nei tovaglioli, con la scusa che dovevano essere lavati, e porta-vano a casa per i figli questi biscotti, cioccolatini e creme che con il calore dell’estate si fondevano fra loro, ma

risultavano leccornie veramente nu-trienti. Nel tempo questa mescolanza si consolidò ed affinò, divenendo un dolce di facile preparazione e rimase il nome: Zuppa Inglese. Con il des-sert è stato servito in calice un ottimo Moscato d’Asti Gianni Doglia 2009. Al termine la delegata Maria Cristina Messina ed il tesoriere Umberto Che-riconi hanno porto gli auguri a tutti i fisariani. Quindi si è proceduto alla tra-dizionale consegna del gagliardetto, tra gli apprezzamenti ed applausi dei convenuti, ai due comproprietari, lo chef Giuliano Baldassarre ed il diret-tore di sala Valeriano Silvestri. Ottimo il servizio vini curato dal Sommelier Massimo Marchi.

Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione di Pisa e Litorale

La delegazione di Pistoia:cronaca di una splendida serata

Proprio una bella festa, a chiudere un anno ricco di impegni e denso di soddisfazioni per la delegazione Fisar della piccola ma agguerrita provincia toscana. L’appuntamento, a cui hanno preso parte oltre 80 tra sommelier, soci ed accompagnatori, era per giovedì 16 Dicembre con la cena in uno dei locali “storici” del comprensorio; il Ristorante Rafanelli, nella immediata periferia di Pistoia. Una serata in cui certo non sono mancati i motivi di interesse. Primo tra tutti la chiusura dei corsi didattici dell’annata 2010, con il battesimo di 15 nuovi Sommelier, freschi di “laurea”, e la consegna degli attestati di primo livello a 30 nuovi soci i quali già premono per proseguire nel 2011 il loro percorso professionale.

Non ultimo l’appuntamento con un produttore di assoluto rilevo che con i suoi vini ha bagnato la serata: l’azienda vinicola Salustri di Montecucco. Ma procediamo con ordine nel raccontarvi com’è andata.

Ore 20.00: Gli onori di casa competono ad Angelo Laino e Andrea Cappelli, Fiduciario e Tesoriere della delegazione di Pistoia. Tra gli ospiti di riguardo, Mario Del Debbio, Segretario Nazionale Fisar, e Marco Salustri con signora, produttore di vino in quel di Montecucco. Piccolo, piccolo, in un angolino, anche il sottoscritto (ndr: Daniele Bartolozzi, giornalista enogastronomo, curatore per la Guida Vini Buoni d’Italia e docente per i corsi Fisar di I°, II° e III° livello) chiamato a

far da spalla all’amico Marco Salustri. Ultimi (ma non ultimi!) i Sommelier della delegazione, pronti, bottiglie alla mano, per il servizio.

Ore 20.30: La cucina, affidata alle mani dorate di Laura ed al suo staff di “giovinotte” già programma l’uscita dei piatti. In sala Luciano, il “saggio patron”, e Daniele, esperto sommelier (leggete un po’ la sua enciclopedica carta dei vini…) completano i tavoli, colmi zeppi di bicchieri.

Ore 21.00: Calcio d’inizio, tutti a tavola, si parte! Potevamo seguire le regole? Manco se ne parla. Il debutto è affidato infatti alla degustazione di una anteprima assoluta, in esclusiva per i soci della Delegazione Fisar di Pistoia. Si tratta di un rosso del 2001

(nessun errore di stampa, avete letto bene, 2001), una “chicca” delle cantine Salustri messa in commercio solo oggi dopo ben dieci anni di affinamento. Buono? Molto buono, provare per credere… Ci rimettiamo in carreggiata con un aperitivo “vero”, l’Oltrepò Pavese DOC Oltrenero della Tenuta Il Bosco, bollicina fresca e fragrante come si conviene ad un inizio pasto.

Ore 21.30: Finalmente si mangia. Ai tavoli si susseguono antipasti e primi: squisite le pappardelle con il sugo d’anatra, non da meno i fusilli alla frantoiana, accompagnati dal Marleo Rosso IGT Toscana 2008

109Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 109

fin amiglia

prima e dal Montecucco Sangiovese DOC Santa Marta 2007 poi (un ex tre bicchieri del Gambero Rosso, tanto per gradire). Marco Salustri intramezza i piatti con la presentazione dell’azienda, condotta assieme al padre Leonardo in regime biologico, e della DOC Montecucco, stretta tra il Brunello di Montalcino ed il Morellino della bassa Maremma.

Ore 22.30: Le monumentali bistecche lardellate del Rafanelli, condite con olio caldo al rosmarino, fanno la loro comparsa in sala. È anche giunto il momento del Grotte Rosse 2007, Montecucco Sangiovese DOC, il cru aziendale dei Salustri prodotto da vigne di oltre 60 anni (pensa un po’ te..) piantate con un clone di sangiovese (selezionato dall’Università di Pisa e chiamato appunto clone Salustri) di particolare pregio. Un rosso di grande spessore che non

a caso ha conquistato quest’anno, in un sol colpo, i tre bicchieri del Gambero Roso, l’eccellenza sulla guida Espresso dei Vini e la corona in quella dei Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club Italiano.

Ore 23.00: Tempo di attestati. I neo sommelier: Bartolini Francesco, Bindi Elisabetta, Bovani Simone, Chiarello Michela, Ducci Elena, Francioso Luca, Gemignani Renzo, Gori Umberto, Lombardi Silvia, Magnolfi Marco, Martinelli Claudio, Mastropieri Irene, Moncini Gabriele, Mottola Elena e Paganelli Simone.Attestati di I° Livello: Aiazzi Enrica, Bardelli Daniele, Bartolini Massimiliano, Borri Francesco, Breschi Tea Esa, Caprio Luca, Cecchi Andrea, Ercolini Lina, Gaggioli Caterina, Ginanni Paolo, Giusti Veronica, Laino Sasha, Landroni Stefano, Laudadio Federica, Madonia Giusy, Meozzi Monica, Montini

Massimiliano, Nicolin Daniele, Nicolin Lisa, Paolini Damiano, Pieroni Riccardo, Porta Carlo, Remzi Ivan, Ronca Gabriele, Sakaoka Fusao, Sarteschi Alessandra, Tricarico Lucia, Tula Maria, Varelli Valter e Vespignani Jacopo.Ore 23.45: Siamo al termine delle nostre fatiche. Dulcis in fundo il Vinsanto di Montellori con i cantuccini (più classico di così!) accompagnati da una delicata crema chaantilly. Caffè, baci e abbracci; mentre Marco Salustri saluta e se ne va (due ore di strada lo attendono), gli altri ospiti si attardano innanzi all’ultimo bicchiere. Il freddo fuori incita alla corsa verso le macchine. Di ritorno a casa, stanco ma soddisfatto, pensi: che bravi i ragazzi Fisar di Pistoia.. proprio una splendida serata.Notizia inviata da Daniele Bartolozzi

Dopo la positiva esperienza degli scorsi anni, la Delegazione FISAR di Portogruaro Lison-Pramaggiore sarà ufficialmente presente anche alla prossima edizione della Mostra Nazionale Campionaria dei Vini di Pramaggiore (Venezia) che si terrà dal 16 aprile al 1° maggio, e al Concorso Enologico che si svolgerà dal 1 all’8 marzo.La Mostra Nazionale dei Vini di Pramaggiore è nata il 25 aprile 1946 e nel 1961 ha dato vita, prima in Italia, a un prestigioso Concorso Enologico, gestito inizialmente dall’ONAV. Nel corso degli anni ’70, come ci ricorda il Presidente della Mostra Luciano

Flavio Moretto, la gestione del Concorso Nazionale è stata affidata all’Associazione Enologi Enotecnici Italiani e ha visto, in quei primi anni,

la presenza del Direttore generale dell’Associazione dr Giuseppe Martelli, attuale presidente del comitato nazionale vini del ministero

La Fisar di Lison-Pramaggiore alla Mostra Nazionale dei Vini di Pramaggiore

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2110110

fin amiglia

A Venezia il Forum Spumanti 2010

delle politiche agricole. E proprio Martelli ha recentemente sottolineato “l’importante ruolo che il Concorso Enologico di Pramaggiore ha svolto nella seconda metà del secolo scorso e che continua a svolgere, al servizio del vino italiano che, grazie anche a strumenti come questo, ha conquistato un suo prestigioso primato nel mondo”.Quest’anno, la Mostra celebra i 65 anni di vita e, soprattutto la 50ª edizione del Concorso Nazionale, cui partecipano aziende produttrici di tutte le regioni italiane e il Presidente Moretto ha disposto un programma di grande interesse per far conoscere agli addetti ai lavori italiani e stranieri – in particolare austriaci, sloveni e

croati, ma anche tedeschi e dei Paesi nordici – e al pubblico degli esperti le tante novità dell’enologia italiana che, anche nell’area veneto-friulana, ha raggiunto ottimi vertici qualitativi.Le Commissioni giudicatrici dell’AEEI si riuniscono ogni anno la prima settimana di marzo, per cui i produttori premiati potranno esporre, come avvenuto negli anni scorsi, i premi conquistati a Pramaggiore anche al Vinitaly, dove è molto frequente che gli stessi vini si impongano anche nel Concorso Enologico Internazionale, dando quindi conferma della validità dei premi conquistati a Pramaggiore.La FISAR dunque sarà presente nei giorni del concorso nazionale con i suoi sommelier e darà la sua

fattiva e professionale collaborazione per la gestione dello stesso nelle Commissioni di Assaggio che si svolgeranno dall’1 all’8 Marzo.Sarà inoltre presente negli eventi programmati durante la Mostra Nazionale Campionaria dei Vini dal 16° Aprile al 1° Maggio, organizzando importanti degustazioni guidate e collaborando allo svolgimento delle varie Manifestazioni. Durante la Campionaria inoltre, allestirà uno stand informativo delle proprie attività di formazione sviluppate nel corso dell’anno nel Veneto Orientale.

Notizia inviata da Celio Sartori della delegazione di Lison-Pramaggiore

Forum Spumanti, sotto la direzione del Past President F.I.S.A.R Luca Giavi, quest’anno si è svolto, per la prima volta, a Venezia dal 15 al 17 ottobre. Di certo la scelta non è stata casuale, Venezia è una città che affascina il mondo, chi sa di vitivinicoltura potrebbe obbiettare che non è una città ‘vinicola’, si certo avrebbe ragione ma quegli stessi esperti non dovrebbero dimenticare che i mercanti veneziani, nell’epoca d’oro della Repubblica, hanno contribuito allo sviluppo enologico italiano portando dai possedimenti levantini vitigni che si sono poi diffusi con successo in tutta Italia. Per voler sottolineare l’importanza della manifestazione è stata scelta quale sede la splendida cornice del Piano Nobile di Ca’ Vedramin Calergi, noto ai più per essere la sede del Casinò Municipale, splendido

palazzo rinascimentale che si affaccia sul Canal Grande. Alla manifestazione hanno partecipato i migliori esponenti del mondo della spumantistica italiana che avevano a disposizione propri punti espositivi. Non potevano ovviamente mancare le degustazioni cui era stata riservata la Sala Caminetto allestita con ampi tavoli che davano modo di poter confrontare le proprie sensazioni e valutazioni con chi si sedeva vicino. Per la degustazione il vino si sceglieva compilando una ‘schedina’ che veniva consegnata ai colleghi di un’altra associazione che svolgevano il servizio. In particolare la giornata di sabato 16 ottobre si è chiusa con la Cena di Gala cui erano presenti produttori, giornalisti del settore e V.i.p. enogastronomici e non. Il servizio vini del Galà è stato svolto da otto sommelier F.I.S.A.R. delle Delegazioni di Venezia e di Treviso, nello specifico: Franco Jurassich, Lorenzo De Rossi, Giorgio Mantovan, Lucio Chiaranda, Roberto Donadini, Davide Piai, Ennio Camdosin, Elio D’Agostini. I vini proposti alla Cena erano quelli risultati vincitori al concorso tenutosi nell’ambito di Forum Spumanti stesso, l’organizzazione aveva scelto di servire in abbinamento alle varie portate più vini, di produttori diversi, in una specie di gioioso happening che ha un poco colto di sorpresa i commensali ma che ha fatto si che tutti i produttori potessero vedere serviti i loro prodotti.

Notizia inviata da Lucio Chiaranda Delegazione Venezia Città

111Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 111

fin amiglia

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2112112

fin amigliaFisar di Volterra: al via le “Cene Galeotte”

Dopo una pre-inaugurazione nell’Agosto 2010 con lo chef

Genuino Del Duca, dell’Omonima Enoteca-Ristorante Del

Duca di Volterra, cui ha partecipato quale ospite partico-

lare Don Ciotti, fondatore dell’associazione contro le mafie

“Libera” (vedi foto), venerdì 19 novembre 2010, si è tenuta

la prima cena di beneficenza per l’edizione 2010-2011

delle “Cene Galeotte” che si è svolta come di consueto

all’interno della Fortezza Medicea che ospita il carcere di

Volterra. La manifestazione è organizzata dall’Amministra-

zione Carceraria in collaborazione con la delegazione stori-

ca F.I.S.A.R. di Volterra, dall’Unicoop Firenze, Fondazione

e CR. Volterra S.p.a e Consorzio Turistico Volterra-Val di

Cecina. Il programma delle “Cene” prevede ben otto ap-

puntamenti, con cadenza mensile (si concluderanno il 24

giugno 2011) con cene realizzate dagli stessi detenuti sot-

to la direzione di grandi chef: Riccardo Monco dell’”Enote-

ca Pinchiorri” e Vito Mollica del “Four Season” di Firenze,

Cristiano Tomei dell’”Imbuto” di Viareggio, Luciano Zazzeri

della “Pineta” di Bibbona (LI), Giuseppe La Rosa della

Locanda “Don Serafino” di Ragusa, Laura Lorenzini del

“Mocajo” di Casino di Terra (PI), Stefano Frassinetti dei

“Toscani da sempre” di Pontassieve (FI) e Alessandro

Broccia del IPSSAR “Bernardo Buontalenti” di Firenze. Ai

detenuti spetterà anche il servizio dei vini ai tavoli accom-

pagnati dai sommelier della Fisar che hanno selezionato

e abbinato i vini scelti tra le seguenti aziende: Podere la

Regola (Riparbella costa toscana), Tenuta di Ghizzano e

S.Gervasio, di Pisa, Collemassari - Grattamacco di Bolgheri

(Li) - Grosseto, Terre del Sillabo di Lucca, Cosimo Maria

Masini di S. Miniato (PI) e Castello di Vicchiomaggio di Greve

in Chianti oltrechè al Birrificio “Pausa caffè” del Carcere di

Saluzzo (TO). La La prima serata ha visto ai fornelli il noto

chef, stella Michelen, Luciano Zazzeri, patron del ristorante

la pineta di Bibbona, con un menù rigorosamente di mare

con abbinati i vini dell’azienda vinicola Podere La Regola

di Riparbella (PI), i bianchi IGT “Steccaia” 2009 e “Lauro”

2008. A seguire il 17 dicembre lo chef Alessandro Broccia

con i vini dell’azienda biodinamica Cosimo Maria Masini,

il bianco IGT Anik 2009 ed il Rosso IGT Nicole 2008; il 21

gennaio 2011 lo chef Giuseppe La Rosa della Locanda

Don Serafino di Ragusa con l’azienda lucchese Terre del

Sillabo con i suoi bianchi IGT Gana 2009 e Chardonnay

2009, ed il 18 febbraio u.s con i piatti di terra dello chef

Laura Lorenzini del ristorante “Mocajo” sono stati serviti i

vini rossi della Tenuta di Ghizzano. L’attività della delega-

zione del nuovo anno è, inoltre, iniziata con il corso di terzo

livello che vedrà coinvolti nelle 12 lezioni ben 10 ristoranti

di Volterra, di cui alcuni nuovi soci, che si ringraziano per

la loro disponibilità ad ospitare i corsisti, quali: Il Caffè dei

Fornelli, il ristorante Don Beta, il ristorante La Grotta, il ri-

storante Osteria dei Poeti, il ristorante Da Beppino, il risto-

rane albergo Villa Nencini, il ristorante-albergo il Vecchio

Mulino; il ristorante Vecchia Lira, il ristorante Ombra della

Sera e il ristorante il Poggio. La partecipazione e collabo-

razione degli albergatori e ristoratori di Volterra al corso

è la dimostrazione che la Fisar, che qui ebbe i suoi natali

nel lontano 1972, e che il prossimo anno compirà 40 anni

dalla sua fondazione, continua a rappresentare, oggi come

allora un punto di riferimento per la divulgazione e valoriz-

zazione dell’eno-gastronomia locale e nazionale.

Notizia inviata da Flavio Nuti della Delegazione di Volterra

Da sinistra i sommelier Bartolini, Nuti e Deltesta

Il 16 gennaio scorso in una fredda ma soleggiata giornata in-

vernale e nella magnifica cornice del Locale Storico d’ Italia Le

Calandrine di Cimadolmo, la F.I.S.A.R. Treviso ha consegnato

gli Attestati di Qualifica ed il meritato Tastevin a ben 53 Neo

Sommelier.

Il pranzo di gala è scivolato via, piacevolmente intervallato dai

sagaci ed autorevolmente ironici commenti del Prof. Vanino

Negro, sempre gradito ospite, sugli abbinamenti proposti nel

menù, ben valorizzando le scelte di vini internazionali quali

Chablis 1er cru Les Fourneaux Gautheron e Toro 2007 Almi-

rez, abbinati ai piatti del territorio e della ns tradizione insieme

agli italianissimi Manzoni Bianco 6.0.13 2008 di Cescon Italo,

il Weissburgunder Alto Adige doc 2009 di Wingut Niklas e

l’Anghelu Ruju di Sella & Mosca.

Lo svolgimento della giornata, sapientemente gestito dal ce-

rimoniere Giorgio Sbardellati, ha visto la premiazione dei Neo

Sommelier con la consegna dei diplomi da parte degli ospiti

intervenuti: Graziella Cescon Consigliere Nazionale F.I.S.A.R.,

Antonio De Vitiis Coordinatore Delegazioni Nord Est, l'As-

sessore all’Agricoltura della Provincia di Treviso Marco Pro-

sdocimo e la Sommelier dell’ Anno 2010 Karen Casagrande

insieme alla squadra vincitrice del Trofeo Divinando 2010 Il

delegato Flavio Casagrande, rientrato dopo un’assenza di

qualche mese x motivi familiari, ha ringraziato sia i partecipanti

al pranzo di Gala, che i colleghi del Consiglio grazie ai quali le

attività della Delegazione sono potute andare avanti arrivando

ai risultati odierni, non mancando di elogiare per lo splendido

lavoro i Responsabili Servizi Davide Piai e Roberto Donadini

che con oculata attenzione anche per questa giornata hanno

scelto i Sommelier ( Matteo Brugnera Capo Servizio insieme

a Cinzia Sandre e Walter Marchetti in sala e Armando Dorigo

“cantiniere”) che con consueta professionalità ed esperienza

hanno perfettamente effettuato il servizio per le oltre 130 per-

sone presenti.

La giornata si è conclusa con la premiazione tra i Neo Som-

melier di coloro che hanno raggiunto il miglior punteggio nei

test di fine corso: Andrea Dal Canton e Silvia Parcianello.

Il premio è stato offerto dalla Carpenè Malvolti storica partner

della F.I.S.A.R. e della Delegazione di Treviso

Ringraziamo tutti i ns soci, colleghi ed amici che con la loro

presenza fanno dei ns eventi dei successi.

Notizia inviata da Michela Taffarel della Delegazione di Treviso

113113

La F.I.S.A.R Treviso diploma 53 nuovi Sommelierfin amiglia

Convocazione AssembleaF.I.S.A.R.

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

ALBERGATORI RISTORATORI

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2114114

inamiglia

Fisar Valdichiana contribuisce allo sviluppo della Doc Orcia

La Famiglia Fisar Valdichiana, delegazione storica senese, apre l’anno con il Consorzio del vino Doc Orcia, a cui è legata per vari motivi. Tale denominazione, insiste infatti anche su territori di competenza della delegazione, vedi i comuni di Trequanda, Torri-ta di Siena, San Giovanni d’Asso, e la Val d’Orcia e sempre par-tecipiamo all’evento istituzionale Divin Orcia. Questa volta, grazie anche al lavoro dei nostri sommelier quali Emma Lami, Nicola Masiello, Amedeo Esposito, Cristian Brasini, abbiamo dedicato un’intera giornata alle degustazioni Orcia Doc. Grande successo della serata Fisar Valdichiana dedicata ai vini Doc Orcia, condotta dall’enologo Amedeo esposito, la sera dell’11 febbraio a Sinalunga “Pur in una situazione disomoge-nea, dovuta al disciplinare e alla variabilità territoriale, è emersa l’elevata qualità dei vini ognuno dei quali spicca per determinate caratteristiche che lo rendono unico e riconoscibile. Ho apprez-zato l’intensità e complessità dei profumi, la struttura, l’ armonia e potenzialità di invecchiamento: tali vini nulla hanno da invidiare alle docg più blasonate della toscana.

Il sommelier Cristian Brasini ha invece rappresentato la Fisar Valdichiana nell’importante degustazione alla cieca in cui sono stati analizzati i vini dei produttori, come ormai volontà del consi-glio Orcia e del Presidente Donella Vannetti.

Piacevole stupore, dichiara Brasini, nel trovarmi ad assaggiare ed esaminare vini di una doc, quella della Orcia, che dalla sua nascita, 10 anni, fa ha fatto passi da gigante verso la qualità e l’eccellenza. Vigneti collocati in quel territorio che è la Val D’Orcia che hanno saputo negli anni regalarci vini di grande complessità e finezza con un occhio di riguardo anche al consumatore in virtù del rapporto qualità prezzo eccezionale e che possono iniziare ad infastidire a pieno diritto i “cugini” di Montalcino e Montepulciano.Di seguito alcuni appunti sui quei vini piacevolmente degustati in quella giornata

sesterzo 2007 – Az .Poggio Grande: punti 94Colore rosso tenue, cristallino e correttamente luminoso. Al naso intenso e fine, schietto e di grande eleganza con spiccati sentori di frutti di bosco e violetta e la vaniglia del legno perfettamente in-tegrata nel ventaglio aromatico.Etereo e fragrante. In bocca pieno con una bella acidità presente e con ottima struttura ed equilibrio.Ottimo la stato evolutivo. La beva è piacevole e scorrevole senza eccessi nell’alcool. Un vino da 100% sangiovese dove le carat-teristiche del vitigno si ritrovo appieno. Tannini giovani ma già di grande piacevolezza. Un vino da riprovare tra qualche anno

Tre Calici 2008 - Azienda Trequanda: punti 93Colore rosso rubino intenso e di grande brillantezza nel bicchiere. Unghia tendente al violaceo. Al naso molto intenso con un venta-glio aromatico dalle note floreali quali rosa e violetta a quelle spe-ziate con pepe, cannella e vaniglia fino ai sentori di terra bagnata. In bocca fresco con spiccata acidità e sapidità. La beva non è impegnativa e non stanca ma è per palati allenati. Leggermente disequilibrato per tannino ancora un po’ verde dovuto alla gio-

ventù ma si ammorbidirà nel tempo. Un giovane rampante e ne risentiremo parlare

Martin del nero 2008 – Fattoria Resta: punti 89Colore rosso porpora con riflessi violacei e di media presenza polifenolica. Ricco il naso con richiami di spezie quali pepe nero e noce moscata, frutti rossi quali mora e lampone. In bocca fine ed elegante mediamente persistente privo di sbavature. Nel com-plesso armonico ed equilibrato con un fin di bocca maggiormen-te persistente che in fase degustativa.Il tannino, in questa prima fase evolutiva, è ancora molto presente ma si ammorbidirà. San-giovese 100% affinato per 14 mesi in botte di rovere di Allier. Un vino il cui naso ti conquista

Grancia 2008 - Azienda Agricola sampieri Del Fa’ Brogi: punti 88Colore rosso rubino carico con media trasparenza. Il naso di buo-na intensità ma complesso con note di vaniglia e leggera liquirizia sul finale. Piacevoli i sentori di frutti rossi quale ciliegia, fragola e ribes. Fine , schietto e di media fragranza. In bocca è supportato dall’alcool che lo rende caldo ma a discapito del frutto avvertito al naso che passa leggermente in secondo piano, ma è anche fresco vivo e di corpo e nonostante la giovinezza mediamente equilibrato. A risentirsi

Banditone 2008 – Az. Campotondo: punti 87Colore rosso rubino chiaro con ottima trasparenza e cristallino nel bicchiere. Naso fine e soave con sentori erbacei e di boisè. Fra-grante, etereo e minerale con sentori che rimandano alla grafite e pietra focaia. Leggera la persistenza al naso ma bella struttura tannica in bocca con un discreto attacco con tannini un po’ verdi ma piacevoli. Caldo e di corpo con un’ acidità leggermente in eccesso. Un vino che si distingue per profumi diversi dagli al-tri campioni sentiti ma molto interessante, mi riservo di risentirlo quando il tempo avrà fatto il suo corso.

Don Giovanni 2007 – La Canonica: punti 87Colore rosso rubino tendente al granato limpido e netto. Al naso pulito senza grosse sbavature e profumi terziari a testimoniare un vino in una perfetta fase evolutiva. Odori di terra, sottobosco e vaniglia a creare assieme a frutti secchi un bel naso intrigante e avvolgente. In bocca pieno e di bella trama tannica leggermen-te in difetto a coprire i sentori del naso, l’alcool è ben presente dando struttura e corpo ma un po’ eccessivo. Sufficientemente armonico e molto buona la persistenza a fin di bocca. Vino pron-to per piatti della tradizione dove i tannini ben presenti possono svolgere a pieno il proprio lavoro

Petrucci 2007 - Podere Forte: punti 87Colore rosso rubino intenso quasi impenetrabile, carico e con riflessi violacei. Diretto al naso con una vasta gamma di profu-mi dalla ciliegia, lampone alla menta, erba, tabacco e pepe nero con leggero alcool in eccesso che rende il finale meno piacevole dell’attacco. Fine, complesso e di buona persistenza. In bocca i sentori passano al cuoio e al cacao con richiami minerali e di

f

caffè. L’alcool ritorna ma in modo meno evidente che al naso dando struttura e il tannino è ben presente come l’acidità. Secco e asciutto con finale leggermente corto. Vino pieno e quasi da mangiare, riempie il bicchiere con il colore e la bocca con il calore. Pronto da bere per la potenza ma longevo. Migliorerà

Frasi 2007 – Capitoni Marco: 87Colore rosso rubino intenso e cristallino con bella vivacità nel bic-chiere. Al naso si presenta intenso ed evoluto con profumi terziari ben evidenti quali il caffè,la liquirizia,i chiodi di garofano e il cacao amaro. Complesso ma poco armonico e di media persistenza. La bocca è grassa e piena con un tannino morbido ma con astrin-genza in difetto. Il frutto non scompare così come i sentori del naso si ripresentano più demarcati e persistenti. Fine ed strut-turato con bella spalla acida. Amaro sul finale ma non in modo sgradevole e di bella lunghezza oltre i 10 secondi. Giustamente equilibrato nelle sue parti ma un 2007 che deve ancora dirci qual-cosa. Aspettiamo

Arco 2008 – Poggio al Vento: punti 85Colore rosso rubino intenso con leggeri riflessi violacei. Vivace e limpido nel bicchiere con buona fluidità. Netto e sufficientemente schietto con profumi di viola, mammola, more di rovo e ribes. Piacevole il naso con una media complessità ma lineare con bel-la eleganza e finezza senza difetti e sbavature. In bocca entra pieno supportato dalla interessante trama tannica e dalla alcoli-cità. Freschezza e sapidità non in difetto. Pieno e di corpo.Medio equilibrio con un gusto minerale ed etereo. Giovane e rampante il tannino che và ad incidere sull’armonia globale che sarà migliore

tra qualche anno. Interessante Cenerentola 2007 – Fattoria del Colle Donatella Cinelli Colombini: punti 85Rosso rubino carico con evidente carica polifenolica. Netto e bril-lante. Fine e schietto al naso ma di media complessità con note di piccoli frutti rossi maturi come mirtillo, mora e ciliegia e fiori come rosa e violetta. Mediamente persistente ma piacevole. In bocca l’attacco e pulito e scorrevole.Buona sapidità e freschezza presente così come il tannino dolce e maturo. Morbido e di buona avvolgenza. Il corpo è discreto e la beva è facile e non impegna-tiva. Piacevole i sentori di legno e di vaniglia così come quelli di cioccolata e tabacco. Equilibrato con P.A.I. sugli 8 secondi. Stato evolutivo: pronto

Belsedere 2007 – Azienda Belsedere: Punti 82Rosso rubino carico, quasi cupo e impenetrabile ma di bella luce nel bicchiere.Poca l’intensità al naso ma di buona complessità dovuta al sangiovese supportato dal merlot e il cabernet sau-vignon. Frutti rossi maturi e odori erbacei che ricordano l’erba appena tagliata.Catrame e cuoio in un naso sufficientemente pulito e lineare. In bocca il tannino è ben presente con una spic-cata astringenza e l’acidità e buona. Sapido e asciutto nel finale e buona la persistenza a fine bocca. Nel complesso piacevole il naso e la bocca di sufficiente armonia. Ottimo con insaccati della tradizione toscana.

Notizia inviata da Valentina Niccolaidella Delegazione Fisar Valdichiana

prezzi validi fino al 30 Settembre 2011

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Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2116116

fin amiglia

Al via la Delegazione di VicenzaIl 24 novembre 2010, si è svolta l’inaugurazione della nuova Delegazione di Vicenza, nella prestigiosa cornice del Palazzo Brusarosco Zaccaria, situato nel centro storico della città veneta, sede del Centro di Cultura e Civiltà Contadina-Biblioteca Internazionale “La Vigna”, in cui sono custoditi oltre 50.000 preziosi volumi sull’agricoltura e sulla cultura e civiltà del mondo contadino, fra i quali, per il particolare pregio, spicca la ricca collezione di testi riguardanti l’enologia dal XV al XVII sec. Un folto pubblico ha assistito attento ed interessato all’evento: “Brindisi al battesimo enologico”, intitolato così proprio per enfatizzare la particolare e significativa occasione. Sono intervenuti, in una piacevole tavola rotonda, per trattare argomenti legati al mondo vitivinicolo e alla tipicità dei prodotti locali e nazionali, il Prof. Mario Bagnara Presidente della Biblioteca Internazionale “La Vigna”, Luisella Rubin Consigliere Nazionale FISAR, Luca Giavi Direttore “Forum Spumanti d’Italia”, Pierluigi Rossato Delegato FISAR di Vicenza, Ugo Biasin Sommelier FISAR e Produttore della Cantina Ca’ Rovere di Alonte (Vi), Marica Rossi Presidente dell’Accademia Internazionale “La Donna e il Vino”, che, in veste di moderatore, ha guidato i vari interventi nel corso della serata. Presenti inoltre autorità locali che hanno sostenuto ed apprezzato la manifestazione. In un atmosfera di entusiasmo e di fermento positivo, il neo Delegato Pierluigi Rossato ha raccontato l’niziativa vicentina, nata da un gruppo di amici che, dopo aver frequentato e conseguito a pieni voti la qualifica di sommelier, grazie alla collaborazione del Delegato di Verona Ugo Bonalberti e del Delegato di San Donà di Piave Giannantonio Puppin, ha deciso di

condividere con altri enoappassionati l’amore per il meraviglioso mondo del vino. È così che si è costituita la FISAR di Vicenza, con lo scopo di contribuire in modo fattivo alla diffusione della cultura del vino, della buona tavola e della valorizzazione dei prodotti tipici del territorio, attraverso l’organizzazione di incontri enogastronomici e corsi di formazione di sommelier, secondo un’educazione del bere responsabile.Pierluigi Rossato, inoltre, ha ricordato ai presenti che nel suo compito di Delegato, sarà supportato per un anno dal Coordinatore delle Delegazioni del Nord-Est Antonio De Vitiis, che svolgerà la funzione di tutor. Infine ha illustrato un nutrito programma di eventi che intende realizzare per il 2011. Un grande brindisi di rito ha felicemente concluso i festeggiamenti per il “battesimo” della neo-nata Delegazione di Vicenza, il cui protagonista è stato un eccezionale spumante metodo classico “Blanc de Blanc”, chardonnay100%, il primo in assoluto prodotto nell’area dei Colli Berici, presentato in anteprima da Ugo Biasin, contitolare della Cantina Ca’ Rovere di Alonte (Vi). Le particolari caratteristiche del terreno sassoso e calcareo e il singolare microclima

della parte più meridionale dei Colli Berici, rappresentano la condizione ideale per una produzione di uve di qualità, adatte alla spumantizzazione, che hanno consentito la creazione dell’eccellente Ca’ Rovere Brut Blanc de Blanc metodo classico, annata 2006, offerto in degustazione. Frutto di un sapiente assemblaggio di vini, ottenuto con la rifermentazione in bottiglia, dopo una lunga maturazione sui lieviti di 36 mesi, esprime dal punto di vista visivo, olfattivo e gustativo le migliori qualità organolettiche proprie di un vino nobile e prestigioso. Con le sue magiche bollicine ha accompagnato ottimamente un ricco buffet, preparato con una vasta gamma di salumi e formaggi tipici della zona. Il servizio dei vini è stato effettuato con professionalità ed eleganza da Mantello Antonio e Tosi Silvano, sommelier della Delegazione di Verona, accompagnati dal loro Delegato Ugo Bonalberti e dal consigliere Zuccher Aldo.Un augurio sincero per una felice continuazione e per un lavoro costruttivo e proficuo va alla nuova Delegazione di Vicenza!

Notizia inviata da Luisella RubinConsigliere Nazionale FISAR

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2 117

L’impegno che ci eravamo presi all’ultimo con-gresso di Castelbrando era quello di lavorare sempre più con maggiore attenzione sulla nostra

visibilità. A partire dallo scorso autunno lo sforzo fatto da FISAR in questa direzione è stato enorme. I nostri somme-lier sono stati protagonisti di grandi eventi quali “il Salone del Gusto” di Torino e la presentazione della guida Vini d’Italia de l’Espresso a Firenze. L’inizio dell’anno non è stato da meno con il grande appuntamento capitolino di Roma Vino Excellence–Merano Wine Festival con convegni e degu-stazioni di altissima professionalità. Ma è con l’inizio della primavera che la stagione enologica entra nel vino con la regina di tutte le manifestazioni, per numero di presen-ze in operatori, aziende e pubblico: il Vinitaly. Quest’anno la FISAR ha deciso di aumentare i propri sforzi facendo-si letteralmente in quattro. Tanti sono infatti i fronti che ci vedranno impegnati. Oltre ai consueti spazi espositivi con lo stand istituzionale e quello nel settore stampa dedicato alla rivista “il Sommelier”, avremo quest’anno due appun-tamenti di grande prestigio nella sala degustazioni dell’Ente Fiera: Sabato ore 15:00 il convegno “FISAR IN ROSA – Le Donne e il Vino, una degustazione al femminile” e domenica ore 11:00 convegno degustazione sul tema: “AMARONE – TRADIZIONE, ATTUALITA’, FUTURO”. Ma la vera novità è rappresentata dalla rassegna “il Salotto del Vino”. Ogni gior-no casa FISAR aprirà le porte del suo Salotto per ospitare i grandi personaggi del vino italiano. Da Oscar Farinetti ad Etile Carpenè, da Chiara Soldati a Giovanni Folonari tanto per citarne alcuni. Con ognuno di loro ci intratterremo ami-chevolmente cercando, magari, di strappargli qualche pic-colo segreto. Dieci interessantissimi incontri guidati, e non poteva essere diversamente, dal nostro Direttore Roberto Rabachino. Accanto a tutto questo poi, avremo la dome-nica il consueto appuntamento presso lo stand di Carpenè Malvolti che si ripete ormai da 4 anni. Assieme alla squadra della Delegazione di Treviso, vincitrice di due edizioni su tre del Torneo Divinando, presenteremo la prossima edizione brindando con l’ultima bollicina creata da Carpenè.

VINITALY 2011:La Fisar si fa in quattro

Stand, Rivista, Degustazioni eduna novità assoluta: “il Salotto del Vino” ogni giorno casa FISAR ospiterà i grandi personaggi del vino

“”

acuradimarioDelDebbioper comunicare con il Segretario Nazionale:

[email protected]

Stand FISAR Centro Servizi Arena galleria 6/7Il vino secondo i protagonistiintervistati da Roberto Rabachino Direttore rivista "Il Sommelier"

10 appuntamenti da non perdere Giovedì 7 Aprile - ore 13,00 FILIPPO CESARINI SFORZA DUCA DI SALAPARUTANobili vigneti SicilianiGiovedì 7 Aprile - ore 15,00ARTURO ZILIANIBERLUCCHI 50 anni di Franciacorta

Giovedì 7 Aprile - ore 17,00EMILIO RIDOLFI CANTINE PELLEGRINO 1880130 anni fa… il MarsalaVenerdì 8 Aprile - ore 11,00 OSCAR FARINETTI Dalle Langhe alla Fifth Avenue Venerdì 8 Aprile - ore 12,30GIORGIO E CHIARA SOLDATILA SCOLCAProtagonisti di un territorio: il GaviVenerdì 8 Aprile - ore 15,00GIOVANNI FOLONARI La Toscana a Denominazione GarantitaVenerdì 8 Aprile - ore 17,00ETILE CARPENE’ CARPENE’ MALVOLTIIl Prosecco Ieri, Oggi, Domanisabato 9 Aprile - ore 11,00GIANNI ZONIN Vigneti d’Italiasabato 9 Aprile - ore 12,30LORENZO BISCONTIN SANTA MARGHERITALa leggenda del Pinot GrigioDomenica 10 Aprile - ore 17,00 LUCA GIAVIVoglia di Bollicine Italiane

il Salotto del VinoVinitaly 2011

Gli orari potrebbero subire variazioni

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F.I.s.A.R. In ROsA - VInITALy 2011sABATO 9 APRILe - ORe 15.00 Primopianopad.8/9salaC

TAVOLA ROTOnDA

LE DONNE E IL VINO:UNA DEGUSTAZIONE AL FEMMINILE.La specificità del contributo delle donne al mondo del vinointerverranno:PATRIZIA FELLUGA PRESIDENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA VINI COLLIO E CARSO PRODUTTRICE - AZIENDA”ZUANI”San Floriano del Collio (GO) – FRIULI V. G.Collio Bianco DOC 2010 “Zuani Vigne”

ELENA MARTUSCIELLO PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DELLE DONNE DEL VINO PRODUTTRICE - AZIENDA VINICOLA “GROTTA DEL SOLE”- Quarto (NA) - CAMPANIAFalanghina Campi Flegrei DOC 2009 “Coste di Cuma”

CHIARA SOLDATI PRESIDENTE DEL MOVIMENTO DEL TURISMO DEL VINO – PIEMONTE PRODUTTRICE - AZIENDA VITIVINICOLA“LA SCOLCA” – Gavi (AL) – PIEMONTEGavi DOCG 2007 “Gavi dei Gavi

SUSANNA BIANCO PRODUTTRICE AZIENDA AGRICOLA ”GIGI BIANCO” Barbaresco (CN) – PIEMONTEBarbaresco DOCG 2007 “Cru Ovello”

DONATELLA CINELLI COLOMBINI PRODUTTRICE “FATTORIA DEL COLLE DI TREQUANDA” AZIENDA ”CASATO PRIME DONNE” Montalcino (SI) – TOSCANABrunello di Montalcino DOCG 2006 “Prime Donne”GLADYS TORRESGIORNALISTA E SOMMELIER FISAR MODERATRICE DELL’INCONTRO

LUISELLA RUBIN CONSIGLIERE NAZIONALE FISAR - REFERENTE DELL’EVENTO

KAREN CASAGRANDE SOMMELIER DELL’ANNO FISAR 2010

F.I.s.A.R. WIne TAsTInG - VInITALy 2011DOMenICA 10 APRILe - ORe 11.00 Primopianopad.8/9salaC

TAVOLA ROTOnDA

AMARONE: TRADIZIONE - ATTUALITà - FUTUROLe diverse interpretazioni di un grande vinointerverranno:OLGA BUSSINELLO DIRETTRICECONSORZIO TUTELA VINI VALPOLICELLAGIANCARLO TOMMASI ENOLOGOTOMMASI VITICOLTORI – Pedemonte di Valpolicella (VR)Amarone della Valpolicella Classico DOC 2007

ANDREA SARTORI PRESIDENTECasa Vinicola SARTORI SpANegrar in Valpolicella (VR)Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006 “CORTE BRA’”

GIANCARLO BEGNONI ENOLOGO - TITOLARE SANTA SOFIA - Pedemonte di Valpolicella (VR)Amarone della Valpolicella Classico DOC 2006

ARMANDO CASTAGNEDI TITOLARETENUTA SANT’ANTONIO – Mezzane di Sotto (VR)Amarone della Valpolicella DOC 2006“CAMPO DEI GIGLI”

FRANCO CESARI PRESIDENTE - ENOLOGO GERARDO CESARI SpA – Cavaion Veronese (VR)Amarone della Valpolicella DOC 2003 “BOSAN”

CRISTIAN RIDOLFI ENOLOGOCav. G.B. BERTANI – Grezzana Amarone della Valpolicella Classico DOC 2003

PAOLO GRIGOLLI ENOLOGO - MODERATORE DELL’INCONTRO

ANTONIO DE VITIIS COORDINATORE F.I.S.A.R. NORDEST REFERENTE DELL’EVENTO

®

Invito in Carpenèmalvoltiattendealpropriostand(Pad5B5)tutti isociegliamicidellaFisaRDomenicaore14:30perilconsuetobrindisiconicampionidiDivinando.

tiaspettiamoalVinitaly7-11 aprile 2011–Centro servizi Arena galleria 6/7daGiovedì 7 a Domenica 10 “Il Salotto del Vino” – Il vino secondo i protagonisti

119

Un ottimo risultato di presenze ottenu-

to dal Roma VinoExcellence & Merano

WineFestival, l’evento ideato da Ian

D’Agata ed Helmuth Köcher come ideale prolun-

gamento capitolino del noto festival che si tiene

in novembre a Merano

(BZ).

Apertasi sabato 5 feb-

braio scorso, la mani-

festazione ha attirato

ben 3.500 visitatori, in

un weekend assai af-

follato di eventi enolo-

gici nella capitale.

La monumentale

struttura del Salone

delle Fontane all’EUR

ha accolto degna-

mente sia i convegni

che le degustazioni e

le verticali di straordi-

nari vini giunti da tutto

il mondo e raccontati

dai loro produttori.

Particolarmente apprezzate dal pubblico e dalla

stampa sono state le verticali di champagne e di

grandi rossi toscani, nonché i seminari dedicati

alle bollicine e al Riesling.

I banchi d’assag-

gio dei 100 pro-

duttori italiani, se-

lezionati dai due

supe r -espe r t i ,

sono stati ospitati

nel salone princi-

pale dell’edificio,

dove l’ampiez-

za degli spazi a

disposizione ha

permesso al pub-

blico di degustare

con tranquillità e

senza affollamen-

to i migliori pro-

dotti dell’enologia

italiana.

Consensi e numeri positivi per il Roma VinoExcellence

La seconda edizione del Roma VinoExcellence & Merano WineFestival, svoltasi dal 5 al 7

febbraio scorsi, ha visto ben 3.500 visitatori affollare il Salone delle Fontane all’EUR.

“”

119Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2

acuradimarioDelDebbio

A conclusione di questa seconda edizione i due

organizzatori Ian D’Agata ed Helmuth Köcher si

dichiarano soddisfatti di essere riusciti nell’in-

tento di offrire all’attento pubblico di appassio-

nati romani non solo dei grandi vini a portata

di palato, ma anche gli strumenti ideali per ap-

profondire la conoscenza di vitigni e tecniche di

vinificazione, grazie ai convegni e focus animati

dai più noti enologi e wine-writer italiani e stra-

nieri.

Durante i tre giorni si sono susseguiti a ritmo ser-

rato convegni di approfondimento scientifico (su

Metodo Classico, Riesling, Cabernet Sauvignon

e Merlot) e degustazioni di grandissimo spesso-

re, come le verticali degli Champagne Billecart

Salmon e Veuve Cliquot, o le icone enologiche

della Napa Valley californiana di Viader e Araujo.

Interessanti ed uniche degustazioni dove i par-

tecipanti hanno potuto degustare anche delle

assolute esclusive. Come quando assieme a

Kees Van Leeuwen, professore di Viticoltura

all’ E.N.I.T.A. di Bordeaux, consulente dello

Chateau Cheval Blanc abbiamo degustato pro-

ve di vinificazione su Merlot e Cabernet Franc

in purezza selezionati dai vigneti dell’Azienda, o

come in occasione della verticale dei vini porto-

ghesi di Madeira quando il l produttore Ricardo

Freitas ha presentato, direttamente dalla colle-

zione di famiglia, una Malvasia del 1875)

Grazie alla collaborazione con l’Ersa Friuli

Venezia Giulia, partner istituzionale, sono sta-

ti presentati i vini di questo importante territo-

rio abbinati ai prodotti tipici della gastronomia

Friulana.

Tra i partner istituzionali anche la F.I.S.A.R., che

ha riscosso grande successo, per l’inappunta-

bile servizio offerto dai sommelier dell’associa-

zione.

Il Sommelier Marzo-Aprile 2011 • n. 2120

Ian D'Agata e Helmuth Kocher

Ian D'Agata e Kess Van Leeuwen

Ultime indicazioni ai sommelier da parte dello Chef De Cave di Billecart Salmon

11-01-0033 VINITALY FISAR.indd 1 20/01/11 09:50

F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER

ALBERGATORI RISTORATORI

VINITALY 2011 siamo presential Padiglione F di ENOLITECH.