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COPERTINA:

Giorgio Vasari, Federico Zuccari,

Giudizio Universale (part. Ecce Homo),

affresco dell’intradosso della Cupola di Santa Maria del Fiore,

Firenze

Foto di S. Barbolini

Per gentile concessione dell’Opera di Santa Maria del Fiore

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Dio di MisericordiaPer un cammino comune

nell’Anno Giubilare

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Carissimi,

l’Anno Pastorale è già iniziato con i molteplici impegni

della vita diocesana e parrocchiale. Si respira un clima di

grande speranza per gli eventi ecclesiali e sociali cele‐

brati nei mesi appena trascorsi: la XIV Assemblea Gene‐

rale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sulla delicata ed

attualissima problematica della famiglia, e il V Convegno

Ecclesiale della Chiesa italiana.

Due eventi che ci introducono, con consapevole impe‐

gno, nel provvidenziale tempo di grazia e di conversione,

annunciato e fortemente desiderato da Papa Francesco:

il Giubileo straordinario della Misericordia.

Nel condividere riflessioni e proposte sulla Misericor-dia divina, verità fondamentale della fede, desidero ri‐

chiamare l’attenzione di tutti, laici e presbiteri, affinché

l’attività pastorale ordinaria (catechesi ‐ liturgia ‐ carità)

non metta da parte il cammino avviato negli anni passati.

E questo per sostenere la speranza, senza cedere alla sfi‐

ducia e alla paura davanti al male che sembra avanzare,

ma piuttosto ritrovando motivazioni serie di impegno

per cogliere nuovi frutti nel tempo di grazia dell’evento

giubilare. Sul percorso di quanto abbiamo già condiviso

in Diocesi, sia nei momenti assembleari, sia attraverso

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gli impegni assunti con la Lettera pastorale Collaboratoridella gioia del Vangelo, è diffuso il desiderio di un auten‐

tico e radicale rinnovamento per la nostra Chiesa parti‐

colare, ma il desiderio non basta. Alla preghiera,

indispensabile fondamento di ogni conversione, deve

corrispondere l’esercizio della corresponsabilità che

veda ognuno farsi carico della propria santificazione e

impegnato per il bene comune.

Non interromperemo la quotidiana preghiera per la

famiglia proposta da Papa Francesco in occasione del Si‐

nodo. Una preghiera unanime, per accompagnare e so‐

stenere la pastorale della famiglia: dal discernimento

della vocazione al matrimonio, come sua sorgente e svi‐

luppo, alla piena realizzazione della sua missione nella

complessità delle situazioni personali, ecclesiali, sociali

e culturali; dall’attenzione alle famiglie in difficoltà che

meritano migliore accoglienza da parte nostra, alla for‐

mazione specifica di esperti operatori per non lasciarsi

confondere da rivendicazioni di soli diritti che sembrano

minare il fondamento stesso della famiglia.

Mi auguro che voi tutti abbiate seguito i lavori sino‐

dali, non solo attraverso le notizie pubblicizzate dai massmedia, ma anche e soprattutto dai comunicati puntuali

della Sala Stampa della Santa Sede, da quelli del nostro

settimanale diocesano, L’Araldo Abruzzese e dal quoti‐

diano Avvenire. In questo ambito particolare l’informa‐

zione svolge un ruolo determinante per la formazione.

In occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale di

Firenze (9‐13 novembre), la nostra Diocesi ha contri‐

buito alla riflessione e alla testimonianza concreta e ope‐

rosa sul tema “In Cristo il nuovo umanesimo”, facendo

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conoscere il lavoro portato avanti con impegno dalla no‐

stra Diocesi sia come contributo di riflessione, sia con ini‐

ziative concrete1. I delegati delle diocesi italiane hanno

approfondito, alla luce del Vangelo, le problematiche ine‐

renti l’attuale crisi educativa, avvertendo l’urgenza di un

nuovo umanesimo che motivi e dia forza all’impegno di

credenti e non credenti per ravvivare la speranza affida‐

bile nelle giovani generazioni e per costruire una società

più solidale. L’obiettivo sia quello di aprirsi ai poveri e

agli ultimi, prima ancora di salvaguardare i privilegi di

alcuni, orientandosi piuttosto verso il bene comune. Con

la semplicità e la chiarezza che caratterizzano il suo ma‐

gistero, Papa Francesco, intervenendo alla seconda gior‐

nata del Convegno Ecclesiale ha sapientemente

sintetizzato alcuni tratti dell’umanesimo cristiano che

vive dei «sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5). Queste le Sue

incisive parole: l’umiltà quale strada per perseguire solo

la gloria di Dio che sfolgora nell’umiltà della grotta di Be-tlemme o nel disonore della croce di Cristo. Una strada gui‐

data dal disinteresse per essere sempre protesi a cercarela felicità dell’altro nella beatitudine che è una scommessalaboriosa, fatta di rinunce, ascolto e apprendimento, i cuifrutti si raccolgono nel tempo, regalandoci una pace in-comparabile2.

Nell’attuale scenario ecclesiale e socio‐politico, si in‐

serisce la responsabilità pastorale di quanti sono con‐

vinti che la fede ed i valori radicati nella Parola di Dio e

nella autentica tradizione culturale del nostro popolo,

1 Richiamo alla memoria gli incontri culturali sul personalismo (Ricoeur, Mounier,Péguy) ed i contributi offerti dalla Caritas diocesana (Un’ora per te; Gli uomini sisalvano insieme).

2 PAPA FRANCESCO, Discorso ai Delegati del V Convegno della Chiesa Italiana, Fi‐renze, 10 novembre 2015.

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possano offrire un contributo decisivo al risveglio delle

energie personali spese talvolta, purtroppo, in una forma

di impegno passivo e rassegnato.

E veniamo all’Anno della Misericordia. Con la Bolla di in‐

dizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, il Papa

non ci ha messo davanti un nuovo progetto di catechesi, né

una pia esortazione per un impegno di vita cristiana. Piut‐

tosto ha ricordato a ciascuno e all’umanità intera l’impor‐

tanza del legame inscindibile tra il credere e l’agire.

La Misericordiae Vultus ci consegna una solenne verità

di fede: Dio è il Misericordioso, Gesù Cristo è il Volto dellaMisericordia; credere significa diventare misericordiosicome il Padre!

“Guardando il suo volto che cosa vediamo? Innan-zitutto il volto di un Dio «svuotato», di un Dio cheha assunto la condizione di servo, umiliato e obbe-diente fino alla morte (cfr Fil 2,7). Il volto di Gesùè simile a quello di tanti nostri fratelli umiliati, resischiavi, svuotati. Dio ha assunto il loro volto. E quelvolto ci guarda. Dio – che è «l’essere di cui non sipuò pensare il maggiore», come diceva sant’An-selmo, il Deus semper maior di sant’Ignazio di Lo-yola – diventa sempre più grande di sé stessoabbassandosi. Se non ci abbassiamo non potremovedere il suo volto. Non vedremo nulla della suapienezza se non accettiamo che Dio si è svuotato. Equindi non capiremo nulla dell’umanesimo cri-stiano e le nostre parole saranno belle, colte, raffi-nate, ma non saranno parole di fede. Sarannoparole che risuonano a vuoto.” (…)3

3 Discorso di Papa Francesco al Convegno Ecclesiale di Firenze 10/11/2015.

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Un richiamo per la Chiesa universale la cui missione

prioritaria è quella di essere segno e testimonianza della

misericordia in tutti gli ambiti della vita pastorale. Una

finalità ribadita dal Concilio Ecumenico Vaticano II nella

sempre attuale memoria delle parole di San Giovanni

XXIII che affermava come la Sposa di Cristo abbia prefe‐

rito usare la medicina della misericordia invece di imbrac-ciare le armi del rigore. Una posizione confermata dal

Beato Papa Paolo VI che, a conclusione dell’assise conci‐

liare, fece risaltare come l’antica storia del Samaritanosia stata il paradigma della spiritualità del Concilio4.

Carissimi, meditiamo insieme la Bolla di Indizione del

Giubileo: leggiamola ed approfondiamola negli incontri

di formazione di gruppi, movimenti e associazioni eccle‐

siali; i parroci si adoperino per divulgarla e commentarla

con i fedeli negli incontri di catechesi comunitaria, sicu‐

ramente già iniziati ma che dovranno accompagnare l’in‐

tero anno pastorale.

Sia una lettura attenta che diventi esame di coscienza

personale, una proposta di verifica concreta, un invito a

pensare ad una comunità che fa della misericordia il suo

stile di vita. Noi siamo chiamati a mostrare il volto mise-ricordioso del Padre che Cristo ha rivelato nella storia e ariscoprire il fondamento teologale della misericordia5 che

deve incarnarsi in ogni dinamica relazionale.

Siamo pronti a vivere questo tempo di grazia e di fede,

di riscoperta dell’aspetto fondamentale del nostro cre‐

dere?

Abbiamo il coraggio di esserci… di impegnarci sino in

4 PAPA FRANCESCO, Misericordiae Vultus, Bolla di Indizione del Giubileo Straor‐dinario della Misericordia, 11 aprile 2015, n. 4.

5 CESARE NOSIGLIA, Prolusione V Convegno della Chiesa Italiana, Firenze, 9 no‐vembre 2015.

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fondo nel cammino della misericordia?

Interrogativi che pongo prima a me stesso e, poi a voi:

laici e presbiteri, genitori e figli, responsabili della vita

pubblica e volontari, operai e datori di lavoro, poveri e

ricchi; anche a voi: felici o provati dalla vita, credenti e

non credenti!

I luoghi del nostro vivere quotidiano attendono una

risposta forte, capace di lasciare il segno!

Approfondiamo un po’, carissimi, il significato della

misericordia nella nostra vita.

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PARTE PRIMA

Misericordia e virtù teologali

I. Nella Misericordia il fondamento e l’esperienzadella fede.

Abbiamo sempre bisogno di contemplare il misterodella misericordia. È fonte di gioia, di serenità e dipace. È condizione della nostra salvezza. Miseri-cordia: è la parola che rivela il mistero della SS.Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremocon il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: èla legge fondamentale che abita nel cuore di ognipersona quando guarda con occhi sinceri il fratelloche incontra nel cammino della vita6.

La fede in Dio Creatore ci fa riconoscere la somiglianza

con il Padre che ogni uomo porta impressa nel proprio

cuore fino ad emergere, per giungere alla piena realizza‐

zione di sé e per favorire la crescita globale della persona.

Da essa scaturiscono i tre grandi mandati specifici di Cri‐

sto Profeta (catechesi), Sacerdote (liturgia) e Re (carità)

che hanno motivato il cammino preparatorio al Conve‐

gno Ecclesiale di Firenze e che hanno guidato le nostre

giornate assembleari dello scorso luglio. La nostra fede

sgorga dall’annuncio gioioso del Vangelo che converte i

cuori, la comunità ecclesiale che lo testimonia e la stessa

società, perché questa è la nostra rivoluzione, la nostra

6 Misericordiae Vultus, n. 2.

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fede è sempre rivoluzionaria7.La via dell’annunciare Gesù morto e risorto, novità fon‐

damentale della nostra fede, si intreccia inevitabilmente

con le altre vie: l’annunciare nell’uscire si esplica nel man‐

dato missionario portando il Vangelo in ogni dove, in am‐

biti di vita, di lavoro, di sofferenza; l’annunciare nell’abitarei luoghi della quotidianità narrando la fede non solo nel‐

l’ambito parrocchiale; l’annunciare nell’educare preoccu‐

pandoci del terreno, del seme, della coltivazione,

riscoprendo, quindi, la dimensione pedagogico‐educativa

dell’annuncio; l’annunciare nel trasfigurare che si esplica

nel cammino dell’Iniziazione cristiana e nella vita liturgico‐

sacramentale. La scommessa del Convegno della Chiesa

italiana in relazione alla fede è quella di arrivare a proporre

un annuncio umanizzante che tenga conto dei luoghi del‐

l’abitare umano, che sia una testimonianza credibile, che

dia la possibilità di compiere esperienze vive in una siner‐

gia di intenti per far sì che la comunità diventi la casa e lascuola della comunione8 ed apprenda lo stile della sinoda‐

lità all’insegna della concretezza.

Custodire e annunciare la retta fede in Gesù Cristo è ilcuore della nostra identità cristiana, perché nel ricono-scere il mistero del Figlio di Dio fatto uomo noi potremopenetrare nel mistero di Dio e nel mistero dell’uomo9.

Per questo, carissimi, non possiamo ridurre la fede a

semplici pratiche di devozione, seppur necessarie; essa

non è una mera adesione intellettuale alle verità in cui cre‐

diamo, pur riconoscendo quanto la ragione sia necessaria

7 PAPA FRANCESCO, Omelia Santa Messa per l’Evangelizzazione dei popoli, Quito(Ecuador), 7 luglio 2015.

8 Cfr PAOLO SARTOR, ‘Annunciare’ ed ‘educare’: il binomio della crescita della fededagli Orientamenti CEI 2010/2020 al Convegno di Firenze, VII Assemblea degliOrganismi di Partecipazione, Santuario San Gabriele, 3 luglio 2015.

9 PAPA FRANCESCO, Firenze 10 novembre 2015.

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per la comprensione e l’approfondimento; la fede è un

cammino che si compie lungo tutto il corso della nostra

esistenza mentre cerchiamo di comprendere ciò in cui cre‐

diamo e ci sforziamo di vivere ciò che crediamo! Se fede e

vita, doni di Dio, sono totalmente affidati alla nostra re‐

sponsabilità e sostenuti dalla grazia divina, la conoscenza

e la pratica della misericordia sono inseparabili!

Come possiamo verificare il nostro cammino di fede?

In che modo incarniamo l’essere misericordiosi?Anzitutto alla scuola della preghiera, nella relazione

intrinseca tra fede eucaristica e celebrazione, tra lexorandi e lex credendi perché la sorgente della nostra fedee della liturgia eucaristica, infatti, è il medesimo evento: ildono che Cristo ha fatto di se stesso nel Mistero pasquale10.

Mettendoci in orante ascolto della Parola di Dio che

non si riduce ad un racconto di insegnamenti o ad un ri‐

cordo di eventi passati, ma è l’invito ad imitare e a vivere

nel quotidiano la misericordia del Padre manifestata dal

Figlio11. Attraverso un esame di coscienza guardando itratti del volto di Gesù ed i suoi gesti mentre mangia e bevecon i peccatori (Mc 2,16; Mt 11,19); contempliamolo men-tre conversa con la Samaritana (Gv 4,7‐26); spiamolomentre incontra di notte Nicodemo (Gv 3,1‐21); gustiamocon affetto la scena di Lui che si fa ungere i piedi da unaprostituta (cfr Lc 7,36‐50); sentiamo la sua saliva sullapunta della nostra lingua che così si scioglie (Mc 7,33)12.

E questo riguarda tutti, ogni singolo battezzato, ogni

donna o uomo di buona volontà che aspirano a vivere

10 BENEDETTO XVI, Sacramentum caritatis, Esortazione apostolica postsinodale,n. 34, 22 febbraio 2007.

11 Ho constatato con piacere l’interesse suscitato dalla proposta degli incontri diformazione biblica e la numerosa partecipazione di tanti laici.

12 PAPA FRANCESCO, Firenze, 10 novembre 2015.

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una vita in pienezza e sentono interiormente il desiderio

o il bisogno di credere, pur non riuscendo a compiere

grandi passi avanti … ma, come ci ricorda il Santo Padre,

il cammino di fede nella misericordia riguarda tutta la

Chiesa:

L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è lamisericordia. Tutto della sua azione pastorale do-vrebbe essere avvolto alla tenerezza con cui ci si ri-volge ai credenti; nulla del suo annuncio e della suatestimonianza verso il mondo può essere privodella misericordia. La credibilità della Chiesa passaattraverso la strada dell’amore misericordioso ecompassionevole13.

Sin dall’inizio del ministero “petrino” Papa Francesco,

con un linguaggio diretto ed efficace, ci ha comunicato

un nuovo modo di intendere la pastorale e la stessa vita

di fede, che deve essere condiviso da tutti i battezzati de‐

siderosi di vivere come discepoli del Maestro: la gioia delVangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si in-contrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Luisono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto inte-riore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e ri-nasce la gioia14. E questa stessa verità, è resa esplicita

dalla Chiesa fondata da Cristo sugli Apostoli con la mis‐

sione di essere il segno sacramentale dell’amore miseri‐

cordioso del Padre per l’umanità intera.

Difatti la Chiesa vive un desiderio inesauribile di offriremisericordia15.

13 Misericordiae Vultus, n. 10.14 Papa Francesco, Evangelii Gaudium, Esortazione Apostolica sull’annuncio del

Vangelo nel mondo attuale, n. 1 , 24 novembre 2013.15 Evangelii Gaudium, n.10.

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II. Nella Misericordia le radici della speranza.

La misericordia rende la storia di Dio con Israeleuna storia di salvezza. Ripetere continuamente:“Eterna è la sua misericordia”, come fa il Salmo,sembra voler spezzare il cerchio dello spazio e deltempo per inserire tutto nel mistero eterno del-l’amore. È come se si volesse dire che non solo nellastoria, ma per l’eternità l’uomo sarà sempre sottolo sguardo misericordioso del Padre16.

Papa Francesco definisce la misericordia come la viache unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranzadi essere amati per sempre nonostante il limite del nostropeccato17. La certezza di essere amato da Dio, perché

eterna è la sua misericordia, come ripete incessante‐

mente il salmo 136, sembra voler spezzare il cerchio

dello spazio e del tempo per inserire tutto nel mistero

eterno dell’amore18.

È il mistero della redenzione! Esso si realizza nell’in‐

carnazione del Figlio, mandato dal Padre per riconciliare

gli uomini tra di loro e con Dio, e si compie nel mistero

pasquale, con la passione‐morte‐risurezione di Cristo.

Ma è nell’esistenza umana del Figlio di Dio che si rivela il

mistero dell’amore divino nella sua pienezza; attraverso

le parole, i gesti e i segni, Gesù di Nazareth ha manife‐

stato pienamente la misericordia del Padre nella compas-sione del Figlio davanti alle folle smarrite e sfinite (Mt

9,36), ai malati (Mt 15,37), alla vedova di Naim (Lc 7,15),

nello sguardo riservato a Matteo‐Levi, seduto al banco

16 Misericordiae Vultus, n. 7.17 Misericordiae Vultus, n. 2.18 Misericordiae Vultus, n. 7.

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delle imposte (Mt 9,9‐13). Le parabole della misericordia

(Lc 15,1‐32) e l’insegnamento sul perdono senza limiti

(Mt 18, 22‐35) confermano quanto la speranza affidabile

sia radicata proprio nella misericordia.

Su questi testi ritorneremo negli incontri di Lectio Di-vina in Avvento e Quaresima, che quest’anno avranno un

volto nuovo.

È mio desiderio aprire nuove strade per l’annuncio delVangelo nella riscoperta delle cinque vie nella Chiesa par‐

ticolare che mi è stata affidata. È tempo di cambiare rotta,

di aprire le porte della Cattedrale per dirigermi verso le

periferie.

Per uscire, «andiamocene altrove, nei villaggi vicini» eper annunciare «perché io predichi anche là; per questo,infatti, sono venuto» (Mc 1,38).

Per educare alla buona vita del Vangelo, mio primo

compito, per testimoniare a tutti la gioia dell’unica Verità

rivelata, la gioia di Gesù che «entrato di sabato nella si-nagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento:egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e noncome gli scribi» (Mc 1,21).

Per abitare le parrocchie, ogni singola comunità: san-tuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a cam-minare19, per trasfigurarle e trasformarle nella fede con

una preghiera incessante che nasce dall’incontro con la

Parola e nell’esperienza liturgica.

Papa Francesco ci ricorda di coltivare la bellezza della

liturgia cogliendone il rapporto con l’evangelizzazione e

di partire dalla sua concretezza per riscoprire la dimen‐

sione umanizzante ed evangelizzante. Essa è l’unica che

ci apre alla sicura speranza poiché ogni rito è costituito

19 Evangelii Gaudium, n. 28

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da un insieme di gesti e di parole, non frutto di un forma‐

lismo, ma consegnati a noi da Gesù Cristo, trasmessi dalla

Chiesa e custoditi nella Chiesa, attraverso i quali abbiamo

accesso al Mistero. La liturgia ha la capacità di mettere or‐

dine nella nostra vita attraverso un ritmo ripetitivo che

appartiene ad atti vitali quali la respirazione o il ritmo car‐

diaco, quindi anche il rito liturgico è un atto vitale capace

di rianimare le nostre comunità affaticate e ferite. Nel rito

cristiano si realizza una trasfigurazione, un incontro con

il Signore attraverso la Parola ed i segni, per suscitare in

noi quel “è bello per noi stare qui!” come è già accaduto a

Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor (Mt 17,4).

Solo se celebrata e vissuta come forma di vita può di‐

ventare sorgente della beata speranza. Ed è la stessa di‐

namica della celebrazione eucaristica a farcelo

sperimentare già dal momento della convocazione del‐

l’assemblea dei figli di Dio che si accolgono e si raccolgono

riuniti nel Suo nome. E poi nell’atto penitenziale, che ci fa

abbracciare dalla misericordia del Padre nonostante le

fragilità, così come in tutti gli altri momenti quali la litur‐

gia della Parola, la preghiera eucaristica che ravvivano la

speranza e rimotivano i nostri cammini di fede: è, dunque,

una palestra di speranza perché ci fa eseguire esercizi, al‐

lenati e sostenuti dallo stesso agire di Dio, nella dimen‐

sione della lode, della memoria e della supplica.

Alla nascita qualcuno si è preso cura di noi attraverso

azioni concrete espresse nel lavare, profumare e nutrire.Sono anche i gesti della Madre, che è la Chiesa, che an‐

nuncia e realizza la cura del Padre per ogni uomo mani‐

festando la dimensione umanizzante ed evangelizzante

della liturgia nei Sacramenti dell’Iniziazione cristiana, nel

Battesimo che lava, nella Cresima che unge e profuma,

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nell’Eucaristia che nutre.

Le nostre liturgie dovrebbero essere un’esperienza di

trasfigurazione e i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana ci

innestano, per usare l’espressione giovannea della vite e

dei tralci, nella vita in Cristo verso un nuovo umanesimo.

La speranza è la fede che cammina nell’amore, alimen‐

tata sostenuta ed incoraggiata dai volti della fraternità

cristiana e dai gesti della cura e della preghiera che scan‐

discono la nostra giornata (la liturgia delle ore) e la no‐

stra vita (l’anno liturgico)20.

Da qui si manifesta l’amore di misericordia che illu‐

mina anche il volto della Chiesa poiché tutto ciò che laChiesa dice e compie, manifesta la misericordia che Dionutre per l’uomo, dunque per noi21.

A Firenze, il Santo Padre ci ha ricordato che alla radice

del mistero della salvezza sta infatti la volontà di un Diomisericordioso, che non si vuole arrendere di fronte alla

incomprensione, alla colpa e alla miseria dell’uomo, ma

si dona a lui fino a farsi Egli stesso uomo per incontrare

ogni persona nella sua condizione concreta22.

Non dimentico, in questo contesto, la lettera enciclica

di Papa Benedetto XVI Spe Salvi, Nella speranza siamostati salvati. Consiglio a tutti di riprenderla e meditarla

in preparazione all’Anno Giubilare della Misericordia.

20 Cfr FRANCO MAGNANI, L'esperienza liturgico-sacramentale come ambito sorgivoe culmine del nuovo umanesimo in Cristo e dell'evangelizzazione: “La Chiesa evan-gelizza e si evangelizza con la bellezza della liturgia” (Evangelii Gaudium, n. 24),VII Assemblea degli Organismi di Partecipazione, Santuario San Gabriele, 3 lu‐glio 2015.

21 BENEDETTO XVI, Regina Coeli, Domenica della Divina Misericordia, 30 marzo2008.

22 PAPA FRANCESCO, Omelia, Celebrazione Eucaristica, Firenze, 10 novembre2015.

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III. Misericordiosi come il Padre: restituzione nel-l’Amore-Carità

Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agiredel Padre, ma diventa il criterio per capire chi sonoi suoi veri figli! Siamo chiamati a vivere di miseri-cordia, perché a noi per primi è stata usata mise-ricordia. Il perdono delle offese divental’espressione più evidente dell’amore misericor-dioso e per noi cristiani è un imperativo da cui nonpossiamo prescindere23.

Per abitare la Chiesa è necessario ripartire dagli ultimi

e con gli ultimi, così come è necessario manifestare que‐

sta carità di Cristo per sostenere la sfida del nuovo uma‐

nesimo. Uscire, ripartire, manifestare sono azioni che

nella realtà operativa del loro essere, ovviamente rappor‐

tate alla rete delle relazioni umane, devono necessaria‐

mente essere sorrette ed orientate da una realtà che

nella sua sostanza precede, illumina ed accompagna il

nostro cammino e che ha il nome di Carità24.

Gli ultimi, i poveri sono anche maestri privilegiati dellanostra conoscenza di Dio; la loro fragilità e la loro sempli-cità smascherano i nostri egoismi, le nostre false sicurezze,le nostre pretese di autosufficienza e ci guidano all’espe-rienza della vicinanza e della tenerezza di Dio, a riceverenella nostra vita il suo amore, la sua misericordia di Padreche, con discrezione e paziente fiducia, si prende cura dinoi, di tutti noi25.

23 Misericordiae Vultus, n. 9.24 Cfr. FRANCESCO SODDU, La sfida del nuovo umanesimo: manifestare la carità di

Cristo, VII Assemblea degli Organismi di Partecipazione, Santuario San Gabriele,2 luglio 2015.

25 PAPA FRANCESCO, Discorso in occasione della visita al “Centro Astalli” di Romaper il Servizio ai rifugiati, 10 settembre 2013.

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Non abbiamo paura di far nostra la legge del Vangelo

che Gesù ha portato alla sua pienezza nel comandamento

dell’amore e nei comandamenti che derivano dalle Bea‐

titudini. È il primo passo per coniugare carità e miseri-cordia, un binomio sul quale deve fondarsi lo stile di vita

di figli amati dal Padre.

Come ama il Padre così amano i figli. Come è misericor-dioso Lui, così siamo chiamati ad essere misericordiosi noi,gli uni verso gli altri26. Parole forti che devono toccare la

concreta esperienza dei battezzati e la vita stessa della

Chiesa animata dalla carità intesa, spesso, come un sem‐

plice slancio di generosità, un gesto di solidarietà, l’ele‐

mosina o un’attenzione particolare a chi è nel bisogno.

Il “beati i misericordiosi perché troveranno misericor-dia”27 deve tradursi in una consapevole imitazione del

Padre divenendo veramente misericordiosi come il Padre,così come leggiamo nel testo del terzo evangelista28 e ve‐

diamo ben rappresentato nel significativo logo del ge‐

suita Padre Marko I. Rupnik, che ci accompagnerà per

l’intero Anno Giubilare29.

È determinante per la Chiesa e per la credibilità delsuo annuncio che essa viva e testimoni in primapersona la misericordia. Il suo linguaggio e i suoigesti devono trasmettere misericordia per pene-trare nel cuore delle persone e provocarle a ritro-vare la strada per ritornare al Padre. La primaverità della Chiesa è l’amore di Cristo. Di questoamore, che giunge sino al perdono e al dono di sé,la Chiesa si fa serva e mediatrice presso gli uomini.

26 Misericordiae Vultus, n. 9.27 Mt 5,7.28 Lc 8,36.29 Vedi alla fine della Lettera la spiegazione del logo scelto per il Giubileo.

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Pertanto, dove la Chiesa è presente, là deve essereevidente la misericordia del Padre. Nelle nostreparrocchie, nelle comunità, nella associazioni e neimovimenti, insomma, dovunque vi sono dei cri-stiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di mi-sericordia30.

La chiarezza e il significato di queste parole non ci

possono sfuggire!

E devono trasfigurarsi in un impegno concreto nelle

relazioni familiari e amicali; nei luoghi di lavoro e di

svago; nelle comunità parrocchiali e in tutti i luoghi del

nostro abitare.

L’essenziale del Vangelo è la misericordia. Dio ha inviatosuo Figlio, Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darcila sua misericordia. Può esistere un cristiano che non siamisericordioso? No. Il cristiano necessariamente deve es-sere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo31.

Ma noi sembriamo aver smarrito il senso delle opere

di misericordia corporali e spirituali, riportate nel Cate‐

chismo della Chiesa Cattolica e ancor meglio nel capitolo

25 del Vangelo di Matteo32. Ma che cosa accadrà quando

«il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angelicon lui, siederà sul trono della sua gloria» (Mt 25,31)? Che

cosa ci dirà Gesù? Potrebbe dire: «Venite, benedetti delPadre mio. . .», ma potrebbe anche dire: «Via, lontano dame, maledetti, nel fuoco eterno. . .»33.

La concretezza delle opere dovrebbe abitare la nostra

vita ed il logo di Rupnik lo esprime con chiarezza: mise-

30 Misericordiae Vultus, n. 12.31 PAPA FRANCESCO, Udienza Generale, 10 settembre 2014.32 Una lettura attenta della pagina del Vangelo Secondo Matteo (25, 31‐46) ci aiuti

per un esame di coscienza.33 PAPA FRANCESCO, Firenze, 10 settembre 2015.

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20

ricordiosi come il Padre! Il Figlio nella sua infinita carità

si carica sulle spalle l’uomo smarrito: è l’amore di Gesù

che porta a compimento il mistero della sua Incarnazione

con la Redenzione.

Per questo la Chiesa, costituita dalla carità divina, e

chiamata a strutturarsi sul territorio come comunità che,

pur nella diversità dei ruoli e dei carismi, sollecita la cor‐

responsabilità di tutti per far maturare le comunità par-rocchiali come soggetto di una catechesi permanente eintegrale, di una celebrazione liturgica viva e partecipata,di una testimonianza di servizio attenta e operosa34. Il

Papa è molto attento nell’offrire con la sua personale te‐

stimonianza esempi concreti, che diventano indicazioni

operative per le comunità affinché i poveri vivano con di-gnità35. Nella nostra diocesi troviamo una risposta attiva

da tempo nelle mense gestite dalla Caritas Diocesana,

dalla Piccola Opera Caritas di Giulianova e dall’Associa‐

zione Multa Pacis di Teramo. E qui nasce anche l’invito ai

giovani, ai movimenti e alle associazioni laicali per offrire

la loro disponibilità, in uno spirito di servizio e condivi‐

sione, soprattutto in questo anno dedicato alla misericor-dia! Recarsi in questi luoghi sarà come varcare una

“porta della misericordia”, per restituire nel servizio il

dono del bene ricevuto dal Signore!

L’emporio della Solidarietà, realizzato sempre dalla Ca-ritas Diocesana in collaborazione con la Fondazione Ter‐

cas, CONAD, le Istituzioni e le associazioni di volontariato

presenti sul territorio, fornisce una risposta concreta di

cooperazione per il perseguimento del bene comune,

della giustizia e della solidarietà salvaguardando la di‐

34 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Evangelizzazione e testimonianza dellacarità, 8 dicembre 1990, n. 28.

35 Evangelii Gaudium, n. 207.

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gnità della persona umana. Un modo per occuparsi crea‐

tivamente, ossia non in maniera estemporanea, ne ap‐

prossimativa e neanche ripetitiva, ma creativa, sempre

nuova, dinamica e generativa mettendo in atto quanto

San Giovanni Paolo II intendeva dire con l’espressione

fantasia della carità36.

Ad una Chiesa stanca e ripiegata sulle proprie insod‐

disfazioni, papa Francesco indica la carità come il luogo

in cui tornare a sperimentare la capacità di rifare la crea‐

zione attraverso l’inclusione sociale dei poveri.

Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vi-cino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione perlo sviluppo integrale dei più abbandonati della società37.Una preoccupazione che deve generare il gusto di vivere

per gli altri da cui nasce un modo di essere presenti in

termini vocazionali: da volontari, operatori retribuiti, mi‐

nistri ordinati, consacrati. . . nel segno del dono. Si inse‐

riscono qui i gesti, le azioni, le opere di condivisione e

servizio come: il Fondo di solidarietà per l’inclusione so-ciale e lavorativa “1 ora x te” nato come risposta e segno

di una mentalità nuova che perseguono il bene comune

e la giustizia, fondandosi su una generosità costante e ri‐

petuta nel tempo da parte di coloro che consapevoli di

aver ricevuto qualcosa in più la donano come “restitu‐

zione”: un grande segno d’inclusione e fraternità. Così

anche l’accoglienza dei cittadini stranieri richiedenti

asilo è un’esperienza che le nostre comunità sono invi‐

tate a condividere con la Caritas Diocesana nella logica

dell’amore e della fraternità universale affinché non

passi per carità ciò che è dovuto per spirito di giustizia.

36 SAN GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte, Lettera Apostolica, 6 gennaio2001, n. 50.

37 Evangelii Gaudium, n. 186

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22

PARTE SECONDA

Il coraggio di esserci... nel cammino della misericordia

Carissimi, spesso mi chiedo se il mio modo di comu‐

nicare con voi, induca ad una riflessione eccessiva o, al

contrario, presenti una dimensione ideale che trova poco

riscontro nella realtà. Sono rischi sempre in agguato,

ogniqualvolta si aspira a volere il meglio per una comu‐

nità che sembra apparire statica e, talora, sopraffatta dal

male piuttosto che dal bene!

Per questo faccio tesoro delle sollecitazioni che mi tor‐

nano quotidianamente alla mente ed accompagnano la

mia preghiera, leggendo e rileggendo la Misericordiaevultus, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della

misericordia. Non sono reazioni emotive, quanto intui‐

zioni profonde suscitate dallo Spirito ed approfondi‐

menti concreti nella preghiera, nell’ascolto della Parola,

nel ripensare al “cuore” del messaggio di Dio, che Papa

Francesco ci ripropone instancabilmente, come espe‐

rienze da abitare, quindi, per incarnare verità teologiche.

La Chiesa, la nostra Chiesa particolare di Teramo‐Atri

percepisce il valore dell’invito del Santo Padre a riscoprire

il vero volto di Dio nell’amore misericordioso che Gesù

Cristo ha manifestato durante la sua vita terrena attra‐

verso gesti, discorsi, relazioni, e nell’offerta di se stesso

per l’umanità, con la sua passione‐morte‐risurrezione?

Quali reazioni suscita l’ascolto della parola di Gesù:

siate misericordiosi come il Padre vostro che è misericor-

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dioso?38. Il Papa ci chiede di uscire per le strade e andare

ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessunoescluso (cfr Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è ri-masto al bordo della strada, «zoppi, storpi, ciechi, sordi»(Mt 15,30). Dovunque voi siate, non costruite mai muri néfrontiere, ma piazze e ospedali da campo39.

Nella vita di fede la conversione, raramente evento im‐

provviso, esige un cammino durante il quale si scoprono

o si riconoscono la novità e la bellezza di Colui che è

eterno, divino, ma è entrato nella storia … con l’Incarna‐

zione! E come Gesù camminò con i suoi discepoli e con

quanti lo seguivano, dimenticando persino di mangiare40,

così ogni battezzato e ogni persona di buona volontà de‐

vono essere disposti a mettersi in cammino!

UN CAMMINO . . .

Il Giubileo straordinario è anzitutto l’occasione pro‐pizia per fare il punto sul nostro cammino. Sono dispostoa fare un percorso? Sono convinto che nessuno è già ma‐turo nella fede? Che il compimento della fede avverrà allafine della vita nell’incontro con il Signore? E allora …“Buona strada!” come dicono gli scout!

Papa Francesco ci parla della misericordia come diuna “via”41 che unisce Dio e l’uomo. È una via perché“apre il cuore alla speranza di essere amati, nonostante illimite del nostro peccato”. E dinanzi alla gravità del pec‐cato, Dio risponde con la pienezza del perdono.

38 Luca 6,36.39 PAPA FRANCESCO, Discorso ai delegati al V Convegno della Chiesa italiana, Fi‐

renze, 10 novembre 2015.40 Ricorda il motivo della “moltiplicazione dei pani e dei pesci” episodio narrato

in tutti e quattro i Vangeli.41 Misericordiae Vultus, n. 2.

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Lo ha scritto anche l’evangelista Giovanni, nella suaprima lettera “Figlioli non amiamo a parole né con la lin-gua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo laverità e davanti a Lui rassicureremo il nostro cuore, qua-lunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostrocuore e conosce ogni cosa”. Carissimi, se il nostro cuore nonci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio42.

Leggiamo nell’Esortazione Apostolica che il Papa ci haconsegnato pochi mesi dopo l’inizio del Suo servizio pastorale:

“Sogniamo una Chiesa capace di umiltà, che ripar-tendo da uno studio dei bisogni del proprio territo-rio e delle buone prassi già in atto, avvii percorsi dicondivisione e pastorale, valorizzando “gli ambientiquotidianamente abitati”, ognuna nel proprio spa-zio-tempo specifico e rendendo così ciascuno desti-natario e soggetto di formazione e missione”43.

Nel suo cammino di fede la comunità diocesana è chia-mata alla conversione missionaria. (…) Affinché questo im-pulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo,esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in undeciso processo di discernimento, purificazione e riforma44.

Il nostro impegno quale comunità in comunione chevive nella corresponsabilità il mandato missionariouscendo, abitando, annunciando, educando, trasfigurandoè guidato dai sentimenti che furono di Cristo Gesù, da unamore misericordioso? I passi verso i fratelli feriti sonomossi dalla tenerezza che abbraccia e consola? Perché èsolo accettando di farci prossimi al volto dell’altro (…) cheriusciamo ad appropriarci della nostra umanità45.

42 1Gv 3, 19‐21. In questo capitolo della sua prima Lettera, San Giovanni esorta ibattezzati a non dubitare sull’amore misericordioso del Padre.

43 Cfr. Evangelium Gaudium, nn. 119‐121.44 Evangelium Gaudium, n. 30.45 MAURO MAGATTI, Discernimento della società italiana e responsabilità della

Chiesa, Convegno di Firenze, 11novembre 2015

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25

L’ITINERARIO. . .

Ha un inizio: fare verità in se stessi. La verità è un in-contro e solo questo incontro con il Signore apre il cuorealla fiducia e allo Spirito Santo46.

Una nostalgia carica di bellezza riporta al primo in‐

contro; non ad un solo momento, a un episodio… ma ad

un periodo nel quale il Signore mi si è rivelato. Un pe‐

riodo in cui, d’un tratto, ho sentito “quel dito puntato che

indicava me”, come quel quadro del Caravaggio (così caro

al Papa) in cui l’autore sembra fermare il momento della

vocazione di Matteo: Gesù lo guarda e lo indica con il dito

. . . è lui che ha scelto, nonostante il suo odioso mestiere,

nonostante la diffidenza dei discepoli … è lui che lo vuole,

nonostante il suo attaccamento al denaro.

46 PAPA FRANCESCO, Omelia a Santa Marta, 8 maggio 2013.

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A quell’incontro è seguito lo “stupore”…. uno stupore

che continuo ad avvertire ogni qualvolta “quel dito” con‐

tinua a puntarmi, per una scelta importante, per una ri‐

sposta significativa, o anche solo quando sento il

richiamo della riconciliazione dopo averlo offeso… anche

qui sento il “dito puntato”.

Dice il Papa: “questa è l’esperienza dell’incontro conla misericordia: sentirsi guardati, ricevere un invito, per-cepire una dolcezza, una tenerezza profonda. E il Signoreci aspetta”. Dunque, “fare memoria” di questo incontro.

Una memoria che dura un tempo, il tempo della vita

perché rappresenta l’incontro che mi ha cambiato la

vita!

Il cammino continua con la “memoria”, ma se questa

si offusca, la persona ha bisogno di uno scossone ener‐

gico per riprendere a camminare!

Il Santo Padre afferma con convinzione che ogni cam-biamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino edu-cativo47.

Credo che, in questo caso, il “cammino educativo”

debba tradursi in un continua contemplazione della

“compassione di Gesù”. Nel nostro lessico, la compas‐

sione si confonde con il sentimento di pietà, di pena … in

Gesù la compassione è la condivisione e la solidarietà

profonda con il dolore dell’uomo, fisico o morale che sia,

con il suo disagio, con la sua infelicità.

“Nulla in Gesù è privo di compassione”48. Il Vangelo è

intriso di questo sguardo verso i suoi interlocutori. Gesù

ha parlato e guarito, ma sempre dopo aver “guardato”,

47 PAPA FRANCESCO, Laudato Si’, Lettera Enciclica Sulla cura della casa comune,24 maggio 2015, n. 15.

48 Misericordiae Vultus, n. 8.

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“veduto”, “amato”... ha “risanato i cuori affranti e fasciato

le loro ferite”49 .

Il cammino educativo continua con la capacità di vi‐

vere o di risvegliare lo “stupore”, come il primo incontro,

quello che ha cambiato la vita.

Penso ai discepoli di Emmaus e al loro stupore allo

spezzar del pane. Uno stupore tale da rimettere in cam‐

mino, come sappiamo. Anche in questo episodio, Cara‐

vaggio ha saputo cogliere quell’attimo: i due discepoli

sono quasi spaventati dinanzi a quel gesto apparente‐

mente semplice, mentre l’oste (che non ha partecipato

all’avventura di quel cammino) rimane indifferente.

Il cammino continua nell’esperienza del pellegrinag-gio, tappa fondamentale dell’Anno Giubilare, richiamato

anche per questo tempo di misericordia, e dovrebbe es‐

sere sempre segno penitenziale e di conversione, sim‐

bolo del cammino di fede, personale e comunitario.

Francesco ne parla in modo concreto, con la meta del

49 Salmo 147,3

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passaggio della Porta Santa. Un gesto da vivere “con sen-timenti di gratitudine (….) con piena fiducia di essere ac-compagnati dalla forza del Signore Risorto che continuaa sostenere il nostro pellegrinaggio”50.

Il pellegrinaggio è fatica, è decisione di lasciare le pro‐

prie attività … anche se solo per poco tempo, al giorno

d’oggi, è l’icona di un sacrificio, che ci impegna a conti‐

nuare il nostro cammino “lasciandoci sorprendere daDio”51. E’ certamente uno stimolo alla conversione.

E in questo cammino ri‐scopriremo la misericordiacome esperienza personale e verità di fede rivelata da

Gesù di Nazareth e tradotta da Papa Francesco nel suo

linguaggio diretto e accessibile:

“La misericordia di Dio è la Sua responsabilitàverso di noi”52.“La misericordia è come la rugiada del mattino peruna feconda storia da costruire con l’impegno ditutti nel prossimo futuro”53.

Quanta commozione, quanta tenerezza in questa

espressione! La compassione del Signore come la ru‐

giada che irriga e, irrigando, feconda.

Feconda la nostra vita, feconda la nostra storia, fe‐

conda il nostro essere. Come un balsamo che risana i

cuori e fascia le ferite.

Ma come attingere a queste “carezze”, a questo ab‐

braccio del Padre?

50 Misericordiae Vultus, n. 4.51 Misericordiae Vultus, n. 25. 52 Misericordiae Vultus, n. 9.53 Misericordiae Vultus, n. 5.

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STRUMENTI...

Nulla di tutto questo accade “per caso”, o senza alcun

impegno. “Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesùrivela la natura di Dio come quella di un Padre che non sidà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccatoe vinto il rifiuto”54. Nelle parabole della misericordia, Dio

viene presentato sempre come “colmo di gioia, soprat-tutto quando perdona”.

Ci viene usata misericordia, quando, riconoscendoci

peccatori e bisognosi di riconciliazione con il Creatore, vi‐

viamo il sacramento della Confessione con sincerità di

cuore. Perché solo se saremo riconciliati, saremo capaci di

fare della nostra vita un continuo “grido di gioia” e una te‐

stimonianza di Vangelo vivente, oltre che di annuncio. Ma

anche con frequenza, proprio perché la nostra esperienza

cristiana è un cammino e nel cammino si deve progredire.

L’accostarsi al Sacramento con regolarità e frequenza,

diviene un esercizio di riflessione, di esame di coscienza,

di confronto con la Parola che, immancabilmente, ci pe‐

netra dentro come “una spada a doppio taglio che penetrafino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, dellegiunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieridel cuore.”55

Mettiamoci alla ricerca di confessori “fedeli servitoridel perdono di Dio”, che sanno stringere a sé quel figlio

pentito che ritorna a casa … o osano anche uscire fuori

della porta per invitare il figlio maggiore di turno ad en‐

trare in casa per far festa con il fratello!

E noi, ministri di riconciliazione, avvertiamo la re‐

54 Misericordiae Vultus, n. 9.55 Eb 4,12.

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30

sponsabilità, l’umiltà, la gioia di accogliere quanti desi‐

derano fare esperienza dell’abbraccio del Padre miseri‐

cordioso! Per quanto possibile, non attendiamo di essere

cercati. Facciamoci trovare... sempre liberi per questo ap‐

puntamento!

Diviene, altresì, il momento “sacramentale” della lode

al Signore per tutti i Suoi benefici e ci fa dire, con il sal‐

mista, “eterna è la Sua misericordia”.

FARSI TROVARE

“Gesù ha posto la misericordia come un ideale di vita ecome criterio di credibilità per la nostra fede: Beati i mi-sericordiosi, perché troveranno misericordia” 56.

Bisogna, dunque, farsi “trovare”. Viene subito in mente

l’episodio del cieco di Gerico, raccontato dall’evangelista

Marco57. Al solo capire che stava passando Gesù di Naza‐

reth inizia a gridare per farsi sentire e, mentre la folla lo

vorrebbe far tacere, Gesù lo ascolta, lo chiama, lo guari‐

sce! Ecco un esempio concreto ad andare oltre, con la no‐

stra disponibilità, alla riconciliazione.

La libertà di cui gode la persona è segno della dignità

che Dio ha dato ad ogni creatura, una libertà consapevole

che diventa responsabilità personale di ognuno verso se

stesso, verso il prossimo, verso Dio! L’agire di Dio me‐

diante la Grazia dello Spirito Santo e la Parola di Gesù

sono sempre in favore della creatura, perché “la miseri-cordia di Dio è la Sua responsabilità su di noi”.

Qui occorre una buona dose di contemplazione. Fran‐

56 Misericordiae Vultus, n. 9.57 Mc 10,46‐52; Mt 20,29‐34; Lc 18,35‐43.

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cesco ci invita a “recuperare il valore del silenzio, per me-ditare la Parola che ci viene rivolta”58.

Anche per quest’anno il Papa ricorda e suggerisce

l’iniziativa “24 ore per il Signore”59: proposta per una

sosta intensa (di giorno e di notte) per attingere nel si‐

lenzio orante e nella celebrazione del sacramento della

penitenza, la bellezza della misericordia divina che risana

e contagia.

PERDONATI, PERDONIAMO!

Il programma che il Papa ci propone per questo anno

straordinario è impegnativo e pieno di conseguenze per

la nostra vita: i doni di Dio vanno messi a frutto, cioè re‐

stituiti nella condivisione con i nostri simili.

Il Signore ci dona la Sua misericordia affinché ciascuno

di noi possa fare altrettanto con gli altri.

“Senza la testimonianza del perdono, tuttavia, ri-mane solo una vita infeconda e sterile, come se sivivesse in un deserto desolato. È giunto di nuovoper la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annunciogioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’es-senziale per farci carico delle debolezze e delle dif-ficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza cherisuscita a vita nuova e infonde il coraggio perguardare al futuro con speranza.60

Chiunque deve poter trovare, nella Chiesa “un’oasi dimisericordia”. Perdonare è difficile, a volte sembra impos‐

58 Misericordiae Vultus, n. 13.59 Venerdì 4 e sabato 5 marzo 2016: adorazione eucaristica, liturgia della Parola,

celebrazione penitenziale.60 Misericordiae Vultus, n. 10.

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sibile. Ma – come ci ricorda il Papa – “è un programma divita tanto impegnativo, quanto ricco di gioia e di pace”61.

LE OPERE DI MISERICORDIA…

per diventare misericordiosi come il Padre!

Giunti fin qui, c’è da chiedersi se il Giubileo sia solo un

esercizio spirituale, da vivere in modo del tutto perso‐

nale, forse, intimistico. Papa Francesco, su questo, è

molto chiaro e ci invita a riflettere e a vivere le opere dimisericordia corporale e spirituale per essere umili

strumenti, ma anche protagonisti di quella Chiesa inuscita che, dall’inizio, ha distinto concretamente il suo

pontificato. “Sarà un modo per risvegliare la nostra co-scienza spesso assopita davanti al dramma della povertàe per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove ipoveri sono i privilegiati della misericordia divina”62. Vale

la pena ricordare queste opere secondo la formulazione

classica del catechismo della Chiesa.

Opere di misericordia corporale: dar da mangiare agli af‐

famati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; allog‐

giare i pellegrini; visitare gli infermi; vistare i carcerati;

seppellire i morti.

Opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi;

correggere chi è nell’errore; ammonire i peccatori; con‐

solare gli afflitti; perdonare le offese ricevute; sopportare

pazientemente le persone moleste; pregare Dio per i vivi

e per i morti.

Si tratta di opere descritte in modo ben preciso e di

61 Misericordiae Vultus, n. 8.62 Misericordiae Vultus, n. 29.

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riferimento a situazioni che sono sotto i nostri occhi ma‐

gari mentre siamo seduti a tavola o in un momento di ri‐

poso o di svago... e ci troviamo ad essere spettatori di

vere tragedie di nostri fratelli che sperimentano la totale

indigenza materiale.

Pensiamo ai migranti che approdano sulle nostre

coste e a quanti sono annegati nel tentativo di raggiun‐

gere la libertà fuggendo dalla miseria e dalla guerra! … e,

allo stesso modo, riscopriamo soprattutto le opere di mi‐

sericordia spirituale.

Infatti se, più che giustamente, diamo importanza alle

necessità materiali dei più poveri, altrettanto urgente è

aiutare le persone ad uscire dal dubbio e dalla paura,

spesso fonte di solitudine, a vincere l’ignoranza. Ma se

saremo stati pazienti e se avremo perdonato le offese,

con un cuore reso nuovo dallo Spirito!

Questo passaggio credo sia fondamentale per la testi‐

monianza che dobbiamo dare al Vangelo: in un momento

così delicato, in cui la Chiesa viene giudicata ancora più

pesantemente che nel passato, in cui la Chiesa “pecca‐

trice e terrestre” sembra prevalere su quella “santa e ce‐

leste”, la nostra testimonianza di fedeli in Cristo deveparlare attraverso le opere.

Le opere di misericordia, corporale e spirituale, credo

diventino il modo di “gloriarci di professare la fede in Cri‐

sto Gesù, nostro Signore”.

Semplicemente perché nel povero, nel sofferente nel

corpo e nello spirito, tocchiamo “la carne di Cristo”.

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34

IL RITORNO o, meglio, ... la restituzione!

Siamo arrivati alla fine del cammino … ma la vera meta

è proprio il ritorno. Penso ancora ai due discepoli di Em‐

maus che, riscaldati nel cuore dal racconto delle Scritture

e rinvigoriti dal pane eucaristico, “partirono senza indugioe fecero ritorno a Gerusalemme”,63 con il cuore gonfio di

gioia e con la voglia di raccontare il loro vissuto.

Penso alla Samaritana che, “lasciata la sua anfora (il

motivo essenziale del suo essere lì) andò in città e disse“Venite a vedere”64.

Penso al paralitico che, toccato dal segno della mise‐

ricordia di Gesù, andò a casa sua “glorificando Dio”65.Penso, insomma, a tutti coloro che, facendo espe‐

rienza concreta della misericordia, della compassione di

Gesù, non possono tenere per sé questa Bellezza e diven‐

gono testimoni del Risorto, restituendo ad altri la gioia

che hanno sperimentato.

Lasciamoci, dunque, come ci esorta papa Francesco,

sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare laporta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condi-videre con noi la sua vita.66

Se non vogliamo sprecare questo tempo speciale, li‐

mitandoci a vivere momenti di belle celebrazioni che, tut‐

tavia, ci lasciano come siamo, ogni giorno chiediamo al

Signore il coraggio di esserci in questa avventura umana

e di fede che il Santo Padre ci presenta con chiarezza per

questo Giubileo Straordinario di Misericordia, ben dispo‐

sti a metterci in gioco e senza evitare alcuni sacrifici per‐

63 Lc 24,33.64 Gv 4,28.65 Lc 5,25.66 Misericordiae Vultus, n. 25.

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35

sonali: uso del denaro, del tempo, del cibo, dell’auto, del

cellulare e degli strumenti di comunicazione, solo per

fare qualche esempio concreto. Nella difficoltà o nella in‐

certezza della scelta che ci costa, invochiamo Gesù, e af‐

fidiamoci a Lui che, nel Getsemani è disposto ad offrire

se stesso per la nostra salvezza!

“La beatitudine dell’incontro tra la nostra debo-lezza e la Sua grandezza, tra la nostra debolezza ela Sua misericordia (…) non è soltanto l’orizzonteche illumina il nostro cammino, ma è ciò che ci at-trae con la Sua forza soave; è ciò che si inizia a pre-gustare e a vivere qui e si costruisce giorno dopogiorno con ogni bene che seminiamo attorno a noi.Sono questi i semi che contribuiscono a creareun’umanità nuova, rinnovata, dove nessuno è la-sciato ai margini o scartato; dove chi serve è il piùgrande; dove i piccoli e i poveri sono accolti e aiu-tati” (…) solo a partire dal Cuore di Cristo possiamocapire, professare e vivere la Sua verità”67.

Chiediamogli, dunque, il coraggio di esserci in questa

avventura umana e di fede!

Carissimi, dal modo come vivremo questo tempo, di‐

penderà la possibilità di dare un volto nuovo alle nostre

comunità: dalla famiglia, alla parrocchia, all’associazione,

al movimento ed anche al gruppo di amici.

Il Signore non ci farà mancare la sua grazia e la sua

misericordia.

Preghiamo gli uni per gli altri ed osiamo, senza paura

e timore, lasciarci affascinare da tutto ciò che Gesù ci pro‐

pone.

67 Omelia di Papa Francesco allo stadio di Firenze 10/11/2015

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36

Ci accompagni Maria, Donna del silenzio e dello Spi‐

rito, Donna sempre in uscita all’incontro di quanti te‐

mono di aver perso la speranza ma sono disposti a

lasciarsi guidare per mano da Lei.

Il Dio, Trinità d’Amore infinito, Padre – Figlio – Spirito

Santo, vi benedica e vi doni pace.

Teramo 21 Novembre 2015

Michele, vostro Vescovo

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37

Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo

Signore Gesù Cristo,

tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre

celeste,

e ci hai detto che chi vede te vede Lui.

Mostraci il tuo volto e saremo salvi.

Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo

dalla schiavitù del denaro;

l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una

creatura;

fece piangere Pietro dopo il tradimento,

e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.

Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola

che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di

Dio!

Tu sei il volto visibile del Padre invisibile,

del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con

il perdono e la misericordia:

fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo

Signore, risorto e nella gloria.

Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di

debolezza

per sentire giusta compassione per quelli che sono nel‐

l’ignoranza e nell’errore:

fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso,

amato e perdonato da Dio.

Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione

perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia

del Signore

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38

e la tua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare

ai poveri il lieto messaggio

proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà

e ai ciechi restituire la vista.

Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Mi‐

sericordia

a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti

i secoli dei secoli.

Amen

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Il logo e il motto offrono insieme una sintesi felice

dell’Anno giubilare. Nel motto

Misericordiosi come il Padre(tratto dal Vangelo di Luca, 6,36) si propone di vivere la

misericordia sull’esempio del Padre che chiede di non

giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di do‐

nare amore e perdono senza misura (cfr. Lc 6,37‐38). Il

logo – opera del gesuita Padre Marko I. Rupnik – si pre‐

senta come una piccola summa teologica del tema della

misericordia. Mostra, infatti, il Figlio che si carica sulle

spalle l’uomo smarrito, recuperando un’immagine molto

cara alla Chiesa antica, perché indica l’amore di Cristo

che porta a compimento il mistero della sua incarnazione

con la redenzione. Il disegno è realizzato in modo tale da

far emergere che il Buon Pastore tocca in profondità la

carne dell’uomo, e lo fa con amore tale da cambiargli la

vita. Un particolare, inoltre, non può sfuggire: il Buon Pa‐

store con estrema misericordia carica su di sé l’umanità,

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ma i suoi occhi si confondono con quelli dell’uomo. Cristo

vede con l’occhio di Adamo e questi con l’occhio di Cristo.

Ogni uomo scopre così in Cristo, nuovo Adamo, la propria

umanità e il futuro che lo attende, contemplando nel Suo

sguardo l’amore del Padre.

La scena si colloca all’interno della mandorla, anch’essa

figura cara all’iconografia antica e medioevale che ri‐

chiama la compresenza delle due nature, divina e umana,

in Cristo. I tre ovali concentrici, di colore progressiva‐

mente più chiaro verso l’esterno, suggeriscono il movi‐

mento di Cristo che porta l’uomo fuori dalla notte del

peccato e della morte. D’altra parte, la profondità del co‐

lore più scuro suggerisce anche l’imperscrutabilità del‐

l’amore del Padre che tutto perdona.

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Prot. N. 126/2015

D E C R E T Oper il dono della indulgenza

durante il giubileo straordinariodella misericordia

Con la bolla Misericordiæ Vultus il Santo Padre Fran‐

cesco ha indetto un Giubileo straordinario della Miseri-cordia, da celebrarsi a Roma e in tutto il mondo dall’8

dicembre 2015, Solennità dell’Immacolata Concezione

della Beata Vergine Maria, fino al 20 novembre 2016, So‐

lennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo.

Nella Terza Domenica di Avvento (13 dicembre) in

concomitanza con l’apertura della Porta Santa nella Cat‐

tedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano,

il Santo Padre ha stabilito che

«in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che èla Chiesa Madre per tutti i fedeli, o in una chiesa dispeciale significato, si apra per tutto l’Anno Santouna uguale Porta della Misericordia. A scelta del-l’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei San-tuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghisacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e

Michele SecciaPer grazia di Dio e della sede Apostolica

Vescovo di Teramo e Atri

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trovano la via della conversione. Ogni Chiesa par-ticolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vi-vere questo Anno Santo come un momentostraordinario di grazia e di rinnovamento spiri-tuale. Il Giubileo, pertanto, sarà celebrato a Romacosì come nelle Chiese particolari quale segno visi-bile della comunione di tutta la Chiesa.» (Miseri-cordiæ Vultus 3).

Il Giubileo straordinario è un dono per attingere

anche al tesoro spirituale della indulgenza, come Papa

Francesco ha personalmente spiegato nella Lettera in‐

viata al presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova

Evangelizzazione:

Il mio pensiero va, in primo luogo, a tutti i fedeliche nelle singole Diocesi, o come pellegrini a Roma,vivranno la grazia del Giubileo. Desidero che l’In-dulgenza giubilare giunga per ognuno come ge-nuina esperienza della misericordia di Dio, la qualea tutti va incontro con il volto del Padre che acco-glie e perdona, dimenticando completamente ilpeccato commesso. Per vivere e ottenere l’indul-genza i fedeli sono chiamati a compiere un brevepellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta inogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovodiocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma,come segno del desiderio profondo di vera conver-sione. Ugualmente dispongo che nei Santuari dovesi è aperta la Porta della Misericordia e nelle chieseche tradizionalmente sono identificate come Giu-bilari si possa ottenere l’indulgenza. È importanteche questo momento sia unito, anzitutto, al Sacra-mento della Riconciliazione e alla celebrazione

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della santa Eucaristia con una riflessione sulla mi-sericordia. Sarà necessario accompagnare questecelebrazioni con la professione di fede e con la pre-ghiera per me e per le intenzioni che porto nelcuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Papa Francesco, nella Bolla di Indizione, ha insistito

sull’importanza del pellegrinaggio affinché il cammino

personale e comunitario di conversione sia manifestato

da un segno concreto:

Il pellegrinaggio è un segno peculiare nell’AnnoSanto, perché è icona del cammino che ogni persona com-pie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essereumano è viator, un pellegrino che percorre una strada finoalla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santaa Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, se-condo le proprie forze, un pellegrinaggio. Esso sarà unsegno del fatto che anche la misericordia è una meta daraggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegri-naggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraversandola Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordiadi Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con glialtri come il Padre lo è con noi. ( Misericordiae Vultus, 14).

Nelle Chiese giubilari non deve mancare l’assidua pre‐

senza di confessori. I Parroci e tutti i Presbiteri si adope‐

rino per illustrare ai fedeli l’autentico significato del

Giubileo, con adeguate catechesi e si preoccupino di pro‐

muovere liturgie penitenziali comunitarie, sia nelle sin‐

gole parrocchie, sia nelle rispettive Foranie in modo da

favorire, non solo in occasione di celebrazioni speciali,

una regolare esperienza del sacramento della Riconcilia‐

zione, premessa indispensabile di conversione e di con‐

creta testimonianza evangelica.

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Pertanto, affinché tutti i fedeli possano abbondante‐

mente fruire lungo l’arco dell’intero Giubileo del dono del‐

l’Indulgenza, intraprendere un cammino di autentica

conversione, diventare operatori di perdono e di solidarietà,

mentre confermo quanto è stato promulgato dal Santo

Padre con la Bolla di Indizione del Giubileo Straordinario,

che invito a meditare personalmente e in ogni comunità;

in virtù della potestà ordinaria, con il presente

D E C R E T O

stabilisco quanto affidato alla facoltà del Vescovo per

il territorio della Diocesi.

1. Il Giubileo straordinario della Misericordia avrà inizio,

in Diocesi, il 12 dicembre 2015 e si concluderà il 20

novembre 2016.

2. Per dare un significato comunitario all’inizio di questo

tempo di grazia, dispongo che sabato 12 dicembre,

clero, religiosi e religiose, fedeli laici, si ritrovino nel

Santuario di San Gabriele dell’Addolorata di Isola del

Gran Sasso, dove presiederò la liturgia diocesana di

apertura della Porta della Misericordia secondo le in‐

dicazioni che saranno emanate.

3. Le Chiese Giubilari nella Diocesi saranno le seguenti:

la Cattedrale di Teramo, la Concattedrale di Atri, il San‐

tuario di San Gabriele dell’Addolorata in Isola del Gran

Sasso, la Chiesa di Santa Maria in Platea in Campli;

inoltre, per i motivi espressi dal Santo Padre, anche i

Santuari Mariani: Madonna delle Grazie in Teramo e

Maria SS. dello Splendore in Giulianova e il Santuario

della Scala Santa in Campli.

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4. Domenica 13 dicembre la Porta della Misericordia sarà

aperta nella Cattedrale di Santa Maria Assunta in Te‐

ramo, «Chiesa Madre per tutti i fedeli». Successiva‐

mente, per tutte le altre Chiese indicate, la liturgia

dell’apertura avrà luogo secondo un calendario pre‐

stabilito perché sia spiegato ai fedeli il significato spi‐

rituale e sociale del Giubileo straordinario.

5. Tutti i singoli fedeli veramente pentiti, debitamente

confessati e comunicati sacramentalmente, potranno

acquisire l’Indulgenza plenaria della pena temporale

per i propri peccati impartita per la Misericordia di

Dio, applicabile anche in suffragio alle anime dei fedeli

defunti, quando compiranno un pellegrinaggio in una

delle Chiese giubilari e parteciperanno devotamente

alla Santa Messa o ad un’altra celebrazione liturgica,

come le Lodi o i Vespri, o ad un esercizio di pietà; se

visiteranno, in gruppo o singolarmente, uno dei luoghi

già indicati ed attenderanno per un certo periodo di

tempo all’Adorazione Eucaristica e alla meditazione

sulla Parola di Dio, concludendole col “Padre nostro”,

con la Professione di fede e la preghiera secondo le in‐

tenzioni del Sommo Pontefice, non trascurando l’im‐

pegno a condividere e restituire la gioia e la grazia

della divina Misericordia, secondo quanto significato

e richiesto dalle “Opere di misericordia corporali e

spirituali”.

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Disposizioni particolari:a. Pellegrinaggi e luoghi stazionali:

Per il pellegrinaggio alle chiese giubilari della Diocesi,

invito i fedeli a raccogliersi in preghiera, secondo l’an‐

tico uso romano, in alcuni luoghi stazionali, dai quali

muoversi verso la meta del pellegrinaggio:

• Per la Cattedrale di Teramo: statio nel Santua‐

rio della Madonna delle Grazie • Per la Concattedrale di Atri: statio nella Chiesa

San Nicola di Bari o nella Chiesa di SantaChiara (sosta di adorazione eucaristica)

• Per Santa Maria in Platea di Campli statio al

Santuario della Scala Santa• Per il Santuario di San Gabriele dell’Addolo‐

rata: percorso della Via Crucis o lungo il viale

di accesso al Santuario

• Per il Santuario della Madonna dello Splen‐

dore: percorso della Via Crucis o recita del Ro‐

sario nel Piazzale.

Secondo le possibilità di ognuno, è bene compiere

parte del Pellegrinaggio a piedi, per significare il sa‐

crificio e l’impegno necessari per la conversione e per

meditare il raggiungimento della meta: Cristo nostro

Signore.

b. Per i malati:«A quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a

recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e

le persone anziane e sole, spesso in condizione di non

poter uscire di casa: per loro sarà di grande aiuto vi‐

vere la malattia e la sofferenza come esperienza di vi‐

cinanza al Signore che nel mistero della sua passione,

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morte e risurrezione indica la via maestra per dare

senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gio‐

iosa speranza questo momento di prova, ricevendo la

comunione o partecipando alla Santa Messa e alla pre‐

ghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di

comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’in‐

dulgenza giubilare.» (Papa Francesco, Lettera al Pon-tificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione)

c. Per i carcerati:«Nelle cappelle delle carceri potranno ottenere l’in‐

dulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta

della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera

al Padre, possa questo gesto significare per loro il pas‐

saggio della Porta Santa, perché la Misericordia di Dio,

capace di trasformare i cuori, è anche in grado di tra‐

sformare le sbarre in esperienza di libertà.» (Papa

Francesco, ibid.)

d. Le opere di misericordia:In ogni luogo, se un fedele si recherà a rendere visita

per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in ne‐

cessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in soli‐

tudine, handicappati, ecc.), quasi compiendo un

pellegrinaggio verso Cristo presente in loro (cfr. Mt

25, 34‐36), ed ottemperando alle consuete condizioni

spirituali, sacramentali e di preghiera, potrà ottenere

l’Indulgenza plenaria. I fedeli vorranno certamente

rinnovare tali visite nel corso dell’Anno Santo, po‐

tendo acquistare in ciascuna di esse l’Indulgenza, ov‐

viamente non più che una sola volta al giorno. «Ognivolta che un fedele vivrà una o più di queste opere [di

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misericordia corporale e spirituale] in prima personaotterrà certamente l’indulgenza giubilare. Di qui l’im-pegno a vivere la Misericordia per ottenere la graziadel perdono completo ed esaustivo in virtù dell’amoredel Padre che non esclude nessuno. Si tratterà pertantodi un’indulgenza giubilare piena, frutto dell’eventostesso che viene celebrato e vissuto con fede, speranzae carità.» (Papa Francesco, ibid.) Non si trascuri la pos‐

sibilità di esercitare tali opere quando la vita e le re‐

lazioni quotidiane ce ne offrono la possibilità.

Affinché l’accesso al sacramento della Penitenza e al

conseguimento del perdono divino attraverso la celebra‐

zione della riconciliazione, sia pastoralmente facilitato,

ricordo che Papa Francesco ha concesso ad ogni confes‐

sore la facoltà di assolvere dal peccato di aborto, dopo

aver ammonito i fedeli sulla gravità di peccati ai quali sia

annessa una riserva o una censura.

Il presente Decreto ha validità per la Diocesi di Te‐

ramo‐Atri unicamente per la durata del Giubileo straor-dinario della Misericordia. Nonostante qualunque

disposizione contraria.

Dalla Sede Episcopale Aprutina 9 novembre 2015

Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense

Michele, Vescovo

Il Cancelliere

Sac. Stefano Galeazzi

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INDICE

Introduzione ........................................................................................................................... pag. 3

PARTE PRIMAMisericordia e virtù teologali ..................................................................................... 9

I. Nella Misericordia il fondamentoe l’esperienza della fede. ............................................................................................. 9

II. Nella Misericordia le radici della speranza. .............................. 13

III. Misericordiosi come il Padre: restituzione nell’Amore‐Carità. ................................................................. 17

PARTE SECONDAIl coraggio di esserci nel cammino della misericordia .......... 22Un cammino ...................................................................................................................................... 23L’itinerario .......................................................................................................................................... 25Strumenti ............................................................................................................................................. 29Farsi trovare .................................................................................................................................... 30Perdonati, perdoniamo! ............................................................................................... 31Le opere di misericordia .............................................................................................. 32Il ritorno o, meglio, la restituzione! ............................................................. 34

Preghiera di Papa Francesco per il Giubileo .................................... 37

Misericordiosi come il Padre ................................................................................. 39

Decreto per il dono della indulgenza ......................................................... 41

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Finito di stampare nel mese di Dicembre 2015dalla Giservice di Teramo

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