indialogo nov2012

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Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Postale – D.L. 353/2003 (conv. In 27/02/2004 n° 46), comma 2, DCB Milano – e 1,20 - ANNO XXVI – n. 5/novembre 2012 www.azionecattolicamilano.it/indialogo pubblicazione informativa no profit Omologato 5/2012 in dialogo unitario Mensile dell’Azione Cattolica ambrosiana Luciano Caimi ricorda il cardinal Martini e la sua vicinanza all'Azione Cattolica Grazie Padre Carlo Maria A ll’epoca della mia nomi- na a Presidente diocesano dell’AC (giugno 1998), il card. Martini era da diciot- to anni nostro arcivescovo. Ormai aveva percorso un lungo tratto del suo ministero episcopale. Il disegno pastorale da lui tracciato appariva con nitida chiarezza. All’origine stava un’i- dea di Chiesa in ascolto della Parola, fraternamente raccolta intorno all’eu- caristia, consapevole di essere “piccolo gregge” e di dover operare nel mondo come lievito, seminando speranza e te- stimoniando con fattiva carità l’amore di Dio per gli uomini. Una comunità ecclesiale, quella prefigurata da Marti- ni, non lamentosa e ripiegata su di sé, ma “lieta, leggera, coraggiosa”, attenta ai “segni dei tempi”, aperta al dialogo, convinta, oltre che di dover dare, anche di poter ricevere (e molto) dagli altri. Queste linee pastorali avevano avuto concreta traduzione in gesti, iniziative, eventi. La Scuola della Parola in Duo- mo, il Convegno di Assago sul “Farsi prossimo”, la Cattedra dei non creden- ti, l’Assemblea di Sichem per i giovani erano i più noti. Ma c’era molto, molto altro nel disegno dell’arcivescovo, come si poteva evincere dalle lettere pastorali e dai discorsi di Sant’Ambrogio alla cit- tà. Risuonava in lui costantemente una domanda cruciale: che cosa il Signore stesse chiedendo, in quel preciso mo- mento storico, alla Chiesa di Milano. Puntava a far sì che l’intera comunità diocesana si sentisse interpellata dall’in- terrogativo. Da qui uno stile pastorale inteso ad avvalorare collegialità e corre- sponsabilità. Oltre alle parrocchie, cia- scun gruppo, associazione, movimento, con il proprio carisma, era sollecitato dall’arcivescovo a rendersi protagonista attivo nel comune cammino ecclesiale. Per ogni realtà aggregativa aveva una pa- rola incoraggiante. Ma, da uomo acuto e disincantato qual era, conosceva bene la propensione “autoreferenziale” di qual- che movimento. Non era certo il caso dell’AC. Il cardinale credeva nell’associa- zione e sapeva di poter contare a occhi chiusi sulla sua generosa disponibilità. In uno splendido intervento usci- to sul n. 1/2000 di “In Dialogo”, egli le additava alcune linee d’azione, che, a mio parere, conservano permanente attualità. Muoveva da un’affermazione netta: “L’Azione Cattolica dovrebbe sen- tire sempre più come suo il compito di risvegliare in tutti i suoi soci e in tutti i credenti lo spirito del Concilio Vaticano II, specialmente nei suoi inviti a porre al centro della vita cristiana la Parola di Dio, a costruire una Chiesa veramente ‘popolo di Dio’ e a servizio del mondo, per indicargli con semplicità e passione il Regno”. Nel sottolineare, poi, i “passi” concreti che l’associazione avrebbe do- vuto compiere per interpretare al meglio il proprio carisma, insisteva su alcuni punti nodali. Compito primario restava la formazione di “laici corresponsabi- li, attenti al bene di tutta la comunità, capaci di farsi carico delle esigenze del Vangelo, aperti ad una reale comunione con i propri pastori”, ma nel medesimo tempo sensibili ai problemi della vita ALL’INTERNO pp. 2/3 Il saluto dell'AC al Card. Martini p. 5 Una riflessione sulle paralimpiadi Caro diario Tutto il materiale per la festa dell'adesione dell'8 dicembre quotidiana (famiglia, lavoro, studio...) e in grado di “camminare insieme alle donne e agli uomini di oggi”. Siffatto programma formativo doveva poggiare su una solida “vita spirituale”. Qui Mar- tini richiamava l’associazione a porre l’impegno necessario, affinché i soci, oltre alla centralità della Parola, avvalo- rassero la Lectio quotidiana e si dotas- sero di un’idonea “Regola di vita” per calibrare il cammino di ogni giorno con la fedeltà del discepolo. Tutto ciò premesso, l’arcivescovo si premurava di fornire suggerimenti spe- cifici per le varie fasce di età. Ne riporto qualche rigo: “Ai ragazzi vorrei rivolgere l’invito ad essere ‘apostoli’ tra i loro coe- tanei”; “Agli adolescenti e ai diciottenni vorrei chiedere di cercare con coraggio la loro vocazione”; “Vorrei sollecitare i giovani ad essere convinti e a far capire anche ai loro coetanei che è bello esse- re discepoli di Gesù”; “Agli adulti vorrei chiedere di essere un segno visibile [...] della possibilità anche oggi di vivere con integralità il Vangelo, cercando stili con- creti e praticabili di vita cristiana”. Sono rapidissimi riscontri di un in- tervento fra i più significativi del car- dinal Martini sull’AC. Mi auguro che questa nota, per quanto parziale, possa aiutare, se non altro, a recuperare qual- che spunto del suo magistero sulla no- stra associazione; un magistero lucido e ancora oggi illuminante: proprio per ciò meritevole di più circostanziati appro- fondimenti Luciano Caimi Presidente diocesano di Ac Presidente diocesano dal 1998 al 2002 11 ottobre, al via l'Anno della Fede, a Roma e a Milano 11 ottobre 2012. Milano in collegamento ideale con il Vaticano, dove l'Azione Cattolica ha organizzato una fiaccolata con più di 40.000 persone per ricordare, insieme con il Santo Padre, il 50esimo dall'apertura del Concilio Vaticano II. In Sant'Ambrogio, con il Vicario Generale Mons. Delpini anche l'AC di Milano ha cele- brato l'apertura dell'Anno della Fede (servizi a pagina 8), indetto da Benedetto XVI nella lettera apostolica “motu proprio” Porta fidei. “La porta della fede” - si legge nella lettera - “è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma”. Vogliamo dunque raccogliere l'invito dell'Arcivescovo Card. Scola, contenuto nella lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino: “Nell'anno della fede le nostre comunità dovranno concentrarsi sull'es- senziale: il rapporto con Gesù. Come ogni profonda relazione amorosa il dono della fede chiede i linguaggi della gratitudine piuttosto che quelli del puro dovere, decisione di dedicare tempo alla conoscenza e alla con- templazione più che proliferazione di iniziative, silenzio più che moltiplicazione di parole, l’irresistibile comuni- cazione di un’esperienza di pienezza che contagia la società più che l’affannosa ricerca del consenso”. Anche per i soci di Azione Cattolica quest'anno è una buona occasione per ritornare all'essenziale della propria fede.

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Il numero di novembre del mensile dell'Azione Cattolica Ambrosiana

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pubblicazioneinformativa

no profitOmologato

5/2012

in dialogounitario

Mensile dell’ Azione Cattolica ambrosiana

Luciano Caimi ricorda il cardinal Martini e la sua vicinanza all'Azione Cattolica

Grazie Padre Carlo MariaAll’epoca della mia nomi-

na a Presidente diocesano dell’AC (giugno 1998), il card. Martini era da diciot-to anni nostro arcivescovo.

Ormai aveva percorso un lungo tratto del suo ministero episcopale. Il disegno pastorale da lui tracciato appariva con nitida chiarezza. All’origine stava un’i-dea di Chiesa in ascolto della Parola, fraternamente raccolta intorno all’eu-caristia, consapevole di essere “piccolo gregge” e di dover operare nel mondo come lievito, seminando speranza e te-stimoniando con fattiva carità l’amore di Dio per gli uomini. Una comunità ecclesiale, quella prefigurata da Marti-ni, non lamentosa e ripiegata su di sé, ma “lieta, leggera, coraggiosa”, attenta ai “segni dei tempi”, aperta al dialogo, convinta, oltre che di dover dare, anche di poter ricevere (e molto) dagli altri.

Queste linee pastorali avevano avuto concreta traduzione in gesti, iniziative, eventi. La Scuola della Parola in Duo-mo, il Convegno di Assago sul “Farsi prossimo”, la Cattedra dei non creden-ti, l’Assemblea di Sichem per i giovani erano i più noti. Ma c’era molto, molto altro nel disegno dell’arcivescovo, come si poteva evincere dalle lettere pastorali e dai discorsi di Sant’Ambrogio alla cit-tà. Risuonava in lui costantemente una domanda cruciale: che cosa il Signore stesse chiedendo, in quel preciso mo-mento storico, alla Chiesa di Milano.

Puntava a far sì che l’intera comunità diocesana si sentisse interpellata dall’in-terrogativo. Da qui uno stile pastorale inteso ad avvalorare collegialità e corre-sponsabilità. Oltre alle parrocchie, cia-scun gruppo, associazione, movimento, con il proprio carisma, era sollecitato dall’arcivescovo a rendersi protagonista attivo nel comune cammino ecclesiale. Per ogni realtà aggregativa aveva una pa-rola incoraggiante. Ma, da uomo acuto e disincantato qual era, conosceva bene la propensione “autoreferenziale” di qual-che movimento. Non era certo il caso dell’AC. Il cardinale credeva nell’associa-zione e sapeva di poter contare a occhi chiusi sulla sua generosa disponibilità.

In uno splendido intervento usci-to sul n. 1/2000 di “In Dialogo”, egli le additava alcune linee d’azione, che, a mio parere, conservano permanente attualità. Muoveva da un’affermazione netta: “L’Azione Cattolica dovrebbe sen-tire sempre più come suo il compito di risvegliare in tutti i suoi soci e in tutti i credenti lo spirito del Concilio Vaticano II, specialmente nei suoi inviti a porre al centro della vita cristiana la Parola di Dio, a costruire una Chiesa veramente ‘popolo di Dio’ e a servizio del mondo, per indicargli con semplicità e passione il Regno”. Nel sottolineare, poi, i “passi” concreti che l’associazione avrebbe do-vuto compiere per interpretare al meglio il proprio carisma, insisteva su alcuni punti nodali. Compito primario restava la formazione di “laici corresponsabi-li, attenti al bene di tutta la comunità, capaci di farsi carico delle esigenze del Vangelo, aperti ad una reale comunione con i propri pastori”, ma nel medesimo tempo sensibili ai problemi della vita

ALL’INTERNO

pp. 2/3Il saluto dell'AC al Card. Martini

p. 5Una riflessione sulle paralimpiadi

Caro diarioTutto il materiale per la festa dell'adesione dell'8 dicembre

quotidiana (famiglia, lavoro, studio...) e in grado di “camminare insieme alle donne e agli uomini di oggi”. Siffatto programma formativo doveva poggiare su una solida “vita spirituale”. Qui Mar-tini richiamava l’associazione a porre l’impegno necessario, affinché i soci, oltre alla centralità della Parola, avvalo-rassero la Lectio quotidiana e si dotas-sero di un’idonea “Regola di vita” per calibrare il cammino di ogni giorno con la fedeltà del discepolo.

Tutto ciò premesso, l’arcivescovo si premurava di fornire suggerimenti spe-cifici per le varie fasce di età. Ne riporto qualche rigo: “Ai ragazzi vorrei rivolgere l’invito ad essere ‘apostoli’ tra i loro coe-tanei”; “Agli adolescenti e ai diciottenni vorrei chiedere di cercare con coraggio la loro vocazione”; “Vorrei sollecitare i

giovani ad essere convinti e a far capire anche ai loro coetanei che è bello esse-re discepoli di Gesù”; “Agli adulti vorrei chiedere di essere un segno visibile [...] della possibilità anche oggi di vivere con integralità il Vangelo, cercando stili con-creti e praticabili di vita cristiana”.

Sono rapidissimi riscontri di un in-tervento fra i più significativi del car-dinal Martini sull’AC. Mi auguro che questa nota, per quanto parziale, possa aiutare, se non altro, a recuperare qual-che spunto del suo magistero sulla no-stra associazione; un magistero lucido e ancora oggi illuminante: proprio per ciò meritevole di più circostanziati appro-fondimenti

Luciano CaimiPresidente diocesano di Ac

Presidente diocesano dal 1998 al 2002

11 ottobre, al via l'Anno della Fede, a Roma e a Milano 11 ottobre 2012. Milano in collegamento ideale con il Vaticano, dove l'Azione Cattolica ha organizzato una fiaccolata con più di 40.000 persone per ricordare, insieme con il Santo Padre, il 50esimo dall'apertura del Concilio Vaticano II. In Sant'Ambrogio, con il Vicario Generale Mons. Delpini anche l'AC di Milano ha cele-brato l'apertura dell'Anno della Fede (servizi a pagina 8), indetto da Benedetto XVI nella lettera apostolica “motu proprio” Porta fidei. “La porta della fede” - si legge nella lettera - “è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma”. Vogliamo dunque raccogliere l'invito dell'Arcivescovo Card. Scola, contenuto nella lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino: “Nell'anno della fede le nostre comunità dovranno concentrarsi sull'es-senziale: il rapporto con Gesù. Come ogni profonda relazione amorosa il dono della fede chiede i linguaggi della gratitudine piuttosto che quelli del puro dovere, decisione di dedicare tempo alla conoscenza e alla con-templazione più che proliferazione di iniziative, silenzio più che moltiplicazione di parole, l’irresistibile comuni-cazione di un’esperienza di pienezza che contagia la società più che l’affannosa ricerca del consenso”. Anche per i soci di Azione Cattolica quest'anno è una buona occasione per ritornare all'essenziale della propria fede.

Page 2: InDialogo nov2012

2novembre

2012

GrAzIe CArDINALe

Era il febbraio del 2002, alla nostra assem-blea elettiva l’allora Arcivescovo Martini ci rivolse un discorso

di congedo, nel quale espresse una convinzione profonda relativa alla vocazione dei laici dell’AC, defini-ta quale dedicazione permanente all’edificazione della Chiesa locale. Oggi, in un contesto di riflessione sul compito dell’AC per la formazione dei laici, queste parole sono da ascoltare ancora e da comprendere nella loro profondità. Vogliamo pubblicare qui di seguito parte di quel discorso, con-sci del fatto che le sue esigenti indi-cazioni relative al percorso formativo spirituale di laici di AC all’altezza della propria vocazione, ci provocano con forza. Anche per questo esprimiamo al Cardinal Martini gratitudine e affetto.

Valentina Soncini

“Lode e ringraziamentoVi ringrazio cordialmente delle

parole di accoglienza e di augurio per il compleanno: un anniversario che ci fa intravedere come, con tutta proba-bilità o con certezza, questa è l’ultima assemblea generale da me presieduta. Avverto quindi un po’ di trepidazi-one.

Ripensando ai 22 anni trascorsi, posso dire che ho cercato di essere sempre vicino all’Azione Cattolica secondo il detto di San Paolo «gaud-ere con gaudentibus, flere cum flentibus», godendomi e rallegrandomi di tutto quanto di bello, di buono, di nobile, di creativo si è fatto, e anche vivendo le difficoltà, le fatiche, inevitabili in tutte le realtà umane. Guardo a ques-to periodo con gratitudine a Dio, ma pure, in particolare, con gratitudine all’Azione Cattolica Ambrosiana. In-fatti in questi 22 anni non ho mai avuto motivo di vero dispiacere o di

vera seria difficoltà con l’Azione Cat-tolica. La cosa non è ovvia, perché a volte sento dire da tanti vescovi miei colleghi che emergono tensioni o nubi. A Milano non ne ho mai avute: ci siamo ascoltati e stimolati a vi-cenda, e ho sempre verificato grande lealtà, grande desiderio di vicinanza, grande accettazione dei programmi pastorali, grande impegno per realiz-zarli, grande spirito di sacrificio e di dedizione, pur con tutte le difficoltà quotidiane.

Pertanto vorrei esprimere a voi, a ciò che voi rappresentate e anche ai vostri predecessori, una grande lode, un grande ringraziamento. Anzitut-to agli assistenti di questi anni che sono stati attenti, equilibrati, pronti a cogliere ogni minimo movimento, ogni parola, così da poterla ricom-prendere, ridimensionare, così che ci fosse la collaborazione di tutti. E poi ai presidenti che si sono succeduti e che ricordo con molta gratitudine e con molto affetto: li vedo presenti e li ringrazio. Ringrazio in particolare il presidente professor Luciano Cai-mi per lo zelo, la dedizione, lo spiri-to di sacrificio, la competenza e la grande professionalità – potremmo dire laicità – con la quale ha servito l’Azione Cattolica in questo trien-nio. A tutti voi, a tutti i collaboratori e a tutti coloro che hanno presieduto alle diverse realtà e responsabilità, attesto la mia vivissima gratitudine: è questo il sentimento più profondo che avverto in me.

Dedicazione permanente e formazione

Due aspetti mi stanno a cuore per quanto riguarda l’Azione Cattolica.

Innanzitutto il fatto che è l’unica realtà laicale che professa una dedica-zione permanente, di carattere direi definitivo, al servizio della Chiesa in

quanto tale. Questa connotazione la distingue da tutti i servizi di pastorale che pure si sono moltiplicati e che sono utilissimi, come i membri dei consigli pastorali, i catechisti, gli op-eratori della pastorale del lavoro, del-la sanità, della cultura… L’Azione Cat-tolica ha fatto scuola in tal senso e, a partire da essa, si sono moltiplicate le varie forme di dedicazione laicale che sono il fiore all’occhiello della Chiesa contemporanea e in particolare - mi sembra - della Chiesa italiana. Però la maggior parte di queste dedicazioni sono ad tempus, cioè per alcuni anni, ad libitum, finché uno può, finché uno riesce, finché uno ha voglia. L’Azione Cattolica mi appare invece come una dedicazione permanente, una dedica-zione della vita, sulla quale il vescovo può contare sempre, sulla quale la Chiesa può fare affidamento, sulla quale la società può sempre contare

Forse l’affermazione sembrerà persino banale, ma per la mia generazione il cardinal Martini è stato soprattutto il vescovo della Parola, che ci ha inse-gnato ad aprire la Bibbia e a non chiuderla più. La passione e l’intelligenza che coglievamo in lui ci ha spinto a fondare la nostra esperienza di fede sull’a-scolto di ciò che il Signore ha da dire alla sua Chie-sa attraverso il Vangelo. Si è curvato per noi den-tro la Scrittura e l’ha fatta risuonare di una musica appassionante e vera, e così ha alimentato i nostri sogni e desideri, ha dato cibo solido per quanti di noi hanno deciso di seguire il Maestro, il cui Volto ha contribuito in modo determinante ad illumina-re. Luogo fondamentale fu la Scuola della Parola, soprattutto nei suoi appuntamenti il primo giovedì di ogni mese in Duomo. I giovani si sentirono con-vocati, dunque resi protagonisti di un ascolto as-siduo e continuativo, mai superficiale; nel silenzio

perché non è soltanto un impegno temporaneo, che può essere ritirato a piacere, ma appunto una dedicazi-one, una dedizione di sé, una dedica-zione gratuita, di spirito prettamente evangelico che corrisponde alle be-atitudini. Per questo ne ho sempre molto apprezzato lo spirito. Esso mi sta molto a cuore e sono certo che vorrete continuarlo.

Un secondo aspetto importante che ne deriva è che proprio per la dedicazione personale e permanente sono necessari i momenti formativi. Per servire nei consigli pastorali per un quinquennio può bastare un en-tusiasmo un po’ prolungato, che di solito dopo qualche tempo si sfoca e diventa noia, disgusto, impazienza. Ma per servire la Chiesa locale, per costruirla in maniera efficace e per-manente ci vuole un fondamento formativo molto profondo che vi raccomando fortemente. Anzitutto raccomando la preghiera - litur-gica e personale - vissuta in maniera intensa e costante. In secondo luogo vi raccomando molto gli esercizi spiri-tuali, momento formativo fondamen-tale per un laico che vuole veramente comprendere, come dice San Paolo, «il pensiero di Cristo», la mente di Cris-to, per poterla esprimere nella quotid-ianità. E poi tutto ciò che contribuisce alla formazione personale: la confes-sione regolare, la direzione spirituale, la meditazione sul Vangelo, la lectio divina. Quindi non si tratta solo di as-coltare delle conferenze o alcuni mo-menti di catechesi. Se c’è l’impegno personale, c’è il laico formato che sa esprimere le sue scelte, che sa portarsi in maniera giusta nei diversi campi di azione sia nella Chiesa che nella soci-età. Da un laico formato così, nascono poi delle scelte sociali, civili, culturali, politiche, economiche rette e giuste, delle scelte secondo il Vangelo.”

della cattedrale, Martini ci ha insegnato a leggere, cioè a incontrare Dio nel-la storia. Fu bello, per me, collaborare con lui nell'or-ganizzazione di molti itine-rari annuali della Scuola della Parola, sia centrale che distribuita nelle zone e nei decanati. Ricordo le riunioni in curia con i predicatori e gli animatori: il cardinale offriva grandi scenari, che poi toccava a noi tradurre in strumenti concreti. Un medesimo stile, di reale collaborazione e condivisione, vivemmo nel-le annuali convocazioni della Traditio Symboli e per l’Assemblea di Sichem, il grande incontro di giovani vissuto nel 1988/1989.

Luca Diliberto

"Martini ci ha insegnato a leggere la Parola, cioè a incontrare Dio nella storia"

Ricordiamo il card.Martini con le sue parole del febbraio 2002

L'Ac, una dedicazione permanente

Page 3: InDialogo nov2012

GrAzIe CArDINALe 3novembre

2012

L'incontro e lo scambio continuo con i giovani sono stati una parte sa-liente del magistero del Cardinale Martini; prove

di tale attenzione sono state l'organiz-zazione della “Scuola della Parola” in Duomo e la convocazione dell'“Assem-blea di Sichem” nel 1988-1989. Fra i giovani in dialogo con il cardinale vi era Serena Arrigoni, che ha vissuto da protagonista il “Sinodo dei giovani” del 2002, in conclusione del cammino delle “Sentinelle del mattino”. Pubbli-chiamo di seguito il saluto che Serena ha rivolto al cardinale Martini in occa-sione della veglia in traditione symboli del 23 marzo 2002.

“Questa sera tutti sentiamo che quest’anno la “Traditio” è diversa: la recente esperienza del Sinodo ci rende orgogliosi, lieti dei passi fatti, pieni di entusiasmo e con tanti interrogativi nel cuore; accanto a tutto questo, siamo un po’ inquieti: forse è l’ultima traditio con il nostro Arcivescovo.

Tutti abbiamo il cuore colmo di per-sonale gratitudine per i suoi ventidue anni di Episcopato fra di noi; è questa una bella occasione per dare voce alla nostra gratitudine.

Grazie, innanzitutto, per averci vo-luto protagonisti, soggetti attivi di una pastorale per noi e per i nostri coetanei, noi siamo la seconda generazione del Suo episcopato, quelli a cui hanno rac-contato Sichem e che poi si sono ritro-vati a loro volta alla ribalta, prima come attente sentinelle in ascolto e poi come giovani sinodali impegnati a intuire e a indicare nuove vie per annunciare il Vangelo ai giovani del terzo millennio.

E’ davvero bello sentirsi chiamati, coinvolti, investiti di fiducia dalla pro-pria Chiesa diocesana, avere la possi-bilità di proporre e pensare in grande; Eminenza, vogliamo ringraziarla di cuore per tutto questo, anche a nome dei giovani che ci hanno preceduto e

che hanno pensato la pastorale in cui siamo cresciuti.

Ma ci sono anche altri motivi di gratitudine che Le vorremmo rivolgere.

Grazie Eminenza per averci sempre ricordato in ogni momento del Suo Ministero che il centro è la Parola, che la Lectio Divina è l’elemento fonda-mentale del nostro cammino; grazie per averci cresciuto alla Scuola della Parola e per essere stato un Maestro nell’insegnarci a fondare la vita sull’u-nica Parola che conta e a rendere que-sta Parola linfa vitale per ogni nostra giornata.

Grazie di averci sempre spinto a giocarci, a deciderci, a compiere scelte impegnative e definitive; grazie di aver-ci dato il Gruppo Samuele e di averci sempre accompagnato nel discerni-mento vocazionale, così primario alla nostra età.

Grazie per averci mostrato un volto di Chiesa amante del dialogo, dell’a-scolto, del confronto, della ricerca insieme a tutti gli uomini di buona volontà; non dimenticheremo le Cat-tedre dei non credenti.

I discorsi alla città e la cura delle scuole per l’impegno socio-politico sono stati per noi una strada che ci ha educato a una passione evangelica per le “cose del mondo” unita a un atten-to discernimento alla ricerca dell’unica Verità che salva.

Grazie per essere venuto sempre a cercarci, nelle parrocchie, nelle Associa-zioni e nei movimenti di cui facciamo parte e per averci sempre voluto incon-trare in tanti appuntamenti; grazie per la passione educativa e per la cura delle persone che ha sempre dimostrato.

Infine, vorremmo dirLe che la Sua personale testimonianza di accoglien-za, di rigore morale, di amore per la Parola, di passione per il mondo, il Suo credere nei giovani prima che i giovani credano alla Chiesa, è stato il più grande annuncio di Vangelo che poteva darci. Grazie Eminenza.”

“Attraversate la città contemporanea con il desiderio di ascol-tarla, di comprenderla, senza schemi riduttivi e senza paure in-giustificate, sapendo che insieme è possibile conoscerla nella sua varietà diversificata, nelle reti di amicizie e di incontri, nella collaborazione tra i gruppi e le istituzioni. Favorite i rapporti tra persone che sono diverse per storia, per provenienza, per formazione culturale e religiosa. Possiate essere il fermento e i promotori di nuove «agorà» dove si possa dialogare anche tra coloro che la pensano diversamente in una ricerca appassio-nata e comune”.Così diceva il cardinal Martini concludendo l’avvincente cam-mino del “Sinodo dei giovani”, nel 2002. I giovani dell’Azione Cattolica presero sul serio le consegne dell’arcivescovo im-pegnandosi a essere creativi e a inventare qualcosa di nuovo.Nacque così il “laboratorio migranti” del settore giovani: non ci furono subito idee e progetti precisi, ma ci spingeva soprattut-to il desiderio forte di incontrare i migranti, condividere un pez-zo di strada con loro, smettere di considerarli solo i destinatari di interventi ecclesiali, ma iniziare a ritenerli i protagonisti del cammino della Chiesa diocesana.A poco a poco il laboratorio si mise in cammino: alcuni gio-vani parteciparono al “gruppo di contatto” organizzato dalla Pastorale dei migranti con ragazzi di varie realtà e cappellanie, condividendo con persone di diverse nazionalità momenti di ritiro e di festa. Sul versante associativo, si organizzò la “giornata del migran-te” e la si propose ai giovani del settore per sensibilizzarli all’in-contro con persone di culture diverse; si invitarono i giovani migranti a momenti ordinari del cammino associativo; inoltre si cercò di “fare rete”, andando a conoscere le iniziative proposte da gruppi e parrocchie sul territorio della diocesi.Ne nacquero tanti spunti, tante esperienze e tante idee. Con-temporaneamente, nell’articolazione degli adulti-giovani si de-dicò il percorso culturale di due anni associativi all’approfondi-mento della realtà della migrazione studiando dati, ascoltando

e incontrando testimoni, lasciandosi provocare e provando a sognare e progettare il futuro.Da tutto questo fermento nacque infine la “Commissione migranti” a livello unitario, che esprime ancora oggi un’at-tenzione costante dell’Azione Cattolica di Milano per la condivisione con i credenti delle diverse culture. Svariate sono le iniziative messe in piedi con i giovani e con gli adulti, anche in collaborazione con altre associazioni e la Pastorale dei migranti. Per citarne alcune: il percorso “At-traversare la città”, degli incontri in ascolto dei giovani migranti, un cammino di condivisione con la cappellania dei sudamericani, l’attività insieme al “Percorso Genito-ri”, ecc… Tutte queste attività hanno lo stesso desiderio ben pronunciato da Martini un decennio fa, ma ancora attuale.Grazie, Cardinale, per essere stato il nostro punto di par-tenza e un continuo e profondo stimolo per “realizzare esperienze costanti di apertura e di accoglienza, verso rinnovate integrazioni ecclesiali e sociali.”

Serena Arrigoni e Maria Citterio

Commissione migranti, casa di Zaccheo, laboratorio socio-politico: il sinodo dei giovani e i suoi frutti tra i giovani di AC

riportiamo il saluto che Serena Arrigoni ha rivolto al Card. Martini nel 2002

Sentinelle del mattino: giovani protagonisti

Page 4: InDialogo nov2012

4novembre

2012

VoCI DA ToDI 2

Una riflessione dal mondo delle Acli sull'esperienza del secondo Forum delle Associazioni Cattoliche

Todi 2, per una nuova iniziativa politicaVisto dal versante delle Acli il

percorso intrapreso dal Forum delle Persone e delle Associa-zioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro costitu-

isce uno dei fondamenti della loro attuale iniziativa politica. Infatti le Acli, come altre associazioni cattoliche, considerano una priorità svolgere in modo efficace il loro ruolo di rappresentanza sociale. Nella fase attuale ciò significa contribuire al rinno-vamento della politica, non solo genera-zionale ma prima di tutto etico. Inoltre,

significa porre il problema dell'impove-rimento dei ceti intermedi e lavoratori in termini anche di tenuta della democrazia, pensando ad un piano di uscita dalla crisi incentrato sul primato dell'economia rea-le e su un efficace controllo della specula-zione finanziaria.

In questo quadro si è inserito il secon-do convegno di Todi dal quale sono uscite delle proposte per un nuovo protagoni-smo delle associazioni cattoliche in que-sta delicata fase di passaggio dalla seconda alla terza repubblica. L'obiettivo è quello

Una riflessione sull'impegno dei cattolici in politica nelle parole di Alberto ratti, ex Presidente nazionale FUCI

Uno sguardo ampio per ridare speranza al Paese

N on si può non osservare come, di tanto in tanto, il tema del rapporto fra i cattolici e la politica torni al

centro del dibattito sugli organi di infor-mazione, di qualunque matrice culturale essi siano.

Si tratta di un argomento che accom-pagnerà sempre le discussioni politiche nel nostro Paese. Nei momenti di crisi, poi, i riflettori sembrano riaccendersi con partico-lare intensità: cosa faranno i cattolici? For-meranno un nuovo partito? Quali percen-tuali potranno raggiungere? E così via fino all’infinito. Colpisce, poi, come l’attenzione da parte dei media si faccia sempre più forte dopo i richiami o gli inviti ai laici da parte della gerarchia ecclesiastica ad impegnarsi nell’agone pubblico.

La preoccupazione più forte di tutto questo e la conseguenza logica immediata che ne deriva è, agli occhi dei molti, che da tempo il laicato cattolico non riesca più a vivere di luce propria, che non abbia più le forze né il temperamento per interpretare

e guidare i cambiamenti del nostro Paese e della nostra società. Credo che non sia così, che ancora il laicato cattolico pos-sa esprimere idee buone e condivisibili, che possa esprimere una classe dirigente degna di questo nome, personalità pen-santi e disposte a sacrificarsi per il bene di tutti. E’ necessario, allora, riappropriar-si di quell’afflato ampio, lungimirante e profetico che non può non caratterizzare l’impegno di un cristiano: solo da una fede vissuta in pienezza, da una religiosità profonda e da un rapporto costante con il Signore è possibile sperare in un cambia-mento radicale, un impegno onesto, sin-cero e gratuito.

Iniziative importanti come quelle che si sono tenute a Todi negli ultimi due anni, organizzate dal Forum delle persone e del-le Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro, per esempio, rischiano di rimanere fini a se stesse se non inizia-no davvero a pensare per il medio – lun-go periodo alcune proposte concrete per

far ripartire tutto il Paese e ridare dignità alla politica, se non si mettono all’ascolto delle giovani generazioni. “Per riprendere a crescere servono nuove energie, soprat-tutto quelle dei giovani”: così iniziava il capitolo dedicato a “Slegare la mobilità sociale” del Documento Preparatorio per la 46° Settimana Sociale dei Cattolici. Le energie, allora, vanno lasciate libere di esprimersi, di rischiare e, a volte, anche di sbagliare. Noi, laici di Azione Cattoli-ca, dobbiamo essere in grado di ampliare l’attenzione delle comunità cristiane verso l’economia, l’arte, le scienze naturali e tec-niche, nonché alle discipline che sempre più integrano diversi saperi, sapendo col-legare le problematiche in esse implicate alle grandi domande sul senso della vita umana, per trovare nuove risorse di appro-fondimento rispetto alle sfide urgenti per il prossimo futuro, come la sostenibilità ambientale, la bioetica, la parità di genere, il lavoro, l'etica dell'economia.

Alberto Ratti

Note a margineL’appello del Papa di torna-re alla politica fa nascere, nel 2009, il Forum delle persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel Mondo del Lavoro, che il 16 e 17 ottobre 2011, con molto mondo cattolico, organiz-za a Todi il seminario La Buona politica per il Bene comune, che propone un rinnovamento gene-rale di persone, metodi e obietti-vi della politica. Poco dopo nasce il Governo Monti: Todi 1 è stata l’ultima spallata a Berlusconi?Riproposto il seminario quest’anno, sempre a Todi, il 21 e 22 ottobre, su La Buona Politica per tornare a Crescere, il Forum chiude sottolineando: la riacquistata dignità delle Isti-tuzioni; un impegno correspon-sabile, volto a “generare - in politica - proposte nuove tanto nel contenitore quanto nei con-tenuti”; uno stato sussidiario e solidale; la riconsegna al popolo del potere di scegliersi i propri rappresentanti. Una critica. Il Forum 2012 chie-de il “pieno ripristino dei valori costituzionali”, visto il “momen-to di gravissima crisi morale, po-litica ed economica” dell’Italia del 2011. Fotografia chiaris-sima purtroppo assente dal manifesto di Todi 2011.

Gianfranco Iemmo

di scongiurare l'esaurimento dello spirito del governo Monti che ha messo il Paese di fonte alle sfide di risanamento di bilan-cio necessarie per rimanere saldamente ancorati all'Euro e per recuperare la credi-bilità delle istituzioni dopo la non esaltan-te esperienza del profilo plebiscitario della seconda repubblica. Ma Todi 2 ha affer-mato anche la necessità di dare al governo che uscirà dopo le elezioni del prossimo anno una chiara maggioranza politica.

Ed una maggioranza coesa sul piano programmatico non è frutto del caso ma va costruita. In questa direzione si pone la necessità, annunciata nel documento con-clusivo del convegno, di “generare propo-ste nuove tanto nel contenitore quanto nei contenuti”.

La sfida è quella di passare dalle enun-ciazioni di principio, dagli applausi ogni qual volta la gerarchia invita i laici cattolici ad una nuova stagione di impegno, alle scelte concrete in cui ogni soggetto si met-te in gioco e si chiede cosa può fare per il bene comune.

In questa elaborazione comune stan-no i presupposti del percorso che le Acli hanno intrapreso nel loro ultimo con-gresso nazionale e ribadito all'incontro di studi di Orvieto lo scorso settembre, che è quello di dare una risposta allo sconten-to dell'elettorato e quello di indirizzare le profonde istanze di cambiamento in una formula politica socialmente avanzata.

Gianni Bottalico

Page 5: InDialogo nov2012

UNo SGUArDo SU... 5novembre

2012

I più grandi giochi olimpici di sempre”. Sensazionalismi a par-te, quella che si è svolta quest’e-state a Londra, tra il 29 agosto e il 9 settembre, è senz’altro

destinata a passare alla storia come una delle edizioni dei giochi olimpici che hanno riscosso più successo nella storia. 2,7 milioni di biglietti vendu-ti, 55 milioni di euro di entrate, 166 nazioni partecipanti - per un totale di 4200 atleti - oltre 110 nuovi record mondiali stabiliti. Stiamo parlando delle Paralimpiadi, i giochi olimpici che vedono protagonisti gli atleti con disabilità.

L’Italia si è presentata all’appunta-mento con 97 atleti, tra cui i più co-nosciuti Alex Zanardi e Annalisa Mi-netti, ed è tornata a casa con 28 me-daglie eguagliando quelle degli atleti normodotati. Nel novero degli atleti non c’era Simonetta La China, questa tenace ragazza non si è qualificata per le Paralimpiadi di Londra, ma negli ultimi anni ha vinto tre medaglie d’o-ro e una d’argento nel fioretto. Sici-liana d’origine ma parmense d’ado-zione, Simonetta affianca ai brillanti risultati sportivi gli studi in Economia presso l’Università di Parma. InDialo-

go l’ha incontrata e ha raccolto la sua straordinaria testimonianza di tena-cia, volontà e motivazione. Simonetta, come hai iniziato a pra-ticare la scherma?

“Ho iniziato a praticare la scherma come terapia, per migliorare i musco-li e la stabilità. È uno sport che mi ha dato davvero notevoli risultati fisici. Ma ad un certo punto la passione sportiva ha preso il sopravvento e ho iniziato a pensare che potevo pratica-re questo sport a livello agonistico”Ci racconti la tua carriera sportiva?

“Ho cominciato nel ’95, poi ho dovuto interrompere, ma sono riusci-ta a riprendere gli allenamenti quat-tro anni dopo, nel ’99. Nel 2007 ho partecipato al mio primo campionato regionale e poi a quello nazionale a Napoli, dove ho vinto l’oro. Ho vinto ancora l’oro a livello nazionale l’an-no successivo, nel 2008, a Torino. Nel 2010 a Foggia sono arrivata al secon-do posto, ma ho recuperato nel 2011, a Livorno, vincendo di nuovo il titolo iridato nazionale.”Ci descrivi il tuo sport?

“La scherma si divide in tre cate-gorie: spada, fioretto e sciabola. Io

Alcune riflessioni dal CSILa testimonianza di Simonetta La China ri-scalda davvero il cuore, confermando quan-to sia importante continuare a lavorare per una ancora più ampia diffusione dello sport disabili. Ci sono molte cose belle e interes-santi nelle sue parole. Ne sottolineo qual-cuna. Simonetta si è avvicinata allo sport come terapia fisica, ma poi vi ha trovato una ragione di vita, al punto da passare all’agonismo. Lo sport è questo, sia per i

normodotati che per i diversamente abili, un’esperienza di valore capace di costruire personalità solide, di dare felicità e speranza. Nel campo della disabilità questo risultato diven-ta ancora più importante, chiamando tutte le forze sportive ad impegnarsi insieme e di più per allargarne i confini.La seconda annotazione riguarda la difficoltà accennata circa gli esordi sportivi della schermitrice, dif-ficoltà dovute alle barriere architettoniche che tuttora costituiscono spesso una sgradevole caratteristi-che dell’impiantistica meno recente. Per fortuna la testimonianza diretta di La China ci informa che piano piano in questo campo le cose stanno migliorando, man mano che lo sport dei disabili acquista visibilità e diffusione. Per noi dirigenti sportivi è un richiamo alla responsabilità di non mollare, di non recedere dall’impegno di chiedere alle istituzioni un’impiantisca adeguata, considerando che dei circa 100.000 impianti esistenti nel nostro paese ancora troppi hanno bisogno di essere messi a norma.Il terzo spunto viene dall’indicazione che gli schermitori in carrozzina si allenano con “colleghi” normo-dotati, i quali per l’occasione si siedono anche loro in carrozzina. Questa cooperazione non porta solo vantaggi tecnici agli atleti paralimpici, afferma la solidarietà crescente all’interno del movimento sportivo e indica una via che il Centro Sportivo Italiano ritiene da anni quella ideale per la promozione dello sport disabili. L’idea è che questo sport non debba essere un compartimento separato del mondo sportivo, ma che essendo l’integrazione il suo traguardo di riferimento la meta cui indirizzarsi dovrebbe essere quella di società sportive con “sezioni” tanto per normodotati che per disabili.

Massimo Achini, Presidente nazionale CSI

La testimonianza di Simonetta La China, campionessa di scherma e di tenacia

Sport e disabilità, oltre i limiti

ho scelto di cimentarmi con le ul-time due. Per chi tira di scherma in carrozzina il regolamento e le armi non cambiano rispetto alla scherma per normodotati: la divisa è compo-sta da maschera, giubba bianca e gilet argentato. L’obiettivo è riuscire a dare una stoccata all’avversario colpendo-lo sul bersaglio valido, che varia per ogni disciplina della scherma.”Dove ti alleni?

“Mi alleno a Parma tre volte la set-timana sotto la guida di Vittorio Loi e

Corrado Anastasio, i miei allenatori, e gareggio per la scuola ducale “La Far-nesiana Scherma Parma”. È stato facile per te praticare questo sport?

“All’inizio, il luogo in cui mi alle-navo era per me inaccessibile. I miei allenatori dovevano portarmi di peso su per le scale. Ma negli ultimi anni, grazie ad una maggiore diffusione dello sport tra le persone con disabili-tà, alcune situazioni sono migliorate, fra cui la mia, anche se alcune parti-colari discipline tuttavia restano dif-ficili da praticare perché le strutture non sono attrezzate. Mi dicevi che vi allenate con atleti normodotati...

Sì, si siedono in carrozzina per al-lenare noi atleti disabili. Uno sport come la scherma è davvero pratica-bile da tutti perché il regolamento e le armi non cambiano, sono neces-sarie solo delle piccole modifiche: la carrozzina viene fissata al pavimento grazie a un’apposita pedana per cui tutti gli spostamenti necessari ven-gono fatti col busto. Questo significa che chiunque può sfidare un atleta in carrozzina: è sufficiente che si sieda su un’altra carrozzina.”Cosa ti ha dato questo sport?

“Mi ha dato la voglia di mettermi in gioco, di conoscere altri atleti. Mi ha dato grinta e consapevolezza della mia personalità. Ma per me è anche una valvola di sfogo.”Hai seguito le Paralimpiadi?

“Ovviamente sì. È stata un’emozio-ne fortissima perché nonostante ci fos-sero persone con diverse patologie gra-vi, ogni atleta si è messo in gioco, ha mostrato la propria voglia di vivere.”E il futuro?

“Ho deciso di dedicarmi all’hand bike, disciplina in cui si guida una bi-cicletta con le mani, e in cui ha trion-fato a Londra Alex Zanardi. E poi con-tinuerò a studiare Economia”.

Sara Nannini

Page 6: InDialogo nov2012

6novembre

2012

UNo SGUArDo SU...

Sono circa 200 ogni giorno i siriani che nottetempo, approfittando del calare delle tenebre, attraversa-no il confine meridionale

per raggiungere la Giordania. Fuggo-no dalla guerra, dalla violenza, por-tando spesso con sé negli occhi e nel cuore il volto di chi non ce l’ha fatta, di chi è rimasto a terra tra i caduti di una guerra non dichiarata ma non per questo meno crudele. Il confine è un miraggio, varcarlo significa avere salva la vita – almeno per il momento – ma che cos’è la vita dall’altra par-te? Quali parole, pensieri, emozioni attraversano la mente di chi, novello Ulisse, si incammina verso un ignoto destino sperando un giorno di torna-re alla propria Itaca?

Valentina Bonfanti ha trascor-so due settimane in Giordania, tra Petra, Amman, Jerash, il deserto di Wadi Rum e, infine, Mafraq, cittadi-na di 35.000 abitanti situata nel nord della Giordania, non molto lontano dal confine con la Siria. A Mafraq Va-lentina è stata ospite della comunità cattolica locale, il St.Pio center, che insieme a Caritas Giordania si occupa della gestione dell’emergenza profu-ghi. Nel corso della propria perma-nenza, Valentina ha avuto modo di visitare il campo profughi di Zaatari, appena fuori Mafraq, e di incontra-re uomini, donne, bambini, ognuno con la propria storia di fuga e speran-za. InDialogo ha raccolto la sua emo-zionante testimonianza.

Da quello che hai potuto ve-dere, com'è la situazione dei profughi siria-ni?

La situazio-ne è dramma-tica. Chiunque riesca a passare il confine non può circolare li-beramente per il Paese: viene au-tomaticamente portato al cam-po di Zaatari, dal quale non si può uscire. Il campo è nel deserto, non c’è nulla, solo una distesa infinita di tende e polve-re. Molti hanno problemi alle vie respiratorie per via della polvere

in cui sono immersi, al minimo sof-fio di vento si alza la terra e la distesa immensa di tende quasi scompare, la terra ricopre tutto. Non esiste ombra, solo terra e sole. Parlando con i rifu-giati ci si rende conto che nessuno ha idea di cosa ne sarà del proprio futuro. Quando chiedi “Come pensi che si evolverà la situazione? Pensi di ritornare?” la risposta è sempre la stessa: “Inshallah” (“Se Dio vuole”, NdR).

Il tuo gruppo ha avuto modo di prendere parte a qualche attività particolare?

Abbiamo avuto la possibilità di partecipare a una distribuzione di viveri e giocattoli organizzata da Ca-ritas Giordania all’interno del campo profughi di Zaatari. Appena ci hanno visti con gli scatoloni i bambini ed i genitori si sono letteralmente lanciati su di noi per riuscire a prendere qual-cosa. C’era una bambina che indos-sava una giacca (nel deserto, sotto il sole a picco!). All’inizio non capivo il motivo, poi guardandola meglio mi sono accorta che dalla cerniera semiaperta della giacca si intravede-vano delle cose...si era messa la giacca per poterla riempire il più possibile! Non è stato facile vedere dei bambi-ni sfilarti davanti agli occhi e mettersi in coda sotto al sole per prendere un pallone, un succo, un pacchetto di pa-tatine. Ti senti proprio impotente.

C'è un momento, un'immagine, che ti ha colpito più di altre?

L’immagine che mi porto nel cuore dopo questa esperienza è sicuramen-te quella del deserto con la sua “dop-pia faccia”. La prima, quella incante-vole del deserto di Wadi Rum, luogo di silenzio e di splendore: le rocce, la sabbia, il cielo stellato, le tende dei beduini, le danze e i sapori locali. La seconda, invece, la faccia più dura: il deserto di Zaatari, luogo inospitale, di povertà e sofferenza, dove non ci sono turisti né tende di beduini, ma solo le tende dei profughi.

Che idea ti sei fatta della situazione in Siria?

Da quando sono tornata cerco di tenermi informata il più possibile su quanto sta succedendo, anche se so benissimo che le informazioni che arrivano da noi non necessariamente corrispondono alla realtà. Parlando con alcuni profughi, infatti, ci siamo resi conto di alcune incongruenze tra le notizie che noi sapevamo dai gior-nali e quello che loro ci raccontava-no, per cui la mia percezione è che la situazione sia addirittura peggiore di quanto noi possiamo sapere.

Cosa porti con te da questa espe-rienza?

È stata un’esperienza forte. Ci si sente piccoli e impotenti di fronte alle dinamiche della storia, di fronte alla povertà e al dolore così estremo e ingiustificato. Non si percepisce di essere vicini a un conflitto così tragico fino a quando proprio non ci si va a “sbattere”, incontrando volti e storie di vita. Ma anche dopo averli visti, toccati, ascoltati, oltre all’indignazio-ne e alla rabbia ti sembra comunque tutto irreale, sembra quasi non sia possibile che cose di quel tipo possa-no succedere davvero. Al di là di que-sti aspetti molto duri, è stata un’espe-rienza molto arricchente dal punto di vista umano e culturale. Sarei molto felice di poterci ritornare, inshallah!

Annalisa Perteghella

Cosa sta succedendo in Siria?È una guerra civile che va avanti da oltre un anno quella che vede opporsi le forze governative di Damasco – fedeli al regime di Bashar al-Assad – e i ribelli riuniti nel Consiglio Nazionale Siriano. Sulla spinta delle proteste della Primavera Araba – che dal dicembre 2011 hanno contribuito a rove-sciare pluriennali regimi in Stati-chiave del Medio oriente allargato - anche la popolazione siriana è scesa in piazza, a partire dallo scorso marzo, invocando la concessione di riforme che potessero agevolare la transizione verso la democrazia di un Paese, la Siria, che dal 1971 è in mano alla dittatura militare del clan Assad. Bashar al-Assad, che dal 2000 siede sullo scranno presidenziale siriano, ha risposto con la forza: secondo fonti delle Nazioni Unite il numero delle vittime oscilla tra le 30.000 e le 37.000. Nella totale paralisi della comunità internazionale, bloccata dal veto incrociato di russia e Cina che ostacolano qual-siasi azione in sede onu, la situazione è andata degenerando mese dopo mese. La guerra civile siriana è diventata sempre più una guerra per procura tra opposte fazioni, ognuna sostenuta da attori esterni desiderosi di guadagnare una voce in capitolo in quella che sarà la delicata fase post-Assad. Se accanto ad Assad, sempre più solo, troviamo Iran, ma anche Cina, russia e Venezuela, dalla parte opposta della barricata, impegnati a dare sostegno economico e logistico ai ribelli, troviamo soprattutto Turchia, Ara-bia Saudita, Qatar e Stati Uniti. In mezzo, impotente, la popolazione civile. La testimonianza di Valentina Bonfanti getta luce sullo straziante pellegrinaggio dei profughi siriani che abbandonano le proprie case e si riversano in massa nei Paesi vicini: Turchia, Libano, Iraq, Giordania. Secondo l'UNHCr, l'Alto Com-missariato ONU per i Rifugiati, sono circa 285.000 i rifugiati siriani registrati o in attesa di registrazione nei campi profughi gestiti dall'Agenzia. Per il momento hanno salva la vita, ma quale futuro li attende?

Annalisa Perteghella

Viaggio tra i profughi siriani di Giordania, tra vento, polvere e incertezza sul domani

“Torneremo a casa, inshallah”

Page 7: InDialogo nov2012

7novembre

2012

OBIETTIVO MIGRANTI

riflessioni sui perché del fallimento della procedura di emersione varata dal governo

Regolarizzazione migranti, mancato obiettivo emersioneSi chiude al di sotto del-

le aspettative il ricorso alla sanatoria migran-ti per l'anno 2012. Le richieste di regolariz-

zazione giunte al Viminale non hanno raggiunto neanche il nu-mero dei posti disponibili, gli ulti-mi dati danno 116 mila domande su 120 mila posti. Alla vigilia le aspettative erano state molto alte, il ministro della Cooperazione in-ternazionale Andrea Riccardi aveva dichiarato di aspettarsi 150 mila domande, mentre la fondazione Moressa addirittura 380 mila.

Il governo ha preso atto dello scarso successo di questa procedu-ra di emersione. Il 25 settembre il Ministro dell'interno Annamaria Cancellieri, nel corso di un’audi-zione presso il Comitato Schengen, ha dichiarato che le domande di regolarizzazione pervenute al Mi-nistero erano 24.500. Di queste, ha affermato, "22mila sono relative a collaborazioni familiari, per lo più per assistenza alle persone”. Il Mini-stro ha tenuto a sottolineare che “si tratta di una procedura di emersio-ne vera, non della solita sanatoria”. Ha pertanto assicurato “da parte nostra c’è molta serietà, abbiamo emanato direttive precise agli or-gani competenti.” Ha tenuto anche a ribadire come “questa non deve essere una sanatoria o l'occasione per restare illegalmente in Italia, ma una chance di emersione nel più assoluto rispetto delle regole". Alla chiusura della sanatoria si ap-plicherà ai datori di lavoro che non hanno regolarizzato i propri dipen-denti la cosiddetta “legge Rosarno” che introduce pene più severe per chi impiega stranieri irregolari e un permesso di soggiorno per l'im-migrato che denuncia uno sfrutta-mento grave. Abbiamo chiesto a Maurizio Ambrosini, Professore di Sociologia delle Migrazioni e Diret-tore della rivista Mondo Migranti, cosa pensa di questa sanatoria.

“È sicuramente un bene che ci sia stata una sanatoria, poiché questa pratica è diventata sempre meno frequente in questi anni. Il governo è stato sicuramente corag-gioso a indirne una. Fino a qualche mese fa, l'intenzione del Ministero sembrava quella di voler regolariz-zare 35 mila stagionali, tramite un Decreto flussi, senza preoccuparsi dei lavoratori stabili, nemmeno di quelli del settore della cura socio-assistenziale che erano sempre sta-ti i maggiori destinatari dei decreti flussi degli anni precedenti.”

“Come misura di regolarizza-

zione la sanatoria è una specia-lità dei paesi dell'Europa Meri-dionale.” - continua Ambrosini - “Questi sistemi economici sono diventati solo di recente poli di at-trazione di manodopera straniera. Si pensi all'Italia che importa brac-cia, ma esporta cervelli, mentre addirittura la Spagna era arrivata a un punto in cui importava mano-dopera e non esportava nemmeno più cervelli. Inoltre c'è il problema del Welfare fatto in casa: perché le

donne italiane possano lavorare c'è bisogno delle donne straniere che si prendano cura dei loro figli e dei loro anziani.”

“La sanatoria, così come il de-creto flussi, si rivolge ai datori di lavoro che possono mettere in re-gola i propri lavoratori. L'ultima sanatoria, avvenuta nel 2009, era rivolta solo ai lavoratori domestici, mentre questa era destinata a tutti i settori” prosegue Ambrosiani. “Le ragioni del fallimento, a mio pare-re, sono da ricercare nella crisi eco-nomica. Bisogna tenere conto che ogni domanda costa 1000€, e il da-

tore di lavoro ci pensa due volte a pagare una cifra simile per un lavo-ratore che poi magari sarà costretto a licenziare per via della crisi. Inol-tre anche l'immigrato è titubante. Spesso il datore di lavora accolla sul dipendente il costo dell'emer-sione e quest'ultimo non è sicu-ro, visto il clima economico, che il lavoro ci sarà per sempre ed ha paura di pagare una grossa somma di denaro per poi magari cadere di nuovo nell'irregolarità. “Altra dif-ficoltà” - continua Ambrosini - “è nel mantenere in regola i lavorato-ri. Una volta che il lavoratore è re-golarizzato, bisogna versare loro i contributi, e quindi pagarlo di più. Non è detto che una famiglia che regolarizza la badante della nonna abbia poi i soldi per mantenerla in regola.” “Il vero regolatore del flusso migratorio è il mercato del lavoro” conclude Ambrosiani. “Per impedire ai migranti di venire nel nostro Paese basta proseguire con politiche economiche recessive.

C'è una correlazione positiva tra mercato del lavoro e migrazioni, perché i migranti arrivano se c'è la-voro. Poi si possono fare politiche migliori di controllo degli ingressi. Si potrebbe pensare di convertire i permessi di soggiorno in modo tale che chi entra con un visto turi-stico e poi trova lavoro non debba scivolare nell'illegalità.”

Donata Sala

Pubblicata la nuova ricerca del prof. Ambrosini: governare città pluraliIl ruolo dei governi locali nella gestione dei fenomeni migratori e nella composizione delle diversità culturali è sempre più riconosciuto: l’inte-grazione non avviene in astratto, ma in luoghi e ambiti ben determinati. In tempi di inasprimento delle politiche migratorie e di rinnovate pressioni assimilazionistiche, diventa ancora più rilevante interrogarsi su come i governi urbani recepiscano la nuova ortodossia restrittiva. Mentre nel passato i governi locali rispetto a quelli nazionali generalmente espri-mevano orientamenti più disponibili all’accoglienza e al riconoscimento

delle diversità culturali, oggi questo non è più scontato. Le politiche locali di esclusione, a partire dal Nord-Italia, sono un dato di fatto con cui confrontarsi. La partecipazione degli immigrati alla vita politica e sociale, a partire dalle città in cui abitano, è insieme un dato di fatto e un obiettivo da perseguire, se si vuole scongiurare il pericolo della separatezza e dell’antagonismo.La ricerca presentata nel volume “Governare città plurali”, promossa dalla Fondazione Casa della Carità di Milano, esplora questi fenomeni in cinque grandi città europee e tre italiane: Bruxelles, Francoforte, Madrid, Manchester, Marsiglia, a cui si affiancano Firenze, Genova e Verona. Hanno collaborato: Alessandra De Bernardis, coordinatrice della ricerca, Paolo Boccagni, Francesca Cam-pomori, Viviana De Luca, elena Mauri, Cecilia Trotto. Maurizio Ambrosini è docente di sociologia delle migrazioni nell’università degli studi di Milano. e’ responsabile scientifico del centro studi Medì –Migrazioni nel Mediterraneo di Genova, presso cui dirige la rivista “Mondi migranti” e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni. Tra le sue opere recenti: Sociologia delle migrazioni (nuova edizione, 2011); richiesti e respinti (2010); Migrazioni e società (curatore, con e.Abbatecola, 2009).

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8novembre

2012

A CINQUANT'ANNI DAL CoNCILIo

La bussola che ora consegno a voi ragazzi è un segno affinchè il vo-stro e nostro cammino di Chiesa sia bene orientato sulle strade indicate dal Concilio”. Oltre alla bussola, il

vicario generale Sua Eccellenza mons. Mario Delpini, ha consegnato, insieme ai rappresen-tanti di associazioni e movimenti della Chiesa ambrosiana, alcune lampade accese ai giovani dell’AC in partenza per il pellegrinaggio alla scoperta dei testimoni del Concilio Vaticano II. L’11 ottobre, la luce di queste lampade accese nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano si è collegata idealmente con la luce delle fiaccole accese dall’AC in piazza San Pietro a Roma per ricordare il 50esimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e l’apertura dell’anno della fede.

“Una chiesa di popolo riunita, con i rap-presentanti delle associazioni e dei movimenti presenti nella diocesi: questo è solo il primo passo di un cammino di cui l’AC si vuole pren-dere carico.” Spiega Gianluigi Pizzi, vicepre-sidente di AC, poco prima che inizi la veglia. “questa sera si è ricreato un clima tipico del concilio, un clima di comunione ecclesiale for-te per riscoprire la fede. La pluriformità nell’u-nità, come ricorda il nostro arcivescovo Scola è una delle più grandi ricchezze della nostra

chiesa, da custodire come un tesoro.”Nel primo momento, che ha visto an-

che l’intervento dell’archimandrita Teofilatto Vitsos, presidente del consiglio delle Chiese Cristiane di Milano, nella basilica sono risuo-nate le parole registrate di Giovanni XXIII e di Paolo VI all’apertura e chiusura del Vaticano II, insieme ad alcuni brani delle costituzioni del Concilio.

Il secondo momento è stato caratterizzato dalla lettura della Parola di Dio e dalle parole del Vicario Generale. Mons. Delpini ha inizia-to il suo intervento descrivendo la situazione di un viaggiatore in un paese straniero. Ne ammira le bellezze, si stupisce e si emoziona per le novità ma non conoscendo la lingua non riesce a comprenderne l’anima profonda. “Anche per il concilio si corre il rischio di avere lo stesso atteggiamento dello straniero: si leg-gono volentieri i documenti, si ascoltano con emozione i testimoni. Tutto è interessante ma qualche volta si ha l’impressione che sia una vecchia fotografia che si guarda con nostalgia. Come lo straniero, ne apprezziamo la bellezza ma facciamo fatica a capirci. Allora quando il Concilio porta frutto?” si è chiesto il Vicario Generale. “Le letture e l’ascolto dei testimoni portano frutto quando diventano autentica esperienza spirituale, quando è lo spirito stesso

In Cattolica presentato il libro "Le perle del concilio", con mons. Corti e Ferruccio De Bortoli“Che cosa non avremmo avuto se non ci fosse stato il concilio? Come sarebbe stata la società oggi senza questo prezioso contributo?” Questa la domanda che si è fatto Ferruccio de Bortoli ieri sera, nell’aula magna dell’Università Cattolica, nel presentare il libro Le perle del concilio curato dal prof. Marco Vergottini. Riuniti attorno all’autore c’erano, oltre al diret-tore del Corriere della Sera, Sua eccellenza mons. Corti, il teologo Don Alberto Cozzi e la prof. Milena Santerini. “Non sarebbe stato possibile un dialogo tra le fedi” si è risposto il direttore “e il loro rapporto sarebbe stato più conflittuale. Non sarebbero accaduti i raduni di Assisi, la visita alle sinagoghe dei papi, la cattedra dei non credenti. Come sarebbe stata

vuota la società e forse vuote le nostre chiese. Da laico mi chiedo anche se non sia necessario ancora oggi per la Chiesa un grande balzo nel presente, così come Ratzinger descrisse una volta il Vaticano II.”L’anima ispiratrice del volume è stata proprio la necessità di tenere vivo lo spirito conciliare. Il volume è stato possibile anche grazie ad una associazione che anima il sito internet www.vivailconcilio.it appunto, ha spiegato mons. Gianni Zappa che ha moderato la tavola rotonda. Il volume ha radunato più di 200 autori che hanno commentato frasi estratte da tutti i 16 documenti del Vatica-no II. “Non bastavano i testi? Perché aggiungere un commento ad un corpus già così strutturato?” si domanda il teologo Don Alberto Cozzi. “Il Concilio è stato una ricerca, non per dire che cos’è la Chiesa dal punto di vista dottrinale ma piuttosto per continuare la ricerca della fede autentica e per dire il senso e il valore di essere credenti oggi. Allora forse richiedere un commento ad alcune frasi dei documenti conciliari significa voler con-tinuare a verificare, nel dialogo con Dio, che cosa vuol dire essere Chiesa oggi. La sfida è interessante. Vuole riproporre oggi quella sfida del Vaticano II che era un dialogo, che significa condividere con altri l’esigenza di verità”. La prof. Santerini ricorda invece parte dalla parabola biblica utilizzata da Paolo VI: “L’antica storia del samaritano è stata l’icona del concilio, la simpatia per l’uomo lo ha tutto pervaso”. Mons. Corti, il primo a par-lare nella tavola rotonda, ricorda invece che nel 1959, quando diventava sacerdote, il Concilio veniva annuncia-to. “E’ stato un tempo di primavera, un tempo in cui la Chiesa ha avvertito il bisogno di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra e di profezia nello sguardo, come diceva Paolo VI nel 1972. Soffermarsi su semplici frasi dei documenti conciliari è importante: le parole sono come le campane, quando ne pronunciamo una dovremmo raccoglierci e farla risuonare.” Martino Incarbone

L'11 ottobre in Sant'Ambrogio la celebrazione per ricordare i 50 anni dall'apertura del concilio

Mons. Delpini: "Il Concilio porta frutto quando diventa esperienza spirituale"

che ispira i lettori: i frutti sono molteplici. Una grande libertà anzitutto, libertà per la Chiesa dall’ossessione di essere moderni e simpatici, libertà dal puntiglio di avere ragione, libertà di essere poveri e lieti per non dover mendicare la popolarità. In secondo luogo, il concilio porta il frutto di una grande simpatia per l’uomo: il peccato esterno e interno alla Chiesa non basta a spegnere la simpatia che i cristiani sentono per i loro fratelli. E da ultimo il concilio por-ta il frutto di una contemplazione stupita per

la Chiesa, come una sposa adorna per il suo sposo.”

Il terzo momento della veglia, testimonia-re, è stato l’ideale passaggio del tesoro del Con-cilio dagli adulti ai giovani, attraverso il segno della bussola e delle lampade accese. Questo profondo legame tra le generazioni era chiara-mente visibile tra i fedeli riuniti nella basilica. Tra i banchi e nelle navate laterali si vedevano capelli bianchi e ragazzi giovani. Giancarlo Mi-cozzi, 24 anni, studente di economia, ci spiega: “Sono venuto questa sera con un gruppetto di una decina di coetanei. Siamo della parrocchia della Certosa di Garegnano e siamo qui questa sera perché invitati da un nostro amico, Lucia-no Rossi.” Luciano è della classe 1939, e con la sua presenza e la sua energia testimonia diret-tamente quanto scritto nel messaggio dei padri conciliari ai giovani: “Siete voi che, raccoglien-do il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formere-te la società di domani. La Chiesa è desiderosa che la società che vi accingete a costruire rispet-ti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: queste persone siete voi”. Con questo zaino in spalla, i giovani di AC dopo la veglia si sono incamminati a piedi verso la stazione Garibal-di per iniziare il pellegrinaggio a piedi che li porterà ad incontrare i testimoni del Concilio.

Martino Incarbone

Direttore responsabile: Gianni BorsaDirettore editoriale: Annalisa Perteghella

Hanno collaborato a questo numero:Paolo Rappellino, Donata Sala, Claudio Urbano, Alberto Ratti, Maria Citterio, Sara Nannini, Valentina Soncini, Paolo Bovio, Maria Teresa Antognazza, Vittorio Castol-

di, Martino Incarbone, Paolo Danuvola, Alessandro Zunino, Antonio Contursi

Direzione, Redazione: 20122 Milano, Via S. Antonio, 5Tel. 02/58391309. Amministrazione e pubblicità: Tel. 02/58391341

Editore: Coop. Culturale IN DIALOGO s.r.l.Milano Tel. 02/58391341 - Fax 02/58391345

E-mail: [email protected] internet: www.azionecattolicamilano.it/indialogo

Col patrocinio della Fondazione Ambrosiana Attività Pastorali

Composizione: Coop. Culturale IN DIALOGO, via S. Antonio, 5 Milano

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Una copia: 1,20 euro, arretrati il doppio.Abbonamento: Annuale 12 euro - Sostenitore 20 euro

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Milano, 5 novembre 2012, anno XXVI - n. 4Associato all’USPI – Unione Stampa Periodica Italiana

Questo numero è stato chiuso in redazione e consegnatoalla tipografia il giorno 5 novembre 2012

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Caro diarioAppuntamenti e notizie dall’Ac 5/2012

Inserto periodico di In dialogo

8 dicembre 2012: aderiamo all’AC per dire oggi il nostro “Sì” alla fede

Insieme, felici e credenti!

La festa dell’adesione è oc-casione irrinunciabile per esprimere in modo pubblico e gioioso la bellezza dell’ap-partenenza all’AC quale mo-

dalità per testimoniare la fede da laici impegnati nella Chiesa e nella storia. La scelta di appartenere all’associazione ha un tratto vocazionale, è segno di una fede che si fa storia, comunità, azione corresponsabile, personale e associati-va. Essere di AC diviene modalità con-creta per vivere una vita nuova, tesa alla pienezza, grata a Dio, desiderosa di non trattenere per sè quanto ricevuto, tanto da invitare anche altri a farne parte.

In particolare, l’AC ci educa ad ama-re la nostra Chiesa diocesana, ci stimo-la a porre le nostre energie a servizio dell’evangelizzazione mediante l’edifi-cazione della stessa, a partire dalla pre-senza nelle parrocchie, in comunione con il Vescovo. Tutto ciò ci viene richia-mato annualmente, assumendo però ogni volta una tonalità nuova, determi-nata sia dal nostro cammino personale di fede sia dal cammino della Chiesa e dagli eventi della storia.

Questo 8 Dicembre iscriviamo il gesto dell’adesione dentro l’orizzonte dell’anno della fede e dell’anniversa-rio del Concilio. Abbiamo condiviso

l’avvio di questo anno con l’Arcivesco-vo, inviandogli una lettera aperta nella quale abbiamo espresso il desiderio di edificare una Chiesa bella, radicata nel primato della Parola Verbo fatto car-ne, chiesa parrocchiale o territoriale in cammino con l’uomo d’oggi dove vive gioisce e soffre, animata da tutte le vocazioni, in particolare aperta alla piena corresponsabilità dei laici. Con tutti vorremmo condividere e realizzare questo desiderio. Verso tutti come real-tà associativa ci sentiamo mandati dal-le stesse parole dell’Arcivescovo, che in diverse occasioni ha espresso l’auspicio che l’AC sia sempre più custode e fatto-re di comunione intraecclesiale.

Raccogliamo allora per questo anno associativo che si apre ufficialmente con la festa dell’adesione due parole importanti del nostro Arcivescovo.

Una prima parola è INCONTRIA-MOCI: l’Arcivescovo sarà con tutta l’associazione il 18 maggio alla secon-da edizione della camminata del Sì per portarci una sua parola autorevole e paterna. Lo scorso maggio a Mesero eravamo in molti per dire “Sì” come santa Gianna alla vita e alla famiglia, con lo sguardo all’Incontro Mondiale delle famiglie; il prossimo maggio sare-mo da santa Gianna per dire come lei in comunione con l’Arcivescovo il no-stro “Sì” di fede e “Sì” all’impegno per la nuova evangelizzazione attraverso il rilancio della vita associativa.

di mons. Gianni ZappaIn diversi modi l’uomo vive e misura il tempo. Può considerarlo come un dato più o meno disponibile per l’organizzazione della sua vita. Allora lo misura e cerca di gestirlo, spesso non senza affanno, per svolgervi le attività che desidera o che gli toccano. Qui comandano il calendario e l’orologio. Ma il tempo è anche una successione di eventi che accadono, oppure ambi-to nel quale in un certo momento, valutato come “momento opportuno”, vengono prese decisioni importanti. Allora il tempo si lega al vissuto dell’e-sistenza e ciascuno si costruisce un calendario personale, scandito dalla se-quenza di memorie incancellabili di festa o di dolore.L’Avvento, invece, introduce ad un’altra dimensione del tempo. È il tempo liturgico, caratterizzato dalla memoria viva dei grandi avvenimenti della salvezza che Dio ha posto nella storia dell’uomo. Questa dimensione, così fortemente segnata dalla relazione di Dio con l’uomo è la vera radice del tempo e ci avvolge fino ad illuminare e dare senso alle altre dimensioni del tempo. Perché ci mostra che Dio ci è vicino e che pertanto la nostra esisten-za, il vivere i giorni e gli avvenimenti, non è impresa solitaria e soprattutto che ha uno scopo e un indirizzo.La prima attenzione che dovremmo curare introducendoci nel periodo dell’Avvento è il recupero di questa dimensione del tempo: riprendere con-sapevolezza che ogni nostro passo è accompagnato dal Signore, illuminato dalla sua volontà di vita per l’uomo.

La seconda parola che raccogliamo in questo inizio d’anno riguarda lo sti-le della Chiesa locale: è parola scritta nella lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino in particolare laddove l’Arci-vescovo definisce i quattro pilastri della comunità credente (n°8, cfr Atti 2). Lo stile a cui tutti siamo richiamati diviene indicazione preziosa per modellare la nostra vita associativa, perché sia sem-pre più luogo di profondità spirituale, intensa comunione, servizio all’evange-lizzazione dentro il tessuto vitale delle nostre città , delle comunità pastorali e delle parrocchie.

Felici e credenti allora, insieme, con stile, in ogni luogo dove siamo già pre-senti come associazione e con coraggio anche verso nuovi potenziali soci che forse aspettano un nostro invito.

Valentina Soncini

All’interno

La locandina per la Giornata dell’Adesione da staccare e appendere nelle parrocchie

Le iniziative dai settori per l’avvento

Continua a paG. 6

“È l’Avvento un tempo opportuno nel quale rientrare in se stessi e domandarsi con sincerità dov’è il nostro tesoro”

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2Novembre

2012

CAmpAGNA AdeSIoNI 2012/2013

promozione dell’AC: muoviamo passi concreti!

Si fa presto a parlare di promozione associativa, ma spesso si pensa di non avere a disposizione gli strumenti adatti. In realtà, sin dalla sua creazione la commissione promozione ha lavorato per mettere a disposizione materiali utili e semplici da sfruttare per le azioni promozionali. Spesso, però, questi strumenti sono poco noti o poco utilizzati. A tal fine, riepiloghiamo tutti i materiali a disposizione, specificandone nel dettaglio le finalità con cui sono stati ideati.1. Il kit della promozione. Sono a disposizione strumenti concreti (ad esempio striscioni o gadget) per essere “visibili” durante inizia-tive sul territorio, ad esempio realizzando uno stand in parrocchia. La “visibilità” non è tutto, ma è certamente uno dei modi per in-curiosire ed avere uno spunto iniziale per parlare di AC. È anche possibile scaricare dal sito diocesano materiali cartacei o video per presentare l’AC o per “rompere il ghiaccio” durante incontri o iniziative.2. Le parole della promozione. per chi vuol capire l’importanza della promozione associativa e le modalità generali per metterla in pista, sono state realizzate alcune schede ed una presentazione elettronica.3. Le “storie di successo”. Se l’elenco degli strumenti o la trat-tazione teorica della promozione sembrano troppo astratti, sono a disposizione i racconti e le foto di alcune realtà parrocchiali che hanno già sperimentato delle iniziative promozionali, per capire nel concreto il modo in cui altre realtà simili alla nostra sono riusci-te a fare promozione. Una conferma che è davvero possibile fare promozione e un utile spunto per mettersi all’opera.4. Un caffè per l’AC. Sul sito sono presenti anche tutti i materiali per la campagna diocesana di raccolta fondi: volantini da distribu-ire tra i soci; il progetto e il salvadanaio.5. Tanto altro! L’area promozione del sito istituzionale è aggiorna-ta con frequenza nelle sezioni “news” e “materiale promozionale”, in cui vengono caricati tutti i nuovi materiali utili per la promozione associativa.Tutti i materiali teorici ed elettronici sono a disposizione sul sito diocesano (area promozione > materiale promozionale). Gli stru-menti del kit della promozione o per “Un caffè per l’AC” possono essere ottenuti rivolgendosi alla segreteria diocesana di AC. Ulte-riori informazioni possono essere ottenute contattando la com-missione promozione ([email protected]).

Nuovi gruppi di ACR nelle parrocchie, va-canze formative per ragazzi e adolescenti, campi internazionali

per studenti delle scuole superiori, weekend di spiritualità e persino il nostro caro “In Dialogo Unitario”. Tutte occasioni uniche di formazio-ne o di vita associativa, con un pic-colo difetto che li accomuna: costa-no!

Non stiamo parlando di quei costi legati alla libertà creativa, alla preparazione, al pensiero, al proget-to, alla discussione e alla pazienza quotidiana nella realizzazione; tutti elementi a cui è difficile attribuire una valorizzazione, ma è proprio la gratuità che sta dentro a tutti que-sti passaggi a rendere grande e bel-la l’AC. Stiamo parlando invece del vero e proprio lato economico che, soprattutto di questi tempi, rischia di mettere in difficoltà lo svolgimen-to delle iniziative e di spegnere la passione di chi le progetta. Questo perché tutti i nostri desideri forma-tivi hanno un costo anche econo-mico. A fronte di una scelta precisa del nostro Consiglio Diocesano, che ha deciso anche quest’anno di non aumentare i costi dell’adesione per permettere a tutti di aderire, occor-re però reperire ulteriori risorse per mettere le ali alla formazio-ne alta e a misura di laico che l’AC con-tinua a darsi.

È così che è nata l’i-niziativa “Un caf-fè per l ’A C ” , la cam-p a g n a di rac-c o l t a f o n d i che du-r a n t e lo scor-so anno assoc ia t ivo ha permesso di raccogliere ol-tre 4500 euro per le già citate iniziative. Anche quest’anno la raccolta avrà inizio con l’imminente festa dell’Adesio-ne per concludersi con la Cammi-nata del Sì del prossimo maggio: la campagna sarà dunque dedicata alle diverse iniziative già citate ma con una piccola attenzione in più. Come preannunciato negli scorsi mesi dall’amministratore diocesano, in-

fatti, di fronte alla scelta del Consi-glio di non aumentare le quote, ogni associazione locale è altresì invitata a raccogliere liberamente una “quo-ta di solidarietà” da destinare alle casse associative.

Ma cosa c’entra il caffè? L’idea è molto semplice: se mi rendo conto che c’è un costo economico per ren-dere sempre più vivo il nostro tes-suto associativo e formativo, allora sono disposto a rinunciare, almeno qualche volta, a qualcosa di poco essenziale e donare il corrispettivo perché questi desideri condivisi si possano realizzare. Abbiamo dun-que pensato al caffè, bevanda che accompagna le nostre giornate e le nostre amicizie e a cui, forse, siamo in grado di rinunciare qualche volta. Con questa idea l’anno scorso sono state fornite delle semplici scatolette a forma di caffettiera, il simbolo di questa raccolta di offerte, a partire dalla festa dell’adesione e per tutto il corso dell’anno. Non si tratta di donare l’ultimo spicciolo che ab-biamo in tasca: l’idea è che ciascuno contribuisca liberamente se può e con quello che desidera, anche per il semplice costo di un caffè. Chi può permetterselo contribuirà di più, in una logica di condivisione.

Ci sono poi a volte spazi per estendere la raccolta anche agli ami-

ci che non sono di AC, alle parrocchie, magari in

cambio di un caffè o di una fetta di

torta all’uscita di Chiesa,

magari ac-c o m p a -gnate da qualche parola di sim-patia e da un i n v i -to alla

prossima occas io -

ne di in-contro. Ma

anche con l’o-biettivo di sensi-

bilizzare tutti, anche coloro che non sono di AC

ma che hanno beneficiato nel tempo della sua azione: il vissuto formativo e quello associativo, così proficui nel tempo per tutta la Chiesa, hanno un costo. Un costo in termini di ener-gie, delle quali l’associazione, che si pone a servizio, non chiede e non chiederà conto; ma anche un costo economico, per il quale siamo lieti di chiedere una mano a chi può.

La tua raccolta.per mettere a punto la campagna

con la tua associazione, puoi utilizzare i seguenti materiali, disponibili sul sito inter-

net (www.azionecattolicamilano.it/promozione) o in centro diocesano.

La caffettiera. L’originale salvadanaio pensato

per la raccolta fondi.Il volantino.

per spiegare a tutti i soci come funziona l’iniziativa.

Il progetto. Ulteriori dettagli sul senso

dell’iniziativa.

Festa dell’Adesione: torna “Un caffè per l’AC”, raccolta fondi per iniziative ACmateriali disponibili all’indirizzo www.azionecattolicamilano.it/promozione

Quando un “buon caffè” diventa un “caffè buono”

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3Novembre

2012

CAmpAGNA AdeSIoNI 2012/2013

Circa vent’anni fa nella mia parrocchia era sta-to appena avviato un gruppetto di ACR. La sorella del mio amico

Giulio, che conosceva l’educatrice, ci invitò a partecipare. Non l’ho mai ringraziata per questo: bisogna che lo faccia prima o poi. Perché, certo, poi ci sono stati un sacco di amici, di responsabili e di assistenti ad aiutar-mi a motivare l’adesione col passare del tempo ma, insomma, la prima è stata proprio lei, nessun altro!

E, se ci pensiamo bene, ciascu-no di noi ha avuto la sua “sorella di Giulio”, cioè una persona che ci ha parlato dell’AC per la prima volta. Certo, c’è anche chi ha iniziato per un bel volantino o si è innamorato dell’associazione dopo aver letto il Progetto Formativo. Ma ciò che ci ha convinto - e che convince davvero - è comunque l’intenzione di una per-sona che ci propone di vivere quella determinata esperienza. Non si tratta di un’entità astratta, insomma, ma di persone in carne ed ossa che voleva-no e vogliono condividere con noi un’avventura.

Quando però siamo noi a trovarci di fronte ad un amico da invitare, al-lora sorgono le difficoltà. Sarà pron-to a ricevere il mio invito? Sapremo fargli vivere una bella esperienza? Cosa mi dirà? Cosa dirà il mio parro-co? Gli basterà il mio esempio? Que-sti a volte sono, per tutti noi, dubbi che diventano alibi.

Eppure, il passa-parola funzio-na (ancora) e si rinnova instanca-bilmente: ragazzi e giovanissimi

parlano di Santa Caterina come di un’esperienza unica, facendo venire voglia di partecipare persino a chi non ha più l’età per farlo; basta es-sere ospitati una sera in Casa di Zac-cheo per respirare l’invito a restare; ci sono adulti che non vedono l’ora di accogliere nuove persone ai loro incontri formativi.

E allora ricordiamoci perché è importante invitare a fare esperienza dell’AC. Innanzitutto ogni nuovo so-cio è una risorsa per la Chiesa. Non possiamo più esimerci dall’allargare il giro, per “passare dall’azione cat-tolica con le minuscole all’Azione Cattolica con le maiuscole”, come ha avuto modo di dire il nostro Arcive-scovo. Chi accoglie un nuovo amico fa bene alla Chiesa - e con essa alla

società tutta - moltiplicando i frutti di una formazione sta-bile ad una presenza laicale corresponsabile, in comunio-ne con tutta la comunità.

Più ancora, invitiamo per-ché abbiamo a cuore la Fede di altri. Non si tratta di vende-re esperienze mirabolanti ma solo e onestamente di chia-mare alla condivisione di un cammino di fede a misura di laico. E vi sembra poco? In un tempo di solitudini e fragili-tà quotidiane che faticano ad esprimersi e ad assumere un senso alla luce del Vangelo, non c’è nulla di più prezioso da proporre oggi ad un amico.

A ripensarci, ci ho provato a ricambiare il favore della so-rella di Giulio: anni dopo, ho invitato all’AC proprio il mio amico Giulio. Ho accenna-to discretamente, ragionato, dibattuto, ascoltato… senza molto successo. Sono convin-to però che la nostra amicizia sia cresciuta anche così, nella conoscenza e nella stima del

cammino e delle scelte reciproche.Insomma, nonostante tutto, non

rinunciamo ad invitare un nuovo amico all’AC! Spesso pensiamo che la promozione associativa passi at-traverso iniziative molto ben con-gegnate o su cui investire mesi di preparazione… Questo è certamente vero, ma ilcuore della promozione e resta l’invito diretto ad un amico, semplice, schietto ma ben fatto. Non aspettiamo dunque l’estate o inizia-tive future: facciamolo adesso questo invito, proponendo l’associazione esattamente per quello che è, una meravigliosa avventura di condivi-sione della fede! Comunque vada sarà un successo!

Marco Franzetti

FesTA deLL’AdesIoNe.

e poI?Con la festa dell’Adesione si chiude la campagna adesioni, ma la promozione associativa non si chiude l’8 dicembre! La promozione, infatti, non consi-ste solo nell’organizzazione di eventi straordinari, ma nel vivere bene la quotidianità dei percor-si formativi. e “vivere bene” si-gnifica “dare colore” alla nostra vita associativa, perché diventi interessante ed appassionante. ma anzitutto occorre incuriosire chi ci sta intorno, cosa che non sempre si può improvvisare. Ti suggeriamo dunque di inizia-re già adesso la preparazione della “campagna di primave-ra”, che vedrà a distanza di un mese la giornata parrocchiale (28 aprile 2013) e l’emozionante Camminata del Sì (18 maggio 2013), con la compagnia stra-ordinaria del Cardinal Scola. La prima sarà l’occasione per al-lestire un evento in parrocchia, per incuriosire gli amici che ci circondano. La Camminata del Sì sarà poi il momento per in-vitare questi amici a respirare il gusto dell’AC.Nelle prossime settimane potrai trovare nell’area promozione del sito diocesano suggerimenti e materiali per preparare i pros-simi mesi.

Consigli pratici… Quali persone, quali attenzioniper invitare un nuovo amico in AC, occorre anche capire bene a chi ci stiamo rivolgendo: non siamo tutti uguali e, soprattutto, in associazione abbiamo imparato a porre al centro l’attenzione alla persona che ci troviamo davanti.esistono almeno tre possibili amici da invitare.1. L’amico da ritrovare. Attorno a noi ci sono molti ex soci. Spesso i motivi di un mancato rinnovo sono tutto sommato banali: qualche incomprensione nel gruppo, la sensazione di scarsa accoglienza. A maggior ragione, è possibile rimediare! Cerchiamo di capire il vero motivo dell’allontanamento, affiancandoci a queste persone in un cammino di riavvicinamento. In una parola: amicizia! puoi scaricare dal sito internet un modello di lettera per gli ex-soci (area promozione > materiale promozionale > 5. altri materiali).2. L’amico da tirar dentro. Le nostre associazioni sono piene di persone che restano continuamente sull’uscio, senza mai aderire formalmente. Che li si chiami “simpatizzanti” o semplicemente “amici dell’AC”, occorre im-pegnarsi a far sentire accolte queste persone, accompagnandole verso una scelta. può essere utile seguire la proposta del progetto “AssaggiACi”, pensato in particolare per chi frequenta i gruppi d’ascolto, i cui dettagli sono presenti sul sito internet (area adulti > gruppi d’ascolto della parola).3. L’amico di domani. Ci sono poi quelli che di AC non hanno mai sentito parlare. occorre incuriosirli, mostrando il lato più fresco dell’associazione. può essere utile realizzare occasioni di incontro che siano visibili, ad esempio allestendo uno stand in luogo pubblico e frequentato utilizzando i kit della promozione (area promozione > ma-teriale promozionale > 1. I kit della promozione).

Spesso una bella storia associativa nasce da un invito personale: ora tocca a noi!

Tempo di promozione: invita un nuovo amico in AC!

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6Novembre2012

dAI SeTTorI

P assi che si snodano nel-la vita di ogni giorno come un seguire Gesù, un entrare sempre più profondamente in rela-

zione con Lui. Il ritmo di questa cura è dato dalla preghiera quotidiana, in-tesa non semplicemente come elenco di “richieste” al Signore, ma come contemplazione di Lui, perciò una preghiera che entra nella Parola e la accoglie e che da essa ci si lascia for-mare. È poi dato dall’Eucaristia: dono del Signore di se stesso che quando viene accolto fa esplodere ogni nostro gesto e ogni azione nel segno della promozione della vita. L’Avvento am-brosiano viene popolarmente chia-mato “quaresima di san Martino” perché inizia la domenica successi-va alla memoria del santo vescovo di Tours (11 novembre) e si distende su sei settimane, analogamente alla Quaresima. È il tempo che prepara la Chiesa a celebrare il mistero della manifestazione nella carne del Ver-bo di Dio. Non è solo preparatorio al Natale bensì all’intero arco di celebrazioni liturgiche che dal Na-tale arrivano alla Quaresima. Ma le letture bibliche proposte dalla pri-ma domenica di Avvento offrono alla riflessione anche il tema della seconda venuta di Cristo, quando tornerà alla fine dei tempi e si con-cluderà la storia degli uomini.

Allora questo periodo liturgico

ci ricorda che, in quanto cristiani, siamo persone che vivono in attesa di Cristo, che tendiamo all’incontro definitivo con lui e che la storia ha senso di essere vissuta “in tensio-ne”: non una storia di consumo del-le cose, di ricerca di soddisfazioni immediate o difesa da ciò che mi-naccia lo star bene, ma storia come cammino verso orizzonti aperti per accogliere la pienezza della vita di Dio.

Suggerisco che in Avvento si ri-fletta sulla propria storia lascian-dosi provocare dalla Parola di Dio che la liturgia ci offre in abbondan-za ogni giorno di questo tempo. È l’Avvento un tempo opportuno nel quale rientrare in se stessi e doman-darsi con sincerità dov’è il nostro tesoro, per che cosa stiamo spen-dendo la nostra vita e il nostro tem-po, quanto le lampade del nostro spirito sono accese per attendere lo sposo che viene e se siamo vigi-li o ci siamo lasciati “narcotizzare” dalle cose materiali. È un esame di coscienza che dovrebbe avere il suo sbocco nella confessione sacramen-tale perché la grazia di questo Sa-cramento, oltre al perdono per le nostre mancanze, è riaffermazione da parte del Signore che continua a fidarsi di noi e che certamente vuole venire nella nostra casa e dimorare con noi. L’invito è ad intraprendere un cammino di conversione e di rin-novamento della vita per accogliere il Signore che viene con la “via ben

preparata”. Tenendo ben presente che si tratta di una conversione e un rinnovamento segnati dalla gioia perché sotto il segno della promessa che certamente il Signore verrà.

È in particolare in questo anno della fede che siamo chiamati a vi-vere con intensità tutto l’anno litur-gico, a partire dall’Avvento. L’invo-cazione che il nostro Arcivescovo ci suggerisce: “Aumenta la mia fede” possa provocarci ad aprire il nostro animo per essere perseveranti nella preghiera e vigili. E se questa invo-cazione sarà condivisa con i fratelli si genererà quella “solidarietà nella

Le proposte del settore adulti per il tempo di Avvento

dove è il tuo tesoro, lì è il tuo cuore!ledì 28 novembre a Triuggio.

Si svolgeranno dalle ore 9:00 alle ore 16.00 secondo il programma in-dicato sul volantino e recuperabile anche sul sito dell’Associazione. Im-portante è la tempestiva iscrizione in modo di garantire per tutti il materia-le e, soprattutto, la possibilità di vi-vere appieno la giornata senza alcun tipo di problema.

Ci sembra davvero importante che i soci adulti riescano a trovare, nel lun-go periodo di attesa del Santo Natale, almeno un momento di silenzio e ri-flessione. Un momento libero dagli affanni e dalla fretta, esclusivamente dedicato perché, come dice il nostro Cardinale nella sua ultima lettera: “la fede cristiana è generata e alimentata dall’incontro con Gesù, verità vivente e personale: è risposta alla persuasiva bellezza del mistero più che esito di una ricerca inquieta, è fiducia nutrita dall’incontro con il Signore più che

per rispondere al sempre più crescente bisogno di momen-ti di spiritualità e silenzio, il

settore adulti propone, come ogni anno durante il periodo dell’Avvento, alcune giornate di riflessione. Queste avranno al centro della meditazione un brano del Vangelo di Matteo 6,10- 24 che ha il suo cuore nel versetto che abbiamo riportato come titolo. Per-ché la scelta di questo brano?

Innanzitutto ci sembra che pro-ponga a ciascuno di noi profonde do-mande: Chi è il mio tesoro? Cosa ha valore per me? Cosa cerco nella mia vita? Dove vanno i miei pensieri?

In altre parole ci spinge ad una profonda revisione della nostra esi-stenza e del nostro pensarci nella re-lazione con le cose, le persone, i fatti della vita.

In secondo luogo - in questo mo-mento così complesso dal punto di vista economico, culturale, morale -

ci obbliga a ripensare con decisione alle nostre priorità e ci sprona a risce-gliere, con maggiore determinazione e convinzione, di porre Dio come termine di paragone per tutte le scelte che quotidianamente compiamo.

Un tema, dunque, estremamente attuale che ci chiama in causa come adulti in prima persona.

Nel pomeriggio riprenderemo la riflessione sul Concilio, il grande tesoro che la Chiesa ci ha donato, ascoltando le parole di un testimone che, in maniera diretta o per gli inca-richi di responsabilità che ricopriva, ha vissuto in prima persona questo grande momento della vita della Chiesa. Ci chiederemo quale eredità ha lasciato per l’oggi e come possia-mo impegnarci, come soci, per ren-derlo attuale.

Gli appuntamenti sono tre:domenica 18 novembre a Rhodomenica 25 novembre e merco-

Il nostro assistente generale ci invita a riflettere sul tempo liturgico dell’Avvento

Nel tempo di Avvento, “Aumenta la mia fede”

una scelta causata dalla sfiducia nelle risorse umane e da uno smarrimento che non trova altra via di uscita”. Per questo chiediamo di rimanere tutta la giornata, in modo da vivere ogni mo-mento che verrà proposto.

Infine, le proposte dell’avvento non sono da considerarsi come un singolo episodio, ma fanno parte di un quadro più ampio che chia-ma tutti i soci adulti ad occuparsi in modo serio e puntuale della propria formazione spirituale. Ricordiamo la Lectio nei decanati, gli esercizi spiri-tuali – invernali ed estivi - i gruppi di ascolto della Parola, le giornate di Quaresima.

Molte, dunque, sono le proposte: segno di vitalità e di ricchezza per chi saprà accoglierle, promuoverle tra i soci, sostenerle con la presenza attiva e vivace.

Paola CovaGianluigi Pizzi

fede” che sentiamo necessaria per vivere autenticamente il nostro es-sere Chiesa.

Come lo scorso anno l’Arcive-scovo intende mettersi davanti a guidare la nostra chiesa ambrosiana a vivere l’Avvento. Ogni domenica d’Avvento celebrerà l’Eucaristia in Duomo e ci aiuterà ad indirizzare il nostro cammino in questo tempo. Facciamo in modo di essere pronti e disponibili ad ascoltarlo così che tutti insieme diventiamo nel mon-do annunciatori della promessa che il Signore sta per venire.

Mons. Gianni Zappa

CONTINUA DALLA PRIMA

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7Novembre

2012

dAI SeTTorI

Il più grande spettacolo dopo il big bangL’ACr desidera proporre a tutti ragazzi e agli educatori alcune in-dicazioni per vivere al meglio quelle speciali settimane di attesa e di preghiera che costituiscono l’Avvento. Tra poco infatti sul “pal-coscenico” (se vogliamo tenere come sfondo l’ambientazione ACr dell’anno) ci sarà... il più grande spettacolo dopo il big bang! ovvero ciò che nessuno si sarebbe mai aspettato: dio si fa uomo per amarci fino in fondo. Desideriamo allora preparare sempre di più il nostro cuore ad accogliere Gesù e la sua novità dentro alle nostre giornate. ecco allora qualche strumento:per i ragazzi:- Il libretto di Avvento “Ciò che conta di più”: accompagna ogni giorno i ragazzi e le famiglie nella preghiera. L’ambientazione del teatro ci farà da cornice: incontreremo infatti il regista, lo sceno-grafo, la costumista e altri personaggi teatrali che ci aiuteranno a scoprire un po’ di più alcuni doni speciali: la fede, il Natale e il Con-cilio. Sarà un percorso di preghiera attraverso l’esempio di diversi personaggi del Vangelo, attraverso la storia e i luoghi del Concilio, per scoprire infine che la fede cammina al passo coi tempi ed è vissuta in modo diverso nelle varie parti del mondo.- Il Quaderno spirituale: come rendere sempre nuovo, attento, vi-vace e contagioso il nostro modo di pregare, di condividere con gli altri ragazzi, di metterci al servizio in casa, a scuola, in oratorio, in palestra? Il Quaderno spirituale anche quest’anno aiuterà i ragazzi a vivere la regola di Vita giorno per giorno, per essere ragazzi apo-stoli, sempre più felici e liberi. Sul quaderno si possono annotare i propri pensieri e propositi per poi confrontarsi con i genitori, il don o con l’educatore. Questo quaderno spirituale vuole insomma aiutare a compiere davvero un’avventura bellissima, quella della crescita della vita interiore…che fa essere la vita un capolavoro!per gli educatori:

- esercizi spirituali: sottolineiamo l’importanza di vivere un’e-sperienza intensa di silenzio, di ascolto della parola e di fraterni-tà, ogni educatore nel proprio settore di appartenenza. Il “carbu-rante” infatti viene soprattutto da qui! In particolare ricordiamo che gli esercizi per i giovani del 24-25 novembre avranno un’at-tenzione speciale per le dinamiche educative, per cui invitiamo caldamente gli educatori ACr a partecipare.

Siamo pronti ad essere attori protagonisti, con le nostre fami-glie, per crescere nella fede?! Buon Avvento!

Chiara, Ilaria, don Luca

sono due gli orizzon-ti che guideranno il nostro cammino nei prossimi mesi: l’Anno della fede e il tempo di

Avvento. In merito all’anno della fede, noi giovani siamo chiamati a vivere questo tempo di riflessio-ne e ricerca attraverso strumenti esplicitamente pensati per noi: sul nostro sito diocesano sono presen-ti le schede che guideranno la pre-ghiera di ogni settimana attraverso lectio, testi e testimoni speciali. Non possono mancare, nell’ottica della crescita nella fede, gli esercizi spirituali: ne verranno proposti su misura per il periodo di Avvento e per quello di Quaresima. Per ricominciare a sperimentare la bellezza della fede nella vita quo-tidiana, riprenderemo a breve gli appuntamenti dell’Adoro il lunedì: quest’anno aggiungeremo la pos-sibilità di leggere e commentare insieme una notizia di attualità,

rendendo così l’appuntamento del lunedì un momento per vivere la fede nei luoghi di vita unendo Bib-bia e giornale. Nel mese di novembre, la Fede sarà al centro del cammino “Attraver-sare la città” (5-12-19 novembre): quest’anno incontreremo persone di altre fedi per dialogare e trovare quelle radici comuni che ci rendo-no tutti “uomini di fede” e “figli di uno stesso Dio”. Vogliamo in questo senso continuare a fare memoria e tesoro delle parole del card. Marti-ni: “Attraversate la città contempo-ranea con il desiderio di ascoltarla, di comprenderlasenza schemi ridut-tivi e senza paure ingiustificate, sa-pendo che insieme è possibile cono-scerla nella sua varietà diversificata, nella rete di amicizie e di incontri, nella collaborazione tra i gruppi e le istituzioni. Favorite i rapporti tra persone che sono diverse per storia, per provenienza, per formazione culturale e religiosa”.

È importante poi che dopo il pelle-grinaggio la nostra conoscenza del Concilio venga approndita: l’ap-puntamento è ad aprile (data da definirsi) per un convegno giovani sul tema.Per vivere al meglio il tempo li-turgico dell’Avvento, e prepararci nell’attesa e nella preghiera all’in-contro con il Dio che si fa uomo, invitiamo a leggere il Vangelo del giorno, scaricabile online quoti-dianamente. Per gli studenti, è in arrivo invece Fuori Classe, non il solito libretto di preghiere, ma un testo da usare nell’ambiente dove l’adolescente vive tutti i giorni: in classe, a scuola, magari insieme ai propri compagni, per incontra-re persone che sono davvero uni-che e molto speciali! Questo testo accompagnerà i ragazzi nel nel tempo di Avvento, per allenarsi a diventare persone “fuori dall’or-dinario”, capaci di riaccendere in loro la speranza.

postilla concilio dall’AcrAnche i ragazzi desiderano dare

un’occhiata “dietro le quinte” del Concilio Vaticano II per

capire le novità e la bellezza di que-sto importante evento. L’Equipe dei Ragazzi (EdR) si è dunque trovata il 27 ottobre proprio per conoscere e ri-flettere sul Concilio.

Il mandato dell’EdR è poi quello di creare una MOSTRA che spieghi il Concilio ai ragazzi: con lo stile dell’A-CR “ragazzi al servizio di altri ragaz-zi” vorremmo da gennaio far girare la mostra nei nostri oratori ambrosiani, per sensibilizzare anche i più piccoli su questo affascinante tema.

Infine vogliamo promuovere il vo-lumetto Educare i piccoli alla fede: l’e-sperienza e il metodo dell’Acr, in cui l’ACR milanese desidera offrire due speciali prospettive ecclesiali ed edu-cative a tutti coloro che hanno a cuo-re l’accompagnamento dei più piccoli nella fede e nella vita, sulle orme del Concilio. Don Tonino Lasconi e Mir-ko Campoli guideranno ad approfon-dire e insieme ad allargare lo sguardo sulle intuizioni originarie che hanno fatto nascere l’ACR, e su come essa si sia messa e si metta ancora oggi al ser-vizio della Chiesa locale e diocesana come percorso di iniziazione alla vita cristiana.

dal settore giovani, le inziative per vivere al meglio i prossimi mesi di attesa e ricerca

Avvento e Anno della Fede, istruzioni per giovani

Anche quest’anno vi invitiamo poi al consueto appuntamento degli esercizi spirituali per giovani presso l’Eremo San Salvatore. Un appun-tamento importante per fermarsi a pregare e meditare insieme per prepararci al S.Natale. Quest’anno affronteremo in particolare il tema della fede, lasciando emergere le domande più profonde e facendoci accompagnare dalla testimonianza di Pietro. L’appuntamento è per il 24-25 novembre (turno dedicato in particolare ai giovani delle scuo-le Socio Politiche) e per il 15-16 dicembre. L’1-2 dicembre saranno invece de-dicati alla due giorni di Avvento per gli studenti delle scuole supe-riori. Per tutte le informazioni, consulta il nostro sito www.azionecattolica-milano.it

Miriam e antonio

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8Novembre

2012

NoTIzIe dALL’AC

Nella fede… stranieri e pellegrini. Credere, cercare, vedere». È il ti-tolo dell’iniziativa Bethlehem proposta dall’AC ambrosiana in collaborazione con l’ufficio

per la Pastorale missionaria della Diocesi. Si tratta di sei incontri, rivolti a persone gio-vani e adulte (indicativamente dai 20 ai 40 anni) alla ricerca di un tempo e uno spazio prolungato di silenzio e riflessione, che si svolgono a cadenza mensile: dal sabato po-meriggio alla domenica pomeriggio, pres-so l’Eremo di San Salvatore o presso l’Oasi Santa Maria degli Angeli, entrambi a Erba.

Il percorso di quest’anno è incentrato sui temi del “credere” e del “cercare”, in consonanza con l’Anno della Fede e il 50° anniversario di apertura del Concilio Vatica-no II. Il ciclo è pensato come un cammino

unitario, ma ogni incontro è autonomo, in modo da permettere la partecipazione anche ad un solo appuntamento. Nel si-lenzio e grazie all’ascolto della Parola sarà possibile incontrare pellegrini della fede (Noè, Abramo, Mosè…) che con la loro storia indicano una porta di accesso a Dio percorribile anche oggi. La loro ricerca trova il compimento in Gesù: è Cristo, «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12,2), il Fi-glio e il Fratello che ospita i cercatori di Dio nella sua relazione con il Padre. Si parte il 17-18 novembre all’eremo con due medita-zioni su Noè (Genesi 6, 5-22) e la creazione (Mt 6,19-34). A seguire: il 15-16 dicembre all’Oasi su Abramo (Genesi 22, 1-8) e la voce (Mc 1,19-13); 19-20 gennaio all’eremo su Mosè (Esodo 32, 1-14) e l’esodo (Gv 8, 31-59); 16-17 febbraio all’Eremo su Davide

(2 Samuele 5, 1-5) e il regno (Lc 15, 1-7); 16-17 marzo su Giobbe (Giobbe 42, 1-8) e il male (Gv 9, 1-41); il 20-21 aprile su Isaia (Isaia 52, 13-53, 12) e il servo (Lc 22, 14-27). Le meditazioni sono proposte da un laico e un sacerdote: quella dall’antico testamento dal biblista Luca Moscatelli e quella spiritua-le dal Vangelo dall’assistente generale di Ac mons. Gianni Zappa.

Gli ingredienti di ogni in-contro sono il clima di rigo-roso silenzio (anche prolun-gato, con “il grande silenzio” ininterrotto dal sabato sera alla domenica a pranzo), la condivisione di momenti di preghiera e dell’ascolto della

Parola di Dio, la cura per l’accoglienza re-ciproca nella comunicazione della fede. Si tratta di diversi modi per sperimentare ed esercitare una dimensione ecclesiale auten-tica, una comunione che nasce dalla con-divisione di una spiritualità capace poi di incarnarsi nella vita quotidiana. Sarà offerta anche la possibilità di accostarsi al sacra-mento della Riconciliazione e di dialogare con una guida spirituale. Significativi anche i luoghi che offrono ospitalità: soprattutto l’Eremo di San Salvatore, luogo caro all’AC milanese perché da decenni vi si tengono le più fruttuose proposte spirituali e per la memoria di Giuseppe Lazzati, un grande maestro di laicità che lì è sepolto. L’Eremo è un’oasi di pace, ma collocata appena sopra la città di Erba: aiuta a “salire sul monte” senza isolarsi.

I soci di A.C. della parrocchia dei SS. marcellino e pietro di Imbersago con Cassina Fra martino ricordano nella pre-ghiera la loro presidente Mandelli Anna-maria che è ritornata prematuramente fra le braccia misericordiose del padre. Ha incarnato la regola di vita dell’Azione Cattolica lasciandoci un esempio di dedi-zione alla Chiesa e amore disinteressato verso il prossimo.Grazie Anna, dal paradiso proteggi la tua comunità.

L’Azione Cattolica della C.p. “maria re-gina di tutti i Santi” di Casatenovo e del decanato di missaglia desidera ricordare a tutti gli amici olimpia sironi della par-rocchia di S. Gaetano di rogoredo che il 17 Settembre scorso è partita sommes-samente per il cielo. Nella sua lunga vita, la dedizione alla famiglia e alla comunità parrocchiale fu sempre sostenuta da una profonda passione per l’AC scoprendola sempre come mezzo formidabile per vi-

vere consapevolmente la vocazione cri-stiana. La sua presenza di donna esile, ma forte, sorridente ed essenziale, fatta di parole, gesti e cura è stata un dono per tutti.Allo stesso modo Rosanna sala della parrocchia S. Carlo di Valaperta ha la-sciato silenziosamente la sua famiglia e tutta la comunità che l’ha molto amata. Anche per lei l’AC,di cui fu per molti anni presidente parrocchiale, è stata sempre un punto di forza determinante nella sua vita spirituale. Anche quando la salute era molto incerta, fu sempre presente attiva-mente in parrocchia. Curava molto la re-lazione con gli amici attraverso il dialogo, la premurosa attenzione, l’accoglienza e l’ascolto; anche quando era sofferente non si preoccupava tanto di sé quanto degli altri. Infatti il suo ministero più gran-de è stato proprio quello della sofferenza accolta senza vittimismo, con piena con-sapevolezza, nella fatica quotidiana, ma sempre con grande, grande fede.

Si è spento lo scorso 3 ottobre a Laveno all’età di 88 anni, enrico Morati, Chicco per gli amici. morati ha rappresentato una generazione di giornalisti cattolici con la schiena diritta, che ha apportato nel-la professione competenza e sensibilità verso le persone, correttezza e libertà dai condizionamenti. Un impegno manifesta-to anche nelle organizzazioni professio-nali di ispirazione cristiana come l’Ucsi, il Gruppo donati e Impegno Sindacale. Un maestro di giornalismo, dunque, e di vita. Attento da sempre alle nuove leve, alla loro formazione professionale, non facendo mai mancare consigli e solleci-tazioni, coltivando anche una sensibilità cristiana. Gli amici e i colleghi di Incroci-News lo ricordano nella preghiera.

Per ulteriori informazioni si veda il sito www.azionecattolicamilano.it

Per iscriversi, rivolgersi alla segreteria dell’AC ambrosiana (tel. 02 58391328 – mail [email protected])

paolo Rappellino

Vicini ai nostri soci

Un percorso sui temi della fede proposto da Ac e pastorale missionaria

Credere, cercare, vedere: Cammino Bethlehem 2012-13

“Novità: esercizi spirituali per gli adulti nel tempo di Natale”

La prima novità è la proposta di un ciclo di esercizi spirituali nel perio-do natalizio, che si terranno pres-so l’eremo di San Salvatore sopra erba dal 2 al 5 gennaio. Li guiderà mons. Gianni zappa, neo assisten-te generale dell’Ac milanese. Ai partecipanti sarà proposta una ri-flessione attraverso i grandi pilastri del magistero del cardinale Carlo maria martini: parola, eucarestia, Missione e Carità. Significativo poi anche il luogo scelto: l’eremo da oltre un trentennio è la sede privi-legiata delle proposte di spiritualità dell’Ac. L’iniziativa è rivolta a tutti gli adulti e in particolare ai respon-sabili. La seconda novità riguarda gli esercizi spirituali estivi. La tradi-zionale proposta per gli Adulti che da anni si teneva a Villa Sacro Cuo-re di Triuggio si trasferisce alla Villa Cagnola di Gazzada, nel Varesotto. Gli esercizi saranno predicati da mons. eros monti. per gli esercizi natalizi le iscrizioni si ricevono en-tro l’8 dicembre allo 02-58391328, mail:[email protected]. Costo indicativo 200 euro.