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- 1 - ANNO XVII N.RO 1 Febbraio 2020 P P a a g g . . 1. Pag. psicologica 2. GRILLINI fuori gioco 3. L’ngolo del cure 4. Paremiologia 5. Ius primae noctis 6. Il servizio sociale 7. Come disse Totò 8. Il velo 12. La bruttezza 13. Cronache di fine regno 14. Giuseppi II 15. Prima di Internet 17. Il Fascismo 18. Sguardi di Stelle 19. Alimenti d’inverno 20. A. Einstein 21. Ass.ne medica ANARDI 22. Se Atene piange 23. Ricette invernali 24. L’Italia Fascista 25. Aforismi 26. La musica napoletana 27. La donna nella lett. 28. Anna Bolena 29. La favola della settim. 30. Lo sapevate che 31. Ma che bel paese 32. Il Museo Diocesano 33. Catullo a Napoli 34. Leviora 35. Natale 36. Pregi di un reparto 37. Luigi Crescibene 40. Redazioni e riferimenti Sul portale http://www.andropos.eu/antroposint heworld.html Su facebook https://www.facebook.com/groups/ant roposintheworld/755101491196213/?n otif_t=like GGKEY:0GWF48WJQYD L’INFANZIA MALTRATTATA- l’ADOLESCENZA- E LA VECCHIAIA, le problematiche 1 ( p pa ar rt te e X XV VI I I I I I - - p pa ag g. . 6 60 0/ / 6 61 1) ) Quando un adolescente è innamorato, si capisce subito, è allegro, un po’ sognante, distratto, usa molto il telefono e cura in mo- do eccessivo l’igiene personale ed il vestire. Se ha un buon rapporto con i genitori: dopo un po’, porterà il suo amore in casa, cercando approvazione: tutto som- mato, pensa di portare un dono ai genitori, un simbo- lo della propria maturità che, spesso, i genitori bana- lizzano ed osteggiano peggio ancora ne parlano con amici e parenti, rompendo quella segretezza nella qua- le confidavano. In tal caso, la rabbia, per essere considerato ancora un bam- bino, può condurre alla decisione di tenere tutto per sé e, seppur con dolore, tenere la famiglia lontana dalle successive esperienze. Prima di adottare un qualsiasi atteggiamento, occorre ricordare che i genitori sono stati loro il primo amore: il papà per la figlia e la mamma per il maschio, e che la scelta dell’adolescente non può essere disgiunta da quest’ antica infatuazione. Pensiamo allora che chi arriva in casa è il risultato della ricerca di qualcuno o qualcuna con qualche caratteristica in comune con mamma e papà. Può essere la fotocopia, dei genitori, fisicamente o nel modo di pensare, per lo meno per come essi sono stati visti. Può pure accadere che le scelte cadano su soggetti diversissimi, o addirittura l’opposto dei genitori, ma qualche tratto comune sarà sempre riconoscibile. In ogni caso sarà sem- pre utile chiederci il perché di quella particolare scelta. L’amore scatta indipendentemente dalla volontà dell’innamorato e soprat- tutto può avere tempi e manifestazioni diversi. A volte può scatenarsi nei con- fronti di un perfetto sconosciuto con cui si scambiano poche parole, altre vol- te scatta nei confronti di un amico con cui abbiamo già condiviso un sacco di cose. Inoltre, può succedere che la sensazione di sentirsi innamorati non sia immediatamente consapevole. Concretamente, il sentirsi innamorati è un efficacissimo motore, per a- prirsi all’esperienza della conoscenza profonda dell’altro. Se il sentimento è ricambiato, si crea tra gli inna-morati un’alleanza che abbassa momentanea- mente le difese e soprattutto alza moltissimo il livello d’accettazione dell’altro così com’è. Ci si convince che la persona, con cui si sta uscendo, è mera- vigliosa, si gode il piacere puro del sentirsi uniti ed in perfetta sintonia. Ov- viamente, questo è uno stato del tutto provvisorio. Questa magia svanisce nel giro di poco tempo e quasi di colpo si scoprono aspetti dell’altro che ci mettono in difficoltà e con i quali non sappiamo rapportarci. Questa è un’e- voluzione assolutamente sana che consente di passare all’esperienza dell’a- more vero, quello dove s’impara ad affrontare e ad accettare la diversità. Il legame creato nell’innamoramento diventa la base per “sopportare” gli ine- vitabili conflitti, che l’intimità genera e soprattutto l’accettazione che l’altro non sia esattamente come ce lo aspettavamo. Si deve im-parare a litigare e discutere bene aiuta la coppia a fondare una unione che dura nel tempo. Continua _______________________________________________________________________________ 1)Franco Pastore, L’INFANZIA MALTRATTATA- l’ADOLESCENZA- E LA VECCHIAIA le problematiche - ISBN: 9781973- 405856 - Codice Ebook: GKEY:B53CCC79QJG A.I.T.W. Editrice Sa. Il testo è in libera con-sultazione presso le bibliot. univ. di: Genova, Modena, Padova, Pavia e la biblioteca provinciale di SA. 2) PETTER, “PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA”. ED. LA NUOVA ITALIA. 3) GIDDENS, “MANUALE DI SOCIOLOGIA”. ED. IL MULINO 1997. 4) PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; “ I NUOVI ADOLESCENTI”; R. CORTINA EDITORE. 2010 5) PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; idem. European Journalism - GNS Press Ass.tion - The ECJ promotes publishing, publication and communication- P. Inter.nal

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    AANNNNOO XXVVIIII NN..RROO 11

    FFeebbbbrraaiioo 22002200

    PP aa gg ..

    11.. PPaagg.. ppssiiccoollooggiiccaa

    22.. GGRRIILLLLIINNII ffuuoorrii ggiiooccoo

    33.. LL’’nnggoolloo ddeell ccuurree

    44.. PPaarreemmiioollooggiiaa

    55.. IIuuss pprriimmaaee nnooccttiiss

    66.. IIll sseerrvviizziioo ssoocciiaallee

    77.. CCoommee ddiissssee TToottòò

    88.. IIll vveelloo

    1122.. LLaa bbrruutttteezzzzaa

    1133.. CCrroonnaacchhee ddii ffiinnee rreeggnnoo

    1144.. GGiiuusseeppppii IIII

    1155.. PPrriimmaa ddii IInntteerrnneett

    1177.. IIll FFaasscciissmmoo

    1188.. SSgguuaarrddii ddii SStteellllee

    1199.. AAlliimmeennttii dd’’iinnvveerrnnoo

    2200.. AA.. EEiinnsstteeiinn

    2211.. AAssss..nnee mmeeddiiccaa AANNAARRDDII

    2222.. SSee AAtteennee ppiiaannggee

    2233.. RRiicceettttee iinnvveerrnnaallii

    2244.. LL’’IIttaalliiaa FFaasscciissttaa

    2255.. AAffoorriissmmii

    2266.. LLaa mmuussiiccaa nnaappoolleettaannaa

    2277.. LLaa ddoonnnnaa nneellllaa lleetttt..

    2288.. AAnnnnaa BBoolleennaa

    2299.. LLaa ffaavvoollaa ddeellllaa sseettttiimm..

    3300.. LLoo ssaappeevvaattee cchhee

    3311.. MMaa cchhee bbeell ppaaeessee

    3322.. IIll MMuusseeoo DDiioocceessaannoo

    3333.. CCaattuulllloo aa NNaappoollii

    3344.. LLeevviioorraa

    3355.. NNaattaallee

    3366.. PPrreeggii ddii uunn rreeppaarrttoo

    3377.. LLuuiiggii CCrreesscciibbeennee

    4400.. RReeddaazziioonnii ee rriiffeerriimmeennttii

    SSuull ppoorrttaallee

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    LL’’IINNFFAANNZZIIAA MMAALLTTRRAATTTTAATTAA-- ll’’AADDOOLLEESSCCEENNZZAA-- EE LLAA VVEECCCCHHIIAAIIAA,, llee pprroobblleemmaattiicchhee11 ((ppaarrttee XXVVIIIIII-- ppaagg..6600// 6611))

    Quando un adolescente è innamorato, si capisce subito, è allegro, un po’ sognante, distratto, usa molto il telefono e cura in mo-

    do eccessivo l’igiene personale ed il vestire. Se ha un

    buon rapporto con i genitori: dopo un po’, porterà il

    suo amore in casa, cercando approvazione: tutto som-

    mato, pensa di portare un dono ai genitori, un simbo-

    lo della propria maturità che, spesso, i genitori bana-

    lizzano ed osteggiano peggio ancora ne parlano con

    amici e parenti, rompendo quella segretezza nella qua-

    le confidavano. In tal caso, la rabbia, per essere considerato ancora un bam-

    bino, può condurre alla decisione di tenere tutto per sé e, seppur con dolore,

    tenere la famiglia lontana dalle successive esperienze.

    Prima di adottare un qualsiasi atteggiamento, occorre ricordare che i

    genitori sono stati loro il primo amore: il papà per la figlia e la mamma per il

    maschio, e che la scelta dell’adolescente non può essere disgiunta da quest’

    antica infatuazione. Pensiamo allora che chi arriva in casa è il risultato della

    ricerca di qualcuno o qualcuna con qualche caratteristica in comune con

    mamma e papà. Può essere la fotocopia, dei genitori, fisicamente o nel modo

    di pensare, per lo meno per come essi sono stati visti. Può pure accadere che

    le scelte cadano su soggetti diversissimi, o addirittura l’opposto dei genitori,

    ma qualche tratto comune sarà sempre riconoscibile. In ogni caso sarà sem-

    pre utile chiederci il perché di quella particolare scelta.

    L’amore scatta indipendentemente dalla volontà dell’innamorato e soprat-

    tutto può avere tempi e manifestazioni diversi. A volte può scatenarsi nei con-

    fronti di un perfetto sconosciuto con cui si scambiano poche parole, altre vol-

    te scatta nei confronti di un amico con cui abbiamo già condiviso un sacco di

    cose. Inoltre, può succedere che la sensazione di sentirsi innamorati non sia

    immediatamente consapevole.

    Concretamente, il sentirsi innamorati è un efficacissimo motore, per a-

    prirsi all’esperienza della conoscenza profonda dell’altro. Se il sentimento è

    ricambiato, si crea tra gli inna-morati un’alleanza che abbassa momentanea-

    mente le difese e soprattutto alza moltissimo il livello d’accettazione dell’altro

    così com’è. Ci si convince che la persona, con cui si sta uscendo, è mera-

    vigliosa, si gode il piacere puro del sentirsi uniti ed in perfetta sintonia. Ov-

    viamente, questo è uno stato del tutto provvisorio. Questa magia svanisce nel

    giro di poco tempo e quasi di colpo si scoprono aspetti dell’altro che ci

    mettono in difficoltà e con i quali non sappiamo rapportarci. Questa è un’e-

    voluzione assolutamente sana che consente di passare all’esperienza dell’a-

    more vero, quello dove s’impara ad affrontare e ad accettare la diversità. Il

    legame creato nell’innamoramento diventa la base per “sopportare” gli ine-

    vitabili conflitti, che l’intimità genera e soprattutto l’accettazione che l’altro

    non sia esattamente come ce lo aspettavamo. Si deve im-parare a litigare e

    discutere bene aiuta la coppia a fondare una unione che dura nel tempo. Continua

    _______________________________________________________________________________

    1)Franco Pastore, L’INFANZIA MALTRATTATA- l’ADOLESCENZA- E LA VECCHIAIA le problematiche - ISBN: 9781973-405856 - Codice Ebook: GKEY:B53CCC79QJG – A.I.T.W. Editrice – Sa. Il testo è in libera con-sultazione presso le bibliot. univ. di:

    Genova, Modena, Padova, Pavia e la biblioteca provinciale di SA.

    2) PETTER, “PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA”. ED. LA NUOVA ITALIA.

    3) GIDDENS, “MANUALE DI SOCIOLOGIA”. ED. IL MULINO 1997. 4) PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; “ I NUOVI ADOLESCENTI”; R. CORTINA EDITORE. 2010

    5) PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; idem.

    EEuurrooppeeaann JJoouurrnnaalliissmm -- GGNNSS PPrreessss AAssss..ttiioonn -- TThhee EECCJJ pprroommootteess ppuubblliisshhiinngg,, ppuubblliiccaattiioonn aanndd ccoommmmuunniiccaattiioonn-- PP.. IInntteerr..nnaall

    http://www.andropos.eu/antroposintheworld.htmlhttp://www.andropos.eu/antroposintheworld.htmlhttps://www.facebook.com/groups/antroposintheworld/755101491196213/?notif_t=likehttps://www.facebook.com/groups/antroposintheworld/755101491196213/?notif_t=likehttps://www.facebook.com/groups/antroposintheworld/755101491196213/?notif_t=like

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    EMILIA-ROMAGNA:ZERO A ZERO E PALLA AL CENTRO - I GRILLINI FUORI GIOCO DI M. RALLO

    Regionali di Emilia-Romagma e Calabria: chi ha vinto? In Calabria ha vinto il centro-destra. La Santelli ha umiliato il candidato del centro sinistra, prendendo quasi il doppio dei suoi voti. In Emilia, invece, i confini tra vincitori e vinti sono assai piú labili. L’unico vincitore accertato é il Presidente uscente Stefano Bonaccini: un bravo amministratore che gli emiliani non han-no voluto licenziare soltanto perché aveva in ta-sca la tessera del PD. Il quale PD canta vittoria, quasi che il voto dell’Emilia-Romagna fosse sta-to di approvazione alla linea politica del governo nazionale. Cosa certamente non vera. Certo, per questo risultato il PD dovrebbe fare due statue d’oro. Una – si é detto – a Bonaccini. L’altra sicuramente a Salvini. É stato il leader leghista, infatti, a scommettere allegramente (e incoscientemente) su un risultato tutt’altro che scontato: vincere nella regione piú rossa d’Italia e, per giunta, in una regione ben amministrata.

    Chi glielo ha fatto fare di dirsi sicuro di vincere in Emilia, quando sarebbe stato piú semplice (e piú prudente) mantenere un profilo basso? Se poi fosse arrivata una vittoria, si sarebbe potuto gridare al quasi-miracolo (come in Umbria). Cosí, invece, si é dato agio a Zingaretti di cantare immeritatamente vittoria.Dico “immeritatamen-te” perché le elezioni dell’altro giorno hanno ul-teriormente confermato l’assoluta prevalenza del centro-destra nel paese, con la conquista della 8a regione di fila – la Calabria – a fronte di un’unica regione – l’Emilia – rimasta al centro-sinistra. Il che sarebbe – ha commentato con la solita sagacia Giorgia Meloni – come se una squadra festeggiasse la sconfitta in una partita per 8 a 1. Comunque, Salvini ha commesso un secondo grave errore, dopo quello del frettoloso abbandono del governo qualche mese prima. In compenso, nel centro-destra cresce proprio la Meloni, con Fratelli d’Italia che in questa tornata si sono classificati al terzo posto, superando am-piamente i Cinque Stelle.

    Quanto ai Cinque Stelle – per l’appunto – e-scono letteralmente maciullati da questo turno elettorale. Erano in caduta libera sin dall’indo-mani delle elezioni nazionali del 2018, quando erano diventati il primo partito italiano con il 33% dei voti. Giá un anno dopo, alle elezioni eu-ropee del 2019, avevano lasciato sul terreno la metá dei loro voti, precipitando al 17% dei con-sensi. Avevano poi perduto clamorosamente tut-

    te le sei elezioni regionali tenutesi nel 2019: cinque in solitaria ed una – l’Um-bria – in alleanza col PD. Adesso, peró, sembrano proprio alla vigilia della sparizione. In Calabria, dove avevano raggiunto percentuali stratosferiche (il 43,4%), sono precipitati al 7%. Ed in Emilia-Romagna, dove pure avevano un robusto 27%, sono adesso sci-volati ad un risibile 3%.

    Il movimento é sull’orlo di una crisi di nervi, for-se anche di una scissione. Le defezioni sono ormai all’ordine del giorno; mentre, accanto alle vecchie divisioni fra destra e sinistra interne, cominciano a palesarsene altre, di natura piú personale, di ambiente, di clan. Casaleggio punta su Di Maio, anche – si dice – per una futura riconversione a destra della residua polvere di stelle. Grillo, vice-versa, pencola a sinistra, e vorrebbe richiamare al-l’ovile il premier Conte, cui a suo tempo Mattarella diede il reincarico – non si dimentichi – solamen-te perché il M5S fece le barricate sul suo nome.

    Ma la gratitudine non é fra le doti maggiormente praticate dall’inquilino di Palazzo Chigi, che sem-brerebbe tentato – si sussurra nei corridoi di Montecitorio – dal proporsi come “punto di rife-rimento dei progressisti”, cioé del PD e poco altro. La prospettiva gliela aveva fatta balenare, nei gior-ni scorsi, lo stesso Zingaretti; e Conte – sembra – lo aveva preso sul serio. E non finisce qui. Perché qual-cuno ipotizza che l’obiettivo segreto di Giuseppi sia un

    altro: addirittura la Presidenza della Repubblica, con-

    tendendo la nomination a personaggi ben piú quotati di

    lui, come Prodi o Draghi. Forse é una barzelletta, o for-

    se é l’elucubrazione del solito Casalino...

    Sia come sia, pare proprio che Grillo si ritrovi senza

    un nominativo da proporre per la carica di “capo po-

    litico” del movimento.Certo, ci sarebbe il solito Di Bat-

    tista... Ma, per il patto d’acciaio con il PD che tanto sta

    a cuore a Grillo, il Dibba non é considerato affidabile

    perché proviene da destra (come Di Maio). Per di piú,

    negli ultimi tempi sembra strizzare l’occhio al fuo-

    ruscito Paragone ed alle sue tesi sovraniste e antieuro.

    In sostanza, la breve parabola grillina sembra giunta al

    punto piú basso. Ovvero – come si diceva una volta –

    dalle stelle (cinque) alle stalle.

    Michele RALLO

    MIGRANTI: FUOCO DI SBARRAMENTO CONTRO SALVINI. E LUI CHE FA?CASO SIRI: SALVINI HA TOPPATO

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    FIGURE DANZANTI Χορευτικές εικόνες

    Ancora insonnia

    mi dona la notte,

    mentre, tra le finestre,

    si districa il vento.

    Come figure danzanti,

    s’agitano gli alberi

    tra la strada ed il mare.

    Nell’attesa di voci,

    di bisbigli di luce,

    scrivo parole veloci,

    lanciate nel nulla,

    nel mondo che tace.

    Poi, l’alba si scioglie

    e ritorna la pace,

    sulla strada dei sogni.

    DOVE CERCARTI οὗ σῇ ἐρευνάειν

    Dove cercarti,

    ora che sei immagine

    del cuore.

    Sicuramente,

    da te mi viene

    questa seconda pelle,

    che scioglie nel vento

    la mia anima

    e mi situa tra i poeti.

    Non sono più parole,

    ma è vita che arde,

    che si trascina tra il dolore

    ed il bisogno di scrivere

    d’amore.

    LL’’AANNGGOOLLOO DDEELL CCUUOORREE

    DDaa ““SGUARDI DI STELLE”” PPeennssiieerrii iinn ppooeessiiaa ddii FFrraannccoo PPaassttoorree -- EEddiittrriiccee AA..II..TT..WW.. –– SSaalleerrnnoo –– ggeennnnaaiioo 22002200

    eebbooookk:: GGGGKKEEYY::YYKKYY77ZZYYRRUUDD7799 -- SSEECCOONNDDAA EEDDIIZZIIOONNEE

    SOTTO LE STELLE Ὑπό ἄστρα

    Quando cala il suo velo la sera, cristalli di luna, sul mare, iniziano a ballare e danzano sotto le stelle.

    E’ allora che il ricordo porta luce nell’anima e ridiventi bambino.

    Tutto ti ritorna vicino, e … respiri l’infinito.

    PAROLE

    Λέξεις

    Per aprire

    le porte del cuore,

    sommergo il silenzio

    … di parole.

    Leonardo da Vinci “Studio per la testa di Leda"

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    PPRROOVVEERRBBII EE MMOODDII DDII DDIIRREE -- OOVVVVEERROO EELLEEMMEENNTTII DDII PPAARREEMMIIOOLLOOGGIIAA

    1. Chi tène ‘e diénti nu’ tène ‘o ppàne, tène ‘o ppàne

    nu’ tène ‘e diénti.

    2. ‘Omme avvisato miéezzo salvato. 3. Chi sémmene ‘o viénte raccoglie tempesta.

    4. ‘A màmme de fésse è sempe ngìnta.

    5. Il buon Gennaio fa ricco il massaio.

    Esplicatio: Alcune persone non riescono a sfruttare a

    godere di ciò che hanno. Chi viene avvertito in tempo di un pericolo può ancora salvarsi. Le azioni negative han-no conseguenze dannose. ciò che è importante è l’equi-

    librio: ogni tempo serve a supportare attività agricole e

    lavorative.

    Antropologia: Il seme dei proverbi è chiaramente

    espresso in latino:- Homo faber suae quisque fortu-

    nae. L’uomo è artefice del suo destino/fortuna. Ab

    uno disce omnes. Da uno capisci come sono tutti.

    (Virgilio)

    IImplicanze semantiche:

    ‘Omme: dal latino, homo, uomo.

    Màmme: dal latino mater.

    Fésse: dal latino fessus fèndere v. tr. [lat. fĭnde-

    re] (io fèndo, ecc.; pass. rem. fendètti o fendéi,

    ant. féssi; part. pass. fenduto e fésso). – 1. Spac-

    care, dividere in due:Così vedess’io lui fender per

    mezzo Lo core a la crudele che ’l mio squatra

    (Dante); con un colpo di sciabola gli fendette l’el-

    mo; f. un tronco d’albero. Per estens., lacerare:

    Con l’unghie si fendea ciascuna il petto (Dante). Uno dei significati particolari della forma aggettivata

    è incapace, stupido, fortemente ingenuo. Al fem-

    minile, poi, assume significati diersificati ed il france-

    se ne è un forte esempio: Éloge de la fesse: Lo spe-

    cialista Hans-Jürgen Döpp ci présenta “la fesse” com-

    me une représentation parfaite à la fois de l'érotisme

    et de la féminité.

    Sirica Dora

    AUREO NASTI –ITALIAN BAKERY

    Salerno via Posidonia – 089.9250949

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    Il vocabolario Treccani alla voce aneddoto riporta: episodio o fatto inedito; con questa accezione il termine è stato usato come titolo di libri o raccolte di vario argo-mento (per es. gli Anectoda di A. L. Mura-tori, gli Aneddoti della vita di Petrarca di A. Foresti e Les anectodes de Florence di A.Va-rillas)” ed inoltre. Notizia storica marginale, poco nota ma caratteristica, relativa per lo più a un personaggio o evento importante; Per estens. Raccontino breve e arguto rela-tivo a personaggi o fatti reali o tipico, signi-ficativo di un certo ambiente. In senso più ampio, fatto particolare e curioso della vita privata di qualcuno. Ebbene non mi risulta che sia stata pubbli-cata una raccolta di aneddoti sulla vita di Dante come quella su Petrarca eppure a scuola ne circolavano alcuni; qualche altro l’ho trovato in Cesare Marchi, Dante, Mila-no 1985. L’Autore ci presenta il divin Poeta in carne,ossa e nervi,egoista, fazioso, vendi-cativo: un uomo come noi. In ricorrenza del 750° della nascita, a fianco dei sicuri numerosi saggi su di lui e le sue opere mi è piaciuto riportare per puro go-dimento alcuni aneddoti che ce lo presen-tano fuori dagli schemi usuali. Il primo che ricordo è quello teso a sottolineare lo spirito e la straordinaria memoria che la tradizione gli ascrive. -Si narra che il Vate era solito sedersi su un sasso vicino al Duomo di Firenze un giorno un concittadino per stuzzicarlo gli chiese: Qual è il miglior piatto? Dante rispose: l’uo-vo. Dopo un anno di lotte tra Bianchi e Neri, il medesimo concittadino gli domandò Come? E Lui; Sodo! - Un giorno mentre ascoltava la messa non si inginocchiò all’Elevazione. Alcuni dei tanti nemici andarono a riferire l’accaduto al vescovo accusandolo addirit-tura di eresia, in quanto non inginocchian-dosi dimostrava di non credere nel mistero della Transustanziazione. Il vescovo lo con-vocò per le spiegazioni.

    Il

    Ed egli: “Veramente in quell’istante ero così assorto nella contemplazione di quan-to avveniva sull’altare che non ricordo qua -li atti facessi o non facessi col corpo. Ve lo potranno dire quei signori che durante la cerimonia pensavano più a me che a Dio. Se fossero stati intenti a pregare non avrebbero avuto modo di curiosare cosa facevano gli altri.” Il vescovo accettò la scusa. - Un giorno, a Siena nella bottega di uno speziale alcuni conoscenti gli mostrarono un libro che da tempo cercava. Se lo fece dare e si sedette su una panca a leggere dal-le tre del pomeriggio fino al tramonto. A pochi passi folleggiava il carnevale. Un pas-sante gli chiese perché avesse rinunciato a quella festa. Egli rispose di non essersi ac-corto di nulla! -Un altro giorno sempre a Siena era assorto sopra l’altare di una chiesa. Un seccatore lo importunava con domande sciocche. Dante gli chiese quale fosse l’animale più grosso. - Questi rispose: l’elefante. Ed il Poeta:” O elefante lasciami stare, non mi molestare che io penso cose maggiori delle tue cian-ce.” - A Padova fu invitato a casa del grande Giotto che gli volle presentare la sua fami-glia. Era questa composta dalla moglie e da quattro figlioletti, uno più brutto dell’altro. Dante, dopo aver salutato la moglie e com-plimentatosi per la bella, si fa per dire, fa-miglia, chiamato in disparte l’amico pittore, gli disse da buon toscanaccio:” Come mai tu che fai degli affreschi così belli hai dei figli così brutti? - Durante il suo esilio, com’è noto, attra-versò molti paesi. A Marradi (FI) durante una sosta gli ru-barono il cavallo lasciato legato per salu-tare un amico. Si mise subito ad inveire contro gli abitanti di quel comune. Uno del posto protestò perché loro erano per-sone perbene. Al che Lui: “Galantuomini sì, ma… ladri.

    In tre paesi in provincia di Ravenna, Lugo,

    VITA DI DANTE – ANEDDOTI da “Nicodemate” di Renato Nicodemo – A.I.T.W. Ed. – SBN: 9781670619914

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    - Fusignano e Bagnocavallo, ebbe, nel primo, una fregatura sul peso, da un mercante; nel secondo, una piccola multa e nel terzo fu ad-dirittura insultato dal popolino. La sera pri-ma di coricarsi invocò il Signore: A statera Luci, a justitia Fusignani, et ab infami plebe Balneo cababalli libera nos Domine (Dalla bi-lancia di Lugo, dalla giustizia di Fusignano, e dalla infame plebe di Bagnocavallo liberaci o Signore). - Un giorno a Firenze vide un carrettiere che cantava una sua canzone, inserendo ogni tan-to un “arri” per l’asino. Gli si avvicinò e lo col-pì con un pugno dicendogli che quell’arri non ce lo aveva messo nella canzone. - Mentre passeggiava a Firenze si imbatté in due loschi individui che gli chiesero se un cer-to Dante era in casa. Rispose:” Quand’io v’era ei v’era”. - Le donne di Verona, vedendolo passare per strada con la faccia cotta dal sole, dicevano che era un mago e che la pelle si era abbru-nita per le frequenti discese nell’Inferno dove si faceva dare il nome dei peccatori che poi indicava nella Commedia. - E per la sua fama di mago che un geno-vese, piccolo e sgraziato nella persona, vistosi trascurato da una bellissima ragazza di cui si era innamorato, si rivolse a lui per chiedergli un consiglio. Dante, resosi conto della situa-zione, gli disse che era complicata, ma che u-na soluzione ci poteva essere. Al che il si-gnore, disposto a tutto, gli chiese quale fosse e lui: -“Voi sapete che le le donne gravide hanno sempre voglia di cose strane e bizzarre fuori dalla normalità se voi” Se io cosa? Come posso spiegarvelo? Insomma bisogne-rebbe che questa donna fosse in stato inte-ressante e così tra le cose stravaganti e ripu-gnanti che desidererebbe non è da escludere che ci possiate essere anche voi. Altra via non vedo. “ - Dante, secondo Boccaccio, fu “modestissi-mo” nel mangiare e nel bere.Ebbene, un gior-no mentre era in mensa con Cangrande, un ragazzino si nascose sotto la tavola am-mucchiando vicino allo sgabello del Poeta gli ossi che i commensali, come d’uso, gettavano per terra. Quando furono tolti i tavoli i com-mensali rimasero sbalorditi e Cangrande dis- se:”Non c’è dubbio che Dante è un forte divo-

    ratore” Al che il Poeta,scuro in volto.” Mes-sere voi non vedreste tanti ossi se Cane io fossi.

    Renato Nicodemo

    A.I.T.W.EDIZIONI – SALERNO

    COD EBOOK : GGKEY:RY0ZJR88BLQ

    ISBN: 9781670619914

    Renato Nicodemo

    NICODEMATE punti di vista, sine ira et studio

    A.I.T.W.EDIZIONI - SALERNO

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    I CATTOLICI ADULTI - L’Italia non ha an-cora pagato del tutto il prezzo in politica, fede e cultura per aver avuto la presenza del più forte partito comunista d’Europa dopo la Rus-sia, a questo si deve la presenza dei cosiddetti catto-comunisti, ibridi derivanti dall’incrocio tra sedicenti cattolici che vivono più di reli-gione che di fede e veri comunisti atei (at-tuazione perfetta coincidentia oppositorum descritta dal filosofo Nicola Cusano). Questi personaggi si autodefiniscono cat-tolici adulti. (sic) e sono parte integrante sep-pur sottomessa della Sinistra e quindi di tutti i compagni comunisti (ex, post, quasi). Ab-biamo perciò visto una nota diaconessa de-mo(n)cristiana aiutare un’esponente del par-tito radicale ad effettuare un aborto con un soffietto di bicicletta e condividere in parla-mento il water con una transgender senza ov-viamente evitare di allungare la lingua come i serpenti per prendere la Particola ogni santa domenica in una chiesa con bandiera arcoba-leno sull’altare e con musici capellonati (1) e armati di chitarre elettriche e con parroci co-mizianti dal pulpito. Un giorno mi capitò di parlare con uno di questi e mi accorsi che storpiava il Vangelo peggio di un Testimone di Geova, con la dif-ferenza che quelli sono più sinceri dal loro punto divista, mentre i nostri cattolici adulti sono dei veri apostati. Non so se Paolo VI pensasse a questi quando affermò che il fumo di Satana era en-trato fin nelle volte della Chiesa. Che Dio usi per loro più la Misericordia chela Giustizia. ____________

    1.A proposito di capelloni vorrei ricordare che anni fa

    su una Rivista storica comparve la lettera con tanto di

    firma di un beota il quale, smanioso di far sapere a

    tutti che era un qualificato beota affermò che il nostro

    Risorgimento fu opera di capelloni (Garibaldi,

    Bixio, Pisacane ed altri) ignorando che quella era

    gente seria armata di spade e fucili non di chitarre e

    che rischiava la vita per la Patria e non per la sdroga!

    L’ANTICRISTO -Penso che siano molti quelli che sentendo nominare Vladimir Ser-geevic Solovev (18-53-1900) esclameranno come don Abbondio quando lesse di Car-neade: Chi è costui? Eppure si tratta del più grande filosofo cristiano russo citato, tra gli altri, dal papa Giovanni Paolo II nell’enci-clica Fides et ratio e dal papa Benedetto X-VI nel suo libro Gesù di Nazareth. Morto sul limitare del XX secolo ne preannunciò le vicissitudini e i guai, ma il suo fu un ma-gistero profetico e inascoltato. Fin dal 1882 pronosticò “l’insipienza e le atrocità del collettivismo tirannico che con l’utopia del “socialismo reale” avrebbe af-flitto qualche decennio dopo la Russia e buona parte dell’umanità. Nell’opera I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo(1) pro-nosticò che il secoloXX- a differenza di Vi-ctor Hugo, che lo vide felice – sarebbe stato l’epoca delle grandi guerre, delle discordan-ze intestine e delle rivoluzioni. Delineò poi la personalità dell’Anticristo, un personag-gio che si presenta, tra l’altro, come pacifi-sta, ecologista ecumenista. Non ammette, infatti la guerra e la violenza anche quando si risolvono in una resa sociale alla preva-ricazione e in un abbandono senza diesa dei piccoli e dei deboli alla mercé degli iniqui e dei prepotenti. Egli è poi un filantropo pie-no di compassione non solo amico degli uo-mini ma anche degli animali. Personalmen-te era vegetariano ma permetteva che si mangiasse la carne. L’Anticristo, infine, è un eccellente ecume-nista capace di cercare il consenso di tutti attraverso la concessione di favori concre-tamente più apprezzati. Tutto ciò per il suo scopo ultimo di portare l’umanità alla per-dizione. Concludo questa nota confessando che nel leggere il raccontomi son venuti in mente una caterva di nos tri politici di ogni colore politico dall’unità d’Italia ad oggi. _____________ 1.VLADIMIR SERGEEVIC SOLOVEV, I tre dialo-ghi e il racconto dell’Anticristo,Torino1975.

    I CATTOLICI ADULTI e L’ANTICRISTO Due preziose riflessioni dal testo “NICODEMATE” di Renato Nicodemo

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    A.I.T.W.EDIZIONI – SALERNO - ISBN: 9781670619914 - COD EBOOK : GGKEY:RY0ZJR88BLQ

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    L’Individualizzazione, infine, riconoscere la unicità di ciascun individuo e conclude consi-derando le Persone Anziane oltre i sessantacin-que anni, con pro-getti d’interventi di assistenza domiciliare “AD” , nei tempi previsti dalla pub-blicazione del bando ( L. Regionale n. 21/89), e di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI)1, ai sensi della legge regionale n. 21/89 e la Legge Nazionale n. 328/00. Il servizio ADI ha l’obiettivo di assistere gli utenti senza ricorrere a soluzioni di tipo residen-ziale e senza allontanarli dal proprio contesto abituale di vita favorendone le relazioni sociali. Il servizio prevede: cura e igiene della persona, preparazione dei pasti, riordino della casa, bu-cato, svolgimento di pratiche amministrative, ac-compagnamento presso servizi pubblici, sanitari, spesa. Possono beneficiare dell’intervento cittadini ultra sessantacinquenni residenti nel Comune che si trovano in situazioni di disagio per stato di salute , per condizioni so-ciali, economiche e familiari. La domanda di accesso si presenta al momento del bando. Il servizio di assistenza domiciliare in-tegrata socio-sanitaria consiste in interventi da fornire ai cittadini al fine di favorire la perma-nenza nel loro ambiente di vita, evitando l’isti-tuzionalizzazione e l’ospedalizzazione e consen-tendo loro una soddisfacente vita di relazione at-traverso un complesso di prestazioni socio-assi-stenziali e sanitario-educative. Caratteristica del servizio è l’unitarietà del-l’intervento, che assicura prestazioni socio-assi-stenziali e cure mediche, infermieristiche e riabi-litative in forma integrata, secondo progetti per-sonalizzati di intervento. L’accesso alle prestazioni avviene attra-verso le Unità di valutazione Integrata (UVI). Il ser-vizio è rivolto prevalentemente a perso-ne affette da malattie croniche invalidanti o progressivo-terminali, che presentano problematiche tipo sa-nitarie e sociali , esso con-sente di evitare ricoveri impropri o l’ingresso in strutture residenziali, rende possibile le dimissioni ospedaliere protet-te, favorisce il recupero o la conservazione del-l’autonomia della persona. Inoltre, è previsto per le persone anziane il Servizio di Telesoccorso1 ed il Sostegno pe ricovero in case di riposo.

    Questi servizi sono rivolti alle persone resi-denti o domiciliati nei comuni dell’Ambito “S6” (Merc, S. Severino, Baronissi, Fisciano...). Il servizio alle Persone Adulte che per ragioni socio-economiche, culturali si trovano in situazione di rischio o di esclusione sociale ed emarginazione. Pertanto si offre aiuto eco-nomico, socio-educativo-assistenziale. I Contributi indiretti alle fasce deboli, di cui la Delibera Giunta Comunale n. 281/2010, pre-vedono aiuti di natura economica, come il pro-getto “Essere Solidali”,che propone l’eroga-zione di contributi agevolati: buoni spesa, buo-ni mensa e riduzione dei tributi comunali.

    Affiancamento e supporto a famiglie in dif-ficoltà- I’aumento della fragilità familiare e l’in-cremento dei casi in carico ai Servizi Socia-li, nel comune di Mercato San Severino, ren-dono necessarie politiche sociali di soste-gno alla genitorialità e ai nuclei familiari che pre-sentano forme di fragilità o vulnerabilità. Di qui la necessità di una rete di supporto, con il coinvolgimento di enti pubblici ed enti privati, associazio-ni di volontariato e la comunità . L’affiancamento ha la finalità di sostenere il nucleo familiare in difficoltà e di prevenire l’allontanamento del minore dalla sua famiglia. Considerati gli obiettivi preventivi, propri del progetto, gli interventi di affiancamento posso-no riguardare nuclei familiari, in cui le potestà parentali non siano in alcun modo limitate, non siano interessati da provvedimenti dell'autorità giudiziaria. (Continua)

    LA FORMAZIONE AL SERVIZIO SOCIALE

    © by Franco Pastore - Antropos in the world Salerno 2015 ISBN GGKEY:HEX8ABJUFKJ – PRIMA PARTE - pag. 21-24

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    III PARTE: ‘Agge chieste, allora, a Giasòne: -Vuo’ a

    me o ‘sta bella guagliòna? Piénze è vòte ca t’àgge

    aiutate e a vita ch’avìmme passàte, nu’ fa ‘o ngràte, o

    l’indifferènte, chìsti figli nu’ còntene niénte?-

    - Ho capito, vuole o regne pe’ llòre, vuò cagnà sia ‘o

    liétte, ch’addòre, nu’ me resta ca fàrme capàce, rasse-

    gnarmi ed andarmene in pace, ma ti giuro sul re degli

    dei: pagherai per la vita tu e lei!.-

    IV PARTE: Fu così che stravolta e incazzata cumin-

    ciài la mia grande vendetta: ‘na curòna alla sposa

    mandài cu ‘na vesta velenosa, ben stretta. Fu un dono

    veramente speciale: se bruciàie ‘e fuoco e veleno;

    quando il padre currètte p’aiùto con la figlia se truvàie

    futtùte.

    Ma la rabbia nonn’èra fernuta, il mio cuore gridava

    vendetta: cu Giasone, infame e curnùte a battàglia

    aveva esse cchiù strètta. E strappànneme ‘o core da

    piètte e dduie figlie a cui tante teneve, l’acciriétte cu

    forza e di-spiètte, affunnaie ‘o pugnale e chiagneve.

    V PARTE: A Giasone o lasciai distrutto: ‘o dulore

    l’aveva finito; niente figli né amore, né rito, una

    larva divenuta da mito. Poi, scappai co’ carro do’

    sole, trainato da draghi che scèlle, verso Atene di-

    ressi il mio volo, già spe-ravo in cose più belle. (3)

    Ad Atene spusai re Egeo, e ‘nu figlio aviétte da lui,

    ma cumparve il figliolo Teseo, ed i giorni ridiven-

    nero bui. Fu così che Atene lasciai e a casa e mio

    padre turnàie; gli chiediétte perdono ch’’e scuse e

    alla fine in pace campai. (4)

    ___________________4. Medea vuole lasciare il trono di Atene a Medo, ma Te-seo giunge in città. Egeo ignora che Teseo sia suo figlio, e Medea, che vede ostacolati i suoi piani per Medo, sugge-risce al marito di uccidere il nuovo venuto durante un banchetto. Ma all'ultimo istante Egeo riconosce Teseo co-me suo figlio e Medea è costretta a fuggire di nuovo. Tor-na nella Colchide, dove si ricongiunge e si riappacifica con il padre Eete.

    Fine

    MEDEIA

    Un racconto partenopeo della Medea di Euripide

    © Franco Pastore - Dicembre 2019 -A.I.T.W. EDITRICE – SALERNO Codice e-book: GGKEY:UK6P26BG6KR - Codice ISBN: 9781710983029

    terza – quarta e quinta parte

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    Verso la metà degli anni 50, studente universita-

    rio ho tenuto un corso serale per giovani lavoratori

    nella scuola elementare di via Curtoli, nella parte

    residenziale alta di Torre del Greco, non lontano

    dalla villa De Nicola coi due pilastri del cancello

    d’ingresso in parte nascosti dal verde su cui erano e

    credo siano ancora ben leggibili le parole Inveni

    portum.

    Sul significato di queste due parole una sera fui

    interrotto nel bel mezzo di una mia lezione dal

    “portavoce” dei poco più di venti allievi, quasi tutti

    al di sotto della maggiore età, raggiungibile allora a

    21 anni.

    Pur intuendo che si trattava della solita tattica

    usata per mettere fine con un pretesto a una lezione

    ritenuta particolarmente noiosa o impegnativa, non

    potei sottrarmi dal piace-re di parlare seppur

    brevemente dell’ex Pre-sidente della Repubblica

    Italiana che viveva a non più di una cinquantina di

    metri da noi.

    - Quelle due parole, le prime di un disti-co

    latino, significano Ho trovato il mio por-to, ed così

    che ha voluto chiamare la propria villa Enrico De

    Nicola quando diversi anni fa decise di lasciare

    l’appartamento di Napo-li e venirsene a vivere qui,

    ai piedi del Vesu-vio.

    - Un distico? E cos’è?

    - È una strofa greca o latina di due versi

    – risposi e cercai di riprendere la mia

    lezione. Mi piacerebbe sapere l’intera strofa di due versi che

    incomincia con Inveni portum – mi disse a mo’ di

    domanda il “portavoce” e io gli risposi con tono duro

    che gliel’avrei detta, ma l’indomani se non mi avesse più

    interrotto.

    E la sera del giorno dopo, finita la mia lezione, presi

    dalla tasca il foglietto che avevo portato con me e lessi il

    distico latino: Inveni portum. Spes et Fortuna valete!

    Sat me lusistis, ludite nunc alios!

    Che tradussi in italiano: Ho trovato il mio porto.

    Speranza e Fortuna vi dico addio! Mi avete ingan-

    nato abbastanza; ora prendetevi gioco di altri!

    - È un distico molto napoletano e attuale –

    soggiunsi.

    E il “portavoce” mi chiese subito il perché.

    - Qualcuno, come avete sentito, manda a

    quel paese Speranza e Fortuna dicendo: io il

    luogo dei miei sogni l’ho trovato e non ho più

    bisogno di voi, che mi avete preso in giro ab-

    bastanza. Andate dunque a prendere in giro altre

    persone… E in queste parole si avverte l’orgo-

    glio di chi ha saputo affermarsi con le proprie

    capacità e senza l’aiuto di chicchessia.

    - Un orgoglio che non mi sembra troppo na-

    poletano – affermò il “portavoce”, molto proba-

    bilmente per provocarmi.

    Umberto Vitiello: Enrico De Nicola, il presidente galantuomo, un raro esempio di politico

    integerrimo, colto ed equilibrato, capace di mediare nei momenti difficili della vita italiana

    da “Gente del Vesuvio”

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    - Ti sbagli di grosso – intervenni senza esi-

    tare - perché il napoletano, quello vero, an-

    che quando è nella situazione più disperata

    non è solito piangersi addosso. Tant’è vero

    che il nostro proverbio: “Chi chiàgne fótte a

    chi rìde”, ci ammonisce a non credere troppo

    a chi piange e chiede aiuto, perché quasi

    sempre si tratta non soltanto d’un uomo pri-

    vo di orgoglio,ma anche d’un furbo che vuo-

    le fregare il suo prossimo.

    Tra gli allievi del corso c’era un Cuci-

    niello, parente di Armando, il giovane guar-

    diano e giardiniere della villa, che alzò la

    mano e mi chiese se poteva riferire quello

    che aveva saputo da lui.

    E a un mio cenno di assenso, si alzò, venne

    accanto alla cattedra come per un’interroga-zione

    e prese la parola.

    - Armando mi ha detto che il presidente

    aveva poco più di trent’anni quando, diventato un

    avvocato famoso, pur conservando il suo studio a

    Napoli, decise di venirsene a vivere qui per

    ritrovare la serenità che aveva perduto per un

    amore non corrisposto (1).

    Fu poi Cuciniello a tenerci informati per l’intero

    corso serale su ciò che accadeva nella vil-la De

    Nicola, che ci descrisse una sera in tutte le sue

    parti.

    Costruita dall’ingegnere Platania, lo stesso che

    progettò ed eseguì la costruzione dell’albergo

    Excelsior di Roma in via Veneto e dell’Excelsior

    di Napoli in via Partenope, sul lungomare, la

    palazzina è immersa in mille metri quadrati di

    giardino, frutteto e pineta ed è formata da un

    piano terra e da un primo piano, il cui balcone

    con tre porte finestre si allunga sull’intera

    facciata.

    È mostrando il lungo balcone che Enrico De

    Nicola dice ai suoi ospiti: - “È il mio teatro e non

    mi delude mai. Le scene cambiano di ora in ora a

    seconda della luce e l’incanto è sempre nuovo”.

    Non gli piace parlare in dialetto, ma è un ap-

    passionato lettore delle poesie napoletane, in par-

    ticolar modo di quelle di Salvatore Di Giacomo.

    “Le leggo quando sono di cattivo umore” – dice. -

    Mentre noi siamo qui a studiare per la licenza

    elementare, nella villa ci sono la studentessa tor-

    rese Carmen Carrino e uno o due suoi compagni

    d’università che prendono lezione di diritto – ci

    informò Cuciniello una sera. – Li ac-coglie all’in-

    gresso con un sorriso la governante tedesca Fran-

    ziska Schnell e li accompagna nella biblioteca,

    dove vi sono più di quattromila libri. È là che li

    aspetta il Presidente, la schiena perfetta-mente

    diritta, i capelli e i baffetti bianchi, il volto ben

    rasato, elegantemente vestito e ben disponibi-le,

    nonostante la sua età, a impartire gratis lezioni e

    dare consigli e chiarimenti a dei giovani stu-denti.

    - La tedesca li accoglie con un sorriso? –

    chiese con ironia Scognamiglio, il più anziano dei

    miei allievi.

    - La signora Schnell è una donna energica e

    sta bene attenta a chi oltrepassa il cancello della

    villa – gli rispose Cuciniello. - Ma se si tratta di

    ospiti graditi al presidente, sa essere molto gentile

    e sa pure sorridere.

    - Si vede che qualcosa ha imparato pure lei dal

    Presidente! Non passarono molti giorni che Cu-

    ciniello, a fine lezione, come era ormai una consue-

    tudine, alzò la mano, chiese la parola e ci parlò del

    Presidente, informandoci che nel pomeriggio il com-

    missario gli aveva portato su una camionetta le ruote

    della 1100 Fiat verde scuro che gli avevano rubato

    un paio di giorni prima.

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    - Questi pneumatici sono troppo nuovi per

    essere miei, perciò vi prego di riportarveli, ha

    detto il Presidente al commissario dopo averli os-

    servati con attenzione. E il commissario incredulo

    gli ha chiesto: - Ma come, non ve li prendete?

    Allora il Presidente gli ha spiegato che non essen-

    do i suoi, non si appropriava di pneumatici ch’era-

    no di qualcun altro. E il commissario se n’è andato

    carico dei quattro pneumatici e di grande stupore!

    Poche sere dopo ci parlò del televisore che una

    famosa ditta di produzione gli aveva mandato in

    regalo quando la Rai aveva estesa a sud la rete te-

    levisiva.

    - Armando, il giardiniere e guardiano, mi ha

    detto che il Presidente chiese al nipote, l’avvocato

    Martinelli, il prezzo di quel televisore, e quando il

    nipote glielo disse gli ordinò di rimandarlo imme-

    diatamente a chi glielo aveva regalato.

    Un’altra volta, mentre Cuciniello ci stava in-

    formando che il Presidente aveva deciso di pren-

    dere l’autobus per andare a Napoli e mai più il tre-

    no della Circumvesuviana,perché aveva notato che

    il guidatore si dava ogni volta da fare per fermare

    il treno in modo che i predellini per salire sulla

    vettura fossero esattamente davanti a lui, irruppe

    in classe l’ispettore Besta e mi chiese cosa fosse

    ciò che stavamo facendo.

    - È da un mese circa che abbiamo deciso di

    dedicare alla fine delle lezioni una decina di mi-

    nuti o al massimo un quarto d’ora a una breve

    conversazione tra noi – gli spiegai, e lui si inal-

    berò dicendomi che io ero tenuto non solo a ri-

    spettare rigorosamente il programma ministeriale

    stabilito dalla direzione generale dell’istruzione

    popolare, ma anche e soprattutto ad evitare nella

    maniera più perentoria di trattare argomenti non

    inerenti al corso serale per il conseguimento della

    licenza elementare da parte dei miei allievi.

    - Nei programmi si accenna anche all’edu-

    cazione civica – osai ribattere, facendolo inalbe-

    rare ancora di più.

    - E lei ritiene educativo fare ascoltare ai propri

    allievi aneddoti fantasiosi su Enrico De Nicola? -

    mi chiese lui dopo aver dichiarato d’aver sentito

    tutto, nascosto dietro la porta.

    _____________ 1 Se vero, deve trattarsi di un amore molto precedente a quello di Enrico De Nicola per l’affascinante pianista Tina Filipponi che

    furoreggiava a Napoli negli anni trenta per la propria bellezza e la

    bravura nell’eseguire musiche di Chopin, morta giovanissima per

    un tumore al cervello.

    - Sono esempi di comportamento civile di un

    politico integerrimo, il nostro primo Presidente.

    Lui nemmeno mi ascoltò, ma prese il registro

    di classe e vi scrisse una nota di biasimo.

    - Se dovesse ripetersi questo andazzo, sarò

    costretto a chiedere alla Direzione Generale di

    licenziarla e di sospendere il corso fino al nuovo

    anno scolastico – disse ad alta voce prima di andar

    via. Quella sera ci trattenemmo una mezzoretta a

    discutere sul da farsi.

    Non erano pochi quelli che, adirati, dicevano

    che non facevamo nulla di male e dovevamo dun-

    que continuare a comportarci come prima, senza

    lasciarci impaurire dalle minacce di chicchessia.

    - L’ispettore, Besta di nome e bestia di fatto –

    intervenne alla fine Scognamiglio – io lo conosco

    bene. Le sue minacce non sono finte, credete a me!

    Tempo fa ho frequentato per qualche mese le riu-

    nioni che tiene nel suo partito e so cosa pensa della

    democrazia e degli uomini come De Nicola.

    - Perché, cosa pensa?

    - Besta era un semplice impiegato ministeriale

    quando aderì alla Repubblica di Salò (1) e si tra-

    sferì nel nord, tornando da noi dopo la fine della

    guerra con la qualifica di ispettore scolastico, come

    ci ha riferito lui stesso inneggiando al dittatore e

    insegnandoci canzoni come: “All’armi! All’armi!

    All’armi siam fascisti! e “Il 25 aprile è nata una

    puttana e l’han chiamata repubblica italiana”.

    Dopo le mie considerazioni e l’intervento di

    pochi altri allievi decidemmo di continuare le no-

    stre chiacchierate, ma fuori dell’orario e del-l’am-

    bito scolastico. Fu così che, per poter conver-sare

    tra noi senza compromettere il corso serale, suona-

    ta la campanella della fine delle lezioni i miei allie-

    vi presero l’abitudine di accompagnarmi alla vec-

    chia stazione della Circumvesuviana e restare a

    chiacchierare con me fino all’arrivo del treno che

    mi riportava a Leopardi. (Continua) _________________

    La Repubblica Sociale Italiana, detta comunemente Repub-

    blica di Salò, fu proclamata il 23 settembre 1943, il giorno in cui

    Mussolini, liberato a Campo Imperatore il 12 settembre dai te-

    deschi, tornò dalla Germania, dove era stato condotto in aereo, e a

    Rocca delle Caminate, la sua residenza, ne costituì il governo, che

    rivendica la propria sovranità sull’intero territorio d’Italia, pur

    potendola esercitare solo sulle province non occupate dagli Alleati.

    Inizialmente il governo della Repubblica Sociale Italiana estendeva

    la sua attività politica e amministrativa nominalmente fino alle

    province settentrionali della Campania, ritirandosi progressiva-

    mente sempre più a nord, in concomitanza con l’avanzata degli

    eserciti inglesi, americani e francesi. Napoli fu la prima grande

    città d’Europa a liberarsi da sola dai tedeschi con le famose Quat-

    tro Giornate (28 settembre – 1° ottobre 1943). Gli Alleati entrarono

    in Avellino l’ 1 e il 2 ottobre, in Benevento il 2 ottobre.

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    Da alcuni anni a questa parte é scattata

    su giornali e tv una campagna ben mirata, volta a fornire al pubblico una “vulgata” assolutamen-te falsa e fuorviante delle vicende storiche italiane del secolo scorso. L’obiettivo – nemme-no tanto nascosto – é quello di suscitare una corale riprovazione verso una parte politica del passato, per poter poi traghettare quella riprova-zione fino ai nostri giorni, indirizzandola contro politiche del presente, accusate di essere eredi o continuatrici di quelle del passato.

    Naturalmente, la vulgata iniziale deve – per forza di cose – essere grossolana, approssi-mativa, generica. Non puó – per le sue stesse caratteristiche – analizzare i fatti con attenzione, scendere nel dettaglio, prendere in esame tutti i fatti. Deve, necessariamente, scegliere gli argo-menti da trattare, selezionare i concetti da foca-lizzare,riducendo il tutto ad un fatterello da rias-sumere nello spazio di un servizio tv o in un articoletto da terza pagina. Poco piú di slogan, di frasi fatte, di luoghi comuni. E tutti – com’é naturale – volti a beatificare una parte ed a de-monizzare un’altra.

    Attenzione, i fatti riferiti non sono falsi, almeno nella maggior parte dei casi. Sono, peró, accuratamente selezionati, con esclusione tassa-tiva di tutti quelli che potrebbero mettere in cattiva luce coloro che, invece, devono apparire “buoni” a tutti i costi.

    Prendiamo il piú classico degli esempi: l’antisemitismo. La vulgata che ci viene proposta é, piú o meno, la seguente: il mondo viveva in pace dopo la prima guerra mondiale, quando in Germania giunse al potere il dittatore Hitler, che rinchiuse gli ebrei nei campi di concentramento e successivamente incominció ad eliminarli in massa; alleato di Hitler era Mussolini, un altro dittatore che fece approvare le leggi razziali, diventando cosí in certo qual modo correspon-sabile dei crimini dei suoi alleati tedeschi; nel dopoguerra in Italia i cattivi fascisti si organizza-rono nel MSI, guidato dal cattivissimo Almiran-te, che durante il ventennio aveva pubblicato i suoi articoli anche sulla “Difesa della Razza”; og-gi, gli eredi del fascismo, del MSI e di Almirante sono quelli che non vogliono piú immigrati e che, quindi, sono certamente razzisti e potenzial-mente antisemiti.

    Si tratta, sostanzialmente, di una serie di

    fatti tra loro ingenuamente concatenati, tutti con un fondo di veritá (Hitler creó i lager, Mussolini era un dittatore, eccetera), ma tutti falsati dalla loro parzialitá. Vero, verissimo é – per esempio – che Hitler introdusse in Germania un antisemi-tismo dalle tinte fosche e criminali. Ma altrettanto vero é che l’antisemitismo sia stato una creatura della Chiesa cattolica. Cosí come é vero che l’anti-semitismo cristiano – che gli storici chiamano “antigiudaismo” – non fu sempre e soltanto teo-rico (da Sant’Agostino a San Giovanni Crisosto-mo), ma si coloró spesso di rosso sangue: dagli episodi di furore popolare dei primi anni del cri-stianesimo, ai roghi e ai tormenti della Santa In-quisizione, ai pogrom della Russia zarista.

    Erano tutte manifestazioni di un pregiudizio di natura religiosa che considerava gli ebrei in blocco, come popolo, responsabili della crocefis-sione di Gesú Cristo. Da questo pregiudizio, in epoca moderna derivó una certa ostilitá verso gli ebrei in numerosi paesi europei (ma non in Ita-lia). E su questo pregiudizio diffuso attecchí infine l’antisemitismo nazista: il primo ad essere nutrito anche da un materialismo razzista e scientista di derivazione positivista.

    Il razzismo – altra veritá che gli storici della domenica tacciono – era allora accettato piú o meno esplicitamente in tutte le societá occidenta-li: compresi gli Stati Uniti d’America (che abroga-rono la loro legislazione razziale vent’anni dopo quella italiana), compresa l’Inghilterra (dove il giovane Churchill inneggiava alla «purezza della razza britannica»). E neppure la Russia comuni-sta ne era immune: «Mio padre – ha scritto Svetlana Allilueva Stalin – sotto molti aspetti non soltanto l’aveva appoggiato [l’antisemitismo], ma era stato il primo a diffonderlo.»

    Orbene, era nell’Europa piú o meno razzista e piú o meno antisemita del 1938 che l’Italia fascista approvava una legislazione razziale. Con una Chiesa cattolica – aggiungo – che sembrava preoccuparsi soltanto di garantire i diritti degli ebrei convertiti al cattolicesimo.

    Scelta sbagliata, sbagliatissima, quella delle leggi razziali italiane, in contrasto stridente con gli stessi princípi del fascismo. Un tentativo mal riuscito di essere “al passo coi tempi”, di dimo-strare gratitudine verso la Germania hitleriana che ci era stata amica quando le potenze “demo-cratiche” ci avevano decretato le sanzioni, al

    IL CULTO DELLA MEMORIA... CORTA DI MICHELE RALLO

  • - 14 -

    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    15 luglio e dal nu-

    mero del 16.31 ago-

    sto 1938. La raccol-

    ta della rivista –

    con la rubrica fissa

    di De Gasperi “La

    quindicina interna-

    zionale” – é libera-

    mente consultabile

    in una qualunque

    biblioteca pubblica.

    M. RALLO

    tempo della guerra d’Etiopia. Scelta sbagliatissima – ripeto – che peró fu soltanto un episodio di o-diosa discriminazione, senza alcuna conseguenza cruenta o crudele, come nel caso tedesco.

    Bene, dunque, fanno gli storici della dome-nica quando stigmatizzano l’approvazione delle leggi razziali italiane. Male fanno quando non ci-tano il contesto europeo di quegli anni; malissimo fanno quando tacciono che le leggi razziali italiane non produssero né lager, né rastrellamenti, né fu-cilazioni.

    Ma c’é di piú. Perché non soltanto l’Italia fascista non partecipó in alcun modo allo sterminio degli ebrei, ma – al contrario – in tutte le zone d’occupazione durante la guerra, fu attivissima nel sottrarre migliaia e migliaia di ebrei alla cattura da parte tedesca e quindi all’internamento nei lager.

    Dell’argomento parleró forse in una prossima

    occasione. Adesso preferisco accennare a qualcosa che

    ci é piú vicino nel tempo. Mi riferisco agli articoli di

    Giorgio Almirante sulla “Difesa della Razza”. Vero é

    che ci furono, ma é pur vero che quegli articoli non ri-

    guardarono teorizzazioni razzistiche o antisemite, ma

    semplicemente l’esaltazione delle virtú della “stirpe ita-

    lica”, da Roma antica al Rinascimento, fino alla mo-

    dernitá.

    Si dica pure che Almirante ha collaborato alla

    “Difesa della Razza”, quindi. Ma si dica con che genere

    di articoli. E – giacché siamo in tema di uomini politici

    del dopoguerra – si citino anche i coevi articoli di Al-

    cide De Gasperi (Spectator) sulla prestigiosa “Illu-

    strazione Vaticana”. Articoli che – a sommesso parere

    del sottoscritto – avevano un tasso di antisemitismo

    certamente piú sentito, piú dottrinario, rispetto agli scri-

    ti di Giorgio Almirante. Come quando il futuro capo

    della Democrazia Cristiana commentava i frutti delle

    prime misure antisemite prese in Austria dopo l’An-

    schluss alla Germania nazista: «La liquidazione delle

    fortune ebraiche allarga le prospettive degli affari per gli

    altri e i posti di avvocati e di medici rimasti vacanti

    aprono uno sfogo alle carriere.»

    O come quando il futuro “padre dell’Europa”

    auspicava che il nascente razzismo italiano (siamo nel

    1938) potesse concretizzarsi in «provvedimenti concreti

    di difesa e di valorizzazione della nazione», e che

    l’universalismo fascista potesse «nutrirsi delle vive tra-

    dizioni della Roma cristiana».

    Credo che questi brevissimi accenni – pur se

    certamente da approfondire – possano comunque fornire

    lo spunto per una riflessione: la storia é cosa troppo

    seria e troppo complessa per essere utilizzata come

    pretesto per manovrine di piccolo cabotaggio politico.

    N.B. Per gli increduli che volessero “toccare con

    mano”, diró che le due citazioni de “L’Illustrazione Va-

    ticana” sono tratte rispettivamente dal numero del’1-

    Direttore Responsabile CORRADO CASO Tel. 328.7480770

    [email protected] Comitato di Redazione

    IL CONSIGLIO PROVINCIALE Redazione ed Amministrazione

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    Stime indicative intorno alle attuali fonti energetiche

    palesano l’esaurimento delle riserve di combusti-

    bile:probabilmente nell’arco di tempo lungo un cin-

    quantennio scompariranno petrolio e gas naturale,

    vita leggermente superiore è prevista per il carbone.

    Allo stato importanti esperimenti concernono l’in-

    cremento della produzione di energia elettrica uti-

    lizzando la MAGNETOFLUIDODINAMICA (MH-

    D). Premettiamo che conduttori di energia elettrica

    sono,oltre gli usuali “fili elettrici metallici” esistenti

    allo stato solido,anche i metalli liquidi,l’acqua del

    mare ed il plasma;relativamente a quest’ultimo,esso

    costituisce il quarto stato della materia (solido, liqui-

    do ed aeriforme sono le 3 ben note condizioni d’es-

    sa), manifestando particolari qualità di gas ionizzato,

    dotato di carica elettrica,dunque non neutro quali so-

    no le usuali sostanze aeriformi in ordinarie condi-

    zioni di temperatura e pressione.La Magnetoflui-

    dodinamica tratta, in particolare, i fluidi conduttori,

    liquidi o gassosi,è un ramo della scienza della Di-

    namica della materia, materia mobile all’interno di

    un campo elettromagnetico.Generatori di tipo MHD

    sono macchine per la produzione di elettricità; pre-

    sentano due principali differenze rispetto ai genera-

    tori tradizionali:1) operano ad elevatissime tempe-

    rature; 2)non presentano organi in movimento, dun-

    que sono macchine statiche.In maniera analoga alle

    modalità evidenziate da qualsiasi altro generatore,il

    principio di funzionamento si fonda sul movimento

    di un elemento conduttivo attraverso un campo ma-

    gnetico; il conduttore impiegato è il “gas ionizzato”

    plasma che scorre attraverso il campo magnetico.

    Pompando dunque il gas ad altissime velocità,viene

    a generarsi, nel gas stesso,energia elettrica (sotto for-

    ma di corrente elettrica), recuperata grazie ad oppor-

    tuni contatti elettrici (“elettrodi”) immersi nel flusso

    della sostanza plasmatica.Il problema da risolvere

    consiste nel trovare materiali in grado di sopportare

    temperature dell’ordine di parecchie migliaia di gra-

    di centigradi. L’utilizzo della magnetofluidodinami-

    ca,”in simbiosi” con le tradizionali tecniche di gene-

    razione d’energia elettrica,implicherebbe notevoli

    risparmi (all’incirca il 30%) nel consumo di combu-

    stibile.Il generatore magnetoidrodinamico è stato

    proposto dai primi sviluppi dell'energia elettrica.Lo

    scienziato Michael Faraday (1791-1867,chimico e

    fisico inglese di umili origini e di immenso valore,

    avrebbe conseguito più di un Nobel se fosse vissuto

    al tempo dell’esistenza del Premio; che, peraltro,non

    avrebbe accettato in quanto detestava onori e rico-

    noscimenti,tant’è che rifiutò la carica di Presidente

    della Royal Society),condusse esperimenti nei primi

    anni del 1800.I suoi test sperimentali vennero prose-

    guiti un secolo dopo, nel 1938 negli Stati Uniti dalla

    Westinghouse Company.La seconda guerra mondiale

    bloccò lo sviluppo della tecnologia, fino agli anni

    '60.Attualmente i generatori MHD non sono utilizzati

    per applicazioni coinvolgenti grosse potenze, modello

    avanzato è il cosiddetto generatore di dischi MHD che

    trasmette plasma attraverso due dischi,il campo ma-

    gnetico è fornito da una coppia di bobine definite

    “Helmoltz”.Ad oggi la più alta gamma di efficienza è

    intorno al 30%,valore che i detrattori di tale sistema

    sottolineano,evidenziando la distanza percentuale dalla

    efficienza di altre macchine normalmente impiegate.I

    problemi coinvolgenti la disciplina MHD sono corre-

    lati con l’Astrofisica,in quanto il plasma è il costituen-

    te al 99% della materia barionica dell’Universo; ma-

    teria barionica ovvero materia composta da protoni e

    neutroni,che,in percento di densità di energia totale

    dell’Universo,è presente in misura ridottissima,ne co-

    stituisce soltanto il 4%.FUSIONE NUCLEARE. La

    maggior fonte d’energia esistente è la fusione nu-

    cleare.Abbiamo visto che la fissione (frantumazione)

    di atomi pesanti (Uranio 235) libera enormi quantità

    di energia termica,tale processo è sfruttato da tutte le

    centrali elettronucleari oggi esistenti;eppure,superiori

    quantitativi di calore,sfruttabile per produrre energia

    elettrica,si otterrebbero qualora si riuscisse nell’im-

    presa di “portare il Sole sulla Terra”,se andasse in

    porto la fusione forzata di due nuclei di atomi leggeri,

    dalla quale scaturirebbe la formazione di un nucleo più

    pesante,con liberazione di enormi quantitativi energe-

    tici.Ma come riuscire in tale impresa?La sostanza più

    idonea è il Deuterio (Idrogeno pesante);per fonderlo in

    laboratorio (ovvero per ottenere la fusione nucleare

    controllata),occorre scoprire una metodologia in grado

    di controllare la reazione concernente il riscaldamento

    del Deuterio alle elevatissime temperature richieste.

    Teniamo presente che una tonnellata di acqua contiene

    all’incirca 150 grammi di “acqua pesante”,la cui for-

    mula è D2O (simile a quella dell’acqua ordinaria,la

    ben nota H2O) e rappresenta sostanza di notevole im-

    portanza in virtù delle sue ottime capacità moderatrici

    della velocità dei neutroni;oltre che “rallentatrice” di

    tali particelle,l’acqua pesante contenuta in un reattore

    nucleare consente di ridurre sensibilmente le dimen-

    sioni, rispetto a quelle di un reattore della stessa poten-

    za,moderato però con grafite;nell’acqua di mare esiste

    tutto il Deuterio sfruttabile per il soddisfacimento di

    PROSSIME FONTI ENERGETICHE SFRUTTABILI: LA MAGNETOFLUIDO-

    DINAMICA E LA FUSIONE TERMONUCLEARE CONTROLLATA (OVVERO

    “PORTARE IL SOLE SULLA TERRA”). di Giuffrida Farina

  • - 16 -

    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    richiesta energetica delle future generazioni,l’elevato

    ostacolo da valicare consiste nell’aspetto del fondere

    due nuclei (che avviene attraverso l’urto di due nu-

    clei,ad esempio Deuterio e Trizio) risulta assai più

    complicato rispetto allo scindere un solo nucleo,in

    quanto ambedue i nuclei,disponendo di cariche elettro-

    positive,tendono a respingersi energicamente: l’unico

    modo per costringerli a “non staccarsi” risiede nella

    altissima velocità,occorre che la collisione avvenga ad

    elevatissima velocità,in tal maniera la repulsione reci-

    proca verrebbe vinta.La maniera più semplice per

    attuare tale condizione di attrazione consiste nel riscal-

    damento degli atomi, sino al raggiungimento di “tem-

    perature solari”:teniamo presente che, a 10.000 gradi

    centigradi -temperatura leggermente più alta di quella

    caratterizzante la superficie del Sole- l’impatto di atomi

    è talmente violento da provocare lo sbalzar di particelle

    (elettroni) al di fuori delle loro orbite atomiche;è neces-

    sario attingere temperatura di,all’incirca,20 milioni di

    gradi centigradi,onde consentire il blocco di questo

    veemente sfuggire e dunque la realizzazione della tanto

    agognata fusione nucleare.Qualora si riuscisse in tale

    scientificamente “titanica impresa”,non occorrerebbe

    fornire alcun altro apporto energetico,in quanto la fu-

    sione nucleare produrrebbe l’energia termica sufficien-

    te a stabilizzare le idonee temperature richieste:le “

    fiamme nucleari” continuerebbero a divampare fino al-

    la totale scomparsa di atomi in grado di fondere, in-

    somma verrebbero utilizzati quasi tutti gli atomi, con

    conseguente elevatissimo rendimento.Probabilmente nell’arco di pochi secoli si esaurirà il quantitativo di

    Uranio;di converso,il mare contiene quantità di Deute-

    rio sufficienti al soddisfacimento di richieste energe-

    tiche per milioni di anni.Inoltre vi è l’importantissimo

    aspetto legato alla entità numerica di scorie radioattive

    liberate in ambedue i processi: la fusione nucleare pro-

    duce scorie radioattive assai meno ingenti rispetto a

    quelle rilasciati dalla fissione nucleare.La temperatura

    di milioni di gradi centigradi, con quale modalità rag-

    giungerla? Attraverso il passaggio, nel gas ionizzato

    (pla-sma), di una enorme scintilla che si propagherebbe

    in un idoneo condotto contenente il gas:l’ostacolo più

    grosso da valicare consiste nell’ottenere la non adesio-

    ne del plasma con le pareti,contatto che raffredderebbe

    il gas (la reazione termonucleare non avverrebbe) ,o,

    ancor peggio, l’enorme quantitativo di calore vaporiz-

    zerebbe il condotto con conseguenze facilmente imma-

    ginabili.La storia della fusione termonucleare control-

    lata ebbe inizio nel 1929;considerando la relazione di

    Einstein E=mc2 (a onor del vero storico scoperta dal-

    l’italiano Olinto De Pretto nel 1903,due anni prima di

    Einstein) relativa alla equivalenza massa/energia (la

    massa del nucleo prodotto dopo la reazione di fusione è

    minore della somma delle masse dei nuclei di parten-

    za,e tale difetto di massa è trasformato in energia), i

    fisici Atkinson e Houtermans preannunciarono che

    dalla fusione di nuclei leggeri,per esempio di

    idrogeno,si sarebbero ottenute grandi quantità di e-

    nergia.Il Progetto Manhattan (inizio anni ’40) inau-

    gurò le ricerche sulla fusione per scopi militari ;la

    fusione nucleare venne realizzata per la prima volta

    l’1 novembre 1952, nel test sulla bomba a idrogeno

    denominata Ivy Mike. Il sogno,inseguito da genera-

    zioni di scienziati, è sempre stato quello di poter ri-

    creare sulla Terra le condizioni esistenti nel Sole

    ovvero produrre la fusione nucleare ed ottenere e-

    nergia pulita e illimitata;”inferno energetico” da

    convertire nell’agognato traguardo del “paradiso e-

    nergetico” sfruttabile, uno dei metodi prevede l’uti-

    lizzo di un mix di “particelle” protoni e “sostanza”

    boro,miscela che fornirebbe,quale prodotto finale, 3

    particelle alfa:particelle costituenti i nuclei di Elio,

    vengono definite “elioni”.L’Elio è un gas presente

    nel Sole in misura percentuale pari al 24%,mentre

    l’Idrogeno è il componente fondamentale (74%).

    Tanti esperimenti sono in corso. Nell’attualmente

    martoriata Cina, era il 2018,vennero raggiunti in

    laboratorio oltre 100 milioni di gradi centigradi,

    mantenuti per un tempo record di 1 minuto e 41

    secondi,una infinita estensione di tempo,confrontata

    con la durata di analoghe sperimentazioni. Relativa-

    mente allo strettissimo legame tra Arte e Scienza,

    uno studio (pubblicato su Physics Today nel giugno

    2011) intorno alle straordinarie opere di Jackson

    Pollock (1912-1956,artista famoso per la tecnica del

    dripping painting,l’azione del lasciar sgocciolare la

    pittura sulla tela o del lanciar su di essa i colori) ha

    evidenziato la sperimentazione di tecniche di Flui-

    dodinamica nella realizzazione delle sue creazioni.

    La sua immagine durante una creazione e uno sche-

    ma illustrativo di un MHD completano l’articolo.

    G.Farina

  • - 17 -

    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    DROGA E MISTIFICAZIONE

    D I V I N C E N Z O A N D R A O U S

    Agenzie di controllo a pieno regime, forze di po-lizia schierate, cani antidroga e perquisizioni a sor-presa, scuole e strade perlustrate a tappeto, eppure la lotta alla droga è una guerra persa in partenza, o per lo meno questa è l’impressione che ne ricava. Una battaglia combattuta a suon di arresti, di in-genti sequestri di stupefacente, di titoloni e fiumi di parole. Eppure più si ribaltano le fosse create a mi-sura, più il bacino di utenza s’allarga, come fosse un gioco di anelli concentrici, il ritmo incalzante di una contraddizione dentro l’altra, un’azione e un’inazio-ne dentro l’altra, silenzio e rumore l’uno dentro l’al-tro, come a voler significare un’impossibilità studia-ta a tavolino a scardinare il sistema. Governi in guer-ra, confini che si sgretolano, armi svendute e con-tropartite di quantitativi di droga da brivido. Da una parte la bandiera della giustizia ben innalzata al ven-to nel rispetto dei diritti umani, ma dietro al drappo sgargiante c’è il nero piratesco di quanti attendono la propria parte. La droga fa male, la droga non è la soluzione, la droga è da rigettare, tutta. La droga è illegale, si rischia la galera, si rischia la salute, si corre il rischio di farsi del male, peggio, di fare male anche agli altri, ai soliti innocenti che quasi sempre rimangono senza giustizia. C’è l’indicazione illumi-nata a non fare uso di stupefacenti mentre dall’altra parte c’è il via libera a coltivare in casa propria la droga necessaria al “fabbisogno”. Insomma l’incre-dulità aumenta a ogni piè sospinto di rinculi, un pas-so avanti e due indietro, all’occorrenza ce la caviamo con la solita frase usurata ma ben congegnata: non ci siamo accorti di niente, il nostro giardino è senza erbacce, non abbiamo mai visto nessuno spacciare. Eppure a ogni angolo di strada si spaccia, non è qualcosa di celato, di mimetizzato, è chiaro come il sole dove sta in vendita la roba, si fuma e ci si ine-betisce di droga qui e là, senza problemi, se non quando l’overdose incoglie, il coma etilico entra a gamba tesa alle nove di mattina, oppure qualche in-cidente ci parla di umanità disintegrata da qualcosa che non è accettabile licenziare come una ragazzata. Incessante il dispendio di propaganda sui soliti mercanti di morte, da anni e anni, tutti andati a ma-le, si sente parlare di questa assai poco reale casata, senza mai riuscire a debellarne la residenza. Di con-tro però poco si sente parlare dei tanti e bravi ragazzi che ogni giorno vanno alla loro ricerca. Chissà forse sarebbe buona cosa una volta per tutte investire in cultura e formazione, anche nella famiglia dove è fin troppo palese lo scollamento tra l’attenzione sensibile e il non sapere cosa fa tuo fi-glio. Affermare “ti voglio bene” contempla una gran-de responsabilità, perché significa esser presenti an-che quando nostro figlio con noi non intende par-lare. Vincenzo ANDRAOUS

    Auctor: Franco PASTORE

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    SGUARDI DI STELLE Τα βλέμματα των ἀστέρων

    Pensieri in poesia

    II edizione

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrllddcc

    LLAA PPAAGGIINNAA MMEEDDIICCAA:: aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss

    AA LL II MM EE NN TT II DD II MM AA RR ZZ OO

    Marzo è il mese in cui entra la primavera e la tavola comincia, lentamente, a colorarsi e pro-

    fumarsi dei frutti e delle verdure di questa nuo-

    va stagione, ma è ancora un buon periodo per

    approfittare delle qualità nutritive dei prodotti

    tipicamente invernali.

    Marzo è ancora un mese buono per mangiare

    agrumi, non di tutti i tipi però, in particolare

    esistono alcune qualità di mandarini tardivi che

    sono di stagione proprio in questo periodo; ci

    sono poi ottimi cedri e pompelmi. Si possono

    poi trovare limoni e ancora qualche arancia di

    buona qualità, ma molto dipende dalla regione

    in cui si vive. Nel carrello della spesa non pos-sono mancare tutti quei frutti che abbiamo già

    mangiato per tutta la stagione fredda, cioè me-

    le, pere e kiwi; approfittiamone per beneficia-

    re ancora delle loro proprietà nutritive.

    In questo mese compaiono le prime fragole,

    ma nella maggior parte dei casi vengono dal-

    l’estero; non è ancora tempo di fragole locali e

    da agricoltura biologica; per portarle sulle no-

    stre tavole è dunque consigliabile pazientare fi-

    no ad aprile, quando saranno veramente buone

    e di stagione. Marzo è però un periodo indicato

    per acquistare qualche piantina di fragola da

    coltivare nel proprio giardino o anche sul pro-

    prio balcone per avere una piccola produzione

    personale; questi frutti molto golosi hanno bi-

    sogno di poco spazio e può essere sufficiente

    qualche vaso da tenere su un balconcino.

    Per quanto riguarda la verdura di stagione,

    marzo è ancora periodo di broccoli, cicoria

    catalogna, verze, cavoli, spinaci e bietole

    a coste. Altri vegetali che non possono man-

    care sulla nostra tavola in questo periodo sono

    finocchi, ravanelli, porri, carote, lattuga, patate

    novelle, asparagi e carciofi.

    Gli asparagi, coltivati o selvatici, sono poco

    calorici e vantano proprietà depurative. Sono

    un alimento tipicamente primaverile, da utiliz-

    zare in tanti modi diversi. Unico difetto: sono

    ricchi di acido urico e dunque non particolar-

    mente indicati per chi soffre di gotta e infiam-

    mazioni renali. I carciofi sono una fonte pre-

    ziosa di potassio e contengono cinarina,una so-

    stanza che favorisce la secrezione renale e la

    diuresi. Grazie alle loro proprietà, sono un ali-

    mento prezioso per la salute del fegato. Sono

    considerati un vegetale particolarmente indica-

    to nella dieta del paziente diabetico e di chi

    soffre di colesterolo alto.

    Fonte:

    https://www.viversano.net/alimentazione/dieta

    -e-salute/frutta-verdura-di-stagione-marzo/

    Se ne avrete la possibilità lasciate perdere il

    pesce congelato,alzatevi presto la mattina, an-

    date al mercato coperto e comprate il pescato

    del giorno:

    - CANOCCHIE, sono buone con la cera e senza,

    il sugo di canocchie si sposa bene con i mac-

    cheroncini;

    - CEFALI, buoni da fare in “tartare”;

    - GRONGHI buoni per il brodetto;

    - MORMORE,OMBRINE,CORVINE, iniziano a es-

    sere buone da metà marzo;

    - ROMBI, SOASI, ZANCHETTI, sono ottimi a fi-

    ne mese;

    - ASTICI E GAMBERI,la loro stagione sta per fi-

    nire;

    - SARDONI, cominciano a essere buoni adesso,

    lo sono però più in aprile e maggio;

    - VONGOLE, COZZE, CANELLI.

    A marzo tutto sembra rinascere: il sole tor-

    na a splendere,i primi fiori sbocciano, le pian-

    te si ricoprono di verde. E con il cambio di

    stagione, anche il corpo necessita di nuove

    energie. Tipicamente, i mesi primaverili sono

    il momento più indicato per una dieta ricca di

    cibi rigeneranti e disintossicanti utili a elimi-

    nare le impurità accumulate durante l’inver-

    no.

    Essendo un periodo di transizione,sono mol-

    te le riconferme di stagione accompagna-te

    da fresche novità e intramontabili evergre-en.

    Come la frutta soda e succosa, per esem-pio,

    o la verdura fresca e leggera, ideale per la

    dieta.

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    II GGRRAANNDDII PPEENNSSAATTOORRII:: aa ccuurraa ddii AAnnddrrooppooss

    AA ll bb eerr tt EE ii nn ss tt ee ii nn

    Il 1905 fu un anno di svolta nella vita di Einstein e nella storia della fisica. Nel giro di sette mesi pubblicò sei lavori: - un articolo, ultimato il 17 marzo, che spiegava l'effetto fotoelettrico in base alla composizione della radiazione elettromagnetica di quanti discreti di e-nergia (poi denominati fotoni), secondo il concetto di quanto ipotizzato nel 1900 da Max Planck. Questo studio gli avrebbe valso il Premio Nobel per la fisica nel 1921 e avrebbe contribuito allo sviluppo della mec-canica quantistica; - la tesi di dottorato sul tema "Nuova determinazione delle dimensioni molecolari", pubblicata il 30 aprile. Sarebbe diventato lo scritto di Einstein più citato nella letteratura scientifica degli anni settanta; - un articolo, datato 11 maggio, sul moto browniano, che costituiva uno sviluppo della sua tesi di dottorato; - una prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull'elettro-dinamica dei corpi in movimento) che aveva come og-getto l'interazione fra corpi carichi in movimento e il campo elettromagnetico vista da diversi osservatori in stati di moto differenti. La teoria esposta nell'articol-o, nota successivamente con il nome di Relatività ri-stretta (o speciale),risolveva i contrasti tra teoria mec-canica e teoria elettromagnetica della luce, che aveva-no caratterizzato la fisica dell'Ottocento, con una revi-sione dei concetti di spazio e di tempo assoluti; - un'altra memoria sulla relatività ristretta, datata 27 settembre, che conteneva la nota formula E=mc²; - un altro articolo sul moto browniano, pubblicato il 19 dicembre.

    Einstein ottenne il dottorato il 15 gennaio del 1906 e insegnò a Berna a partire dal 1908. Nel 1909 pub-blicò Über die Entwicklung unserer Anschauungen über das Wesen und die Konstitution der Strahlun-g, sulla quantizzazione della luce. In questo e in un precedente scritto dello stesso anno dimostrò che l'energia dei quanti di Max Planck deve avere una quantità di moto ben definita. Questo scritto intro-dusse il concetto di fotone (anche se il termine "fo-tone" fu usato come tale da Gilbert Lewis nel 1926 [26]) e ispirò la nozione di dualismo onda-parti-cella nella meccanica quantistica. Nel 1911 si trasferì a Praga e nel 1914 fu nominato direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Berlino, dove rimase fino al 1933. In quegli anni effettuò alcune ricerche sulla meccanica statistica e sulla teoria della radiazione. Sin dal marzo 1912 aveva iniziato una relazione con la cugina trentaseienne divorziata Elsa Löwenthal e della moglie diceva che era come una dipendente che non poteva licenziare. Per incontrare Elsa spa-riva per giorni finché andò via da casa, dettando poi condizioni incredibili alla moglie: - che i suoi vestiti e la biancheria fossero mantenuti in ordine e in buono stato; - che egli ricevesse i suoi tre pasti regolarmente nella sua stanza; - che la sua camera da letto e lo studio fossero sem-pre puliti e, in particolare, che sulla sua scrivania potesse mettere le mani solo lui. - Mileva avrebbe anche dovuto rinunciare a ogni rapporto personale, astenersi dal criticarlo sia a pa-role sia con azioni davanti ai figli. Inoltre Einstein aggiunse altri punti: Non doveva aspettarsi inti-mità. Doveva smettere immediatamente di rivol-gersi a lui se lo richiedeva.Doveva uscire all'istante dalla stanza e senza protestare se egli lo richiede-va.[27] Mileva accettò ed egli tornò a casa, ma dopo pochi mesi lei tornò con i figli a Zurigo e nel 1919 i due divorziarono, a fronte di un accordo economi-co (pensione di reversibilità, aumentare i versa-menti e ricevere tutto il denaro del futuro premio Nobel).[28] Nello stesso anno Einstein sposò in se-conde nozze la cugina, a cui restò legato fino alla morte di lei nel 1936. _____________ 26.^ The origin of the word "photon" 27^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, 28^ 121, ISBN 978-88-04-60893-6.^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, p. 127, ISBN 978-88-04-60893-6.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein#cite_ref-26https://www.nobeliefs.com/photon.htmhttps://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein#cite_ref-27https://it.wikipedia.org/wiki/ISBNhttps://it.wikipedia.org/wiki/Speciale:RicercaISBN/978-88-04-60893-6https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Einstein#cite_ref-28https://it.wikipedia.org/wiki/ISBNhttps://it.wikipedia.org/wiki/Speciale:RicercaISBN/978-88-04-60893-6

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    Nel 1915 Einstein propose una teoria relativistica

    della gravitazione, denominata relatività generale, che

    descriveva le proprietà dello spaziotempo a quattro

    dimensioni: secondo tale teoria la gravità non è altro

    che la manifestazione della curvatura dello spazio-

    tempo.

    Einstein dedusse le equazioni del moto da quelle

    della relatività speciale valide localmente nei sistemi

    inerziali; dedusse inoltre il modo in cui la materia

    curva lo spaziotempo imponendo l'equivalenza di

    ogni possibile sistema di riferimento (da cui il nome

    di "relatività generale").In particolare, il potenziale

    gravitazionale newtoniano viene reinterpretato come

    l'approssimazione,per campo debole,della componen-

    te temporale del tensore metrico: da questo discen-de

    il fatto che il tempo scor-re più lentamente in un

    campo gravitazionale più in-tenso. Alla pubblicazio-

    ne, la teoria venne accolta con scetticismo da parte

    della comunità scientifica, perché derivata unicamen-

    te da ragionamenti matematici e analisi razionali, e

    non da esperimenti e osservazioni[29].

    Nel 1917 mostrò il legame tra la legge di Bohr e la

    formula di Planck dell'irraggiamento del corpo nero.

    Nello stesso anno introdusse la nozione di emissione

    stimolata, che sarebbe poi stata applicata alla con-

    cezione del laser.

    Nel 1919 le predizioni della relatività generale furono

    confermate dalle misurazioni dell'astrofisico Arthur

    Eddington effettuate durante un'eclissi solare, che ve-

    rificarono che la luce emanata da una stella era de-

    viata dalla gravità del sole[29]. Le osservazioni

    ebbero luogo il 29 maggio del 1919 a Sobral, in

    Brasile, e nell'isola di Príncipe, nello Stato di São To-

    mé e Príncipe[29].

    «Max Planck non capiva nulla di fisica, perché

    durante l'eclissi del 1919 è rimasto in piedi tutta la

    notte per vedere se fosse stata confermata la cur-

    vatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se

    avesse capito la teoria, avrebbe fatto come me, e sa-

    rebbe andato a letto.»

    Da allora esperimenti sempre più precisi hanno con-

    fermato le predizioni della teoria, prevalentemente

    nell'ambito dell'astronomia (precessione del perielio

    di Mercurio e lenti gravitazionali). Le posizioni

    antimilitariste assunte da Einstein durante la prima

    guerra mondiale, nonché il crescente clima antisemita

    in Germania crearono un ambiente particolarmente

    scomodo. __________________________

    29. Marco Pivato, Quando l'eclisse premiò Albert , La Stampa, 17 giugno 2009. URL consultato il 14 dicembre 2012. 30^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, pp. 130-131, ISBN 978-88-04-60893-6. 31^ Manjit Kumar, Quantum, Mondadori, 2017, pp. 133-134, ISBN 978-88-04-60893-6.

    Le posizioni antimilitariste assunte da Einstein durante

    la prima guerra mondiale, nonché il crescente clima

    antisemita in Germania crearono un ambiente parti-

    colarmente scomodo. Presto cominciò a ricevere lette-

    re minatorie e ingiurie mentre usciva dal suo apparta-

    mento o dall’ufficio. Nel febbraio 1920 un gruppo di

    studenti interruppe una sua lezione e uno di essi gridò:

    «Taglierò la gola a quello sporco ebreo!» Fu poi lo

    stesso Ministro dell’Istruzione a scrivergli una lettera

    di stima da parte del governo tedesco.[30]

    L’antisemitismo divenne anche la molla per attacchi

    sul campo scientifico tanto che, per reazione scrisse

    un articolo per il Berliner Tageblatt dal titolo La mia

    risposta, in cui denunciava il fatto che se non fosse

    stato un ebreo le sue teorie non sarebbero state attac-

    cate in maniera così veemente. Ma quella sua reazione

    scomposta lo fece pentire di essersi lasciato trascinare

    dall’ira.[31] Il clima divenne ancor più pericoloso quando il 24 giugno 1922 fu assassinato il ministro

    degli esteri tedesco Walther Rathenau, che era ebreo.

    Era la 350ª vittima per mano della destra dalla fine

    della guerra

    Il 27 aprile 1920 Bohr giunse a Berlino su invito di

    Max Planck. Essendo presente a Berlino anche

    Einstein, si colse l’occasione per un incontro a tre dei

    più importanti fisici dell’epoca. L’incontro fu estre-

    mamente cordiale: seppur diversi caratterialmente si

    trovarono a loro agio parlando per tutto il tempo di

    fisica, confrontando le loro idee. «Poche volte, nella

    vita, una persona mi ha dato tanta gioia con la sua sola

    presenza come stato nel suo caso», scrisse successi-

    vamente Einstein a Bohr.

    Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica per il

    suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell'effetto

    fotoelettrico (il premio fu effettivamente assegnato nel

    1922). In quegli anni cominciò a dedicarsi alla ricerca

    di teorie di campo unificate, argomento che lo appas-

    sionò fino alla fine, assieme ai tentativi di spiegazioni

    alternative dei fenomeni quantistici; infatti la sua

    concezione del mondo fisico mal si conciliava con le

    interpretazioni probabilistiche della meccanica quanti-

    stica. Il più famoso tentativo in questo senso fu il

    paradosso EPR (Einstein-Podolsky-Rosen) elaborato

    con Boris Podolsky e Nathan Rosen. (Continua)

    Casa di Einstiin a Princeton

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    AAnnttrrooppooss iinn tthhee wwoorrlldd

    e l’istituzione del lazzaretto a salvare dalla morte nera milioni di persone. Neppure credo conviene attendere che uno scien-ziato come Deus ex machina di aristotelica memoria crei un mezzo che ci salvi, correremmo il rischio, an-cora una volta , di attendere domani, possibilmente pri-ma che il problema possa interessarci, ma da secoli viaggiamo di domani in domani. Non sfugge che il tempo scorre ed esiste il rischio che un’ apocalisse propagandata possa trascinarci in un rinnovato Medioevo. Solo una revisione critica delle isteriche rappresentazioni con le quali è stato affrontato il problema porta alla riscoperta che un ragionato e coraggioso porsi contro ridimensiona dubbi e certezze. Molti interrogativi dovranno, perché così è scritto, ri-manere senza risposta. Purtuttavia, è necessario pren-dere coscienza che molti avvenimenti sono la conse-guenza la conseguenza di trasgressione, omissioni e del cattivo uso che riserviamo alle cose che ci circon-dano .

    Se contassi le stelle in questa notte tersa, dove il silenzio

    occupa ogni spazio della mia mente, vedrei ciascuna legata all’altra da una miriade di fili argentati.

    A questa immagine mi piace rassomigliare l’uomo,

    non disgiunto dal destino che lo lega alla sua specie e al mondo.