FDS 241 ▼ La Bacchetta Magica • CLASSICA DISCHI • di Violetta Valèry

Dove le parole finiscono, inizia la musica. (Heinrich Heine)

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La nascita del Concerto di Capodanno di Vienna risale al31 dicembre 1939. Nel 1941, tuttavia, si tenne il primo gen-naio, quando la Filarmonica di Vienna istituì una tradizioneimmancabile che continua ancora oggi. L’elenco dei nomidei conduttori principali che hanno portato i Concerti diCapodanno della Filarmonica di Vienna rappresenta il Go-tha dei più grandi maestri: solo alcuni tra i tanti, Herbertvon Karajan, Lorin Maazel, Claudio Abbado, Carlos Klei-ber, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Nikolaus Harnoncourt,Seiji Ozawa, Mariss Jansons, e Franz Welser-Möst. Anchegrazie a questa illustre successione di grandi direttori d’or-chestra che il Concerto di Capodanno di Vienna rimane uni-co, inaugurando il nuovo anno in un modo che è stato spes-so imitato ma mai eguagliato. La sua popolarità univer-sale è senza dubbio dovuto anche alla trasmissione in di-retta dalla Sala Dorata del Musikverein di Vienna. La pri-ma trasmissione andò in Eurovisione nel 1959, la prima acolori nel 1967. Oggi, il concerto viene trasmesso in qua-si tutti i Paesi del mondo. Ancora oggi, i membri della fa-miglia Strauss - Johann Strauss padre e figlio, così comeEduard e Josef Strauss - lavorano alacremente a questoevento mediatico. Accanto ai ”vecchi favoriti” di sempre,è possibile ascoltare altri mai stati registrati prima, o piùraramente pubblicati; tutti i brani, però, ruotano intorno

ai duep u n t icardina-li nelconcer-to: ilv a l z e rDanubioblu e laMarc iadi Ra-detzky .MarissJansonsè tra lep i ùstraordinarie personalità del podio del nostro tempo. È Di-rettore Principale della Chor und Symphonieorchester desBayerischen Rundfunks dal 2003. Dopo diverse stagionidi straordinario successo, il suo contratto è stato eccezio-nalmente prolungato fino al 2018. Fino a poco tempo è sta-to anche Direttore Principale della Koninklijk Concertge-bouw di Amsterdam (2004-2015) e ha mantenuto la pre-stigiosa posizione in entrambe le orchestre

New Year’s Concert 2016Wiener Philharmoniker, Mariss Jansons1Blu-Ray Disc Sony 88875174799

Per la prima volta, le opere complete di Vivaldi N. 1-12 rac-colte in un cofanetto unico. Durante la sua vita Vivaldi funon solo un compositore popolare e di successo, ma ave-va anche un considerevole talento commerciale, tanto dapubblicare egli stesso le sue opere; quelle pubblicate du-rante la sua vita sono contenute nel suo Opus 1-12, com-presi i cicli più popolari come Le Quattro Stagioni, L’EstroArmonico, La Stravaganza, i concerti per flauto, e diver-se serie di sonate per trio. Questi sono di gran lunga le ope-

re più popolari del sacerdote veneziano e oggi suonano an-cora fresche e sensazionali come quando furono compo-ste. Si tratta di nuove registrazioni che si basano sulla nuo-va edizione critica di Alessandro Borin, dell’Istituto ItalianoAntonio Vivaldi, Fondazione Giorgio Cini di Venezia, peril quale ha curato l’edizione critica di otto melodrammi vi-valdiani; attualmente sta svolgendo un programma di ri-cerca sulla musica strumentale di Antonio Vivaldi pressola Faculty of Music dell’Università di Birmingham, con lasupervisione di Colin R. Timms. Le opere sono eseguitedall’ensemble di musica Antica L’Arte dell’Arco, guida-to dal Maestro concertatore, violinista e solista, FedericoGuglielmo. La rivista francese Diapason ha scritto che l’en-semble “comprende il linguaggio segreto di Vivaldi, in-terpretandolo con ricche e generose tessiture strumenta-li che avvolgono le linee espressive del violino solista”. Tut-te le precedenti edizioni distinte hanno incontrato gran-de successo di critica, risultando in molte recensioni a 5 stel-le sulla stampa internazionale. Nel cofanetto è incluso unbonus CD, con le nuove registrazioni delle Sonate per Vio-loncello che, sebbene non riportino la numerazione d’ope-ra, sono sicuramente state pubblicate durante la vita di Vi-valdi.

Vivaldi: Complete Concertos & Sonatas Opp. 1‐12Federico Guglielmo, violino solista e Maestro ConcertatoreL’Arte dell’Arco20 CD Brilliant Classic 95200BR

85CLASSICA DISCHI • La Bacchetta Magica ▼ FDS 241

Shostakovich: Sinfonia da Camera in Fa maggiore, Op. 73aSinfonia da Camera, Op. 83a (orch. Barshai)Turceasca, Hora de la GoiceaSuite di melodie Rumene Danza Klezmer RussaOrchestra, Roberto Beltrán-Zavala

Le due Sinfonie da Camera qui registrate sono in effetti duedei più celebri quartetti d’archi di Dmitri Shostakovich, or-chestrati da Rudolf Barshai il quale, in qualità di membrodel Borodin Quartet, ha potuto godere di una lunga col-laborazione con Shostakovich. Un elemento ricorrente nel-l’opera di Shostakovich è l’uso di toni ‘popolari’ e zinga-reschi, già presenti nella musica popolare ebraica, che eglistesso descrisse come “quasi una risata tra le lacrime”, unaqualità questa che trovava “vicino alle mie idee di ciò chela musica dovrebbe essere”. Il suo Terzo e Quarto Quar-tetto per archi, Opp. 73 e 83, furono composti nel 1946 e1949, rispettivamente durante e all’indomani della secondaguerra mondiale e all’inizio del periodo del Grande Ter-rore di Stalin. In entrambe le opere, Shostakovich fa usodi elementi popolari per trasmettere idee nuove e fare ap-pello alle emozioni più immediate e intense di chi ascol-ta. Con lo scopo di evidenziare questo rapporto tra il com-positore e la musica popolare che lo circondava, in Sho-stakovich + Barshai presenta le sue fantasiose orchestrazionidi quegli spartiti, in un contesto inusuale, intervallando-

li con brani che rappresentano una potenziale influenzapopolare sulle parti dell’opera di Shostakovich. Il disco èparte di un progetto chiamato Essential Music avviato dal-la re:orchestra, un ensemble giovane e vivace di Rotterdam.Insieme con il suo direttore artistico, il messicano-olandeseRoberto Beltrán-Zavala, l’ensemble si impegna regolar-mente in progetti multidisciplinari. Per questo disco Va-sile Nedea ha arrangiato un ballo klezmer russo, un grup-po di melodie popolari della Transilvania e della Munte-nia e due danze rumene: Turceasca e Hora de la Goicea.

Shostakovich +Chamber Symphonies Opp. 73a & 83aSACD Bis BIS2227

Shostakovich: Quartetto per Archi No. 10 in A flat major,Op. 118Quartetto per Archi N. 11 in Fa minore, Op. 122Quartetto per Archi N. 12 in Re bemolle maggiore, Op. 133Quartetto per Archi N. 13 in Si bemolle minore, Op. 138Quartetto Beethoven

Questa tetralogia di quartetto d’archi è la quintessenza del-l’eloquenza, procedendo dal “periodo d’oro” del realismosovietico con il Quartetto N. 10 Op. 118, dominato dallaviola, alla purezza weberiana del Quartetto N. 13 Op. 138,un adagio inquietante anche scritto per la viola. Il Quar-tetto Beethoven è stato fondata tra il 1922 e il 1923 da lau-reati del Conservatorio di Mosca. Nel 1931 hanno cambiatoil loro nome da Quartetto del Conservatorio di Mosca aQuartetto Beethoven. Dal 1938 hanno collaborato a stret-to contatto con Shostakovich e hanno debuttato con tre-dici dei suoi quindici quartetti d’archi. Shostakovich de-dicò il suo Terzo e Quinto Quartetto all’ensemble mosco-vita, mentre i quartetti successivi furono dedicati indivi-dualmente ai membri: il Quartetto N. 11 alla memoria diVasily Shirinsky, il Quartetto N. 12 a Dmitri Tsyganov, ilQuartetto N. 13 a Vadim Borisovsky, e il Quartet N. 14 aSergei Shirinsky. Shostakovich stesso provò, suonò e re-gistrò con l’ensemble, e le performance rese dal Quartet-to Beethoven dei Quindici Quartetti di Shostakovichsono considerati ancora oggi come punti di riferimento as-soluti rispetto ai quali giudicare tutti gli altri. Un tentati-vo ammirevole di immortalità, nonostante le tecniche diregistrazione rudimentali dell’epoca. Masterizzato da re-gistrazioni di trasmissioni stereo tra il 1966 e il 1971.

Shostakovich: A Ring for String QuartetString Quartets 10-13

86 FDS 241 ▼ La Bacchetta Magica • IL DISCO DEL MESE • di Mauro Bragagna

“Il signor Lennon?”. E David Chapman esplose cinquecolpi di pistola, davanti al lussuoso Dakota Buildingdove viveva dal 1973. Un palazzo stupendo, in cuiRoman Polanski aveva ambientato il capolavorodemoniaco “Rosemarys Baby”. Ma il Diavolo ci mise lacoda soprattutto quel tragico 8 dicembre 1980,impedendo definitivamente la reunion più sognata dagliappassionati di musica. I Beatles sono durati otto anni,ne sono già passati trentacinque senza John. Pochi giornidopo l’omicidio, Paul McCartney volle incontrareprivatamente il giornalista Sandy Peebles, l’ultimo adintervistare John e Yoko Ono, per sapere se gli volesseancora bene. Andy gli confessòche non aveva rinunciato alsuo umorismo acido, era statoirriverente e sarcasticoparlando di lui, ma non erariuscito a nascondere unlegame ancora profondo. “Eracome se John non riuscisse anascondere il desiderio che sitrovasse lì con noi.” E Paulscoppiò a piangere, insieme adAndy. E noi con loro. Sigh. “LaBeatlemania morde lapolvere”, cantavano i Clash inLondon Calling, e l’influenzadei Beatles sulla musica del2016 è decisamente limitata, ifan sono invecchiati ed iragazzi sono più interessatialle trovate di Miley Cyrus oalle ballate di Adele. Marimane il fatto che l’evoluzione dei Fab Four non hauguali nella storia, sono passati dalle canzonette allaLove Me Do all’avanguardia di A Day in the Life.Insieme a Beach Boys, Burt Bacharach e Phil Spector,hanno scritto le pagine più interessanti del pop/rockdegli Anni Sessanta, ma con loro abbiamo chiuso. Dopoesserci riempiti le librerie di stampe, ristampe, cofanetti,limited edition, remaster… abbiamo raggiunto la pacedei sensi con la pubblicazione del monumentale box InMono, una delle uscite in vinile più meritevoli degliultimi anni. E se abbiamo voglia di ascoltare qualcosa didiverso c’è Love, strepitoso lavoro di remixaggio ecopia/incolla che poteva essere un disastro ed invece siè rivelato un atto di fedeltà da Cavalieri della TavolaRotonda. Non ci serve altro. Ecco perché abbiamosnobbato le ristampe dei dischi usciti per il mercatoamericano contenuti nel box U.S. Albums, dal suonoinferiore e dalle scalette discutibili. Pensavamo di avere

tutto, e invece i diabolici signori della Apple/Universal sisono ricordati dei video dei Beatles, proponendoci unaraccolta di enorme successo come 1 anche in versionevideo. Aggiungendo al cd un bel Blu-ray che ci ricordaancora una volta le possibilità dell’analogico, anche se inquesto caso è la pellicola cinematografica con cui sonostati registrati i filmati. La qualità delle immagini in moltivideo è sorprendente e inaspettata. Ci ha lavorato permesi, ininterrottamente, un team di 18 persone. E certipezzi sono davvero imperdibili, come Yesterday (12settembre 1965, Ed Sullivan Show), A Day in the Life (10febbraio 1967, Abbey Road Studios, con l’apparizione di

Mick Jagger e Keith Richards),All You Need is Love (25giugno 1967, dalla BBC inmondovisione), Hey Jude (8settembre 1968, dallo show diDavid Frost), o Get Back (30gennaio 1969, dal tetto dellaApple) ... In Mono ha trovatoun degno fratellino, soprattuttonella versione 1+, con unsecondo Blu-ray che porta ivideo da 27 a 50. Che festa, nelSottomarino Giallo.

Il cd di 1 è un pochino deludente, se lo ascoltiamo avendo comeriferimento le sonorità, mature e definitive, delle sopra citateristampe mono. Qua si è puntato sulla brillantezza,nascondendo i capelli grigi che sul vinile sono inveceevidenziati senza paura, alla George Clooney. Quello cherisulta criticabile se cerchiamo l’Assoluto dell’audio diventapiù che accettabile, anzi accettabilissimo, nell’audio-video,ambito nel quale si apprezza una pulizia del suono che ben siaccompagna a quella delle immagini. Il Blu-ray si può ascoltareanche nel missaggio 5.1 curato da Giles Martin, non sappiamodirvi con che risultati, dal momento che abbiamo seguito isuggerimenti di Mark Levinson per l’audio video e ce lo siamogustati in stereo, godendo come ricci. Con i Beatles abbiamochiuso? Mai dire mai. Se lo è, comunque, un bel finale.BUONO

1 CD+ 2 Blu-ray Apple/Universal

IL DISCO DEL MESE

THE BEATLES“1+”

88 FDS 241 ▼ ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI • di Mauro Bragagna

Bruce Springsteen“The Ties That Bind –The River Collection”

4 cd + 2 Blu-ray Sony/Columbia88875164672

Per i loggionisti The River (1980) è l’ultimogrande album di Bruce Springsteen con la EStreet Band. Poi sono venuti un capolavoro so-litario come Nebraska e il successo planetariodi Born in the Usa, canzoni vive vestite con unsuono (orrore, direbbe Mughini) un po’ com-merciale. E l’aura romantica si è persa. The Ri-ver è stato concepito per ricreare in studio l’at-mosfera eccitante dei concerti, con il contribu-to decisivo di Steve Van Zandt, e alterna can-zoni elettriche e spensierate (Cadillac Ranch,Ramrod) con le ballate più intense mai scrittedal Boss (Point Blank, Drive All Night, Wreckon the Highway). Missione compiuta, anche seil Sony Pcm utilizzato per le registrazioni è sta-to maledetto da qualche generazione di au-diofili, per la qualità sonora da digitale acerbo.The Ties That Bind- The River Collection locelebra con un poderoso libro di 150 pagine euna squadra di dischetti audio e video. Oltre al-l’album originale (2 cd), c’è la prima versionedi The River come album singolo (una chiccacon Loose End e Be True), che avrebbe dovu-to essere pubblicata nel 1979; un ulteriore cd di22 outtakes, di cui 11 inedite; un Blu-ray con ildocumentario che racconta la genesi dell’album,con Bruce che esegue alla chitarra acustica al-cune canzoni (ma perché non ci sono le inter-viste a Steve e agli altri E Streeters?); un Blu-rayche riprende il concerto di Tempe, Arizona, del5 novembre 1980, il giorno successivo all’ele-zione di Reagan. Il box ha ricevuto qualche cri-tica da parte dei soliti loggionisti, sarebbe trop-po per l’ascoltatore comune e troppo poco per ilcollezionista, che di brani davvero inediti ne tro-va pochi, mentre allo straordinario concerto diTempe mancano una decina di canzoni. Vero,ma le ventiquattro presenti bastano ed avanzanoper la conquista del trono del rock’n’roll, e tut-to sommato quattro ore di video e quattro cddovrebbero saziare la fame di Springsteen an-che in presenza di Taenia Solium, il verme so-litario.

Ci sono tante ragioni per desiderare questo cofanetto.Non la qualità del suono, certamente, non si ripeteil mezzo miracolo del recente The Album Collec-tion, i cui vinili suonano decisamente meglio deglioriginali. Gli inediti vanno quindi accettati comesono, con la loro mancanza di armoniche e di respiro,la banda passante limitata. Le immagini del live diTempe sono al livello di un ottimo VHS, ovviamentesenza i relativi disturbi, nulla a che vedere con quel-le del documentario The Ties That Bind, queste sìdegne del Blu-ray. SUFFICIENTE/DISCRETO

È la colonna sonora di Montage of Heck, il do-cumentario di Brett Morgen sulla vita (e la mor-te) di Kurt Cobain. Un evento che si è conqui-stato diverse copertine, i Nirvana non tiranocome una volta ma la possibilità di entrare incasa dell’ultimo anti-eroe del Novecento è co-munque affascinante. Cobain era un appas-sionato della cassetta audio, amava farsi del-le compilation con la sua musica preferita e usa-va questo media elementare anche per tenerememoria delle sue prove, le “home recor-dings”. Il materiale rinvenuto in tante casset-te è stato accuratamente selezionato e restau-rato, per quanto possibile. Il primo approccioè interessante, sembra davvero di essere nellastessa stanza di Kurt. Man mano che le traccesi susseguono, si viene colti dal dubbio: ab-biamo scritto tracce, e non canzoni, per amo-re di precisione. Le outtakes non pubblicate pos-sono essere interessanti, si veda il box diSpringsteen, svelare il lato meno noto degli ar-tisti. Ma in questo caso non si tratta di vere can-zoni, con l’eccezione di una cover de And ILove Her dei Beatles e poco altro. Ascoltiamodegli abbozzi sonori, mere strimpellate con Kurtche fa la voce da bambino o il vocione da orco,tanto per divertirsi. Un cazzeggio e poco più,se fosse uno scrittore sarebbe un bloc-notes coni disegnini passatempo e gli scarabocchi. Comeci si possa entusiasmare per il primo sedicen-te album solo di Kurt Cobain resta un mistero.E quando le tracce sono terminate, rimane l’im-barazzo di chi si è trovato a violare la privacydi qualcuno senza volerlo per davvero. Mon-tage of Heck: The Home Recordings nonavrebbe mai visto la luce, se Kurt fossa anco-ra qua.

Dopo il ritorno del vinile, che in realtà non se ne eramai andato, assistiamo al ritorno della cassetta? Civorrebbe Totò, per commentare. Eppure la Newsomha voluto che Divers fosse disponibile anche su na-stro, gli Arcade Fire ne hanno addirittura realizzatauna di inediti, The Reflektor Tapes. PureMon-tage of Heck è disponibile nel più negletto dei for-mati. Il suono è inesorabilmente lo-fi, ripetiamo chetrattasi di materiale registrato su cassette dallo stes-so Kurt, ma temevamo peggio, la dinamica non èmale. Filologicamente la cassetta è la scelta più cor-retta, se non altro diventerà un pezzo da collezio-ne. SUFFICIENTE/DISCRETO

Joe Jackson ha sempre amato stupire il pubblicocon le sue stravaganze da dandy. Pensate a BigWorld (1988), registrato live al Roundabout diNew York con il pubblico costretto al più ri-goroso silenzio, pubblicato come doppio albuminciso su tre facciate. Lo aveva già fatto JohnnyWinter nel 1969, ma all’epoca la sorpresa fugrande e diede a Joe Jackson un ulteriore alo-ne di britannica eccentricità. Non gli piaccio-no le cose banali. Le canzoni di Fast Forwarderano state concepite per essere pubblicate inquattro diversi EP, e alla fine sono state raccoltein un unico album strutturalmente concepitoper il disco in vinile: ogni facciata ha il nomedella città dove la musica è stata registrata -New York, Amsterdam, Berlino, New Orleans- con formazioni completamente diverse. La mi-gliore è la prima, New York, con il fido GrahamMaby, Bill Frisell e Regina Carter, la “peggio-re” quella di Amsterdam, ma siamo sempre alivelli di chi non considera la musica un gioco.Mai. È il più “compositore” fra gli artisti del-la sua generazione, il suo tocco al piano è sem-pre inconfondibile e le canzoni sono un esem-pio di bella scrittura, gli arrangiamenti sono pre-cisi senza essere leziosi e gli incastri perfetti.Manca la capacità di sintesi di un tempo e ognitanto perde l’assetto, la musica diventa scola-stica e un po’ algida, priva della verve che ca-ratterizza il Joe Jackson migliore: The BlueTime non si capisce dove voglia andare a pa-rare, ad esempio. Ma nell’insieme, fra tanti bra-ni originali ed una paio di cover - See no Evildei Television, Good Bye Johnny dal Cabarettedesco degli Anni Trenta- si respira un po’ diquell’ebbrezza evocata nella conclusiva Ode toJoy, che riprende anche il tema dell’Inno allagioia della Nona di Beethoven.

4 facciate, 4 formazioni diverse, 4 studi di regi-strazioni, con il comune denominatore del maste-ring di Ted Jensen e della produzione e dagli ar-rangiamenti di Joe Jackson. Siamo in Via della Raf-finatezza, perciò ci sentiamo più esigenti. La qua-lità sonora non è al livello dei suoi dischi più riu-sciti, la pulizia è notevole ma vorremmo più aria fragli strumenti, una maggiore trasparenza, una di-namica meno timida, un suono meno asciutto. Lafacciata registrata a Berlino suona meglio delle al-tre, comunque. Manca il codice per il download. DI-SCRETO/BUONO

Kurt Cobain“Montage of Heck: The Home Recordings”,Audiocassetta, The End of Music 06025 476

071-5 7

Joe Jackson“Fast Forward”

2 LP Ear Music 0210662EMU

89ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI ▼ FDS 241

Los Lobos“Gates of Gold”

LP Proper/Music on Vinyl MOVLP1569

Volete sapere chi sono i Los Lobos? Qual è il loroapproccio nei confronti nella musica? Bene,dopo una lunga carriera come band di cultohanno raggiunto il successo mondiale con la co-lonna sonora de La Bamba, e per reazione nonhanno subito pubblicato un album che gli so-migliasse, come avrebbero fatto il 99% degli ar-tisti, e invece di un “La Bamba Vol. 2” se ne sonousciti con un album di musica mariachi, La Pi-stola Y El Corazon, stampando sulla coperti-na un ammonimento che abbiamo sempre fat-to nostro: “El disco es cultura”. Negli anni suc-cessivi si sono lasciati andare a sperimentazioniche hanno spaventato i fan della prima ora mane hanno conquistati di nuovi, come è succes-so ai Wilko, e nel nuovo millennio hanno im-boccato un viale del tramonto dalla pendenzapiuttosto dolce. Fields of Gold è il ritorno allapiena forma, un Bignami delle possibilità del-la band. Rock essenziale alla Bo Diddley (Mis-Treater Boogie Blues), aromi che evocanol’Hendrix meno fragoroso (Too Small Heart)fughe sognanti ma concrete alla Grateful Dead,divagazioni che ci riportano nel Barrio, balla-te così colorate che starebbero bene nella co-lonna sonora di un cinepanettone esotico (Poc-quito Para Aqui), chitarre acustiche belle comequella di David Crosby (Song of the Sun). Lo-uie Perez, David Hidalgo, Cesar Rosas, ConradLozano, Steve Berlin… Musicisti fantastici checelebrano una fusion musicale fra Stati Uniti eMessico che sarebbe piaciuta a Miles Davis, mache si lascia ascoltare anche in macchina quan-do sei in coda, con la ritmica essenziale e gli ar-rangiamenti nervosi che danno a Fields of Goldun tocco live da primo della classe.

E’ stato registrato principalmente al Blue Velvet Stu-dio di Santa Ana, California, ma anche in altri 5 stu-di. Non è il solito disco di rock’n’roll, anche se chi-cano, registrato in pochi giorni, come sembra an-nunciare la chitarra elettrica spontanea di Made toBreak Your Heart. È un progetto ambizioso che cipropone un mucchio di suoni da scoprire, con unacerta facilità, anche se lontani da qualsivoglia am-bizione audiophile. Un vinile semplice e saporito comeil chili. Niente codice per il download. DISCRE-TO/BUONO

Ha avvicinato dapprima Amy Winehouse e poiLady Gaga al jazz, grazie al blasone che gli de-riva da una carriera straordinaria e, perché no?,dalla circostanza di essere stato il cantante pre-ferito da Frank Sinatra, che non volle pubbli-care la sua versione de I Left My Heart to SanFrancisco perché la considerava inferiore aquella dell’amico Tony. Che dopo il trionfo com-merciale dei duetti con la Gaga torna ad un di-sco a tema, un tributo a uno di quegli autori chehanno creato il Great American Songbook, Je-rome Kern, con un catalogo di settecento can-zoni che hanno costruito la storia del Musical,sia quello teatrale di Broadway che quello hol-lywoodiano. Dimostrandosi un musicista conla A maiuscola, capace di innovare un genereche in apparenza limita la creatività, imbrigliatocom’è da regole piuttosto rigide per avvicina-re il pubblico più ampio. Tony rende omaggioa Jerome – che nelle note di copertina è definitol’anello di congiunzione fra Brahmas e Char-lie Parker - senza personaggi da prima paginain studio, e questa è una notizia, avvalendosidel rigore di un pianista sopraffino come BillCharlap e di un grappolo di musicisti di altis-simo livello. Che dire? Questo repertorio lo co-noscono a memoria, a differenza del grandepubblico che sta dimenticando i fondamenta-li, e il risultato è ineccepibile. Fa impressionepensare che questa voce appartiene ad un ar-tista che si sta avvicinando ai novant’anni. Ov-viamente ha perso l’incredibile potenza che èstata il suo marchio di fabbrica, ma il timbro no,è sempre il suo, inimitabile, mentre accarezzaI Won’t Dance o All the Things You are… Undisco consistente, anzi bello, elegantissimo.

Finalmente un album di Tony senza duetti e ospi-ti “strani”, solo la sua voce stanca ma affascinan-te e arrangiamenti misurati come un cronografo sviz-zero. Il cd dimostra le sue potenzialità, se non lo sof-focano con la compressione: la definizione è ottima,il dettaglio preciso senza essere lezioso, il contrab-basso non suona come un basso elettrico. Suono fel-pato e ricco (non ricchissimo) di armoniche, pro-fondità più che discreta, immagine marmorea.BUONO/OTTIMO

Rinfacciamo sempre alla musica italiana unacerta mancanza di coraggio, oltre che unapreoccupante mancanza di ricambi. Fossati eGuccini si sono ritirati, Battiato ha perso la voce,Ligabue non riesce più a imitare se stesso, gliAfterhours latitano, i Post CSI non si mettonod’accordo con Giovanni Lindo Ferretti, i Ver-dena sono meravigliosi ma troppo anglosassoninell’uso del rumore, svegliano i bambini chedormono nell’altra stanza e li fanno piangere,così poi bisogna rimettere Enya per addor-mentarli. E poi ci sono i Baustelle. Letteraricome de Andrè e Jacques Brel, innamorati del-la Francia in bianco e nero e degli architetti del-la musica Leggera (il maiuscolo è voluto)americana, come Lee Hazlewood. Fra il 2003 edil 2008 sono sembrati sul punto di esplodere,hanno dimostrato con Irene Grandi (Bruci lacittà) che si può essere commerciali senza ne-gare se stessi, anzi. Poi hanno preferito navigarecontrovento con dischi come I Mistici del-l’Occidente e Fantasma, i titoli dicono tutto. An-dando oltre Battiato, raccontando la morte edi cimiteri nel Paese dei cornetti portafortuna.Dopo quindici anni si sono meritati un bel dop-pio live, e lo hanno fatto scegliendo tre esibi-zioni romane, accompagnati dall’Orchestrasinfonica di Massa Carrara, dal quartetto Al-triArchi, da una sezione di fiati. Non pensateperò ad una particolare ricchezza, nella pre-sentazione della musica, l’approccio rimane or-gogliosamente indie, quasi dimesso, con la co-pertina che sa di San Francisco psichedelica el’atmosfera da bootleg. Non è un greatest hitscamuffato ma una bella prova delle potenzia-lità del gruppo, che in due cover ci svela le sueradici; la poesia maledetta di Léo Ferré (Con te)da una parte, il pop da camera dei Divine Co-medy di Neil Hannon (Signora ricca di una cer-ta età) dall’altra. I Negramaro vendono di più,ma va bene così.

Registrato a Roma all’Auditorium Parco dellaMusica, all’Auditorium della Conciliazione eall’ex Mattatoio di Testaccio, non è uno di quei liveche sembrano degli album in studio. Il suono è piut-tosto opaco, confuso, poco definito, con la banda pas-sante limitata, niente bassi profondi e acuti cristalliniper i vostri diffusori. Un documento importante manon una gioia da ascoltare. Le parole, importantis-sime per i Baustelle, sono comunque ben intellegi-bili. Manca il codice per il download. SUFFI-CIENTE

Tony Bennett“The Silver Lining- The songs of Jerome

Kern”CD RPM Record/Columbia 88875145742

Baustelle“Roma Live!”

2LP Warner Music Italia 5054196861414

20 gennaio Roma, Audito-rium Conciliazione22 gennaio Milano, Teatrodegli Arcimboldi30 gennaio Firenze, TeatroVerdi13 febbraio Trieste, Poli-teama Rossetti20 febbraio Cesena, Cari-sport25 febbraio Teatro Metro-politan26 febbraio Cosenza, Tea-tro Rendano7 marzo Napoli, TeatroAugusteoCarmen ConsoliDopo l’annuncio di un’at-tesa tournée internazio-nale, Carmen Consoli nonsi ferma e sorprende an-cora una volta con un pro-getto live che apre nuoveprospettive musicali; l’arti-sta torna a suonare infattinella dimensione unica edelegante dei teatri con unoshow esclusivo, suggestivoed energico. A quasi unanno dall’uscita dell’ul-timo album Disco d’OroL’abitudine di tornare la“cantantessa” proseguesenza sosta i suoi concertie, dopo cinque appunta-menti nelle capitali euro-pee che la vedrannoimpegnata nei prossimimesi a Parigi, Amsterdam,Bruxelles, Madrid e Ber-

lino, riparte a gennaio 2016con il nuovo tour teatrale.

19 febbraio, Bologna, Tea-tro Il Celebrazioni

Lezioni di Rock: The Bea-tles. Sette anni che cam-biarono il mondoHanno inventato il “beat”,sono stati, assieme a BobDylan, i padri del rock,hanno scritto alcune dellecanzoni più belle del se-colo scorso, stabilito nuoveregole d’abbigliamento,hanno fatto crescere i ca-pelli a un’intera genera-zione e cambiato moltoaltro ancora. Un decenniorivoluzionario, così comelo sono stati i Beatles.Una serie di ascolti selezio-nati e commentati per ri-scoprire l’evoluzione delrock, che non è mai statasoltanto musica, ma che haportato con sé sogni e pas-sioni, idee e progetti, im-magini e avventure didiverse generazioni. NelleLezioni di Rock Assante eCastaldo propongono, rac-

conteranno dischi e curio-sità, guidando il pubbliconell’ascolto di opere chefanno parte della storiadella musica ma anchedella vita di noi tutti. As-sante & Castaldo, criticimusicali de La Repubblica,dal 2011 conducono il pro-gramma Playlist su RadioCapital. Dal 2014 condu-cono WebNotte, salottobuono della musica eprimo esperimento di mu-sica social, in onda il mar-tedì sera su Repubblica.it.

27 febbraio Roma, Audi-torium Parco della Musica

Ornella Vanoni Free soulRoberto Cipelli: pianoforteBebo Ferra: chitarraPiero Salvatori: violoncelloOrnella Vanoni ha esorditocome attrice di teatro, èuna delle più grandi inter-preti di sempre della can-zone italiana. Nella suacarriera ha venduto mi-lioni di dischi, portato ingiro per l’Italia spettacolidi enorme successo escritto diversi libri. La can-tante, cantautrice e attriceha celebrato oltre cin-quanta anni di carriera, trale più longeve e poliedri-che della storia dell’inter-pretazione italiana. Unsuccesso scandito da unapersonalità artistica forteaccompagnato da un’abi-lità creativa viva, fatta disodalizi e grandi collabora-

zioni artistiche, vivacestrumento d’innovazione eproduzione culturale. Or-nella Free Soul è un nuovocapitolo della carriera diOrnella Vanoni, voce re-gina della musica italiana,che ha saputo sempre rin-novarsi e interpretare lamusica con maestria in-confondibile e ogni voltain maniera sorprendente.Con lei sul palco tre grandimusicisti: Roberto Cipellial pianoforte, Bebo Ferraalla chitarra e Piero Salva-tori al violoncello. Il con-certo si apre con la voce diVinicius De Moraes che re-

cita una poesia e poi la sca-letta spazia dal jazz allabossa nova ai grandi suc-cessi e ad alcune chiccheche Ornella vuole regalareal suo pubblico senza maitralasciare le radici soulche da sempre accompa-gnano le sue interpreta-zioni più intense. Mal’aspetto più emozionantedi questo concerto è il dia-logo verbale tra Ornella e ilpubblico, a ruota libera,senza un copione scritto,racconta la libertà del-l’anima. Lo stato d’animoche Lei ha raggiunto evuole suggerire al suopubblico. L’aria vaga-mente “snob” che OrnellaVanoni ha avuto per tuttala sua carriera, gli abiti digrandi stilisti, le canzoniraffinate e l’atteggiamento

FDS 241 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO • a cura della Redazione90

Rassegna di concerti ed eventi di tutti i generi musicali per lasciare, una voltatanto,l’impianto spento. O, quantomeno, in stand-by...

distaccato non esistonopiù, ora è sul palco con untubino nero, con canzonisimbolo di un’epoca, sue edi altri grandi interpreti, eche rappresentano moltoper Lei, la voglia di rac-contare al suo pubblico lostato di grazia a cui adessoè arrivata.

27 gennaio Messina, Tea-tro Vittorio EmanueleSerata Bach duo Campa-nella Leone

Due grandi pianoforti el’Orchestra sul palcosce-nico, nell’aria, fluttuante,la grande arte di Bach. Ilduo pianistico formato daMonica Leone e MicheleCampanella è il logicosbocco di un rapporto co-stante tra due musicistiche, partner nella musica enella vita, sono tra i più au-torevoli interpreti della let-teratura pianistica.

23 gennaio, Roma, Audi-torium Parco della MusicaSerena Brancale, SoulA

Serena Brancale voce, ta-stiera, multipad, loopSe per tanti la musica diqualità si racchiude in unospecifico genere musicaleper Serena Brancale rap-

FDS 241 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

presenta un melting pot digeneri, suoni e idee. Conquesta visione, i suoi terri-tori sonori spaziano daljazz al soul, dal funk alr&b, passando attraversoballate e canzoni d’autore,senza mai dimenticare imoderni suoni dell’elettro-nica che sfiorano intensimomenti di ispirazione. Lagiovanissima cantante eautrice barese è una dellevoci più talentuose emersenell’ultimo periodo in Ita-lia. Serena è riuscita a con-quistare il pubblico piùraffinato come quello deljazz ma anche il grandepubblico, come è accadutoal Festival di Sanremo2015. Con la sua composi-zione “Galleggiare” oltre a“rapire” il pubblico menoabituato a sonorità più ri-cercate ha ottenuto note-voli apprezzamenti daparte di grandi artisti ita-liani e di importanti criticimusicali. Serena ha dimo-strato che nelle sue cordevocali non c’è solo unastraordinaria vocazioneverso il jazz e i suoi din-torni ma anche una forteinclinazione verso altriconfini sonori che riesce a“manipolare” con grandedisinvoltura attraverso sueinedite composizioni deci-samente ispirate. La suaduttilità vocale dal timbropieno di “negritudine” e lasua continua voglia di ri-cerca riescono ad abbatterele barriere dei generi musi-cali.

29 gennaio, Roma, Audi-torium Parco della MusicaLuca Velotti 4tet

Musicista eclettico, sasso-

fonista e clarinettista dellaband di Paolo Conte e col-laboratore di Nicola Pio-vani, Luca Velotti presentail suo ultimo progetto inti-tolato “Moonray”, dal fa-moso brano scritto daArtie Shaw. Diplomato inclarinetto, approfondiscegli studi con il musicistaamericano Bob Wilber.Come leader del VelottiJazz Ensemble ha parteci-pato a molti festival jazzinternazionali come l’Hei-neken Jazz Festival a Bei-rut, il Manly Jazz Festival aSidney, il Reduta Interna-tional Jazz Festival aPraga, il New Orleans JazzFestival ad Ascona. Nume-rose sono le registrazionidiscografiche sia come lea-der sia come collaboratore.Nell’area newyorkese halavorato e registrato afianco di musicisti qualiKenny Davern, Al Casey,Toots Thielmans, GeorgeMasso, Bob Wilber, DanBarrett, Ken Peplowsky,Dick Sudhalter, Bill Crow,Bill Smith, Tony Scott, Leo-nard Gaskin, Frank Vi-gnola, Howard Alden, JoeAscione, partecipandocome ospite speciale aiconcerti della Sidney Be-chet Society. Velotti ha svi-luppato la sua venacompositiva in molteplicicolonne sonore, spot pub-blicitari per la televisione eil cinema collaborando, fragli altri, con Ennio Morri-

cone e Armando Trovajoli.

Dal 6 al 14 febbraio,Roma, Auditorium Parcodella MusicaToni Servillo, Peppe Ser-villo, La parola cantacon i Solis String QuartetVincenzo Di Donna, vio-lino Luigi De Maio, violinoGerardo Morrone, violaAntonio Di Francia, celloUn concerto, un recital,una festa fatta di musica,poesia e canzoni che cele-bra Napoli, l’eterna magiadella sua tradizione vi-vente, l’importanza del-l’incontro fra le epoche edella più ampia condivi-sione culturale. In questaspeciale occasione Toni ePeppe Servillo, con il pre-zioso e suggestivo sup-porto dei Solis StringQuartet, canteranno poesiee reciteranno canzoni, fa-cendo rivivere e rendendoomaggio ad alcune dellevette più alte della culturascenica partenopea, fra let-teratura, teatro e musica.Attraverso l’opera di au-tori classici, da SalvatoreDi Giacomo a Raffaele Vi-viani e Eduardo De Filippofino a voci contemporaneecome quelle di Enzo Mo-scato e Mimmo Borrelli.Un filone inesauribile diricchezza poetica da cuinasce e di cui si nutre lacreatività scenica straordi-naria di Peppe e Toni Ser-villo.

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22 gennaio, Roma, Acca-demia Nazionale SantaCeciliaArchi di Santa CeciliaLuigi Piovano direttoreN. Piovani Il Canto dei Neu-triniN. Piovani BuongiornoPrincipessa, dal film La Vitaè bella per violoncello earchiE. Morricone Mosè per vio-loncello e archiE. Morricone Musica per11 violiniE. Morricone Arcate perArchi, meditazione in RemaggioreN. Rota La stradaN. Rota Romeo e Giulietta,tema d’amoreN. Rota Concerto perArchiCinema da Oscar in questaserata con gli Archi diSanta Cecilia diretti daLuigi Piovano anche soli-sta al violoncello. Rota,Morricone e Piovani sonoinfatti i tre compositori chehanno ottenuto il massimoriconoscimento della Aca-demy Awards americanaper il loro contributo musi-cale al cinema. Ma in que-sto concerto c’è di piùperché dei tre autori non siascolteranno solamente ipiù noti soundtrack, pa-gine che ormai apparten-

FDS 241 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

gono al patrimonio collet-tivo e dunque possono es-sere considerate deiclassici, ma anche operecreate per l’esecuzione inconcerto. Sebbene abbianodedicato la loro attivitàallo spettacolo e concen-trato il loro lavoro sul ci-nema, Piovani, Morriconee Rota restano compositoridi formazione, studi e atti-vità che non escludono unversante creativo auto-nomo e impegnato. Alcunedelle composizioni cheascolteremo sono statescritte o arrangiate per gliArchi di Santa Cecilia e de-dicate a Luigi Piovano.

15 febbraio Trieste, Poli-teama Rossetti17 febbraio Bergamo, Cre-berg Teatro Bergamo19 febbraio Brescia, Pala-banco22 febbraio Torino, TeatroColosseoFranco Battiato e AliceI due saranno accompa-gnati dall’Ensemble Sym-phony Orchestra diretta daCarlo Guaitoli, Ensemblecon cui Battiato si è già esi-bito per un breve tour nelluglio 2015 e che è compo-sto dallo stesso Guaitoli(direzione d’orchestra epianoforte), Angelo Privi-

tera (tastiere e program-mazione), Davide Ferrarioe Antonello D’Urso (chi-tarre), Andrea Torresani(basso) e Giordano Co-lombo (batteria). Il con-certo sarà diviso in partidiverse ma comunicantitra loro, verrà a rinnovarsiun’intesa artistica pro-fonda tra due anime affini,nella celebrazione di un le-game che è rimasto solidoanche quando i rispettivipercorsi non si sono incro-ciati direttamente. Unviaggio doppio iniziato neltempo e ora fotografatonelle altezze del divenire.Il 1980 è l’anno della loroprima collaborazione, conl’album di Alice Capo Norde il singolo Il vento caldodell’estate, un lavoro cheavrà prosecuzione nel 1981nell’album omonimo Alicesfociando subito nella vit-toria a Sanremo con PerElisa. Duetti come ChansonEgocentrique e I treni di To-zeur, con la quale si esibi-scono all’Eurofestival,seguiranno rispettiva-

mente nel 1982 e nel 1984.Nel 1985 Alice dedicherà alrepertorio di Battiato l’in-tero album Gioielli rubati.Quello di Battiato per Alicenei primi anni ’80 è statoqualcosa che è andato oltreil mero lavoro di produ-zione e collaborazione, nelsenso che il maestro cata-nese ha colto e valorizzatoin quella fase le cordeespressive e compositivedella cantautrice di Forlì,che poi ha continuato ilproprio percorso artisticoraggiungendo semprenuove tappe musicali.Alice è reduce da Weekend,il suo ultimo album uscitonel 2014 proprio in questigiorni, mentre Battiato stapubblicando la retrospet-tiva Le nostre anime, a ri-percorrere e rileggere dainediti punti di vista qua-rant’anni di carriera, nonsolo musicale, con la ver-sione estesa in cofanettoche affianca a canzoni ebrani i suoi film e la tra-smissione televisiva BitteKeine Reklame.

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96 FDS 241 ▼ La Bacchetta Magica • JAZZ DISCHI • di Francesco Peluso

EMANUELE CISI featuring ERIC REED“Clear Days, Whindy Nights”ABEAT RECORDS AB JZ 149

Il corposo timbro e l’avvolgente fraseggio delsassofono tenore di Emanuele Cisi sintetizza,in questo “Clear Days, Whindy Nights” (editodall’etichetta Abeat Records), la personalevisione di un jazz che affonda le proprie radicinell’ampia conoscenza della tradizionemusicale afroamericana. Affiancato dalpianista statunitense Eric Reed, noto per lecollaborazioni con Wynton Marsalis, QuincyJones, Patti Labelle, dal batterista australianoAdam Pache, dal trombonista peruvianoHumberto Amèsquita e dal contrabbassistaitaliano Vincenzo Florio, Emanuele Cisisfoggia nel susseguirsi delle nove tracceincluse nel disco, la propria cifra stilisticaricolma di una cristallina energia espressivache lascia il passo, di tanto in tanto, a momentidi toccante liricità formale. Come si puòintuire, il brillante organico, seppur compostoda musicisti provenienti da differenti trascorsiprofessionali, mostra un’univocità di intentiche traspare a chiare lettere attraverso uninterplay di apprezzabile classe. L’incipit dellabatteria di Adam Pache in “On a Clear Day”tratteggia i contorni di un disco di jazz dallaforte impronta hard bop che, senza ombra didubbio, trova una naturale consacrazionenegli interventi abrasivi del trombone diHumberto Amèsquita nei brani “Work” e “TheSilver House”. Dal suo canto, il binomiopianoforte - sax tenore raggiunge il suo apiceestetico nelle due bellissime e struggentiballads “Song for Iolanda” e “Last Night WhenWe Were Young”, in cui l’arioso ed elegantepianismo di Eric Reed e l’approcciodeclamatorio di Emanuele Cisi incantano perl’insita sensibilità espressiva. L’intensitàritmica, l’alternarsi dei primi piani e le fasicorali realizzano un’idea progettuale che,sagacemente snocciolata in tutta la duratadell’album, attira il suo fruitore in un vorticedi buon jazz, a cui i cinque protagonisti diquesta produzione italiana apportano unvalore aggiunto con la loro maestria tecnico-formale.

La ripresa audio di questo lavoro è decisamenteadeguata al suo contenuto artistico: alla buonariproduzione della trasparenza timbrica dei singolisi rileva anche una notevole ricostruzione scenicadegli stessi nello stage d’ascolto.Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 8,5

Il supergruppo Fourplay, presente nella scenamusicale internazionale dal 1990, festeggia ilsuo venticinquesimo compleanno con unesuberante lavoro dall’emblematico titolo:“Silver”. La band statunitense, che si è fregiatanegli anni della collaborazione deifunambolici chitarristi Lee Ritenour e LarryCarlton (Mr. 335), annovera attualmente fra lesue fila il compositore, arrangiatore etastierista Bob James, il bassista e cantanteNathan East, il batterista e produttore HarveyMason e il brillante chitarrista Chuck Loeb,regalando tutt’oggi ai suoi tanti fans quellainconfondibile verve che si dipana in tutti ibrani dell’album. La musica è quella disempre, connotata da una cifra stilistica chespazia dal r & b al jazz, senza disdegnare quae là altre velate contaminazioni o diversificateforme musicali. Il disco scivola via lasciandoscoprire, attraverso le dieci strutture originaliproposte, il suo contenuto artistico conun’assoluta godibilità d’ascolto e, se possibile,permettendo la sua fruibilità anche a qualchedecibel più alto del dovuto. In tal senso,“Silver” si manifesta brano dopo brano conuna robustezza timbrico-dinamica che rendeperfettamente l’idea dell’energia sonica dellaband, in un intelligente ripercorrere degli oltredieci dischi che la stessa ha proposto inventicinque anni. Per onore di cronaca, però,va detto che trattasi nel complesso di un discodi fusion e che potrebbe affermarsi senzatimore di essere smentiti: “Nulla di nuovosotto il cielo!”Tuttavia, la caratura dei suoi interpreti e lafluidità della loro musica rapisce l’attenzioneal pari di quando, dinnanzi ad un quadro chenon mostra i tratti di un capolavoro, siriconosce la mano dell’autore. Per questo, iquattro grandi solisti, per altro ciascunofamoso per la brillante carriera vissuta al difuori della band, si mettono al servizio unodell’altro, confezionando un discoestremamente coerente a quel tipico soundamato già dall’esordio del 1990.

La scheda tecnica di questo anniversary album ènel segno della band americana: robustezzadinamico-timbrica e buona orizzontalità everticalità scenica sono alla base di un ascolto tantocoinvolgente, quanto inebriante.Qualità artistica 8 Qualità tecnica 8,5

FOURPLAY“Silver”

CONCORD RECORDS CRE 36688-02

GARY PEACOCK TRIO“Now This”ECM 2428

Il dinamico pianista Marc Copland e ilnavigato maestro della batteria Joey Baronsono i partners di questo elegante Trio del“grande” Gary Peacock (ottant’anni compiutiil 12 maggio scorso). Lontano dai fasti e, untantino abusato “Standards Trio” incompagnia di Keith Jarrett e Jack DeJohnette,il contrabbassista di Burley ritrova in questo“Now This” una nuova e stimolante chimica digruppo che gli permette di esaltare la propriascrittura, in un quadro formale d’assieme ches’intravede già dalla visione della cover deldisco, ovvero, un cielo al tramonto trafittoancora da fasci di luce. In tal senso, nelleundici tracce dell’album si alternanocomposizioni originali ad altre già conosciutedel portentoso contrabbassista americano, alpari di atmosfere chiaroscurali che siavvicendano con altre lievemente più vivide.Nello svelarsi della prima parte del lavoro siresta imbrigliati in “Shadows” e “And Now”, incui l’atmosfera risulta di chiaro stampointimistico e rarefatto, laddove il lessico diciascuno dei componenti del trio pone inrisalto il proprio “ego”. In “Christa”,“Vignette”, “Glorya’s Step” e “Requiem”, ildisco si slarga in un linguaggio decisamentepiù fluido e corale. Pertanto, in “Now This” sievidenzia il perfetto equilibrio di un ensemblein cui si afferma il naturale fondersi dellapersonalità e del fraseggio di Gary Peacockcon il diamantino e variegato pianismo diMarc Copland e il morbido e frammentatodrumming di Joey Baron. Il contrappuntopianoforte – contrabbasso si fa, brano dopobrano, intenso, forbito, coinvolgente, eppure,i due portentosi solisti assecondano sia ladolcezza della melodia che i giochi armonici,entrambi arricchiti dai mai invadentiinterventi dei piatti e delle spazzole di Baron.Insomma, la maestria tecnica e la creativitàcompositiva di Gary Peacock non smette distupire, in una produzione che merita unattento e ripetuto ascolto per goderne tutta lasua raffinata progettualità.

La ripresa audio di questo lavoro del maestroamericano è nel segno della label tedesca: ad unasuperba riproduzione del micro e macro dettagliosonico corrisponde una ricostruzione scenicadecisamente fascinosa e tridimensionale.Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 9,5

97MERCATO DELL’USATO ▼ FDS 241

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Vendo cavo Tellurium Q Graphite,RCA da 1 metro, con imballo ori-ginale. Cavo splendido, vendo perpassaggio a modello superiore.Prezzo richiesto Euro 450. Vendocavo Tellurium Q Ultra Black, RCAda 1 metro. Con imballo originale,vendo per passaggio a modello su-periore. Cavo splendido. Prezzorichiesto Euro 250. Vendo testinaGoldring, MM, modello 2400. Usa-ta pochissimo, come nuova. Ottimosuono. Vendo per passaggio a li-vello superiore. Prezzo richiestoEuro 250. Vendo testina MC dellagiapponese ZYX, modello R1000Airy 2-x, con imballo originale in le-gno. Suono molto raffinato e det-tagliato. Condizioni eccellenti. Prez-zo di listino poco superiore ai Euro2.000. Vendo a Euro 900Giovanni - g.pattavina@tiscali.it - Tel.3934408463

Vendo lettore cd ARCAM CD 73 Perpassaggio a livello superiore. Il cdha un anno di vita ed è perfetto, siaesteticamente che elettricamente.non ho l’imballo. Ho il manuale. Perchi abita a ROMA qualsiasi prova incasa mia. Chiedo Euro 400,legger-mente trattabile, prezzo di listinoEuro 1.050.Antonio - Tel. 347 7993447 -toni8750@gmail.com

Vendo BEARD P35 MK2, finalevalvolare in classe A, 35+35 W, BE-ARD CA35, preamplificatore a val-vole, BEARD DAP1, convertitoreD/A con stadio di uscita valvolare.Tutti i suddetti componenti in otti-me condizioni, completi di imballioriginali e manuali di utilizzo. Ven-do inoltre diffusori PROAC RE-SPONSE 1SC, finitura ciliegio, comenuovi, con imballi originali e librettoistruzioni. Per tutti gli articoli cita-ti dispongo di un ampio set di fotoillustrative.Franco - franco.pagani@yahoo.it - Tel.3319234178

Vendo impianto (anche pezzi sin-goli) SEMINUOVO usato pochis-simo. Non è mai stato spostato, almomento è installato, lo si può ve-nire ad ascoltare. Da ritirare pressola mia abitazione in provincia di Vi-cenza. Giradischi AVID Diva IIcompleto di braccio Euro 1.500 (inregalo la copertura in plexiglass tra-sparente). Preamplificatore valvo-lare Conrad Johnson ET2 comple-to di modulo input giradischi Euro2.500. Diffusori Magneplanar MG12completi di crossover esterno Euro1.500. Cavi di collegamento lineXLO REF2 Euro 200. Cavi di colle-gamento di potenza REF3 Euro1.500. Cavo di collegamento reteEuro 100. Ciabatta filtro rete Euro100.Mariangela - mariangelab@gmail.com- Tel. 3407159429

Vendo due registratori a bobineper Hi-Fi, un Telefunken M3000 aEuro 370 ed un Philips N4510 a

Euro 390. Sono entrambe a 3 testi-ne e 3 velocità (4,75-9,5-19cm/s). Di-spongo di alcuni nastri usati da 15e 18cm di diametro (3-4 ore di re-gistr. a 9,5 cm/s) e nuovi da 13 cm(2 ore).Domenico - domenic.sya@tiscali.it - Tel.333 87.10.611

Vendo i seguenti amplificatori: Nor-mende PA 991 - Euro 80, Philips 22RH 590 - 80 Euro, Technics SU 7100– Euro 80, Kenwood KA 800 – Euro55; inoltre, sinto Philips RH 694 –Euro 100. Prezzi trattabili. Quasi tut-ti gli apparecchi (tranne il Kenwo-od) sono in ottime condizioni este-tiche, e perfettamente funzionanti.Giuseppe - Email bikerpeppe@tiscali.it- Tel. 3290159536

Vendo causa upgrade impiantocompleto AUDIOLAB compostoda lettore/pre 8200CDQ, finale8200P e lettore di rete M-NET. Co-lore argento. Condizioni pari alnuovo. Consegna a mano zona Ve-nezia/Treviso/Padova. Richiesta1.200 euro.Fabio - starbuck967@gmail.com - Tel.3405642637

JBL L200 Studio MASTER. Vendoprevio ascolto e ritiro in sede nonavendo imballo. Prezzo intrattabi-le Euro 1.600, molto al di sotto del-la quotazione, pertanto non chiedetesconti.Dario - arch.dariogaballo@gmail.com -Tel. 3298138725

Vendo Lowther Medallion PM6A,Euro 1.300. Pre SRPP6X5/6SN7/3CC83 due ingressi li-nea + phono. Euro 300.Roberto - rd59@libero.it - Tel.3341483449

Vendo a Roma ampli Audio Ana-logue Crescendo € 300. Regalo al-l’acquirente ampli AV Pioneer VSX-819H. Ambedue gli apparecchisono in condizioni perfette.Fausto - fausto.51@alice.it - Tel.3355793490