la germania giudicata dal suo filosofo, federico...

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ILLINQIUNIVERSITY OF ILLINOIS AT URBANA-CHAMPAIGN

PRODUCTION NOTE

University of Illinois atUrbana-Champaign LibraryBnittle Books Project, 2011.

s

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In Public Domain.Published prior to 1923.

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byNorthern Micrographics

Brookhaven BinderyLa Crosse, Wisconsin

2011

COLLANA COLITTI DI CONFERENZE E DISCORSINum. 28.

VITTORIO RiGHETTI

flItrnIcATA Dal.L FILOSOFO

FEDERICO NIETZSCHE

CAMPOBASSOCASA TIPOGRAFICO-EDITRICE CAV. UFF. GIOV. COLITTI E FIGLIO

1917

LAGERMANIA R

COLLANA COLITTI DI CONFERENZE E DISCORSIVNum. 28.

VITTORIO RIGHETTI

LA GERMANIAGIUDICATA DAL SUO FILOSOFO

FEDERICO NIETZSCHE

CAMPOBASSOCASA TIPOGRAFICO-EDITRICE CAV. UFF. GIOV. COLITTI E FIGLIO

1917

Conferenza tenuta a Catanianel febbraio 1917

on è equo nè prudente giudicare un popolo dauna sua manifestazione politica, e soprattuttoda una sola. Molte correnti della sua vita edel suo pensiero restano assopite dal fragoredei cannoni: guardiamoci bene dal credere chequesta sia la sua vera ed unica voce.

e Perchè non sia equo, non è il caso di dirloora, tanto più che la parola equità pare debba4 prendere da questa guerra in avanti un significatopiuttosto spregevole anzi che no, ed equivalere

poco su poco giù alla parola « imbecillità »..2 Ma, ciò che più importa al caso nostro, non è

neanche prudente, poichè, se una cosa ci è necessariain tempo di guerra, questa è: conosci il tuo nemico.

SE questa non è una verità che abbiamo trovato noi3 moderni!!!

Giulio Cesare, il più grande Capitano della grandeRoma, tra una campagna e l'altra nelle Gallie o sver-

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Vittorio Righetti

nando nei quartieri tra i suoi soldati, scriveva i Com-mentarii de bello gallico uno dei più tipici libri diobbiettività che la letteratura conosca, con il Principedi Niccolò Macchiavelli. E Tacito, quando più premevanosull'animo dei Romani le preoccupazioni per la guerraal di là del Reno, scriveva la Germania. Ma, loroerano classici, noi siamo romantici! A loro era con-cessa quella serenità di giudizio che noi conserviamoa mala pena al caffè.

Questo ho voluto premettere per potervi parlarecon la massima serenità possibile di un filosofo, il qualei Greci e i Latini magnificò, ed in un periodo di bol-lore e di pazzia politica della sua razza seppe conser-vare il suo sangue freddo e giudicare le cose da unpunto di vista puramente umano.

La più severa e più violenta parola di condannacontro la Germania è sorta nel suo seno stesso peropera sua.

Questo filosofo fu Federico Nietzsche.Federico Nietzsche ha detto nell' Ecce Homo, il suo

testamento spirituale:« Sono capace di tutto, ma di pensare da tedesco

e sentire da tedesco non sarò mai capace ». Come maila critica quadruplicista è caduta nell'errore di addos-sare proprio a lui le responsabilità spirituali della folliagermanica ? Vogliamo dare una scorsa all'opera filoso-fica di questo renitente poderoso dello spirito tedescoe vogliamo sapere il perchè della calunnia.

Osservate psicologia popolare: Nietzsche è statoil profeta del superuomo. Ora, psicologando così unpo' all' ingrosso sulle rotaie della rettorica, la Germaniaavrebbe agito da superuomo o per meglio dire da super-

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La Germania ecc. 7

donna nella guerra attuale. Sarebbe più semplice e più giu-sto dire che ha agito da vile. Ma che c'entra Nietzsche ?Ritorniamo all' antico: « distinguere oportet ».

Nietzsche ha promulgato la dottrina del superuomo.Che vuol dire superuomo ? Uomo superiore, e la pa-rola fu già adoperata da Goethe e da Herder prima diNietzsche, e prima dei tedeschi fu già adoperata daOmero ! (1)

Il problema del superuomo non è che il problemadel genio, il più grave che agiti la coscienza intellet-tuale moderna dei grandi umanisti italiani del cinque-cento a questa parte. Ho di già analizzato in un miolavoro intitolato Il superuomo romantico che la « Ras-segna Nazionale » pubblicherà fra poco, la genesi di que-st' idea attraverso il secolo XIX.

Non è Federico Nietzsche che 1' ha inventata que-st' idea come dicono alcuni, le idee non si inventano,sono un prodotto di filtrazione millenaria di spiritoumano e di sacrificio.

Il grande filosofo moderno non ha dato che la de-finizione di una parola, espressione della triste realtàdei secoli. E sarebbe: il genio, poeta, filosofo, legisla-tore od inventore che egli sia, soffre ed è misconosciutoin vita; glorificato.., dopo morto « Virtù viva sprez-ziam, lodiamo estinta ». Non è questa una triste veritàda Omero ai nostri giorni ? Abbiamo tutti studiato neilibri di scuola elementare la vita di alcuni dei maggioriingegni del nostro paese. In tutte queste biografie ri-torna tragicamente la stessa nota fondamentale: soffe-

(1) Nel sesto dell' Odissea al principio, Omero dice che Atena andòdai Feaci, i quali prima abitavano a Cuma « presso i Ciclopi uomini su-perumani ».

renza, eroismo, dolore. Questo lo disse V. Hugo neibellissimi versi di « Dolor » nelle Contemplazioni.

Monter c'est s'immoler, toute cime est sévére;L'olympe lentement se transforme eu Calvaire.

E Leopardi nel dialogo della natura e di un'anima:« Sii grande e infelice ». Nietzsche crede che la societàdebba porre rimedio a questa legge di ostracismo pro-mulgata contro la grandezza, ed occuparsi di questadelicata e fragile creatura che si chiama genio:

« Gli individui che si rassomigliano, che sono piùcomuni, erano e saranno sempre in migliori condizionidegli individui più ricercati, delicati, singolari, più dif-ficili ad esser compresi, i quali di frequente s' isolano,facilmente soggiaciono ad accidenti d'ogni specie e dif-ficilmente si propagano, bisogna invocare delle forzecontrarie smisuratamente potenti per opporsi con suc-cesso a cotesta naturale, troppo naturale « progressusin simile », che è la degenerazione dell' uomo nel si-mile, nel comune, nel mediocre, nell'animale da gregge- nel volgare - ! » (1) Non sono queste delle veritàche ciascuno deve sentire profondamente in se stesso ?Perdoniamo quindi a Nietzsche di aver detto ad altavoce ciò che i più grandi geni del secolo nostro hannodetto gemendo e soffrendo, e domandiamo a lui stessoche ne pensi della Germania, essendo ora convinti chela questione del superuomo non ci ha che fare. Edallora non faremo più a questo eroico pensatore il tortodi confondere la sua voce nella contesa umana effimerae bassa, essa risuonerà pura ed alta al di sopra delle

(1) FEDERICO NIETZSCHE, Al di là del bene e del male.

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nostre miserie mortali conforto e gioia di anime nobilinel mondo delle realtà spirituali.

Nietzsche, facendo capo ad una gloriosa schiera dipensatori e di poeti, Hòlderlin, Heine, Goéthe, Schope-nauer ed altri, fu uno di quegli intrepidi spiriti che nondubitarono di citare al Tribunale Supremo delle Nemesii propri compatrioti e di leggere loro sul viso le ma-gagne e le storpiature che li deturpavano. Ascoltiamocon rispetto queste voci eroiche, da loro sapremo laverità. Sapremo nel caso nostro quali siano i veri pregie quali i veri torti dei popoli che noi combattiamo;sapremo meglio perchè la Germania è stata fino a pocotempo fa possente, e perchè deve perire.

Rifacciamoci al 1870 inizio folgorante della potenzatedesca, quando da pochi anni aveva fiaccato l'Austriaa Sadowa, ed a Versailles, nelle sale imperiali dellaFrancia sbaragliata, i principi ed i generali degli Statigermanici concludevano quella federazione di stati te-deschi che fu principio e causa della grandezza del-l' impero.

Aveva egli posto mente in qualche modo ai rumoridi guerra che turbavano 1' Europa nel 1870 ? Pare dino. Era poco curioso di novità e non leggeva i gior-nali. Non che fosse indifferente per la sua patria, mala concepiva, al modo di Goethe, una sorgente d'artee di grandezza morale. Uno dei suoi pensieri, uno soloforse, è ispirato dall' inquetudine pubblica: < Niente diguerra : - scrive - lo Stato ne diverrebbe troppo forte ».Senza dubbio, noi abbiamo qui, insieme con una im-pressione di Nietzsche, un'eco dei colloqui di Trieb-schen : Riccardo Wagner raccoglieva i suoi più caldiammiratori nella Germania renana e meridionale, nella

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Baviera, dove regnava il suo protettore Luigi Il; i Te-deschi del nord lo giudicavano male, i berlinesi sopratutti, ed egli non desiderava una crisi guerresca cheavrebbe per conseguenza certa il crescer gravezza alladittatura prussiana. Lo Stato che Nietzsche significanella nota breve, è lo Stato prussiano. Egli prevede,egli teme, come il suo maestro, l'egemonia imminente diBerlino, città disprezzata, città di burocrati e di ban-chieri, di giornalisti e di ebrei.

Il 14 luglio, convalescente, steso su una sedia asdraio, scrive al suo camerata Erwin Rohde. Gli parladi Riccardo Wagner e di Hans de Bulow, d'arte e diamicizia. D' un tratto si ferma a mezzo la frase, e, se-gnando con una riga in bianco 1' interruzione del pensiero:

« Ecco un fulmine tremendo, scrive. La guerra franco--tedesca è dichiarata e il più terribile demone piombasulla nostra coltura, già lisa fino alla trama. A che cosaandiamo incontro ?

« Amico, mio caro, noi ci siamo ancora una voltariveduti nel crepuscolo della pace. A che valgono oggitutte le nostre aspirazioni ? Noi siamo forse al princi-pio della fine! Che deserto! I chiostri stanno per di-ventar necessari. E noi saremo i primi fratelli. »

E firma: Il fedele Svizzero. Questa firma impreve-duta può essere spiegata letteralmente: Nietzsche avevadovuto rinunziare alla sua nazionalità per essere nomi-nato professore all' Università di Basilea. Ma certo essavuol significare qualche cosa di più e rivela il ritirodel suo spirito dalle cose, il suo partito preso di con-templazione. (1)

[1] D. HALEVY, La vita di Federico Nietzsche.

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Ma una natura tanto ardente come la sua non po-teva restare indifferente del tutto ai pericoli della suapatria e non potendo fare altro partecipò alla guerracome addetto di ambulanza e vi contrasse quelle fortinevralgie che lo martoriarono per tutta la vita. E do-vuta in gran parte a questa malattia la sua tragica fine.Questa partecipazione alla lotta comune fu atto di no-biltà personale e di sacrificio. Ma quale fu il suo intimopensiero su di essa ? Ce lo dice tanto bene Harlevynella sua Vita di Nietzsche che rinuncio a far di me-glio, e leggo :

< Federico Nietzsche si esalta, ma non si lascia at-trarre dai sogni; egli immagina una patria ideale, manon cessa di scorgere con chiara vista la patria umana,che esiste.

« Fra l'ottobre e i primi di novembre, solo in mezzoai suoi, in quel Naumburg di cui non ama le virtù pro-vinciali, egli tollera penosamente la volgarità della gentepiccina, dei funzionari che pratica. Naumburg è unacittà prussiana.

« Nietzsche non ama quella Prussia bassa e robusta.Metz ha capitolato; il più bell'esercito di Francia è pri.gioniero: un delirio d'orgoglio rapisce tutta la Germa-nia. Nietzsche resiste a quell'ondata. Il sentimento deltrionfo è un riposo che la sua anima esigente non saconoscere. Invece si cruccia, si spaventa:

« Io temo - scrive a Gersdorff - che non ci bisognipagare le nostre vittorie meravigliose a un prezzo cheper la parte mia io non accetterei mai. In confidenza:lo penso che la Prussia moderna è una potenza alta-mente pericolosa per la cultura. . . L' impresa è difficile,ma noi dobbiamo essere abbastanza filosofi per serbare

il

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il nostro sangue freddo in mezzo ai vapori, e vegliare,affinchè nessun ladro sopravvenga a minorare quelloche, a senso mio, non è commisurabile a nulla, nem-meno alle azioni militari più eroiche, alla nostra esal-tazione nazionale. »

In questa triste condizione d'animo, fu sua gran for-tuna la compagnia di Burckhardt, il grande storico dellarinascenza italiana.

« Jacopo Burckhardt, grande conoscitore di arti edi civiltà, era triste; ogni brutalità gli era odiosa; de-testava la guerra e le sue descrizioni. Cittadino dell' ul-tima città in Europa che mantenga la sua indipendenzae il suo costume antico, fiero di questa indipendenzae di questo costume, Jacopo Burckhardt, borghese diBasilea, non amava le nazioni di trenta o quaranta mi-lioni di anime che vedeva costituirsi. Ai disegni diBismarck e di Cavour preferiva il consiglio di Aristo-tele : " Fate in modo che il numero dei cittadini nonsuperi i diecimila, o se no, non potrebbero più riunirsisulla piazza pubblica,,. Aveva studiato Atene, Venezia,Firenze e Siena. (1) Teneva in altissimo conto le disci-pline antiche e latine, in conto molto mediocre le ger-maniche: aveva paura di un'egemonia tedesca. Bur-ckhardt e Nietzsche erano colleghi e s'incontravano

(1) Non condivido in questo caso 1' idea di Burckhardt. È bensì veroche i grandi stati moderni sono ancora in gran parte amorfi e rista-gnati, ma sono pur sempre un portato della vita moderna potente e ci-vile. Non deve quindi essere diretta la nostra attività a sopprimerli - ciòche non riuscirebbe più del resto- ma deve essere tutta applicata a rin-sanguarli, e ad infondere loro una vitalità forte e proporzionata alla lorograndezza. Il paragone tra Bismark e Cavour non è ammissibile senzariserva: Il primo, dirigendo una nazione orgogliosa e violenta, fondò unimpero: al secondo invece, restava ancora il nobile ed arduo compitodi unificare una nazione.

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spesso nell' intervallo tra due ore. Allora conversavano,e, nelle giornate belle, salivano insieme su quella ter-razza dove s'affacciano tutti i viaggiatori d' Europa, trala cattedrale di grés rosso e il Reno ancor così gio-vane, già così gagliardo, che passa con lungo mormoriodelle sue acque rimosse. 1 semplice edificio dell' Uni-versità è lì presso, sulla china, fra il. fiume e il museo.

« I due uomini agitavano sempre il loro pensiero co-mune: come sarà continuata quella tradizione di cul-tura e di bellezza, così fragile, e così spesso rotta, chedue territori angusti, l'Attica e la Toscana, hanno tra-smessa alle nostre cure? La Francia non ha demeritato.Essa ha saputo mantenere i metodi e una scuola digusto. La Prussia ha le qualità per ereditare ? Nietszcheripeteva la sua speranza: « Forse - diceva - questaguerra avrà trasformato la nostra vecchia Germania. lola vedo più virile, dotata di un gusto più fermo, piùfino...» Jacopo Burckhardt stava a udire: « No, di-ceva, voi pensate sempre ai greci, per i quali la guerraebbe senza dubbio una virtù educatica. Ma le guerremoderne sono superficiali, non penetrano, non correg-gono l'andamento borghese della vita. Esse sono rare,le loro impressioni si cancellano; si dimenticano; nonesercitano il pensiero ». Come rispondeva Nietzsche ?Una lettera a Erwin Rohde ci lascia indovinare il tonoincerto delle sue parole: « lo ho una grande inquetudinedel prossimo avvenire;- scrive - io credo d' intrav-vedere un medioevo dissimulato... Bada bene a libe-rarti da codesta Prussia fatale, contraria alla coltura.I servi ed i preti vi nascono come funghi e stanno peraduggiarsi coi loro puzzo tutta la Germania! »

Nietzsche non amava questo colosso informe: la

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Prussia ed il suo impero; la odia per ragioni estetichee culturali. « Scarso fu il suolo di Atene e di Lacede-mone, breve la loro durata; che importa, se lo scopo,che è la forza e la bellezza delle anime fu raggiunto?Nietzsche è visitato ad ogni ora da questa visione dellaGrecia dalle cento città rivali, che fra le montagne eil mare ha le sue acropoli, i templi e le statue, tuttarisuonante del ritmo dei peani, tutta gloriosa ed aspra.Il sentimento dell' ellenismo - scrive - non appena de-stato, diventa aggressivo e si esprime con una lottacontro la cultura presente ». (1)

E quando in Francia scoppia la rivoluzione egli siafflige per le sue sventure e non esita di attribuirne lacolpa principale alla Prussia.

La mattina del 23 maggio, i giornali di Basileaannunziarono la distruzione di Parigi e 1' incendio delLouvre. Nietzsche apprese queste nuove con un sensodi terrore: le opere più belle, fiore del lavoro umano,erano annientate: mani di uomini di un popolo sven-turato, avevano osato tanta profanazione.

Tutti i timori di Nietzsche si confermavano così.Sensa disciplina, senza gerarchia, egli aveva scritto, lacultura non può esistere. Non tutti hanno diritto a unaloro parte di bellezza; 1' immensa maggioranza devevivere umilmente, lavorare per i suoi signori e rispet-tare le loro vite. Tale è l'economia che assicura alla so-cietà la forza, e, per merito della loro forza, la delica-tezza, la grazia e la bellezza; tale è l'ordine che l'Eu-ropa esita a tener saldo. Nietzsche avrebbe potuto trion-fare, ma non ne aveva cura. Misurava con tremore la

(1) D. HALEVY, La vita di Federico Nietzsche.

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sua chiaroveggenza, la sua solitudine e la sua respon-sabilità. Pensò improvvisamente a Jacopo Burckhardt:quanta doveva essere la sua tristezza! Volle vederlo,parlargli, ascoltarlo, far propria la sua desolazione.

Corse da lui, ma non lo trovò. Burckhardt non ostante1' ora mattutina, era uscito. Nietzsche se ne andò perle strade come un disperato. Alla fine tornò a casa.Jacopo Burckhardt era nel suo studio, e l'aspettava. Men-tre Nietzsche era andato verso di lui, egli stesso eravenuto verso Nietzsche. I due uomini rimasero insiemelungamente e la signorina Nietzsche, sola nella stanzavicina, udiva attraverso la porta i loro singhiozzi.

« Confessiamolo, - scrive al barone di Gersdorff -tutti noi, con il nostro passato, siamo responsabili de-gli orrori che ci minacciano oggi. Avremmo torto seconsiderassimo con un orgoglio tranquillo lo scoppiodi una guerra contro la cultura e se ne facessimo ca-rico soltanto ai disgraziati che la fanno. Quando seppidegli incendi di Parigi, io fui per qualche giorno inte-ramente annientato, perduto fra le lagrime e fra i dubbi;la vita scientifica, filosofica, artistica mi appariva comeuna assurdità quando vedevo un giorno solo bastarealla distruzione delle più belle opere d'arte; che dico? diperiodi interi dell'arte. Ho deplorato profondamente cheil valore metafisico dell'arte non potesse farsi manifestoalla povera gente; ma v'ha una missione più alta dacompiere. Non mai, per vivo che fosse il mio dolore,io avrei gettata la prima pietra su quei sacrileghi chenon sono agli occhi miei se non portatori della colpadi tutti - colpa sulla quale c'è da meditar molto... »

In certe note autobiografiche scritte nel 1878 si leg-gono queste parole:

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< La guerra: il mio più profondo dolore, 1' incendiodel Louvre ».

Il suo spirito s'era volto risolutamente già fin d'al-lora .alla cultura francese.

Ma dal 1850 al 1870 era sorta la tragedia di Wa-gner ed avvolgeva gli spiriti più ardenti della Germa-nia vittoriosa in un fascino di ebrezza e di esaltazione.Nietzsche conobbe Wagner e ne fu intimo amico edammiratore. Nel dramma musicale del grande maestrogli parve di ravvisare una meravigliosa risurrezione dellatragedia Greca e con la nuova gioventù germanica cre-dette ad un prodigioso rinnovamento dello spirito te-desco.

Raggianti di sole e di speranza furono le settimanepassate col grande iniziatore a Triebschen in Isvizzerasulle rive incantevoli e solitarie del Lago di Lucerna.Così ne parla nell'Ecce Homo: < Poichè ricordo qui leconsolazioni della mia vita, io devo esprimere con unaparola la mia gratitudine per ciò che fu, e di gran lunga,e di molto, la mia gioia più profonda e più cara: lamia intimità con Riccardo Wagner. Io rendo giustiziaal rimanente dei miei commerci umani; ma non possoassolutamente cancellare dalla mia vita i giorni di Trieb-schen, giorni di fiducia, di gaiezza, di momenti sublimi;di sguardi profondi. lo non so che cosa sia stato Wa-gner per altri fuor di me; sul nostro cielo non è maipassata una nuvola ». A

In questa solitudine, tra le voci e l'incanto di unaeterna bellezza, che Nietzsche scrive L'origine dellatragedia mentre Wagner prepara al mondo le mirabilisinfonie dell'Anello dei Nibelangi e del Crepuscolo de-gli Dei.

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Nietzsche lanciava ai tedeschi un appello « esorta-zione alla grandezza ed al sacrificio ».

« Noi vogliamo essere intesi, perchè noi parliamo perdare un avvertimento e colui che avverte, chiunque eglisia, checchè dica, ha sempre il diritto di farsi intendere...noi leviamo la voce perchè voi siete in pericolo, e per-chè, vedendovi così muti, così indifferenti, così insen-sibili, noi abbiamo paura per voi... Noi vi parliamocon tutta sincerità di cuore, e noi cerchiamo e noncogliamo il nostro interesse se non per ciò che essoè anche il vostro: - La salvezza e l'onore dallo spiritotedesco, e del nome tedesco... » Nella tragedia solo,crede egli, può risanarsi l'anima moderna rovinata dauna cultura superficiale:

« Ma come si trasforma immantinente il monotonodeserto della nostra cultura spossata all' incanto dioni-siaco ! Un uragano trascina via tutte queste cose morte,putride, smembrate, abortite, in un turbine di polverescarlatta, e come un avvoltoio le porta nell'aria. Il no-stro sguardo abbagliato e sconcertato cerca invano al-lora di riconoscere ciò che è sparito; poichè ciò cheesso scorge pare uscito da una tomba per risalire nel-l'oro della luce, superbo di freschezza e di splendore,pieno di vita, di passione e di desideri infiniti. In mezzoa questa esuberanza di vita di sofferenza e di gioia pe-netrata da un'estasi sublime la tragedia ascolta un cantolontano e melanconico - esso parla delle cause gene-ratrici dell'essere, che si chiamano: Illusione, Volontà,Dolore. - Si, miei amici, credete con me alla vita dio-nisiaca ed al rinnovamento della tragedia. Il tempo del-l' uomo socratico è passato. Portando il tirso in mano,coronativi di edera, e non meravigliatevi se la tigre e

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la pantera verranno ad adagiarsi carezzosi ai vostri piedi.Osate essere degli uomini tragici: poichè voi doveteessere liberati. Dovrete scortare il corteggio dionisiacodall' India alla Grecia ! Armatevi per un combattimentoaspro, ma credete ai miracoli del vostro Dio! » (1)

Pretenderà molto dalla sua nazione colui che in essaha sperato tanto. Di fatto, il nuovo Dioniso, il creatoredi idee e civiltà nuove, il pensatore profondo ed ori-ginale era lui, soltanto lui.

Dopo la vittoria tedesca, Triebschen aveva cam-biato. Troppi famigliari si affrettavano alla casa delmaestro; troppi sconosciuti occupavano la dimora dicui egli aveva amato il raccoglimento. Quella genteparlava, discorreva con calore. Non tutti erano qualiNietzsche avrebbe desiderato; ciò nonostante Wagnerparlava, discorreva e s' infiammava con tutti quanti. Egliaveva incominciato, stimando giunta l'ora favorevole, aincitare la Germania per ottenere che gli si costruissefinalmente e che gli si desse quella sala di cui avevabisogno, il teatro, o il tempio di Bayreuth.

Nietzsche ascoltava e si mescolava alle discussionicon ardore inquieto. L'idea di Wagner lo esaltava. Mala sua anima di solitario non restava d'essere fastidita,spesso noiata, da quei rumori del mondo che bisognavatollerare. Wagner non ne pativa; anzi pareva dilatatodalla gioia di sentirsi la folla più da presso; e Nietzscheun po' sorpreso, un po' deluso, cercava, senza ritrovarloperfettamente, il suo eroe. « Guidare il Popolo, avevascritto nei suoi quaderni di studente, e adoperare dellepassioni in servigio di un' idea ». Wagner si adattava

(1) Origine della tragedia.

La Germania ecc. 19

a questo lavoro in servigio della sua arte e della suagloria, egli accettava tutte le passioni. Sciovino coglisciovini; idealista cogli idealisti; gallofobo quanto maivolessero; per questi ristoratore della tragedia eschilea;per quelli rianimatore dei vecchi miti germanici; pessi-mista volentieri, cristiano secondo il desiderio, sincerodel resto da momento a momento, quell'essere prodi-gioso, gran conduttore di uomini, quanto poeta, ma-neggiava la sua Patria con destrezza.

Il grande Wagner a Bayreuth s'era asservito all'im-pero tedesco. E Nietzsche aveva scritto: « L' imperotedesco estirpa lo spirito tedesco ». Nietzsche si domandòseriamente che significasse l'opera di Wagner. In duerighe, che sono come una introduzione ai pensieri dal-l'ora, egli colloca l'arte wagneriana nella storia: « Tuttociò che è grande - scrive - è pericoloso; sopra tuttonella sua novità. Si ha l'impressione di un fenomenoa parte, che si fa ragione da se stesso ». Poi, postaquesta massima, affronta la questione definitiva: « Cheuomo è Wagner? Che cosa significa la sua arte ? »

Fu la catastrofe di un incantamento. L'Eschilo, ilPindaro moderno si dilegua; le belle decorazioni me-tafisiche e religiose si sfasciano, e l'arte di Wagner ap-pare tale quale in effetto - un'arte, fiore tardivo, ma-gnifico e spesso malato di una umanità vecchia di quin-dici secoli.

« Domandiamoci bene, - scriveva Nietzsche in que-ste note che i suoi amici non conobbero - domandia-moci bene qual sia il valore di questa età che ricono-sce nell'arte di Wagner la propria arte. Essa è radical-mente anarchica, anelante, empia, avida, informe, incertadei suoi fondamenti, pronta a disperare, senza ingenuità,

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conscia fin nella midolla, senza nobiltà, violenta, vi-gliacca. L'arte unisce in un mucchio a rifascio tutto ciòche la attira ancora nelle nostre anime di Tedeschi mo-derni; caratteri, conoscenze, tutto se ne viene alla rin-fusa. Un tentativo mostruoso di affermarsi e di domi-narsi in una età anti-artistica. È un veleno contro unveleno ! »

Invece del semidio, 1' istrione. Nietzsche disperato,riconobbe l'errore; s'era lasciato illudere ai trucchi dacommediante di un colosso. Aveva amato con la inge-nuità e l'ardore della giovinezza; era stato tratto ininganno. C'era della gelosia nella sua collera, e un pocodi quell'odio che non è mai lontano dall'amore. Avevadonato il cuore e il pensiero, di cui era così orgoglioso,a un uomo: quest' uomo s'era fatto gioco dei doni sacri.

Il suo turbamento fu cresciuto da una nuova ra-gione: fu chiarito in modo preciso intorno al significatodell' opera prossima, Parsifal. Riccardo Wagner stavaper scoprirsi cristiano.

Il neocristianesimo non esisteva ancora: Nietzsche lopresenti attraverso Parsifal. S'accorse del pericolo perl'uomo moderno, così incerto di se stesso, e tentatoda quella fede cristiana, così salda, che chiama e pro-mette e può dare la pace.

S' egli non raddoppia lo sforzo per scoprire in sèuna nuova « possibilità di vita », è fatale che ricada inun cristianesimo fiacco come la sua ispirazione.

Allora la lotta contro Wagner si fece più violenta erisoluta, gli parve di vedere risuscitato nel wagnerismotutte le romanticaggini dell'ottocento col loro misticismo.La lotta contro Wagner era una lotta contro la decaden-za. Negli ultimi mesi della sua vita intellettiva scrisse al-

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cuni volumi di critica acerba contro questa malattia in-vadente: Il caso Wagner, Nietzsche contro Wagner,II Crepuscolo degli Idoli. Ascoltate come descrivescherzosamente gli effetti della contagione wagnerianasulla gioventù: « Passeggiate la notte attraverso unagrande città: dappertutto si sentono strimpellare deglistrumenti con una rabbia solenne - urli selvaggi s'im-mischiano a tutto questo - che avviene ? I giovaniadorano Wagner .... Bayreuht rima con stabilimentoidroterapico. Telegramma tipico Bayreuth: bereits be-reut (di già pentito). Wagner è nocivo peri giovani, in-fasto per le donne. Medicalmente parlando che è wa-gneriana? Mi sembra che un medico non le porrebbemai abbastanza questo caso di coscienza 1' uno o l'altro.Ma esse hanno di già fatto la loro scelta - nonsi può servire due padroni nello stesso tempo, quandol'un di essi si chiama Wagner. Wagner ha salvato la don-na; per ricompensarlo essa gli ha costruita Bayreuth.Sacrificio, abbandono completo, non si possiede nullache non gli si offrirebbe. La donna s'impoverisce a pro-fitto del maestro, diventa commovente, si denuda davan-ti a lui La wagneriana il più grazioso degli equivoci:essa incarna la causa di Wagner - in hoc signo - Wa-gner trionfa! Ahi il vecchio brigante! ci rapisce inostri giovani, ci rapisce anche le nostre donne, pertrascinarle nella sua caverna... Ah! il vecchio mino-tauro! quando ci è di già costato !

« Tutti gli anni trascina nel suo labirinto dei treni ca-richi delle più belle fanciulle, dei più bei giovani, perdivorarli, ogni anno l'Europa innalza questo grido " Inviaggio! In viaggio per la Creta!,, >» (1)

(1) Il caso Wagner

21La Qermania ecc.

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Wagner era diventato schopnaueriano, peggio ancoraera diventato cristiano!

Nietzsche scrive l'Umano troppo Umano « libro acutodi critica della sentimentalità e della decadenza a tutti ipunti di vista ». « L' origine di questo libro risale alleprime rappresentazioni solenni di Bayreuth; il sentimentoch' ero profondamente estraneo a quando mi circondava,n' è una delle premesse. Chi ha un' idea delle visioniche già allora m'erano balenate innanzi può indovinareche cosa abbia provato nello svegliarmi una mattina aBayreuth. Proprio, mi pareva di sognare.. Ma dov'erodunque? Non conoscevo più nulla; appena potevoriconoscere Wagner. Rovistavo invano nelle mie memo-rie. Triebschen, una lontana isola dei felici: neppur l'om-bra d'una rassomiglianza. I giorni imomparabili in cui fuposta la prima pietra, il piccolo gruppo d'iniziati che lafesteggiò e che non avevano bisogno di dita fini per trat-tare le cose delicate : neppur l'ombra d'una rassomiglian-za. Che cos'era accaduto? S' era tradotto Wagner in te-desco! Il Wagneriano era divenuto padrone di Wagner :L'arte tedesca /11 Maestro tedesco ! La birra tedescaI..

« Noi altri sappiamo fin troppo bene a quali artistiraffinati, a quale cosmopolitismo del giusto si rivolge1' arte di Wagner, eravamo fuori di noi al ritrovare Wa-gner ornato di « virtù » tedesche...

« Io penso di conoscere bene i wagneriani; sono"vissuto,, con tre generazioni di essi, dal defunto Brendelche scambiava Wagner con Hegel fino agli " idealisti,, dei"Bayreuther Blàtter,, che scambiano Wagner con sestesso; ho sentito ogni sorta di confessioni di " belleanime ,, su Wagner. Un regno per una parola sensata!In verità, una compagnia da far rizzare i capelli. Nohl,

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La Germania ecc.

Pohl, Kohl, e teste di cavolo all'infinito ! Non vi mancanoaborti di nessun genere, neppure antisemiti. Povero Wa-gner ! Dov'era capitato ! Fosse andato almeno fra i por-ci ! Ma fra i tedeschi!.... » (1)

« Quando finalmente ebbi fra mano il libro compiuto- con grande meraviglia d'un malato grave com'ero io -

ne mandai, tra l'altro due esemplari anche a Bayreuth.Per un miracolo d'intelligenza del caso, nello stessotempo ricevetti un bell'esemplare del " Libretto,, delParsifal con questa dedica di Wagner: " Al suo caroamico Federico Nietzsche, Riccardo Wagner, consigliereecclesiastico,,. In quest'incrocio di due libri mi parvedi sentire qualcosa di fatidico. Non era, quasi, il rumoredi due spade che s'incrociassero ? Ad ogni modo,n'ebbino tutti e due l'impressione: poichè tutti e duetacemmo. In quest'epoca apparvero i primi numeri deiBayreather Bldtter ; compresi per che cosa era statoormai tempo. Incredibile! Wagner era diventato pio... » (2)

Questo duello spirituale rappresenta il punto d' inter-secazione di due grandi tendenze contrarie del secolo:il romanticismo che finisce con Wagner, il nuovo pa-ganesimo che comincia con Nietzsche. D'ora in avantiNietzsche avrà tre grandi nemici : il pessimismo diSchopennauer, la musica romantica di Wagner, e la cul-tura tedesca. Mettiamo in chiaro questo problema: chevuol dire cultura ? Significa quel complesso di correntiintellettuali, estetiche, economiche e sociali che fannoassurgere un popolo ad un'epoca di splendore. Si parladi cultura ellenica, latina, cultura della rinascenza, delsecolo di Luigi XIV in Francia, o del secolo XVIII, e

(1) Dall'Ecce Homo.(2) Dall'Ecce Homo.

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Vittorio Righetti

si parla - mai tanto come ora si è abusato di questaparola - di cultura moderna, di cui gran parte del meritorisalirebbe alla Germania. Che ne pensa F. Nietzsche ?« Riconosciamo la nostra miseria: noi siamo privi dicultura. I nostri pensieri e i nostri atti non sono rettidall'autorità di niun stile; l'idea stessa di una simileautorità sembra perduta per noi. Abbiamo perfezionatoin maniera straordinaria le discipline del sapere, e sembrache abbiano dimenticato che ce n'è altre.

« Noi possiamo descrivere i fenomeni della vita, tra-durre l'universo in un linguaggio astratto, e ci accor-giamo appena che descrivendo, traducendo così, noiperdiamo la realtà dell'universo e della vita ».

« La scienza esercita sopra noi una " azione barbariz-zante ,,, scrive Nietzsche; egli scruta questa azione:

« L'essenziale di ogni scienza è divenuto accessorioo manca del tutto. Lo studio delle lingue - senza ladottrina dello stile e la retorica. Gli studi Indiani -

senza la filosofia.« L'antichità classica - senza sospetto dei vincoli

che legano ogni cosa agli sforzi pratici.« Le scienze della natura - senza quella efficacia

benefica rasserenante che Gothe trovava in esse. LaStoria- senza l'entusiasmo.

« Brevemente, tutte le scienze senza il loro ufficiopratico, cioè studiate altrimenti da quel che studiereb-bero uomini veramente coltivati. La scienza come me-stiere per mangiare. »

Dove c'è una cultura, c'è uno stile architettonico,artistico, letterario, c'è una religione ed una filosofia,ciò vale a dire una interpretazione profonda del misterouniversale.

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La Germania ecc. 25

Ma dov'è la nostra arte ? Si riassume nella storiacritica dell'arte per i saggi e nel futurismo per i pazzi.Qual'è il nostro stile? L'imitazione scimmiotesca delpassato. Dov'è la nostra religione ? Ciò vale a dire lanostra più alta idealità ? L'adorazione del Dio Danaro.Qual'è la nostra filosofia ? Povera e nuda vai filosofia!Non ci resta che la metafisica. Ma neppure! Ci restalo studio della metafisica.

Ne viene di conseguenza che la nostra civiltà (di cuigran parte del merito risale alla Germania) è una civiltàdi stucco, scimmiottaggine mal riuscita di altre civiltà,ne viene di conseguenza che la nostra vita non è che unaparodia della vita altrui: « Del paese della cultura :

« Troppo m'addentrai nell'avvenire: fui colto da unbrivido d'orrore. E quando mi guardai intorno, vidiche il tempo era il mio solo contemporaneo.

« Allora volai a ritroso, verso la patria, rapidamente:così venni a voi, o esseri del presente, nel paese dellacultura.

« Per la prima volta ebbi per voi uno sguardo e undesiderio sincero: in verità io venni con un desiderioansioso nel cuore.

« Ma come ciò m'accadde? Grande era la miaangoscia, e pur fui costretto a ridere! Non mai ancorail mio occhio avea veduto cosa tanto variopinta e bizzarra!

« Io rideva e rideva, mentre il mio piede ancoratremava, e palpitava il mio cuore: " ma questa è lapatria di tutti i vasi di colore ,, - dissi a me stesso.

« Chiazzati in volto e nel corpo di cinquanta colori,tali appariste alla mia meraviglia, o uomini del presente!

« E con cinquanta specchi intorno a voi che adula-vano e secondavano il vostro gioco di colori!

26 Vittorio Righetti

« In verità, non potreste immaginare, o presenti, unamiglior maschera del vostro proprio volto. Chi potrebberavvisarvi ?

« Tutti impiastricciati coi segni del passato, su cuinuovi segni impresse il pennello : in verità, voi sieteegregiamente difesi contro tutti gli interpretatori di ge-roglifici !

« E se pure alcuno fosse investigatore di reni: comepotrebbe egli credere ancora che voi abbiate reni?Voi sembrate impastati di colori e di cartelle appiccicatel'una sull'altra.

« Tutti i tempi e tutti i popoli si rispecchiano neivostri veli : tutti i costumi e tutte le credenze nei vostrigesti.

« Chi strappasse dai vostri volti i veli e i mantellie i colori e i gesti non si troverebbero fra le mani altroche uno spauracchio d'uccelli.

« In verità, io stesso sono 1' uccello impaurito, chevi scorse una volta nudi e senza colori; e io volailontano, quando la vostra carcassa mi fè cenni d'amore.

« Preferirei essere operaio nell'inferno, tra le ombred'una volta !

« Poichè gli abitatori degli inferi sono più saldi diVoi ! Sì, questa è l'amarezza delle mie viscere; che ionon possa tollerarvi nè nudi nè vestiti, o uomini delpresente!

« Tutto ciò che v'ha di più sinistro nell'avvenire,tutto ciò che fin qui ha incusso terrore agli uccelli svolaz-zanti e smarriti è assai un tristo della " realtà ,, vostra.

« Giacchè così voi parlate: " Noi siamo reali in tuttoe senza fede e senza superstizioni ,, : - ecco di che vigloriate!

« Oh come mai potreste credere, o multicolori, diessere un'immagine dipinta di tutto ciò che fu creduto ?

« Voi siete confutazioni viventi della stessa fede, voisiete i distruggitori di tutti i pensieri. Indegni di fedeio vi chiamo, o reali !

« Tutti i tempi cozzano I' un contro l'altro nei vostrispiriti: e i sogni e le chiacchiere di tutti i tempi furoncose più solide del vostro esser desti!

« Sterili voi siete: per ciò vi fa difetto la fede. Machi sente l'impulso a creare ebbe sempre i sogni pro-fetici e amò i pronostici degli astri e tenne fede allafede! » (1)

Così Nietzsche. Però distinguiamo: non ha veramentetutto questo lavorio moderno di forze in movimento,scopo o valore alcuno ?

Dio mi guardi dal crederlo. La modernità ha studiatole forze della natura e l'ha assoggettata al dominio del-l' uomo. Dobbiamo con tutte le nostre forze ammiraree promuovere questa applicazione paziente e rigorosadell'attenzione umana allo studio delle leggi e dei feno-meni della materia sensibile. Nessuna diligenza più mi-nuziosa e più pedante sarà inutile in questo caso. Siamonel dominio dell'analisi scientifica.

Ma che cosa hanno fatto i tedeschi ? Non si sonoaccorti che vi è un tutt'altro campo della nostra attivitàspirituale, in cui deve dominare la sintesi, ed hanno ap-plicato ai fenomeni dello spirito un metodo che eraottimo e giustificabile nello studio delle realtà esteriorie così invece dell'arte abbiamo avuto l'analisi dell'arte,invece di una letteratura, lo studio critico della lettera-

(1) Così parlò ZARATHUSTRA, Del paese della cultura.

La Germania ecc. 27

28 Vittorio Righetti

tura, invece di creare noi coi nostri petti ed i nostricervelli una storia gloriosa e forte, ci siamo immiseritinello studio della storia.

Per concludere, invece di una civiltà di creazione,ne abbiamo avuta una di critica e di scetticismo. E que-sto fu in gran parte merito dei tedeschi. Ma le fontidell'arte e della poesia non sono del tutto essiccate neipaesi luminosi al di qua delle alpi, può essere che un'artenuova ed una nuova vita si risvegli con la vittoria.

Poichè questa vittoria sarà soprattutto una libera-zione dello spirito. La personalità umana imprigionatanei reticolati della burocrazia ed in quelli della coltura,bisogna riabbia i suoi diritti. In questo, Nietzsche si ètrovato in consonanza coi più eletti geni della razza la-tina. Così si esprimeva nel Crepuscolo degli Idoli:

« Ho parlato dello spirito tedesco: ho detto che essodiventa sempre più grossolano, più volgare. Basta ? Infondo in fondo è un'altra cosa che mi spaventa: comela serietà tedesca, la profondità tedesca, la passione te-desca per le cose dello spirito diminuiscono sempre.La passione si è trasformata e non solo I'intellettua-lità. Mi avviene di avvicinarmi di tanto in tanto alleUniversità tedesche: quale atmosfera regna tra questieruditi, quale spiritualità vuota, soddisfatta di se ed attie-pidita !

« Si farebbe un grave errore se si volesse obbiet-tarmi la scienza tedesca - e sarebbe una prova di piùche non si è letto una sola riga di me. Da diciott'anniin qua non ho mai cessato di mettere in luce l'influenzadeprimente del nostro scientifismo attuale sullo spirito.La dura schiavitù alla quale l'immensa vastità dellascienza moderna condanna oggi ogni individuo è una

La Germania ecc. 29

delle ragioni principali per cui delle nature più piena-mente più riccamente dotate non trovano più educa-zione ed educatori che loro siano conformi. Niente fapiù soffrire la nostra coltura che questa abbondanza difacchini (eruditi incoscienti) e di umanità frammenta-rie; le nostre Università sono loro malgrado, le vereserre calde per questo genere di deperimento nel suoistinto. E tutta 1'Europa comincia di già ad avveder-sene - la grande politica non illude nessuno... La Ger-mania è considerata sempre di più come il " paese piat-to,, (pais plat) dell'Europa ». (1)

L' Europa non se n'è avveduta, e la cultura tede-sca invase le università europee. < E dappertutto dovegiunge la Germania corrompe la cultura », così ha dettoF. Nietzsche. E nel caso Wagner:

« Dopo che un nuovo animale devasta le vigne dellospirito tedesco, voglio parlare del verme dell' Impero, ilcelebre " Rinoceronte ,,, più una sola delle mie paroleè compresa ».

Secondo Nietzsche dunque la grande vittoria tede-sca del 1870 sulla Francia sarebbe stata una rovina perla coltura tedesca, non per quella francese. « Non è chedopo la guerra che lo spirito è stato liberato in Fran-cia ». Le quattro Considerazioni inattuali sono conse-guenza diretta di questo modo di sentire e di pensare...

« Nella terza e nella quarta Considerazione inoppor-tuna come indici d' un concetto superiore di coltura, delristabilimento del concetto di "cultura ,,, sono oppostidue casi di egoismo, di educazione di se stessi, due tipiper eccellenza fuori del loro tempo, pieni di sovrano

(1) Dal Crepuscolo degli Idoli.

disprezzo per tutto ciò che intorno a loro si chiamavaImpero ,,, " cultura ,,, " Cristianesimo ,,, Bismarck ,,,

" successo ,,: dico Schopenhauer e Wagner, oppure, conuna sola parola, Nietzsche.

« Il primo di questi quattro attentati ebbe un successostraordinario. Il rumore che fece fu, in ogni senso, ma-gnifico. Avevo toccato una nazione vittoriosa nel suopunto debole, dimostrando che la sua vittoria non eraun avvenimento nella storia della cultura, ma forse forse,era tutt'altra cosa... » (1)

« La Germania si preparava a inaugurare la nuovauniversità di Strasburgo; questa apoteosi dei professorisopra una terra conquistata dai soldati colma d'indi-gnazione Federico Nietzsche. Egli vuole indirizzare aBismarck un pamphlet " sotto forma di interpellanza alReichstag ,,. I nostri pedanti, chiederà, hanno il dirittodi andarsene a trionfare a Strasburgo ? I nostri soldatihanno vinto i soldati francesi, e ciò è glorioso. Ma lanostra cultura ha forse umiliato la coltura francese ?Chi oserà dirlo ? » (2)

Dall' Ecce Homo citerò un passaggio nel quale cri-tica severamente il "Deutschland iber alles ,, (La Ger-mania sopra tutto) molto prima dei francesi e degliitaliani.

« Ma qui nulla m'impedirà di diventare rude e didire ai tedeschi un paio di dure verità: altrimenti chilo fa? Parlo della loro impudenza " in historicis ,,. Nonsolo gli storici tedeschi hanno completamente perdutola larga veduta del cammino dei valori della cultura,non solo essi, quanti sono, sono dei buffoni della po-

(1) Dall' Eece Homo.(2) D. HALESY, Vita di F. Nietzsche.

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La Germania ecc. 31

litica (o della chiesa): ma questa larga veduta è a di-rittura proscritta da loro. Bisogna essere innanzi tutto" tedeschi ,,, bisogna essere della " razza ,,; poi si po-trà decidere su tutti i valori e i non valori "in histo-ricis ,,, si potrà determinarli... " Tedesco,, è un argo-mento; " la Germania, la Germania sopra ogni cosaun principio; i germani sono " l'ordine morale,, nellastoria; in rapporto all' " imperium romanum,, i depo-sitari della libertà, in rapporto al secolo XVIII i restau-ratori della morale, dell' "imperativo categorico,, ...C' è una storiografia germanica dell'Impero, ce n'è per-fino, temo, una antisemita; c'è una storiografia di cortee il signor von Treitschke non si vergogna... Pocotempo fa un giudizio da idiota " in historicis ,,, una frasedell'esteta svevo Vischer, fortunatamente morto da poco,fece il giro dei giornali tedeschi come una " verità,, chedovesse essere accettata da tutti i tedeschi; " il rinasci-mento e la riforma, formano un tutto: la rigenerazioneestetica e la rigenerazione morale ,.

« Simili frasi mi fanno perdere la pazienza e mi vienevoglia, sento anzi il dovere di dire una buona volta aitedeschi tutto ciò che hanno già sulla coscienza.

« Hanno sulla coscienza tutti i grandi delitti controla cultura commessi nei quattro ultimi secoli... E sem-pre per lo stesso motivo: per la loro innata viltà difronte alla realtà, che è anche viltà di fronte alla verità,per la loro mancanza di sincerità che divenuta in essiun istinto, per "idealismo,, . . . I tedeschi hanno pri-vata 1' Europa dei frutti, del significato dell' ultimo gran-de periodo del rinascimento in un istante in cui un or-dinamento superiore dei valori, in cui i valori nobili cheaffermavano la vita, che garantivano l'avvenire, trionfa-

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vano al posto dei valori contrari, dei valori di deca-denza; e trionfavano fino negli istinti di coloro che visi trovavano. Lutero, questo accidente d' un frate, haristabilito la chiesa e, ciò ch' è mille volte peggio, ilcristianesimo, proprio nel momento che soccombeva...Il cristianesimo, la negazione della volontà di vivere di-venuta religione.. . Lutero, un frate impossibile, che, inconseguenza di questa sua " impossibilità,,, assalì lachiesa e conseguentemente la ristabilì... I cattolici avreb-bero ragione di celebrare feste in onore di Lutero, dicomporre commedie in suo onore. " Lutero e la rige-nerazione morale,, ! Al diavolo tutta la psicologia! Sen-za dubbio, i tedeschi sono degli idealisti.

« Già due volte, quando con immenso valore e conuno straordinario sforzo su se stessi avevano appenaraggiunto un modo di pensare onesto, preciso, perfet-tamente scientifico, i tedeschi hanno saputo trovare dellescappatoie verso l'antico " ideale ,,, conciliazioni traverità e " ideale ,,, insomma, delle formole che des-sero diritto a ricusare la scienza, diritto alla menzogna.Leibnitz e Kant - due grandissimi intoppi all'onestà in-tellettuale d' Europa!

« Finalmente, quando sul ponte tra due secoli di de-cadenza apparve una "force majeure ,, di genio e divolontà, forte abbastanza per fare dell' Europa un' unitàpolitica ed economica, i tedeschi con le loro " guerred'indipendenza ,, impedirono all' Europa di sentire il si-gnificato, il meraviglioso significato dell'esistenza di Na-poleone.

« Perciò essi hanno sulla coscienza tutto ciò cheavvenne poi, che oggi è: la malattia, la sragionevolezzapiù contrarie alla coltura: il nazionalismo, questa " né-

vrose nationale ,, di cui soffre 1' Europa, questa prolun-gazione all' infinito della divisione dell' Europa in pic-coli stati, della piccola politica: hanno privato 1' Europaperfino del suo proprio significato, della sua ragione:1' hanno condotta in un via senz' uscita. Chi, all' infuoridi me, conosce una via d'uscita da questo vicolo cie-co ?... Un compito abbastanza vasto per legare dinuovo i popoli ?... » (1)

« E in fine, perchè non dovrei esprimere il mio so-spetto ? Anche nel mio caso i tedeschi faranno di nuovoil possibile perchè da un formidabile destino nasca untopo. Finora si sono compromessi con me e dubitoche, in avvenire, facciano di meglio. Ah, come desiderod'essere in ciò un falso profeta!. .. I miei lettori e udi-tori naturali sono già dei russi, degli scandinavi, deifrancesi; lo saranno sempre di più ?I tedeschi sonorappresentati nella storia della conoscenza soltanto danomi equivoci, hanno prodotto sempre soltanto degli" incoscienti,, falsi monetari (questa parola calza perFichte, Schelling, Schopenhauer, Hegel, Schleiermacher,come per Kant e per Leibnitz; sono tutti dei semplicifabbricatori di veli; costoro non devono aver mai l'onoredi vedere confuso in uno con lo spirito tedesco il primospirito retto che appare nella storia dello spirito quellospirito in cui la verità fa giustizia dei falsi monetaridi quattro millennii.

« Lo" spirito tedesco ,, è per me, aria viziata; respirodifficilmente in vicinanza di quella rozzezza in "psy-

(1) Dall' Ecce Homo. In questo Nietzsche riprende la tesi di Goe^the,il grande cosmopolita. Quando Napoleone invase la Germania ed apparvein presenza sua a Weimar, il poeta gli disse: « Ecco l'uomo più granded' Europa ».

La Germania ecc. 33

chologicis,, divenuta istinto, ch'è tradita da ogni parola,da ogni atteggiamento d' un tedesco. Essi non hannomai attraversato un secolo XVII di severo esame di sestessi, come i francesi; un La Rochefoucauld, un De-scartes sono cento volte superiori per lealtà ai primifra i tedeschi; i quali, fino ad oggi non hanno avu-to un solo psicologo. Ma la psicologia è quasi la mi-sura della parità o impurità d' una razza... E se nons'è neppure puliti, come si potrebbe avere della pro-fondità ? Con i tedeschi, come con le donne, non siarriva mai al fondo; non ne hanno, ecco tutto. Maper ciò non si è neppure superficiali. Ciò che in tede-sco si chiama "profondo,, è precisamente quella roz-zezza d' istinti contro se stessi di cui sto parlando:non si vuole rendersi chiaro conto di se stessi. Nonpotrei proporre la parola " tedesco,, come moneta in-ternazionale per esprimere questa depravazione psico-logica? (1)

A misura che Nietzsche avanzò nella sua evoluzionepsicologica, si allontanò sempre più dai tedeschi edesaltò la cultura francese. Si vantava già dagli annidella giovinezza di essere di origine polacca, dei contiNitzki, e nell'Ecce Homo aggiunse:

« In grazia della mia origine il mio sguardo puòspaziare al di là di ogni punto di vista puramente lo-cale, puramente nazionale; non mi costa nessuna fatical'essere « un buon europeo ».

D'altra parte sono forse più tedesco io di quelloche potrebbero esserlo i tedeschi d'oggi, che sono sem-plici tedeschi dello Impero, io, 1' ultimo tedesco anti-

(1) Dall'Ecce Homo.

34 Vittorio Righetti

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-politico. Eppure, i miei antenati erano nobili polacchi:molti istinti di razza mi sono rimasti nel sangue; chisa ? forse anche il liberum veto. Se penso quante volte,in viaggio, sono preso per polacco, e proprio da po-lacchi, e quant'è raro invece che mi prendano per te-desco, sono quasi tratto a credermi soltanto tinto quae là di germanismo ».

Ed altrove: « Non c'è malinteso peggiore che cre-dere i grandi successi delle armi tedesche significhinoqualche cosa in favore di questa coltura: a dirittura lasua vittoria sulla Francia...

« E sempre ad un piccolo numero di vecchi autorifrancesi ch' io ritorno: io credo soltanto alla colturafrancese, e tutto ciò che si schiama " cultura,, in Eu-ropa al di fuori di quella mi sembra un equivoco; pernon parlare poi della cultura tedesca... »

A riprova di tutto ciò sta il fatto che Nietzsche fuconosciuto prima in Francia ed in Danimarca che inGermania.

Ad Ippolito Taine, il più grande critico francese delsecolo XIX spetta la gloria di avere per il primo rico-nosciuto l'alta portata sociale della sua opera; fu fattoconoscere poi da Georg Brandes in Danimarca e daCarlo Spitteler in Isvizzera, in Germania non fu cono-sciuto che dopo morte.

« E perchè non dovrei andare fino in fondo ? Mipiace di far piazza pulita. E anzi il mio orgoglio, d'es-sere tenuto per il dispregiatore dei tedeschi "per eccel-lenza ,,. La mia diffidenza verso il carattere tedescol'ho espressa già a 26 anni (terza « Inopportuna », pag.71) : per me, i tedeschi sono qualche cosa d' impossi-bile. Se tento di immaginare un uomo che ripugni a

tutti i miei istinti, ne salta fuori sempre un tedesco.La prima cosa che osservo, quando scruto un uomofino nell'anima, e s'egli ha il senso della distanza, seosserva da per tutto il rango, il grado, la gerarchia frauomo e uomo, se sa distinguere: questo fa il "gen-tilhomme,,; in tutti gli altri casi si rientra, senza spe-ranza, nel vasto e, ahimè! tanto bonario concetto di"canaille ,,. Ma i tedeschi sono "canaille,,: ahimè !sono tanto bonarii... Trattando con i tedeschi, ci siabbassa; il tedesco mette alla pari... Se prescindodalle mie relazioni con alcuni artisti, sopratutto conRiccardo Wagner, posso dire che non ho passato una solaora buona fra i tedeschi... Posto che lo spirito piùprofondo di tutti i secoli apparisse fra i tedeschi, unaqualche salvatrice del Campidoglio crederebbe che lasua bruttissima anima avesse almeno altrettanto impor-tanza quanta quella... Io non posso sopportare questarazza con cui si è sempre in cattiva compagnia, chenon ha dita per le sfumature - povero me! Io stessosono una sfumatura che non ha alcuno spirito nei piedie che non sa nemmeno camminare...

« In fondo, i tedeschi non hanno piedi; hanno sol-tanto gambe...

« Ai tedeschi manca completamente il concetto dellaloro volgarità, e - questo è il colmo della volgarità - nonsi vergognano neppure di essere semplici tedeschi. (1)E nel Nietzsche contro Wagner:

« Ancora adesso la Francia è il rifugio della piùintellettuale e più raffinata coltura che ci sia in Europa,essa resta la grande scuola del buon gusto: Ma biso-

(1) Dall'Ecce Homo.

Vittorio 1ighett36

gna saperla scoprire questa " Francia del buon gusto ,,.La Gazzetta della Germania del Nord per esempio, oalmeno quelli di cui essa è l'organo, chiamano i fran-cesi: " Barbari ,,. Per conto mio, cerco il continente nero,dove si dovrebbe liberare gli schiavi, nelle vicinanzedella Germania del Nord ».

In un momento di sangue freddo e di indifferenza,così caratterizza egli e definisce le qualità ed i pregidel carattere tedesco:

« Io conosco forse i tedeschi e forse ho il dirittodi dir loro alcune verità. La nuova Germania rappre-senta una forte dose di capacità trasmesse ed ereditate,in modo che, per un certo tempo, essa può spenderesenza calcolare il suo tesoro di forze accumulate. Nonè un'alta cultura che ha cominciato a dominare conessa, ancora meno un gusto delicato, una nobile "bel-tà,, degli istinti; ma sono delle virtù più virili di quelleche potrebbe offrire un altro paese d'Europa. Moltobuon coraggio e rispetto di sè stessi; molta sicurezzanelle relazioni e nella reciprocità dei doveri, molta at-tività e pazienza ed una sobrietà ereditaria che ha piùbisogno di sprone che di freno. Aggiungo che qui siobbedisce ancora senza che 1' ubbidienza umilii... enessuno disprezza il proprio avversario...

« Vedete che io non cerco altro se non di rendergiustizia ai tedeschi: in ciò non vorrei mancare a mestesso - bisogna dunque che io faccia loro le mie ob-biezioni: Si paga caro la fortuna di arrivare al potere - ilpotere inebetisce... I tedeschi venivano chiamati ungiorno un popolo di pensatori: io mi domando se, ge-neralmente parlando, pensano ancora oggigiorno. I te-deschi si annoiano ora dello spirito, i tedeschi ora non

La Germania ecé. 37

si fidano dello spirito. La politica assorbe tutta la se-rietà che si potrebbe impiegare in occupazioni veramentespirituali. " La germania, la Germania sopra tutto,, iocredo bene che là fu la fine della filosofia tedesca...Ci sono dei filosofi tedeschi? Ci sono dei poeti te-deschi ? Ci sono dei buoni libri tedeschi ?

« Questa è la domanda che mi si fa all'Estero: " Econtinua ,,: ciò che potrebbe essere lo spirito tedesco,chi non vi ha già fatto delle riflessioni profondamentedolorose ! Ma questo popolo si è incretinito a piacereda duemila anni. In nessun luogo si è tanto abusatocome qui dei due potenti narcotici europei: L'alcooled il cristianesimo. Recentemente ne fu aggiunto unterzo, bastante da se stesso a finire la rovina di ognipiù sottile ed ardita nobiltà di spirito, voglio parlare dellamusica, della nostra musica tedesca fangosa ed infan-gata. Quanta pesantezza triste, quanta paralisi, umidità,vesti da camera, quanta birra vi è ancora nell'intelligenzatedesca ». (1)

Nessuno più di lui odiò quella pesantezza e quellaschiavitù intellettuale con quella mancanza di psicologiae di « savoir-vivre » che rende i tedeschi così antipaticial buon gusto francese: « Se a ciò s'aggiunge il biso-gno addirittura bestiale dei vecchi tedeschi e non sol-tanto dei vecchi di bere dopo i pasti, si capirà anchedonde proviene lo spirito tedesco: dai visceri ipocon-drici... Lo spirito tedesco è una indigestione, non ar-riva mai a fondo di nessuna cosa ». Nel Crepuscolodegli Idoli aveva già scritto: « Imparare a pensare:nelle nostre scuole se n'è perduta completamente la

(1) Dal Crepuscolo degli Idoli.

3aVittorio Pighetti

La Germaniaecc. 39

nozione. Anche nelle Università tra gli eruditi di filo-sofia propriamente detti, la logica come teorica, praticae mestiere, comincia a sparire. Si leggano dei libri te-deschi: non ci si ricorda neanche più di lontano cheper pensare ci vuole una tecnica, un piano di studi,uno sforzo di dominare la materia, che 1' arte di pen-sare dev'essere imparata, come la danza, come una spe-cie di danza.. . Chi tra i tedeschi conosce ancora peresperienza questo leggero brivido che fa passare pertutti i muscoli il piede leggero delle cose spirituali. Larigida balordaggine del gesto intellettuale, la mano pe-sante al tatto ciò è tedesco a un punto, che all' Este-ro lo si confonde collo spirito tedesco in genere. Iltedesco non ha tatto per le " nuances,, (finezze). Ilfatto che i tedeschi poterono sopportare i loro filosofi,prima di tutti questo storpio delle idee, il più intristitoche ci sia mai stato, il grande Kant, dà una ben pic-cola idea dell'eleganza tedesca. >» (1)

L'opera del Nietzsche si svolse quasi tutta fuoridella Germania. Più cresceva la sua attività intellettualee più sentiva bisogno dei paesaggi sereni e solari delmezzogiorno. Lo Zarathustra fu scritto parte in Enga-tina (Svizzera Romancia) e parte in Italia, a Genova eda Roma. In Italia pure fu scritta Aurora, La GaiaScienza, 1' Umano troppo Umano. Le ultime opere fu-rono scritte in un bello autunno a Torino. Venne finoal punto di asserire che il genio non poteva svolgersiche in climi secchi e sereni come quelli del Mediter-raneo: Atene, Firenze...

Dissipato 1' incanto della musica Wagneriana, la mu-

(1) Dal Crepusculo degli Dei.

sica sua preferita fu quella francese e quella Italiana, enon parlò più che di Bizet, Rossini, e sopratutto diBellini. Anzi per gli Italiani ebbe una parola speciale,una parola profetica. Nella prefazione al Nietzsche con-tro Wagner si legge: « Si comprenderà per es., chequesto è un saggio per i psicologici, ma in nessunmodo per i tedeschi... Ho i miei lettori dapertutto, aVienna, a Pietroburgo, a Copenhagen, a Parigi, a Stoc-colma, a New-York, non li ho nel paese piatto dell'Eu-ropa, in Germania... Ed avrei anche una parola a direai signori italiani, che amo tanto che io... Quousquetandem, Crispi... Triplice Alleanza: Con 1' Impero unpopolo non fa mai che una " mesalliance,, (matrimo-nio morganatico) ». Questo fu detto nel 1899, gli ita-liani non lo compresero che nel 1915: 26 anni dopo.

Il genio è profeta.Nessuno meglio di lui bollò a sangue 1' ipocrisia

nauseante dei principi Hoenzollern, quando sottopon-gono alla protezione di Dio la loro prepotenza e quandoinvocano la Divina Provvidenza in soccorso di quelleopere che sono prodotte dall' abuso più vergognosodella forza bruta.

« Se possedessero almeno una piccola dose di pietà,un Dio che guarisce a tempo un forte raffreddore, eche fa entrare in vettura quando viene a piovere a ca-tinelle, un Dio così assurdo dovrebbe essere soppressoanche se esistesse. Questo Dio domestico, fattore, mer-ciaiolo, " reporteur ,,, ciambellotto, si finisce per farnel'espressione più bestiale di tutti i casi... La "Prov-videnza Divina,, come ancora oggi l'ammette un terzodei cittadini della " Germania colta,, sarebbe un argo-mento contro Dio, più potente di quello che si potrebbe

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credere. E in ogni caso è un argomento contro i te-deschi ». (1)

Nell'Ecce Homo continua: « In fine dei conti, nelsenso e per la via ch' io m' impongo, c'è un attaccocontro uno " sconosciuto,, più fine di quelli che altripotrebbe facilmente immaginare. Oh ! ho da smasche-rare ben altri " sconosciuti ,, che un Cagliostro dellamusica - e piuttosto, un attacco alla nazione tedescache diventa sempre più oziosa, sempre più poverad' istinto nelle cose dello spirito, sempre più onesta:che continua con un appetito invidiabile, a nutrirsi dellecose più contradittorie, e inghiotte " la fede,, come lospirito scientifico, " l'amore cristiano,, come l'antiseniti-tismo, la "volontà del dominio,, (dell' "Imperocome l'evangile des humbles, senza nessun disturbodella digestione.... Non schierarsi mai da una parte,fra tanti opposti! che neutralità stomatica! che disin-teresse ! Che senso di giustizia in questo palato tedescoche dà uguali diritti a tutti, che trova tutto gustoso...

« Quand' io fui 1' ultima volta in Germania, trovai ilgusto tedesco occupato ad assegnare uguali diritti aWagner ed al "Trombettiere di Sàikkingen ,,. (2)

In questo momento, per esempio, 1' Imperatore diGermania proclama suo « dovere cristiano » di liberaregli schiavi dall'Africa: fra noi altri europei ciò si chia-rebbe semplicemente « tedesco ».

I tedeschi hanno prodotto un solo libro che avessedella profondità ? Manca loro per fino il concetto dicib che sia profondità di un libro. Ho conosciuto deidotti che consideravano profondo Kant; alla corte prus-

(1) Dal Crepuscolo degli Idoli.(2) Dall' Ecce Homo.

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siana temo si consideri profondo il sig. von Treitschke.E se, per caso, ho lodato Stendhal come profondo psi-cologo, m'è successo di trovare dei professori tedeschid' Università che me ne hanno fatto sillabare il nome...

La manifestazione austera e rude della forza è moltomeno ributtante di queste scimiottagini ipocrite. La forzarabbiosa del leone ci fa paura, ma la viscidezza sporcadel serpente ci fa ribrezzo.

Moriremo prima di permettere che 1' alito ribut-tante di questo serpente salga fino a noi. Ci fa troppanausea.

Ogni forza vera e profonda non può essere chesincera - come è sincera la luce del sole. Se abbiamocolto il nostro nemico nella menzogna, l'abbiamo coltonella debolezza, nella decadenza; poichè chi è forte nonmente. Questo lo sa qualunque buon Ufficiale con unasciabola al fianco ed un revolver in pugno. Chi è fortenon mente. E perchè lo farebbe ? Gli aristocratici grecisi appellavano: « noi veritieri »: la sincerità è la mo-rale dei nobili. Nietzsche fu per eccellenza un campionedella verità, la disse in ogni occasione, in ogni tempoe sopportò tutte le terribili conseguenze del suo ardire.Restò senza amici e senza compatrioti, visse solo emorì solo, abbandonato dai più intimi, misconoscinto daidiscepoli. Lui è quel cavaliere di Dfilrer, al quale egliaveva paragonato Schopenhauer: « uno spirito che sisente solo, disperatamente solitario, non saprebbe eleg-gere un simbolo migliore, di quel cavaliere di Direr,che, solo col suo cavallo e col suo cane, segue impas-sibilmente il suo cammino di terrore, senza cura deisuoi orribili compagni e senza speranza tuttavia. Il nostroSchopenhauer fu questo cavaliere di Diùrer: gli man-

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cava ogni speranza, ma voleva la verità. Il simile di luinon esiste ».

Nell' ultimo biglietto inviato al suo grande criticoOeorg Brandes si sottoscrisse: « Il crocifisso ».

La pazzia che ottenebrò gli ultimi anni della suavita diede appiglio ad una critica ignorante e preten-ziosa per pretendere che tutta o gran parte dell'operasua fosse stata scritta sotto influenze psicopatiche. Ohse questi saggi nella loro chiarezza di spirito sapesserodire delle verità così profonde quale le disse quel pazzogeniale ! È troppo facile refutazione di una dottrina,attribuirla ipsofacto ad una mentalità morbosa. Anchegli spazzini nella strada si calunniano a questo modoe si refutano dandosi a vicenda del pazzo. Troppo facile!Rinunciamo ai metodi facili se vogliamo seriamente stu-diare ed imparare qualche cosa. < Per ardua ad astra ».

Il problema Nietzscheano resta là muto ed indecif-frabile come una sfinge; nè il tempo, nè la possibilitàresta a me oggi di tentarne la spiegazione. Ma se iosono pur riuscito a sfrondare qualche apprezzamentotroppo superficiale della critica ed a farvi credere chelà sta un pensatore degno del nostro più grande rispettoe del nostro studio, non crederò di avere speso invanola mia fatica. E non mi sono illuso pensando che siapossibile anche in tempo di guerra, innalzarsi al di sopradi ogni passione troppo partigiana ed ammirare la gran-dezza là dove si trova, ed inchinarsi di fronte al geniolà dove egli soffre e pensa per la grandezza.

Federico Nietzsche è stato uno di questi genii.

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2011