lakersland magazine numero 1

44
LAKERSLAND magazine NEW YEAR SAME GOAL Le 82 partite, gli orari proibitivi, le difese che ballano. Ma siamo ancora qui, a dire che i conti per l’anello si fanno prima di tutto con noi. LAMAR ODOM MAGIC JOHNSON I SEGRETI DE LA TRIANGOLO NEW ORLEANS & CLEVELAND THE GAME OF THE MONTH

Upload: lakers-land

Post on 21-Mar-2016

231 views

Category:

Documents


3 download

DESCRIPTION

Il primo magazine online in italiano dedicato ai Los Angeles Lakers

TRANSCRIPT

LAKERSLANDmagazine

NEW YEARSAME GOALLe 82 partite, gli orari proibitivi, le difese che ballano. Ma siamo ancora qui, a dire che i conti per l’anello si fanno prima di tutto con noi.

LAMARODOM

MAGIC JOHNSON

I SEGRETI DE LA TRIANGOLO

NEW ORLEANS & CLEVELAND

THE GAME OF THE MONTH

LO STAPLES È TROPPO LONTANO PER TE?SEGUI www.lakersland.it PER RESPIRA-RE ARIA DI LOS ANGELES E DI LAKERS.

3LAKERSLAND mAgAziNE

Sempre difficile scrivere l’editoriale di un primo numero, quasi un numero “zero”, soprattutto se non ne hai mai scritti in precedenza. Difficile perché i concetti sono sempre gli stessi,

che si ripetono per qualsiasi tipo di argomento: da una rivista di taglio e cucito ad una di motori, ci sono sempre le promesse di grande impegno, professionalità, compe-

tenza ed un pizzico di originalità che non guasta mai, e dovrebbe essere proprio l’elemento che porterà il lettore a scegliere un prodotto piuttosto che un altro.Bene, noi abbiamo deciso di non volerci minimamente distaccare dal consueto e ripetere punto per punto gli argomenti sopra accennati. Scherzi a parte, cre-diamo che la nostra idea sia davvero originale, creando in Italia un magazine interamente dedicato ad una squadra Nba, i nostri amati Lakers. Tutto questo è possibile grazie alla passione con la quale ci seguite sul nostro sito gemello Lakersland.it, e al seguito sorprendente che sempre attraverso il sito, abbiamo avvertito nei confronti dei colori gialloviola, rendendo così i tifosi Lakers pro-babilmente unici, almeno in Italia.

Quella stessa passione e quella voglia di Lakers che vi, e ci, tengono svegli di notte anche durante una inutile partita di regular season, sono le

stesse che noi abbiamo messo in questo progetto, cercando di offrire un prodotto complementare al sito, con un lavoro che si coordinerà

perfettamente insieme ai ragazzi della redazione di Lakersland.it. An-che perché sono gli stessi…Essendo un lavoro di periodicità mensile, saremo meno “sul pezzo” ri-spetto al sito, ma punteremo più su servizi di approfondimento, che sia-no piacevoli da leggere e che siano di attualità magari anche tra qualche mese, buoni per essere ritirati fuori anche per il solo piacere di leggerli. Ovviamente non mancherà uno sguardo al passato, né tantomeno a tut-to quello che accade nella Nba al di fuori del mondo gialloviola. Per il resto, non vi resta che girare pagina e godervi il nostro lavoro.

Dovrei aver toccato tutti i punti del perfetto primo editoriale, se leggen-do queste righe non vi siete annoiati vuol dire che ho sbagliato qualcosa. Non resta che augurare una buona lettura a voi ed un buon lavoro a tutti i ragazzi della redazione.

“INIZIO VIAGGIO”

IL CAPO REDATTORE

Alan di Forte

6

8

10

24

APPuNTI A CONCLuSIONE DEL PRIMO MESE DI REGuLAR SEASON...DI FEDERICO RAINALDI

“POLIZZA ODOM”DI ALAN DI FORTE

THE MAGIC MANDI MARCO “MAGIC” RAGuZZONI

GAME OF THE MONTHDI DAVIDE MAMONE

SOMMARIO

Numero 1 - Novembre 2010.

SITO INTERNET

www.lakersland-magazine.comwww.lakersland.it

MAGAZINE TEAM PER IL NUMERO 1Alan di Forte - Capo redattore Marco “Magic” Raguzzoni Federico Rainaldi - Davide MamoneRoberto Viarengo - Giuseppe MagnificoLavoro grafico a cura di Marco Weps Pasqua-lotto

SOMMARIO

28

32

36

IL VOLO DEI CALABRONIDI GIuSEPPE MAGNIFICO

CLEVELAND 2010DI ROBERTO VIARENGO

I SEGRETI DELLA TPODI GIuSEPPE MAGNIFICO

Lakersland Magazine è un iniziativa del sito Internet http://www.lakersland.it con lo scopo di divulgare e raccogliere tutto il materiale in esso contenuto. Pertanto ai sensi della legge 62/2001 non può essere considerato un prodotto edi-toriale.

Lakersland è un magazine dedicato agli appassionati di ba-sket NBA, soprattutto per tifosi e simpatizzanti della famosa squadra losangelena. Contiene resoconti, diari mensili e det-

tagli tecnici per permettere anche all’utente meno inserito nelle logiche della pallacanestro di sentirsi partecipe.

Gli articoli e la grafica sono il frutto di notti insonni e di un lavoro meticoloso da parte di tutto il team di lavoro, non ru-bate.

6 LAKERSLAND mAgAziNE

Il Toyota Center di El Segundo è il quartier ge-nerale gialloviola, il luogo segreto dove Kobe Bryant e Phil Jackson preparano, da 10 anni a questa parte, gli assalti al titolo NBA. Una palestra inaccessibile per i tifosi. Il campo dove viene studiato nei minimi dettagli l’attacco a triangolo di Tex Winter.

Sulle pareti campeggiano i banner delle 16 ca-valcate trionfali dei Lakers. In bella vista sono esposti i Larry O’Brien Trophy conquistati du-rante la gloriosa epopea Buss: un monito per i giocatori che, dal rettangolo di gioco, durante ogni allenamento o intervista, possono sem-pre ammirare cotanta gloria. Non è solo sem-plice ostentazione, ma è una vera e propria responsabilizzazione, un assumere la consape-volezza necessaria: in casa gialloviola si gioca esclusivamente per vincere.In questo luogo mistico giocatori e coaching staff non sono soli. Quotidianamente, infatti, sono affiancati dalla stampa locale e nazio-nale. Televisioni, radio e giornali californiani cercano di carpire i segreti del gruppo Lakers. Sono loro che, dopo una serie, anche breve, di vittorie si danno alla prematura organizzazio-ne della parata quantificandone, con calcoli improbabili, il costo; sono gli stessi che, dopo un paio di sconfitte, ipotizzano trade fantasio-se e parlano di ricostruzione.Questi stessi giornalisti, come sottolineato po-lemicamente da tutto l’entourage dei Lakers, hanno leggermente allentato la presa alla vi-gilia della stagione 2010/2011 spostando le loro attenzioni verso South Beach e la Florida, a margine dell’estate più importante dal pun-to di vista mediatico dell’intera storia della Lega. Un pò come se i gialloviola fossero stati prematuramente relegati all’insolito ruolo di comparse nella neonata stagione NBA, detro-nizzati ancor prima che sul campo, sulla carta dal nuovo trio magico di Miami.

APPuNTI A CONCLuSIONE DEL PRIMO MESE DI REGuLAR SEASON...di FEDERICO RAINALDI

É così che nel mese di ottobre, all’apertura del training camp, nonostante il tanto criticato, dai nostri, tour europeo di esibizione, Jackson e soci hanno potuto lavorare con meno pres-sione del solito, senza gli abituali e fastidiosi riflettori puntati addosso. Questa può essere un’importante chiave di lettura per spiegare il convincente avvio di stagione gialloviola che ha messo in luce, oltre ai nomi soliti, l’inseri-mento lampo dei nuovi arrivati. Con il resto della Lega lanciatissimo nel tantivo di firmare LeBron, Bosh, Stoudemire e le altre superstar sul mercato, il g.m. Mitch Kupchak ha potuto lavorare, in estate, con tutta tranquillità per migliorare la rosa dei due volte campioni del mondo.I due principali volti nuovi, Steve Blake e Matt Barnes, si sono presentati benissimo al vernis-sage del nuovo anno frutto di un ambienta-mento facilitato, non solo da quozienti cesti-stici elevati e da tanto lavoro in palestra, ma anche, come detto, dalla minor pressione.

Hanno studiato e bene durante le vacanze, come riferito dai Lakers, l’ex Maryland addi-rittura si è presentato ad El Segundo con una settimana di anticipo rispetto al resto della squadra per dedicarsi, da vero alunno mo-dello, alla conoscenza della triangolo. Fon-damentale in chiave RS, il veterano all’ottavo anno di carriera NBA si è calato perfettamen-te nel ruolo di vice Fisher. Proprio con il co-capitano dei Lakers, Blake si spartirà tutti i mi-nuti in point guard, cercando di far arrivare le gambe del pesce fresche per la post season, ma soprattutto portando dalla panca tanta leadership e difesa. Un giocatore sicuramente meno fisico ed esplosivo di Farmar, partito alla volta di New Jersey, ma sicuramente un vero playmaker, in grado di dettare i tempi dell’at-tacco, dotato di un buon tiro da tre punti e di un’ottima difesa sui pari ruolo avversari.

7LAKERSLAND mAgAziNE

A Matt Barnes sono bastati, invece, un paio di sms scambiati con Kobe e Odom per risolvere i problemi nati sul campo nella passata sta-gione, ma soprattutto per tatuarsi addosso la maglia gialloviola. Lamar l’aveva apostrofato come una “scimmia che salta” prendendo le difese di Bryant, dopo la polemica sfida tra Lakers e Magic dello scorso marzo, ora i tre sono compagni e, come dimostrano le prime gare stagionali, le scorie del passato sono or-mai un ricordo. L’ex Bruins, Barnes, tutto vo-glia di vincere mista ad una cattiveria innata, dopo le discutibili vicende coniugali estive, ha immediatamente assunto i galloni di perfetto uomo panchina, un vero e proprio lusso.Sebbene le due aggiunte sul mercato abbiano bruciato i tempi per l’inserimento in un siste-ma complicato che già in passato aveva uc-ciso, cestisticamente parlando, giocatori del calibro di Payton o Ritchmond, il vero MVP dell’inizio di stagione è forse il terzo “inco-modo” dalla panchina: Shannon Brown. La guardia, al terzo anno a L.A., è sin da ora in corsa per il riconoscimento di miglior sesto uomo dell’anno o comunque di giocatore più migliorato. Shannon, arrivato esclusivamen-te come giocatore fisico e gran saltatore da garbage time, dopo aver festeggiato il titolo vinto in gara 7 ed aver ottenuto la riconferma fortemente voluta, a cifre ristrette per lui, ha passato l’estate in palestra, sottoponendosi a dure sessioni di allenamento, migliorando vi-sibilmente il suo tiro sul tiro. Nel primo mese di RS si è quasi sempre meritato il posto in quintetto nei finali di partita risultando deci-sivo, più che per il suo atletismo, per canestri pesanti dall’arco in momenti fondamentali.L’aggiunta di Barnes e Blake, ma anche la cre-scita di Brown hanno portato non solo nuova ninfa vitale alla panchina, ma anche alle gam-be dei titolari. Fisher e Kobe, infatti, posso-no trascorrere molti più minuti sul pino con il ghiaccio sulle ginocchia, senza essere costretti agli straordinari in partite, nelle quali, fino allo scorso anno il loro impiego era “forzato” dalle costanti debacle della second unit.E’ ancora presto comunque per parlare di ar-mata invicincibile o squadra perfetta, dieci

partite di regular season o poco costituiscono un arco di tempo troppo ristretto per emette-re qualsiasi tipo di verdetto definitivo. Sono servite a far presente al resto della Lega che le soluzioni a disposizione di Jackson sono molteplici, se possibile raddoppiate rispetto ai due anni passati. Coach Zen in quella da lui già definita come “the last ride”, quando avrà recuperato dalla lista infortunati il cliente abi-tuale Andrew Bynum, potrà disporre di una serie di armi infinita. I Lakers sono certi che, grazie ad i nuovi e ad una chimica di squadra ulteriormente migliorata eviteranno di arriva-re spenti ed acciaccati all’inizio dei playoffs, cosa che nello scorso mese di aprile, destò pa-recchie preoccupazioni non solo tra i tifosi, ma all’interno dello stesso ambiente gialloviola.L’obiettivo, medio tempore, è quello di preser-vare il più possibile l’impiego delle stelle, Kobe in primis da impiegare con il contagocce e con rotazioni scientifiche, ma anche di chiudere il discorso primo posto ad Ovest. Ora il calenda-rio non è affatto impossibile: fino a gennaio si passerà attraverso molte gare casalinghe e qualche viaggio non troppo proibitivo, nell’at-tesa della tanto chiacchierata partita di Natale e dei test più complessi programmati tra feb-braio e marzo. I Lakers si stanno confermando una squadra esperta, in grado di giocare con le marce e di scalarle a piacimento soprattutto contro avversari da regular season.Difficilmente, un pò per (de)merito dei soliti cali di tensione, innati ed incorreggibili nella mentalità da “stelle holliwoodiane”, un po’ per un livello medio dell’Ovest che, nonostan-te qualche sentenza anticipata, si conferma più alto dell’est, i Lakers potranno compete-re con le potenze dell’Est per la conquista del miglior record della Lega, ma ciò non sembra spaventarli. Conoscendo Phil Jackson, grazie alle sue immani doti da motivatore, si partirà proprio dalla mancata conquista del top seed della NBA ad aprile per dare l’ultima spinta al gruppo nella difesa dell’anello. Discorsi co-munque al momento troppo prematuri.

Quando la scorsa estate le notizie riguardanti l’operazio-ne al ginocchio di Andrew Bynum si facevano sempre più preoccupanti con l’andare delle settimane, fino a

stabilire il ritorno in campo del centro probabilmente nei pressi di Natale (questo dicono gli ultimi aggior-

namenti), in casa Lakers non si sono certo allarmati pensando alla situazione tecnica.Difatti, se da una parte l’organizzazione giallo-viola è seccata per la negligenza di Bynum, che ha posticipato l’intervento di dieci giorni a lu-glio solo per piacere personale, e preoccupata perché il giovane centro non riesce ad avere una stagione libera da infortuni; dall’altra parte tutto

lo staff tecnico, da Jackson in giù, sapeva di po-ter dormire sonni tranquilli grazie alla presenza di Lamar Odom, quasi una polizza assicurativa per gli infortuni di Bynum.Tutta la Nba, e non solo, sa che i veri Lakers sono quelli con Odom di fianco a Gasol, il che non vuol dire che Bynum non faccia parte in modo impor-tante dei losangelini, perché porta comunque un contributo importante, ma non è certo un caso che quando Jackson vuole vincere le partite, di fianco al suo fuoriclasse spagnolo, inserisce Odom, perché libera il post basso del compagno e perché in difesa è un’altra marcia rispetto al “bimbo” con il 17. Non è stato certo un dramma quindi, per Jackson, affidarsi da subito in modo consistente al suo numero 7, considerando an-che che coach Zen non ha mai dimostrato, e pro-babilmente mai avuto, una grande “passione” per Bynum.

Lamar si è così visto aumentare la presenza in campo sui 34 minuti a partita, che sarebbero proba-

bilmente di più se i Lakers non avessero ridotto molte partite a lunghi garbage time proprio grazie alle sue prestazioni. Ciò che ha più impressionato gli appassio-nati gialloviola di questo primo mese di Odom, è stata la sua continuità: raramente si ricorda un mese di re-gular season così costante da parte di Odom in maglia gialloviola. Il talento uscito da Rhode Island sta produ-cendo, nel momento in cui scriviamo, 14.9 punti e 10.8

“POLIZZA ODOM”di ALAN DI FORTE

rimbalzi, con anche 3.7 assist di media. Sono da ricercare in più punti i motivi che spiegano un inizio così forte (novembre non è mai stato il mese di Lamar…) e continuo del newyorkese, sicuramente aiutato dall’essere da subito in forma grazie ai Mondiali giocati a settembre in Turchia, dove Odom ha portato un contributo decisivo nelle gare ad eliminazione diretta, dimostrandosi un’ottima spalla per Durant e alzando la Coppa da co-capitano insieme a Chauncey Billups. Anche Lamar crede che l’ottimo stato di forma sia stato fondamentale, ma non certo l’unico elemento che spieghi le sue prove, che lo hanno visto, nelle prime undici partite, solo due volte sotto la doppia cifra e spesso con impatto determinante: “Mi sento bene, sono in forma. Sto prendendo rimbalzi e provo a fare qualche giocata, specialmente da rimbalzo offensivo, sono attivo e mi sento in fiducia, voglio sentirmi coinvolto già ad inizio match, per trovare ritmo e una posizione in campo che mi permetta di prendere i miei tiri preferiti in qualsi-asi momento; sto giocando in una squadra che ha oramai una chimica affinata e ognuno sa cosa aspettarsi dall’altro”. Questo della chimica oramai altamente sviluppata, è un concetto interessante da non sottovalutare, sul quale infatti Odom torna: “siamo a nostro agio con l’e-secuzione offensiva, tutti quanti oramai abbiamo esperienza di triangolo e i nostri creatori di gioco creano opportunità per tutti”. Ed in effetti a vedere giocare i Lakers la sensazione è proprio di una squadra perfettamente rodata che gira come un orologio svizzero, in un meccanismo nel quale peraltro i nuovi arrivati Blake e Barnes si trovano a meraviglia, come se non avessero fatto altro che giocare questo sistema da anni.La grande novità rispetto alle passate regular season losangeline, è vedere una certa de-terminazione anche in difesa. In diverse partite i Lakers hanno difeso come era raramente successo a novembre, ed anche sotto questo aspetto l’apporto di Lamar è fondamentale, dal momento che Odom è da sempre l’anello forte della difesa di Jackson, sia individualmente che, soprattutto, di squadra, dove si fa apprezzare per raddoppi ed aiuti al momento giusto e nel posto giusto; qualità che, come detto, gli permette di essere in campo nei finali di par-tita grazie anche alla sua versatilità. In passato, infatti, quando le cose dietro non andavano bene, era proprio il numero 7 spesso a dire alla stampa come la difesa non funzionasse e cosa non andasse, ergendosi praticamente a leader difensivo dei gialloviola. Chi conosce bene i Lakers e in particolar modo la vita di Odom, sa che da La-mar c’è sempre da aspettarsi qualche colpo di scena. Per questo ragazzo, oramai 31enne, cresciuto sui playground di New York insieme ad Ar-test, vicino molte volte al perdersi definitivamente sia al liceo, che al college che in Nba e finito ora su uno dei reality più seguiti d’america grazie al suo matrimo-nio lampo con una delle sorelle Kardashian, la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Così, come quando è capace di decidere una gara fondamentale di playoff dopo averne gio-cate due oscene, aspettiamoci prima o poi un calo, magari anche deciso, dell’impatto di Odom sui Lakers, probabilmente in concomitanza col ritorno di Bynum nello starting five e la retrocessione di Lamar a sesto uomo (ruolo mai perfettamente digerito). Ma non preoc-cupiamoci, anche quella fase passerà, e quando conterà davvero, come ora-mai hanno imparato bene Jackson e Kobe e da questa estate anche Team Usa, Odom sarà presente e probabilmente fondamentale, come negli ultimi due playoff dei Lakers, che lo hanno visto eroe positivo spesso nelle gare più im-

THE MAGIC MANdi MARCO “MAGIC” RAGuZZONI

THE MAGIC MAN

12 LAKERSLAND mAgAziNE

DAL TITOLO NCAA AL SECONDO ANELLO NBAEarvin ‘Magic’ Johnson nac-que a Lansing (Michigan) il 14 Agosto 1959, che era un predestinato lo si capì imme-diatamente quando al college un giornalista locale, Fred Sta-bley, dopo aver visto una sua prestazione da 36 punti 18 rimbalzi e 16 assist, gli chiese se poteva iniziare a chiamarlo Magic, dal quel momento fu Magic per tutti ed Earvin ri-mase solo per parenti e amici intimi. La sua carriera è stata piena di successi ma anche di fatti tra-gici. Nel ‘79, dopo aver subito l’e-liminazione ai quarti l’anno precedente, vinse il titolo NCAA contro l’Indiana State di un certo Larry Bird. L’approdo nell’Nba arrivò l’anno seguente, con il pick n.1 venne scelto dai Lakers che astutamente scambiaro-no i diritti su Gail Goodich con gli Utah Jazz in cambio della loro prima scelta poi si rivela la numero 1. Con questa mossa i Lakers cambiarono il destino del-la loro Franchigia. Magic ed LA sembravano fatti un per l’altro, lo showtime di Magic

Earvin ‘Magic’ Johnson nacquE a Lansing (Michigan) iL 14 agosto 1959, chE Era un prEdEstinato Lo si capì iMMEdiataMEntE quan-do aL coLLEgE un giornaLista LocaLE, FrEd stabLEy, dopo avEr visto una sua prEstazionE da 36 punti 18 riMbaLzi E 16 assist, gLi chiEsE sE potEva iniziarE a chiaMarLo Magic, daL quEL MoMEnto Fu Magic pEr tutti Ed Earvin riMasE soLo pEr parEnti E aMici intiMi. La sua carriEra Fu stata piEna di succEssi Ma anchE di Fatti tragici.

a Los Angeles era la miglior cosa che potesse capitare agli Stati Uniti, ai Lakers e al ba-sket. Il primo anno fu subito trion-fale, una cavalcata incredibi-le che porta il rookie Magic a giocarsi subito la finale Nba contro i Sixers di Doctor J. La squadra in quegli anni ave-va il suo faro in Kareem Ab-dul Jabbar, ma l’infortunio in gara 5 al Forum di Inglewood aprì le porte del paradiso al giovane Magic. La storia nar-ra che nel viaggio aereo verso lo Sprectrum di Philadelphia per la decisiva gara 6, Magic si sedette nel posto abitual-mente occupato da Jabbar rassicurando i compagni che anche senza Kareem non ci sarebbero stati problemi per-chè a guidarli ci sarebbe stato lui, Magic. Il nostro 32 partì in quintento nel ruolo di centro e sfoderò, a parer suo, la più grande par-tita della sua incredibile car-riera mettendo a referto 42 punti, 15 rimbalzi e 7 assist, anello Nba ai Lakers e MVP a lui.

13LAKERSLAND mAgAziNE

L’anno seguente complice un infortunio rientrò solo sul finere della regular sea-son. Disputò i play-off contro Houston, i Lakers vennero eli-minati e agli occhi di tutti si capì che Magic non era più lo stesso, tutto quello che pri-ma era facile era diventato difficile e la stampa per que-ste sue opache prestazioni lo ribattezzò addirittura Tragic Johnson. La proprietà non mancò però di rinnovargli la fiducia e gli fece firmare un contratto da favola (per i tempi) di 25 mi-lioni di dollari per 25 anni consegnandogli definitiva-mente le chiavi della squadra.

L’anno dopo, i problemi non terminarono ma anzi i dissidi con coach Westhead diven-tarono sempre più evidenti, tant’è che Magic chiese la te-sta del coach al GM di allora un certo Jerry West. Johnson la ottenne ed in cambio in panchina arrivò, come solu-zione temporanea, il coach in seconda, un certo Pat Riley. La scelta si rivelò azzeccatissima e il connubio con Riley diven-ne indissolubile e i due tra-

sformarono i Lakers nella più grande macchina da canestro della storia. Riley permise a Magic di gio-care il basket che aveva sem-pre desiderato ed I Lakers co-minciarono a volare. Arrivò la seconda finale in tre anni e sempre contro i Sixers di Doc-tor J. La serie terminò 4-2 per i Lakers con un Magic da 13 punti, 13 rimbalzi e 13 assist in gara 6.

HAVE NO FEAR, MAGIC IS HERE

non chiEdErE cosa i tuoi coMpagni possano FarE pEr tE. chiEdi piuttosto cosa tu possa FarE pEr i tuoi coMpagni.

14 LAKERSLAND mAgAziNE

Dopo il trionfo dell’anno precedente i Lakers e Jerry West misero in atto un au-tentico miracolo, Mr. Logo infatti scippò l’ennesima pri-ma scelta del draft ai Cavs in uno scambio di giocatori insi-gnificanti. I Lakers nel 79-80 spedirono Chad Ford e la loro 1a scelta del 1980 in cambio di Butch Lee e la prima scelta Cavs dell’82. Nel 1982 i Lakers scelsero James ‘Big Game’ Worthy. Arrivò la finale contro i soliti Philadelphia 76ers ma questa volta dalla parte della città dell’amore fraterno c’era un certo Moses Malone che sotto le plance avrebbe battagliato con il nostro Kareem, Un cla-moroso sweep portò il titolo a Phila anche se gli infortuni di Nixon, Worthy e McAdoo pe-sarono molto sull’esito finale.

Nella stagione ‘83-’84 i La-kers si ripresentaro ai blocchi di partenza convinti di poter risalire sul tetto del mondo, Jerry West dimostrò nuova-

mente le sue incredibili ca-pacità, spedì Norm Nixon ai Clippers in cambio della pri-ma scelta Byron Scott che per caratteristiche tecniche si spo-sava a meraviglia con il leader dei giallo-viola e permetteva inoltre al nostro 32 di giocare stabilmente da playmaker. Consegnatogli lo spot di poin-tguard full time Magic non tradì le aspettative e raggiun-se la media assist stagionale più alta in carriera 13,1 assist a partita guidando LA alla fi-nali. Questa volta i Lakers si scon-trarono contro i Celtics di Lar-ry Bird. Magic toccò uno dei momenti più bassi della car-riera compiendo brutti errori nei finali di partita e conse-gnando di fatto il titolo a Lar-ry Legend e compagni anche se riuscì a stabilire il record di assist in una finale (21). Gli spettri del passato tornarono ad aleggiare e la maledizione dei Celtics continuava...

DA BIG GAME AL BACk TO BACk

non crEdo chE ci sara’ Mai più un’aLtra point-guard di 206cM chE sorridE MEntrE ti sta uMiLiando.

15LAKERSLAND mAgAziNE

16 LAKERSLAND mAgAziNE

Il 1984-85 e l’ennesima Fina-le contro i Celtics riportarono Magic sul trono Nba, i suoi La-kers dopo il famosissimo ‘Me-morial Day Massacre’ di gara 1 (148-114 per i Celtics) riu-scirono a spuntarla grazie ad uno straordinario Magic e ad un Kareem eccezionale MVP. La maledizione giunse final-mente al termine e solo due dei più forti giocatori di sem-pre, Magic e Kareem, poteva-no riuscire nell’impresa.

All’inizio della stagione 85-86 i Lakers persero Jamal Wilkens (dopo 13 partite) che si ritirò, ma il processo di ringiovani-mento continuava, difatti il front office losangelino pescò dal draft l’uomo di ferro, A.C. Green. La stagione si concluse con l’esclusione dei Lakers ai pla-yoff da parte di Houston con il famosissimo jumper al volo di Ralph Sampson sulla sirena.

L’86-87 fu l’anno della svolta, Magic cambiò il suo modo di giocare e oltre a condurre la

squadra ne divenne anche il terminale offensivo più temi-bile ed efficace, finì la stagio-ne con il record in carriera di 23,9 punti ma comunque 12,2 assist. I Lakers fecero una ca-valcata verso le finali Nba con un Magic Johnson inconteni-bile. I Lakers si scontrarono in fi-nale contro i rivali eterni dei Boston Celtics e Magic compì il suo più grande capolavoro. In gara 4, sotto 105-106 con Kareem in lunetta, errore del 33 ma la sorte decide che era l’anno dei Lakers, un rimpallo consegna la rimessa ad LA con 7 sec sul cronometro, Magic prende la palla e inizia a pal-leggiare, si avvicina all’area dei 3 sec e dalla lunetta fà par-tire il suo ‘Baby sky hook’ che consegna partita e di fatto ti-tolo ad LA e ad un Magic per la terza volta MVP. Il Garden è espugnato e i Lakers volano a Los Angeles a conquistarsi il suo 4 titolo dell’era Johnson.

La vittoria dell’87-88 iniziò nei festeggiamenti dell’anno pri-ma quando alla parata Riley

La priMa cosa chE FacEvo ogni Mattina Era di andarE a vE-dErE i boxscorE pEr sapErE cosa avEssE Fatto quELLa sEra Magic. non riuscivo a pEnsarE a niEnt’aLtro.

( Larry bird su Magic )

17LAKERSLAND mAgAziNE

pronunciò la celebre frase :’I guarantee you next year we’ll win again’ perchè nessun team negli ultimi 19 anni c’e-ra riuscito e il coach era sicu-ro che i suoi Lakers avrebbero rotto l’ennesimo incantesimo. I Lakers capitanati da Magic raggiunsero le 62 vittorie in regular season e nei playoff si sbarazzarono prima di San Antonio (3-0), poi di Utah (4-3) ed infine Dallas che andò più volte vicina all’impresa prima di perdere in una affa-scinante gara 7. In finale, per la prima volta, i Lakers incontrarono i Bad Boys di Detroit, guidati dal piccolo grande uomo Isiah Thomas, che finalmente avevano com-piuto l’impresa di sconfiggere Boston, determinatissimi a far valere la durezza e fisicità del loro gioco la serie di presagi-va molto difficile. Gara 1 al Forum diede subito il vantaggio del fattore cam-po a Detroit, mentre in gara 2 Magic (23 punti e 11 ast), spalleggiato da James Worthy (26), riportò la serie in parità. Dopo le prime 2 gare la se-rie si spostava nel Michigan e Zeke, stranamente presun-tuoso, ebbe la buona idea di dichiarare: ‘Vinciamo le tre partite in casa e saremo cam-pioni’. Nel suo natio Michigan e davanti ai propri genitori, Magic e compagni espugna-

rono subito il parquet avver-sario e si ripresero il vantag-gio del fattore campo. Gara 4 fu dominata da Detroit e gara 5, dove un nervosissimo Ma-gic atterrò l’amico Thomas, portò Detroit ad una vittoria dal titolo. Gara 6 al Forum fu da leggen-da, nel 2° quarto Isiah si infor-tunò alla caviglia ma conti-nuò a giocare disputando una delle più grandi performaces singole a livello di Finale, pra-ticamente su una gamba sola stabilì il record di punti in un quarto (25) e chiuse la gara con 43. In un finale punto a punto Zeke fallì il tiro della vittoria e i Lakers con enorme fatica portarono la serie a gara 7, grazie soprattutto ai 28 punti di Worthy e ai 22 di Magic (11 nell’ultimo quarto). Gara 7: Con un Thomas sem-pre più dolorante, i Lakers riu-scirono a scappare sul +15 ma Detroit ebbe ancora la forza di arrivare a -2 prima che due liberi di Scott consegnassero il titolo ai giallo-viola. James Worthy, autore della sua pri-ma tripla doppia in carriera, fu nominato MVP delle finali. I Lakers e Magic entrarono nella storia del gioco, il back to back, dopo 19 anni, era re-altà ed i Lakers una dinastia invincibile.

18 LAKERSLAND mAgAziNE

La stagione successiva i Lakers si apprestavano ad entrare nella storia, anche se la serie di finale di playoff contro De-troit aveva fatto capire che un nuovo trionfo sarebbe stato difficilissimo per Magic e i La-kers la possibilità di riscrivere i libri di basket dava sicura-mente un significato partico-lare alla stagione. Trascinati ancora da un Ma-gic stratosferico, realizzatore (22,5 pt) e assistman (12,8) ai quali aggiungeva qualche rimbalzo (7,9!!) e caricati dal-la passerella finale di Kareem (al suo ultimo anno), il tutto sembrava aver creato le giu-ste condizioni per ripetersi, ancora. Spazzati via gli avversari nei playoff (3-0 a POR; 4-0 a SEA; 4-0 a PHO), in realtà i Lakers non iniziarono mai la serie con Detroit(0-4), Scott saltò tutta la serie per problemi alla spalla e Magic, a causa

di uno stiramento, non prese parte ad una gara di finale e di fatto giocò su una gamba sola il resto della serie.

Chiusa l’era Kareem, i Lakers puntarono per il ruolo di cen-tro su Thompson (10,1 pt) sperando nella veloce crescita del rookie europeo Divac (8,5) ed inoltre per cautelarsi ancor di più avevano acquisito Big O, Orlando Woolridge che in soli 27 minuti di impiego mise assieme una stagione da ben 12,7 punti. Il mix post Jabbar era perfettamente riuscito, uno strabiliante 63-19 pone-va ancora i Lakers come prima forza Nba, capitanati e trasci-nati come sempre da Mister Showtime: Magic Johnson. I playoff furono una tremenda delusione, il solo Magic (25,2 p - 12,8 a - 6,3 r) e Big Game James giocarono da Lakers e la squadra venne eliminata al secondo turno da Pho.

L’INIZIO DELLA FINE. IL RITIRO DI kAREEM E MJ

19LAKERSLAND mAgAziNE

Nel 90-91 I Lakers iniziarono una piccola rivoluzione che portò al cambiamento del coach più vincente degli ul-timi anni a discapito di Mike Dunleavy. Il rischio era enor-me ma i giallo-viola erano decisi a riprovarci. L’acquisto di Sam ‘The Big Smooth’ Per-kins e Terry Teagle era un se-gnale molto forte, chi voleva vincere doveva passare da LA e Magic a dispetto degli altri anni non era più obbligato ad essere il primo terminale of-fensivo della squadra (19,4 p e 12,5 a). Secondo record in stagione dietro a Portland, nei playoff guidati da un Johnson extra-lusso (ancora primo realizza-tore) arrivarono a disputare una stupenda serie con i Bla-zers contro i quali ebbero la

meglio in 6 partite e dopo un solo anno di assenza si ripre-sentarono alla finali: per Ma-gic si trattava di un record in-credibile, in 12 anni di Nba si apprestava a disputare la sua nona finale. Dopo il Doc, Larry e Isiah sfi-dava l’ultimo campione in or-dine di tempo degli anni 90: Michael Jordan. Dopo l’enorme equilibrio di gara 1 e 2 la serie si spostò al Forum ma MJ (31,4 p e 8,4 a) e compagni non diedero scampo ai giallo-viola anche a causa di partite indecenti di Scott (se non mi ricordo male 0 punti in gara 4) e Green. Il passaggio di consegne da Ma-gic a Michael sembrava immi-nente, ma il nostro 32 (a soli 31) non aveva nessuna inten-zione di abdicare.

20 LAKERSLAND mAgAziNE

Nell’estate del 1991 i Lakers provarono a rafforzare la propria panchina acquisendo Sedale Threatt, playmaker di grande esperienza che vis-se in maglia Lakers i migliori momenti della sua carriera (al suo primo anno in giallo-viola fece registrare la sua miglior annata in carriera: 15,1 pts - 7,2 ast.). Sedale doveva dare il cambio a Magic e nei momen-ti di poca lucidità di Scott af-fiancarlo nel reparto guardie. Purtroppo il 7 Novembre 1991, Magic sconvolse il mon-do intero (e non solo quello sportivo) annunciando il suo ritiro dopo essere risultato positivo al test HIV. Il 32 però non aveva ancora scritto la parola fine alla sua carriera. A furor di popolo venne con-vocato per l’ASG di Orlando e dopo 5 mesi di inattività un Magic tirato a lucido strabiliò il mondo intero, dimostrando

LA SIEROPOSITIVITà, L’OLIMPIADE E IL SuO uLTIMO RITORNO

ancora una volta la sua im-mensa classe. La partita, nettamente domi-nata da Magic e il suo Ovest diventò nell’ultimo quarto una stupenda passerella per il nostro 32.Prima una bomba, poi un’al-tra, poi Isiah vs. Magic, MJ vs. Magic e la famosissima ultima bomba che decretò il finale anticipato della partita.Mi ricordo ancora quella par-tita, tele +2, un meraviglioso Dan Peterson telecronista, in una parola sola, la partita perfetta: 25 punti, 9 assist, 5 rimbalzi, 9-12 al tiro e 3-3 dal-la lunga distanza.Da lacrime agli occhi.Dopo l’eccitante All Star Game, mentre i nostri Lakers cercavano di non sprofondare e si aggrappavano all’ultimo posto play-off ad Ovest, il no-stro Magic, spinto da tifosi e stampa, comunicò la sua deci-sione di partecipare all’Olim-

piade di Barcellona. Magic capì che questa era una squadra speciale, che mai avrebbe avuto un’altra oppor-tunità, doveva assolutamente farne parte, malattia o no, gli spettava di diritto e nessuno al mondo poteva negargliela. Con il suo carisma, la sua clas-se e la sua simpatia Magic prese, assieme ad MJ, le chiavi del Dream Team che cavalcò inesorabile verso un trionfo annunciato. Molta gente, giocatori inclusi, raccontarono che in allena-mento i 5vs5 targati DREAM TEAM siano stati la miglior pallacanestro mai vista su un campo da gioco...12 delle più grandi All Star di tutti i tempi (11 per la verità) che si sfida-vano su un campo da basket, nessuno voleva uscire dal campo sconfitto.Dopo la stupenda parentesi a 5 cerchi, Magic, sentito anche il parere dei suoi compagni di

21LAKERSLAND mAgAziNE

Dream Team, decise di torna-re a vestire la maglia giallo-viola. Durante la preseason (penso contro UTAH) accadde l’ine-vitabile, il 32 si ferì con un piccolo taglio ad una braccio, il terrore negli occhi dei col-leghi fu talmente evidente, che Magic, spinto anche dalle dichiarazioni di Karl Malone (dichiarò che lui e molti suoi colleghi avevano paura di giocare contro di lui, cosa che Magic mai gli perdonò perchè avrebbe preferito sentirsi dire queste cose in faccia durante l’Olimpiade trascorsa assie-me), decise di ritirarsi defini-tivamente. Diventò un grandissimo uomo d’affari , impegnatissimo nel sociale e nella lotta all’AIDS ( http://magicjohnsonenter-prises.com) Nella stagione 1993-94 il co-proprietario Johnson (dona-zione di Buss per quello che ha fatto e rappresenta per i Lakers Magic) vedendo la squadra cadere a picco de-cise di sedersi sulla panchina giallo-viola per cercare di por-tare i suoi Lakers ai play-off, con un record di 28-38 l’im-presa sembrava impossibile. Coach Magic portò i Lakers a 5 vittorie nelle prime 6 par-tite facendo sperare a tutti nell’ennesimo miracolo del 32. Purtroppo, nel momento decisivo, la squadra naufragò con 10 sconfitte consecutive e lo stesso Magic ammise che il ruolo di allenatore non face-va per lui perchè non riusciva a capacitarsi come cose ele-mentari e facili per il Johnson giocatore fossero così difficili e complicate per i suoi atleti. Chiuso in fretta il capitolo al-lenatore, tornò al suo nuovo mondo di uomo d’affari e di

bandiera nella lotta all’Aids ( http://www.magicjohnson.org/home.php ). Magic comunque continuava a giocare a pallacanestro, a fare esibizioni ed era chiaro a tutti che la pallacanestro ri-maneva ancora una parte im-portante della sua vita. Nel 1996 vedendo che ai suoi Lakers mancava pochissimo per tornare ai vertici Nba, a 36 anni e dopo 5 anni di as-senza dai campi Nba, decise di ritornare ancora una volta al basket giocato. Un po’ ap-pesantito rispetto ad un tem-po e meno veloce si stabilì nel ruolo di ala grande, spot sco-perto al tempo, lasciando le chiavi della squadra all’emer-gente Nick Van Exel e a Cedric Ceballos. Il suo esordio con GS fu stra-biliante, in meno di 30 minuti mise a referto 19 punti, 10 as-sist e 8 rimbalzi. I Lakers passarono da un 24-18 ad uno incredibile 53-29 (con Magic in campo 29-11!!!), Magic accumulò buone stati-stiche, in soli 29 minuti mise assieme 14,6 punti, 6,9 assist e 5,7 rimbalzi (tenendo conto di 2 partite nelle quali giocò al max 7-9 minuti a causa di un infortunio e un’espulsio-ne) ma comunque dentro di se non si sentiva più quello di una volta e la sua frustrazione diventò sempre più evidente (un paio di espulsioni di trop-po) e l’eliminazione per mano di Houston fu l’ultima causa che scatenò l’addio definitivo del 32 (nei PO tenne comun-que una media di 15,3 pt - 8,5 rimbalzi e 6,5 assist). Il rammarico diventò ancora più grande quando nell’estate i Lakers acquisirono come free agent Shaquille O’Neal (e pre-sero al draft Kobe Bryant....),

una squadra da 29-11 e con Shaq nel motore unito anco-ra ad un Johnson comunque competitivo probabilmente avrebbe cambiato il futuro giallo-viola e i primi uno-due anni di Kobe avrebbero potu-to finire diversamente... Il problema però era uno solo: Magic era un leader assoluto, era nato per dominare una partita, per guidarla e come tutti i grandi campioni avreb-be accettato a fatica un ruo-lo di comparsa. Magic era i Lakers e nell’immaginario di tutti doveva restare tale, non si sarebbe mai accettato in un ruolo diverso e questo lo con-vinse a prendere la decisione dell’ultimo definitivo ritiro, non avremo mai conferme in proposito ma quella squadra, con Magic leader sia in campo che fuori avrebbe potuto fare molto di piùNei Lakers d’oggi dì e il co-proprietario dei gialloviola (5% delle azioni) e segue at-tentamente il destino della franchigia cercando, anche lui, di dare il suo contributo per la veloce rinascita giallo-viola. E’ di pochi giorni fa la noti-zia che Magic è stato premia-to con il ‘Civil Rights Award’ per il suo impegno nel socia-le grazie alla sua fondazione. Anche in questo Earvin John-son si è dimostrato Magic.

22 LAKERSLAND mAgAziNE

High school: Everett HS College: Michigan State Drafted from LA LAKERS (1st pick 1979)

College Michigan State 1977-78 30 partite 7.9 rebs 7.4 asts 17.0 pts 1978-79 32 partite 7.3 rebs 8.4 asts 17.1 pts 2 Seasons, 62 partite 7.6 rebs 7.9 asts 17.1 pts

Los Angeles Lakers: Regular Season 1979-80 LAL NBA 77 gp 7.7 rebs_ 7.3 ast 2.4 stl 0.5 blk 18.0 pts 1980-81 LAL NBA 37 gp 8.6 rebs_ 8.6 ast 3.4 stl 0.7 blk 21.6 pts 1981-82 LAL NBA 78 gp 9.6 rebs_ 9.5 ast 2.7 stl 0.4 blk 18.6 pts 1982-83 LAL NBA 79 gp 8.6 rebs 10.5 ast 2.2 stl 0.6 blk 16.8 pts 1983-84 LAL NBA 67 gp 7.3 rebs 13.1 ast 2.2 stl 0.7 blk 17.6 pts 1984-85 LAL NBA 77 gp 6.2 rebs 12.6 ast 1.5 stl 0.3 blk 18.3 pts 1985-86 LAL NBA 72 gp 5.9 rebs 12.6 ast 1.6 stl 0.2 blk 18.8 pts 1986-87 LAL NBA 80 gp 6.3 rebs 12.2 ast 1.7 stl 0.5 blk 23.9 pts 1987-88 LAL NBA 72 gp 6.2 rebs 11.9 ast 1.6 stl 0.2 blk 19.6 pts 1988-89 LAL NBA 77 gp 7.9 rebs 12.8 ast 1.8 stl 0.3 blk 22.5 pts 1989-90 LAL NBA 79 gp 6.6 rebs 11.5 ast 1.7 stl 0.4 blk 22.3 pts 1990-91 LAL NBA 79 gp 7.0 rebs 12.5 ast 1.3 stl 0.2 blk 19.4 pts 1995-96 LAL NBA 32 gp 5.7 rebs_ 6.9 ast 0.8 stl 0.4 blk 14.6 pts 13 Seasons 906 gp 36.7 min 7.2 rebs 11.2 asts 1.9 stls 0.4 blks 19.5 pts

Los Angeles Lakers: Playoff 1980 LAL NBA| 16 gp 10.5 rebs 9.4 ast 18.3 pts 1981 LAL NBA|| 3 gp 13.7 rebs 7.0 ast 17.0 pts 1982 LAL NBA| 14 gp 11.3 rebs 9.3 ast 17.4 pts 1983 LAL NBA| 15 gp 8.5 rebs 12.8 ast 17.9 pts 1984 LAL NBA| 21 gp 6.6 rebs 13.5 ast 18.2 pts 1985 LAL NBA| 19 gp 7.1 rebs 15.2 ast 17.5 pts 1986 LAL NBA| 14 gp 7.1 rebs 15.1 ast 21.6 pts 1987 LAL NBA| 18 gp 7.7 rebs 12.2 ast 21.8 pts 1988 LAL NBA| 24 gp 5.4 rebs 12.6 ast 19.9 pts 1989 LAL NBA| 14 gp 5.9 rebs 11.8 ast 18.4 pts 1990 LAL NBA|| 9 gp 6.3 rebs 12.8 ast 25.2 pts 1991 LAL NBA| 19 gp 8.1 rebs 12.6 ast 21.8 pts 1996 LAL NBA|| 4 gp 8.5 rebs 6.5 ast 15.3 pts 13 apparizioni Playoff 190 gp 7.7 rebs 12.3 ast 19.5 pts

11 ASG disputati, nel 1989 fu chiamato ma non lo disputò perchè infortunato 16,0 pts - 11,5 ast - 5,1 rebs in 30,1 minuti

NBA champion (1980, ‘82, ‘85, ‘87, ‘88); NBA Finals MVP (1980, ‘82, ‘87) NBA MVP (1987, ‘89, ‘90) Nine-time All-NBA First Team (1983-91) All-NBA Second Team (1982) 12-time All-Star All-Star MVP (1990, ‘92) J. Walter Kennedy Citizenship Award (1992) Olympic gold medalist (1992) One of 50 Greatest Players in NBA History (1996) NCAA Champions (1978)

23LAKERSLAND mAgAziNE

24 LAKERSLAND mAgAziNE

Chi segue (e ha seguito nei mesi scorsi) il no-stro forum Lakersland.it, sa sicuramente che, all’interno delle rubriche proposte ai nostri amici lettori, c’è il Game Of The Week, una sorta di preview del match più importante della settimana.In attesa che arrivi la nuova versione sul fo-rum, propongo qui una breve analisi su uno dei match che credo possano essere più in-teressanti, a cavallo tra la fine del mese di novembre e l’inizio del mese di dicembre.Oggettivamente, il calendario non aiuta, nel senso che vi sono molti match in trasferta contro squadre temibili solo relativamente e poco degne di essere approfondite e molte partite dall’esito abbastanza scontato, specie se i ragazzi di coach Jackson seguiranno la falsariga di questo inizio di stagione.Per questo mese, ho deciso, quindi, di con-centrarmi su una partita insidiosa, contro una squadra ostica, guidata da un grande rivale degli ultimi anni: i Chicago Bulls di Tom Thibodeau.

WHEN?I Los Angeles Lakers voleranno a Chicago venerdì 10 dicembre, per disputare la prima trasferta del mini-tour ad Est, che porterà i Campioni NBA in carica a giocare 6 partite in 9 giorni.Tip-off a partire dalle 5pm di L.A. (02.00 italiane).

FROM L.A. Difficile dire come sarà la squadra di Jackson il 10 dicembre; molto spesso, infatti, la Regular Season cambia come se nulla fosse e porta no-vità da un giorno all’altro.Attualmente, però, Kobe Bryant e compagni volano alto, seguendo la programmazione preparata per la Regular Season, in ottica Play-offs. Tre i punti principali da rispettare: gestio-ne dei minutaggi dei titolari, affiatamento dei

di DAVIDE MAMONE

25LAKERSLAND mAgAziNE

nuovi arrivati con il sistema della Triple Post Offense e recupero degli infortunati Bynum e Ratliff. Il primo, motivo di discussione assie-me ad Odom, nelle conversazioni tra forumi-sti e perno fondamentale per le rotazioni di Jackson, dovrebbe ricominciare ad allenarsi con costanza proprio nel periodo in cui que-sto match si svolgerà e, teoricamente, potreb-be partire con la squadra per il tour nella East Coast, che inizierà proprio con questo match. Il secondo, invece, verrà recuperato qualche tempo dopo, probabilmente; i legamenti di Theo, comunque usurati, faticheranno a ri-trovare quell’elasticità che potrà e dovrà per-mettergli di non far rimpiangere gli eventuali assenti nel reparto-lunghi.Jackson, contro una squadra come i Bulls al-lenati da quell’allenatore (Thibodeau, ndr), dovrà necessariamente preparare questo match, tatticamente al meglio, specie dal punto offensivo. La Triangolo, negli ultimi 3 anni si è dimostrata Sistema indomabile per tutti gli staff tecnici, a parte uno: quello dei

Boston Celtics, dove Thibodeau aveva eviden-temente un certo tipo di peso. I neo arriva-ti, integratisi già molto bene (Barnes, a tratti, sembra giocare nei Lakers da anni) e pronti a dare nuova spinta dalla panchina, saranno fondamentali, così come le prestazioni che offriranno Odom e Gasol, con il secondo che dovrà vedersela con un Noah cestisticamente maturato.

FROM CHICAGO

La città del vento, dopo un’estate calda e un mercato ben gestito dai vertici alti, può tor-nare a sorridere. Thibodeau, alla sua prima esperienza in carriera da head coach, sta dan-do soddisfazioni, a livello di gioco, di mentali-tà, di ordine e rigore tattico.La mano dell’ex Assistant Coach di Boston si vede, la si è notata sin dalle prime partite in stagione: difesa forte, intensa, pragmatica

26 LAKERSLAND mAgAziNE

e quadrata, attacco ordinato, senza troppi fronzoli ma senza neanche deludere, né annoiare in maniera eccessiva. Leader nella Central Division nelle prime settimane di stagione, i Bulls han-no dovuto affrontare un infortunio eccellente, anche loro nel reparto-lunghi: stiamo parlando di Carlos Boozer, Free Agent nella scorsa estate e perno fondamentale nel progetto nato con l’avvento di Thibodeau. L’ex Jazz tornerà in campo, con ogni probabilità, durante i primi giorni di dicembre e sarà uno dei fondamentali protagonisti della partita.L’infortunio di questo giocatore, che comunque rappresenta una presenza fondamentale all’interno dell’intero movimento Bulls, è   stato affrontato in maniera davvero encomiabile dallo staff tecnico, aiutato dall’esplosione di un vero talento come Taj Gibson, scovato nel Draft 2009 e pronto a crescere sempre di più e dalla continuità mostrata da Noah in questo primo scorcio di stagione.

kEYS OF THE MATCH TRIPLE POST OFFENSE vs TOM THIBODEAU

Come abbiamo accennato sopra, nelle news arrivate dalla città degli angeli, il modo e la ma-niera con cui viene sfruttato questo Sistema è sempre stato fondamentale e contro una squa-dra guidata da quel tipo di allenatore, lo sarà ancora di più. Ribaltare velocemente palla, allar-gare il campo, coinvolgere i due lunghi, sfruttare la transizione primaria e secondaria, giocare pick&roll tra Kobe e Pau, coinvolgendo l’altro lungo (che sarà Odom, con ogni probabilità) sul lato debole o in situazioni di alto-basso come terzo giocatore: questi sono alcuni degli aspetti che gli uomini di Jackson dovranno affrontare con continuità, in quella che è una delle prime vere trasferte complesse, di questo iniziale scorcio di stagione.

10 dicEMbrE appuntaMEnto aLLE 2 pEr La partita.

coMMEntatE su twittEr E su FacEbook!!

GO LAkERS!

27LAKERSLAND mAgAziNE

23 VS 24Personalmente, detesto fare paragoni tra Mi-chael Jordan e Kobe Bryant. Detesto farlo, proprio perché si tratta di due giocatori che, nella loro formidabile strapotenza cestistica, saranno sempre distanti anni-luce: ciò che ha fatto il 23 nella città del vento è e sarà sempre impareggiabile (anche per Lebron Check my St ts James, per esempio) e gara7 delle ulti-me Finals ci hanno dato la conferma di come Kobe Bryant non potrà mai essere ricordato come e quanto Jordan. Però, va detto che ogni qual volta che Kobe va a giocare a Chica-go, il collegamento viene fatto: c’è chi lo fa in maniera positiva, c’è chi in maniera negativa. Ma l’accostamento rimane.A livello di repertorio tecnico, di movimenti, di  body language, la somiglianza tra i due ri-mane ed è anche piuttosto evidente. Lo scorso anno, il meritato MVP delle ultime due Finals, nonché il giocatore più forte dell’intero glo-bo attualmente, in quel di Chicago giocò un match offensivamente pauroso (42 punti, con 15-26 dal campo). Bis?

DERRICK ROSEFinalmente arginabile? – Per anni ed anni, i Los Angeles Lakers, contro le combo-guard rapi-de, veloci nel palleggio e brave nello sfruttare le situazioni di pick&roll, hanno dovuto subire le pene dell’inferno. Come ha detto Alessan-dro Mamoli nell’intervista esclusiva concessaci (visibile a tutti sul forum nella categoria dei LL On-air), finalmente ad L.A., dopo tanti anni, è arrivato un vero playmaker: stiamo parlan-do di Steve Blake, fatto e finitoper il Sistema di gioco offensivo di questa squadra e capace di far compiere al gruppo un vero e proprio upgrade dal punto di vista difensivo. Non è un fenomeno, né un playmaker perfetto, ma gli intangibles che riesce a regalare anche in aiu-to e in situazioni di aiuto&recupero, sono a dir poco fondamentali.

UNITED CENTERTolta la piccola parentesi dei Playoffs 2007, dopo anni di buio, a Chicago sono finalmen-te tornati a sorridere. Per quanto si sia tratta-to sempre di un pubblico caldo, ma al tempo stesso cestisticamente colto e nobile, l’inizio di questo nuovo progetto che ha come perni Thi-bodeau in panca e Rose-Boozer sul parquet, ha dato nuova linfa a tutto l’ambiente. Am-biente che ora, può tornare a dare man forte ai giocatori in campo, com’è accaduto sempre nel periodo d’oro di questa franchigia.

28 LAKERSLAND mAgAziNE

20 luglio 2010. A New Orleans, Louisiana, si respira una situazione di tensione. Leon Rose, l’agente di LeBron che solo due settimane pri-ma aveva scosso il panorama estivo con “The Decision”, continua a sentire GM da tutta la lega per cercare di piazzare un altro dei suoi assistiti illustri, l’uomo franchigia degli Hor-nets, Chris Paul. La società è senza general manager, dopo il licenziamento di Jeff Bo-wers. Mentre tutte le altre squadre si muovo-no, gli Heat costruiscono intorno ai “tres ami-gos”, Stoudemire firma per i Knicks, i Lakers si rinforzano con Blake e Barnes, gli Hornets si ritrovano ad un bivio. Non solo non si sa come sarà composto il roster dell’anno succes-sivo, ma non si ha neanche un’idea a riguar-do: tutto dipende da ciò che decide Paul. E’ in questo clima che il presidente Hugh Weber annuncia l’arrivo di Dell Denps, giovane uomo di fiducia di Popovich a San Antonio per di-

versi anni, al suo primo incarico come general manager. Il giorno dopo l’annuncio, Denps incontra faccia a faccia Chris Paul.

11 Novembre 2010. A Denver, Colorado, i campioni del mondo dei Lakers perdono con-tro i padroni di casa dopo otto vittorie con-secutive. Erano in quel momento la penulti-ma squadra ad essere rimasta imbattuta dopo due settimane di regular season; l’altra erano i New Orleans Hornets. Cosa è successo in meno di quattro mesi per trasformare una squadra sull’orlo del baratro nella franchigia-sorpresa del primo mese di stagione?

Torniamo a New Orleans a quel 20 di Luglio. Denps e Paul parlano per circa tre quarti d’o-ra; con loro anche il nuovo coach, il giovane Monty Williams. Paul parla chiaro: vuole gio-care per una franchigia vincente, se questa

29LAKERSLAND mAgAziNE

IL VOLO DEI CALABRONIovvero come passare dalla possibile partenza della tua stella alla costruzione di una squadra vincente nel giro di pochi mesi

possa essere la sua squadra attuale, sarà lieto di farlo, ma le sue parole suonano come un ulti-matum. Il compito di Denps è ingrato. A fine Luglio buona parte dei free agent più appetibili ha già firmato un contratto, e chi non lo ha ancora fatto ha discorsi molto avanzati con diverse franchigie e deciderà a giorni. Per smuovere la situazione ci vuole un coup de theatre.

Detto, fatto. Denps mette su una trade a 4 squadre, con la quale rinun-cia a Collison, emergente point guard oscurata dal talento di Paul, e al progetto fallito Posey, e porta a casa Trevor Ariza dagli Houston Rockets, giocatore perfetto per il sistema difensivo che coach Williams vuole imporre e in costante crescita offensiva. Ma non è finita qui. Dopo solo poche ore, gli Hornets ufficializzano un’altra trade. Un altro progetto fallito, quel Julian Wright che avrebbe dovuto portare difesa e dinamismo ma che aveva portato solo forzature e malumori, viene ceduto a Toronto in cambio di una nostra conoscenza: Marco Belinelli. Resta un’unica falla nel roster: il backup di Paul in point guard. Denps prende non uno, ma due giocatori per il ruolo: pri-ma Willie Green (insieme al bianco Jason Smith in cambio di Songaila e un rookie, Brackins), poi Jerryd Bayless, rispettivamente da Phila e da Portland, discreti rincalzi un po’ nascosti nel sottobosco NBA.

di GIuSEPPE MAGNIFICO

30 LAKERSLAND mAgAziNE

Probabilmente non è una franchigia con la quale Paul può vincere l’anello, ma lo sforzo da parte della società è davvero rimarchevole. Ai blocchi di partenza gli Hornets sono fra i possibi-li underdog, le mine vaganti che secondo alcuni potrebbero anche arrivare ai Play Off, magari al posto dei Suns orfani di Amar’e. Da qui a pronosticare quello che è successo l’11 novembre però ce ne passa ancora molto. Passano due settimane per l’esattezza.C’è ancora un uomo, infatti, a cui abbiamo solo accennato, ma che è uno dei principali respon-sabili della partenza degli Hornets. Chiestogli come pensa che sarà questa stagione di ricostru-zione per la squadra, quest’uomo ha risposto: “Non siamo in una fase di ricostruzione, ma non penso neanche che siamo vicini a vincere un anello. Penso che una volta capito il nostro siste-ma, tutti si sentiranno a proprio agio pronti per dare il massimo”. A parlare è il 39enne coach Monty Williams. Ragazzo umile, sempre tranquillo e devoto alla famiglia, da giocatore come da assistente allenatore da coach McMillan.Fare meglio di Jeff Bowers non era difficile, ma i meriti dell’ex Spurs e Blazers vanno ben oltre a questo. “The only way you can score points is to get a stop”, andava predicando per tutto il training camp. La difesa, prima di tutto. Ed è in questa filosofia che rientra perfetta-mente l’inserimento in quintetto di uno specialista del settore come Ariza che ha già dimostra-to di saper difendere contro tutte le guardie ed ale piccoli dominanti di questa lega. Insieme ad Okafor, eccellente stoppatore e rimbalzista, e Paul, gran ladro di palloni, c’è il materiale per costruire l’ossatura di una grande difesa di squadra. Ma perchè la difesa funzioni, ha biso-gno di un sistema, e sopratutto di un allenatore che lo insegni. Ed è questa la grande dote di Monty Williams, alla cui formazione hanno contribuito molto gli anni sotto coach McMillan. Gli Hornets chiudono il pitturato con principi tratti dalla celeberrima “packline de-fense” dei campioni NBA 2008, i Boston Celtics, ma hanno giocatori estremamente atletici e rapidi nel ruotare sul perimetro, tanto da costringere gli avversari a tirare appena il 29% da 3. La pressione sulla palla resta sempre alta, le guardie non hanno paura a restare attaccati ai

propri uomini perchè sanno che, anche se venissero battuti sul primo passo, ci sarebbero quat-tro compagni pronti ad aiutarlo e a sacrificarsi per lui.Dalla difesa nasce l’attacco, dice Williams. E in attacco le cose sono semplici quando hai un Paul in versione MVP. Finalmente libero da voci di mercato, messo in condizione di giocare in una squadra dal carattere vincente, CP3 sta giocando in modo paradisiaco, tirando meno ma con percentuali più alte che in passato, al massimo di recuperi in carriera. Ma è l’atteggia-mento che ha in campo ciò che più rincuora i tifosi degli Hornets; non c’è più insicurezza nelle sue dichiarazioni, non c’è più quel leader smarrito e annoiato visto l’anno scorso. Al suo posto c’è un leader autentico, fiducioso nei compagni, fiducioso in un sistema offensivo e difensivo finalmente ritrovato e in una squadra che è forse anche più forte di quanto sperava in quel

31LAKERSLAND mAgAziNE

lontano 20 Luglio. Quando i suoi compagni sono in difficoltà li cerca costantemente, si mette in proprio se gli avversari provano a scappare via nel punteggio, ma appena ripresi torna a giocare per i compagni. Indifferentemente in grado di fare quarti da 12 punti e 2 assist oppure da 2 punti e 12 assist a seconda di ciò che la partita richiede. In particolare di un giocatore egli è apparso molto contento: “E’ un tiratore incredibile. Gli ho detto, quando sei in campo con me, stai sempre in movimento, e ti troverò. Giocando con lui sento la stessa fiducia che ho in Peja [Stojakovic, ndr]”. Paul sta parlando di Marco Belinelli.

Anche la sua estate è stata particolarmente tribolata. Dopo aver fallito la stagione da rookie nei sovraffolla-ti Warriors e aver altrettanto deluso l’anno scorso con i Raptors, dopo una qualificazione agli Europei con la Nazionale che ha lasciato tante ombre, oltre a tante luci, la sua carriera americana sembrava in parte com-promessa. Per questo non ha potuto che accogliere con grande sollievo e gioia la chiamata di suo fratello Enri-co, che gli comunicava l’ufficializzazione del suo arrivo alla corte di Chris Paul. “Sono stato felice di essere ve-nuto in questa squadra”, ha detto il Beli dopo la trade, “É bello venire qui, il primo giorno in cui sono venuto ero felice perchè l’ambiente è molto positivo”. Frasi di circostanza, certo, ma che denotano una serenità di fondo che si respira in uno spogliatoio tornato ai bei fasti di un paio di stagioni fa. E la serenità che riflette nelle sue parole si mostra anche in campo, unita alla “confidence” che un giocatore come Paul riesce a instil-larti in modo naturale. Non esita quando deve tirare, penetra con aggressività nel pitturato, non forza nulla ma prende esattamente i tiri che il contesto gli impone di prendere. Estremamente funzionale in attacco, edu-cato ed aggressivo anche in difesa. E’, in un certo senso, l’uomo simbolo di questa squadra: più gioca forte in difesa, più Paul lo premia in attacco, e dunque più efficace è al tiro. L’attacco nasce dalla difesa.La volontà di convincere Chris Paul a restare a vita un Hornet è talmente chiara che attorno a lui la società ha piazzato esclusivamente giocatori di suo gradimento. Se sia stato lui a sugge-rirli in prima persona non si sa, ma lo si può ben immaginare. E’ in questa chiave che va letta l’ultima mossa di Dell Denps: la cessione di Peja Stojakovic (insieme a Bayless) in cambio di Jarret Jack, David Andersen e Marcus Banks. Jack infatti oltre ad offrire un cambio più affidabile rispetto all’ancora acerbo (ma promettentissimo) Bayless, è amico personale di Paul fuori dal campo, Ad avallare la trade c’è anche Monty Williams, che ha conosciuto e apprezza-to Jack durante la sua esperienza sotto McMillan e si è detto molto favorevole del suo arrivo. Probabilmente con il contrattone in scadenza di Peja si poteva ottenere qualcosa di meglio in cambio, ma nulla conta di più per gli Hornets che fare contento Paul.

Accanto a lui, Belinelli, Ariza e Okafor, a menare le danze in attacco c’è David West, entusiasta anche lui della squadra come non lo era da tempo e dell’atteggiamento difensivo che il nuovo coaching staff ha imposto sin dal training camp: “Vuole [coach Williams, ndr] che attacchiamo i nostri avversari. Difensivamente possiamo davvero fare la differenza quest’anno”. E sentire un noto eccellente attaccante ma rivedibile difensore come West parlare in questi termini si-gnifica che la mentalità proposta dall’allenatore è stata ben assimilata ed ha convinto tutti quanti, in campo e fra i tifosi. D’altro canto si sa, gli attacchi vendono i biglietti ma le difese vincono le partite, e i tifosi più che comprare biglietti ora vogliono finalmente vincere.

32 LAKERSLAND mAgAziNE

CLEVELAND 2010L’ANNO ZERO DEI CAVALIERS

La stagione da poco iniziata, senza ombra di dubbio, è da considerarsi per Cleveland l’anno zero, e i Cavs, vittime sacrificali del mercato Nba che in estate li ha privati del loro idolo. Come mai successo prima nella storia, con tanto cioè di diretta televisiva al momento di comunicare la scelta, l’ex numero 23 dell’Ohio, ha preferito lasciare la sua terra trasferendosi agli Heat di Miami, con tutto quello che poi ne è conseguito, principalmente per le critiche piovutegli poi addosso da ogni dove. Il primo a reagire male in seguito alla scelta di LeBron è stato proprio Dan Gilbert, proprietario della franchigia di Cleveland, il quale ha espresso tutto il suo disappunto con una lettera aper-ta sul sito ufficiale della squadra, nella quale non è stato di certo tenero nei confronti di chi, come dichiara il numero uno dei Cavs, “Si è auto-proclamato Re”.Ecco qualche passaggio di quello che è stato un vero e proprio sfogo: Per annunciare la sua scelta, ha messo in piedi per diversi giorni un giochino narcisistico e auto-promozionale culminato in uno special TV nazionale centrato sulla sua “decisione”, renden-doci “testimoni” di una cosa mai vista nella storia dello sport e in quella dell’entertainment.(…) Non vi meritate questo tipo di tradimento da codardi. Avete dato molto e vi meritate mol-to di più.Nel frattempo, però, voglio affermare chiaramente una cosa: “Garantisco in prima persona che i Cleveland Cavaliers vinceranno un titolo Nba prima che lo faccia l’uomo che si è auto-proclamato Re”. Potete contarci.(…) C’è chi pensa di poter andare in Paradiso senza dover per forza morire. Mi spiace, ma non funziona così.Questo scioccante atto di slealtà da parte di quel “prescelto” cresciuto qui con noi, comunica un messaggio che è esattamente il contrario di quello che vorremmo insegnare ai nostri bam-bini, e un modello di persona a cui non vogliamo che si ispirino crescendo.Ma la buona notizia è che questa decisione presa senza la minima sensibilità, senza cuore, non farà altro che agire da antidoto alla così detta “maledizione” di Cleveland Ohio.(…) Cleveland può dormire sonni tranquilli. Domani è un altro giorno, un giorno migliore… 

di ROBERTO VIARENGO

33LAKERSLAND mAgAziNE

Dal canto suo, James, ha acquistato un’intera pagina dell’Akron Beacon Journal per ringra-ziare e salutare appunto la sua città Natale di Akron, a pochi chilometri da Cleveland, che ha lasciato per trasferirsi in Florida: “Akron è la mia casa, e il centro della mia vita. “E’ dove ho cominciato, ed è dove tornerò sempre. Potete stare sicuri che continuerò a fare tutto quello che posso per questa città, così importante per me e per la mia famiglia. Grazie per il vostro amore e per il vostro soste-gno. Per me significate tutto”. I tifosi, c’è da dire, sembra si siano schierati per la gran maggioranza dalla parte del loro pre-sidente. Già la sera stessa dell’annuncio infat-ti, è stato possibile vedere molti di loro uscire in strada addirittura per bruciare le canottiere con il numero 23 e tutto ciò che riconducesse al loro ex-idolo. Come anticipato quindi, anno zero per Cleve-land, e proprio Gilbert ha dato vita all’opera di rinnovo iniziando dallo staff dirigenziale, so-stituendo il GM Danny Ferry con Chris Grant, e coach Brown con Byron Scott, consegnando all’ex di Nets e Hornets una squadra in mano che, oltre ad esser ormai priva di James, ha dovuto rinunciare anche a West, O’Neal e Il-gauskas.Dal draft è arrivato il rookie Christian Eyenga, e poi dal mercato Ramon Session, Joey Gra-ham, Ryan Hollins e Samardo Samuel. Da chi ci si aspetta molto quest’anno però è JJ Hickson, individuato da molti come il fu-turo dei Cavs e che comunque sta già ben figurando in questa primissima parte di sta-gione. Punto interrogativo invece per ciò che riguarda Williams, Jamison e Varejao, è cioè da valutare il loro reale potenziale in un team ormai privo di una stella come James e quan-to possano realmente rendere, discorso que-sto, valido principalmente per Williams. Con la partenza di O’Neal e Ilgauskas, Varejao ha finalmente trovato un posto da titolare nel pitturato. Molto ci si aspetta anche da Par-ker, Moon e Ramon Session,  così come dallo stesso coach Scott, nella speranza che riesca a plasmare come meglio possa un gruppo che, se comunque sembra difficile possa puntare al titolo in brevissimo tempo, ha comunque gran

voglia di dimostrare tanto e levarsi qualche soddisfazione. Esordio di stagione migliore ad esempio non poteva esserci. Nella prima giornata infatti i Cavs sono stati in grado di regalare ai propri tifosi e a tutta la delusa Cleveland per l’estate travagliata, una bellissima vittoria contro Bo-ston, vice-campione in carica, che si è dovuta inchinare contro una squadra che ha mostrato grande compattezza e, come anticipato, vo-glia di fare bene. Ovvio, una rondine non fa primavera, le tre sconfitte consecutive giunte dopo infatti contro Raptors, Kings e Hawks, hanno poi subito riportato i Cavaliers con i piedi a terra, ma come è convinto lo stesso Gilbert - date tempo a Scott e farà bene an-che qui – e grande fiducia c’è anche in tutto l’organico. Il cammino che ha intrapreso Cleveland quest’anno infatti è proprio quello di “ritro-varsi”, di riavere cioè un’identità, per lo più tecnica, spazzata via dal tornado estivo che si è abbattuto con estrema violenza sulla città dell’Ohio, portandole via non solo un gioca-tore, ma un vero e proprio riferimento tatti-co, una prima opzione in qualsiasi momento della partita e un qualcosa che a modo suo era riuscito a dar colore al grigiore di una città che ha provato a sognare per 7 anni, ma alla quale, come suggerisce ancora Gilbert, non è riuscito comunque a far vincere nulla eccetto un titolo di conference nel 2007 per essere poi sweeppati dagli Spurs in finale.

34 LAKERSLAND mAgAziNE

Se vi state chiedendo dove è finito Allen Iverson, Besik-tas è la (sorprendente) risposta. Dopo aver ricevuto porte in faccia da una lunga serie di squadre alle quali avrebbe bussato in estate, l’ex fenomeno dei Philadelphia 76ers ha firmato un biennale da 4 milioni con la squadra turca del Besiktas e ne ha vestito i colori, con un insolito numero 4, per la prima volta il 16 Novembre in EuroCup contro l’He-mofarm segnando 15 punti in 24 minuti con 3/4 dall’arco. In attesa di vedere come andrà la sua avventura europea, buona fortuna, Allen I!

La partenza di Wall in Nba è stata sicuramente di quelle esaltanti. La scelta numero 1 al draft 2010, è riuscito a portare nella capitale statunitense, quell’entusiasmo che mancava da tempo. Il ragazzo ha gran talento e da subito si è messo in testa di dimostrarlo a chiunque. Nella gara contro Hou-ston, vinta dagli Wizards, l’ex Kentuky, alla sua sesta gara tra i professionisti, ha messo a segno la sua prima tripla doppia con 19 punti, 10 rimbalzi e 13 assist, il tutto ancora più affascinante perché avvenuto davanti uno spettatore d’eccezione, Magic Johnson, uno che di triple doppie se ne inten-deva. Il numero 2 di Washington quindi ha tutte le carte in regola per far bene, punta di diritto al titolo di Rookie Of The Year,

Qualche crepa sembrava essersi aperta all’interno degli Heat dopo la gara persa contro i Celtics. Sui giornali infatti erano uscite dichiarazioni di James in conferenza stampa, nelle quali l’ex Cavs criticava aspramente il suo “mediocre” coach Spoelstra, per l’eccessivo minutaggio in cui il numero 6 e Wade erano stati impiegati contro Boston, non avendo di fatto abbastanza energie nel finale del match, cosa che si sarebbe ripetuta per tutta la stagione se il loro utilizzo continuava ad esser quello. Poco dopo però c’è da dire che è stato proprio LeBron a smentire il tutto, infuriandosi for-temente con la stampa, colpevolizzandola di aver completamente traviato le sue parole, dato che quelle che poi ha letto i giorni seguenti sui giornali, non sarebbero state le sue.

I Pistons non se la passano bene, dopo un inizio di stagione non certo esaltante infatti, sembra ci siano diversi problemi anche all’interno dello spogliatoio. Un acceso diverbio, nel quale si è arrivati quasi al contatto fisico, s’è verificato durante il match tra Detroit e Golden State, quando cioè, dopo un timeout, il coach John Kuester avrebbe rimproverato Prince per la sua difesa “leggera” ed il gio-catore avrebbe reagito piuttosto male alle parole dell’allenatore. Voci vicine allo spogliatoio inoltre sembra abbiano individuato anche in Gordon, Stuckey e Daye, altri che come Prince abbiano avuto in passato accese discussioni con il proprio head coach, il tutto quindi a confermare un clima abba-stanza teso nella città dei motori.

di ROBERTO VIARENGO e GIuSEPPE MAGNIFICOTOP OF THE EAST

BESIkTAS IS THE ANSWER

TuTTI PAZZI PER WALL

LEBRON INFuRIATO CON LA STAMPA DI MIAMI

PRINCE-kuESTER: CLIMA DI FuOCO IN CASA PISTONS

Anche a stagione iniziata il mercato Nba continua ad essere vivo e altri big potrebbero ancora cam-biare destinazione. Proprio New York, delusa dall’estate 2010 che non ha portato James al Madison, continua a sondare il territorio per rinforzare in maniera decisiva il proprio roster, specie dopo la serie di sconfitte consecutive che ha causato diverse lamentele sia da parte dei tifosi che dei gioca-tori come ad esempio Stoudmire. Il nome che inizia a circolare con più insistenza è quello di Nash. Il canadese sarebbe l’uomo ideale da affiancare a D’antoni e all’ex centro dei Suns, ma al momento ha problemi più gravi a cui pensare come la crisi familiare che sta vivendo, che sembra lo stia portando al divorzio dalla moglie, poco dopo la nascita del terzo figlio. 

NASH VERSO NEW YORk?

35LAKERSLAND mAgAziNE

TOP OF THE WEST

Quelli che non ti aspetti, ma che alla fine ci sono sempre. Questi sono gli Spurs ad ovest anche quest’anno, si. Iniziata la stagione con una vittoria contro i Pacers ed una sconfitta subito dopo con-tro i sorprendenti Hornets di quest’anno di Paul e Belinelli, hanno poi dato vita ad una splendida ca-valcata inanellando una serie di successi consecutivi, a conferma, come se ce ne fosse bisogno, della loro presenza ad ovest, anche quest’anno, a dire la loro. Parker non sembra risentire particolarmen-te della separazione dalla signora Longoria. Jefferson e Ginobili sono pronti a vivere una stagione da protagonisti, e anche la panchina, per quel che può, dà il suo contributo. Popovich e i suoi insom-ma, faranno di tutto quest’anno per insidiare i Lakers e chiunque ad ovest provi a puntare la vetta.

Clamorosa nottata quella del 9 Novembre per gli Utah Jazz e sopratutto per Paul Millsap. A casa dei Miami Heat di James, Wade e Bosh, l’ala forte dei Jazz ribalta in maniera clamorosa una partita che sembrava chiusa quando Miami si portava sul 98-90 a 30 secondi dal termine: Una tripla, un’altra tripla, un’altra tripla ancora. Ma non basta: anche il tap-in finale per portare tutto al supplementare e consentire a Utah di vincere sulle ali dell’entusiasmo 116-114. 46 punti, 9 rimbalzi, il mostruoso tabellino di Paul Millsap

O lo sfigato caso. All’infortunio di lunga data di Pryzbilla (vicino al rientro, forse) e a quello del roo-kie Elliot Williams, rotto pochi giorni dopo la scelta spesa da Portland per lui e fuori per la stagione, due tegole enormi si abbattono ancora. Greg Oden andrà ancora sotto i ferri, mircofracture surgery e stagione ancora finita. Ma, ancora peggio, Roy ha un deficit di cartilagine alle ginocchia per cui queste si gonfieranno e riempiranno di liquido ogni volta che le sforzerà. Un’autentica maledizione.

Era dai tempi di Moses Malone, dal lontano 1982, che nessuno riusciva a segnare 30 punti e catturare 30 rimbalzi in una sola partita. Ci è riuscito il 22enne Kevin Love, fresco campione del mondo con la maglia degli USA, contro i malcapitati Knicks. Love, che aveva chiuso con appena 7 punti e 9 rimbalzi il primo tempo, avrebbe detto a Beasley all’orecchio durante il terzo quarto:”Vado per i 30 stasera”. Be-asley, incredulo, gli avrebbe risposto:”30 cosa??”. Il tabellino a fine serata indica 31 punti e 31 rimbalzi.

Ciò che è successo a David Lee, neo acquisto dei Golden State Warriors, non era forse mai suc-cesso in questa lega. Dopo uno scontro con Wilson Chandler dei Knicks, un frammento di dente è rimasto conficcato nel gomito di Lee. Non accortosi dell’accaduto, lo staff dei Warriors ha richiuso la ferita, lasciando il dente ad infettare tutto il gomito, con conseguente infiammazione e notevo-le dolore per lo sfortunato centro dei Warriros. Un’operazione e degli antibiotici lo rimetteran-no in sesto nel giro di venti giorni. Dal suo ritorno, Lee probabilmente indosserà una gomitiera.

LA CAVALCATA DEGLI SPuRS

MILLSAP MONSTER NIGHT

IL CuRIOSO CASO DEI PORTLAND TRAIL BLAZERS

ALL YOu NEED IS LOVE

L’INFORTuNIO PIu’ IMPROBABILE

36 LAKERSLAND mAgAziNE

37LAKERSLAND mAgAziNE

I SEGRETI DELLA TRIPLE POST OFFENSEuN VIAGGIO ALL’INTERNO DEL SISTEMA OFFENSIVO PIù VINCENTEdi GIuSEPPE MAGNIFICO

38 LAKERSLAND mAgAziNE

Nell’NBA degli ultimi 20 anni, un solo sistema offensivo può vantarsi di aver portato alla vittoria la squadra che lo ha giocato per 11 volte. Un sistema offensivo partorito addirittu-ra negli anni’30 da tale Sam Barry, storico allenatore di USC, ma rinnovato e reso perfetto dalla mente di coach Tex Winter: la Triple Post Offense.L’unione della sapienza di Winter con le doti innate di Phil Jackson ha consacrato la TPO

come il sistema più vincente di sempre, prima nella sua versione “Chicagoana” con Michael Jordan prota-gonista, quindi nell’incarnazione a noi tutti familiare giocata dai Los Angeles Lakers. Cerchiamo dunque di conoscerne meglio le basi attraverso una serie di im-magini esplicative.Innanzitutto bisogna premettere una cosa: la TPO non è uno schema, ma un sistema con delle regole da rispettare. L’attacco si sviluppa seguendo i 7 princi-pi proposti da Coach Winter (vd. Riquadro), pertanto, pur avendo alcuni movimenti ricorrenti, può virtual-mente contenere letture infinite a discrezione di chi le esegue. Questo è il motivo per cui certi giocatori vengono definiti “adatti per la tpo” o “non adatti”: per rendere al meglio in questo sistema bisogna es-sere in grado di leggere la difesa e reagire di conse-guenza in breve tempo, dote che è più rara di quanto

si pensi.Come detto però ci sono alcuni movimenti ricorrenti che gli stessi Lakers propongono par-tita dopo partita e che utilizziamo per semplificare la spiegazione. Il passaggio d’entrata nello schema è fatto dal portatore di palla verso l’ala.

Una volta eseguito il passaggio, dalla posizione di guardia Fisher taglia e va a posizionarsi

in angolo (in gergo si chiama “shallow cut”). In questo modo si forma il “triangolo d’at-tacco” da cui prende il nome lo schema nella comune definizione di Triangle Offense.Sul lato debole lo schieramento prevede un giocatore in punta e uno in post basso/medio.Da questa partenza il gioco evolve in maniera diversa a seconda delle scelte difensive. Nei primi minuti della partita i Lakers preferiscono andare spesso dal post basso per far entra-re in ritmo i lunghi: se l’ala con la palla, in questo caso Fisher, passa al post basso (Gasol),

1 - DEvE pENEtRARE LA DifESA2 - ELEvAtA vELocitA’à Di ESEcuzioNE3 - SpAziAtuRE tRA i giocAtoRi (DEvE SEmpRE ESSERci uNA DiStANzA Di 3-4 mEtRi tRA uN gio-cAtoRE E L’ALtRo)4 - tutti DEvoNo muovERSi SENzA pALLA5 - DEvE gARANtiRE SiA copERtuRA A RimbALzo iN AttAcco SiA uN buoN biLANciAmENto DifEN-Sivo6 - DEvE DARE quAttRo poSSibiLitA’à Di pASSAg-gio ALL’uomo coN LA pALLA7 - SfRuttA AL mEgLio L’AbiLitA’à DEi SiNgoLi giocAtoRi

i 7 pRiNcipi pER uN AttAcco EquiLibRAto

39LAKERSLAND mAgAziNE

esegue un taglio insieme al giocatore in angolo (Artest) allo scopo sia di ricevere lo sca-rico sul taglio, sia sopratutto di liberare il lato per l’uno contro uno isolato in un quarto di campo(immagine 2). In questo modo l’attacco può sfruttare la potenza di Bynum, la letalità di Bryant o la capacità di creare attacco di Gasol spalle a canestro mettendo in difficoltà la difesa, sia che questa scelga di scommettere e restare in marcatura singola, sia che scelga di raddoppiare la palla (a suo rischio e pericolo, visto che Kobe e Pau sono tra i migliori passatori dell’intera lega contro il raddoppio).

Se la difesa pressa la palla e anticipa in post, o se il giocatore in post è ritenuto non affidabile per l’uno contro uno (ad es. Caracter o Ratliff) l’attacco deve leggere e reagire di conseguenza: la guardia può passare dunque in angolo e tagliare verso il canestro (immagine 3 ) liberando lo spazio per un pick and roll giocato dall’uomo in angolo (Brown) con il lungo (Gasol). Da questa giocata può nascere un arresto e tiro, una penetrazione o uno scarico sul roll per il lungo a seconda degli adeguamenti difensivi. Tante volte in questa situazione abbiamo visto Fisher, Blake o Brown prendersi l’arresto e tiro e punire l’avversario rimasto indietro sul blocco.

40 LAKERSLAND mAgAziNE

C’è però la possibilità che né il passaggio in post né il passaggio in angolo siano possibili. In tal caso, è necessario ribaltare il lato. Il ribaltamento può essere eseguito in due modi: tramite il pinch post, o tramite un taglio flash.La prima soluzione è quella di passare la palla al giocatore in punta (immagine 4 ), in questo caso Blake, il quale ribalta il lato servendo Ratliff che sale nella posizione segnata dal cerchio, ovverosia il pinch post. Blake, dopo il passaggio, taglia verso la palla e gioca a due con il lungo. Anche in questo caso ai giocatori è richiesto di leggere l’adeguamento della difesa.Blake può: ricevere il passaggio consegnato, arrestarsi e tirare; penetrare verso l’area e cer-care la conclusione da sotto; penetrare e scaricare sul perimetro. Da questa disposizione però i Lakers spesso giocano un pick and roll che coinvolga l’uomo in punta e il lungo, sopratutto quando in queste posizioni si trovano i loro attaccanti migliori. Riuscire a liberare sul lato de-bole attaccanti come Gasol, Odom o Bryant crea immancabilmente tiri ad alta percentuale. É a questa soluzione che ci si affida quando si vogliono punti veloci per togliere l’attacco da un momento di difficoltà o per ricucire un parziale messo a segno dagli avversari.

41LAKERSLAND mAgAziNE

La seconda soluzione, alternativa al pinch post, è il taglio flash. Se le altre ricezioni non sono possibili, l’attacco ha cioè un’ulteriore soluzione: il taglio dal lato debole verso la lunetta (immagine 5 ). Le soluzioni principali per l’uomo che riceve sono: servi-re il taglio backdoor dell’uomo in punta (Barnes); giocare alto-basso per l’altro lungo creando un tiro ad alta percentuale; servire l’uscita dell’uomo in angolo da un doppio blocco portato dalla guardia e dal post. Anche in questo caso, come notate, estrema versatilità.

Per concludere, vediamo cosa succede se il pri-mo passaggio anziché essere verso la guardia nel lato “3” è all’altra guardia sul lato “2”. La necessità di ribaltare il lato sin da subito nasce dalla volontà da parte dell’attacco di muovere la difesa, fedelmente ai principi di Winter, ma è anche possibile che la difesa voglia negare le ricezioni sul lato forte e dunque costringe-re all’attacco a cercare un ingresso alternativo nei giochi.

In questo caso Brown, invece di servire Bar-nes e tagliare verso l’angolo (con lo “shallow cut” visto in precedenza), passa a Blake, che è sull’altro lato, e taglia verso l’angolo oppo-sto. Gasol non si mette in posizione di pinch

post, ma esce sull’arco in posizione di guardia. Il triangolo verrà formato da Brown, Gasol, e da un uomo che taglierà verso il post: è Matt Barnes nell’immagine proposta. Anche questa giocata si è mostrata tante volte efficace, non solo quando a fare questo taglio è un lungo, ma anche quando è un piccolo che sa mette-re la schiena a canestro ed essere efficace. Ar-test, Barnes e Bryant sfruttano spesso questa soluzione.

E’ facile intuire che avere giocatori con eleva-ta intelligenza cestistica e rapidità di lettura consente di mettere in difficoltà la difesa con-tro un numero di soluzioni incalcolabile.

42 LAKERSLAND mAgAziNE

Da questi movimenti base possono infatti originare un gran numero di aggiustamenti che l’attacco sfrutta a seconda di quale siano i suoi scopi. Ci saranno momenti della partita in cui si vorrà andare in post basso in isolamento e creare movimenti sul lato debole per impegnare la difesa; altre volte si vorrà sfruttare Kobe con ricezioni al gomito o in punta per giocare pick and roll e metterlo nelle condizioni di dominare offensivamente la partita. La difesa contro un attacco del genere è in difficoltà perchè deve prevedere e reagire tanti movimenti contempo-raneamente, motivo per cui se non ha un sistema difensivo perfetto può solo contesta-re i tiri e sperare che non entrino.

Ecco perchè la Triple Post Offense è il sistema offensivo più vincente di sempre.

ISCRIVITI A

LAkERSLAND.IT

uNiSciti ALLA NoStRA commuNity, LA piu’ vAStA fAN

bASE itALiANA iNtERAmENtE DEDicAtA AD uNA SoLA

SquADRA NbA.

NELLA NoStRA REALtA’ c’E’ SEmpRE gENtE AggioRNAtA

miNuto pER miNuto SuLLE uLtimE DA LoS ANgELES. c’E’

chi hA NozioNi tEcNichE E tAttichE E chi No, E ci Si

DivERtE Lo StESSo.

c’E’ chi AmA KobE piu’ Di tutto. chi AmA gASoL piu’ Di

tutto. chi AmA fiShER piu’ Di tutto.

ci SoNo uN SAcco Di pERSoNE DivERSE, mA AbbiAmo

tutti iN comuNE LA pASSioNE vERSo i LAcuStRi DELLA

cALifoRNiA.

uNiSciti A Noi pER ENtRARE A fAR pARtE Di quEStA

REALtA’

www.lakersland.ittwitter.com/lakersland

www.facebook.com/pages/LakersLand/185622544743