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L‟Estasi dell‟Ultimo Sorriso in noi Come sperimentare il Tocco estatico del Guru nel cuore "In middle of Guru dwells Mother, In middle of Mother dwells Guru I bow to Guru in Mother, I bow to Mother in Guru." da Guru Gita ( Skanda Purana) “La mia gioia scaturisce dal mio rapporto d‟amore con Lui ; non cerco nessun‟altra ricompensa nella vita” Daya Mata

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L‟Estasi dell‟Ultimo Sorriso in noi

Come sperimentare il Tocco estatico del Guru nel cuore

"In middle of Guru dwells Mother, In middle of Mother dwells Guru I bow to Guru in Mother, I bow to Mother in Guru." da Guru Gita ( Skanda Purana)

“La mia gioia scaturisce dal mio rapporto d‟amore con Lui; non cerco nessun‟altra ricompensa nella vita”

Daya Mata

Da “Soltanto amore”: “Se cercate i miracoli non desiderate Dio; in realtà volete soltanto che vi dia una prova della Sua esistenza. Ma Egli non lo farà. Dategli tutto il vostro cuore sinceramente, confidate in Lui incondizionatamente, allora si concederà a voi. Ma finché cercherete soltanto i Suoi miracoli non verrà. Le straordinarie esperienze fenomeniche non sono necessariamente un segno del progresso spirituale. Non ho mai chiesto né desiderato esperienze spirituali. Voglio soltanto amare Dio e sentire il Suo amore.

La mia gioia scaturisce dal mio rapporto d‟amore con Lui;

non cerco nessun‟altra ricompensa nella vita”.

(Riconoscere prioritario, nella propria vita, l‟obbiettivo della realizzazione spirituale, non significa che debba esserci attaccamento ai risultati, invece è fondamentale l‟opposto e cioè il non attaccamento ai frutti dell‟azione Kri e della meditazione)

Da “Il rapporto Guru-discepolo”:

“Il Guru è il Dio risvegliato che risveglia il Dio dormiente nel discepolo.

Con un gentile tocco d‟amore

(il Tocco estatico del Guru)

egli sveglia, all‟istante, il Dio quasi interamente desto nel ricercatore avanzato. Quando il

discepolo, con l‟aiuto del Guru, perfeziona se stesso, si adempie la legge divina e il Guru

lo porta alla presenza di Dio. Annullato l‟ego, il devoto realizza all‟istante di essere, com‟è

sempre stato e sempre sarà, uno con Dio. Il requisito essenziale del discepolato sta nella

capacità del discepolo di

arrendere la sua volontà concentrata nell‟ego

alla volontà del Guru in divina sintonia.

Il discepolo che agisce in questo modo

spezza la presa possente dell‟ego limitante:

„Tu sei me, io sono Te‟

(E‟ il Guru che afferma alla Madre Divina „Tu sei me, io sono Te‟, ma è ancora il Guru che afferma al nostro Sé: „Tu sei me, io sono Te‟; „Se incontri il Guru identificati‟: praticando la resa nel cuore e lasciando che sia il Guru a meditare in noi, realizziamo che la Sua estasi è già in noi, oltre il tempo e lo spazio, oltre l‟ego; il Guru è Dio che viene nella coscienza del discepolo ed è il Sé che va a Dio. Il Guru è l‟abbraccio tra Dio ed il Sé, oltre il tempo e lo spazio, è l‟eterno, infinito abbraccio dell‟Anima con lo Spirito che non ha mai avuto inizio e non avrà mai fine).

La vera fede nasce dall‟esperienza della verità e della realtà; è conoscenza diretta e

certezza delle forze che sostengono tutta la creazione. Il fatto è che l‟uomo per avere fede

ha bisogno di sperimentare nella propria vita qualcosa che non lo deluda. Il rapporto Guru-

discepolo lo porta a questa sicurezza. Il discepolo scopre nel Guru colui che rappresenta

la Divinità: il Guru vive secondo principi divini e manifesta lo spirito di Dio nella sua vita.

L‟ego intorbidisce la nostra visione, ma la vista del Guru è perfetta. I suoi occhi di

saggezza sono sempre aperti. Per lui non esiste differenza tra ieri, oggi e domani. Nella

sua divina percezione passato, presente e futuro sono la stessa cosa.

Paramahansaji spesso diceva:

„Nella coscienza di Dio non c‟è tempo, né spazio;

ogni cosa accade nell‟eterno presente‟

(il Guru è ora lo Yogi perfetto in noi, nel nostro cuore, oltre il tempo e lo spazio, oltre l‟ego)

Il Guru simboleggia la via e la Meta, Gesù ha detto: „Io sono la via, la verità e la vita‟.

(Magari non riusciremo a sentire subito che siamo uno con il Guru, ma possiamo

comprendere che il Guru è ora uno con la nostra Anima o Sé immortale:

„Tu sei me, io sono Te‟

se con la lealtà, la resa e la devozione, ci mettiamo dalla parte del Guru, troveremo il Guru

dalla nostra parte; lasciamo che sia Lui a pregare e meditare in noi, ponendo il Suo Ultimo

Sorriso nel nostro cuore, facendo dono interiore del sé nel Sé, nello spazio e nel tempo del

cuore e non più dell‟ego).

Dall‟Autobiografia, “Un‟esperienza di coscienza cosmica”:

“Mukunda!” La voce di Sri Yukteswar mi giunse

da una balconata interna.

(La Grazia del Guru si attiva nella lealtà e possiamo sentirla in noi, la lealtà ci rende

intuitivamente consapevoli della sua Grazia, il Guru ci chiama nel cuore)

Mi sentii ribelle come i miei pensieri … “Signore sto meditando”,

gridai in tono di protesta.

(se crediamo di meditare da noi e per noi stessi ci chiudiamo alla Grazia del Guru che ci

porta a Dio, rimane soltanto un tentativo di meditare, dove l‟ego è ancora il protagonista,

cioè pretendiamo di meditare nello spazio e nel tempo dell‟ego, ma la vera meditazione

avviene oltre lo spazio ed il tempo, in Dio)

“So bene come stai meditando, con la mente sfarfallante … Vieni qui da me!”

(La Grazia del Guru diventa operante nella resa, che ci avvicina alla coscienza del Guru).

“Il desiderio del tuo cuore sarà esaudito”

(la Grazia del Guru si realizza nella devozione, nell‟amore per il Guru incontriamo l‟Amore

del Guru, che realizza in noi il Samyama o l‟identificazione in meditazione fino all‟Unione

estatica)

Mi toccò lievemente il petto, sopra il cuore.

Un‟oceanica gioia scoppiò sulle rive calme e infinite dell‟anima mia. Realizzai che lo Spirito

di Dio è inesauribile Beatitudine.

(La Realizzazione del Guru in noi è la nostra Realizzazione in Dio, poiché il Guru è già il

nostro Sé che realizza di essere Dio e non l‟ego)

Un Maestro concede l‟esperienza divina della coscienza cosmica

quando il discepolo, attraverso la meditazione

(la Grazia del Guru porta frutto nel Samyama o identificazione in meditazione con il Guru)

ha rinvigorito la sua mente a tal punto che

le vaste visioni non possono più sopraffarlo

(solo nel non attaccamento ai frutti dell‟azione Kri e della meditazione si ha la

realizzazione del tocco estatico del Guru)

Solo un opportuno allargamento di coscienza attraverso la pratica yoga

(serve tutta la Scienza Spirituale del Kriya Yoga)

e la bhakti devozionale,

(Sraddha, intensificazione dell‟amore naturale del cuore o identificazione con l‟Amore del

Guru, amiamo Dio per Grazia Sua, con il Suo Amore perfetto per la Madre)

può preparare la mente a sostenere l‟urto liberatore dell‟onnipresenza.

Per il devoto sincero questo stato giunge con estrema naturalezza.

Il suo intenso desiderio comincia ad attirarlo verso Dio con forza irresistibile”.

(La devozione nella lealtà al Guru consente alla sua Grazia di attivare un processo

interiore a catena, ovvero il PRANAYAMA IN DEVOZIONE, che procede potente nella

resa, fino al tocco estatico nel Samyama dell‟Ultimo Sorriso)

"In middle of Guru dwells Mother, In middle of Mother dwells Guru I bow to Guru in Mother, I bow to Mother in Guru." da Guru Gita ( Skanda Purana)

“Kriya Yoga più devozione

funzionano come la matematica

e non possono fallire”

*7 + 3* = 1(°i°)

PRANAYAMA E DEVOZIONE

PRANAYAMA CON DEVOZIONE

PRANAYAMA IN DEVOZIONE

Il controllo dell‟energia vitale nella Grazia o Vita del Guru

“E‟ Dio che parla con la voce del Guru e guida il devoto attraverso le sue percezioni spirituali”. “Il mio Guru mi ha mostrato come usare il cesello della saggezza per fare di me stesso un tempio adatto a ricevere la Presenza di Dio. Ogni uomo può fare lo stesso, se segue i precetti di insegnanti divinamente illuminati”. “Quando con il Kriya Yoga il respiro mortale sparisce scientificamente dai polmoni, lo yogi sperimenta coscientemente, senza morire, il processo della morte con il quale l‟energia è ritirata dai sensi (causando la sparizione della coscienza corporea e la simultanea comparsa della coscienza dell‟anima)” Paramahansa Yogananda L‟esecuzione stessa del pranayama può essere applicata con devozione o nella consapevolezza che il pranayama stesso è un gesto di amore per il Guru e Dio, pur non abbandonando la pratica devozionale specifica. Lo yogi realizza la sintonia con il Guru nella stessa pratica e diventa consapevole del Suo aiuto diretto, questo magnifica ulteriormente gli effetti cercati del pranayama. L‟esecuzione con devozione del pranayama porta, con il battesimo spirituale del Kriya Yoga alla pratica in devozione o nella comunione interiore con la viva presenza del Guru. Il Guru illumina con la Sua Grazia la consapevolezza dello yogi ed egli percepisce la Sua viva presenza nell‟Occhio Spirituale. Questa consapevolezza, durante la pratica, conferisce alle tecniche una compenetrazione profonda nella devozione ed apre allo yogi la percezione intuitiva delle reali correnti cerebrospinali di prana e apana (primo Kriya) e dell‟attività dell‟energia vitale nei chakra o tejas: luce e suono (secondo Kriya). Instaurata la profonda accettazione del rapporto Guru-discepolo, lo yogi impara a percepire il Guru come il Maestro interiore e scopre la Sua viva e fiammante presenza che purifica il cuore e consente per Grazia la pratica profonda del pranayama. Lo yogi scopre la profondità della disciplina del Guru, quando il pranayama poggia sulla resa alla Sua presenza interiore e non più semplicemente sul personale sforzo di volontà, allora nel silenzio dopo il Kriya (paravastha) trova assorbimento nella Pace e identificazione con la trascendenza dell‟Om. Magnificando il pranayama nella Grazia del Guru o pratica in devozione, lo yogi è in grado di trascendere i limiti del corpo e della mente, di svegliare kundalini e nella Grazia di Dio di penetrare la stella dell‟occhio singolo (Occhio Spirituale unico di Cristo o di Dio).

“Un giorno solo alcuni di noi stavano meditando con il Maestro e Rajarsi nell‟Eremitaggio di Encinitas. Il Maestro cominciò a cantare a Dio, con una tale devozione: „Devoti vengono e devoti vanno, mio Signore, io per sempre sarò tuo‟. Dopo cominciò a pregare semplicemente, „Rivelati, Rivelati‟, e andò in samadhi. Improvvisamente anche la mia mente andò così in profondo che io caddi in quello stato di Beatitudine e Amore. Dopo un po‟, mentre diventai più consapevole esteriormente, sentii il Maestro dire a Rajarsi, „Lei ha preso dalla mia coscienza”. Sri Daya Mata

Dal Poema “Samadhi”:

“Tu sei me, io sono Te

(non attaccamento ai frutti, non io ma Tu, il Guru in noi)

Conoscenza, Conoscitore, Conosciuto in Uno

(Samyama, identificazione in meditazione con il Guru)

Dalle lunghe, profonde, assetate meditazioni insegnatemi dal Guru

(lealtà, resa e devozione al Guru, Pranayama in devozione)

Viene questo Samadhi celestiale

(il Tocco estatico del Guru)

Io venni dalla gioia, in gioia vivo, in sacra gioia mi dissolvo

(l‟Ultimo eterno Sorriso del Guru in noi)

Da piccolissima bolla di risa, io sono divenuto

il Mare stesso dell‟Allegrezza”.

“Sri Yukteswar m‟insegnò come richiamare a volontà la felice esperienza e anche come

trasmetterla ad altri, se le loro vie intuitive sono sviluppate”.

(Se c‟è piena consapevolezza della Grazia operante del Guru in noi, il Guru stesso

realizza il Tocco estatico nel nostro cuore, oltre lo spazio ed il tempo dell‟ego)

“Nell‟estasi, quando il sole della mia coscienza era tramontato sulla consapevolezza

del corpo, e immergendosi nello Spirito ardeva della coscienza di Dio, mi sono

trovato nella sfera della vibrazione cosmica dalla quale traggono origine tutti gli

esseri creati. Contemplavo con l‟occhio spirituale la divina intelligenza creativa che

condensava l‟energia cosmica negli atomi.” (Da “Il vino del mistico”)

Da “Date una nuova forma alla vostra vita”:

“Le cose che vi dico sono il frutto della mia personale esperienza e, un giorno, faranno

parte della vostra realizzazione. Grazie a Colui che percepisco interiormente posso

infondere, in chi è in sintonia, la luce di Dio presente in me. Io glorifico Colui che è in me,

non me stesso. Chi è ricco spiritualmente può rendere partecipi della propria ricchezza

divina i discepoli che seguono il suo esempio. Questo è vero per tutti i grandi Maestri.

Conosciamo molti episodi di tale passaggio di ricchezza o consapevolezza spirituale, fra i

quali, ad esempio, il „manto‟ di Elia depositato su Eliseo, e

lo Spirito Santo che Cristo fece discendere

(l‟Ultimo Sorriso del Guru è il Sole dell‟Om, lo Spirito Santo in noi, la Madre Divina in

azione nel nostro cuore, è il veicolo della Grazia operante in noi, dono gratuito nello

spazio e nel tempo del nostro cuore, oltre l‟ego. L‟Ultimo Sorriso è tutto per noi, è il

nostro divino accesso all‟Eternità)

sugli undici discepoli che gli erano rimasti fedeli.

(Nella lealtà e resa al Guru nell‟Ultimo Sorriso, si rende operativa la Sua Grazia, cioè il

Samyama o identificazione fino all‟unione)

Non appena Dio sarà certo che siete veramente sinceri e

che niente potrà allontanarvi da Lui,

(“non io, ma Tu”, cioè quando c‟è non attaccamento ai frutti dell‟azione Kri e della

meditazione)

allora, per mezzo del Guru, vi concederà la realizzazione finale.

Il Guru, cioè, trasfonderà in voi la luce di Dio che fluisce in Lui.

Forse pensate di non poter mai avere questa benedizione.

Il tocco del mio Guru

mi ha permesso di realizzare questa suprema esperienza che la sola forza del mio

impegno e della mia meditazione non avrebbe mai resa possibile”.

il Tocco estatico del Guru in noi

è il suo Ultimo Sorriso nel nostro cuore: *7 + 3* = 1(°i°)

Dall‟Autobiografia, “La resurrezione di Sri Yukteswar”:

La sua voce divina era grave, eppure vi echeggiava un riso trattenuto. “Tu ed io

sorrideremo insieme fintanto che le nostre due forme appariranno divise nel mayico sogno

di Dio. Alla fine ci fonderemo come una cosa sola nell‟Amato Cosmico;

i nostri sorrisi saranno il Suo sorriso;

(l‟Ultimo eterno Sorriso del Guru)

il nostro unico canto di gioia vibrerà attraverso l‟eternità

per essere trasmesso alle anime che sono in armonia col Signore!”

(Il Tocco estatico del Guru, ovvero il suo Ultimo ed eterno Sorriso nel nostro cuore)

Da Soltanto Amore, “Esperienze con il mio Guru”:

“Quella sera, le ultime parole che il nostro Guru pronunciò sulla terra furono rivolte a Dio e

all‟India. Con queste parole, alzò gli occhi al kutastha e scivolò lentamente a terra. Ci

aveva insegnato a cantare Om all‟orecchio per richiamarlo dal samadhi. Mentre cantavo,

una grande gioia e una grande pace discesero all‟improvviso in me e

sentii una forza spirituale enorme entrare nel mio corpo.

(L‟Ultimo eterno Sorriso del Guru in noi)

La benedizione che ricevetti quella sera non mi ha mai più abbandonato. Il discepolo deve

sforzarsi di mantenere la sintonia mentale e spirituale col Guru. Il potere della benedizione

di un Guru che ha realizzato Dio è incomparabile. Dio non ha favoriti, ama tutti

ugualmente.

L‟Amore e le benedizioni ci sono; l‟uomo deve soltanto accoglierli.

(Esercitando la lealtà, la devozione, la resa e il non attaccamento)

Offrendo al Guru la devozione del nostro cuore e ricevendone in cambio il suo amore e la

sua amicizia divini e incondizionati, impariamo che cosa voglia dire amare Dio

sinceramente. Il Guru risveglia in noi il vero amore per Dio e ci insegna ad amarlo”.

Da “La Sacra Scienza”, “Amare profondamente il Guru”:

“Stare in compagnia del Guru vuol dire soprattutto racchiuderlo nel nostro cuore, fare

nostri i suoi principi, metterci in sintonia con Lui. Per restare in compagnia di un essere

divino, dobbiamo farlo diventare l‟oggetto dell‟amore del cuore (Sraddha), intensificato,

mantenendo cioè costantemente presenti nella mente

la sua immagine e le sue qualità,

(l‟Ultimo Sorriso nel cuore ed esercitando la lealtà, la devozione, la resa e il non

attaccamento)

pensando a Lui e seguendo amorevolmente i suoi insegnamenti.

Così facendo quando l‟uomo riesce a concepire

lo stato sublime dei suoi fratelli divini,

(Samyama, identificazione in meditazione con il Guru)

può avere la fortuna di rimanere in loro compagnia e assicurarsi l‟aiuto

di chi tra loro abbia scelto come suo Maestro Spirituale, Sat-Guru, il Salvatore.

(L‟Ultimo Sorriso nel cuore è la Compagnia del Guru e veicolo della sua Grazia operante)

Sraddha significa offrire al Maestro il proprio amore, stare sempre in sua

compagnia (nel senso interiore), e seguire amorevolmente i sacri insegnamenti che egli

impartisce”.

(Nella pratica del Pranayama in devozione il Guru realizza Dio in noi)

Da “Cercare Dio insieme”:

“Coloro che desiderano sinceramente conoscere Dio cercano

la compagnia dei santi,

o meditano sulle loro immagini

insieme ad altri devoti.

(“La Compagnia dei devoti dell‟Ultimo Sorriso” consente il Pranayama in devozione,

cioè nella consapevolezza della viva presenza del Guru, questa è la Verità della sua

Grazia)

Concentrandosi profondamente, insieme ad altri ricercatori della verità,

il devoto trasforma la sua volontà nella volontà di Dio;

(nella resa all‟Ultimo Sorriso nel cuore, si realizza che è veicolo della Grazia operante del

Guru ed il Pranayama in devozione porta al Samyama o identificazione fino all‟Unione

estatica)

ricordando la propria identità con Lui,

riconquista l‟eredità divina della percezione di Dio.

(“Hong-So, Sono Lui”, ovvero il Samyama di identificazione in meditazione con il Guru)

Ciascun devoto dovrebbe rafforzare la personale sintonia con la volontà del Signore

grazie alla preghiera,

alla comunione con Lui nella meditazione e

alla compagnia spirituale.

Gesù ha detto: ‘Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro’.

La devozione e l‟amore che provate per Dio si uniranno alla devozione e all‟amore degli

altri devoti. Allora la gioia divina si sprigionerà da voi aiutando chiunque incontriate.

Il vostro primo desiderio deve essere quello di accogliere Dio dentro di voi, sull‟altare della

vostra realizzazione del Sé e nel medesimo tempo,

nei cuori uniti

di tutti coloro che fanno parte della vostra associazione spirituale. Adorare Dio sull‟altare

della comune devozione.

Le menti unite

costituiscono canali più ampi grazie ai quali il potere di Dio fluisce in modo più forte in ogni

anima.

I requisiti per conseguire la liberazione spirituale sono:

la vicinanza di un Maestro simile al Cristo o la meditazione su di Lui,

la compagnia di altri aspiranti spirituali, e

la pratica fedele della meditazione.

Io sono con voi nel pensiero e nello spirito perché è il Signore che mi ispira a rivolgervi

queste parole. Sintonizzatevi mentalmente con me e con i grandi Maestri e la vostra vita

migliorerà”, („A chi mi penserà vicino, io sarò vicino‟).

(Nella preghiera e nella meditazione di identificazione con il Guru, dove il Guru prega

e medita in noi per gli altri, realizziamo i tre requisiti in uno, esercitando

contemporaneamente la lealtà, la resa, il non attaccamento e la devozione, allora il Guru

stesso si rivela come “la Compagnia dei devoti dell‟Ultimo Sorriso” e la Sua Grazia

diventa operante nel cuore e nell‟Occhio Spirituale di ogni devoto)

Da “Date una nuova forma alla vostra vita”:

“Noi siamo quello che pensiamo di essere. Perciò, qualsiasi cosa vogliate diventare,

cominciate adesso a costruirla. Potete far nascere nella vostra coscienza una nuova

tendenza, proprio ora, se lo pensate intensamente; allora le vostre azioni e tutto il vostro

essere obbediranno a quel pensiero. Con la forza del pensiero potete cambiare voi stessi

e diventare ciò che volete; allo stesso modo – e questo è molto più importante – potete

cambiare la vostra coscienza di esseri mortali in quella di esseri divini. Mettete tutte le

cose nelle mani di Dio e cambierete, perché allora l‟ego non potrà più prendere il

sopravvento”.

Da “Concentrare il potere dell‟attenzione sul successo”:

“Se credete realmente il risultato sarà istantaneo. La fede è una convinzione intuitiva, una

certezza dell‟anima che non può essere scossa nemmeno dalle contraddizioni. Quando

saprete mostrare alla mente i poteri che le appartengono, potrete fare tutto! La comunione

con Dio cambierà il vostro stato trasformandovi da esseri mortali in esseri immortali. Come

esseri mortali siete limitati, ma come figli di Dio non avete limiti. Concentratevi su Dio. La

concentrazione è tutto. Come prima cosa interiorizzatevi; imparate a concentrare la mente

e a percepire il potere di Dio. Non appena l‟attenzione si concentra, brucia tutte le

limitazioni della mente e vedrete il potere di Dio discendere su di voi.”

“A chi mi penserà vicino, io sarò vicino”

Una prova scientifica (di scienza spirituale),

cioè ripetibile nella vita di ogni discepolo

Quanto vicino? Quanto vogliamo e quanto siamo in grado di sentire, al punto di essere

uno con Lui. Il Guru sta dicendo, al cuore ed alla mente, di pensare, immaginare, sentire

che siamo uno con Lui, cioè

“Tu sei me, io sono Te”,

in modo tale che con la concentrazione cominci ad essere vero samyama o identificazione

in meditazione con il Guru: cuori e menti unite con la consapevolezza del Guru, con la sua

Estasi, il suo Ultimo ed eterno Sorriso!

Per realizzare lo stato dei cuori uniti, occorre lasciare che il Guru nell‟Ultimo Sorriso

preghi in noi per gli altri:

“Possa il tuo Amore risplendere per sempre

sul santuario della nostra devozione

e possiamo noi essere capaci

di risvegliare il tuo Amore

in tutti i cuori”

E‟ un‟immersione nella profondità del Cuore del Guru, il Suo Amore Divino

incondizionato,

poiché è Lui che sta pregando la Madre nel nostro cuore, “Non io, ma Tu”. Non c‟è

spazio e non c‟è tempo, non c‟è ego, c‟è solo ora e qui, la presenza del Guru nel profondo

del cuore, Egli vive ora nel nostro cuore, Egli è in estasi ora nel nostro cuore,

Egli è l‟Amore travolgente.

“La fede è il potere illimitato di Dio insito in voi. Nella Sua coscienza Dio sa di avere

creato tutte le cose; perciò la fede equivale alla consapevolezza e alla convinzione

che siamo fatti a immagine di Dio”.

Per realizzare lo stato delle menti unite, occorre lasciare che il Guru nell‟Ultimo Sorriso

mediti in noi per gli altri:

“Hong-So, Sono Lui”.

E‟ il Guru che afferma, “Sono Lui”, nell‟Occhio Spirituale, col potere della

concentrazione del Suo Amore. Egli è presente nell‟Occhio singolo di ogni discepolo,

Egli è Parama-Han-sa: “Supremo Hong-So”

Egli è l‟Unico Occhio di Dio in tutti noi, il Sé immortale, la Gioia sempre nuova, la Gioia

penetrante.

“Quando vi concentrate nel punto tra le sopracciglia, la corrente di entrambi gli

occhi converge in una Luce unica, e potete vedere l‟occhio spirituale, cioè‟ l‟occhio

di Dio‟. Se guardiamo attraverso l‟occhio spirituale, l‟occhio singolo di Dio, vediamo

che tutta la creazione è costituita da una sola sostanza: la Sua Luce”.

Nell‟unione dei cuori e delle menti o nella meditazione dell‟Ultimo Sorriso, si genera

l‟intuizione o percezione diretta, cioè la Grazia operante del Guru nel gruppo consente di

passare dal “pensare o immaginare” (Samyama mentale o identificazione per

concentrazione), al “sentire direttamente o intuire” (Samyama intuitivo o identificazione per

percezione diretta), cioè il Guru realizza il suo tocco estatico in noi, ovvero l‟Ultimo Sorriso

nel nostro cuore, cioè quell‟Amore travolgente che ascende all‟Occhio Spirituale e diventa

Gioia penetrante.

“Cambiate il vostro stato di coscienza;

aprite gli occhi e vedrete nelle stelle la scintilla della Luce divina.

In ogni atomo dello spazio vedrete lo sprazzo

del sorriso di Dio pieno di luce.

Oltre ogni pensiero percepirete l‟oceano della Sua saggezza”.

“La Compagnia dei devoti dell'Ultimo Sorriso” è il Guru

quando dona la Sua Pace, il Suo Amore e la Sua Gioia,

cioè il Suo Eterno Sorriso, nel cuore dei devoti

consapevolmente uniti nel Suo Nome

“La Compagnia dei devoti dell'Ultimo Sorriso”

è il Guru dell‟Amore incondizionato,

è il perdono del Sé, il fuoco Kriya (Om Svahaa)

che brucia per Grazia Sua ogni karma

Egli è l‟Amore travolgente

“Nel momento in cui l‟Amore divino vi prende il cuore, il corpo intero si immobilizza

pervaso dalla beatitudine: „Quando il Maestro dell‟Universo entrò nel mio tempio

corporeo, il cuore dimenticò di battere, e tutte le cellule dimenticarono di compiere

il loro dovere. Immobili, ascoltavano la voce della Vita Immortale, l‟Amore di tutta la

vita, la Vita di tutte le vite. Il cuore, il cervello, ogni cellula del mio essere erano

elettrizzati e resi immortali dalla Sua Presenza‟.

Tale è l‟Amore del Signore. Quando comincerete a sentirvi uniti a tutta l‟umanità

saprete in che cosa consiste l‟amore divino, non prima. Quando ci aiutiamo

reciprocamente, dimentichiamo il piccolo sé e cogliamo un barlume del Sé infinito,

dello Spirito che unisce tutti gli uomini”.

“La Compagnia dei devoti dell‟Ultimo Sorriso”

è il Guru dell‟Amore nel servizio all‟umanità,

è servire l‟umanità come il proprio più grande Sé

Pranayama in devozione Il controllo dell‟energia vitale nella Grazia o Vita del Guru

“La qualità della meditazione di uno yogi e delle altre azioni, l‟aiuto del Guru e la Grazia di Dio, sono i tre requisiti per la liberazione. Per quanto un devoto si applichi nell‟ottenere la salvezza, e gli è richiesto di fare lo sforzo per Dio con tutto il cuore, quello sforzo costituisce solo il 25% di ciò che è necessario per la liberazione. Un altro 25% dipende dalla benedizione del suo Guru, che stimola l‟impegno del discepolo. Ma l‟aiuto del Guru e lo sforzo del devoto, da soli, non sono sufficienti, è necessario ottenere anche la Grazia di Dio, che può essere considerata il restante 50% di ciò che è necessario”. “E‟ Dio che parla con la voce del Guru e guida il devoto attraverso le sue percezioni spirituali. Ci sono tre modi per entrare in sintonia con il Guru: la resa interiore, le domande intelligenti ed il servizio. Un discepolo (chela) che sia in sintonia con il Guru, impara per mezzo di una devozione inalterabile a percepire lo Spirito al di là della personalità trasparente e senza ego del Guru.” “Il mio Guru mi ha mostrato come usare il cesello della saggezza per fare di me stesso un tempio adatto a ricevere la Presenza di Dio. Ogni uomo può fare lo stesso, se segue i precetti di insegnanti divinamente illuminati”. “Quando con il Kriya Yoga il respiro mortale sparisce scientificamente dai polmoni, lo yogi sperimenta coscientemente, senza morire, il processo della morte con il quale l‟energia è ritirata dai sensi (causando la sparizione della coscienza corporea e la simultanea comparsa della coscienza dell‟anima)”. “Il vero kumbhaka, o la ritenzione del respiro menzionata nei trattati di yoga illuminati, non si riferisce al trattenere forzatamente il respiro nei polmoni, ma alla naturale assenza del respiro attenuta con il pranayama scientifico, che rende il respirare non necessario. Parecchie scritture e trattati di yoga si riferiscono indirettamente al Kriya Yoga come kevali pranayama o kevala kumbhaka: il vero pranayama o controllo vitale che consente di trascendere il bisogno per l‟inalazione (puraka) e l‟esalazione (rechaka); il respiro è trasmutato nelle correnti di forza vitale interiore sotto il completo controllo della mente. Dei vari stadi dell‟assenza del respiro (kumbhaka) durante il pranayama, kevali è sottolineato dagli adepti yogi come il migliore o il più elevato". “Lo yogi che esegue il rito interiore del risveglio cerebrospinale (Kriya Yoga), con il quale è ottenuta l‟ascesa allo Spirito, trova il primo altare dello Spirito nel centro coccigeo (muladhara chakra), il sottile centro della vita e della coscienza alla base dell‟asse cerebrospinale”. Paramahansa Yogananda

Il pranayama o controllo (ayama) dell‟energia vitale (prana) del corpo e della mente, inizialmente deve essere seguito dalla pratica devozionale. Lo scopo del pranayama è di interiorizzare l‟attenzione e l‟energia vitale, in modo da focalizzarli su Dio nella meditazione. La pratica devozionale nel suo aspetto di preghiera silenziosa del cuore o concentrazione su un‟immagine cara della Divinità, viene fatta seguire al pranayama per poter imparare a meditare su Dio. Con l‟esperienza della pratica, lo yogi comprende che l‟esecuzione stessa del pranayama può essere applicata con devozione o nella consapevolezza che il pranayama stesso è un gesto di amore per il Guru e Dio, pur non abbandonando la pratica devozionale specifica. Attraverso la gratitudine e la lealtà ai ParamGuru ed al Guru in particolare, che gli hanno trasmesso questo divino pranayama, lo yogi realizza la sintonia con loro nella stessa pratica e diventa consapevole del Loro aiuto diretto, questo magnifica ulteriormente gli effetti cercati del pranayama. L‟esecuzione con devozione

del pranayama porta, con il battesimo spirituale del Kriya Yoga (prima iniziazione), alla pratica in devozione o nella comunione interiore con la viva presenza del Guru. Il Guru illumina con la Sua Grazia la consapevolezza dello yogi ed egli percepisce la Sua viva presenza nell‟Occhio Spirituale, nel punto tra le sopracciglia. Questa consapevolezza, durante la pratica, conferisce alle tecniche una compenetrazione profonda nella devozione ed apre allo yogi la percezione intuitiva delle reali correnti cerebrospinali di prana e apana (primo Kriya) e dell‟attività dell‟energia vitale nei chakra o tejas: luce e suono (secondo Kriya). La sensitività del prana è un naturale effetto della sintonia con la Grazia del Guru e la percezione dell‟Om, poiché conferiscono un effetto trascendente i processi ordinari del pensiero nella mente, spostando invece la percezione verso l‟intuizione del Sé. Instaurata la profonda accettazione del rapporto Guru-discepolo, lo yogi deve imparare a percepire il Guru come il Maestro interiore e scoprire la Sua viva e fiammante presenza che purifica il cuore e consente per Grazia la pratica profonda del pranayama. Lo yogi scopre la profondità della disciplina del Guru, quando il pranayama poggia sulla resa alla Sua presenza interiore e non più semplicemente sul personale sforzo di volontà, allora nel silenzio dopo il Kriya (paravastha) trova assorbimento nella Pace e identificazione con la trascendenza dell‟Om. Il naturale allungamento della respirazione del Kriya avviene non per volontà, ma per resa nella Grazia del Guru, mentre il perfetto fluire del respiro è un effetto della sintonia con l‟Om. Così il Kriya diventa molto efficace nel purificare l‟asse cerebrospinale per il risveglio e l‟ascesa di kundalini. L‟Om è trascendente per Sua natura, è la vibrazione immanente dello Spirito trascendente (Spirito Santo). La percezione dell‟Om porta in se l‟esperienza della trascendenza e rivela la viva presenza del Guru: Dio che viene. Allora, la pratica del Kriya Yoga in devozione porta il Sé a Dio. La Grazia del Guru è operante nell‟asse cerebrospinale a partire dal punto tra le sopracciglia (occhio singolo) fino alla base (muladhara chakra), mentre la Grazia di Dio è operante anche oltre la stella dell‟occhio singolo (sahasrara chakra). Magnificando il pranayama nella Grazia del Guru o pratica in devozione, lo yogi è in grado di trascendere i limiti del corpo e della mente, di svegliare kundalini e nella Grazia di Dio di penetrare la stella dell‟occhio singolo (Occhio Spirituale unico di Cristo o di Dio fino al settimo chakra). Un accesso molto efficace alla pratica in devozione lo si realizza nel rendere lo Jyoti mudra un gesto (mudra significa gesto) d‟amore per il Guru: la Luce dell‟Occhio Spirituale percepita dopo nel paravastha è Grazia del Guru e nel suo centro del centro, lo yogi scopre la Sua viva presenza, poiché il Guru porta dal buio dell‟ego alla Luce di Dio. Brother Premamoy (“Permeato d‟Amore”) dice: “C‟è devozione nella pratica del Jyoti mudra”. Meditando sull‟Om nel centro del centro (il bindu dell‟Om) durante il paravastha del Kriya, la trascendenza dell‟Om rivela allo yogi la viva presenza del Guru, poiché il Guru è canale vivente tra il Sé e Dio. Allora, riesumando la pratica del pranayama in devozione con Hong-So, che adesso è kevali pranayama, lo yogi spiritualizza il respiro eventualmente fino al kevala kumbhaka (assenza del respiro in animazione sospesa) e rende operativa la Grazia di Dio (penetrazione della stella: entrata della consapevolezza nel settimo chakra). Cioè, nel paravastha dopo il Kriya, eseguito il Jyoti mudra con amore e gratitudine per il Guru, si ritorna a praticare la tecnica Om ad orecchie aperte, nel centro del centro della Luce o Grazia del Guru, fino alla percezione della Sua presenza gloriosa o consapevolezza della Gioia colma di Amore e Pace. Allora, lo yogi afferma con Hong-So (“Sono Lui”) la natura Divina della Consapevolezza o Sé immortale. Questo è vero kevali pranayama o pranayama in devozione che conduce all‟assenza del respiro o kevala kumbhaka, ovvero la Pace vivente che porta in se l‟Amore fiammante di Dio al cuore, che toglie il respiro (risveglio di kundalini).

Oh Guru beato, quante volte ho guardato il Tuo divino Sorriso, quanta gioia è venuta a me

solo per aver osservato. Divino Signore, concedimi l'esperienza del Tuo Amore che esplode

nel tuo semplice Sorriso, ma potente come il sole.

Nel Tuo sorriso c'è tutta la Beatitudine di Dio, se sorrido il Tuo Sorriso

la Beatitudine di Dio esplode nel mio cuore, per risonanza con il Tuo Divino Amore.

Amato Signore, sorridi in me con la forza del Tuo Gioco divino, l'intero Uni-verso in

cammino.

Il tuo Lila è motore di felicità nella vita di chi lo sa. Odi, odi il mio richiamo, vieni Signore

con la Tua Gioia, rimani oltre il gioco di questo piano.

Dove il cuore sente profondo, li amo stare in Gioia, oltre il piccolo piacere del mondo.

Signore, amato Gurudeva, è il tuo Sorriso che mi ha guidato, con questo Tuo divino Sorriso

mi hai toccato. Questo Tuo sorriso sempre con me ho portato, con questo Tuo Sorriso nei

sogni sei venuto ed in estasi mi hai abbracciato.

Segreto nel cuore tuttora è celato, il Tuo Sorriso vivente non conosce limiti, anche oltre il

niente. In ogni punto dello spazio vedo Te Signore che sorridi nel mio cuore.

In ogni attimo di tempo Tu sei Sorriso Eterno. Il Tuo Sorriso è meditazione e dà il potere di

esser felici, Signore rimani Sorriso nei sorrisi.

Tu sei la Luce che illumina il mio cuore, Tu ti fai Guru per amore. La Tua disciplina è Grazia

potente ed operante, se il cuore arrendo nel samyama Ti assorbo in eterno.

Guru mio Signore, Paramahansa Yogananda, Maestro nel mio cuore, Tu ti sei fatto fino in

fondo umile discepolo dei Guru e così Loro. In questo sta la saggezza di vita, che da

esempio umano assurge a Grazia divina. Nell'accettare Te, ogni eredità dei Guru viene a me.

Fino nei sogni aprono il mio cuore e la mia mente, questi Padri, che storicamente sono,

anche eternamente presenti.

L'Amore e la Sapienza, arrivano in un istante nel devoto dal cuore puro, umile e leale alla

disciplina del suo Guru. Vieni e rimani mio Signore, vita dopo vita questa Sapienza ora

mostra eterna durata. Rapporto divino, che nell'umano arriva fino in fondo, appagando con

il Tuo Nettare ogni desiderio, anche quello del mondo: "Cerca prima il Regno di Dio e tutto

questo ti sarà dato in sovra più", o mio Signore, cosa c'è di più? Tu che sei l'Insondabile,

eternamente Gioioso e sempre Nuovo. Tu sei oltre ogni oltre, il Trascendente della

trascendenza, eppure segretamente immanente, vicino oltre ogni vicino, umano e Divino.

Tu che accetti l'umile e semplice preghiera del cuore: "Vieni Signore". Preghiera dello

Spirito per me in me al Divino, Tu Guru che hai meditato e mediti in me, insegnami a

prendere dalla Tua Coscienza Divina, Grazia operante nella comunione vivente, Signore

dall'Amore travolgente.

Guru mio Signore, Tu sei la Via, la Verità e la Vita, illuminami con la Tua divina Grazia nella

pratica del Pranayama in devozione. Insegnami ad andare oltre i sensi nella Vita spirituale

del paravastha, nello stato trascendente del profondo silenzio dopo il Kriya, dove la Pace di

Dio si espande e schiude la Sua Viva Presenza.

Eterno Amico Divino, il Tuo Pranayama è fiamma dello Spirito che nella resa del cuore mi

ricarica di Vita e di Amore. Tu sei qui ed ora, il Tuo Spirito vive in me, poiché Tu mi hai

donato la Tua Vita nella Grazia.

La Tua Amicizia incondizionata è Amore senza tempo, immortale per natura. Questo è

Pranayama, divino Kriya del mio Signore, Gloria di Dio nell'Amore. La Tua Divina Amicizia è

il fondamento del Pranayama, con il quale il respiro cessa, poiché la vita torna a Te nella

Tua Grazia. Come controlla la vita il Pranayama, se nel cuore non c'è Grazia? Il suo segreto

è la resa a questa divina Presenza, che dà Vita e Amore e li ritira quando vuole. Quanto è

potente l'Amore nel cuore dello yogi che si arrende:

Amore della Vita, dove controllare vuol dire amare. E' dal cuore che il Pranayama si diffonde

e aspira Amore nel battito che diventa il Cosmico Om della Potenza.

Guru mio Signore, Tu sei Vita e Amore nel controllo del cuore: "Om Namo Bhagavate",

ancora ed ancora vissuto, dove si incarna il Kriya, Pranayama di Vasudeva sia.

Eternamente ora ed ovunque qui, Tu sei Signore del Tutto in Tutto, nel Kriya benedetto

l'Amore controlla la vita del cuore ed è Pranayama del mio Signore.

“Un giorno solo alcuni di noi stavano meditando con il Maestro e Rajarsi nell‟Eremitaggio di Encinitas. Il Maestro cominciò a cantare a Dio, con una tale devozione: „Devoti vengono e devoti vanno, mio Signore, io per sempre sarò tuo‟. Dopo cominciò a pregare semplicemente, „Rivelati, Rivelati‟, e andò in samadhi. Improvvisamente anche la mia mente andò anche così in profondo che io caddi in quello stato di Beatitudine e Amore. Dopo un po‟, mentre diventai più consapevole esteriormente, sentii il Maestro dire a Rajarsi, „Lei ha preso dalla mia coscienza”. Sri Daya Mata