l'ultima produzione teatrale di lao she

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L'ULTIMA PRODUZIONE TEATRALE DI LAO SHE Author(s): Maria Cristina Pisciotta Source: Cina , 1974, No. 11 (1974), pp. 102-132 Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) Stable URL: http://www.jstor.com/stable/40855897 JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at https://about.jstor.org/terms Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Cina This content downloaded from 5.94.89.83 on Tue, 15 Dec 2020 15:48:43 UTC All use subject to https://about.jstor.org/terms

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L'ULTIMA PRODUZIONE TEATRALE DI LAO SHE

Author(s): Maria Cristina Pisciotta

Source: Cina , 1974, No. 11 (1974), pp. 102-132

Published by: Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO)

Stable URL: http://www.jstor.com/stable/40855897

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Maria Cristina Pisciotta

L'ULTIMA PRODUZIONE TEATRALE DI LAO SHE

Accostandoci alla produzione letteraria di Lao She e conside- rando l'ordine cronologico in cui sono state scritte le sue opere, tro- viamo delle linee di demarcazione fra le varie fasi del suo sviluppo. L'anno più importante è, anche per lui, il 1949, l'anno della fonda- zione della Repubblica Popolare Cinese. Da questo momento lo scrit- tore deliberatamente scrisse sui problemi della nuova vita del popolo cinese, sforzandosi di mettere tutta la sua arte al servizio del partite comunista cinese e degli scopi artistici ed educativi che esso si prefig- geva di raggiungere in campo letterario.

Negli anni precedenti lo scoppio della guerra sino-giapponese, Lao She andava ancora cercando una ferma filosofia della vita, un reale avvicinamento al suo paese, un modo di scrivere che fosse il più adatto alla sua personalità. Analizzando le opere di Lao She scritte fra il '24 e il '37 ' che costituiscono un unico insieme sia per le vicende ed esperienze biografiche da cui sono nate, sia per i temi che svolgono, sia per lo stile e il genere narrativo, cercherò di trame un quadro umano ed artistico dello scrittore che permetta una compren- sione più chiara e profonda della sua successiva produzione letteraria.

1 Per quanto riguarda l'elenco completo e dettagliato delle opere di Lao She, cfr. J. Schyns, 1500 Modem Chinese Novels and Plays, Hong Kong, 1962 e Z. Slupski, The Evolution of a Modern Cinese Writer, Prague, 1966.

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Dalla lettura di questi primi romanzi di Lao She emerge imme- diatamente l'interesse dello scrittore per il presente 2, per gli avveni- menti a lui contemporanei e per la gente che vive accanto a lui. Di solito egli prende i suoi temi da quella sfera della realtà che conosce per sua esperienza particolare: questo è vero per quanto riguarda il tempo durante il quale l'azione si svolge e l'ambiente sociale e geo- grafico. Solo in due opere degli anni cinquanta 3 Lao She si rifa a due vecchi racconti, ma raramente egli si rivolge al passato e, se lo fa, c'è sempre un legame personale che unisce l'autore al periodo conside- rato ' Anche i racconti fantastici, come per esempio « La città dei gatti » 5, benché presentino un paesaggio irreale, riflettono tuttavia alcuni avvenimenti attuali 6.

Forse non c'è alcun scrittore moderno cinese la cui opera sia così strettamente legata ad una certa località, come in Lao She. « La filo- sofia di Lao Chang » 7, « Chao Tzu-yüeh » 8, « Divorzio » 9, « II cam-

2 L'interesse di Lao She per il presente è diverso da quello di Mao Tun o di Yü Ta-fu. Mentre nelle opere di Mao Tun e di Yii Ta-fu troviamo solo un breve intervallo fra l'avvenimento storico e il riflesso letterario di esso, in quelle di Lao She non si sente alcuna urgenza di trasferire le impressioni immediate sulla carta: egli non scrive sotto la diretta influenza delle sue esperienze (cfr. Z. Slupski, The Evolution of a Modern Chinese Writer, Prague, 1966, p. 14).

3 Si tratta di Chin g-h sia e Tang-hsüeh (Chin g-h sia Tan g- h sü e h Pei-ching cruHpan-she, 19.59) e di Quindici denari {Shih-ivu kuan, apparso in « Peiching wen-i », n. 6-7, giugno-luglio 1956).

4 Per esempio Lao She prende spesso in esame il periodo a cavallo fra il XIX e il XX secolo: il periodo caratterizzato dalla riforma e dalla rivolta di « I-ho-t'uan » (cfr. Z. Slupski, op. cit., p. 13). A questo periodo lo scrittore è infatti legato a causa della morte del padre, una guardia di palazzo, ucciso quando le forze alleate attaccarono il palazzo imperiale a Pechino durante il sol- levamento dei Boxers. Lao She stesso racconta come quei giorni fossero stati tra- gici per la sua famiglia e come egli ne fosse rimasto fortemente impressionato (cfr. « Chii-pen », 1961, n. 2-3, p. 38).

5 Mao-ch'eng chi (I vol., pp. 272, 1946, Fu-hsing shu-chü), apparso per la prima volta in « Hsien-tai », voi. I, n. 4-6, voi. II, n. 1-6 (ag. 1932-ag. 1933). Per il problema della data di composizione cfr. City of Cats, trans, by J.E. Dew, Occasional Papers n. 3, Center for Chinese Studies-University of Michigan, Ann Arbor, 1964, p. VII. Per l'attuale critica alla Città dei gatti cfr. « Chinese Li- terature », 1970, n. 4, pp. 98-108.

6 L'occupazione giapponese della Manciuria e l'incidente di Shanghai del 1932, per quanto riguarda il romanzo La città dei gatti.

7 Lao Chang ti che-hsüeh (I vol., pp. 268, 1932, Shang wu yin shu kuan), scritto a Londra e pubblicato per la prima volta a puntate in « Hsiao-shuo yiieh- pao », voi- XVII, n. 7-12 (luglio-die. 1926). Fu Hsii Ti-shan (pseudonimo lette-

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mello Hsiang-tzu » 10 sono ambientati a Pechino, così come quasi tutte le novelle e i racconti scritti fra il '24 e il '37 n hanno Pechino come sfondo. È largamente riconosciuto che le opere ambientate a Pechino sono le migliori di Lao She ed egli stesso afferma 12 che la sua città fu sempre la fonte della sua più profonda ispirazione.

Quando lo scrittore colloca la sua storia in un luogo diverso da Pechino si tratta sempre, però, di un ambiente che egli conosce bene: Londra 13, per esempio, in « I due Ma » 14, Singapore 15 in « II com-

rario di Lo Hua-sheng), allora a Londra e amico di Lao She, che, entusiasta del romanzo, lo raccomandò all'editore della nota rivista letteraria cinese.

8 Chao Tzu-yüeh (I vol., pp. 368, 1933, Shang-wu yin-shu-kuan), apparso per la prima volta in « Hsiao-shuo yiieh-pao », vol. XVIII, n. 3-8, 10-11 (mar.-ag.- ott.-nov. 1927). « Tzu-yüeh » è la formula introduttiva dei dialoghi di Confucio, corrispondente ali' « ipse dixit » della tradizione aristotelica.

9 Li hun (I vol., pp. 264, 1933, Liang-yu t'u-shu kung-szu). Il romanzo voleva essere meno ambizioso di quello che in realtà fu, scritto in dieci setti- mane per soddisfare l'insistenza della casa éditrice Liang yu, in una estate sof- focante.

10 Lo-t'o Hsiang-tzu (I vol., pp. 238, 1937, Wen-hua sheng-huo chu-pan-she). È apparso per la prima volta in « Yu-chou-feng », n. 25-41 (sett. 1936-mag. 1937), una rivista sotto la direzione di Lin Yü-t'ang. Del romanzo fu fatta una popolare traduzione inglese, che distorce completamente il testo originale (Rickshaw Boy, Evan King transi., Reynal and Hitchcock, New York, 1945).

11 Le raccolte più note di racconti scritte fra il '24 e il '37 sono: Collezione di racconti redatti frettolosamente [Kan chi), pubblicata nel 1934; Ciliege e mare (Ying hai chi), pubblicata nel 1935; Erbacce di mare (Ko tsao chi), pubblicata nel 1936.

12 Cfr. Lao She, Lao-niu p'o-ch'e, Shanghai, 1954, p. 52. In II vecchio bu- falo acquatico e il carro rotto (con « vecchio bufalo acquatico » Lao She vuole indicare se stesso e con « carro rotto » i suoi scritti). Lao She scrive come sono nati tutti i suoi primi romanzi, esprime le sue opinioni sul suo lavoro e sulla let- teratura in generale.

13 Dopo vari anni di insegnamento, nel 1924, Lao She accettò una occasione e partì per l'Inghilterra; qui studiò ad Oxford e fu poi lettore di cinese alla « School of Oriental and African Studies » di Londra. Ed è a Londra che lo scrittore scrive i suoi primi romanzi.

14 Erh Ma (I vol., pp. 448, 1939, K'ai ming shu tien), apparso per la prima volta in « Hsiao-shuo yüeh-pao », vol- XX, n. 5-12 (mag.-dic. 1929). Il romanzo è concepito a Londra.

15 Dopo la permanenza a Londra, nel viaggio di ritorno in Cina, Lao She si femó per sei mesi a Singapore: quei luoghi lo affascinavano e avrebbe voluto scrivere un libro sugli emigrati cinesi nell'Asia di sud-est, ma la necessità econo- mica lo costrinse a ripartire.

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pleanno del Piccolo P'o » 16, una piccola città dello Shangtung 17 in « La vita di Niu Tien-t'zu » 18.

Oltre al modo di intendere il realismo come pittura di fatti con- temporanei e di ambienti conosciuti, Lao She è istintivamente e affettivamente realista anche nella scelta dei personaggi che popolano le sue opere. Lao She è uno dei pochi scrittori moderni cinesi che provenga da una famiglia impoverita e che abbia passato la sua fan- ciullezza fra la gente povera di Pechino: questa circostanza ebbe non poco significato nella scelta, da parte dello scrittore, dei personaggi da rappresentare.

Nel '50, nella prefazione di un suo volume, Lao She ricordava: « ... Io stesso sono cresciuto in miseria e perciò ho sempre sentito una profonda simpatia verso i poveri » 19. Le sue opere presentano infatti una galleria eccezionalmente ricca e variata di piccoli usurai, ufficiali, artisti, poliziotti e, soprattutto, quei tipici abitanti dei cortili pechi- nesi, i venditori ambulanti, i piccoli commercianti, i tiratori di risciò, le prostitute. « ... È vero dunque che Lao She prendeva i suoi per- sonaggi dagli strati sociali più bassi, molto più di quanto facessero gli scrittori a lui contemporanei » 20. Né alcun noto scrittore moderno cinese ha tanto interesse e tanta conoscenza della vita delle classi ur-

bane più basse come Lao She e ha rappresentato così convincente- mente la loro vita, la loro psicologia e il loro mondo. La simpatia

16 Hsiao P'o ti sheng-jih (I vol., pp. 156, 1935, Wen hua sheng huo chu pan she), apparso per la prima volta a puntate in « Hsiao-shuo yüeh-pao », vol. XXII, n. 1-4 (genn.-apr. 1931). È un libro sulla vita dei ragazzi, in cui si ma- nifesta tutto l'amore dell'autore per essi; la storia è semplice, senza un reale intreccio e senza tutti quei problemi che fino ad allora avevano interessato Lao She. L'autore, in questa opera, non si propone niente altro che di parlare di ciò che più gli piace e che ama profondamente. Lao She stesso dice: « Mi è piaciuto tutto di questo piccolo libro se non altro per la profonda gioia di non aver perso un cuore puro» (cfr. Lao She, Lao-niu p'o-ch'e, Shanghai, 1948, p. 30). Sul romanzo cfr. Z. Slupski, The Work of Lao She during the First Phase of his Career, in « Studies in Modern Chinese Literature » ed. by J. Prusek, Berlin 1964, p. 90.

17 Lo scrittore andò spesso nello Shan-tung e fu anche preside del « Col- legio di Arti e Lettere » dell'Università di Che lou.

18 Niu T'ien-tz'u chuan (1935, Jen chien shu-wu), apparso per la prima Career, in « Studies in Modern Chinese Literature » ed. by J. Prusek, Berlin 1964, (sett. 1934 -ott. 1935).

19 Lao She, Lao-niu p'o-ch'e, Shanghai, 1948, p. 9. 20 Cfr. Z. Slupski, op. cit., p. 16.

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di Lao She per le classi sociali più basse, però, non è assolutamente espressa in termini di odio di classe, di odio per l'oppressore, ma ha dietro di sé un concetto semplicemente umanitario, quello dell'in- nocenza sopraffatta dalla corruzione morale che la circonda 21.

Fra questi personaggi e questi ambienti così noti e amati dallo scrittore si istaura un rapporto strettissimo: il personaggio si riflette nell'ambiente e si armonizza con esso; l'ambiente si amalgama al per- sonaggio tanto da rappresentarne lo stato d'animo e i movimenti in- teriori. Basti pensare alla descrizione di quelle case povere di Pechino, di quelle strade che, quando sono infuocate dal sole, diventano senza vita e deserte, mentre il tiratore di risciò si ferma anch'esso immo- bile e i battenti di bronzo delle porte sembrano sciogliersi a poco a poco. Osserva Cyril Birch leggendo il romanzo « Divorzio »: « Pechino è più di uno sfondo, è un personaggio... » 22. Lao She stesso dice a proposito di ciò: « II paesaggio non è importante solo perché la de- scrizione dell'ambiente e degli oggetti materiali rende la realtà del rac- conto più chiara e concreta, ma perché esso è parte ed elemento della storia dei personaggi, come se fosse cresciuto insieme con essi » 23.

Nella ricca e viva rappresentazione degli ambienti sociali e dei personaggi giocò senza dubbio un ruolo importantissimo la profonda padronanza di Lao She della lingua e dei dialetti (in particolare il dia- letto pechinese): questo aspetto delle sue opere deve essere ancora maggiormente studiato, ma si può già dire, oggi, che i suoi sforzi in questo campo sono stati eccezionalmente fertili. Nei primi romanzi dell'autore si può vedere l'influenza del vecchio pai-hua e del wen-yen.

Anche la lingua di Dickens 24 ha avuto una considerevole influen- za sull'autore: ciò è particolarmente visibile, nei primi romanzi, nelle frasi lunghe e circonvolute, assolutamente non tipiche dello stile ci- nese, che sono usate soprattutto nella descrizione dei personaggi per

-1 Cyril Birch, Lao She: The Humourist in His Humour, in « China Quar- terly », n. 8, ott-dic. 1961, t>. 47.

-<J Cyril Birch, op. cit., p. 51. -J Lao bhe, Lao-niu p o-ch e, bhanghai, 1954, p. 85. Lt Durante la permanenza in Inghilterra, la solitudine e il desiderio di mi-

gliorare e approfondire la lingua spinsero Lao She a leggere moltissima lettera- tura inglese contemporanea. Degli autori letti, Dickens lo affascinò e lo interessò maggiormente. Per l'influenza della letteratura inglese in generale e dei mezzi artistici di Dickens in particolare, cfr. Z. Slupski, Some Remarks on the First History of Modern Chinese Fiction, in << Archiv Orientalni », 32/1, 1964, p. 146 e Paul Bady, L'esthétique du roman "Luotuo Xiangzi", Lyon, 1972.

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ottenere un effetto comico. L'aspirazione di Lao She, però, era di ottenere un linguaggio veramente colloquiale e di rifiutare qualsiasi elemento non naturale. Egli stesso diceva 25 di voler provare e vedere se, per esempio, una scena paesaggistica, tradizionalmente descritta con versi classici nei vecchi romanzi, poteva essere resa colla lingua di un tiratore di risciò. E si può dire che, dopo molti sforzi, egli vi riuscì: basta leggere quella descrizione del temporale estivo in « II cammello Hsiang-tzu » e si rimane incantati sia dalla inventiva linguistica sia dalla freschezza della interpretazione.

La tendenza di Lao She ad usare lo stile colloquiale lo portò a sperimentare i livelli linguistici più bassi e diversi: vari dialetti (oltre quello pechinese è usato il dialetto dello Shan-tung, per esem- pio in « Niu T'ien-t'zu ») e gerghi di differenti classi sociali.

«... Questa grande conoscenza della lingua e la simpatia di Lao She per la lingua nella letteratura furono certamente elementi fonda- mentali del suo successo come romanziere... Uno studio approfondito degli aspetti linguistici di Lao She ci porterebbe senz'altro a conside- rare l'autore una delle figure maggiori della letteratura moderna cine- se in questo campo » 26.

Una debolezza e allo stesso tempo una caratteristica dei primi romanzi di Lao She, specie di « La filosofia di Lao Chang » e di « Chao Tzu-yüeh », è il processo di composizione: i romanzi sono separati in episodi individuali legati insieme molto liberamente, spesso senza comprensione della causalità che lega gli avvenimenti. Questa struttura non troppo solida e non unitariamente costruita fa sì che spesso gli episodi e le storie secondarie impediscano il progresso del tema principale a tal punto che l'autore è incapace di conservare l'interesse del lettore sul racconto centrale. Si possono trovare nel

-5 Lao She, Lao-niu p'o-ch'e, Shanghai, 1948, pp. 17-18. Cfr. anche: Z. Slup- ski, op' cit., p. 77.

26 Z. Slupski, op. cit., p. 77. È significativo il fatto che, per uno studio della lingua cinese per mezzo del computer, sia stata scelta proprio un'opera di Lao She (il racconto Yüeh-ya erh, La luna crescente, uno dei pochi scritti di Lao She rimasto integro in seguito al bombardamento del palazzo della Commerciai Press di Shanghai nel 1932. The Crescent moon è tradotta dal cinese da Sidney Shapiro in « Chinese Literature », n. 4, 1957, pp. 66 e segg.). Lo studio è di Ingrid Lindskog ed è edito a Gothenburg nel 1972. Cfr. anche: Lao She, La lingua deve essere bella {Ch'u k'ou ch'eng chang, Tso-chia chu- pan-she, Pechino, 1964) e A Writer speaks of Writing (« China Reconstructs », vol. VI, n. 11, nov. 1957, pp. 2-5).

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corso di questi romanzi un gran numero di episodi indipendenti, ognu- no completo e artisticamente perfetto in sé stesso. Lao She, osserva Cyril Birch, « scrive come un ragazzo con la sua prima macchina foto- grafica che fa ovunque fotografie » 27. Lao She stesso caratterizza que- sto aspetto del suo stile proprio quando dice: « Sono adatto per i racconti, ma non sono un eccellente romanziere ».

In tutto ciò Wang Yao e Slupski vedono giustamente l'influsso della antica novella cinese, più una serie di immagini ed episodi indi- pendenti che una composizione fermamente legata, in cui il narratore interviene continuamente, come Lao She, per commentare, introdurre i personaggi ed esprimere le sue opinioni sul loro comportamento.

Inoltre, le prime opere di Lao She mostrano chiaramente il pro- posito dell'autore di offrire al lettore una lettura interessante, di intrat- tenerlo piacevolmente: e questo è senza dubbio un fine della narra- tiva tradizionale. Fine che distingue le prime opere del nostro scrit- tore da quelle degli altri scrittori a lui contemporanei, che seguono per lo più gli slogans del movimento del 4 maggio e rifiutano la concezione della letteratura come mezzo di intrattenimento e come forma di divertimento 28.

Questa concezione della letteratura di Lao She è forse in qualche modo legata all'umorismo naturale, tipico della sensibilità dello scrit- tore e del suo affascinante stile narrativo. Un umorismo caldo, umano, ricco, che nasce proprio, in Lao She, dalla familiarità così viva cogli ambienti che descrive e dalla conoscenza così profonda della psico- logia dei suoi personaggi. L'umorismo, spesso caricaturale, che inve- ste i personaggi dei suoi primi romanzi, è presente in particular modo in episodi e situazioni singole e nella descrizione dei tratti minori dei personaggi. Ma quando nella storia Lao She introduce temi sociali e patriottici, problemi razziali e di scontri di mentalità fra le genera- zioni, il suo umorismo assume uno sviluppo più coerente e più tra- gico e va a sottolineare l'azione drammatica della storia: nasce l'ironia, la satira di solito rivolta verso le classi sociali più elevate. E sen- z 'altro uno dei maggiori pregi delle opere artisticamente e poetica-

-7 Cyril Birch, op» cit., p. 46. 28 Durante la composizione del suo romanzo Chao Tzu-yüeh, Lao She

scriveva: « ...Di tutto ciò e di tutti i personaggi dei quali sto per parlare, vorrei scrivere spiritosamente e piacevolmente... » (cfr. Lao She, Lao-niu p'o-ch'e, Shan- ghai, 1948, p. 9).

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mente più valide del primo Lao She appare quando lo scrittore rea- lizza una unione fra umorismo e condanna, caricatura e disprezzo, quando egli raggiunge un equilibrio fra ironia e sdegno, tragedia e satira. Non si può quasi mai parlare, leggendo le prime opere di Lao She, di ironia dura, di satira feroce o di umorismo freddo, staccato dalla umanità dei personaggi, dal loro mondo di affetti e di abban- doni: si può parlare invece, più propriamente, di delicato tono iro- nico, di sana, satirica vena di umanità, di spirito di comico abbandono.

L'umorismo dello scrittore e la sua satira investono soprattutto i personaggi che rappresentano i mali della società cinese o che imper- sonificano in qualche modo gli elementi negativi del carattere del popolo cinese: la codardia, la mentalità arretrata, la corruzione, l'iner- zia, la mancanza di iniziativa, la debolezza. Personaggi questi che, più dei personaggi buoni ed eroici, sono di solito i veri protagonisti dei suoi primi romanzi e che, alla fine, ricevono sempre la loro puni- zione o sono condannati dall'autore con sdegno e senza alcuna inde- cisione. Queste figure sono, insieme ai personaggi minori che coi loro affanni e le loro storie quotidiane popolano i romanzi di Lao She, le più complete e le più riuscite dal punto di vista artistico. Lo scrit- tore scandaglia il loro mondo interiore, la loro umanità fragile e debole, la loro superficialità non vuota di dubbi angosciosi, i loro difetti meschini di uomini egoisti e ambiziosi e si direbbe quasi che egli inconsciamente sia attratto e affascinato dalla loro rappresenta- zione artistica. Guardiamo per esempio Lao Chang29: usuraio di grandi ambizioni sociali, avaro e crudele, impersonificazione di certi chiari mali sociali, dell'invincibile potere del denaro, delle ingiustizie fatte dal ricco, e, allo stesso tempo, piccolo, buffo ometto astuto, infantile nelle sue eccitazioni e paure (quando, nel suo incontro coi primi stranieri rimane senza soldi ad una sottoscrizione per l'esercito della salvezza!). Osserviamo poi, Chao Tzu-yüeh, un uomo generoso, trascurato col denaro, ingenuamente fiducioso, un viveur superficiale, una « corrotta personificazione dell'ideale dell'eroe » 30, che ricerca la gloria e l'onore in modo egoistico e irrealistico. Egli è il tipico rap- presentante dell'alta borghesia, che insegue il suo sogno di una car- riera importante ed è abbagliato dal fascino della civilizzazione occi- dentale. Eppure, quando a romanzo chiuso ripensiamo a Chao, ci viene

29 È il protagonista del romanzo La filosofia di Lao Chane. 30 Così lo definisce Hsia in A History of Modern Chinese Fiction, New

Haven, Yale University Press, 1961, p. 170.

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in mente anche un simpaticone che ama giocare a carte cogli amici e bere un bicchiere di vino con loro 31; un buon uomo che, anche se corrotto dalla vita agiata e confortevole che la sua ricchezza gli pro- cura, possiede, in fondo in fondo, un ingenuo patriottismo. E ancora ecco Ma Tse-jen 32, un uomo fuori dalla realtà, un radicato conserva- tore che ha come unica ambizione quella di ottenere una carica uffi- ciale. Egli è indolente, sprezzante degli affari, chiuso nel suo mondo di ideali passati, è la vecchia mentalità dell'alta borghesia cinese. Co- munque il vecchio Ma, questa creatura patetica e comica, è un uomo fondamentalmente buono, anche se inefficiente e invidioso. Il suo continuo desiderio di salvare la faccia, la sua generosità col denaro, che è spesso un modo di attenuare il suo forte complesso di infe- riorità, la sua mancanza di senso comune, il suo disprezzo per ciò che definisce volgare e sempre il suo egoismo e la sua indolenza lo rendono un personaggio complesso e umano. E la stessa cosa si po- trebbe dire per tutti quei piccoli truffatori, politicanti senza scru- poli, crudeli usurai e in genere individui malati e corrotti che popo- lano le pagine dei primi romanzi.

Eccetto « II compleanno del Piccolo P'o » i primi romanzi di Lao She hanno lo stesso tema centrale: protesta contro i mali politici e sociali della Cina nella prima metà di questo secolo. In « La filo- sofia di Lao Chang » l'autore si occupa dell'oppressione sociale; in « Chao Tzu-yüeh » e « I due Ma » del nascente sentimento nazionale del popolo cinese, della discriminazione razziale e di tutti i problemi ad essa collegati: in « La città dei gatti » Lao She tratta un pro- blema ancora più grave: l'intero significato dell'esistenza della nazio-

:n Descrivendo la « devozione altruistica » di Chao Tzu-yüeh, scrive nel romanzo Lao She: « ...Egli certamente non avrebbe mai rifiutato a nessuno il piacere di giocare a carte con lui tutta la notte, per il suo bene. Non avrebbe certamente mai permesso che la sua salute gli impedisse di bere un bicchiere di vino offertogli dagli amici. Sarebbe morto ubriaco e avrebbe passato i tre giorni seguenti fra la vita e la morte, incapace perfino di guardare il cibo, piut- tosto che lasciare che i suoi amici dicessero, beffandosi di lui: "Chao Tzu-yüeh non sa che cosa è l'amicizia!". Questo è ciò che io chiamo spirito eroico, al- truista e coraggioso! Un uomo simile è capace di trasformare la nostra Cina morente in una potenza di prim'ordine! » (cfr. Lao She, Chao Tzu-yüeh, cap. XIV, secondo Z. Slupski, The Work of Lao She during the First Phase of his Career, in « Studies in Modern Chinese Literature », edited by J. Prusek, Ber- lino, 1964, p. 86).

32 Ma Tse-jen e suo figlio maggiore Ma Wei sono i protagonisti del romanzo I due Ma.

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ne cinese. La soluzione di questi problemi politici data dallo scrittore non va mai aldilà di una espressione molto generica degli scopi della coscienza nazionale e dell'aspirazione ad una indefinita giustizia so- ciale. Non si può dire che le sue opinioni politiche, presentate attra- verso suoi interventi nel corso della narrazione o attraverso la bocca

dei suoi personaggi, così come le conosciamo dai romanzi « Chao Tzu- yiieh », « I due Ma » e « La città dei gatti », rappresentino qualcosa di nuovo e originale in Cina durante gli anni '20-'30.

Anzi è chiaro che le idee di Lao She emergono soprattutto dal pensiero politico tradizionale cinese, che ha le sue radici nella teoria confuciana sullo stato. E crediamo che le opinioni politiche dello scrittore non oltrepassino i limiti di ciò che troviamo nelle novelle politiche alla fine del periodo Ch'ing33.

Lao She infatti, come sottolinea Slupski, è per i cambiamenti economici e politici che, in ogni campo, possono essere acquistati so- prattutto col lavoro onesto e continuo di ogni giorno: non ci sono, nelle sue opere, idee precise di rivoluzione e di rovesciamento totale del vecchio ordine, come, per esempio, in Pa Chin, in Chiang Kuang- tz'u e in molti altri scrittori a lui contemporanei. In rare occasioni egli parla di rivoluzione politica: è la rivoluzione sociale che occupa la sua mente e la sua penna. Ë alla società che guarda con occhio molto critico: egli è cosciente della tragica situazione politica cinese, della desolata condizione del paese e della corruzione morale generale e crede che la soluzione a tutto ciò sia il lavoro duro, onesto, continuo e intelligente per la prosperità dell'intera società e nazione s' Gli

33 Cfr. Z. Slupski, Some Remarks on the First History of Modern Chinese Fiction, in « Archiv Orientalni », 32/1, 1964, p. 148.

34 Più pessimista è l'autore nella satira La città dei gatti. Qui l'accusa fatta da Lao She al popolo è l'indifferenza alla nazione e alla società e l'ignoranza: queste sono, secondo lo scrittore, le cause principali della decadenza di « Mao Kuo ». Una società, che è barbaramente ignorante e nella quale il popolo non ha alcun interesse per il bene comune, ma solo per se stesso, non può durare a lungo. Così Lao She lascia che « Mao Kuo » sia dis trutta, predicendo il destino della Cina. Certo le conclusioni a cui arriva l'autore sono molto pessimistiche e « si ha l'impressione che la prima cosa che spinse l'autore a scriverla fu la sua disillusione quando venne a contatto con la realtà in Cina, così diversa da quella che egli avrebbe voluto trovare » (cfr. Fedorenko, Kitajskaja literatura, Mosca 1956, p. 598). Non c'è, nel libro, un'analisi profonda della società, cosa che il tema del romanzo richiederebbe, ma l'autore si lascia trascinare dal suo personale pes- simismo: egli non riesce a guardare aldilà della realtà superficiale che descrive e « si limita alla caricatura di certi fenomeni » (cfr. Wang Yao, Notes from Cat Town, Shanghai, 1954, p. 231).

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eroi dei suoi scritti sono sempre lavoratori esemplari e coscienziosi, pieni di abnegazione, di altruismo, di sentimento patriottico. Solo ra- ramente Lao She suggerisce la violenza per sopprimere coloro che si oppongono alla causa del popolo e dello stato e, in questi casi, si tratta sempre di individui particolarmente corrotti e moralmente de- generati.

È interessante, inoltre, Patteggiamento critico di Lao She verso gli studenti e i giovani: raramente lo scrittore tratta il tema del- l'emancipazione dei giovani, la loro lotta per liberarsi dal potere dei genitori e dai vecchi rapporti familiari, al contrario di Pa Chin o Yü Ta-fu che scrivono sempre, e con reale simpatia, sulla gioventù rivo- luzionaria degli anni '20-'30. I giovani che lo scrittore ci presenta non sono dei ribelli, non hanno un appassionato credo politico: sa- crificio e compromesso sono le vie che essi scelgono, non quelle della rivolta. Soltanto in « La filosofia di Lao Chang » Lao She descrive con una certa simpatia i tentativi di tre giovani per conquistare la loro libertà e indipendenza. D'altra parte, lo studente Li Tzu-jung, uno dei personaggi più virtuosi e idealisti del romanzo « I due Ma » e chiaramente il portavoce delle idee dell'autore, non si batte, come i giovani di quel periodo, per la « libera scelta » della sua compagna: Li Tzu-jung, e senza dubbio l'autore con lui, considera questo un aspetto meno importante della lotta per una nuova Cina. Lo scetti- cismo di Lao She nei riguardi di un nuovo rapporto fra uomo e donna si vede anche in « Chao Tzu-yüeh », dove il « matrimonio mo- derno » viene considerato con non poca ironia 35.

Bisogna comunque sempre ricordare, e Lao She stesso lo ripete più volte, che lo scrittore fu lontano dal clima rivoluzionario cinese di quegli anni: nel 1919, al tempo del movimento del 4 maggio, egli era stato un semplice osservatore e negli anni '26-'27 aveva seguito gli eventi del Kuomintang solo dalla insuperabile distanza di Londra.

Osserviamo ora, per completare questa breve immagine della personalità artistica ed ideologica di Lao She, l'evoluzione del suo pensiero attraverso queste prime opere. In « La filosofia di Lao Chang », « Chao Tzu-yüeh », « I due Ma », e, soprattutto in « Divor- zio », l'autore è fortemente individualista e condanna il popolo cinese per la sua codardia, ammonendolo, con singoli esempi eroici, a sfor- zarsi maggiormente per la propria rigenerazione; in « La biografia di

35 Cfr. Z. Slupski, op. cit., p. 15.

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Niu T'ien-t'zu » lo scrittore dubita già se l'eroismo individuale possa essere utile o no in una società interamente corrotta. Infine in « II

cammello Hsiang-tzu », un romanzo che costituisce il capolavoro fra gli scritti di Lao She fino al '37 e in cui tutti gli elementi dei prece- denti romanzi vengono a maturazione e si armonizzano, c'è l'afferma- zione della necessità di una azione collettiva. Ci sono anche nuove

intuizioni e una nuova chiarezza: in questo senso il romanzo rappre- senta il culmine e la fine di un processo creativo di Lao She e l'inizio di una nuova fase stilistica ed ideologica. Cyril Birch scrive a propo- sito di « II cammello Hsiang-tzu »: «... Il reale messaggio della de- gradazione del ragazzo del risciò è che la vita va avanti, la giovinezza passa, i sogni muoiono e il mondo è difficile. La malattia della so- cietà è una malattia morale, gli uomini devono essere portati alla com- prensione per rigenerarsi; non c'è alcun suggerimento di un semplice rimedio politico. Certo ci sono dei nemici. Ma sono nemici sessuali come Tigre e la signorina Hsia, o truffatori come il detective che estorce i risparmi di Hsiang-tzu, la povertà stessa è vista come un nemico naturale, come il freddo inverno e la calda estate. La lotta è la lotta universale ed eterna per la decenza e il senso comune, non è la lotta di classe contro un nemico dogmaticamente definito... » 36. Si potrebbe dire che certamente nel romanzo non c'è « alcun suggeri- mento di un semplice rimedio politico », né che la lotta descritta è quella di « classe contro un nemico dogmaticamente definito », ma che, non per questo, il romanzo non presenta chiari problemi e riso- luzioni politiche e sociali.

Certo « il mondo è difficile », ma è difficile, secondo Lao She, perché tutta una società malata frena lo sforzo individualistico nel quale Hsiang-tzu è impegnato, rendendolo non solo inutile ma di- struttivo, per il suo stesso corpo e per il suo stesso spirito; proba- bilmente la presenza di un ambiente sano, di uno sforzo collettivo per mantenere la integrità morale avrebbe reso il mondo e la vita stessa molto meno difficile. E i nemici, nella storia di Hsiang-tzu, non sono soltanto « nemici sessuali come Tigre e la signorina Hsia », oppure « piccoli truffatori come il detective che estorce i risparmi di Hsiang- tzu », cioè singoli individui malati e corrotti nella società, ma la so- cietà stessa, tutta intera, che lotta ogni momento contro di lui e contro i suoi onesti slanci. E così la povertà stessa non è più vista

36 Cfr. C. Birch, op. cit., p. 54.

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come « un nemico naturale », « come il freddo inverno e la calda estate », ma come un male niente affatto incurabile, al contrario, da combattere ogni giorno in una lotta collettiva.

Ve * Vf

Per lo studio della vita e delle opere di Lao She scritte dal '37 in poi, la bibliografia reperibile è scarsa e faticosa si dimostra la ricerca dei pochi articoli dello scrittore stesso e delle notizie relative alla sua partecipazione alla vita culturale e politica contemporanea. Ë indubbio che nelle opere scritte dal '37, e più ancora dal '49 in poi, l'impegno politico dello scrittore risulti più evidente, più de- ciso, più profondo. Lasciata la Cina del Nord per Han-k'ou nel luglio del '37 d7, Lao She divene qui presidente della « Associazione degli Scrittori Cinesi contro l'Aggressione Imperialista » 38, ne rimase per tutti gli anni della guerra il principale e più attivo responsabile 39 e ne curò, insieme a Yao P'eng-tzu, la pubblicazione del periódico « K'ang-chan Wen-i » 4Ü. Nel '46 lo scrittore parte, per rimanervi più di due anni, per l'America, insieme a Ts'ao Yii e su invito del Dipartimento di Stato cinese 41. Membro fondatore, nel '50 viene eletto Presidente della « Unione di Scrittori e Artisti di Pechino » e, l'anno dopo, riceve dal Sindaco di Pechino, P'eng Cheng, il titolo di « Artista del Popolo ». Vicepresidente della « Unione Scrittori Cinesi » 42 prende contemporaneamente parte attiva al lavoro della « Società per lo Stu-

37 A quel tempo gli scritti di Lao She erano già stati inseriti nei testi sco- lastici.

38 « Chung-hua ch'iian-kuo wen-i-chieh k'ang-ti hsieh-hui »: essa si formò ad Han-k'ou il 27 marzo 1938.

39 Lao She ricordò sempre con orgoglio questa sua posizione all'interno del- l'associazione. In un discorso del 7 agosto 1957 diceva: « ...All'inizio, quando l'associazione degli scrittori si era stabilita a Chungking, noi eravamo spaventati dal fatto che Chang Tao-fan (Ministro dell'Informazione del Kuomintang nel 1942- '4 3, Presidente del Comitato del Movimento Culturale del Kuomintang nel 1940-'48) potesse accaparrarsi la posizione di presidente e così abolimmo la presidenza e istituimmo vari presidenti di dipartimento per amministrare gli af- fari dell'associazione. Ma allora ero io in carica. Ero io che dovevo avere a che fare con Chang Tao-fan ed ero io che univo gli scrittori... » (Cfr. « Wen-i Pao », n. 20, ag. 1957, 7, secondo C.T. Hsia, A History of Modem Chinese Fiction, New Haven and London, Yale University Press, sec. ed., 1971, p. 597).

40 « Letteratura per la resistenza nazionale »: fu la rivista letteraria di più lunga vita nel periodo di guerra.

41 Cfr. Lao She, Jen-min Wen-hsüeh, vol. I, n. 4, feb. 1950 (« Da San Fran- cisco a Tien tsin »).

42 « Chung-kuo wen-i-chia hsieh-hui »: essa si formò nel giugno del 1936. Sull'argomento cfr. C.T. Hsia, op. cit., p. 291.

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dio del Teatro » 1;' della « Società per lo Studio dell'Arte Popola- re » 4' della « Società per lo Studio dell'Arte ch'ii-i » 45 ed è editore di vari periodici, fra cui, più noti « Pei ching wen-i » e « Shuo-shuo chang-chang ». È nel '52 che, in seguito alle violente discussioni sol- levate dal film « Wu Hsiin chuan » 4Ö, Lao She pubblica, in un arti- colo del maggio del « Jen-min jih-pao » 47, una autocritica apparente- mente piena di ottimismo e di sincerità: «... Io sono ancora lontano dall'essere uno scrittore della corrente ideologica di Mao Tse-tung, ma cercherò sempre, un po' per volta, di migliorare in accordo con le istruzioni del Presidente Mao, e di correggere tutti i miei errori di pensiero e di vita. Solo così riuscirò a liberarmi dal peso delle eredità di « vecchio scrittore », solo così potrò essere capace di accettare ogni critica con la massima modestia e avere un nuovo impegno di vita in letteratura e in arte... ».

Nel '53 egli è in Cecoslovacchia e poi in Corea come membro della delegazione ufficiale cinese, che va a visitare i volontari cinesi al fronte coreano 48. Partecipa anche al II Congresso Nazionale di Scrittori e Artisti, durante il quale, il Vice Ministro della Cultura Chou Yang, nel suo panorama sulla produzione letteraria dal 1949 al 1953, loda Lao She per la sua commedia « Fiore in primavera, frutto in autunno » 49 che « dipinge le grandi lotte che la classe lavoratrice

43 « Hsi-chü hsüeh-hui ». 44 « Min-chien wen-i yen-chiu-hui ». 45 « Chü-i hsüeh-hui ».

46 Sull'argomento cfr. D.W. Fokkema, Literary Doctrine in China and Soviet Influence 1956-1960, Mouton, The Hague, 1965, p. 37 e J. Guillermaz, II Par- tito comunista cinese al potere, 1949-1972, Feltrinelli, Milano, 1973, pp. 65-67.

47 « Jen-min jih-pao », 21 maggio 1952. 48 Lao She rimase in Corea cinque mesi in più del resto della delegazione,

poiché pensava di scrivere un romanzo sui volontari cinesi in Corea. In seguito non scrisse più il romanzo che aveva in mente, ma utilizzò ugualmente l'espe- rienza del suo viaggio e della sua permanenza in Corea, in altra maniera. Scrisse nel 1954 La collina senza nome ha ora un nome (Wu min g kao-ti yu-la ming, apparso in « Chieh-fang-chiin wen-i », n. 41-44, genn.-apr. 1955), un racconto sulla cattura dei volontari cinesi della collina Lao-tyu-shan durante la guerra in Corea e nel '56 « Hsi wang Ch'ang-an », una commedia su un disonesto mem- bro del Partito, ambientata durante la guerra in Corea.

49 Cnun-hua eh iu-shih, apparsa per la prima volta, con una prefazione del- l'autore stesso (pp. 84-93), in « Chii-pen », n. 15, maggio 1953. La commedia tratta del movimento wu jan del 1952 (sul movimento wu jan cfr. J. Guiller- maz, op. cit., pp. 38-39).

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tenne contro le attività illegali della borghesia nella "Campagna Anti- Cinque" » 50.

L'anno dopo egli si presenta come delegato all'Assemblea Cinese dei Rappresentanti del Popolo e, nell'ottobre, è presente, insieme alle magiori figure letterarie del tempo 51, al forum, organizzato dal Di- partimento di Scrittori Classici dell'Unione Scrittori Cinesi, per discu- tere la interpret azione di « Hung lou meng » 52.

Nel '56 Lao She presenzia a Nuova Delhi al Congresso degli Scrit- tori Asiatici e poi alla II Sessione dell'Assemblea dell'Unione degli Scrittori Cinesi: qui Chou Yang nel suo discorso di tono un po' pa- triottico, asserendo che le opere letterarie non dovrebbero avere sol- tanto un contenuto socialista ma anche una forma nazionale, inseri- sce Lao She fra i « maestri contemporanei dell'arte del linguaggio » 53 e lo definisce « uno dei nostri più industriosi scrittori degli ultimi anni », « un modello di duro lavoro nelle nostre file letterarie » 5' Anche Lao She interverrà brevemente nel corso della sessione allar-

gata con un discorso aderente alla ortodossia del partito, che evita i nomi di Feng Hsüeh-feng, o di Ch'en Ch'i-hsia 55. È significativo, inoltre, che durante il Festival Nazionale del Dramma Moderno M, tenutosi a Pechino dal Io marzo al 5 aprile dello stesso anno e pre- senziato dalP allora Ministro della Cultura Mao Tun, venga rappre- sentata e ottenga un notevole successo, proprio una satira di Lao She. Lo scrittore assunse invece una posizione critica durante il Movi- mento dei « Cento Fiori » 5?. Parlò egli infatti del maltrattamento su- bito in campo letterario, e alluse alla censura esercitata su una sua

50 Cfr. Chou Yang, Wei ch'uang-tsao keng to-ti yu-hsiu-ti wen- hsüeh i-shu tso-p'in erh fen-tou, « Wen-i pao », 1953, 19, pp. 7-17, cfr. 7, 8. Tradotto in inglese col titolo di For More and Better Literary and Artistic Creations, in: Chou Yang, « China's New Literature and Art », pp. 1-51.

51 Erano presenti, per esempio, Cheng Chen- to, Feng Chih, Ho Ch i-fang, Shu Wu, Wu Tsu-hsiang.

5i rer la controversia su II sogno della Camera Rossa err.: « Chinese Li- terature », 1955, n. 2, pp. 169-171 e D.W. Fokkema, op. cit., pp. 43-48.

53 Cfr. D.W. Fokkema, op. cit., p. 64. 54 Cfr. Chou Yang, Building a Socialist Literature, in « Chinese Literature »,

1956, n. 4, p. 216. 55 Sull'argomento cfr. Merle Goldman, Literary Dissent in Communist China,

Harvard University Press, 1967, pp. 106-128. 56 « Ch'üan-kuo hua-chü kuan-mo yen-ch'u-hui »: fu il primo Festival di

questo tipo. Cfr. sull'argomento D.W. Fokkema, op. cit., pp. 67-70. 57 Sul Movimento dei « Cento Fiori » cfr. D.W. Fokkema, op. cit., pp. 82-127

e Mac R. Farquahar, The Hundred Flowers, London, Stevenson and sons, 1960.

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opera teatrale sui muratori da parte del direttore e degli attori, che vi avevano aggiunto tocchi « realistici », « facendola assomigliare più ad un cantiere di lavoro che ad un dramma » 58.

Espresse anche Lao She la sua insoddisfazione per lo scorag- giarne stato attuale del mondo letterario e suggerì che « le cento scuole avrebbero dovuto contendere pesantemente e che i cento fiori avrebbero dovuto sbocciare brillantemente » 59.

Sempre nel '56, Lao She comincia ad essere esposto alla critica60, ma la sua autorità è ancora grande se, allo stesso tempo, può permet- tersi di difendere Ho Ch'ih dalle pesanti accuse rivoltegli61.

Durante la campagna antidestra, iniziata circa nel giugno del '57 b' Lao She sembra volersi tenere lontano dalla disputa; tuttavia sarà anche lui, insieme a Mao Tun, Yen Wen-ching, Kuo Hsiao-ch'uan e altri, a dirigere la discussione finale contro le idee « anti-partito e anti-socialiste » di Liu Shao-t'ang 63, durante la conferenza dell'ottobre, organizzata dal Dipartimento di Propaganda del Comitato Centrale della Lega Giovanile Comunista e dal Comitato di Lavoro dei Gio- vani Scrittori della Unione Scrittori Cinesi 64.

Dopo essere stato esposto alla critica nel '58, quasi contempo- raneamente a Pa Chin 65, Lao She ricompare nell'estate del '60 al

58 Survey of China Mainland Press, Hong Kong, n. 1333, pp. 14-15, se- condo D.W. Fokkema, op. cit., p. 90.

59 « Jen-min jih-pao », 24 novembre 1956. 60 Fu attaccata la sua satira H si wan g Ch'ang-an, il cui odio verso i

mali della società fu giudicato senza forza e senza convinzione. Cfr. a questo pro- posito Liu Chung-p'ing, P'ing Hsi wang Ch'ang-an, « Wen-i pao », 1956, 13, pp. 20-24. Lao She si difende in una lettera agli editori di « Jen-min wen- hsiieh », in « Jen-min wen-hsüeh », 1956, 5, pp. 123-124.

61 Lo difende in « Wen-i pao », 1956, 14, pp. 17-18. In questo articolo Lao She fa una distinzione fra commedia satirica e dialogo hsiang-sheng: la prima appartiene al genere del dramma, il secondo a quello delP « arte musicale » (ch'ù'-i). Per quanto riguarda la controversia su Ho Ch'ih cfr. D.W. Fokkema, op. cit., pp. 97-99.

62 Sull'argomento cfr. D.W. Fokkema, op. cit., pp. 147-191. 63 Cfr. D.W. Fokkema, op. cit., pp. 152 e segg. 64 Fu presentato alla conferenza anche un documento da essi redatto:

« Chung-kuo ch'ing-nien pao ». 65 Un attacco (cfr. « Wen-i pao », 1958, n. 4, p. 7 e n. 7, p. 13) fu fatto

a Lao She perché egli aveva ridicolizzato lo slogan propagandistico « lottare per una cosa e per un'altra » (« wei shen-ma shen-ma erh tou-cheng ») in un suo discorso sulla purezza dello stile letterario. Anche per quanto riguarda la critica a Pa Chin in questo periodo cfr. D.W. Fokkema, op. cit., pp. 217-220.

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Ill Congresso Nazionale della Federazione Cinese dei Circoli Lette- rari ed Artistici, dove, insieme a Kuo Mo-jo, Mao Tun, Pa Chin, Chou Yang ed altri, fa un panorama della letteratura cinese degli anni '53-'60. Non abbiamo altre notizie della partecipazione attiva del nostro scrittore alla vita culturale e politica di questi anni; gli stessi ultimi anni della sua vita e il motivo della sua morte ci rimangono oscuri eö.

Eccetto una breve parentesi dedicata alla narrativa 6T, tutta la sua produzione degli ultimi venticinque anni di vita è innanzitutto una

66 La morte dello scrittore è avvenuta in circostanze sconosciute, ma, come afferma J. Daubier [Storia della rivoluzione culturale proletaria in Ciña, Jaca Book, Milano, 1972, p. 118), è andare aldilà dei dati dell'attuale informazione, attribuirne la responsabilità diretta alle guardie rosse.

67 Oltre ad alcuni racconti, il romanzo Cremazione (Huo-tsang, Ch'ung- ch'ing, Huang-ho shu-chü, 1945) e il romanzo Quattro generazioni sotto lo stesso tetto (Shih t'ung-t'ang). Quest'ultimo, lunghissimo, è stato pubblicato in tre parti, rispettivamente sotto il titolo di Confusione (Huang ho, Ch'ung-ch'ing, Liang-yu t'u-shu kung-szu, luglio 1946), Ignominia (Tou-sheng, Shang-hai, Ch'en-kuang, nov. 1946) e Fame (Chi-huang, pubblicato nella rivista « Hsiao shuo yueh-k'an » dal maggio 1950 in poi). Dei tre volumi esiste una versione inglese molto riassunta di Ida Pruitt, dal titolo Yellow Storm, New York, 1951.

68 Fra le più note: La madrepatria innanzi tutto (Kuo-chia chih-shang, pubblicata in « K'ang-chan wen-i », voi. VI, n. 1-2, marzo 1940); Ritorno (Kuei- ch'u'-lai hsi, Ch'ung-ch'ing, Tso-chia shu-wu, 1943); Fang Chen-chu (Shang-hai, Ch'en-kuang, 1950); II Canale della Barba del Drago [Lung hsü kuo, Pei-ching, Ta-chung shu-tien, 1951); Fiore in primavera frutto in autunno {Ch'un-hua ch'iu-shih, pubblicata in « Chü-pen », n. 15, maggio 1953); La casa da te {Ch'a-kuan, pubblicata in « Shou-hu », n. 1, luglio 1957); Felice riunione (Ch'ù'an chia fu, pubblicata in « Shou-hu », n. 2, marzo 1959). Per un elenco più completo cfr. Z. Slupski, op. cit., pp. 113-116.

69 Ne scrisse, per esempio, uno lunghissimo: A nord del passo Chien {Chien Pei p'ien). L'opera, scritta ad intervalli dal febbraio all'ottobre del 1940 e mai terminata dall'autore, descrive il viaggio compiuto da Lao She nel nord-est della Cina nel maggio 1939 per visitare i soldati di quella frontiera.

70 Tre bellissimi « ta-ku shu-tz'u » sono, per esempio, nella collezione ire, quattro, uno, pubblicata nell'agosto 1938. A proposito dei « Canti a tamburo » di Lao She cfr. Michelle Loi, Roseaux sur le mur - Les poètes occident aliste s chi- nois 1919-1949, Gallimard, 1971, pp. 176, 440, 538.

71 Per esempio le quattro raccolte nella collezione Tre, quattro, uno.

72 Fra le più note: Dovere e coraggio; La contrada della famiglia Wang; Cinquanta denari; Chin g-h sia e Tang-hsù'eh.

73 Vedi, per esempio, L'ultima nuvola, scritta nell'aprile del 1939 in se- guito ad una richiesta dell'Unione. La commedia descrive la vita nella famiglia di un alto ufficiale che, nonostante la guerra, ha come unico e massimo inte- resse quello della carriera, del potere personale, dei soldi.

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produzione teatrale, drammatica, popolare: commedie e drammi 68, poe- mi narrativi *9, canti a tamburo 70, commedie er-huang 71, ching-chii 72, hua-chü 73, dialoghi hsiang-sheng 71.

Ma cerchiamo ora di capire, attraverso le parole stesse dello scrit- tore (ferma restando la difficoltà di stabilirne la sincerità), quanto e come sia cambiato Puomo Lao She in questi anni, quali siano le sue scelte dei temi, dei personaggi, dei generi letterari da trattare; quale sia il fine che si prefiggeva di raggiungere con le sue opere; quale sia, infine, il suo atteggiamento verso la realtà.

Così egli esclamava, pensando alla sua precedente produzione let- teraria: « Mi vergogno ora di leggere ciò che scrissi prima della libe- razione, cose soprattutto deboli, impressioni personali senza colori, che non importano troppo. Alla prima occhiata sembra che presen- tino una visione caleidoscopica, che abbiano scoperto Tintera gamma della vita, ma, in un esame più stretto, come sembrano superficiali e poco importanti ! A quel tempo, non sapevo che cosa dovesse essere scritto, né a chi dovessero essere indirizzate le mie opere, così mi affaticavo su quelle poche deboli impressioni che avevo riunito » 75. E in altro luogo: « Nel tempo passato non c'era libertà nello scrivere, io dovevo un po' pensare e trovare il modo per nascondere quel che volevo dire facendo giochi di prestigio, per non essere mandato alla casa di un mandarino a ricevere quaranta colpi » 76.

Scriveva invece Lao She a proposito dei temi e dei personaggi da trattare nelle nuove opere: «... Quanta nuova gente e cose su cui poter scrivere! L'attività dei nostri lavoratori, contadini e soldati sono sempre una inesauribile fonte di ispirazione. Ogni fattoria, villaggio, esercito è un oggetto prezioso; pietre preziose e rarità di ogni tipo si possono dissotterrare ovunque. Si può scrivere sui lavoratori, con- tadini e soldati: si è aperto un nuovo mondo agli scrittori e che mondo bello e ricco! Inoltre, scrivere per i lavoratori, contadini e soldati è un compito nuovo e degno per gli scrittori... » 77 e «... È mio dovere ritrarre questo mio popolo e voglio scrivere su di esso... » 78

74 Cfr. Scrivendo hsiang sheng {Kuan-yü hsiang-sheng hsieh-tso, Wu-han, T'ung-su chu-pan-she, 1951).

75 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 35. 7ti Cfr. Lao She, H sue h- h si tan g-h sien, « Jen-min jih-pao », 4 marzo 1951,

secondo Teng Shao-chi, Lao She chin shih nien lai ti hua-chü ch'uang-tso, « Wen- hsüeh p'ing-lun », n. 5, 1959, p. 78.

77 Lao She, Life, Study and Work, « People's China ». 1954. XVIII. o. 35. 78 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 35.

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e ancora « ... Io sono rimasto colpito e voglio scrivere su ciò che mi ha colpito! » TO.

Dunque Lao She mostra, nei suoi scritti del periodo di guerra e dopo il '49, un interesse profondo per determinati personaggi, soprat- tutto i contadini, i soldati, le classi operaie del proletariato indu- striale (vedi per esempio « II canale della barba del drago » e « Fiore in primavera, frutto in autunno »). Ciò, si deve dire, non può essere considerato un cambiamento inaspettato, né una scelta nuova da parte dello scrittore: è vero che gli operai industriali appaiono solo nelle opere degli anni '50, ma ciò dipende semplicemente dal fatto che a Pechino negli anni '20-'30 non c'era ancora una industria moderna vera e propria. Le classi urbane più basse, come già si è accennato, sono sempre apparse, fin dalle prime opere, per motivi autobiografici e artistici, come il principale interesse dello scrittore. Anche per quanto riguarda l'interesse per la lingua, per i suoi aspetti popolari e tradizionali, che Lao She mostra in questi anni, non si può certo parlare di cambiamento radicale e improvviso. Diversamente dalla maggior parte degli scrittori della sua generazione, Lao She non ha avuto una educazione letteraria tradizionale. Esistono varie testimo-

nianze del fatto che egli ascoltasse narratori di storie popolari; artisti popolari, del resto, appaiono frequentemente anche nella sua narra- tiva. È vero che egli fu quasi forzato ad interessarsi di letteratura popolare in questi anni da circostanze esterne, ma è difficile immagi- nare che uno scrittore che ha dedicato sé stesso quasi esclusivamente alla prosa fino a quel momento, improvvisamente e senza una prece- dente attività scriva con successo in tali difficili generi, come i canti a tamburo, i libretti dell'opera di Pechino, i dialoghi hsiang-sheng e così via. Sappiamo anche che, oltre a Lao She, nessuna delle maggiori figure della letteratura moderna cinese fra le due guerre scrisse in queste forme e che il principale ostacolo a tutto ciò fu probabilmente l'ignoranza delle regole e della tradizione linguistica.

Ecco come Lao She stesso spiega il suo interesse vasto e pro- fondo per la letteratura popolare e il suo rapporto con la tradizione: «... Oltre a partecipare alla vita contemporanea e a partecipare agli studi letterari, collaboro al lavoro editoriale del periódico di lettera- tura popolare "Shuo-shuo chang-chang". Nella redazione di questo periódico sono venuto a contatto con molti problemi connessi alla

79 Teng Shaochi, op. cit., p. 82.

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letteratura folkloristica e ho così arricchito la mia conoscenza della

letteratura popolare e dello stile letterario nazionale. Interesse e gioia mi provoca questo lavoro; e ho conosciuto il piacere del 'lavoro vo- lontario e coscienzioso' ' La mia conoscenza della letteratura classica

mi aiuta nello sforzo di risolvere il problema di preservare le tradi- zioni della nostra letteratura nazionale. Nel "Shuo-shuo chang-chang" spiego i meriti della nostra letteratura classica, cosa si può apprendere da essa e cosa si può utilizzare. Il Presidente Mao dice: "Lasciate che tutti i fiori fioriscano insieme; coltivate il nuovo e respingete ciò che è fuori da questo tempo". Le nostre creazioni letterarie non dovreb- bero né rimanere ancorate ai vecchi stili, né essere crudelmente sepa- rate dalla nostra eredità storica. Esse dovrebbero conciliare un conte-

nuto socialista realista con una grande varietà di forme... » 80. È indubbio, invece, un cambiamento, da parte dello scrittore,

nella scelta del genere letterario: Lao She si andava infatti convin- cendo sempre più, in quegli anni, di come la commedia, il dramma, tutto ciò insomma che poteva essere rappresentato sulla scena, lo avvi- cinasse al pubblico, gli comunicasse entusiasmo, ardore, patriottismo. Nell'opera teatrale egli poteva portare la lotta direttamente sulla scena e parlare agli spettatori. Egli stesso spiega come mai abbia scelto que- sto genere letterario e quale debba essere il fine di una commedia e il fine dell'opera letteraria in generale: « ... In questi cinque anni ho scritto soprattutto commedie e ballate popolari. Una commedia do- vrebbe mostrare alla gente, sulla scena, altra gente che vive come lei. Questo punto di contatto dovrebbe essere diretto a provocare ed influenzare il suo ascolto. Il popolo educhi il popolo: questo è il fine di una buona commedia. Una commedia raggiungerà il suo più alto risultato dando piena ragione del suo ascolto. Io amo la nostra nuova società con tutto il cuore e ho voluto dire agli altri ciò che ho capito perché essi dividessero con me la comprensione e l'amore per la nuova società... » 81, e, in altro luogo, « ... la gente non vuole leggere astrazioni vuote e incomprensibili. Essa legge per educarsi o ri- crearsi... » ö2.

Se dunque non sono mutati i temi e i personaggi che lo scrittore affronta, né la sua lingua o il suo interesse per certi aspetti della lin-

&0 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 36. 81 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 33. 82 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 35.

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gua, è indubbio che il fine artistico che guida Lao She nelle sue opere non è più soltanto quello di intrattenere il lettore, di interes- sarlo piacevolmente, ma è, innanzi tutto, quello di educarlo, di in- formarlo.

Gli elementi comici si attenueranno nei suoi scritti per dare sempre più spazio a quelli tragici 83, mentre lo scopo didattico ed ideologico trasparirà in maniera sempre più evidente. Allo stesso tempo appariranno sempre più chiari prima l'urgenza dello scrittore di partecipare alla lotta antigiapponese, poi il bisogno di mettere la sua penna al servizio del popolo.

È interessante, inoltre, notare con quale disposizione d'animo e con quale atteggiamento verso la realtà Lao She andava scrivendo in quegli anni: «... Sarebbe giusto dire che non ho difficoltà nello scrivere? Ne ho in abbondanza di difficoltà, naturalmente! Ma, come ho potuto constatare nei cinque anni passati, vedere chiaramente le difficoltà e non cedere ad esse è la vera essenza del nuovo spirito e la condotta del nostro popolo. Come ho già detto, il progresso deve essere conquistato con grandissima rapidità. Questo perché lavoratori, contadini, soldati, professori, tecnici, tutti quelli che hanno un com- pito da assolvere non indietreggino davanti alle difficoltà. È uno spi- rito che può muovere mari e monti... Noi scrittori dobbiamo imparare dal popolo che mostra questa titanica energia. Ciò che gli altri fanno, anche uno scrittore lo può fare. Se ciò che ho appreso è ancora poco approfondito, posso imparare. Se le mie prime opere non hanno adempiuto al loro programma, io ascolto i suggerimenti e le correggo. Se l'entusiasmo è tutto esso è l'ostinata determinazione a vincere le

difficoltà... Forse qualcuno dirà: "Quando uno scrittore affermato è disposto ad accettare la critica e ad apprendere, non si abbassa forse il suo prestigio?". No. Per me, aver desiderio di apprendere, essere pronto ad accettare la critica è onorevole, non degradante, è un segno di coraggio non di debolezza. Nella nuova società, il valore di una persona appare dai suoi sforzi per mantenersi ferma di fronte agli eventi e assorbire le nuove conoscenze ed esperienze. Se rifiutassi di muovermi coi tempi e con un riso di scherno posassi la mia penna, non perderei solo la mia dignità, ma la mia vita di scrittore creativo »84.

« 3 per quanto riguarda l'elemento tragico nell'opera di Lao She cfr. Z. Slup- ski, op. cit., p. 50.

81 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 33.

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E ancora: «... Quando ho ripreso la mia penna, ho preso un proposito definitivo e chiaro. Per adempierlo sono andato in mezzo alla vita. Lo scrittore perde qualcosa quando lavora in questo modo? No, ha tutto da guadagnare. Non può scrivere liberamente senza prendere qualcosa di genuino dalla vita... Oggi posso uscire e osservare la vita liberamente. Solo quando vivi una vita ricca e piena puoi scrivere con profitto. Se io chiudessi gli occhi alla realtà e preparassi qual- cosa di fantastico, non farei buon uso della mia libertà.. » 85.

In un articolo, pubblicato il giorno del V anniversario della Re- pubblica Popolare, Lao She infine esclamava: « Io lavoro perché nel mio cuore sono contento. Il popolo cinese si è levato, come posso io abbassare tranquillamente la testa, in contrasto con il popolo che lavora e a testa alta avanza marciando a gran passi? Benché io non possa produrre una libbra di ferro o un dou di riso, tuttavia io posso scrivere, fornire al popolo un po' di cibo per l'alimentazione dello spirito. Io non voglio cadere indietro, voglio anch'io "accrescere la produzione" » 8b.

Lao She sembrava dunque sereno: egli si sentiva inoltre com- preso, aiutato, ufficialmente riconosciuto e giustamente remunerato. Si scopriva, allo stesso tempo, quella sua umanità semplice, affet- tuosa, le piccole manie di letterato, i libri, i quadri preferiti, i fiori da inaf fiare: «... Negli spaventosi giorni del Kuomintang, ho vis- suto sempre come in un deserto. Nessuno mi prestava attenzione o si preoccupava se scrivevo o no, se ero morto o vivo., ora, quando al Teatro dell'Arte Popolare si stava provando la mia commedia "Fiore in primavera, frutto in autunno", il sindaco e due vice sindaci di Pe- chino vennero alle prove due o tre volte, anche se erano molto indaf- farati... Ho scritto per trenta anni, ma è solo negli ultimi cinque che ho preso il giusto posto di uno scrittore nella società. Sono rispet- tato e incoraggiato e materialmente stimato e remunerato. Ho una entrata garantita dai miei scritti e una percentuale sui miei libri pub- blicati. Diversamente dai giorni precedenti la liberazione quando do- vevo tormentarmi per vivere, ora ho denaro da mettere da parte. Ho potuto comprare piccole pitture preziose del nostro grande pittore Chi Pai-shih e alcuni piccoli vasi K'ang-hsi e Ch'ien-lung. Anche se leggermente rovinati, essi sono ancora affascinanti e vividi nel colore.

85 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XV11I, p. 35. 8rt Teng Shao-chi, op. cit., p. 79.

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Così nella mia piccola casa ho affascinanti pitture e belle porcellane che deliziano i miei occhi. Nel mio piccolo giardino ho varie specie di fiori, quelle che non richiedono una cura troppo particolare. Ho male alle gambe e non posso fare troppo movimento. La pittura e l'innaffiamento dei fiori sono proprio il giusto tipo di svago per me. Io non vivo più in un deserto!... » 87.

Tralasciando il resto della produzione che andrebbe trattata se- paratamente e in modo ampio, accostiamoci ora direttamente almeno a due commedie scritte da Lao She in questi anni, cercando di co- gliere gli elementi generali caratteristici e i problemi estetici ed arti- stici delPintera opera teatrale dello scrittore. La prima commedia, scritta nel '51, è « II Canale della Barba del Drago » 88, che ebbe in Cina un grosso successo di critica e di pubblico; la seconda, meno nota ma ugualmente interessante per essere stata la prima opera dello scrittore esposta alla critica, è « Hsi wan Ch'ang-an », scritta in tono satirico pochi anni più tardi, nel '56 89.

Scriveva Lao She nella prefazione della commedia « II Canale della Barba del Drago »: « II risanamento del canale da parte del Go- verno Popolare Municipale di Pechino era qualcosa che mi colpiva profondamente e decisi di scriverci una commedia. La creazione di que- sta commedia era la mia più grande avventura di scrittore in più di 20 anni. Dopo averci pensato su decisi che doveva essere una comme- dia breve, di 3 atti al massimo e che non doveva avere un intreccio. Se avessi potuto dipingere pochi personaggi, tutti connessi col Canale come se essi ne fossero dei rami, le loro parole e le loro azioni, non ci sarebbe stato bisogno di collegarli con una storia, ma sarebbero bastati esssi stes- si a ritrarre il Canale... » 90. Ma vediamo con che logica precisa l'autore crea i personaggi e le famiglie che devono abitare il cortile, in modo che nessun elemento ideologico possa mancare al piccolo mondo che

87 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 34. 88 Vedi nota 68.

89 II titolo di questa commedia (apparsa in « Jen-min wen-hsüeh », n. 75, gen. 1956) è un intraducibile gioco di parole che Lao She stesso spiega in un arti- colo dal titolo Yu-kuan Hsi wan Ch'ang-an ti Hang feng hsin (Due lettere sulla commedia Hsi wan Ch}ang-an) incluso nella collezione Fu h sin g chi [Stella della fortuna, pp. 10-13, cfr. p. 13). La traduzione dell'opera fa parte del mio lavoro di tesi.

90 Lao She, How I Wrote Dragon Beard Ditch, « Dragon Beard Ditch », transi. Lião Hung-ying, Peking, 1956, p. 93.

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va rappresentando. Mamma Wang e la figlia minore che vive con lei, Erh-chun, una vecchia e Paîtra giovane, rappresentano rispetti- vamente la forza conservatrice e la forza progressista: Mamma Wang sa che il Canale è sporco e malsano e si accontenta della sua sorte, Erh-chun sa che il fosso è sporco e malsano e vuole uscirne. La se- conda famiglia che abita il cortile è la famiglia Cheng, costituita dal « pazzo Cheng » e da sua moglie Nieng-tse. Il « pazzo Cheng » è stato creato dall'autore con vari scopi: per prima cosa, essendo un artista popolare, può recitare e cantare e attraverso di lui Lao She può introdurre forme di ballata tradizionale in una commedia mo- derna; per seconda cosa, soffrendo di malattia mentale, egli può dire cose che la gente comune non può e non osa dire. Inoltre è signifi- cativo il fatto che l'infermità mentale di Cheng sia dovuta in parte al suo vivere nel Canale.

La moglie di Cheng, Niang-tse, è una delle tipiche donne che abitano il distretto: una accanita lavoratrice, capace di soffrire molto e di sopportare qualsiasi disagio, dal cuore caldo e generoso.

L'ultima famiglia rappresentata dall'autore è quella Ting: Ting- sze, sua moglie Sze-sao e i due figli. Il capo famiglia è un portatore di risciò e Lao She ne delinea il personaggio senza troppa fatica, facili- tato in questo dal fatto che già aveva scritto su un portatore di risciò nel romanzo « II cammello Hsiang-tzu ». Egli è un uomo nato e cre- sciuto in città, che si è stabilito poi nel Canale, non è abituato fin dall'infanzia a lottare per vivere e non riesce a vincere le nuove dif- ficoltà: quando piove e le strade del distretto diventano fangose, egli non può tirare fuori il suo risciò e torna a casa affamato, a liti- gare e sfogare la sua rabbia con la moglie. Il suo carattere è insta- bile, contraddicono, un momento è buono e ragionevole, il momento dopo cattivo e iroso. Anche la moglie è un personaggio contradditto- rio: le sue parole sono rozze e maleducate, ma il suo cuore è d'oro; lavora duramente, ma è anche negligente e trasandata.

L'autore vuole dimostrare che sia i caratteri dei personaggi e le loro incoerenze che le loro zuffe familiari sono dovuti alla oppri- mente povertà che li circonda: soltanto comprendendo a fondo il sentimento del povero che è ingiustamente oppresso, si può com- prendere la sua reazione agli eventi anche più insignificanti e il suo modo di comportarsi. Dunque il tiratore di risciò e sua moglie stanno a sottolineare l'aspetto sociale della commedia, apparendo chiaramen- te allo spettatore come prodotti dell'ambiente in cui vivono.

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Il muratore Lao Cha, infine, è il personaggio positivo della commedia, un uomo di forti principi, giusto, coraggioso, capace, in qualsiasi momento, di prendere l'iniziativa: l'autore l'ha presentato come muratore perché, potendo egli lavorare spesso in diverse zone della città e conoscere persone ed ambienti di varie estrazioni sociali, sarebbe stato capace di comprendere, più a fondo degli altri abitanti del Canale, i problemi da affrontare e sarebbe potuto essere utilizzato direttamente nel risanamento e nella ricostruzione del Canale.

Come abbiamo visto dunque, la struttura e i personaggi della commedia sono costruiti rigidamente e con ben precisa logica, cosa questa non nuova nelle opere di Lao She. Ma questa volta, fin dalle prime pagine della commedia, abbiamo l'impressione che i perso- naggi ci siano già noti, ci sembra di sapere già come si comporteranno e come reagiranno agli eventi: essi sono quasi inumani nel loro sim- bolismo, non balzano vivi sulla scena, non ci conquistano con una loro vita propria, autonoma.

Quanta differenza, per esempio, fra i due portatori di risciò Hsiang-tzu e Ting-sze! Anche Hsiang-tzu in fondo è un prodotto dell'ambiente in cui vive, ma ha una sua vita completa, profonda, autonoma; i suoi sentimenti, le sue speranze, le sue lotte, le sue disperazioni più cupe, il suo stesso abbandono alla fine del roman- zo, hanno un addentellato preciso con la realtà, ma non si esauriscono in essa. La sua personalità, pur essendo coerente e uniforme nelle sue manifestazioni presenta mille problemi, mille aspetti, fa intravedere una complessità che non può essere rinchiusa in una definizione.

Certo Lao She non ha perso completamente il suo umorismo: c'è ancora, per esempio, un acuto tono ironico quando l'autore rac- conta che una nuova tassa di igiene è stata messa sui miseri abitanti delle rive del Canale. Ma nel complesso anche questo suo umorismo fine ed acuto ha perso di fascino, ha perso un po' di quel calore e di quella umanità vivissimi del primo Lao She, quella comprensione e quell'affettuosità ironica verso il personaggio creato. È un umorismo questo più distaccato e sicuro, senz'altro meno spontaneo.

La commedia è inoltre ambientata a Pechino, la città più cara all'autore e la città che costituisce la sua più profonda ispirazione, ma sono scomparse quelle lunghe descrizioni dei paesaggi pechinesi, quegli sfondi vivi e pieni di colore delle prime opere dello scrittore, in cui il personaggio si riflette e si armonizza con l'ambiente: per ra- gioni pratiche, legate alla tecnica teatrale, è scomparsa la descrizione

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della natura, di quella natura che aveva un suo posto fra le forze che aiutano a decidere il destino di Hsiang-tzu e di tutti gli esseri umani.

La commedia « Hsi Wan Chang an », come molte altre di Lao She, fu il risultato di un incarico ufficiale e fu scritta per soddisfare la richiesta di Lo Jui ch'ing, Ministro di Sicurezza Pubblica, che rac- contava in un suo discorso alla « Assemblea dei Rappresentanti del Popolo di tutta la Cina » nel giugno 1955 un caso in cui un disonesto membro del Partito era stato scoperto dopo lungo tempo.

Era un momento felice dell'attività del nostro scrittore, della sua creatività: è solo pochi mesi dopo, all'inizio del 1956, che Lao She incominciava a scrivere quello che sarà il suo più grosso successo in quegli anni: « Ch'a-kuan » (« La casa da té »), che attirò l'atten- zione e l'interesse controverso dei maggiori critici del momento.

« Hsi Wan Ch'ang-an » è ambientata all'Accademia e al Ministero di Agricoltura e Foreste, dove il protagonista Li Wan-ch'eng, riesce, con una serie di inganni, a fare una rapida e fulgida carriera e a sposare una donna che adora la sua « eroica figura ». Ma, a poco a poco, alcune prove di accusa incominciano ad accumularsi contro il protagonista, testimoni preziosi arrivano da ogni luogo in cui egli è vissuto, e una sottile messa in scena è preparata per lui, ancora privo di ogni sospetto e sicuro della sua autorità. Così egli viene smasche- rato, si scopre la sua vera identità, che non è certo quella di membro del Partito, né tanto meno di eroico combattente e brillante dirigen- te: egli è addirittura figlio di un possidente terriero, che era stato membro del Kuomintang. Vengono portate alla luce tutte le sue ma- novre e i suoi imbrogli per fare carriera, per impietosire coloro che lo circondano, per appropriarsi del denaro del paese. Ci appare così la tragica ed amara personalità di quest'uomo, che è ormai costretto a confessare, in ginocchio e piangente, che la sua unica ambizione è quella di « salire in alto non importa come » e di « mangiare il cibo già pronto ». Mentre egli è portato via dalla scena si brinda al successo: un successo, specifica il capo della Polizia, che non è solo suo, ma di tutta la classe dirigente, di tutti i personaggi presenti sulla scena!

Li Wan-ch'eng è dunque uno di quei personaggi cari alla fantasia e alla sensibilità artistica dello scrittore: l'impostore fantasioso e im- pudente, pieno di umorismo nelle sue invenzioni e nei suoi imbrogli che nasconde una realtà tragica di uomo debole e incapace, che ca- muffa la sua insicurezza dietro una maschera di egoismo e di autorità.

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Tuttavia la sua figura, come quella della maggior parte dei personaggi della commedia, non è delineata profondamente e rimane sfumata sulla scena, un po' vaga, senza un contorno e un colorito affascinanti: Lin Ta-sao, Lin Shu-t'ung, Pu Hsi-lin, Ching Yu-chung, Tang Shih- ch'ing rimangono come tanti punti fissi, privi di vita, di movimento, non hanno un mondo individuale, un nucleo ricco di sentimenti e di idee; non c'è una vita che scorre dietro a loro, con i problemi e le tragedie che essa crea. E le loro figure, così concepite dall'autore, appe- santiscono tutto l'andamento della commedia, ne frenano lo slancio, impediscono una articolazione varia e ricca. Anche in questa com- media, come nella maggior parte delle opere di Lao She, c'è una netta distinzione fra personaggi buoni e cattivi, fra personaggi dalla men- talità e dal comportamento tradizionali e personaggi tipici della nuova società: soltanto, questa divisione, è più esasperata e quasi irreale. Del Lao She di Hsiang-tzu o di Lao Li sono rimasti quei piccoli epi- sodi completi in se stessi e un po' staccati dal contesto dell'opera, le descrizioni umoristiche dei lineamenti esteriori dei personaggi, la lingua stupenda e ricchissima di note dialettali, di proverbi, di citazioni clas- siche yi. Anche qui sentiamo la mancanza dei larghi sfondi ambientali, di quei « colloqui » paesaggio-personaggio a cui i semplici dialoghi e la tecnica teatrale piena di sorprese non riescono a supplire.

Teng Shao-chi, che si è occupato della produzione teatrale e dram- matica di Lao She degli ultimi dieci anni 92, riscontra gli stessi proble- mi nella caratterizzazione dei personaggi. Dice infatti, riguardo due commedie di Lao She, « Hung ta-yüan »93 e « Nü-tien-yüan » 94, ehe affrontano il problema della emancipazione femminile: «... Queste due opere hanno una debolezza comune, il contenuto ideologico e il signi- ficato ideologico sono enormi, ma la descrizione artistica nelle due commedie non è ancora profondamente commovente... Sfortunatamente

91 Per quanto riguarda la lingua della commedia cfr. « Lao She e la sua commedia "Hsi wan Ch'ang-an" », cap. IV della mia tesi di laurea, Università degli Studi di Roma, 1970 (inedito).

92 Cfr. Teng Shao-chi, op. cit., larticolo più esauriente sulla produzione teatrale di Lao She degli ultimi dieci anni.

93 II cortile esemplare (pubblicato in « Chii-pen », n. 82, nov. 1958) ha come tema l'organizzazione delle Comuni a Pechino da parte delle donne.

94 Le donne mercanti (apparso in « Jen-min wen-hsüeh », n. 3, marzo 1959) affronta il problema dell'emancipazione della donna e del suo lavoro nel pro- cesso produttivo.

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la descrizione dei personaggi è mal riuscita... è un po' troppo sempli- ficata » 95.

Queste donne, per poter lavorare, incontrano una serie di grosse difficoltà sia nell'ambiente familiare sia in quello sociale, dice il cri- tico, e il processo di superamento di questi enormi problemi è reso in maniera troppo semplicistica; l'autore non approfondisce la com- plessità psicologica di queste donne che stanno lottando per una co- struzione del socialismo: « ... La descrizione di queste donne è un po' generalizzata... non si può domandare all'autore di descrivere uno per uno i cambiamenti del loro pensiero, ma comunque bisognerebbe che egli spiegasse il processo ideologico che ha portato queste donne alla creazione delle comuni popolari » 96. Teng Shao-chi imputa tutto ciò alla poca conoscenza, da parte di Lao She, dei nuovi ambienti, delle nuove realtà cinesi, dei nuovi personaggi. E questo è, senza dubbio, un problema che deve essere preso in gran considerazione, leggendo la produzione teatrale e drammatica di Lao She di questi ultimi due decenni. Sappiamo, infatti, quanto sia importante, nel caso di Lao She, la conoscenza molto ricca e l'esperienza di certi ambienti sociali, di certe città, di certi personaggi; quanto egli conosca la men- talità tradizionale e popolare; quanto sia legato ad un'epoca storica ben precisa, che è quella prerivoluzionaria. È chiaro che Lao She è meno familiare con i problemi della guerra e con la vita dei militari 97, coi problemi dell'emancipazione femminile e coi mille altri problemi connessi al nuovo periodo storico, così come ha poca conoscenza di certe provincie, di certe città, certi ambienti a lui noti solo a causa di brevi viaggi turistici, di brevi visite ufficiali, di conferenze tenutevi.

« Ma Lao She non è il solo », dice Teng Shao-chi, « perché abbia- mo ancora qualche vecchio scrittore le cui opere, che riflettono la nuova vita dopo la liberazione, falliscono perché essi non hanno abbastanza conosciuto questa nuova vita. Ciò è comprensibile, la nostra epoca è una grande epoca, i nuovi fenomeni, in tutti gli aspetti della vita socialista, non sono mai apparsi nella storia della Cina. Dal punto di

95 Teng Shao-chi, op. cit., p. 84. 96 Teng Shao-chi, op. cit., p. 85. 97 « ...La letteratura della resistenza non è facile!... Da dove dovrebbero

cominciare gli scrittori? Essi non conoscono i meccanismi della guerra, la vita militare, le tattiche, i mezzi usati per l'attacco e la difesa... Che cosa potreb- bero scrivere? Come possono scrivere!...» (Cfr. Lao She, Huo-tsang, p. Ill, se- condo C.T. Hsia, op. cit., p. 367).

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vista della esperienza dei vecchi scrittori, la riflessione sulla nuova vita è un tema completamente nuovo, anche se, in certo grado, la loro conoscenza ed esperienza della vita passata li aiuta a comprendere la nuova realtà. La nuova vita è sì continuazione della vecchia storica-

mente, ma è, allo stesso tempo, diversa dalla vecchia. Se dunque lo scrittore ha familiarità con la vecchia società ciò non può rimpiaz- zare una esperienza della nuova. È questo il caso dei vecchi scrittori. Quando manca loro l'esperienza e la conoscenza della nuova vita, allora le loro opere mostrano dei difetti a causa di ciò, ma non è che un fenomeno provvisorio. Questa debolezza può essere superata se gli scrittori rivoluzionari della vecchia generazione conservano la loro pas- sione politica rivoluzionaria intatta e cercano di studiare e approfon- dire gli aspetti della nuova vita » 98.

Anche Chou Yang, parlando di Lao She, diceva: « I nostri let- tori sperano che approfondendo la sua comprensione della nuova vita e scrivendo su soggetti coi quali ha particolare familiarità, egli potrà raggiungere una più felice unione fra il suo alto entusiasmo politico e la sua tecnica artistica e la sua abilità di umorista... » ".

Si potrebbe anche pensare ad una certa difficoltà per un uomo come Lao She che non aveva, almeno fino al '37, né assistito, né tanto meno partecipato attivamente e politicamente ai maggiori eventi cinesi e che non era in definitiva un uomo politico, una difficoltà, dunque, a creare personaggi e ambienti politicamente validi. La difficoltà e il dubbio di non poter rappresentare pienamente certi problemi e certe realtà umane non vissute a livello personale, potrebbero averlo portato all'eccessiva schematizzazione dei temi da trattare, alla creazione di personaggi-simbolo, privi di una complessità psicologica e umana.

Per quanto riguarda poi la scelta, da parte di Lao She, di perso- naggi negativi spesso protagonisti delle sue commedie, non pensiamo si debba parlare di una motivazione politica particolare 10°, ma sempli- cemente di una preferenza istintiva e artistica dello scrittore. Sappiamo che egli è sempre stato attratto, fin dai primi romanzi, dalle persona- lità deboli, codarde, egoiste, e in generale moralmente degenerate, la cui rappresentazione ricca e completa gli suggeriva quel particolare

98 Teng Shao-chi, op. cit., p. 86. 99 Cfr. Chou Yang, Building a Socialist Literature, « Chinese Literature »,

1956, n. 4, p. 216. loo per ia discussione sulla necessità dei « personaggi positivi » nelle opere

letterarie cfr. D.W. Fokkema, op. cit., p. 97.

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umorismo, quella particolare ironia. Ma i « cattivi » dei primi romanzi di Lao She sono vittime della società, dell'ambiente che così tragicamente incide sulle loro vite e sulle loro personalità: l'autore li sente quindi vicini personalmente, scandaglia i loro problemi umani accostandoli alla comprensione, alla tacita solidarietà e alla pietà del pubblico. Ma i « cattivi » delle commedie di Lao She scritte dopo il '37 hanno, dietro di loro, una società completamente diversa, che non li opprime più, anzi li aiuta, che non giustifica più in alcun modo i loro atti immorali e codardi: sono personaggi questi che non hanno più diritto alla com- prensione umana dell'autore, che non li sente più vicini personalmente, che non soffre più per loro, che non ha più bisogno di accostarli al pubblico, suscitandone l'interesse umano.

Ma è difficile stabilire fino a che punto la semplice analisi este- tica e strutturale, che ci aveva aiutato a comprendere e ad accostarci alle prime opere di Lao She, sia valida e utile per quanto riguarda la sua produzione scritta dopo il '37. Ricordiamoci, invece, più sempli- plicemente, quanto andava ripetendo in questi anni Lao She: «... Il fervore politico mi da desiderio creativo ed esso è l'urgenza interna che mi spinge a scrivere. Devo scrivere sia che possa scrivere bene oppure no... » 101 e ancora «... non importa se scrivo bene o male. Io sono grato al governo che è molto gentile e mi da la possibilità di provare... » 102. Oppure: «... Ho cercato di portare a casa della gente l'importanza dell'igiene e di spiegare la legge del matrimonio e la follia della superstizione. Non è affatto cosa sconveniente, per uno scrittore, scrivere pezzi piccoli, senza pretese, popolari; la meta è arricchire il popolo e avere un buon effetto su di esso. Per esempio scrissi in fretta una piccola, non troppo buona operetta popolare di un atto sulla legge del matrimonio. Naturalmente non so se ebbe un grande effetto positivo, ma so che dovette averne qualcuno. C'è una soddisfazione in tutto ciò: sapere che il mio piccolo racconto ha dato il suo aiuto al popolo e che ho trovato una via per servirlo. Così io penso ancora che la mia piccola operetta sia molto buona... » 103.

Malgrado però il ripetersi di queste affermazioni di principio le opere di Lao She rivelano come lo scrittore non riuscì mai a sentire con la stessa sottile e profonda sensibilità artistica problemi, vicende

101 Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 33. 102 Teng Shao-chi, op. cit., p. 79. 103 Lao She, Life, Study and Work, « People's China», 1954, XVIII, p. 36.

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e personaggi estranei alla sua formazione culturale. Potremmo allora ritenere che lo scontro non risolto tra una formazione culturale bor-

ghese profondamente assorbita e le nuove istanze ideologiche e poli- £iche non sufficientemente comprese e vissute sia la matrice della crisi nella produzione artistica di Lao She degli ultimi anni (*).

Settembre 1973

104 « ...Lavoro tutto Fanno. Rifiuto di riposarmi, a meno che non sia am- malato. Ho scritto tanto ma sento che non è abbastanza... » (Cfr. Lao She, Life, Study and Work, « People's China », 1954, XVIII, p. 35).

* Lavoro eseguito nel quadro della ricerca C.N.R. « La cultura occidentale in Cina nel XX secolo. Bilancio di un incontro di civiltà ».

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