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MetaSpace Hybridization di Ilaria Vergani Bassi saggio - 2017

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MetaSpace Hybridization d i I l a r i a Ve r g a n i B a s s i

sag g io - 2017

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Illustrazione: Darrow

- J. R. Eyerm

an - F. Martin R

amin - T

he Wall Street Journal

Te iresias - Johann Heinr ich Füssli - 1780-1785

"nel le ere del la meccanica, avevamo operato un'estensione del nostro cor po in senso spaziale . Og gi , dopo oltre un secolo di impiego tecnolog ico del l ' elet tr ic ità , abbiamo esteso i l nostro stesso si stema ner voso centrale in un abbraccio g lobale che , almeno per quanto concerne i l nostro pianeta , aboli sce tanto i l tempo quanto lo spazio" Marshal Mc Luhan, Gli strumenti del comunicare , I l Sag g iatore , Milano, 1967

INDICE4 / / I N T R O D U Z I O N E / /8 / / T I R E S I A / /

1 6 / / N A R C I S O / /2 4 / / N U O V E M I T O L O G I E / /2 8 / / C O N C L U S I O N E / /3 0 / / R I C E R C A C O R R E L AT A / /

1 2 / / E C O / /

3 2 / / P A R A D O S S I / /3 4 / / F o n t i / /

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Costume r ituale del lo Zambia - Francois d 'Elbee

Her - Spike Jonze - 2013

M e t a S p a c e H y b r i d i z a t i o n

INTRODUZIONE

Le "Metamorfosi" (8 d.C.), il "poema delle trasformazioni", l’opera più importante di Ovidio ripercorre il mito della storia universale, è composta da circa 250 racconti che propongono vicende di metamorfosi, ossia di trasformazioni, vicende in cui uomini, dei e creature mitologiche e la natura stessa, sono coralmente coinvolti. Le ibridazioni delle Metamorfosi sono pervase dall’amore, un amore spesso sofferto, cieco e irrazionale, un amore che rende le creature tormentate e che le porta a trovare nella metamorfosi l’unica forma di liberazione che spesso si rivela essere prigionia. Così le creature sono costrette ad abbandonare la propria forma, la propria vita, lasciandosi morire, trasformandosi, si ibridizzano. A duemila anni di distanza, nell’era post-digitale, l’uomo si è allontanato dalla natura, prediligendo, una società in cui l’uomo diventa inconsapevolmente succube della macchina,

spesso umanizzata o divinizzata. Il progresso tecnologico è un processo di trasformazione repentina e continua, che diventa di fatti una universale veloce moderna metamorfosi, caratterizzata da processi riduttivi e dalla meccanicità matematica dell’Intelligenza Artificiale. Il processo coinvolge ogni forma di vita sul pianeta, non lascia tempo alla coscienza umana, che confusa si rifugia in mondi paralleli, lo schermo diventa una vera e propria finestra su Mondi Virtuali, nei quali l’uomo idealizza sé stesso, incapace di distogliere lo sguardo narcisistico da questa idealità diventa facilmente plasmabile, ibridizzandosi lascia tracce indelebili nei data center, tracce che alimentano il grande algoritmo del neo liberismo economico. Da questa finestra tutto sembra un gioco, un gioco a punti, a “like”, “swipe right”, “swipe left”, nella velocità si distorce la percezione del tempo, si vive nel brevissimo recente passato,

che diventa vincolante e che impedisce di vivere il presente. Si vive quindi condizionati dal costante riduttivo giudizio del passato recente, si perde il valore delle relazioni umane e della diversità dei linguaggi.

In questo breve saggio ho scelto di prendere a modello il mito di Narciso, raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi, per descrivere i paradossi dell’epoca post-digitale e come si possa trovare in questa narrazione una lettura contemporanea dei tratti dell’ibridazione uomo macchina. Il mito di Narciso è stato spesso interpretato dalla psicoanalisi come dramma dell’incomunicabilità: da un lato il mondo contemporaneo è interamente interconnesso, dall’altro l’uomo è singolarmente caduto in una condizione di profonda incomunicabilità interiore di cui spesso non ha percezione.

In questo mito riconosco tre figure significative:Tiresia, il profeta, Eco, la ninfa che per punizione divina ha perso la facoltà di esprimersi e Narciso innamorato a tal punto della sua immagine riflessa che non riesce a comunicare con il mondo. Questi tre personaggi rappresentano tre tipologie di ibridazione caratteristiche dell’attuale momento storico: Tiresia, il profeta è paragonabile all’oracolo dell’intelligenza artificiale; Eco, la ninfa privata della voce alla trasformazione dei linguaggi, la loro estrema semplificazione ed ibridazione; Narciso, l’uomo di oggi che si ibridizza nel suo stesso “avatar“ virtuale.

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Ryoji Ikeda - Data-Tron - Transmediale - 2010 Eco e Narci so - John Wil l iam Waterhouse - 1903

L ' a r t i s t a g i a p p o n e s e R y o j i I k e d a , n e l l a s u a r i c r e c a t r a n s m e d i a l e , u t i l i z z a i d a t i c o m e t e m a e m a t e r i a l e p e r e s p l o r a r e i m o d i i n c u i v i e n e u s a t a l ' a s t r a z i o n e d e l l a r e a l t à - i d a t i - p e r c o d i f i c a r e , c o m p r e n d e r e e c o n t r o l l a r e i l m o n d o .

I l mito (dal greco μύθος , narrazione, di scorso) è la trasf igurazione poetica del lo stupore del l’uomo nei confronti del la natura e dei mister i del la v ita , volta a mettere ordine nel caos naturale , a dare un senso al la realtà , e costruire at traverso la narrazione una guida.

MetaSpace Hybridization

Meta: mèta- [dal gr. μετά «con, dopo», in composizione μετα- (con i sign. di cui al n. 1 a)]. – 1. Prefisso di molte parole composte derivate dal greco o formate modernamente (anche nella terminologia lat. scient.), che indica in genere: a. Mutamento, trasformazione (per es., metamorfosi, metamorfismo, metafonesi, metaplasia, metacromasia, ecc.); trasposizione (metatesi, metastasi); trasferimento (metafora, metempsicosi), e simili.) (dizionario online Treccani)

Space: spàzio s. m. [dal lat. spatium, forse der. di patēre «essere aperto»]. – 1. Con valore assol., il luogo indefinito e illimitato in cui si pensano contenute tutte le cose materiali, le quali, in quanto hanno un’estensione, ne occupano una parte, e vi assumono una posizione, definita mediante le proprietà relazionali di carattere qualitativo (sempre relative a una certa scala) di vicinanza, lontananza, di grandezza, piccolezza, rese quantitative, già nell’antichità classica, dalla geometria, in quanto scienza dei rapporti e delle misure spaziali fondata su una definizione rigorosa dello spazio come estensione tridimensionale; più modernamente, lo spazio è anche considerato come intuizione soggettiva elaborata mediante gli organi di senso (spec. la vista) o è concepito (per es. nella prossemica) come modalità secondo la quale l’individuo, nel suo comportamento sociale, rappresenta e organizza la realtà in cui vive. (dizionario online Treccani)

Hybridization: la radice di Ibridazione deriva dal greco ὕβρις, eccesso violenza, intendo l’ibridazione come un’evoluzione innaturale forzata.

MetaSpace Hybridization: ibridazione dello spazio in trasformazione.

Il mito di Eco e Narciso

Nella versione del mito narrata da Ovidio, Eco, una ninfa dei monti, si innamora di Narciso, giovane di straordinaria bellezza, figlio della ninfa Liriope e del fiume Cefiso. Liriope per conoscere il futuro del figlio si reca dal profeta Tiresia il quale prevede che Narciso avrebbe raggiunto la vecchiaia, “se non avesse mai conosciuto se stesso.”

All’età di sedici anni Narciso era un giovane di tale bellezza che tutti se ne innamoravano, ma lui era concentrato a tal punto su sé stesso che non se ne curava e preferiva passare le sue giornate nei boschi cacciando. Anche Eco se ne innamora e lo segue in una battuta di caccia. Eco era una ninfa dei boschi punita da Giunone perché l'aveva distratta con lunghi racconti permettendo così alle ninfe amanti di Giove di nascondersi, tradendo dunque la fiducia di Giunone, fu quindi costretta per punizione ad un ridotto uso del linguaggio, poteva infatti ripetere solo le ultime parole che chiunque le avesse rivolto. Quando la ninfa cercò finalmente di avvicinarsi a Narciso il giovane la respinse in malo modo. Da quel giorno Eco afflitta dalla vergogna e dalle pene d’amore si nascose nei boschi consumandosi per il sentimento non corrisposto, svanendo fino a diventare null’altro che voce.

Nemesi, dea della giustizia e della vendetta, condannò Narciso, per i suoi rifiuti crudeli, ad innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua. Solo dopo qualche tempo Narciso si accorse che l'immagine che cercava di raggiungere nell’acqua apparteneva a lui stesso, comprendendo l’impossibilità di quell'amore, si lasciò morire struggendosi inutilmente; si compiva così la profezia di Tiresia. Quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, trovarono al suo posto un fiore cui fu dato appunto il suo nome.

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Turing Machine

E g e o , c o n s u l t a l a d e a T h e m i s , s e c o n d a d e t e n t r i c e d e l l ' o r a c o l o d i D e l f i - 4 4 0 - 4 3 0 a . C .

ironico cosplay di Clippit - assi stente di Of f ice '97

L a f i g u r a d e l p r o f e t a e l ’ I n t e l l i g e n z a A r t i f i c i a l e

TIRESIA

Nel mito di Narciso, Liriope si reca dal profeta Tiresia per conoscere il futuro del figlio. “Interrogato se Narciso sarebbe giunto a vedere una lunga, tarda vecchiaia, l’indovino aveva risposto: <<Se non conoscerà se stesso>>”. Nel mondo antico, la paura dell’ignoto e della morte portarono l’uomo ad escogitare diverse strategie per cercare di prevedere gli eventi naturali, strategie che servivano ad esorcizzare ed oggettivare l’aspetto irrazionale della natura, la morte, le catastrofi, le guerre. Le figure dell’indovino, del profeta e dell’oracolo erano il risultato di una illusoria ricerca di controllare il proprio destino, figure in diretto contatto con il divino, che fornivano all’uomo profezie e spiegazioni.

Oggi l'uomo si affida alla presunta oggettività dei dati e dell'intelligenza artificiale per calcolare matematicamente strategie economiche, commerciali ma anche scientifiche. Algoritmi programmati dagli uomini vengono alimentati dalle grandi quantità di dati che gli uomini stessi spesso

inconsapevolmente forniscono; in questo modo producono previsioni che vengono interpretate dai ricercatori. Come analizza Marloes de Valk nell’articolo A Contemporary Delphic Oracle: The Church of Big Data: “Data has spoken. We are brought closer to the truth, to reality as it is, unmediated by us subjective, biased and error-prone humans. We seek guidance, just like our ancestors, hoping we can steer events in our favour. Because of this point of departure, very strong emotions are attached to big data analysis, feelings of great hope and intense fear. Visions of utopia, the hope that it will create new insights into climate change and accurate predictions of terrorist attacks, protecting us from great disaster. At the same time there are visions of dystopia, of a society where privacy invasion is business as usual, and through this invasion an ever increasing grip on people through state and corporate control, both directly and through unseen manipulation.”

L a n a r r a z i o n e d e l m i t o p e r m e t t e r e a l l ' u o m o , d i c o m p r e n d e r e i l s i g n i f i c a t o d i c o n c e t t i e p r i n c i p i r e l a t i v i a l l a v i t a i n f o r m a i n c o n s c i a , p e r q u e s t o m o t i v o i l p a r a l l e l i s m o c o n i l m i t o e l e s u e f i g u r e c o n t i n u a n o a d e s s e r e u t i l i z z a t e n e l l a p s i c a n a l i s i .

"I dati hanno parlato. Ci avviciniamo alla verità, alla realtà per come è realmente, non mediata da noi umani soggettivi, parziali ed inclini all'errore. Cerchiamo una guida, proprio come i nostri antenati, sperando di poter guidare gli eventi futuri a nostro favore. A causa di questa premessa, sentimenti di grande speranza e di intensa paura, sono collegati alla analisi dei big-dati. Visioni utopiche, la speranza di trovare nuove intuizioni sui cambiamenti climatici e di riuscire a prevenire degli attacchi terroristici, proteggendoci dai grandi disastri. Allo stesso tempo ci sono altrettante visioni distopiche, di una società in cui l'invasione della privacy è un business, e attraverso questa invasione lo stato e le aziende rafforzano un controllo sempre maggiore sulle persone, sia direttamente che attraverso una manipolazione invisibile."

Vogliamo sapere il nostro futuro, vogliamo essere padroni del nostro destino. Vogliamo avvicinarci alla realtà, per come crediamo che sia veramente, matematica, indiscutibile, razionale, per come la vediamo attraverso la lettura dei dati. Ci affidiamo all’Intelligenza Artificiale per farci consigliare quale sarà la prossima canzone che ascolteremo, quale il prossimo Hyperlink su cui cliccheremo, quale il prossimo presidente che voteremo.

Un’Intelligenza Artificiale avvolta da un alone di mistero, di cui subiamo un grande fascino, che come un profeta ci guida nelle nostre scelte.

Un recente articolo del Massachusetts Institute of Technology (11 Aprile 2017) intitolato the Dark Side of AI, ripercorre la storia dell’Intelligenza Artificiale, del progresso della tecnologia “machine learning” ovvero come gli algoritmi siano scritti su un modello matematico ispirato alla rete neurale e siano studiati in modo da migliorarsi ed evolversi autonomamente e quindi imparare nel tempo. L’articolo indaga su come l’applicazione di questi algoritmi spazi dall’ambito tecnologico, quello medico e scientifico e quello militare ma in particolare, come oggi gli stessi ricercatori che hanno scritto, questi modelli matematici spesso non riescano a spiegarne il completo funzionamento.

Quanto può l’uomo porre fiducia nelle grandi macchine calcolatrici se queste sono avvolte dal mistero? Perché divinizzare e quindi antropomorfizzare la macchina, attribuendole delle caratteristiche ibride, e nella ricerca di risposte, nutrirla di dati per riuscire a essere salvati dalle catastrofi, climatiche / economiche / militari / naturali? In che modo questo è possibile se gli investimenti nella

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Cr ystal Bal l - Jacques Henr i Lar tigue

Datacenter Cabling - Chathura Kar iyawasam Aladdin - BlackRock

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ricerca sull’Intelligenza Artificiale vengono fatti in gran parte dalle grandi corporation che costruiscono gli algoritmi a loro favore? Come riuscire a rendere più democratica questa ricerca, preservando i diritti umani e il nostro pianeta?

Queste domande sono al centro del dibattito sul progresso tecnologico di oggi. E’ esplicativa la conclusione di Marloes de Valk: “La speranza è essenziale, ma un falso senso di sicurezza ci paralizza e abbiamo bisogno di iniziare ad agire. Nel tentativo di capire il mondo, di diventare meno fragili, nel modo più razionale e scientifico possibile, abbiamo antropomorfizzato le macchine disumanizzando noi stessi. Questo, oltre ad ispirare un gran numero di produzioni di Hollywood, ci ha portati in un vicolo cieco che ci sta paralizzando. Mentre stiamo coraggiosamente riempiendo i dischi rigidi del mondo, ignoriamo la nostra più grande debolezza: ciò che stiamo facendo al nostro pianeta, che è insostituibile e la nostra esistenza su di esso è possibile solo in determinate condizioni. Le nostre abitudini, la nostra rincorsa alla produttività e consumismo, la nostra volontà di diventare più efficienti, più sicuri, meno mortali, più sovrumani, in realtà ci mette in pericolo come specie”.

Credo che sia tempo di agire e di prendere le macchine per quello che sono, al servizio dell’essere umano come specie, non dell’essere umano come pacchetto di dati da analizzare per ricavarne profitto economico.

A L A D D I N a c r o n i m o d i “A s s e t l i a b i l i t y a n d d e b t d e r i v a t i v e s i n v e s t m e n t n e t w o r k ” . I l s i s t e m o n e r u m i n a d a t i p e r t r a d u r l i n e l l e s c e l t e d i i n v e s t i m e n t o d i 1 7 0 f o n d i p e n s i o n e d i t u t t o i l p i a n e t a , p i ù f o n d i s o v r a n i e b a n c h e . . . A l a d d i n t i e n e s o t t ’o c c h i o 1 5 m i l a m i l i a r d i d i d o l l a r i , c i o è i l 7 % d e g l i a s s e t g l o b a l i , c a l c o l a n d o l ’ i m p a t t o d i v i c e n d e m o n e t a r i e e p o l i t i c h e s u l l a s i c u r e z z a d e g l i i n v e s t i m e n t i . S e c o n d o l ’ E c o n o m i s t , B l a c k r o c k è “ c o l p e v o l e ” d i a v e r c r e a t o u n a s o r t a d i “ p e n s i e r o u n i c o ” s u i m e r c a t i c h e p u ò c o n d i z i o n a r e i m e r c a t i f i n a n z i a r i c o n u n i m p a t t o i n d i r e t t o a n c h e s u l l a p o l i t i c a d e i s i n g o l i S t a t i . ( F a t t o Q u o t i d i a n o )

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ELIZ A - Chatterbot - Joseph Weizenbaum - 1966 inter facc ia Windows '95

L ' i n t e r f a c c i a u t e n t e ( U I ) è l ' i n s i e m e d e g l i a t t r i b u t i f u n z i o n a l i e s e n s o r i a l i d i u n s i s t e m a r e l a t i v i a l l ' u t i l i z z o d e l s i s t e m a d a p a r t e d e i s u o i u t e n t i .

per dargli l’illusione che dall’altro lato ci fosse un essere umano. L’esperimento simulava l’intelligenza artificiale rispondendo all’utente-paziente con domande ottenute dalla riformulazione delle affermazioni del paziente stesso. Il risultato fu sorprendente, gli utenti sapevano perfettamente che in realtà stavano parlando con sé stessi, ma rimanevano seduti davanti alla macchina per ore “confessandosi”. Ciò che l’esperimento Eliza (1966) mostrò in un'epoca individualista, fu che le persone si sentono rassicurate vedendo nella macchina il proprio riflesso (distorto perché basato su l'idealizzazione di sé stessi). Sentendosi ripetere le ultime “parole” che dicono, gli utenti vivono nell’illusione di un mondo virtuale basato sui dati che essi stessi forniscono e creato ad hoc dagli algoritmi sui loro gusti “Se ti è piaciuto quello, allora ti piace questo.” Questa “Eco” è illusoria proprio come lo era la voce di Eco per Narciso. Weizenbaum si rese conto che se era molto difficile fare in modo che le macchine pensassero come gli uomini, era molto facile fare in modo che l’uomo pensasse come le macchine, semplificando i ragionamenti dell’uomo, semplificando il linguaggio e rendendolo compatibile con quello della macchina. Lo stesso Joseph Weizenbaum si rese conto della pericolosità di questa visione antropomorfica della macchina che porta senza dubbio ad un deumanizzazione dell’utente e scrisse un libro intitolato Computer Power and Human Reason: From Judgment to Calculation, in cui spiegava i suoi dubbi sull’intelligenza artificiale e le sue applicazioni. Ad ELIZA seguirono numerosi esperimenti basati su algoritmi simili e presto nacque l’idea che i computer potessero monitorare e prevedere i comportamenti degli esseri umani e quindi che i computer alimentati dai dati che gli esseri umani stessi avrebbero fornito, avrebbero potuto prevedere quello che la società avrebbe fatto o voluto. Una vera e propria divinizzazione della macchina, l’uomo aveva trovato un nuovo Oracolo a cui chiedere conferma sul proprio destino. Dall’esperimento Eliza deriva il cosiddetto "Effetto ELIZA", ossia il fenomeno psicologico che si verifica quando, a un computer, viene attribuita maggior intelligenza di quanto in realtà ne possegga.

Oggi il principale mezzo di comunicazione è la rete. L’uomo ha la possibilità di comunicare tramite il web ma è cosciente e possiede veramente questo linguaggio o lo utilizza nei fatti solo in modo passivo? Questo processo viene descritto da Lev Manovich nell’analisi del linguaggio dei nuovi media; Manovich ha più volte focalizzato la sua attenzione sulla trasformazione del linguaggio in relazione alla HCI (Human Computer Interface). Manovich nel libro Il linguaggio dei nuovi

media (2001) identifica lo sviluppo del linguaggio in relazione alla HCI come un nuovo “linguaggio culturale ibrido” che in seguito approfondisce nel saggio Software Culture (2010) identificando un meta-linguaggio culturale motore universale della società dell’informazione globale, il SOFTWARE.In termini semiotici le interfacce dei medium digitali come il computer, lo smartphone, i tablet etc, sono dei codici che portano dei messaggi culturali in una grande varietà di media; questi codici, i software, sono scritti da pochi esperti e spesso non sono trasparenti, l’utente quindi non utilizza un linguaggio suo ma segue determinati percorsi definiti e semplicistici, le interfacce dei software.

L'economia globale, la cultura, la vita sociale, la politica comunicano attraverso ciò che Manovcih definisce "software culturale", “culturale” nel senso che viene usato direttamente da centinaia di milioni di persone e che porta "atomi" di cultura (media e informazioni, così come interazioni umane attorno a questi media e informazioni)”.L’interfaccia che è di per sé semplificata per essere comprensibile ai più è solo la parte visibile di un universo di codici. Il linguaggio dell’uomo si semplifica riduttivamente per adattarsi al linguaggio della macchina, solo chi possiede

L ' i b r i d a z i o n e d e l l i n g u a g g i o

ECO

Secondo una versione del mito la loquace ninfa Eco viene punita da Giunone poiché la intratteneva, con lunghi racconti allo scopo di distrarla in modo che non si accorgesse dei tradimenti di Giove. Per punizione divina Eco viene privata della propria voce: può ripetere solo le ultime parole dette da altri, in sostanza Eco viene punita per aver fatto un uso scorretto del linguaggio avendo tradito la fiducia di Giunone. Eco non possiede più il Logos e quindi non è in grado di comunicare; questa punizione rende il suo linguaggio ingannevole e incomprensibile per chi l’ascolta. Non avendo un proprio linguaggio articolato Eco di fatto non può esprimersi, ma ripete solo le ultime

sillabe o parole del suo interlocutore. Non è forse questo modo di comunicare simile all’illusorio dialogo del primo esperimento di intelligenza artificiale Eliza? In che modo si può paragonare la perdita del Logos di Eco, la sua ibridazione alla trasformazione del linguaggio di oggi che sempre di più si ibridizza nell’interfaccia uomo-computer (HCI)?

Eliza, un Chatterbot scritto nel 1966 da Joseph Weizenbaum, era un computer “psicoterapeuta” costruito sul modello di terapia di Carl Rogers, famoso perché ripeteva al paziente quello che aveva appena detto. ELIZA ripeteva proprio come un “Eco” la frase del suo interlocutore, riformulandola

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Eco - Alexandre Cabanel - 1874

Clones Monodramatic - Daisuke Takakura

schema del la r i f lessione del suono - Eco

Common Quer y Language

G l i a l g o r i t m i c h e c e r c a n o d i p r e v e d e r e i g u s t i d e g l i u t e n t i s i c h i a m a n o R e c o m m e n d e r S y s t e m . S i d i v i d o n o t i p i c a m e n t e i n t r e c a t e g o r i e , C o l l a b o r a t i v e F i l t e r i n g , C o n t e n t B a s e d F i l t e r i n g e l ' u n i o n e d e i d u e m e t o d i H y b r i d R e c o m m e n d e r S y s t e m s .

standardizzabili a fini commercializzabili. Se le “tecnologie culturali” del mondo contemporaneo e capitalizzato – il cinema, la moda, la pubblicità ad esempio – ci chiedevano ieri di identificarci con l’immagine fisica di qualcun altro, i media interattivi ci chiedono oggi di identificarci con la struttura mentale di qualcun altro, di adottare un linguaggio non nostro o di adattarci ad un linguaggio di cui conosciamo solo superficialmente l’interfaccia; se lo spettatore cinematografico ammirava e cercava di emulare il look della star cinematografica, all’utente del software viene richiesto di seguire la traiettoria mentale del programmatore che lo ha scritto.

Nuovi linguaggi: Manovich definisce il linguaggio delle “interfacce culturali” come ibrido, “uno strano mix, spesso difficile tra le convenzioni delle forme culturali tradizionali e le convenzioni dell'HCI - tra un ambiente immersivo e una serie di controlli; tra standardizzazione e originalità.” Nella consapevolezza delle sue limitazioni e delle sue potenzialità il linguaggio della macchina può essere applicato per generare nuovi linguaggi, dando voce a nuove tipologie di espressione artistica.

questo linguaggio in codice può scrivere nuovi software nuove logiche nuove interfacce, ma gli utenti sono limitati a un utilizzo passivo di questo linguaggio. Per Manovich il linguaggio del software è “come uno strato che permea tutte le aree delle società contemporanee. Pertanto, se vogliamo comprendere le tecniche contemporanee di controllo, comunicazione, rappresentazione, simulazione, analisi, decisione, memoria, visione, scrittura e interazione, la nostra analisi non può essere completa finché non consideriamo software come strato che accomuna la comunicazione. Ciò significa che tutte le discipline che riguardano la società contemporanea e la cultura - architettura, design, critica d'arte, sociologia, scienze politiche, scienze umanistiche, scienza e tecnologia, ecc. - devono tenere conto del ruolo del software e dei suoi effetti.”

Penso che sia necessaria una presa di coscienza generale nei confronti di questo genere di ibridazione dialettica: nel mito se Eco non fosse stata punita per un utilizzo scorretto del linguaggio avrebbe potuto salvare Narciso, avrebbe potuto salvare sé stessa? Possiamo noi oggi salvarci da questi condizionamenti? Per Manovich l’ibridazione del linguaggio deriva da un processo di standardizzazione che pone le sue origini nella rivoluzione industriale e che ha visto i suoi frutti nelle prime tecniche fotografiche, nel cinema e recentemente nella realtà virtuale. Manovich descrive questo processo come una necessità, da parte di una società industrializzata, di oggettivare i processi mentali ed esteriorizzarli in immagini. Processi e raffigurazioni interiori, naturalmente non visibili, vengono estratti dalla sfera individuale esteriorizzati sotto forma di disegni, fotografie e altre forme visive. Ciò che era nascosto nella mente dell’individuo diventa di dominio pubblico. Le forme visive esteriori sono facilmente manipolabili, riproducibili in grande quantità,

F F F F O U N D !( 2 0 0 7 - 2 0 1 7 ) s e r v i z i o s u i n v i t o b a s a t o s u l l a s t i m o l a z i o n e " c r e a t i v a " v i s i v a c o n t i n u a . L ' a l g o r i t m o d i C o l l a b o r a t i v e F i l t e r i n g s u g g e r i v a a l l ' u t e n t e u n a s c e l t a p e r s o n a l i z z a t a d i i m m a g i n i i n b a s e a l l e v i s u a l i z z a z i o n i p r e c e d e n t i , q u e s t i s u g g e r i m e n t i e r a n o v i s i b i l i a n c h e a d u t e n t i e s t e r n i .

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Narci so - Caravag g io - 1597–1599

N a r c i s o e l o S c h e r m o

NARCISO

Narciso è un giovane vanitoso che respinge l’altro, è concentrato a tal punto su sè stesso che non è in grado di comunicare con il mondo che lo circonda. Per punizione divina viene condannato ad innamorarsi di sè stesso, il medium tramite il quale la profezia di Tiresia si avvera è uno specchio d’acqua nel quale il giovane si vede riflesso. Narciso attratto dalla bellezza delle acque argentate e cristalline di una fonte ci si specchia come oggi l’uomo si specchia nello schermo brillante e luminoso del computer, dello smartphone, che non sono altro che una finestra su una realtà virtuale in cui l’uomo costruisce il riflesso digitale della sua persona. A differenza dell’acqua della fonte in cui Narciso che inganna il giovane riflettendo la sua immagine in ogni movimento, nello specchio virtuale l’utente ha la scelta di cosa mostrare. Questa differenza ci indica che l’utente dello specchio virtuale, il social network, andrà a mostrare principalmente ciò che rispecchia l’idea che ha di sé stesso, l’innamoramento per sé stessi portato all’estremo può essere quindi ancora più ipnotizzante e distaccante dalla realtà poiché è un innamoramento idealizzato.Narciso è attratto da quella fonte limpida, dalle “nitidis argenteus undis” acque argentate e cristalline, come oggi noi siamo attratti dalla ultradefinita brillantezza dei cristalli liquidi del nostro schermo, ma cosa simboleggia quella fonte? Cosa simboleggia lo schermo?

D a l p e r s o n a g g i o d i N a r c i s o d e r i v a n o i t e r m i n i N a r c i s i s m o e N a r c i s i s t a ( 1 P S I C O L A d o r a z i o n e m o r b o s a d i s e s t e s s i , c h e s i e s p r i m e n e l c u l t o e n e l l a c u r a m a n i a c a l e p e r i l p r o p r i o c o r p o e c h e s p i n g e a i m p r o n t a r e a t o t a l e e g o i s m o i r a p p o r t i c o n i l m o n d o e s t e r n o 2 e s t e n s . A m m i r a z i o n e e c c e s s i v a e c o m p i a c i u t a p e r s e s t e s s i e p e r l e p r o p r i e a z i o n i - G r a n d e D i z i o n a r i o I t a l i a n o H o e p l i )

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Las Meninas - Diego Velázquez - 1656

Videodrome - Dav id Cronenberg - 1983

Lo specchio ha sempre suscitato un grande fascino nella cultura dell’uomo, come lo schermo o la cornice di un quadro delimita l’esistenza illusoria di un altro spazio “virtuale”, un altro mondo tridimensionale che l’uomo può osservare come da una finestra, ossia lo schermo. Come il velo d’acqua separa Narciso dalla dimensione del suo impossibile amore, così nel mondo contemporaneo lo schermo diventa inizialmente il medium tramite cui accedere al mondo virtuale, un medium che connette gli utenti a un’infinita rete digitale. Un medium che richiede all’utente di essere attivo per partecipare alla grande realtà virtuale e non più di osservare in modo passivo.Manovich nel Linguaggio dei Nuovi Media definisce quattro diversi tipi di schermo:

1. Lo schermo classico, ovvero lo spazio statico delimitato da una cornice nel quale l’osservatore può osservare come da una finestra un’immagine permanente, un quadro, una fotografia.

2. Lo schermo dinamico, lo schermo del cinema o dell’animazione, ovvero uno spazio che mostra delle immagini in movimento e che comporta una relazione tra l’immagine e lo spettatore, un “regime di visione” e richiede allo spettatore di identificarsi totalmente con l’immagine ignorando ciò che accade all’esterno dello schermo. Lo schermo non è neutrale ma è un’ entità aggressiva.

3. Il monitor, schermo del computer, del tablet, dello smartphone, che mostra una serie di finestre coesistenti, l’interfaccia (Windows si chiama finestre per questo motivo) e che permette all’utente in modo attivo di interagire con lo spazio Virtuale.

4. E la VR (Realtà Virtuale) nel quale lo schermo scompare del tutto. Lo schermo diventa un medium di visione orientabile in un ambiente integralmente immersivo che a 360 gradi circonda lo spettatore, un display tridimensionale che presentare all’utente un’immagine prospettica che si modifica in funzione dei suoi movimenti.

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fotograf ia del l 'opera Slide to Unlock - Evan Roth - 2013 usata come s fondo di uno smar thpone

Google Maps Has Been Tracking Your Ever y Move, And There’s A Website To Prove It Amando Flav io - ANONEWS.CO 17 Feb 2015

Eautre n°7 (Ondes) - Laurence - 1998

ipad mini touch screen

Nel mondo contemporaneo lo schermo diventa quindi il medium tramite il cui accedere al mondo virtuale, un medium che connette gli utenti a un’infinita rete digitale. Un medium che richiede all’utente di essere attivo per partecipare alla grande realtà virtuale e non più di osservare in modo passivo.

Per Manovich la suddivisione della realtà in ciò che esiste e in ciò che non esiste duplica la figura dello spettatore, che si trova così a esistere in due spazi diversi: lo spazio fisico del suo corpo reale e lo spazio virtuale dell’immagine racchiusa nello schermo. Il riflesso di Narciso nella fonte diventa per l’uomo contemporaneo l’avatar che esiste nello spazio virtuale.

Ma se per Narciso toccare l’acqua era un vano tentativo di raggiungere sé stesso, per l’uomo contemporaneo il tocco dello schermo ( touch screen ) è un evento che mette il corpo in relazione con l’ambiente virtuale. Il corpo diventa il mezzo per accedere allo schermo. La percezione del corpo muta in relazione al medium e diventa esso stesso uno strumento necessario alla macchina, come dice Esther Leslie nel libro Liquid Crystals definisce “The technology has developed to read the body, fingertips, nail, nockolds, we’ve become multiple instruments, we tangle ourselves towards the devices and exert the necessary force or have it exerted upon us, our fingers see as the touch, our eye touch as we see, our body is refigured”.

Se Narciso amava il riflesso del proprio corpo che appariva nell’acqua nell’istante del presente, l’uomo contemporaneo è spinto ad amare nello schermo il riflesso del suo passato più recente. Le timeline dei social network sono composte dal nostro passato recente che ci viene di continuo riproposto e sottoposto ad un continuo giudizio estremamente condizionante. “This is the surface through which everything

passes, and the past is conveyed into the present as a resource endlessly palindromeable.” (Esther Leslie Liquid Crystals)Siamo noi stessi con i nostri corpi a fornire molti dei dati attraverso lo schermo che poi vengono elaborati dagli algoritmi sui quali si regge oggi il marketing.

Narciso si accorge di bramare sé stesso: “Ingenuo - dice a sé stesso - che cosa cerchi di afferrare un’immagine fugace? Quello che brami non esiste; quello che ami, se ti volti, lo fai svanire! Questa che scorgi è l’ombra, il riflesso della tua figura: Non ha nulla di suo quest’immagine; con te è venuta e con te rimane; con te se ne andrebbe - se tu riuscissi ad andartene”.

A differenza del riflesso di Narciso che è nel presente (e la sua salvezza sarebbe riuscire ad allontanarsi dallo specchio) il riflesso dell’uomo contemporaneo nello schermo è registrato, tracciato nel tempo, si muove nello spazio reale e lascia nello spazio virtuale dei segni indelebili nei data center (es posizione GPS). Il corpo diventa quindi direttamente coinvolto se connesso allo schermo, i suoi spostamenti vengono tracciati, il corpo diventa un pacchetto di dati economicamente quantificabili. “And when the mid century shivered in the shadow of the atom-bomb, the new century creates a data-bomb, and the human body too is data, the body conceived as a location of tiny happenings constant and they’re accessed only by machinery and the stethoscope, MRI by a feedback processes. The body is quantified voluntarily and his play in gamification procedures that measure steps calories intake alike.” (Esther Leslie - Elemental Machines Lecture - Transmediale 2017)

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' launch browser. nav igate to ny times .com. read f ront page . c lose browser.’ - Evan Roth - Par i s - 2011

1.

1 . Transmediale - 2017 / 2 . Beijing - China (REUTERS/Joe Chan) / 3 . The Kim Kardashian Guide to Taking the Per fec t Self ie - Mar ieclaire / 4 . How to Bui ld a Recommende System - Mar tin Kihn / 5 . 6 . Dr. Strangelove or : How I Learned to Stop Worr y ing and Love the Bomb - Stanley Kubr ick - 1964 / 7 . Tom Anderson - MySpace / 8 . Composite Por traiture - Frances Galton - 1880 '

2 .

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Narciso diventa consapevole di bramare sè stesso e vorrebbe allontanarsi dalla propria immagine, ma per punizione divina non riesce a staccarsi dallo specchio d’acqua e così si lascia morire.L’uomo contemporaneo invece, anche se ha una vaga comprensione del problema, è talmente partecipe e coinvolto in questo meccanismo onnipresente e incontrollabile - a suo modo divino - che non riesce neppure lui a staccarsi.

Un jour sang n5° – Laurence Demaison - 2006 Un jour sang n6° – Laurence Demaison - 2006

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i misteri ancora irrisolti della vita e dell’universo, i nuovi misteri ampliati che il veloce e caotico progresso tecnologico ci costringe ad affrontare. Come in origine la natura veniva divinizzata e antropomorfizzata nelle figure degli Dei e negli Ibridi Mitologici che, tramite le figure profetiche come gli oracoli, rispondevano alle domande dell’uomo, oggi si tende a divinizzare e antropomorfizzare la “macchina”, l’Intelligenza Artificiale, che, come l‘antico oracolo, è in grado di “prevedere” matematicamente il futuro.

I misteri, le conseguenze, le declinazioni sociali e psicologiche dell’era post digitale, vengono narrate nel tempo del presente o del futuro, nel “futuribile”. Il tempo della fantascienza è volto a un immaginario plausibile proiettato in un presente distopico o in un futuro vicino (che cosa accadrebbe se…?).

Mi piace pensare alla serie televisiva britannica Black Mirror, dello sceneggiatore Charlie Brooker, come alla più recente antologia mitologica post-digitale. Il titolo Black Mirror, in italiano specchio nero, raffigura lo schermo, quella finestra sulle realtà virtuali in cui il Narciso contemporaneo si specchia. Come dichiara Charlie Brooker in un’intervista al Guardian intitolata The dark side of our gadget addiction, “The "black mirror" of the title is the one you'll find on every wall, on every desk, in the palm of every hand: the cold, shiny screen of a TV, a monitor, a smartphone.” "Lo specchio nero del titolo è quello che troverai su ogni parete, su ogni scrivania, nel palmo di ogni mano: lo schermo freddo e lucido di un televisore, di un monitor, di uno smartphone". La fantascienza del secolo scorso nasce in risposta al progresso scientifico e tecnologico del ventesimo secolo, Cronenberg ha espresso le criticità del medium dello schermo in Videodrome che rimane un “mito” attualissimo del mondo mediatico ma allucinatorio in cui viviamo. Black Mirror, nel ventunesimo secolo, parla a un pubblico che fa del Virtuale una necessità quotidiana e del medium un'estensione del corpo, un mondo nel quale Facebook investe 2 miliardi di dollari su nuove prospettive VRSN per comprare Oculus Rift.

Black Mirror racconta dei miti contemporanei trattando temi della vita quotidiana, riportando nel racconto fattori di realtà legati ai misteri della natura e della mente umana che nel mito antico davano forma a metamorfosi e reincarnazioni animalesche e che in Black Mirror diventano i misteri dell’intelligenza artificiale; gli ibridi mitologici diventano uomini in grado di accedere ad internet con la mente, di scorrere il proprio passato come un film, ossessionandosi, perdendosi. Il punto di vista critico di Black Mirror non è

L a f u n z i o n e d e l m i t o i e r i e o g g i

Il mito (dal greco μύθος, narrazione, discorso) è una narrazione che intende dare risposta ai molti interrogativi sulle origini universali, naturali e sulle declinazioni sociali e psicologiche dell’uomo. Il mito è dunque la trasfigurazione poetica della curiosità e dello stupore dell’uomo nei confronti della natura e dei misteri della vita, volta a mettere ordine nel caos naturale, a dare un senso alla realtà, a costruire attraverso la narrazione una guida. La narrazione del mito permettere all'uomo, di comprendere il significato di concetti e principi relativi alla vita in forma inconscia, per questo motivo il parallelismo con il mito e le sue figure continuano ad essere utilizzate nella psicanalisi.

In illo tempore: il tempo del mito antico si colloca alle origini della storia universale dell’uomo fuori dal tempo storico, quando il caos e la potenza della natura (divinizzata e antropomorfizzata) dominavano la terra e l’uomo soccombeva alla magnificenza e alla forza dei fenomeni naturali. Il tempo del mito è di carattere divino, astratto, racchiude le origini, il mondo presente e futuro. E’ il tempo ciclico eterno di un mondo teocentrico nel quale l'uomo cerca di rappresentare e giustificare i misteri della natura.

Oggi, nell’era post digitale, la funzione del mito in qualche modo e spesso inconsapevolmente, è svolta dal cinema e dalla letteratura (non solo di genere fantascientifico), nel senso che ci vengono proposte forme di narrazione che interpretano

MITOLOGIE CONTEMPORANEE

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una visione fantascientifica mostruosa, fredda e robotica, ma una visione distopica della tecnologia, delicata ed emotiva. Come il mito antico ogni racconto indaga tutte le sfumature della psiche umana in relazione al medium, poiché oggi l’uomo ha fatto della macchina l’estensione del proprio corpo. Black Mirror è un'antologia mitologica che racconta le criticità dell’ibridazione contemporanea dell’uomo macchina, si riferisce a un pubblico di massa (è stata acquistata nel settembre 2015 da Netflix)

Come il cinema e la fiction interpretano i dilemmi e le paure del mondo contemporaneo, così l'arte trova nel rapporto tra uomo e macchina e la loro ibridazione un terreno fertile per sviluppare narrative critiche o favorevoli. L'ibridazione deli linguaggi diventa sempre più presente nelle forme artistiche narrative che nella quotidianità. E' dalla curiosità e lo stupore dell'uomo nei confronti della potenza della tecnologia e della scienza che si originano nuovi personaggi mitologici contemporanei. Linguaggi ibridi, sintetici, artificiali, digitali, in continua trasformazione, ma ancora oggi è per mezzo della poesia che l'incomprensibile prende forma nell'arte e ci ricorda la nostra meravigliosa natura umana.

metamor phosi s I I I - Maur its Corneli s Escher - 1967–1968 ape robot - Black Mirror - 2016

Creamaster Cycle - Matthew Barney - 1994–2002 The Blind Robot - Louis-Phi lippe Demers - Singapore - 2012

Supersimmetr y - Ryoji Ikeda - CERN Geneva - 2014-2015

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Take A Self ie /Fake A Life - Camilo Matiz - 2015

In conclusione una possibile soluzione a questi complessi problemi sta nel riconoscere che è il medium che deve essere a servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio del medium. Il progresso non è una metamorfosi automatica e garantita ma si può trasformare in “regresso” o in un’ibridazione sterile, se non lo si comprende e non lo si controlla; ma se lo si comprende e lo si sa controllare si può plasmare il progresso stesso perchè diventi vero progresso.

Narciso si lascia morire e si trasforma in fiore, nel mito del mondo antico la metamorfosi è brutale ma diventa positiva soltanto in quanto si trasforma in un’immagine poetica, con l’utilizzo del linguaggio per mano del poeta. Il contemporaneo Narciso, soggiogato dal gioco virtuale non percepisce il reale, una metamorfosi monetizzata che porta alla standardizzazione sistematica e quindi all’ibridazione dell’uomo stesso.

Nel mondo contemporaneo Narciso, in primo luogo, deve riacquistare, a mezzo della consapevolezza di questo mondo virtuale che l’uomo stesso ha creato ma che spesso ha subito, la capacità di esprimersi e comunicare per mezzo dei nuovi linguaggi senza dimenticare ovviamente i “vecchi”.

In secondo luogo i governi devono tutelare la privacy dei cittadini difendendone i diritti e stipulando nuove leggi, una vera e propria

E v o l u z i o n e

CONCLUSIONE

costituzione virtuale che difenda i cittadini e l'ambiente dalle speculazioni finanziarie delle grandi corporation e degli stati mossi da interessi politico economici.

In terzo luogo Narciso non deve dimenticarsi del proprio corpo e sviluppare una nuova consapevolezza e una nuova consapevolezza di del corpo in relazione al medium, riconoscendo come il medium sia al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio del medium.

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MetaSpace Hybridization è un film VR un viaggio temporale surreale nella storia di in un ipotetico pianeta ibrido. Perchè Ibrido: le viste del pianeta sono un collage di immagini equirettangolari di paesaggi terrestri composte per formare l’ambientazione di un ipotetico esopianeta della nostra galassia. Perchè MetaSpace: I paesaggi si trasformano, lo spazio si trasforma in ciclo continuo. Il viaggiatore virtuale attraversa ere diverse della storia dell’esopianeta, inondazione, colonizzazione, desertificazione, abbandono, colonizzazione, etc.

I am Music è un progetto che nasce a Berlino dall’incontro con l’artista Suzanne, Mariya e il filmmaker Dario Daleffe. Berlino è la città della musica elettronica, musica composta dall’uomo per mezzo della macchina, una forma di poesia sonora esperienziale che non coinvolge solo il senso dell’udito ma abbraccia il corpo intero, con potenti vibrazioni. L’uomo a Berlino ha costruito nuovi templi (i club), in cui i sacerdoti e le sacerdotesse prendono il nome di DJ e guidano figure danzanti in contemporanei rituali dionisiaci. Un amplesso tra uomo e macchina, ogni cosa respira tramite il suono, potenti vibrazioni muovono i corpi e le mura dei club pulsano, le luci pulsano, gli arti pulsano, i cuori pulsano. Suoni generati dall’uomo per mezzo della macchina accarezzano la pelle e percuotono fisici di ogni età. Si percepisce la potenza, i watt, l’elettricità, l’energia umana, la sinergia uomo-macchina, si apprende un nuovo meraviglioso linguaggio, ibrido.

MetaSpace Hybridization

I am Music

2017

2016 - 2017

RICE

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I l a r i a Ve r g a n i B a s s i

Ed è proprio nel tempio della musica elettronica per eccelleza che con Suzanne incontro Mariya, una bellissima donna sordomuta. Era circondata da suoni e luci, danzava in un flusso di vibrazioni. Mariya percepiva fisicamente la musica. L'artificio umano permetteva ad una creatura sordomuta di danzare, Mariya era un ibrido. Questa particolare relazione che Mariya ha con il suono, ci ha ispirati nel creare un progetto sperimentale unendo quattro tipi di linguaggio: la musica, le immagini, la narrativa e il linguaggio dei segni.Un confronto tra quattro linguaggi ma anche tra quattro persone, ognuna con una storia personale complessa, travolti dalle incongruenze del mondo contemporaneo nella città dalla bellezza contraddittoria, ci siamo trovati ingurgitati dalle emozioni, ci siamo ritrovati in una dimensione onirica, la stessa dimensione in cui Mariya guida dolcemente lo spettatore. I am Music è la sintesi sognante dell’incontro di quattro persone in dialogo con la macchina.

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I minator i uti l izzano le mani per f i l trare i minerali preziosi usando un pozzo simile a quel l i usati nel la corsa al l 'oro del 19 ° secoloRoland Hoskins - Dai lyMail

I minatori portano il minerale grezzo sulle loro teste presso un deposito a quasi un'ora di distanza lungo un sentiero infangato e scosceso - Roland Hoskins - DailyMail

Strumenti rudimentali vengono uti l izzati per raccogliere i minerali che compongo-

no i di sposit iv i elet tronic i più sof i st icati , compresi i pacemaker - Roland Hoskins -

e c i c a t r i c i

PARADOSSI

Miniere di Coltan in Congo, il minerale è uno dei tanti componenti utilizzati negli smartphone.Da anni associazioni come Amnesty International, Afrewatch, la stampa e i media indagano e denunciano le violazioni dei diritti umani e i danni ambientali causati dall'estrazione dei principali minerali utilizzati per costruire dispositivi elettronici dalle principali aziende di elettronica, tra cui Apple, Samsung e Sony.

Kennecott Copper ' s Bingham Canyon Mine (Miniera di Rame) - Michael Lynch

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Fonti

MARSHAL MC LUHAN, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1967

PUBLIO OVIDIO NASONE, Metamorfosi,a cura di Piero Bernardini Marzolla, ET Classici, Einaudi, 2015.

MARLOES DE VALK, A Contemporary Delphic Oracle: The Church of Big Data, Furtherfield, 4 Oct 2016

WILL KNIGHT, The Dark Secret at the Heart of AI, MIT Technology Review, Aprile 2017

ADAM CURTIS, Hypernormalization, BBC, 2016

IL FATTO QUOTIDIANOBlackrock, Aladdin: il genio elettronico che comanda il fondo investimenti, Camilla Conti, 21 marzo 2014

Dea Wadjet - venti se iesima Dinastia , c irca 664-525 B.C.Wil l iam Randolph Hearst Col lec tion, Los Angeles County Museum of Ar t

CHARLIE BROOKER, Black Mirror, Endemol, Netflix, 2011 - in produzione

CHARLIE BROOKER, The Dark Side of Our Gadget Addiction, Guardian, 1 Dicembre 2011

L'ESPRESSO, L'inferno senza fine nelle miniere di Coltan del Congo Erberto Zani, 04 marzo 2015

Creamaster Cycle - Mathew Barney - 1994-2002 Snapchat Cat Fi lter - Spr inkle of Glit ter a .k .a . Louise Pentland (Vlog ger)

LEV MANOVICH, Il linguaggio dei nuovi media, MIT press, 2001

LEV MANOVICH, Cultural Software, 2011,

ESTHER LESLIE, Liquid Crystals, Transmediale, 2017

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The flourishseeing the real in thingsreally seeing the realdescribing the exact actualityof what it is you seeor what it is you seem to seeyou really seem to see the realthe exact and actual realityof the real in things you seem to seethe real thingand no other voice or paint in thisbut just the thing, you seethe thing you seeis the real in thingswhat you see is what seemsthe reels of this seem to mean the real in thingswhile real runs out and seems to reach the realas it runsno dry runthe real is done

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Brian Eno, Rick Holland - The Real - 2011