microspacecompetition 2009-2011
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winner microSpaceCompetition 2009-2011 ARTISTI | Maria Cavagnero, Elisa Talentino, Angelo Pacifico, Maria Barbara De Marco, Willow, Giulia Tamanini, GEC e Halo-Halo, Aleph Tonetto, Claudia Matta, Andrea D'Antrassi, Laura Ronca, Paolo Baraldi Aka ilbaro, Simon Ostan, Elisa Mearelli, Ludovica Cupi, Stella Asia Consonni Aphnea, Elena Bugada, Sara Costantini, Michela Pedron CURATELA | Anna Epis e Aldo Torrebruno TESTI CRITICI | Anna Epis e Aldo Torrebruno, Barbara Di Santo, Antonia GuglielmoTRANSCRIPT
Maria CavagneroElisa Talentino
Angelo PacificoMaria Barbara De Marco
WillowGiulia Tamanini
GEC e Halo-HaloAleph TonettoClaudia Matta
Andrea D'AntrassiLaura Ronca
Paolo Baraldi | Aka ilbaroSimon OstanElisa Mearelli
Ludovica CupiStella Asia Consonni | Aphnea
Elena BugadaSara CostantiniMichela Pedron
Curatela | Anna Epis, Aldo TorrebrunoPresentazioni | Anna Epis, Aldo Torrebruno, Barbara Di Santo, Antonia Guglielmo
microSpaceCometition è una mostra personale virtuale, che si svolge online a cadenza mensile sulle pagine del nostro sito www.microbo.net
Dal 2009 ad inizio 2011 i 20 artisti che troviamo ora raccolti in questo catalogo sono stati selezionati dal nostro staff tra tutti quelli che hanno inviato le proprie opere e si sono messi in gioco: ognuno è stato letto ed interpretato da uno dei nostri critici, per
ognuno è stato realizzato un video, condiviso poi su Youtube e sul nostro podcast.
microSpaceCompetition nasce dalle ceneri di webcompetition, iniziativa che abbiamo curato, fino al 2009, per il Circolo Culturale Bertolt Brecht: le due iniziative sono
accumunate dal desiderio di offrire una vetrina virtuale importante a giovani artisti che si propongono con le proprie opere. microbo.net, progetto senza una sede fisica,
ma molto attivo e presente nel cyberspazio, ci ha permesso di arricchire questa vetrina, sfruttando al meglio le potenzialità del cosiddetto web 2.0 per offrire
maggiore visibilità agli artisti, convinti come siamo che l'arte - da sempre straordinario veicolo di emozioni, potente vettore di conoscenza - debba essere pronta a raccogliere la sfida e soprattutto le opportunità che la tecnologia può
offrire. Tolstoj definiva l'arte come "un'attività per la quale un uomo, mediante certi segni esterni, trasmette consapevolmente ad altri sentimenti che egli stesso ha vissuto,e gli altri subiscono il contagio di questi sentimenti a loro volta": proprio
perché ci chiamiamo microbo.net vogliamo fare la nostra parte per massimizzare questo contagio. Il catalogo virtuale microSpaceCompetition è un nuovo, importante
tassello di questa operazione di contagio…
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Maria Cavagnero è una giovane fotografa, nata nel 1981. Ha compiuto studi di fotografia in spagna, a Barcellona, dove vive e
lavora. Ha al suo attivo alcune mostre in Spagna e in Italia. Il progetto presentato per microSpaceCompetition si intitola Barcelona.
La città, solitamente piena di gente, si ritrova sola, abbandonata dalla gente che è scappata, alla ricerca di un luogo migliore e sembra
contorcersi su sé stessa. Tutte le foto sono state scattate in zone di recente costruzione, che hanno preso il posto di campi o, nel peggiore
dei casi, di spazi e luoghi di aggregazione sociale. Maria, che ha intenzione di proseguire la sua indagine in altre metropoli, denuncia il
processo di omologazione di tutte le grandi città del mondo che, in fasi di speculazione edilizia, sembrano essere costruite secondo uno
schema prefissato e indifferenziato, che rende omogenee le città di ogni zona del mondo, in un avanzare del cemento, a scapito del verde.
La critica alla cementificazione e all’omologazione diviene critica sociale, l’artista denuncia il piegarsi della volontà individuale alle scelte
della società, e attraverso la distorsione visiva ci mostra una città curva e primordiale, in una visione onirica, che però assume i contorni
dell’incubo.Presentazione | Aldo Torrebruno
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Elisa Talentino è una giovane artista che vive tra il Piemonte e Valencia, in Spagna. Le opere proposte per
microspacecompetition trattano il tema delle sirene e dei mostri d’acqua, temi simbolici carichi di richiami: dalla simbologia
omerica, che disegna le sirene da un lato come dispensatrici di conoscenza, ma dall’altro come pericolose per l’uomo, fino alla
simbologia cristiana, che introduce lo spettro della donna seduttrice, lussuriosa e perfida.
Queste Sirene sono però molto particolari, poiché rispetto all’iconografia cui siamo abituati, sono invertite le parti: gambe di
donna e testa di pesce. Queste nuove sirene sembrano richiamare un nuovo canone di bellezza (e non a caso le gambe sono
seducenti, da modella), e confermare la propria pericolosità. I mostri marini proposti da Elisa Talentino hanno grande capacità di
dialogo, poiché si trovano a proprio agio nel mare, tra gli uomini, tra le pagine di giornali e libri e soprattutto all’interno di uno
spazio onirico che non ha confini.
Presentazione | Aldo Torrebruno
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Le opere presentate da Angelo Pacifico per la mostra personale microSpace ci offrono quattro viste sulla città, originali ed accattivanti. Se da un lato, infatti, la città viene vista come un agglomerato urbano di
mostri, quasi spersonalizzanti, che si estendono sia in verticale sia in orizzontale, dall’altro Pacifico evidenzia con forza l’invisibile presenza dell’uomo, che abitando lo spazio urbano lo rende vivo.
Il rapporto tra vita della città e vita dell’individuo è costante e la presenza umana, pur non essendo mai esplicita, è evidente in tutte le opere: a fianco del mostro di cemento sorge il luogo di ritrovo per eccellenza, il bar, che cromaticamente e figurativamente aggiunge vitalità allo spazio opprimente che lo circonda, oppure
come nel caso del grattacielo che viene accudito e restaurato - mentre sembra sanguinare.
L’artista interpreta le città del mondo e - come nel caso di Barcellona - riesce a creare rapporti sinestesici tra colori, suoni e sensazioni, per restituirci la propria lettura dello spazio urbano.
Presentazione | Aldo Torrebruno
ARTE ORGANICA
La stoffa, il materiale utilizzato da Maria Barbara De Marco per creare le sue opere diviene al contempo maschera che modifica il corpo di chi le indossa, e ne muta lo sguardo, e costume
che tramuta il corpo dell'uomo in quello di un angelo, o di un cavaliere medievale. Le sue opere ci parlano di un'artista che si avvicina all'arte intesa come creatività, ma non dimentica
l'accezione greca di arte come techné, che si avvicina alla tradizione e all'artigianato, che diventa design innovativo e scultura. La stoffa, a cui l'artista da forma, viene trattata con
grande rispetto, la sua natura malleabile non subisce alcuna violenza: l'avvicendarsi di morbidezza e parti dure non è realizzato con artifici, ma con il lavoro manuale dell'artista: le
cuciture modellano e danno forma e vita alle opere. E' un'arte viva, ma anche un'arte da indossare e vivere, perfetto complemento del nostro corpo, costume e maschera: "Arte
organica" è il nome che l'artista stessa ha coniato per le sue opere.
Presentazione | Aldo Torrebruno
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Willow ci trasporta in un mondo parallelo, densamente abitato e popoloso, fatto di colori piatti e di un segno grafico preciso, lineare, senza interruzioni, dove ogni elemento ha le sue linee chiuse – ma comunque c’è spazio per tutti! Questo mondo è abitato da esseri molto particolari, a metà
tra il microorganismo e il virus, che si “parlano”, attraverso i baloons, ma senza utilizzare le onomatopee codificate del fumetto, quanto piuttosto attraverso suoni che finiscono per identificare, nominare e definire l’essere che lo pronuncia. In questo mondo densamente
popolato, non mancano le sfide sociali, ed è interessante vedere come – in un moto di ribellione all’ordine costituito, siano gli esseri più piccoli a protestare contro i maggiorenti tentacolati - che
rimangono afasici davanti a tale arditezza verbale.
Le immagini che Willow ci propone sono apparentemente ludiche, ma grazie alla serietà di fondo – anche formale – che le caratterizza, sono dotate di indubbia forza comunicativa e di grande,
divertente fascino.
Presentazione | Aldo Torrebruno, Anna EpisWillo
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Le opere di Giulia Tamanini sono caratterizzate da grande eterogeneità, che coinvolge sia i soggetti, sia i materiali che l'artista
unisce nei diversi riquadri che compongono (anche in senso genuinamente etimologico: cum ponere) le sue opere. Tale
eterogenità si combina però in un intero e diviene un racconto surreale, all'interno del quale raffigurazioni apparentemente distanti
dialogano: il sottile filo che unisce i riquadri trasforma le rappresentazioni solitarie in un tutto significativo. Le opere fanno
pensare al circolo ermeneutico, perché nascono e si possono comprendere a partire dal rapporto tra il tutto e le parti che lo
compongono, rapporto di equilibrio in cui ogni frammento occupa la giusta porzione rispetto al tutto, dove ogni frammento sostiene
l'altro. Il risultato complessivo è una narrazione unica, ma dalle forme innumerevoli.
Presentazione | Aldo Torrebruno, Anna Epis
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LIGHT GRAFFITI
Le foto di Ramona Vada testimoniano il primo esperimento di Graffiti luminosi italiano, messo in scena da Gec e Halo-Halo il 18 luglio 2009 a Torino. Suggestioni newyorkesi (dove i light-writers
disegnano coi laser su interi grattacieli), voglia di lasciare una traccia che - contrariamente al solito - svanisce al termine della performance, quando la notte si fa giorno, desiderio di realizzare graffiti di enorme impatto visivo e di dimensioni considerevoli. Il segno sul muro lasciato dai due writers si
trasforma: neppure il più feroce teorico del graffito-imbratta-muro potrebbe lamentarsi, è la luce che disegna su superfici enormi i disegni dei due giovani artisti urbani. Il writer non deve più lasciare le proprie tracce quasi di nascosto, ma diviene performer, ha l'occasione di vedere
immediatamente l'impatto dei suoi segni sugli spettatori. Non è possibile sapere dove condurrà questo esperimento, ma sicuramente una traccia è segnata...
Presentazione | Aldo Torrebruno, Anna Epis
Le opere di Aleph Tonetto appaiono come liminali: spazi in cui il confine tra uomo e cosmo che lo circonda diviene visibile. La medesima materia, il ferro, assume i
contorni dell'infinito geometrico, razionale della prospettiva e si fa piano cartesiano - estremamente umano nella suo essere denso di significato, chiaro e
distinto - ma al contempo, oltre il confine, al di là del limes, grazie all'azione corrosiva dell'acido, richiama alla mente l'infinito di maggiore e straordinaria
potenza della natura, in tutte le sue rappresentazioni. Basta osservare il confronto tra la prospettiva del suolo e ciò che fluttua nella zona aerea delle
opere di Tonetto, per restare impressionati dall'equilibrio che si crea tra queste due zone, per percepire il confine come luogo di conoscenza e scambio. La
stessa natura del ferro diviene ambivalente, attraverso una doppia metafora: da un lato l'azione "naturale" dell'ossidazione, dall'altro la capacità dell'artista di
orientarla verso la ricerca di significati precisi. Attraverso queste opere si ha la sensazione di "sporgersi oltre", di "affacciarsi sull'ulteriore".
Presentazione | Aldo Torrebruno, Anna Epis
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Il filo del discorso è il titolo di questa serie di opere di Claudia Matta. Attraverso la gestualità delle mani, e attraverso il filo che le collega, che rappresenta - anche
graficamente - il trait d'union, l'artista intreccia un dialogo con Anna. Tale dialogo si svolge in due lingue, e percorre i due fronti delle mani, utilizzando caratteri corsivi
latini e maiuscoli cirillici. Anche i gesti delle mani (che riecheggiano, nella loro rappresentazione quasi in fotocopia, le avanguardie russe, aggiungendo suggestione al dialogo) concorrono ad unire i due linguaggi, creano il dialogo. Dialogo che è da un lato il seguire del filo logico (anche etimologicamente: dia-logos, ovvero attraverso la
logica lineare, nel nostro caso tracciata dal filo) e dall'altro è poesia, introspezione, sensazioni appena accennate lungo il palmo e il dorso delle mani.
Presentazione | Aldo Torrebruno, Anna Epis
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Mat
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DENTRO E FUORI DAL GUSCIO
La superficie curva e liscia della nostra indifferenza si confonde nel biancore lattiginoso dell’indifferenza altrui. Un guscio sottile avviluppato intorno alla nostra
percezione improvvisa, alla nostra fragile esistenza, una membrana che ci chiude e ci protegge, ci isola e ci accomuna. Specchio involontario di una paura arcaica che ci abita inconsapevoli, la levigatezza imperfetta dell’uovo scivola intorno a noi e ci fa scudo mentre cresciamo in un universo di cuori custoditi da una camera d’aria. E al
ritmo del nostro incedere inquieto, mentre la nostra vita trascorre e si riempie dell’orgoglio vano di essere diversi, attraversiamo questo sogno indistinto, varchiamo la soglia della coscienza e nel clamore del mondo ci ritroviamo a cercare il conforto di una solitudine gemella che abbia lo stesso colore del nostro vuoto dolente. Restiamo
sospesi sui nostri dubbi a divorare con rancore freddo e crudele il tempo che ci è concesso, chiusi in una nuova gabbia che ci offre riparo dalla fatica di essere davvero,
di raggiungere gli altri. E nella nebbia di giorni che si ripetono, camminiamo gli uni accanto agli altri, ombre più o meno delineate, distorte nello spazio aperto ma
soffocante di un destino abbozzato.
Presentazione | Barbara Di Santo
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È la comunicazione visiva, in tutte le sue forme ed in particolare il linguaggio del cinema e della pubblicità ad informare
l’opera di Laura Ronca. Le immagini presentate in questa mostra virtuale offrono una visione del mondo molto
attuale, che ci è facile, oserei dire naturale, fare nostra: è il mondo come lo
conosciamo attraverso il punto di vista del cinema, un mondo che – come insegna
Derrick De Kerchove – osserviamo quotidianamente attraverso il brainframe
della comunicazione visiva e che al contempo è diventato per noi
immediatamente riconoscibile e fruibile, poiché anche noi parliamo il suo
linguaggio. Questa immediatezza è facilitata anche dalla presenza dei brand, i
marchi, che rendono il messaggio dell’artista ancora più riconoscibile,
immediato, diretto. Ciononostante, ad una più approfondita analisi la semplicità
apparente svela la complessità sottostante: sia perché le immagini si
divertono a giocare con le metafore (la artist drive non a caso è una strada
sterrata ed impervia da percorrere!) sia perché non si accontentano della
perfezione formale, ma si mettono costantemente in discussione (e così la
macchina da american dream si ritrova in una discarica, pronta per la demolizione).
Il gioco sottile che si genera tra immediatezza e complessità, l’ironia insita
in questo gioco concorrono e creano il fascino di questa mostra virtuale.
Presentazione | Aldo Torrebruno
Le opere di Paolo Baraldi, aka ilbaro, sono caratterizzate da alcune peculiarità tutt’altro che
banali, che rappresentano la cifra distintiva di questo artista. Da un lato, infatti, ilbaro è un
graffitaro che sceglie per le proprie opere non muri esposti al quotidiano passaggio di persone, quanto piuttosto luoghi dimenticati, in cui la vita un tempo
pulsava, ma di cui nessuno ora sembra più ricordarsi. D’altro canto, proprio in questi spazi,
attraverso la dominanza del bianco, l’artista riporta la vita: crea forme che sembrano espandersi,
crescere senza limiti, fino ad occupare tutto lo spazio disponibile in una sorta di promessa di
crescita senza fine, siano radici che scalano una ciminiera fino alla sommità, siano misteriose
creature che allungano le proprie appendici lungo il letto prosciugato di un canale, siano dita che si
riprendono una fabbrica abbandonata, riportando una forma organica laddove la vita ed il lavoro non
sono più.
Attraverso questi tratti caratterizzanti, attraverso questi recuperi estetici, l’artista porta a
compimento una sorta di coraggiosa rivoluzione personale, e così un motto tipico dell’umanesimo,
homo artifex fotunae suae, sembra riecheggiare nella tag che accompagna molte opere de ilbaro:
“be your revolution”.
Presentazione | Aldo TorrebrunoPaol
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Simon Ostan, il protagonista della microSpaceCompetition
del mese è un artista che ama sia i contrasti sia le esplorazioni.
Ama il contrasto tra bianco e nero, il contrasto forte, deciso
tra pieno e vuoto, tra la precisione quasi maniacale del
segno, tipica della grafica e l’esplosione creativa della pittura. Ama però anche
l’esplorazione, soprattutto delle forme di comunicazione, che si affiancano e si combinano nelle sue opere. Comunicare, ecco il messaggio che informa la sua
opera, comunicare in tutti i modi e le declinazioni possibili, con codici segreti che devono
essere decodificati, con dei simboli che sembrano quasi
musicali, o fornendo di un volto - con il quale possa dire la sua -
il segno grafico, oppure comunicare con il corpo,
tenendosi per mano. Nelle sue opere la lettera A, la prima lettera dell’alfabeto, l’alfa
simbolo dell’inizio di tutte le cose utilizza un intreccio di
mani per uscire allo scoperto, per emergere dal terreno, per
mostrarsi e parlare a chi, affascinato, saprà prestare
orecchio.
Presentazione | Aldo Torrebruno
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Le opere che Elisa Mearelli presenta in questa MicroSpaceCompetition sono dichiaratamente ispirate al racconto Avis Soleus, di Neil Gaiman. E
in effetti la cifra distintiva di queste opere è proprio l’atmosfera fiabesca, che anima i piccoli gesti quotidiani, fino a stravolgerli
completamente, fino a trasformare il mondo che conosciamo in un mondo nuovo, diverso, un mondo altro, dove le regole della fisica e
della logica non hanno alcun valore. E così il gesto di bere un caffè, o di pranzare, cambiano completamente, vuoi perché le proporzioni tra gli
oggetti mutano fino a rendere una tazza piccola come un ditale, mentre la forchetta si ingigantisce a dismisura - ma deve
semplicemente prendere una carota, oppure perché il caffé rovesciandosi dalla tazza diviene un vortice di un grande lago, nei cui
gorghi naviga sparuta una barchetta, che però si rivela essere di carta. E che dire di chi vive tranquillo nel proprio paesello, ignorando di essere
in realtà - case e montagne comprese - in una enorme padella?
Questo alternarsi e sovrapporsi di piani onirici crea un mondo che richiama alla mente il racconto “Le rovine circolari” di Jorge Luis
Borges, perché si ha l’impressione che anche chi sta sognando possa essere null’altro che il sogno di qualcuno, in un vertiginoso gioco di
specchi che si riflettono l’un l’altro, spostando sempre un passo avanti la realtà, rendendo vera la favola.
Presentazione | Aldo Torrebruno
Elisa Mearelli
Ludovica Cupi è un'illustratrice che ci conduce, attraverso le sue opere, all'interno di un mondo fantastico, popolato di personaggi favolosi che narrano racconti intimi, personali. Questi racconti per immagini richiamano alla mente la creatività di Joan Mirò, la sua capacità di
partecipare delle emozioni poetiche, reinterpretandole attraverso l'arte.
Così un semplice tratto di mouse, un segno grafico preciso, netto e senza incertezze, assieme ad un oggetto umile, quotidiano, diventano un personaggio della storia, fondendo il piano del
reale e quello del virtuale, compenetrandoli con grande efficacia comunicativa. Non si riesce (e tutto sommato non vogliamo riuscirci!) a distinguere dove l'oggetto di giustapponga alla
grafica computerizzata, perché oggetto fisico e segno virtuale divengono nell'opera dell'artista disegno, e si animano, diventano personaggi della favola che Ludovica Cupi ci racconta.
Presentazione | Aldo TorrebrunoLudo
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Surreale, eccessiva, scandalosa: l’arte di Aphnea - la giovane fotografa Stella Asia Consonni - trova in questi tre aggettivi la definizione del proprio spazio di azione. In una sorta di crescendo irrazionale, che da un lato
cerca di mettere in luce le nostre paure e dall’altro la nostra quotidiana follia, Aphnea sconfina spesso nell’impossibile e nell’incredibile, fino a rasentare lo scandalo grazie ad un sottile gioco che porta alle estreme
conseguenze le sue visioni oniriche. La perfezione formale degli scatti ultra-patinati stride coi soggetti rappresentati: si spazia così da femmes fatales che hanno varcato la soglia della follia, al punto di diventare
talmente sovraccariche di fascino da non risultare più affascinanti, quanto piuttosto inquietanti (per esempio perché si cibano di sé stesse), a stereotipi spinti fino al parossismo (cosa c’è di meglio di una donna senza
testa, ma tutta gambe lunghe e affascinanti?). Il tema della donna è centrale: Eva è una sirena, con la mela in una mano ed un polpo nell’altra, apparentemente sensuale ma in ultima analisi spaventosa, nel suo vestito
lacero e col suo trucco esagerato. Aphnea non teme la contraddizione, ma al contrario la cerca, la esplora e non ha paura di stringere il cuore - simbolo della vita - tra mani con unghie laccate di nero, e di esporlo, nella
sua anatomia didascalica, sopra ad un corpo perfetto.
Presentazione | Aldo Torrebruno
DECOMPOSIZIONE COME VARIABILE TEMPORALE
La sensazione che si ha guardando questi volumi lambiti dalle ombre, è quella di materia-architettura che si decompone inesorabilmente sotto gli occhi dello
spettatore e la sua durata sembra essere tarata su condizioni esterne ad essa quali per esempio il tempo. Si percepisce la patina che il tempo deposita su
questa materia, gli innumerevoli graffi che scalfiscono la superficie, gli spigoli che l'usura ha levigato ... ma se ometto queste impronte fisiche, prime e
spontanee associazioni, distinguo un impressione diversa, un sentimento più profondo: una sensazione di consapevolezza del tempo che scorre, un
sentimento di empatia nei confronti di tali elementi e interstizi conferendo loro una carica particolare.
Siamo di fronte a strutture-architetture esposte alla vita.Il valore dato da queste strutture-architetture alla decomposizione è averla
spogliata dal valore tragico e aver offerto un elevato coinvolgimento.La decomposizione diventa punto di partenza dell'oggetto anziché deriva finale.Quindi diventa concetto inteso non come morte, come fine, ma semplicemente
passaggio e trasformazione, infatti se intendiamo la materia come unione di vari elementi in continua associazione e dissociazione il suo rapporto con la variabile temporale è soprattutto la sua assoluta disinvoltura in merito alle trasformazioni
alle quali questa si sottopone senza resistenza.
Presentazione | Antonia Guglielmo
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Non ci si può bagnare per due volte nello stesso fiume: questo famoso
frammento eracliteo ci ricorda che, come tutte le cose, anche noi uomini
siamo in continuo e costante mutamento, in continua evoluzione, in divenire. Ma proprio perché oggi siamo
altro rispetto a ciò che siamo stati, è possibile, per un’artista immaginifica
come Sara Costantini, iniziare un dialogo con un’altra sé stessa, ovvero
con i propri disegni e i propri pensieri di quando era una bambina che non si
stancava mai di disegnare. Riprendendo i disegni e i pensieri di un tempo,
l’artista di oggi sembra riconoscere ciò che è diventata grazie a ciò che è
stata, sembra volerci mostrare come, in nuce, tutto era già scritto, come in un
certo senso il proprio destino si sia compiuto. Attraverso questi Pezzettini
(questo il titolo del progetto) si sviluppa un dialogo affascinante dal
punto di vista umano e visivo, caratterizzato dai colori tenui degli
acquerelli, dalle linee morbide, dall’integrazione - compiuta con una
grazia fuori dal comune - tra i disegni della bambina e quelli dell’illustratrice. Negli spazi bianchi, che la memoria ha
lasciato abbondanti in questi Pezzettini, dolcemente si inseriscono i ricordi...
Presentazione | Aldo Torrebruno
Supereroi, suggestioni amletiche, ritratti, persino il muso di un carlino: l'opera di Michela Pedron raccoglie in pieno le suggestioni neopop, e sa
rimandare a culture e ad immaginari diversi, che pur conservando le proprie particolarità, trovano adeguata sintesi nel mondo a pois che
l'artista ci propone.
Lo sfondo glamour, con il gioco cromatico dei pois, che alternano rosa, nero e bianco, talvolta in versioni brillanti, talaltra a tinte più morbide, fa
da trait d'union per le quattro opere presentate: da questo sfondo emergono le figure in primo piano, che sembrano fissare motti, modi di dire, abitudini radicate dell'artista, rappresentando ovvero il suo lessico
familiare, il testo che sapientemente si intreccia col contesto a pois, che ne viene valorizzato, che emerge con la sua forza espressiva.
Ed è proprio in questa capacità di essere al contempo popolare e familiare, alla moda ed intima, sociale e personale, l'apparente e creativa
contraddizione, la forza espressiva di queste immagini.
Presentazione | Aldo Torrebruno
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ron
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