newslettermarzo-aprile2015 · 2015. 7. 31. · testi.(c.g.) [continua] (1) traduzione dall'inglese...

6
ICHIMI ZEN un gusto, una mente Vestire l'Abito del Buddha- seconda parte La copiatura dei sutra notizie in breve attività dojo altre attività Nello Zen esiste un termine, Ichimi Zen, che significa "lo Zen di un solo gusto, un solo sapore". Quando pratica e vita sono perfettamente amalgamati, quando non c'è discriminazione ma equanimità, quello Zen è genuino, unico, originale. Al contrario, esiste anche un Gomi zen, letteralmente "Zen corrotto", cioè lo zen praticato per motivi diversi dal praticare il “Buddha Dharma solo per amore del Buddha Dharma”, come scriveva Dogen Zenji in un famoso passaggio dello Shobogenzo Zuimonki. E' interessante che per descrivere il vero Zen si usi la metafora del gusto. 1 3 5 6 6 6 continua a pag.2 Total Zen Beginner teisho (*) sesshin (*) a Torino Total Zen Beginner teisho (*) teisho (*) teisho (*) teisho (*) teisho (*) sesshin (*) a Prà del Torno 11/3 ore 19:30 12/3 ore 20:00 15/3 ore 7:00 - 16:30 18/3 ore 19:30 19/3 ore 20:00 26/3 ore 20:00 9/4 ore 20:00 16/4 ore 20:00 23/4 ore 20:00 24-25-26/4 newsletter marzo-aprile 2015 www.ilcerchiovuoto.it Il ciclo di teisho di quest'anno verterà su "I Patriarchi del Buddismo Zen Soto: Eihei Dogen Zenji e Keizan Jokin Zenji". Il calendario del secondo bimestre è disponibile sul sito web. Tutte le attività richiedono una prenotazione da inviare a "[email protected]" o contattando la segreteria. (*) teisho (insegnamento formale) e sesshin (ritiro intensivo) sono aperti a tutti previo contatto con la segreteria del centro. www.nipponconnection.com

Upload: others

Post on 26-Jan-2021

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • ICHIMI ZEN un gusto, una menteVestire l'Abito del Buddha- seconda parteLa copiatura dei sutranotizie in breveattività dojoaltre attività

    Nello Zen esiste un termine, Ichimi Zen, che significa "lo Zen diun solo gusto, un solo sapore".Quando pratica e vita sono perfettamente amalgamati, quandonon c'è discriminazione ma equanimità, quello Zen è genuino,unico, originale.Al contrario, esiste anche un Gomi zen, letteralmente "Zencorrotto", cioè lo zen praticato per motivi diversi dal praticare il“Buddha Dharma solo per amore del Buddha Dharma”, comescriveva Dogen Zenji in un famoso passaggio dello ShobogenzoZuimonki.E' interessante che per descrivere il vero Zen si usi la metaforadel gusto.

    135666

    continua a pag.2

    Total Zen Beginnerteisho (*)sesshin (*) a TorinoTotal Zen Beginnerteisho (*)teisho (*)teisho (*)teisho (*)teisho (*)sesshin (*) a Prà del Torno

    11/3 ore 19:3012/3 ore 20:0015/3 ore 7:00 - 16:3018/3 ore 19:3019/3 ore 20:0026/3 ore 20:009/4 ore 20:0016/4 ore 20:0023/4 ore 20:0024-25-26/4

    newsletter marzo-aprile 2015www.ilcerchiovuoto.it

    Il ciclo di teisho di quest'anno verterà su "IPatriarchi del Buddismo Zen Soto: Eihei DogenZenji e Keizan Jokin Zenji". Il calendario delsecondo bimestre è disponibile sul sito web.

    Tutte le attività richiedono una prenotazione dainviare a "[email protected]" o contattando lasegreteria.

    (*) teisho (insegnamento formale) e sesshin (ritirointensivo) sono aperti a tutti previo contatto con lasegreteria del centro.

    www.nipponconnection.com

  • Page 2

    Mangiare è un atto fondamentale delvivere: insieme al tatto, il gusto è laprima forma di conoscenza, dipercezione di esterno, interno, diidentità e differenza.“(...) Il gusto è la radice dell'episte-mologia fenomenologica perché è laradicale conferma della correlazioneoriginaria di soggetto e mondo dellaconoscenza trascendentale"1.“(...) Al contrario degli altri sensi, il gustoesige di introdurre dentro di sé unaparticella di mondo che diventa parte dinoi” 2.

    Gusto come cibo, cibo come meta-bolizzazione del mondo: la brillanteaffermazione del teologo e sacerdotecattolico, Roberto Tagliaferri mette inrisalto la funzione del cibo comemediazione tra uomo - il soggetto, e lavera realtà delle cose.Ci dice anche che questa correlazioneè originaria, avendo origine in unambito definito: quello della cono-scenza trascendentale, ovvero laconoscenza di ciò che è altro da me.”Gusto e mente sono oggetto diun'esperienza totale, che rivela la verarealtà delle cose.

    Come manifestare quell'unico gusto,quindi la propria autentica natura, cheè Natura di Buddha?Preparando e servendo il cibo alSangha, l'armoniosa comunità deipraticanti, uno dei Gioielli dellaTrinità buddhista, insieme al Buddha,il Grande Maestro e al Dharma, laLegge Universale.

    Nella tradizione Zen, i pasti sono unavera e propria cerimonia che implicacorpo, parola, mente: così nellarecitazione del Gyohatsunenju, il "Sutradei Pasti" che scandisce l'assunzionedel cibo, si fa memoria del percorsosalvifico di Buddha Shakyamuni, chediventa parte integrante del rito.Nel Sutra, dopo aver preso coscienza

    della provenienza del cibo, frutto diopere e fatiche, ed esserci chiesti se nesiamo degni, recitiamo: “Questo cibo èvita che nutre la vita.” Non la mia vitaintesa come individualità, ma vita chenutre la vita. Ecco come il cibo sitrasforma in nutrimento universale:“Lo mangiamo non perché nutra la famedei nostri desideri - cioè il nostro modoegocentrato di vivere - ma la vera salutedi mente e corpo, perché questo cibo èristoro alla fame e alla sete del mondo.”Nutrirsi non è azione limitata alproprio sostentamento, ma assume uncarattere universale nel momento incui prendo coscienza della inter-dipendenza di ogni fenomeno.

    Nel Fukushuanpo, uno dei testi checompongono l'Eihei Shingi, le regole diEiheiji3, Dogen Zenji descrive neldettaglio i modi con cui si serve e siriceve ritualmente il cibo.L'esordio non lascia dubbi sulleintenzioni dello scritto: non si trattatanto o semplicemente di regole dibuona condotta, ma occasione di unapresa di coscienza della nostraautentica natura, che fin dall'originenon manca di nulla.

    “(...) Quando i pasti sono assoluti, tuttele cose sono anch'esse assolute; quandotutte le cose sono assolute, i pasti sonoanch'essi assoluti. Perciò, nell'assolutodelle due cose non c'è discontinuità.Così, quando tutte le cose sono nellanatura del Dharma, anche i pasti sono lanatura del Dharma, e quando ogni cosa èverità, anche i pasti sono verità; quandoogni cosa è la mente del Buddha, anche ipasti sono la mente del Buddha: quandotutte le cose sono il Bodhi, cioè il Risveglioalla verità, i pasti sono anch'essi il Bodhi.Nome e realtà sono uguali, perciòchiamiamo tutto ciò assoluto" 4.

    Ecco spiegato il sapore unico dello Zencome mente unica: si tratta di unprincipio di uguaglianza, "(…) per cui

    tutte le cose sono verità manifesta.Quando i pasti si identificano con tutte lecose, allora vi sono la funzione, l'azione,la causa, la relazione, l'effetto e larealizzazione della verità - tutto ciò è lamanifestazione non mascherata dellaverità. Così, tutte le cose sono i pasti, e ipasti sono tutte le cose. Tutte le cose sonostate trasmesse da Buddha a Buddha:attraverso l'insegnamento e la praticadello zen, i pasti diventano per noi la veragioia" 5.

    Condicio sine qua non per cui il nutrirsidiventa atto assoluto è l'unità di praticae realizzazione, manifestazionedell'identità universale che tuttoabbraccia, una volta che abbiamo concoraggio lasciato cadere la prospettivaegoica del nostro vivere, come ha benespresso un maestro Zencontemporaneo, Kosho UchiyamaRoshi, laddove dice che: “(...) Perdefinire la nostra identità universale,posso dire che proprio perché io esisto,tutte le cose esistono in me”.

    (1) Roberto Tagliaferri, La Tazza Rotta,edizioni Messaggero Padova.(2) ibidem(3) Daihonzan Eihei-ji, monastero “padre”della Tradizione Zen Soto, insieme aDaihonzan Soji-ji , fondato dall'altro Patriarcadello Zen Soto, Keizan Yochin Zenji,monastero ”madre”.(4) Fukushuanpo, dallo Shobogenzo di DogenZenji, traduzione a cura dell'Istituto ItalianoZen Soto Shobozan Fudenji.(5) ibidem

  • Page 3

    Prosegue la pubblicazione della lezionesul Kesa tenuta dal rev. Kojun KishigamiOsho presso il dojo di Rouen nelnovembre 2006, sugli aspetti simbolici edi pratica dell'Abito del Buddha:

    Ci sono Kesa di cinque, nove, undici,tredici, quindici, diciassette, fino aventicinque bande. Questo perché piùsi progredisce nella pratica, piùnumerose sono le bande. Più ilBuddha cresce in me, più aumenta ilnumero delle bande.In India, i discepoli del Buddhaindossavano Kesa di cinque, sette enove bande. Erano consentiti tre Kesa,e questi erano i loro unici abiti. Ineffetti, anche i monaci di oggidovrebbero avere solo tre Kesa;d'inverno, se necessario, è possibileindossarli l'uno sull'altro. [...].In India, il Kesa a cinque bande vieneindossato quando la persona è da sola,sta facendo samu [la pratica del lavorocomunitario N.d.R.] o sta viaggiando.In Giappone usiamo il Rakusu [il Kesaa cinque bande, di dimensioni ridottea un decimo del grande Kesa N.d.R.] inviaggio e per il samu.Il Kesa a sette bande è usato per lapratica quotidiana – in altre parole,per lo zazen e per la recitazione deisutra –. Durante i teisho [lezioni di

    Dharma N.d.R.], sia chi insegna checoloro che ascoltano indossano il Kesaa sette bande: questo è il modoformale di presentarsi in quelleoccasioni.I Kesa di nove o più bande sonoriservati alle cerimonie. Durante leordinazioni, il monaco officianteindossa il Kesa a nove bande, perché inquell'occasione è considerato rappre-sentante del Buddha: il godo considerail discepolo come discepolo delBuddha, e non suo proprio discepolo.Io metto la massima enfasi su questopunto!Lo stesso avviene per la questua, lapratica del takuhatsu. Indossando ilKesa a nove e più bande [dai-e],vogliamo significare che le offerte civengono fatte in quanto discepoli delBuddha. Da una parte, le offerteottenute attraverso la fatica dei do-natori è di incoraggiamento allapratica della Via; dall'altra, vieneofferto del cibo per esprimeregratitudine per l'Insegnamento. Inquesto senso, non è la persona aricevere le offerte, ma il Kesa stesso.Recentemente, durante il mio sog-giorno alla Gendronnière, al terminedello zazen del mattino, ho notato chealcuni indossavano il Kesa a novebande; e lo stesso è capitato al Dojo di

    Parigi. Questo particolare non èsfuggito alla mia attenzione: è un po'come quando due samurai siosservano con “occhi di aquila”. Misono detto: “Forse Deshimaru hadimenticato di insegnare la differenzatra il Kesa a sette bande e il Kesa anove bande?”. Ovviamente non hointenzione di parlare male dell'inse-gnamento del maestro Deshimaru;magari un giorno avrò l'opportunità diperfezionarlo.Non ho ancora parlato del Funzo-e,l'“Abito di stracci”. È un Kesa rea-lizzato cucendo insieme pezzi di stoffadi scarto, lavati e tinti. Quando questiscarti vengono riutilizzati, èimportante tingerli con un coloreneutro. Insisto molto su questo punto.Alcuni si divertono a cucire insiemepezzi di stoffa come se stesserofacendo una sorta di patchwork. Mene è stato mostrato uno allaGendronnière: qualcuno ha messoinsieme stoffe dai quattro angoli delmondo per realizzare un Kesa.Purtroppo mancava un'unica cosa: ilvero spirito del Kesa.Non mi fraintendete, il Kesa non è néun oggetto d'arte, né un oggettoqualsiasi! Alcuni responsabili adoranole decorazioni dorate, o i coloriestremi, come il nero o il bianco. È unpeccato, specialmente se si tratta dipersone che praticano zazen in modocorretto. Così, per favore, cerchiamodi essere umili e facciamo in modo cheil gusto personale non contravvengaalle regole.Dobbiamo rispettare lo spirito delKesa. In linea generale posso dire che[nel sangha di Deshimaru N.d.R.] iRakusu e i Kesa a sette bande sono fattimolto bene.

    (seconda parte) 1

    continua a pag.4

  • Page 4

    Riguardo, invece, ai Kesa a novebande e ai Funzo-e, ci sono diversierrori. Forse non avete mai ricevutoinsegnamenti sui Kesa ad altonumero di bande, ma, per favore,attenetevi alle regole!Non vi ho ancora detto che,diversamente dal Rakusu, il Kesa asette bande non è foderato [mentreil nove bande sì N.d.R.]. Una voltaho visto un grande Kesa a novebande non doppiato, ma era un'ec-cezione.Tra le scuole buddhiste in Giappone,possiamo distinguere quelle per lequali il Kesa è importante, da quelleper le quali non lo è. Una volta hovisto un Kesa realizzato con latradizionale seta di Kyoto: la lu-

    centezza della stoffa conferiva unaspetto non in linea con lo spirito deitesti. (C.G.)

    [continua]

    (1) Traduzione dall'inglese della trascrizionepubblicata sul sito web: www.zen-road.org(2) Kojun Kishigami: ultimo dei cinquediscepoli di Kodo Sawaki Roshi (ShuyuNarita, Kosho Uchiyama, Sodo Yokoyama,Sato Myoshin); ricevette la Trasmissione delDharma da Sawaki Roshi un mese primadella sua morte. Dopo aver praticato adEihei-ji, Hokyo-ji, Daie-ji e Seisui-ji, si èinsediato a Jinkoan nella prefettura di Mie,dove pratica e insegna zazen e la pratica dellacucitura dell'O-Kesa.

    rev. Kojun Kishigami

    Continua il ciclo "Aprire le mani del pensiero", una serie di conferenze per offrireuna panoramica sull'incontro fra Scienze Cognitive, Esperienza e Pratica Zen.

    La terza e la quarta conferenza si terranno rispettivamente:Lunedì 16/3 "L'Abidharma e la ricerca del Sé"Lunedì 13/4 "Il Connessionismo e l'Emergenza"

    Gli incontri sono aperti al pubblico e si svolgono presso la Biblioteca "NataliaGinzburg" in via Lombroso 16 alle ore 20:45

    Continuano anche le conferenze di Fabrizio Bonanomi sulla Medicina TradizionaleCinese.Dopo i primi due incontri, sugli elementi e sui 5 sentimenti, le prossime date sono:Martedì 24/3 e Martedì 28/4

    Gli incontri si svolgono presso la sede del Cerchio Vuoto, in via Massena 17 alle ore 20:30

    Segnatevi in agenda

  • Issue 1 Page 5Page 5

    Copiare e tradurre i Sutra è stato unodei principali metodi per la diffusionedel Buddha-Dharma nei secoli.In questa attività, lo sforzo e ladifficoltà della traduzione sono statienormi, perché tradurre in Cinese, epoi in Giapponese, ad esempio, iconcetti espressi in Pali o in Sanscrito,significava soprattutto comprendere einterpretare gli insegnamenti delBuddha secondo una forma mentale euna cultura già consolidate e diverse.Spesso, quindi, la traduzione hacomportato il sorgere di intere nuovescuole e tradizioni.Un esempio clamoroso si può vederein Tibet, dove la forma scritta vennearricchita e formalizzata espres-samente per poter tradurre e scrivere isutra e gli insegnamenti buddhistinella lingua del posto.Secondo una tradizione consolidata,anche se non certa, infatti fu ThonmiSambhota, ministro del re SongtsenGanpo , a recarsi in India nel 7° secoloper raccogliere informazioni e "in-ventare" una scrittura adatta atrascrivere in lingua tibetana gliinsegnamenti del Buddha contenutiin alcuni testi che erano stati portati inTibet secoli prima e conservatigelosamente.In Cina invece, dove la scrittura eraconsolidata da diversi secoli, il lavoro èstato soprattutto di traduzione ditermini e concetti in Cinese.

    Analogamente in Giappone, dove lascrittura cinese è stata adattata allalingua parlata locale, nella trascrizionedei sutra è stata adottata una tecnicamista di adattamento, traduzione etrasformazione per assonanze fone-tiche di termini derivati dal Cinese odal Sanscrito.Un esempio famoso si trova nel Sutradel Cuore, Prajnaparamita Sutra in

    sanscrito, Hannya Shingyo in Giap-ponese.Il mantra finale "gate gate, paragate,parasangate, bodhi svaha" diventa (inuna trascrizione fonetica della pro-nuncia giapponese) "gyatei, gyatei,hara gyatei, haraso gyatei, boji sowaka".Si tratta quindi di assonanza e non ditraduzione effettiva in linguagiapponese.

    La copiatura dei sutra nel tempo haacquisito però anche un altro aspetto,meno "utilitaristico".L'atto della copiatura si è infattiintegrato con la pratica e la Via dellacalligrafia, lo shodo.Copiare e trascrivere non un testoqualsiasi, ma un sutra, combina infattila pratica della scrittura con la praticadella recitazione e della meditazione:trascrivendo i caratteri, anche il si-gnificato viene ripetuto, assorbitonella mente attraverso il gesto delpennello, ripetendo quella pratica diunione fra corpo e mente tipica ditutte le tradizioni e di tutti gliinsegnamenti Buddhisti.Nel tempo, la copiatura ha acquisitoquindi un significato profondamentereligioso, in alcuni casi simile allapreghiera, in altri alla meditazione.In alcune tradizioni, in particolare

    Shingon e Tendai, questa pratica è piùfrequente e segue un rituale benpreciso: accensione dell'incenso, reci-tazione del Sutra del Cuore,recitazione di versi specifici comeofferta e dedica della pratica stessa,pratica di copiatura, chiusura dellasessione con l'offerta finale dei meriti.Attualmente, in Giappone, viene pra-ticata anche da laici in diversi templiBuddhisti.La pratica dello shakyo (letteralmentecopiare un sutra) può essere fattascegliendo diversi stili di scrittura; ipiù utilizzati sono però il kaisho, lostile regolare, il gyosho, semi-corsivo, elo shoten, lo stile dei sigilli.Nell'immagine, un esempio di partedel testo del Sutra del Cuore in stilekaisho, scritto da Kim Chong-Hui, unfamoso calligrafo coreano del 19°secolo. (D.P.)

  • lunedì 16/3 e lunedì 13/4 presso la Biblioteca "Natalia Ginzburg" in viaLombroso 16 alle ore 20:45, terza e quarta conferenza del ciclo "Aprire le manidel pensiero" con Mario Sartori.

    martedì 24/3 presso la sede dell'associazione Il Cerchio Vuoto alle ore 20:30,terzo incontro del ciclo "Le cinque volontà e i sette sentimenti" con FabrizioBonanomi; l'incontro successivo sarà martedì 28/4.

    Cucitura dell'Abito

    Shodo (*)14 e 29/3, 12 e 18/4 ore 14:00 con la maestra Kazuko Hiraoka e la sua allievaDariella Gallo

    22/3 ore 9:30 - 1819/4 ore 9:30 - 18

    En Ku dojoAssociazione Il Cerchio Vuoto

    associazione religiosa per la pratica e lostudio del Buddhismo di scuola Zen Sotomembro dell'Unione Buddhista Italiana(ente religioso d.p.r. 3-1-91)

    Via Massena 17 - 10128 TorinoTel: 011-19858750

    333-5218111

    [email protected]

    7:00-8:00

    19:00-21:00

    Orari di pratica

    martedì,mercoledì,giovedì,venerdìzazen e recitazione dei sutra

    martedì,giovedìzazen, kin hin e recitazione deisutra

    (*) Le lezioni di Shodo (calligrafiagiapponese) sono riservate a gruppispecifici: una lezione di prova può essererichiesta in segreteria.Maggiori informazioni sul sito alla pagina"altre attività", o contattando la segreteria.

    tutti i martedì dalle 16:30 alle 19

    Giornate di Cucitura con la monaca Anna DendoAvagnina, esperta della Cucitura tradizionaledell'Abito