oswyn murray manuela tecu§an,

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432 •EIKASMÓS- IX (19981 - RECENSIONI London 1996: W.G. Arnott; Menandro, Sicioni. Introd.. testo e comm. di Anna Maria Belardinelli. Bari 1994: H.-D. Blume; P von Mòllendorff, Gritndlcigen einerÀsthetik der Alien Komòdie. Untersuchungen zu Aristophanes und Miehail Bucinili, Tubingen 1995: K.S. Rothvvell; Fiona Maekintosh. Dying Acts: Death in Ancient Greek and Modem Irish Tragic Drama, Cork 1994: Carole-Anne Upton. La rassegna comprende le seguenti sezio- ni: /. Ancient Drama Productions (UK) 1993-1996; 11. Ancient Draina Production Reviews; III. Greek Drama Productions (Netherleuuls) 1991-1994 (Listings supplied by H. Altena); IV. "Didaskalia": a New E-Ventitre. Didaskalia: Ancient Theater Today. Generalmente accurata la stampa, pochi i refusi e le sviste 1 . GIOVANNA AEVONI 1 Segnaliamo: p. 6 r. 28 si legga «parameters»; p. 46 r. 22 «ùpcov»; p. 51 n. 9 r. 3 «Terpandro»; p. 53 n. 16 r. 4 «arricchita»; ibid. r. 5 «congiunzione»; p. 89 n. 0 r. 1 «Literatur»; ibid. n. 13: l'opera Storici della tradizione e critica del testo, Firenze 1952" è curiosamente attribuita a S. Timpanaro; p. 93 r. 4 «tradizione»; p. 95 n. 3 r. 3 «soutenir»; p. 96 n. 6 r. 3 «loquuntur»; p. 97 n. 8 r. 12 «concettuale»; ibid. r. 10 «Pretagostini»; p. 148 r. 15 «e.xanimem»; p. 156 r. 27 «siede»; p. 187 r. 33 «responsibilities». AA.VV., /// vino veritas, ed. by OSWYN MURRAY - MANUELA TECU§AN, Oxford (The Alden Press) 1995, XVIII-317 pp. Il volume raccoglie gli atti del convegno promosso dall'American Academy, dalla British Schemi e dallo Swedish Institute di Roma, con la collaborazione dell'Istituto Orientale di Napoli e dell'Università di Salerno, e svoltosi a Roma dal 19 al 22 marzo 1991. Continuazione ideale dei precedenti colloqui tenuti nel 1984 a Oxford e nel 1989 presso l'Università McMaster 1 , l'incontro intendeva ampliarne gli orizzonti ad altre culture del mondo classico - Egitto, Vicino Orien- te ed Etruria - dove eonvivialità e consumo del vino giocavano un importante ruolo nel rito, nella società e nella cultura (Preface XIII). Nel convegno, scandito in quattro sezioni (Alcohol in Near Eastern Culture, Wine in Greek Culture, Wine and Society in Etruria and Italy, Wine and Society in Republican and Imperiai Rome), si sono avvicendati ventuno contributi, con il contrappunto di una fitta trama di discussioni e interventi, in gran parte trascritti negli Atti, a conferma della varietà e ricchezza degli approcci metodologici a cui si apre il tema, e dello sforzo interdisciplinare d'indagine. Un punto che accomu- na le numerose ricerche fiorite nell'ultimo decennio e orientate su evidenze e

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432 •EIKASMÓS- IX (19981 - RECENSIONI

London 1996: W.G. Arnott; Menandro, Sicioni. Introd.. testo e comm. di Anna Maria Belardinelli. Bari 1994: H.-D. Blume; P von Mòllendorff, Gritndlcigen einerÀsthetik der Alien Komòdie. Untersuchungen zu Aristophanes und Miehail Bucinili, Tubingen 1995: K.S. Rothvvell; Fiona Maekintosh. Dying Acts: Death in Ancient Greek and Modem Irish Tragic Drama, Cork 1994: Carole-Anne Upton. La rassegna comprende le seguenti sezio­ni: /. Ancient Drama Productions (UK) 1993-1996; 11. Ancient Draina Production Reviews; I I I . Greek Drama Productions (Netherleuuls) 1991-1994 (Listings supplied by H. Altena); IV. "Didaskalia": a New E-Ventitre. Didaskalia: Ancient Theater Today.

Generalmente accurata la stampa, pochi i refusi e le sviste1.

G I O V A N N A A E V O N I

1 Segnaliamo: p. 6 r. 28 si legga «parameters»; p. 46 r. 22 «ùpcov»; p. 51 n. 9 r. 3 «Terpandro»; p. 53 n. 16 r. 4 «arricchita»; ibid. r. 5 «congiunzione»; p. 89 n. 0 r. 1 «Literatur»; ibid. n. 13: l'opera Storici della tradizione e critica del testo, Firenze 1952" è curiosamente attribuita a S. Timpanaro; p. 93 r. 4 «tradizione»; p. 95 n. 3 r. 3 «soutenir»; p. 96 n. 6 r. 3 «loquuntur»; p. 97 n. 8 r. 12 «concettuale»; ibid. r. 10 «Pretagostini»; p. 148 r. 15 «e.xanimem»; p. 156 r. 27 «siede»; p. 187 r. 33 «responsibilities».

AA.VV., /// vino veritas, ed. by OSWYN MURRAY - MANUELA TECU§AN, Oxford (The Alden Press) 1995, XVIII-317 pp.

Il volume raccoglie gli atti del convegno promosso dall 'American Academy, dalla British Schemi e dallo Swedish Institute di Roma, con la collaborazione dell'Istituto Orientale di Napoli e dell 'Università di Salerno, e svoltosi a Roma dal 19 al 22 marzo 1991. Continuazione ideale dei precedenti colloqui tenuti nel 1984 a Oxford e nel 1989 presso l'Università McMaster1, l 'incontro intendeva ampliarne gli orizzonti ad altre culture del mondo classico - Egitto, Vicino Orien­te ed Etruria - dove eonvivialità e consumo del vino giocavano un importante ruolo nel rito, nella società e nella cultura (Preface XIII).

Nel convegno, scandito in quattro sezioni (Alcohol in Near Eastern Culture, Wine in Greek Culture, Wine and Society in Etruria and Italy, Wine and Society in Republican and Imperiai Rome), si sono avvicendati ventuno contributi, con il contrappunto di una fitta trama di discussioni e interventi, in gran parte trascritti negli Atti, a conferma della varietà e ricchezza degli approcci metodologici a cui si apre il tema, e dello sforzo interdisciplinare d'indagine. Un punto che accomu­na le numerose ricerche fiorite nell 'ultimo decennio e orientate su evidenze e

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«EIKASMÓS» IX (1998) RECENSIONI 4 3 3

problematiche diverse è la valorizzazione delle diverse forme di commensalità e dei mutamenti riscontrabili in esse e nella loro diffusione come aspetti e segni importanti dell'organizzazione sociale e delle sue trasformazioni". Nella comuni­cazione introduttiva, Histories of Pleasure (pp. 3-16), (). Murray, prendendo spunto da un passo dell'apocrifo primo libro di Ezra (3.17-24) in cui. durante una gara di sapienza, si esalta come la cosa più forte di tutte il potere del vino, ne sottolinea invece gli aspetti più inquietanti. Inteso come liberazione selvaggia delle pulsioni, che sottrae il comportamento dell 'uomo al suo controllo razionale, capace di disintegrare ogni ordine sociale, il vino possiede valenze oscure, orientate in senso opposto al tradizionale quadro omologante che privilegia il momento comu­nitario del suo consumo, come catalizzatore dei rapporti sociali. La discussione sollecitata dal Murray si dovrebbe indirizzare quindi ai poteri disgregatori eli Dioniso, alla sua capacità eli offrire «not an alternative order, bui the alternative of disorder» (p. 5). per approdare a una revisione critica dei temi dell 'autonomia del piacere nella storia e della relazione tra storia del piacere e storia culturale. In proposito, poco soddisfacenti risultano, a suo parere, le principali prospettive d'indagine prese in considerazione - piuttosto cursorianicnte invero - sul ruolo nella storia delle attività di piacere, che ne illustrano la funzionalità in termini meramente politico-economici, come ostentazione e veicolo di privilegio di una certa classe (T. Veblen). o in termini sociali, nell'ambito rituale della lesta (M. Detienile J.-P Vernant, Pauline Schmitt Pantel). Anche la tesi di M. Foucault sulla 'problematizzazione delle pulsioni", codificata dalla società attraverso l'ela­borazione eli un'estetica dell'esistenza come controllo di sé3, risulta per il M. sostanzialmente estranea alla riflessione delle società antiche (che consideravano il piacere raggiungibile con mezzi sociali) e non si applica agevolmente al sim­posio, «rituali/ed. but not problematized in its approach to pleasure» (p. 11). Quanto alle teorie clic delineano invece una sostanziale autonomia dei fenomeni culturali dalle strutture eli potere, il M. richiama la nozione di gioco come ordine proprio e assoluto, distinto dalla vita ordinaria (J. Huizinga). e infine le osserva­zioni eli E.H. Gombrich sull'istinto dell 'ordine, dell'elaborazione di regole, e sul piacere insito nella ritualizzazione. È forse questo l'approccio più corretto per definire nei suoi tratti morfologici il simposio greco come ordinata alternativa alle più serie strutture della vita comunitaria, in cui si elabora «un cercle autonome des plaisirs | ... |, un cercle qui ne connaissait que sa loi propre, indépendante des lois publiques»

La prima sezione si apre con l'intervento di .1. Bottéro, Le vin duns une civilisadon de la bière: la Mésopotamie (pp. 21-34). che illustra il ruolo sociale della birra, la bevan­da inebriante per eccellenza, come testimoniano le raffigurazioni su piastre di argilla e una canzone conviviale sumerica della Ime del terzo millennio. Se molto comuni sono nell'iconografia mesopotamica le scene di consumo comunitario di bevande fermentate -e anche rilievi, suppellettili e sigilli sumerici e assiri ripropongono come pratiche consue­te scene di leste, i cui partecipanti seduti 0 reclinali bevono vino 0 birra da coppe, o

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attraverso tubicini dotati eli appositi filtri - non risulta semplice tuttavia, secondo J.E. Reade. The Symposion in Ancient Mesopotamia: Archaeological Evidence (pp. 35-56). isolare in queste raffigurazioni il consumo peculiare del vino e la sua valenza sociale.

Sviluppando le considerazioni del Murray sulla polarità nella cultura greca tra mon­do del simposio e mondo dei morti", C. Grottanelli, Wine and Decidi - Eust und West (pp. 62-89), indaga sul significato della specifica connessione tra simposio e pensiero della morte, che molte fonti antiche sembrano ascrivere al mondo orientale. In numerosi passi troverebbe conferma l'ipotesi di un'origine orientale, se non del tema vino-morte, almeno del topos simposiale dell'esortazione a godere la vita fugace, con l 'ammonimento della prossimità e ineluttabilità della morte, attraverso il motivo dello scheletro esibito durante i dcipna e i finti parentalia dell'ospite alla fine di un simposio (p. 76)"

Nelle pratiche istituzionalizzate della commensalità pubblica (undreiu, pheiditiu e syssida) il vino non sembra conoscere le complesse valenze rituali proprie del symposion. Rare, complessivamente tarde e disperse per tutto il bacino del Mediterraneo le testimo­nianze epigrafiche relative al glykismos (distribuzione di vino dolce prima del deipnon festivo) o Al'oinoposion pubblico, come illustra Pauline Schmitt Pantel, Rite culttiel et ritnel social: a propos des manières de boire le vin dans les eités grecques (pp. 93-105). Se dunque il consumo comunitario e ritualizzato del vino trovava nel simposio privato la sua cornice privilegiata, tale rituale sociale può essere considerato anche rito cultuale? Si tratta naturalmente di articolazioni complementari del rapporto tra sacro e consumo del v ino, non sufficienti tuttavia - secondo la S.P - a giustificare la tesi, delineata dal Murray (Histories of Pleasure. pp. 6s.). di una dimensione autonoma del piacere del bere nel mondo greco.

Dall'interpretazione del motto alcaico (fr. 366 V.), titolo e filo conduttore del con­vegno, si sviluppa il contributo di W. Ròsler, Wine und Trulli in the Greek Symposion (pp. 106-112). che sottolinea la valenza iniziatica del simposio come occasione per lo svelamento della verità propria ed altrui, come passaggio a un differente stato dell'esistenza, carat­terizzato da un più alto grado di coscienza e comprensione. In tale atmosfera, l'allocuzio­ne alcaica al pais suona come un monito a porre il rapporto erotico-paideutieo sotto il segno della verità e lealtà. A tale istanza aderirebbe tutta la poesia enunciata a simposio: il poeta, come ogni simposiasta. si fa maestro di una verità che non conosce esagerazioni e invenzioni. Senofane, in particolare, nell'elegia dedicata alla precettistica conviviale, escludendo sul piano dei contenuti poetici i Tt^cxopata degli antichi (fr. 1.2 ls. Gent.-Pr.). illustrerebbe come Lc/XqBcia del poeta e quella del simposiasta possano coincidere. Una lettura suggestiva che, se opportunamente muove dal contesto omoerotico del frammento alcaico. sembra tuttavia approdare a formule troppo generalizzanti. La normativa convi­viale senofanea prevede infatti la rigorosa esclusione non solo dei racconti mitici delle lotte tra dèi, ma pure degli stasiotika dei più recenti poeti (v. 23): una scelta operata non certo in ragione dell'òAqOcia, ma del contributo che la sopitici poetica può apportare al benessere e alla pace della città (xpqo"TÓv)s

In Wine in Old Comedy (pp. 1 13-125), E.L. Bowie illustra la costante distinzione in ambito comico tra un uso personale e affatto intemperante del vino, praticato da donne soprattutto anziane e schiavi, e un suo consumo regolato e 'simposiale' da parte dei rappresentanti delle classi alte o in generale di personaggi con cui lo spettatore poteva facilmente identificarsi. Tale piacere, ordinato e maschile, assurge in Aristofane a meta­fora eli uno stile eli vita pacifico, di un'ideale di pace e prosperità, cui si oppone l'ubria-

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I.lk VSMOS | \ i 1998) - RECENSIONI A-JC

chezza, foriera di violenze e contese. F Lissarrague, in Un riluci du vin: la libai,on (pp. 126-144). sottolinea come l'interesse dell'iconografia per il rituale della libagione sia circoscritto a contesti diversi da quello simposiale. Nelle raffigura/ioni collettive l'imma­gine sintetizza, in un percorso grafico e insieme simbolico, la traiettoria del vino dagli uomini agli dèi o la circolazione comunitaria di esso tra i partecipanti dopo l'offerta agli dèi. Si tratta eli immagini che riproducono in genere guerrieri, opliti ed efebi in occasione di separazioni, ritorni o cambi di status, attraverso cui i simposiasti osservano in una dimensione speculare la propria condizione eli cittadini-soldati. All'analisi iconologica è dedicato anche l'intervento di T.H. Carpenter. A Symposion oj Gods? (pp. 145-163). che prende in esame una coppa a figure rosse della seconda metà del V see. a.C. (London 1847,9-9.6 [E82] - ARV' 1269.3) raffigurante cinque dèi reclinati con mogli sedute o ritte a fianco, come partecipanti a un simposio privo tuttavia dei suoi elementi caratteristici: cibo, vino, musica. La loro postura, comune nelle raffigurazioni vascolari per eroi come Achille ed Eracle, ma inedita per divinità (soltanto Dioniso era rappresentato reclinante sui vasi attici dal 520 a .C) . trova singolari corrispondenze nei rilievi raffiguranti eroi morti e sembra evocare, soprattutto attraverso l'ambigua coppia di Ade e Persefone dispo­sta nel tondo, precise connotazioni funerarie.

La sezione dedicata alla cultura del bere in Italia ed Etruria si apre con i contributi di Annette Ratti je. // banchetto in Inditi centrale: quale stile di vitti.' (pp. 167-175), e di Angela Pontranelolfo. Simposio e élites sociali nel mondo etrusco e italico (pp. 176-195), che sottolineano il ruolo centrale assunto dalle pratiche di commensalità nello studio delle dinamiche di 'acculturazione' L'analisi della tipologia dei corredi funerari delle comu­nità indigene enotrie e cumaiie segnala la presenza costante, nelle sepolture aristocratiche, eli vasi e coppe in bronzo di uso simposiale. Tali oggetti di prestigio sanciscono l'identità del gruppo, trasferendo per simulazione in contesto sepolcrale l'esperienza del simposio come momento emblematico della vita elei gruppi aristocratici.

L'ampio intervento eli F Coarelli. Vino e ideologia nella Roma arcaica (pp. 196-213). è dedicato alla complessa trama elei rapporti ideologici entro cui risultano inseriti

particolarmente in Italia - la produzione e il consumo del vino, di cui vengono presi in esame alcuni aspetti mitico-rituali e religiosi. Il banchetto-simposio in Etruria e a Roma, nei suoi elementi costitutivi, è il risultato di un processo di acculturazione operante già nel pieno VII secolo a . C che recepì le forme greche attraverso una serie di mediazioni diluite nel tempo, in una complessa stratificazione ideologica. Esso sembra conservare più a lungo tratti antichi, diffusi in Grecia nel periodo eroico e anteriori all'introduzione del simposio arcaico. Entro questo quadro va riconsiderata la prima produzione poetica roma­na e in particolare l'annoso problema relativo alla storicità dei carmina convivalia, non risolvibile all'interno della tradizionale ricostruzione filologico-letteraria. In una società come quella romana arcaica, strutturata su rigide basi gentilizie, doveva esistere una poesia epico-storica in saturni, funzionale alla coesione del gruppo che si riconosceva nella celebrazione degli antenati. Da un'attenta rivalutazione elei materiali archeologici, e in particolare dei coevi dati epigrafici, emergono precisi indizi del l'esistenza eli carmina metrici, lirici nella forma e sostanzialmente encomiastici nel contenuto, eseguiti all'inter­no di sodaliiatcs. atlini per caratteristiche e funzioni alle eterie greche.

Tra i modelli culturali che regolano il buon uso del vino nella cultura romana figura l'esclusione del suo consumo dalla sfera femminile, oggetto della relazione ili M. Bottini. //; vino siupruni (pp. 224-235). Nello statuto culturale della donna, bere vino era un atto

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che alterava la purezza e l'integrità del corpo femminile. Che tale divieto fosse stabilmen­te posto in relazione con l'adulterio e la trasgressione sessuale, soprattutto in ambito parentale, trova conferma in numerosi elementi posti in gioco nei racconti di tondazione e nei riti del culto femminile della bona dea, in cui la presenza del vino v iene mascherata con una serie di eufemismi linguistici che lo indicano come latte o miele, sostanze opposte al vino nel contesto rituale e nel codice culturale, e contigue alla sfera femminile. Il quadro simbolico acquista ulteriore coerenza con l'osservazione che. nella codificazione religiosa arcaica. Liber, divinità dei semi 'liquidi' (animali e vegetali), presiede alla stera del vino, ma anche dei 'semi' maschili.

L'ultima sezione, dedicata all'età repubblicana e imperiale, si apre con le relazioni di R. Ling, The Decoratimi oj Roman Triclinio (pp. 239-251). esame di un campione di raffigurazioni parietali e musive di sale da banchetto della zona pompeiana, arricchito di dati statistici sui soggetti più rappresentati, e di Katherine M.D. Dunbabin, Scenes frani the Roman Convivium: Frigida non derit. non derit calda petenti (Martial XIV. 105) (pp. 252-265), un'analisi iconografica sugli elementi 'scenici' del banchetto romano che ne rileva gli scarti ideologici dal modello simposiale greco.

L'ampio contributo di A. La Penna, // vino di Orazio: nel modus e contro il modus (pp. 266-282). sottolinea la funzione centrale della cena nella poesia oraziana come pausa dai negatici e rimozione temporanea dell 'angoscia esistenziale. L'esaltazione del vino come oblio degli affanni non era in effetti coerente con la meditazione epicurea (nella cui sintesi con alcuni motivi della poesia greca arcaica e ellenistica si colgono le radici del senso poetico del convito), ma aderiva piuttosto all'interpretazione che di essa offrì la cultura dell 'età augustea. Fedele al suo orientamento antidogmatico, il poeta invita a rompere in determinate occasioni la norma sovrana del modus, e a opporre alla severità del saggio il fascino vitalistico dell'irrazionale veicolato dal vino. Il sentimento misto di attrazione e paura verso l'ambigua fascinazione dell'estasi riflette un orientamento diffu­so nella cultura del tempo nei confronti dei culti orgiastici.

Segue la relazione di J. Griffin, Regalis inter mensas laticemque Lyaeum: Wine in Virgil und Others (pp. 283-296), incentrata sulle valenze simboliche nel poema virgiliano di sangue e vino, elementi polari che trovano composizione nel contesto rituale del sacri­ficio, e sull'oscuro rapporto di personaggi femminili come Didone e Amata con la possessione bacchica.

Da ultimo qualche rilievo e integrazione. Nell'intervento di Grottanelli, alle pp. 64ss.. sul significalo simbolico che la macabra pratica egiziana di esibire uno scheletro dopo i pasti conobbe nella letteratura e nelle rappresentazioni vascolari e musive, cf. inoltre G. Woehrle, •• Fine seller hubsche Mulm-Mumie... »: zur Rezepdon eines herodoteischen Motivs. «Hermes.. CXVIII (1990) 292-301. Alle pp. 7 1 s.: dell "epitafio ' di Sardanapalo era nota, già prima di Callistene. una versione in un distico esametrico in Aristot. fr. 90 Rose (Prolrcpt. Ir. 16 Ross). Crates SH 355, ci. Alex. fr. 25.1 1 K.-A.: una sua redazione in prosa doveva comunque circolare forse già nel V secolo, vd. Lloyd-Jones Parsons ad SH 335. pp. 157s.: W Ameling, &AFL1MEN KAI LHNUMEN, «ZPE» LX (1985) 36-43. Se pure una parte della tradizione greca connetteva tale esortazione ad afferrare i doni del­l'ora presente, gioie della tavola e amore, col raffinato mondo orientale - Fenice di Colofone (Ir. 1.13-24 Pow.) attribuisce analoghe movenze di pensiero all'epitalio dell'assiro Nino - l'uso del vino in connessione con il pensiero della morte non sembra si possa

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considerare peculiarmente orientale: cf. e.g., in ambito greco. Eur. Ale. 782-703; Amphis Ir. 8.1 K.-A. (Tttve, nu.x'Qe- 9vqxÒq ó Bioc;, ó/ayoc OÙJU yq XPÓvoc,). Nell'intervento di Bowie. a proposito del topos delle vecchie beone (pp. 117-1 19), si poteva citare l'ancor utile H.G. Oeri. Der Typ der konnschen Aitai in der griechischen Komòdie, scine Nachwirkungen und .scine Herkiuift, (Diss.) Basel 1948, 13-18. 39-46.

Poche le sviste e i refusi: p. 72 n. 18: si legga Sudu o 122: p. 94 n. 10: y/a'nKoc: p. 95 n. 14: IG XII. Suppl. 528 1. 28: p. 96 n. 25: manca l'indicazione SEC XXV 790 I. 14; p. 98 n. 32: si legga 1932; p. 155: lekythoi e thyrsos; p. 209 n. 93: I43ss.: p. 2 10: Caesius Bassus.

Difficile sottrarsi a l l ' impress ione compless iva che l 'ecle t t ico e ambiz ioso orizzonte interpretat ivo del ineato dal Murray ne l l ' in t roduzione non sia approdato a trattazioni coerenti e r igorose nel metodo e nei risultati . Del resto, una discus­sione su storia dei piaceri e piaceri nella storia impl icherebbe l 'analisi elei «mec­canismi che regolano la dialett ica tra lusso da una parte, e status da l l ' a l t ra , ed i piaceri connessi a c iascuno di questi due poli»' ' A una prospett iva tanto nuova e s t imolante, che compor ta peraltro la comprens ione dei meccanismi psicologici che informano le varie attività umane, non r iescono a r ispondere p ienamente le evidenze e i modelli interpretativi che or ientano i vari campi d ' indag ine chiamati in causa nel convegno. Tut tavia proprio nella grande varietà e r icchezza eli pro­spettive d ' indagine messe a confronto sta il valore di questi Atti, che svi luppano nuovi spunti eseget ici , scandendo il progredire di una riflessione ancora in corso sul consumo del vino come momento e fattore essenziale di aggregazione e iden­tificazione.

Udine E i. E N A F A H B R O

I relativi atti sono stati pubblicati ripettivamente in Sympotica: u Symposium on the Symposion. ed. O. Murray (Oxford 1990). e in Dining in u Classical Contesi, ed. VV.J. Slaler (Ann Arhor 1991 ).

Considerazioni presenti nel bilancio critico tracciato da Pauline Schmitt Pantcl. Banquel et cité grecque. Quelcptes questions suscitées pur Ics recherches récentes, «MEFRA- XCVII (1985) 135-158, che rimarcava tuttavia la sostanziale chiusura reciproca tra i diversi eampi d'indagine (cf. pp. 135 e 155 n. 55).

Rinv io in proposito a L 'uso ilei pini eri. Storili della sessualità 2. trad. it. Milano I 994". 24^-253.

Così Florence Dupont, Le plaisir et In lai. Paris 1977. 23. s Datili und the Symposion, «AION(filoI)» X (1988) 234-257. " Cf. in pari. Hdt. II 78, Sen. Ep. 1 12. Petroli. 15. 34 e 77.

In realtà, anche ai solenni conviti sacrificali dovevano di regola seguire torme di intrattenimento simposiale, come testimoniato dalla documentazione epigrafica e. almeno per il V see. a . C da Eur. lon. 1106-1228, descrizione di un testino delfico e della successiva riunione simposiale. A proposito delle diverse esperienze greche di simposio, cf ancora Pauline Schmitt Pantcl. Fu cité au banquet. Histoire des repas publics dans Ics eités grecques, Rome

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1992. 10. e da ultimo le osservazioni di M. Vetta. Convivialità pubblica e poesia per simposio in Grani. -QUCC.. n.s. LIV (1996) 203s.

H. Frànkel, Dichtung und Philosophie des friihcn Griechentums, Mimehen 1962', 376. e in dettaglio H. Herter. Das Symposion des Xenophanes, «WS» LXIX ( 1956) 46-48: J. Defradas, Le banquet de Xénophane, «REG» LXXV (1962) 360-362.

" Così Ratine 175.

AA.VV.. La letteratura di consumo nel mondo greco-latino, a e. di ORONZO PECERE

e ANTONIO STRAMAGLIA, Università degli Studi di Cassino 1906. 545 pp.

Il volume, comprendente gli Atti dell'omonimo Convegno Internazionale tenutosi a Cassino dal 14 al 17 settembre '94. raccoglie sedici relazioni, che affrontano un complesso di testi e di problematiche letterarie assai ampie e diversificate.

Il saggio di apertura eli G. Cavallo. Veicoli materiali della letteratura di consumo. Maniera di scrivere e maniera di leggere (pp. 13-46). considera gli aspetti più concreti di questa tipologia eli testi, di cui lascia provocatoriamente ad altri il difficile compito della definizione teorica. Analizzando dal punto eli vista della produzione materiale i frammenti di narrativa non conservati dalla tradizione bizantina, l'A. giunge a conside­razioni utili per ricostruire il contesto storico e sociologico: in primo luogo, i papiri si concentrano tra II e III see. d . C in un periodo caratterizzato da una notevole alfabetizzazione, e presuppongono quindi una diffusione presso un ampio pubblico; secondariamente, il materiale scrittorio di riuso utilizzato in percentuale relativamente elevata - in genere, rotoli documentari vergati in scritture di tipo semicorsivo - prova che questi testi di narrativa erano destinati ad una rapida obsolescenza. Si vengono perciò a delineare i confini di una produzione letteraria nata per l'intrattenimento eli lettori mediamente colti. in cerca di testi piacevoli e non impegnativi.

M. Fusillo. // romanzo mitico come paraletteratura? Il topos ilei racconto di ricapitolazione (pp. 49-67). analizza una particolare tecnica messa in atto, sia pure in misura differente, da tutti cinque i romanzieri superstiti, per dimostrare una certa evolu­zione del genere verso forme sempre più complesse ed artisticamente sorvegliate sul piano formale e tematico. Tutti questi autori, nel corso delle loro narrazioni, utilizzano inserti che riassumono le vicende trascorse, in modo da aiutare il lettore ad orientarsi nel fitto intreccio degli episodi. Alla domanda se il romanzo antico possa essere classificato nell'ambito della paraletteratura. l'A. risponde negativamente: i cinque romanzi trasmessi dal medioevo bizantino si configurano, a tutti gli effetti, come elaborazioni autonome, finite ed individuali, basate su precise strategie poetiche consapevolmente perseguite.

E. Livrea, La Visione di Dorotheos come prodotto di consumo (pp. 7 I -05). prende in esame il poemetto esametrico cristiano, in cui il protagonista espone una propria sconvol­gente esperienza mistica. La relazione, ricca di osservazioni testuali, linguistiche e tematiche condotte con la consueta vis polemica, apre uno squarcio interessante su un particolare