periodico bimestrale di notizie, informazioni e news del ... · del mercato, si arroccano su regole...

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NUMERO 13 · OTTOBRE/NOVEMBRE 2011 NAZIONALE L’analisi dei grandi allenatori LOCKOUT NBA Le conseguenze della chiusura The consequences of the closure of the American championship DNA Le novità del terzo campionato Marco Ceron Riccardo Moraschini Amedeo Della Valle Nicolo Melli Marco Santiangeli Andrea De Nicolao Alessandro Gentile Michele Vitali TOCCA A LORO PERIODICO BIMESTRALE DI NOTIZIE, INFORMAZIONI E NEWS DEL FONDO DI FINE RAPPORTO PROFESSIONISTI PALLACANESTRO

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Numero 13 · oTToBre/NoVemBre 2011

NazioNale L’analisi dei grandi allenatori

lockouT NBa Le conseguenze della chiusura The consequences of the closure of the American championship

DNaLe novitàdel terzo campionato

Marco Ceron

Riccardo Moraschini

Amedeo Della Valle

Nicolòo Melli

Marco Santiangeli

Andrea De Nicolao

Alessandro GentileMichele Vitali

ToccA A Loro

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news del Fondo di Fine RAPPoRTo PRoFeSSioniSTi PALLACAneSTRo

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u“Una nostra tentazione atavica è di attendere che un esercito d’oltralpe risolva i nostri problemi”. Il Manzo-ni aveva in mente tutt’altro quando ci regalò questa riflessione, e tutta-via la citazione è perfettamente cal-zante con quanto accade nel basket dei giorni nostri.Le cose vanno male un po’ su tutti i fronti, la crisi è economica, organiz-zativa, di risultati, di competitività, di fiducia. E cosa chiedono i club? Di aumentare il numero dei giocatori stranieri. È ormai un mantra ripe-tuto ossessivamente, un ritornello auto assolutorio e rassicurante: tut-ti gli indicatori dello stato di salute del movimento sono stabilmente in rosso, e il problema è che il Coni, la Fip, la Giba, remano contro, non comprendono i veri interessi del movimento, non stanno al passo con i tempi, non si adeguano alle leggi del mercato, si arroccano su regole protezionistiche di retroguardia …Come volevasi dimostrare, dei gio-catori protagonisti dell’argento agli Europei under 20, solo Gentile ha minuti di qualità in una squa-dra di serie A. Sarebbe utile sapere dove giocano i giocatori delle Na-zionali degli altri Paesi classificate dietro la nostra, in quali campionati, con quali responsabilità.È opinione comune che un ragazzo di 18-20 anni debba “farsi le ossa” in un campionato formativo, che non sia la Serie A. E però i vari Ab-

bio, Vescovi, Coldebella, Pittis (per citare i primi che mi vengono in mente), non dei fenomeni alla Galli-nari, ma comunque degli ottimi gio-catori, a 18 anni giocavano pro-prio in Serie A, ed è scontato che anche all’epoca gli americani usciti dai college avrebbero reso di più dei suddetti, ancora imberbi ed inesper-ti. Ma è chiaro che proprio giocando nel massimo torneo, a fianco dei mi-gliori giocatori dell’epoca, e con fior di stranieri, essi abbiano maturato la necessaria esperienza per giunge-re poi tra i 25 ed i 30 anni a primeg-giare anche nei campionati europei per club e nazionali.È chiaro che indietro non si torna, che non si può più immaginare un campionato di Serie A con 8 italia-ni e 2 stranieri, che la Bosman è un caposaldo dell’evoluzione del mon-do sportivo nel contesto dell’Unione Europea, che la reintroduzione del vincolo sportivo è una barzelletta, ma forse, anche senza una regola in tal senso, dovrebbe essere il buon senso a suggerire ai nostri dirigenti / proprietari / allenatori l’idea che concedere spazio a diciottenni e diciannovenni in Serie A, al posto di qualche straniero, non sa-rebbe una iattura per il movimento, non creerebbe disastri, non compor-terebbe una riduzione del livello del gioco, non renderebbe i nostri club meno competitivi, non abbassereb-be l’interesse dei media e del pubbli-

co. Porterebbe anzi nuova verve ed entusiasmo, darebbe fiducia al mon-do giovanile, sarebbe uno stimolo per la crescita di tutto il movimento. E farebbe risparmiare tanti soldi…Siamo esterofili per natura. Tut-to ciò che viene da fuori è per defi-nizione meglio di quello che siamo in grado di produrre. Guardiamo spesso all’estero con atteggiamento di sottomissione. Non abbiamo fidu-cia in noi stessi, in ciò che possiamo fare partendo magari da cose nelle quali abbiamo dimostrato in passato di non temere rivali.I grandi club minacciano di ta-gliare ancora risorse all’attività di base. Ma è evidente che è il siste-ma aperto e senza regole che ha fallito. che le leggi del mercato applicate allo sport hanno fallito. che proprio il progressivo peggio-ramento della qualità della attività formativa, diretta conseguenza del mercato open, ha provocato i disa-stri di oggi. Il giocatore è come uno studen-te: ci deve mettere del suo, come ovvio, per emergere e primeggiare, ma la sua crescita non può prescin-dere dalle capacità del formato-re o del professore, dalla qualità della struttura o della università che si incarica di formarlo. Prendersela con i giocatori per gli insuccessi del-la Nazionale è un po’ come accusare gli studenti del fatto che l’università italiana è tra le peggiori in Europa.

Provare per crescereL`editoriale

Provare per crescere 3

E’ tempo di ripartire 4

Il Gallo veste Armani 7

Alterazione NBA 8

NBA lockout changes 9

Giovani rampanti e vincenti 10

Il campionato Divisione Nazionale A DNA 12

riforme da riformare 14

Al servizio dei ragazzi 16

Schio, i segreti del successo 18

Torniamo al passato 20

Insieme per Willy 22

Sommario

di Giuseppe Cassì

Game over. Il freddo vento della Lituania sferza i volti dei giocato-ri della Nazionale italiana che si spegne come un videogioco inter-rotto. Il quinto posto nel girone agli Europei, con la conseguente eliminazione alla prima fase, è l’ennesima delusione di un mo-vimento che non riesce a rifondar-si. Questa volta non ci sono rifiuti eccellenti, ma eccellenti motivi per guardarsi dentro e chiedersi perché l’Italia non riesca più a farsi valere in campo internazionale. Lo abbia-mo chiesto a quattro grandi allena-tori che in passato si sono seduti sulla panchina azzurra e che ora analizzano per noi la situazione.

rispetto per la magliaIl primo è Bogdan Tanjevic, alle-natore della Nazionale italiana dal 1997 al 2001, periodo culmi-nato con la conquista della meda-glia d’oro agli Europei del 1999 in Francia. “La storia è piuttosto lunga. Non mi è piaciuto l’arrivo in ritardo dei giocatori della NBA Belinelli e Bargnani che, così fa-cendo, hanno creato un’atmosfera non positiva. Sono dei bravi ragaz-zi, ma i primi dieci giorni sono la fase più importante per investire energia e costruire fluidità di gioco e la forma della squadra. Se qualcu-no manca, non va bene”. Secondo Tanjevic il problema è culturale.

“Quando ho allenato la Nazionale turca ho constatato che i turchi sono più rispettosi della ban-

diera e non succede che qualcuno possa rinunciare alla Nazionale. I miei giocatori, se il raduno era il 20 luglio, si presentavano il 10, per fare un’introduzione al lavoro una volta al giorno, stando in com-pagnia e cementando il gruppo. ci sono Nazionali in cui c’è maggio-re rispetto per la maglia che in Italia. Per me, da giocatore e da al-lenatore di tre Nazionali diverse, la cosa più importante è sempre stata la Nazionale”. c’è poi un problema tecnico. “Non ci sono più i pivot della mia generazione, giocatori come Marconato, Galanda e Fucka, e non avere lunghi di questo genere rende difficili le scelte degli allena-tori”.

Problema tecnicoLa crisi sembra coinvolgere l’intero movimento. Almeno secondo San-dro Gamba, allenatore della Na-zionale italiana dal 1979 al 1985 e dal 1987 al 1992, e capace di con-quistare l’argento alle Olimpiadi di Mosca nel 1980, e l’oro, l’ar-gento ed il bronzo rispettivamente agli Europei del 1983, del 1991 e del 1985. “Il problema – afferma Gamba – è che non abbiamo gio-catori di calibro internaziona-le. Non pensiamo ai giocatori della NBA, Bargnani, Gallinari e Belinelli, perché altrimenti rimaniamo trop-po attaccati al potenziale di questi,

molto bravi in NBA, ma in grado di spostare poco gli equilibri nel-la squadra Nazionale, non perché, come dicono certi giornalisti, gio-

cano in modo differente in NBA, ma perché i compagni attorno non sono di buona caratura. Ho visto tutte le partite della Nazionale ed è emer-so che, non avendo grandi giocatori, non avevamo molte alternative”. Non è piaciuto l’atteggiamento. “La mia Nazionale italiana e quelle che sono venute prima e dopo avevano la caratteristica di essere molto vele-nose. Gli avversari sapevano che for-se non erano fortissime, ma che era-no piene di veleno, erano aggressive, non avevano paura dei contatti, erano velocissime e brave a sfruttare il con-tropiede, un’arma fondamentale del-le squadre Nazionali”. c’è stata poca continuità dalla lunga distanza. “I tiratori da tre hanno avuto un ren-dimento ondulatorio che ci è costato tante partite”. Nel naufragio, Gamba salva Pianigiani. “Il problema è tecnico – afferma – non dell’alle-natore, che non si discute e che ha quei giocatori e non può fabbricarne di speciali. Ha preso i migliori in cir-colazione, ma ce n’erano tre o quattro che con la Nazionale non c’entrava-no niente”. A questo punto bisogna ripartire dalla base. “oggi i giovani non vengono curati ed istruiti a do-vere. Sono deboli sui fondamentali, non tutti certamente, ma una buona parte, e questo si vede”. Serve una svolta. “Bisognerebbe che i club che partecipano alle Coppe europee arrivassero in finale o vincesse-ro. Sarebbe uno stimolo che manca da anni e che conta nell’ambito di una Federazione sportiva. Servono pro-grammi a lunga scadenza e lavo-ro sui giocatori più interessanti. La Nazionale italiana che ho allenato nel 1983 è la più forte di tutti i tempi, completa e con almeno due giocatori fortissimi in ogni ruolo. Sarà difficile copiarla nell’immediato, ma magari in futuro potrà nascerne una anche più forte”.

regole per i vivaiPrima sarà necessario colmare quelle lacune evidenziate da Ettore Mes-sina, che sulla panchina della Na-zionale italiana si è seduto dal 1992 al 1997, conquistando l’oro ai Giochi del Mediterraneo del 1993 in Francia, l’argento ai Go-odwill Games del 1994 in Russia e l’argento agli Europei del 1997 in Spagna. “Sicuramente – affer-ma Messina - abbiamo una squadra Nazionale sbilanciata, con i tre giocatori NBA dotati di un potenziale

eccellente, ma non affiancati da una struttura di base abbastanza valida per fare una squadra di livello. E’ ri-dicolo che nel nostro Paese, dove non siamo tanto alti, non si trovi un play maker degno di questo nome. c’è un problema di organico abbastan-

za preciso e, allo stesso tempo, il problema che né nel nostro cam-pionato, né in quelli stranieri, ci sono giocatori italiani di livel-lo a parte i tre della NBA”. La so-luzione, secondo Messina, è chiara. “Servono regole per obbligare le società a lavorare sui vivai e co-ordinare i campionati perché si possa fare giocare i diciottenni sul modello della NcAA americana. Bisogna coordinare il progetto di cre-scita, senza garantire spazi a nessuno. L’assistenzialismo non fa del bene ed il giocatore si deve esprimere perché è capace”. Il cambiamento deve esse-re generale. “Non vedo il coordina-mento tra le varie entità. Abbiamo la Lega di Serie A, la Legadue e la LNP che pensano ad obiettivi per-sonali. Finchè non si coordineranno sarà difficile trovare una soluzione ai problemi della pallacanestro italia-na”. Da valutare la posizione dell’al-lenatore Pianigiani. “Ho vissuto una situazione analoga – ricorda Mes-sina - quando iniziai a lavorare con la Nazionale italiana. Al primo Europeo fummo eliminati senza partecipare ai quarti, ma poi prendemmo l’argento con un gruppo che ha costituito l’os-satura della squadra con cui Tanjevic ha conquistato l’oro e con cui ha lavo-rato recalcati. La differenza è che alle spalle io avevo una Nazionale Un-der 22 con Myers, Fucka, Moret-ti e Bonora, che furono inseriti nella Nazionale maggiore, che rinunciò ad alcuni mostri sacri del tempo. ora una Nazionale Under 22 di questo livello Pianigiani non ce l’ha. Quan-do le cose vanno male le responsa-

bilità sono di tutti, dei giocatori e degli allenatori. Balza agli occhi che questa Nazionale non ha giocato con la fluidità ed il movimento di palla e di uomini caratteristica della Siena di Pianigiani. Dovremmo chiederci se è stato un problema di giocatori, un problema di tempo dell’allenatore e che cosa è mancato a Pianigiani per fare la stessa cosa che ha fatto a Sie-na”.

diamo tempoci sarebbe da chiedersi quando sono cominciate le difficoltà della Nazio-nale italiana. “I risultati deludenti – spiega Valerio Bianchini, alle-natore azzurro dal 1985 al 1987 – hanno un’origine lontana. Manca il ricambio dei giocatori per la contra-zione dei vivai, sui quali manca un adeguato lavoro da una decina d’an-ni, per la crisi finanziaria e per la mancanza di impianti che inaridi-sce alla fonte la produzione di atleti. Il problema riguarda soprattutto quei giocatori che escono dai settori gio-vanili. Se sono abbastanza bravi da andare in NBA hanno chance, perchè la NBA, non avendo il problema della retrocessione, fa giocare i suoi gio-

vani come è accaduto per Gallinari e Bargnani. Da noi, al contrario, i gio-catori abbastanza bravi per la serie A e per la Legadue fanno fatica, perché gli allenatori non hanno ab-bastanza coraggio, essendo sempre tra l’incudine e il martello della retro-cessione e della promozione, e perché non trovano il modo di continuare la loro formazione e di sviluppare le loro qualità. Un altro problema è poi la presenza di tanti stranie-ri nel massimo campionato, dove gli italiani giocano poco. Non si può pre-tendere che in Nazionale arrivino gio-catori pronti, se non riescono a matu-rare la giusta esperienza nelle società

in primo piano

E’ tEmpo di ripartirE di Damiano Montanari

La delusione azzurra agli Europei impone una riflessioneed un rinnovamento dell’intero movimento

in primo piano

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Eccoli di nuovo insieme. Gallinari e l’Armani Jeans Milano, la cop-

pia che non scoppia, ma si ricompone. Certo, il lockout del-la NBA ha influito sulla decisione del giocatore che tutta-via non nasconde il piacere di ripartire laddove tutto è co-minciato.

affetto e stima“Sono contento di essere qui a Milano – afferma infatti il Gallo – in una gran-de squadra e in una

grande società. Sul lockout non pos-so esprimermi, ma posso dire che il rapporto con i tifosi e l’affetto della gente che ho trovato sono spe-ciali. Ho avuto molte attestazioni di stima sul mio sito e su facebook quando dovevo prendere una de-cisione ed ora sono felice di essere qui”. Con una firma per tutta la sta-gione, a condizione che la NBA non riparta. “Sono a Milano per vincere al più presto – spiega Gallinari – e portare in alto la squadra. ci sono tante partite da giocare ed io voglio essere determinante. Non so se sarò qui per tutta la stagione. Se ripar-tirà il campionato NBA, tornerò a giocare in America”.

Gioco diversoDopo l’esperienza statunitense il Gallo dovrà adattarsi per giocare di nuovo in Italia “rispetto a quando

sono partito, il campionato italiano non è cambiato tanto, ma è comun-

que differente da quello americano. In Italia ed in Eu-ropa sono per-messi più con-tatti, è possibile “menarsi” di più, mentre in America funziona in un al-tro modo, è un gio-co diverso”. Forse è questo il motivo per cui Gallinari, Bargnani e Beli-nelli a volte non fanno la differenza come ci si aspetta in Nazionale. “Può

essere – afferma il talento di Milano – ma credo che noi siamo dei bra-vi giocatori all’interno del gruppo degli italiani, non delle superstar. E’ giusto che ci siano aspettative nei nostri confronti, ma la vera dif-

ferenza la fanno i grandi campioni europei e della NBA”. Come Kevin

Durant, “il gioca-tore più forte che ho incontrato”. Il rapporto con la Nazionale resta co-munque privilegia-to. “Quest’estate ho vissuto bellis-sime esperienze e c’è un bel percorso iniziato con Simo-ne (ndr Pianigia-ni), per cui ogni estate ci sarà qual-che competizione. Confermo la mia disponibilità a vestire la maglia

azzurra per il futuro”.

largo ai giovaniAiutando un movimento in difficol-tà, che necessita di trovare gli eredi di Gallinari. “La Nazionale Un-der 20 ha ottenuto un risultato incredibile. Tutti i protagonisti di quell’impresa meriterebbero di avere tanti minuti in serie A, ma mi sembra che non tutti abbiano que-sta possibilità. credo che le regole debbano cambiare, perché altri-menti diventa difficile lavorare”. In questo contesto ogni mossa volta a dare maggiore visibilità al movi-mento è positiva. “L’arrivo di Kobe Bryant in Italia sarebbe qualcosa di straordinario – afferma infatti Gal-linari – e di buono per la pallacane-stro italiana”.

in primo piano

di appartenenza. Negli anni Settan-ta e ottanta la nostra Nazionale era all’avanguardia e copiata da tutti in Europa. La Spagna che oggi è flori-da e produce giocatori che vanno in NBA, ci copiava. Poi abbiamo perso il treno e non lo abbiamo più aggan-ciato. Il risultato così basso della Nazionale di quest’anno può essere un buon motivo per avere il corag-gio di riformare i campionati. Due campionati professionistici sono troppi, ne serve uno che ab-bia le sue regole, in cui giochi chi è competitivo, sia per tecnica, sia per costi. Gli obblighi degli italiani in campo non funzionano, perché poi ci sono i passaportati e i giocatori di formazione, ma non gli italiani”. La soluzione è legata all’attuazione di riforme. “Sono propenso – affer-ma infatti Bianchini - ad un unico

campionato professionistico libero, dove giocano i più com-petitivi per la classe e per il costo. Subito sotto un grande campio-nato nazionale di sviluppo, dove anche gli stranieri sono sotto il ventiduesimo ed il ventitreesimo anno di età, in modo che i giocatori giovani del college possano lottare ad armi pari con i nostri giovani. Quindi gli altri campionati lu-dici, per la gente che vuole giocare per divertimento. con questa con-fusione tra professionismo e dilet-tantismo non abbiamo giocatori da presentare in Nazionale. E’ grave che non ci siano giocatori italiani in serie A ed in Legadue. I nostri tifosi si possono esaltare per l’arrivo ipo-tetico di Kobe Bryant, ma vogliono anche seguire i ragazzi italiani che crescono nella loro squadra e ne

diventano protagonisti”. Serve un progetto che dia continuità. “Il la-voro di Pianigiani è eccellente. Ha bisogno di tempo, e, se aves-se avuto altre due settimane prima degli Europei, sarebbero state pre-ziose. Non avere un centro vero ed un play vero è grave. Le difficoltà si possono superare solo col lavoro nel tempo. Diamoglielo per continuare il suo lavoro, diamogli supporti e la possibilità di rivedere i ragazzi con raduni nel corso della stagione, aiu-tiamolo a mantenere il filo diretto con loro per trasmettere contenu-ti tecnici e psicologici di squadra, perché si sentano di appartenere a questa Nazionale e poi vedremo. Nel futuro o si mette mano ad una grande riforma di tutti i campionati, oppure rischieremo di finire nel di-menticatoio del nostro sport”.

E’ uno degli ultimi so-gnatori, uno di quegli allenatori che, per loro scelta, oggi non siedono più in pan-china. Arnaldo Taurisano è un per-sonaggio scomodo, come ama definirsi, una voce autorevole che guarda critica-mente l’attuale situazione della pallaca-nestro italiana. “Lo stato della Naziona-le – afferma - al momento fotografa la situazione generale della pallacanestro italiana. Noi stiamo soffrendo enorme-mente il passaggio dal basket coltivato nel nostro terreno a quello di importa-zione. Oggi non ci sono più grandi squadre vivaio. Non lo fanno Bolo-gna, Cantù, Milano, Treviso, le grandi società storiche che nel tempo non solo hanno creato grandi campioni in casa, ma hanno anche zappato la terra per tutti, arricchendo il patrimonio tecnico generale. Il nostro è un problema di scarsezza tecnica dei giocatori e di regole che snaturano la filosofia di

gioco. Se io faccio l’allenatore e la mia società a bocce in movimento mi può cambiare cinque o sei giocatori, io non posso programmare niente. Devo solo essere capace di vincere oggi senza pen-sare a domani”. L’esterofilia del movi-mento è solo un rimedio palliativo. “La possibilità di prendere più giocatori stranieri né nati e né formati in Italia è come prendere l’aspirina per farsi passare il mal di testa e non guarire mai la causa del mal di testa. Tutte le società più piccole d’Italia ricavano il loro pro-vento maggiore dalle quote di iscrizione al minibasket. Sembra un paradosso, ma è la verità ed un motivo in più per investire sui settori giovanili che sono il nostro futuro. Sono iscritto all’albo dei giornalisti da vent’anni, ho collaborato per dieci anni con Superbasket ed il mio tema fondamentale è sempre stato que-sto. Non è possibile che la FIP non abbia gli strumenti per costringere le società ad investire sui giovani. Sull’altare del professionismo sportivo, coman-dano le Leghe e le società, fanno loro le regole, e la FIP conta solo come rappresentanza delle società presso l’or-ganismo maggiore che è la FIBA ed in quanto componente del comitato olim-pico Nazionale”. Questo è il sistema. o ci si adegua, oppure, come Taurisano, si fanno scelte forti. “Ho cominciato ad allenare nel 1952 e nel 1990 ho smesso perché non mi sono più riconosciu-to nelle ragioni etiche e morali per cui uno deve fare il mestiere di allena-tore. Ho sempre considerato lo sport

una scuola di vita e quando mi sono reso conto che l’allenatore nella palla-canestro non serviva più, che le scuole di basket non c’erano più e che bastava uno che gestisse i giocatori, ho scelto di andarmene”. Troppo diverso il basket di Taurisano, in cui “ogni allenatore era una filosofia ed i tecnici non venivano cacciati via dopo due sconfitte ed erano, insieme al presidente, la figura premi-nente della società”. Troppo diverso il basket di oggi. “Diamo finalmente al-cuni giocatori all’NBA ed in Nazionale falliscono perché la NBA è l’esempio massimo del totale disinteresse tecnico delle società. I club americani giocano il basket più muscolare del mon-do, ma tecnicamente giocano a prendi e tira e tendono a specializzare i giocatori. Il problema è che la Nazionale non è la NBA e quando l’Italia gioca contro altre Nazionali come la Grecia, la Lituania e compagnia bella fa brutta figura perché gli avversari giocano la pallacanestro, mentre noi portiamo una rappresentan-za di giocatori che non hanno una cultu-ra tecnica vera”. Fare l’allenatore è una missione. “Non era colpa di recalcati e non è colpa di Pianigiani se le cose non vanno bene. E’ il movimento che si è snaturato. Ho fatto l’allenatore tanti anni e, quando era presidente Vinci, mi è stato proposto di allenare la Nazionale nel periodo in cui Gamba aveva momentaneamente rinunciato. Io ho rifiutato perché allenare la Nazio-nale non è creativo e non è un lavoro di coltivazione del giocatore”.

il GallovEstE armani

di Damiano Montanari

Approfittando del lockout della NBA,Danilo Gallinari ha deciso di giocaredi nuovo a Milano

il ritorno

il Gran rifiuto Ed il “baskEt Etico” di taurisano

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altErazionE nba nba lockout chanGEs

di Damiano Montanari by Damiano Montanari

Le conseguenze della chiusura del campionato americano sul mercato italiano ed europeo secondo Luciano Capicchioni, titolare e copresidente dell’agenzia Inteperformances

The consequences of the closure of the American championship on the Italian and European market according to Luciano Capicchioni, ownerand co-chair of Inteperformances agency

Entusiasmo alle stelle per le stelle, e le strisce, che cadono, causa chiusura momentanea del firmamento NBA, sui campionati europei. Il pub-blico si infiamma, i pubblicitari si strofinano le mani, ma ci si chiede se il bene della pallaca-nestro italiana sia effettivamen-te questo. Ne abbiamo parlato con Luciano Capicchioni, titolare e copresidente dell’agenzia Inter-performances, l’uomo giusto per scattare una fotografia completa di come cambia lo scenario di procura-tori, giocatori e allenatori in Italia ed in Europa in seguito al lockout della NBA.

esibizioni e interessiLa prima considerazione riguarda lo spirito con cui gli assi a stelle e strisce che sbarcheranno in Italia potranno interpretare la loro parte in un contesto come la nostra serie A. “Effettivamente – afferma Ca-picchioni – il loro arrivo produce un’alterazione del campionato e ritengo che i giocatori che verranno in Italia un paio di mesi e poi, spero, torneranno a casa loro, prenderanno le partite come esibizioni, per-ché non hanno un discorso collegato con i club con cui stanno firmando. D’altra parte è innegabile che il loro arrivo sia abbastanza positivo per far crescere l’interesse nei con-fronti della pallacanestro italiana. La prima giornata ha registrato un incremento notevole di spettatori (ndr +17%) e, a questo punto, mi auguro che potrà continuare anche quando questi ragazzi ritorneranno in NBA e che non ci sarà un colpo di coda negativo”.

la questione bryant

Nel momento in cui stiamo scrivendo è calda la questione legata al trasferi-mento di Kobe Bryant, il giocatore numero uno al mondo, dai Los An-geles Lakers alla Virtus Bologna. Una questione che ha suscitato pa-reri contrastanti tra chi è entusiasta dell’iniziativa e chi ha mostrato per-plessità. “Il presidente Sabatini – dichiara capicchioni – è bravo a pro-muovere la società e se stesso come uomo di comunicazione. Da quello che ho capito Bryant giocherà in Italia e, tra le righe, mi sembra di avere ca-pito che la Virtus, non avendo impe-gni in competizioni europee, potrebbe farlo giocare il mercoledì in partite d’esibizione. Se l’associazione gio-

catori americana ed i proprietari non riusciranno a mettersi d’accordo ed il lockout proseguirà fino a Natale, cre-do che Bryant verrà, ma non a giocare nelle partite di campionato, anche se posso sbagliarmi. Diciamo che il cam-

biamento del calendario e la stessa presenza di Bryant per un pe-

riodo falserebbe il campio-nato italiano”.

meno posti di lavoroComplessivamente lo sbarco in Eu-ropa dei giocatori NBA sta avendo conseguenze negative sul merca-to. “Anche da questo punto di vista – conferma capicchioni – c’è un’al-terazione, perché i giocatori migliori che avrebbero dovuto andare in NBA sono ancora qua e a loro si sono ag-giunti i campioni statunitensi che, venendo qui, portano via posti di lavoro agli europei. C’è un’inflazio-ne di talenti americani e nel mio lavo-ro mi trovo con giocatori forti europei ed americani che non sono adatti alla NBA, ma che qui non possono giocare per l’arrivo di trenta, quaranta gio-catori che non dovrebbero essere nel mercato europeo”. Il gioco sembra non valere la candela. “L’arrivo dei giocatori NBA in seguito al lockout, alla resa dei conti, è uno svantaggio perché crea un momento di pubblici-tà, ma non è quella la realtà del basket italiano. Non dobbiamo vivere di cose estemporanee, ma promuovere la pal-lacanestro per quella che è, lavorare sul marchio Lega e vendere bene il prodotto basket. Possiamo ottenere gli stessi risultati con altre iniziative che durino nel tempo e non solo per qualche mese”.

Sky-high enthusiasm for the falling stars, and stripes, on the European market because of a temporary clo-sure of the NBA firmament. The public is up in arms and advertisers rub their hands, while they all ask whether this is really good for basketball in Italy. We have interviewed Lu-ciano Capicchioni, owner and co-chair of Interperformances agency, the right person to give us a complete picture of how the sce-nario of agents, players and train-ers in Italy and in Europe is chang-ing following the NBA lockout.

exhibitions and interestsThe first thought goes to the spirit with which the stars-and stripes professional athletes coming to Italy can play their part in an envi-ronment like our Serie A. “Actually – capicchioni stresses –coming here they produce a change in the championship and I think that the players will be coming to Italy for a couple of months and then, I hope, they will go back home, tak-ing with them the matches as ex-hibitions, because they have no relationship with the clubs with which they are signing up. On the other hand it is undeniable that their coming is quite positive to enhance interest in Italian bas-ketball. A remarkable increase (ed. +17%) was recorded on the first day and I now wish that this could go on even when these boys return to the NBA and there would be no backlash”.

the bryant issueAs we write the Kobe Bryant trans-fer issue is sizzling. He is the Number One world player passing from Los Angeles Lakers to Virtus Bolo-gna. It is an issue which has raised opposing views among those enthus-ing on the initiative and those being in two minds. “The chair Sabatini –Capicchioni states – did well to pro-mote the company and himself as a communications guru. From what I surmise Bryant will play in Italy and, between the lines, it looks like I have understood that Virtus, not be-ing committed in European competi-tions, could field him on Wednes-days in exhibition matches. If the American players association

and the owners do not make it to an agreement and the lockout goes on till Christmas, I believe Bryant will come, but I do not think he will play in the championship matches, al-though I can be mistaken. Let us say

that the calendar change and the presence of Bryant himself for

some time would distort the Italian championship”.

less jobs for the boysAll in all, the arrival of the NBA players in Europe is having nega-tive consequences on the mar-ket. “Even from this point of view – Capicchioni confirms – there is a change, because the best players who ought to have gone with the NBA are still here and they were joined by the American champions who, com-ing here, carry away jobs from the Europeans. There is an infla-tion of American talent and in my work I find myself with strong Eu-ropean and American players who do not fit the NBA, but who cannot play here owing to the arrival of some thirty or forty players who are out of place in the European market”. The game looks like not being worth the candle. “The coming of the NBA players following the lockout, taking all into account, causes a disadvan-tage because it creates time for pub-licity, but that is not the real situation of basketball in Italy. We should not live a life of impromptu events, but promote basketball for what it is, work on the League brand and sell the basketball product well. We can achieve the same results with other initiatives which last in time and not only for a month or so”.

lockout lockout

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under 18·under 20 under 18·under 20

Giovani rampantiE vincEntiDietro le difficoltà della Nazionale maggiore, regalano soddisfazioni agli Europei gli azzurrini di Bizzozi e di Sacripanti

to una medaglia. Siamo ancora ar-rabbiati per il fallaccio cattivo di tre giocatori lettoni su Della Valle, non tanto per il valore tecnico di cui non abbiamo potuto disporre, ma perchè non siamo riusciti a giocarci la meda-glia tutti insieme”.

lavoro individualeE’ questa la forza del gruppo, che si autoalimenta nelle difficoltà. E’ que-sta la prospettiva di una squadra composta da ta- lenti in grado di fare i l salto di qualità, da Imbrò a Tessitori, da Della Val-

le, che da Ca-sale Monferrato è andato a giocare negli Stati Uniti, a Magrini, da Chillo a Monaldi. “Tutti i gio-catori di questa Nazio- nale – afferma Bizzozi – possono arri-vare a giocare in serie A. Devono impossessarsi dei ruoli che com-petono a loro per statura, fisicità e atletismo e lavorare con intensità e carattere, che fanno la differenza. Devono essere fanatici del loro la-voro e perseguire l’obiettivo con tut-te le loro forze. Non basta più essere il migliore giocatore italiano, perchè la competizione è a livello interna-zionale. Serve un equilibrio tra una categoria più bassa della A per giocare minuti e la possibilità di es-sere seguiti individualmente. ora in Nazionale c’è Andrea Cinciarini, che ho avuto nelle giovanili e che, dopo la B1, e approdato alla serie A. E’ im-

portante pensare ai vivai come mo-mento in cui si lavora sul giovane per prepararlo al livello senior. A volte si riduce la programmazione tecnica, ma questo ci porta ad essere più indietro dal punto di vista della preparazione individuale”.

argento e futuroUn’opinione condivisa da Pino Sa-cripanti, che, da quando è alla gui-da della Nazionale Under 20, ha raggiunto grandi traguardi. “Dispu-tare una finale europea dopo 17 anni – afferma – è stato un risulta-to storico che ci inorgoglisce. In sei anni abbiamo fatto quattro semi-finali, conquistando un bronzo

e adesso un argento. Questo è il gruppo che ha

lottato di più, arrivando alla fi-nale contro i padroni di casa della

Spagna. E’ fondamentale che questi ragazzi cerchino le soluzioni che li possano valorizzare di più”. Perchè il talento non manca, a partire da Alessandro Gentile, “un giocatore di primissima fascia che può arrivare lontano, che è già protagonista in A1 e che potrebbe essere uno dei pilastri fondamentali della Nazionale mag-giore, potendo giocare da play ad ala, anche se il suo ruolo è l’ala piccola, mentre Moraschini e Polonara, migliorati molto nell’ultima stagione, possono dare un grande apporto”. Parole al miele anche per De Nico-lao, “a cui l’anno di serie B ha fatto benissimo”, Cervi, “uno dei prospet-ti più importanti che deve comple-tare la sua maturazione”, e gli altri buoni giocatori come Michele Vita-li, Baldi Rossi, Fontecchio, Trai-

ni, Santiangeli, Melli e Ceron. “Il consiglio è che non siano schiavi del proprio contratto, ma guardino pro-poste costruttive per la loro cresci-ta al di là dei soldi”. Per fare il salto di qualità fondamentale servirà l’aiu-to di tutti. “credo che i ragazzi siano meno stupidi di quello che si pensa e che sappiano se sono pronti o meno per la serie A. Gentile, Moraschini, De Nicolao e Polonara, ad esempio, sono pronti, mentre Baldi Rossi e Fontecchio devono avere la possibili-tà di avere dei minuti e di potere sba-gliare senza essere subito messi in discussione. Non so se questi ragazzi possano avere un futuro e non sono ottimista in senso lato. credo che ad

esempio la GIBA, se fosse più pre-sente nel tutelare i ragazzi, fa-rebbe un lavoro migliore della cura dell’interesse dei quarantenni e della lotta sul 3+2 o sul 4+1. Meglio 6 gio-catori stranieri di dove vogliono, ri-sparmiando sui passaportati”. ce n’è anche per le società. “Se il 10% del budget fosse destinato alla cura del settore giovanile e dell’iter formativo dei ragazzi sarebbe me-glio. Dobbiamo capire che investire sui vivai è un risparmio economico, perchè altrimenti, tra cinque anni, il costo dei giocatori italiani, che ora è vergognoso, diventerà improponibi-le. Bisognerebbe costringere i club di A a preparare una formazione mi-gliore dei ragazzi”.

Al di là dei risultati deludenti, dell’in-capacità di affermarsi in campo in-ternazionale e dell’involuzione del movimento, ci sono loro. Guardarli giocare, per credere. Il futuro può es-sere loro. Chi li conosce, lo sa. Sono la prova tangibile che investire sui giovani non è sprecare tempo e dena-ro. Le soddisfazioni maggiori a livel-lo europeo sono arrivate da loro, le

Nazionali giovanili. L’Under 18 di Stefano Bizzozi, capace di centrare il quarto posto, e l’Under 20 di Pino Sacripanti che ha addirittura conquistato la medaglia d’argen-to. Imprese diverse tenute insieme da un filo sottile e resistente, come la tempra di gruppi che non si sono ar-

resi, che hanno dimostrato carattere e che sono arrivati a superare i propri limiti. Una volta tanto, l’esempio da seguire è arrivato dai più giovani.

Più forti delle difficoltàDopo il blitz continentale Stefano Bizzozi è un allenatore felice e sod-disfatto oltre le aspettative, perchè, al di là del risultato, ha avuto la con-ferma che la sua è una visione del ba-sket che funziona. “Essendo la mia prima esperienza ad un campionato europeo – affer-ma infatti l’allenatore dell’Under 18 - non avevo idea di quello che sareb-be potuto essere il risultato. Parten-do dal 12° posto di due anni fa, l’idea era quella di migliorare senza sape-re dove saremmo arrivati”. come in ogni bella storia che si rispetti non sono mancati gli imprevisti. “La squadra era abbastanza cambiata, anche per gli infortuni di Severini del Montepaschi, Azzaro della For-titudo, Landi della Virtus Bologna e Abass di cantù. Avevamo fatto tor-nei prima degli Europei. Il primo, il quadrangolare disputato ad Onil, in Spagna, a Natale, era stato frustran-te, con un quarto posto contro Russia, Spagna e Germania, che sembravano ad un livello inarrivabile per noi. Poi a Pasqua abbiamo conti-nuato a sperimentare, circoscrivendo il gruppo ad una trentina di giocatori. E dopo l’esperienza di Onil abbiamo vinto due tornei, che ci hanno dato fi-ducia”. Per arrivare consapevoli della propria forza all’esordio continenta-le. “Vincemmo di 40 punti con la Russia, un’avversario che sembrava fuori dalla nostra portata. Lì capim-mo che avremmo potuto giocarcela

con tutti. Nelle partite successive con Francia e Spagna dovemmo far fronte a qualche problema, a partire dalla febbre di Veccia”. Due partite e due sconfitte di misura, poi il giro-ne di ferro con Lituania, Russia e Ucraina, con le vittorie contro le ultime due, e quello ulteriore con Francia, Spagna e Lettonia, bat-tuta ai supplementari senza Veccia, febbricitante, e Della Valle, fino ad allora il migliore marcatore dell’Eu-ropeo. Un cammino esaltante, culmi-nato con l’affermazione sui padroni di casa della Polonia. “Una partita perfetta, molto emozionante, contro i favoriti per l’oro”. Le due sconfitte con la Serbia, di 5 punti, in semifi-nale, e con la Turchia, dopo avere giocato bene per 35’, non hanno com-promesso il buon lavoro di Bizzozi e dei suoi ragazzi. “Quanto di buono abbiamo fatto non ce lo avrebbe det-

di Damiano Montanari

Nella pagina accanto, a sinistra, Stefano Bizzosi, a destra, Amedeo Della Valle. Qui sopra, Pino Sacripanti durante un time out

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il campionatodivisionE nazionalE a dna

infoGIBA infoGIBA

Spieghiamo come è cambiato il terzo campionato nazionale

I club hanno l’obbligo di garantire a tutti i giocatori che vengono iscritti a referto, a prescindere dal fatto se si tratti di atleti con i quali è stato sti-pulato accordo economico o meno, una copertura assicurativa per il caso di morte o invalidità perma-nente, con un massimale in en-trambi i casi di euro 200.000,00.

accordi economici tra club e giocatoriDalla stagione 2012/2013 per le società ed i giocatori che intendano stipulare accordi economici, sarà obbligatorio compilare e sotto-scrivere il modulo di “Accordo Economico” predisposto dalla LNP e dalla GIBA, che richiama un “Accordo Quadro” concordato dalle suddette associazioni rappre-

sentative. I modelli dell’ac-cordo quadro e dell’accordo eco-nomico sono sca-ricabili dal sito della Associa-zione Giocatori www.giba.it. Tra le novità più rilevanti, oltre a

quelle sopra citate ed in vigore già da questa stagione e cioè la estensio-ne della fideiussione a garanzia dei crediti dei giocatori (novità assoluta per i dilettanti) e la coper-tura assicurativa in favore degli at-leti, dal campionato 2012/2013 l’obbligo di sottoscrivere l’accordo economico predisposto da GIBA e LNP comporta le seguenti ulteriori novità: obbligo del deposito degli accordi economici presso gli uf-fici della LNP; obbligo di indicare nell’accordo economico la som-ma pattuita a titolo di compenso o rimborso al lordo delle tasse, in applicazione della legge fiscale in vigore che regolamenta i compen-si degli sportivi dilettanti; obbligo per quei club che sottoscrivono ac-cordi i cui compensi superino la soglia di euro 500.000 lorde, di garantire la intera ecce-denza (rispet-to a detta som-ma) mediante garanzia fide-iussoria; pre-visione di un regolamento disciplinare concordato dal-

le associazioni rappresentative, nel quale sono stabilite norme e limiti per la eventuale adozione di procedi-menti sanzionato-ri; previsione di regole sani-tarie e di r e c u p e -ro post i n f o r -t u n i o s e c o n -do cui all’atle-ta è la-sciata la decisio-ne finale sul tipo di cura e di terapia da seguire; previsione di un limite di compenso o rim-borso per i giocatori under 21, e l’obbligo per le società di non ostacolare il loro percorso scolastico e uni-versitario.

nomeDNA è l’acronimo di Divisione Nazionale A, e vuole richiamare la nota sigla che indica la mappa-tura cromosomica di ogni essere vivente. Nel DNA di un uomo sono racchiuse tutte le sue informazioni genetiche. Il campionato DNA ha una precisa caratterizzazione ita-liana, in quanto vi sono ammessi solo giocatori italiani o comun-que riferibili al movimento italiano della pallacanestro. L’in-tento della FIP è stato quello di evi-denziare sin dal nome che il nuovo campionato ha una precisa connota-zione identitaria e precisi obiettivi: favorire l’impiego e la formazione di giovani talenti locali. con questa scelta si è voluto anche marcare la differenza con i campionati profes-sionistici, nei quali come è noto da anni ormai vi è una preponderanza di atleti stranieri.

regoleIl campionato DNA ha sostitui-to la Serie A dilettanti, che a sua volta aveva preso il posto della B/1. Le squadre sono state ridotte da 32 (divise in 2 gironi da 16), a 24 a girone unico suddiviso in 4 conference. Di queste 24 squadre, 20 sono state ammesse sulla base del diritto sportivo e 4 sono sta-te scelte dalla FIP in presenza di determinate circostanze: città ca-poluogo di regione, presenza di impianto con capienza minima di 2.500 posti.

Le società che prendono parte al campionato DNA hanno l’obbligo di partecipare ad almeno 4 campio-nati giovanili.

italiani I 10 giocatori a referto devono essere tutti atleti “formati” in Italia, atleti cioè che devono avere partecipato a 4 campionati giovanili FIP in età compresa tra 14 e 19 anni. Di questi 10 solo 1 può non essere “eleggibile per la Nazionale”, e cioè

può anche non essere cittadino ita-liano, o può essere tra quei giocatori che pur avendo il passaporto italia-no ha in precedenza giocato con Na-zionale di altro Paese, ed in base alle regole FIBA non può quindi vestire la Maglia Azzurra.

UnderLa FIP ha scelto inoltre di dare al campionato una particolare conno-tazione di campionato per giovani:

almeno 6 dei 10 giocatori a re-ferto devono essere atleti under (3 under 21 e 3 under 23). Solo in questo primo anno i giocato-ri Under devono essere almeno 5 (2 under 21 e cioè nati negli anni 1991 e successivi e 3 under 23 e cioè nati negli anni 1989 e successi-vi). Se un giocatore è stato tesserato con la stessa società per almeno 5 stagioni anche non continuative, ne bastano 3 se nato negli anni 1981 e successivi (sono compresi anche i campionati giovanili), può gioca-re in quota under pur avendo più di 23 anni, in quanto considerato atleta “fidelizzato”.

Garanzie ciascuna società partecipante deve dare prova di avere stipulato con-tratto di fideiussione dell’impor-to di euro 70.000 in favore della Lega Nazionale Pallacanestro, o deve provvedere al deposito di detta somma su un conto intestato a LNP a ciò dedicato. La novità di grande interesse per i giocatori è rappre-sentata dal fatto che la superiore garanzia prestata dalla società può essere escussa anche dal giocatore riconosciuto credito-re della società da lodo arbitrale esecutivo. Nel caso in cui venga in-taccata, la garanzia deve essere in-tegrata entro i successivi 30 giorni.

assicurazione contro gli infortuni

!sEvErancE paY sEttlEmEnt application

liQuidazioni fondo di finE rapporto

This SETTLEMENT APPLICATION should be sent before the end of February (following the last “Serie a” or “legadue” championship played) to the FoNDo Di FiNe raPPorTo (eND oF SerVice FuND) by reGiSTereD mail WiTH aDVice oF DeliVerY. The net sum due will be paid before the following 31st march. Please fill in the form below clearly, especially the part regarding bank details. The fund will accept no responsibility for mistakes made in the bank codes supplied by the player.IMPORTANT: This settlement application must be made within 5 years of the player terminating employment relations as otherwise the right to settlement will lapse (art. 2948 civil code and art. 22 end of Service Fund Statute)

LA DOMANDA DI LIQUIDAZIONE va inviata entro il mese di febbraio (successivo all’ultimo campionato disputato da professionista in serie a o legadue) al FoNDo Di FiNe raPPorTo con raccomaNDaTa a/r. la somma netta spettante viene liquidata entro il 31 marzo successivo. Si richiede la massima chiarezza nella compilazione del modulo, soprattutto per la parte concernente i dati bancari. in caso di errori nei codici bancari forniti dal giocatore, il Fondo è esonerato da ogni responsabilità.ATTENZIONE: la richiesta di liquidazione deve pervenire entro 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro professionistico a pena di prescrizione (art. 2948 c. c. e art. 22 Statuto Fondo di Fine rapporto)

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riformEda riformarE Il nuovo presidente della LNP, Fabio Bruttini,fa il punto della situazione sul mondo della pallacanestronon professionistica

Giovani, cambiamento dell’organiz-zazione dei campionati, obiettivi di lavoro per migliorare il movimen-to cestistico italiano. Sono questi gli argomenti affrontati da Fabio Bruttini, nuovo numero uno della Lega Nazionale Pallacanestro, in un’intervista rilasciata pochi gior-ni dopo il suo insediamento. Diversi i temi caldi trattati, a partire dalle risposte ad alcune critiche mosse da chi vive la pallacanestro in panchina ogni domenica.

Qualcosa da cambiareLa prima osservazione arriva da

Riccardo Paolini, allenatore di Firenze nel campionato di DNA. “Non vedo perché la B2 – denuncia – debba essere più competitiva della B1. Sarebbe molto più utile cambia-re togliendo le retroces-sioni, perché penalizzano chi, come la Virtus Sie-na ha fatto l’anno scor-so, punta sui giovani. Non serve cambiare i nomi dei campiona-ti, ma bisogna riformarli con criterio. La mia proposta è una A1 open stile NBA, una A2 con due o tre americani ed una DNA magari con i giovani, ma tutte e tre senza re-trocessioni, che non sono un bene per la pallacanestro”. Suggerimenti anche da Antonio Paternoster, a l l e n a t o -re di San Severo in DNA. “Que-sto nuovo campionato è molto par-ticolare e al tempo stes-so stimolan-te per noi allenatori, perché possiamo confrontarci con squadre provenienti da tutta Italia. Sicuramente gli Un-der hanno un ruolo importante, ma credo che dovrebbero giocare a prescindere dalla loro età anagrafica, perché se un giovane è bravo, gioca lo stesso. Altrimenti si rischia di cre-are prospettive sbagliate nei giocato-

ri e nel sistema, bruciando i ragazzi e creando in loro false aspettative. Quando cresce e smette di essere Under, solo il 25% dei giovani vie-ne confermato nello stesso cam-pionato. Questo è indice che c’è qualcosa che non va”. Problematica anche la maggiore qualità che sem-bra avere il campionato di DNB, ex B Dilettanti e B2, rispetto a quello di DNA, ex A Dilettanti e B1. “Dall’anno scorso sono rimasti fuori cento over – spiega Paternoster – che giocava-no in A Dilettanti e che, in maggio-ranza, sono scesi in DNB. Bisogna riflettere su quanto sta accadendo, ricordandoci che il vero problema, oltre alla formula dei campionati, è la mancanza di regole che durino nel tempo. E’ difficile per un allena-tore ed una società programmare un lavoro biennale e triennale in queste condizioni. Se si vince il campiona-to di DNB con cinque over e si va in DNA, si è costretti a cambiare la rosa, perché in quella categoria viene chie-sta una squadra di cinque giovani. Le regole non andrebbero cambiate ogni anno e a campionato in corso”.

Partire dalla puntaSpunti interessanti, che il presiden-te Fabio Bruttini analizza facendo il punto della situazione. “Ho sempre detto – afferma il numero uno della LNP – che le riforme dei campio-nati andrebbero fatte dalla pun-ta alla base della piramide e non partendo dal terzo campionato na-zionale come è accaduto. credo che questo nuovo esperimento per far giocare più Under possa essere po-sitivo, ma prima di dare un giudizio

bisogna aspettare la conclusione del campionato per vedere quan-to avranno giocato i giovani”. Non è tutto da buttare. “La direzione può essere giusta – spiega Brutti-ni – anche se una società promossa dalla DNB alla DNA dovrà rivede-re parte dell’organico. Da sempre io sono favorevole ai giovani, tanto che la mia società, la Virtus Siena, è la più giovane di tutto il campionato di DNA avendo un’età media di 19 anni. Speriamo che queste riforme possano essere un inizio per creare giocatori per il no-stro movimento e per le leghe pro-fessionistiche”. c’è la consapevo-lezza che qualcosa vada modificato. “Bisognerebbe che anche in DNB ci fosse l’obbligo di un numero maggiore di Under, non possia-mo lanciarli solo in un campionato. Serve un numero adeguato di gio-vani per non creare squilibrio tra le società. oggi (ndr 15 ottobre) ho partecipato al primo direttivo. Al prossimo consiglio parleremo delle riforme dei campionati e ci confronteremo con la Federazio-ne”.

regime di austerityAllo stato attuale delle cose, con la crisi economica che attanaglia il Paese, è importante concentrarsi sugli aspetti sostanziali. “Sono or-mai tredici anni che milito con la Virtus Siena nel terzo campionato nazionale – afferma Bruttini – che prima si chiamava B d’Eccellenza, poi A Dilettanti, poi DNA. Non so perché ci sono stati questi cambia-menti di denominazione, ma credo

che bisognerebbe scegliere dei nomi che rimanessero nel tempo. cambia-re continuamente la denominazione è come cambiare continuamente sponsor per una società. Bisogna dare nomi che rimangano nel tempo. Che siano DNA, B d’Eccel-lenza o A Dilettanti poco cambia”. Quello che conta è fare quadrare i bi-lanci. “Da un punto di vista econo-mico e finanziario il momento è difficile. Quest’anno molte società sono state cancellate, ci sono state la riduzione di un girone della B Dilet-tanti e rinunce dalla Legadue in giù. E’ un momento in cui le società han-no bisogno di ridimensionare, di risanarsi, di non fare follie per le spese”. Meglio lavorare sui fonda-mentali. “Sotto l’aspetto tecnico c’è molto da migliorare, basta vedere i risultati della Nazionale negli ulti-mi anni. Dietro non c’è un ricambio generazionale dei giocatori, segno che evidentemente è stato sbagliato qualcosa. Si deve lavorare molto, affinché i giocatori giovani ed italia-ni trovino spazio nelle categorie pro-fessionistiche”.

Visibilità e sinergiaLa Lega Nazionale Pallacanestro ha bisogno di crescere. “Dobbiamo acquistare maggiore visibilità a livello di Federazione – afferma infatti Bruttini – perché negli ulti-mi anni siamo stati poco considerati dalla FIP. Il nostro movimento rag-gruppa 220 società e rappresenta lo zoccolo duro della pallacanestro, i nostri club portano risorse alla FIP e danno forza al movimento. Voglia-mo cercare di valorizzare e di dare

più spazio ai giocatori giovani sen-za penalizzare chi è avanti con l’età. Questo è fondamentale per miglio-rare il movimento”.

dilettanti

di Damiano Montanari

dilettanti

SeneSe docFabio Bruttini è nato a Siena il 13 luglio 1956. Come giocatore è cresciuto nella Mens Sana, l’attuale Montepaschi, parteci-pando alla prima promozione in serie A. Ha giocato nel massimo campionato nazionale dal 1962-63 al 1965-66, poi, per motivi di lavoro e fisici, ha scelto di trasferirsi alla Virtus, giocando in C ed in B. Costretto ad ap-pendere le scarpette al chiodo a soli 28 anni per motivi di la-voro, Bruttini ha iniziato la sua carriera fuori dal campo prima come assistente ed allenatore e poi come dirigente e consiglie-re della società, divenendone il presidente nel 1989. Lo scorso 1° ottobre è stato eletto presiden-te della Lega Nazionale Pallaca-nestro. Sposato ha tre figli: Da-niele, classe 1984, che ha vinto lo scudetto Juniores a Siena nel 2003, Davide, classe 1987, attual-mente in forza all’Aget Imola in Legadue, e Chiara, classe 1992, tesserata per una squadra di pallavolo senese.

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master GIBA infoGIBA

al sErvizio dEi raGazzi

di Damiano Montanari

Diverse novità, una costante. Anche quest’anno il Master GIBA, tenuto-si dall’11 al 18 giugno a Imola e sponsorizzato da Nike e Banca Me-diolanum , ha confermato di esse-re un appuntamento importante per la formazione dei giovani giocatori di pallacanestro. Allenatori di quali-tà, seminari interessanti e formativi e incontri per conoscere meglio il mondo del basket i capisaldi di un evento collaudato ed arricchito dalla piacevole novità della partecipazione di una selezione GIBA alla Summer League di Imola. Un’occasione di crescita per i 24 ragazzi convocati e seguiti in un clima professionale e, allo stesso tempo, familiare.

tecnici di livelloLe prime parole di stima arrivano da Riccardo Paolini, allenatore di Firenze nel campionato di DNA.

“Per quello che ho potuto constatare – afferma – il Master GIBA è un’ot-tima iniziativa che ha come obiet-tivo la formazione dei giovani. correttamente il direttore orga-nizzativo Pasquale Iracà alterna allenatori, per dare modo ai giocatori di avere diverse esperienze e di cre-scere grazie a suggerimenti e consi-gli. ritengo il Master GIBA un’ini-ziativa molto utile, che andrebbe allargata. Quest’anno la novità prin-cipale è stata la partecipazione di una selezione del Master alla Summer League di Imola. Sa-rebbe bello magari riuscire ad essere presenti anche a quella di Jesolo per rendere l’esperienza ancora miglio-re”. Entusiasta dell’evento anche An-tonio Paternoster, allenatore di San Severo in DNA e punto di for-za di uno staff tecnico che, sotto la supervisione di Pasquale Iracà e del direttore tecnico Giovanni

Gebbia, ha potuto avvalersi della competenza e della professionalità di Paolini e dello stesso Paternoster come allenatori, di Alessandro Lo Tesoriere e Matteo Picardi come assistenti senior, di Carlo Marani come preparatore fisico, di Giovanni Rubino come coor-dinatore del coaching camp, di Massimo Cardillo, di Riccardo Lerro, di Federico Schiavon e di Paolo Zonca come assistenti junior, di Michele Bellini come massofisioterapista e di Luca Russo e di Mario Bergamo come videoanalista ed operatore vi-deo. “E’ stata un’esperienza tecni-camente ed umanamente bellis-sima – afferma infatti Paternoster – in cui ho potuto lavorare oltre che con uno staff tecnico importate, an-che con ragazzi dal futuro “assicura-to”. La partecipazione alla Summer League, con la vittoria su Reggio

Emilia, è stata una soddisfazione e tutta la settimana molto intensa è stata irripetibile”. Anche dal punto di vista umano. “I ragazzi – conferma Paternoster - hanno conosciuto un modo diverso di lavorare, stan-do insieme una settimana, vivendo un’esperienza unica e creando contatti. Ancora oggi mi sento con loro, alcuni dei quali hanno trovato contratti in DNA. Devono crescere e migliorare, ma hanno un grande potenziale”. Valorizzato dal Master. “Alla GIBA va dato atto che sta facen-do qualcosa di importante”.

Gruppo di amiciCome riconoscono gli stessi ragazzi, soddisfatti ed entusiasti dell’espe-rienza. “Era la prima volta che par-tecipavo – racconta infatti Filippo Sabbadin, guardia ala del ’91 del-la Virtus Padova in DNC – e sono stato molto contento di averlo fatto. Ero già stato chiamato due anni fa, ma mi ero fatto male e non ero riusci-to a venire. L’aspetto che ho apprez-zato maggiormente del Master, al di là dell’ottimo lavoro tecnico svolto, è stato il fatto di poter trascorrere un momento di aggregazione con altri ragazzi provenienti da tutta Italia. con loro si è instaurato un bel legame, tanto che, a distanza di mesi, continuiamo a sentirci”. Parole di sti-ma anche per gli allenatori. “Erano super ed il sistema coi video – un modo innovativo di analizzare il ge-

sto tecnico dei ragazzi attraverso un programma informatico che eviden-ziava gli errori dei gesti tecnici per poterli correggere – è stato un ot-timo modo per migliorarci. Ho trovato una grande organizzazio-ne, come se fossimo un gruppo di serie A. L’analisi dei dettagli tecnici e tattici mi ha fatto capire cosa signi-fica giocare a basket a certi livelli”. La Summer League è stata un banco di prova interessante. “Eravamo in tanti – ricorda Sabbadin – divisi in gruppi. Abbiamo giocato un po’ tut-ti ed il livello era alto. c’erano un po’ meno giovani rispetto ad altre Sum-mer League e noi eravamo la squadra con l’età media più bassa. Il bilancio è stato positivo, sia per l’esperienza fatta, sia perché siamo riusciti a vin-cere la seconda partita giocata con Reggio Emilia”.

esperienze formativeSoddisfazione an-che per Andrea Scuderi, play maker del ’92 del Planet Basket Ca-tanzaro in DNC, che afferma: “E’ stata un’esperien-

za bellissima con grandiss imi

a l l e n a t o r i ed il fatto di disputare la Summer

League mi ha arricchito

ancora di più. ci sia-mo allenati tutti

i giorni a livello fisico e tecni-co, un aspetto

importante per noi gio-vani che spesso non riusciamo a farlo nei nostri club di appar-tenenza”. Interessante anche il lavoro fatto sui banchi. “Abbiamo af-frontato tema-tiche interes-santi come il rapporto con i procuratori ed i diritti e i doveri di un giocato-re di palla-canestro . Ho ricevu-to consigli molto utili”. Dello stesso avviso Nun-zio Corcel-li, attualmente tesserato per gli Eagles Bologna in DNB. “E’ stata un’esperienza in-teressante e molto formativa, con alti contenuti tecni-ci affrontati con due allenatori di livello come Pater-noster e Paolini, e con momenti di ag-gregazione insieme ad altri ragazzi. Mi sono ambientato bene, forse anche perché sono di Imola, e la partecipazione alla Summer League, per me non la prima, è stata una soddisfazio-ne. Il Master GIBA è stato un momento importante per noi giovani perché ci ha permesso di maturare”.

Grande successo per l’undicesima edizione dell’iniziativa organizzata dall’Associazione Giocatori per i giovani

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basket femminile basket femminile

Qui a sinistra, Maurizio Lasi, in alto, Raffaella Masciadri

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schio,i sEGrEti dEl succEsso

di Gabriele Canari

Alla scoperta della società campione d‘Italia che con umiltà e attenzione al settore giovanile è arrivata al vertice

È il 10 giugno 1974 ed un grup-po di ragazze, sponsorizzate da una piccola azienda vicentina, il Luma Asfalti, conquista la promozione nel campionato di Serie B. Tre anni più tardi, arriva il successo più ambito con Gino Minervini in panchina: con 12 vittorie su 14 partite disputa-te, l’UFO Schio approda in serie A. Ma la vera svolta avviene nel 1987, quando Marcello Cestaro viene nominato presidente: la Pallaca-nestro Femminile Schio diventa uno dei club più ricchi e competitivi d’Italia. Il primo successo arriva nel 1996, con la prima Coppa Italia, alla quale farà seguito un’altra cop-pa nel 1999. Ma è l’ultimo decennio che consacra Schio come un modello da imitare per tutto il movimento ce-

stistico femminile nazionale: 4 scu-detti (2005, 2006, 2008, 2011), altre 4 Coppe Italia (2004, 2005, 2010 e 2011), 2 Supercoppe Ita-liane (2005, 2006), 2 Coppe Ronchetti (2005, 2006), 1 Euro Cup (2008).

esperienza e professionalitàUn successo che non nasce dal caso, ma pone le sue fondamenta sulle ca-pacità e sulla competenza di una so-cietà composta da dirigenti preparati e lungimiranti che negli anni hanno costruito un vero e proprio “castello inespugnabile”. chi meglio di Paolo De Angelis può rispondere alla do-manda delle domande: qual è il vero segreto del successo di Schio? “Non

c’è nessun segreto”, sottolinea con estrema umiltà il direttore gene-rale della Famila. È proprio questo il punto forte di Schio: l’umiltà di chi sa di dover migliorare partita dopo partita, stagione dopo stagione, sen-za mai cullarsi sugli allori dei successi ottenuti. La ricetta però è pronta sul tavolo: “Le nostre vittorie sono frutto di anni di lavoro e di conoscen-za acquisita del nostro mondo”. È certo che le difficoltà non manca-no, soprattutto con la congiuntura economica attuale. “Purtroppo non è facile, in questo periodo, convincere le aziende ad investire nello sport – aggiunge – e bisogna proporre idee concrete che non siano semplici car-telloni sul campo, ma operazioni di partnership che prevedano l’opportu-

nità di business”. Insomma un mon-do che necessita di aggiustamenti: “Per migliorare l’intero movimento cestistico serve maggiore profes-sionalità da parte dei dirigenti e degli allenatori. La qualità delle gio-catrici salirà di conseguenza. Oggi, da un punto di vista tecnico, il livel-lo è molto buono. ci sono due club che possono entrare nella Final 8 di Eurolega, ma c’è la necessità di lavo-rare maggiormente sui settori giovanili”.

attenzione al vivaioÈ proprio questa la nota dolente del movimento cestistico femminile. La conferma arriva dalle parole di Ni-coletta Caselin, responsabile del settore giovanile: “Le società italiane investono molto poco nelle giovanili. Preferiscono avere il pro-dotto finale già pronto. Al di là di questo aspetto, esiste anche un fatto-re generazionale. oggi i giovani sono meno propensi al duro lavoro ed ai sacrifici e molti si perdono per stra-da. Per questo è sempre più difficile trovare ragazze già pronte per la serie A1. Magari in A2 o in serie B riescono a trovare maggiore spazio”. Schio è la classica eccezione che conferma la regola: “ Non avendo a disposizione una foresteria, il lavoro di scou-ting è focalizzato sul nostro territorio, dove seguiamo tutte le nostre giovani atlete, dal mi-nibasket all’under 19. Al di là del discorso sportivo, ci interessa farle crescere senza tralasciare gli aspetti più importanti della loro vita, come la famiglia, la scuola e le amicizie. Poi abbiamo dei rapporti di partner-ship con diverse società esterne con cui collaboriamo, indiriz-zandole nei metodi di allenamento. Questo è un aspetto fondamentale. Avere tecnici preparati è importante per la crescita tecnica delle ragaz-ze, tanto che noi preferiamo averne due per ogni squadra, proprio per seguirle meglio. La competizione in allenamento e l’attenzione ai dettagli sono due aspetti basilari per ottenere risultati”.

dettagli e differenzeProprio sui dettagli si fonda il lavoro del coach Maurizio Lasi, che fino a qualche mese fa allenava ad Imola, nella Le-gadue maschi-

le: “cosa cambia? Prima di tutto il rapporto relazionale – precisa il tecnico di Faenza - non solo tra allenatore e giocatrici, ma tra le stesse atlete, che è molto più complesso e variabi-le all’interno del gruppo. E poi ci sono diversi aspetti che rendono differente il basket femminile da quello maschile, come la fisicità, l’atletismo e la capacità di risolvere le situa-zioni nell’1 contro 1. Le ragazze riescono meglio a prendere van-taggi costruiti dal gioco di squadra, perchè sono più diligenti e precise nell’esecuzione”. c’è da lavorare sot-to l’aspetto tattico. “ I giochi offen-sivi e difensivi sono pressoché uguali, con qualche situazione in meno di isolamenti per l’ 1 contro 1. Penso che su questo aspetto si possa migliorare. come la tendenza a non leggere e concludere su eventuali vantaggi acquisiti, invece di conti-nuare nell’esecuzione del gioco. La preparazione atletica, invece, è molto simile, ma tarata su aspetti fisiologici differenti e si sta cercando di migliorare il lavoro sulla forza, che in alcune atlete è frenata dalla pau-ra di perdere femminilità”. c’è spa-zio per una proposta alla GIBA. “Per il basket femminile ancora non so cosa possa fare – afferma Lasi - ma per quello maschile potrebbe copiare dal femminile l’obbligatorietà di due giocatori italiani sempre in campo nel massimo campionato”.

Palla al capitanoUna formula che non ha creato diffi-coltà a Schio, impostasi anche grazie al suo capitano Raffaella Mascia-dri,

u n esem-pio per l’intero ba-sket italiano. “È un onore per una giocatrice in-dossare la maglia di Schio. Stiamo parlando di una società che è sempre stata ai vertici del campionato ita-liano e non solo. La conquista degli scudetti, delle Coppe Italia e delle Supercoppe lo testimoniano, ed ogni anno si sta puntando di più anche sul fronte europeo. La vittoria della Fiba Cup nel 2008 ha dato maggiore vi-sibilità anche in campo continentale e la società sta investendo molto su questo fronte. Quindi per un’atleta venire a Schio significa avere la cer-tezza di confrontarsi con le migliori giocatrici, italiane e non, e di entrare in una realtà dove si respira basket in ogni angolo. E’ il meglio che si pos-sa avere”. Idee molto chiare anche sull’importanza della GIBA. “ Pen-so innanzi tutto che le giocatrici, soprattutto quelle più giovani e

di conseguenza quelle che avranno maggior bisogno di tutela in futu-ro, debbano conoscere meglio l’Associazione e tutto quello che può offrire. Poi toccherà alla GIBA stessa dare più visibilità al basket femminile che ha enormi possibi-

lità ma, a volte, poco sfruttate”.

la propostala proposta

torniamo al passato

riceviamo e volentieri pubblichiamola lettera del giocatoreDamiano Faggianosulla parabola discendentedella pallacanestro italiana

Ha vinto lo scudetto con caserta quando era ancora un ragazzo e quando la pallacanestro italiana era ancora giocata dagli italiani. Ha girato l’Italia, ha conosciuto la A2 con Napoli, Imola, Castelmag-giore e Ferrara, prima dell’espe-rienza nel mondo dilettantistico. Oggi Damiano Faggiano ha 36 anni e un’amarezza che non riesce più a contenere. “Il basket in Italia – scrive - per gli italiani è diventa-to qualcosa di insopportabile, non ci sentiamo tutelati. Sembriamo stranieri in patria ed è una cosa che non sopporto. Poi ci si lamenta per i risultati del-la Nazionale, ma è il sistema dello sport in Italia ad essere marcio”. La sua vita si divide tra la scuola basket “I campioni di domani”, gestita insieme a Paolo Motta, e l’impegno con la Libertas Taranto in DNC, “che per me è una scelta di vita, perché è vicino a casa e mi permette di lavorare al progetto che ho con i ragazzi”. E’ il tentativo di un cambiamento, è la prova che vuole agire, ma solo dopo avere de-nunciato il disagio che sente. rice-viamo e volentieri pubblichiamo la sua lettera sulla situazione della pallacanestro italiana.

“Non è sbagliato parlare degli anni ’80-’90, per meglio chia-rire i concetti cestistici di oggi. Olimpia Tracer Milano vincente ovunque, un richiamo per tan-ti giovanissimi, quasi un’offerta di gradimento verso lo sport dei canestri. Personalmente ero in-cantato dal modo di giocare di al-cuni miei idoli: Gentile, Esposito, Dell’Agnello, Donadoni. Ero con loro con coach Franco Marcelletti. Certo un allenatore che non esita-va a buttarmi in campo per oltre venticinque minuti, come faceva con altri giovani di quella fanta-stica epoca. Come una macchina del tempo, ricordi di preparazio-ne puntuale, scrupolosa. E oggi? Facile dare risposta. Lo scempio è sotto gli occhi di tutti. Di fatto, orgogliosamente rappresento la categoria dei giocatori di serie B, dopo aver indossato gloriose ma-glie in Lega A e Legadue. Nell’in-comprensibile del momento per la pallacanestro, tanti i quesiti da porre. Nella realtà mi chiedo se mi sarà possibile avere risposte adeguate, provando a fare delle proposte. Perché non creare delle apposite serie minori, realmente laboratorio per giovani, dando

possibilità di crescita, facendo la giusta e dovuta esperienza? In-vece, nei campionati regionali di oggi, ci tocca vedere giocatori di tutte le nazioni, pagati fior di euro per ottenere il nulla. Infatti, supe-rando quei campionati, bisogna rifare le squadre, poiché non sono ammessi nei campionati naziona-li. Nessun intervento nel merito, poi i colleghi cestisti finiscono le stagioni con tre mensilità prese e buio totale sul restante (quando quest’estate i tavoli federali sa-ranno invasi dalle carte inerenti lodi arbitrali e procedimenti lega-li vari, si capirà che c’è qualcosa che non va e bisogna porre rime-dio?). Amo troppo il mio lavoro per vederlo così in agonia, so-prattutto perché noto che chi può fare nulla fa, anzi non vede. Pen-sate gente, pensate. A livello di squadre nazionali giovanili, non vinciamo più nulla. Senza presun-zione alcuna, nel lontano 1992, facevo parte della Nazionale Ca-detti vincitrice dell’oro all’Euro-peo in quel di Salonicco. E’ stata l’ultima medaglia d’oro vinta da una Nazionale italiana giovanile. Nazionale allenata da Roberto Di Lorenzo. Il pensiero va subito alle

attuali Finali Scudetto. Bellissime sotto l’aspetto dello spettacolo, ma dove sono gli italiani? I giova-ni? Quanto, queste finali, possono risultare utili al CT della Nazio-nale? Ed al futuro? Inoltre, qui in Italia si diventa “italiani” troppo facilmente, tra matrimoni e tutto, e chi è nato ed ha vissuto, giocato, è cresciuto cestisticamente qui, si sente quasi straniero nel proprio Paese. Ancora, i settori giovanili non si creano dall’oggi al domani. Non c’è intento polemico nelle mie parole e nelle mie riflessioni, sono solo ragionamenti che vogliono avere costrutto. In altri Stati tut-to questo non avviene. Nella se-rie A di molti Paesi dell’Est, per esempio, esiste l’obbligo di schie-rare almeno un under (del ‘90 o del ‘91). E basta vedere Spagna e Grecia. Inoltre, in Italia ogni anno si cerca di mettere su e spe-rimentare formule nuove, crean-do sempre più disagi, costringen-do presidenti e società a mollare. Un sistema logoro, senza spiragli. A cosa servono i parametri, cosa sono? Al momento servono solo a distruggere ed a togliere ossigeno a tante società. Intanto, la Lega Nazionale Pallacanestro dovreb-be avere dei Presidenti che non abbiano la concomitante dirigen-za di club, questo perché in caso di Promozione dalla A dilettanti alla Legadue poi non possono portare a compimento i propri program-mi. E’ successo con la promozione di Pesaro, di Casalpusterlengo. Ora si parla del campionato di “sviluppo”, con 5 under ed altret-tanti over. La domanda è: dove sono i 150 under obbligatori? Che tipo di campionato sarà? Forse inferiore tecnicamente anche al quarto campionato nazionale (B dilettanti). Perché non proporre, per i campionati minori, un in-centivo su riduzioni tasse o premi finali, per chi decide liberamente di schierare e far giocare un tot di under, invece di inventare regole assurde di obbligo e altro per per-mettere agli under di fare la voce grossa (si sentono super tutelati, oltre al fatto che tutto questo da’ ancora più potere ai procuratori, che ormai hanno in mano tutto e costituiscono un’altra nota do-lente). Torno all’inizio. A me quei

famosi anni casertani hanno in-segnato che puoi avere anche 16 anni, ma se hai gli attributi gio-chi e “freghi il posto” a chiunque. Se un giocatore ha voglia, rom-pe tutto a 18 anni ed anche a 30. Niente regole ridicole, ma fatti, senza invenzioni a dir poco pre-testuose. Ci vuole ben altro per fare rialzare il capo ad uno sport in agonia. Anzi, lo ripeto, niente invenzioni. Torniamo al passato,

massima cura verso i giovani, ri-spetto verso tutti ed in particolare verso le società. Loro formano la pallacanestro, loro sono la palla-canestro, loro hanno bisogno del massimo rispetto. Senza di loro nulla esisterebbe. Ma anche loro dovrebbero svegliarsi e ribellarsi ai costanti soprusi di cui sono vit-time”.

Damiano Faggiano

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Organo Uff iciale delFondo di Fine Rapporto Professionisti PallacanestroVIA MEZZOFANTI N. 79 40137 BOLOGNA Tel. 051/623.80.82 Fax. 051/623.75.42cell. [email protected]

registrazione del Tribunale di Bologna n. 5323 in data 2/1/1986Distribuzione gratuita

Numero 13ottobre/ novembre 2011

Direttore ResponsabileMaurizio ragazzi

Direttore EditorialeDamiano Montanari

CollaboratoriGabriele Canari

Progetto grafico e impaginazione Zonamista.it · Modena

Fotografie ciamillo&castoria

Stampa Grafiche Picmar s.r.l.via Bellini 640050 Villanova di Castenaso (BO)

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news dell’ASSoCiAzione GioCAToRi BASkeT e del Fondo di Fine CARRieRA

Periodico bimestrale di notizie, informazioni e news del Fondo di Fine Rapporto Professionisti Pallacanestro

Tutti uguali, tutti diversi. Perchè ognuno è un patrimonio unico e irri-petibile. Nel nome della pallacanestro e della visione più profonda dello sport che è divertimento, occasione per sta-re insieme, tentativo di superare i pro-pri limiti. Quelli legati ai pregiudizi sono stati abbattuti dalla lodevole ini-ziativa “Happy Hand”, organizzata dall’associazione Willy The King Group (WTKG) e dalla Polisporti-va Monte San Pietro ed andata in scena dal 2 al 5 giugno nel paese dell’hinterland bolognese. Un modo

alternativo di fare sport senza distinzioni e sen-za barriere. Di qualsiasi natura.

squadra di campioni“Il nostro obiet-tivo – spiega il presidente di WTKG Lo-renzo Sani - è raccogliere fondi per l’associazio-

ne e lavorare sul tema dell’inclusio-ne sociale della persona disabile. organizziamo anche spettacoli tea-trali, ma Happy Hand è sicuramente la manifestazione più impegnativa. Basta pensare che in tre giorni ab-biamo registrato l’affluenza di 4000 persone”. Ad un evento nato dalla comune passione per la pallacanestro, ma che si è poi estrinsecato nella pos-sibilità di avvicinarsi a molte discipli-ne sportive. “La nostra associazione – racconta infatti Sani – è composta da un consiglio di 15 persone di cui fanno parte tanti ex giocatori di ba-sket come Nino Pellacani, Daniele Albertazzi, Achille Gelsomini e Matteo Lanza e da moltissimi soci giocatori di serie A o ex giocatori come Maurizio Ragazzi, Sasha Djor-djevic, Dan Gay, Max Aldi, Paolo Moretti, John Douglas, Mauro Di Vincenzo e Massimo Iacopini. La pallacanestro è stata ed è il nostro col-lante, dal momento che siamo nati per raccogliere fondi per William Bosel-li, che oggi ha 47 anni ed è tetraple-gico. Lavorava nel negozio “Tempest” di Armando Caselli, vice presidente della Fortitudo quando si chiamava Yoga e Arimo, in via San Felice, e tra palazzo e foresteria della Fortitudo tutti conoscevano Willy. Per aiutarlo e sensibilizzare l’opinione pubblica due anni fa abbiamo deciso di costituire l’associazione Willy The King Group e, quest’anno, di organizzare un evento speciale come “Happy Hand””.

matrice cestisticache all’inizio avrebbe dovuto essere “solo” una 24 ore di basket, ma che poi, grazie al contributo di chi si è impegnato nell’ideare e realizzare la manifestazione, è diventata una vera e proprio kermesse all’insegna dello sport e della solidarietà. “La nostra scommessa – spiega Sani – è un’idea

tanto importante e vincente quanto semplice, anche se nessuno ci aveva pensato. Partendo dal presupposto che lo sport unisce, abbiamo infatti deciso di non dividere quello olimpi-co da quello paralimpico, mettendo insieme atleti abili e diversa-mente abili in formazioni miste”. Significativa la presenza degli Over Limits di Marco Calamai, fiore all’occhiello di un evento che ha avuto nella pallacanestro il proprio asse por-tante. Spettacolare la maratona ce-stistica di 24 partite in 24 ore con due squadre di 240 giocatori, ognuna con un significato diverso e preciso, da quella dei più giovani a quella de-gli Old Stars Game, rinforzati dalla presenza di due personalità del mon-do del calcio vicini al basket come Gianluca Pagliuca, ex portiere della Sampdoria, dell’Inter, del Bologna e della Nazionale, e del bomber Fabio Bazzani, oggi in forza al Mezzolara dopo le esperien-ze in serie A con Sampdoria e Lazio, marito della showgirl, attrice e mo-della Alessia Merz, che ha alzato la palla a due della par-tita degli over Limits, match

L’associazione WTKG e la Polisportiva Monte San Pietro hanno organizzato Happy Hand, evento in cui lo sport è diventato inclusione sociale

di Damiano Montanari

inaugurale della 24 ore di basket. Tra i tanti ospiti intervenuto anche Cesa-re Covino, che ha tenuto un clinic di minibasket e che da anni si distingue per il suo impegno nei confronti dei diversamente abili con la Cestistica Ischia, mentre ha suscitato emozione la presenza dell’atleta olandese Moni-que Van der Vorst, madrina della manifestazione che ha portato la sua speciale e toccante esperienza di vita, avendo miracolosamente ritrovato l’uso delle gambe dopo tredici anni in cui, senza darsi per vinta, aveva con-tinuato a lottare cimentandosi nello sport paralimpico, in seguito a prece-denti incidenti che l’avevano ridotta su una sedia a rotelle.

dalla danza al volleyChe per alcuni, come la ballerina campionessa del mondo che si è esibita a Monte San Pietro, non è un in-tralcio, anzi. “La sua esibizione sulla se-dia a rotelle insieme al suo ballerino in piedi – ricorda infatti Sani – è stata emozionante. Sembrava che lei volas-se”. Nel palazzo dello sport del centro Sportivo Jesse Owens che ha accolto anche le partite di basket in carroz-zina, in cui bambini abili si sono messi a sedere per sfidare i Bradipi, la squa-dra di minibasket in carrozzina di Bo-

logna, mente i “grandi”, tra cui l’ex for-titudino Pilutti, hanno sfidato l’ATC Dozza. In mezzo partite di hockey, rugby, tiro con l’arco, showdown, una sorta di tennistavolo per non vedenti promosso dalla sfida tra il campione non vedente Marco Ferri-gno e l’attore ex campione italiano di doppio Bob Messini, e sitting vol-ley, la pallavolo giocata a sedere che ha registrato la partecipazione straordina-ria di Cantagalli e Bertoli. “La prima società a praticarlo – spiega Sani – è stato il castenaso Volley. Noi abbiamo cercato di farlo conoscere a livello na-zionale, anche grazie ai servizi di Rai e Sky, intervenute all’evento”. In cui è stata data la possibilità di giocare ai traumatizzati spinali di Montecatone e agli amputati di Vigorso, mentre ha riscosso successo il torneo di calcet-to Under 13 a cui ha partecipato un bambino senza una gamba con l’ausilio delle stampelle, poi premia-to da Bazzani come migliore giocatore. “Secondo noi – afferma Sani - lo sport aiuta chi ha subito un grande trauma ad aumentare la propria autostima ed è una leva di inclusione socia-le bellissima”. Anche per questo si è tenuto il potential day, il giorno del potenziale, mutuato dall’iniziativa che il comitato Paralimpico Inglese utilizza per scoprire nuovi talenti per Londra

2012. “Abbiamo voluto dare ai diversa-mente abili la possibilità di fare sport. Si sono divertiti loro e si sono divertiti molto anche tutti gli intervenuti”.

willy torna a scuolaGià fervono i preparativi per l’edizio-ne 2012 di “Happy Hand”, con la par-tecipazione straordinaria della cantan-te Annalisa Minetti che interverrà come madrina, per poi cimentarsi nella corsa. Una bella soddisfazione per gli organizzatori che durante l’an-no si impegnano nel progetto “Wil-ly torna a scuola”. “Gli facciamo incontrare i bambini delle ele-mentari e medie, per sensibilizzarli sul tema e far vedere a loro come Wil-ly scrive muovendo la testa grazie ai suoi “occhiali da supereroe”. Quando i bambini ci hanno provato hanno avu-to ovviamente difficoltà, mentre Willy si è dimostrato abilissimo. La disabi-lità dipende sempre dalla prospettiva da cui si guarda”. Mentre iniziative di questo genere, da qualunque parte le si osservino, sono sempre encomiabili.

Nella pagina accanto, in alto a sinistra, Monique Van der Vorst, a destra, J. J. Capone con Bebe Vio. Sotto a sinistra Francesco Messori, a destra, John Douglas. In questa pagina, in alto Old Stars Game Happy Hand, a destra, Marco Belinelli, a sinistra foto ricordo del derby tra ex giocatori e tifosi della Pallacanestro Livorno

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