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NUMERO 9 - OTTOBRE 2017 - ANNO LXX Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - Decreto Legge 24/12/2003 n. 353 (convertito in Legge 27/2/2004 n. 46) Art. 1, comma 1. Pubbl. inf. 45% DCB/Milano - euro 1,03 (abbonamento annuo euro 15,00). Il “Made in Italy" è la chiave per riportare le aziende in Italia RESHORING

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NUMERO 9 - OTTOBRE 2017 - ANNO LXX

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Il “Made in Italy" è la chiave per riportare le aziende in Italia

RESHORING

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DI 1DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

Romano AmbrogiPresidente ALDAI-Federmanager

DITORIALEe

Reshoring

I recenti dati macro economici sono incoraggianti e conferma-no i segnali di ripresa di inizio anno: Pil 2017 all’1,5%, +0,6% rispetto al 2016, +2,6% di aumento della produzione indu-striale, +7,6% l’export dei beni, +5,7% gli investimenti esteri in Italia, +1,3% l’occupazione e speriamo che quest’ultimo dato possa migliorare con il crescente clima di fiducia percepito dal-le imprese, +4% sul 2016.La ripresa non è casuale, ma il risultato di un insieme comples-so di fattori, fra i quali: i fattori macro economici, un rapporto di cambio favorevole dell’euro, tassi di interesse contenuti, sta-bilità dei prezzi dell’energia e del petrolio, ai quali si aggiun-gono fattori tecnologici, come le tecnologie di frontiera e le iniziative governative del Piano Nazionale Industry 4.0, che rappresentano un contributo concreto agli investimenti in nuovi impianti e un impegno del Paese per il settore manifat-turiero.Un impegno governativo che speriamo possa continuare nel-la prossima legislatura con investimenti in Capitale Umano, come proposto martedì 19 settembre 2017 nella conferenza stampa a Montecitorio dai Ministri Calenda, Poletti, Fedeli ed il consenso di Padoan, sulla prossima evoluzione di Industria 4.0 basata sulla crescita delle competenze determinanti per creare innovazione e competitività.Il contesto è in continua evoluzione e la sfida dei manager ag-giunge all’efficacia gestionale, la ricerca di nuove opportunità per dare alle imprese prospettive di sostenibilità e sviluppo di lungo termine.Nulla è più stabile come nel secolo scorso e ogni giorno è ne-cessario cogliere i segnali deboli del mercato e le dinamiche del contesto globale per essere pronti a valutare nuove stra-tegie aziendali, nuovi prodotti e servizi, delocalizzare attività all’estero e far rientrare attività in Italia, fenomeno rappresen-tato dal termine reshoring. Nel nuovo millennio 120 imprese hanno riportato attività in Italia, il 27% dalla Cina, nei settori tessile-abbigliamento, elettronica, mobili-arredo, meccanica, ed altri settori.La Lombardia svolge un ruolo primario nella manifattura e stiamo partecipando attivamente, insieme alle rappresentan-ze delle imprese, alle Università ed alle Istituzioni, alle iniziative

finalizzate ad analizzare i fattori di attrattività e sviluppare poli-tiche industriali per sostenere le attività produttive nel territo-rio gestendo le opportunità di reshoring con managerialità da imprese e istituzioni.La bilancia dei fattori a favore e a sfavore della manifattura “in casa” è in continua evoluzione ed assume un crescente valore il “Made in Italy” come rileviamo dai dati preliminari dell’inda-gine reshoring presentati in questo numero di Dirigenti Indu-stria. È doveroso riconoscere ai colleghi, che in questi anni di crisi si sono impegnati nel difendere le attività produttive in Italia, il merito di essere riusciti a salvaguardare posti di lavo-ro che rappresentano non solo un contributo all’economia del Paese, ma anche un patrimonio di competenze preziose in prospettiva di rilancio del manifatturiero.

Insieme al reshoring, questo numero propone approfondi-menti sulle tecnologie di frontiera e il ruolo dei manager nel concepire nuovi modelli di business e far crescere il personale adeguato ai parametri dell’industria digitale e della fabbrica intelligente.Ormai è evidente, per stare in piedi “come in bicicletta” bisogna correre, e per essere competitivi bisogna correre più di altri, innovando modelli di business, organizzazioni, infrastrutture tecnologiche, per anticipare le aspettative dei clienti. Anche ALDAI-Federmanager vuole stare al passo con i tempi. Il Consiglio Direttivo, nella riunione del 21 settembre 2017, ha approvato all’unanimità la votazione elettronica per il rinnovo degli organi elettivi dell’Associazione. Già dalla prossima pri-mavera i soci potranno scegliere di votare utilizzando il com-puter in alternativa alla scheda cartacea inviata per posta. La votazione con scheda cartacea continuerà comunque ad es-sere possibile per i soci che non sceglieranno la modalità digi-tale. Siamo certi che il voto anche telematico permetterà una maggiore partecipazione elettorale e contribuirà a rendere l’Associazione sempre più innovativa, anticipando le aspetta-tive dei manager.Innovazione quindi a tutto campo, per svolgere in modo sem-pre più efficace il ruolo di rappresentanza, tutela, sostegno e sviluppo della categoria. ■

Tecnologie di frontiera, Piano Nazionale Industry 4.0, necessità di anticipare le dinamiche di mercato e un contesto istituzionale sperabilmente favorevole, aprono una riflessione sul rientro delle attività produttive che possono trarre beneficio dal terzo marchio riconosciuto a livello mondiale, il “Made in Italy”.

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DI 3DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ommarioSNUMERO 9 - OTTOBRE 2017 - ANNO LXX

EDITORIALE 1 Reshoring Romano Ambrogi

FOCUS 4 Il reshoring nel contesto italiano Marco Seregni

6 Indagine reshoring Vincenzo Da Dalt

8 Intervista sulle tecnologie di frontiera per la competitività delle imprese Franco Del Vecchio

MANAGEMENT-INDUSTRIA12 World Class Manufacturing e Industria 4.0 alla base della ripresa del Gruppo FCA Giancarlo Magnaghi

MANAGEMENT14 Meritocrazia in Italia: una strada in salita Giorgio Neglia

16 Donne e startup Paola Poli

20 Sicuro che quello che scrivi viene letto? Alessandra Colonna

NOTIZIE CIDA22 Visione e proposte della dirigenza Giorgio Ambrogioni

SERVIZI AGLI ASSOCIATI26 Vita vissuta: un Tutor racconta... Emilio Locatelli

ECONOMIA28 La via della ripresa con luce in fondo al tunnel Gianni Fossati

FISCO30 Fisco 4.0: un percorso per vincere l'evasione Giorgio de Varda

PREVIDENZA34 Come ridurre furtivamente le difese costituzionali delle pensioni Mino Schianchi

35 Trappola per pensionati Antonio Dentato

FOCUS

ReshoringOPINIONI38 Controcorrente: e se proponessimo Pubbliacqua? Giuseppe Colombi

VITA ASSOCIATIVA40 Aumenta l'impegno nel prossimo anno scolastico Giovanni Frangi

41 Anche ALDAI-Federmanager sta collaborando attivamente Antonio Santospirito

42 Industria 4.0 A cura di Federmanager Bergamo

CULTURA E TEMPO LIBERO43 Concerto d'Autunno

44 Caravaggio, il colore del tormento Silvia Bolzoni

46 Il libro del mese • Tutti gli uomini del generale Recensione di Gianni Fossati

31 DICEMBRE 2017 - ATTENZIONE AL TERMINE!

Scade il termine, previsto dal D. Lgs. 252/2005, per la dichiarazione dei contributi versati alla previdenza complementare (Previndai, Previndapi, ecc.) e non dedotti fiscalmente. L'importo da comunicare al Fondo di previdenza è quello eccedente euro 5.164,57 annui, rilevabile dalla Certificazione Unica 2017 nel campo 413 e va riportato sul Modello 059 "contributi non dedotti" disponibile nell'Area Riservata Dirigente. Qualora a titolo personale sia stato effettuato il versamento di contributi aggiuntivi, detto importo andrà comunicato sommandolo all'importo rilevato nel campo 413 della Certificazione Unica.Per il PREVINDAI il modello è scaricabile dal sito: www.previndai.it

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DI4 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

Marco Seregni  Dottorando del Manufacturing Group presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano

Il reshoring nel contesto italiano

egli ultimi anni nel contesto della manifattura italiana si

parla sempre di più del fenomeno deno-minato “reshoring”. Esso consiste in  “una strategia aziendale volontaria di spo-stamento parziale o totale delle attività produttive (sia interne sia esternalizzate) verso l’Italia per servire un mercato locale,

regionale o globale (Fonte: Fratocchi et al 2014)”. Questo fenomeno, che ha coin-volto in un primo momento solo il con-testo nordamericano, sta ora crescendo in Europa ed in particolare in Italia, dove uno studio  Uni-CLUB MoRe Back-resho-ring  ha registrato 120 casi nel periodo 2000-2015, secondo Paese dopo gli USA e primo europeo per portata del feno-meno. I motivi di questo trend crescente sono molteplici e di diversa natura. Da

un lato, nel corso degli anni della delo-calizzazione selvaggia, un buon numero di aziende è andato incontro a problemi nella qualità della produzione per le dif-ficoltà nella gestione di catene produt-tive globalizzate. Il caso del Boeing 787 è un esempio emblematico degli effetti economici che errori di valutazione dei rischi e della complessità della deloca-lizzazione possono causare  (Denning, S. (2013). What went wrong at Boeing. Stra-

nLe dinamiche della competitività globale impongono una riflessione sulle strategie manifatturiere. Cambia il vento e un numero crescente di imprese riporta in Italia la produzione. Fondazione Politecnico di Milano, Promos – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano e ALDAI-Federmanager lanciano un'indagine per analizzare e favorire il rientro delle attività manifatturiere.

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DI 5DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

OCUS - RESHORING

tegy & Leadership, 41(3), 36-41). Contem-poraneamente, il contesto competitivo globale è radicalmente cambiato negli ultimi anni, modificando alcuni fattori chiave che avevano spinto molte azien-de a delocalizzare. I salari del manifattu-riero in Cina sono quintuplicati dal 2000 al 2013 e si prevede che continueranno ad aumentare in futuro riducendo così il vantaggio in termini di costo della ma-nodopera producendo in offshoring. Anche i costi e i rischi di trasporto nelle catene di fornitura globali sono incre-mentati penalizzando fortemente le performance aziendali. Allo stesso tem-po, trend come la personalizzazione o la servitizzazione spingono le aziende a ridurre la complessità e rigidità operati-va delle reti globali di produzione delo-calizzata ricercando modelli produttivi più flessibili e agili. Il valore del brand “Made in Italy” (terzo brand al mondo dopo Coca Cola e Visa), la scarsa qualità della produzione delocalizzata, la neces-sità di garantire un costante migliora-mento del servizio al cliente e la compe-tenza della manodopera rappresentano altri fattori che spingono il fenomeno del reshoring in Italia. In particolare è in-teressante vedere come nei segmenti di fascia alta, le aziende riportino le attività produttive in Italia per sfruttare gli effet-ti positivi del «Made in Italy» – specie se certificato – sulla propensione all’acqui-sto dei clienti e sulla qualità percepita del prodotto.Da un punto di vista organizzativo, il re-shoring non è un semplice trasferimen-to delle attività produttive e può avere effetti diversi sull’integrazione verticale (outsourcing vs. gestione interna) dell’a-zienda. Nell’implementare il reshoring tutti i processi aziendali, dalla produ-zione alla logistica, dagli acquisti alla di-stribuzione, vengono re-ingegnerizzati, spesso introducendo principi della “pro-duzione Lean” o nuove tecnologie. Il re-shoring può anche portare a benefici in questo senso se accompagnato a nuove tecnologie o innovazioni di processo che bilancino o rendano addirittura pre-feribile il maggiore costo della manodo-pera. Inoltre, accanto alla produzione vi potrebbero essere altre funzioni, quali ad esempio la R&S, l’amministrazione o la logistica, che potrebbero portare nuovi investimenti e posti di lavoro se le aziende decidessero di tornare ad in-

vestire sul proprio territorio di origine. Nonostante questi fattori, il numero di aziende che trasferiscono produzioni delocalizzate in Italia è ancora abbastan-za modesto se confrontato con i casi di offshoring. 

Riportiamo il lavoro in ItaliaPer il rilancio della manifattura è di pri-maria importanza il supporto dei go-verni locali e nazionali. La crescente portata del fenomeno ha fatto sì infatti che questo venisse incluso nelle agende politiche dei governi dei maggiori Paesi occidentali. Gli USA in primis, ma anche Paesi come l’Inghilterra, la Francia e l’O-landa hanno già predisposto forme di supporto e assistenza per incentivarlo. Le policy a supporto del reshoring non si sono limitate agli incentivi economici, strumento insufficiente nel supportare una strategia di lungo periodo che ha

obiettivi che vanno al di là della mera riduzione dei costi. Tramite servizi con-sulenziali e tool di varia natura, esse cer-cano di accompagnare le aziende nel miglioramento dei processi aziendali e facilitarne la gestione amministrati-va. Allo stesso tempo queste politiche considerano come elementi cardine il supporto all’innovazione e alla cresci-ta e includono azioni di responsabilità sociale. In Italia i maggiori interventi in questo senso sono stati effettuati a livel-lo regionale, come testimoniano il “pro-getto reshoring” in Puglia e Veneto o il “Contratto di insediamento” in Piemon-te. Tuttavia, l’individuazione di politiche per supportare il ritorno della manifattu-ra italiana appare molto difficile al mo-mento a causa della mancanza di una completa comprensione delle dinami-che di questo fenomeno. È pertanto ne-cessario analizzarlo in modo da identifi-carne i settori e le attività maggiormente rilocalizzate e i fattori che lo limitano. Il questionario proposto da ALDAI-Fe-dermanager, sviluppato da Fondazione Politecnico di Milano, in collaborazione con Promos - Azienda Speciale della Ca-mera di Commercio di Milano, è un’op-portunità unica per poter comprendere a pieno il fenomeno del reshoring dal punto di vista delle aziende. ■

La delocalizzazione non è più l’unica strada

per sopravvivere alla competizione selvaggia, il reshoring lo dimostra

OFFSHORING

RESHORING

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DI6 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

OCUS - RESHORING

I lavori sono stati aperti da un rappresentante di Promos, Azien-da Speciale per le Attività Internazionali della Camera di Com-mercio di Milano, Monza e Brianza e Lodi, che ha presentato ai partecipanti la valenza strategica della manifattura lombarda e i fattori rilevanti per favorire il rientro delle attività deloca-lizzate. Marco Seregni, Dottorando del Manufacturing Group presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecni-co di Milano, ha quindi introdotto il fenomeno del reshoring, come opportunità per le imprese di riportare nel Paese d’ori-gine le attività delocalizzate, fornendo un visione generale del fenomeno a livello internazionale e nazionale.Il centinaio di risposte al questionario reshoring dei colleghi ALDAI e delle Associazioni Federmanager Lombarde ha fornito informazioni coerenti con precedenti studi e ha messo in parti-colare evidenza la visione e le aspettative dei manager diretta-mente interessati ai fenomeni di delocalizzazione e reshoring.Le risposte sono pervenute prevalentemente da dirigenti di grandi (45%), medie (39%) e piccole Imprese (16%) e per ti-pologia di impresa: da società italiane con proprietà italiana (42%), da filiali italiane di aziende estere (30%), da società ita-liane controllate da un gruppo estero (28%).Le risposte confermano le motivazioni alle delocalizzazioni, con le seguenti priorità: riduzione del costo della manodope-

ra, pressione competitiva, riduzione di altri costi di pro-duzione, incentivi e riduzione delle tasse, strategia di cre-scita internazionale, ed altri meno rilevanti. I fattori che spingono a riportare le attività in Italia sono indicate nel grafico e primeggia fra tutti il valore del “Made in Italy”, il terzo marchio mondiale per valore economico dopo Coca Cola e Visa. “Made in Italy“ inteso in questo contesto come qualità percepita dal cliente.Il successivo grafico evidenzia le principali attività ogget-to di reshoring: la produzione, il design di prodotto, la ri-cerca e sviluppo, etc. Fra gli interventi Governativi le aspettative prioritarie riguardano: gli incentivi economici, i servizi a supporto delle imprese e il sistema Paese in termini di infrastruttu-re e certezza delle regole.Continueremo nei prossimi mesi ad elaborare le infor-mazioni che riceveremo e svilupperemo interviste ed in-contri con i colleghi interessati a promuovere le iniziative reshoring per il rilancio del lavoro in Italia. ■

Vincenzo Da Dalt   Socio ALDAI-Federmanager e Componente del Gruppo Progetto Innovazione

INDAGINE RESHORING

I primi risultati dell’indagine reshoring sono stati presentati in ALDAI in occasione dell’incontro del Gruppo Progetto Innovazione del 20 settembre 2017,dopo due settimane dall’invito a compilare il questionario.

I fattori che spingono il reshoring

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Le attività oggetto del reshoring

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DI8 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

Franco Del Vecchio Consigliere ALDAI-Federmanager e Segretario CIDA Lombardia - [email protected]

Intervista sulle tecnologie di frontiera per la competitività delle imprese

orriamo il rischio di percepire l’Industry 4.0 come uno slogan

se non entriamo nel merito della sua concreta applicazione nelle imprese e l’intervista a Guido Porro, Amministra-tore Delegato di Dassault Systèmes in Italia, ha l’obiettivo di capire meglio cosa possono fare per la nostra azienda le tec-nologie di frontiera che abilitano nuove strategie aziendali e valorizzano il ruolo

manageriale. Le imprese innovative, dal-le grandi alle più piccole, stanno conqui-stando competitività a livello globale utilizzando tecnologie e metodologie in ottica Industry 4.0 e l’Italia risulta essere il secondo paese al mondo per rientro del-le attività produttive delocalizzate alcuni anni fa, per i minori costi della manodo-pera. Industry 4.0 corre però il rischio di diventare uno slogan se non si entra nel merito della sua concreta applicazione nelle imprese. I manager che costituisco-no il motore d’innovazione, in grado di

definire il percorso di sviluppo per gene-rare vantaggio competitivo e valore per le imprese, hanno la necessità di “entra-re nel merito” delle tecnologie abilitanti, delle architetture, dei benefici e delle modalità di implementazione nella cate-na del valore dell’impresa. Non possiamo limitarci all’approccio teorico e ai bene-fici fiscali, ed è utile approfondire l’ar-gomento con chi conosce la realtà delle imprese. Ne parliamo con Guido Porro, da cinque anni AD di Dassault Systèmes Italia e Managing Director EuroMed, la

c

OCUS - RESHORING

3D EXPERIENCE

INDUSTRY 4.O

PLM

CLOUDMES

PLUG & PLAY

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DI 9DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

multinazionale leader nelle soluzioni ap-plicative software per molteplici settori industriali, con oltre 3 miliardi di euro di fatturato e più di 15.000 dipendenti, por-tatrice di tecnologia, cultura dell’innova-zione e formazione per l’Industria 4.0.

Quali sono i principali contenuti e benefici delle imprese che hanno in-vestito nelle soluzioni Industry 4.0, in Italia e in altri Paesi?L’azienda che evolve in ottica Industry 4.0 fa delle informazioni e della flessibilità gli assi strategici della propria crescita e crea le condizioni per innovare il proprio bu-siness secondo parametri che un decen-nio fa erano inimmaginabili. Questo è il

valore che generano i nostri clienti.In Dassault Systèmes serviamo più di 200.000 aziende nel mondo e lavoriamo ogni giorno a migliaia di casi incentrati sull’innovazione dei processi industriali in tutti i settori, attraverso soluzioni CAD (progettazione assistita da computer), strumenti di analisi e simulazione, stru-menti di ottimizzazione logistica, PLM (gestione del ciclo di vita dei prodotti), pianificazione produttiva e MES (sistemi di gestione della produzione), implemen-tati secondo una logica di piattaforma e di continuità di processo. Così rendiamo le imprese capaci, in prospettiva, di utiliz-zare i dati per trasformare la loro offerta in un ecosistema di “prodotti-servizi” al-tamente fidelizzante per il cliente; tutto questo senza stravolgere l’azienda, per-ché la piattaforma comunica con i siste-mi, i macchinari e le tecnologie esistenti.Cito solo alcuni nomi italiani con cui col-laboriamo a un percorso d’innovazione aperta in chiave Industry 4.0, basato sulla nostra Piattaforma 3DEXPERIENCE. Maschio Gaspardo, operante nel mer-cato fortemente globalizzato delle tec-nologie agricole, che sta trasformando i suoi macchinari in portali di consulenza per l’agricoltura sostenibile e di precisio-ne. Safilo, nome di punta nel fashion, che ha conseguito in poco tempo un modello di “go-to-market” interamente supportato dal dato digitale 3D e dalla realtà virtuale, dal concept fino all’in-dustrializzazione delle collezioni, con enormi benefici di creatività, costi, tem-pi e servizio ai clienti. Il Gruppo Riello, tra i leader nelle energie rinnovabili, ha adottato la Piattaforma 3DEXPERIENCE per gestire ed integrare i dati e le com-petenze delle varie sedi del mondo e per promuovere la collaborazione globale, velocizzando ricerca e sviluppo dell’in-novazione, progettazione, approvvigio-namenti, produzione e assistenza.

Quali aziende possono trarre i maggiori benefici e quali sono le differenze d’approccio all’Industry 4.0 fra le grandi, le medie e le picco-le imprese?Tutte le aziende possono beneficiare dell’Industry 4.0. Da anni stiamo svilup-pando e lanciando prodotti digitali “de-mocratici”, di semplice adozione, molto performanti, facilmente fruibili e in gra-do di produrre cambiamenti in tempi

veloci. Il “cloud” ci permette di rendere molto più “leggeri” l’implementazione e l’utilizzo delle tecnologie di processo che abilitano l’Industry 4.0, di sfruttare l’IoT (l’internet dei dispositivi), di scegliere ciò che serve specificamente a ogni azienda.Per la piccola azienda è più semplice co-minciare da interventi di processo par-ziali e poi procedere, passo per passo, verso la continuità digitale. Per la gran-de azienda occorre un approccio più ampio, approfondito e globale rispetto a dati e processi, che deve tenere conto di molte più variabili e interazioni.A tutte le aziende servono curiosità, versa-tilità, disposizione al cambiamento, aper-tura a una concezione olistica dei processi industriali. Su questo piano, grandi e pic-cole aziende sono in parità. In ogni caso è il management ad apportare l’impronta giusta e consentire una formazione pro-iettata nella fabbrica del futuro, altamen-te digitalizzata anche se operativa.

Quanto tempo richiede mediamen-te l’implementazione di una solu-zione Industry 4.0 per conseguire i primi risultati, diciamo dall’ordine?Dipende da quali sono gli obiettivi e le condizioni di partenza, ma ci sono tra-sformazioni che possono entrare a regi-me in meno di un mese. È possibile im-plementare soluzioni “Plug&Play” nelle applicazioni IoT con la nostra piattafor-ma 3DEXPERIENCE per abilitare funzio-nalità di business intelligence in pochis-simo tempo. Con la lettura intelligente dei dati provenienti dal mercato, i pro-gettisti possono innovare i processi di

Guido Porro, Managing Director EuroMed, Dassault Systèmes.

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PLM

L’azienda che evolve in ottica Industry 4.0 fa delle informazioni

e della flessibilità gli assi strategici della

propria crescita

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sviluppo dei prodotti analizzando come questi vengono effettivamente utilizzati dai clienti sul campo. Attraverso la colla-borazione tra progettazione e assistenza tecnica è anche possibile implementare la manutenzione predittiva, arrivando pressoché ad azzerare i guasti dei mac-chinari in uso sul mercato.

Quali nuove competenze dovreb-bero sviluppare i manager delle imprese per conseguire concreti risultati dall’adozione di soluzioni digitali abilitanti?Innanzitutto, digitalizzazione, com-prensione delle tematiche di IoT, data intelligence e smart manufacturing, oltre che una visione del mercato e dei suoi processi nel complesso. Muo-versi verso l’Industria 4.0 deve essere una scelta strategica, prima che econo-mica, che ha bisogno di ridefinizione dei processi aziendali, di un percorso di digital transformation, di una logica di collaborazione.I manager devono essere in grado di concepire nuovi modelli di business e di scegliere il personale adeguato, ag-giornato ai parametri dell’industria digi-tale e della fabbrica intelligente. Devono saper inserire dei “profili medi” in grado di concepire e progettare componenti-stiche più semplici secondo i nuovi crite-ri del manufacturing; occorrerà loro una forza lavoro che sia curiosa e versatile, pronta a superare l’eccessiva specializza-zione delle competenze richiesta fino a poco tempo fa dall’industria.

Quali iniziative proponete alle im-prese per approfondire l’impatto delle nuove tecnologie Industry 4.0, per valutare il ritorno degli in-vestimenti per la loro impresa?Dassault Systèmes Italia organizza fo-rum e seminari che hanno lo scopo di sensibilizzare, informare il management sulle evoluzioni dell’industria e sui bene-fici dello sviluppo della continuità digi-tale dei processi industriali. Il seminario ALDAI Digital Manufacturing & Indu-stry 4.0 affronterà proprio queste tema-tiche (vedi box a destra). Un altro appun-tamento imminente da non perdere è il 3DEXPERIENCE Forum Italia, il prossimo 14 novembre che, quest’anno, si terrà presso il Museo Storico Alfa Romeo di Arese - "La Macchina del Tempo" - tel. 02/44425511.

L'incontro si terrà in ALDAIsala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milanovenerdì 27 ottobre 2017 dalle ore 17.30 alle 19.30

COME PRENOTARSI• Prenotazioni online attraverso il sito www.aldai.it, sezione "Eventi". Selezionare dal calendario la data

interessata e compilare gli appositi spazi alla voce "iscriviti all'evento". • Prenotazioni a mezzo fax al numero 02/5830.7557 indicando nell'oggetto "Digital Manufacturing". Le date pubblicate, nella rivista cartacea, potrebbero variare successivamente alla stampa. Invitiamo pertanto i lettori all'aggiornamento tramite le periodiche newsletter, il sito e la rivista digitale.

savethe date

[email protected] nostri eventi sono occasioni in cui ascol-tare, ma anche confrontare problemati-che con aziende di altri settori, con i nostri esperti e trovare modelli innovativi per crescere. In qualunque momento inoltre, la nostra task force di consulenti può es-sere contattata a Milano, Padova, Torino e Roma. Si tratta di specialisti dei vari com-parti industriali, che conoscono le parti-colarità dei processi dello specifico setto-re, le sfide e le opportunità di quei mercati a livello nazionale e internazionale.

Come giudica gli incentivi Statali del Piano Nazionale Industria 4.0 e cosa migliorerebbe?Il piano del MISE ha individuato nove punti base della trasformazione digitale: soluzioni avanzate per il manufacturing, manifattura additiva, realtà aumenta-ta, simulazione, integrazione verticale e orizzontale, industrial internet, cloud, cybersecurity, big data e analisi di dati. Abbiamo soluzioni in tutti questi con-testi e riteniamo gli incentivi coerenti per rispondere alle esigenze dell’inno-vazione tecnologica. Ma alcune criticità restano, tra queste la piena comprensio-ne della normativa e ciò che ne deriva, per esempio le caratteristiche che i beni prodotti devono avere, collegarle al pia-no degli investimenti, i dubbi legati alla tempistica, ecc. Dunque, l’investimento in sviluppo di competenze, a livello sia di management sia di personale opera-tivo, è davvero centrale nel pacchetto di proposte che vanno portate avanti nei confronti del Governo. La quadratura del cerchio va cercata nel fattore uma-no, se vogliamo che il piano Industria 4.0 non resti solo un’occasione golosa per sfruttare un incentivo fiscale, ma sia

OCUS - RESHORING

I colleghi interessati ad approfondire l’argomento potranno partecipare al seminario Digital Manufacturing e Industria 4.0 organizzato in collaborazione con Dassault Systèmes.

davvero il contesto giusto per adottare la tecnologia come acceleratore dell’in-novazione dei nostri modelli di business.

Quali sono gli aspetti distintivi del-la vostra proposta?Proponiamo l’adozione di soluzioni basate su una piattaforma di business strategica, la nostra 3DEXPERIENCE Pla-tform. Sul lato dell’integrazione interna, è stata studiata per abbattere i silos che da sempre si creano nelle aziende: il marketing che non parla con lo sviluppo prodotto, che non parla con gli ingegne-ri e con la produzione, la quale non co-munica con l’assistenza, e così via. Con 3DEXPERIENCE i dati costituiscono una fonte unica di conoscenza in condivisio-ne, la base per un linguaggio comune comprensibile a tutti grazie al 3D e alla realtà virtuale, la chiave per abilitare processi flessibili e interattivi. In ambito manufacturing abbiamo sviluppato ap-plicazioni “smart” a tutto campo, dallo “shop floor” alla logistica, per mettere a frutto le nuove tecnologie come l’IoT e la stampa additiva. Le nostre soluzio-ni cloud semplificano l’adozione degli strumenti e la digitalizzazione dei pro-cessi, ad hoc caso per caso, ma sempre secondo una logica di piattaforma che garantisce flessibilità, modularità e sca-labilità assolute. Alle imprese portiamo competenze, cultura dell’innovazione, strumenti e formazione indispensabili alle varie figure aziendali. Ai manager portiamo consulenza, visione e soluzio-ni. Mettiamo a disposizione programmi di education e training a tutti i livelli con la nostra Academy e con percorsi di studio e moduli definiti e sviluppati da una comunità internazionale di docenti. Rendiamo l'Industry 4.0 concreta e ac-cessibile a tutti. ■

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persona ad apportare piccoli cambia-menti il cui effetto complessivo migliora l'intera organizzazione.Lo scopo è quello di ottimizzare i risul-tati azzerando le perdite, facendo leva sul miglioramento continuo dei pro-cessi, della qualità del prodotto, delle condizioni di lavoro del personale e del rispetto per l’ambiente, con riduzione dei costi di produzione, degli sprechi e aumento della sicurezza, attraverso il coinvolgimento, la formazione e la mo-tivazione dei lavoratori. La forza del WCM deriva dal coinvolgi-mento delle persone a tutti i livelli, dagli operai ai manager; si impara mettendo in pratica le tecniche con i team di stabi-limento e si realizza nel posto di lavoro, non in uffici lontani dalla produzione.Aderire al WCM significa ripensare il pro-cesso produttivo e ottimizzare non solo i processi di produzione, ma anche tutto il ciclo di vita del prodotto: movimen-tazioni, scorte, controlli, manutenzioni, gestione della supply chain sino alla progettazione e modellazione dei pro-cessi operativi.

Tutte le fasi che accompagnano il pro-dotto, dall’inizio alla fine, devono con-correre a “creare valore”, cioè qualcosa per cui il cliente è disposto a pagare. Quindi il principale obiettivo del WCM è creare un prodotto che possa vincere sul mercato. Questo richiede notevoli investimenti in ricerca, innovazione organizzativa e tecnologica, formazione continua del personale e dell’ecosistema industriale.Alla base del WCM ci sono 10 Pillar (pila-stri) tecnici e 10 gestionali (vedi figura 1).Negli ultimi anni, la maggior parte delle grandi corporation multinazionali come Airbus, Bosch, Boeing Electrolux, Nis-san hanno realizzato i propri sistemi di organizzazione e standardizzazione dei processi con l’obiettivo di mantenere e migliorare la propria competitività, detti XPS (Company-specific Production Sy-stem), generalmente ispirati al Toyota Production System. Il WCM può essere visto come una piat-taforma unificata che facilita l’imple-mentazione degli XPS aziendali e facilita le interazioni tra i grandi gruppi.

i l termine (WCM) o produzione di classe mondiale, che qualifica alcu-

ni tra i più importanti costruttori di beni e servizi mondiali, fu coniato dallo stu-dioso americano Richard Schonberger negli anni Ottanta, per definire l’insieme di metodologie di ottimizzazione della produzione adottate dalle migliori in-dustrie giapponesi. Obiettivo del WCM è quello di realizzare i prodotti in maniera più rapida, economica, con maggiore qualità, sicurezza e soddisfazione del personale addetto, dei fornitori e dei clienti. Il WCM rappresenta l’evoluzione e l’inte-grazione di metodologie e di logiche svi-luppate dagli anni ’50 agli anni ‘80, come Lean Manufacturing (Produzione snella), JIT (Just in Time), QRM (Quick Response Manufacturing), TPM (Total Productive Maintenance), TQM (Total Quality Ma-nagement) e Six Sigma, a cui si aggiunge un’attenta valutazione delle perdite e degli sprechi, ai fini di una progettualità coerentemente priorizzata e finalizzata (Cost Deployment). Le attività di tutti i team sono orientate alla realizzazione di progetti Kaizen con l’obiettivo di azzera-re le perdite e le loro cause: zero inciden-ti, zero difetti, zero guasti, zero scorte, zero reclami, per ottenere la soddisfa-zione del cliente e degli stakeholder e, in generale, la riduzione dei costi azien-dali. Kaizen è la composizione dei due termini giapponesi KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa miglioramento continuo me-diante un rinnovamento a piccoli passi, giorno dopo giorno, incoraggiando ogni

World Class Manufacturinge Industria 4.0 alla basedella ripresa del Gruppo FCAGiancarlo Magnaghi Direttore tecnico del Competence Center Cherry Consulting su Industry 4.0 e stampa [email protected]

WCM Academy a Torino Mirafiori.

ANAGEMENT-INDUSTRIAm

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Il WCM in FCALa strategia del WCM fu personalizzata e importata in Italia nel 2005 dal gruppo FIAT, oggi FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e ha contribuito alla rinascita del grup-po automobilistico. Tutte le società del gruppo Fiat hanno partecipato al nuovo viaggio verso l'eccellenza operativa: Fiat, Maserati, Lancia, Alfa Romeo, Magneti Marelli, Teksid, Comau, mentre il grup-po Chrysler ha aderito al WCM nel 2009 quando è stato acquisito da Fiat. Anche CNH Industrial partecipa al programma con tutti i suoi marchi, incluso Iveco. FCA ha quindi aperto la strada anche all’intera Supply Chain coinvolgendo nel programma sin dal 2010 a livello globale a tutt’oggi oltre 560 stabilimenti, per poi estendere l’applicazione anche ad altre società appartenenti a differenti setto-ri industriali, tra cui Royal Mail, Ariston Thermo, Whirpool e Elica (elettrodome-stici), Unilever (beni di largo consumo), offrendo loro supporto formativo e coaching sulle metodologie World Class attraverso una business line dedicata al WCM Training & Consulting.Partendo dall’esperienza WCM matura-ta in questi anni, FCA dimostra di aver saputo già cogliere i primi frutti dell’in-terazione tra concetti propri della lean production e delle nuove opportunità che stanno arrivando da un processo di digitalizzazione dei processi industriali. Gli aspetti tecnici del WCM si integrano con il modello Industria 4.0, che prevede la digitalizzazione dei processi produt-tivi tramite alcune tecnologie abilitan-ti (KET – Key Enabling Technologies), come stampa 3D, robotica avanzata, si-stemi di simulazione e di realtà virtuale e aumentata, collegamento continuo di tutti gli oggetti, le macchine e le perso-ne tramite reti IoT (Internet of Things) e IoE (Internet of Everything). Tutte le azioni sono valutate per la loro capacità di incidere sulle performance di proces-so, attraverso la valutazione reale dei be-nefici delle soluzioni al fine di garantire la sostenibilità dello sviluppo industriale dell’azienda.Attualmente la metodologia WCM è sta-ta implementata in tutte le fabbriche del Gruppo, tra cui le fabbriche storiche, come Mirafiori (che produce il Suv Ma-serati Levante e l'Alfa Romeo Mito), G. Vico di Pomigliano d’Arco (Panda), Melfi (Jeep Renegade, 500X e Grande Punto), Cassino (Giulia, Giulietta e il Suv Stelvio).

La WCM Academy di FCA

La WCM Academy è la struttura di trai-ning e sviluppo dedicata alla crescita delle competenze World Class Manu-facturing, professionali e di leadership del Manufacturing, la cui sede principa-le nella Regione EMEA è a Torino nella storica fabbrica di Mirafiori, ma che può contare localmente anche su altre sedi nei vari stabilimenti produttivi.La Mission della WCM Academy consi-ste nel realizzare le attività di formazio-ne bilanciando adeguatamente attività teoriche, esercitazioni pratiche e appli-cazione sul campo.L’organizzazione delle WCM Academy si struttura su tre livelli: Global: dedicato ai

processi di “knowle-dge e leadership de-velopment” basati sull’interdisciplinari-tà, sull’interculturali-tà del training e sulla standardizzazione e diffusione delle co-noscenze consolida-te a livello mondiale; Regional: dedica-

to allo sviluppo di

competenze WCM, manageriali, all’u-tilizzo di strumenti di innovazione e allo sviluppo di competenze distintive nell’ambito della regione di apparte-nenza; Plant: dedicato alla formazione sulle

applicazioni tecniche del WCM e alla realizzazione di scuole di mestiere a livello di singolo stabilimento.

Oltre alla formazione, la WCA Academy favorisce la diffusione delle nuove ap-plicazioni tecnologiche, come l’utilizzo di carrelli a guida automatica per tra-sportare materiali in produzione (AGV – Automated Guided Vehicles), Robot collaborativi (Cobot – Collaborative Ro-bot), esoscheletri per diminuire gli sfor-zi fisici degli addetti alla produzione, e sistemi di realtà virtuale immersiva, controllo qualità e manutenzione pre-dittiva. ■

Figura 1 - I pilastri del World Class Manufacturing

10TECHNICALPILLARS

10MANAGERIALPILLARS

Lo stabilimento di Cassino.

ANAGEMENT-INDUSTRIAm

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DI14 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ANAGEMENTm

Giorgio Neglia Consigliere Forum della Meritocrazia e Responsabile Meritometro

Meritocrazia in Italia: una strada in salita

Italia, si sa, non è un Paese meritocratico. Questo è, pur-troppo, il comune sentire. Ma quali sono i reali contorni del fenomeno e soprattutto quali

le responsabilità e il ruolo della classe dirigente? Il concetto di “meritocrazia”, a volte abusato nel dibattito pubblico, si presta a strumentalizzazioni in buona parte derivanti dalla complessità nel-la definizione e nella misurazione del merito. Mentre per molti indicatori di performance, come il Pil, sono disponi-bili misure oggettive che rendono pos-sibili comparazioni, analisi e indicazioni

per azioni correttive, sul merito, fino ad oggi, si è ricorsi a indagini qualitative sulle “percezioni” della popolazione. Da qui l’idea del Forum della Meritocrazia di mettere a punto, con il qualificato sup-porto di una équipe di ricercatori dell'U-niversità Cattolica, il Meritometro, primo indicatore quantitativo di sintesi e mi-surazione dello “stato del merito” di un Paese con raffronto a livello europeo. Lo strumento si basa su sette pilastri – liber-tà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività per i talenti, rego-le, trasparenza, mobilità sociale – misu-rati attraverso dati provenienti da fonti ufficiali. Il report completo sul Meritometro 2017, con il dettaglio dei risultati, delle

metodologie e delle fonti utilizzate, è disponibile sul sito www.forumdellame-ritocrazia.it e di seguito sono indicate le principali risultanze.

L’Europa e il “debito meritocratico” dell’Italia I risultati del ranking 2017 confermano la supremazia dei Paesi scandinavi e del nord Europa sui Paesi mediterranei. La Finlandia resta il Paese più meritocrati-co del Vecchio Vontinente, mentre gua-dagnano posizioni Paesi – come Svezia, Norvegia, Paesi Bassi e Germania – che puntano sulla qualità dei propri sistemi educativi, garantiscono maggiori op-portunità di lavoro e carriera a giovani e donne, sono caratterizzati da sistemi

l’

La classe dirigente e l’opinione pubblica italiana hanno minore considerazione dell’importanza della meritocrazia rispetto ad altri Paesi e il Meritometro ne ha misurato oggettivamente le differenze.

Spero che molti leggano l'articolo di Giorgio Neglia perché è un perfetto spaccato di come le cose vanno (male) nel nostro Paese. Ma quale è la causa fondamentale di questa situazione che ci vede stabilmente ultimi in Europa? Secondo me è la po-chezza e la mancanza di coraggio della nostra classe dirigen-te: politica, burocratico-sindacale ed imprenditoriale.1. Sulla politica si è già detto e visto tutto; mi preme solo ricor-

dare che questi signori, lautamente pagati, da tre anni non riescono a mettersi d'accordo su una decente legge eletto-rale.

2. Chiunque abbia la sventura di interagire con la nostra buro-crazia, sa che possiamo solo metterci le mani nei capelli per le lentezze, il pressapochismo e spesso l'arroganza feudale di questi signori.

3. E la classe imprenditoriale? Quante belle aziende, anche medio-grandi, sono state vendute a investitori stranieri ne-gli ultimi anni? E quante aziende hanno letteralmente mas-sacrato i loro dirigenti (questa sì è stata macelleria sociale) per sostituirli, se e quando, con quadri, spesso ottimi tecnici, ma certo non manager? Risultato: più del 50% delle aziende imprenditoriali non arriva alla seconda generazione.

Tutto perduto quindi? Nessuna speranza di recupero?Se il Forum esiste e 15 consiglieri con qualche centinaio di soci e qualche decina di aziende sponsor, si impegna-no gratuitamente e con entusiasmo, vuol dire che ci cre-diamo davvero.La nostra grande speranza è che quando ritorneranno in Italia quelle decine di migliaia di giovani laureati che sono emigrati per trovare lavoro e paghe decenti, saran-no proprio loro i trasformatori della nostra cultura cial-trona in un Paese più moderno, onesto, efficiente, dove ciascuno riprende il gusto di fare bene il proprio lavoro e il proprio dovere di cittadini europei.La legge esiste dal 2010 e bene o male funziona, con qualche periodico rimaneggiamento, e l'anno scorso il Forum della Meritocrazia ha organizzato un interessan-te convegno, che verrà ripetuto in futuro perché siamo convinti che la meritocrazia alla fine prevarrà ed è bene accelerarne i tempi per il bene di tutti.

Claudio Ceper Presidente Forum della Meritocrazia

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DI 15DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ANAGEMENTmdi regole semplici e da elevati livelli di trasparenza. In questo quadro, il nostro Paese – per il terzo anno consecutivo – si conferma in un’ultima posizione, con dieci punti di distacco dalla Spagna, pe-nultima in classifica. Confermato anche l’altro triste primato che ci vede fanalino di coda su tutti i pilastri, con maggiori gap rispetto ai valori medi europei sulla trasparenza, le regole e le pari opportu-nità. I dati presentano una situazione di so-stanziale stallo, fatta eccezione per alcu-ni miglioramenti su libertà e trasparenza, dove le riforme sul mercato del lavoro e l’azione di contrasto alla corruzione pare stiano portando i primi positivi risultati. Colpisce l’ulteriore arretramento della qualità dell’education con risultati sui livelli di educazione terziaria e abban-doni tra i peggiori in Europa. La scarsa capacità di attrarre (e ritenere) i talenti e il peggioramento sul fronte pari oppor-tunità rendono l’Italia un Paese sempre meno “per giovani (e donne)”, come ci ricordano le statistiche sui NEET, i tassi di disoccupazione/occupazione giovanile, i “gender pay gap” e il fiume carsico della “fuga dei cervelli” in preoccupante cre-scita. Nel complesso, quindi, un Paese sostanzialmente “opaco” e non inclusivo nei meccanismi di selezione e carriera, con una bassa mobilità sociale, un siste-ma educativo al di sotto degli standard internazionali, un insieme di regole an-cora poco chiaro e poca trasparenza nel-le relazioni tra business community e PA. Il tempo passa e i gap aumentano, più o meno come il nostro debito pubbli-co, “zavorrando” le nostre capacità di competere. È quindi necessario che la classe dirigente agisca in fretta - con misure straordinarie - altrimenti lo stock di “debito meritocratico” dell’Italia finirà per precludere ad intere generazioni un futuro, relegando l’intero paese ai mar-gini di una competizione internazionale sempre più basata sull’innovazione e la generazione di idee.

L’impegno della classe dirigente per colmare i gapLe ricette per ridurre lo “spread merito-cratico” dell’Italia rispetto ai Paesi più vir-tuosi sono note e, già da qualche anno, come Forum della Meritocrazia ci sfor-ziamo di portarle al centro dell’agenda politica, sociale ed economica. Servono però più fatti e meno parole. Per que-

Confronto risultati Meritometro 2016/2017

sto, in occasione della presentazione del Meritometro al Senato della Repubblica, il Forum ha proposto agli interlocutori istituzionali un’agenda del merito arti-colata su cinque punti: avvio di un pro-gramma di educazione civica al merito, “presidio stabile” per misurare l’impat-to meritocratico delle leggi, potenzia-mento della legge sul controesodo dei talenti, introduzione di un premio alle aziende più meritocratiche nella valoriz-zazione del capitale umano, istituzione di un percorso di mentoring universita-rio strutturato. L’impegno diretto del Forum si focalizza sulla promozione di occasioni di dibat-tito e confronto oltre che su iniziative concrete per diffondere il merito nel Paese, come il progetto “Meritocrazia e leadership”, per analizzare la cultura del-le leadership nella diffusione del merito

in azienda, “l’Incubatore di talenti”, per favorire la transizione al lavoro dei gio-vani, il progetto “Meritocrazia nei CdA”, per la diffusione della meritocrazia nei board, il “Premio Valeria Solesin” per va-lorizzare la ricerca accademica sul talen-to femminile. Da ultimo, il Meritorg, uno strumento di misurazione del merito nelle organiz-zazioni che metteremo presto a dispo-sizione delle imprese e delle pubbliche amministrazioni interessate. La sfida della meritocrazia si vince facen-do sistema, partendo dai territori, dalle organizzazioni, dai giovani, dai manager e dagli imprenditori. Per questo è neces-sario mettere a fattor comune gli sforzi di tutti in una rinnovata azione proposi-tiva che ci auguriamo che la classe diri-gente voglia intraprendere, con serietà, da subito. ■

I pilastri del Meritometro Variazioni più rilevanti tra i pilastri Italia (confronto 2016/2017)

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ANAGEMENTmPaola Poli Donne Dirigenti Minerva ALDAI-Federmanager e Consigliere ALDAI

Donne e startup

all'ultimo dato Infocamere crescono le startup innovati-ve che tra soci e dipendenti danno lavoro a 36.000 perso-ne. Il Ministero dello Svilup-

po Economico rifinanzia con 95 milioni di euro la nascita e la crescita delle start up innovative ad alto contenuto tecno-logico con iniziative come smart start (www.smartstart.invitalia.it). Sono in crescita le start up in ogni set-tore, non solo tecnologico, per le don-ne è una grande opportunità. Molti i bandi privati e pubblici, promossi da banche, aziende private, associazioni, come Cariplo factory, Unicredit start lab, Neoimpresa Intesa, Cartier women awards. Sempre di più gli Angels sensibi-li allo sviluppo di buone idee, che finan-ziano in prima persona. A finanziare non sono più solo società finanziarie o fondi ma persone che hanno nel loro curricu-lum una solida esperienza in azienda e che hanno deciso di investire nel far parti-re nuove imprese. In Italia ha appena vin-to un prestigioso premio come Europe's Female Angel Investor Paola Bonomo, da anni impegnata nello sviluppo di start up. Il progetto Women Angels for Europes Entrepreneurs vuole coinvolgere un nu-

mero sempre maggiore di donne negli investimenti come Angel. Ma ci sono an-che Angeli che accompagnano la nasci-ta di nuove imprese mettendo a disposi-zione il loro sapere e la loro esperienza come ad esempio Programma Virgilio Rotary o Women Boot Camp organizza-to da Impact Hub. Lancio una proposta: e se anche le don-ne dirigenti facessero da Angel per le aspiranti imprenditrici? Magari colle-gandoci a chi già lo fa? Un'altra fonte di finanziamento sempre più diffusa è il crowdfunding, dalle ultime statistiche sono state lanciate 139.000 campagne dagli uomini e 55.000 campagne dalle donne (anni 2015/2016). Il Governo ha lanciato un programma che agevola

l'accesso al credito per le imprese fem-minili http://imprenditricioggi.governo.it/opportunita.html

Abbiamo intervistato l'onorevole Lara Comi Eurodeputato al Parlamento Eu-ropeo.

Quali opportunità di impresa vedi per le donne italiane dal tuo punto di vista di europarlamentare euro-pea?Gradualmente tutte le statistiche evi-denziano il crescente numero di donne che dagli studi in poi non solo com-petono ma spesso superano i colleghi maschi. Vedo ottime prospettive. Penso in particolare ad una tendenza confer-

d

Dove eravamo rimaste… dove andremoLa fine dell’estate segna la ripresa per antonomasia delle attività, non solo associative, ma anche dei buoni propositi e degli obiettivi. Il Programma Donne Dirigenti che insieme al Gruppo Minerva ALDAI, in sinergia con Federmanager Minerva, stiamo portando avanti vuole non solo valorizzare esempi manageriali femminili positivi grazie al Premio Merito e Talento, ma segnalare, informare, creare sinergie con Enti e Istituzioni, promuovere opportunità e fare rete.In questi anni di lavoro abbiamo instaurato dialoghi costanti con le Istituzioni, ma anche con donne, dirigenti e quadri, che ci hanno seguito e supportato nella nostra mission. Di seguito il punto della situazione sulle donne e le startup, una riflessione coronata dall’intervista che l’On. Lara Comi ci ha concesso e a seguire segnaliamo due importanti iniziative che riteniamo utili per le nostre associate e per il nostro programma. Con l’occasione ricordiamo che anche quest’anno sosteniamo il Gamma Forum che ogni anno assegna il Premio Gamma Donna per l'imprenditoria femminile.

La grande crescita del digitale sia in termini di opportunità di lavoro sia in termi-ni di fruizione ha dato il via ad una serie di azioni per accelerare l'acquisizione di conoscenze e capacità su diversi target, dall'introduzione del coding nelle scuo-le, alla Digital Innovation Hub di Confindustria, alle iniziative come Nuvola Rosa di Microsoft che ha visto 800 ragazze a fare coding e cyber security in maglietta rosa all'università Federico ll di Napoli, e il mese delle stem del Miur. Su startupitalia.eu potete trovare le 100 donne che si sono distinte nel digitale. No-nostante ciò il mercato del lavoro non riesce a fare fronte alle migliaia di posizioni aperte, occorre diffondere più velocemente queste capacità. Ne abbiamo parlato assieme con il Politecnico di Milano, con PWA e con altri attori per aprire un tavolo di confronto e individuare modi per facilitare la digitalizzazione delle donne. 

DIGITAL

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DI 17DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ANAGEMENTm

mata da numerosi dati: le donne creano la propria azienda e si auto assumono, spesso creando start up di successo che  riescono ad affermarsi e consoli-darsi in molti ambiti. Nel 2017  l’Unione Europea ha selezionato un’italiana fra le 12 candidate per l’EU Prize for Women Innovators, dove viene  riconosciuta l’eccellenza dell’impresa sul piano della ricerca. È Mary Franzese, co-founder del-la startup che riduce i danni al cervello in caso di ictus. Insomma, possiamo fare ovviamente tutto. 

Quali sono le principali opportuni-tà di finanziamento o sinergia/ alle-anze per le start up?Nonostante nei 28 Paesi membri la po-polazione femminile superi quella ma-schile, le donne rappresentano solo il

Come emerso dal nostro evento "Donne industria e trend internazionali" che ha fatto un quadro completo delle donne in carriera sia attraverso la ricerca Mi-nerva ALDAI Bocconi sulle donne dirigenti sia attraverso la ricerca europea di Boston Consulting, servono mentorship e role modeling. Alla votazione sulle iniziative che le donne dirigenti possono fare per dare un contributo, molte di voi avevano scelto "testimonianze nelle scuole". Valore D ha lanciato il program-ma Inspiring girls dove le donne faranno testimonianze e speed mentoring nel-le scuole. Abbiamo parlato con Valore D e ci danno l'opportunità di partecipare. Per chi vuole dare un contributo scrivete a: [email protected]

34,4% delle titolari d’azienda  e il  30% di coloro che hanno dato vita a una start up.  Gli strumenti offerti dall'Unio-ne Europea sono molteplici: pensiamo al network europeo per promuovere l’imprenditoria femminile o ai finanzia-menti ad hoc. Esiste anche uno specifico portale,  www.wegate.eu, che riassume tutte le opportunità utili per una donna che voglia avviare un’attività imprendi-toriale. Inoltre potrete consultare i bandi europei che vengono pubblicati ogni mese tra i quali  vi sono le opportunità di finanziamento anche per le imprese e per l’imprenditoria femminile. https://laracomi.it/bandi-europei/

Sul programma donne dirigenti Mi-nerva ALDAI-Federmanager che stiamo conducendo, oltre ad attiva-

re sinergie sul territorio e al Premio Merito e Talento, pensi che potrem-mo essere presenti anche su tavoli istituzionali? Ad esempio abbiamo appena fatto una ricerca con Bocconi dove emerge che le donne sono por-tatrici di un nuovo stile di leadership ma anche dati un po' sconcertanti tipo che oltre il 40% non ha figli.È fondamentale che le Associazioni di categoria consentano di veicolare in modo sistematico tutte le opportunità messe in campo dall'Unione Europea. Ci sono infatti risorse ed iniziative poco co-nosciute e poco valorizzate che potreb-bero fare la differenza per tante donne che volessero avviare una propria at-tività. La sfida della conciliazione dei tempi fra famiglia e lavoro è grande. In luoghi di grande prestigio ed impegno, dove sono richieste molte ore di lavoro, è evidente il sacrificio che soprattutto le donne devono compiere ogni giorno, per mantenere la propria competitivi-tà. Asili nido, smart working, telelavoro, part time. Le soluzioni legislative ed or-ganizzative in campo per sostenere le donne nel loro compito di lavoratrici e mamme sono ormai diversificate, dob-biamo contribuire tutti a renderle attuali impegnandoci in prima persona. 

Gli ultimi dati ISTAT evidenziano un grosso carico di lavoro sulle donne, in altri Paesi ci sono altre soluzioni di supporto e bilanciamento casa lavoro, forse dovremmo valorizzar-lo in termini economici per smuove-re un po' le cose?Benché il nostro Paese abbia ancora differenze significative rispetto ad altri Paesi europei, la flessibilità che oggi è possibile grazie alle nuove tecnologie determina un miglioramento. In que-sti anni anche il lavoro in Parlamento è stato importante; in Europa proprio lo scorso marzo abbiamo ribadito la ne-cessità di garantire la piena attuazione della direttiva sulla parità di retribuzio-ne tra donne e uomini. Peraltro proprio a Strasburgo abbiamo dovuto ascoltare con stupore e rabbia l'intervento di un eurodeputato del Nord Europa che ha avuto l'ardore di sostenere come le don-ne siano "più deboli, meno  intelligenti, devono guadagnare meno". Stereotipi e luoghi comuni sono ancora forti. Da qui il nostro impegno che deve continuare.  ■

INSPIRING GIRLS / VALORE D

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Segnala le donnedi merito e talento

Pensaci un attimo, chi ti viene in mente fra le tue conoscenze?Bastano cinque minuti per regalare un’opportunità ad una collega meritevole!

Paola PoliCoordinatrice Gruppo Minerva ALDAI

MINERVA

Vogliamo promuovere una realtà sempre più popolata

di modelli positivi, donne di merito e talento.

Vogliamo far emergere 18 donne di merito e talento in sei settori del management:1. innovazione2. gestione economica3. gestione collaboratori4. lancio di nuovi business5. giovani potenziali (non ancora dirigenti)6. diversity best practice

Segnalaci la donna dirigente o quadro di alto potenziale di azienda industriale della Lombardia che ritieni meritevole, inviando una e-mail entro il 31 dicembre 2017 a:[email protected] il nome, cognome, e-mail, azienda, motivazione e settore.La giuria prenderà in esame le donne segnalate da uomini e donne dirigenti Federmanager Lombardia.

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Invia subito una e-mail

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DI20 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ANAGEMENTm

Alessandra Colonna Bridge Partners

Sicuro che quello che scrivi viene letto?

ietzsche l’aveva capito già quasi un secolo e mezzo fa:

“Si impara prima a scrivere in modo gran-dioso che a scrivere in modo lieve e sem-plice”. Per riconoscere chi maneggia davvero bene una penna “basta” verificare se il risultato finale è fluido e lineare.  Alla faccia di chi crede ancora che scri-vere in modo altisonante sia sinonimo di cultura e grande preparazione alle spal-le! O di chi confonde la semplicità con la banalità e con la sciatteria. Un conto infatti è l’italiano corretto; un conto quello che Francesco Sabatini ha definito “l’e-taliano”, ovvero l’italiano neo-popolare, che ne è la sua involuzio-ne. Ogni giorno tutti noi ne siamo testi-moni, attivi o passivi a seconda, sul Web

o sui social, WhatsApp, in primis.Ma l’importanza della semplicità nella scrittura non è funzionale solo a “testare” l’erudizione di qualcuno. È fondamenta-le per farsi leggere. Già Albert Camus aveva teorizzato qual-cosa di simile: “Quelli che scrivono con chiarezza hanno dei lettori, quelli che scri-vono in modo ambiguo hanno dei com-mentatori”. O paradossalmente, dei non lettori.Ciò è tanto più vero se consideriamo che rispetto anche solo a una decina d’an-ni fa tutti scriviamo di più: mail, report, executive summary, presentazioni, bro-chure, siti, blog, messaggi...Per la prima volta, insomma, l’italiano si ritrova a essere non solo parlato, ma an-che scritto quotidianamente dalla mag-gioranza delle persone. Che però non per forza sono anche lettori così assidui.Questo significa che ciò che viene scrit-

to spesso non viene letto. O viene letto solo in parte. Un serio problema, soprattutto se a in-chiodarci davanti a una tastiera sono ra-gioni di lavoro.Pensiamo infatti a quante informazioni, magari utili e interessanti, vengono ogni giorno perse nel mare magnum di noti-zie che ogni giorno inonda un normale ufficio. Sia in entrata sia in uscita.Spesso, per esempio, anneghiamo il concetto fondamentale di una e-mail in un brodo allungato da presentazioni, incipit o chiarimenti inutili o confusi. Lo stesso vale per i mille report a capi, col-leghi, fornitori: invece che riassumere, tendiamo ad allungare. Col risultato che abbiamo perso tempo. E l’abbiamo fatto perdere anche agli altri.Lo stesso vale quando i destinatari di un messaggio siamo noi: pensiamo a quan-te volte ci siamo annoiati a morte da-

nMandare e-mail, compilare report o redigere testi comporta tempo, fatica e costi. Soprattutto se lo facciamo per lavoro. Ecco perché è bene che i nostri interlocutori recepiscano e poi capiscano bene il nostro messaggio.

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DI 21DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ANAGEMENTmvanti a un sito web che non ricorderemo mai, quando invece sarebbero bastate anche solo un paio di pagine per sapere quanto ci serviva.Molto spesso capita poi che leggiamo “solo qua è là”, saltando qualche riga e sperando che quelle “miracolate” faccia-no proprio al caso nostro. Jakob Nielsen, guru della scrittura sul web, parla a proposito di scrematura ra-pida: siamo diventati cioè “skim reader”, lettori veloci che difficilmente si fanno attrarre, ma che facilmente si lasciano distrarre. Il caso più emblematico sono le e-mail: ogni volta che apriamo la nostra casella, sappiamo già che non potremo leggerle tutte; a quel punto siamo costretti a una doppia cernita: prima selezioniamo le e-mail da leggere, poi quanto testo leg-gere veramente.Ciò significa che è stato sprecato tempo e risorse per scrivere un qualcosa che molto probabilmente non verrà letto. O verrà letto solo in parte. E perdere tem-po significa generare costi: un lusso che difficilmente ci si può permettere, so-prattutto se si tratta di lavoro.Ecco perché ogni volta che ci sediamo

davanti a una scrivania, dobbiamo pen-sare che il nostro primo obiettivo è farci leggere. E per riuscirci dobbiamo catturare l’at-tenzione dei nostri lettori, tenendoli in-collati allo schermo. È più facile a dirsi che a farsi, lo sappiamo, soprattutto quando di fronte si ha uno schermo e non piuttosto un libro o un foglio di carta.Ma non scoraggiamoci: per far fruttare la fatica e l’impegno investiti davanti a una tastiera “basta” ricordare tre principi base: semplicità, brevità e selezione.

1. SemplicitàEssere semplici, senza banalizzare i con-tenuti, è un’arte. E nello stesso tempo uno strumento irrinunciabile se si vuole arrivare a tutti, o quasi.Basta con tecnicismi e burocratese! Usia-mo la “lingua comune”, quella che tutti conoscono e capiscono. L’importante è non rinunciare all’uso corretto della grammatica e della sintassi.

2. BrevitàTullio De Mauro suggeriva che “non c’è li-mite alla brevità” e allo stesso tempo am-

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moniva che “chi sa molto vuol dire molto senza rendersi conto che molti dettagli per lui importanti possono non essere interes-santi per chi ascolta o legge. La brevità non ha mai fatto male a nessuno”. Se stiamo scrivendo per lavoro teniamo conto che gli altri probabilmente hanno il nostro stesso tempo a disposizione: cioè pochissimo. Non sprechiamolo!

3. SelezioneIl terzo punto si basa su un principio simile al secondo: se non selezioniamo noi cosa scrivere, lo faranno gli altri al posto nostro. Tanto vale allora prendere in mano noi la situazione e fare in modo che almeno il concetto chiave che ab-biamo in mente venga comunicato e recepito in maniera corretta.Un trucco?Fare capire al vostro destinatario che quel che avete scritto può essergli utile. Se infatti, magari già dal titolo, penserà che potrà trarre qualche beneficio dal vostro messaggio, sicuramente avrete quantomeno attirato la sua attenzione. E il primo ostacolo, forse il più difficile, l’avrete così già superato! ■

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DI22 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

Giorgio Ambrogioni Presidente CIDA

Visione e proposte della dirigenza

a recente crescita del Pil, oltre le aspettative, rischia di essere inter-pretata con eccessivo ottimismo, dimenticando le distanze rispetto agli altri Paesi europei, che corrono

più velocemente. L’Italia vive oggettiva-mente un momento delicato della sua storia. Il Paese, esposto in particolare sotto il profilo finanziario, appare sotto molti punti di vista – istituzionale, socia-le, economico, culturale – prossimo ad un bivio: accelerare la ripresa aumentan-do l’occupazione, l’efficienza e la com-petitività, oppure crogiolarsi sui risultati dell’attuale congiuntura favorevole e continuare a “tirare a campare”.

È compito della classe dirigente nel suo complesso e di ogni sua compo-nente offrire al Paese una visione lun-gimirante in grado di indicare respon-sabilmente la strada verso il futuro. I dirigenti e le alte professionalità dei settori rappresentati da CIDA (industria, commercio, terziario, funzione pubblica, scuola, sanità pubblica e privata, agricol-tura, assicurazioni, Banca d’Italia, Con-sob, università e ricerca) – pienamente consapevoli dei limiti dei loro compiti, ma consci anche della loro valenza – non intendono sottrarsi a questa sfida. Credono, anzi, di avere titolo per farlo nel ruolo di motore d’innovazione e di sviluppo del Paese, perché i manager – privati e pubblici – sono soggetti promo-tori del cambiamento culturale, essendo il risultato di un percorso lavorativo di selezione meritocratica spesso duro e faticoso, come non sempre è facile riscontrare in altri campi. Non si diven-

ta manager per caso, né tantomeno lo si diventa se non si è portatori di com-petenze tecniche e professionali ricono-sciute. In questo senso i manager sono espressione di percorsi professionali e personali che potrebbero costituire un modello di riferimento meritocratico – in termini di selezione, formazione e at-tenzione al risultato – mutuabile anche da parte della classe politica.In un momento di particolare comples-sità della situazione economica e socia-le come quello attuale, compito primo di ogni manager è quello di svolgere al meglio i compiti che gli sono stati affi-dati. Ma, cercando di far funzionare un Paese che a volte sembra aver perso il gusto delle “cose che funzionano”, i ma-nager vogliono alzare lo sguardo oltre la realtà quotidiana per immaginare

un’Italia diversa, meno vulnerabile, più autorevole, più meritocratica, più dinamica, più equa: che associ al ne-cessario realismo la capacità di guardare oltre l’attualità, per intravedere il futuro, come ogni dirigente si sforza di fare ogni giorno.Il Paese deve tornare a crescere per uscire dalla pericolosa strettoia in cui oggi si trova. Perché ciò accada ognu-no dovrà fare la sua parte. I dirigenti e le alte professionalità vogliono e pos-sono farlo forse come e più di altri. Essi vogliono essere un motore di crescita in sinergia con la società e le imprese. Il 60% degli imprenditori italiani ha più di 60 anni. Solo il 25% delle nostre impre-se sopravvive alla seconda generazione di imprenditori e solo il 15% alla terza. Molto capitale manageriale e imprendi-

OTIZIEn

lIl confronto fra i manager dei settori pubblico e privato hanno permesso di verificare la volontà di rilancio del Paese, con iniziative coraggiose che permettano di agganciare la corsa dell’Europa verso lo sviluppo.

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DI 23DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

toriale è andato disperso nel corso della crisi e ha bisogno di essere al più presto ricostituito. Le dimensioni aziendali ita-liane tendono ad essere limitate il che, a parità di rischio, riduce i fabbisogni fi-nanziari legati all’eventuale acquisizione delle aziende. Considerando le criticità del mercato del credito, è arrivato il mo-mento di valutare e sostenere i fenome-ni di acquisizione di imprese da parte di manager interni o esterni (management buy out e buy in), ad esempio con fi-scalità agevolata sulle liquidazioni dei dirigenti direttamente o indirettamente indirizzate alla acquisizione di imprese.Per tornare a crescere il Paese deve tor-nare ad essere credibile sul versante dei conti pubblici e, in particolare, dei processi di revisione della spesa pubbli-ca e, solo in questo quadro, usare con attenzione ma anche con decisione la leva degli investimenti pubblici e quel-la fiscale associata ad una ripresa dei processi di privatizzazione delle impre-se non strategiche e l’aggregazione dei servizi per recuperare efficienza con una più efficace gestione manageriale.

Politica di bilancioLa Legge di bilancio 2018 dovrà essere intesa come un nuovo inizio nel per-corso di risanamento della finanza pubblica: i rischi di marginalizzazione del Paese sono strettamente legati alla sua incapacità di apparire credibile sot-to questo aspetto. I processi di revisione della spesa timidamente avviati in pas-sato possono e devono essere portati avanti con determinazione. Ci sono ampi margini di manovra per una razionaliz-zazione ulteriore della spesa per beni e servizi, così come permangono signifi-cativi nella spesa locale e nella giungla ancora inesplorata degli Enti Pubblici e parapubblici, che possono essere resi ef-ficienti da manager competenti. Ad essi dovrebbe aggiungersi un radicale ripen-samento di alcuni bonus che hanno se-gnato la più recente fase politica ed il cui unico tangibile risultato è stato quello di creare un attivo mercato secondario dei trasferimenti pubblici e benefici fiscali a carico e scapito delle solite categorie dei lavoratori dipendenti e pensionati.

Politica socialePer contrastare i crescenti fenomeni di marginalità sociale, molti aspetti del no-

stro sistema di sicurezza sociale vanno ripensati alla radice. In qualche caso fa-cendo passi ulteriori verso l’adozione di modalità diverse di finanziamento della fornitura di servizi superando la natura strettamente categoriale di alcuni istitu-ti e adottando un nuovo universalismo nel campo dell’assistenza, con precise allocazioni preventive di bilancio e per-centuali del Pil, che permettano la veri-fica dei risultati a consuntivo, che favori-scano maggiore equità, sussidiarietà ed efficienza nel rispetto dei diritti di tutti.

Politica di coesioneNella discussione con l’Unione Europea vorremmo che si puntasse – più che su una inutile trattativa sulla flessibilità, che implica maggiore debito pubblico a carico delle nuove generazioni - sulla urgenza e necessità per l’Italia e per l’Eu-ropa di considerare il Mezzogiorno per quello che è: non un insieme di piccole regioni, ma una grande area in grave ritardo di sviluppo economico e sociale che costituisce un potenziale non solo culturale e turistico europeo.

Politica industrialeIl secondo Paese manifatturiero euro-peo merita una particolare attenzione alle politiche di sviluppo della compe-titività delle imprese, promuovendo gli investimenti in innovazione e crescita del capitale umano, investendo nelle in-frastrutture di comunicazione, nei piani energetici e nelle iniziative che possano favorire il rientro delle produzioni delo-calizzate (reshoring). La politica prioritaria che lo Stato do-vrebbe mettere in campo riguarda il suo core business e cioè il funzionamento della Pubblica Amministrazione. Sotto questo profilo siamo ancora molto lon-tani da qualcosa che assomigli ad una PA 4.0. Dovremmo non solo limitarci a pro-durre un po’ più efficientemente i beni e i servizi di sempre, ma cominciare se-riamente a domandarci quali beni e ser-vizi la Pubblica Amministrazione debba produrre per essere moderna e strategi-camente indispensabile per lo sviluppo del Paese. In anni in cui la presenza dello Stato nell’economia è tornata ad essere spesso pervasiva ed invasiva, gli investi-menti pubblici hanno toccato un mini-mo storico. È ora che lo Stato torni a fare la sua parte, ma solo nelle cose che gli

competono: gli investimenti pubblici in capitale fisico e in capitale umano sono un buon esempio. Sulle banche poche cose chiare: concentrarsi sulla creazio-ne di un mercato efficiente dei crediti deteriorati; in caso di crisi di valenza sistemica, l’intervento dello Stato può essere necessario ma deve essere chia-ro negli obiettivi, nei modi e nei tempi; prepararsi per tempo ad affrontare le sfide dei prossimi anni (innovazione tec-nologica, ridotta redditività, accresciuta concorrenza). Ma non si può vivere di sole banche. Langue in Italia, per assen-za di massa critica, il comparto dei fondi di credito, molto attivo invece altrove in Europa e spesso paradossalmente soste-nuto da risorse italiane. Qui ci sarebbe lo spazio per uno Stato “facilitatore” di in-vestimenti per creare valore.

Politica fiscaleLa competitività del Paese richiede una riduzione del carico fiscale; fra i più ele-vati d’Europa per chi paga le tasse e cioè i lavoratori dipendenti i pensionati e le aziende ben gestite. È necessario un in-tervento finalizzato a ridurre la pressio-ne fiscale, semplificare il sistema, garan-tire una maggiore neutralità del sistema rispetto alle scelte dei singoli, assicuran-do l’equità di trattamento verso i contri-buenti realmente incapienti.

Impegniamoci per un Paese miglioreDue milioni di manager e professionisti del privato e del pubblico credono sia il momento di dare un segnale di respon-sabilità sociale e rispetto dei cittadini, con un piano ambizioso che impegni concretamente il Paese al rigore mo-rale e finanziario. Una manovra 2018 ambiziosa che impegni lo Stato a gene-rare consistenti risorse dalla riduzione dell’evasione fiscale e contributiva, dalla riduzione della spesa utilizzando tecno-logie abilitanti per aumentare l’efficien-za e dalla privatizzazione di attività non strategiche. Le risorse così generate do-vranno essere investite per: disinnescare le clausole di salvaguardia mettendo in sicurezza le finanze pubbliche; ridurre la tassazione per favorire la competitività; investire nelle iniziative strategiche per il lavoro; iniziare a ridurre il debito pub-blico, per dimostrare nei fatti che ce la possiamo fare. ■

OTIZIEn

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c’èL'importante e consueto evento torna a Milano per un appuntamento dedicato all'Innovazione in Italia.

Anche quest'anno, grazie ad un accordo con SMAU, tutti i soci ALDAI potranno accedere gratuitamente alla manifestazione e partecipare ad un calendario denso di appuntamenti tra premi, workshop, laboratori, Smau Live Show e occasioni di networking.

Le modalità di accesso sono semplici e sono indicate di seguito.

Scopri come entrare gratuitamente allo SMAU:1. Accedi al sito SMAU attraverso il link:

www.smau.it/invite/mi17/aldai12. Inserisci tutti i dati che ti richiede il sistema3. Stampa l’agenda personale con codice a barre

da consegnare all'ingresso della fiera4. Ingresso omaggio offerto da ALDAI

SMAU MILANO 25-27 OTTOBRE - FIERAMILANOCITY

SMAU ICT – FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PER I PROFESSIONISTI DEL SETTORENovità principale dell’edizione autunnale sarà Smau ICT, un vero e proprio "evento nell’evento" con workshop, laboratori pratici e un’area espositiva dedicata in cui profes-sionisti, imprenditori e manager dell’Information & Communication Technology potranno aggiornasti su tematiche di forte attualità come Datacenter, Infrastrutture, soluzioni di Backup, Networking, Cloud Computing, Information Security, Unified Commu-nication&Collaboration, IoT, Big Data, Cybercrime, Business Continuity e molto altro.

L’INNOVAZIONE RACCONTATA DALLE IMPRESESmau Milano ospiterà un calendario ricco di appuntamenti di networking che vedono al centro gli Smau Live Show, eventi che avranno il compito di accompagnare aziende e amministrazioni locali alla scoperta delle opportunità dell’innovazione nei diversi settori, tra cui Fabbrica 4.0, Agrifood, Commercio, Turismo, Smart Community e Servizi attraverso il racconto dalla viva voce delle imprese che presenteranno case history di sviluppo di progetti innovativi in azienda.

CORPORATE MEETING: LE IMPRESE SI PRESENTANO ALLE IMPRESE Nell’arco dei tre giorni si terrà un calendario di corporate meeting: appuntamenti in cui le imprese si raccontano per tre minuti ciascuna ad altre imprese con l’obiettivo di fare networking per trovare partner di business e fissare incontri di approfondimento one to one nei giorni successivi.

A TU PER TU CON PARTNER INTERNAZIONALIDedicata all’incontro tra ecosistema italiano dell’innovazione e partner internazionali, torna l’iniziativa Italia RestartsUP, l’evento che farà incontrare startup e operatori dell’ecosistema dell’innovazione italiani con una delegazione di investitori internazionali nell’ambito di appuntamenti one to one.

OLTRE 300 WORKSHOP GRATUITIElemento irrinunciabile del format Smau, il calendario degli oltre 300 workshop gratuiti, quest’anno affronterà tematiche legate alla Fabbrica 4.0, all’innovazione per il commercio e il turismo, all’agrifood e alle smart communities e all’internazionalizzazione. Non mancheranno inoltre i workshop dedicati al digital marketing, con focus particolare sui social media per il business, sul web design, sull’e-commerce realizzati dai più autorevoli docenti e professionisti esperti del tema.

MARTEDÌ 25, MERCOLEDÌ 26 E GIOVEDÌ 27 OTTOBRE. DALLE ORE 9.30 ALLE ORE 18.00

Tante novità attendono i partecipanti alla 53ma edizione di Smau Milano dal 25 al 27 ottobre a Fieramilanocity. Il programma dei tre giorni si preannuncia molto fitto di appuntamenti, vòlti a favorire gli incontri d’affari tra le imprese in visita e i protagonisti dell’innovazione: startup innovative, partner tecnologici, incubatori e acceleratori.

A ottobre torna l’appuntamento con Smau: tre giorni d’innovazione per le imprese

Iscrizioni sul sito www.smau.it/milano16

Cari Soci

P.S. Se l’anno scorso hai già usufruito dell’invito “Visitatore Vip ALDAI” e non ricordi la password, potrai attivare la procedura di recupero della password e ottenere l’ingresso per l’edizione 2017.

Ti ricordiamo che una volta registrato puoi iscriverti ai workshop gratuiti SMAU

SMAU MILANO 24-26 OTTOBRE 2017PADIGLIONE 4 - FIERAMILANOCITY

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DI26 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ERVIZI AGLI ASSOCIATIs

Emilio Locatelli Tutor ALDAI-Federmanager

Vita vissuta: un Tutor racconta…

ome Tutor abbiamo avuto una specifica formazione iniziale e

poi un continuo aggiornamento che ci ha permesso di meglio coniugare la lun-ga esperienza manageriale di gestione di persone e situazioni con le metodogie del coaching/tutoring.È proprio questo connubio che può meglio aiutare colleghi ALDAI in mo-menti di criticità della loro vita lavorati-va cercando di trasmettergli una calma mentale per far emergere tutto ciò che hanno dentro, aiutandoli a separare e distinguere i problemi per pianificare con metodo gli obiettivi ed il futuro, ma senza facili ricette. A tal proposito permettetemi di ripren-dere un’esperienza che mi è capitata e che dimostra che il tutoring aiuta, ma è sempre il dirigente che “tira fuori” quan-to giace silente all’interno di ciascuno di noi per ottenere i risultati che ci erava-mo prefissati (come un allenatore ed il suo atleta).Questo nostro collega lavorava all’estero (in Africa) e come Responsabile area ge-stiva un business in collegamento con le risorse locali; a seguito di merge e ri-strutturazioni tra varie aziende nazionali e multinazionali era entrato in conflitto con le realtà locali e con il nuovo mana-gement. Nonostante le difficoltà aveva continuato a raggiungere i risultati di business e produrre profitti, ma ciò non era stato sufficiente ed era stato poi li-cenziato. Va sempre ricordato ai nostri dirigenti che non basta “fare i numeri” e magari vincere la causa in tribunale per conser-vare la posizione e/o il posto di lavoro; questo aspetto è stato molto importan-te nella successiva attività di Tutoring in quanto ho trovato all’inizio dell’affian-camento il nostro collega totalmente demotivato ed in un vicolo cieco (con-

tinuava a rimurginare “ma dove ho sba-gliato”).Questo stato d’animo lo aveva portato ad un rifiuto della realtà, senza nessuna azione di ricerca di un nuovo posto di lavoro che ormai perdurava da oltre sei mesi.A questo punto abbiamo concordato una serie di attività che avrebbe dovuto compiere in uno specifico lasso di tem-po: chiudere immeditamente con il pas-

sato che era morto incluso eventuali sensi di colpa; riaprire relazioni e contatti con head

hunter, contattare vecchi clienti/forni-tori/aziende; assegnare una serie di ”analisi di se

stesso e compiti” affinché tirasse fuori quali fossero le aspirazioni, i desideri e le potenziali attività future non per i prossimi sei mesi, ma per un futuro la-vorativo a lungo termine che lo stimo-lasse.

Io fungevo solamente da specchio e lo guidavo con una metodologia per ac-corciare i tempi; il tutto con momenti di soddisfazione e di progresso ed altri un

po' meno positivi, ma il solco era stato tracciato e lentamente emergeva cosa voleva “fare da grande“. Nel contempo naturalmente aveva iniziato una serie di colloqui ed incontri che gli facevano capire meglio da un lato le sue capacità, dall’altro uscivano i suoi skills e la voglia di ripartire.Eravamo in dirittura d’arrivo, ma il ciclo non era ancora completato, quando una domenica mattina ho ricevuto una tele-fonata che mi annunciava che era stato urgentemente convocato alla sede este-ra di una Coporation per un’interessante opportunità; se si fossero accordati, fir-ma del contratto e partenza immediata per la nuova sede in Africa. Aveva anco-ra qualche dubbio, ma al termine della chiacchierata, operando sempre come uno specchio, mi ha informato che sa-rebbe andato a verificare l’opportunità. Ora è il nuovo direttore per tutta l’Africa di quella multinazionale.Personalmente ritengo che la conclusio-ne di questa vicenda sia stata il miglior ringraziamento possibile per l’attività svolta come Tutor senza mai acconten-tarsi di scorciatoie o facili ricette. ■

c AFRICA

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DI28 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

CONOMIAeLa via della ripresa con luce in fondo al tunnel Radiografia di Banca d’Italia sulle economie regionali della LombardiaGianni Fossati Giornalista, saggista e socio ALDAI-Federmanager

l rapporto di Bankitalia in Lombar-dia è stato presentato dal neo Pre-

sidente di Assolombarda Carlo Bonomi e dal Direttore della sede di Milano Giu-seppe Sopranzetti alla presenza, tra gli altri del Vice Direttore Generale Luigi Fe-derico Signorini che ha ricordato come la doppia recessione sia stata la peggio-re d’Italia in tempo di pace.Nel corso del 2016 l’economia lombarda ha proseguito nel percorso di moderata crescita già avviato nel biennio prece-dente. Gli investimenti sono aumentati, la redditività è migliorata per il 75% del-le imprese.Il Pil della regione sarebbe aumentato del 1,1% secondo le stime di Prometeia grazie all’attività che ha continuato ad espandersi nell’industria e nei servizi, sostenuta dall’incremento delle espor-

itazioni e dei consumi delle famiglie. Un incremento superiore a quelli registrati nel 2014 e nel 2015 ( 0,7 e 0,9 % ), pros-simo alla crescita che aveva caratteriz-zato i primi otto anni Duemila. La chia-ve interpretativa consente di rilevare il miglioramento del mercato del lavoro e l’aumento dei redditi che hanno favorito i consumi. Tuttavia il calo del prodotto durante le due recessioni, che si sono succedute tra il 2008 e il 2013, è stato talmente intenso da non consentire di recuperare i livelli pre-crisi.Negli ultimi quindici anni la Lombardia ha perso molte posizioni rispetto alle regioni europee a essa simili per grado di sviluppo e struttura produttiva, in termini di reddito pro capite e di capa-cità innovativa delle imprese. La buona notizia è che le indicazioni per l’anno in corso sono favorevoli. Il miglioramento dell’attività si è intensificato nel primo trimestre e nei programmi delle impre-se l’accumulazione di capitale dovreb-

be consolidarsi grazie alle agevolazioni fiscali previste per gli investimenti nelle nuove tecnologie digitali e, infatti, buo-na parte delle start up innovative italia-ne sono lombarde. Le condizioni di accesso al credito, ge-neralmente distese, sosterrebbero il re-cupero dell’attività e degli investimenti.Nel 2016 è migliorata la percezione delle famiglie circa la propria situazione eco-nomica. I redditi e i consumi sono au-mentati per il terzo anno consecutivo. La distribuzione del reddito nella regione è rimasta leggermente meno sperequata rispetto alla media nazionale, grazie alla minore presenza di persone apparte-nenti alle fasce più disagiate della popo-lazione. Le erogazioni di nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni sono cresciute in un contesto di condizioni distese di ac-cesso ai finanziamenti che hanno anche favorito operazioni di rinegoziazione dei prestiti in essere. La domanda di credi-to al consumo si è rafforzata, sospinta dall’aumento degli acquisti di beni dure-voli. Sotto il profilo del risparmio finan-ziario, in presenza di tassi di interesse storicamente molto bassi, le famiglie si sono indirizzate verso forme di investi-mento prontamente liquidabili, come i depositi in conto corrente, e verso i fon-di comuni.Le banche hanno proseguito il processo di ristrutturazione volto a recuperare ef-ficienza, con il ridimensionamento della presenza sul territorio, la riduzione del personale e il maggior ricorso ai canali digitali. La riorganizzazione ha coinvolto soprattutto gli intermediari di maggiori dimensioni interessati da operazioni di fusione e di acquisizione la cui quota di mercato si è ridotta a favore delle altre banche. Il sistema sconta tuttavia il la-scito della lunga crisi, con un peso an-cora elevato delle insolvenze, sebbene

Gianni Fossati e Giuseppe Sopranzetti Direttore Banca d'Italia Milano - Lombardia.

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CONOMIAe

il flusso di nuove posizioni con difficoltà di rimborso si sia fortemente ridimen-sionato. Il report è stato anche l’occasione per il Presidente di Assolombarda Carlo Bo-nomi di lanciare una proposta naziona-le intesa a convocare a Milano gli Stati Generali del credito in una operazione “trasparenza” che consenta di svoltare affinché non si ripresentino certe situa-zioni che rischierebbero di mettere in crisi tutto il sistema.Banche, imprese e istituzioni devono infatti lavorare insieme, trasformandosi in uno “scafo unico”, come lo ha definito Giuseppe Sopranzetti, con cui attraver-sare i mari piuttosto ondosi dei mercati.

Le impreseGli andamenti settoriali dell’industria registrano il recupero dell’attività sugli stessi ritmi del 2015 con un segno più dell’1,3% e una crescita significativa nei primi tre mesi del 2017 anche se l’indice della produzione industriale è rimasto su un livello inferiore di 6,5 punti per-centuali al picco pre-crisi.L’incremento della produzione è stato maggiore per le imprese medio-grandi e per quelle operanti nel comparto dei beni di investimento che hanno bene-ficiato di una dinamica più favorevole della domanda, in particolare di quella estera. Vi sono stati incrementi superio-ri alla media nei settori della siderurgia (+2,7%) della meccanica (+2,1) ma de-crementi nel tessile (-0,2%), nel calzatu-riero (-3,3%) e nell’alimentare (-0,2%).La Lombardia cresce più della media nazionale e il valore degli ordini a prez-zi correnti è salito del 2,9% rispetto all’anno precedente sostenuto sia dalla componente interna sia da quella estera ma senza raggiungere i livelli delle aree europee con cui compete. La Lombar-dia non sta sfruttando tutto il suo po-

tenziale e l’effetto dovuto all’Expo e alle operazioni post-Brexit va cavalcato, ha aggiunto il Direttore Sopranzetti.Dal canto suo, l’ex Rettore dell’Università Bocconi e attuale Presidente di Borsa Ita-liana Andrea Sironi, ha sottolineato il fo-cus sulle aziende lombarde mettendo in luce gli aspetti negativi riconducibili al divario di crescita e al ritardo in ricerca e sviluppo unitamente al tema dei laureati rispetto alle altre realtà. Analogamente ho posto l’accento sul tema del finanzia-mento delle università e degli studenti scorrelato dalle condizioni di famiglia e il ruolo importante giocato dalle borse di studio.

Il lavoroPassaggio articolato sul mercato del lavoro con un incremento dell’1,7% e tasso di disoccupazione in calo del 7,4% un valore inferiore a quello medio na-zionale dell’11,7% ma ancora più che doppio rispetto al minimo del 2007. La dinamica positiva del mercato del lavoro è confermata anche dall’aumento delle ore settimanali lavorate (3,7%) e dalla progressiva diminuzione del ricorso alla Cassa integrazione guadagni. La contra-zione delle ore autorizzate, del 30% circa rispetto all’anno precedente, ha interes-

sato tutte le componenti.Quasi la metà dei lavoratori dipendenti che hanno perso l’impiego lo ha ritro-vato entro tre anni, anche se purtroppo meno qualificato e con salari più bassi. La criticità maggiore è rappresentata dal dato anagrafico. Infatti, rispetto al 2008 vi sono 54.000 occupati in più ma tutti grazie alla fascia di età 45/64. Tra i giova-ni, 25/44 si sono perse 404.000 posizioni e, anche la quota dei giovani laureati è al di sotto degli obiettivi UE.Il miglioramento delle prospettive oc-cupazionali ha favorito una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. Nel 2016 l’offerta di lavoro è cresciuta dell’1,2% non solo grazie all’aumento degli occupati ma anche al calo degli inattivi. Tra questi ultimi si sono ridotti in maniera significativa coloro che non hanno cercato un impiego perché con-vinti di non riuscire a trovarlo, mentre è rimasto sostanzialmente stabile il nume-ro di coloro che non hanno cercato lavo-ro per motivi di studio o di formazione professionale. Il tasso di attività, più ele-vato rispetto a quello nazionale, è salito al 71,6%.La sfida è quindi con il nuovo rapporto Lombardia e con l’orizzonte 2030 stabi-lito dall’ONU. ■

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ISCO

bbiamo potuto accertare che nel nostro cassetto fisca-

le nel sito dell’Agenzìa delle Entrate sono presenti centinaia di dati (che comples-sivamente nel data-base dell'Agenzia  di-ventano miliardi) che permettono  di compilare quasi automaticamente la no-stra dichiarazione fiscale on line. Questo è un passo avanti di grande portata ma ora sorge l'esigenza per la collettivi-tà che tale dichiarazione sia veritiera e completa, comprendendo anche il patrimonio totale del dichiarante, pa-trimonio in parte già noto al fisco, e di avviare un migliore rapporto tra fisco e cittadino. Non si propone di istituire una tassa patrimoniale, ma se non si cal-cola e verifica anche il patrimonio di ogni contribuente  poco si può fare per con-trastare i frutti cumulati dell’evasione, la quale ha dimensioni assai rilevanti come si vede (Figura 1) dalle stime ufficiali al 2016 contenute nella relazione sull’eco-nomia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, stime ingenti pari a circa 104 miliardi all’anno, ma anche inferiori a molte valutazioni internazionali che col-locano l’Italia tra i primi Paesi per dimen-sione assoluta dell’evasione.È  necessario ora operare a livello Pae-se  una scelta fondamentale, applicata solo in alcuni gravi casi, ossia l’afferma-zione esplicita e giuridicamente cogen-te per il futuro che la proprietà è effet-tiva solo se acquisita in modo lecito e trasparente, altrimenti non solo è tassabile ma è anche sanzionabile e persino confiscabile. È questa la pro-posta che molti riterranno “indecente”

per vari motivi sia confessabili (come la privacy, la complessità, etc.) sia inconfes-sabili (per molti va troppo bene così…). A questo punto sarebbe interesse di ognuno rendere tracciabile l’entrata in possesso di proprietà consistenti e poter così dimostrare il fatto di averle acquisi-te con metodi leciti e corretti.Vediamo ora come procedere parten-do proprio da quanto si fa ora per le aziende per le quali dal 2017 è in fase di avvio il sistema che, sostituendo gli studi di settore, calcola l’indice ISA, ossia Indicatore Strategico Affidabilità fiscale, basandosi sull'analisi e la correlazione di migliaia o di milioni di dati. Si voglio-no qui proporre per le persone fisiche metodologie in parte analoghe a quelle impiegate per le imprese, sempre basa-te sull'analisi di una moltitudine di dati, proprio per fare un salto di qualità nel

contrasto all'evasione.Il modello proposto applicabile al singo-lo contribuente è molto più semplice di quello complesso applicato all'azienda, e quindi più efficiente, perché si trattereb-be di applicare ed estendere a milioni di casi in maniera automatica il più banale principio di contabilità in cui si valutano le entrate, le uscite e il patrimonio, il tutto ba-sandosi su dati già in gran parte in posses-so dell’amministrazione fiscale. Infatti già ora per il calcolo e il controllo dei notissimi ISE (Indicatore Sintetico Economico) riferito al singolo contribuente o ISEE (riferito al nucleo familiare in cui l’ultima E significa Equivalente) e dei parametri relativi come l’ISP (Indice Sintetico di Patrimonio), il fisco dispone  di miliardi di dati integrati che permetterebbero già di avviare per gran parte dei contribuenti il primo step del programma di accertamento.

Giorgio de Varda Gruppo Innovazione ALDAI-Federmanager e Coordinatore del Gruppo CADD [email protected]

Fisco 4.0: un percorso per vincere l’evasione

Per combattere con successo l’evasione fiscale bisogna contrapporre all’astuzia diffusa dei milioni di evasori un innovativo piano operativo supportato dai big data e dai progressi dell’intelligenza artificiale, valutando anche la ricchezza.a

Figura 1 - Gap delle entrate fiscali e contributive (Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva).

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ISCO

Infatti non è già difficile costruire da subi-to un indice che chiameremo anche qui un Indicatore Strategico di Affidabilità (ISA del contribuente) derivato dalla correlazione  ed elaborazione delle tre quantità (Entrate, Uscite e Patrimonio) in un semplice modello. Poi si determinerà la congruenza o meno dell’indicatore ISA; in questo ultimo caso il fisco, prima di prendere provvedimenti,  chiederà spiegazioni al contribuente ma queste non dovranno avvenire attraverso col-loqui diretti dei singoli contribuenti con un funzionario, ma attraverso un sistema mediato e informatizzato che permet-ta la registrazione di tale interlocuzione per evitare possibili casi di corruzione, in quanto meccanismi di corruzione nel sistema fiscale hanno purtroppo effetti devastanti.Esplicitiamo una serie di azioni: come primo passo si dovrebbero obbli-

gare gli amministratori delle proprietà mobiliari, a trasmettere annualmente all’Agenzia delle Entrate il contribu-to all'indicatore ISP (Indicatore Sin-tetico di Patrimonio) per ogni sogget-to da loro amministrato, cosa che pare fattibilissima e in parte già in corso; il secondo obbligo, attualmente pre-

sente solo nei casi più sospetti, sareb-be quello di imporre la trasmissione all’Agenzia delle Entrate da parte degli operatori finanziari dei movimenti ri-levanti di ogni contribuente (persona fisica). Il punto è delicato anche per la privacy, ma facilmente fattibile. Infat-ti, non sembrerebbe gravoso chiede-re agli enti che operano transazioni finanziarie  la trasmissione al fisco di tutti i movimenti oltre una certa cifra, naturalmente legati al Codice Fiscale delle persone fisiche. Questi movimen-ti inoltre dovrebbero essere specificati, nel momento in cui vengono effettua-ti, nella loro natura, qualora non sia già tutto chiaro, un po' sul modello di quello adottato oggi per i bonifici delle ristrutturazioni edilizie; sfruttando anche la conoscenza di ele-

menti utili per determinare l’aggrega-zione familiare, in gran parte noti alla pubblica amministrazione, l'Agenzia delle Entrate potrebbe mettere nel Cassetto Fiscale anche un ISE (Indice Sintetico Economico) precompilato da certificare e accettare o modifica-re,  come si fa per la dichiarazione dei redditi;

inoltre a livello di ogni singolo contri-buente e di ogni nucleo familiare po-trebbe essere costruito l'ISEE e anche un piccolo elementare bilancio tra entra-te e uscite rilevanti e possesso di beni; a questo punto si potrebbe facilmente

rilevare la probabilità di incongruenza fiscale e quindi stabilire l’ISA prima vi-sto a livello dei singoli e dei gruppi  fa-miliari. Si avrebbero enormi vantaggi dal conoscere la ricchezza “ripartita” tra i 60 milioni di cittadini possessori di un codice fiscale.

Si vuole ora valutare l'impatto che un sistema del genere potrebbe avere sulla diminuzione dell'evasione fiscale. Se si esamina la Figura 2, relativa alla propen-sione al Gap nelle imposte, molto correla-ta all’incidenza dell’evasione, si nota che è elevata in molti campi, con un massimo di incidenza sull’Irpef dei lavoratori auto-nomi e dell’impresa.Il nocciolo della proposta, che non sosti-tuisce affatto quanto si sta facendo ora in sede nazionale e internazionale, è quello di voler incidere oltre che sul flusso an-nuale dei redditi e delle tasse relative, sul risultato di questi flussi sulla totalità delle persone fisiche, esaminando la variazio-ne annuale della ricchezza.Qualcuno potrà dire che l'ISEE è già com-pilato da milioni di contribuenti i quali non sembrano tutti (anche come com-pare dal convegno Cida sull’equità fiscale del 27 giugno 2017) fiscalmente corretti, ma l'ISEE non ha il compito di contrastare l'evasione fiscale ma solo di determinare i costi di accesso ai servizi pubblici per il contribuente. Sappiamo inoltre come il passaggio da un sistema prevalente di

autocerticazione dei dati ISEE, come era nei primi anni, ad un sistema come quel-lo attuale certificato dall'Inps in base ai dati in suo possesso, ha comportato per le casse pubbliche un grande beneficio. Penso che una parte consistente dell'eva-sione emergerà naturalmente e rientrerà nelle dichiarazione dei redditi proprio perché sarà interesse dei singoli prepa-rarsi una capacità fiscale ad esempio atta all’acquisto trasparente al fisco di una se-conda casa per i figli o azioni del genere. Una parte dell’evasione verrà probabil-mente nascosta nei bilanci delle aziende secondo modalità già abbastanza note. Su questo punto la dirigenza, sfruttando la sua esperienza e presenza in azienda, potrà portare dei contributi al contrasto dell’evasione fiscale.Infine, il fisco deve diventare, almeno per  i contribuenti onesti, non un incu-bo ma un supporto. Il sistema Fisco 4.0 deve avere un approccio meno ostile e più amichevole per cui ad esempio, do-vrebbe provvedere automaticamente ad addebitare in un conto corrente, quando il contribuente lo desideri, tutte le tasse dopo che il contribuente stesso ha dato il suo assenso alla  loro correttezza, oppure suggerire loro cosa fare quando hanno sbagliato qualcosa e non solo punirli con sanzioni.Per concludere  i risultati attesi da questa partita a scacchi fra la furbizia umana e l’intelligenza artificiale applicata ai big data, probabilmente permetterebbe quella riforma fiscale basata su principi di costituzionalità ed equità fiscale da tutti caldeggiata, ma resa finora  impossibile da un'evasione così massiccia. ■

Figura 2 - Propensione al gap nelle imposte, molto correlato alla propensione all’evasione.

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REVIDENZApPremesse per un esproprio

Come ridurre furtivamente le difese costituzionali delle pensioniMino Schianchi Presidente Comitato Nazionale di Coordinamento dei Gruppi Pensionati e Consigliere ALDAI-Federmanager

egli scorsi mesi sono stato sollecitato quasi ogni giorno,

con messaggi e telefonate, a prendere posizione contro le note proposte di modifica dell’art. 38 della Costituzione. Mi rendo conto benissimo che la ma-teria non potrà entrare in discussione parlamentare nel corso dell’attuale le-gislatura. Ma vi sono forze politiche che, in un modo o nell’altro, vogliono inter-venire con più ampia copertura costitu-zionale sui provvedimenti che futuri go-verni vorranno prendere in attuazione di politiche pensionistiche. Più precisamente, è diffusa la percezio-ne, tra noi pensionati, che le proposte di modifica trovano concorde molte forze politiche, anche di colore assai diverso, nel dare sostegno a tesi che vengono da una lunga dottrina contro le pensioni giudicate più o meno alte e che è condivisa, quando non promossa apertamente dai vertici Inps. L’obiettivo è chiaramente elettoralistico, almeno nella fase attuale. Ma potrebbe conso-lidarsi e trovare attuazione nel prossi-mo Parlamento dove è prevedibile che formeranno alleanze forze decisamente avverse ai pensionati, almeno quelli tito-lari di trattamenti attribuiti con sistema retributivo. La modifica all’art. 38 è presentata come “norma salva-giovani”, questa è la forma più capziosa per acquisire il consenso popolare (vedi al riguardo anche l'artico-lo seguente del collega Antonio Dentato "Trappola per pensionati"). E su questo

n piano il movimento bipartisan contro i pensionati è già al lavoro da tempo. Ba-sta vedere il lungo elenco di proposte di leggi, articoli, talk-show e studi prodotti da anni, a gettito continuo, in materia, e il fatto che la prima proposta di modifica al citato art. 38 è del 2015.Non tutti i nostri colleghi si rendono conto che la recente proposta di riforma dell’articolo 38 della Costituzione con la quale si dispone che “il sistema previden-ziale deve essere improntato ad assicurare l’adeguatezza dei trattamenti, la solida-rietà e l'equità tra le generazioni nonché la sostenibilità finanziaria”, dando per scontata la migliore intenzione dei pro-ponenti, nasconde insidie, perché po-trebbe essere interpretato dal furbastro legislatore di turno, come legittimazio-ne a livellare verso il basso tutti i tratta-menti pensionistici. Pensioni tutte come assistenza e non come diritto (peraltro dottrina diffusa in taluni ambienti acca-demici, non solo italiani).Se il progetto di modifica dell’art. 38 della Costituzione viene approvato, non ci sarà Corte Costituzionale che tenga. Le pensioni potranno essere abbassate

senza ricorrere né a sospensione di pere-quazione né a “contributi di solidarietà” e tantomeno a ricalcoli con il sistema contributivo. Sarà possibile abbassare, in maniera strutturale, tutte le pensioni che superano una certa soglia media in applicazione del parametro “equità fra generazioni”.Le pensioni medio-alte, anche quelle appena dignitose, rappresentano ormai l’obiettivo di attacchi più o meno con-certati di forze politiche, movimenti an-tisistema, gruppi sociali, media, tutti ben individuati, nelle loro logiche e strategie. Occorre, pertanto, organizzare un vero e proprio fronte di opposizione alla linea di attacco che si sta rafforzando contro i pensionati. Occorre dare continuità ad una serie di interventi di peso, a livello politico e sindacale. Occorre trovare alleanze. Oc-corre far valere la forza dei numeri, oltre quella delle buone ragioni e delle idee. Perché è chiaro che, in vista delle elezio-ni, la questione “pensioni d’oro” sarà uno dei cavalli di battaglia di tutti gli schiera-menti per raccogliere i voti delle fazioni sociali più demagogiche. ■

Occorre, pertanto, organizzare un vero e proprio fronte di opposizione alla linea di attacco che si sta rafforzando contro i pensionati.

Occorre dare continuità ad una serie di interventi di peso, a livello politico e sindacale

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DI 35DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

REVIDENZApTrappola per pensionati Antonio Dentato Componente Sezione Pensionati Assidifer - Federmanager

ue progetti di modifica dell’art. 38 Costituzione (poi unificati). La proposta Andrea Mazziotti di Celso, n. 3478, presentata il 4 dicembre 2015

e la proposta Ernesto Preziosi, n. 3858, presentata il 25 maggio 2016. L’esame è iniziato dinanzi alla Commissione Affari Costituzionali della Camera il 25 maggio 2017. Obiettivo: realizzare un sistema previdenziale improntato ad assicurare l’adeguatezza dei trattamenti, la solida-rietà e l'equità tra le generazioni nonché la sostenibilità finanziaria. Alla stampa la proposta è stata presentata come “norma salva-giovani”. Ne abbiamo apprezzato la positività. Il principio della “solidarietà”, in particolare, ci è parso attrattivo di tutti gli altri: equità, ragionevolezza, non discriminazione tra generazioni. Abbiamo letto il principio di solidarietà alla luce della definizione che ne danno sociologi moderni e illuminati: ovvero la capacità dei membri di una col-lettività di agire nei confronti di altri come un soggetto unitario. (V. Enciclopedia del-le scienze sociali, Treccani, voce “solida-rietà”). E come viene enunciato in una del-le concezioni politiche più avanzate: una solidarietà che “non qualifica soltanto un principio fondamentale, ma mette pure in rilievo come l’azione istituzionale non esau-risca l’insieme delle azioni socialmente ne-cessarie, chiamando così ogni cittadino alla realizzazione del programma costituziona-le”. (V. Stefano Rodotà, Solidarietà, Un’uto-pia necessaria, p. 67, Ed. Laterza, glf, la Re-pubblica, 2017). Tutti i cittadini dunque, secondo i livelli della capacità contributi-va di ciascuno e della proporzionalità del sistema tributario (art. 53 Cost.). Dall’inziale apprezzamento, però, molti dubbi e perplessità sono emersi alla let-tura delle relazioni e delle schede che corredano il testo unificato. Piuttosto che cementare la coesione sociale ne risulta, a nostro avviso, una solidarietà indirizzata verso forme conflittuali. Una sorta di rivalità delle nuove generazio-ni contro quelle più anziane. Teorie che

d credevamo tramontate ci sembrano riemergere. In particolare quella diffu-sasi intorno ai primi decenni del secolo scorso: la solidarietà in termini di “socia-lizzazione antagonista”: come “contrap-posizione” fra gruppi sociali. E qui tra gio-vani e anziani. Solidarietà sì, ma contro qualcuno. [V. Robert Michels (Sociologo tedesco1876-1936), Soziale Bewegungen Zwischen Dynamik und Erstarrung. Aka-demie Verlag 2008, p. 128]. Non si tratta di evocare reminiscenze sto-riche o proporre ricerche culturali. Piutto-sto appare utile qui osservare quanto, di una concezione ideologica datata, perdu-ra nell’odierna pratica politica. Quella che cerca di fomentare conflittualità fra ge-nerazioni, perché esercizio più redditizio sul piano elettoralistico. Di qui l’obiettivo di questo articolo: mettere in discussione o, comunque, offrire riflessioni sulle mo-difiche ad una norma della Costituzione i cui esiti potrebbero essere assai diversi da quelli enunciati.

LE INFORMAZIONI DIFETTOSE La relazione che accompagna la prima proposta, la n. 3478, ripete esattamente le parole della pubblicazione OCSE: “Pen-sions at a Glance 2015, Italia, OECD”. Che dice: “nel quinquennio 2010-2015 la spesa per le pensioni pubbliche ha in media as-sorbito il 15,7% del prodotto interno lordo (Pil). […] una percentuale che sicuramen-te diminuirà all'aumentare del Pil italiano, ma che va comunque abbassata con una rimodulazione della spesa pensionistica nella direzione di una maggiore sostenibi-lità”. Giusta e sintetica l’analisi OCSE. Ma insufficiente se deve dare sostegno alla proposta. Vista la funzione di denomi-natore che il Pil gioca rispetto ad ogni decisione politica, la relazione avrebbe dovuto spiegare che quella percentuale di spesa è comprensiva, anche, di tutte le prestazioni assistenziali, impropriamente definite pensioni, e, inoltre, delle misure di supporto all’economia (interventi as-sistenziali GIAS e prestazioni di sostegno al reddito). Quel 15,7% comprende fake news (informazioni ingannevoli), perché contiene anche i soldi che i pensionati

riversano immediatamente al bilancio pubblico (imposta Irpef ) senza manco vederli. Imposta il cui livello, rispetto al Pil, è fra i più alti in Europa: 2,8%. Il dop-pio della media europea (1,4%). (Cfr. The 2015 Ageing Report, European Commis-sion, Brussels, 2015, p. 82). Sarebbe stato istruttivo, anche, spiegare che l’intero gettito fiscale che si ricava dalle pensioni grava su circa il 30% dei pensionati. Soprattutto su quei 700/800 mila pensionati (rispetto a oltre 16 milio-ni in totale) che hanno pensioni sopra i 3 mila euro lordi il mese. (Cfr. Il bilancio del sistema previdenziale italiano, 2015, Iti-nerari previdenziali, Rapporto n. 4/2017). Dall’organo legislativo si attendono in-formazioni dettagliate e complete. Se sono parziali o difettose, le conseguenze si vedono solo quando ormai il danno è fatto. Senza le necessarie specificazioni, l’informazione sull’effettiva dimensione della spesa pensionistica produce una narrazione contraffatta che prevale sulla realtà. Ed è quella contraffatta che viene sfoderata e addotta a motivo della diffici-le sostenibilità del sistema pensionistico. Pertanto, per le future generazioni, come la causa di pensioni “enormemente più basse di quelle di chi in pensione ci è già an-dato”. Di conseguenza, a giudizio dei pro-ponenti, “qualsiasi intervento normativo non può ignorare le discriminazioni e le si-tuazioni di privilegio, che già oggi sottrag-gono risorse alle pensioni più basse e che, soprattutto, si scaricheranno sulle spalle delle generazioni future”. (Cit. da Relazione alla proposta n. 3478).

NEL SEGNO DELLA DISCRIMINAZIONE L’appello al principio della solidarietà e, per contrasto, la condanna delle discri-minazioni e delle situazioni di privilegio percorre tutta la storia pensionistica del nostro Paese. Qui riferiamo solo di un atteggiamento che, per quanto mani-festatosi nel secolo scorso, continua a caratterizzare provvedimenti dei giorni nostri. Valga, ad esempio, la decisione di istituire, a suo tempo, la pensione sociale (ora sostenuta dalla fiscalità generale). Il principio della solidarietà fu rinchiuso tra le barriere di una sola categoria sociale.

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REVIDENZApLo rivela il dibattito che si svolse nella 10ª Commissione Senato (seduta delibe-rante, 28 febbraio 1968, IV Legislatura). Fu denunciata la discriminazione che si stava operando “a danno di una sola ca-tegoria”, chiamata a sostenerne l’onere finanziario con una ritenuta progressiva a favore del Fondo sociale sulle pensioni. Una ritenuta che fu giustificata, in sede di Commissione e dalla giurisprudenza costituzionale, perché qualificata come “contributo di solidarietà”. In un primo mo-mento solo a carico dei “titolari di pensio-ne del Fondo speciale di previdenza per gli addetti ai servizi di telefonia” (Art. 22 legge n. 583/1967); subito dopo a tutti i pensio-nati (articolo unico legge n. 369/1968).

LA “SOLIDARIETÀ CONTRO”Esporre una parte di pensionati come titolari di “pensioni privilegiate” fu, nella circostanza, il primo passo per attaccarli con l’arma della “solidarietà contro”. Una solidarietà di contrapposizione tra titolari di pensioni più basse e più alte, tra giova-ni e anziani; fino ai nostri giorni, tra pen-sionati e esodati. È la medesima impronta divisiva che ha caratterizzato e caratteriz-za i cosiddetti “contributi di solidarietà” fin dall’origine e di tutta una serie di misure successive. Di queste le sospensioni del-la perequazione restano l’emblema più devastante con i relativi effetti di trasci-namento, anno su anno, e con ulteriori penalizzazioni a danno dei superstiti.

PIÙ CHE I FATTI RESTARONO LE PAROLE Non che non fosse presente, fin dagli anni sopra indicati, l’esigenza di una pro-grammazione volta al “riordinamento totale dei trattamenti pensionistici”. Ma i propositi restarono nelle parole. Tentativi politici falliti. Mancò la capacità di trovare accordi fra le forze politiche in favore di riforme che, fatte allora, sarebbero state meno dolorose dello stillicidio di inter-venti a ripetizione cui si è posto mano nei decenni successivi per fronteggiare esigenze delle pubbliche finanze e del bilancio previdenziale (La tabella riporta gli undici cosiddetti "Contributi di solida-rietà" - veri e propri tributi aggiuntivi -, le sei sospensioni di sistema di perequazio-ne e quelle più penalizzanti fino al 2018).Mancò la capacità dei policy-maker di af-frontare le sfide esogene ed endogene al sistema pensionistico. (Cfr. M. Jessoula, La politica pensionistica, Il mulino, 2009, p. 169 e segg.). Nessuna attenzione ai muta-menti che avanzavano nella vita sociale, nelle scienze biologiche e mediche, e che producevano da una parte miglioramenti

della qualità della vita e dall’altra anche aumento della speranza di vita degli an-ziani. Con prevedibili ripercussioni sulla spesa pensionistica.

POLITICHE SOTTRATTIVE A SENSO UNICO Appare necessaria, allora, qualche osser-vazione. È ampiamente noto che le poli-tiche espansive che accompagnarono la ricostruzione postbellica portarono van-taggi evidenti a tutti i settori della vita economica e sociale. In particolare: finan-za, industria, esportazione, commercio, agricoltura, costruzioni, ecc. Con tutti i ri-sultati positivi e negativi noti. Ma quando il rallentamento della crescita economica (anni ’80) imposero una svolta, passando dalle politiche espansive alle politiche di-stributive, furono solo i redditi fissi a farne le spese. In maniera selettiva, i redditi dei pensionati. Quelli indiziati, in un raccon-to ben orchestrato, di aver beneficiato di condizioni di accesso e di trattamen-ti molto generosi. A nulla è valso avere obiettato che la differenza tra trattamenti non era da attribuirsi alla magnanimità del legislatore protempore verso alcuni settori, ma alla pluralità e rispettiva evo-luzione dei regimi previdenziali di prove-nienza dei singoli trattamenti (cosiddetti “privilegiati”). Fra l’altro, regimi che, se pur consentivano buone prestazioni, im-ponevano, tuttavia, oneri supplementari a carico dei lavoratori. Ciò anche al fine di erogare, in particolari contingenze, pre-stazioni assistenziali aggiuntive. Ma an-che finalizzati al sostegno finanziario re-lativo a patrimoni immobiliari. Dei quali, gran parte confluiti nel patrimonio Inps, altri acquisiti da enti pubblici, organismi, ecc., una volta soppressi i precedenti enti gestori (Legge n. 70/1975). E continuano ancora le trattenute, sia pure modeste, sulle pensioni in favore dell’ormai sop-pressa ONPI - Opera Nazionale Pensionati d’Italia (legge n. 641/1978). Un’indagine conoscitiva che fornisse informazioni su ulteriori apporti dei pensionati al sistema previdenziale e alle attività economiche e sociali del Paese potrebbe essere utile. Almeno per chiarezza a fronte della stra-tegia della disinformazione in atto.

IL CONFLITTO GENERAZIONALE COME ALIBILe responsabilità di talune anomalie “an-drebbero cercate nelle patologie storiche del nostro sistema politico-partitico”. (Cfr. A. Del Boca, A. Mundo, L’inganno genera-zionale, Università Bocconi Editore, Intro-

duzione). Come già abbiamo accennato sopra, non avendo affrontato “con un pia-no organico il cambiamento demografico, si è inizialmente puntato su un presunto conflitto generazionale, andando […] nella direzione di contributi di solidarietà e verso una miriade di proposte di prelievi da pen-sioni più elevate da destinare a pensioni più povere o a categorie disagiate”. (Cfr. Ivi. Pa-rag: Il grande rischio demografico). Se si continua con politiche di questo se-gno è forte il rischio di compromettere il futuro equilibrio sociale. A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, diceva qualcuno che di politi-ca se ne intendeva. Corriamo il rischio di peccare, ma non possiamo non formula-re forti riserve sulla proposta di modifica costituzionale in discorso, che intende trasformare alla radice l’attuale sistema previdenziale. Riserve che partono da domande cui occorrerebbe dare risposte chiare, fin d’ora. Come garantire a tutti i cittadini, in età di vecchiaia, trattamenti adeguati alle loro esigenze di vita, indipendentemente dal-la storia contributiva di ciascuno? Come operare con un sistema previdenziale che assicuri tali trattamenti mentre deve esse-re “abbassata” la spesa pensionistica per garantirne la “sostenibilità finanziaria”? A chi dovrà fare carico l’intera operazione? All’intera collettività, con nuove tasse? Dovrà far carico ai soli pensionati, vale a dire a quel 30% di cui si è detto sopra, che hanno sempre pagato tasse e contributi? Quelli nei cui confronti sono stati attiva-ti continui provvedimenti sottrattivi? Si vuole dare copertura costituzionale ad un’operazione più volte proposta con leggi ordinarie, ma senza esito, grazie allo sbarramento opposto dall’attuale art. 38 della Costituzione? Si vogliono livellare verso il basso, in maniera strutturale, tutte le pensioni? A ben vedere, la politica pensionisti-ca non è capace di uscire dal quartiere ideologico della “solidarietà contro”. Anzi-ché rompere con la commistione tra pre-videnza e assistenza, sembra imboccare la corsia inversa, quella di un sistema in-teramente assistenziale. La trappola per pensionati. Eppure un’attenta riflessione dovrebbe investire il dibattito politico: senza il riconoscimento, anche ai fini pen-sionistici, delle capacità, delle iniziative, dei meriti di ciascuno ai fini dello svilup-po armonico e sostenibile del Paese, qua-le spinta avrebbero i giovani a impegnar-si nello studio, nel lavoro, nelle attività sociali? Altro che “norma salva-giovani”.

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DI 37DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

CONCLUSIONISiamo ormai in campagna elettorale. Le questioni esposte vanno inquadrate nel calcolo degli interessi delle diverse ca-tegorie sociali e delle convenienze delle forze in campo di riscuotere consensi da quelle più numerose. La proposta di mo-difica di cui abbiamo parlato va presa, per ora, come annuncio. Non riuscirà, infatti,

ad essere incardinata nel dibattito par-lamentare della corrente legislatura. Ma potrebbe essere ripresa nella prossima, anche con altra formulazione e da altre forze politiche. Tentare di rompere il circuito narrativo di notizie difettose che rinfocolano la mai sopita dottrina della conflittualità fra ge-nerazioni, e di cui si appropria, di volta in

volta, il dibattito politico, è l’impegno che devono assumere ora i pensionati. A que-sti fini devono organizzarsi e mobilitarsi, numerosi, intorno alle proprie rappresen-tanze, attenti alle ricadute che, in termini negativi o positivi che siano, la proposta di modifica di cui abbiamo parlato o al-tre similari, potrebbero determinarsi nel sistema previdenziale. ■

PENSIONI: 50 ANNI DI CONTINUE SOTTRAZIONIProvvedimenti, proposte Breve esposizione del contenuto e relativi commenti, se occorrenti

Contributo di solidarietà art. 22, Legge n. 583/1967 e art. 1, Legge n. 369/68

Trattenuta progressiva su pensioni: 16% da 7,2 fino a 12 milioni lire; 32% da 12 a 18 milioni; 48% oltre 18 milioni. Istituzione della pensione sociale.

Limite del sistema perequativo, Legge n. 160/1975 Sistema perequativo al 100% del costo della vita limitato ai soli trattamenti minimi. Nuovo meccanismo per pensioni superiori al minimo.

Contributo solidarietà ex-ONPI, Legge n. 641/1978Trattenuta per Opera Nazionale dei Pensionati d’Italia (ONPI). Soppressa l’Onpi è rimasta in vigore la trattenuta a carico dei pensionati.Ministero Economia ripartisce gettito alle Regioni.

Nuovo sistema perequazione art. 21, Legge n. 730/1983 (1) art. 24, Legge n. 41/1986 (2) art. 11, D.Lgs n. 503/1992 (3)

Modifica sistema perequazione. Creato con Legge n. 153/69 art. 19.(1) 1983 trimestrale - (2)1986 semestrale - (3)1994 annuale.

Sospensione temporanea perequazione art. 2, Legge n. 438/1992.

Sospensione temporanea perequazione fino al 31 dicembre 1993, in attesa della legge di riforma del sistema pensionistico.

Pensione di reversibilità, Legge n. 335/95 art. 1, comma 41, tabella F.

Ridotta pensione spettante ai superstiti. In alcuni casi i titolari di questi trattamenti percepiscono meno di un terzo dell’importo del trattamento del de cuius.

Contributo di solidarietà art. 37, Legge n. 488/1999.

Trattenuta per tre anni, a decorrere dal 1° gennaio 2000, del 2% sui trattamenti complessivamente superiori a un massimale.

Modifica sistema perequazione art. 69, Legge n. 388/2000. con riferimento art. 34, Legge n. 448/1998

Rivalutazione 100% per fasce importo pensioni fino a tre volte il trattamento minimo Inps; 90% per fasce tra tre e cinque volte il trattamento minimo Inps; 75% per fasce superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps.

Contributo solidarietà, Legge 350/2003, art. 3, commi 102-103

Trattenuta del 3%, per tre anni (2004-2006) su pensioni d’ importo complessivamente superiori a 25 volte il trattamento minimo Inps.

Contributo di solidarietà Legge 243/2004, art. 1, comma 2

Delega al Governo per trattenuta in via sperimentale del 4% su pensioni superiori a 25 volte il trattamento minimo Inps al fine del riordino del sistema pensionistico. Delega inattuata.

Contributo solidarietà Legge 296/2006, art. 1, commi 222-223

Trattenuta del 15%, per tre anni, a partire dal 1° gennaio 2007, sul TFR o il TFS e trattamenti integrativi di importo complessivo superiore a 1,5 milioni euro.

Sospensione perequazione art. 1, comma 19, Legge n. 247/2007.

Sospensione perequazione per l’anno 2008 per pensioni superiori a 8 volte il trattamento minimo Inps.

Contributo solidarietà Legge n. 21472011, art. 24, comma 21.

Trattenute per 6 anni (2012-2017) tra lo 0,3% e l’1% su pensioni imponibili ex Fondi Volo, Telefonici, Elettrici, Ferrovieri, Ferrotranvieri, Inpdai, tutti confluiti nell’Inps. Ricorsi pilota in attesa esito.

Contributo perequazione art. 24, comma 31-bis, D.Lgs 6 dic. 2011, n. 201

Trattenuta a decorrere dal 1° agosto 2011 fino al 31 dicembre 2014 su pensioni superiori 90.000 euro (diversi scaglioni). Contributo dichiarato illegittimo, sentenza n. 116/2013.

Contributo solidarietà 2011-2016, D.Lgs n. 138 – 13/08/2011 e rinnovo art. 1, comma 590, Legge n. 147/2013.

Trattenuta del 3% a carico dei contribuenti (anche pensionati) titolari di un reddito complessivo superiore a 300.000 euro lordi.

Modifica sistema perequazione per gli anni 2014/16, Legge n. 147/2013, art. 1, comma 483. Prorogato fino 2018, Legge n. 208/2015, art. 1, comma 286.

Perequazione 100% fino a 3 volte il minimo Inps; 95% tra 3 e 4 volte; 75% tra 4 e 5 volte; 50% tra 5 e 6 volte; 45% oltre 6 volte minimo. Meccanismo peggiorativo rispetto quello consolidato con Legge 388/2000.

Contributo solidarietà per gli anni 2014-2016 Legge n. 147 /2013, art. 1, comma 486.

Trattenuta del 6% su trattamenti pensionistici tra 91.251,16 e 130.358,80 euro; 12% tra 130.358,80 e 195.538,20 euro; 18% superiori a 195.538,20 euro. Ordinanza Cost. n. 173/2016: dichiarata la legittimità dei “contributi di solidarietà”, se ricorrono particolari circostanze e utilizzati come misura una tantum.

Sospensione perequazione pensione 2012-2013; D.Lgs 65/2015 convertito in Legge n. 109/2015.

Sospensione perequazione pensioni superiori a 2 volte il minimo Inps. Poi parziale perequazione da 3 a 6 volte. Esclusi trattamenti superiori a 6 volte il minimo. Attesa decisione Corte Costituzionale del 24 ottobre 2017.

Riduzioni per pensionandiLegge 23 dicembre 2014, n. 190, art. unico, commi 707 e 708.

Applicazione del sistema retributivo se il sistema contributivo genera pensioni d’importo superiore al primo. Retroattività dal 1º gennaio 2012.

Le proposte di modifica all’art. 38 Costituzione hanno cominciato il loro iter parlamentare nel primo semestre del 2017. Le ricadute che potrebbero verificarsi sulle pensioni sono nell’articolo cui la presente tabelle è allegata.

Provvedimenti e proposte dal 1967 a luglio 2017 (commenti in corsivo)

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DI38 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

PINIONIo

Giuseppe Colombi Consigliere ALDAI-Federmanager

Controcorrente: e se proponessimo Pubbliacqua?

Federmanager in questi mesi è impe-gnata in un lodevole lavoro, che a livello nazionale coinvolge molti colleghi, di de-finizione di strategie industriali settoriali. In particolare molti, peraltro giustamen-te, si occupano di “Industry 4.0”, perché il Paese deve tenere il passo con le più avanzate realtà internazionali del nostro tempo. Difficile però occuparsi di settori innovativi ad alta tecnologia quando, per così dire, si vestono pantaloni in cui le toppe prevalgono sul tessuto originale… Allora, a volte, chi ha già una certa età preferisce guardare indietro, alla storia. Così, in quest’estate rovente, non si può non pensare che, duemila anni fa, uno dei settori più all’avanguardia dell’impero romano era quello degli acquedotti. “De aquis”, l’opera di Frontino, ci ragguaglia su quelle meraviglie dell’epoca, che re-starono operative per secoli: ci sarebbero volute le invasioni barbariche per inter-rompere il flusso. Il confronto col tempo presente è proprio sconfortante. Ma se la siccità 2017 ha posto Roma e la sua disgraziata società di distribuzio-ne sulle prime pagine di tutti i giornali, perché non cogliere anche la notiziola del “Gazzettino Padano” radiofonico che Zavattarello, verdissima località appen-ninica dell’Oltrepo Pavese, per insuffi-cienza delle sorgenti viene alimentata con le autobotti? Più di mezzo secolo fa, quando ancora in molte località sperdute si illuminava con le candele, una grande operazione “keynesiana”, quella dell’Enel (o della nazionalizzazione dell’energia

elettrica, come si diceva allora), permise all’Italia un balzo nella modernità. E la corrente, la stessa in tutto il Paese, allo stesso prezzo (ragionevole) per tutti, fu disponibile dalla Vetta d’Italia a Capo Pas-sero. Si potrebbe eccepire che in qualche isoletta non arrivò proprio subito, ma sono dettagli. Un sistema complesso fu messo in piedi, integrato prima a livello nazionale e poi interconnesso al sistema europeo. E mo-dernizzato, reso capace di superare pas-saggi complessi quali quello del cambio di orientamento nazionale sul nucleare. Comunque la si pensi, Enel, costituita in-tegrando strutture private preesistenti, ha condotto il Paese fuori da quelle vi-cende, senza lasciare eredità pesanti. Ora, che in un cavo elettrico passi corren-te o in tubi passino gas, petrolio o magari vino (anche quello…), le problematiche coinvolte sono sostanzialmente le stes-se, quelle delle reti di distribuzione. Con tecnologie specifiche, normative, sistemi di gestione, problematiche manutentive che in buona approssimazione sono dap-pertutto le stesse, che ci si trovi a Vercelli, Cerignola o Alghero. E di recente, con il fotovoltaico e l’eolico si è persino riusciti a rendere le reti “bilatera-li”, cioè capaci non solo di fornire energia, ma anche di assorbire quella prodotta localmente. In genere, si tratta di siste-mi che, sebbene diffusi capillarmente in modo decentrato sul territorio, si giovano di un approccio unitario ed omogeneo, a livello almeno nazionale. Ma allora, per-ché non anche l’acqua? Qualche anno fa, un referendum molto partecipato, per lo scorno di qualche politico cialtrone che ne temeva l’esito, ha sancito che l’acqua

dovesse essere considerata un bene co-mune da rendere disponibile a tutti, sen-za lucrarci sopra profitti, proteggendola, evitando sprechi, usi scorretti ed interessi privati più o meno inconfessabili. Il popo-lo italiano ha assunto una posizione che, mai come in questo caso, si può definire controcorrente. Per attuare questa determinazione chia-ra, negli anni, nulla è stato fatto. Anzi, qualcuno ricorderà le lotte di Latina e provincia per contrastare le sopraffazioni di grandi gruppi internazionali venuti a commercializzare l’acqua di quei territori. Magari con qualcuno che, a livello cen-trale, commentava che “Lo vuole l’Europa, questo è il mercato”. Nell’area viterbese molti comuni hanno un grosso proble-ma di presenza di arsenico, nel Veneto ci sono aree in cui siamo ormai all’avve-lenamento endemico da residui chimici. In Lombardia si viaggia spesso con i nitra-ti ai limiti, per non parlare dei composti clorurati. Come gestire dunque il sistema idrico nazionale? Può sembrare bizzarro e paradossale, di questi tempi, prospettare l’ennesimo “carrozzone” centrale. Ma questo è pro-prio un caso in cui una gestione unitaria potrebbe portare grandi vantaggi. Si po-trebbe organizzare il monitoraggio con-tinuo delle sorgenti secondo standard nazionali, integrare le risorse disponibili, garantire quindi all’acqua una qualità media più adeguata, dando certamente garanzie che probabilmente oggi non sono sempre disponibili a livello locale. E ci sarebbe un gran lavoro di rifacimen-to delle reti, che attualmente perdono la metà di una risorsa sempre più scarsa. Un ente unico potrebbe costruire una

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PINIONIorete primaria nazionale integrata, capace di bilanciare gli squilibri di disponibilità, saprebbe intervenire in tempo reale con una propria struttura manutentiva più o meno decentrata, per garantire anche a Palermo che d’estate, in tutta l’estate, non si abbia l’acqua a giorni alterni. Anche riguardo alla dimensione delle opere, immaginando di alimentare l’in-tera Sicilia dal continente, e non ce ne sarebbe alcuna necessità, ragionando a spanne, basterebbero un paio di condot-te da due metri di diametro per portare ai siciliani duecento litri/giorno a testa. Che poi nell’isola, se non la sprecassero nelle reti colabrodo, l’acqua l’avrebbero senza bisogno di importarla. Sempre procedendo con la fantasia, l’ente dell’acqua, che potremmo provvi-soriamente chiamare Pubbliacqua, (l’a-cronimo ENRIT, Ente Nazionale Risorse Idriche e Trattamento sembra un po’ fuori tempo) potrebbe farsi carico non solo di costruire e razionalizzare, ma addirittura di operare in modo professionale anche gli impianti di trattamento reflui liquidi degli oltre ottomila comuni italiani, di cui

la gran parte, specie nel Mezzogiorno ma non solo, non funziona proprio e scarica inquinamento nei nostri mari. Allora, concediamo pure a Pubbliacqua a una bella sede centrale romana, tan-to di palazzoni pubblici sfitti disponibili ce ne sono una caterva, immaginiamo un’organizzazione con capacità interne di ingegneria, ricerca e sviluppo, funzio-ni amministrative, acquisti centralizzati, persino un ufficio stampa, possibilmente più piccolo di quello della regione Sicilia. Allarghiamoci poi a quindici strutture re-gionali di amministrazione e riscossione, pronto intervento, manutenzione, ge-stione della rete e degli impianti di trat-tamento. Ebbene, considerando tutte le strutture comunali, di consorzio, di com-prensorio, di provincia, regione e via di-cendo che potrebbero essere eliminate, non se ne trarrebbe una razionalizzazio-ne semplice quanto doverosa? Quante risorse potrebbero essere prima rispar-miate e poi meglio spese? Il problema è che si smonterebbe tutta quella struttura di centinaia di migliaia di persone che, a livello politico, am-

ministrativo, gestionale ed operativo, operano negli innumerevoli acquedotti locali e che solo in parte troverebbero riassorbimento nel nuovo sistema. Con l’approccio burocratico legalistico che caratterizza ed ormai ha paralizzato il no-stro Paese, si può scommettere che Pub-bliacqua, così come qui prospettata, non potrebbe mai nascere. Ad impedirglielo basterebbe probabilmente un pugno di “governatori” regionali contrari. Il sistema vigente si difende in modo au-tomatico, rottamare è facile a dirsi, ma è più semplice non provare nemmeno a farlo seriamente. E se poi, come riporta il Sole24Ore, il no-stro sistema pubblico è uno tra quelli che funzionano peggio in assoluto, tanto peg-gio per i cittadini. Al più, si può promuo-vere una consorteria rispetto ad un’altra: ma che non si tenti davvero di razionaliz-zare. Quelle sono cose da ingegneri, che di solito di politica capiscono poco. E tra vent’anni, una futura Goletta Verde ci spiegherà che la metà dei reflui italiani è scaricata in mare senza trattamento: chis-sà che buone cozze ne deriveranno… ■

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ITA ASSOCIATIVAv

DI40 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

Ho riscontrato un grande interesse e voglia di imparare da parte del gruppo di over 60 che ha giudicato molto positiva l’esperienza. Gli stu-denti si sono appassionati e ben immedesimati nel ruolo di “docenti” rendendosi anche conto, forse per la prima volta, delle difficoltà di ge-stione dell’aula e dell’utilizzo di un coerente linguaggio nella comunica-zione con gli over 60.

Antonio Succi - Tutor

I risultati sono stati molto buoni, sia per quanto riguarda il gradimento da parte dei 'senior', sia per l'interesse dimostrato dai ragazzi. La scuola ha molto apprezzato il contributo di noi ex-dirigenti.

Cristina Sartori - Tutor

A nome dei miei alunni e colleghi, vi ringrazio per averci permesso di partecipare anche quest'anno al progetto ABCDigital. Ringraziamo an-che i tutor che hanno collaborato con noi alla buona riuscita del pro-getto. I nostri studenti e i partecipanti ci hanno chiesto di continuare i corsi anche per il prossimo anno.

Lea Gambino - Docente IIS Volta

Tra questi alunni volonterosi di apprendere, anche maturi signori che ti aspetteresti di trovare al circolo per una partita a scopa d’assi e, cosa particolarmente significativa, signore di una certa età che immaginere-sti di trovare in giro a fare oculate spese sulle bancarelle del mercato set-timanale, tutti armati invece di buona volontà ed impegno per restare al passo con i tempi e poter dialogare ad armi… quasi pari con i nipoti. Azzeccata iniziativa che merita di essere proseguita anche in futuro!

Giuseppe Moretti - Allievo over 60

Gestire un intero progetto, coinvolgere persone senior sconosciute e ot-tenere la soddisfazione di tutti è una bella sfida per i ragazzi che in que-sto modo affrontano gli aspetti organizzativi,  preparatori, comunicati-vi e di verifica dei risultati. Sfida che vincono alla grande dimostrando volontà di mettersi in gioco e svelando doti innate di leadership, ascolto e confronto.

Cristina Marcenaro - Tutor

Interessante l’incontro in aula di due generazioni: da una parte la mia esperienza di manager con le sue soft skills del mondo del lavoro, dall’altra gli studenti con la loro voglia di mettersi alla prova. Un’espe-rienza gratificante e da ripetere.

Diva De Franco - Tutor

A nome della DS e del Liceo Maffeo Vegio ringrazio tutti per aver forni-to ai nostri studenti un'occasione di importante crescita e formazione; ringrazio  soprattutto i trainer e tutor per la collaborazione, la guida e il supporto fornito. Confidando in una prossima collaborazione, saluto tutti cordialmente

Giacomina Locatelli - Docente Liceo Maffeo Vegio di Lodi

Con ABCDigital ho rimesso piede in una scuola dopo circa 40 anni, tutor di 19 studenti di un Istituto Tecnico a Milano. È stata un’esperienza in-teressante, formativa. Mi sono confrontata con la “Generazione Z” ap-prezzandone pragmatismo, determinazione e responsabilità. La classe, multietnica, collaborando spesso on-line, ha offerto una apprezzata formazione ai venti over 60.

Dorotea Satey - Tutor ISS Zappa-Cremona

Frequentare i giovani mantiene giovani!

VISES per ABCDigital

Aumenta l’impegno nel prossimo anno scolastico Giovanni Frangi VISES - Responsabile progetto ABCDigital - [email protected]

i è concluso a giugno, per il terzo anno scolastico consecutivo, il

ciclo di corsi ABCDigital in cui, nell’ambi-to del programma di alternanza scuola lavoro, 1.381 studenti delle scuole supe-riori, appartenenti a 47 scuole di Milano e provincia hanno istruito 1.868 over 60 all’uso del tablet. Anche quest’anno la partecipazione di VISES è stata fondamentale per la rea-lizzazione del progetto promosso da As-solombarda: su un totale di 81 trainer e

s tutor volontari che hanno coordinato le attività del corso, ben 29 sono stati pro-posti e gestiti da VISES, che si pone così di gran lunga al primo posto tra i partner del progetto.Assolombarda ha riconosciuto l’impor-tanza del supporto di VISES e per l’anno scolastico 2017/18 si è concordato di consolidare ulteriormente la collabora-zione: VISES infatti gestirà l’intero pro-cesso per le scuole di sua competenza: dal reclutamento dei trainer e dei tutor, alla loro istruzione, agli abbinamen-ti, alla valutazione degli studenti fino all’assegnazione dei certificati di parte-

cipazione al programma di alternanza scuola lavoro.Quanto sopra implica un sempre mag-gior impegno di VISES e sorge la neces-sità di dover contare su altri soci ALDAI interessati ad impegnarsi nei progetti di Alternanza Scuola Lavoro.Invitiamo quindi tutti i colleghi di ALDAI a proporsi, sicuri che l’attivi-tà sia estremamente stimolante e di grande soddisfazione per tutti i par-tecipanti. Di seguito riportiamo le testi-monianze di alcuni nostri soci, professori e over 60 che hanno collaborato allo svolgimento del progetto. ■

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DI 41DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ITA ASSOCIATIVAvIniziativa Cida a favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto

Anche ALDAI-Federmanager sta collaborando attivamente Antonio Santospirito Socio ALDAI-Federmanager

obiettivo del mio intervento è stato effettuare il check-up gestionale di tre aziende della zona di Norcia per identifica-re le loro necessità prioritarie.

Nella fase successiva del progetto le ne-cessità individuate saranno oggetto di consulenze specifiche. Un segno delle difficoltà ambientali è arrivato quando mi hanno informato che in un’area a vocazione turistica come Norcia attual-mente è agibile un solo albergo, situa-to a 8 km dal centro. La maggior parte degli ospiti dell’albergo sono legati ai cantieri per i lavori di ripristino presenti nella zona. Arrivando a Norcia si nota-no le mura esterne puntellate e le stra-de-cantiere adattate per una circolazio-ne provvisoria. Le tre aziende che ho visitato sono di va-rie dimensioni e di vari settori: un salumi-ficio e caseificio, un hotel ed una azien-da agricola produttrice del farro DOP. La caratteristica che accomuna le persone incontrate è la capacità di resistere e reagire ad un evento devastante come

l’un terremoto, che in prima battuta non può essere contrastato dalla forza uma-na. Tuttavia, appena esaurita la forza sprigionatasi dalle viscere della terra, la tenacia e la resilienza hanno consentito ad imprenditori e dipendenti di ripren-dere in mano il loro destino. David, 80 anni, a capo del salumificio/ca-seificio che porta il suo nome, mi ha rac-contato che subito dopo il terremoto è rientrato nello stabilimento danneggiato per riattivare gli impianti di produzione. Ora l’attività è ripresa in pieno, anche se la zona uffici non è ancora completa-mente ripristinata ed i dipendenti fanno i pendolari dalle abitazioni provvisorie alla fabbrica. Entro fine anno sarà com-pletata la certificazione della nuova linea di produzione di salumi, che era stata già programmata e che è stata sospesa per i danni del terremoto. David ci tiene a ricordare che nel 1980 ha inaugurato il nuovo stabilimento, dopo che il terremoto del 1979 aveva danneggiato gravemente il vecchio. Anche questa volta insieme alla sua fa-miglia ed ai suoi dipendenti ha ripreso il percorso che aveva programmato per la sua azienda.

Alberto e la sorella Adriana sono pro-prietari dell’Hotel Europa, una struttura con annessi impianti sportivi, che ha vi-sto i ritiri collegiali di squadre di calcio anche di serie A, come Roma e Perugia.Ora la struttura principale di 67 camere è inagibile ed Alberto mi incontra in una casetta di legno che hanno costruito con i loro risparmi per alloggiare la famiglia. Alberto è impegnato a tempo pieno con il progetto di costruzione del Nuovo Ho-tel Europa. La riapertura è prevista per il 2019 con servizi da categoria 4 stelle su-periore. Inoltre è attivo nelle attività so-ciali come la costituzione e l’animazione di una Onlus per lo studio dei terremoti.Giulio coltiva farro DOP a Monteleo-ne di Spoleto. La sua azienda impegna i cinque componenti della famiglia ed un dipendente. I danni del terremoto riguardano un capannone di servizio, ma il mercato locale legato al turismo nella zona di Norcia sta soffrendo. Giu-lio ha così deciso che questa situazione è l’opportunità per guardare al mercato nazionale ed ha chiesto che la consulen-za della CIDA lo aiuti in questo progetto.In nessun incontro ho percepito segni di scoramento o attesa passiva, ma solo caparbia determinazione a ripartire. La sensazione di energia positiva che ho ricevuto sovrasta l’immagine desolante delle mura medioevali sbriciolate in più punti e della case ridotte in macerie, che non ho voluto fotografare per una for-ma di pudore e rispetto. Sono sicuro che i norcini ricostruiranno presto e bene il loro borgo ed allora vorrei tornare per fotografare la festa della rinascita. ■

Nell'aprile scorso CIDA ha insediato una task force costituita da rappresentanti di Manageritalia, Federmanager, CIMO, Fenda con l'incarico di gestire le somme raccolte da CIDA a favore delle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto. La task force non ha voluto limitare l'intervento alla pura erogazione di fondi ma ha sviluppato invece l'idea di offrire un affiancamento professionale di propri manager ad imprese colpite dal terremoto ed in fase di rilancio. Il territorio in cui è stato scelto di operare è quello dell’Umbria e le prestazioni professionali sono state offerte ad imprese che ricadessero nei settori agricolo, zootecnico e di trasformazione agro-alimentare. Anche ALDAI, con la collaborazione di VISES Gruppo Milano, si è fatta parte attiva in questa importante iniziativa. Il socio ALDAI Antonio Santospirito è stato in Umbria nel luglio scorso per lavorare sul progetto e condivide con noi la sua esperienza.

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Direttore Pavel Berman Violino Gennaro Cardaropoli Violoncello Erica Piccotti

ITA ASSOCIATIVAv

DI42 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

Rinnovato il Consiglio Direttivo

Industria 4.0A cura di Federmanager Bergamo

ndustria 4.0: quali oppor-tunità per le aziende e per

le persone". Sarà attorno a questi quesiti che si svilupperanno gli interventi dei relatori invitati all’imminente Convegno con cui il nuovo Direttivo di Federmana-ger Bergamo (eletto ad aprile, insediato-si a maggio e che a giugno ha celebrato la sua 72esima Assemblea annuale) sta apprestandosi a debuttare sulla scena pubblica provinciale.Venerdì 20 ottobre 2017, infatti, Berga-mo ospiterà un evento (per tutti i detta-gli, consultare il sito www.bergamo.federmanager.it) che affronterà un argomento assai dibattuto nell’ultimo anno. Ma che il vertice orobico dell’or-ganismo di rappresentanza dei diri-genti delle industrie private ha deciso di approcciare in modo decisamente fuori dagli standard.“Senza dubbio si parlerà degli aspetti e dei risvolti più aziendalistici – spiega la Presidente Bambina Colombo, che as-

“isicura con altrettanta perentorietà – ma desideriamo scandagliare un aspetto tanto importante quanto poco consi-derato, finora: l’effetto della cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale sugli in-dividui”.“Per questo motivo – spiega Bambina Colombo – ai nostri prestigiosi Relatori abbiamo chiesto contributi intellettuali

decisamente originali, finalizzati ad im-maginare sia gli scenari più verosimili con cui le donne e gli uomini occupati nelle imprese bergamasche (ma anche italiane, ovviamente) dovranno presto confrontarsi, sia le risposte che la So-cietà, nel suo insieme, sarà chiamata a dare. Inoltre, essendo la nostra un’as-sociazione di dirigenti industriali, non potremo non cogliere l’occasione per interrogarci anche sul futuro della cate-goria. Con un occhio di attenzione per i nostri giovani, gli under 44, e per i neo manager”.Il Convegno su Industria 4.0 rappresen-terà una logica consecutio dell’ultima Assemblea provinciale di Federmana-ger Bergamo, durante la quale Bambina Colombo si è soffermata a lungo sulla novità che ha caratterizzato la tornata elettorale per scegliere gli 11 compo-nenti il nuovo Direttivo e la terna dei Revisori dei Conti. Per i suoi 1.484 iscritti (665 in servizio e 819 in pensione), l’As-sociazione bergamasca (seconda realtà a livello lombardo e sesta a livello nazio-nale) è stata tra le primissime e finora pochissime Territoriali che hanno spe-rimentato questa via, organizzando un voto online. ■

Bambina Colombo confermata Presidente di Federmanager Bergamo fino al 2020A rinnovarle la fiducia per un secondo mandato gli undici componenti del neo eletto Consiglio Direttivo dell’organismo di rappresentanza dei dirigenti delle imprese industriali della provincia orobica, durante la recente seduta d’insedia-mento.Alla Vice Presidenza è stato chiamato il dott. Davide Orabona (Consigliere nel pre-cedente Esecutivo). Riconfermata nell’incarico di Tesoriera la dott.ssa Silvia Gar-dini, mentre neo Segretario provinciale dell’associazione è il dott. Ciro Ciaccio.Del nuovo Direttivo di Federmanager Bergamo, che rimarrà in carica per il trien-nio 2017-2020, fanno inoltre parte i Consiglieri: Paolo Aquino, Stefano Cap-poni, Roberto Coretti, Pierluigi Gatti, Claudio Pesenti, Giovanni Pezzoli e Maurizio Vavassori.Mentre Orabona, Gardini, Aquino, Capponi e Coretti rappresenteranno i dirigen-ti in servizio, Colombo, Ciaccio, Gatti, Pesenti, Pezzoli e Vavassori daranno voce ai manager in pensione. Contestualmente, si è provveduto al rinnovo del Collegio dei Revisori dei conti. Sono risultati riconfermati: Atos Catò, Riccardo Locatelli ed Emilio Ludrini.

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VENTENNALE del

Concertod’Autunno

ProgrammaWolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)

Sinfonia Jupiter K 551

Allegro vivace Andante cantabile

Minuetto e Trio: AllegrettoFinale: Molto allegro

Johannes Brahms (1833-1897) Doppio concerto in la minore per violino,

violoncello e orchestra, op. 102

Allegro Andante

Vivace non troppo

Direttore Pavel Berman Violino Gennaro Cardaropoli Violoncello Erica Piccotti

Martedì 7 novembre 2017 alle ore 20.45 Teatro Dal Verme - via San Giovanni sul Muro 2 - Milano

Orchestra I Pomeriggi MusicaliIngresso libero con prenotazione obbligatoria sul sito www.aldai.it fino ad esaurimento dei posti.

C O N I L P A T R O C I N I O D I

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI44 DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

Caravaggio, il colore del tormentoSilvia Bolzoni

a palla rotola lontana dal campo, nessuno se ne cura più perché quei due stanno litigando, una spinta, una mala parola. Gli amici li divido-no e la questione sembra finita. Ma

non è così: qualche giorno dopo, quan-do i due si rincontrano per caso, la miccia si consuma e la rissa è quasi scontata. La rissa, non la fine della stessa, con la mor-te di uno dei due, l’attaccabrighe e l’altro che ne esce ferito. I due “valenthuomini” sono Ranuccio Tomassoni e Michelan-gelo Merisi. Che sia stato per un fatto di gioco o di passione, ormai, poco im-porta. Le storie su quel 28 giugno 1606 si rincorrono, le ipotesi si moltiplicano, ogni tanto spunta un documento d’ar-chivio ad avallare questa o quella tesi. Un fatto rimane certo: Michelangelo, con una condanna capitale sulla testa, deve fuggire da Roma, dove non tornerà più. Scappa a Napoli prima, poi a Malta nel 1607, forse in cerca di redenzione e pace dai tormenti che lo perseguita-no da sempre. Vuole farsi cavaliere. Ci riesce. Ma anche sull’isola la pace dura poco, ancora una rissa e deve fuggire di nuovo, in Sicilia. Da lì ancora a Napoli. Si è accesa una speranza, qualcuno lo in-forma che gli amici non hanno smesso di chiedere la grazia per l’omicidio del Tomassoni e quasi quasi il nuovo Papa è disposto a concederla. Roma, si torna a casa. Ma no, il destino lo vede naufrago a Porto Ercole, nel 1610. Degna fine ro-mantica per un genio del Barocco. Questi quattro anni si possono consi-derare la forma conclusiva e visibile del suo viaggio interiore, un tormentoso pe-regrinare tra i moti dell’animo, tra luci e ombre, ombre che servono a custodire la luce come un bene prezioso, ombre che sono tende e drappeggi che appe-na scostati fanno penetrare raggi densi

l

di pulviscolo, tangibili, e rendono i colori più squillanti. Non sarà neppure un caso che tra i colo-ri, quello che più spicca è il rosso: vibra di mille sfumature, più di ogni altro: dal rubino al porpora, dal bordeaux all’ama-ranto, si piega a farsi materia pura, dal velluto al lampasso al sangue. Caravag-gio, il sangue, lo dipinge che scende in gocce dalle teste mozzate di Golia, che

schizza potente da quella di Oloferne, già raffermo in quella del Battista sul piatto e infine come una pozzanghera che si forma mentre la spada cala sul collo di Giovanni. L’unica firma che lascia la mette proprio lì, in una pozzanghera.  E poi c’è la carne, l’indefinibile colore della carne: i gialli, gli arancioni, i bruni, persino i verdastri usati per i cadaveri: tutti lumeggiati dai bianchi, che squar-

Caravaggio, San Girolamo, Galleria Borghese, Roma.

Tutto, dai colori ai soggetti, dal modo di dipingere alle vicende personali, ci porta nella leggenda

del pittore ribelle, violento, del “maudit”. Non solo per noi, lontani ormai più di 400 anni,

ma anche per i contemporanei

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ULTURA E TEMPO LIBEROc

DI 45DIRIGENTI INDUSTRIA OTTOBRE 2017

ciano neri e marroni e s’imprimono negli occhi, flash antelitteram, e lì, sulla retina rimangono per un po’. Le carni macilente dei San Gerolamo e quelle sode del Bat-tista, corpi vecchi e giovani che vengono plasmati tridimensionalmente, indagati nelle pieghe della pelle, nel tendersi dei muscoli, nell’affiorare di clavicole, omeri e tendini. Tutto è indagato con lo scrupolo della verità, sulla scia di quel naturalismo lom-bardo – nasce in provincia di Bergamo, si forma a bottega a Milano, enfant pro-dige visto che il suo apprendistato inizia a soli 11 anni – nel quale si è formato e che viene ora portato allo spasimo delle bocche urlanti di Medusa e Isacco, nella mano tesa dell’uomo a cui viene cava-to un dente o ancora – scandalo! – nel ventre gonfio di una Maria, morta, anzi assopita in un sonno profondissimo, se-condo l’iconografia orientale della  Dor-mitio, in attesa di essere assunta in cielo ma ancora donna in carne e ossa. Questi i tratti dello stile che spaventò molti contemporanei, non riuscendo a comprenderlo, ma anche della grandez-za del Merisi e della lezione che senza volere diede a tanti seguaci più o meno dotati, pittori che lo imitavano ancora lui in vita e che rielaborando il suo pecu-liare linguaggio diedero nuova linfa alla pittura europea e portarono la novità da Roma alla Spagna, lì accolta da Velaz-quez e Zurbaran, e al Nord, nelle Fiandre, ripresa da Rembrandt e ancora prima da Rubens. Anzi, proprio Rubens, di pochi anni più giovane di Caravaggio, riuscì a comprendere la portata della rivolu-zione innescata dal Merisi e non perse l’occasione di assolvere ai suoi compiti di segugio d’arte comprando per il suo signore, Vincenzo Gonzaga, al prezzo di 180 scudi d’oro, proprio il suo ultimo dipinto romano, disponibile sul merca-to perché rifiutato dai committenti, la “Morte della Vergine”.Tutto, dai colori ai soggetti, dal modo di dipingere alle vicende personali, ci porta nella leggenda del pittore ribelle, violento, del “maudit”. Non solo per noi, lontani ormai più di 400 anni, ma anche per i contemporanei. Del Merisi si è parlato sempre e da subi-to, anche se con alterni giudizi: Baglioni, rivale ed epigono, gli dedica una biogra-fia già nel 1642; Bellori, indiscussa voce legiferante sull’arte nel XVII secolo, nel 1672 lo critica ferocemente affermando

L'incontro si terrà in ALDAIsala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milanogiovedì 19 ottobre 2017 alle ore 17.00 Come di consueto, per chi lo vorrà, seguirà la mostra a Palazzo Reale.

COME PRENOTARSI• Prenotazioni online attraverso il sito www.aldai.it, sezione "Eventi". Selezionare dal calendario la data

interessata e compilare gli appositi spazi alla voce "iscriviti all'evento". • Prenotazioni a mezzo fax al numero 02/5830.7557 indicando nell'oggetto "Caravaggio". Le date pubblicate, nella rivista cartacea, potrebbero variare successivamente alla stampa. Invitiamo pertanto i lettori all'aggiornamento tramite le periodiche newsletter, il sito e la rivista digitale.

savethe date

 Caravaggio, Giuditta e Oloferne, Palazzo Barberini, Roma.

come sia un pittore “povero d’inventione, senza decoro e senz’arte”, condannando-lo all’oblio, almeno in Italia (e si sa come nessuno sia profeta in patria), fino alla grande stagione degli studi caravagge-schi del ‘900 che avranno il loro culmine nella grande mostra di Roberto Longhi a Palazzo Reale, a Milano nel 1951, pietra

d’angolo su cui bisognerà poggiarsi da allora in poi. Cosa che certamente avrà fatto anche la curatrice della mostra tanto attesa in questi mesi, Rossella Vodret, che presen-terà i risultati delle ricerche degli ultimi anni, per il grande ritorno di Caravaggio a Milano. ■

Non sarà neppure un caso che tra i colori, quello che più spicca è il rosso:

vibra di mille sfumature, più di ogni altro: dal rubino al porpora, dal bordeaux all’amaranto,

si piega a farsi materia pura

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ULTURA E TEMPO LIBEROcFabiola PaternitiTUTTI GLI UOMINI DEL GENERALE La storia inedita della lotta al terrorismoMelampo Pagine 232 - euro 16,00

La storia inedita del Nucleo antiterrorismo che sconfisse le Brigate Rosse

Sui cosiddetti “anni di piombo” a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta si è scritto molto e l’autrice, la giornalista Fabiola Pa-terniti, parla di cose che conosce bene dando voce e visibilità ai protagonisti; gli investigatori del Nucleo antiterrorismo dei carabinieri e il suo Comandante, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.Un Nucleo istituito dall'Arma negli anni Settanta che poi fu sciolto nel luglio del 1975 e riprese ad indagare dopo il se-questro e l’assassinio di Aldo Moro nell’agosto del 1978. Pro-tagonisti per molto tempo anonimi che si erano dati nomi di battaglia come Dan, Baffo, Principino e il Trucido che vivevano come clandestini al pari dei brigatisti. Frequentavano spesso gli stessi luoghi per cercare informazioni e trovare tracce utili per individuarne i covi. Primo fra tutti Gian Paolo Sechi (che chi scrive ha conosciuto quando era Comandante Provinciale a Verona), l’ufficiale “dalla buona memoria” al quale l’autrice ri-serva un lungo capitolo nel quale emerge un'accorata e severa testimonianza anche per restituire verità e dignità storica al principale protagonista, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, poi Prefetto a Palermo dove venne assassinato il 3 settembre 1982; ma anche gli ufficiali come Alessandro Ruffino, Dome-nico Di Petrillo e i sottufficiali e carabinieri Michele Gallo, Pa-squale Vitagliano, Gennaro Nuvoletta, Giuseppe Severino, Feli-ce Maritano (che venne ucciso a Robbiano di Mediglia).«Chi avrà per le mani questo libro avrà davanti a sé quegli ”anni di piombo” quando il Paese subì l’ingiuria del terrorismo eversivo. Egli vedrà come questa violenza criminale sia stata

affrontata e sconfitta e lo vedrà soprattutto attraverso la te-stimonianza di coloro che, certamente protagonisti di questa epopea, sono rimasti nell’ombra perché il lavoro investigativo esigeva il più assoluto anonimato». Così il Ministro dell’Interno dell’epoca Virginio Rognoni scrive nella sua prefazione.L’autrice ripercorre con i suoi interlocutori un fenomeno che aveva coinvolto realtà molto articolate e non soltanto come si pretendeva nella fascia sociale dei proletari e degli emar-ginati. Era una società vasta come ha ricordato uno dei capi storici, Alberto Franceschini. Del resto molti ricorderanno che anche quando, nel febbraio del 1980, fece il solenne ingresso a Milano il Cardinale Carlo Maria Martini, la città era ferita dal terrorismo e il disegno di sangue si era presentato anche nella stessa mattina con il ferimento del dirigente d’azienda Mario Miraglia. A Mestre venivano assassinati i dirigenti d’industria Silvio Gori e Giuseppe Taliercio.Un volume che è molto di più di un libro di memorie su un pe-riodo buio del nostro Paese. Dalle pagine della Paterniti emer-ge un doppio registro di fatti intrecciati pubblici e privati che offre al lettore una chiave interpretativa della guerra psicolo-gica portata avanti da Dalla Chiesa e i successi della sua unità speciale che concorsero a ricreare nell’opinione pubblica un sentimento di adesione e di ripulsa rispetto alla follia dell’ever-sione. Ne nasce una storia sincera, per molti aspetti nuova, che fa giustizia di sospetti e ricostruzioni fantasiose. Ma anche un libro che restituisce un volto e un nome agli uomini che hanno combattuto in prima fila il terrorismo, che hanno indagato e vissuto come clandestini rischiando la vita.L’universo di riferimento fu proprio questo nel quale vivono in una testimonianza appassionante e avvincente la memoria di una stagione insanguinata, l’amarezza per le calunnie subite, consapevoli di aver difeso vittoriosamente lo Stato che li ha dimenticati, animati dalla stessa certezza che lo rifarebbero.Il libro è arricchito dai contributi dei magistrati Gian Carlo Ca-selli e Armando Spataro che collaborarono con il Generale in inchieste decisive, nonché dai documenti e dalle interviste rila-sciate da Dalla Chiesa ai giornalisti Enzo Biagi e Giorgio Bocca.

Gianni Fossati

Il libro del mese

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Chi siamo e che cosa facciamoL’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali) con circa 16.000 iscritti è il maggiore tra i Sindacati territoriali che fanno capo alla Federa-zione Nazionale (FEDERMANAGER). Al fine di perseguire i propri scopi istituzio-nali di tutela e promozione dell’immagine e del ruolo dei dirigenti industriali, l’As-sociazione si occupa delle problematiche collettive e individuali della categoria, nelle situazioni più diverse, offrendo servizi nei vari settori agli iscritti quale che sia la loro condizione: dirigenti in servizio, inoccupati, in pensione o che svolgono attività di tipo professionale. Tra i vari servizi, prestati gratuitamente, ricordiamo: il Servizio Sindacale rivolto a fornire ai dirigenti iscritti supporto

ed assistenza nell’ambito di tutte le problematiche relative all’instaurazione, svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro nonché ad aspetti di carattere fiscale e previdenziale; il Servizio FASI/ASSIDAI fornisce consulenze relative alla gestione dei

rapporti con i Fondi. Tramite delega e accesso prioritario ai Fondi, provvede alla gestione ed all’invio online delle richieste di prestazioni con notevole

riduzione dei tempi di liquidazione. Fornisce informazioni sulle norme statutarie e regolamentari di Fasi ed Assidai e sulle posizioni anagrafiche e contributive dell’iscritto; Servizio Orientamento e Formazione a supporto dei dirigenti interessati

alla valorizzazione del cv ed al potenziamento del networking (Multibrand), ai percorsi formativi di riqualificazione (Fondirigenti) ed alla partecipazione ad iniziative per favorire la propria employabiliy. Servizio Tutoring: a disposizione degli iscritti ed erogato volontaristicamente

da colleghi Senior certificati per il supporto e l’analisi delle criticità manageriali.

Ricordiamo infine le convenzioni sanitarie, commerciali e formative, le ini- ziative di carattere culturale (organizzazione di conferenze, convegni, corsi, concerti, visite guidate) e ricreativo tendenti a favorire l’aggregazione tra i soci (viaggi). Di tutti i servizi riportiamo le necessarie indicazioni per poter stabilire gli opportuni contatti.

SEDE E UFFICIVia Larga, 31 - 20122 MilanoM1 Duomo - M3 MissoriMezzi di superficie: 12 - 15 - 27 - 54

CENTRALINO 02.58376.1FAX 02.5830.7557

APERTURALunedì / VenerdìDalle ore 8.30 alle ore 12.30e dalle 13.30 alle 17.30

SITO WEB www.aldai.itPEC [email protected]

ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALI

Servizi e contattiALDAI - ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALIPresidenzaPresidente: Romano Ambrogi - [email protected]: Silvana Menapace - [email protected]: Bruno Villani - [email protected]: Elisabetta Borrini

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Servizio Sindacale - [email protected] BertolottiPREVIO APPUNTAMENTO PER TUTTE LE CONSULENZEConsulenze sindacaliCristiana Bertolotti - [email protected] Peretto - [email protected] previdenziali - Salvatore Martorelli1°, 2°, ultimo lunedì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.303° mercoledì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30Consulenze previdenza complementare / INPS - Rosanna Versiglia martedì e giovedì dalle 9.00 alle 14.00Consulenze convenzione ENASCO / INPS - Silvia BarbieriTutti i venerdì dalle 9.00 alle 12.003° lunedì di ogni mese dalle 14.00 alle 17.00 solo domande di pensione con telematica Inps

Consulenze fiscali - Nicola Fasano - martedì pomeriggio

Segreteria sindacaleFrancesca Sarcinelli 02.58376.222 - 02.58376.221Maria Caputo 02.58376.225

Servizio FASI/ASSIDAICristiana Scarpa 02.58376.224 - [email protected]

Salvatore Frazzetto 02.58376.206 - [email protected] DEGLI ISCRITTI SU APPUNTAMENTOTelefonate solo martedì, giovedì e venerdì dalle ore 14.00 alle ore 17.00

Servizio Orientamento e FormazioneSilvia Romagnoli 02.58376.204 - [email protected]

Servizio Amministrazione - Organizzazione - [email protected] Bitetti - [email protected]

Giordano Bergomi 02.58376.235 Stefano Corna 02.58376.234 Viviana Cernuschi 02.58376.227Laura De Bella 02.58376.231

Servizio Tutoring - per appuntamento: [email protected] Coordinatore: Vladimiro Sacchetti

Gruppo Giovani Dirigenti - [email protected] Coordinatore: Sergio Quattrocchi

ARUM S.R.L. - SOCIETÀ EDITRICE E SERVIZI ALDAIPresidente: Fabio Pansa CedronioRedazione “DIRIGENTI INDUSTRIA” - [email protected] Canuti 02.58376.237

COMITATO NAZIONALE DI COORDINAMENTO DEI GRUPPI PENSIONATIPresidente: Mino Schianchi - [email protected]

FONDIRIGENTIAgenzia Lavoro - [email protected]

UNIONE REGIONALE FEDERMANAGER LOMBARDIAPresidente: Francesco Castelletti - [email protected] CIDA LOMBARDIAFranco Del Vecchio - [email protected]

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QUESTO NUMERO È STATO CHIUSO IN TIPOGRAFIA IL 22 SETTEMBRE 2017

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FORMATO DELLE INSERZIONIPagina intera 210x297 mmMezza pagina verticale 100x297 mmMezza pagina orizzontale 210x145 mmPiedino interno 60x190 mmAllegato - formato da definireInserto Pubblicitario IP - formato da definire

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERORomano Ambrogi, Marco Seregni, Vincenzo Da Dalt,Franco Del Vecchio, Giancarlo Magnaghi, Giorgio Neglia, Paola Poli, Alessandra Colonna, Giorgio Ambrogioni, Emilio Locatelli, Gianni Fossati, Giorgio de Varda, Mino Schianchi, Antonio Dentato, Giuseppe Colombi, Giovanni Frangi, Antonio Santospirito, Silvia Bolzoni

DAL 2003 IO E IL MIO STAFF CI DEDICHIAMO AL TUO SORRISO E ALLA TUA SALUTE.

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Giovanni Focarelli Barone Fondatore Studio Dentistico Sorriso & Salute

Lo Studio Dentistico Sorriso & Salute è un ambulatorio polispecialistico odontostomatologico all’avanguardia che opera a Monza dal 2003. Il nostro centro si occupa di estetica del sorriso, or todonzia fissa e mobile ed invisibile tramite mascherine, impianti endossei, r iabilitazione protesica, radiologia endorale, prevenzione dentale, chirurgia orale e pedodonzia.

La struttura sanitaria odontoiatrica è aperta ai pazienti nei seguenti giorni e orari: Lun_Mar_Mer_Giov_Ven dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 19.00.

Il nostro studio è una delle strutture sanitarie odontoiatriche di riferimento del FASI Via Gaslini, 1 Monza

Direttore Sanitario Dott. S. Paduano

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Il tuo tempo è prezioso.Della procedura di rimborso se ne occupa lo studio.

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