rma_2_09

32
Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 2 - FEBBRAIO 2009 Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 2 - FEBBRAIO 2009 Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 2 - FEBBRAIO 2009 Spedizione in abb. postale 45% - art. 2 comma 20B - Legge 662/’96 - D.C./D.C.I. - Torino - Tassa Pagata / Taxe Perçue • ANNO XXX - MENSILE - N° 2 - FEBBRAIO 2009 RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO L’Apostolo delle genti L’Apostolo delle genti L’Apostolo delle genti L’Apostolo delle genti L’Apostolo delle genti L’Apostolo delle genti L’Apostolo delle genti

Upload: diffusione-rivista

Post on 25-Mar-2016

215 views

Category:

Documents


3 download

DESCRIPTION

Pubblicazione completa.

TRANSCRIPT

Page 1: RMA_2_09

Spe

dizi

one

in a

bb. p

osta

le 4

5% -

art

. 2 c

omm

a 20

B -

Leg

ge 6

62/’9

6 -

D.C

./D

.C.I.

- T

orin

o -

Tass

a P

agat

a / T

axe

Per

çue

• A

NN

O X

XX -

MEN

SILE

- N

°2 -

FEBB

RAIO

200

9S

pedi

zion

e in

abb

. pos

tale

45%

- a

rt. 2

com

ma

20B

- L

egge

662

/’96

- D

.C./

D.C

.I. -

Tor

ino

- Ta

ssa

Pag

ata

/ Tax

e P

erçu

e•

AN

NO

XXX

- M

ENSI

LE -

N°2

- FE

BBRA

IO 2

009

Spe

dizi

one

in a

bb. p

osta

le 4

5% -

art

. 2 c

omm

a 20

B -

Leg

ge 6

62/’9

6 -

D.C

./D

.C.I.

- T

orin

o -

Tass

a P

agat

a / T

axe

Per

çue

• A

NN

O X

XX -

MEN

SILE

- N

°2 -

FEBB

RAIO

200

9S

pedi

zion

e in

abb

. pos

tale

45%

- a

rt. 2

com

ma

20B

- L

egge

662

/’96

- D

.C./

D.C

.I. -

Tor

ino

- Ta

ssa

Pag

ata

/ Tax

e P

erçu

e•

AN

NO

XXX

- M

ENSI

LE -

N°2

- FE

BBRA

IO 2

009

RIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINORIVISTA DEL SANTUARIO BASILICA DI MARIA AUSILIATRICE - TORINO

L’Apostolo delle genti

L’Apostolo delle genti

L’Apostolo delle genti

L’Apostolo delle genti

L’Apostolo delle genti

L’Apostolo delle genti

L’Apostolo delle genti

Page 2: RMA_2_09

2

La frase posta come titolo dà la chiave di lettura. Dob-biamo chiederci: “Come

si rivela Gesù nei fatti del Calva-rio? Quale senso hanno i singolieventi là avvenuti? Ecco le duedomande guida per entrare, me-ditando, nella profondità del mi-stero di Cristo. Solo leggendolicosì motivati, riusciremo a con-templare Gesù nel suo massimotrionfo, perché si tratta davvero diun trionfo. Sul Calvario infattiGesù viene intronizzato come Redell’universo; sul Calvario egliinizia ad attirare tutti a sé; sulCalvario vince per sempre il po-tere delle tenebre e toglie il pec-cato del mondo; sul Calvario ci af-fida sua Madre, e fa di Maria lamadre dei credenti; sul Calvarioci dona lo Spirito e porta a com-pimento tutte le promesse. Sonoqueste le verità su cui meditere-mo cercando di andare oltre lacrudeltà e la materialità dei fattiper capire che in realtà Dio ci stasalvando nel Figlio suo Gesù.

La suddivisione del testo è as-sai semplice: 1. La tunica incon-sutile (19,23-24). 2. La Madre(19,25-27). 3. Gesù muore (19,28-30). 4. Il colpo di lancia (19,31-37). 5. La sepoltura (19,38-42).Questi ultimi tre li vedremo laprossima volta.

La tunica inconsutile (19,23-24)

I soldati, quando ebbero cro-cifisso Gesù, presero i suoi vestitie ne fecero quattro parti, una perciascuno, e la tunica. Ma quel-la tunica era senza cuciture, tes-suta tutta d’un pezzo da cima afondo. Perciò dissero tra loro:

“Non stracciamola, ma tiriamoa sorte a chi tocca. Così si com-piva la Scrittura: “Si sono spar-titi tra loro i miei vestiti e sullamia tunica hanno tirato a sor-te”. I soldati fecero così.

L’ultima frase dice l’impor-tanza che l’evangelista dà agliesecutori materiali della crocifis-sione. Sono il soggetto di tutte lefrasi. Giovanni commenta il loro

agire citando alla lettera il Salmo22,18. Ma qual è il senso di tut-to ciò? Per scoprirlo dobbiamoandare oltre il fatto materiale. Es-si avevano il diritto di suddivi-dersi i beni del reo. Ma qui c’èben altro e la tradizione cristianal’ha capito. Mentre i Giudei ri-fiutano Gesù, qui c’è gente pa-gana che si spartisce l’eredità diGesù e che non vuole stracciare

Gesù racconta il Padre

Guarderanno colui che hanno t(Gv 19,23-27)

Nel testo di Giovanni, Gesù sulla Croce è presentato come il Tempio di Dio incui si radunano i figli dispersi. Maria è la vera figlia di Sion che dopo le soffe-renze gioisce per il ritorno dei figli.

Page 3: RMA_2_09

la tunica. Si suddividono le vestiin quattro parti. Erano forse soloquattro i soldati? Difficile pen-sarlo. Ecco allora che non pochihanno interpretato il numero insenso simbolico. Esso indica iquattro punti cardinali e dice chel’eredità di Gesù rifiutata dai Giu-dei passa al mondo intero. Co-munque questa interpretazione èsolo probabile.

Più sicuro il simbolismo del-la tunica che non fu stracciata: èrimasta intera. E così, mentre pertre volte l’evangelista ha affer-mato che ci fu scisma tra coloroche rifiutarono Gesù (7,43; 9,16;10,19), per tre volte ha sottoli-neato che l’agire di Gesù tende al-l’unità (10,16; 11,52; 17,11). La tu-nica inconsutile è il simbolo piùbello dell’unità della Chiesa equesto simbolo è stato messo quiquando Gesù, innalzato sulla cro-ce incomincia ad attirare tutti a sé.Indica il “convergere in uno ditutti i popoli della terra”. I Padridella Chiesa l’hanno capito.

La Madre (19,25-27)

Mentre i soldati fecero così:stavano presso la croce di Gesùsua madre, la sorella di sua ma-dre. Maria madre di Cleofa eMaria di Magdala. Gesù alloravedendo la madre e accanto alei il discepolo che egli amava,disse alla Madre: “Donna, eccotuo Figlio”. Poi disse al disce-polo: “Ecco, tua madre”. E daquell’ora il discepolo l’accolsecon sé.

Impressiona sentire ripetereper cinque volte l’appellativo“Madre” seguito da un pronome

che la indica. Cerchiamo di ca-pire: anche se Giovanni non evi-denzia qui la sofferenza di Gesùe della Madre; i termini “ora” e“donna” non possono non ri-chiamare 16,21: “La donna quan-do sta per partorire è triste per-ché è giunta la sua ora”. Qui siprospetta in senso simbolico lasofferenza di Gesù, ma non puònon richiamare anche quella del-la Madre vista come donna. So-no dati che orientano verso unaprecisa interpretazione.

Maria, pur non perdendo lasua singolarità, è vista qui nellasua funzione di donna. Nel rac-conto di Cana era tipo del popo-lo antico in attesa di un compi-mento che si sarebbe realizzatonell’ora di Gesù. Ora siamo alcompimento di quell’ora. Anziall’ultimo atto messianico di Ge-sù. Lo dimostra il v. 28 che se-gue immediatamente: “Gesù, sa-pendo che oramai tutto si era rea-lizzato, affinché si compisse laScrittura disse...”. Qui è chiaroche quanto avviene tra Gesù e laMadre entra nel suo compitomessianico; solo dopo si può di-re: “Ora tutto si è realizzato”.

Alcuni testi scritturistici illu-minano questa verità. Sono quel-li che vedono Sion come Madreche ha partorito (Is 68,8) o comeMadre che osserva i figli disper-si tornare da lontano insieme atutti i popoli (Is 60,3-4; 66,18) eriunirsi in un sol popolo nel Tem-pio del Signore (Is 56,6-7). Laloro valenza messianica è in-dubbia e se noi li leggiamo insincronia le scene del Calvario,ci accorgiamo che qui è Gesù ilTempio del Signore in cui si ra-dunano i figli di Dio dispersi; edè Maria la vera figlia di Sion, chedopo la sofferenza gioisce nelcontemplare il ritorno dei figli.

Sul Calvario c’era anche il di-scepolo che Gesù amava. Diffi-cile sapere il suo nome, ma è cer-to che è tipo di tutti quei disce-poli che vivono questa parola diGesù: “Chi fa suoi i miei co-

mandamenti e li osserva è coluiche mi ama, e colui che mi amasarà amato dal Padre mio e an-ch’io lo amerò” (14,21). Gesù,parlando del discepolo che è lì ac-canto a Maria intende parlare aogni discepolo che lo ama e ac-coglie nella fede e possiamo es-sere noi.

In questa luce il discepolo cheGesù amava non è visto in sestesso, ma come primizia delnuovo popolo di Dio che si rac-coglie in Gesù o che Gesù attiraa sé. Gesù, indicando la Madre,continua a dire a ogni discepoloche egli ama: “Ecco, tua Madre”.È il suo testamento Ci chiamaad accoglierla nella nostra inti-mità, come un bene prezioso. EMaria ci accoglie come un altroGesù. Dice Origene: “Ogni uo-mo, divenuto perfetto non vivepiù, ma è il Cristo che vive inlui; e poiché Cristo vive in lui, èdetto a Maria: “Ecco, tuo figlio,ecco Cristo”. Maria vuole ve-derci come Gesù e vuole portar-ci a Gesù. Il racconto del Calva-rio si conclude: “Fisseranno losguardo su colui che hanno tra-fitto”. Ma chi sono che per pri-mi fissano lo sguardo su Gesùtrafitto? Maria e il discepolo chel’ha accolta come Madre. Marianon vuole che ci fissiamo in Lei,ma con Lei in Gesù. Maria vuo-le vederci come un altro Gesù.

Mario Galizzi

3

o trafitto

Page 4: RMA_2_09

4

Giovanni, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo, il suo nome, tipicamente

ebraico, significa “il Signore hafatto grazia”. Stava riassettandole reti sulla sponda del lago di Ti-berìade, quando Gesù lo chiamòinsieme con il fratello (cf Mt 4,21;Mc 1,19). Giovanni fa sempreparte del gruppo ristretto, cheGesù prende con sé in determi-nate occasioni. È insieme a Pie-tro e a Giacomo quando Gesù, aCafarnao, entra in casa di Pietroper guarirgli la suocera (cf Mc1,29); con gli altri due segue ilMaestro nella casa dell’archisi-nagògo Giàiro, la cui figlia saràrichiamata in vita (cf Mc 5,37);lo segue quando sale sul monteper essere trasfigurato (cf Mc9,2); gli è accanto sul Monte de-gli Olivi quando davanti all’im-ponenza del Tempio di Gerusa-lemme pronuncia il discorso sul-la fine della città e del mondo(cf Mc 13,3); e, finalmente, gli èvicino quando nell’Orto del Get-sémani si ritira in disparte perpregare il Padre prima della Pas-sione (cf Mc 14,33). Poco primadella Pasqua, quando Gesù sce-glie due discepoli per mandarli apreparare la sala per la Cena, alui ed a Pietro affida tale compi-to (cf Lc 22,8).

Testimoni sino alla fine

Questa sua posizione di spic-co nel gruppo dei Dodici rendein qualche modo comprensibilel’iniziativa presa un giorno dal-la madre: ella si avvicinò a Ge-sù per chiedergli che i due figli,Giovanni appunto e Giacomo,potessero sedere uno alla sua de-

stra e uno alla sua sinistra nelRegno (cf Mt 20,20-21). Comesappiamo, Gesù rispose facendoa sua volta una domanda: chie-se se essi fossero disposti a be-re il calice che egli stesso stavaper bere (cf Mt 20,22). L’inten-zione che stava dietro a quelleparole era di aprire gli occhi deidue discepoli, di introdurli allaconoscenza del mistero della suapersona e di adombrare loro la fu-tura chiamata ad essergli testi-moni fino alla prova suprema delsangue. Poco dopo infatti Gesùprecisò di non essere venuto peressere servito ma per servire edare la propria vita in riscattoper la moltitudine (cf Mt 20,28).Nei giorni successivi alla Risur-rezione, ritroviamo “i figli di Ze-bedeo” impegnati con Pietro edalcuni altri discepoli in una not-te infruttuosa, a cui segue per in-tervento del Risorto la pesca mi-racolosa: sarà “il discepolo cheGesù amava” a riconoscere perprimo “il Signore” e a indicarloa Pietro (cf Gv 21,1-13).

Non possiamo tacere

All’interno della Chiesa diGerusalemme, Giovanni occupòun posto di rilievo nella condu-zione del primo raggruppamen-to di cristiani. Paolo infatti lo an-novera tra quelli che chiama le“colonne” di quella comunità (cfGal 2,9). In realtà, Luca negliAtti lo presenta insieme con Pie-tro mentre vanno a pregare nelTempio (cf At 3,1-4.11) o com-paiono davanti al Sinedrio a te-stimoniare la propria fede in Ge-sù Cristo (cf At 4,13.19). Insie-me con Pietro viene inviato dal-

la Chiesa di Gerusalemme a con-fermare coloro che in Samariahanno accolto il Vangelo, pre-gando su di loro perché riceva-no lo Spirito Santo (cf At 8,14-15). In particolare, va ricordatociò che afferma, insieme con Pie-tro, davanti al Sinedrio che li staprocessando: “Noi non possia-mo tacere quello che abbiamovisto e ascoltato” (At 4,20). Pro-prio questa franchezza nel con-fessare la propria fede resta unesempio e un monito per tuttinoi ad essere sempre pronti a di-chiarare con decisione la nostraincrollabile adesione a Cristo,anteponendo la fede a ogni cal-colo o umano interesse.

Amici, non servi

Secondo la tradizione, Gio-vanni è “il discepolo prediletto”,che nel Quarto Vangelo poggia ilcapo sul petto del Maestro du-rante l’Ultima Cena (cf Gv 13,21),si trova ai piedi della Croce in-sieme alla Madre di Gesù (cf Gv19,25) ed è infine testimone siadella Tomba vuota che della stes-sa presenza del Risorto (cf Gv20,2; 21,7). Sappiamo che questaidentificazione è oggi discussadagli studiosi, alcuni dei qualivedono in lui semplicemente ilprototipo del discepolo di Gesù.Lasciando agli esegeti di diri-mere la questione, ci contentia-mo qui di raccogliere una lezio-ne importante per la nostra vita:il Signore desidera fare di cia-scuno di noi un discepolo che vi-ve una personale amicizia conLui. Per realizzare questo nonbasta seguirlo e ascoltarlo este-riormente; bisogna anche vivere

I Dodici

La Catechesi di Benedetto XVI

L’Apostolo Giova n

Page 5: RMA_2_09

con Lui e come Lui. Ciò è pos-sibile soltanto nel contesto di unrapporto di grande familiarità,pervaso dal calore di una totalefiducia. È ciò che avviene traamici; per questo Gesù ebbe adire un giorno: “Nessuno ha unamore più grande di questo: da-re la vita per i propri amici... Nonvi chiamo più servi, perché il ser-vo non sa quello che fa il suo pa-drone; ma vi ho chiamati amici,perché tutto ciò che ho udito dalPadre l’ho fatto conoscere a voi”(Gv 15,13.15).

Giovanni il teologo

Negli apocrifi Atti di Giovan-ni l’Apostolo viene presentatonon come fondatore di Chiese eneppure alla guida di comunitàgià costituite, ma in continua iti-neranza come comunicatore del-la fede nell’incontro con “animecapaci di sperare e di essere sal-vate” (18,10; 23,8). Tutto è mos-so dal paradossale intento di farvedere l’invisibile. E infatti dal-la Chiesa orientale egli è chia-mato semplicemente “il Teolo-

go”, cioè colui che è capace diparlare in termini accessibili del-le cose divine, svelando un ar-cano accesso a Dio mediantel’adesione a Gesù.

Il culto di Giovanni apostolosi affermò a partire dalla città diEfeso, dove, secondo un’anticatradizione, avrebbe a lungo ope-rato, morendovi infine in età stra-ordinariamente avanzata, sottol’imperatore Traiano. Ad Efesol’imperatore Giustiniano, nel se-colo VI, fece costruire in suoonore una grande basilica, di cuirestano tuttora imponenti rovine.Proprio in Oriente egli godette egode tuttora di grande venera-zione. Nell’iconografia bizanti-na viene spesso raffigurato mol-to anziano – secondo la tradi-zione morì sotto l’imperatoreTraiano – e in atto di intensacontemplazione, quasi nell’at-teggiamento di chi invita al si-lenzio.

Avvicinarsi al mistero

In effetti, senza adeguato rac-coglimento non è possibile av-vicinarsi al mistero supremo diDio e alla sua rivelazione. Ciòspiega perché, anni fa, il Pa-triarca Ecumenico di Costanti-nopoli, Atenagora, colui che ilPapa Paolo VI abbracciò in unmemorabile incontro, ebbe adaffermare: “Giovanni è all’ori-gine della nostra più alta spiri-tualità. Come lui, i ‘silenziosi’conoscono quel misterioso scam-bio dei cuori, invocano la pre-senza di Giovanni e il loro cuo-re si infiamma” (O. CLÉMENT,Dialoghi con Atenagora, Tori-no 1972, p. 159). Il Signore ciaiuti a metterci alla scuola diGiovanni per imparare la gran-de lezione dell’amore così dasentirci amati da Cristo “fino al-la fine” (Gv 13,1) e spendere lanostra vita per Lui.

Benedetto XVIL’Osservatore Romano, 06-07-2006

5

a nni

Giovanni è il contemplativo che guarda alle realtà ultime dell’uomo e del mon-do. Il suo sguardo penetra i secoli della storia e giunge alle soglie del misterodivino.

© F

oto

R.M

.N.,

R.

G.

Ojé

da

Page 6: RMA_2_09

6

L’educazione alla salute è un capitolo fondamentale dell’educazione alla vita

perché i due beni, salute e vita,sono profondamente intercon-nessi, ancorché non sovrapponi-bili: si può, infatti, avere una vi-ta buona con o senza salute, mal’equilibrio salute non può pre-scindere dalle scelte di vita.

Educare alla salute e alla vi-ta significa educare al rispettodella dignità della persona uma-na che è caratterizzata dalle suecapacità, dalle sue abilità, dallesue fragilità e dalla sua aperturaalla reciprocità e al dono.

La salute si può dire a vari li-velli perché c’è un equilibrio or-ganico, relazionale e spirituale,ma ogni aspetto è connesso congli altri proprio perché è riferitoalla persona umana che è so-stanza relazionale, unità psico-fisica.

È importante mettere in evi-denza l’identità sintetica del-

l’uomo, sottolineando che il fi-nalismo inscritto nella naturaumana, biologico e spirituale,non si oppone alla sua libertà ene orienta le scelte. Il naturaledesiderio di pienezza bio-psico-spirituale, definita come felicità,si struttura attraverso il bisognodi vari beni che trovano originee fine nell’amore, nella ricercadell’Assoluto.

Aperti a Dio

Molte dipendenze, da drogheo da particolari abitudini avvi-lenti, derivano da un mal orien-tato bisogno di assoluto, che vie-ne saturato attraverso beni fini-ti, incapaci di valorizzare la di-gnità umana. Per questo è im-portante nell’educazione dellapersona, far crescere la consa-pevolezza della nostra nobile re-ciprocità, della nostra aperturaall’eterno che costituisce l’unitàdi senso attraverso cui guardare

tutti i nostri beni, anche la salu-te e la vita.

La responsabilità verso la sa-lute e la vita è la responsabilitàverso il progetto iscritto in noi,verso questo dono che noi siamoche ci richiama ad essere capacidi donare. Quando viene meno ilsenso di Dio, anche il senso del-l’uomo viene minacciato e in-quinato: «L’uomo non riesce piùa percepirsi come “misteriosa-mente altro” rispetto alle diver-se creature terrene; egli si con-sidera come uno dei tanti esseriviventi, come un organismo che,tutt’al più, ha raggiunto uno sta-dio molto elevato di perfezione.Chiuso nel ristretto orizzonte del-la sua fisicità, si riduce in qual-che modo a “una cosa” e non co-glie più il carattere “trascenden-te” del suo “esistere come uo-mo”. Non considera più la vitacome uno splendido dono di Dio,una realtà “sacra” affidata allasua responsabilità e quindi allasua amorevole custodia, alla sua“venerazione”. Essa diventa sem-plicemente “una cosa”, che eglirivendica come sua esclusiva pro-prietà, totalmente dominabile emanipolabile» .

Attualmente la medicina nonè più soltanto finalizzata comein passato ad alleviare le soffe-renze quanto piuttosto all’otti-mizzazione. La promessa di ot-timizzare indefinitamente la qua-lità e la durata della vita spingela medicina a trasformare i de-sideri in bisogni e a proporsi deitraguardi, che hanno il saporedell’utopia. Ma in questo modosi genera una sofferenza supple-mentare e totalmente indotta: lasofferenza di essere normali e

Vita della Chiesa

L’affetto e la presenza dei propri cari è una medicina senza controindicazioni.

Educare alla salute, educ aXVII Giornata Mondiale del Malato - 11 febbraio 2009

Page 7: RMA_2_09

dunque mortali, soggetti all’in-vecchiamento e alla decadenza.

In quest’ottica, la morte, daevento naturale e irrimediabile,si è trasformata in colpa da ad-debitarsi a qualcuno, un inci-dente che era comunque possi-bile evitare oppure in un effettoche si potrà scongiurare in futu-

ro, contando su mag-giori mezzi e su unapiù adeguata prepa-razione.

Si è tentato di cor-reggere la definizio-ne dell’Organizza-zione Mondiale dellaSanità opponendo al-la nozione di salutecome stato, la salutecome proces-so dina-mico o come equili-brio e alla nozione dicompleto benessere,quella di capacità re-lativa. La salute è,pertanto, quella con-dizione di equilibriodinamico, per cui unsoggetto, inserito inun determinato con-testo naturale e so-ciale, ha le capacitàdi realizzare i propri

rapporti e progetti vitali in mo-do adeguato. In questa prospet-tiva, una situazione che riduca lacapacità di lavoro, come la ma-ternità, non è una malattia, per-ché non annulla la capacità di unprogetto vitale più ampio; men-tre una condizione di denutri-zione generalizzata, che rendeincapaci di assolvere i propricompiti, non può mai essere tol-lerata come normale, per quan-to diffusa possa essere in una de-terminata zona geografica.

Così è la salute

Bisogna distinguere tra salu-te perfetta e salute relativa: laprima è un semplice concetto-li-mite cui ci si può soltanto ap-prossimare, la salute dell’uomonon equivale, pertanto, alla suaperfezione, anche se rappresen-ta una condizione favorevole perraggiungerla.

La salute, proprio perché nonè perfetto benessere, ma equilibriorelativo, contempla anche in séla disabilità e la precarietà. Si puòsottolineare in senso positivo laprogressiva accentuazione degliaspetti relazionali dei concetti disalute e disabilità che non sonopiù solo nozioni bio-mediche, mabio-psico-sociali, ma è ancor piùimportante rilevare la prospetti-va spirituale dell’incontro con laprecarietà. La coesistenza di sa-lute e disabilità in ognuno di noici spinge a considerare il sensodella nostra vita e la transitorie-tà del nostro “pellegrinaggio ter-reno” con la sua fragile preca-rietà e, insieme, con la sua pro-messa di compimento. Il deside-rio e la ricerca di salute, quindi,si inseriscono in una ricerca piùampia. Tocchiamo qui uno deipunti-chiave di tutta l’antropolo-gia cristiana. «L’uomo non può“ritrovarsi pienamente se non at-traverso un dono sincero di sé”.Buon Samaritano è l’uomo ca-pace appunto di tale dono di sé».

***

7

c are alla vita

L’uomo è soggetto all’invecchiamento. In questo prova il suo limite. I tentatividi sfuggire a questa realtà possono provocare solo ulteriori sofferenze.

La salute dell’uomo è un equilibrio relativo che ha in sé il senso della preca-rietà.

Page 8: RMA_2_09

8

La Basilica di Maria Ausilia-trice è una specie di “libro di storia ad immagini”. In-

fatti, attraverso statue e quadri,racconta diversi episodi della bi-millenaria storia della Chiesa edella santità cristiana. Proviamoa sfogliare questo libro per vedereche cosa ci riserva. Scopriremopagine veramente interessanti,persino sorprendenti. Un capito-lo più volte approfondito in que-sto “libro di storia” è la battagliadi Lepanto. È così chiamata dalnome di una cittadina greca pres-so la quale si svolse uno scontronavale tra due imponenti flotte,la prima cristiana e la secondaturco-musulmana, avvenuto nellontano 1571. Chi si avvicina al-la Basilica dalla piazza, alzandolo sguardo, vede, a sinistra del-la grande statua dorata della Ma-donna collocata sulla cupola, lastatua di un angelo. Rappresen-ta l’Arcangelo Michele che sven-tola una bandiera con la scritta“Lepanto”. Tra le colonne late-rali della facciata un bel basso-rilievo illustra il Papa San Pio Vche annuncia la vittoria della flot-ta cristiana, riportata in quellamemorabile battaglia. Appena sientra in Basilica, volgendosi in-dietro, si può ammirare un roso-ne policromo rappresentante ilmonogramma di Maria con i sim-boli della sua regalità che sovra-stano un sole radioso sulle ac-que: sono proprio le acque delmare dove si svolse la battagliadi Lepanto. Raggiunta la zonacentrale della chiesa, il pellegri-no è portato spontaneamente asollevare la vista attratto dagliaffreschi della cupola maggiore.Nella parte della cupola che è di

fronte al trono dell’Ausiliatrice viè un gruppo di angeli che so-stengono un arazzo: esso rap-presenta la battaglia di Lepanto,accanto al quale stanno, a destra,il Papa dell’epoca, il già ricordatoPio V, e i valorosi capitani dellearmate cristiane. A San Pio Vsono dedicati pure un altare die-tro quello maggiore ed una cap-pella a sinistra del presbiterio.Insomma, tanta ricchezza icono-grafica lascia intendere che labattaglia di Lepanto fu un avve-nimento di capitale importanza eche Pio V vi giocò un ruolo fon-damentale.

Che cosa accadde?

Era una giornata autunnale del 1571, la domenica 7 ottobre,quando due giganti militari sifronteggiarono. Da una parte l’in-tera flotta turca, la grande “su-perpotenza” dell’epoca, dispostaa forma di mezzaluna, al centrodella quale si trovava la nave“sultana”, agli ordini del temi-bile ammiraglio Alì Pascia, ador-nata da uno stendardo tutto ver-de, venuto dalla Mecca e su cuiera stato ricamato in oro per28.900 volte il nome di Allah;dall’altra, allineate come una cro-

In Basilica

La battagliadi Lepanto

Prima di morire, Pio V disse ai Cardinali: “Vi raccomando la santa Chiesa cheho tanto amato! Cercate di eleggermi un successore zelante, che cerchi sol-tanto la gloria del Signore, che non abbia altri interessi quaggiù che l’onore del-la Sede Apostolica e il bene della cristianità”.

Page 9: RMA_2_09

ce, stavano più di duecento na-vi, chiamate galee, dotate di can-noni e su cui erano ospitati piùdi 80 mila persone: tutti cattoli-ci, ciurma ed ufficiali, avevanorecitato il Rosario e molti di lo-ro si erano confessati e comuni-cati dai cappellani che li accom-pagnavano, pronti a seguire gliordini del loro comandante su-premo, il fratello dell’imperato-re Filippo II di Spagna, un gio-vane di 24 anni, generoso e co-raggioso, Giovanni d’Austria.Era un fervente cristiano: nonpermise che a bordo salisserodonne, con cui i marinai potes-sero commettere azioni immo-rali. Per quei tempi era una no-vità assoluta.

Tutti gli scontri militari, pur-troppo, producono distruzione evittime. Anche quella sera, dopocinque ore di battaglia, quando sicontarono morti e feriti, le per-dite furono ingenti, da una par-te e dall’altra. Eppure, i cristia-ni esultarono perché la flotta tur-ca, nonostante la superiorità nu-merica e la fama di invincibili-tà, era stata sbaragliata: sulla na-ve ammiraglia dei turchi era sta-ta ammainata la mezzaluna edissato il vessillo cristiano, unenorme stendardo blu con la raf-figurazione di Cristo in Croce.La vittoria militare che annien-tò l’armata navale turca fu otte-nuta anche grazie all’eroismo deisoldati cristiani, come Sebastia-no Venier che combatté a caposcoperto e in pantofole. A chi glidomandava il motivo, risponde-va: “Perché le pantofole fannomigliore presa sulla coperta” edintanto, nonostante i suoi 75 an-ni, continuava ad imbracciare ea caricare la balestra. AgostinoBarbarigo, veneziano, per me-glio dirigere le operazioni si sco-prì il capo, fino a quando unafreccia nemica non gli si inflis-se nell’occhio sinistro, provo-candone, il giorno dopo, la mor-te. Tra gli spagnoli, un soldato ri-portò serie ferite ma sopravvis-

se. Ricordò quel giorno come “ilpiù glorioso di tutto il secolo”.Divenne uno scrittore famoso:Cervantes, autore del celeberri-mo Don Quijote.

La “Lega Santa”

Le navi cristiane appartene-vano a diversi stati dell’Europadel tempo: la Spagna, la Repub-blica di Venezia, lo Stato Ponti-ficio ed altri piccoli principatiitaliani. La coalizione si chia-mava “Lega Santa” ed era statapromossa e benedetta da Pio V,un santo Papa che dormiva su unpagliericcio e digiunava fre-quentemente. Pregava con gran-de fervore e non sopportava i fa-voritismi: quando seppe che unsuo parente, arruolato nelle mi-lizie pontificie, frequentava leprostitute, lo fece subito caccia-re. Mentre gli Stati europei sem-bravano superficialmente insen-sibili al pericolo che li minac-ciava e continuavano a litigaretra loro, Pio V fu lungimirante:senza la “Lega Santa”, l’Europasarebbe caduta sotto il giogo deiTurchi che, da più di un secolo,ottenevano vittorie su vittorie ascapito degli stati cristiani ed im-ponevano la dura legge del-l’Islam. Dopo aver conquistato

Costantinopoli nel 1453, eranoavanzati nell’Europa orientale,giungendo fino alle porte di Vien-na nel 1529. Dall’una e dall’al-tra parte del Mediterraneo, insi-diavano con le loro navi e con ipirati loro alleati: ovunque arri-vavano, erano razzie, saccheggi,catture di schiavi, massacri, co-me quello perpetuato ad Otran-to in Puglia, 90 anni prima di Le-panto, e dove ancora oggi si con-servano le ossa di 800 martiri acui fu tagliata la testa. Di che co-sa fossero capaci i Turchi, desi-derosi di sottomettere tutto ilmondo cristiano, lo avevano fat-to capire, pochi mesi prima diLepanto, a Farmagosta, una cit-tadina dell’isola di Cipro: al co-mandante veneziano che difen-deva la fortezza, furono tagliatinaso ed orecchie, poi fu scorti-cato vivo, la sua pelle divennel’involucro di un fantoccio, esi-bito poi come un trofeo. DopoLepanto, però, iniziò inesorabil-mente il declino dell’Impero ot-tomano, che alla fine della primaguerra mondiale scomparve dal-la carta geopolitica del mondo.

Auxilium Christianorum

A quei tempi le comunica-zioni non erano rapidissime co-

9

Pio V ebbe una visione in occasione della vittoria della battaglia di Lepanto edesclamò: “Sono le 12, suonate le campane, abbiamo vinto a Lepanto”. L’annosuccessivo, nel 1572, il 7 ottobre venne celebrato il primo anniversario dellavittoria di Lepanto con l’istituzione della Festa di Santa Maria della Vittoria, suc-cessivamente trasformata nella Festa del SS. Rosario.

Page 10: RMA_2_09

10

Nei giorni del festival-con-vegno Torino Spirituali-tà del settembre 2008 si

è acceso un vivace dibattito sul-la questione dell’esistenza e del-l’accettazione della terminologiaSpiritualità umana. Esiste ancheuna spiritualità semplicementeumana, fuori dall’ambito pro-priamente religioso? La risposta,per altro non condivisa da tuttima ormai sembra quella vincen-te, è che si può parlare anche diuna semplice spiritualità umana,perfino di una spiritualità per atei:anche questi infatti, pur non am-mettendo l’esistenza di Dio, ri-mangono sempre uomini e qual-che volta sono anche più in ri-cerca di altri credenti, seduti esazi delle risposte altrui acriti-camente sedimentate ormai nelproprio bagaglio culturale ed esi-stenziale.

Il Card. Martini enuclea que-sto concetto: “Possiamo affer-mare che la spiritualità umana sipone in obbedienza a quattro pre-cetti essenziali: sii attento, sii in-telligente, sii responsabile, sii ca-pace di giocarti la vita per quan-to appare giusto e vero. Senzaquesto cammino quadruplice nonsi ha sforzo di autenticità, non siha spiritualità; si ha invece ap-prossimatività, o deriva, o de-grado”.

Mentre il teologo Hans U. vonBalthasar parlando di spirituali-tà semplicemente umana la vedecome “l’atteggiamento, praticoed esistenziale di un uomo... co-me espressione della sua inter-pretazione eticamente impegna-ta della vita”. E parla poi del-l’esistenza umana, in generale,che può essere guidata dalla spi-

ritualità dell’amore (ecco l’at-teggiamento contemplativo), dal-la spiritualità dell’azione o del-la prassi (si mostra nell’atteg-giamento dinamico fatto di im-pegno anche “rivoluzionario”)ed infine dalla spiritualità del-l’indifferenza o dell’imperturba-bilità (e si avrà quindi la spiri-tualità stoica, buddista, induista,di una certa mistica di matricetedesca, e anche il famoso “Na-ta te turbe” di Teresa d’Avila).

Da che cosa potrebbe essereguidata questa spiritualità uma-na o laica, per usare una parolamolto comune nei dibattiti, cheprescinde per definizione dal-l’orizzonte metafisico? Per qual-cuno dal concetto di coscienza(intesa secondo il filosofo Im-manuel Kant) per cui l’uomo,nella sua vita etica quotidiana,tratta l’altro uomo sempre comefine e mai come mezzo, rimanepoi aperto allo stupore della vi-ta e della creazione (‘il cielo stel-lato sopra di me’). Da questa os-

me oggi. La notizia della vitto-ria della flotta cristiana fu an-nunciata al Papa due settimanedopo. Il corriere veneziano arri-vò di notte: il Papa fu svegliatoe disse: Nunc dimitte servumtuum in pace. Si trattò di unaconferma di quanto il santo Pa-pa era già venuto a conoscenza,in modo soprannaturale. Infatti,nel pomeriggio del 7 ottobre, erain riunione con alcuni prelati.D’improvviso si alzò, si avvici-nò alla finestra, fissò lo sguardoin estasi, vide la Madonna e poi,tornando al suo posto, disse:“Non occupiamoci più di questiaffari, andiamo a ringraziare Dio.La flotta cristiana ha ottenuto lavittoria”.

Non ebbe dubbi: l’esito feli-ce di quell’evento che permisela salvezza dell’Europa cristia-na era stato ottenuto grazie al-l’intercessione della Vergine.Aveva mobilitato monasteri ma-schili e femminili, indetto specialipreghiere e processioni, soprat-tutto aveva ordinato la recita delRosario per ottenere questa gra-zia: puntualmente arrivò. Vollepertanto che nelle Litanie laure-tane si aggiungesse il titolo “Ma-ria Auxilium Christianorum” edistituì la festa della “Madonnadelle Vittorie”, che, poi, per de-cisione dei suoi successori, è di-ventata la memoria liturgica del-la “Beata Vergine del Rosario”celebrata la prima domenica diottobre. Sì, a Lepanto, in modoa noi misteriosamente ignoto, in-tervenne realmente ed efficace-mente la Madonna. Ne eranoconvinti anche i senatori dellaSerenissima, la Repubblica diVenezia, che sul quadro affissonella sala delle loro adunanze,fecero scrivere queste parole:Non virtus, non arma, non duces,sed Virgo Rosarii victores nosfecit.

Roberto SpataroStudium Theologicum Salesianum

Gerusalemme e-mail: [email protected]

Spiritualità

Gesù Cristo è...Gesù Cristo è l’alfa e l’omega, ilprincipio e il fine di tutte le cose.Noi non lavoriamo, come l’Aposto-lo, che per perfezionare ogni uomoin Gesù Cristo, perché in Lui soloabitano la pienezza della divinità etutte le altre pienezze di grazie, divirtù e di perfezione, perché in Luisolo siamo stati benedetti con ognibenedizione spirituale; perché egliè l’unico nostro Maestro che deveistruirci, l’unico nostro Signore dacui noi dobbiamo dipendere, l’uni-

Page 11: RMA_2_09

servanza della legge morale quo-tidiana gli deriverà quella sere-nità, pur in mancanza di certez-ze metafisiche, anche davanti al-la morte.

Il termine spiritualità

Il largo uso che si fa di que-sta parola così importante nellavita dell’uomo, non deve far di-menticare che ha avuto originepropriamente in ambito cristianoe del cristianesimo.

Secondo qualche studioso ilprimo uso certo del termine ‘spi-ritualità’ è da ricercarsi in unalettera, attribuita a San Girolamo(morto nel 420), il grande stu-dioso e traduttore della Bibbia, eprecisamente in una sua lettera.Egli scrive: “Fa’ in modo che tupossa progredire nella spiritua-lità (in latino: Age, ut in spiri-tualitate proficias). Stai attentoa non perdere il bene ricevuto co-me un custode incauto e negli-gente. Corri, per non diventare

pigro. Affrettati, percomprendere più ve-locemente... Mentreabbiamo tempo se-miniamo nello spi-rito, per raccogliereuna messe spiritua-le abbondante” (Epi-stula VII, 9).

Ricevuta la gra-zia nel battesimo,come dono gratuitoda parte di Dio, c’èqui una chiara esor-tazione al neofita oneo cristiano (in ge-nere adulto, in queiprimi secoli) a pro-gredire sempre dipiù e con impegnoin questa vita spiri-tuale, nella vita cri-stiana, lasciandosiguidare nel propriocomportamento dallo Spirito, cheè lo stesso Spirito ricevuto nelfonte battesimale.

Non era certamente estraneoall’eruditissimo Girolamo il pas-so di San Paolo nella lettera aiRomani (c. 8) quando parla conmolta forza della vita nello spi-rito (l’uomo nuovo, rinnovato nelbattesimo dallo Spirito di Dio) enella vita della carne (l’uomovecchio, che vive in regime dipeccato e ignoranza di Dio).“Quelli infatti che vivono se-condo la carne, pensano alle co-se della carne; quelli invece chevivono secondo lo Spirito, allecose dello Spirito. Ma i deside-ri della carne portano alla mor-te, mentre i desideri dello Spiri-to portano alla vita e alla pace”(v. 5). E più avanti scrive anco-ra Paolo: “Infatti tutti quelli che

sono guidati dallo Spirito di Dio,costoro sono figli di Dio... LoSpirito stesso attesta al nostrospirito che siamo figli di Dio. Ese siamo figli, siamo anche ere-di: eredi di Dio, coeredi di Cri-sto” (vv. 14 e 17).

In questo famoso passo di SanPaolo troviamo il nucleo centra-le di ogni spiritualità cristiana:il riferimento allo Spirito di Ge-sù che parla e agisce nel cristia-no per guidarlo (nella libertà ecollaborazione, pensiamo al sì diMaria di Nazaret nell’Annun-ciazione) e portarlo alla gradua-le trasformazione della propriaesistenza, passando dal dominiodella ‘carne’ (o egoismo pecca-minoso) e arrivando gradual-mente alla piena configurazioneal Cristo, all’interno della Chie-sa, che è il Suo corpo.

11

Santa Teresa pone come primo passo verso l’ascesaa Dio il ritiro dell’anima dall’esterno e l’osservanzadella passione di Cristo e la penitenza. Nel secondo,la volontà umana è rimessa in quella di Dio, fino a rag-giungere una certa quiete.

co capo al quale noi dobbiamo es-sere uniti, l’unico modello al qualedobbiamo conformarci, l’unico me-dico che deve guarirci, l’unico pa-store che deve nutrirci, l’unica Viache dobbiamo percorrere, l’unicaVita che deve vivificarci, l’unico Tut-to che deve bastarci in tutte le co-se. Non ci è stato dato altro nomesotto il cielo che il nome di Gesù, percui noi dobbiamo salvarci...(In SAN LUIGI G. DE MONFORT, Trattato dellavera devozione alla Santa Vergine, n. 61).

Page 12: RMA_2_09

12

Gesù Cristo: il centro

Ancora il teologo AngeloAmato ha scritto: “La spirituali-tà cristiana è quindi l’esperienzadell’azione salvifica dello Spiri-to Santo nei cristiani e la loroconfigurazione a Cristo nella co-munità ecclesiale, tempio delloSpirito. Essa è dono e compito,grazie e impegno, esperienza maicompiuta ma sempre aperta alcompimento nella storia delle per-sone e della comunità” (in Mariae la Trinità, San Paolo, p. 147).

E il Card. Martini, da bibli-sta: “Che cos’è la spiritualità cri-stiana? La definizione non cam-bia: è “vita secondo lo Spirito”dove però non si intende più lospirito in senso universale e ge-nerico, ma determinato e con-creto, cioè lo Spirito di Gesù Cri-sto. Per il cristiano, vivere ‘se-condo lo Spirito’ significa la-sciarsi muovere, ispirare, con-durre da quello Spirito che hamosso, ispirato, condotto GesùCristo” (in Dizionario Spiritua-le, Piemme, p. 177). E, aggiun-giamo perché ce n’è bisogno an-che oggi, non un Gesù Cristo diqualche filosofo, o quello de-scritto in qualche movimento neospiritualista, o perfino quellocreato forse a propria immaginee sensibilità culturale, ma quel-lo concreto, storico, documenta-

to, descritto dai Quattro Vange-li ereditati e custoditi nei secolifino a noi dalla Chiesa, la Suacomunità riunita nel Suo nome.

Ancora A. Amato: “La spiri-tualità umana diventa cristiana

quando si misura con la perso-na e l’opera di Cristo e da lui at-tinge ispirazione, forza e armo-nia”.

È quindi Gesù di Nazaret, det-to il Cristo, il discriminante ed ilnucleo assolutamente centrale einsostituibile di ogni spiritualitàe devozione che si vuole inten-dere come cristiana. E non puòessere altrimenti, lo dice già ilnome di “cristiana”.

E siccome per il CristianesimoGesù Cristo è il Vivente, è “ieri,oggi e nei secoli”, ed è sempre vi-vo e operante mediante il suo Spi-rito, la fede cristiana, e la vitaspirituale (o la spiritualità) si mi-sura nella profondità del rappor-to interpersonale ed esistenzialecon Lui, come il vero Determi-nante della vita del singolo cri-stiano, nella sua dimensione so-ciale in generale ed ecclesiale.

Ed allora la vita secondo loSpirito si configurerà come “se-quela ed imitazione di Gesù Cri-sto, nell’accoglienza delle suebeatitudini, nell’ascolto della Pa-rola di Dio, nella consapevolez-za e attiva partecipazione alla vi-ta liturgica e sacramentale dellaChiesa, nella preghiera indivi-duale, familiare, nella fame e nel-la sete di giustizia, nella praticadel comandamento dell’amore intutte le circostanze della vita e nelservizio ai fratelli specialmentese piccoli e sofferenti” (in Chri-sti Fideles Laici, n. 16).

C’è molto lavoro da fare peravere una profonda spiritualitàcristiana. Ed in questo “lavoro”abbiamo bisogno degli esempidei santi, che sono i nostri fratellie sorelle, ma specialmente delsommo modello ed esempio cheè Maria di Nazaret, la Madre diGesù. Parlare di lei nell’ambitodella spiritualità cristiana (conGesù Cristo al centro che rima-ne fondamentale e dà significa-to a tutto il resto) significa che cipuò e (e ci deve) essere ancheuna spiritualità mariana.

Mario Scudu

Seguendo Gesù CristoGuardando a lui, al Crocifisso e Vi-vente, l’uomo è in grado non solodi agire nel mondo di oggi, ma an-che di soffrire, non solo di vivere,ma anche di morire. Rifulge ai suoiocchi un senso persino là dove laragione pura deve capitolare, per-sino in una condizione di miseria as-surda e nella colpa, perché si sa so-stenuto da Dio nei momenti positi-vi come in quelli negativi: La fedenel Cristo Gesù dona pace con Dioe con se stessi, pur senza scaval-care i problemi del mondo. Questafede rende l’uomo veramente uma-no, in quanto lo persuade ad aprir-si radicalmente all’altro, a chi habisogno di lui, al “prossimo” (...).Seguendo Gesù Cristo, l’uomo nelmondo d’oggi può vivere, agire, sof-frire e morire in modo veramenteumano: nella felicità e nella sven-tura, nella vita e nella morte, sor-retto da Dio e fecondo di aiuto pergli altri.(In HANS KÜNG, Essere Cristiani, p. 688).

Il primo ad usare il termine spiritualità sarebbe stato Girolamo che in una let-tera raccomanda di fare in modo che si progredisca nella spiritualità.

Page 13: RMA_2_09

Bimillenario paolino e VIII centenario francescano

L’anno 2009 segna una sca-denza di rilievo per l’Or-dine Francescano: la ri-

correnza dei suoi otto secoli di vi-ta. Non è poco per il movimen-to fondato dal giovane umbroFrancesco figlio di Pietro, il qua-le, intorno ai 25 anni, iniziò laconversione che lo condusse adivenire perfetto seguace di Cri-sto. La sua conversione non fuimprovvisa e folgorante comequella di Paolo undici secoli pri-ma: andò in pochi anni deline-andosi nella sua mente e attuan-dosi nella sua vita. Entrambi que-sti personaggi hanno, pur dopotanti secoli, una loro straordina-ria propositività: Paolo per l’ine-guagliabile capacità di comuni-cazione, che gli permise di an-nunciare la salvezza di Cristo no-nostante le distanze, i pericoli,le diversità culturali, le persecu-zioni; Francesco per la pace e lagioia profonda dell’anima, illu-minata dalla consapevolezza diavere Dio per Padre e Cristo perfratello. Due mondi diversi, lon-tani per tempo e spazio, che tut-tavia si accordano perfettamen-te, perché uniti dalla stessa di-vorante passione: Dio. Ne con-segue che entrambi amarono conaltrettanta forza ciò che Dio amapiù di tutto, l’uomo. Sia l’unoche l’altro diedero prova di co-raggio estremo, confidando sem-pre, senza cedimenti, nell’amo-re di Dio. Entrambi fecero espe-rienza di Dio in giovane età. Daquesto, i giovani potrebbero trar-re non pochi spunti per una pro-ficua riflessione.

Le difficoltà iniziali

Secondo la cronologia più at-tendibile, la conversione di Pao-lo avvenne verso i trent’anni;Francesco conobbe Cristo qual-che anno prima, tra i 23 e i 25.Nel 1209, appunto ottocento an-ni fa, si recò a Roma e venne ri-cevuto dal potentissimo Inno-cenzo III, che approvò la formadi vita sua e dei suoi compagni;ed è davvero un merito da ac-creditare a questo pontefice,l’aver accolto il giovane umbro,

dall’aspetto poco gradevole.Innocenzo diede l’approva-

zione orale, e Francesco potéquindi vivere la sua Regula vitae,detta poi “non bollata” perchénon approvata mediante un do-cumento; sarà poi Papa OnorioIII, quattordici anni dopo, ad ap-provare con la lettera apostolicaSolet annuere (29-11-1223) unaRegula redatta sempre dal San-to, però più breve e meno densadi citazioni bibliche e detta quin-di Regola “bollata”.

Fu lo Spirito di Dio, dal qua-le Innocenzo si lasciò guidare,ad infondere nella sua mente fi-ducia in quello strano individuo;così come si lasciò guidare Ana-nìa (At 9,10-19), che si fidò del-lo Spirito e accolse il feroce per-secutore dei cristiani, Saulo. Aquelle età della vita, chiaramen-te, l’entusiasmo non manca; masia l’uno che l’altro non fecerocaso al trascorrere degli anni, econtinuarono l’energico lavorodi conversione propria e di apo-stolato fino a che le forze lo per-misero loro. Questa caratteristi-ca, certamente, accomuna i duepersonaggi: il coraggio, la tena-cia indomabile. Paolo incontròogni sorta di prove, durissime,come egli stesso narra nella se-conda lettera ai Corinzi (2 Cor11,26), vero gioiello del NuovoTestamento. Francesco incontròincomprensioni terribili, avver-sioni, tribolazioni di ogni gene-re; eppure si recò in Palestina(1219), fu il primo cristiano, nel-la storia, a parlare con un espo-nente di altra fede non con il lin-guaggio della spada ma con quel-lo della bontà, volle pure recar-si a Santiago ma non vi riuscì, per

13

Avvenimenti

San Paolo e San FrancescoGiovani per i secoli

Paolo si è sempre presentato a tutticome Apostolo di Gesù Cristo.

Page 14: RMA_2_09

14

l’incurabile male agli occhi. Dadove dunque è venuta tanta for-za a questi due uomini? Proba-bilmente, dal saper vedere ilmondo con gli occhi di un bam-bino, il mondo cioè “fatto di gio-cattoli” (Mons. T. Bello), senzanascondersi i gravi problemi delloro tempo. Considerando bre-vemente due scritti dell’uno edell’altro, si può evidenziarel’eterna giovinezza di questi uo-mini, che non sono uomini daore devote o santi che reggono ilgiglio, ma cristiani che si sono in-nestati nei flutti della storia, vi-vendo appieno l’invito di Cristo(Mt 28,19) e fidandosi ciecamentedella sua incontrovertibile pro-messa (Mt 28,20).

Camminare verso la riconciliazione

Il titolo con cui Paolo si pre-senta ai suoi cristiani e che di-fende con fermezza nei confron-ti degli avversari è quello di “apo-stolo di Gesù Cristo”. Egli non fudiscepolo di Gesù durante la suavita terrena, anzi certo non lo co-nobbe neppure di persona: il suoapostolato deriva dal fatto chesulla via di Damasco il Risorto

apparve anche a lui, “comea un aborto” (1 Cor 15,8),cioè fuori tempo, quando or-mai era chiuso il ciclo delleapparizioni ufficiali. Nellaseconda lettera ai Corinzi,documento di inestimabilericchezza spirituale ed uma-na, e anche uno degli scrittipiù lunghi e densi dell’apo-stolo, si trova una frase si-gnificativa della sua ansiaper Dio e per gli uomini:“l’amore del Cristo ci spin-ge” (5,14), che la nuova ver-

sione della Bibbia (2008) tradu-ce con “l’amore del Cristo ci pos-siede”: espressione più efficace diun amore che non ammette com-promessi, tanto che “se uno è inCristo, è una creatura nuova”(5,17). L’apostolo insegna qui cheil credente è fin d’ora una nuovacreatura, ma deve camminare conestrema serietà verso la riconci-liazione piena, eliminando i viziche ancora minacciano il suo rap-porto con Cristo. Il credente sa-rà perciò vero creatore di novità,portando alla superficie i tesorivecchi e nuovicome lo scriba dicui parla il Van-gelo (Mt 13,52).Il futuro sarà affidato non tan-to agli uominipolitici, che siaggirano dentrouna strettoia ter-ribile, quella del-la ragion di sta-to, e nemmeno

alle masse intese come forza d’ur-to, ma a questa rivoluzione sa-pienziale dell’amore di Cristo,unico centro creativo che infor-ma la coscienza dell’uomo. Il Re-gno di Dio, di cui spesso si par-la, è il povero che abbiamo in-contrato, è la giornata che abbia-mo vissuto, è lo spettacolo di bel-lezza che abbiamo osservato, èla notizia tragica che ci ha colpi-to: eventi vissuti e sofferti nel-l’amore totale del Cristo dal qua-le siamo avvolti e spronati.

Da notare poi che se si con-fronta il nucleo centrale del mes-saggio di Gesù con quello di Pao-lo, appaiono senza dubbio inne-gabili somiglianze, che possonoessere riassunte nell’iniziativagratuita di Dio in favore del suopopolo e di tutta l’umanità. Nonmeno chiare sono però le diffe-renze: mentre Gesù pone al cen-tro del suo annuncio il regno diDio, compiendo le opere che nemanifestano la venuta, Paolo con-centra la sua attenzione sul-l’evento della morte e della ri-surrezione di Cristo, nel qualeDio stesso è all’opera per la giu-stificazione dell’uomo peccatore.Pur rivendicando un ruolo di pri-mo piano nel disegno di Dio, Ge-sù non si attribuisce espressa-mente i titoli di Messia, Signore

Francesco ha avu-to almeno una for-te esperienza mi-stica che lo ha se-gnato anche nelcorpo.

La conversione di Francesco èavvenuta non immediatamentecome per Paolo, ma gradual-mente la dolcezza del Signoreè entrata nella sua vita.

Page 15: RMA_2_09

e Figlio di Dio; Paolo invece in-centra su di essi tutta la sua cri-stologia. Sia Gesù che Paoloprendono posizione contro la leg-ge mosaica: ma mentre il primone relativizza le disposizioni su-bordinandole alla pratica del-l’amore verso Dio e il prossimo,il secondo squalifica la legge op-ponendo ad essa la fede, qualeunica via per ottenere la giusti-ficazione.

Lasciarsi condurre

Nel “Testamento” redatto (omeglio dettato) da Francesco, sitrova una frase che pare esserela chiave di comprensione dellavita di questo giovane: “quandoero nei peccati, mi sembrava co-sa troppo amara vedere i leb-brosi, e il Signore stesso mi con-dusse tra loro e con essi usai mi-sericordia”. Si veda il volumedelle Fonti Francescane, Pado-va 2004, n. 110.

“E ciò che mi sembrava ama-ro, continua il testo, mi fu cam-biato in dolcezza di animo e dicorpo”.

Ciò che fece scattare la con-versione di Francesco fu dunquela vista dei lebbrosi. Egli si lasciòcondurre dal Signore e ciò cheprima gli appariva ripugnante, glisi cambiò in dolcezza. Da questastoria emerge un’altra immaginedi Dio che è un’altra immaginedell’uomo. Quando è in crisi l’im-magine di Dio è in crisi l’uomo,e viceversa. Dobbiamo dunquealimentare la nostra fede spo-sando la causa degli ultimi, comefece otto secoli fa Francesco, enon per semplice carità cristianae nemmeno soltanto per un sen-so di giustizia. L’unica nostra giu-stizia non è altro che Cristo, checi sprona e ci possiede. Il nostrosenso di giustizia, infatti, è sem-pre storicamente determinato, equando l’avessimo realizzato citroveremmo magari ad essere op-pressori degli ultimi (ieri lebbro-

si soltanto, oggilebbrosi amma-lati di AIDS). Lanostra immagi-ne di giustizia èuna nostra via,ma le vie dellagiustizia di Dionon sono le no-stre vie. La no-stra via, e qui èsempre Paolo aricordarlo, è ilCristo “crocifis-so per la sua de-bolezza” (2 Cor13,4), perciò iodevo compiacer-mi “nelle mie infermità, neglioltraggi, nellenecessità, nellepersecuzioni, nelle angosce sof-ferte per Cristo: quando sono de-bole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Restituire a Dio lasua santità, abolendo le immagi-ni letterarie o scientifiche che pre-sumono di tradurlo, non vuol di-re cadere in un fideismo cieco.Chi parla di Dio con sicurezzada professore è potenzialmenteun uomo iniquo. Solo se c’è ado-razione, tremore, incapacità a vol-te di dire chi è Dio se non ve-dendolo nell’aspetto repellentedel lebbroso, allora c’è anche ri-spetto per l’uomo. Francesco tro-vò la fede, e quindi la verità, sot-to la santità e la durezza dellacroce, nel volto sfigurato dei ma-lati. Ritrovare la fede, dunque,significa, sul piano storico, farsigaranti della libertà e della vitadella persona; abolire tutte le bar-riere, tutte le discriminazioni con-sumate sulla stessa vita umananello sterile e misero dibattito suciò che è vita e ciò che vita non

è; riconoscere che vita è sinoni-mo di giovinezza perenne dellospirito, indipendentemente daglianni o dalla condizione fisica osociale, respingendo le cataloga-zioni che rendono ancora così di-sumana la nostra società post-moderna.

Da persone come Paolo eFrancesco inizia un discorso cheva lasciato al silenzio di ognu-no, ma che non può risolversise non in un rinnovato impegnoad adoperarsi perché cambi que-sta società e sia non un luogo didivisioni e di conflitti, ma diunione nel Cristo, segno di uni-tà tra tutti gli uomini. Non diconflittualità parlano Paolo eFrancesco, ma di animazionecristiana interna al cammino sto-rico, fino alle prospettive chesuperano miti e dualismi e siidentificano con l’eterna comu-nione con quel Dio che sarà ungiorno Tutto in tutti.

Franco Careglio

15

Paolo mira alla tra-sformazione dellasocietà mediantel’innesto della for-za dell’amore diCristo.

Page 16: RMA_2_09

16

IL GIUDIZIO PARTICOLARE

Che cosa dice la Bibbia

Nell’Antico Testamento sta scritto: «Il giudizioappartiene a Dio» (Dt 1,17). Il Signore è il Giudi-ce. Egli è il Giudice giu sto e non permette che glisi porti ingiuria alcuna. Nel libro della Genesi èdetto anche che Dio è Giudice giusto in favore diquelli che hanno subito violenza e ingiustizia (Gn4). I suoi giudizi sono giusti, poiché egli è fedeleall’Alleanza e si prende cura del suo popolo, quelpopolo che egli stesso ha scelto.

Alla base del giudizio di Dio sta sempre l’amo-re, la grazia, la misericordia, la compassione. (Dt32,36; Is 30,18).

In pratica la Bibbia dice: «È facile per il Signo-re nel giorno della morte rendere all’uomo secon-do la sua condotta. Alla morte di un uomo si rive-lano le sue colpe» (Sir 11,26-27).

Nella parabola del ricco cattivo e del poveroLazzaro è detto: «Un giorno il povero morì e fu por-tato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì ancheil ricco e fu sepolto. Stando egli nell’inferno tra itormenti chiese un piccolo ristoro da parte di Laz-zaro, ma non gli viene concesso» (Lc 16,22-23).

Dunque il giudizio è immediato. Tutto si svela.Tu ti vedi e sei veduto da Dio. Non si attende ungiudizio perché tutto è chiaro: ti vedi da te stesso,

ti giudichi da te stesso. Ti vedi pulito e bello e tislanci verso Dio e da lui sei accolto a braccia aper-te. Ti vedi sporco e lacero, non osi presentarti agliocchi di Dio e ti allontani da lui.

Può essere che tu ti veda bisognoso di purifica-zione. In questo caso chiederai di essere messo anuovo nel Purgatorio.

Sentiamo San Paolo

Ecco sotto i nostri occhi un versetto della sua let-tera ai Corinzi: «Tutti dob biamo comparire davan-ti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ri-compensa delle opere compiute finché era nel cor-po, sia in bene che in male» (2 Cor 5,10).

A lui dunque è dato il potere di giudicarci almomento della nostra morte. Ma per tutto il tem-po della nostra permanenza terrena, Cristo, che èmorto per i peccatori, è misericordia, compassio-ne, non è giudice ma salvatore.

Questa nostra terra è il tempo e il luogo della sal-vezza. Egli non ha sparso il suo sangue invano, eglivuole che produca frutto, vuole che i peccatori siconvertano e vivano. Ma dopo la morte ci trovere-mo di fronte a lui come giudice e il giudizio nonrichiederà tempo, sarà immediato.

Scrive ancora San Paolo: «Non c’è dunque piùnessuna condanna per quelli che sono in Gesù Cri-sto» (Rm 8,1). Se uno vive secondo lo Spirito San-to, dono del Risorto, si è sottratto al regime dellalegge del peccato e della mor te: egli vive una vitanuova alla luce e sotto la potenza dello Spirito (Rm8,1-13), una vita di figli di Dio (Rm 8,14-30), unavita nell’amore (Rm 8,31-39).

Preghiamo con il Salmo 118

Rit.: Beato chi è fedele alla legge del Signore.Beato l’uomo di integra condotta, che cammina nel-

la legge del Signore. Beato chi è fedele ai suoiinsegnamenti e lo cerca con tutto il cuore. Rit.

Tu hai dato, Signore, i tuoi precetti, perché siano

In cammino verso le ultime realtà

I Novissimi /9

Celebrazione

Al momento del Giudizio, l’uomo si ritrova da solo davanti al suo Creatore.

Page 17: RMA_2_09

osservati fedelmente. Siano diritte le mie vie,per custodire i tuoi decreti. Rit.

Ti loderò con cuore sincero quando avrò appresole tue giuste sentenze. Voglio osservare i tuoiprecetti: non abbandonarmi mai. Rit.

Avvertimenti di Gesù

Una cosa sta molto a cuore a Gesù: Non giudi-cate e non sarete giudicati, non condannate e nonsarete condannati. La misura che voi userete con glialtri sarà usata con voi (Mt 7; Lc 6). Molto a pro-posito San Paolo commenta: «Mentre giudichi glialtri, condanni te stesso» (Rm 8,34).

Chi ascolta la parola di Gesù e crede in Lui nonsubirà giudizio (Gv 5,24). Siamo dunque invitatiad ascoltare, a leggere, ad amare e a studiare laBibbia, approfondendone la conoscenza e anche apregarla. Credere in Gesù, cioè acco glierlo nellanostra vita. Dare spazio a lui e non al mondo, a Luie non al nostro interesse.

Gesù è categorico, egli ha detto ai suoi discepo-li: «Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», en-trerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volon-tà del Padre mio che è nei cieli. (Mt 7,21).

Come vorrei arrivare al giudizio

È possibile arrivare al giudizio con una coscienzacerta e tranquilla? Non è facile valutarci da noi stes-si, né scavare fino in fondo al nostro spirito. Abbiamoperfino paura di giudicarci per quello che siamo. Cifacciamo, a volte, orrore a noi stessi per tutte le no-stre incertezze e svogliatezze e vigliaccherie. E piùci vediamo dal punto di vista di Dio, più ci rendia-mo conto della nostra condizione di peccatori.

Quando poi guardiamo al Cristo crocifisso ve-niamo colpiti amaramente nel toccare con mano lanostra poca o nessuna corrispondenza al suo amo-re per noi. Egli stesso si è fatto carico dei nostri pec-cati e della nostra morte.

Allora ci domandiamo come possiamo qui interra anticipare il giudizio particolare per uscirne in-denni nel giorno della nostra morte?

Coscienti del no stro stato invochiamo con umil-tà ogni giorno la misericordia di Dio: Signore, pie-tà! Cri sto, pietà! Signore, pietà! Gesù mio, miseri-cordia! Se noi ci accusiamo, Gesù sarà il nostro av-vocato. Se noi ci scusiamo e ci difendiamo, Gesùsarà il nostro giudice.

Un altro mezzo per arrivare tranquilli alla mor-te e al giudizio è la frequenza al Sacramento dellaPenitenza. Confesso le mie colpe e so che Dio miperdona, mi accoglie e mi rinnova.

La pietà e la sapienza cristiana ci insegnano dasempre che per affrontare un giudizio favorevole,bisogna arrivarci facendo una buona morte.

E prima di tutto, come scrive San Paolo, ci dob-biamo presentare con le buone opere di misericor-dia, infatti queste meritano una buona ricompensa.

Non dimentichiamo San Giuseppe, patrono del-la Buona Morte. Non dimentichiamo ogni giornoun’Ave Maria, per una buona morte.

Ricordiamoci sempre del nostro Angelo custo-de, che ha l’incarico di illuminare la strada da per-correre, di custodirci e di governarci bene. Abbia-mo anche i nostri santi protettori e le sante animedel Purgatorio, così potenti con coloro che prega-no e offrono sante messe per la loro liberazione.

Un profondo desiderio d’amore vogliamo pre-sentare al nostro caro Gesù: Per il tuo sangue pre-zioso ti chiediamo che ognuno di noi possa pro-nunciare negli ultimi istanti della nostra vita, ovun-que e comunque avvenga, la preghiera del cuore:Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.

Preghiera

Eccoci, Gesù, davanti a te.Tu portavi i nostri brutti peccati e noi ti abbiamogettato a terra.O volto tutto insanguinato!Abbi pietà di noi.I nostri occhi sono fissi in te, Gesù, e s’innamora-no delle tue piaghe così care al cuore del Padre tuo.Sono i nostri peccati che ti hanno inchiodato sullacroce!Tu, o nostro Giudice, caro Gesù! Il tuo Corpo è la nostra difesa e il tuo Sangue è lanostra salvezza! Ti adoriamo, Figlio della Vergine Maria: perdono,pietà.

Don Timoteo Munari

17

È nella umiliazione della Croce che Dio ha mostrato al mon-do la potenza della sua misericordia.

Page 18: RMA_2_09

18

NECESSITÀ DI CONVOCARE

Testimonianza come prima proposta vocazionale

Siamo convinti che Dio continua a chiamaremolti giovani a servizio del Regno e che vari sonoi fattori che possono favorire la loro risposta. Mol-te comunità pregano per le vocazioni, invitando an-che giovani, laici e famiglie, con diverse modalitàdi preghiera e celebrazione.

Per testimoniare con coraggio e con gioia la bellezza di una vita dedita a Dio nella missionegiovanile ogni membro della Famiglia Salesiana:

– mantenga viva la coscienza del dono della pro-pria vocazione, assumendo un atteggiamento diriconoscenza nei confronti di Dio;

– si impegni nella testimonianza di una vita gio-iosa e condivida la propria storia vocazionale,quando se ne presenti l’opportunità;

– preghi quotidianamente per le vocazioni;– nella stagione dell’anzianità e nel tempo della ma-

lattia trasformi la pazienza richiesta dai disagi edalle sofferenze in fiduciosa offerta per le voca-zioni;

ogni gruppo della Famiglia Salesiana

– proponga occasioni di preghiera per le vocazio-ni, coinvolgendo anche i giovani.

Vocazioni all’impegno apostolico

Sentiamo oggi più forte che mai la sfida di crea-re una cultura vocazionale in ogni ambiente, in mo-do che i giovani scoprano la vita come chiamata eche tutta la pastorale salesiana diventi realmen-te vocazionale. Ciò richiede di aiutare i giovani a

superare la mentalità individualista e la cultura del-l’autorealizzazione, che li spinge a progettare il fu-turo senza mettersi in ascolto di Dio; ciò domandapure di coinvolgere e formare famiglie e laici.

Un impegno particolare deve essere messo nelsuscitare tra i giovani la passione apostolica. Co-me Don Bosco siamo chiamati ad incoraggiarli adessere apostoli dei loro compagni, ad assumere va-rie forme di servizio ecclesiale e sociale, a impe-gnarsi in progetti missionari. Per favorire un’opzionevocazionale di impegno apostolico, a tali giovani sidovrà proporre una vita spirituale più intensa e unaccompagnamento personale sistematico. È questoil terreno in cui fioriranno famiglie capaci di au-tentica testimonianza, laici impegnati ad ogni li-vello nella Chiesa e nella società ed anche vocazioniper la vita consacrata e per il ministero.

La crisi della famiglia, la diffusa mentalità rela-tivista e consumista, l’influsso negativo dei mediasulla coscienza e sui comportamenti costituisconoun forte ostacolo alla cultura vocazionale.

Per suscitare nei giovani l’impegno apostolicoper il Regno di Dio con la passione del da mihianimas cetera tolle e favorire la loro formazioneogni membro della Famiglia Salesiana:

– sia convinto che ogni giovane ha una missioneda Dio e lo accompagni a scoprirla;

ogni gruppo della Famiglia Salesiana

– elabori una proposta di animazione vocaziona-le adeguata al contesto, coinvolgendo gli altrigruppi della Famiglia salesiana, tenendo pre-sente le scelte della Chiesa locale;

– curi la pastorale familiare mediante esperienzedi incontro, riflessione, preghiera, perché i ge-nitori siano aperti alla vocazione dei figli;

– valorizzi le risorse apostoliche e vocazionali del-l’associazionismo, del volontariato e dell’ani-mazione missionaria;

(L’ADMA al XXVI Capitolo Generale dei Salesiani) (6a parte)

Da mihi animas cetera tolle

INSERTOL’ADMA nel mondo

Page 19: RMA_2_09

– colga le opportunità offerte dall’anno liturgico perl’animazione vocazionale;

– favorisca l’aggiornamento sul discernimento vo-cazionale e sull’accompagnamento;

– investa adeguate risorse di personale ed econo-miche per le iniziative di animazione vocazionale.

L’AADDMMAA nel mondo

ADMA Primaria - Torino. Domenica 5 otto-bre 2008, XVII GIORNATA MARIANA. Unasplendida giornata di ottobre ha fatto da cornice al-l’annuale Giornata Mariana dell’ADMA con la par-tecipazione di oltre 200 persone, provenienti dalPiemonte, oltre ad una significativa rappresentan-za da Nave (BS).

Dopo i saluti iniziali, Don Leonardo Tullini hapresentato il volumetto “Don Bosco in trincea” cheracconta la storia dei salesiani soldato durante la pri-ma guerra mondiale, attraverso la corrispondenzaepistolare con il Rettor Maggiore, Don Paolo Al-bera. È stato sottolineato lo spirito di sacrificio e didono di sé che animava questi giovani salesiani,sostenuti da un grande senso di responsabilità e dauna forte e filiale devozione a Maria Ausiliatrice.Don Leonardo ha invitato tutti i presenti a coglie-re lo spirito di questa pubblicazione, invitando a far-la diventare una specie di vademecum sia per il pro-prio cammino spirituale ed apostolico che per quel-lo dell’Associazione.

È seguito l’intervento di Don Pier Luigi Came-roni, Animatore spirituale dell’ADMA, che ha ri-percorso il cammino associativo dell’ultimo anno:l’attuazione delle indicazioni date dal Rettor Mag-giore Don Pascual Chavez al V Congresso Inter-nazionale di Maria Ausiliatrice; la presentazione

dell’ADMA ai Capitoli Generali degli SDB e FMA,il coinvolgimento delle coppie e famiglie giovaninel cammino associativo.

Nel pomeriggio, nella Basilica di Maria Ausi-liatrice, nel corso dell’Eucaristia presieduta dal nuo-vo superiore della Circoscrizione Piemonte Valled’Aosta Don Stefano Martoglio, 19 aspiranti han-no fatto la loro promessa come soci ADMA. Diquesti 13 del gruppo di Nave (BS) recentementeeretto, mentre 6 venivano dai gruppi del Piemonte.Grande segno di speranza e di rinnovamento la pre-senza alla Giornata di diverse coppie e famigliegiovani e il fatto che 4 coppie giovani hanno fattola loro promessa.

QUITO (Ecuador). Il 24 maggio 2008 ci sonostate le nuove promesse di alcuni candidati. Ac-compagnati dall’animatore spirituale e dalla Presi-dente nazionale la Sig.ra Blanca de Narvaez e dal-la Vice coordinatrice Sig.ra Blanca Herrera (Don Bo-sco de la Kennedy).

Don Pier Luigi Cameroni

19

L’ADMA primaria radunata in occasione della XVII Gior-nata Mariana. Il gruppo ADMA di Quito con le nuove Promesse.

Il nuovo gruppo ADMA di Nave.

Page 20: RMA_2_09

20

Suo padre, Raffaele Carboni, medico, era ateo. Sua ma-dre, Rosa Majeski, casa-

linga, di origine polacca, era sta-ta educata nella fede. Quando sierano sposati, lui aveva convin-to lei ad abbandonare la fede eogni pratica cristiana. Agiata po-sizione economica nella loro di-mora signorile a MontefalconeAppennino (Ascoli Piceno).

In questo nido tenebroso, il21 febbraio 1908, più di centoanni fa, nacque Paola Carboni,quarta di otto figli, due dei qua-li morti in tenera età. A loro, ildottor Carboni inculcava le sueidee materialiste e l’avversità aipreti e alla Chiesa. Neppur si par-lasse di battezzare i figli, che egliintendeva crescere nell’ateismo.

Il corridore

Ma Paola fu battezzata all’in-saputa dei suoi genitori, il 22 giu-gno 1908, per opera delle zieAdelaide a Giuseppina Majeski,che approfittarono dell’assenzadei coniugi Carboni, per portarela piccola al fonte battesimale.Con la stessa astuzia, era statabattezzata, un mese prima, la so-rella Giuseppina. Quando il pa-dre lo seppe, non permise più al-le due zie di sedersi alla sua ta-vola.

I due morti in tenera età se neerano andati senza Battesimo. Laprimogenita, Pia, era stata bat-tezzata per l’energica volontà del-la nonna materna, religiosissima.Gli altri saranno battezzati da“grandi”.

Nel luglio 1910, il medicosenza-Dio si trasferì con la fa-

miglia a Grottazzolina, dove ave-va ottenuto “la condotta”, pren-dendo alloggio nell’antico ca-stello. Lì crebbe, con la sua “tri-bù”, Paola, la quale, riferendosia questo periodo della sua fan-ciullezza, scriverà di sé: “Ero di-spettosa con le sorelle, stavo sem-pre fuori casa con le compagne,ero un diavolo. A casa, mi chia-mavano «il corridore», perchécorrevo sempre, e quando si trat-tava di andare in qualche posto,chiamavano sempre me”.

Frequentò con ottimo profit-to le elementari, amata da com-pagne e maestre per le sue belledoti. Aiutava le compagne neicompiti e con poco studio era laprima della classe. Assai praticanell’apprendere le faccende do-mestiche e insieme il ricamo e asuonare il violino, attenta a pre-venire le necessità degli altri, fi-ne e gentile nel rallegrare i ge-nitori, era apprezzata dai familiaried era diventata la prediletta disuo padre.

Scoppiò in un pianto dirotto

Al termine delle elementari,nell’ottobre 1919, Paola fu man-data a Fermo (AP), per frequen-tare la scuola tecnica e “norma-le”, insieme alla sorella, Giu-seppina. Il loro padre, per collo-care le figlie a pensione cercò aFermo una dimora che fosse sen-za-Dio e gli parve di trovarla nel-la famiglia Maricotti. Ma questaera una famiglia profondamentecristiana, anzi la signora Mari-cotti era consigliera diocesanadella Giovantù Femminile diAzione Cattolica. Costei, accor-tasi che le due ragazzine non ave-vano ricevuto alcuna formazionereligiosa, fece loro la propostadi educarle nella Fede Cattolica,proposta che fu accettata conslancio.

Paola, dodicenne, si aprì inmodo meraviglioso e sorpren-dente alla Verità della Fede e al-la vita della Grazia Santificante.Il catechismo (quello di S. Pio X,

Santi di ieri e di oggi

Dall’ateismo alla

La rocca di Montefalcone Piceno, il paese natio di Paola Carboni.

Page 21: RMA_2_09

chiaro e preciso) diventò ilsuo libro più prezioso che leg-geva anche di notte. Era affa-scinata da Gesù, come chi in-contra il suo primo Amore,che sarà anche l’ultimo e ilsolo Amore! Dopo aver im-parato a vivere la Fede e a pre-gare ogni giorno ed essersiconfessata più volte, il 22 apri-le 1922, riceve la Prima Co-munione e la Cresima daMons. Carlo Caselli, Vesco-vo diocesano, nella sua cap-pella privata.

Accolto Gesù nella Comu-nione, Paola scoppiò in unpianto dirotto e non sentì piùnulla di quanto le accadeva in-torno. Iniziò subito una profon-da trasformazione di luce in lu-ce, alimentata dalla preghieraquotidiana, dalla Confessionefrequente e regolare e dalla Co-munione tutti i giorni. Guardan-do a questo tempo, annoterà disé: “Compresi profondamentetutto ciò che di più prezioso eraracchiuso nella Verità del Van-gelo, conobbi tutti i tesori, tuttele ricchezze del Cattolicesimo,appresi tutti i doveri che spetta-vano a un cristiano vero verso ilSignore e verso il prossimo. Co-minciai una vita di amore, unavita veramente nuova. La carità,l’umiltà, la semplicità, la purez-za di Gesù mi innamorarono edesiderai di farle mie. Tutto unnuovo mondo di luce e di bel-lezza mi si aprì dinanzi come sefossi nata di nuovo”.

Sì, davvero, “era rinata dal-l’acqua e dallo Spirito Santo”(Gv 3,5) e dal Pane della vita(Gv 6,35) alla Grazia santifi-cante.

La consolazione più grande

Nel 1923, il dottor Carboni,accortosi del cambiamento del-la figlia, la ritirò dalla famigliaMaricotti; acquistò una casa aFermo per trasferirvisi con i fi-gli. Paola, messa sotto stretta sor-veglianza, ricorse a mille accor-gimenti per vivere sino in fondola sua Fede. Eludendo il con-trollo, usciva di casa in anticiposull’orario della scuola, per pas-sare in chiesa a ricevere la Co-munione. Scoperta e costretta auscire all’orario giusto, rimane-va digiuna dalla mezzanotte, co-m’era allora richiesto, fino oltremezzogiorno, per ricevere GesùEucaristico, a tutti i costi.

Dal continuo colloquio conLui, le veniva un’energia supe-riore alla sua età per vivere i suoiimpegni di studentessa e per te-stimoniare la sua fede davanti achiunque. Nel 1925, conseguì ildiploma di maestra elementaree cominciò subito a insegnare:italiano e storia presso l’Istitutoprofessionale femminile Santa

Chiara a Fermo, con diligen-za e spirito cristiano. Da Ge-sù si sentiva chiamata a portareil Vangelo dovunque, ai suoifamiliari e alle sue allieve.

Sapeva ricamare e dipinge-re e suonare assai bene il vio-lino, attendeva ai lavori di ca-sa e seguiva i fratelli più pic-coli negli studi, aiutava le com-pagne che si rivolgevano a leiin cerca di luce. Già dal 1921,presso la signora Maricotti,aveva cominciato a frequen-tare le adunanze di AzioneCattolica; dopo la I Comu-nione era diventata socia del-l’Azione Cattolica e nel 1926,sarà eletta segretaria diocesa-na. Ormai doveva portare Ge-sù in ogni ambiente, con lapreghiera, l’azione e il sacri-ficio. La sua prima terra dimissione, doveva essere la suafamiglia.

Un giorno, a Grottazzolina,Paola ruppe “la clandestinità” del-la sua pratica cristiana: a visoaperto, affrontò il padre ateo e glidichiarò senza paura alcuna cheintendeva seguire e testimoniareCristo con tutta la sua vita e chenessuno glielo poteva impedire.Anzi, ella era decisa a sfondare edemolire tutta l’opposizione cheera fatta alla sua Fede.

Il padre, piuttosto turbato dalsuo coraggio, non poté più im-pedirle nulla. Le fu domandato seper caso intendesse farsi suoramissionaria. Paola rispose: “Losono già da tempo, il desiderio diportare anime al Signore l’hosempre vivo in me, la sete di ve-derlo amato mi arde dentro”.

Spiegò ancora: “Com’è con-solante condurre le anime a Ge-sù! Darei per la loro salvezza piùdella vita, se l’avessi”.

Sui suoi familiari, in primoluogo sui suoi genitori, riversòtutto lo zelo della sua anima in-candescente di amore a Gesù.Per loro pregava, presentava aDio le sue sofferenze; per la lo-ro salvezza si offrì anche vittima

21

a santità

PAOLA CARBONI1908 - 1927

Page 22: RMA_2_09

22

al Signore: “Gesù, prendi me,ma salva loro”. I fratelli non an-cora battezzati, cominciò a pre-pararli al Battesimo. Saranno tut-ti battezzati.

Lo sposo viene

Estese il suo apostolato alleanime che incontrava, in parti-colare le compagne di scuola e leamiche. Il 6 luglio 1925, scriveal suo Padre spirituale: “Il miopiccolo cuore è assetato di amo-re per Gesù e vorrei morire piùvolte per Lui, per soffrire e por-tare a Lui tutte le anime”. Conquesto zelo parla di Dio, mette inguardia dai pericoli del mondo edal peccato, invita a pregare e aricevere spesso e bene i Sacra-menti, a essere virtuosi per evi-tare l’inferno e guadagnarsi ilParadiso. Scrive lettere piene disaggezza cristiana, corregge lestorture, associa le amiche al suoamore sconfinato per Gesù. Co-me Santa Teresa di Gesù Bam-bino, scelta come modello, al-larga il suo zelo alle missioni,specialmente alle anime di tantibambini, “sperduti nel buio”, of-frendo al Signore i suoi sacrificiper la loro salvezza.

Il 21 maggio 1927, Paola si le-ga a Gesù con il voto di vergini-

tà... Ormai è vicina allameta: Gesù l’ha presa inparola. Già sofferente daanni al fegato, mentre sitrova a Grottazzolina, il 18agosto 1927, si ammala ditifo, con febbri altissime.Al padre che le diagnosti-ca “i soliti disturbi di fe-gato”, ella risponde: “No,questa volta è per morire”.

Il suo confessore ascol-ta la sua ultima confessio-ne e le dà Gesù-Ostia comeViatico per la vita eterna, el’Unzione degli infermi. Traatroci sofferenze offerte aDio con fortezza, va in-contro allo Sposo che vie-

ne a prenderla con Sé, l’11 set-tembre 1927. Ha solo 19 anni.

Dopo la sua morte, il padrestesso adagiò nella bara la figliaprediletta dicendo: “Adesso diquesta ne faranno una santa”. Fusubito un susseguirsi di visite al-la sua salma e i funerali furonoun trionfo. Il padre, ateo, mascosso dentro, rimase fuori dal-la chiesa e, mentre attendeva, dis-se a un suo cugino: “Questa fi-glia presto diventerà proprietàdella Chiesa”. Egli stesso scris-se sul ricordino diffuso a mi-

gliaia: “Estraniata da questa ter-ra, nella tua Fede ardentissima,tutta ti offristi in olocausto pernoi, o Paola, e moristi, sorriden-te, come sorridente eri vissutapur tra i dolori del tuo male”.

Lo strazio squarcia le tenebredel suo spirito. La madre si ri-concilia con Dio, due anni dopola morte di Paola, nella Pasqua del1929. Il padre, per quasi 30 anniancora sarà alla ricerca di Dio.Nella sua malattia, vuole il con-fessore, riceve tutti i Sacramentie muore il 20 settembre 1956.

Il 2 aprile 1993, il Santo Pa-dre Giovanni Paolo II dichiara“venerabile” Paola Carboni. Sul-la “Positio super virtutibus” perla sua causa di beatificazione, stascritto: “Lo zelo e l’immolazio-ne di Paola Carboni, accende lasperanza e sprona all’azione quel-le anime generose che sul suoesempio, amano portare la lucedella Fede e il calore dell’amo-re in tante famiglie dissacrate dalmaterialismo che permea la so-cietà moderna”. In brevi anni,era passata dall’ateismo in cuiera nata, alla santità.

Paolo RissoPiazza Umberto I, 30

14055 Costigliole d’Asti

COMUNITÀ DI TAIZÉ

CANTI DI TAIZÉPartiture per la chitarra

Editrice Elledici, pagg. 192 - € 32,00

Questo libro contiene gli accompa-gnamenti per chitarra di 87 cantidella Comunità di Taizé ed è rivol-to sia a principianti che a chitarristiesperti. Per ogni canto vengonosuggeriti un accompagnamentosemplice e variazioni più avanzate.Inoltre viene riportata l’indicazionedegli accordi, la notazione classicae l’intavolatura con la corretta posi-zione delle dita. Un’introduzione esplicativa suggerisce numerose ideeper accompagnare i canti di Taizé e fornisce suggerimenti per suona-re questi accompagnamenti anche con la tastiera.

Montefalcone Piceno dove la famiglia Carbo-ni avevano la sua dimora signorile.

Page 23: RMA_2_09

Don Bosco e il Rosario

Nel 1848 il marchese Rober-to d’Azeglio, amico perso-

nale di Carlo Alberto, senatoredel Regno di Sardegna ed unodegli uomini più in vista dellaTorino che contava, onorò l’Ora-torio di Don Bosco di una suavisita a Valdocco. Don Bosco loaccompagnò a visitare tutta lacasa, vide i ragazzi che giocava-no allegramente e li osservò an-che mentre pregavano in chiesa.Il marchese espresse la sua vivacompiacenza per quello che ave-va visto, ma con una riserva. De-finì tempo perduto quello occu-pato a recitare il Rosario. “Lasci,gli disse, di far recitare ai ragaz-zi quell’anticaglia di 50 Ave Ma-ria infilzate una dopo l’altra”.

Don Bosco lo guardò e gli ri-spose: “Ebbene, io ci tengo mol-to a tale pratica; e su questa po-trei dire che è fondata la mia isti-tuzione; sarei disposto a lascia-re tante altre cose pure impor-tanti, ma non questa”.

E poi con il suo abituale co-raggio, soggiunse: “Anche se fos-se necessario, sarei disposto a ri-nunciare alla sua preziosa ami-cizia, ma mai alla recita del San-to Rosario”.

Dante e noi

I poeti a che servono? A far ri-sentire a tutti che la vita è un

evento irriducibile...Un’epifania. Come nell’inna-

moramento. Dante fa sentire cheognuno di noi, anche se i suoigiorni e notti non appaiono ec-cezionali a nessuno, è protago-

nista di un dramma epico inso-stituibile, unico. Ti fa sentire cheognuno di noi è qui per compli-care e completare l’affresco. Ec’è anche l’impressione che c’èQualcuno che ti guarda conti-nuamente, sempre, perché ti vuo-le bene. Che tutto lavora per qual-cosa. Addirittura ti fa sentire chenessuno è così strano da non po-ter essere capito.

Siamo tutti meno estranei emeno nemici, dopo. Il mondo èmeno estraneo. Oggi invece sitende a semplificare, a banaliz-zare questa fame di grandezza, abuttar via nella vita ciò che ègrande, magari con la scusa cheè difficile...

Ma è così bella la difficoltà,beata... È una benedizione delcielo che tu non sappia come fa-re, perché diventi uomo, scopriil mondo, la vita, scopri che seivivo. Se prendi una pasticca pereliminare questo, è desertificarel’emozione, non sei più vivo.

Peggio degli ignavi, è un gironenuovo: quelli che non hanno vo-luto vivere. Non solo non hannovissuto, ma dicono: “Non mi in-

teressa di vivere”. Questi ignaviqui Dante non li conosceva.

(Roberto Benigni intervistatoda Davide Rondoni, 9 settem-bre).

Da Avvenire, 2008

Pio XII guarito da Padre Pio

Ènoto che Padre Pio da Pie-trelcina desiderava lette-

ralmente prendere su di sé le sof-ferenze di quanti gli si rivolge-vano con fiducia per chiedergliaiuto. In qualche modo, voleva“pagare” lui al posto degli altri.

Un esempio: nell’inverno 1953-54, Papa Pio XII si ammalò gra-vemente. La sorella contattò Pa-dre Pio comunicandogli la suaprofonda ansia per la salute delfratello e chiedendo fervide pre-ghiere per il Pontefice e per laChiesa. Padre Pio assicurò la suapreghiera, promettendo di offri-re se stesso come vittima al Si-gnore per ottenere la guarigionedel Vicario di Cristo. Nella Po-sitio del processo di beatifica-zione e canonizzazione del fa-moso frate si legge che il Papaguarì improvvisamente e, venu-to a conoscenza dell’eroica of-ferta di Padre Pio, nonché dellesuppliche elevate al cielo insie-me con i suoi figli spirituali, glifece giungere una lettera di rin-graziamento, convinto di aver ri-cevuto una grazia proprio in se-guito alla sua intercessione.

Da Il Timone, n. 1, 2008

23

esempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriesempi e pensieriA cura di Mario Scudu

Pad

re P

io.

Vitt

orio

Fio

relli

di S

. Lo

renz

o in

Cam

po (

PS

).

Roberto Benigni durante il tour “Tut-to Dante”.

Page 24: RMA_2_09

24

La storia del Santuario «Ma-donna di Rosa e Gesù Mi-sericordioso» e dell’Im-

magine della Madonna, ci portanel lontano 1600, e precisamen-te nel 1655, ed è legata alle vi-cende del fiume Tagliamento. Ilfiume, che scende dalle Alpi Car-niche, nei millenni ha accumulatosoprattutto nel suo medio corsoun enorme manto di ghiaia, sot-to cui scorre sotterraneo per lun-ghi tratti, riemergendo qua e làcon vene più o meno turgide e re-golari, come trecce che si fannoe si disfano continuamente. Dasempre il grande fiume, nei pe-riodi di forte piovosità nella ca-tena alpina, ingrossa a valle lesue acque, diventando «rapace eferoce, mutevole e travolgente».Della sua irruenza, ne sapevanoqualcosa i diversi villaggi spar-si ai bordi del suo alveo e ne sa-peva qualcosa anche il nucleoabitativo di «Rosa» che, più vol-te aggredita dalle violenti pienedel Tagliamento, nel giro di cir-ca tre secoli dovette occupareben quattro diverse posizioni, co-me testimoniano le quattro chie-sette costruite negli anni dal 1648al 1851: una sulla sponda sini-stra del fiume e tre sulla spondadestra.

Giacomo Giacomuzzi di Ro-sa, per sé e la sua numerosa fa-miglia, nel 1649 ricostruì unanuova abitazione, portandosi pe-rò dalla sua vecchia casa un ri-quadro di ciottoli di fiume, nel-la cui facciata in calce era stataaffrescata una dolce Madonnacon il Bambino in braccio. Nel-l’abbattere la vecchia casa, quelquadrato, con l’immagine dellaVergine, pur cadendo, non si era

rotto. E pertanto egli pensò diricollocarla nella sua nuova ca-sa, proprio all’entrata, sotto ilportico. Davanti a quell’imma-gine spesso la sua famiglia siraccoglieva in preghiera. Eppu-re sia lui che molti del paese ave-vano la brutta abitudine di im-precare, durante la giornata e nellavoro dei campi, contro Dio,con frasi blasfeme, lamentando-si per la dura vita, per l’incle-menza del luogo, dopo la care-stia e la peste.

L’apparizione della Beata Vergine

Il 2 febbraio 1655, festa dellaPresentazione di Gesù al tempio(detta «Candelora»), la bambinaMaria Giacomuzzi (o Giaco-

muzzo), di 6 o 8 anni, sta pre-gando con la sorella e due ziedavanti all’affresco della BeataVergine Maria, situato sotto ilportico della casa del nonno Gio-vanni (Zuane), a Villa di Rosa, al-lora sulla sinistra del Taglia-mento.

Improvvisamente solo a lei,ammalata di epilessia, appare unabella Signora vestita di bianco,che le sorride e la invita ad ac-costarsi. Parlandole in modo fa-miliare le chiede di rivolgere unsevero monito a tutta la comuni-tà, in particolare al padre Giaco-mo, affinché si astenga dalla be-stemmia, se vorrà evitare futurecatastrofi. Se così sarà fatto an-che lei verrà guarita dal male chela sta molestando.

La Signora chiede anche diessere trasferita in «luogo più de-cente», posto nelle vicinanze diuna strada frequentata.

Giacomo Giacomuzzi restaparticolarmente colpito dal rac-conto della figlia, forse perchéchiamato direttamente in causa.Riferisce subito l’accaduto al cu-rato di Villa di Rosa, che noncrede al suo racconto.

Si reca quindi dal pievano del-la vicina Pieve di Rosa ed anchein questo caso viene liquidatocome un sognatore.

Nella chiesa di San Vito al Ta-gliamento viene finalmente ascol-tato con attenzione da un frate,Padre Vitale Vitali, giunto a SanVito al Tagliamento per le con-fessioni in previsione della Pa-squa.

Il frate, avendo creduto al rac-conto, ottiene l’assenso del pie-vano e del capitano di San Vitoper verificare la possibilità di tra-

Calendario mariano

2 FEBBRAIO - SANTUARIO MADONNA DI ROSA - SAN VITO AL TAGLIAMEN TO

La storia cominc

L’effigie della Madonna di Rosa mi-racolosamente salvatasi da diversidisastri e tuttora conservata nel San-tuario di San Vito al Tagliamento.

Page 25: RMA_2_09

sportare l’affresco in questa cit-tadina.

La famiglia Giacomuzzi de-cide di acconsentire alla richie-sta di trasferire l’immagine mi-racolosa a San Vito, sulla spon-da opposta del Tagliamento, met-tendo anche a disposizione i pro-pri buoi per il trasporto, che vie-ne eseguito il mercoledì dopo Pa-squa dello stesso anno (31 mar-zo 1655). Questo avvenimentoverrà successivamente comme-morato la prima domenica dopoPasqua.

L’immagine viene riposta al-l’interno della Chiesa di San Ni-colò, posta fuori le mura di SanVito al Tagliamento, in prossi-mità del campanile dell’attualeSantuario.

Padre Vitali redige quindi unresoconto dettagliato di tutti que-sti fatti e lo invia ai propri supe-riori.

Si diffonde immediatamente

il culto e la devo-zione all’immagi-ne della Madonnadi Rosa, alla qualevengono attribuitiripetuti eventi mi-racolosi.

Nel corso dei se-coli la Chiesa è piùvolte ampliata edabbellita. Nel 1800,su progetto dell’ar-chitetto sanviteseLodovico Rota, lachiesa subisce pro-fondi miglioramen-ti e diventa il San-tuario della Ma-donna di Rosa.

Il 22 marzo1945un ultimo e terribi-le bombardamen-to distrugge com-pletamente il San-tuario e risparmia il campanile, sulquale restano pe-raltro evidenti, an-cora oggi, i segnidelle schegge.

Fra i cumuli dimacerie viene rinvenuta, mira-colosamente intatta, l’immaginedella Madonna di Rosa.

Nel dopoguerra, grazie al-

l’opera dei frati francescani edalla generosità di molti fedeli,viene costruito un nuovo San-tuario, sul lato opposto della stra-da statale (463), lungo la qualesorgeva il precedente.

Ancora oggi il Santuario del-la Madonna di Rosa è meta dimolti pellegrini e punto di rife-rimento per i fedeli della destrae della sinistra del Tagliamento.

Ulteriori notizie sull’appari-zione della Madonna a Rosa esulla storia del Santuario di Ma-donna di Rosa sono riportate nellibro «La Rosa erosa. Studi suuna comunità fra le acque».

Nel 2005, in occasione del350º anniversario dell’appari-zione, è stata realizzata una mo-stra fotografica, nella quale vie-ne ricordata la storia dell’appa-rizione e gli eventi legati al San-tuario.

Don Mario Morra

25

EN TO (PN)

ncia qui

Il Santuario della Madonna di Rosa. All’interno, ha una navata centrale lunga60 metri, alta 17 e larga 14 metri. Il Santuario venne riaperto al culto il 28 ago-sto 1960.

Interno del Santuario della Madonna di Rosa è unodei centri per la diffusione del culto di Gesù Miseri-cordioso.

Page 26: RMA_2_09

26

Inaugurata il 12 dicembre da Don Stefano Martoglio, Ispettore dei Salesiani del

Piemonte e Valle d’Aosta, la Mo-stra di Presepi 2008, allestitanella Cripta della Basilica di Ma-ria Ausiliatrice, ha raggiunto ladecima edizione.

Gli espositori sono 40, deiquali diversi sono veri costrutto-ri ed artisti, che con la propriaabilità ed ingegno hanno saputorealizzare opere stupende dalledimensioni grandi e piccole, edaltri appassionati collezionisti diPresepi provenienti da tutto ilmondo: tutti animati da grandeamore per il Natale e per GesùBambino.

Le opere esposte sono 110.Apre la rassegna il Presepe, am-bientato nella realtà salesiana diValdocco, che prende spunto dalsogno nel quale la Madonna in-dica a Don Bosco il luogo per la

costruzione della Basilica di Ma-ria Ausiliatrice e delle altre ope-re dell’Oratorio.

I Presepi di movimento pre-sentano le tante attività della vi-ta quotidiana attorno alla Ca-panna della Natività, i tanti me-stieri ormai scomparsi che atti-rano l’attenzione e l’interesse dipiccoli e grandi. Presepi spetta-colari riproducono con arte l’am-biente palestinese dal caratteri-stico colore ocra e le suggestivescene pastorali. Altri presentanoambientazioni agricole o pae-saggi montani; non mancano Pre-sepi caratteristici in stile napo-letano.

Tutte le arti si sono attivate increazioni originali. I maestri dellegno hanno realizzato la Nativitàcon sculture e personaggi ricchidi fantasia. Anche i panificatoried i pasticceri hanno presentatoPresepi realizzati con panettoni,

pizza bianca e cioccolato. L’abi-lità delle mamme e delle nonne,con tanta pazienza, ha creato co-se meravigliose con lana lavora-ta all’uncinetto, con stoffe pre-ziose e semplice juta. La fanta-sia e la capacità espressiva giun-gono a creare scene di vita anchecon gusci di uova, palline da pingpong e cartoncino.

Quanto a dimensioni alcuniPresepi occupano grandi spazi,altri sono piuttosto ridotti, altriancora sono mini ed anche minimini, come quelli in vetro di Mu-rano.

Al centro della sala una seriedi Stendardi antichi, ci parlanoartisticamente della devozionepopolare verso la Madonna.

Provengono da paesi diversi:Cina, Irlanda, Italia, Spagna,Svizzera.

Don Mario Morra

Centro diDocumentazione

Alcuni dei tanti stendardi provenienti rispettivamente da Cina, Irlanda e Svizzera.

10ª Mostra di Presepi e la Dattraverso gli Stendardi

Page 27: RMA_2_09

27

a Devozione mariana

Page 28: RMA_2_09

28

Crescita dei CristianiQuanti erano i cristiani nei primi secoli di

vita della Chiesa? Il sociologo Rodney Stark,nel suo Ascesa e affermazione delcristianesimo (Lindau, 2007), utilizzando datiforniti da diversi storici della Chiesa, ci offre ilquadro seguente: mille cristiani presentinell’anno 40, 1.400 dieci anni dopo, 7.530nell’anno 100, 40.496 dopo un altro mezzosecolo, 217.795 nell’anno 200, 1.171.356 nel250, 6.299.832 nell’anno 300 e infine, nelperiodo in cui avvenne la conversionedell’imperatore Costantino e la religionecattolica poté essere professatapubblicamente, fra il 300 e il 350, i cristianisarebbero diventati 33.882.008. Questacrescita è stata calcolata secondo un tassodi incremento costante del 40%, chediminuirà dopo il 350, quando i cristianicontinueranno a crescere di numero fino adiventare la maggioranza della popolazione,ma in una percentuale ovviamente semprepiù bassa. Nel clima della nuovaevangelizzazione in cui ci chiama a vivere ilPontefice in questo inizio di terzo millennio,forse può essere confortante ricordare, conStark, “che l’ascesa del cristianesimo e lapercentuale di persone convertite alla nuova

fede non siano state un miracolo”. Non unmiracolo, anche se miracoli ce ne furono,ma un’opera divina passata attraverso ilsacrificio e la costanza dei primi cristiani.

Da Il Timone, 2008

La nuova voglia islamica di dialogare con ebrei e cristiani

L’adesione dell’Associazione “Intellettualimusulmani italiani” all’iniziativa La Bibbiagiorno e notte, che è andata in onda suRaiuno e Rai-Educational dal 5 all’11 ottobre,è una novità assoluta dal punto di vistaislamico.

Ovviamente l’iniziativa è cattolica ed èstata inaugurata da Benedetto XVI, che haletto il primo capitolo della Genesi, ma nellostesso tempo il progetto ha una dimensioneecumenica e interreligiosa, con l’adesionedella Comunità ebraica, delle Chiese

notizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentinotizie e avvenimentiA cura di Mario Scudu

I GRANDI VIAGGI MISSIONARI DI SAN PAOLOPrimo viaggio (anni 45-48)Secondo viaggio (50-52)Terzo viaggio (53-58)Viaggio verso Roma

Page 29: RMA_2_09

29

evangeliche e dell’arcidiocesi ortodossad’Italia.

Questa “maratona sacra”, che hacoinvolto 1.200 lettori, fa ricordare unatradizione islamica ancora praticata, sichiama khatm al-qurân, la lettura ciclica delCorano, vale a dire leggere tutto il Coranoperiodicamente, di solito in un mese. Lalettura stessa del testo sacro, infatti, èconsiderata un atto di adorazione. Il Coranomenziona i libri sacri rivelati prima di esso,particolarmente la Torah, i Salmi, il Vangelo,indicando il loro valore spirituale,chiamandoli “guida e luce”. Il Corano (5: 44,46), chiedendo agli ebrei e ai cristianid’essere fedeli alle loro rivelazioni, afferma:“Dì: O genti della Scrittura, siete sul nullafinché non mettete in pratica la Torah e ilVangelo e ciò che è sceso su di voi da partedel vostro Signore” (5: 68).

Questa apertura verso il patrimonioabramitico e le sue Scritture è statapurtroppo trascurata lungo i secoli, lasciandolo spazio a un tono più aspro e polemico,facendo prevalere la teoria dell’alterazione.È il solito discorso identitario che sottolinea, etalvolta gonfia, le differenze e neglige, senon nega, la base comune. Ricuperare ildialogo nella sua dimensione biblicasignificherebbe riconsiderare la nostraparentela spirituale, partendo dalla semplicelettura comune per andare poi verso orizzontipiù ampi: l’ermeneutica, l’esegesi e lacondivisione delle nostre esperienze in questocampo difficile ma necessario, evitando cosìle letture parziali e pericolose che servonosolo a giustificare le violenze e gli integralismi.

Di questo sono coscienti i dirigentidell’Associazione islamica: “Siamo lieti dipartecipare a un momento di grandeimportanza religiosa e civile, assieme ai nostrifratelli cristiani ed ebrei”, ha dichiarato il

professor Ahmad Giampiero Vincenzo,presidente dell’associazione e giàcoordinatore del Dipartimento interreligiosodel Gruppo Misto al Senato. Ed ha aggiunto:“È un’iniziativa che torna a fare di Roma ilpunto di riferimento per l’intera famigliareligiosa di Abramo”. “Credere nei profetidella Bibbia è un articolo di fede anche per imusulmani”, conclude il professore dellaJohns Hopkins University, Karim Mezran,vicepresidente dell’associazione.

In questa voglia islamica di partecipare,insomma, sta un significato simbolico dipresenza attiva e di testimonianza positiva,un atto di appartenenza alla famiglia diAbramo e al patrimonio giudeo-cristiano-islamico. (Di ADNANE MOKRANI giornalista,teologo musulmano e docente all’UniversitàGregoriana).

Da Jesus, settembre 2008

Più di un milione

Sono tante le assistenti familiari, badanti ocolf che dir si voglia, secondo dati forniti siadall’ADOC (Associazione italianaconsumatori) che dalla UIL.

Stando a quanto rilevato dal sindacato, il95% di queste sono straniere e circa il 60%lavora in nero.

Hanno un’età media vicina ai 45 anni,molte sono diplomate o laureate, in maggiorparte sposate e con figli, e alla propriafamiglia mandano ogni mese almeno unterzo dei propri guadagni.

Provengono principalmente dai Paesidell’Est europeo (Ucraina, Polonia, Romania,Moldavia e Russia), ma anche da Filippine eSud America.

Da Città Nuova, n. 12, 2008

Page 30: RMA_2_09

30

Ricorrono i 121 anni dalla morte del Beato Faà di Bruno e i 21 anni dalla sua beatificazione.

Appartenente a nobile famiglia di Marchesi ales-sandrini, nacque ad Alessandria il 29 marzo del1825, ultimo di 12 figli e ricevette una formazionedi prim’ordine che lo portò alla carriera militare.Combattente nella prima guerra d’Indipendenza, fucapitano nella battaglia di Novara, dove fu decora-to per competenza e coraggio. Studiò nel collegiodei Somaschi, poi all’Accademia Militare di Tori-no ed infine ottenne la laurea in scienze matemati-che alla Sorbona di Parigi. Re Vittorio EmanueleII lo volle come precettore dei suoi figli.

A 28 anni inizia un’intensa opera di carità so-ciale che lo vedrà impegnato in decine di opere afavore del mondo femminile emarginato.

Fonda una casa di accoglienza per le “serve”cacciate dalle famiglie perché incinte; un ricoveroper le donne colpite da malformazioni fisiche omentali; una accoglienza per ragazze madri e pro-

stitute; varie attività (tipografia, lavatoio, scuole, bi-blioteche, ecc.), gestite da ragazze bisognose. Nel1864, per ricordare i molti giovani che aveva vistomorire in battaglia, costruisce la chiesa “Madon-na del Suffragio”, nel quartiere di San Donato, ilcui campanile di 80 metri, da lui progettato di-venta il simbolo della Torino cattolica (attualmen-te è la costruzione più alta di Torino in muratura,in quanto l’ultima parte della Mole Antonellianaè stata ricostruita, dopo il crollo, in ferro). Nel 1881fondò la Congregazione delle Suore Minime diNostra Signora del Suffragio per dare continuità al-la sua opera.

Come scienziato fu professore straordinario al-l’Università di Torino, inventò il barometro diffe-renziale a mercurio, l’ellipsigrafo, uno scrittoio perciechi ecc. e fu autore di numerose pubblicazioniscientifiche a livello europeo.

Don Bosco gli suggerì il cammino verso gli or-dini sacri e nel 1876, a 51 anni diventa sacerdotea Roma. Morì a Torino il 27 marzo del 1888. Fubeatificato in San Pietro, nel 1988 dal Papa Gio-vanni Paolo II.

Angelo Siro

A cura del Gruppo di Filatelia Religiosa “Don Pietro Ceresa”

Filatelia religiosa

Beato Faà di Bruno

Page 31: RMA_2_09

Carissime lettrici e lettori della nostra Rivista,

Nel mese di febbraio inizia il cammino della Qua-resima, tempo forte nel-

l’anno liturgico. Questo è dav-vero un tempo prezioso: “Eccoora il momento favorevole” (2Cor 6,2), per una seria riflessio-

ne sulla nostra vita, sui nostripensieri, sulle nostre mete, suinostri desideri, sulle nostre scel-te, sul nostro cammino di disce-poli del Signore.

È un tempo privilegiato peraccostare la Parola di Dio, paro-la che illumina, guida, conforta,consola, dà energia, corrobora lanostra fede, la nostra speranza ela nostra carità. Emblematica suquesto punto la confessione deidiscepoli di Emmaus dopo l’in-contro con il Signore: «Non ci ar-deva forse il cuore nel petto men-tre conversava con noi lungo ilcammino, quando ci spiegava leScritture?» (Lc 24,32). Una Pa-

rola che fa ardere il cuore e lo in-vita ad un cammino più deciso,più significativo. Forse è per cia-scuno di noi il momento oppor-tuno per riprendere in mano que-sta libro e farlo diventare il libropreferito, che fa ardere il nostrocuore, così da essere ogni gior-no alimento per la nostra vita.L’ultimo Sinodo dei Vescovi hafatto risuonare in tutta la Chiesal’esigenza di un ritorno serio eprofondo alla Parola di Dio, co-me luogo dell’incontro con Lui.

In Quaresima questa Parola ciinvita in modo particolare allaconversione: “Convertiti e credial Vangelo” ci verrà detto il gior-no delle Ceneri. Tre sono gli am-biti della conversione: la conver-sione del cuore “Beati i puri dicuore, perché vedranno Dio” (Mt5,8), la conversione della mente:“I miei pensieri non sono i vo-stri pensieri” (Is, 55,8), la con-versione della vita: “Non chiun-que mi dice Signore, Signore...ma colui che fa la volontà del Pa-dre mio...” (Gv 7,21).

Ci saranno utili, in questo tem-po liturgico della Quaresima chesi apre, i tre mezzi, le tre pisteche la Chiesa ci offre come cam-mino di “penitenza”, di “conver-sione”, di “purificazione” (cf Mt6,1-6.16.18, Vangelo del Mercoledìdelle Ceneri): la preghiera: ci faentrare nella logica di Dio; il di-giuno: modera le rigidità e puri-fica il cuore dalle incrostazioni; lacarità: trasforma tutta la vita inlogica di amore. Buona Quaresi-ma e... buona conversione!

A tutti il nostro augurio e lanostra preghiera.

Don Franco LottoRettore

31

La pagina del Rettore

Verso la Quaresima

Come i discepoli di Emmaus anche noi siamo chiamati a riscoprire la Scrittu-ra per far ardere il nostro cuore di amore a Cristo.

© N

iki S

hepp

ard

Page 32: RMA_2_09

MENSILE - ANNO XXX - N° 2 - FEBBRAIO 2009Abbonamento annuo: € 12,00• Amico € 15,00• Sostenitore € 20,00• Europa € 13,00• Extraeuropei € 17,00• Un numero € 1,20Spediz. in abbon. postale - Pubbl. inf. 45%

Direttore: Giuseppe Pelizza – Vice Direttore: Mario Scudu (Archivio e Sito Internet)Diffusione e amministrazione: Teofilo Molaro – Direttore responsabile: Sergio GiordaniRegistrazione al Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-1980Stampa: Scuola Grafica Salesiana - Torino – Grafica e impaginazione: S.G.S.-TO - Giuseppe RicciCorrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice, Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino

Telefoni: centralino 011.52.24.222 - rivista 011.52.24.203 - Fax 011.52.24.677Abbonamento: ccp n. 21059100 intestato a Sant. M. Ausiliatrice, Via M. Ausiliatrice 32 - 10152 TorinoE-mail: [email protected] - Sito Internet: www.donbosco-torino.it

AVVISO PER IL PORTALETTERE In caso di MANCATO RECAPITO inviare a:TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente - C.M.S. Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino

il quale si impegna a pagare la relativa tassa.

I dati forniti dal Cliente saranno inseriti negli archivi elettronici e cartacei della Rivista Maria Ausiliatrice e sono obbligatori per adempiere all’ordine. I datinon verranno diffusi né comunicati a terzi, salvo gli adempimenti di legge, e saranno utilizzati esclusivamente dalla rivista, anche per finalità di promozionedella stessa. Il Cliente può esercitare i diritti di cui all’art. 7 D. Lgs 196/03 “Codice della Privacy” rivolgendosi al titolare del trattamento: Rivista Maria Ausiliatrice, con sede in Torino, Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152. Al medesimo soggetto vanno proposti gli eventuali reclami ai sensi del D. Lgs. 185/99.

Se non siete ancora abbonati a questa rivista e desiderate riceverla in saggio gratuito per tre mesio se siete già abbonati e desiderate farla conoscere a qualche persona di vostra conoscenza, ritagliate questo tagliando e spedite in busta affrancata con € 0,60 al seguente indirizzo: Rivista Maria Ausiliatrice - Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 Torino❖ Favorite inviare in saggio gratuito per tre mesi

la Rivista “Maria Ausiliatrice”, al seguente indirizzo:COGNOME E NOME __________________________________________________________________________________

VIA ___________________________________________________________________________ N. _____________

CAP ______________ CITTÀ ______________________________________________________ PROV. __________

Ringrazio. FIRMA _________________________________________________________________________

SOMMARIOFOTO DI COPERTINA:

Per me vivere è Cristo e il morire un guadagno.(Lettere ai Filippesi 1, 21)

2 Guarderanno a Colui che hannotrafitto - Gesù racconta il Padre -MARIO GALIZZI

4 L’Apostolo GiovanniI Dodici - BENEDETTO XVI

6 Educare alla salute, educare allavita - Vita della Chiesa

8 La battaglia di LepantoIn Basilica - ROBERTO SPATARO

10 La spiritualità cristiana è...Spiritualità - MARIO SCUDU

13 San Paolo e San FrancescoAvvenimenti - FRANCO CAREGLIO

16 I Novissimi/9 Celebrazione - TIMOTEO MUNARI

18 Da mihi animas - L’Adma nel mon-do - DON PIER LUIGI CAMERONI

20 Dall’ateismo alla santità - Santi diieri e di oggi - PAOLO RISSO

23 Esempi e pensieriMARIO SCUDU

24 Santuario della Madonna di RosaCalendario mariano - MARIO MORRA

26 X Mostra di Presepi - Centro di Do-cumentaz. Mariana - MARIO MORRA

28 Notizie e avvenimentiMARIO SCUDU

30 Beato Faà di BrunoFilatelia religiosa - ANGELO SIRO

31 Verso la Quaresima - La pagina delRettore - FRANCO LOTTOAltre foto:

Teofilo Molaro - Archivio Rivista - Archivio «Dimensioni Nuove» - Centro di Documentazione Mariana -Redazione ADMA - Guerrino Pera - Andreas Lothar - Gabriele Viviani - Mario Notario - ICP - EditriceElledici.