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Domenica 14 settembre, Festa esaltazione della Santa Croce,TRANSCRIPT
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=========================ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
==========================Grado della Celebrazione: FESTAColore liturgico: Rosso
Antifona d'ingressoDi nullaltro mai ci glorieremose non della Croce di Ges Cristo, nostro Signore:egli la nostra salvezza, vita e risurrezione;per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14)
CollettaO Padre, che hai voluto salvare gli uominicon la Croce del Cristo tuo Figlio,concedi a noi che abbiamo conosciuto in terrail suo mistero di amore,di godere in cielo i frutti della sua redenzione.Per il nostro Signore Ges Cristo...
PRIMA LETTURA (Nm 21,4b-9)Chiunque sar stato morso e guarder il serpente, resterin vita.
Dal libro dei Numeri
In quei giorni, il popolo non sopport il viaggio. Il popolodisse contro Dio e contro Mos: Perch ci avete fattosalire dallEgitto per farci morire in questo deserto? Perchqui non c n pane n acqua e siamo nauseati di questocibo cos leggero.Allora il Signore mand fra il popolo serpenti brucianti iquali mordevano la gente, e un gran numero dIsraelitimor.Il popolo venne da Mos e disse: Abbiamo peccato,perch abbiamo parlato contro il Signore e contro di te;supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti.
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Mos preg per il popolo.Il Signore disse a Mos: Fatti un serpente e mettilo sopraunasta; chiunque sar stato morso e lo guarder, resterin vita. Mos allora fece un serpente di bronzo e lo misesopra lasta; quando un serpente aveva morso qualcuno,
se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 77)Rit: Non dimenticate le opere del Signore!
Ascolta, popolo mio, la mia legge,porgi lorecchio alle parole della mia bocca.Aprir la mia bocca con una parabola,rievocher gli enigmi dei tempi antichi.
Quando li uccideva, lo cercavanoe tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio la loro rocciae Dio, lAltissimo, il loro redentore.
Lo lusingavano con la loro bocca,ma gli mentivano con la lingua:il loro cuore non era costante verso di luie non erano fedeli alla sua alleanza.
Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,invece di distruggere.Molte volte trattenne la sua irae non scaten il suo furore.
SECONDA LETTURA (Fil 2,6-11)
Cristo umili se stesso, per questo Dio lo esalt.Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippsi
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Cristo Ges,pur essendo nella condizione di Dio,non ritenne un privilegiolessere come Dio,ma svuot se stesso
assumendo una condizione di servo,diventando simile agli uomini.Dallaspetto riconosciuto come uomo,umili se stessofacendosi obbediente fino alla mortee a una morte di croce.Per questo Dio lo esalte gli don il nomeche al di sopra di ogni nome,perch nel nome di Gesogni ginocchio si pieghinei cieli, sulla terra e sotto terra,e ogni lingua proclami:Ges Cristo Signore!,a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio
Canto al Vangelo ()Alleluia, alleluia.Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,perch con la tua croce hai redento il mondo.Alleluia.
VANGELO (Gv 3,13-17)Bisogna che sia innalzato il Figlio delluomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Ges disse a Nicodmo:Nessuno mai salito al cielo, se non colui che disceso
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dal cielo, il Figlio delluomo. E come Mos innalz ilserpente nel deserto, cos bisogna che sia innalzato il Figliodelluomo, perch chiunque crede in lui abbia la vitaeterna.Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito, perch chiunque crede in lui non vada perduto,ma abbia la vita eterna.Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo percondannare il mondo, ma perch il mondo sia salvato permezzo di lui.
Parola del Signore
Preghiera dei fedeliCome popolo redento invochiamo Dio nostro Padre chenell'albero della croce ci ridona il frutto della vita in Cristosuo Figlio.Preghiamo insieme e diciamo:Per il mistero della croce, salvaci, Signore.
- Per la santa Chiesa, perch in ogni suo gesto, parola,opera annunzi l'immenso amore del Padre, che ha il segnopi eloquente nella croce del suo Figlio, preghiamo.- Per i vescovi, i presbiteri e i diaconi, perch siano servi etestimoni della sapienza dello Spirito, che scaturisce dallacroce, preghiamo.- Per tutti i membri del popolo di Dio, perch nella vita diogni giorno esprimano la realt della Messa, memorialeperenne della morte e risurrezione del Signore, preghiamo.- Per i perseguitati a causa della fede e della giustizia,perch dalla croce di Cristo attingano la certezza dellavittoria dell'amore sull'odio e del bene sul male,
preghiamo.Padre ricco di misericordia, che hai esaltato il tuo Figliofatto obbediente fino alla morte, infondi in noi la forza
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dello Spirito, perch possiamo portare quotidianamente ilpeso e la gloria della croce.Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Ci purifichi, o Padre, da ogni colpail sacrificio del Cristo tuo Figlio,che sullaltare della Croce espi il peccato del mondo.Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
PREFAZIOLa croce albero della vita.
veramente cosa buona e giusta,nostro dovere e fonte di salvezza,rendere grazie sempre e in ogni luogoa te, Signore, Padre santo,Dio onnipotente ed eterno.Nellalbero della Croce
tu hai stabilito la salvezza delluomo,perch donde sorgeva la mortedi l risorgesse la vita, e chi dallalbero traeva vittoria,dallalbero venisse sconfitto,per Cristo nostro Signore.Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria,le Dominazioni ti adorano,
le Potenze ti venerano con tremore.A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini,uniti in eterna esultanza.Al loro canto concedi, o Signore,che si uniscano le nostre umili vocinellinno di lode: Santo...
Oppure Prefazio della Passione del Signore I.
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Antifona di comunioneQuando sar elevato da terra,attirer tutti a me, dice il Signore. (Gv 12,32)
Oppure:
Chi crede nel Figlio di Dio, non muore,ma ha la vita eterna, dice il Signore. (cf. Gv 3,16)
Preghiera dopo la comunioneSignore Ges Cristo,che ci hai nutriti alla mensa eucaristica,fa che il tuo popolo,
redento e rinnovato dal sacrificio della Croce,giunga alla gloria della risurrezione.Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Commento
Lesaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspettodel suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita
provocata dal peccato e dallingratitudine delluomodiventa fonte, non solo di una sovrabbondanza damore,ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraversola follia della Croce, lo scandalo della sofferenza pudiventare sapienza, e la gloria promessa a Ges puessere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo.
La morte, la malattia, le molteplici ferite che luomo ricevenella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccolacreatura, unoccasione per lasciarsi prendere piintensamente dalla vita stessa di Dio.Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questasapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso laCroce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa,
nel sangue di Cristo, grido damore e seme di gloria perciascuno di noi.
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Commento su Giovanni 3,13-17Gaetano Salvati
Gaetano Salvati
Il Verbo, inchiodato sulla croce per amore, ha riunito tuttele genti, di ogni ceto, etnia e cultura, per formare un solopopolo che spera, crede e loda il Signore vincitore delpeccato e della morte. Nel suo amore, pi forte di qualsiasibarriera temporale, il credente trova la forza per lottarecontro le avversit, contro quelle tentazioni che estranianoil credente dalla realt donataci da Cristo: la vita eterna e
la consolazione gi su questa terra.Ecco allora il senso della festa odierna. Esaltare la crocedel Signore non significa elogiare il Dio del dolore,dell'indolenza nei confronti delle passioni umane; quantopiuttosto, riconoscere che il Dio rivelato il Venerd Santo il misericordioso, il prossimo alle nostre vicende. Talmente
vicino a noi da darci "il Figlio unigenito, perch chiunquecreda in lui abbia la vita eterna" (Gv 3,16). E il Verbo hamodificato la realt dell'esistenza, indirizzando ogni pena,ogni affanno, sulla via della croce. Per cui, adesso, ognicroce sparsa per il mondo, ogni ingiustizia invocata dachiunque, non inesaudita, ma accolta e trasformatadall'amore di Dio, dalla presenza dolce e silenziosa del
Crocifisso-Risorto. A riguardo, alcuni affermano che lesofferenze fisiche e spirituali sono date da Dio per lanostra purificazione, cio non si ancora degni di fissare ilSuo volto ed necessaria la via del dolore e del patire. Manon questo il senso della croce. Innanzitutto, nel vangeloGes guarisce le ansie, le malattie, fa ritornare in vita ifanciulli, consola i disperati. In seguito, sulla croce CristoGes si sacrifica per noi, muore per donarci la vita, quellaeterna, non una prospettiva di dolore: "Dio ha mandato ilFiglio non per condannare il mondo, ma perch il mondo
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sia salvato per mezzo di lui" (v.17). Accogliere etrasformare, quindi, esprime che Dio per mezzo del Figliodona a tutti la possibilit di una vita nuova che nontermina con la morte, che non si dispera di fronte allamalattia, che non ha paura di confrontarsi con i "grandi"
del mondo per chiedere la giustizia; ma che si rinfranca inogni istante nell'incontro con Lui, la nostra vera pace.
Il Crocifisso-Risorto chiede la nostra disponibilit adimitare la Sua obbedienza al Padre (Fil 2,8), vale a dire,amare i nostri fratelli, sacrificarsi per loro, per divenirediscepoli di speranza e carit. L'obbedienza implica
l'ascolto dei bisogni dei fratelli; ci possibile solo sesiamo disponibili ad imitare il sacrificio di Cristo Signore, laSua capacit di abbassarsi fino a toccare e guarire lanostra miseria. E noi, come cristiani, chiamati pervocazione ad essere santi, perch purificati dal sanguedell'innocente, siamo in grado di spogliarci della sete dicarriera, di egoismo, per rivestirci di umilt e aiutare chi
ha bisogno di verit, con sincerit? Amen.
Dio ha tanto amato il mondo...don Roberto Rossi
"Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perchchiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figliounigenito, perch chiunque crede in lui non vada perduto,ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perch il mondo sia salvato permezzo di lui.
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"Ges umili se stesso facendosi obbediente fino allamorte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esalt e gli don il nome che al disopra di ogni nome, perch nel nome di Ges ogni
ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ognilingua proclami: Ges Cristo Signore!,
Oggi la festa della esaltazione della Santa Croce, la festadell'amore infinito che Ges ci ha manifestato offrendo lasua vita sul legno della Croce. "Non c' amore pi grandedi chi d la vita per la persona amata"; "Dio ha tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio"! La celebrazione dioggi assume un significato ben pi grande di tutto questo: la celebrazione del mistero della croce che Cristo, dastrumento di ignominia e di supplizio, ha trasformato instrumento di salvezza. La formulazione pi profonda diquesto mistero si ha nella seconda lettura di questa festa,tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi: "Cristo umili se
stesso fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Diolo ha esaltato e gli ha dato un nome che al disopra diogni altro nome". Cos pure Giovanni, nel branoevangelico, ci d una lettura preziosa del mistero dellacroce, quella dell'amore di Dio: "Dio ha tanto amato ilmondo da dare il suo Figlio unigenito, perch chiunquecrede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna".
L' evangelizzazione, operata dagli apostoli, presentazionedi "Cristo crocifisso". S. Paolo afferma: "Predico Cristo eCristo crocifisso", "Di null'altro mi vanto, se non della crocedi Cristo".
Anche noi possiamo pregare con la liturgia: "Di null'altro ciglorieremo se non della croce di Cristo Ges, nostroSignore: Egli la nostra salvezza, vita e resurrezione. Permezzo di Lui siamo stati salvati e liberati".
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Ecco la nostra fede, ecco la nostra salvezza! Per questoogni nostra preghiera, ogni nostra azione, inizia con ilsegno della croce. Esso ci aiuta a ricordare, a celebrare, adaccogliere, a vivere l'amore infinito di Dio, Padre, Figlio eSpirito Santo, come ci dimostrato da Ges sulla croce.
Ogni croce o sofferenza che noi stessi viviamo e chel'umanit intera vive, sono partecipazione alla croce diCristo, per la salvezza del mondo. Dice S. Paolo: "Compionella mia carne ci che manca ai patimenti di Cristo, avantaggio del suo Corpo, che la Chiesa". Ci che stoltezza, diventa sapienza; ci che considerato disgrazia
diventa grazia e benedizione.Seguiamo con la fede e portiamo nel cuore il sacrificio ditanti cristiani e di tanti poveri della terra che vivono nelpericolo, subiscono persecuzione e danno testimonianzacon la vita come i cristiani dell'Iraq e le Suore martiri inBurundi.
Amore e dolore nel segno della crocemons. Antonio Riboldi
davvero un grande mistero dell'amore di Dio per noiquello che contempliamo nella Croce su cui il Figliounigenito don tutto se stesso, per farci partecipi del SuoAmore e della Sua Gloria.
La Chiesa, oggi, celebra cantando "il vessillo della croce,mistero di morte e di gloria... o croce unica speranza,sorgente di vita immortale, accresci ai fedeli la grazia,ottieni alle genti la pace".
Cos Paolo VI, presto beato, ci interpella: La croce non del tutto scomparsa nei profili dei nostri paesaggi rurali.Riposa anche sulle tombe dei nostri morti.... Non
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scomparsa dalle pareti di casa nostra (o almeno spero chele mode moderne non l'abbiano sfrattata di casa, per fareposto ad altro che la vanit dell'uomo). Cristo lapendente, morente, con il suo tacito linguaggio disofferenza redentrice, di speranza che non muore, di
amore che vince e che vive. Questo davvero bello.Ancora, almeno con questo segno siamo cristiani. Ma poi,nelle nostre coscienze personali grandeggia ancora questotragico e insieme luminoso albero della croce?... Noi tuttiricordiamo certamente che, se davvero siamo cristiani,dobbiamo partecipare alla passione del Signore edobbiamo portare dietro i passi di Ges, ogni giorno, lanostra croce. Cristo crocifisso esempio e guida'. (14settembre 1971)
Tutti noi, che viviamo, senza eccezioni, abbiamo una crocepersonale.
Ciascuno ha la sua. Inutile confrontarsi. Ogni croce fatta
su misura per le spalle di ciascuno. Rappresenta la nostrastoria di dolore. E ogni croce ha il suo significato, solo se,come quella di Ges, portata con amore. Diversamentediventa disperazione. E tutti sappiamo quali pericoli generala disperazione. Tutti abbiamo potuto conoscere amici,persone che, non trovando la via dell'amore, soffrono finoall'inverosimile.
Ma ogni croce che portiamo, anche se non locomprendiamo, una storia e pu diventare unameravigliosa storia di amore: quell'amore che non siracconta come una favola, che non evade i problemi, ma sicelebra con la ferialit della vita, che sempre contienegioie e sofferenze.
Porto sempre con me l'immagine di un quadrodell'Addolorata, presente nella cappella del mio noviziato alCalvario di Domodossola. Attorno a quella Madonna, che
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l'icona della sofferenza, scritto: All'amore e al dolore'.Amore e dolore come le due braccia della croce. Mabisogna avere tanta fede e saper vivere partecipando allapassione del Signore, che porta alla resurrezione.
nei momenti della sofferenza che si misura la nostra fedein Ges e il nostro amore per Lui.
Dice l'apostolo Giovanni nel Vangelo di oggi: "Ges disse aNicodemo: Nessuno mai salito al cielo, fuorch il Figliodell'uomo, che disceso dal cielo.... Bisogna che siainnalzato il Figlio dell'uomo, perch chiunque crede in Luiabbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo dadare il suo Figlio unigenito, perch chiunque crede in Luinon muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato ilFiglio nel mondo per giudicare il mondo, ma perch ilmondo si salvi per mezzo di Lui". (Gv. 3, 13-17) Sembraquasi incredibile che Dio ci ami cos tanto!
I cristiani che riescono nella vita pratica a penetrare in
questo mistero ineffabile di amore, scoprono nellasofferenza un modo di ricambiare tanto amore.
Dobbiamo riacquistare il vero senso dell'amore che viveanche di sofferenza, di dolore.
Scriveva sempre Paolo VI, parlando della Croce che attiraa s:
"Siamo tutti in modo e in grado diverso, sofferenti: forsenon sentiamo l'invito, che a s ci chiama, dell'Uomo checonosce il soffrire. Il dolore che nel mondo naturale come un isolante, per Ges un punto di incontro, unacomunione. Ci pensate fratelli? Voi ammalati, voidisgraziati, voi moribondi? Ci pensate voi uomini aggravati
dalla fatica e dal lavoro? Voi, oppressi e solitari dalle provee dalle responsabilit della vita? Tutti vi possono mancare,Ges in croce, no. Egli con voi. Egli in noi. Di pi, Egli
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per noi. il grande mistero della croce: Ges soffre pernoi!
Espia per noi. Condivide il male fisico dell'uomo, perguarirlo dal male morale.... ci parla di misericordia, ci
parla di amore, di resurrezione". (giugno 1956)Ges ha detto ai discepoli: "Se qualcuno vuole veniredietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ognigiorno e mi segua" e in un'omelia Papa Francesco hasottolineato che questo lo stile cristiano: Noi nonpossiamo pensare la vita cristiana fuori da questa strada.Sempre c' questo cammino che Lui ha fatto per primo: ilcammino dell'umilt, il cammino anche dell'umiliazione, diannientare se stesso, e poi risorgere. Ma, questa lastrada. Lo stile cristiano, senza croce non cristiano, e sela croce una croce senza Ges, non cristiana. Lo stilecristiano prende la croce con Ges e va avanti. Non senzacroce, non senza Ges.... E questo stile ci salver, ci dar
gioia e ci far fecondi, perch questo cammino dirinnegare se stessi per dare vita, contro il camminodell'egoismo, di essere attaccato a tutti i beni soltanto perme... Questo cammino aperto agli altri, perch quelcammino che ha fatto Ges, di annientamento, quelcammino stato per dare vita. Lo stile cristiano proprioquesto stile di umilt, di mitezza, di mansuetudine".
Le prove, le croci, le sofferenze di tutti i giorni, se offerte,ci santificheranno e tramite esse il Signore salver molteanime. La Vergine apparsa ai pastorelli di Fatima ce lo haconfermato, chiedendo loro: Volete offrire a Dio tutte lesofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione deipeccati dai quali Egli offeso e per domandare laconversione dei peccatori?.
La loro risposta fu immediata: S, lo vogliamo! E Mariacontinu: Andate dunque perch avrete molto da soffrire,
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ma la Grazia di Dio vi conforter. (Fatima, 13 maggio1917)
Chiediamo allo Spirito Santo occhi per vedere e cuore peramare.
Invochiamo lo Spirito Santo insieme, perch davverol'Amore di Dio, rivelatosi a noi in Ges Crocifisso, tocchinel profondo il nostro cuore e cambi la nostra vita.
La scuola della croce: amare non emozione ma
darepadre Ermes Ronchi
Festa dell'Esaltazione della Croce, in cui il cristiano tieneinsieme le due facce dell'unica evento: la Croce e laPasqua, la croce del Risorto con tutte le sue piaghe, larisurrezione del Crocifisso con tutta la sua luce.
Parafrasando Kant: La croce senza la risurrezione cieca;la risurrezione senza la croce vuota.
Dio ha tanto amato. questo il cuore ardente delcristianesimo, la sintesi della fede: Dove sta la tua sintesil sta anche il tuo cuore (Evangelii Gaudium 143). Noinon siamo cristiani perch amiamo Dio. Siamo cristianiperch crediamo che Dio ci ama (L. Xardel). La salvezza che Lui mi ama, non che io amo Lui. L'unica vera eresiacristiana l'indifferenza, perfetto contrario dell'amore. Ciche sventa anche le trame pi forti della storia di Dio solo l'indifferenza.
Invece amare tanto cosa da Dio, e da veri figli di Dio.E penso che ogni volta che una creatura ama tanto, in quel
momento sta facendo una cosa divina, in quel momento generata figlia di Dio, incarnazione del suo progetto.
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Ha tanto amato il mondo: parole da ripetere all'infinito,monotonia divina da incidere sulla carne del cuore, dacustodire come leit-motiv, ritornello che contiene l'es-senziale, ogni volta che un dubbio torna a stendere il suovelo sul cuore.
Ha tanto amato il mondo da dare: amare non unaemozione, comporta un dare, generosamente,illogicamente, dissennatamente dare. E Dio non pu darenulla di meno di se stesso (Meister Eckart).
Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, maperch il mondo sia salvato per mezzo di lui. Mondosalvato, non condannato. Ogni volta che temiamocondanne, per noi stessi per le ombre che ci portiamodietro, siamo pagani, non abbiamo capito niente della cro-ce. Ogni volta invece che siamo noi a lanciare condanne,ritorniamo pagani, scivoliamo fuori, via dalla storia di Dio.
Mondo salvato, con tutto ci che vivo in esso. Salvare
vuol dire conservare, e niente andr perduto: nessungesto d'amore, nessun coraggio, nessuna forteperseveranza, nessun volto. Neppure il pi piccolo filo d'er-ba. Perch tutta la creazione che domanda, che gemenelle doglie della salvezza.
Perch chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia
la vita eterna. Credere a questo Dio, entrare in questadinamica, lasciare che lui entri in noi, entrare nello spaziodivino dell'amare tanto, dare fiducia, fidarsi dell'amorecome forma di Dio e forma del vivere, vuol dire avere lavita eterna, fare le cose che Dio fa', cose che meritano dinon morire, che appartengono alle fibre pi intime di Dio.Chi fa questo ha gi ora, al presente, la vita eterna, una
vita piena, realizza pienamente la sua esistenza.
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Quell'assurda idiozia d'esaltare un Perdentedon Marco Pozza
Un perdente della peggior specie. Cos fallito d'essere statoappeso al patibolo come gesto d'infamia e avvisaglia per i
posteri: per tutti coloro che, nel nome Suo, s'azzarderannonell'ardua avventura della Verit. Sulla Croce: il disprezzo,la villania; il disgusto manifesto, il ludibrio pubblico, lavergogna nazional-popolare. Perchdunque esaltareCostui, portare a spasso costei - la Croce-, battersi il petto e intonare canti? Perch acclamare unperdente - che poi Il Perdente per eccellenza - col rischio
d'apparire ridicoli oltrech illusi prima e disillusi aposteriori? Che significa Ti saluto, o Croce santa, / cheportasti il Redentor; / gloria, lode, onor ti canta / ognilingua ed ogni cuor?
Aveva forse ragione donna Mansueta, settant'anni sullagroppa dei quali oltre cinquanta a raffazzonare lezioni di
catechesi. Ne era davvero convinta: "se non preghi Dionon t'aiuta. Chiedigli subito scusa. Ci penser Dio apunirti". Forse s'era dimenticata che la Croce non fu iltitolo di coda di quell'inimitabile storia d'amore: dopo laCroce del Venerd, ci fu lo sterminato silenzio del sabato ela sorprendente sorpresa della domenica. Quel sepolcrotrovato vuoto che divenne la ragione prima della
grandezza di Maria, quella di Nazareth: reggere il peso distar sotto la Croce le valse il diritto di guardare in faccia lamorte - che da quel giorno divenne la croce piinsopportabile - e sbeffeggiarla assieme al Figlio suoRisorto: Dov', o morte, la tua vittoria? Dov', o morte, iltuo pungiglione? (1Cor 15,55). Dov', o Croce, la tuaarroganza?
Eccola la Croce per la quale oggi s'imbastisce una festa (almio paesello addirittura unasagra);festa tanto bellaquanto incomprensibile. Ci sarebbe davvero da
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festeggiare, a ben pensarci. Festeggiare fino allastordimento, all'eccitazione pi piena, al punto tale datornarsene a casa con la testa che gira e il corpo sbilencoche traballa tant' la gioia. Quella croce non bella in s: un legno, sporcato di sangue, trafitto dalla menzogna,
patibolo di infami. E' un legno che non vale nulla,nemmeno il prezzo di uno scranno che da l qualche bravofalegname potrebbe recuperare. Quel legno vale soloperch ha ospitatol'Amore sbeffeggiato. Al pari di quelvecchio lenzuolo macchiato di sangue: il suo prezzo irrisorio, qualche soldo o poco pi l'avran pagato. Eppure ilsuo valore divenuto inestimabile per aver coperto il Reper un pugno d'ore. Nessun oggetto ha valore in s: chi glitributa fama, gloria e sprechi la grandezza e la santit dichi l'indossa. Cos fu anche di quel legno: valeva poco pidi nulla, divenne il simbolo universale dell'Amore folle.Quello che il Vangelo colora di esagerazione: Dio ha tantoamato il mondo da dare il Figlio unigenito. Non scrisseche "Dio ha amato il mondo". Si concede il lusso diun'esagerazione: "ha tantoamato il mondo". Ha rischiato,ha esagerato, s' quasi fatto passare per scimunito agliocchi dei sapienti. Tanto.
Le tre vittime montarono insieme sugli sgabelli.I tre colli furono infilati nei cappi allo stesso momento.
"Viva la libert!" gridarono i due adulti.Ma il ragazzo rimase in silenzio."Dov' Dio? Dov'?" chiese qualcuno dietro di me.
Ad un segno del comandante del campo, i tre sgabellirotolarono...
Cominci la marcia dinanzi alle forche. I due grandi
non vivevano pi. Le lingue cianotiche penzolavanogonfie. Ma la terza corda si muoveva ancora; cosleggero, il ragazzo era ancora vivo...
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Stette l per pi di mezz'ora, lottando tra la vita e lamorte, morendo d'una lenta agonia sotto i nostri occhi.E lo dovemmo guardare bene in faccia. Era ancora vivoquando io passai. La lingua ancora rossa, gli occhi nonancora vitrei. Dietro di me, udii lo stesso di prima
domandare:"Dov' Dio adesso?"E udii una voce dentro di me rispondergli:"Dov'? Eccolo l - appeso a quella forca..."Quella notte la zuppa sapeva di morto.
(E. Wiesel, La Notte)
Quel legno davvero da esaltare. Perch stato abitatodall'Amore, perch divenuto il simbolo dell'Amoreesagerato, perch ci che gli uomini volevano simbolo delfallimento divenne simbolo del riscatto: della vita che nonmolla. Di Satana che, imbecille come nessun altro, s'illudesempre d'aver l'ultima parola. Quella che abbassa le
serrande. Che, invece, da quella Croce s'alzano solamente:per ospitare - Non ha mandato il Figlio nel mondo percondannare il mondo, ma perch il mondo sia salvato permezzo di lui - e per ricominciare. Per scandalizzare,anche: perch il vero scandalo - con buona pace diMansueta - non un Dio che muore in croce ma un Dioche risorge e prende a schiaffi la Morte. Che, paradossale
quanto ambizioso, piuttosto che spiegare il perch delmale, scelse l'unica lezione che si poteva ascoltare senzacorrere il rischio d'interpretare malamente: scelse d'abitareil dolore pi assurdo e assoluto - la Morte - per poirisorgere. Lasciando la pi splendida tra le ereditpossibili: Volgeranno lo sguardo a colui che hannotrafitto (Gv 19,37). Ovvero contempleranno la Croce dal
giardino della Risurrezione.Da una posizione privilegiata.
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Dio ha tanto amato il mondomons. Gianfranco Poma
Il 14 settembre la Liturgia celebra la festa della
"Esaltazione della S. Croce": la XXIV domenica del tempoordinario, quest'anno assume un significato particolare,ponendoci con chiarezza di fronte alla sconvolgente"differenza" cristiana. "Esaltare la Croce" non privo dirischi: potrebbe indurre a pensare ad un Dio sadico chegode nel far soffrire il proprio figlio e le sue creature, o allavolont masochista delle creature che ritengono di farsiDio amico offrendogli sacrifici a lui graditi, o potrebbe,come di fatto avvenuto, diventare la giustificazione aldesiderio di usare la Croce di Cristo per le propriebattaglie, come un'arma che assicura la vittoria. Celebrarequesta festa per noi significa entrare nel mistero dellaCroce: la Croce ci libera dal pericolo di teorizzazioni,
gnosticismi, utopie consolatorie e ci fa incontrare l'eventococreto e la persona di Ges di Nazareth. Come "ilcenturione, che si trovava di fronte, avendolo visto spirarein quel modo, disse: Davvero quest'uomo era figlio di Dio!"(Mc.15,39), anche noi siamo chiamati a porci di fronte allaCroce, a guardarlo morire in quel modo e solo dopo nonessere fuggiti, non esserci scandalizzati di lui ed essere
scesi con lui nel profondo della nostra umanit, sentireche, nella identificazione con lui, sentire che la nostra vitacambia. Guardando la Croce entriamo nel mistero del figliodell'uomo, della fragilit senza limite dell'uomo checontinua a desiderare l'infinito, e nel mistero di Dio chediscende nel limite umano per riempirlo con il suo infinitoAmore: nella carne crocifissa di Ges, il mistero di Dio e
dell'uomo si incontrano in un infinito abbraccio di Amore.Noi vorremmo che il mistero si sciogliesse: vorremo cheDio facesse il grande miracolo... ma finirebbe la storia, non
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ci sarebbe il mondo, non ci saremmo noi! Dio continua adimplorarci perch nella Croce di Ges, e nelle nostre croci,spesso terribili, crediamo il suo Amore.
Anche a noi, oggi, come a Nicodemo, Ges chiede il
coraggio della fede (Giov.3,13-17). Nicodemo il primodei personaggi che egli incontra, nel Vangelo di Giovanni: uno dei capi dei Giudei, un maestro, rappresentante delsapere teologico giudaico nella sua pi alta espressione.L'incontro con Ges lo guida nel cammino interiore dellaricerca del senso della vita: un dialogo perchcomprenda che l'uomo che cerca, trova la luce aprendosi
all'accoglienza di un dono di Amore che illumina la suanotte. Gradualmente Nicodemo scompare, si oltrepassa ildialogo tra due maestri: solo Ges parla, il suo diventa undiscorso di rivelazione. Nella sua notte, Nicodemo cercavaGes come maestro, buon interprete della Parola di Dio,che gli spiegasse la via adeguata per salire a Dio e trovareil senso della vita: Ges lo spiazza, presentandogli la sua
impensabile novit. Giovanni scrive quando l'evento finaledella vita di Ges gi accaduto: Ges disceso, sino allamorte, sino alla Croce. Adesso annuncia che proprio perquesto "salito al cielo": si annientato sino alla morte,ha lasciato spazio all'Amore. Facendosi piccolo l'Amorediventa infinito. Nella sua Croce, simbolo estremo dellafinitezza umana, Ges mostra che la salvezza che l'uomo
cerca, non la trova "innalzandosi", cercando con le proprieforze di trascendere il limite dell'esistenza creaturale, mapercorrendo fino in fondo la sua via, che fa dell'esistenzaumana lo spazio all'Amore di cui il Padre riempie il Figlio.Solo "discendendo" l'uomo " innalzato": solo lasciandospazio all'Amore, tutto dell'uomo diventa Amore.
Cos, oltrepassando Nicodemo, al mondo, a noi, oggi, Gespresenta se stesso, come lo spazio umano nel qualel'Amore di Dio si completamente donato, perch il
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mondo sia salvato: tutto il mondo, nella sua fragilit, pieno di Amore, Amore che si fa piccolo, per essereinfinito. "Credere l'Amore" la proposta che con insistenzaGes fa alla fine del suo monologo. Continua la storia, nonpu esistere un mondo ideale nel quale non ci sono
problemi, non c' sofferenza, non c' fragilit morale, nonci sono serpenti... Dio non evita la morte del suo Figlio,Ges ha sperimentato l'angoscia, salito sulla Croce: mapersino nell'oscurit pi profonda, Dio presente con ilsuo infinito misterioso Amore. Credere l'Amore, vederlo intutte le cose, nella quotidianit pi fragile, sperimentareun Dio che non condanna, non giudica, ma ci dona unavita che nel tempo ma non rinchiudibile dentro nessunconfine tanto inesauribilmente grande.
Commento su Giovanni 3,13-17
Omelie.org (bambini)
Oggi una grandissima festa per noi cristiani!Celebriamo infatti l'Esaltazione della Croce.
Vorrei cominciare la riflessione di questo vangeloleggendo assieme a voi il significato della parola"esaltazione". Sapete infatti anche voi che, percapire bene le cose, bisogna innanzitutto conoscerle.In questo vocabolario che ho portato i significatisono:lode, elogio, innalzamento, glorificazione,magnificazione, trionfo... tutte parole che sottintendonogioia, bellezza, grandezza, onore.
Generalmente, nel nostro linguaggio quotidiano, quando
parliamo di croce, sottintendiamo sofferenza, morte,tristezza...
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Ed allora, secondo voi, la Chiesa ha istituito questa festaper lodare ed elogiare tutto ci che ci fa soffrire? Certo cheno!
Quante volte anche papa Francesco ci fa capire che gli
amici di Ges vivono nella gioia! Ha scritto pure un libroche s'intitola: "La gioia del vangelo"!
Il papa lo inizia cos: "La gioia del Vangelo riempie il cuoree la vita intera di coloro che si incontrano con Ges edinvita ad annunciare il Vangelo a tutto il mondo, a portarea tutti l'amore di Dio.Ed allora perch oggi celebriamo l'esaltazione della Croce?
Voglio dirvi prima di tutto qualcosa sull'origine di questafesta.
La leggenda dice che S. Elena (madre di Costantino, ilprimo grande imperatore romano che si convert alcristianesimo), fu la prima archeologa cristiana che cerc
le tracce della passione di Ges. Sempre secondo laleggenda, Elena trov resti della croce, strumenti ditortura, chiodi e la corona di spine.
Questa festa inizia ad essere celebrata il 13 settembre del335 quando venne inaugurata la grande basilica diCostantino che inglobava al suo interno sia il luogo dellacroce sia quello della sepoltura. La festa si diffuse prima inOriente e poi arriv a Milano all'inizio dell'anno 1000.Ancora oggi noi la celebriamo ogni 14 settembre.Allora, tornando a noi, perch esaltiamo la Croce?
Perch non il segno della sofferenza di Dio ma il segnodel suo amore per noi.
Questa domenica non facciamo festa per quello strumentodi tortura, ma facciamo festa per l'amore del Signore chesi dona fino ad accettare la croce trasformandola, per noi,in strumento di vita eterna.
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Morendo si fatto uno di noi, risorgendo viene esaltato dalPadre e diventa il nostro salvatore.Fino a questo punto ci ha voluto bene.Potremmo dire dunque che oggi la Festa della Vita.
Penso che a ciascuno di voi capiti di dire parole carine,consolanti, di comportarsi affettuosamente con coloro aiquali volete bene... questi sono segni bellissimi!
Ma una cosa dimostrare il nostro bene con gesti diaffetto, di condivisione, di comprensione, un'altra lasciarsi inchiodare ad una croce.Il Signore, a noi, non chiede certamente di fare questo!!!Per Lui, per noi, l'ha fatto.
Egli ha preso il posto degli ultimi ed morto con la mortepi infamante del tempo. Pensate bambini... una volta gliantichi Romani riservavano questo supplizio agli schiavi edai criminali pi spregevoli, escludendone sempre chi avevala cittadinanza romana.
Esaltare la croce significa allora esaltare l'amore, significaaprire il nostro cuore alla grandezza di questo dono delPadre, significa essere affascinati da Ges che sta l,innalzato su quel legno, per donarci la salvezza.
Vi siete mai messi davanti ad un crocifisso consapevoli diquanto Dio si abbassato, al punto tale da morire inquesto modo per noi?
Fatelo questa sera davanti al crocifisso della vostracameretta, fatelo come preghiera, state in silenzio davantia Ges, guardate bene questa maniera inconcepibile divoler bene di Dio, credete con tutto il cuore che Dio presente nella vostra vita come Ges ce lo ha mostrato,
riconoscete che vi vicino in ogni momento, anche inquelli dolorosi.
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Nel brano del vangelo di oggi, Ges preannuncia aNicodemo quello che dovr subire.
Nicodemo era un dottore della legge ed era andato da luidi notte, in segreto, per non essere visto dagli altri farisei.
A questo giudeo Ges dice:" Nessuno mai salito alcielo, se non colui che disceso dal cielo, il Figliodell'uomo. E come Mos innalz il serpente neldeserto, cos bisogna che sia innalzato il Figliodell'uomo, perch chiunque crede in lui abbia la vitaeterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suoFiglio unigenito, perch chiunque crede in lui nonvada perduto, ma abbia la vita eterna".
Ges, quando parla del serpente di Mos, fa riferimentoall'episodio dell'Antico Testamento che oggi abbiamoascoltato nella Prima Lettura.
Quando il popolo d'Israele, invece di essere riconoscente aDio per essere stato liberato dalla schiavit dell'Egitto,cominci a lamentarsi del viaggio nel deserto, fu assalitoda serpenti velenosi che uccidevano col loro velenochiunque veniva morso. Il popolo allora, impaurito epentito, chiese aiuto a Mos il quale, per ordine delSignore, innalz su un'asta un serpente di bronzo:chiunque, dopo essere stato morso, lo avesse guardato,sarebbe rimasto vivo. Evidentemente ci che teneva in vitaquelle persone non era il serpente di bronzo... cosa ditebambini? Era la fede in Dio.
Questo episodio dell'Antico Testamento che Ges raccontaa Nicodemo ci fa capire ancora una volta quanto Dio ama
gli uomini. Come allora il popolo d'Israele aveva la vita seguardava al serpente, cos il Padre, mandando suo Figlio, intervenuto nel viaggio della nostra esistenza: chi guarda
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al Crocifisso con fede, chi vive secondo il suo amore, vivrnella gioia gi in questa terra e nella vita eterna.
Non credo che succeda a voi, ma molti si vergognano diessere cristiani: ad esempio si vergognano di dire che
vanno a messa, o al catechismo, o dire che pregano, o sivergognano di fare il Segno della Croce...
Il Segno della Croce: il segno della nostra redenzione,l'abbraccio di Dio ad ogni uomo, il segno del cristiano, ilsegno che il sacerdote ci fa nel giorno del nostroBattesimo, il segno che ci d il coraggio di combattere perfar vincere il bene.
Fare il Segno della Croce come indossare l'armatura diDio per la battaglia contro il male.
Ce lo prendiamo l'impegno di indossare ogni giorno questaarmatura per dire che ci affidiamo a Dio Padre come hafatto Ges, che ci fidiamo del suo Amore che, sconfiggendo
la morte, ci ha donato la Vita "per sempre"?Commento a cura di Maria Teresa Vison
Commento su Giovanni 3,13-17
don Michele Cerutti
Nella nostra Europa c' forte l'esigenza nel popolo di Dio diriscoprire le proprie radici cristiane. Questa una giustaesigenza a cui si spera si accompagni il vedere fruttiabbondanti.
La festa dell'Esaltazione della Santa Croce ci aiuta proprionella direzione della riscoperta delle nostre radici.
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Intorno al 320 d. C, l'imperatrice Elena di Costantinopolitrov la Vera Croce, la croce su cui mor Nostro SignoreGes Cristo. Molti anni dopo, nel 614, il re Cosroe II diPersia invase e conquist Gerusalemme e port via laCroce. Ma nel 628 l'imperatore Eraclio la recuper e la
port di nuovo a Gerusalemme, il 14 settembre di quellostesso anno. La Croce fu portata attraverso la cittdall'imperatore in persona. Da allora questo giorno incluso nel calendario liturgico come festa dell'Esaltazionedella Croce.
La data del 14 settembre comune all'Oriente e
all'Occidente.Ma a noi cosa dice oggi la Croce? Ha un significatoprofondo?
Sant'Andrea di Creta afferma: "Noi celebriamo la festadella santa croce, per mezzo della quale sono statecacciate le tenebre ed ritornata la luce. Celebriamo la
festa della santa croce, e cos, insieme al Crocifisso,veniamo innalzati e sublimati anche noi. La croce gloriadi Cristo, esaltazione di Cristo. La croce il calice preziosoe inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, la sintesi completa della sua passione".
In questa festa siamo invitati a testimoniare la nostra fede
con una vita di umile servizio., per essere pronti a pagareanche di persona per rimanere fedeli al Vangelo dellacarit e della verit.
La liturgia della Parola ci aiuta a entrare in questadimensione.
San Paolo su questo punto ci ricorda che Ges Cristo non
ritenne il privilegio di essere come Dio, ma divent simileagli uomini. Allora comprendiamo che la Croce un segnodella sofferenza di Dio, ma soprattutto espressione del
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suo amore. Quindi il passo che c' richiesto da compiere di rispettarne il segno.
E' veramente brutto vedere quanti sgorbi impressionanti sifanno e si vedono quando si entra in Chiesa. Il cristiano
cerca di fare bene il suo segno di croce Fare il segno dicroce significa proclamare la nostra appartenenza a Cristo:siamo stati segnati con la sua croce e siamo felici dimanifestarlo. S. Tommaso esprime bene il significato el'importanza del segno della croce. "Il segno della croce ilsegno della Passione di Cristo e non lo facciamo soltantoper benedire e consacrare, ma anche per professare la
propria fede nella potenza della Passione del Signore" (S.Tommaso).
La liturgia piena dei segni di croce e nessuna cerimoniainizia senza questo gesto. Il segno di croce appare di voltain volta o come invocazione alla SS. Trinit o come ricordodel mistero della Passione e morte del Signore. Quindi fare
il segno di croce significa chiedere la benedizione a Dio enello stesso tempo professare la propria fede.
Lo facciamo prima della preghiera perch ci introduca nelraccoglimento e ci metta spiritualmente in ordine,concentrando in Dio pensieri animo e volont; dopo lapreghiera affinch rimanga in noi ci che Dio ci ha donato,nella tentazione perch ci renda forti, nel pericolo perch ci
protegga.
"Il segno della croce il segno pi santo che ci sia:dobbiamo farlo bene: lento, ampio, consapevole, in modoche abbracci tutto il nostro essere, corpo, anima, pensieri,volont e tutto venga irrobustito, consacrato nella forza diCristo nel nome di Dio uno e trino!" (Guardini).
Proprio perch rappresenta la Passione di Ges il segno dicroce nello stesso tempo un gesto di benedizione. Nellinguaggio biblico benedire ha due significati:
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- Dio ci benedice, cio Dio ci vuol bene (Gen 28,3; Deut26,15...)
- noi benediciamo Dio, cio lodiamo Dio e a lui rendiamograzie per tutti i suoi benefici (Gen 4,20; Sal 113).
In entrambi i casi ancora il segno della croce che il piespressivo di questa benedizione perch quale benemigliore Dio pu darci di quello di spandere su di noi lagrazia acquistata da Ges sulla croce? Di quale beneficiopi grande possiamo ringraziare Dio se non di quello diaverci dato suo Figlio morto in croce per liberarci dai nostripeccati?
Il segno della croce quindi senza dubbio il simbolo piprofondo che ci sia nella nostra vita liturgica. il segnodella efficacia del Mistero della fede grazie al qualeabbiamo accesso a Dio.
All'annuncio della lettura o proclamazione del Vangelo i
fedeli, mentre rispondono: "Gloria a te Signore", sonoinvitati a tracciare con il pollice un segno di croce sullafronte, sulle labbra e sul petto.Questi segni di croce hanno un profondo significato:
- segniamo con la croce la fronte per non aver vergogna diubbidire alla Parola di Dio (Lc 9,26; Ap 14,1-5)
- segniamo con la croce le labbra per esprimere chevogliamo conoscere questa Parola di Dio (Lc 18,8; Num10,10)
- segniamo con la croce il petto per significare che questaParola viva innanzitutto nei nostri cuori (Lc 6,45; 8,15).
In conclusione possiamo dire che questo triplice segno di
croce vuole auspicare che il Vangelo diriga i nostri pensieri,le nostre parole, le nostre azioni, cio tutta la nostra vita.
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Facciamo bene questo segno e viviamo in questadimensione di rispetto.
Un amore da esaltarePaolo Curtaz
Avete ragione, scusate.
Gi solo la titolazione di questa festa che, quest'anno,sostituisce la domenica ci infastidisce.
Come si fa ad esaltarela croce? Il dolore non mai daesaltare, n, bene ribadirlo, ha in s una valore positivo.
Davanti al dolore dell'innocente, davanti alla sofferenzainattesa, davanti ai tanti volti di persone che hanno avutola vita stravolta dalla tragedia di una malattia o di un lutto,le parole diventano fragili e l'annuncio del Vangelo si fazoppicante.
L'unica vera obiezione all'esistenza di un Dio buono, coscome Ges venuto a svelare, il dolore dell'innocente.
Molti dei dolori che viviamo hanno la loro origine nell'usosbagliato della nostra libert o nella fragilit dellacondizione umana. Ma davanti ad un bambino che muoreanche il pi saldo dei credenti vacilla.
Al discepolo il dolore non evitato, e non cercate nellaBibbia una risposta chiara al mistero del dolore (Madavvero cerchiamo una risposta? Noi vogliamo nonsoffrire, non delle risposte!).
Non troviamo risposte al dolore, troviamo un Dio che
prende su di s il dolore del mondo.E lo redime.
La regina pellegrina
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Quella di oggi una festa nata da un fatto storico: ilritrovamento da parte della regina Elena, madredell'imperatore Costantino, primo imperatore convertitosialla fede (cos pare...), del luogo della crocifissione aGerusalemme.
Quel luogo fu conservato con devozione dai discepolidurante tre secoli, malgrado Roma imperiale avesse fattodi tutto per farlo dimenticare e l, dopo lo scavo delsepolcro, fu ritrovata dalla regina Elena in una cisterna lapresunta croce di Ges con il titulum crucis.
Grandissimo scalpore suscit quella scoperta e le comunitcristiane si ritrovarono in un ventennio dall'essereperseguitate al vedere portata la croce trionfalmente aCostantinopoli.
Per noi oggi, giunge l'occasione di una seria riflessionesulla croce.
Dio non ama la sofferenzaLa croce non da esaltare, dicevamo, la sofferenza non mai gradita a Dio, Dio non gradisce il sacrificio fine a sestesso.
Lo dico per scongiurare la tragica inclinazioneall'autolesionismo tipica del cattolicesimo, inclinazione che
crogiola il cristiano nel proprio dolore pensando che questolo avvicini a Dio, inclinazione che produce molti danni.
La nostra una religione che rischia di fermarsi al venerdsanto, perch tutti abbiamo una sofferenza da condivideree ci piace l'idea che anche Dio abbia sofferto come noi. Mala nostra fede non resta ferma al calvario, sale al sepolcro.
E lo trova vuoto.
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La felicit cristiana una tristezza superata, una croceabbandonata perch ormai inutile e questa croce, ormaivuota, viene esaltata.
la croce gloriosa e inutile che oggi esaltiamo. Non quella
sanguinante cui ancora vengono appesi mille e mille cristisanguinanti e morenti.
Una croce che ha portato Dio, che diventata il trono dacui ha manifestato definitivamente la sua identit.
La croce non il segno della sofferenza di Dio, ma del suoamore.
La croce epifania della seriet del suo bene per ciascunodi noi.
Fino a questo punto ha voluto amarci, perch altro usaredolci e consolanti parole, altro appenderle a tre chiodi,sospese fra il cielo e la terra.
Il paradosso dell'amoreLa croce il paradosso finale di Dio, la sua ammissione disconfitta, la sua dichiarazione di arrendevolezza: poich ciama lo possiamo crocifiggere.
Esaltare la croce significa esaltare l'amore, esaltare lacroce significa spalancare il cuore all'adorazione e allostupore.
Innalzato sulla croce (Giovanni non usa mai la parola"crocifisso" ma "osteso" cio mostrato) Ges attira tutti as.
Davanti a Dio nudo, sfigurato, cos irriconoscibile da
necessitare di una didascalia per riconoscerlo, possiamoscegliere: cadere nella disperazione o ai piedi della croce.
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Dio - ormai - evidente, abissalmente lontano dallacaricatura che ne facciamo; egli li, donato per sempre.E al discepolo chiesto di portare la sua croce.
Ho scoperto che, spesso, la croce sono gli altri a
procurarcela. O noi stessi.E noi ci svegliamo ogni mattina e la carteggiamo e lapialliamo.
Evitiamo le sofferenze inutili, abbandoniamo i dolori chescaturiscono da un'errata visione del mondo!
Portare la propria croce significa portare l'amore nella vita,fino ad esserne crocifissi.
La croce non sinonimo di dolore ma di dono, donoadulto, virile, non melenso n affettato.
Dio ci ha presi sul serio, rischiando di essere uno dei tantigiustiziati della storia.
Questa festa, allora, per noi l'occasione di posare losguardo sulla misura dell'amore di un Dio che muore peramore, senza eccessi, senza compatimenti, libero didonarsi, osteso, amici, osteso.Questo, ora, il volto di Dio.
Cristi
Allora ti rispondo, amico che scrivi urlando a Dio il tuodolore: alla fine della tua acida preghiera non troverai unmuro di gomma, n un volto indurito ma - semplicemente- un Dio che muore con te.
E potrai scegliere di bestemmiarlo e accusarlo ancora della
nostra fatica oppure - che egli te lo conceda - restarestupito come quel ladro crocifisso che non sapevacapacitarsi di tanta follia d'amore.
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Tutto qui, tutto qui: la croce l'unit di misura dell'amoredi Dio.
S, amici, c' di che celebrare, c' di che esaltare, c' diche esultare.
Attirati dall'amoredon Luciano Cantini
Il Figlio dell'uomo
L'incontro con Nicodemo sembra continuare ma il dialogodiventa un monologo di Ges, o forse una riflessione diGiovanni oppure di entrambi. Ges parla di se stesso comedi un'altra persona, non dice "Io", ma "Il Figlio dell'uomo". una espressione antica che troviamo spesso nellaScrittura per indicare l'essere umano come appartenente
alla stirpe umana (cfr. Sal 8,5; 80,18; Ez 2,1; ecc.).Questa espressione, per, la ritroviamo nel profeta Danielecon una connotazione nuova (Dn 7,13-14): ecco venirecon le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo. Aquesto Figlio dell'uomo apparso nel cielo gli furono datipotere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue loservivano: il suo potere un potere eterno, che non finir
mai, e il suo regno non sar mai distrutto.Ges predilige definirsi Figlio dell'uomo perch insiemerivela la sua umanit e la sua messianicit. Qui sembraintrodurre qualcosa di esclusivo che approfondiscel'immagine del profeta Daniele: colui che sale al cielo ne anche disceso. Dice sant'Agostino: Egli non abbandon il
cielo, quando di l discese fino a noi; e neppure si eallontanato da noi quando nuovamente asceso al cielo.
Bisogna che sia innalzato
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Al povero Nicodemo, impastato di dottrine farisaiche cheimmaginavano il Messia come interprete autentico einviato da Dio per far osservare la Legge, Ges fa memoriadella storia di Israele perch in lui si d compimento alleScritture. Come il serpente innalzatonel deserto (Cfr. Num
21, 4-9) strappava alla morte gli ebrei avvelenati, cosl'innalzamentodel Figlio dell'uomo sar segno di salvezzaper coloro che credono.
"Riverser sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti diGerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione:guarderanno a me, colui che hanno trafitto" (Zc 12,10;
Cfr. Gv 19,37)La gratuit di uno sguardo si contrappone alla oppressionedi una legge che pretende di interpretare la volont divina.Oggi guardiamo con orrore al massacro nel mondoislamico come estrema conseguenza di una pretesa umanama non ci manteniamo distanti se alla interpretazioni delle
leggi, pur necessarie, non affianchiamo la gratuit dellosguardo misericordioso di Dio sull'uomo e lo sguardo disperanza dell'uomo verso Dio.
Chiunque crede in lui
Per due volte affermata la necessit del "credere" per"avere" la vita eterna, in ambedue l'origine il "dono" di
Dio, prima raffigurato dall'innalzamento del Figliodell'uomo, poi dall'amore di Dio che dona il Figliounigenito. Per credere non c' la necessit di aderire aqualche dottrina o partecipare di qualche organizzazione,neppure al culto, piuttosto una esigenza pressante dinutrire il cuore di amore, dare spessore all'esistenza,lasciarla dominare dalla gioia di aver trovato, fin da subito,la vita eterna. La Fede libera da ogni costrizione, dallasottomissione pedissequa alla Legge, per riempirel'esistenza dello stesso amore di Dio: "ama e fa' ci che
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vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli,parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore;sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radicedell'amore, poich da questa radice non pu procedere senon il bene"(S. Agostino).
L'amore di Dio per il mondo non raffigurato nel donodella vita eterna ad ogni uomo, ma dall'offerta del Padreall'umanit intera del suo Figlio unigenito. C' dunque unpassaggio, uno sguardo da incrociare, un riferimentoimprescindibile: "quando sar innalzato da terra, attirertutti a me"(Gv 12,32).
Dobbiamo lasciarci attrarre dall'amore infinito delCrocifisso, amore che supera ogni misura perch il Figlio eil Padre esprimono nella comunione lo stesso amore per ilmondo: Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, alloraconoscerete che Io Sono (Gv 8,28).
Perch il mondo sia salvato
Il "mondo" quello che non stato capace di riconoscerlo(Gv 1,10; 15,18), quello che lo odia (Gv 7,7), a cui ilSignore non appartiene (Gv 8,23; 18,36), eppure Dio loama e lo ama tanto.
Questo "mondo", profondamente ingiusto nelle sue
codificazioni, nei confini che esasperano l'inimicizia, nellereligioni che giustificano la violenza, nell'economia cheimpoverisce i poveri e arricchisce i ricchi, nei poteri chealimentano l'odio..., questo "mondo" Dio lo ama, e vimanda il Figlio suo quale prova suprema ed evidente diquesto amore. Ecco, l'amore di Dio visita il mondo, neattraversa la storia, lo riempie e lo salva.
Se nel progetto di Dio necessario che il Figlio dell'uomosia innalzato, altrettanto necessario che l'uomo creda in
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lui per non andare perduto: la salvezza di questo nostromondo totalmente compromessa con la nostra fede, conla volont di lasciarci avvolgere dal suo amore e liberi daogni altro compromesso, diventare capaci d'amore.
Cos bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomoMovimento Apostolico - rito romano
Finch Ges rimarr innalzato sulla Croce in mezzo allenazioni, sempre il sole dell'amore del Padre splender perl'intera umanit. La nostra vita dalla fede. Il Crocifisso il vero sacramento della nostra rinascita, rigenerazione. in Lui, con Lui e per Lui che si passa dalla morte alla vita.Chi guarda con fede Lui, il Crocifisso, compie la sua pasquadalla schiavit del peccato alla libert dei figli di Dio. Passadalla non umanit, dalla disumanit, alla vera sua
umanit. In Lui si diviene veri uomini.La speranza vera dell'uomo nel Crocifisso, dalCrocifisso. Il Cristo innalzato sulla croce la fonte, lasorgente di ogni vita. da Lui, dal suo costato aperto sullacroce, che sgorga per noi l'acqua che trasforma il nostrodeserto spirituale in giardino ricco di ogni frutto di salvezzae di redenzione. Il Vangelo secondo Giovanni a pi ripreseannunzia questa infallibile verit. Lui la vita. Noi siamo lamorte.
Di nuovo disse loro: Io vado e voi mi cercherete, mamorirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potetevenire. Dicevano allora i Giudei: Vuole forse uccidersi,dal momento che dice: "Dove vado io, voi non potete
venire"?. E diceva loro: Voi siete di quaggi, io sono dilass; voi siete di questo mondo, io non sono di questomondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se
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infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostripeccati. Gli dissero allora: Tu, chi sei?. Ges disse loro:Proprio ci che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, eda giudicare; ma colui che mi ha mandato veritiero, e lecose che ho udito da lui, le dico al mondo. Non capirono
che egli parlava loro del Padre. Disse allora Ges:Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, alloraconoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da mestesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui chemi ha mandato con me: non mi ha lasciato solo, perchfaccio sempre le cose che gli sono gradite (Gv 8,21-29).
Ges rispose loro: venuta l'ora che il Figlio dell'uomosia glorificato. In verit, in verit io vi dico: se il chicco digrano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invecemuore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, laperde e chi odia la propria vita in questo mondo, laconserver per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, misegua, e dove sono io, l sar anche il mio servitore. Se
uno serve me, il Padre lo onorer. Adesso l'anima mia turbata; che cosa dir? Padre, salvami da quest'ora? Maproprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorificail tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L'hoglorificato e lo glorificher ancora!. La folla, che erapresente e aveva udito, diceva che era stato un tuono.Altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. Disse Ges:
Questa voce non venuta per me, ma per voi. Ora ilgiudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondosar gettato fuori. E io, quando sar innalzato da terra,attirer tutti a me. Diceva questo per indicare di qualemorte doveva morire. Allora la folla gli rispose: Noiabbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane ineterno; come puoi dire che il Figlio dell'uomo deve essereinnalzato? Chi questo Figlio dell'uomo?. Allora Gesdisse loro: Ancora per poco tempo la luce tra voi.Camminate mentre avete la luce, perch le tenebre non vi
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sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figlidella luce. Ges disse queste cose, poi se ne and e sinascose loro (Gv 12,23-36).
I figli di Israele, nel deserto, venivano attaccati da serpentivelenosi contro il cui morso non vi era alcun rimedio. Diostabil via della vita la fede in un serpente di bronzo. Chi loguardava con fede, sanava dal morso letale. Chi non loguardava, moriva.
Chi guarda il Crocifisso con fede, vive. Chi non lo guarda,rimane nella morte. Senza la fede in Lui non c' alcunasperanza di vita. Il morso del serpente antico uccideanima, spirito, corpo. Quella societ che rifiuta il Crocifisso condannata a sicura morte.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi,dateci uno sguardo di vera fede.
Commento su Giovanni 3,13-17Omelie.org - autori vari
COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti
1. La celebrazione odierna sembra essere fuori moda,anche se costituisce l'essenza stessa del Cristianesimo.Preparata dall'inizio dei tempi e ricordata dai profeti. Non acaso l'evangelista ripropone le stesse parole di Ges: "Ecome Mos innalz il serpente nel deserto, cos deveessere innalzato il Figlio dell'uomo". Il paragone semplice
e non ammette equivoci anche perch gli apostoli non erala prima volta che lo sentivano risultandone scandalizzati.Eppure il Maestro, per fugare ogni dubbio e per farne
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capire l'importanza e la portata, aggiunge che questo deveavvenire "affinch ognuno che crede in lui abbia la vitaeterna".
2. La Croce, con tutto il suo scandalo, diviene la
discriminate per chi voglia salvarsi. Non un fattoopinabile. Nostro Signore la presenta come la via dellaredenzione. Diventa con lui trono sul quale sar incoronatodella corona della vittoria. Diciamoci la verit, anche a noi,questo discorso il pi delle volte sembra assurdo. Spessoproviamo a sostenerlo in modo poco convincente perchnoi stessi lo affrontiamo distratti da troppi "se" e da tanti
"ma". Forse, questo capita perch non riflettiamo sul verosenso della Croce, che segno di amore,dell'incomprensibile amore di Dio che "ha tanto amato ilmondo da dare suo Figlio, l'unigenito".
3. Il simbolo della Croce la vicenda stessa della Chiesa edei suoi fedeli che solo per il tramite di essa possono
salvarsi. Lo stesso Ges aggiunge che riconoscere il valoresalvifico del suo sacrificio necessario "affinch ognunoche crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna".Scandalizzarsi della Croce, allora come oggi, mettere indiscussione la salvezza portata dal redentore. dimenticare che "Dio non mand il Figlio nel mondo percondannare il mondo, ma affinch il mondo sia salvato per
mezzo di Lui". La misura dell'amore di Dio data dalsacrificio di s. Non credere nella croce di Cristo noncapire, in alcuni casi rifiutare, l'amore di Dio.
4. Paolo canta questo prodigio della Croce operato da Gesche, essendo Dio, "svuot" quasi se stesso - il verboannientare dice poco - prendendo forma di schiavo, chenon da intendere nella ristretta dimensione del sociale,ma che sta a significare che, "divenuto simile agli uomini",si sottopose alla morte, umiliandosi come pi non sipoteva. Divenne "obbediente fino alla morte, alla morte di
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Croce", per riparare con l'obbedienza al peccato originaledella superbia.
5. Il paradosso continua: proprio a seguito di questoobbrobrio che "Iddio lo esalt e gli diede un nome che al
di sopra di ogni altro nome". Insomma, da qui si generauna nuova regalit, per questo l' Esaltazione della SantaCroce. Il suo nome diviene il nome del Re dei re "perchnel nome di Ges ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra,nell'inferno". Anche questo ci suona strano. Si parla didimensioni che non sembrano riguardarci pi. Forse perchnon diamo il senso che richiede all'espressione che "Ges
Cristo Signore a gloria di Dio Padre".
Guardando dritto negli occhi la crocedon Alberto Brignoli
Oggi il calendario liturgico ci invita a fare una "pausa",nella celebrazione ordinaria della domenica, perchpossiamo celebrare con la solennit che le consona lafesta della Esaltazione della Croce di Ges. una festa cheha origini antiche, legate pure ad alcune tradizioni che anoi oggi sembrano poco plausibili e prive di elementi difede: due imperatori cristiani di Roma, Costantino edEraclio, in tempi abbastanza lontani tra di loro, videro nelladevota invocazione alla Croce di Cristo il motivo della lorovittoria contro due eserciti nemici, per cui oggi celebriamouna festa che, almeno a livello storico, ha delle originistrane, legate a fenomeni bellici e di violenza.
Ma ci che pi mi colpisce e mi sconvolge di questa festa
non tanto la sua origine storica, quanto l'oggetto stessodella devozione, ovvero il fatto che si invitino i fedeli ad"esaltare" la croce. Finch si tratta di esaltare la grandezza
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e la forza salvifica della Croce di Cristo, credo che nessunodi noi sia disposto a farsi da parte o a tirarsi indietro; mase vero - e non ho alcun dubbio nel credere che sia cos -che la celebrazione del mistero di Cristo purecelebrazione del mistero della nostra fede e della nostra
esistenza, dentro di me sento gi un po' pi di resistenzanell'esaltare e celebrare le croci della nostra vita di ognigiorno.
Siamo onesti: chi mai se la sente di "esaltare la propriacroce quotidiana"? Chi si sente in grado di esaltare unavita fatta di stress e di frenesia, che ti porta a iniziare la
giornata con malumore e a terminarla con stanchezza? Chise la sente di esaltare un lavoro che non c' o che quandoc' logora? Come si possono esaltare le preoccupazioni checi vengono dalla vita di famiglia di ogni giorno? Chi mai in grado di esaltare le sofferenze e i dolori legati a unamalattia? Chi, in definitiva, se la sente di celebrare edesaltare il mistero insondabile, eppure ineludibile, della
morte?"Esaltare la croce", tanto quella di Cristo come le nostre:sembra un controsenso, in una societ come la nostra chetende a eliminare i crocifissi dalla propria vista. Ogni tantosi sente parlare di politici che si danno da fare con ognimezzo per eliminare i crocifissi dalle aule e dai luoghi
pubblici adducendo la bieca giustificazione della volont di"non offendere" e "rispettare" le sensibilit e i credireligiosi di tutti (anche chi, per contro, fa le battaglie perrimettere i crocifissi nei luoghi pubblici sono certo che lo fapi per ripicca politica che per autentiche motivazioni difede e di rivalutazione della propria identit cristiana); poi,per, nessuno si preoccupa minimamente di rispettare, di
non offendere le migliaia di crocifissi viventi, i milioni dipersone che nel mondo sono perennemente attaccati allacroce, spesso senza nessuna prospettiva di salvezza!
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Quei "cristi" costantemente appesi alla croce, chi mai lirispetta e li venera? Malati terminali, senza tetto, barboni,affamati, esiliati, perseguitati, vittime della guerra e delrazzismo, donne sfruttate, bambini privati di ognidiritto...e chi pi ne ha, pi ne metta: quante volte i nostri
comportamenti tendono pi a eliminarli dalla nostra vista(n pi n meno come si fa con i crocifissi delle aule) chead esaltarli, a rispettarli, a venerarli come presenzastorica, qui e oggi, del Cristo in croce? Ci d fastidiofermarci e guardarli negli occhi, vogliamo eliminarli eaddirittura ci rivolgiamo a Dio perch ce ne liberi, senzaprima dimenticarci di darne a lui la colpa, come gli israelitinel deserto: "Perch ci avete fatto salire dall'Egitto permorire in questo deserto?". Come a dire: Perch ci obblighia fare i conti ogni giorno con la croce e la morte, quandostaremmo molto meglio rinchiusi nel nostro mondo disicurezze?
E poi, siccome la risposta di Dio non quella da noi attesa,
perch la croce e la morte non solo non se ne vanno, maentrano a far parte anche della nostra esistenza, oltre chedi quella degli altri, allora lo preghiamo: "Supplica ilSignore che allontani da noi questi serpenti", ovvero:Signore, molto meglio l'amarezza del deserto che unacroce che ci uccide costantemente.
E la risposta di Dio sconcertante: ti salverai solo se avraiil coraggio di guardare in faccia alla croce. Gli israeliti neldeserto si salvavano se, morsi dai serpenti, guardavanol'asta con il serpente di bronzo innalzata da Mos,prefigurazione dell'albero che, nella solitudine deserta delGolgota, molti secoli dopo innalzer il "Figlio dell'Uomo,perch chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
A noi, oggi, dato di salvarci dalla sofferenza e dallamorte se ad essa siamo capaci di guardare in faccia, negliocchi, non con atteggiamenti di sprezzante sfida, e
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nemmeno con disperata rassegnazione, ma con lasperanza che viene dalla fede. Con quella speranza, cio,che viene dalla consapevolezza che Dio non ha eliminato lamorte dalla nostra vita, ma ha deciso liberamente (s,perch almeno lui poteva benissimo farne a meno) di
assumerla su di s, di accompagnarci nel momento dellasolitudine, della sofferenza, della malattia, della morte, indefinitiva della croce, e di farci sentire che quella crocenon siamo pi da soli a portarla.
Questo il senso dell'"esaltazione" della croce. Dio consapevole delle croci dell'uomo, non perch sia lui a
mandarcele, ma perch lui stesso, nella persona di suoFiglio Ges, le ha provate sulla sua pelle. E continua aprovarle, a portarle su di s, in ogni uomo che soffre e chemuore, soprattutto in chi soffre ingiustamente.
Ed proprio questa condivisione, questa "com-passione"con l'uomo e con le sue croci quotidiane che rappresentano
per noi speranza e addirittura fonte di vita nuova.Perch da Cristo in poi, da quel tragico venerd sulGolgota, l'uomo non pi da solo, nella sofferenza: Dio con noi, ci accompagna, ci aiuta, ci conforta, ci redime, cisalva. E la festa di oggi ci dice addirittura che ci risolleva eci esalta.
Gloriarci della Croce di Gespadre Antonio Rungi
La XXIV domenica del tempo ordinario, quest'anno
coincide con la festa dell'Esaltazione della croce. Ognidomenica, Pasqua settimanale, celebriamo l'esaltazionedella croce e la risurrezione del Crocifisso. Ma questadomenica, l'esaltazione della croce assume uno speciale
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significato liturgico. La chiesa chiamata a inginocchiarsiai piedi del Crocifisso per imparare ad amare, perdonare ead essere umile senza alcuna assurda pretesa di esserequalcuno. Di fronte al grande mistero dell'amoremisericordioso del Signore che rivela tutta la sua potenza
nella Croce, noi oggi siamo chiamati a rinnovare questonostro impegno di spiritualit passiologica, mettendo alcentro della nostra vita, proprio Lui il Crocifisso, comel'hanno messo al centro della loro esistenza i santi di ognitempo e dei nostri giorni. Come non ricordare in questafesta della croce, la morte delle tre suore saveriane, uccisebarbaramente in Burundi nei giorni scorsi.
Anche in questi atti supremi d'amore si rivela la potenzadella croce, non la sua sconfitta, ma la sua vera vittoria.Se seme caduto nella terra non muore, non produce frutto, destinato a marcire nel terreno, senza poter vedere lavita che si sviluppa e cresce attraverso lo stelo, la foglia ela pianta. Ecco la storia di ogni vita che deve morire a sestessa per risorgere e dare semi nuovi. Questo misterodell'amore che muore e che rivive, lo comprendiamo allaluce di quanto scrive l'Apostolo Paolo nel brano dellaseconda lettura di questa festa, tratto da lettera agliEfesini.
La festa della Croce l'abbassarsi di Dio, attraverso il suoFiglio, alla nostra umile condizione umana, per ridaredignit all'uomo attraverso lo strumento pi ignobile,conosciuto ai tempi di Ges, che era la croce, un suppliziotremendo, considerato che chi era condannato allacrocifissione era considerato, nella logica e del potere deltempo, un nulla, un fallito, uno che non alcun peso e non
pu essere considerato. D'altra parte, gi nell'AnticoTestamento tutta una linea profetica aveva preannunciatala venuta del Messia e Redentore, non sotto le mentite
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vesti del povero e del sofferente, ma del vero servosofferente di Javh.
E' Isaia, nel Patriarca Mos, a darci una precisaanticipazione della figura del Messia Redentore rivestito
della sofferenza e dell'umiliazione. L'immagine delserpente fissato sull'asta e che libera da ogni pericolo, ciporta immediatamente all'immagine di Ges Crocifisso. Ilbellissimo e profondo brano scelto come prima lettura nellaliturgia della festa dell'Esaltazione della Croce, tratto dalLibro dei Numeri, ci porta a toccare con mano la grande diquesto Dio-Uomo e Uomo-Dio che si incarnato nella
storia dell'umanit nella pienezza dei tempi e si fattouomo come noi. Il serpente di bronzo che Mos portavacome a difesa del popolo di Israele e che salvava dallamorte, per avvelenamento, ci porta alla Croce di Ges. Egli issato sulla croce per amore dell'umanit e per ridarci ladignit di figli di Dio perduta con il peccato originale. Gescrocifisso ci libera da ogni veleno spirituale che fa rischiaredi infettare tutta la persona e farla morire nello spirito,azzerando in lei ogni possibilit di speranza e riscatto.Ges, innalzato sulla croce, il grande segno dell'amoremisericordioso di Dio, il quale, nonostante i nostrifallimenti ed i nostri peccati, ci attende per dialogare conLui nella carit, che si fa prossimo, vita, speranza e gioia
per tutti.Nel sintetico brano del Vangelo di Giovanni, che introdotto nella Liturgia della parola di questa festa,incontriamo forti espressioni che ci aiutano a comprendereil senso il significato di questa festa. E' come rivivere ilVenerd Santo, quando Cristo liberamente va al Calvario,
dopo essere stato condannato ingiustamente da Pilato.Scrive Papa Francesco in merito a Ges Crocifisso:"L'Uomo della Sindone ci invita a contemplare Ges di
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Nazaret. Questa immagine - impressa nel telo - parla alnostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, aguardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzioeloquente dell'amore. Lasciamoci dunque raggiungere daquesto sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro
cuore. Ascoltiamo ci che vuole dirci, nel silenzio,oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindoneci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l'Amore fattouomo, incarnato nella nostra storia; l'Amore misericordiosodi Dio che ha preso su di s tutto il male del mondo perliberarci dal suo dominio. Questo Volto sfigurato assomigliaa tanti volti di uomini e donne feriti da una vita nonrispettosa della loro dignit, da guerre e violenze checolpiscono i pi deboli".
Festeggiare la Croce mettersi dalla parte dei sofferenti,di quanti sono nell'assoluta disperazione per far s che lagioia della redenzione portata a compimento da GesCristo, mediante la sua morte in croce e la suarisurrezione, possa raggiungere ogni uomo di questa terra,dove a piantare le croci di morte e di dolore sono altriuomini che uccidono, ammazzano, distruggono,violentano, offendono, privano di ogni dignit e libert altrifratelli che vivono su questa terra. Festeggiare la croce, festeggiare l'amore, la gioia e la giustizia, perch su quella
Croce salito il Figlio di Dio e da quella croce ci ha dettatouna lezione di amore che nessuno potr mai uguagliarenella sostanza e nella forma.
Con san Paolo Apostolo vogliamo lanciare, nel desertospirituale di questo mondo, questo messaggio di amore edi speranza per tutti: "Di null'altro mai ci glorieremo se
non della Croce di Ges Cristo, nostro Signore: egli lanostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamostati salvati e liberati". (cf. Gal 6,14).
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Commento su Gv. 3.17Casa di Preghiera San Biagio FMA
"Dio non ha mandato il Figlio nel mondo percondannare il mondo ma perch il mondo sia salvato
per mezzo di Lui"Gv. 3.17
Come vivere questa Parola?Riprendere il cammino della PAROLA DI DIO con
quest'affermazione fortissima del Vangelo di Giovanni come ossigenarsi l'anima, il cuore e la vita.Molta gente ha buttato ai rovi la propria identit cristianaperch non ha preso mai contatto vero e profondo conquanto vien detto qui.In fondo ci che domina l'uomo ancora oggi la paura.Che si annidi nella sua parte inconscia o che lo assedi dopo
errori commessi, non sempre lo si sa appurare. La paura distruttiva, proprio perch come nerofumo di confusioneda cui per emerge un guaio serio: la falsa immagine diDio.Dopo aver ascoltato tante persone so che molte pensano aun "dio" castigamatti, pronto a scagliare fulmini sulpeccatore. Non cos! Dio vuole che tu, che io e ognuno dinoi sia salvo. La prova? Ascoltiamo ancora Giovanni: "Dioha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito perchchiunque crede in Lui non vada perduto ma abbia la vitaeterna" (Gv. 3.16).Si, il Padre ci ha dato Ges, Suo Figlio: non su un letto dirose ma su quell'obbrobrio che era il supplizio della Croce.
Ges cos aveva preso su di s tutto il marciume delpeccato, tutto il male del mondo.E fu questo il modo concreto per dire a ognuno: ti voglio
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cos bene che muoio per te. Ti voglio salvo, ti libero dallapaura.
La voce di una consacrataSignore credo in te, perci mi fido di te. L'abbandono si
esprime nel non pretendere di decifrare il futuro, dicontrollarlo, di conoscerne i risultati. Mi sento al centro delcuore, con te Signore. Sono nella pace.Sr Ivana Marchetti fma. (1944 - 2009)Sr Maria Pia Giudici fma
Esaltiamo l'amore pi grandemons. Roberto Brunelli
Esaltazione della Santa Croce: la festa odierna, tantoimportante da interrompere il normale ciclo delledomeniche, importante ancor di pi per i cristianiorientali, i quali la considerano quasi una seconda Pasqua.
La festa ha avuto origine presso di loro, per ricordare laconsacrazione, avvenuta a Gerusalemme l'anno 335, diquella che noi chiamiamo la basilica del Santo Sepolcro;qui si venerava il legno ritenuto la croce di Ges, e quandonel 630 l'imperatore Eraclio riusc a riportarvelo, vincendo iPersiani che l'avevano sottratto, al ricordo dellaconsacrazione si aggiunse quello del felice ricupero. Daallora la festa si estese ai cristiani d'occidente.
A parte le memorie storiche, esaltare la Santa Crocesignifica richiamare insieme i due volti della redenzionecompiuta dall'Uomo-Dio: le celebrazioni pasquali lipresentano distinti (il venerd santo, la morte in croce; ladomenica, la gloria della risurrezione), ma essi
costituiscono un unico inscindibile mistero. Se Cristo nonfosse risorto, ricorda San Paolo, vana sarebbe la nostrafede; ma risorto perch prima era morto, e nel modo che
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si sa, e per le ragioni che si conoscono. Due volti dunquedell'unico mistero, come avevano ben compreso gi i primicristiani, i quali per secoli hanno cercato di esprimerloraffigurando non il Crocifisso ma la sola croce, d'oro eimpreziosita da gemme, o in vari altri modi adorna.
Insomma esaltata, in quanto strumento e segno dellasalvezza, strumento e segno dell'amore pi grande che sipossa immaginare.
Il passo dei vangeli proposto in questa festa, diversamenteda quanto ci si potrebbe aspettare, non scelto tra iresoconti della Pasqua, pur se tutti e quattro gli evangelisti
li presentano, e con abbondanza di particolari. Ne statoscelto invece una sorta di preannuncio (Giovanni 3,13-17),fatto dallo stesso Ges a Nicodemo, il notabile giudeorecatosi da lui di notte, in segreto. Da quel predicatoreambulante che tanto l'aveva impressionato da indurlo arischiare l'ostracismo dei suoi pari pur di conoscerlo dipersona, Nicodemo tra l'altro si sent dire: "Nessuno mai
salito al cielo, fuorch il Figlio dell'uomo che disceso dalcielo. E come Mos innalz il serpente nel deserto, cosbisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perchchiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti hatanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,perch chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vitaeterna".
Due premesse, per capire. "Figlio dell'uomo" l'espressione con cui Ges designa se stesso. E l'accennoal serpente di Mos fa riferimento a un episodio dell'anticotestamento (Numeri 21,4-9): quando il popolo d'Israele,invece di esprimere con la fedelt a Dio la suariconoscenza per essere stato liberato dalla schiavit
dell'Egitto, prese a lamentarsi del viaggio nel deserto, fuassalito da serpenti velenosi seminatori di morte; allora,impaurito e pentito chiese aiuto al condottiero, il quale per
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ordine del Signore innalz su un'asta un serpente di rame:chiunque, dopo essere stato morso, lo avesse guardato,sarebbe rimasto vivo. Evidentemente quello che teneva invita non era il manufatto sull'asta, ma la fede in Dio checos aveva disposto; ed facile comprendere che quel
singolo episodio assume un valore paradigmatico,passando dalla dimensione fisica a quella spirituale.
A Ges bastano le poche parole riportate, per manifestarele verit profonde che riguardano lui stesso e noi inrapporto a lui. Ricapitolando: Dio ha amato gli uomini,tanto da intervenire nel viaggio della loro vita, a liberarli
dai morsi delle colpe che darebbero loro la mortespirituale; allo scopo ha mandato il suo Figlio, il quale,prima di tornare al cielo, sar anche lui innalzato su unlegno; chi guarda a lui con fede (cio accoglie nella propriavita Colui che per amore ha donato la sua) evita la morte,anzi riceve da Dio la vita senza fine.
Commento su Giovanni 3,13-17Agenzia SIR
Agenzia SIR
Ges parla a Nicodemo, maestro della legge, che pernon lo capisce; lo capir - pi avanti - Giovanni il Battista,il profeta primo ad accogliere la parola di Ges e arinascere dall'alto.
Nicodemo un anzianogiunto alla sera della vita e vada Ges di notte. Ges, al contrario, vuole farlo venire alla
luce e fargli capire che s'innalza per dar vita, non permorire. il problema fondamentale dell'uomo: comevivere per vincere l'angoscia della morte. Nicodemo,
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ricercatore della legge, non ha trovato risposta e Ges glidice che si "nasce dall'alto".
Le poche parole di Ges non vanno spiegate; essestesse spiegano nel senso che tolgono le pieghe al nostro
animo e portano nelle profondit dello spirito a capire chisiamo noi e chi Lui. una illuminazione sulla pienezzadella vita. Quando uno vive veramente? Non quandonasce, perch si nasce mortali e poi si muore. Uno viveveramente quando amato e riama a sua volta.
l'incredibile amore di Dio per l'uomo.All'origine
dell'esistere non c' il fato, il caso; c' un amore personaledi tante persone; questa la prima cosa. Questo ilcentro del Vangelo. Il Figlio dell'uomo Ges e bisognache sia innalzato. Essere innalzato vuol dire essereglorificato, ma anche essere appeso sulla Croce. E infatti lasua gloria sar la Croce perch l finisce il male.
Sulla Croce si comprende la gloriadi un Dio che ci amatalmente da dare la vita anche se lo mettiamo in Croce.Cos Dio, non pu non amarci perch Padre. E il Figlioche conosce l'amore del Padre testimonia la fraternit fratutti. venuto il Figlio - e non il Padre - proprio perinsegnarci che noi siamo figli e dunque fratelli.
L'ultimo verso sul tema del giudizioche spetta a Dioche vuole salvare tutti, predestinandoci al bene perchamati come figli. Dio per rispetta la libert degli uomini,non costringere all'assenso. La fede la fiducia che si dall'amore.
Commento a cura di don Angelo Sceppacerca
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Amore straordinariopadre Gian Franco Scarpitta
Non certo ad uno strumento ligneo che noi dedichiamouna Festa liturgica. Per quanto bella e monumentale possa
apparirci appesa alla parere della nostra chiesaparrocchiale, non ad essa che noi concediamovenerazione e baci. Come si pu infatti lodare e idolatrareun oggetto che stato strumento di morte crudele?Piuttosto, mentre rivolgiamo alla croce di legno tutte lenostre attenzioni, dobbiamo assumere consapevolezza cheil vero omaggio rivolto a Colui che non ha disdegnato di
caricarsi di un simile strumento per la salvezza di tutti noi.In parole povere, noi non veneriamo la croce qualestrumento di morte o di condanna nefasta, ma in essarivolgiamo il nostro onore all'elemento per mezzo del quale avvenuta la nostra redenzione e la nostra salvezza. Esopratutto noi veneriamo il Crocifisso molto pi della crocestessa. Colui che in essa ha dato la massima espressione
dell'amore per l'umanit.
Facciamoci caso: fra tutti gli strumenti di tortura concepitidal genio omicida dell'uomo, quello della croce il pimacabro e raccapricciante. La ghigliottina o la crivellazionedi mitra hanno certo la loro crudelt, ma non comportanoche si muoia dopo lunghe torture, spasimi e affanni, come
quando si sta appesi a lungo in una posizione chedistrugge il fisico e il sistema cardio circolatorio. Per nonparlare della macelleria umana dei chiodi che si infilzanosugli arti che sgorgano sangue. Qualsiasi altro strumentodi supplizio non cos duraturo e massacrante come lacroce. Accettare pertanto di essere trafitti sui pali incrociativuol dire pertanto essere ben coscienti del dolore
atrocissimo che si dovr subire, avere consapevolezza diuna morte crudele dopo una lunga sofferenza cruentapriva di consolazioni; accogliere di buon grado una sorte
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dalla quale non si potr assolutamente scappare.. Non perniente Ges pregava il Padre che, ferma restando la Suaindomita volont, "passasse da lui questo calice" (Mt 26,39). Quando poi il dolore accompagnato dallo scherno edagli sberleffi altrui, diventa ancora pi insormontabile.
Ma seppure Ges abbia avanzato la suddetta richiesta alPadre di liberarlo da una fine cos ignobile, non ha ricusatodi avviarsi ad essa con fare coraggioso e risoluto, senzaopporvi resistenza e senza usufruire delle certissime difesedi Dio Padre che avrebbe potuto ben liberarlo. Ha volutoaffrontare la croce per essere, a detta di Paolo, "scandalo
per i Giudei stoltezza per i pagani, ma per coloro che Dioha chiamati, Giudei o pagani, Cristo sapienza e potenzadi Dio..." (! Cor 1, 22-24). In questo strumento di grandiatrocit, Cristo ha mostrato che Dio sceglie ci che ilmondo tende a fuggire, abbracciando ogni sorta diavversit e di umiliante sconfitta che mai si riterrebbeconcepibile agli occhi dell'umano. Un Dio che potrebbe
piegare tutti alla sua volont con la coercizione e con ilpredominio, e che invece preferisce morire su una croceper favore nostro. La ragione di tutto ci non pu essereche una sola: sebbene l'uomo debba delle scuse a Dio amotivo del suo peccato, Dio si atteggia nei suoi riguardiquasi chiedendo scusa egli stesso, come se a riceverel'offesa fosse stato l'uomo. E sulla croce la scusa di Dio
l'Amore.Rivolto ai Romani, Paolo sottolinea con forza che, coscome si paga il riscatto per la liberazione di un ostaggio,cos sulla croce di Cristo Dio paga il prezzo di riscatto per ipeccati dell'umanit e il sangue del suo Figlio la monetadi questo pagamento: Cristo nella croce espia i nostri
peccati. Ma cosa caratterizza questa decisione puramentedivina se non l'Amore straordinario che solo in Dio pusussistere? Solo il Dio che ama l'uomo fino in fondo pu
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5/20/2018 S0914
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sacrificarsi per lui accogliendo uno strumento di mortecrudele e l'accettazione del patibolo la prova del nove diquesto Amore straordinario che sconfina con la pazzia.
Come Mos innalz il serpente nel deserto (I lettura) per
salvare gli Israeliti dai meritati morsi dei serpenti; cosadesso il Figlio Ges Cristo sar innalzato dopo la croce:risusciter e ascender al cielo per essere sempre con noiuna volta vittorioso sulla morte e sul peccato.La croce quindi necessaria.
Se lo stata per Cristo, certamente lo sar anche per noi.Se prestiamo un momento di attenzione, gli altri lachiamano sotto diversi appellativi: difficolt, affanno, lotta,inquietudine... ma sempre quella . La croce delquotidiano. Quale la differenza fra coloro che non ladefiniscono croce e noi cristiani che la denominiamo contale termine?
Semplicemente questa: a differenza degli altri, noi