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1 SCHEDE DI ASCOLTO (da Norton Anthology of Western Music) Viderunt omnes, Organum duplum. Leoninus, seconda metà del XII sec. Una delle mete più grandiose del Medioevo è il corpus di musica polifonica composto fra i secoli XII e XIII dai compositori della scuola della Cattedrale Notre-Dame di Parigi. A Leoninus, canonico presso la cattedrale, viene attribuita la compilazione di un Magnus Liber Organi che avrebbe contenuto l’elaborazione a due voci delle parti solistiche dei canti responsoriali delle feste grandi, anche se il repertorio in questione fu quasi certamente il risultato del lavoro di molti collaboratori piuttosto che opera di un singolo individuo. Tale libro non è sopravvissuto all’epoca in cui visse Leoninus, ma il repertorio è conservato in una serie di manoscritti del XIII sec. che includono aggiunte e sostituzioni da parte di musicisti successivi. Questa realizzazione del Graduale Viderunt omnes dalla messa di Natale si trova in uno dei più antichi fra questi manoscritti, compilato per un monastero collegato alla cattedrale di St. Andrews in Scozia. L’esecuzione di questa musica deve essere sembrata magnifica agli ascoltatori medievali. Il brano, eseguito come primo canto responsoriale per la messa di Natale, era probabilmente il primo del servizio in cui fosse possibile ascoltare la polifonia. Si tratta di un brano di notevole sonorità e di grande estensione (circa tre volte più lungo del canto originale). Com’era tipico di questo periodo, solo le parti solistiche sono elaborate polifonicamente, mentre le parti corali rimangono in canto piano (monofoniche). Le note del canto originale appaiono in valori relativamente lunghi nella voce inferiore, cantate da un piccolo coro di circa cinque voci (all’unisono) per permettere ai cantanti di respirare in momenti diversi nell’eseguire le lunghe note. Sopra il canto si trova una linea melodica molto più fiorita cantata da un solista. La voce inferiore prese il nome di tenor (dal latino tenere) perché “tiene” il canto; la voce superiore prese invece il nome di duplum. Solo le parti in polifonia sono presenti nei manoscritti: il coro avrebbe eseguito il canto a memoria o leggendo da un libro di canto piano. Oltre al contrasto di texture fra il canto piano e la polifonia, Leoninus e gli altri musicisti della scuola di Notre-Dame utilizzavano due stili contrastanti di polifonia: l’organum florido e il discanto. Il passaggio iniziale è in organum. Le quattro note di “Viderunt” vengono estese in note sostenute di durata indefinita e non misurata per formare il tenor contro il quale il solista canta frasi melismatiche, sempre con la stessa sillaba del tenor. I melismi vengono interrotti ad intervalli irregolari da cadenze e pause che erano contrassegnate da tratti verticali nella notazione originale (qui trascritti con il segno o con segno di respiro). La caratteristica di fluidità della melodia (melodia non periodica e segmentata in maniera elastica) suggerisce fortemente che si tratti della versione scritta di uno stile sviluppato attraverso la pratica improvvisativa. Alla parola “omnes” si trova un breve passaggio in stile di discanto. In questa sezione il tenor si muove più rapidamente, il duplum ha da una a tre note per ogni nota del tenor ed entrambe le parti cantano in ritmo misurato, secondo dei pattern che si ripetono e che sono noti con il nome di modi ritmici. I modi ritmici costituiscono il sistema inventato dai compositori dell’XI e del XII secolo per la notazione del ritmo, sistema che si dimostrò adeguato per tutta la musica polifonica fino al XIII secolo inoltrato. Questo sistema si basava su un principio fondamentalmente diverso dal nostro: invece di indicare delle durate fisse relative mediante segni differenti per le note, esso indicava differenti moduli ritmici, mediante certe combinazioni di singole note e specialmente di gruppi di

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SCHEDE DI ASCOLTO (da Norton Anthology of Western Music) Viderunt omnes, Organum duplum. Leoninus, seconda metà del XII sec. Una delle mete più grandiose del Medioevo è il corpus di musica polifonica composto fra i secoli XII e XIII dai compositori della scuola della Cattedrale Notre-Dame di Parigi. A Leoninus, canonico presso la cattedrale, viene attribuita la compilazione di un Magnus Liber Organi che avrebbe contenuto l’elaborazione a due voci delle parti solistiche dei canti responsoriali delle feste grandi, anche se il repertorio in questione fu quasi certamente il risultato del lavoro di molti collaboratori piuttosto che opera di un singolo individuo. Tale libro non è sopravvissuto all’epoca in cui visse Leoninus, ma il repertorio è conservato in una serie di manoscritti del XIII sec. che includono aggiunte e sostituzioni da parte di musicisti successivi. Questa realizzazione del Graduale Viderunt omnes dalla messa di Natale si trova in uno dei più antichi fra questi manoscritti, compilato per un monastero collegato alla cattedrale di St. Andrews in Scozia. L’esecuzione di questa musica deve essere sembrata magnifica agli ascoltatori medievali. Il brano, eseguito come primo canto responsoriale per la messa di Natale, era probabilmente il primo del servizio in cui fosse possibile ascoltare la polifonia. Si tratta di un brano di notevole sonorità e di grande estensione (circa tre volte più lungo del canto originale). Com’era tipico di questo periodo, solo le parti solistiche sono elaborate polifonicamente, mentre le parti corali rimangono in canto piano (monofoniche). Le note del canto originale appaiono in valori relativamente lunghi nella voce inferiore, cantate da un piccolo coro di circa cinque voci (all’unisono) per permettere ai cantanti di respirare in momenti diversi nell’eseguire le lunghe note. Sopra il canto si trova una linea melodica molto più fiorita cantata da un solista. La voce inferiore prese il nome di tenor (dal latino tenere) perché “tiene” il canto; la voce superiore prese invece il nome di duplum. Solo le parti in polifonia sono presenti nei manoscritti: il coro avrebbe eseguito il canto a memoria o leggendo da un libro di canto piano. Oltre al contrasto di texture fra il canto piano e la polifonia, Leoninus e gli altri musicisti della scuola di Notre-Dame utilizzavano due stili contrastanti di polifonia: l’organum florido e il discanto. Il passaggio iniziale è in organum. Le quattro note di “Viderunt” vengono estese in note sostenute di durata indefinita e non misurata per formare il tenor contro il quale il solista canta frasi melismatiche, sempre con la stessa sillaba del tenor. I melismi vengono interrotti ad intervalli irregolari da cadenze e pause che erano contrassegnate da tratti verticali nella notazione originale (qui trascritti con il segno ∨ o con segno di respiro). La caratteristica di fluidità della melodia (melodia non periodica e segmentata in maniera elastica) suggerisce fortemente che si tratti della versione scritta di uno stile sviluppato attraverso la pratica improvvisativa. Alla parola “omnes” si trova un breve passaggio in stile di discanto. In questa sezione il tenor si muove più rapidamente, il duplum ha da una a tre note per ogni nota del tenor ed entrambe le parti cantano in ritmo misurato, secondo dei pattern che si ripetono e che sono noti con il nome di modi ritmici. I modi ritmici costituiscono il sistema inventato dai compositori dell’XI e del XII secolo per la notazione del ritmo, sistema che si dimostrò adeguato per tutta la musica polifonica fino al XIII secolo inoltrato. Questo sistema si basava su un principio fondamentalmente diverso dal nostro: invece di indicare delle durate fisse relative mediante segni differenti per le note, esso indicava differenti moduli ritmici, mediante certe combinazioni di singole note e specialmente di gruppi di

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note. Intorno al 1250 questi modi vennero codificati come i sei modi ritmici, identificati semplicemente mediante dei numeri. La lettera L indica longa (nota lunga) e la lettera B indica brevis (nota breve). Come si vede dagli esempi il ritmo era ternario anche in omaggio al numero tre che nel Medioevo rappresentva simbolicamente la perfezione (la ss. Trinità), mentre il due era considerato imperfetto. La rigidità che deriva da questo sistema di moduli ritmici fissi poteva essere evitata frazionando o accorpando delle note.

Il ritmo del tenor è, ad esempio, alla parola “omnes”, nel modo 5 (una serie di note uguali trascritte come semiminime puntate), mentre il ritmo del duplum è nel modo 1, cioè un’alternanza di nota lunga e breve, qui trascritte come semiminima e croma. A volte la nota da un quarto viene divisa in valori più piccoli, secondo una pratica che veniva definita fractio modi (divisione del modo). Il trattamento del testo nel canto originale determina in larga misura quali parti venivano trattate in organum e quali in discanto. L’organum, con le lunghe note sostenute dal tenor, era adatto per le parti che nel canto originale erano in stile sillabico (una nota per sillaba). Dove invece il canto originale si presentava come fortemente melismatico (molte note per ogni sillaba) diventava necessario per il tenor muoversi più rapidamente in maniera da non allungare il brano in maniera eccessiva e di conseguenza veniva preferito lo stile di discanto. Queste sezioni in discanto erano definite clausulae. In Viderunt omnes vi sono quattro passaggi in discanto, ognuno concluso con una cadenza in stile di organum. Le sezioni intermedie a questi passaggi sono in organum.

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Sia nell’organum che nel discanto l’attacco di una nuova nota del tenor è di norma accompagnato da una consonanza perfetta (unisono, ottava, quarta o quinta) fra le parti. In conclusione di frasi estese il duplum canta talvolta una settima che va sull’ottava o una seconda che va sull’unisono, un movimento che rassomiglia a una moderna appoggiatura. Le sezioni in discanto sono articolate da pause che segmentano le melodie in frasi facilmente afferrabili. Le parentesi quadre poste in orizzontale mostrano i gruppi originali di note o ligature. Queste parentesi sono incluse nelle edizioni moderne perché i compositori della scuola di Notre-Dame utilizzavano dei modi speciali di raggruppare le note detti ligature al fine di notare i modi ritmici. Le legature punteggiate trascrivono delle speciali note con la testa in forma di diamante. Un segno di bemolle sopra la nota SI viene usato per indicare quei punti in cui i cantanti cantavano si bemolle al fine di evitare il tritono con la nota FA o allo scopo di conferire alla melodia un profilo più morbido.

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