simondon animalità e politica kathauton
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Gilbert Simondon uno dei riferimenti immanca-
bili di Gilles Deleuze. La sua opera, oggetto di una
recente riscoperta, di respiro enciclopedico: po-
tremmo dire che si tratta di un filosofo dellascienza, ma forse pi corretto affermare che si
tratta di un pensatore classico (nel senso in cui
anche Deleuze si definiva tale) che ha voluto porre
il problema filosofico per eccellenza quello del-
lessere allaltezza delle acquisizioni della scienza
contemporanea. La domanda chiave della filosofia
-che cos lessere? pu forse tradursi allinterno
della concettualit di Simondon nella domanda -
che cos un processo di individuazione? appor-
tando, di conseguenza, una radicale riforma del
modo di concepire lindividualit a tutti i livelli: fi-
sico, chimico, biologico, psichico e collettivo. In
questo breve scritto forniremo solo alcuni elementi
utili a comprendere come Simondon, nel corso
della sua ricerca, arrivi ad affrontare anche il pro-
blema dell individuazione umana (espressione
gi di per s, come vedremo, altamente problema-
tica) sempre e soltanto a partire dal problema pi
generale dellindividuazione dellessere. Perci sa-
rebbe tanto inutile cercare nel testo di Simondon
una filosofia delluomo, quanto risulta invece illu-
minante il suo pensiero nel tentativo di avvicinarsi
ad una comprensione
non essenzialista
di quel campo
misto di
forze re-
golari e di
eccezioni
incal-
c o l a -
b i l i
che potremmo provvisoriamente
chiamare lumano. Tra i
diversi approcci che si
possono tentarealla questione, ab-
biamo scelto di
partire dal modo
in cui Simondon
tratta il problema
della relazione tra
luomo e lanimale in
Deux leons sur lanimal et lhomme1.quicheSi-
mondon traccia una breve storia delloperazione fi-
losofica che ha portato a costruire il concetto di
animale in relazione oppositiva a quello di
uomo, ma anche qui che egli apre invece alla
propria concezione dell individuazione umana
per comprendere a fondo la quale si richiederebbe
lintroduzione di alcuni concetti, che generalmente
Simondon costruisce attorno a termini derivati
dalle scienze fisiche, la cui complessit non pu es-
sere costretta entro lo spazio del presente lavoro2.
Lanthropologie ne peut tre principe de ltude de lHomme ; ce sont au
contraire les activits relationnelles humaines [] qui peuvent tre prises pour
principe dune anthropologie difier
G. Simondon, Lindividuation, p. 297
1 G. SIMONDON, Deux leons sur lanimal et lhomme, Paris, El-lipses, 2004. Il testo contiene la trascrizionedella registrazionedelle due lezioni introduttive di un corso da tenuto da Simon-don nellanno accademico 1963-64 allUniversit di Poitiers.
2 Per entrare davvero nel gioco della concettualit operante al-linterno del pensiero di Simondon, sarebbe necessario averepresente almeno i concetti di Prindividuel, Mtastabilit, R-sonance interne, Information, Transduction , e le coppie con-cettuali Sujet/Individu, Interindividuel/Transindividuel.Ilche ovviamente qui impossibile. Neppure spiegheremo il signifi-cato del termine Transindividuel, per la comprensione delqualeil presente scritto funge appunto solo da introduzione.Rimandiamo comunque, quali guide alla lettura (anche poli-
tica) del pensiero di Simondon, a M. COMBES, Simondon. Indi-vidu et collectivit, pour une philosophie du transindividuel,Paris, P.U.F., 1999, o al pi recente lavoro in due volumi di J.-H. BARTHLMY, Penser la connaissance et la technique aprsSimondon, e Penser lindividuation: Simondon et la philoso-phie de la nature, Paris, LHarmattan, 2005.
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Perci tente-
remo unal-
tra strada:
dopo aver ri-percorso le due
pagine folgoranti in cui Simondon
traccia una genesi del concetto filo-
sofico di animalit e ne delinea gli effetti, gette-
remo uno sguardo su come il concetto di istinto
sia stato modellato nelle scienze delluomo quale
strumento eminente per la costruzione di unan-
tropologia del tutto funzionale alla neutralizza-
zione di quanto vi di aleatorio, singolare e
imprevedibile nellumano, nellanimale e - se-guendo Simondon davvero fino in fondo - nel-
lessere stesso. Lasceremo infine aperta una
finestra sulle possibili conseguenze di or-
dine politico della decostruzione di una
tale antropologia.
Ecco dunque, in breve, largo-
mentazione di Simondon. Gi
nel pensiero antico vi una
chiara gerarchizzazione del
rapporto uomo-animale, che
per rimane sempre pensato
sullo sfondo dellunica physis
entro la quale luno e laltro
sono inscritti: c differenza di na-
tura tra uomo e animale come tra animale e pianta,
ma si tratta di una differenza gerarchica tra esseri
che appartengono alla stesso continuum, trai quali
non c perci una vera eterogeneit ontologica.
Soltanto a partire dallintroduzione di un principio
di ordine trascendente - lanima del pensiero cri-
stiano - si inizia una radicale separazione teorica
delluomo dallanimale che culmina nel concetto
cartesiano di res cogitans. Dun-
que nella modernit
la ragione non pi
soltanto una fa-
colt il cui
esercizio
ci che dif-
f e r e n z i a
l u o m o
dagli altri
esseri appartenenti alla stessa natura, ma - quanto
lanima per il pensiero cristiano - segno di una
differenza ontologica costitutiva: luomo, perlo-
meno nella sua attivit spirituale, viene conside-rato come portatore o partecipe di una altra
natura, gerarchicamente superiore rispetto a
quella che invece accomuna ogni altro essere, vi-
vente e non vivente. Da questo momento in poi
lanimalit potr essere pensata sempre e sol-
tanto in opposizione differenziale rispetto ad un
uomo qualificato dal possesso di unanima-ra-
gione, fino a fare dellanimale une espce dtre
de raison, cest-a-dire un tre fictif qui est avant
tout ce qui nest pas lhomme[] une espce de contretype de
la ralit humaine idalement
constitue3. Con questa duplice
operazione di riduzione scom-
pare la possibilit di individuare
il piano specifico dello psichico
nellanimale quanto nelluomo:
nellanimale in quanto riconse-
gnato al puro vitale privo di
pensiero, nelluomo in quanto
assegnato alla metafisica o
alla teologia. Ma il problema
centrale, secondo Simondon,
non sta tanto nel modo in cui - allinterno del pen-
siero cristiano prima e moderno poi - viene carat-
terizzata e fissata su un supporto trascendente
(unaltra natura, direttamente o indirettamente
divina) lessenza razionale delluomo, quanto piut-
tosto nellesito storico di una tale considerazione
essenzialista dellanimalit. Infatti i secoli XIX e
XX rovesciano il razionalismo meccanicista non per
dire que lanimal est un tre raisonnable et un
tre qui a une intriorit, un tre qui a une affecti-
vit, un tre qui est conscient et qui par consquent
a une me, ma per affermare paradossalmente
3 Deux leons cit., p. 61. Si tratter insomma nientaltro che diunimmagine derivata, secondo Simondon buona soltanto per il
pensiero classificatorio: per problemi (come ad es. quelli delleforme di vita di incerta collocazione tra il vegetale e lanimale odella difficile qualificazione dei primati rispetto alluomo) chesorgono e cadono assieme alla pretesa essenzialista che leclassificazioni astratte operanti nelle scienze della natura ab-
biano fondamento nella realt.
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che le contenu mme de la ralit que
vous mettiez dans la notion danimalit,
ce contenu-l permet de caractriser
lhomme4. Quellantica operazioneepistemologica di inversione sembra
allora arrivare a proiettare i propri
effetti paradossali sopra la ricerca
scientifica contemporanea: proprio
quando, nellorizzonte della causalit
sistemica post-meccanicista, questa si dichiara
svincolata da ogni presupposto metafisico, la con-
cezione cristiano-moderna dellanimale continua
ad abitare i presupposti di ogni ricerca sulluomo,
poich se trouve tre gnralise et universaliseau point de permettre de penser les conduites hu-
maines elles-mmes5. Insomma, anche eliminato
il riferimento alla trascendenza e riassorbito lo stu-
dio delluomo nellambito delle scienze naturali, il
problema ereditato non affatto dissolto ma sedi-
mentato: in questo modo infatti, credendo di poter
cogliere - liberi da presupposti metafisici - luomo
nella sua concretezza, si finisce piuttosto per stu-
diarlo come animale astratto, cio definito dal-
lappartenenza specifica (dunque dalla
configurazione genetica e dai pattern comporta-
mentali da essa determinati) e dal principio del-
ladattamento alle condizioni ambientali,
dissolvendo la questione della singolarit del desi-
derio in unarticolata analisi dei bisogni6.
Loperazione concettuale di Simondon
consiste nel sezionare il concetto co-
mune di istinto ricavandone da una
parte il concetto di tendenza bio-logico-culturale e dallaltra quello di
un istinto questa volta tutto pen-
sato in termini di singolarit. Ed
proprio in questo senso che luso im-
proprio del concetto di istinto da
parte delle scienze umane gli appare invece fun-
zionale al mantenimento di quel
modello astratto dellanima-
lit che permette linscrizione
e la progressiva riduzionedellambito dell umano -
come denuncer proprio in
quegli anni Foucault - alla
giusta misura delle prati-
che di potere.7 Ma seguiamo
il testo di Simondon. Nella
sua opera fondamentale Lindi-
viduation la lumire des no-
tions de forme et dinformation
dedica gran parte del capitolo
Insuffisance de la notion de
forme spcifique : no-
tion dindividu pur ;
caractre non uni-
voque de la notion
4 Ivi, p. 62.
5 Ivi, p. 61.
6 Qui ci sembra il caso di evocare almeno due traiettorie nellequali questa riflessione ha un seguito: G. DELEUZE F. GUAT-TARI, Capitalisme et Schizophrnie, tome 2: Mille Plateaux,Paris, Minuit, 1980, dove il debito simondoniano evidente edesplicito(sulla questione deldivenir-animale si veda in parti-colare il cap. 10); e J. Derrida che se pure, come afferma Stie-gler, nait jamais cru bon de lire Simondon (B. STIEGLER,Mcrance et Discredit, Paris, Galile, 2006, p. 45), impostatuttavia la questione in modo molto simile: Il me semble quela manire dont la philosophie, dans son ensemble, et en parti-culier depuis Descartes, a trait la question dite de Lanimal,est un signe majeur du logocentrisme [] Il sagit l dune tra-dition qui ne fut pas homogne, certes, mais hgmonique, et atenu dailleurs le discours de lhgmonie. Or ce qui rsiste cette tradition prvalente, cest tout simplement quil y a desvi-
vants, des animaux, et dont certains ne relvent de ce que cegrand discours sur lAnimal prtend leur prter ou leur recon-natre. Lhomme en est un, et irrductiblement singulier, certes,on le sait, mais il ny a pas lHomme versus lAnimal.
J. DERRIDA
E . R OUDINESCO
,De quoi demain Dialogue
, Paris,Flammarion, 2001, p. 108.Qui come altrove Derridariporta talequestione alla discussione del problemadella fondazione dei di-ritti umani. Cfr. Ivi, p. 307, riportate in nota dallo stesso Der-rida, le indicazioni bibliografiche riguardanti lo sviluppo diquesta tematica nella sua opera.
7 Cfr. In particolare M. FOUCAULT, Les mots et les choses, Paris,Gallimard, 1966. Simondon , tra laltro, impegnato nellambi-zioso progetto di produrre unassiomatizzazione funzionale allacostruzione di una teoria unificata delle scienze umane, similea quanto a suoparere staavvenendonel campo dellescienzedure, come dichiara in una conferenza del 1960: Il existaitune physique et une chimie spares: il existe maintenant unephysico-chimie, et nous voyons les correlations entre physiqueet chimie devenir de plus en plus fortes. Ny aurait-il pas dans
les deux extrmes, cest--dire entre la thorie des groupes, quiest la sociologie, et la thorie de lindividu, qui est la psycholo-gie, rechercher un moyentermequi seraitprcismentle cen-tre actif et commun dune axiomatisation possible ? in G.SIMONDON, Lindividuation la lumire des notions de formeet dinformation, Grenoble, Millon, 2005, p. 533.
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dindividu8 allanalisi dei concetti di tendenza e
istinto, che definiscono, nellindividuo vivente,
deux fonctions qui pourraient ne pas tre repr-
sentes ensemble dans ltre, due funzioni che,differenziate nelle forme di vita meno complesse,
negli animali superiori esercitano una funzione
contemporanea e paradossale, per nulla integrata:
A lalternance du stade individuel et de la colonie
fait place, chez les espces suprieures, la simulta-
nit de la vie individuelle et de la socit, ce qui
complique lindividu, en mettant
en lui un double faisceau de
fonctions individuelles (in-
tinct) et sociales (ten-dances). A
Simondon risulta
r e l a t i v a m e n t e
semplice caratte-
rizzare le tendenze
degli esseri viventi in
relazione alle categorie classiche di adattamento e
integrazione sistemica: tant du continue et par
consquent du stable, sont intgrables la vie com-
munautaire, et constituent mme un moyen din-
tgration de lindividu, ma quando si trova invece
a dover definire gli istinti, non pu farlo che quali-
ficandoli in modo complementare alle tendenze,
cio come discontinui, instabili e non inte-
grabili dalla vita comunitaria. Ci che qui inte-
ressa a Simondon non certo costituire una dualit
di principi complementari che definiscano una
volta per tutte la sfera del vivente-psichico, quanto
piuttosto cogliere unoperazione di individua-
zione (qui lindividuazione biologica) come pro-
cesso mai unitario e mai compiuto, attraverso gli
altri processi di individuazione che essa incrocia e
attraverso la descrizione delle tensioni che conti-
nuano a persistere nellindividuo concepito come
esito parziale di quei processi9. Per fare ci, segue
il suo metodo consueto: indica dei poli estremi, pu-
ramente teorici, entro i quali costruisce un campo
di forze che ha la funzione di rendere conto delle
stratificazioni dellessere al livello in cui si trova di
volta in volta in gioco. Qui Simondon tratta dellin-dividuo in quanto risultante da un processo di in-
dividuazione biologica e incrociante un possibile
processo di individuazione psichica, quindi di un
uomo o di un animale superiore: une analyse psy-
chique doit tenir compte du caractre complmen-
taire des tendances et des instincts dans ltre que
nous nommons individu et
qui est, dans toutes les
espces individues, un
mixte de continuit vitaleet de singularit instinc-
tive, transcommunitaire.
Ed proprio qui che Simon-
don punta sulla netta diffe-
renziazione della nozione di
istinto da quella di tendenza
per denunciare il modo in cui les communaits
humaines difient tout un systme de dfense
contre les pulsions instinctives, en cherchant d-
finir les tendances et les instincts en termes uni-
voques, comme sil taient de mme nature. Ma
perch le comunit umane devono neutralizzare gli
istinti, e in che cosa consiste questo sistema di di-
fesa delle comunit nei confronti degli istinti? Si
tratta evidentemente di un tema gi abbondante-
mente noto in ambito antropologico e che Simon-
don stesso riprende in altri luoghi,10 si tratta cio
di rilevare come i comportamenti rituali allinterno
di una comunit abbiano la funzione di costruire il
legame sociale e il senso di appartenenza/esclu-
sione che caratterizza la comunit, riconducen-
done i comportamenti dei membri ad attivit
codificate e riconoscibili di adesione o di trasgres-
sione parziale che non ne possano intaccare
lequilibrio omeostatico. Ma ci che Si-
8 Per non appesantire il testo si scelto di non riportare alcunriferimento per tutte le citazioni che, in seguito, si riferiranno a
tale capitolo. Cfr. Lindividuation cit., pp. 167-171.9 Operazione conoscitiva analoga (analogia un altro terminechiave in Simondon che qui non spiegheremo) a quella che
varr, naturalmente, come valeva per lindividuazione fisica echimica, anche per quella psichica e collettiva.
10 Costituendo lopposizione: comunit-interindividuale/so-ciet-transindividuale. Cfr. Lindividuation cit., pp. 243-245.
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mondon ci porta ad ipotizzare ben
altro: forse lantropologia stessa fa
parte di questo insieme di rituali pro-
piziatori per mezzo dei quali le comunitcostruiscono il legame sociale, perch di-
sconosce laspetto paradossale del vi-
vente-psichico (e delluomo) e tenta
di costruire la visione della vita co-
mune espungendo da essa lelemento
aleatorio che invece ne costitutivo,
proprio quello che qui Simondon in-
troduce attraverso la nozione di
istinto: il faut reconnatre laspect
de dualit de lindividu, et caractri-ser par sa fonctionnalit transcommu-
nitaire cette existence des pulsions instinctives.
Gli istinti (sempre al plurale, perch non si tratta
propriamente di una categoria, ma del nome co-
mune che indica ci che risulta non categorizzabile
in maniera continua) infatti se manifestent gn-
ralement par leur caractre de consquence sans
prmisses, peuvent mme tre en apparence d-
vitalisants, parce que il ne font partie de la conti-
nuit quotidienne de lexistence, costituiscono ci
che sfugge non solo ogni controllo comunitario, ma
anche ogni possibile previsione.
chiaro allora come la costruzione di unantropo-
logia che riduca gli istinti a semplici variazioni sul
tema delle diffuse tendenze omeostatiche interne
a una comunit, unoperazione epistemologica
che costituisce un esorcismo irrinunciabile rispetto
a istinti che sono laspetto visibile, nel comporta-
mento del vivente, di una aleatoriet la cui pre-
senza costitutiva in ogni ordine dellessere
impedisce la chiusura definitiva di qualunque pro-
cesso di individuazione, anche comunitario. Ecco
che allora una filosofia vitalista antropocentrica -
incapace di vedere laleatoriet inquietante, pro-
pria dellessere stesso, allopera anche nellindivi-
duazione umana - bisognosa di unimmagine
confortante dellessenza delluomo, non pu che
tentare di schiacciare il concetto di istinto su quello
di tendenza: Ce nest pas le vitalisme proprement
dit qui a conduit confondre les instincts et les ten-
dances, mais un vitalisme fond sur une inspection
partielle de la vie, et qui valorise les formes les plus
proches de lespce humaine, en con-
stituant un anthropocentrisme de fait,
plus encore quun vitalisme propre-
ment dit. E poich il desiderio ses-suale punto di particolare intensit
dellintersezione dei piani biologico e
psichico, non un caso che proprio al suo carat-
tere esemplare faccia riferimento Simondon, riba-
dendo la necessit di differenziare la
nozione di istinto da quella di ten-
denza, per non lasciar scomparire
dallorizzonte della scienza lelemento
propriamente singolare e aleatorio
dellindividuazione che costitutiva-mente eccede la determinante speci-
fica e culturale dei bisogni: cest l quest lerreur
[] les manifestations de linstinct sexuel sont par
exemple traites comme le tmoignage de lexi-
stence dune tendance, et on vient alors parler
dun besoin sexuel ; le dveloppement de certaines
socits incite peut-tre confondre besoins et ten-
dances dans lindividu, car lhyperadaptation la
vie communautaire peut se traduire par linhibi-
tion des instincts au profit des tendances. Per Si-
mondon fondamentale preservare lambito
dellaleatorio, cio del desiderio 11, dalla sua ridu-
11 Il termine desiderio, qui utilizzato come indicatore dellele-mento singolare costitutivo della soggettivit e irriducibile algioco, per quanto complesso, complesso dei bisogni, di deri-
vazione lacaniana. Simondon non ne fa uso. da notare percomeSimondon ricorra spesso al termine pulsione, evocandola pulsione di morte freudiana nella sua versione ortodossa. Lasua critica a Freud verte principalmente sulla seguente argo-mentazione: la dottrina di Freud, non distinguendo netta-
mente gli istinti dalle tendenze, laisse subsister lide quelindividu peut aboutir une intgration complte par lint-gration du surmoi, comme si ltre pouvait dcouvrir une condi-tion dunit absolue dans le passage lacte des ses virtualitsLindividuation cit., p. 170. Probabilmente Simondon nonsi in-teressava al lavoro in corso da parte di Lacan sul concetto freu-diano di pulsione di morte, che forse non muoveva in unadirezione tanto differente, in particolare nei suoi Seminari dalVII allXI. La critica della psicanalisi freudiana (presente in par-ticolare ne Lindividuation cit., pp. 167 segg. e pp. 307 segg.), iriferimenti a Jung e lelaborazione della nozione di subconscioemotivo, sono comunque - nellopera di Simondon - questionimolto complesse che meriterebbero senzaltro un lavoro ap-profondito. Labbozzodi un tale lavorosi putrovare in P. CHA-BOT, La philosophie de Simondon, Paris Vrin, 2003, pp.107-123; B. ASPE, La pathologie au lieu du transindividuel (in
Aa.Vv., Gilbert Simondon: une pense oprative, ed. J. Roux,Univ. Saint-Etienne, Saint-Etienne, 2002); J. GARELLI, La re-mise en cause de linconscient freudien par Merleau-Ponty etSimondon, selon deux notes indites de Merleau-Ponty (in
Aa.Vv., Chiasmi International, n7: Merleau-Ponty. Vieet In-dividuation, Vrin / Mimesis / Memphis U.P., 2005).
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zione a campo di indagine che, pur nella sua com-
plessit, risulti interamente riconducibile allar-
ticolazione di linee di tendenza: ci che
rischierebbe di fare dellindagine psicolo-gica unanalisi dei bisogni in perfetta
congruenza con il trend, appunto,
di uneconomia di mercato che con-
cepisce luomo quale individu, qui
est incorpor la communaut
par les besoins nutritifs, dfensifs,
et par ce qui fait de lui un con-
sommateur et un utilisateur.
dunque perch il filtro ancora
attivo del pensiero filosofico cri-stiano e moderno non ci permette
di pensare lanimalit, che oggi risulta cos diffi-
cile pensare adeguatamente lumano? Questa
sembra essere in effetti la risposta di Simondon:
Cest--dire que cest par une universalisation de
lanimal que la ralit humaine se trouve recou-
verte12. La sua filosofia ci promette invece di pen-
sare luomo non pi sotto la condizione del
pensiero cristiano-mo-
derno dellanimalit:
non pi, insomma,
per mezzo di
unastra-
zione co-
struita in
opposizione ad unaltra
astrazione. Ma per poterlo fare occorre produrre
un discorso capace di seguire i processi costitutivi
della realt a tutti i livelli, non considerando i sin-
goli individui - dal fotone agli animali superiori -
in quanto appartenenti a generi e specie, ma come
momenti di quelli che Simondon chiama processi
di individuazione di volta in volta singolari e irri-
petibili: ci in cui consiste precisamente, a nostro
parere, lispirazione fondamentale del suo lavoro.
Nella filosofia di Simondon non mai distillata
unessenza, tantomeno dellumano; ci sono invece
processi di individuazione che costituiscono les-
sere in tutte le sue modalit: fisica, chimica, biolo-
gica, psichica, sociale. I confini tra i diversi domini
sono fluidi ma sempre legati a
condizioni strutturali ed evene-
menziali. In questo monismofatto di relazioni e di processi
strutturati ma discontinui non
mai unitaria la collocazione di un in-
dividuo (fisico, chimico, biologico, psi-
chico, sociale) allinterno di un dominio, e
questo vale anche per lambito dellumano:
n unessenza n una conformazione gene-
tica possono garantire lappartenenza a
qualcosa che non dato che come strato,
legato ad altri, e in s teso dal duplice ope-rare di tendenze omeostatiche e di istinti de-
strutturanti. Se qualcosa pu servire a
caratterizzare lambito dellumano in questa pro-
spettiva apertamente antiumanistica, soltanto la
capacit dellindividuo, la possibilit ad esso sem-
pre strutturale (in quanto solo parzialmente costi-
tuito), di accedere ad unindividuazione collettiva
ulteriore
rispetto a quella - ritenuta
originaria e stabile - tutta in-
terna alla comunit di appartenenza13. Tale possi-
bilit non connaturata ad alcuna essenza, n in
alcun modo destinale, ma legata ad una decisione
sempre singolare e costitutiva, che, parte inte-
grante della storia del soggetto nei suoi effetti in-
calcolabili, ci appare pi che mai il caso di
connotare politicamente nominandola - in opposi-
zione ad ogni tentativo di rintracciarne le cause
negli ordinari bisogni che si presumono umani -
desiderio.
12 Deux leons cit., p. 61.
13 In altro luogo lo studio della funzione disadattiva dellemo-zione, consentir a Simondon di sottolineare in modo esplicitola funzione politica dellistinto, in quanto spinta sempre ulte-
riore rispetto alla semplice funzione di adattamento allorigi-naria comunit di appartenenza. Simondon conclude cos il suodiscorso: Elle [lmotion] estune mise en question de ltreentant quindividuel, parce quelle est pouvoir de susciter une in-dividuation du collectif qui recouvrira et attachera ltre indivi-du. Lindividuation cit., p. 314.