storia istituzionale del medioevo 4

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La città prima del comune Il caso di Pisa Enrica Salvatori Università di Pisa a.a. 2012-2013 giovedì 11 aprile 13

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Il caso di Pisa

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Page 1: Storia istituzionale del medioevo 4

La città prima del comuneIl caso di Pisa

Enrica SalvatoriUniversità di Pisa

a.a. 2012-2013

giovedì 11 aprile 13

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Il caso di Pisa• DCCCCLXXI. Fuerunt Pisani in Calabria. (per il Chronicon Pisanum è il 969) [..]• MV. Fuit capta Pisa a Saracenis.• MVI. Fecerunt Pisani bellum cum Saracenis ad Regium et gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Sixti.• MXII. Stolus de Ispania venit Pisas, et destruxit eam.• MXVI. Fecerunt Pisani et Ianuenses bellum cum Mugieto in Sardineam, et gratia Dei vicerunt illum.• MXVII. Fuit Mugietus reversus in Sardineam et cepit civitatem edificare ibi, atque homines Sardos vivos in cruce murare. Et tunc Pisani et Ianuenses illuc venere, et ille propter pavorem eorum fugit in Africam, Pisani vero et Ianuenses reversi sunt Turrim, in quo insurrexerunt Ianuenses in Pisanos, et Pisani vicerunt illos et eiecerunt eos de Sardinea.

Bernardo Maragone

Bernardo Maragone, ‘Annales Pisani (1100-1196)’, in Michele Lupo Gentile, ed., Rerum Italicarum Scriptores 2 (Zanichelli: Bologna, 1936) pp. 1–74

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Il caso di Pisa

• MXXXV. Pisani fecerunt stolum in Africam ad civitatem Bonam, gratia Dei vicerunt illos.

• MLXIII. Pisani fuerunt Panormiam; gratia Dei vicerunt illos in die Sancti Agapiti. Constructa est Ecclesia beate Marie Virginis Pisane Civitatis.

•MLXXXVIII. Fecerunt Pisani et Ianuenses stolum in Africa, et ceperunt duas munitissimas civitates, Almadiam et Sibiliam, in die Sancti Sixti. [..] Ex quibus civitatibus, Saracenis fere omnibus interfectis, maximam predam auri, argenti, palliorum et eramentorum abstraxerunt. De qua preda tesauros Pisane Ecclesie in diversis ornamentis mirabiliter amplificaverunt, et ecclesiam beati Sixti in curte Veteri edificaverunt.

Bernardo Maragone

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Fuerunt Pisani in Calabria? (970)• 953 Ottone I inviò a Cordova il monaco Giovanni, abate del monastero di Gorze.Instaurò rapporti amichevoli coi principi di Capua, Benevento e Salerno; proposta dimatrimonio alla principessa Teofano a nome di suo figlio Ottone II associato al regnonel 967• 968: tenta di impadronirsi di Bari; fallimento per mancanza di esercito/flotta adeguati dato che invece la marina militare bizantina aveva raggiunto, nel X secolo, il suo punto di massima potenza (epopea) FLOTTA PISANA?• Pisa è amministrata da un conte; nel 964 assenza di un marchese in carica; più cheprobabile che il conte possa avere inviato un modesto contingente militare pisano,terrestre o marittimo per la spedizione di Ottone I in Calabria, anche se la navigazionepraticata dai Pisani era – ancora a quella data – di portata modesta.

Le uniche città, che praticavano la navigazione a lunga distanza, sembrano ancora essere soltanto Venezia e Amalfi

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Ottone II• 974 ulteriore ambasciata di Ottone II in al-Andalus• 976 un contingente marittimo pisano, sceso in Calabria al servizio dell’imperatore Ottone II, passò coi Bizantini in Sicilia, a Messina, tentando di sobillare la popolazione locale ad una ribellione. Respinto vigorosamente, risalì la penisola, inseguito dai musulmani.• 981-982 Ottone II decise di scendere in Calabria e di affrontare le forze marittime eterrestri dell’emiro di Sicilia. Dopo alcuni iniziali successi di una guerra che le fonti arabe definiscono “sacra” Ottone subì una spaventosa sconfitta a Capo ColonneOttone II tentò di mettere in atto una politica di forte consolidamento territoriale del Regnum basata su un ideale politico-religioso che aveva come riferimento l’esperienza carolingia. La Marca e Pisa, in particolare, sembrano pienamente coinvolti nei piani ambiziosi della corte imperiale, sia a livello di progettazione sia a livello di attuazione, con la messa a disposizione dei mezzi utilizzabili. Possibilità militari ancora modeste.

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La Marca di Tuscia - X secolo

Il marchese Ugo (nipote di Ugo di Provenza) opera a stretto contatto con la corte imperiale e quindi contribuisce a determinare un notevole ampliamento degliorizzonti geografici allora noti alle élites toscane.

Marca di Tuscia è entrata più volte in contatto nel corso del X secolo con Provenza,Sardegna, Corsica, Venezia, Pavia e Roma, Spoleto e Camerino, i ducati campani diBenevento, Capua e Salerno, probabilmente anche Amalfi e Napoli, la Calabria, la Puglia e la Sicilia, la Germania, Barcellona, Cordova e al-Andalus

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Marca e società cittadina

Il ruolo di spinta dato dalle istituzioni per la difesa delle coste tirreniche nel X secolo deve aver trovato nella società della città e del territorio circostante un ceto reattivo, in grado di investire risorse nella flotta; tale ceto si arricchì rapidamente grazie alla partecipazione attiva alle imprese e agli scambi, si rafforzò curando la vicinanza al potere e in seguito beneficiò dell’occupazione dei beni fiscali.

Fu probabilmente proprio l'unione dei tre fattori - spinta istituzionale, investimento privato sulla flotta e occupazione del demanio – la formula all’origine del primato pisano nell'alto Tirreno, all'interno di un generale risveglio economico delle città e degli scambi.

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I segni materiali• testo

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Razzie e scambi• Tra il X e l'XI secolo non deve essere sottovalutato il ruolo economico delle razzie, perché l'afflusso di beni di valore in città (principalmente schiavi, oro e materie preziose) deve aver portato molto carburante al motore dell'economia interna e spinto i ceti più abbienti a investire sul mare.

Presenza nel territorio pisano di alcune materie prime peculiari (argento, ferro,legname) e di know how specializzato (fabbricazione di armi e cantieristica navale)

Tuttavia la costa pisana, per tutto il X secolo, pur avendo un ruolo primario per l’areaToscana come area di scalo e di scambio, aveva certamente un’importanza secondariarispetto ai porti del sud Italia.

Infatti tra X e XI secolo Pisa non è mai citata come luogo di partenza di pellegrini,mentre il vicino scalo di Luni è nominato solo una volta.

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Reazione al Mugāhid• prima impresa anti-saracena di carattere inter-cittadino.• reazione pisano-genovese contro il Muğāhid sviluppatasi nel corso due anni, 1015-1016; risposta rapida e forte all'occupazione dell’isola • Risposta a una politica di aggressione ben pianificata. Per l’ex governatore amiride, già signore di Denia e poi re delle Baleari, la Sardegna sarebbe stato il secondo passo verso l'obiettivo di creare una talassocrazia.• coinvolgimento del papato attestato da una sola fonte, Thietmaro di Merseburg; nulla fa pensare però che il papato ne sia stato il principale promotore• insediamento del marchese Ranieri, da parte dell'imperatore Enrico II, meno di un anno prima della spedizione contro Muğāhid: forse progetto di costruire una lega “internazionale”. Forse Ranieri cercò l’alleanza con Genova (Adalberto II Obertenghi), marchese della Liguria Orientale

Frequentazione pregressa della Sardegna, per la posizione strategica e per lo sfruttamento delle materie prime, in particolare legno e argento.

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Bona 1034Attacco a Bona (1034): “novità” per Pisa d’aver contrastato i Saraceni fino in Africa (tertia pars mundi sensit tua signa triumphi) recita infatti l’epigrafe delle imprese sulla facciata del Duomo) (non significa che non la frequentassero)

Al-Bakrī (pochi decenni dopo l’impresa): Bona città ricca per agricoltura e allevamento, dotata di un mercato molto fiorente, frequentato da persone provenienti soprattutto da al-Andalus. In una località ad essa vicina - Merça 'l-Kharez, attuale el Kala - si costruivano navi da guerra e si dava rifugio ai pirati che avevano di mira la Sardegna, “perché l'isola era solo a due giorni di viaggio da lì”.

Con gli Ziridi ci fu una chiara recrudescenza dell’attività piratesca nelle acque del Mediterraneo meridionale, che allertò tutti i domini costieri tirrenici e che andava a danneggiare proprio la Sardegna, almeno dal 1015 nell’orbita degli interessi pisani. Reazione pisana entro il ruolo di difesa delle coste senza mandato istituzionale

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Epigrafe delle imprese

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Epigrafe della Fondazione

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Impresa di Palermo1064 i Pisani recuperarono sei grandi navi cariche di merci -> duomo

Palermo era emporio frequentato dai Pisani: intento politico ben armonizzato conquello economico.

• A Pisa dal 1061 c’era un vescovo molto vicino all’impero e al papato – Guido; • Coincidenza col concilio di Mantova (1064) -> marchesa di Tuscia Beatrice di Canossa e il marito Goffredo il Barbuto. • Pontefice e marchesi volevano forse dimostrare i legami della sede apostolica con i potenti alleati toscani e non solo con i Normanni• Nuovo soggetto politico: l’insieme dei cives pisani, gli uomini maiores, mediipariterque minores che ne formavano l’esercito.• Coincidenza di intenti tra le istituzioni marchionali e il ceto dirigente cittadino • Le imprese furono avvertite in maniera crescente dalla cittadinanza come frutto di uno sforzo collettivo e di una virtù civica -> Duomo

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Asse Gregorio VII- Matilde•1073 e 1080 Gregorio VII invia tre missive ai giudici sardi per far accettare al clero dell’isola i dettami della Riforma•1077 Gergorio VII mette a Pisa come vescovo un proprio uomo, Landolfo (post Guido) e gli affida il vicariato della Corsica; Matilde di Canossa dona beni al vescovo e i canonici•1077, donazione marchionale: Matilde affida ai cittadini un compito di controllo del buon esito dell’atto: i cives sarebbero subentrati ai reali beneficiari (vescovo e canonici) se questi ultimi si fossero dimostrati inadempienti e, in quel caso, avrebbero impiegato le relative rendite per l’edificazione della cattedrale e in redentionem captivorum.• legame strettissimo tra Matilde di Canossa col partito gregoriano in Provenza• 1082 donazione fatta dal giudice di Torres Mariano alla chiesa di Pisa• lettera di Gregorio ai Corsi, il papa specifica di avere in Tuscia, per grazia di Dio, nutrite truppe di conti e nobili, pronte se necessario alla difesa dell’isola• Lettera a Matilde alla fine del 1074: richiesta di aiuto per una campagna mai realizzatasi contro i Turchi selgiuchidi

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Impresa di al-Mahdiya e ZawilaEstate 1087: flotte di Pisa e Genova + contingente da Amalfi.

Preparazione probabilmente laboriosa; le fonti arabe attestano una flotta dalle 300 alle 400 navi.

Obiettivo: capitale militare e commerciale ziride; chiesta la liberazione dei prigionieri, la promessa di cessare ogni attività corsara e l’impegno di versare tributi a Roma, ma anche la franchigia dai diritti doganali per Pisani e Genovesi e il pagamento di una pesante indennità (in vasellame d'oro e d'argento e in spezie).

Parte del bottino venne usato per costruire la chiesa di S. Sisto, il santo del giorno della vittoria (6 agosto), e parte per continuare la fabbrica del duomo.

Carmen in victoriam, poema composto probabilmente all’indomani dell’impresa e comunque prima del 1119.

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Carmen in victoriam•L’orgoglio civico l’eredità di Roma•Il compito di tutela internazionale assunto dalla città•Nemico da disprezzare ma potente e abile in battaglia•Liberazione di centinaia di migliaia di prigionieri cristiani •Chiusura dell’impresa con un tributo e un accordo•Idea di guerra santa

•La volontà divina Destruxerunt, occiderunt, sicut Deus voluit•Soldati come apostoli che per volere di Dio dimenticano il mondo•Segno della croce apposto nelle scarselle; s. Pietro cum cruce et gladio probabilmente apposto sui vessilli di guerra•Appoggio ufficiale e concreto del papato •Insulto verso il nemico: sunt quasi bestia, il loro capo = anticristo•La violenza feroce portata indiscriminatamente dai cristiani alla popolazione saracena

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Carmen in victoriam

•Scritto proprio negli anni a cavallo della prima crociata da un membro del clero cittadino, forse un canonico della cattedrale•Conosceva bene l’apparato ideologico e dottrinale che si era sviluppato in ambiente pontificio in relazione alla lotta contro gli infedeli •molto probabilmente testimone del grande pellegrinaggio armato verso•Gerusalemme: strumenti teologici e culturali adatti per trasformare l’impresa in una “precrociata”.•fattore ideologico-religioso con un accento più acuto; differente dai messaggi delle epigrafi del Duomo.

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La propaganda• grande eco dell'evento fin tutte le coste del Mediterraneo.• Bona: quattro fonti, tutte pisane• Palermo: sei con due aggiunte di parte normanna• per al-Mahdiya: sedici richiami differenti di cui la metà islamici.

Motivi

1.al-Mahdiya: porto/emporio principale dell’Ifrikja e base di partenza per continue razzie -> reazioni forti in ambito cristiano, come in quello islamico.2. momento peculiare della produzione storiografica medievale: la riforma gregoriana, la lotta delle investiture e il formarsi di autonomie cittadine avevano dato un nuovo e potente impulso all’attività storiografica; effetto moltiplicatore della prima crociata e delle altre azioni militari contro i Musulmani.3. Forte ruolo della poesia epica

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ConsiderazioniNon possiamo accettare passivamente il “manifesto” della facciata del duomo nél’ideologia espressa dalla poesia epica pisana:• frutto di una specifica rielaborazione della storia della città • fonti che avevano in larga parte lo scopo di ottenere per la città uno specifico ruolo all’interno dello scacchiere politico • obiettivi molto precisi: influenza piena sul Sardegna e Corsica

Non si possono leggere le imprese solo come tappe della “riconquista” cristiana del Mediterraneo:• inserire queste tappe nella complessa rete di rapporti tra le “potenze” dell’epoca• contestualizzare i singoli accadimenti per poi recuperarli entro una visione, se possibile, unitaria.• momenti e contesti fra loro differenti• nel riconsiderarli per meglio caratterizzare la propria storia, la propria identità e il proprio programma politico, la società cittadina non faticò a scorgevi il tema comune, non contrasto contro gli infedeli, né solo in un generico programma di preminenza commerciale nel Mediterraneo.

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ConsiderazioniIl comune denominatore la città lo individuò:• nel significato “pubblico” delle imprese • imprese per l’interesse comune, in appoggio più o meno palese alla volontà di autorità pubbliche - l’imperatore, il pontefice, la Marca • imprese “internazionali”• nel periodo a cavallo della prima crociata si verificò una straordinaria convergenza di interessi tra il papato e la città che trovò nell’ideologia della guerra santa una cassa di risonanza ideale

Dietro le spedizioni militari come dietro gli accordi il ceto sociale era il medesimo e le due pratiche – quella guerresca e diplomatica/commerciale – probabilmente convivevano nella società cittadina senza apparenti contraddizioni perché l’ideologia che in realtà le sorreggeva entrambe non era quella della guerra santa ma quella della grandezza materiale e politica della civitas, che solo in alcuni momenti e dietro a spinte precise trovò più utile la dimostrazione di forza.

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Il diploma di Enrico IV1081Tra le altre cose dedica una sezione relativamente ampia e compatta a terras, que fuere pascua vel paludes, sitas ante predia illorum (hominum) vel ecclesiarum, et communia pascua, che i destinatari del diploma avrebbero potuto liberamente occupare e mettere a coltura fino ai confini stabiliti dagli arbitri che loro stessi avrebbero designato a tale ufficio. Tra gli impegni più significativi assunti dall’imperatore figurano l’osservanza delle “antiche loro consuetudini marittime” e l’impegno a non impedire la partenza a quanti si accingevano a compiere un viaggio per mare

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Comune colloquium e Consoli a Pisa

• Il privilegio logudorese 1080-1085 (datazione proposta da M. Ronzani 1081)

•1081 privilegio di Enrico IV

• Carmen in victoriam (post 1087)

• 1088 - 1092 aprile 21 Lodo delle Torri

• 1091-1092 Lodo della Valdiserchio

• 1098 [1103]-1106 Proclamatio hominum de Casciaula

• 1109 diversi documenti in cui i consoli presenziano a Vada

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Lodo delle Torri• Prima carta costituzionale della res publica pisana

• Accordo di natura generale e in forma di patto

• Giuramento per conformarsi a norme condivise che garantiscono la vita civile

• Volontà ferma di assicurare al patto una durata perpetua

• Commune colloquium civitatis: assembre che giudica e alla quale i cittadini si indirizzano per ottenere giustizia

• Commune consilium: assembla deliberante sul bene comune

• Populus:soggetto politico garante della legge e vendicatore degli abusi

• Vescovo: arbitro non signore, mediatore e non arbitro unico

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Modello teorico: da PisaA. Assemblea: determinare l’obiettivo dell’essere assieme implica il riconoscimento di una base comune di interessi (ad esempio la difesa) e di una regola di comportamento. E’ un atto politico fondato sull’accettazione implicita o esplicita di una regola. Non si può partire da una società “semplice”: la partenza è quella da una complessità originaria.B. Rappresentatività: deriva dalla necessità di delegare qualcuno a rappresentare l’insieme e che deve avere la stima di tutti (A e B sono contemporanei non successivi)C. Attività giudiziaria: si attiva su richiesta delle parti. Si tratta di giurisdizione arbitrale (sede temporanea nella curia marchionis perché supplente al potere legittimo). L’assemblea senza norma giuridica non può stare: la regola è ciò che caratterizza la riunione assembleareD. Giuramento: è una adesione volontaria, prioritaria e preventiva per assicurare validità a quello che si va a decidere e questo dà carattere politico all’assemblea. E. Spergiuro: comporta l’esclusione dalla società civile in terra et in navi

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