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La prima rivista di Sup in Italia.

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P o w e r e d b y:

Air Sup 10’4’’ Air Sup 10’2’’Air Cruiser 12’0’’000’’’’’’’ Air SSSuSupp 101010’’4’4’’AiAiAirr uiser 12’0rr CCruiser 12’0’00 AiAiAirr SSuSup 10100’2’2’2’’’’’’

Model Size (in Inches) Fins Vol (Lt)

Aircruiser 12’0” 12’0” x 32” x 6” 19 cms US Box 255

Airsup 10’4” 10’2” x 34” x 4 1/2” 19 cms US Box 190

Airsup 10’2” 10’2” x 32” x 4 1/2” 19 cms US Box 172

Page 5: SupTime 10

RRD A IRSUP“SUP is in the Air”

Air SUP 10’2” è stata la prima tavola SUP gonfiabile prodotta da RRD, disegnata e sviluppata per poter essere utilizzata da chiunque in qualsiasi situazione. Grazie all’innovativo design e alla peculiare tecnologia di costruzione è possibile gonfiare l’Air Sup fino a 18 psi (1,2 bar) rendendolo molto rigido e reattivo in navigazione. Questa incredibile tecnologia di costruzione avrà sicuramente un grande impatto sul futuro del nostro sport ed ha permesso di sviluppare una nuova gamma di tavole che, a partire dal 10’2”, ha portato alla realizzazione di un 10’4” e adesso di una innovativa tavola Air Cruiser 12’, caratterizzata da 6” di spessore e rocker line super dritta. Un vero razzo su acqua piatta! L’ Air Cruiser 12’ non solo è in grado di rendere più piacevoli le vostre uscite in acqua piatta, ma riuscirà a stupirvi con accelerazioni e velocità finali che fino ad ora era possibile raggiungere solo con tavole in sandwich. La tavola flat water imbattibile, ora alla portata di tutti!

Programma: Inflatable SUP Allround / Cruising

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Page 6: SupTime 10

4

ANNO III - NUMERO 10NOVEMBRE 2012

DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • [email protected]

REDATTORE CAPOFabio Calò • [email protected]

ART DIRECTORGianpaolo Ragno • [email protected]

GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • [email protected]

IN REDAZIONEMarco Melloni • [email protected]

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi:Nicola Abatescianni, Mirco Babini, Fabio Calò, Giordano

Capparella, Beppe Cuscianna, Ezio Ferin, Alessandra Ferrara, Ovidio

Ferrari, Lucia Marra, Robby Naish, Francesco Orsi, Paola Perrone, Luigi

Reghitto, Denis Rey.

immagini:Eliana Argine, Federico Benedettolo, Alessia Cataldi, Mirko

Destro, Daniele Durante, Fabrizio Luca, Lucia Marra, Daniele Mei,

Valerio Moretta, Vito Montenegro, Eugenia Mussa, Franz Orsi, Franco

Piccioni, Denis Rey, Benjamin Thouard, Katarina Tomc.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - [email protected] - www.johnsonsmedia.it

AMMINISTRATORE DELEGATOCristiano Zanni • [email protected]

SERVIZI GENERALILuisa Pagano • [email protected]

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIAPress-di Distribuzione Stampa e Multimedia s.r.l.20090 Segrate (MI)

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTEROJohnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano

SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTEROJohnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milanotel +39.02.43990087 - fax +39.02.48022901 - [email protected] attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 14:00 alle 18:00.

MODALITA’ DI PAGAMENTOBonifico Bancario intestato a Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 MilanoBanca Intesa - Coordinate Bancarie: IT 67 o 03069 09529 0724 0265 0199CAUSALE: abbonamento SUPTIME - NOMINATIVO E INDIRIZZO ED EV. RECAPITO TELEFONICO

Le immagini a volte non hanno bisogno

di essere commentate e questa

copertina secondo noi ne è una prova

evidente. Una foto più unica che rara, un

colpo di fortuna, una serie di incredibili

coincidenze… lo capirete meglio

leggendo l’articolo di Tuamotu a pag. 38.

Rider Manu Bouvet

Location Tuamotu

Foto Benjamin Thouard

E sono 10! Con questo numero ci congediamo per il 2012 e ci

rivedremo in edicola il prossimo aprile per un nuovo anno

all’insegna del SUP, ma continuate a seguirci su

www.suptime.it che alla luce di questo lungo periodo di attesa del prossimo numero,

sarà ancora più aggiornato. È tempo quindi di tirare le somme dopo queste prime 3

fantastiche stagioni passate insieme. SupTime è nato nella primavera del 2010 come

allegato a FUNBOARD magazine, e già dal secondo numero ha preso la sua strada

diventando una pubblicazione autonoma. La rivista ha continuato a crescere seguendo

l’andamento esponenziale della crescita del SUP in Italia e nel mondo, e nell’estate 2012

è arrivata una nuova sfida, proporvi il web di riferimento per il SUP in Italia, e non solo,

ed ecco che è nato suptime.it. Abbiamo seguito da molto vicino grazie ai nostri

collaboratori come Beppe, sempre presente sul campo, le evoluzioni di questo mondo

in fermento che non si ferma mai nemmeno per un attimo, cercando di anteporre

sempre a tutto la nostra passione schierandoci sempre dalla parte dello Sport.

Abbiamo seguito con piacere la piega di questo Sport verso una visione più

“amatoriale”, non tralasciando mai comunque quella “pro” portata avanti dai veri Atleti

del Race e del Wave, essenziale e fondamentale, abbiamo gioito quando azienda dopo

azienda con modello dopo modello si è arrivati ad avere un vasto panorama con una

scelta che ormai rappresenta la quasi totalità delle proposte per il SUP con i gonfiabili!

E questo numero ne è l’ennesima prova della tendenza inflatable, potrete scoprire tra

qualche pagina tante novità e la nascita di diversi circuiti dedicati a questo settore dove

la parola d’ordine è “user friendly”, con un occhio di riguardo anche al portafoglio che

di questi tempi certo non guasta. Aspettando quindi il prossimo numero di SupTime vi

informiamo anche che siamo alla ricerca di nuovi collaboratori.

Ti piace il SUP?

Ti piace scrivere articoli?

Ti svegli la mattina con delle idee e non sai come realizzarle?

Ti piace essere presente alle manifestazioni?

Sei un animale da spiaggia?

Ti piace pagaiare?

Ti piacciono le onde tanto da non farti dormire la notte e farti svegliare ogni ora per

non cannare l’ingresso in acqua?

Se hai risposto si a tutte queste domande allora sappi che è arrivato il momento di fare

sul serio, SUPTIME ricerca collaboratori in tutta Italia. Se credi di avere le potenzialità

per essere uno dei nostri invia la tua candidatura a [email protected]. Ti offriamo la

possibilità di crescere in un ambiente giovanile e di sviluppare le tue capacità di

scrittura mediante un percorso formativo con i reporter più cool del settore.

Have fun…

Fabio Calò[email protected]

SupTime è una testata della società Johnsons Media

srl che pubblica anche i periodici

KiteMagazineStance (kite), Funboard (windsurf),

Surf Latino (surf), 6:00 AM (skateboard),

En3 snowboardmag, Snowmap (snowboard),

Soul rider (sci freeride) 4Skiers (sci freestyle freeride)

e gli annuari Surfing (windsurf, surf, kitesurf) e

Snowb (snowboard).

Tutti i diritti di Sup Time sono riservati e appartengono a Johnsons Media. Nessunaparte di Sup Time può essere riprodotta in alcun modo senza la preventivaautorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituitise non espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casiin cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore deldiritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori nonpotranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguentidanni che derivino o siano causati dall’utilizzo improprio delle informazionicontenute in questa rivista.

PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 4,90

ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (4 NUMERI) euro 16,00

PERIODICITÀ Aprile; Giugno;Agosto; Ottobre

ISSN 2038-9329registrazione Tribunale di Milano n.419 del14.07.2010 ROC - Registro Operatori diComunicazione - 1234

STAMPAAlfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)

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Page 7: SupTime 10

* Bacteria are increasing very fast. Their number is doubled every 20 minutes, if there´s no desinfection.

The built- in SANITIZED ® hygiene function prevents the fabric from mildew and bad odour caused by bacteria in moist or sweaty

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UN VOLO IN PARADISO pag. 38di Benjamin ThouardUno dei migliori fotografi in circolazione ci porta in cielo grazie al suo

parapendio per vedere la perfezione e la spettacolare pericolosità del reef di

Tuamotu, dove a volte si possono fare degli incontri poco piacevoli.

SURFIN’ VENICE pag. 46di Ovidio FerrariGiunta alla sua terza edizione la Surfin’Venice rappresenta ormai un

classico degli eventi SUP del panorama italiano, quest’anno movimentata

anche da una particolare situazione metereologica che ha reso il tutto

ancora più interessante.

ALASKA pag. 54di Robby NaishDove potevano andare il Campione del mondo di SUP e la leggenda del

Windsurf che vivono alle Hawaii sull’isola di Maui? Ovviamente in un

posto diametralmente opposto dalla loro routine giornaliera.

MAYOTTE pag. 62di Denis Ray Un SUPsafari in uno dei luoghi più belli del pianeta ma ancora tutto da

scoprire situato nell’estremità nord del Canale di Mozambico nell’Oceano

Indiano, tra la parte settentrionale del Madagascar e quella del Mozambico.

FAQ pag. 68

La sezione di SupTime dedicata a chi vuole suppare meglio e divertirsi di

più. Su questo numero:

• Sup rescue • Roll tack

SPOT GUIDE COSTA DELLA MORTE pag. 74di Francesco OrsiAbbondonare la certezza dei costanti swell estivi del Portogallo per

dirigersi verso l’ignoto e scoprire nuovi spot lontano dalle masse

turistiche e di ottima qualità.

RIDER Manu Bouvet LOCATION Tuamotu FOTO Benjamin Thouard

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Page 13: SupTime 10

11RIDER Marco Bosi LOCATION Ponte Vecchio - Firenze FOTO Daniele Durante/RRD TAVOLA RRD Aqua Mondo 10’6 Wood

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ITALIAN SUP AWARDS 2012Gli Awards sono uno dei premi più ambiti al livello mondiale, il riconoscimento

dell’eccellenza nel campo di appartenenza, anche nello Stand Up Paddle, sbarca

l’ITALIAN SUP AWARDS. Una prima edizione da brivido che prevede numeri da capogiro.

La notevole diffusione del SUP in Italia, con un seguito sempre maggiore, ha dato

l’idea agli organizzatori di creare un evento per premiare paddler esperti che si sono

distinti per particolari capacità atletiche. L’Italia inizia a recuperare posizioni tra i

grandi paesi ormai nella storia del Sup e lo fa in modo imponente con

l’organizzazione di gare, manifestazioni ed eventi in qualsiasi specchio d’acqua, in

qualsiasi condizione marina e in ogni regione italiana. A coronamento del grande

movimento del SUP nasce, quindi, l’Italian Sup Awards che vorrà certificare il più alto

livello qualitativo raggiungibile nel campo del SUP. Questo premio si prefigge di dare

lustro ad uno sport che, speriamo in tempi brevissimi, possa entrare a far parte della

grande famiglia CONI insieme ad altre discipline sportive storiche.

Come partecipare: Possono partecipare tutti gli atleti che hanno preso parte almeno ad

una manifestazione in Italia e all’estero e che si candidano a poter essere i

portabandiera di questo sport. Tramite iscrizione on line, saranno valutate le

candidature, l’aggiudicazione dei premi, la valutazione delle graduatorie, il

riconoscimento delle capacità surfistiche e della popolarità dei partecipanti. Ad ogni

posizione conquistata durante una competizione sarà assegnato un punteggio che

partirà da 2000 punti per la prima posizione e scalerà di 50 punti per le posizioni a

scendere. Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 30 novembre 2012 e verranno

valutati i risultati riferiti a competizioni svoltesi dal 1° gennaio 2012 fino al termine

ultimo di iscrizione. A seguito del termine previsto verranno comunicate le nomination

dei candidati e per tutto il mese di dicembre fino a metà gennaio partiranno le votazioni

attraverso i consensi ottenuti in rete e tramite social network a cui si aggiungeranno le

valutazioni da parte di una giuria di esperti. Il 13 gennaio 2013 verranno chiuse le

votazioni e il 31 gennaio 2013 saranno pubblicati i vincitori a cui verrà assegnato

l’Italian Sup Award per la categoria di appartenenza. Tutta la documentazione dovrà

essere inviata a [email protected]. Ulteriori info su www.suptime.it

Saranno in lizza le seguenti nomination:

MIGLIOR ATLETA RACE UOMO E DONNA

MIGLIOR ATLETA WAVE UONO E DONNA

MIGLIOR TEAM

ATLETA PIU’ POPOLARE

MIGLIOR ATLETA AMATORE UOMO E DONNA

BEST TRICK

BEST SURFING

BEST TUBE

BEST WIPEOUT

TAGGATECI Questo mese si aggiudica questo spazio il nostro lettore

FEDERICO TADDEI: “Livorno, 27 agosto, perchè il tramonto con le onde

mentre ci si prepara per la cena al mare è sempre impagabile...

anche con mezzo metro.... ciao e complimenti per la rivista!”.

Page 15: SupTime 10

9’1’1197’11’’

Page 16: SupTime 10

CAMPIONATO ITALIANO EUROSUPA

Lo stand up paddle è diventato ormai uno stile di vita. Ogni

evento, organizzato per diffondere questo sport e allargare

sempre di più il pubblico di curiosi che si cimentano nella

pratica, ha fatto sì che l’Italia si sia affermata tra i grandi paesi

europei che hanno una lunga tradizione in campo surfistico. Per

questo è nata EUROSUPA una organizzazione non profit che si

propone di promuovere il SUP in tutta Europa. I fondatori di

EUROSUPA, Eric Terrien, Gregory Closier, Jean Philippe Wuilmart,

Rico Leroy e Bruno Andre hanno vinto la scommessa e, investendo

forze e energie nel progetto, sono riusciti a dar vita ad un vero e

proprio campionato che ha avuto il suo debutto nel 2010 a Saint

Tropez ma che ha poi coinvolto altri paesi europei. L’Italia non è

rimasta a guardare e ha conosciuto una fase di crescita

esponenziale nel mondo del Sup che le ha permesso di

recuperare posizioni tra i paesi più attenti alla promozione del

territorio e dello sport. Il territorio italiano ha, dalla sua parte, un

paesaggio che ben si presta alla pratica del Sup visto la presenza di una lunga costa marina e di laghi e fiumi facilmente navigabili. L’organizzazione di

gare e manifestazioni in qualsiasi specchio d’acqua e con condizioni marine diverse in ogni regione italiana, ha destato l’interesse dell’Eurosupa che ha

deciso di investire anche in Italia. Al secondo anno dalla creazione dell’organizzazione europea, è nato un vero e proprio Campionato Europeo in Italia

che si è svolto in due tappe, l’Italia Surf Expo e il Roma Event One. Le due manifestazioni, entrambe un must nel mondo del surf, si sono svolte in

territorio romano. La prima ha coinvolto un pubblico vastissimo che dal 13 al 15 luglio ha invaso la spiaggia di Santa Marinella ai piedi del castello di

Santa Severa. È stato un successo per il pubblico, per la diffusione dello sport, del vivere bene, della surf culture. Il Reo si è svolto dal 20 al 23

settembre a Maccarese, ha coinvolto il popolo del surf e non solo e ha concluso il circuito eurosupa (vai a pag. 22). L’importanza di questi eventi,

accompagnata da una notevole spinta mediatica, ha richiamato un pubblico sempre più ampio e aumentato l’interesse dei curiosi per lo Stand Up

Paddle. Il campionato europeo è alla sua prima edizione in Italia ma si prefigge grandi obiettivi quali la diffusione dello sport, la promozione del

territorio e la divulgazione del Sup ad un pubblico sempre più ampio. Al termine dei due eventi il Campionato Europeo in Italia sono stati proclamati i

rappresentanti della categoria elite 12.6 race. Un ringraziamento particolare va al presidente dell’EUROSUPA Eric Terrien per aver creduto e dato fiducia

nei team organizzatori italiani.

CLASSIFICA FINALE UOMINI (PRIME 5 POSIZIONI)

1 Leonanrd Nika 4000

2 Fabrizio Gasbarro 3258

3 Giornano Bruno Capparella 3240

4 Paolo Marconi 2639

5 Daniele Guidi 2624

CLASSIFICA FINALE DONNE

1 Silvia Mecucci 4000

2 Roberta Mariani 3420

3 Cecilia Pescatori 1800

4 Paola Perrone 1620

5 Nadia Servadei 1458

CLASSIFICA FINALE JUNIORES

1 Claudio Nika 3800

2 Federico Benedettolo 2000

3 Indro Spinelli 1800

4 Leonardo Toso 1620

AHD SEALIONDopo qualche anno di assenza dal mercato italiano, lo storico brand svizzero-francese AHD

sbarca sul nostro territorio, distribuito da Display Sports. La linea Wind-Sup SEALION, nata

alcuni anni fa come progetto “0-15 KNTS-concept”, è nel frattempo diventata la tavola

bestseller in casa AHD, con una propria community e centinaia di fans in tutta Europa che si

ritrovano ogni anno ad un contest dedicato, il “Mondial du Sealion”. Disponibile in quattro

differenti misure e volumi, il SEALION rappresenta il compagno ideale per tutta la famiglia. A

seconda del modello scelto, dal XL con 150 lt di volume al più radicale PRO con 115 lt e misura

ultra-compatta di soli 232cm, ciascuno troverà la tavola giusta per tutte le condizioni. Oltre ad

essere un SUP polivalente sia in acqua piatta che nelle onde, è perfetto come tavola da

windsurf sulle onde, surfando strapless. Tutti i modelli sono ricoperti da un comodo Eva-deck,

rendendo le tavole molto sicure ed adatte anche ai più piccoli. La poppa con swallow-tail e

twin-fins permette una reattività mai pensata ed un back-foot-riding radicale! Provate il SEALION come SUP-short board, come windsurf in condizioni di vento al

limite e onda di scaduta... moltiplicherete le vostre uscite, garantito! Per maggiori informazioni: [email protected] e visitate il sito www.ahd-boards.com.

Models Volume Length Width Width ofo Weight (+/- 6%) Fin box Fin size

Sealion Classic 135 l. 232.00 cm / 7’6” 74.00 cm / 29 1/4’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 8.50 kg. Us Box Twin 19 cm

Sealion Pro 115 l. 232.00 cm / 7’6” 74.00 cm / 29 1/4’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 7.30 kg. Us Box Twin 16 cm

Sealion XL 150 l. 274.00 cm / 9’ 75.60 cm / 29 3/4’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 9.50 kg. Us Box Twin 21 cm

Sealion 8’3 135 l. 253.00 cm / 8’3” 75.00 cm / 29 1/2’’ 59.50 cm / 23 1/2’’ 8.50 kg. Us Box Twin 19 cm

DISPLAY SPORTS - Via Francescani 14 - I-39100 Bolzano - Tel. 0471 973255 - Email: [email protected] - Web: www.display-sports.it

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Page 17: SupTime 10
Page 18: SupTime 10

KAI LENNYCAMPIONE DEL MONDO SUP

Dominando anche l’ultimo

evento stagionale, la Turtle

Bay SUP Racing, svoltasi

sulla North Shore di Oahu il

13 e 14 settembre, Kai Lenny

(Naish/Red Bull) con il suo

Naish Javelin 12’6₺ LE di

serie, è il nuovo Campione

del Mondo SUP Race, dopo

aver già vinto negli anni

scorsi per due volte il titolo

di Campione del Mondo SUP

surfing. Il famoso marchio di

pinne hawaiane MFC,

dell’italiano Pio Marasco, ha

iniziato una collaborazione

con Kai nell’ottobre del 2011

per lo sviluppo delle pinne

Race e Wave seguendo il suo

radicale stile. MFC in questi mesi ha lavorato per dare a Kai delle pinne

che gli permettessero una maggiore scivolata, una velocità più alta

riducendo la resistenza. Dopo un anno di sviluppo ora MFC è pronta a

lanciare il suo nuovo progetto insieme a Kai nello stesso momento in cui

lui si è laureato Campione del Mondo per la terza volta. Le nuove MFC

HAWAII saranno disponibili da novembre 2012 direttamente alle Hawaii, e

da gennaio 2013 nel resto del mondo.

SUP RACE A MARINA JULIA Domenica 12 agosto, a Marina Julia, 33 atleti si sono affrontati sui

7 km di percorso piuttosto particolare. Per una parte parallelo alla

costa, ma con tre secche deviazioni verso riva in corrispondenza

degli stabilimenti balneari. Ciò permetteva al pubblico di seguire in

maniera più avvincente i duelli fra i concorrenti. I due giri previsti

permettevano di stilare una prima classifica. I primi quattro Race e

i primi quattro All Round si sono poi sfidati uno contro uno a

batterie, in uno slalom finale all’interno della corsia della scuola di

windsurf. Dapprima contestata un po’ dai concorrenti, questa finale

ha poi avuto un grosso successo ed è stata apprezzata anche dai

più scettici per l’elevata spettacolarità e per il folto pubblico

richiamato anche dal commento in diretta. Il pasta party,

l’anguriata finale, la ricchissima premiazione di tutte le classi e

categorie e i premi ad estrazione (grazie RRD) hanno concluso in

bellezza una giornata perfetta anche nelle condizioni meteo.

BIC SPORT SUP AIR

Sono arrivati i nuovissimi SUP AIR

gonfiabili di Bic Sport!

Dopo la grande attesa estiva, sono

ora disponibili i SUP AIR 2013, due

modelli completamente nuovi, più

leggeri, più rigidi e dalle grafiche

accattivanti.

Sono il 10’0” e il 10’6” AIR che hanno

in dotazione tre pinnette di cui una

centrale smontabile, la pompa, il

repair kit e un comodo zaino da

trasporto.

Molto performanti su flat water e

sulle piccole onde, i nuovi SUP AIR

mantengono un’eccellente rigidità

grazie allo spessore di 6” e al

gonfiaggio massimo consigliato di

15psi.

Ideali per i praticanti viaggiatori, per

possessori di barche e per chiunque

cerchi un prodotto pratico e

facilmente trasportabile.

Per info: www.bicsport.com,

[email protected]

Page 19: SupTime 10

SALONE NAUTICO DIGENOVA

La scuola di Recco di Stefano Bellotti (campione del

mondo Kayak Surf), ha organizzato insieme alle canoe, le

prove dei SUP al Salone Nautico internazionale di Genova.

Teatro del mare, dove sia il pubblico nei week-end che le

scuole di Genova sono venute a provare i SUP. Inoltre è

stata disputata una gara NISCO (Naish International Class

Organization) dove i rider iscritti si sono sfidati in una

gara a batterie con eliminazione diretta con le tavole

NAISH AIR 12,6 One. 1° donna, Paola Taddei; 1° Uomo,

Roberto Pecchia. Inoltre il pubblico ha assistito anche a

una prova di salvataggio in mare con unità cinofile che

hanno utilizzato il NAISH Mana air 10’0’.

I COPPA CITTÀ DI LIVORNO

Finale Campionato Italiano

Fisurf STAND UP PADDLE

WAVE.

JLID-Europe distribution in

collaborazione con il Centro

Windsurf Tre Ponti Livorno

presentano la I Coppa Città

di Livorno Finale del

Campionato Italiano Fisurf

categoria Stand up paddle

wave. La competizione sarà

la tappa finale del

Campionato decretandone

il Campione Italiano di

specialità 2012.Livorno e

più precisamente lo spot

dei Tre Ponti il teatro

prescelto per la contesa

finale. Il waiting period

compreso tra il 1 novembre

e il 30 novembre. Sarà cura

dell’organizzazione saper

scegliere la mareggiata

giusta per chiamare il

contest che ricordiamo sarà dato con un avviso di 72 ore prima dell’evento tramite il

semaforo giallo e relativa conferma e accensione del semaforo verde, entro le 36 ore

antecedenti la chiamata definitiva. Info gara: Andrea 3292292057; Facebook: Jimmy

Lewis Europe.

Page 20: SupTime 10

SURFDEIUna tavola e le onde... questo è Surfdei. Un’avventura, un gioco... è questo che voglio

vedere nella vita: la passione per il mare, una vita data al mare, ogni onda è

un’avventura... questo è Surfdei. Quando ho iniziato a produrre tavole ho seguito il mio

essere ed ho capito che questa è la mia vita: il mare. Godere ogni volta della sua

massima espressione: le onde. Sono cresciuto così, da quando avevo 16 anni. È per

questo che ora propongo la semplicità dell’esistenza... e quando vedo nascere il seme

in un surfista gioisco per lui. Questo è Surfdei. Mille problemi dà la vita, ma quando sei

in mare spariscono, si dissolvono. Se si è nel giusto flusso si coglie la gioia nell’onda e

nel presente. La vera vita, il gioco, questo è Surfdei. Una vita per il mare. In bocca al sup

Mr. Surfdei S.B.

MIRCO BABINI,SALES MANAGER MOKI SUPQuattro chiacchiere con Mirco Babini, Sales Manager Moki Sup, sul

PADDLEexpo 2012 di Norimberga

Quest’anno Moki era presente con il proprio stand al PADDLEexpo di

Norimberga. Come è andata? Fondamentale era la nostra presenza al

paddlexpo considerata l’importante crescita del mercato a livello europeo e

la tendenza sempre positiva a livello mondiale. Il risultato è stato

estremamente positivo e i feedback sul prodotto visto in fiera da parte di

molti addetti e distributori del settore ci hanno caricato, ci siamo distinti e

abbiamo centrato l’immagine che volevamo... Dare quel pizzico di “italian

style” che piace molto.

Quali gli obiettivi Moki per i prossimi anni? Sicuramente entrare nei mercati

esteri con una buona immagine e un prodotto che si distingua dalla massa.

Che impressioni hai avuto del mercato del sup? Ascoltando anche i vari

“seminari” che ci sono stati durante la fiera, posso dire che la tendenza è

positiva anche se l’incremento è ancora lieve nel continente europeo, mentre

è invece “esplosivo” in america dove i numeri sono già molto alti. La

suddivisione dei mercati sup fra ambiente surf, kayak & canoe, gonfiabili e

racing non aiuta molto a seguire l’andamento ma se tutti questi settori sup si

amplieranno avremo entro un paio d’anni anche in europa un numero

massiccio di praticanti. Oramai il sup ha varie sfumature: molto interessante

questo nuovo modo di interpretare il rafting con sup larghissimi gonfiabili

oppure vedere come alcune aziende hanno intrapreso la strada del monotipo

per promuovere circuiti amatoriali di gare in tutta europa. Bella questa

diversità e speriamo che porti a far divulgare sempre più questa disciplina.

Avete introdotto un interessante programma made in Italy sul segmento

Racing 12’6’’. Che feedback avete avuto proprio qui all’Expo? L’idea di fare una

tavola 100% rancing senza compromessi e senza badare a “spese”, grezza e

molto formula one, aggressiva nelle linee e nella forma, oltre che nel peso,

davvero contentuto sotto i 10kg, ha reso il prodotto molto interessante e sono

stati tanti i rider che ci hanno chiesto di poter provare la nostra 12.6 presto

in acqua.

Quali novità propone Moki per il 2013? Un ampliamento della Green Line con

l’introduzione di due nuove tavole indirizzate al fun & wave, il 7’11” Bonzaii e il

9’1” Halo che mireranno alle prestazioni al top e poi il 11’9” Drag per lunghe

escursioni anche in mare aperto o per competere nella classe allround fino a

12’. Avremo anche un nuovo “tube” gonfiabile più grande da 11’ che

affiancherà il 10’ e non mancheranno tantissimi aggiornamenti sulle tavole

attuali con l’obiettivo di migliorare sempre di più il prodotto. Saranno

introdotti inoltre molti accessori utili a chi pratica il nostro sport.

Tu che idea hai del mercato e della crescita del SUP in Italia? L’Italia come

sempre si distingue, non abbiamo mai una visione reale del mercato perché

troppo frazionato da molteplici fattori. In primis i punti vendita sono pochi e la

vendita delle tavole sup avviene in vari modi e vari settori: dalla nautica in

generale, a chi vende barche, ai negozi di canoe, di surf e windsurf, alle scuole

e centri sportivi e molti sup sono venduti ad organizzazioni turistiche. Pertanto

è difficile stimare i numeri ma l’andamento è sicuramente in crescita.

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21

Dopo un lungo anno di attesa, finalmente ci ritroviamo a Dana Point per la

mitica “Battle of Paddle”. Rispetto allo scorso anno le cose sembrano cambiate

e non di poco! Mia moglie ed io arriviamo il lunedì sera e quest’anno

alloggiamo all’interno del parco di Doheny State Beach in modo da essere sul

posto a tutte le ore della giornata per “vivere” di più e meglio l’evento.

Alle 18 andiamo a fare una bella passeggiata in spiaggia per vedere se in

acqua c’è qualche stand up e naturalmente ci sono ma ci sono anche le

onde!!! Mentre facciamo due chiacchiere con JP Wuilmart, distributore

europeo di Hobie, che fa da chioccia a tutti gli atleti francesi anche se non

sono del suo team, escono dall’acqua venendoci a salutare Eric Terrien e Belar

Diaz e via via tutti gli altri. Gli chiedo se anche loro sono arrivati oggi e la

risposta mi sciocca… sono tutti qui da quasi un mese per prepararsi

adeguatamente alla Elite Race ed alla Distance Race, entrambe piene di insidie

alle quali noi europei non siamo minimamente abituati!

Tutti i ragazzi usciti dall’acqua mi danno appuntamento per l’allenamento al

giorno dopo, ma ancora non ho nemmeno la tavola, allora la mattina di

martedì mi reco in Riviera Paddlesurf dove mi accolgono come un atleta vero

e, dopo avermi fatto girare l’azienda e mostrato tutte le novità 2013 e le infinite

tavole custom per Danny Ching, mi propongono di andare al porto, il Dana

Point Harbour, con il caddy di Danny a provare e scegliere la tavola più adatta

a me. Arrivato in spiaggia scorgo tutto il team Starboard che si allena

simulando delle mini gare in mare con dei testa a testa velocissimi su un

percorso di 500 metri, li guardo e mi rendo conto che sono di un altro pianeta.

Provo diverse tavole con differenti soluzioni di pinne e opto per una tavola

abbastanza stretta, la Riviera 404 di Danny Ching, un custom con soli 26 pollici

di larghezza. Dopo essere uscito dal porticciolo mi spingo al largo verso la boa

di segnalazione dove di solito s’incontrano i leoni marini per vederli dal vivo,

ma giunto vicino alla boa intravedo un bel pinnone che esce dall’acqua e

decido di fare un rapido dietro front, credo di non aver mai pagaiato così

veloce! La mattina seguente e per tutta la durata dell’evento, un’imbarcazione

della guardia costiera, affiancata a terra da ranger con megafoni, è rimasta a

vigilare sugli atleti perché era stato avvistato uno squalo bianco di circa 5mt di

lunghezza. Finalmente per tre giorni consecutivi mi sono allenato sulle onde di

Dana Point se pur con sofferenza perché la loro misura saliva di giorno in

giorno. La mattina sembrava meglio, ma naturalmente con la marea le onde

s’ingrossavano all’ora di pranzo per diventare giganti al pomeriggio!

In line up quest’anno, vista la quantità di supper e la presenza di tantissimi

surfer per via delle grandi onde, hanno tirato una linea immaginaria cosicché

ognuno avesse il proprio spazio per scongiurare al massimo gli incidenti.

Partecipare a questi eventi da la possibilità a chiunque di carpire le malizie e i

segreti dei più bravi… ma a volte emulandoli ci si fa veramente male! In molti,

compresi i campioni come Chuck Patterson, sono usciti con le costole rotte…

ed io non sono stato da meno, con l’ottava fratturata e la settima incrinata,

solo grazie alle amorevoli cure e alle pozioni di mia moglie sono riuscito ad

affrontare la gara. Il sabato finalmente la gara, i campioni veri affrontano le

due batterie dell’Elite che è ancora più selettiva rispetto all’anno scorso sia

per le condizioni del mare che per il numero più ristretto degli atleti ammessi

alla finalissima. Dopo le loro batterie è tempo di guinness, non la birra, ma

guinness dei primati. Quest’anno oltre 1000 atleti suddivisi nelle tante gare del

weekend, si parte per la Open race, con 414 iscritti, ad oggi la gara mondiale

con più atleti al via! Diverse scuole di pensiero, leash si o no? Risultato, tavole

dappertutto e chi aveva già un minimo d’esperienza è andato dritto senza

problemi. Le condizioni sono state difficili per via delle onde ma sicuramente

più avvincenti e divertenti per tutti!

Per quel che mi riguarda quest’anno è andata alla grande con un 20° posto di

categoria (nonostante le ossa rotte), migliorando di quasi 10 minuti il tempo

dello scorso anno! Le gare sono poi proseguite con la finale dell’Elite Race

vinta da uno straordinario Danny Ching tra uomini e da Annabel Anderson tra

le donne. Emozionante vedere la gara con un ritmo da extraterrestri, numeri

sulle onde e boati da stadio da parte del pubblico ad ogni sorpasso in boa!

Da sottolineare l’attività della sicurezza e della vigilanza sulle boe da parte

dell’organizzazione che è stata a dir poco eccezionale.

Insomma uno spettacolo davvero imperdibile, un’occasione anche per

imparare quali sono le tavole da utilizzare nelle diverse condizioni ….

La domenica la Long Distance… stesso copione, seguita dalla gara dei Team

che ha visto come sempre un coinvolgimento anche dei meno bravi e dei

bambini in squadra con i più forti, per chi non faceva la gara si potevano

provare tutti i modelli 2013 delle migliori marche (non più tutte come lo

scorso anno). Davvero bello, una vittoria dello sport che non tutti i team hanno

ancora capito. La sera della domenica tutti gli atleti migliori sono stati invitati

ad un party a casa degli organizzatori dell’evento, dove si poteva chiacchierare

con tutti i migliori shaper del settore mangiando pesce crudo o alla griglia e

bevendo birra in classico american style! Ovviamente ci sono altri 1000

retroscena che non si possono scrivere, altrimenti avrei bisogno di un numero

di SupTime dedicato! Rimane una sola cosa da dire, andare alla BOP per una

persona normale significa rinunciare a qualsiasi vacanza durante l’anno per

poter andare a far parte di un grande spettacolo, ma per farlo bisogna essere

umili ed amare fortemente questo sport.

BATTLE OF PADDLE, Doheny State Beach, Dana Point, California, 29 e 30 settembre 2012. Luigi Reghitto di Adrenalina Surf Shop(Genova) ci racconta come è andata questa edizione del BOP 2012, l’evento di SUP con più iscritti al mondo.

TESTO DI Luigi Reghitto by Adrenalina Surf Shop

Page 24: SupTime 10

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Quiksilver European Championship Race, gara europea di Stand Up Paddle.

Domenica 23 settembre. Lo Stand Up Paddle ha catalizzato l’attenzione di un

pubblico vastissimo che tra le esibizioni degli atleti, la prova gratuita delle

attrezzature e l’atmosfera coinvolgente è rimasto letteralmente incollato al

litorale per godersi lo spettacolo. L’evento ha richiamato sportivi e

appassionati da tutta Italia visto che il REO 2012 ha visto svolgersi la tanto

attesa gara Eurosupa, uno tra appuntamenti più attesi dell’anno, dove solo i

top rider italiani si sono ritrovati per l’ennesima sfida. La gara, valevole per il

campionato Europeo e sponsorizzata da Quiksilver, ha guadagnato un posto

rilevante nel calendario nazionale e internazionale delle manifestazioni in

acque libere. Il campo di regata è stato montato a tempo di record già dalle

prime ore della mattina con 3 boe sistemate a circa 30 metri dalla riva e 3

boe sistemate a largo, per disegnare il circuito a serpentina lungo 3,5 km.

Due operatrici si sono occupate dei servizi di segreteria e della registrazione

degli atleti. Durante lo skipper’s

meeting sono stati esplicati dal race

director Giuseppe Cuscianna i

dettagli della gara e le regole da

rispettare. 34 gli atleti partecipanti

tra cui alcuni appartenenti alla

categoria all round che hanno dovuto

completare un unico giro del circuito

mentre gli atleti appartenenti alla

categoria race hanno percorso il

circuito per due volte per un totale di

7 Km. Una giuria di esperti ha

controllato l’intera durata della gara

da terra con un high judge, Nico

Radek Montenegro e un judge in

second, Paola Perrone; e da mare

con due jet sky per verificare la

corretta esecuzione della

competizione soprattutto all’altezza

delle boe. La gara è stata avvincente

già dalla partenza dalla spiaggia

tanto da costringere al ritiro 3 atleti

scontratisi durante l’ingresso in

acqua. Leonard Nika ha dominato

l’intera competizione distaccando gli

avversari già nei primi metri e

occupando in modo indiscusso la

posizione più alta del podio. A

seguire Fabrizio Gasbarro e Giordano Bruno Capparella rispettivamente al

secondo e terzo posto che si sono dati battaglia lungo tutto il percorso tanto

da avere solo 4 secondi di differenza all’arrivo. La gara si è tinta di rosa con

la prova delle donne che ha visto come vincitrice incontrastata Silvia

Mecucci seguita da Cecilia Pescatori e Roberta Mariani. Il podio per la

categoria all round invece è stato assegnato ad Alessandro Tabah, Antonio

Turturro e Giacomo De Simone rispettivamente primo, secondo e terzo.

La Quiksilver European Championship Race ha soddisfatto tutti, gli atleti

vincitori che si sono portati a casa premi in denaro per un valore di 2000

euro, il pubblico che ha assistito ad un evento spettacolare, gli amatori che

hanno potuto toccare con mano attrezzature all’avanguardia, gli

appassionati che hanno potuto partecipare all’emozione dell’evento e gli

organizzatori che sono riusciti a mettere su una manifestazione

internazionale che nulla ha da invidiare alle competizioni più importanti.

Dal 20 al 23 settembre 2012 il litorale romano, all’interno della Riserva Naturale di Maccarese, ha ospitato il REO2012, evento dedicato agli sport su tavola, acquatici e da strada. Per il secondo anno consecutivo, un gran numero di

appassionati di Stand Up Paddle ma anche di surf, windsurf e kite hanno letteralmente invaso il litorale resocoloratissimo dalle nuove attrezzature 2013. Come in ogni grande manifestazione che si rispetti, non hanno mancato

l’appuntamento tutti i più famosi brand del settore e gli atleti più rappresentativi dei vari sport coinvolti.

TESTO DI Lucia Marra FOTO DI Vito Montenegro

Lo stand RRD con le tavole in esposizione.

L’arrivo in boa della gara.

Page 25: SupTime 10

CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6MASCHILE

ATLETA N° TEMPO TAVOLA

1 Leonard Nika 96 36’00” STARBOARD

2 Fabrizio Gasbarro 22 37’01” FANATIC

3 Giordano Bruno Capparella 35 37’05” HOBIE

4 Paolo Marconi 74 37’35” J. LEWIS

5 Daniele Guidi 144 37’57” J. LEWIS

6 Davide Codotto 156 38’00” STARBOARD

7 Pietro Fazioli 155 38’39” HOBIE

8 Nicola Abatescianni 98 39’47” STARBOARD

9 Giuseppe Cuscianna 145 41’38” STARBOARD

10 Riccardo Benettolo 78 42’30” BARK

11 Marco Dottori 140 47’54” BIC

12 Giovanni Iocchi 65 48’20”

13 Tommaso Preschi 161 42’12” 14’

CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6FEMMINILE

ATLETA N° TEMPO TAVOLA

1 Silvia Mecucci 59 47’50” J. LEWIS

2 Cecilia Pescatori 14 48’21” STARBOARD

3 Roberta Mariani 50 48’53” 99 novenove

4 Nadia Servadei 18 49’16” J. LEWIS

CLASSIFICA ALL ROUNDMASCHILE

ATLETA N° TEMPO TAVOLA

1 Alessandro Tabah 28 18’10” RRD

2 Antonio Turturro 84 18’38” STARBOARD

3 Giacomo De Simone 31 20’50”

4 Davide Bonsignore 146 20’56” 99CUSTOM B.

5 Rodolfo Mancini 76 21’15”

6 Gianmatteo Cau 71 22’15”

7 Marco Bedin 70 22’20”

8 Paolo Benettolo 27 22’30”

9 Pierluigi Rovegno 25 22’40”

10 Andrea Primi 17 23’09”

11 Rinaldo Vuerich 136 27’38”

CLASSIFICA ÉLITE RACE 12’6JUNIORES

ATLETA N° TEMPO TAVOLA

1 Federico Benettolo 75 40’51” STARBOARD

2 Claudio Nika 7 44’32” STARBOARD

3 Leonardo Toso 90 44’51 JIMMY LEWIS

Fabrizio Gasbarro

Molte le attività di contorno al REO 2012.

Il podio della élite race 12’6 maschile.

Page 26: SupTime 10

24

Ed è proprio qui che prima dell’inizio di questi due giorni di finale, si è tenuta

una prima assemblea presidiata dai due componenti più importanti di Fisurf,

Alessandro Di Spirito e Roberto Domenichini, che hanno dovuto tener testa alle

numerose problematiche presentate dai vari esponenti delle associazioni

sportive, relative alle tappe, ai punteggi e al regolamento di questo nuovo

sport ancora in fase di organizzazione. La finale, in due giorni, prevedeva due

tappe, una beach race il sabato e una long distance la domenica, la somma dei

ranking delle due giornate avrebbe decretato il campione assoluto di questo

campionato 2012. L’enorme spiaggia, allestita per l’occasione dagli stand di

ogni team che presentavano allo stesso tempo le nuove attrezzature 2013, si

popolava pian piano di atleti provenienti da tutta la penisola, e dal pubblico

che prometteva un tifo accanito per i propri atleti favoriti.

All’ora di pranzo lo scenario comincia a cambiare: tavole di ogni misura e dei

vari brand, posizionate sulla spiaggia, in vista della partenza di questa prima

giornata di gran finale. Ore 15.00, skipper’s meeting della prima delle due

gare, la beach race, che ha visto tutti i migliori atleti del panorama nazionale,

attenti alla illustrazione del percorso che Roberto Domenichini ha presentato a

tutti, microfono alla mano, rispondendo alle domande tecniche di ognuno.

Il percorso, a serpentina come il circuito di La Torche in Francia, con tre boe

sotto riva e tre boe fuori, più una di disimpegno, misurava una lunghezza di 3,5

km, per poter dare la possibilità di utilizzare lo stesso circuito per un giro agli

atleti di categoria All Round, e per due giri agli atleti professionisti della

categoria élite race, con una percorrenza totale di 7 km.

La partenza, sfalsata dalla spiaggia per garantire la correttezza dell’ingresso

in acqua, è stata organizzata in due riprese, al primo suono di tromba sono

partiti i race e, con uno scarto di 5 secondi al secondo suono di tromba, al via

anche gli All Round. Alle ore 15.38 lo start!!! Al via la finale del campionato!!!

Al primo giro di boa sotto riva si iniziano a delineare le prime posizioni; non

ancora ben distanziati tra loro arrivano, uno dietro l’altro, gli atleti con un Nika

sempre in testa. A lasciare attoniti, sul passaggio alla seconda boa sotto riva, il

sorpasso della Pescatori sulla Mecucci che perde la sua sempre assoluta

prima posizione, seguite da Nadia Servadei e Roberta Mariani.

Ed è sulla terza boa sotto riva che si incominciano a distanziare gli atleti, un

Leonard Nika sempre più forte inizia a lasciarsi dietro il gruppo guadagnando

una distanza di 15” dal suo inseguitore Guidi, seguito a ruota da Capparella e

Marconi, subito dopo Gasbarro, Fazioli e Codotto, inseguiti da un inarrestabile

Atteso da mesi, dopo un intensissimo periodo di gare svolte su gran parte degli “specchi navigabili”, mari e laghi ditutto il territorio italiano, il week end della finale è finalmente arrivato; location scelta da Fisurf per questo grande

evento sportivo, il Lido Nuova Pineta di Ostia, sede del DB Center Surf School, che ha provveduto all’organizzazionedella tappa più importante del campionato italiano di Stand Up Paddle.

TESTO DI Paola Perrone FOTO DI Federico Benedettolo, Franco Piccioni, Eliana Argine

Leonard Nika Fabrizio Gasbarro eDaniele Guidi al fotofinish.

Page 27: SupTime 10

25

Cuscianna. Ed è proprio a questo giro di boa che si capisce che qualcosa per

la Mecucci non sta andando per il verso giusto, la Pescatori sempre avanti,

seguita dalla Servadei e dalla Mariani, mentre Silvia perde sempre più acqua

rispetto alle altre mostrando un evidente problema fisico.

Il primo giro delle donne élite race lascia il pubblico senza parole, prima al

giro della bandiera Cecilia Pescatori che lascia Nadia Servadei ad 1’08” da lei,

seguita da Roberta Mariani e la campionessa in carica Silvia Mecucci, che al

23’56” minuto arriva in spiaggia ma non completa il suo giro della bandiera,

abbandonando la gara a seguito dell’infortunio a una costola subito durante la

Battle Of the Paddle in California. Si conclude così il primo giro degli all round

che vede vincitore Alessandro Tabah per gli uomini e Susak Molinero per le

donne. Dopo un’agguerritissima battaglia a suon di pagaia, cadute sugli

innumerevoli ingaggi in boa, lunghe e appassionanti rincorse, lo scenario che

appare è quasi inverosimile: un Nika che pagaia verso la spiaggia, solo. Il

campione taglia il traguardo in 39’24”, dietro di lui, ad 1’16” Capparella, a

seguire, a ruota, gli atleti più forti dell’intero campionato, uno dietro l’altro,

Guidi, Marconi, Fazioli, Gasbarro, Codotto, Cuscianna ed il piccolo ma

fortissimo Davide Ionico, primo degli juniores sul podio.

Per le donne, prima nella corsa verso la giuria è Cecilia Pescatori, seguita da

Nadia Servadei e Roberta Mariani. Presente in spiaggia, ma assente in acqua

in questa finale, per la categoria donne, un’altra delle atlete in vista sui podi di

questo campionato, Paola Perrone, che a seguito di un grave infortunio ha

dovuto abbandonare la sua corsa per il podio. Si conclude così la prima tappa

di questa avvincente finale, che ha regalato non pochi colpi di scena all’ultimo

minuto. Tutti a riposo per il gran finale della domenica quindi.

Al risveglio, domenica, tutti pronti di primo mattino per l’ultima tappa, la tanto

attesa long distance, ma il cielo grigio e il vento incalzante, circa una ventina di

nodi, hanno ritardato le operazioni di posizionamento delle boe, per la

decisione dell’organizzazione di ridurre il percorso di gara in considerazione

delle avverse condizioni climatiche. Dopo varie esitazioni, non appena il vento

sembrava calato, il tanto atteso skipper’s meeting, durante il quale Roberto

Domenichini ha informato gli atleti della decisione presa, ovvero ridurre il

campo di gara in un percorso a triangolo suddiviso in due circuiti distinti da

eseguire, uno per gli all round per un totale di 3 km, ed uno per i race di circa

7 km. L’agguerritissima e emozionante finale, per i cui podi molto si era

delineato il giorno prima, non fa che riconfermare quelli che anche fino al

sabato erano stati quotati come i probabili vincitori.

Al primo giro arrivano gli all round con un fortissimo Alessandro Tabah,

Roberto Pecchia e Flavio Vendramin; per la categoria donne, scambiandosi il

podio di sabato, stavolta per prima Anna Boscolo, seconda Susak Molinero

seguita da Cristina Berardi. Degno di nota il quarto posto conseguito dalla

nota surfer romana Valentina Marconi, impavida e coraggiosa in gara, al suo

quinto mese di gravidanza. Dopo un’infervorata battaglia a colpi di pagaia, sui

lunghi rettilinei e nei pochi ingaggi in boa, al traguardo, ancora una volta, solo,

confermando tutti i suoi risultati, Leonard Nika! Uno dietro l’altro, nella corsa

verso il traguardo, arrivano a ruota i big di questo campionato, Daniele Guidi e

Fabrizio Gasbarro, quasi simultaneamente nella corsa in spiaggia, tra loro solo

qualche frazione di secondo, Paolo Marconi, Davide Codotto, Giordano Bruno

Capparella, e in una lotta nella corsa finale sugli ultimi metri dalla giuria,

Pietro Fazioli e Giuseppe Cuscianna. Per la categoria femminile, si aggiudica il

primo posto assoluto la new entry del campionato Cecilia Pescatori, seguita da

una sempre forte Nadia Servadei, e da una tenacissima Roberta Mariani.

Per gli Juniores, meritatissimo primo posto assoluto sul podio per il grandioso

quindicenne Davide Jonico, secondo, un mitico Claudio Nika, e terzo, ma non

meno encomiabile, Federico Benettolo. Si chiude così questo campionato 2012,

colmo di tante sorprese, colpi di scena sul finale, soprattutto sul fronte

femminile, ricco di nuovi nomi, soprattutto giovani, che, siamo certi, avranno di

che far parlare di sé negli anni a venire; si chiude con un campione assoluto,

Leonard Nika, che restando sempre davanti anche ai 14’, ha dato prova della

sua grande potenza. Un campionato, questo, che ha regalato davvero grandi

emozioni, agli atleti che vi hanno partecipato e al pubblico sempre più

crescente che si è affacciato alla scoperta di questo nuovo sport.

Assemblea nazionale Fisurf

Prima di iniziare con la descrizione dell’assemblea, ci sembra doveroso fare le

nostre congratulazioni alle pochissime persone che quest’anno hanno lavorato

all’interno della Fisurf. Solo quattro elementi a dirigere un traffico tra mail,

richieste, informazioni, comunicazione, permessi, riunioni e problematiche

varie. Un staff ridottissimo che si è prodigato affinché la realtà del sup possa

migliorare in Italia. Purtroppo nonostante le loro notti insonni e i loro sforzi

non sono riusciti a fare le cose perfettamente per via della mancanza di figure

tecniche mancanti e delle responsabilità di cui si sono fatti carico affinchè il

campionato fosse portato a termine.

Da parte della redazione va un grosso incoraggiamento a fare sempre meglio.

È stato durante le due giornate che si è tenuta l’assemblea nazionale con le

ASD affiliate alle Fisurf, l’assemblea annunciata tempi addietro ha visto

partecipare solo 14 associazioni sportive su 54.

L’ordine del giorno discusso è stato l’approvazione del bilancio 2011, in cui i

referenti hanno esplicato le difficoltà avute nella rilevazione del Fisurf dal

vecchio ordinamento. Il resoconto della stagione 2012 in corso, in questo

sezione rappresentanti di ASD e atleti hanno evidenziato le diverse difficoltà

avute nella comunicazione, nel regolamento e nella distribuzione di

informazioni. Purtroppo il direttivo Fisurf è composto solo da poche persone

che lavorano duramente e fanno del loro meglio per raggiungere un obiettivo

preciso, durante la discussione il direttivo Fisurf ha chiesto la candidatura per

la copertura della cariche vuote. È stato richiesto da parte dell’associazione

sportiva nazionale la presenza sulle attività in quanto è in corso l’esaminazione

da parte del CONI per il riconoscimento dello sport. Un percorso molto difficile

ma non irraggiungibile, 2 anni di monitoraggio e il raggiungimento di mille

praticanti iscritti per poter aver la possibilità di un riconoscimento ufficiale. È

stato presentato il progetto del nuovo campionato 2013 avvallato da una buona

parte degli atleti ma che vedrà tirati in causa le asd affiliate, al momento non è

possibile far trapelare info in merito in quanto è in fase di lavoro, l’unica voce

comune è stata la riduzione delle tappe per evitare un dispendio di energie da

parte di tutti. Sono aperte le candidature a diverse figure scoperte, chiunque

fosse interessato può visitare il sito www.fisurf.net

Per le classifiche complete

Podio 12’6maschile

Page 28: SupTime 10

26

PRO WAVELa nuovissima collezione ProWave rappresenta il prossimo passo evolutivo

della nuova sensazione shortboard d’avanguardia. Ora, anche disponibile in

una costruzione leggerissima con carbonio a vista con coperta in

Carbon/Innegra e rail rossi a vista. Nel 2013 vengono proposte e raffinate le 4

nuove misure: 8’0” / 8’5” / 8’10”/ 9’3” e la comprovata 9’9” che è rimasta

inalterata. Fanatic ha anche introdotto la nuova costruzione con High

Resistance Skin (HRS) per aggiungere quel tocco di resistenza alla finitura

eccezionale in Innegra Carbon, con un sandwich stratificato in PVC, che è più

resistente rispetto al Kevlar e soprattutto molto più ecologico, leggero, rigido e

resistente sia agli UV che agli impatti. La Semi-Gun è disponibile solo nella

classica e raffinata costruzione con Wood Sandwich Light. Le tavole del range

principale sono munite di ben 5 scasse che permettono varie combinazioni di

pinne tra cui Quad e Thruster, a seconda della necessità specifica del rider tra

spinta e capacità di curvare. Il Semi-Gun è solo Thruster. Grazie all’utilizzo della

tecnologia CAD, Fanatic è riuscita a realizzare uno shape dal volume

perfettamente bilanciato, con un profilo anteriore più ristretto, ed è stato

anche ridotta la resistenza aerodinamica e il peso in rotazione. La gloriosa

linea di scoop rocker ormai già rinomata non ha subito sostanziali modifiche,

aggiungendo un extra nose kick, in modo da evitare che la prua s’ingavoni

durante le partenze in ritardo e su onde molto cave e ripide, permettendo

anche di riacquistare controllo più facilmente anche dopo curve radicali. La

coperta piatta scorre verso i rail arrotondati per una massima presa in curva,

ed il Mono Concave in ingresso a prua passa dolcemente a Double Concave a V

che permette al rider di remare senza fatica e prendere tutte le onde che

vuole, come se avesse una tavola molto più grossa. Per la massima libertà, poi,

Fanatic ha anche optato per una poppa compatta a Squash tail, che permette

al rider di posizionare il piede posteriore proprio in corrispondenza delle

pinne, avendone il massimo controllo e sfruttandone la massima reattività.

FLY AIRTECNOLOGIA DROP STICH

Il materiale usato per le Fly Air è il longevo Tarpaulin PVC. All’interno della Fly

Air ci sono migliaia di filamenti di nylon che saldano chiglia, rail e coperta

della tavola assieme, assicurandone la massima rigidità e performance dello

shape qualora sia gonfiata. Sulla coperta c’è anche un pad di morbido EVA 3/4

footpad, con pinne Tri-Fin removibili, una pompa di qualità e sacca per il

trasporto. La Fly Air rappresenta davvero un’offerta imbattibile! Pompati anche

tu per questa rivoluzione del fitness e del divertimento che sta sconvolgendo il

pianeta grazie a questi formati così ristretti e comodamente trasportabili. Nate

dallo shape già testato delle Fly a scocca rigida, queste tavole sono ideali per il

viaggio e per tutte le condizioni ti faranno impazzire appena ti renderai conto

che sono gli stessi rail e gli stessi shape ma comodamente ripiegati in uno

zaino. L’estrema facilità di remata permette a rider di qualsiasi livello di

sfruttare al meglio le condizioni, che si tratti di scivolare tranquillamente su

un lago di acqua cristallina o perfino surfare qualche piccola onda. La coperta

larga e piatta assicura la massima stabilità e facilità nelle curve. In dotazione

vengono anche dati un comodo zaino, una pompa e un remo opzionale in 3

FANATICDistribuito da: White Reef, tel. 0547.22756 - Website: www.fanatic.com

ProWave 8’10’’ LTD Falcon 12’6’’ HRS Fly Air 10’6’’ Fly Air 12’0’’

Page 29: SupTime 10

27

pezzi, tutto quello che ti può servire per esplorare il mondo da nuovi angoli e

prospettive, ripiegando poi la tua tavola in una borsa! Utilizzando questa

resistente costruzione in Dropstitch PVC, su queste tavole si vengono a creare

degli extra strati di laminazione per un’ulteriore rigidità, combinati con pinne

all’avanguardia firmate Future Style per garantire la massima performance.

Fly Air 10’6” - 34”

Probabilmente la tavola più polivalente attualmente in commercio. Nata dallo

shape classico del Fly 10’6”, questa non è assolutamente una tavola gonfiabile

qualsiasi, ma riprende al millimetro lo shape esatto della rinomata linea con

scocca rigida, con un leggero aumento nella larghezza per conferire maggiore

stabilità e comfort. Perfetta e performante anche per surfare, oltre a scivolare

tranquillamente e divertirsi con la famiglia, il pacchetto completo. Assicurati di

averne una nel bagagliaio, in modo da poter entrare in acqua in qualsiasi

posto e momento.

Fly Air 12’0” - 34”

Questo modello 12’0” Touring è completamente nuovo nel range Fly Air model,

ed è la tavola perfetta per divertirsi al massimo in acqua piatta, tenendosi in

allenamento e andando ad esplorare nuovi angoli, tutto questo, però, con una

maggiore facilità di trasporto, che elimina completamente il problema

dell’infilare una tavola di 12’0” nella tua macchina. Basta metterla in uno zaino

e nel bagaglio per poi gonfiarla e trasformarla nella vostra personale nave da

crociera, diretto verso un mondo di avventure e divertimento. Abbastanza

larga e stabile per offrire il massimo comfort anche ai rider più inesperti, ma

con una performance degna di una tavola a scocca rigida che ti permette di

surfare in un’infinità di condizioni. La Fly Air 12’0” è sicuramente una delle

scoperte più rivoluzionarie ed eccitanti nel mondo del Touring.

FALCON 12’6”Le 3 nuovissime misure rimpiazzano gli shape vincenti del 2012, dopo un

intenso processo di R&D per garantire le performance nel racing tramite

shape realizzati col CAD e tecnologia di flusso. Le linee d’acqua più parallele e

allungate, assieme alla prua più affilata per fendere il chop, garantisco

maggiore portanza alla prua e un rilascio d’acqua più veloce a poppa per

superare anche la schiuma con maggiore facilità e stabilità in remata.

Essendo riusciti ad avere una tale stabilità su un profilo così stretto, la chiglia

risulta più veloce grazie anche ad una forma più arrotondata che, combinata

assieme alle linee d’acqua allungate e il profilo continuo, permettono un

rilascio pulito dell’acqua da poppa. Sulla coperta c’è una marcata scanalatura

per disperdere l’acqua e velocizzare il tempo di recupero della prua nel chop.

La poppa squadrata stabilizza l’intero shape, garantendo al rider il massimo

comfort stando in piedi nell’area piatta centrale, che ti permette di

concentrarti esclusivamente sulla tua forma e ritmo, puntando dritto verso il

traguardo. Tutti i modelli sono equipaggiati con pinne ONE super-light US Box

9.75” RaceAce.

Caratteristiche principali:

∞ Outline allungato con prua più larga e poppa squadrata per massimizzare la

superfice bagnata.

∞ Poppa morbida realizzata col CAD, curvatura del rocker a prua continua ed

uniforme per un rilascio pulito dell’acqua durante le pagaiate.

∞ Chiglia affiliata per deviare l’acqua e permettere alla prua un immediato

rilascio.

∞ Coperta piatta nella zona centrale per facilitare il rider.

∞ Scasse delle pinne in posizione più avanzata per fare curve velocissime e

strette.

TAVOLA VOL LARGHEZZA LUNGHEZZA COSTRUZIONE PINNE

ProWave 8’0” LTD 92 l 28.25” / 71.8 cm 8’0” / 243.8 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes

ProWave 8’5” LTD 109 l 28.75” / 73 cm 8’5” / 256.5 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes

ProWave 8’10” LTD 119 l 29.25” / 74.3 cm 8’10” / 269.2 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes

ProWave 9’3” LTD 134 l 30.5” / 77.5 cm 9’3” / 281.9 cm IC PVC S* 3 ProWave 5” Thruster Set, Custom Polyester; 5 Futures Boxes

ProWave 8’0” HRS 92 l 28.25” / 71.8 cm 8’0” / 243.8 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes

ProWave 8’5” HRS 109 l 28.75” / 73 cm 8’5” / 256.5 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes

ProWave 8’10” HRS 119 l 29.25” / 74.3 cm 8’10” / 269.2 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes

ProWave 9’3” HRS 134 l 30.5” / 77.5 cm 9’3” / 281.9 cm HRS** 3 ProWave 5” Thruster Set; 5 Futures Boxes

ProWave 9’9” Semi-Gun 131 l 28.5” / 72.4 cm 9’9” / 297 cm WS*** ProWave 5 7 / 8”, 2 ProWave 5” in 3K Carbon;

US Box, Futures Side Fins, extra 2 Quad Futures Boxes

*Innegra Carbon PVC Sandwich **High Resistance Skin *** Wood Sandwich

Fly Air 9’0” 146 l 31” / 78.7 cm 9’0” / 274.3 cm Inflatable 3 x Future Style Fin

Fly Air 10’6” 210 l 34” / 86.4 cm 10’6” / 320 cm Inflatable 3 x Future Style Fin

Fly Air 12’0” 285 l 34” / 86.4 cm 12’0” / 365.7 cm Inflatable Fin tbc, US Box

Falcon 12’6” x 25” Carbon 252 l 25” / 63.5 cm 12’6”/ 381 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 12’6” x 27.5” Carbon 264 l 27.5” / 68.6 cm 12’6”/ 381 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 12’6” x 30” Carbon 282 l 30” / 76.2 cm 12’6”/ 381 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 14’0” x 25” Carbon 268 l 25” / 63.5 cm 14’0” / 426.7 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 14’0” x 27.5” Carbon 291 l 27.5” / 68.6 cm 14’0” / 426.7 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 14’0” x 30” Carbon 317 l 30” / 76.2 cm 14’0” / 426.7 cm CS* ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 12’6” x 27.5” HRS 264 l 27.5” / 68.6 cm 12’6”/ 381 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 12’6” x 30” HRS 282 l 30” / 76.2 cm 12’6”/ 381 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 14’0” x 27.5” HRS 291 l 27.5” / 68.6 cm 14’0” / 426.7 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box

Falcon 14’0” x 30” HRS 317 l 30” / 76.2 cm 14’0” / 426.7 cm HRS** ONE RaceAce 9.75”; US Box

*Carbon Sandwich **High Resistance Skin

Page 30: SupTime 10

MOKIDistribuito da: Moki, tel: +39.333.2028111 - web: www.mokisup.it

BIC SUP ONE DESIGN CHALLENGEBIC Sport è orgogliosa di annunciare il lancio di una nuovissima classe

internazionale di BIC SUP One Design Challenge. Il concetto è semplice: tutti gli

atleti in gara utilizzano la stessa tavola da Stand Up Paddleboard (SUP) in una

varietà di condizione e percorsi, con regole semplici e il concetto di una

competizione amichevole dove non è il materiale che fa la differenza.

Da pioniere del campo per oltre 30 anni, BIC Sport ha sempre avuto un grosso

coinvolgimento nella scena internazionale del racing competitivo. Durante gli

ultimi 10 anni, poi, BIC Sport si è concentrata soprattutto sul promuovere un

formato più accessibile e user friendly, noto come One Design, che ha

permesso a migliaia di giovani atleti in erba di confrontarsi e allenarsi per

arrivare ai massimi livelli, ottenendo risultati indipendentemente dal budget

disponibile per il materiale. La combinazione tra tavola BIC Techno 293 One

Design da windsurf e la classe Open BIC stanno creando alcuni degli scenari

competitivi più scoppiettanti ed eccitanti di tutte le classi mondiali. Nel 2013,

quindi, questo concetto verrà anche applicato al mondo dello Stand Up Paddle,

con l’organizzazione di gare innovative che saranno aperte a chiunque.

Gli eventi della BIC SUP One Design Challenge si svolgeranno in luoghi (spiagge,

fiumi, laghi) che renderanno la competizione facile ed eccitante sia per i

partecipanti che per gli spettatori, comprendendo la situazione e facendoli

interessare a questo nuovo sport. I formati da gara, le regole e i percorsi

saranno mantenuti molto semplici e comprensibili, in modo da rendere il tutto

il più user friendly possibile. Le competizioni verranno organizzate in un

formato a pool, in modo da permettere ai rider un veloce ricambio e di

partecipare anche in più batterie. Per quanto riguarda il materiale, la tavola

scelta è la Wing 12’6, che è perfetta per questo tipo di utilizzo, grazie alla sua

ottima capacità di planata e alte performance. È molto stabile e accessibile,

rappresentando la scelta ideale per un ampio gruppo di rider. La Wing 12’6 è

anche estremamente resistente, leggera ed a buon mercato. Tutti questi

elementi essenziali sono la chiave del successo per le competizioni di One

Design, indipendentemente dallo sport. BIC Sport organizzerà questi eventi in

collaborazione con organizzatori già rinomati, rivenditori, e anche scuole. Sono

già stati organizzati degli eventi per far provare le tavola a Orlando, Florida e

La Rochelle in Francia. Ci sarà poi anche un altro evento in Puerto Rico (Paddle

Royal, 1 e 2 dicembre). Le regole delle gare ed il programma degli eventi della

BIC SUP One Design 2013 si possono vedere nelle prossime settimane su

ww.bicsuponedesign.com, con aggiornamenti mano a mano che gli eventi

vengono aggiunti all’agenda.

BIC SPORTDistribuito da: Bic Sport, tel: 0432.783931 - web: www.bicsport.com

28

ENDURANCE RACING 12’6’’ MAKO LTD100% ITALIAN PRODUCTMoki ha lanciato per il 2013 un nuovo programma denominato Race-

Endurance 12’6’’ Class. Si tratta di scafi completamente in carbonio realizzati

in monoscocca. Da circa otto mesi il team R&D Moki sta lavorando su questo

progetto realizzando e testando prototipi. Grazie all’analisi accurata di tutti i

dati raccolti Moki è pronta a presentarsi sul mercato con un prodotto

speciale. Gli shape sono progettati con programmi 3D e sono realizzati alla

CNC machine per garantire linee e forme perfette. Per quanto riguarda la

costruzione viene utilizzata una nuova tecnologia che deriva dal settore nautico

e aerospaziale. L’obiettivo è quello di ottenere rigidità strutturale mantenendo

la giusta elasticità di esercizio e peso ridotto (decisamente inferiore ai 10kg).

Vengono usati ad arte materiali come la fibra di carbonio nei formati twill

biassiale 200 g/mq, il carbonio biassiale +/- 45° 200 g/mq e i rinforzi in

carbonio quadriassiale +/-45° 0° 90° 400 g/mq. Alcuni rinforzi del core sono in

schiuma di pvc a cellula chiusa (bassissimo assorbimento di umidità) di

media densità posizionati in zone strategiche dello scafo.

Le resine utilizzate sono esclusivamente epossidiche e specifiche per

applicazioni navali con un alto punto di transazione vetrocamera.

La tavola si chiama Mako 12’6’’ (12’6”x29”x6”). Si ispira e prende il nome

proprio dal grande e famoso squalo considerato il più veloce della sua specie:

infatti lo squalo Mako ha un corpo cilindrico per un’andatura filante, un naso

appuntito per fendere meglio l’acqua, arrivando a nuotare ad una velocità

massima di 70 km\h e coprendo enormi distanze, anche 2.000 km in un mese!

Grande velocità, leggerezza e stabilità con una prua tagliente e affilata per non

perdere velocità nel mare mosso o contro vento sono appunto le

caratteristiche principali del Mako 12’6”. Si tratta di uno shape racing-

oriented, sviluppato per le competizioni ma pur sempre adatto e piacevole

nelle lunghe distanze in acqua piatta o nel down-wind.

La costruzione è completamente realizzata in Italia

e le tavole saranno disponibili solo su

ordinazione con pezzi numerati ed

esclusivi. Per maggiori

informazioni:

[email protected]

Page 31: SupTime 10

La Naish ONE è la perfetta tavola da all-round, perfetta per le vostre avventure

in acqua piatta, scivolando senza fatica, e perfino per fare qualche garetta tra

amici o a livello più serio. In uno sport che è in continuo cambiamento e

evoluzione e le tavole da competizione non costano meno di qualche migliaio di

euro, la Naish ONE è un vero toccasana, limitando i costi e ampliando le

possibilità di utilizzo. Specialmente ultimamente, non servono più grandi

budget per avere la tavola più performante. La Naish ONE ha la giusta

lunghezza, larghezza e volume per essere sia accessibile che divertente, ma

anche veloce e performante per tutti quei paddler di vario peso ed altezza.

Il design della Naish ONE offre competitività in un ambiente in cui chiunque può

comprare una tavola con sicurezza, essendo consapevole che il design della

tavola non cambia, e così potrà continuare a gareggiare ai massimi livelli per

svariati anni a venire. Così facendo, la tavola resterà competitiva

indipendentemente dal rider, dando il meglio per bambini, adulti ed anche

divertimento per tutti. La Naish ONE offre la massima performance e facilità di

utilizzo con il massimo divertimento.

Specifiche: La ONE è coperta quasi interamente da un grosso pad di trazione

multicolore. La grafica della tavola crea un layout per il posizionamento ideale

dei piedi del rider. Queste misure segnate sul pad, poi, sono ideali per

insegnare a tutti le posizioni ideali da assumere in svariate situazioni, in modo

da far progredire velocemente sia i rider novizi che quelli più esperti.

Costruzione: La Naish ONE è stata realizzata con una costruzione di alta qualità

per garantire la massima longevità, in modo che possa essere portata

facilmente su barche, macchine, e possa essere usata da qualsiasi rider.

Il pacchetto include:

1) Pompa ad alta pressione

2) Pacchetto per il trasporto

3) Kit di riparazioni

4) Pinna centrale rimovibile

Naish International SUP Class Organization: La Naish ONE è eccezionalmente

veloce, stabile e altamente competitiva come tavola da race. Il vantaggio

primario della Naish ONE è che la nuova classe SUP Class Organization offre

gare divertenti, equilibrate ed a buon mercato per qualsiasi tipo di rider,

indipendentemente dall’esperienza o peso.

Format di competizione e degli eventi:

La Naish ONE offre una classe di regate stabili, a buon mercato e altamente

accessibili, senza la necessità di cambiare materiale tutti gli anni. Puoi quindi

misurare la tua velocità e capacità con altri rider eliminando così la differenza

tecnica dovuta al budget a disposizione. Fino ad ora, quasi ogni gara di SUP

race è stata impostata sulla lunga distanza.

Uno vede gli atleti all’inizio della gara e alla fine, dopo aver combattuto per più

di un’ora. Sebbene sia molto divertente, guardare le gare di long distance

potrebbe sembrare un po’ come guardare l’erba crescere. Non è proprio il

massimo dell’adrenalina.

I format nuovi offerti dalla Naish ONE, sono molto eccitanti, accessibili e

divertenti! Tutte le discipline sono facili da seguire per gli spettatori, quando

l’azione è proprio davanti a loro e li tiene sul filo del rasoio. C’è qualcosa per

tutti, con azione senza fine e eventi che possono succedere ogni giorno.

Le gare possono essere a livello locale, regionale, nazionale e internazionale.

Per molta gente la Naish ONE offre grandi vantaggi rispetto ad una tradizionale

tavola da composito. La tecnologia drop stitch e lo spessore di 6 pollici della

Naish ONE garantiscono eccezionale rigidità, che prima era irraggiungibile per

le tavole gonfiabili:

∞ Comodità di trasporto.

∞ La Naish ONE è un giocattolo divertente per girare e esplorare, ma è anche

una perfetta arma da corsa per qualsiasi livello di performance.

∞ Leggera (solo 10,8 kg) e facilmente trasportabile, sia sulla schiena o in bici o

in macchina...

∞ Veloce e altamente competitiva per tutti i paddler di qualsiasi peso e statura.

∞ Quasi indistruttibile e altamente resistente alle botte.

∞ Morbida al tatto sulla superficie, con minore possibilità di tagli ed ematomi.

∞ Estrema longevità.

∞ Facile da maneggiare e da portare in giro, in quanto da sgonfia si porta in

uno zaino, senza dover pagare l’extra bagaglio in aereo nè aver bisogno delle

barre sul tetto della macchina!

NAISH ONEDistribuito da: Action to Sport tel: 0185.264754 - web: www.action2sport.com - www.naishsurfing.com

29

ONE

Misure: 381 x 76.2 x 15 cm

Volume: 265 litri

Pinna: Slide in center fin

Peso: 10,8kg

Page 32: SupTime 10

Si è svolto a Talamone dal 24 al 28 settembre l’ormai classico “Dealears

meeting RRD”, durante il quale sono state presentate a operatori del

settore e stampa le novità della factory grossetana per quanto riguarda la

gamma SUP RRD disponibile nei negozi la prossima stagione.

Roberto Ricci continua ad ampliare e a sviluppare la propria offerta di

tavole da SUP col chiaro obiettivo di avvicinare un numero sempre

maggiore di appassionati all’acqua e agli sport con la tavola. Proprio in

quest’ottica la gamma WASSUP con i suoi collaudatissimi 5 shape all-round

disponibili in ben 4 tecnologie di costruzione rappresenta l’ombelico

attorno a cui ruota l’intera collezione. Sempre nell’ambito delle tavole entry

level – allround, RRD presenta per la prossima stagione una linea di tavole

Wide Body chiamate Aquamondo. Si tratta di due nuovi shape disponibili in

tre tecnologie di costruzione: Wood, Classic e EPX.

Restando nell’ambito delle tavole Allround, la gamma delle tavole gonfiabili

si va ad arricchire di un nuovo modello da 12’ chiamato Air Cruiser, che va

ad affiancarsi al 10’2 e al 10’4, e come dice il nome stesso è stato

disegnato per un utilizzo freeride con acqua piatta.

Restando in acqua piatta, tutta la gamma flat water è stata rivoluzionata

con l’introduzione di 3 nuovi shape: il Cruiser 12’0 V2, l’Arrow 12’6 e l’Arrow

14’, tutte disponibili in due diverse tecnologie di costruzione. Per quanto

riguarda il discorso Wave, invece è stata confermata la gamma Super Sup

con i tre shape 7’11, 8’11 e 9’11, che hanno dimostrato di sapersi ben

comportare su qualsiasi tipo di onda… da Teahupoo alle Hawaii, passando

per la California.

Ma vediamo nel dettaglio le principali novità per la prossima stagione.

AQUAMONDO Le Aquamondo sono tavole SUP Allround Wide Body, che fanno della

larghezza e della facilità di utilizzo in ogni condizione i loro punti di forza. I

due nuovi shape sono disponibili nelle misure 9’9” e 10’6” ed entrambi

sono caratterizzati da una larghezza di 33” (vale a dire 83,5 cm), di un

volume generoso e di uno shape che rende particolarmente agevole

pagaiare in qualsiasi condizione di mare. Estremamente scorrevoli su

acqua piatta e a loro agio fra le onde, le Aquamondo sono caratterizzati da

bordi abbastanza sottili per permettere di impostare facilmente le curve se

si surfano onde, e di migliorare la manovrabilità della tavola. Lo shape

compatto e molto ben bilanciato si adatta all’utilizzo sia da parte di rider

pesanti, sia da parte di rider leggeri che abbiano voglia di pagaiare

utilizzando una tavola versatile, confortevole e accessibile, senza tuttavia

sacrificare la manovrabilità in surfata.

Questi due shape sono disponibili in 3 diverse tecnologie di costruzione,

per soddisfare tutte le esigenze e tutte le tasche:

∞ EPX, interamente realizzata in Epoxy con area di calpestio in legno e grande

pad in EVA da prua a poppa;

∞ CLASSIC, tecnologia più leggera e performante con anima stampata in EPS e

costruzione in fibra di vetro su deck e carena, area di calpestio rinforzata e

finitura lucida di deck e carena. Pad su ¾ di tavola in EVA Square grooved e

logo fustellato a poppa.

∞ WOOD, tecnologia leggera, resistente e di pregio, con anima stampata in EPS

e full sandwich deck e carena impiallacciato in legno con finitura opaca e

vernice resistente ai raggi UV. Pad su ¾ di tavola in EVA Square grooved e

logo fustellato a poppa.

RRDDistribuito da: Ricci International tel: 0564.455786 - web: www.robertoriccidesigns.com

30

Aquamondo 9’9’’ EPX/Classic/Wood

Dimensioni: 9’9” x 33”x 4 1/8”

Pinna: Dolphin 9,5 US box

Volume: 150 l

Aquamondo 10’6’’ EPX/Classic/Wood

Dimensioni: 10’6” x 33”x 4 1/2”

Pinna: Dolphin 9,5 US box

Volume: 180 l

Cruiser WOOD 12’0”

Dimensioni: 12’ x 30” x 4 ¾”

Pinna: Arrow 10” US box

Volume: 266 l

AIR Cruiser

Page 33: SupTime 10

CRUISER V2 La seconda generazione del Cruiser si presenta al pubblico con uno shape

completamente nuovo. Stabile e veloce, il Cruiser V2 garantisce prestazioni

ottimali in acqua piatta, così come in presenza di chop. Grazie allo shape

penetrante della prua e al volume generoso nella parte anteriore il Cruiser V2

accelera ad ogni colpo di pagaia, dimostrandosi una tavola flat water

efficiente, divertente e facile da utilizzare. I 266 litri di volume conferiscono a

questa tavola un galleggiamento ottimale anche con i rider più pesanti, pur

rimanendo sempre manovrabile e stabile sotto i vostri piedi. La poppa ampia e

round tail permette di navigare in posizione arretrata e alzare la prua senza

perdere galleggiabilità, permettendo così di passare chop e mare agitato

senza perdere velocità. Si tratta di uno shape moderno da cruising che ben si

adatta alle caratteristiche di ogni rider. Questa tavola è disponibile in due

tecnologie di costruzione: EPX (classica tecnologia glass-Epoxy) e Wood,

quest’ultima vero fiore all’occhiello della gamma flat water RRD. Il Cruiser V2

12’0 Wood è infatti una vera e propria opera d’arte per qualità di costruzione e

attenzione al dettaglio. La tavola è realizzata con 3 tipi differenti di

impiallacciature di legno, per garantire un aspetto unico e caratteristiche

tecniche adeguate ad ogni posizione di impiego. La tavola è completamente

lucidata a mano e presenta un pad in EVA a disegno squadrato nella posizione

di andatura, e pad in EVA ruvido davanti e dietro quest’area che evidenziano

magnificamente il disegno della coperta in teak degli yacht d’epoca.

ARROW 12’6 EPX/LTDDisegnata avendo come obiettivi l’acqua piatta e la velocità pura, questa tavola

riesce ad esprimere anche grandi doti di stabilità, accelerazione e

scivolamento senza sforzo. La prua affusolata e penetrante e la distribuzione

del volume rendono facilissimo pagaiare su questa tavola, anche grazie al

design ribassato della coperta che abbassa il baricentro nella zona di

calpestio. La sezione centrale della carena è caratterizzata da un biconcavo

sulla shape piatto, che incrementano la stabilità a basse velocità o in presenza

di chop. La zona di poppa invece è piatta per minimizzare le turbolenze e

creare un perfetto rilascio del flusso d’acqua. Questa tavola è disponibile in

due tecnologie: EPX (glass-Epoxy) distinguibile da una livrea grigia e pad

bianco, e LTD full carbon, con la classica livrea bianco-rossa. L’Arrow 12’6 è

una tavola velocissima da acqua piatta, che può essere utilizzata anche in

mare aperto da rider esperti.

ARROW 14’0” LTD/EPX La regina delle performance nella gamma flat water RRD. L’outline allungata

comincia dalla prua affusolata e penetrante caratterizzata da un volume

generoso. Poi le linee d’acqua proseguono abbastanza parallele nella zona

centrale e poi si restringono bruscamente verso la poppa. Anche l’Arrow 14’0 è

caratterizzato da un design ribassato della coperta per abbassare il

baricentro nella zona di calpestio. La sezione centrale della carena è

caratterizzata da un biconcavo sulla shape piatto, che incrementano la

stabilità a basse velocità o in presenza di chop. La zona di poppa invece è

piatta per minimizzare le turbolenze e creare un perfetto rilascio del flusso

d’acqua. Una tavola velocissima da acqua piatta, che può essere utilizzata

anche in mare aperto da rider esperti. L’Arrow 14’0 è disponibile in due

tecnologie: EPX (glass-Epoxy) distinguibile da una livrea grigia e pad bianco, e

LTD full carbon, con la classica livrea bianco-rossa.

31

Arrow 12’6” LTD / EPX

Dimensioni: 12’6’’ x 28 1/2’’x6 1/8’’

Pinna: Arrow 10’’ US Box

Volume: 245

Arrow 14’0” LTD/EPX

Dimensioni: 14’0’’ x 28 1/4’’x6 1/2’’

Pinna: Arrow 10’’ US Box

Volume: 252

Page 34: SupTime 10

La gamma di sup Starboard del 2013 è forse una delle più vaste sul mercato,

8 tipologie di tavole: Allround, surf, surf pro, race all water racing, race

flatwater race, exploring, astro e asap in 7 costruzioni differenti: Carbon,

Wood, Ast Silver, Ast Candy, Ast White, Asap, Infaltable per un totale di circa

60 soluzioni di tavole. Una serie di tavole per un mercato sempre più

esigente e alla ricerca non solo del dettaglio ma anche delle ottime

performance. Svein Rasmussen insieme al suo gruppo di lavoro ha voluto

approfondire l’argomento sup, durante il meeting europeo tenutosi in

Spagna a Girona ha detto: “L’incremento del sup a breve sarà come lo è stato

con la bicicletta, di qui a breve i prezzi si abbasseranno e ogni persona avrà

un sup così come ogni persona va al mare con il proprio materassino

gonfiabile”. Lo sviluppo più grande lo si è avuto sulla linea gonfiabile, la

quale presenta ben 10 modelli in due costruzioni di gonfiabili differenti:

deluxe e fun. La versione deluxe è indicata per i maltrattamenti allo stato

puro, adatto a chi surfa su reef molto esposti o ama le rapide più

aggressive, è molto rigida e performante; la linea fun è dedicata al

divertimento alla famiglia e allo svago, sempre molto resistente e rigida ma

dai colori più vivaci. Senza parlare della tavola gonfiabile più piccola 8.2x32,

un progetto davvero innovativo e molto interessante per via delle sue

dimensioni wave. Molto interessante anche il tandem, un gonfiabile di 16

metri adatto al divertimento familiare.

Gli shape per la linea 2013 hanno subito una seria evoluzione, l’aumento

della stabilità su tutte le tipologie di tavole è stato l’obiettivo primario. Il

cambio sostanziale dei rail sulla linea surf e surf pro porta il passaggio dal

round rail al fine rail, aumentando la stabilità e riducendo così il rollio. Su

alcuni modelli delle due linee si è passati dal round tail allo square, solo ed

esclusivamente per aumentare la stabilità. Ma il punto davvero sorprendente

è la variazione di volumi sulle linee surf e surf pro; ridotte e stabili per un

pubblico che vuole aggredire le onde radicalizzando le proprie curve. La

linea dedicata ai pro è stata tutta aggiornata con nuovi shape più aggressivi

ma pur sempre stabili.

La linea allround vede l’inserimento di un nuovo modello adatto al fitness in

acqua: 11.2x30, di sicuro una delle misure più vendute al mondo per via della

sua versatilità di utilizzo dal wave al cruising senza lesinare in nessuno dei

due campi. 12 modelli con shape molto simili tra loro ma adatte ad un

pubblico vasto e differente.

La linea surf che presenta ben 11 modelli vede l’inserimento di due nuovi

shape il 7.8x32 e 9.5x30. Incrementa una gamma ben fornita ma che si

rivolge ad un pubblico che inizia a surfare onde più impegnative. Mentre

variano gli shape di ben tre modelli: 9.8x30, 9.0x33, 7.11x30. Nei primi due

modelli è stato cambiato il nose rendendolo un po’ più a punta e stretto, è

stato variato leggermente la distribuzione dei volumi e aumentata la rocker

line, nel terzo modello è stata aumentata la stabilità e accentuato il rocker

rendendola una short da tenere seriamente in considerazione se pesate

massimo 75 kg e volete essere ricordati sulla line up.

Grosse le innovazioni sulla linea race, molti i modelli aggiornati e molti quelli

cambiati, esce di scena il Bop, la tavola più copiata al mondo ed entrano in

scena ben tre tavole specializzate.

LE TAVOLE RACENuovi shape anche per le tavole adatte a chi vuole velocità sull’acqua, è

stato modificato il nose per evitare l’ingavonamento, aumentata la

stabilità e alleggerite le costruzioni senza lesinare sulla resistenza. I

nuovi bolidi di casa Starboard. Nella foto il 12.6x26 All Star.

LE PAGAIELa nuova linea di pagaie è per tutti i gusti, un nuovo shape entra nella

gamma, l’Aspect è una pala dedicata al race, veloce e con una risposta

istantanea si avvale della tecnologia e studi fatti prendendo come

esempio le migliori pale dei campioni di canoa. (Da sinistra verso

destra le pale Aspect sono la prima e la terza). I materiali per la

costruzione sono diversi: carbon, silver (in due colori), wood e tufskin.

Ogni materiale per ogni tasca e per ogni esigenza, alcuni modelli

potranno smontarsi in 2 o 3 pezzi per poterli trasportare meglio.

STARBOARDDistribuito da: Pandora tel: 0362.337568 - web: www.star-board-sup.com

32

Page 35: SupTime 10

I NUOVI CARBON SURF PRO 2013

Allstar: linea che sostituisce il Bop e che è dedicata all’all water racing, il

cambio sostanziale è nella prua anti-ingavonamento in fase di downwind o

take off di shore break, aumento della stabilità con l’incremento dei volumi,

stabilizzazione del peso e controllo della outline.

Ace: linea esistente da diversi anni ma che varia di anno in anno, adatta per

downwind spinti, con prua molto voluminosa e tail pin per la velocità

estrema.

Sprint: l’ingresso di questa linea è per l’incremento delle gare dedicate allo

sprint in acqua piatta, uno shape davvero molto sorprendente, outline

aggressiva in prua con il solito piercing nose, incavata sulla pancia in

coperta e con tail aperto per un deflusso dell’acqua.

La linea Asap ha una costruzione nuova per una gamma dedicata al rental e

alle scuole. Il vecchio Slick cambia il look e diventa più aggressivo alla vista e

più resistente in carena e più leggera nel trasporto. Esce di scena il 8.8x30

per fare posto al 7.7x26.5 tavola dedicata ai kids. Economica e funzionale

sono adatte anche alle persone alle prime armi. Il primo prezzo della linea

Starboard mette d’accordo tutti con un prezzo più che politico si potrebbe

dire popolare.

Una nuova categoria di tavole fa ingresso nella gamma, il Touring, shape del

vecchio Bop ma rifiniture molto più eleganti per una tavola destinata al puro

cruising e al turismo lungo le coste. La linea adatta alle acque ferme e al

mare aperto. Con lo shape ispirato alla tavola più veloce del 2012 la linea

Touring soddisfa i palati raffinati per chi non solo è alla ricerca della

prestazione ama anche del design raffinato e colori eleganti.

33

DA SINISTRA

7.11x30 Seven Eleven: Cambia lo shape, la tavola passa da 29 pollici di

larghezza a 30 con prua leggermente a punta e i rail passano da round

a fine aumentando la stabilità.

7.8x32 Wide Point: Nuovo ingresso nella gamma 7.8x32, rail fine e poppa

leggermente square, divertente sulle onde e veloce in parete.

8.5x30 Pocket Rocket: Update di shape anche per il Pocket Rocket, in

versione carbon è la tavola per chi vuole velocità, prestazioni e

divertimento. Round tail, nose leggermente a punta e rail fine.

9x33 Hero: Shape più nervoso per una tavola adatta a chi ha il piede

pesante, round tail per partenze veloci, nose leggermente a punta per

bucare il chop e rail fine per aggredire il face.

9x29: Nuovo ingresso in gamma. Linea surf pro con uno shape

aggressivo per piedi esigenti, nella linea pro sono state apportante delle

innovazioni sorprendenti. La nuova concezione di rail fine aiuta molto la

stabilità e la poppa square vi permetterà traversi in line up per non

perdere neanche un’onda. Ridotti i litraggi e aumentata la resistenza.

I GONFIABILIUna linea per tutti i gusti e per tutte le esigenze, 10 modelli di gonfiabili in

due costruzioni differenti: fun e deluxe. La prima adatta a chi vuole volo fare

exploring, la seconda adatta a chi vive nelle rapide più aggressive. La tavola

più piccola è il 8.2x32, immaginate di andare al mare, di trovare la

condizione ideale e avere nella macchina uno zaino di pronto impiego.

Page 36: SupTime 10

34

Lo Stand Up River è approdato anche in Italia, due

gruppi di istruttori, pratici del mare e del surf, si

sono dedicati alla pratica di questa nuova

disciplina per diversi giorni, esaminando il

percorso da seguire, provando nuove manovre,

eseguendo salti di quasi 2 metri e surfando onde

statiche alla fine delle rapide poste lungo il corso

del fiume.

La prima volta che si è parlato di provare questa

esperienza è stato lo scorso giugno, quando Fabio

Mariano il giovane presidente dell'associazione

"vivere l'Aniene" mi ha contattato chiedendomi se

fossi interessato a

tentare una discesa

sul fiume con il SUP.

Ovviamente, da buon

surfista, accettai la

proposta e colsi

l'occasione al volo.

L’organizzazione si

mise subito in

movimento e il 6 dello

stesso mese era già

pronto il primo test

day, per condividere

l’esperienza anche con

altri surfisti

abbastanza spericolati

da accettare la sfida.

Io, Giordano Bruno Capparella, in compagnia di due

esperti paddler, Riccardo Catarci e Giuseppe

Spadoni, di un cameraman Giovanni Caruso detto

"Sfanzen" e di una fotografa Alessia Cataldi, ci

mettemmo in viaggio entusiasti di provare questa

nuova sfida. Ero l'unico con esperienza su fiume,

visto il mio passato da kayaker, quindi nell'ora e

mezza di tempo trascorsa per arrivare a

destinazione esaminammo con attenzione tutti i

parametri di sicurezza e le caratteristiche delle

correnti per scendere al meglio il fiume. All'arrivo

l’accoglienza da parte di tutti i ragazzi della scuola

di rafting, di una ventina di istruttori curiosi e

impazienti di provare è stata fantastica. Dopo

averci aiutato a scaricare l’attrezzatura e a

gonfiare le tavole ci hanno mostrato la nuova sede,

un vecchio mulino ristrutturato, appositamente

attrezzato per ospitare la scuola.

La suggestiva location che ospita la scuola di

rafting “VIVERE L'ANIENE” a Subiaco è situata a 408

s.l.m. nell'alta valle dell'Aniene. È un pittoresco

borgo medievale, costruito a scalinata su una rupe

rocciosa che domina la valle alla destra del fiume

Testo di Giordano Capparela foto di Alessia Cataldi

Che lo Stand Up Paddle fosse disciplina eclettica lo si sapeva, visto che ben si presta a qualsiasi condizione marina, a qualsiasicontaminazione sportiva e a qualsiasi nuova iniziativa. Proprio guardando verso nuovi orizzonti la "SWEETWATER STAND UP",scuola di SUP dello "SPORTING CLUB SABAZIA", e la scuola di rafting "VIVERE L'ANIENE" hanno dato il via ad una nuova realtàunendo la disciplina del rafting a quella dello stand up paddling.

SWEET WATER

RIVER SUP

Giordano Bruno Capparella in action.

Page 37: SupTime 10

ed è centro di interesse religioso e artistico,

nonché turistico. La struttura, perfetta per ospitare

grandi gruppi, offre la possibilità a tutti di

praticare diverse discipline: rafting, idrospeed,

arrampicata etc.

Dopo la visita ci mettiamo in movimento, un

ripasso delle regole di sicurezza, una dose di

carica per superare le piccole paure e via pronti

per indossare muta, calzari, casco e salvagente.

Tre le tavole usate per il test, non abbastanza per

soddisfare il crescente desiderio da parte di tutti

di pagaiare in piedi su un fiume dopo decenni

passati ad affrontare le rapide solo da seduti. Per

permettere a tutti di provare almeno una volta la

discesa è stato necessario alternarci sulle tavole.

Alcuni di noi si sono fatti prendere la mano fino a

tentare delle manovre sulle rapide come rotazioni

di 180° della tavola durante salti alti più di un

metro, o surfate contro corrente.

Per l’occasione sono state testate tutte le tavole

gonfiabili HOBIE, dalla 10'.0" Drift al nuovissimo

River-Whitewater 10'2", agile, leggero e soprattutto

indistruttibile. Quest'ultimo si è dimostrato il

giusto alleato per affrontare anche i fiumi più

impegnativi. Sottoposto a dura prova tra rocce

salti e tronchi, il nuovo River Sup gonfiabile HOBIE

ha superato la prova alla grande.

Solo dopo un lungo periodo di allenamento si è

dato il via alle attività aperte a tutti. La prima

giornata dedicata al Sup River è stata il 30 giugno

con lezioni di prova, che si sono svolte in occasione

della sagra del gelato artigianale.

I corsi di SUP river svolti durante tutta la giornata,

sono stati organizzati con 4 turni da 2 ore, due la

mattina e due il pomeriggio. La prima mezz'ora

dedicata alla teoria con nozioni sulle

caratteristiche del sup e le regole sul fiume dopo

di che si è passati ad una lezione seguita in

parallelo con gli istruttori "ISA" sweetwater e le

guide rafting del "VIVERE L'ANIENE". È poi seguita

una pagaiata tranquilla nello specchio d'acqua

piatta a monte dell'imbarco, scoprendo luoghi

affascinanti immersi nella natura. La parte pratica

della lezione consisteva nel discendere in piedi un

tratto di fiume lungo circa 500 metri affrontando

rapide con correnti traverse, traghettaggi da una

sponda a un'altra e saltare giù da 3 salti di diverse

misure e correnti. 30 i partecipanti tra i 20 e i 30

anni, tutti veramente soddisfatti ed entusiasti

dell'esperienza.

Questo tipo di disciplina si è rivelata divertente

sicura e aperta a possibilità di sviluppo. Grazie al

successo di quest'evento sono già partiti i corsi di

Sup River che potranno essere seguiti estate e

inverno presso la scuola rafting di Subiaco.

Nello Stand Up Paddle e nello sport in generale si

cerca sempre di raggiungere nuovi traguardi,

riuscire a visitare luoghi inesplorati o magari come

in questo caso tentare

di scendere delle

rapide come un kayak

o un gommone. La

caratteristica dello

Stand Up è quella di

unire due discipline,

quella surfistica a

quella del kayak o

canoa, per questo

motivo è nata questa

nuova realtà.

Questo splendido sport

sta aprendo porte su

nuovi orizzonti, dando

modo a tutti di

appassionarsi, che

siano amanti del fiume

o del mare. Senza precludere la pratica del sup

solo ai fortunati che vivono vicini al mare. Per

maggiori informazioni su come poter praticare il

RIVER SUP potete visitare il sito

www.viverelaniene.com oppure

www.sportingclubsabazia.it.

Page 38: SupTime 10

36

Questo lago glaciale è davvero qualcosa di

speciale per il SUP. Quando sali sulla tavola e

cominci a remare verso l’isola, che è la sola isola

naturale in Slovenia, si scorge piano piano la

cattedrale barocca. Ci fermiamo lì, scendendo

dalla nostra tavola per poi andare a fare una

camminata sulla scalinata di 99 scalini verso la

chiesa, per poi arrivare in cima e suonare una

campana portafortuna. Quando poi torniamo

verso le nostre tavole incrociamo dei turisti che

hanno optato per un mezzo di trasporto più

tradizionale, andando sulle tipiche barche pletna

del lago Bled. Mentre scivoliamo tranquillamente

lungo le rive del lago Bled veniamo accompagnati

da gruppi di cigni e turisti che percorrono i

sentieri a piedi. Ci allontaniamo poi dalla folla

per andare verso il Castello di Bled, che si staglia

per oltre 130 metri al di sopra del lago

cristallino. Proprio nel momento in cui sentiamo

solamente il rumore delle nostre pagaie

nell’acqua, dei pesci decidono di saltare fuori

dall’acqua per farci quasi perdere l’equilibrio. Eh

sì, ci sono un sacco di pesci nel lago. Pesce...

Cibo... Dolce... Fame! È ora di fare una pausa ed

usciamo per lasciare le nostre tavole nel furgone

per poi andare a prenderci una fetta di dolce

crema Bled. Con la pancia piena e un bel

rifornimento di zucchero nel sangue, guidiamo

per un quarto d’ora per andare al più grande e

tranquillo Lago Bohinj, che il più ampio lago

permamente in Slovenia ed è parte del parco

nazionale di Triglav. Questa perla naturale si

trova incastonata tra le montagne di Bohinj, che

vanno dai 1600 ai 2000 metri. L’acqua è

perfettamente cristallina ed è uno spettacolo

davvero mozzafiato che t’impone di entrare in

acqua col tuo SUP. Abbiamo iniziato il nostro giro

dalla zona orientale del lago vicino alla statua del

leggendario Goldhorn, per poi superare un ponte

dietro cui si trova la chiesa di Giovanni Battista.

Abbiamo dovuto remare un bel po’ per andare

dalla parte opposta del lago e ritornare. Durante

il tragitto, però, le nostre anime si sono riempite

di pace e tranquillità, mentre i nostri occhi

stentavano a credere alla bellezza della natura

davanti a noi. È quel tipo di bellezza che non può

lasciarti indifferente, e finisci il giro in bellezza

facendo un tuffo nelle rinfrescanti acque del

lago! Ci vediamo in Slovenia!

SUP PLANET SLOVENIAIl SUP apre una dimensione completamente nuova

per poter vivere la bellezza della natura slovena,

che ci richiama sui suoi fiumi e laghi, senza poi

dimenticare il mare. Vuoi fare SUP per una o due

ore o tutto il giorno? Scrivici a [email protected]

e ti proporremo un tour su misura.

Testo e foto di Katarina Tomc/Moki

La nostra avventura è cominciata lo scorso anno, quando abbiamo deciso di organizzare un giro diperlustrazione in SUP, andando in avanscoperta di laghi e fiumi in giro per la Slovenia. In Slovenia infatti ci sonoun sacco di bacini e corsi d’acqua che avevamo già visto col nostro SUP. Come sempre, anche in questo casorestano impresse le preferenze, che nel mio caso sono state le due uscite sul lago Bled ed il lago Bohinj. Perchè ilnome Bled? Potrebbe derivare dalle cremose fette di kremšnita- Bled, come si vedrà alla fine... Sicuramente peròla sua bellezza ed unicità sono senza rivali in tutto il mondo.

SUP SUL

LAGO BLEDE BOHINJ IN SLOVENIA

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Per parecchi anni ho avuto quest’idea intesta, un sogno che continuava adassillarmi: vedere Tuamotu dall’alto!Questi atolli erano stati scoperti eesplorati solo in parte ed è stata la miacuriosità che li ha fatti diventare la miaossessione, spinto dalla mia irrefrenabilevoglia di scoprire posti nuovi!Avendo conseguito il brevetto per il volocol parapendio a motore da un paiod’anni, quando mi sono trasferito qui nellaPolinesia francese, non ci è voluto poimolto tempo prima di poter trasformarequesta mia necessità in una realtà,sorvolando finalmente la laguna cristallinadi Tuamotu. Assieme a Manu Bouvet,Carine Camboulives e la loro figlia Lou,siamo partiti in missione per realizzarequesto nostro sogno, da una prospettivacompletamente nuova e mozzafiato, confoto mai viste prima.Una volta caricato tutto il nostro materialea bordo della “SAUVAGE”, il nostroappartamento galleggiante, ci siamoallontanati il più possibile verso nuoviorizzonti per poi tornare finalmente conuna serie di scatti presi direttamente dalcielo sopra agli spot!

Il problema principale, una volta a Tuamotu, era

trovare un’adeguata zona di decollo e atterraggio!

C’era solo reef a perdita d’occhio e poi ancora reef,

reef, reef e occasionalmente una piccola lingua di

sabbia. Per poter decollare col mio parapendio a

motore, idealmente, avrei bisogno di una zona di

almeno 50 metri di lunghezza senza alberi ed

orientata controvento!

La laguna punteggiata da questi atolli non offre

molti spazi aperti fuori dall’acqua...

Dopo aver guardato un po’ più da vicino, però,

abbiamo scovato una piccola isola sabbiosa

proprio nel mezzo di una piccola laguna cristallina,

che sarà stata sui 20 metri di lunghezza.

Sono andato a piedi a controllare e anche

l’orientamento rispetto al vento era perfetto, solo

che era veramente troppo corta. Avevo bisogno di

almeno 50 metri per essere sicuro e ne avevo a

disposizione 20 a malapena!

Era già mezzogiorno e la temperatura era troppo

alta per alzarmi in volo, quindi abbiamo deciso di

aspettare ancora un po’, mentre la marea stava

calando, in modo da avere anche maggiore

rincorsa a disposizione... Dopo circa 2 ore, verso le

2 del pomeriggio, sono tornato su questa piccola

isola e, con piacere, ho notato che l’acqua,

arretrando, aveva fatto emergere almeno altri 15

metri di pista per me. A questo punto non era

ancora la pista di 50 metri ma erano 35, e dovevo

necessariamente farmeli bastare.

Ancora prima di partire in volo, quindi, avrei già

dovuto fare dei numeri... altrimenti sarei finito in

acqua con tutto il mio materiale. Appena tutte le

condizioni si sono allineate, ho deciso di provare a

decollare. Ho preparato il mio motore, installando

l’elica, spiegando il mio parapendio e preparando

le mie 2 macchine con 2 lenti.

Era ora di provarci! La tensione stava cominciando

a farsi sentire.

Il motore era piuttosto pesante, sui 25+kg, e con

anche tutto il materiale fotografico addosso facevo

piuttosto fatica a prendere velocità.

Ho fatto gonfiare il parapendio nel vento, ho avviato

il motore e mi sono messo a correre il più

velocemente possibile, dando poi massimo gas alla

manetta appena prima che i piedi toccassero

l’acqua ed ecco che yeeewwwwh... sono decollato!

Ero in aria, che stavo prendendo velocità e quota,

col vento in faccia. Una sensazione eccezionale!

Mentre continuo a salire, vedo che il paesaggio

marino comincia a cambiare, e sott’acqua la

sabbia e il corallo creano dei disegni e dei

contrasti di colore assolutamente mozzafiato.

Perlustro un po’ la zona dall’alto, cercando di

capire dove fotografare di preciso e poi scorgo una

piccola imbarcazione ancorata proprio nel bel

Manu Bouvet e Carine Camboulives

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mezzo di una laguna di un colore azzurro intenso

assolutamente pazzesco, con un’acqua così

cristallina che lascia trasparire perfettamente i

testoni di corallo e la secca di sabbia bianca.

Manu e Carine cominciano a remare e a esplorare

un po’ la zona a bordo dei loro SUP, godendosi al

massimo la bellezza mozzafiato dell’area. Io devo

concentrarmi sul guidare il mio parapendio a

motore ma non posso fare a meno d’immortalare

quel paesaggio eccezionale!

Quando sono lassù mi devo ricordare i 3 comandi

principali per pilotare correttamente il mio

parapendio a motore: una leva a testa per andare

a destra o a sinistra e poi la manetta del gas... è

molto semplice ma occorre parecchia pratica e

dimestichezza per restare in aria!

Quindi controllo l’inquadratura che voglio fare, poi

mi giro e mi avvicino. Mentre mi avvicino, devo

necessariamente lasciare andare i comandi per

poter recuperare le mie macchine e iniziare a

fotografare. Ci vuole però pochissimo tempo per

perdere il controllo del parapendio. Non posso

però fare altrimenti, in quanto le foto devo

necessariamente farle con entrambe le mani. È

una sfida notevole e mi ci è voluto davvero

parecchio per imparare a capire ed attuare come

riuscire a fotografare mentre sono in volo.

Ora dell’atterraggio, ho consumato tutta la benzina

a disposizione, dopo circa un’ora e mezza di volo!

Sono ritornato verso il piccolo motu per atterrare

su quella piccola isola da cui ero partito poco

prima. È stata davvero un’esperienza eccezionale

essere in cielo e poter fotografare gli atolli di

Tuamotu dall’alto!

Voglio assolutamente rifarlo!

Si sta facendo buio e devo incominciare ad

Il popolato reef di Tuamotu con pesci piccoli e grandi...

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Manu surfa la perfetta sinistra diTuamotu con il reef che affiora.

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impacchettare il mio materiale. Una volta ritornato

sulla braca, tutti sono ansiosi di vedere il risultato

del mio volo aberrante nel cielo quel giorno!

Appena abbiamo visto gli scatti, siamo rimasti tutti

a bocca aperta!

Non vedo l’ora di riprovarci, e spero che anche la

prossima volta il tempo sarà così favorevole, in

modo da poter sorvolare nuovamente la zona!

Improvvissamente scorgiamo il picco proprio

davanti alla nostra barca formarsi perfettamente,

con un intero set che si stava allineando per

rompere sul reef. Il timing non poteva essere

migliore e sicuramente non avrei mai perso

un’occasione del genere!

Ci siamo preparati tutti, ognuno col rispettivo

materiale, ed ecco che mi stavo preparando a

sorvolare nuovamente quel paradiso!

Ho sorvolato lo spot e il pass sul reef, e, devo

ammettere, che le linee che arrivavano erano

davvero perfette. Sembrano dipinte, mai visto nulla

del genere prima!

Manu si trova sullo spot tutto solo, senza nessuno

intorno, a parte il paesaggio assolutamente

evvezionale.

Continua a prendere un’onda dopo l’altra, mentre

io cerco di guidare il mio parapendio in modo da

passare nelle sue vicinanze al momento perfetto. Il

tutto è davvero complicato perchè devo quindi

volare verso il mare aperto per vedere quando un

set potrebbe arrivare, per poi andare ad inseguire

nell’altro senso il

rider aspettando e

sperando che parta

su una delle onde. E

proprio mentre sta

per partire, io prendo

in mano le mie

telecamere e

comincio a scattare

puntando sull’onda

più grande del set.

Manu, che è in acqua,

mi vede e cerca di

prendere l’onda che

gli indico io, in modo

da essere pronto

sotto il mio obbiettivo.

Cosa?!? Ma c’è perfino uno squalo che passa sotto

la tavola di Manu mentre surfa?!!?

Questo è assolutamente incredibile! Non posso

veramente capacitarmene, riguardo lo scatto

mentre sono in volo e non ci credo... è pazzesco!

C’è uno squalo nella foto proprio sotto alla tavola

di Manu!

Continuo a volare sullo spot e Manu continua a

surfare onda dopo onda, senza aver la minima idea

di cosa ci sia sotto!

Dopo circa due ore e un sacco di scatti

interessanti arriva il momento di atterrare, in

quanto ho finito nuovamente la benzina e sta anche

cominciando ad alzarsi il vento...

Il tempo totale in volo è stato piuttosto breve ma

siamo riusciti a scattare e ad ottenere ciò per cui

eravamo venuti.

Una volta a terra ho mostrato lo scatto con la

squalo a Manu e anche lui è rimasto

assolutamente esterrefatto!

Era ormai da anni che sognavo di sorvolare gli

atolli di Tuamotu e finalmente ce l’abbiamo fatta!

Sono davvero contentissimo di aver ottenuto quello

che volevo e spero che le foto piacciano a tutti i

lettori di SupTime. È stata una vera sfida, e la

difficoltà l’ha resa ancora più sofferta ma

eccezionale. Spero davvero di poter scrivere così

anche nel mio prossimo report, magari con altri

scatti aerei!

A presto... Ben Thouard

44

Life style.

Page 47: SupTime 10

HOLY SPORT - www.holysport.it - [email protected]

Page 48: SupTime 10

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Lo spettacolo di intubarsi sotto al Ponte di Rialto. © Valerio Moretta/RRD

Page 49: SupTime 10

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Giunta alla sua terza edizioneSurfin’Venice sta diventando un

evento classico nel panorama deglieventi SUP in Italia e nel mondo. Maogni evento che si rispetti nascondequalche piccolo segreto e un po’ dipazzia da parte degli organizzatori.

Siete pronti a scoprire cosa ci hariservato questa edizione 2012?

Testo: Ovidio Ferrari

Foto: Valerio Moretta, Fabrizio Luca,

Mirko Destro graphitestudio.it

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48

150 amanti della tavola e della pagaia si sono

ritrovati domenica 16 settembre allo scalo del

mercato ittico, al Tronchetto di Venezia, per vivere

un’altra esperienza unica e indimenticabile. Il

programma del giorno elaborato dall’inarrestabile

Eliana Argine, organizzatrice e local di Venezia,

prevede la registrazione dalle 8 alle 10 e poi

l’imbarco e la partenza per raggiungere il campo

di gara posizionato al Lido proprio di fronte

all’Hotel Excelsior. Per intenderci, l’Hotel che

ospita i divi di Hollywood durante la mostra del

Cinema di Venezia!

IMPREVISTI DEL MESTIERELogicamente tanto per rendere un po’ più pepata

una giornata che di per se rappresenta già una

bella sfida, durante la notte si è alzata una bella

Bora, per cui il mare è bello attivo, con onde!

Mentre procedo ad assegnare lycra e numeri agli

iscritti alla gara, ricevo la prima telefonata di

panico della giornata: i team rider RRD che da

Jesolo dovevano raggiungere il campo di gara

direttamente in gommone, si trovano nella

complicata situazione di dover decidere se

mettersi in mare esponendosi ai rischi della

navigazione sottocosta con mare grosso oppure

rinunciare a partecipare all’evento. Anche se a

malincuore consiglio di prendere la decisione più

prudente e continuo a spillare numeri sulle lycra

bianche e rosse della manifestazione.

TRANSFER 1Nel frattempo partono due mototopi col primo

carico di tavole e attrezzatura da portare al

Tronchetto. E di seguito parte anche la barca Gran

Turismo con gran parte degli iscritti a bordo.

Appena la barca si allontana dall’ormeggio mi

accorgo che la boa per la gara è rimasta sul molo.

Ops. Partirà col secondo giro di mototopi, ma

probabilmente rallenterà le procedure di partenza

della gara. Nel frattempo Attilio (Verdi, ndr.) mi

chiama dal Lido per confermarmi che hanno già

scaricato tutto, e che stanno per ritornare per

fare il secondo giro. Il mare è bello mosso e quelli

dell’organizzazione avranno il loro bel daffare ad

organizzare il campo di gara e far partire per

tempo la regata. La notizia positiva è che a quanto

pare sono già sbarcati anche i fratelli Giusti, che

sono arrivati col gommone portandosi al traino le

tavole SUP Race! Grandi ragazzi!

LA GARALa partenza della gara è in netto ritardo anche per

via della lunghezza del transfer di attrezzatura e

iscritti dal Tronchetto al Lido, e finirà col fare

slittare tutto il programma della giornata. Per

fortuna a dare supporto agli organizzatori c’è

anche Roberto Domenichini, che prende in mano

la situazione e improvvisa un percorso di gara che

permette agli atleti di fronteggiare le impegnative

condizioni meteo. A dominare ancora una volta la

flotta degli sfidanti è l’incredibile Leonard Nika,

che col suo 12’6 macina i chilometri del

difficilissimo campo di gara come se niente fosse

e in poco più di 37 minuti taglia la linea di arrivo,

precedendo il 14’ di Daniele Guidi, Fabrizio

Gasbarro e Pietro Fazioli. Poi nell’arco di un

minuto tagliano il traguardo Paolo Marconi e

Davide Codotto (secondo e terzo classe 12’6),

Roberto Mandoloni (primo classifica Grand

Master), Jacopo Giusti e Maestri Massimo (Primo

classe Kauna). Da segnalare anche le prestazioni

dell’inossidabile Peter Bridgman che si impone

nella classifica Gran Kauna, Padovani Stefano

primo dei master e fra le donne si impone a

sorpresa Manca Notar che si impone sulla forte

Silvia Mecucci. Gianluca Penzo invece vince la

classifica Allround maschile, mentre

l’agguerritissima Anna Boscolo vince la classifica

Allround femminile.

ACQUA ALTA?Mentre i ragazzi si danno battaglia di fronte

all’Excelsior, io ne approfitto per fare un

sopralluogo in vaporetto lungo il Canal Grande

assieme ai gemelli Attilio e Aurelio per rubare

qualche scatto con la complicità dei nostri

fotografi Valerio e Fabrizio. Il forte vento di bora ha

alzato notevolmente il livello dell’acqua e ci fa

sfiorare il brivido dell’acqua alta a Venezia.

Inevitabile una sosta calibrata in zona Ponte di

Rialto e Mercato del Pesce, prima di salire sul

Vaporetto successivo con i nostri SUP gonfiabili in

spalla, destinazione Lido. Quando arriviamo

all’Excelsior, le velleità agonistiche dei nostri

paddler si sono esaurite già da un po’, il vento si è

calmato e anche il mare sta cominciando a

rilassarsi. Le tavole race si stanno facendo un bel

bagno di sole sulla spiaggia, mentre il popolo in

canotta a strisce bianco-rosse si è spostato in

prossimità del ristorantino ai margini della

spiaggia del Grand Hotel. Mentre i paddler si

godono il meritato pasto, l’instancabile Eliana

comincia ad estrarre i premi a sorte per

recuperare un po’ di tempo e limitare il ritardo

sulla tabella di marcia della manifestazione.

TRANSFER 2Il passaggio con la tavola sotto braccio nel

sottopassaggio che dalla spiaggia dell’Excelsior

porta al porticciolo privato alle spalle dell’hotel è

davvero particolare, come tutto quello che

succede quando si è a Venezia. Le tavole vengono

lasciate davanti all’ingresso posteriore dell’hotel,

in attesa che Brad Pitt o George Clooney facciano

capolino per caricarle sui mototopi per il secondo

transfer di giornata. Io invece mi accodo con tutti i

partecipanti per salire sulla barca Gran Turismo

che secondo programma avrebbe dovuto portarci

all’isola di S. Giorgio dove avremmo dovuto fare la

foto di gruppo con tutti i partecipanti prima della

partenza della sfilata conclusiva lungo il Canal

Grande. Peccato però che proprio nello stesso

pomeriggio fosse in programma una

La partenza dall’Excelsior per andare a fare la parata. © Valerio Moretta/RRD

Aurelio e Attilio Verdi. © Valerio Moretta/RRD

Una sosta per recuperare le energie. © Valerio Moretta/RRD

Aspettando l’arrivo delle tavole di fronte alla sede Bucintoro.© Fabrizio Luca/RRD

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Il primo gruppo di parte per la parata al calar del sole. © Fabrizio Luca/RRD

Una stupenda prospettiva di Venezia con l’acqua alta. © Fabrizio Luca/RRD

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manifestazione non autorizzata del movimento “no

grandi navi in bacino” in protesta contro il

passaggio delle grandi navi da crociera che

passano quotidianamente davanti a Piazza San

Marco, con conseguente mobilitazione generale da

parte delle forze dell’ordine e blocco immediato

per ragioni di sicurezza di qualsiasi tipo di attività

e manifestazione collaterale, Surfin’Venice inclusa.

Per fortuna questa volta a correre in soccorso di

Eliana e della Surfin’Venice ci ha pensato un

enorme (nel vero senso della parola) Daniele

Scarpa e la Società Remiera Bucindoro, che ci

hanno messo a disposizione l’approdo sicuro della

loro sede sul Canale della Giudecca che si trova

immediatamente all’inizio del Canal Grande. Quindi

la manifestazione ha potuto completarsi anche

nella sua parte più spettacolare, con il previsto

cruising lungo l’incredibile Canal Grande di

Venezia, saltando solo la parte iniziale della foto di

gruppo davanti a S. Marco.

GUERRIGLIA URBANAMentre aspettiamo l’arrivo dei mototopi con le

tavole per la sfilata, assistiamo a vere e proprie

scene di guerriglia urbana, con manifestanti

asserragliati su barchette di ogni tipo e forze

dell’ordine schierate con tutti i mezzi a

disposizione, dalle moto d’acqua agli elicotteri.

All’inevitabile e inesorabile passaggio dell’attesa

nave da crociera si è scatenato un mezzo

parapiglia, con imbarcazioni che cercavano di

rallentare il lavoro dei rimorchiatori, altre

imbarcazioni che mantenevano i rivoltosi nei

ranghi, cori di protesta, lancio di fumogeni e chi

più ne ha più ne metta. Intanto sulla riva tutti i

partecipanti della Surfin’Venice continuavano ad

osservare increduli quanto stava succedendo,

nella fremente attesa di poter fare scivolare

silenziosamente le nostre tavole sulle acque di

questa città straordinaria.

La protesta di una parte di Venezia contro il

passaggio di queste navi enormi e delle navi a

motore in generale non è una cosa nuova, e nasce

da una reale sofferenza fisica della struttura

stessa della città che si sta rovinando sotto

Pronti... Via! La partenza della gara nelle acque agitate dalla fresca bora. © graphitestudio.it

© graphitestudio.it

Page 53: SupTime 10

51

l’azione inesorabile delle onde generate da questo

tipo di traffico. Manifestazioni sportive come la

Surfin’Venice vengono sostenute dalle remiere di

Venezia proprio perché si allineano perfettamente

con quella che è la filosofia e la cultura del remo

per una città come Venezia. In pratica anche a

Venezia sta un po’ succedendo quello che succede

in altre grandi città storiche italiane, in cui la

popolazione locale chiede a gran voce il blocco del

traffico automobilistico nel centro storico. Nelle

altre città il problema sono le auto e i camion e la

soluzione sono i mezzi pubblici e le biciclette, a

Venezia il problema sono le imbarcazioni a motore

grandi e piccine, e la soluzione sono i vaporetti

pubblici e le imbarcazioni a remi. Come sempre,

però, prima ad arrivare a manifestazioni di

protesta come quella a cui abbiamo avuto la

sfortuna di dover assistere, che mettono a

repentaglio la vita e il lavoro di tante persone, ci

sono tanti altri passaggi che in una società civile

dovrebbero essere attuati per fare sentire la

propria voce in maniera più civile e più efficace.

Comunque sia, abbandoniamo i moti di piazza e

ritorniamo al moto generato da una pagaia

mentre si sta in piedi su una tavola.

VENICE CRUISINGSulla sponda della sede Bucintoro assieme a tutti

gli altri iscritti in attesa dell’arrivo delle tavole per

la sfilata ci sono anche Alessandro Benetton e

Deborah Compagnoni, che oltre ad essere due VIP

sono anche due grandi sportivi e non si sono

lasciati sfuggire l’opportunità di vivere Venezia

pagaiando su una tavola da SUP. Quando arrivano

le tavole il sole è ormai al tramonto, la tabella di

marcia è completamente saltata, ma poco

importa. Tutti quanti abbiamo solo voglia di berci

il Canal Grande in un sorso solo, sulla via di

rientro verso il Tronchetto e verso casa. I

partecipanti si dividono in gruppi per non

ostacolare il normale traffico urbano della città. Io

parto per ultimo nell’ultimo gruppo, e mi unisco

ad Attilio, Alessandro e Deborah che sono già

pronti ai blocchi di partenza. Mettiamo la tavola in

acqua in un canale di fianco alla sede Bucintoro

che porta direttamente sul Canal Grande e

partiamo. Devo dire che questa è la mia terza

edizione della Surfin’Venice, ed ho avuto anche

altre occasioni di pagaiare su queste acque, ma

mai prima d’ora lo avevo fatto a quest’ora, col sole

al tramonto, la luce calda della sera che gioca con

i colori della città e con i riflessi delle acque che

sono molto più calme che durante la mattina o il

pomeriggio, dal momento che il traffico è molto

minore. Pagaiare facendo scivolare la tavola fra

gondole e variopinti paletti di ormeggio fin quasi

sulle scalinate degli spettacolari palazzi storici da

un benessere particolare, che non fa sentire

minimamente la lunghezza del percorso. I

chilometri passano in un attimo, o forse no, visto

che arriviamo al Tronchetto che è praticamente

Momenti di competizione... © graphitestudio.it

Page 54: SupTime 10

buio, ma poco importa. Anche questa edizione

delle Surfin’Venice è stata un successo. Sulla

sponda vedo solo persone contente di poter dire

“c’ero anch’io” che si danno un gran daffare per

caricare le grandi tavole su auto e furgoni, forse

un po’ stanchi, ma tutti col sorriso sulle labbra.

Arriva anche il mio turno di recuperare la

macchina e caricare la tavola. Passo a salutare

Attilio, Aurelio, Claudio, il mitico Bosi e poi

naturalmente Eliana, che mi promette che ci

incontreremo presto per cominciare ad

organizzare la prossima edizione. È sopravvissuta

a questa fantastica giornata, ma è completamente

esausta: troppo stress. Mi promette che l’anno

prossimo sarà un’edizione all’insegna del relax e

puro divertimento. Come sempre la prendo in

parola. Grazie Eliana.

RINGRAZIAMENTIdi Eliana Argine Presidente Surf Club Venezia.

Ringraziando tutti i partecipanti per la solidarietà

e l’affetto che li lega a questo grande

appuntamento del SUP italiano, un particolare

ringraziamento va a Roberto Domenichini per il

suo determinante intervento, il grande Daniele

Scarpa e Società remiera Bucintoro per averci

ospitato, Forza Rosa che ha aperto il corteo su

Canal Grande, il poliedrico e multiforme Team

Progetti – Segatoo nella persona di Guido Rosei, e

naturalmente tutto lo staff del Surf Club Venezia

che si è fatto in quattro: Sissi, Barbara, Sara,

Tehila, Luca, Alvise, Felix, Rachele e Simone

Fantinelli sponsor delle barche usate per i

trasporti, e VTP. Arrivederci a tutti all’anno

prossimo!

Per le classifiche complete

52

Romantic moments... © Fabrizio Luca/RRD

Una spettacolare vista della partenza della gara. © graphitestudio.it

Page 55: SupTime 10
Page 56: SupTime 10

54

AlaskaRobby Naish

Kai Lenny

AlaskaRobby Naish

Kai Lenny

���

���

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55

TESTO DI Robby Naish FOTO DI Johnny Decesare

Se fossi alla ricerca di uno scenario, natura e condizioni in acqua che sono diametralmente opposte rispetto a quelle delle Hawaii,l'Alaska sembra un ottimo punto di partenza, specialmente dopo aver visto le condizioni estreme che i pescatori di "Deadliest Catch",la serie televisiva su Discovery Channel. La zona sembra davvero ideale per un'avventura al limite. Era già da un po' di tempo chestavamo cercando di organizzare un viaggio in Alaska, sia per provare a fare kitesurf che standup, coordinandoci con Scott Dickersondi Surf Alaska. Ci ha mandato alcune foto dell'onda di marea che risale un'insenatura per chilometri con l'alzarsi della marea con laluna piena, e anche altri scatti di surf da onda con condizioni di tutto rispetto. Alla fine quindi abbiamo optato per un viaggio basatosia su kite e sup, facendo arrivare il campione del mondo di kitesurf, Kevin Langeree (che se la cava piuttosto bene anche in SUP) ed ilcampione del mondo di SUP, Kai Lenny, che va altrettanto bene in kitesurf ed in qualsiasi altro sport acquatico. Il vero problema erariuscire a trovare il modo di combinare i miei impegni, quelli di Kai e di Kevin, in modo da non perdere nessun impegno importante, esiamo riusciti a cavallo tra un evento e l'altro. I ragazzi sarebbero partiti in anticipo, e li avrei poi raggiunti dopo qualche giornoappena avessi finito i miei impegni alle Hawaii.

Kai Lenny, Campione del Mondo SUP Surfing e Race, e Robby Naish!

Page 58: SupTime 10

56

I PRIMI GIORNIKai e Kevin sono andati in avanscoperta ad

Anchorage, dove sono stati accolti da Scott

Dickerson, che aveva già organizzato tutto. Si sono

poi diretti verso Girdwood, a circa un’ora di

macchina da Anchorage, per fare kite in alcuni

degli spot e vedere per la prima volta l’infame

onda di marea a “Turnigan Arm”. Fa piuttosto

freddo, ma non eccezionalmente, attorno ai 10°C.

Già quel pomeriggio, hanno surfato l’onda di

marea sulle loro tavole da sup short board, davanti

ad un’onda dal mezzo metro al metro e mezzo ma

che risaliva controcorrente per più di un miglio! Mi

hanno mandato delle foto di quella prima giornata

la sera stessa e mi hanno già fatto venire invidia...

Il giorno successivo hanno guidato verso Seward,

dove poi sono saliti su Milo, una barca di 58 piedi,

trasformata da peschereccio a nave da

esplorazione, con posti letto comodi per una

ciurma fino ad 8 persone. Lasciato Seward, sono

partiti in esplorazione dell’enorme costa

dell’Alaska, che è una successione infinita di

baie gigantesche, molte delle quali proseguono

per molti km nell’entroterra fino ad arrivare ai

ghiacciai che sono sempre presenti.

Anche il giorno successivo è un altro che mi

dispiace parecchio aver perso. I ragazzi hanno

preso lo zodiac per risalire un fiume e arrivare

in un bacino pieno di iceberg, proprio ai piedi

del ghiacciaio. Le loro parole e le immagini che

surfavano proprio sotto a quel gigante azzurro

possono spiegare la loro fortuna e esperienza

molto meglio di quanto possa io. Eccezionale è

dire poco. Il giorno successivo hanno proseguito

lunga la costa e dopo poco hanno trovato

un’onda carina per il sup, restando in acqua

fino a sera e remando assieme alle orche!

Sembrava che dietro ad ogni angolo ci fosse

una sorpresa eccezionale ad attenderli, ed il

paesaggio aperto offriva forme di vita a perdita

d’occhio… tranne altre persone!

L’ARRIVO DELLO ZIO ROBBYMi sono poi messo in viaggio a mia volta per

incontrarmi con la crew, andando prima ad

Honolulu, e poi ad Anchorage, per arrivare in una

piccola cittadina chiamata Homer. Sono arrivato

all’aeroporto di Homer alle 7:30 di mattina con un

aereo bimotore dell’Air Alaska, con a bordo circa

altre 10 persone. Da lì sono poi salito a bordo di

un idrovolante a 4 posti gestito dalla Stellar Air

Service. Normalmente volano solo 3 o 4 mesi

all’anno, durante il periodo di pesca estiva e di

gite alla scoperta degli orsi. Per il resto dell’anno,

come quasi tutte le altre attività in Alaska,

chiudono per l’inverno o si spostano in zone più

calde dove c’è maggiore richiesta.

Siamo decollati dalla superficie perfettamente

liscia del lago all’alba e abbiamo volato verso est

per una mezz’ora, sorvolando le montagne e i

ghiacciai alla ricerca della Milo. Sapevamo a

grandi linee in che zona si trovasse la barca, ma

Kevin attacca il lip.

Kai, Kevin e Robby Naish.

Kevin e Kai davanti alla maestosità del ghiacciaio.

Page 59: SupTime 10

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nella vastità dell’Alaska non riuscivo a non

pensare a quei racconti di piccoli aerei precipitati

che non sono mai più stati ritrovati nell’immensità

della natura del luogo. In una zona in cui le

giornate di sole sono una rarità, abbiamo avuto

davvero una fortuna notevole ad avere giornate

senza una nuvola in cielo, solo cielo blu e sole

splendente.

Dopo aver sorvolato una catena montuosa per

circa 20 minuti, siamo finalmente arrivati nella

zona in cui avrebbero dovuto essere i ragazzi.

Finalmente, abbiamo scovato la Milo, ancorata in

un profondo fiordo alla base di un enorme

ghiacciaio che si tuffava dritto nell’Oceano.

Abbiamo cominciato a volteggiare attorno alla

Milo mentre ci abbassavamo per atterrare

sull’acqua perfettamente liscia e cristallina, con

un atterraggio perfetto.

Dopo aver assicurato l’idrovolante alla barca con

una cima, siamo saliti a bordo e abbiamo

cominciato a scaricare tutto il materiale (12’6”

One gonfiabile, 2 kite, una 5’5” Global e un paio di

nuove mute più qualche altra cosa

indispensabile.) Quando l’aereo è poi ripartito ci

ha letteralmente abbandonato in mezzo al nulla.

Il silenzio e la tranquillità assoluta del posto

sono davvero difficili da descrivere a parole. Ero

già eccitato!

Non vedevo l’ora di entrare in acqua. Dopo aver

svegliato Kai e Kevin che stavano dormendo beati

nelle stanze inferiori, abbiamo gonfiato le nostre

tavole da SUP e siamo andati ad esplorare il

ghiacciaio più da vicino. Non sembrava fossimo

solo a un paio di centinaia di metri, ma più ci

avvicinavamo scivolando sull’acqua ghiacciata,

più ci rendevamo conto di quanto enorme fosse

quella massa di ghiaccio centenario. Remare

circondati da blocchi di ghiaccio è una

sensazione davvero inusuale.

C’erano anche un sacco di cuccioli di foca da ogni

parte, e diventavano sempre più curiosi man

mano che ci avvicinavamo. Il ghiacciaio continua a

fare rumori sinistri e cupi, in quanto è in continuo

movimento e si continua a crepare e riformare.

Sembra quasi ci sia un temporale da quanto forte

rimbomba il rumore nelle ampie vallate

circostanti. Circa ogni minuto un blocco di

ghiaccio di dimensione notevole si staccava dalla

parete del ghiacciaio esplodendo a contatto con

l’acqua. I blocchi più grossi creavano anche delle

mini-tsunami che riempivano l’intera baia e

rimbalzavano sulla parete del ghiacciaio. Abbiamo

remato lungo la parete principale per oltre un’ora,

aspettando pazientemente di veder pezzi sempre

più grossi cadere in acqua. Nella parte sinistra

c’era una crepa gigantesca, e quindi abbiamo

pensato bene di guardare da vicino, in quanto

Page 60: SupTime 10

c’era la possibilità che l’intero pezzo si staccasse.

Così è stato!

Inizialmente s’è staccato un pezzo veramente

grosso, che faceva presagire l’inizio del collasso,

quindi io e Kai abbiamo remato come pazzi verso

sinistra, che è però più difficile che dirlo dovendo

fare lo slalom tra i blocchi di ghiaccio. Le tavole

gonfiabili erano perfette, ma il profilo della mia

pagaia sembrava fosse stato sbattuto per ore

contro le rocce.

IL GHIACCIAIOProprio mentre io e Kai ci stavamo riposizionando

nella zona sinistra del ghiacciaio, tutta la parete è

collassata. Tutto è iniziato con un singolo pezzo

che già di per se aveva creato un’onda piuttosto

grossa lungo la parete del ghiacciaio, e poi, tutto il

secondo pezzo è andato... i nostri cuori pompavano

a mille... Tonnellate e tonnellate di ghiaccio sono

esplose in acqua con un boato terrificante. Questa

volta l’onda generata era davvero spaventosa. Un

tubo congelato pieno di pezzi di ghiaccio si è

schiantato contro la parete del ghiacciaio mentre

un intero set di onde si dirigeva minaccioso verso

me e Kai. Sebbene fossimo in un canale di circa

200 metri di profondità, non eravamo per niente

sicuri che le onde non avessero rotto su qualche

blocco di ghiaccio e mentre si avvicinavano

sempre più i nostri cuori continuavano a pompare.

Fortunatamente, come prevedibile, non hanno

rotto e ci sono passate sotto senza problemi, però

è stata eccitazione pura... come guardare il

discovery channel dal vivo.

Qualsiasi cosa da quel punto in avanti era nulla a

confronto, e quindi abbiamo deciso di chiudere in

bellezza e caricare tutto il materiale sulla barca e

ripartire verso il mare aperto. Mentre stavamo

tornando, ci è venuta la brillante idea di provare a

surfare l’onda della Milo. La poppa era piuttosto

larga e la prua alta e aggressiva, e io avevo

proprio voglia di surfarmi qualche onda, anche se

provocata da una nave. Essendo il più giovane e il

più iperattivo che sembra non volere ma togliersi

la muta, Kai è andato per primo. E se l’è goduta.

Anche in maniera eccessiva. Nel senso che ha

continuato ad andare, e surfare, e andare... finchè

poi è aumentato il vento, mentre noi eravamo

ancora in muta ad aspettare, ed ecco che poi ci è

passata la voglia e basta. La prossima volta il più

vecchio andrà per primo. Abbiamo poi navigato nel

prossimo fiordo, saltando nuovamente sulle

nostre tavole gonfiabili per esplorare la costa

coperta di pini, alla ricerca di orsi neri. Ne

abbiamo infatti avvistato uno su una spiaggia

rocciosa mentre mangiava la carcassa di un

cucciolo di balena morto, ma non è rimasto in

zona per molto dopo il nostro arrivo.

Abbiamo quindi remato lungo la baia, per poi

scendere su un’altra spiaggia rocciosa per

esplorare le tonnellate di plastica e rifiuti arenati,

quasi tutti provenienti da oltre oceano.

Centinaia di piccole boe da pesca sono arrotolate

intorno alle rocce, assieme ad una strana

collezione di altri oggetti che sembrano caduti dai

container delle navi cargo. In questa baia,

specialmente, c’erano lattine e schiaccia mosche

di alluminio, che io ho trasformato in una specie

di scultura. Le tavole gonfiabili One erano la scelta

perfetta per esplorare la costa, capaci di navigare

facilmente anche nell’acqua bassa e tra vari

ostacoli, senza doversi minimamente preoccupare

di scheggiare o rovinare la chiglia e carena.

Abbiamo poi trovato una cascata d’acqua dolce

che si tuffava nell’oceano e abbiamo quindi deciso

di fermarci per farci una bevuta per poi ritornare

alla Milo per cena. Sebbene normalmente non mi

piaccia così tanto stare in barca, con una bottiglia

di Dramamine e un paesaggio incredibile in

qualsiasi direzione guardassi, mi stavo davvero

divertendo e non ho nemmeno avuto una parvenza

del mio usuale e fastidioso mal di mare...?!?

IL BANCHETTO DEGLI ORSIDopo una cena deliziosa sulla nave, ci siamo messi

in viaggio lungo la costa, cadendo in un sonno

profondo mentre scivolavamo sull’acqua

perfettamente liscia. La mattina seguente ci siamo

svegliati che eravamo già ancorati in un’altra

profonda baia. Il piano della giornata era di

risalire un fiume in SUP, che solitamente è pieno

zeppo di orsi neri che vanno a caccia di salmoni

che depongono le uova in quel periodo. Ancora

una volta, il tempo era davvero eccezionale, con un

cielo assolutamente azzurro e perfino aria

piuttosto calda.

Abbiamo continuato a remare dall’Oceano fino

all’entrata dello stretto fiume e da subito ci

siamo resi conto della puzza di pesce marcio che

sembrava fosse ovunque sul letto. Più siamo

risaliti, più pesce morto c’era nel fiume.

Sembrava quasi di essere in un film horror, in

quanto con l’acqua così cristallina sembrava di

remare direttamente sopra alle carcasse di quei

poveri pesci.

Ovviamente, sugli argini, c’erano numerosi orsi

che si gustavano l’abbondante banchetto di

salmone, senza far fatica, mentre loro

letteralmente morivano di fatica per tornare a

riprodursi nel posto dove loro stessi erano nati.

Era come essere ad un buffet per orsi. Anche

questa volta, non erano particolarmente

interessati a restare in zona per controllare

quali fossero le nostre intenzioni, e sono tutti

tornati nella foresta senza pensarci due volte.

Ancora una volta, le tavole gonfiabili si sono

rilevate la scelta perfetta per continuare a

remare senza fatica risalendo nell’acqua bassa

del fiume, togliendo perfino le pinne in alcuni

tratti particolarmente bassi.

Page 61: SupTime 10

59

Kai è l’unico ad essere riuscito a surfare l’onda della Milo.

Kai Lanny se la surfa alla grande con un abbigliamento tecnico decisamente invernale.

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UN PO’ DI KITE E DI SUPLe previsioni davano una tempesta piuttosto

interessante in arrivo quella stessa notte, quindi

abbiamo deciso di abbandonare l’esplorazione e

cominciare a tornare verso Homer. Ci siamo poi

arrivati ad inizio serata. Abbiamo dormito

l’ultima sera in barca nel porto di Homer, e il

mattino seguente c’era vento side onshore. Dopo

una veloce colazione alla Cosmic Cafe…

“colazione, pranzo e spuntino messicano” e una

lunga e sofferta decisione su dove andare a

surfare, abbiamo caricato tutto sulla macchina

di Scott con rimorchio incorporato per poi

andare in spiaggia. Abbiamo armato il nostro

materiale da kite, proprio alla base dell’estuario

di Homer. C’era vento da 12-14 metri con onde

piuttosto divertenti di beachbreak sul metro e

mezzo. Kevin (conosciuto nel nostro gruppetto

come “il Cuneo” per la forma triangolare del suo

torso costruito da una vita in kite) stava facendo

tutto a pezzi sulla sua twintip come sempre,

mentre Kai ha optato per una tavola senza strap,

per poi prendere la tavola con strap per fare un

po’ di salti. Io ho optato per la mia solita Global

5’5 che è praticamente la tavola perfetta per

ogni condizione. Al di fuori di un piccolo

incidente comico in spiaggia in cui tutti i nostri

kite si sono aggrovigliati, e abbiamo quasi

rischiato di falciare il nostro videographer

Johnny Decesare e Kevin che è saltato sul kite

per fermarlo a terra e con la sua delicatezza ha

fatto scoppiare la camera d’aria... è stata una

session piuttosto divertente. Ho provato a

surfare con le scarpette finchè la mia 14 è

morta. Appena ho messo la 12 sono uscito a

piedi nudi. Anche quando c’è freddissimo, non

riesco proprio a surfare con le scarpette.

Fare kite con le montagne innevate come sfondo

è piuttosto surreale, specialmente quando ci

sono delle piccole onde con cui giocherellare!

Dopo pranzo abbiamo guidato per una

mezz’oretta, per girare dietro l’angolo e andare

in una spiaggia più esposta, per uscire tutti soli

mentre il vento stava per calare definitivamente,

troppo leggero anche per le Fly.

Siamo poi tornati verso Homer per fare una

piccola session di SUP al tramonto, surfando

senza un alito di vento e con l’acqua

60

Page 63: SupTime 10

61

perfettamente liscia. Siamo usciti tutti e tre e ci

siamo davvero divertiti un sacco, surfando onde

di un metro perfettamente lisce, mentre

vedevamo che la luna cominciava a far capolino

da dietro le montagne. Abbiamo surfato fino alle

10 di notte, quando il sole è finalmente

tramontato, concludendo una lunga ma bella

giornata.

La mattina seguente ci siamo messi in macchina

e abbiamo guidato per svariate ore per tornare

a surfare l’onda di marea nel fiume, sentendo

che ci sarebbe anche stato un po’ di vento e ci

sarebbe stata la possibilità di surfarla col kite,

cosa che apparentemente succede piuttosto di

rado. Durante il lungo tragitto non potevamo non

fermarci da Taco Bell, dove io e Kai ci siamo fatti

la nostra dose, mentre sia Scott che “il Cuneo” ci

fissavano disgustati.

Dopo una bella session di kite sull’onda di

marea, abbiamo poi caricato il materiale e ci

siamo spostati ancora un po’ sottovento verso

Arm per surfare un piccolo estuario mentre il

vento calava lentamente, mettendoci in

saccoccia un’altra bella giornata di kiting con

tempo bellissimo. Aspettando l’ultima session di

sup sull’onda di marea, siamo rimasti a dormire

la notte in un classico alberghetto da 10 stanze,

proprio lungo l’autostrada. Sembrava di essere

sul set di un film dell’orrore degli anni ‘70, ed

anche i mobili lo erano...

L’ONDA DI MAREASurfare l’onda di marea sul sup è stato davvero

figo, ma anche davvero difficile e quasi

scoraggiante allo stesso tempo. Abbiamo

camminato sul banco di sabbia verso l’ingresso

del fiume, per poi remare leggermente

sottovento e arrivare al punto in cui l’onda

avrebbe cominciato a rompere per poi surfarla a

risalire il fiume. Ovviamente è arrivata in ritardo

rispetto al previsto. Fortunatamente poi è

arrivata ed era davvero divertente all’inizio. Dopo

un po’ che la surfi, però, cominci ad annoiarti e

cominci a spingere di più sui rail, incrociandoti

con gli altri e facendo altre stupidate. Ed ecco

che perdi la spinta necessaria e perdi anche

l’onda. Si riesce anche a surfare un po’ l’onda

subito dietro a quella principale, ma poi devi per

forza finire per scavalcarla per tornare su quella

principale, andando a prendere l’incrocio verso

uno dei due argini. Al centro, infatti, l’onda è

molto più lenta rispetto ai lati (perchè è in acqua

più profonda) e se remi verso gli argini quindi

riesci ad accelerare per poi prendere l’onda

principale e poi ritornare nuovamente verso il

centro, continuando a surfare, ma adesso

sull’onda davanti. È piuttosto faticoso ma

abbastanza divertente, pensando che poi

continuare a surfare senza pausa. Io ho fatto il

pagliaccio ed ho perso l’onda per ben due volte...

e quindi ho praticamente passato tutto il mio

tempo a cercare di remare come un pazzo per

riuscire a riprendere l’onda principale!

Nonostante ciò, è stata comunque un’esperienza

eccezionale e sicuramente sia Kai che Kevin ne

parleranno per un bel po’. Abbiamo surfato per

23 minuti consecutivi! Kevin ha surfato tutto il

tempo senza uscire una sola volta, mentre Kai ed

io abbiamo surfato un po’ meno. Siamo però

riusciti a surfare tutti insieme per l’ultimo

quarto di miglio, mentre l’onda stava

cominciando ad affievolirsi. Ovviamente non è

Pipeline, ma surfare per così tanto tempo è

sicuramente un’esperienza che non capita tutti i

giorni! Quella notte siamo ritornati verso

Anchorage, dopo aver mangiato altro cibo

messicano, ci siamo trovati una stanza in un

albergo vicino all’aeroporto e la mattina ognuno

è andato per la sua strada: Scott è tornato a

bordo della sua Milo per fare un altro viaggio

verso la costa del Kodiak, Johnny è tornato a LA,

Kevin in Olanda, mentre Kai ed io siamo tornati a

Maui. Siamo stati davvero fortunati in termini di

tempo, e durante l’intero viaggio abbiamo

goduto della natura più vasta, selvaggia e

incontaminata che si possa immaginare. Sia il

kite che il sup sono stati davvero di ottima

qualità e tutti i local ci hanno accolto

calorosamente. Se volessi fare un viaggio in un

luogo eccezionalmente bello e selvaggio, con o

senza i tuoi giocattoli preferiti... l’Alaska

dovrebbe essere in cima alla tua lista!

Alaska con i suoi paesaggi mozzafiato.

Lo stile del Campione del Mondo SUP, Kai Lenny.

L’interminabile surfata dell’onda di marea.

Ideali condizioni per il SUP!

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TESTO DI Marian Rey FOTO DI Denis Rey

La seconda laguna più grande sulla faccia della terra dopo la Nuova Caledonia è certamenteun invito irrinunciabile per ogni amante del SUP. Spinti dalla continua fame di paesaggiselvaggi ed incontaminati, andiamo alla ricerca delle onde, incontrando nuove culture escoprendo angoli sempre più remoti... e quale posto migliore può offrirci tutto questo se nonl'Oceano Indiano? Appena fuori dal canale del Mozambico, tra l'Africa ed il Madagascar, acirca 8000 km dal mainland francese, c'è uno dei "Départements" più segregati... Mentresiamo ancora in volo, appena prima di atterrare all'aeroporto di Dzaoudzi, davanti a noiscorgiamo un enorme parco giochi che ci aspetta. Una laguna immensa, circondata da unreef corallino e punteggiata da una trentina di isolette. Appena mettiamo i piedi a terra, dopocirca 2 ore e mezza di volo, percepiamo immediatamente l'atmosfera e l'umidità tropicale.Sulla pista le famiglie accolgono i loro cari a braccia aperte con delle bellissime collane difiori da mettere al collo. Philip, la nostra guida locale ed amico, ci aspetta impaziente.

MayotteALLA RICERCA DEL PARADISO

La spettacolare vista aerea di Dziani Dzaha,scenario di svariate leggende.

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In queste zone con clima tropicale ci sono solo due stagioni: estate

australe, calda ed umida, da ottobre a marzo ed inverno australe da aprile

a settembre, con un massimo calo delle temperature di 3-4 gradi.

Dopo aver controllato gli appartamenti e sistemato il materiale, iniziamo a

pianificare la nostra avventura.

Nessuno di noi conosce una sola parola di Shimaoré, un misto tra Swahili e

Shibushi (dal Madagascar), ma fortunatamente anche il francese è una

lingua molto diffusa. In poco tempo quindi facciamo nuove amicizie tra cui

Amir, Sefou e Daniel ed il nostro quartier generale diventa il ristorante di

Amir. Tutte le operazioni giornaliere sarebbero partite da lì. Grazie anche

alla preparazione locale di Philip che conosce il posto come le sue tasche e

che ha già percorso la laguna in lungo ed in largo, sia con la sua vecchia

barca che con la sua tavola da SUP o da kite, riusciamo a sfruttare al

meglio il potenziale del posto.

Denis e Marian Ray esplorano la zona di Mayotte. Un po’ di SUP in relax nella zona delle “Petite Terre”.

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MOYAIl nostro viaggio comincia dalla “Petite Terre”. I burroni di Moya si trovano

appena dietro l’angolo rispetto all’aeroporto e sono i resti di una parete

vulcanica crollata in mare. È uno spot assolutamente perfetto per

osservare le tartarughe di mare deporre le uova. L’acqua azzurra e

cristallina crea un eccezionale effetto visivo in contrasto con il verde

smeraldo delle mangrovie. Appena sotto alla chiglia della nostra barca,

scorgiamo un’infinità di tartarughe e razze ed anche qualche piccola

ondina entrare nella laguna… Surfare in un paesaggio del genere, tutto per

noi, rimane sicuramente un ricordo stampato nelle nostre menti! Ci sono

un’infinità di possibiltà da poter sfruttare con i nostri SUP ma per ora

anche solo scivolare tranquillamente in laguna è un regalo quando si è soli

tra amici. Continuiamo la nostra esplorazione lungo il reef corallino e,

dopo aver mangiato un boccone veloce, ripartiamo verso la prossima

avventura: non c’è un secondo da perdere anche perchè ad ogni angolo c’è

un paesaggio nuovo da scoprire pieno d’emozioni... e poi bisogna tornare,

giusto in tempo, al ristorante di Amir per godere della visione di un

favoloso tramonto!!! Dopo aver remato per circa 20 km alla scoperta di

nuovi paesaggi e spot da surf da onda, siamo esausti ma assolutamente

stupefatti. Ci sentiamo proprio come dei bambini durante la mattina di

Natale o sul set di un cinema di fantascienza... ed anche un po’ esploratori

e pionieri essendo stati quasi sicuramente i primi rider a circumnavigare

tutta l’isola. La sera al nostro “HQ” (Quartier Generale) facciamo un

resoconto ai nostri amici della giornata trascorsa e pianifichiamo

rapidamente i giorni seguenti per sfruttare al massimo la zona.

Il giorno successivo ci imbarchiamo su un traghetto diretti alla Grande

Terre. Lungo il tragitto, oltre ai villaggi ed alle capanne in riva al mare,

scoviamo un sacco di posti perfetti per il SUP, fermandoci poi più tardi per

surfare in tranquillità e massimo relax. La notte la trascorriamo negli

accoglienti appartamenti di Boueni Bay dove, a circa 14-15 km di distanza,

si trovano un paio di “pass” e canali nel reef su cui si allineano

perfettamente le onde dell’Oceano aperto.

Sfortunatamente, il giorno seguente, il tempo non è per niente ideale e c’è

troppo vento, quindi rinunciamo al SUP per andare ad arrampicarci sul

Monte Tchougui. Questa montagna perfettamente a forma di cono è

estremamente ripida ed alta 594 metri, per inerpicarci ci siamo aggrappati

con forza alle radici ed alle fronde. Una volta in cima, la visione è

incredibile. L’intera laguna si apre davanti a noi con il suo azzurro

cristallino intenso punteggiato da atolli e spiagge bianche, con qualche

piccola foresta di bamboo e perfino qualche villaggetto della “petite terre”.

Di pomeriggio, andiamo a vedere i lemuri a Ngouja bay ed a giocare un po’

a backgammon. Ceniamo ad un piccolo ristorante locale gestito da una

signora del Madagascar.

A sorpresa, ci troviamo poi un sacco di tartarughe giganti che depongono

le uova proprio davanti ai nostri bungalow. Povere, fanno davvero una

fatica immane! Prima scavano delle buche gigantesche, assicurandosi di

aver risalito abbastanza la spiaggia per far sì che il nido non si allaghi

anche al cambio della maerea… spesso per deporre tornano nell’esatto

punto in cui sono nate. Come ci riescano è tutt’ora uno dei misteri della

scienza, ma resta comunque un’importante lezione su quanto sia speciale

la natura e quanto sia importante salvaguardarla.

La missione successiva per l’indomani è andare all’ “ilot Bandrélé”.

Partiamo dalla spiaggia davanti a casa nostra, lasciandoci alle spalle dei

Baobab giganteschi, alcuni avranno centinaia d’anni, facciamo un

downwinder per qualche km, per poi entrare in una delle tantissime

insenature con acqua cristallina e sabbia bianchissima.

Torniamo a Petite Terre tramite il traghetto, spendendo 15¤ per macchina

e driver, più 3¤ per passeggero. Arrivati all’ HQ ci raggruppiamo per

preparare il giorno seguente.

Page 68: SupTime 10

LAC DZIANIParcheggiamo la macchina e ci incamminiamo a piedi lungo un piccolo

sentiero, dopo circa 20 minuti di camminata in salita con le nostre tavole

da SUP, veniamo ancora una volta premiati da una visione eccezionale!

Dziani Dzaha (che significa lago del Vulcano) è l’attrazione naturalistica più

rinomata della zona di Mayotte. Il suo tipico colore verde giada contrasta

con la base vulcanica del cratere che si è formato circa 500.000 anni fa.

Occasionalmente, piccole eruzioni di gas fanno sussultare le isole della

Petite Terre.

Questo lago è anche scenario di svariate leggende. Alcuni dicono che sia

popolato da serpenti sacri che possono aiutarti a superare le difficoltà con

offerte e preghiere specifiche. Per quanto riguarda l’alta concentrazione di

zolfo, la gente si reca nel lago per curare le dermatiti ed altre malattie

della pelle.

Anche qui siamo ragionevolmente i primissimi rider di SUP che si

avventurano e scivolano in queste misteriose acque. Per poterci entrare,

infatti, dobbiamo pagare il prezzo di arrampicarci lungo ripidi pendii,

passando attraverso la fitta giungla.

SADALe ultime previsioni di Philip ci portano sui pass di Sada per surfare un po’

di onde. E’ ora di preparare la piroga, facendo rifornimento e controllando

che il motore e tutto il materiale siano in ordine. Alle 6 di mattina siamo

diretti verso est, ma avremmo dovuto circumnavigare tutta l’isola verso

sud. Alle 8 arriviamo ad una piccola spiaggia bianca dove disturbiamo

migliaia di uccelli che si alzano in volo tutti insieme al nostro passaggio.

Restiamo lì poco tempo, alle 9.30 siamo già a Sada e la fortuna sembra

dalla nostra parte. C’è onda ed anche poco vento. Dopo esserci assicurati

di essere ancorati per bene, saltiamo in acqua profonda massimo 1.5 metri

con corallo ovunque. Si scorgono piccoli tubi e sezioni quà e là che però

hanno la brutta abitudine di rompere sul corallo quasi asciutto ed affilato

come un rasoio.

Il tempo non è proprio il massimo, ma questo spot, difficilmente

raggiungibile tanto da restare completamente isolato dal turismo di

massa, ha sicuramente un potenziale in quanto ad onda e noi possiamo

considerarci fortunati ad avere surfato per quasi tre ore quest’onda tutti

soli nel bel mezzo dell’Oceano. Il ritorno però è davvero lungo e non

mancano mai gli imprevisti... carburante esaurito! La soluzione

fortunatamente è lì vicino e riusciamo a recuperarne un gallone un po’ più

caro ed annacquato, ma sufficiente per tornare a destinazione.

Il nostro tempo qui a Mayotte è quasi terminato.

Durante la penultima notte in zona il nostro amico al ristorante ci prepara

un ottimo pranzo. Subito dopo aver mangiato decidiamo di andare a

salutare l’onda di Moya.

Abbracciamo i nostri amici con l’augurio che ci rivedremo presto.

Dall’aereo lanciamo un ultimo sguardo malinconico al bellissimo parco

giochi che ci ha ospitato fino a poco prima. Questi momenti magici

resteranno impressi a lungo nelle nostre menti.

Mayotte, un vero paradiso terrestre ed un’avventura coi fiocchi.

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:Starboard Reunion / Oceano Indiamo:

[email protected]

Telefono: +262 692 869 502.

Facebook: Starboard Reunion.

Dipartimento del Turismo di Mayotte:

Mayotte, L’isola Laguna.

www.mayotte-tourisme.com

Comité Départemental du Tourisme de Mayotte.

Bp1169-97600 Mamoudzou.

Telefono: +269 610 909 - Fax: +269 610 346.

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SUP surfing al “Moya crater”.

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di Nicola Abatescianni

La tavola da SUP può essere anche utilizzata come utile strumento di salvataggio. Vediamocome eseguire la corretta procedura di recupero di una persona in difficoltà seguendo iconsgli di un esperto in materia.

SUPRESCUE

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di Nicola Abatescianni

Con il SUP si può solo pagaiare? Non è vero! La tecnica che progredisce velocemente e lacontinua ricerca dei rider ad esplorare nuovi orizzonti, sta portando lo sport verso nuovi livelli,soprattutto tra le onde, ma anche in acqua piatta ci si può divertire con qualche variante.

ROLLTACK

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L’attrezzatura è costituita da una tavola con determinati requisiti strutturali:

cinghie di protezione su ambo i lati, maniglie multiple per consentire alla

persona soccorsa di aggrapparsi, volume e caratteristiche di linee d’acqua

che la rendono adatta per prestazioni professionali in tutte le acque e che le

conferiscono un ottimo bilanciamento. Nella sequenza di esempio è stata

utilizzata la Ocean Rescue di Starboard e esistono in commercio altre

attrezzature simili di altri marchi.

La procedura che andrete a visionare è una simulazione di salvataggio in

acque ferme, ha lo scopo didattico-illustrativo, ma se non siete un rescue man

evitate di soccorrere qualcuno mediante tecniche a voi sconosciute. Il rider in

azione è Nicola Abatescianni, ed è un vigile del fuoco esperto con diversi

brevetti di salvataggio ministeriali e civili. Quello che andremo a fare sarà

esplicare alcune manovre che potranno esservi utili nel caso qualcuno si sia

fatto male.

Per vostra informazione, Nicola sta presentando un documento al ministero

degli Interni sulla formazione e la sicurezza degli operatori di sicurezza

balneari, integrando una tavola da sup di salvataggio.

La tavola ha delle maniglie sulla coperta, ha uno scoop accentuato e una

rocker line molto spinta ma è ben bilanciata al centro. È una tavola molto

resistente e nel caso ci sia un peso sulla prua la tavola varia leggermente il

proprio assetto cruising.

Come possiamo vedere nelle prime immagini la tavola presenta delle maniglie

laterali che agevolano l’ingresso in acqua dando così la possibilità di lanciarsi

e quindi di avere già velocità.

Una volta in prossimità della persona da salvare potete optare per un tuffo

frenato o calarvi in acqua normalmente dalla tavola.

Avvicinatevi alla persona nuotando con la pagaia tra le mani, afferratela

come… devo trovare la tecnica di baywach!

Una volta arrivati alla tavola prendete la maniglia opposta alla posizione in cui

vi trovate e capovolgete la tavola, facendo attenzione alla vostra e

all’incolumità della persona che state salvando.

Prendete le mani della persona e portatele sul bordo opposto alla posizione in

cui vi trovate, cercate di posizionare il mento sul bordo della tavola facendo

attenzione che non si schiacci la lingua, e mantenendo le mani passate sopra

la tavola senza lasciare le mani della persona in difficoltà.

Una volta fatta distendere la persona con il viso poggiato sulla tavola,

impugnate il bordo opposto della tavola dalla posizione in cui vi trovate, e

spostando il peso del corpo alle vostre spalle, fate ribaltare la tavola.

A questo punto salite sulla tavola e girate il corpo della persona salvata col

volto in aria, portate le gambe sulla tavola e la testa che poggia sui ¾anteriori della tavola per bilanciarla successivamente con il vostro peso.

Posizionata la persona, preparatevi a iniziare la manovra di rientro, iniziate a

pagaiare in ginocchio ed una volta raggiunta la velocità desiderata alzatevi per

imprimere più forza nella pagaiata.

Una volta arrivati a riva, dovrete coordinare i lavori di sollevamento del sup

per poter portare la persona salvata dai soccorritori che nel mentre saranno

arrivati. Due persone la solleveranno mediante le maniglie di dietro e

altrettante utilizzando le maniglie davanti.

Testo di Nicola Abatescianni

Il Surf Rescue è una tecnica di salvataggio in mare che integra le procedure base di salvamento con l’utilizzo di tavole da surf osup omologate e appositamente studiate per garantire stabilità e sicurezza. Dal 1997 il “Surf Rescue” opera in tutto il mondo persoccorrere persone in difficoltà. Viene utilizzato sulle spiagge delle Hawaii, Malibu, Sydney o di Sylt e l’intero Mar Baltico.

SUP RESCUE

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FOTO 1:L’apertura della manovra è uguale per qualsiasi

cosa voi stiate facendo, dal surfare le onde al

pagaiare in tutta tranquillità. Con un leggero

passo posizionate il vostro piede perno sulla

prua della tavola (piede che in posizione di

surfata sarebbe quello posteriore, se siete goofy

il sinistro, se invece siete regular come il nostro

rider il destro).

FOTO 2:Durante l’esecuzione portate il vostro piede

anteriore (se siete goofy il destro se invece siete

regular come il nostro rider il sinistro) al

centro della tavola mantenendo l’equilibrio sulla

parte più larga della tavola.

FOTO 3:I piedi devono allinearsi sulla stessa linea per

far sì che la manovra sia eseguita

correttamente, mentre il corpo deve essere

perpendicolare alla tavola per una corretta

apertura della manovra.

FOTO 4:Una volta poggiato il piede la tavola varierà il

proprio assetto, aiutatevi con la pagaia a

mantenervi in equilibrio ed iniziamo a farla

ruotare.

FOTO 5:Posizionando la pagaia in acqua, spostiamo

leggermente il nostro peso sul piede perno in

modo da far sollevare la poppa dall’acqua.

FOTO 6: Manteniamo la pagaia lontano

dalla tavola per aumentare il nostro equilibrio e

diamo inizio ad una pagaiata lunga e lenta.

FOTO 7:La tavola inizierà a ruotare e il nostro equilibrio

diventerà sempre più precario, pieghiamo

leggermente le gambe in modo da avere il

baricentro basso e continuiamo la nostra

pagaiata.

FOTO 8:Come potete vedere nella foto le pinne

fuoriescono dall’acqua facilitando così la

rotazione della stessa, il piede anteriore è al

centro della tavola, mentre il piede posteriore è

ai tre quarti sulla parte anteriore della tavola.

Testo di Nicola Abatescianni

La roll tack è una manovra freestyle che potrebbe essere fatta per allenarsi ad essere più veloci nei passaggi in boa, per ritornare sullaline up dopo aver finito di surfare un’onda, come esercizio propedeutico all’ apertura dell’helicopter (cfr. ultimo tutorial anno 2011) osemplicemente per attirare l’attenzione delle persone che vi stanno guardando. La manovra che vi proponiamo è solo una delle tantevarianti di un’infinità di esercizi che ci possono aiutare a migliorare il nostro equilibrio e l’affinità con la nostra tavola. È una manovraidonea a coloro che hanno un po’ di pratica in più, ma anche a coloro che vogliono migliorare e pensano che con il sup non si possafare altro che pagaiare.

ROLL TACK

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9 10 11 12

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FOTO 9:Ci avviciniamo al momento più delicato della

manovra, cioè l’allineamento con la pala, in

questo momento potremmo perdere l’equilibrio

e l’unico modo per continuare senza cadere è

mantenere la pala in acqua e continuare a

pagaiare. Come potete notare il nostro rider

mantiene l’equilibrio sempre al centro delle

gambe.

FOTO 10:Se state perdendo l’equilibrio abbassatevi sulle

gambe per non perdere la rotazione.

FOTO 11:Continuate la pagaiata facendo attenzione a non

toccare la prua, il che potrebbe farci perdere

l’equilibrio a causa dell’inerzia della manovra.

FOTO 12:Una volta passata la prua, distendiamo

leggermente la gamba posteriore e

manteniamoci sempre perpendicolari alla tavola,

se state perdendo l’equilibrio poggiate

leggermente il peso sulla gamba anteriore che

poggia su una superficie di larghezza maggiore.

FOTO 13:Siamo in chiusura di manovra quindi restiamo

calmi e distendiamo sempre di più la gamba

posteriore per velocizzare il movimento rotatorio

della tavola, poggiamo il peso sulla gamba

anteriore e ricordiamoci che la pala deve

restare in acqua.

FOTO 14:Continuando con la rotazione riportiamo la

gamba di dietro al centro della tavola aiutandoci

con la pagaiata, a questo punto la tavola

accentuerà la rotazione.

FOTO 15:Una volta posizionato il piede posteriore al

centro della tavola, riprendiamo la posizione di

cruising per stabilizzare il nostro equilibrio e per

riprendere fiato.

FOTO 16:A questo punto avviciniamo la pagaia al bordo

della tavola e recuperiamo un po’ di fiato.

Avete appena eseguito una simpatica manovra

che potrebbe aumentare la vostra esperienza in

acqua.

ERRORI FREQUENTI:Nell’apertura di manovra potreste mettere il

piede troppo in prua sollevando di molto la

poppa dall’acqua, in questo caso voi fareste un

tuffo indietro però la tavola potrebbe andare a

finire addosso ad un bagnante.

Cercate di operare in completa sicurezza

soprattutto all’inizio per evitare spiacevoli

incidenti. Durante l’esecuzione potrebbe venirci

in mente di staccare la pala dall’acqua e questo

potrebbe farci perdere l’equilibrio facendoci

cadere in acqua con i piedi sulla tavola.

Attenzione a non toccare la prua durante

l’allineamento, in quel momento il vostro

equilibrio è precario.

Cercate di non voler chiudere la roll tack

velocemente soprattutto all’inizio, abbiamo

bisogno di capire il movimento e lo spostamento

dei pesi del corpo.

Cercate sempre di eseguire questa manovra

dopo il riscaldamento per non stirarvi qualche

muscolo.

Ci vediamo al prossimo tutorial e ricordate

sempre che qualsiasi cosa stiate facendo con il

Sup è sempre SOPPER (espressione americana

che identifica una cosa figa sul sup).

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Testo di Francesco Orsi foto di Eugenia Mussa, Franz Orsi

Perché abbandonare la comoda e ripetitiva perfezione dell’estate portoghese, fatta di sole, belle spiagge, caipirinhas efrequenti piccoli swell perfetti per il Sup per partire alla volta di un luogo chiamato Costa da Morte? Che ne dite:

rassicurante come nome, no? Un luogo la cui fama non è certo quella di un tranquillo luogo di vacanza ma piuttostodi un tratto di costa dove le tempeste sempre dietro l’angolo hanno concorso a creare una nomea di costa maledetta,

spauracchio dei naviganti. Beh, semplicemente perché ci andava di surfare lontani dalle masse e il nome Costa daMorte ci pareva, se non altro, garanzia di poco affollamento.

S U P S U L L A

COSTA DELLA MORTE

SPoT GuiDE

Eugenia alla scoperta di nuovi spot per il cruising con il suo inflatable. Il tramonto cala sulle suggestive strade di Santiago. L’imponente cattedrale di Santiago.

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Incredibili scoperte in giroper l’entroterra gallego.

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Conoscevo la Galizia: ricordo di esserci passato tanti anni fa durante un

surftrip in Spagna-Portogallo-Francia con alcuni amici dell’università. Ci

passammo pochi giorni all’epoca pressati come eravamo dalla necessità

di fare ritorno a casa per l’imminente inizio degli esami, ma la bellezza

del paesaggio, il ricordo di onde perfette, la cordialità dei locali mi

avevano colpito al punto da giurare che vi sarei tornato il più presto

possibile. Come spesso accade, le cose sono andate molto diversamente,

e in Galizia non ci sono più tornato. Almeno sino a quest’anno, quando ho

ricevuto una proposta dalla mia ragazza che diceva: “Perché non

partiamo per la Galizia? Ho là alcuni amici che possono ospitarci e

mostrarci un po’ gli spot della zona. E poi quest’estate senza fine qui in

Portogallo mi sta stancando, andiamo a prendere un po’ di fresco”.

Ok, l’argomento del clima mi andava bene, anche io ero un po’ stufo di

almeno cinque mesi di caldo e sole senza soluzione di continuità a

Lisbona, dove l’estate e l’inverno sembravano differire solo per la

grandezza degli swell.

Dove andare allora? Eugenia aveva alcuni amici che lavoravano in un surf

camp a Praia de Razo, vicino a Carballo. Ci sembrava un buon luogo dove

fare base e in più avremmo avuto un po’ di amici con cui passare qualche

bella serata. Dopo un po’ di ricerca su Google Earth mi sono accorto che

là vicino, o almeno così mi pareva in quel momento, c’era tutta una parte

di costa che non avevo mai visitato e di cui non avevo mai sentito parlare:

non ne parlava molto né la Stormriders Guide, né Wannasurf in effetti. A

me sembrava però che, a giudicare dalle foto satellitari e dalle finestre di

swell che potenzialmente potevano colpire quella costa, che ci fosse

dell’ottimo potenziale per surfare delle buone onde in Sup. Quindi decisi

che quella sarebbe stata la meta del nostro trip: si trattava della Costa

da Morte, come appresi qualche giorno più tardi.

È così che, armati di un paio di tavole gonfiabili, una Starboard Pro 8’0”,

un paio di tavole da surf, cucina da campo, sacchi a pelo e scorte di

viveri per una settimana, abbiamo caricato il furgone e siamo partiti

all’avventura. Destinazione? Costa da Morte.

Ancora non sapevamo quanto allucinante si sarebbe rivelato il viaggio,

quanta fatica ci sarebbe costata la ricerca di spot per lo più sconosciuti,

che non comparivano sulla mappa e di cui spesso non c’era nemmeno

traccia di una strada per arrivarci.

Evidentemente bisogna essere disposti a viaggiare su strade impervie, a

perdersi anche, e rinunciare alla comodità di uno spot testato e

certificato da mille articoli e guide, all’accesso diretto allo spot o alle

temperature gradevoli, a mettere da parte un po’ di azione anche a volte,

la sicurezza di inanellare uscite su uscite in condizioni perfette a favore

Alcuni locals mentre si godono l’ultimasession della giornata, in piena solitudine.

Estrella Galica, il perfetto integratore dopo un’uscita in Sup nelle fredde acque della Galizia. La Praia de Razo, nei pressi di Carballo, alle porte della Costa da Morte.

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del piacere della scoperta. Lo sapevamo ma forse non l’avevamo mai

capito fino in fondo, almeno fino a quando non siamo arrivati nella Costa

da Morte. Giunti qui ci siamo immediatamente resi conto di quanto la

logistica fosse a dir poco difficoltosa in questi luoghi dimenticati da Dio.

La domanda fondamentale che ci siamo posti è stata quindi: quanto

siamo disposti a viaggiare verso luoghi remoti, spesso inospitali, per

praticare il surf, o il Sup, allo stato più puro, senza compromessi? Quanto

siamo disposti a rinunciare in nome di questo? Il nostro trip per la Costa

da Morte è servito anche a darci una risposta a tutte queste domande, a

farci ricordare di quanto sia bello ma anche difficile andare verso

l’ignoto. E di quanto però ne valga assolutamente la pena.

La Galizia, negli anni, nonostante la sua rinomata fama di paradiso del surf,

è rimasta una delle frontiere più inesplorate del surf europeo, uno di quei

posti che per via della loro lontananza geografica dalle grandi città, dai

grandi aeroporti, è rimasta fuori dalle grandi rotte del surf, riuscendo a

preservare gran parte del suo fascino primitivo.

La Costa da Morte ne costituisce l’estremità nord-occidentale che si

protrae verso l’Atlantico catturando gran parte degli swell e delle

perturbazioni passanti per il Golfo di Biscaglia: è probabilmente uno degli

ultimi lembi di terra nell’Europa continentale dove sia possibile andare alla

ricerca di spot inediti o dimenticati. Sulla carta appare come una piccola

zona, relativamente facile da attraversare; quando si giunge in loco si

capisce però che quello che sulla carta sembrava una distanza modesta,

facile da coprire, nasconde in realtà un labirinto di stradine di campagna,

lente e tortuose, da cui è difficile districarsi anche con l’aiuto del Gps.

La Costa della Morte ricorda paesaggi celtici, simili a quelli che si

possono incontrare in alcune zone dell’Irlanda. Il clima è spesso avverso.

Non si incontra anima viva per chilometri a volte ma è uno dei luoghi più

affascinanti dove mi sia capitato di trovarmi a surfare.

È in questo contesto che ci siamo addentrati alla scoperta di nuovi spot,

abbiamo camminato per foreste di conifere per giungere su spiagge

deserte prive di strade d'accesso, abbiamo sceso il corso di alcuni fiumi

stretti fra gole mozzafiato e surfato onde perfette, completamente soli, in

un'esperienza a metà fra l'avventura outdoor e un Sup trip tradizionale.

IL NOSTRO VIAGGIOTralasciando le affollate spiagge di La Coruña, ci siamo diretti subito

verso Carballo, a Praia da Razo, alle porte della Costa da Morte, per fare

visita agli amici del Raz Surf Camp (www.razsurfcamp.com). Lo spot è un

beach break che funziona tutto l’anno con tutte le maree: è frequentato

da alcuni surfisti di La Coruña più i gruppi di principianti del surf camp

ma presenta un numero tale di picchi che l’assenza di affollamento è

L’Astro Whopper gonfiabile si è rivelato un perfetto compagno di viaggio peresplorare i tranquilli corsi d’acqua galleghi.

Franz stoked: immerso nella straordinaria natura gallega.

Camping sulla spiaggia aspettando lo swellmattutino in un remoto spot della Costa da

Morte con gli amici di Raz Surfcamp.

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assolutamente garantita.

A Razo abbiamo fatto base per alcuni giorni per esplorare gli spot della

zona tra Razo e Malpica: una moltitudine di beach break stretti fra capi

rocciosi che abbiamo raggiunto di volta in volta o via mare con il sup o

via terra attraversando alte colline boscose.

Come per la stragrande maggioranza degli spot galleghi, trattandosi per

lo più di beach break, il funzionamento dei picchi è influenzato dai banchi

di sabbia che tendono a spostarsi ogni anno in seguito alle mareggiate

invernali: è importante quindi studiare il funzionamento delle maree, che

in questo tratto di costa possono raggiungere i 4 metri di escursione.

Lasciando la costa di Malpica, in direzione ovest, ci siamo poi spostati

nella zona di Laxe: qui si incontrano alcuni spot perfetti per il Sup, quali

Soesto e Traba, e anche tante zone di interesse storico e archeologico da

non perdere.

Seguendo la costa si giunge a Capo Villano: qui il paesaggio è stupendo e

un paio di spot su roccia fanno desiderare di rimanerci ad oltranza. La

rotazione dello swell, ci ha però indotto a spostarci più a sud per

raggiungere finalmente Capo Finisterre, la romana Finis Terrae

considerata la fine del mondo conosciuto. Qui, con tre spot, Nemiña, Praia

de Rostro e Mar de Fora, che, a seconda della direzione dei venti,

possono presentare condizioni perfette per il Sup, con lunghe onde dalla

Franz disegna le sue linee indisturbato nella perfetta solitudinedi un pointbreak sperduto fra gli innumerevoli promontorirocciosi della Costa da Morte.

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sezione non troppo aggressiva e brezze spesso off-shore, è difficile

annoiarsi. Si tratta di tre beach break molto esposti che riescono a

catturare gran parte degli swell dai quadranti occidentali anche quando

in giro l’ondulazione è scarsa.

Queste sono le coste dove nel 2002 è avvenuto il disastro della petroliera

Prestige. La nave trasportava un carico di 77.000 tonnellate di petrolio

che si riversò in mare quando lo scafo affondò di fronte alle coste di

Finisterre il 19 novembre, provocando un'immensa marea nera che colpì

una vasta zona compresa tra il nord del Portogallo fino alle Landes, in

Francia, avendo un impatto disastroso sulla Costa della Morte, in

particolare. Per fortuna il caso della Galizia costituì un esempio modello

di bonifica e riabilitazione dele coste a seguito dell’incidente e oggi è

praticamente impossibile scorgere tracce visibili di ciò che è accaduto

nel 2002.

Lasciando Finisterre e continuando verso sud, in direzione di Muros, si

incontra Praia de Carnota (la più lunga dalla zona, con otto chilometri di

spiaggia e vari picchi adatti al Sup), Lariño e Area Maior, nei pressi di

Muros. Questi spot presentano onde più piccole rispetto alla zona di

Finisterre ma di solito più pulite.

Lungo tutta la costa inoltre si possono incontrare svariati spot per

sessioni in acqua piatta: dalle numerose lagune formate dal moto delle

maree, agli estuari di piccoli fiumi, alle famose Rias (una sorta di fiordi

stretti e profondi che costellano l’articolata costa gallega), sino al corso

di fiumi e torrenti che scorrono tra cascate e rapide immersi in paesaggi

mozzafiato, che abbiamo esplorato con le nostre tavole gonfiabili

provando per la prima il riversuping che, devo ammettere, è davvero

divertente e selvaggio.

A malincuore quindi, dopo una decina di notti in furgone, un migliaio di

chilometri sulle spalle a zonzo per la Costa da Morte, siamo dovuti quindi

ritornare verso casa, a Lisbona.

Sulla strada del ritorno, già in territorio portoghese, facendo sosta a

Peniche per sfruttare l’arrivo di un piccolo swell, ci siamo resi conto di

come tutto quello che ci stava intorno fosse distante anni luce

dall’esperienza che avevamo appena vissuto in Galizia. Niente safari in

cerca di onde dimenticate, niente camminate infinite per raggiungere lo

spot sconosciuto: ciò che ci stava intorno ora ci appariva come un

enorme shopping mall del surf, dove orde di beginner consumavano con

alacre voracità l’esperienza surfistica sterilizzata e preconfezionata ad

arte da decine di surf camp, da immortalare poi ovviamente in

immancabili fotografie stile Endless Summer, con tavola sotto il braccio e

onde sullo sfondo. Dello spirito d’avventura di un tempo, delle radici del

surf era rimasta solo un’ombra sbiadita per recuperare la quale è

necessario spingersi oggi sino ai confini delle rotte del surf commerciale,

sino alla Costa della Morte appunto.

Eugenia si gode l’incantevole vista duranteuna tranquilla session di river sup.

Il fascino evocativo dell’architettura tradizionalegallega fatta di rudimentali costruzioni in pietrache ricordano un paesaggio celtico.

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NEL PROSSIMO NUMERO:• Le novità Race, Wave e Cruising dei principali brand.

• Ci tufferemo insieme in una nuova ed esaltante stagione competitiva.

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RIDER Silvia Mecucci, Daniele Guidi LOCATION Lago Ta-Hoe, Nevada FOTO courtesy Jimmy Lewis Italia

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