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La prima rivista di Sup in Italia.

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The Super 7’11” is a supercompact shape with the maximum width placed wellforward in order to maximize the possibility to catch more waves on such a short-board. The short outline in combination with a pinched in round tail allows you tocreate a very smooth yet very radical and super turny surfboard that will make you forget you are actually riding with a paddle in your hands. The multiple finconfigurations allow the 7’11” to be ridden either with a quad fin set up, coming as standard with the board, as well as a thruster set up with a longer central fin. No limits for this shape that will be a must for every pro Super rider!The 8’11” and the 9’11” are based on the same high performance outline and bot-tom shape as the 7’11” little ripper, but being slightly longer boards we configure them to be ridden only with a thruster fin set up. Both these boards are easy paddlers and feature the amazing turning capacity of these great new modern shapes.

Model Size (in Inches) Fins Volume (Lt)

SUPER 7’11” Classic 7’11’’ x 29 1/2’’ x 4” 1 x 7” hi-perf wave US + 1 quad set polyester 110SUPER 8’11” Classic 8’11’’ x 29 1/2’’ x 4” 1 x 7.25” hi-perf wave US + 2 Side G-5 127SUPER 9’11” Classic 9’11’’ x 30’’ x 4” 1 x 7.5” hi-perf wave US + 2 Side G-5 144

PROGRAM: PRO Wave

“A Wave of Enthusiasm”

www.robertoriccidesigns.com · [email protected]

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7’11” 8’11” 9’11”

FOLLOW US on:

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ANNO II - NUMERO 4GIUGNO 2011

DIRETTORE RESPONSABILECristiano Zanni • [email protected]

REDATTORE CAPOFabio Calò • [email protected]

ART DIRECTORGianpaolo Ragno • [email protected]

GRAFICA E DTPCarlo Alfieri • [email protected]

IN REDAZIONEMarco Melloni • [email protected]

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi: Nicola Abatescianni, Nayra Alonso, Corinna Betti, Frédéric Bonnef,

Fabio Calò, Sergio Cantagalli, Giordano Tapparella, Beppe Cuscianna,

Alessandra Ferrara, Ovidio Ferrari, Kirsty Jones, Marco Margotti,

Scott McKercher, Alessandro Merli, Matteo Neri, Pietro Pacitto,

Paola Perrone, Francesca Rubegni, Michi Schweiger.

immagini: Alexis, Pamenla Bianchini, Giangi Chiesura, Beppe Cuscianna,

Margareta Engstrom, Alessandra Ferrara, Pasquale Gentile,

Stefano Gigli, Alberto Guglielmi, Ben Hicks, Matteo Neri,

Benjamin Thouard.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srlvia Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087fax +39.02.48022901 - [email protected] - www.johnsonsmedia.it

AMMINISTRATORE DELEGATOCristiano Zanni • [email protected]

SERVIZI GENERALILuisa Pagano • [email protected]

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIAPress-di Distribuzione Stampa e Multimedia s.r.l.20090 Segrate (MI)

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTEROJohnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano

registrazione: TRIBUNALE DI MILANO N° 419 DEL 14 LUGLIO 2010codice issn: 2038-9329periodicità: TRIMESTALE

prezzo: 4,90 EURO

stampa: ALFAPRINT - BUSTO ARSIZIO (VA)

SupTime è una testata della casa editrice JOHNSONS MEDIA,che pubblica anche gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite),Snowb (snowboard) e le riviste Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite), Entry (snowboard), 4Skiers (scifreestyle), 6:00AM (skateboard), GirLand (femminile), Funboard (windsurf).

Tutti i diritti di Sup Time sono riservati e appartengono a Johnsons Media. Nessuna parte di SupTime può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva autorizzazione di Johnsons Media.Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non espressamente richiesti. L’editore è adisposizione degli aventi diritto nei casi in cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibileraggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gliautori non potranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danniche derivino o siano causati dall’utilizzo improprio delle informazioni contenute in questa rivista.

Una tavola, una pagaia e un’onda surfata da una

ragazza in bikini. Il SUP è per tutti, e chiunque di noi

può divertirsi imparando a surfare le onde in

brevissimo tempo! Usate la testa e leggete bene le

istruzioni all’uso che vi proponiamo nella sezione

didattica della rivista, e in poco tempo sarete dei

surfisti!

RIDER Nayra Alonso

LOCATION Maui, Hawaii

FOTO John Carter

4

L’estate sta arrivando e non avete più scuse, prendete la tavola da SUP e andate a pagaiare!

Dove? In qualunque bacino d’acqua abbastanza grande! Noi di SupTime abbiamo cercato in

questi primi 4 numeri di farvi capire che il SUP non è solo uno sport da praticare alle Hawaii

sulle onde fantastiche dell’Oceano, ma è uno sport che al 90% viene praticato su acqua piatta, e

questo non lo diciamo solo noi ma lo dichiara apertamente anche Robby Naish (ndr: abbiamo

pubblicata sul numero 2 di ST la sua intervista esclusiva), e se lo dice lui c’è da fidarsi. Abbiamo

sempre cercato di proporvi una visione meno estrema di questo sport che si sta affermando

sempre di più, anche da noi in Italia, con report di passeggiate pagaiando tra i canali delle città

oppure nelle tranquille acque dei laghi quando il vento non soffia, proponendovi anche tanti test

di tavole cruising. È anche vero però che non bisogna dimenticare il lato agonistico del SUP, il

Race e la sua predisposizione naturale alle onde. Abbiamo quindi cercato di fare sempre del

nostro meglio per proporvi un giusto equilibrio della nostra visione del SUP, che non ci

stancheremo mai di ripetere rappresenta il metodo più immediato e facile per l’approccio ai

water board sport. E questo numero non fa eccezioni; vi racconteremo tra qualche pagina sia la

gara estrema di supriding di Capo Mannu (Sardegna), uno dei migliori Wave spot d’Europa, che

la tranquilla passeggiata all’isola del Giglio per scoprire scorci paesaggistici unici distanti solo

qualche pagaita da quello che prima era il nostro “limite conosciuto”. Conosceremo meglio

anche un noto personaggio di Maui che lavora per l’azienda Naish come Product Manager per

capire meglio che direzione ha preso questo sport. E poi vedremo come poter sfruttare i

vantaggi del SUP abbinandoci una semplice vela da windsurf per surfare onde da sogno

spazzolate da una leggera brezza. Come potete vedere questo sport non ha limiti e voi con la

vostra fantasia potrete decidere dove, come e quando andarvi a fare una sana pagaiata sul

vostro SUP, magari anche in compagnia, e perché no… con la vostra dolce metà per un tramonto

romantico al mare per esempio. Ricordiamoci anche che grazie alla sua natura, quindi come

oggetto per la navigazione senza motore ed utilizzabile anche in condizioni di acqua piatta, il SUP

non ha limitazioni di utilizzo nemmeno sulle spiagge più affollate durante il periodo estivo, usate

però sempre il buon senso. Quindi cosa aspettate a prendere la pagaia e la tavola e mettervi in

acqua! Se poi doveste intravedere anche qualche ondina non esitate a surfarla, ma stando

attenti ai bagnanti… mi raccomando!

Have fun…

Fabio Calò[email protected]

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LE MANIFESTAZIONI EUROPEE IN ITALIA

Una realtà che anno per anno si afferma, siamo contenti che nel 2011 ci siano in Italia un numero davvero sorprendente di manifestazioni che promuovono lo sport.

L’anno scorso ogni week end si poteva essere ospiti di manifestazioni a tiratura nazionale, si poteva provare il paddle surf in ogni centro surf d’Italia. Quest’anno

seguendo le linee di Federico Piccinaglia si può essere presenti anche a manifestazioni che portano l’Italia in Europa. Diverse le Associazioni europee per la promo-

zione e tutte dedite con professionalità alla promozione di un’attività già messa sotto esame da enti federali e pronta al debutto alle olimpiadi.

Ecco le manifestazioni con patrocini europei.

BERGEGGI KING OF THE ISLAND 2011

I primi Campionati Europei di Sup Race in Italia a Bergeggi (SV): King of the Island 2011, domenica 12 giugno 2011,

con Sup Expo, test tavole 2011 e scuola gratuita tutto il giorno (aziende confermate Naish, RRD, Paddle Surf

Hawaii, Surftech e molte altre). Il percorso della gara sarà di 7 km per i pro e sarà valido per il circuito EUROSU-

PA con 2.000 Euro di montepremi, e un Open aperto a tutti di circa 3,5 km con premi a estrazione del valore di

oltre 2.000 Euro, oltre ai premi per i primi arrivati per categoria, quali una tavola Naish Mana AST, una pagaia

Kialoa in carbonio, una bici cruiser americana, occhiali messi in premio da Oakley, e molto altro! L’intero ricava-

to della manifestazione sarà devoluto in beneficenza alla cooperativa sociale per portatori di handicap “il faggio”

sito in Savona.

SURFING ITALIA SUP CUP 2011

La seconda tappa del circuito nazionale race “Surfing Italia Sup Cup 2011” si svolgerà a Bari il 18 e 19 giugno. Bari è anco-

ra una volta al centro del panorama nazionale ed europeo. Quest’anno la tappa di Bari sarà patrocinata da due Enti

Internazionali: l’Euro Sima e lo Stand Up Paddle Europe. Entrambi le associazioni sono impegnate nell’organizzazione di

tappe europee e mondiali che hanno come scopo la divulgazione del surf e il rispetto dell’ambiente.

L’Associazione Sportiva Big Air ospiterà la seconda tappa del campionato nazionale presso l’Area Surf della spiaggia di

Torre Quetta. Due giorni da non perdere durante i quali Bari diventerà luogo di ritrovo per tanti atleti di fama internazio-

nale provenienti da ogni parte d’Italia.

La manifestazione si svolgerà nelle giornate del 18 e 19 giugno e sarà un vero e proprio evento nazionale che vedrà sfidar-

si numerosi atleti, già notati nello scorso campionato ma anche giovani promesse, su un percorso a bastone di circa 7Km.

Come tutte le grandi manifestazioni surfistiche, anche la tappa “Surfing Italia Sup Cup 2011” verrà trasmessa in diretta

streaming da Radiondastereo. Saranno presenti anche televisioni e stampa locali e aziende del settore per la presentazio-

ne dei loro materiali.

ITALIA SURF EXPO 2011

Torna l’evento estivo dell’anno. La surf culture in grande stile sarà sulla spiaggia di Roma dal 29 al 31 luglio a Santa Severa.

Dopo il successo dello scorso anno (20.000 visitatori) riparte, con nuovi stimoli e nuove proposte, la macchina organizza-

tiva di Italia Surf Expo, edizione 2011. La location, invariata, è quella della spiaggia che scivola ai piedi del suggestivo

Castello di Santa Severa, tra le più belle di tutto il litorale laziale, a soli 30 minuti da Roma. Il “lungo” fine settimana scel-

to dagli organizzatori è quello che va da venerdì 29 a domenica 31 luglio. Tre giorni no-stop per dare vita alla più grande

“adunanza” del mondo water-board-sport e non solo. La grande novità sarà la concomitanza del tour estivo di RADIO 105,

già media partner lo scorso anno, con il SURF EXPO per dare vita al villaggio più cool dell'estate 2011 tra musica e sport!

ISE è un “Energy Village” promotore di puro divertimento attivo che coinvolge ed emoziona da anni il grande pubblico tra

eventi spettacolari, prove gratuite di tutte le discipline del surf, windsurf e della nuova tendenza di questa generazione: il

SUP, Stand Up Paddle. Sport di giorno, divertimento dal tramonto fino a notte. Tra gli ospiti i migliori atleti nazionali ed

internazionali di ciascuna disciplina. L’ISE 2011 quest’anno oltre ad essere una tappa nazionale del circuito SURFING ITALIA

è anche tappa del circuito europeo patrocinato da STAND UP PADDLE EUROPE. Aggiornamenti sul sito ufficiale: www.italia-

surfexpo.it. e su Facebook: italia surf expo.

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SUP RACE LIGNANO

Domenica 4 settembre 2011, ore 09:30.

Lignano Pineta - Piazza Marcello

d'Olivo (nei pressi del Tenda Bar).

Competizione amatoriale di Stand Up

Paddle.

Si parte alle ore 09:30 dalla spiaggia

antistante Piazza Marcello d'Olivo

(Tenda Bar) a Lignano Pineta per

girare la boa a Lignano Sabbiadoro

sul tratto di mare antistante il Wind

Village (all'altezza dell'Ufficio 6).

Ore 10:00 tutti i SUP in linea sulla

spiaggia di fronte a Piazza Marcello d'Olivo. Il percorso è di circa 9 km. Ora di ritrovo e iscrizioni 9:30. La tassa d’iscrizione è

di ¤15.00 (comprensiva di buono pasto al Tenda Bar). Premiazioni: categoria Open, All Round, Femminile e Junior. Le iscrizio-

ni dovranno pervenire a Island Surf Shop via e-mail [email protected] o telefono 0431.422248 entro le ore 23:00 di sabato 03

settembre 2011. Premiazioni: ore 13:00 al Tenda Bar, ai 1̊-2̊-3̊ classificato delle varie categorie con trofei originalissimi. Per

altre info: Claudio 335.6131533 - Stefano 0431.422248 o [email protected] - [email protected]. La regata non ha carattere puramen-

te competitivo. Alcuni SUP saranno messi a disposizione dall'organizzazione e dagli sponsor. Web: www.islandsurf.it

FANATIC SUP INTERNATIONAL

Angela e Paul Jackson, la coppia australiana di super professionisti, entrano a far parte del SUP e surf team internaziona-

le di Fanatic. Angela&Paul utilizzeranno i nuovi Fly Fanatic per il wave e anche il Race board. Craig Gertenbach, team mana-

ger Fanatic, dice di essere molto felice dell’ingresso della coppia australiana nel Team SUP e surf e che da tempo li tene-

va sotto controllo dopo la segnalazione dell’agente Fanatic australiano Adam Quinn. Angela e Paul saranno quindi i nuovi

ambasciatori sia in acqua che fuori del marchio Fanatic e saranno coinvolti direttamente nella ricerca e sviluppo dei nuovi

materiali per le prossime tavole.

PAUL “JACKO” JACKSON:

Data di nascita: 19 luglio

Paese: Australia

Disciplina preferita: SUP Surfing & SUP Racing

Migliori risultati:

- 2° Jever Sup World Cup Germany 2010

- 1° The Doctor, Western Australia 2011

- 1° BOP California 10mile 12'6 Class 2011

Spot preferito: ovunque con buone onde

Tavola Fanatic preferita: Fly 12'6" Carbon Race

Il miglior giorno di SUP della tua vita: ogni giorno è un buon giorno!

Altri sponsor: ION, Roar Industries

Website: Coming soon!

ANGELA JACKSON:

Data di nascita: 20 luglio

Paese: Australia

Disciplina preferita: Racing

Migliori risultati:

- 1° Female 2° person Team. Molokai 2 Oahu 2010

- 1° Female 12'6 Class, 10mile Battle of the Paddle California 2010

- 2° International Naish Race, Maliko Maui 14ft Class 2010

- 11° Female BOP Elite Race California 2010

- 1° SUPSA Female Race Champion 2010

- 1° Female 12'6 class, Honoula Race 2010

- 1° Female Team Saltwater Festival 2010

- 2° Carona Merimbula Surf Classic

Spot preferito: Home, Currumbin

Tavola Fanatic preferita: 12'6" Carbon Race

Come hai iniziato a fare SUP: aspettando il vento per fare Kite

Il miglior giorno di SUP della tua vita: Molokai Crossing 2010

Altri sponsor: Hive Swimwear, Roar Industries, ION

Obiettivi: diventare un nome nel Race Femminile e partecipare a qualche gara in Europa

Il tuo slogan: Play hard, train hard & NO EXCUSES please!

Website: www.kitesurfinggoldcoast.com

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CARDIO 30 BY SOFTEAM

SofTeam, società che seleziona e distribuisce prodotti tecnologici dedicati a chi pratica sport, presenta due nuovi prodotti a

marchio Bryton Sport, multinazionale produttrice di accessori, sistemi di navigazione per ciclo e bike computer. I nuovi pro-

dotti, in linea con la filosofia aziendale di SofTeam che coniuga sport e tecnologia, combinano alte prestazioni, semplicità di

utilizzo e sono progettati, non solo per i ciclisti, ma per tutti gli sportivi che desiderano analizzare le proprie prestazioni spor-

tive e migliorarle!

Bryton Cardio 30 – Orologio Cardio Frequenzimetro con GPS, distribuito da SofTeam. Bryton Cardio 30 è un prodotto estrema-

mente compatto e leggero che abbina ad un bike computer estremamente sofisticato, un sistema di navigazione GPS che per-

mette una completa analisi delle prestazioni sportive! Perfetto compagno durante l’allenamento, è semplice da utilizzare e ti

aggiorna attraverso le informazioni che riguardano il tuo percorso, le direzioni, e il tuo stato di sforzo fisico. Con Cardio 30 puoi

pianificare ed organizzare i tuoi programmi di allenamento. Non solo è possibile creare un programma di allenamento e sce-

gliere i percorsi ma si possono in ogni momento avere le analisi delle performance in chiave grafica ed analitica, grazie ad una

semplice ed immediata visualizzazione dei dati, totalmente configurabile secondo le preferenze dell’utente. Grazie alla funzione

Bryton Bridge è possibile scaricare dal sito www.brytonsport.com un semplice software gratuito studiato per la gestione e l’ar-

chivio di tutti i dati contenuti nella memoria del prodotto; una volta scaricati sul PC, sarà cosi possibile condividere percorsi e

dati di allenamento con amici e utenti della comunity Bryton Sport. Prezzo al Pubblico: 179 Euro (IVA inclusa).

Occhiali OverLook GX-5 con VideoCamera HD integrata

Gli occhiali OverLook GX-5, prodotti e distribuiti da SofTeam, possono sembrare dei semplici occhiali ma nascondono molta tecnologia: infatti, sono dotati di lenti da

sole polarizzate di alta qualità, integrano una videocamera ad alta definizione (720p) e sebbene presentino un design sottile e leggero (pesano meno di 56 grammi)

hanno un livello di affidabilità e resistenza elevatissimo. Pensati per effettuare riprese video durante le atti-

vità sportive dove la necessità di avere le mani libere è essenziale, sono perfetti per chi si dedica ad attività

quali sci, snowboard, ciclismo, motociclismo, skate, parkour e anche SUP. Gli OverLook GX-5 oltre che ad

essere una vera e propria videocamera, sono occhiali con lenti da sole polarizzate in 4 colorazioni: scure,

trasparenti, gialle e a specchio. Compagni ideali per gli sportivi che vogliono filmare in prima persona a

mani libere le loro azioni e quelle dei loro amici o semplicemente un panorama, realizzano riprese di otti-

ma qualità video e audio. Gli occhiali distribuiti da SofTeam, sono dotati di uno slot di memoria MicroSD e

di una porta USB per trasferire le immagini sul computer, mentre l’alimentazione è fornita da una batteria

da 500mAh Litio, ricaricabile attraverso la porta USB per circa 2 ore di registrazione. Prezzo (al pubblico IVA

inclusa) Occhiali OverLook GX-5 Softeam con VideoCamera HD: ¤149 iva inclusa.

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MOKI POINTS

Moki Sup in collaborazione con le scuole e i rivenditori più rappresentativi, ha realizzato nelle

migliori spiagge italiane i suoi “Moki Points”, centri nati per promuovere il SUP e permettere a

chiunque, grandi e bambini, di avvicinarsi a questo magnifico sport. Nei Moki Points, infatti, si pos-

sono provare e noleggiare le tavole della linea 2011 e oltre ai migliori materiali sono a disposizio-

ne competenza e professionalità di super esperti. Ognuno avrà sempre a disposizione il sup adat-

to alle specifiche condizioni della giornata e potrà ritagliarsi un’uscita, magari al tramonto dopo

una giornata di lavoro. Basterà telefonare, informarsi sulle condizioni, prenotare un Sup Moki e

uscire in mare... liberi! I MOKI POINTS vi aspettano per pagaiare in compagnia e condividere il diver-

timento dell'estate! Sono già partiti anche i MOKI DAYS! Giornate di prova, didattica e divertimento

nelle principali località balneari. Per maggiori info e per conoscere i Moki Points visita il sito

www.mokisup.com o la pagina ufficiale di Moki su facebook.

SAINT MAXIME INTERNATIONAL RACE

Italiani in grande evidenza a Saint Maxime International Race, con Silvia Mecucci

(Jimmy Lewis/QuickBlade) che conquista il primo posto nella 7km Race International

di Saint Tropez. Grande prestazione del Team Italiano a Saint Tropez per il classico

appuntamento Internazionale di Race. Nello splendido golfo della Costa Azzurra

Francese si sono svolte le regate previste dal Comitato Organizzatore del Clud Cigale

con l'attivissimo Yannick Picaud a dirigere le operazioni.

Il sabato la prima importante regata è stata la staffetta, con ben due Team Italiani in

gara. Il primo formato da Luigi Reghitto, Daniele Guidi, Nadia Servidei, Meri Valentina

Ciaburri. Il secondo da Leonard Nika, Alessandro Ceccarelli, Fabrizio Gasbarro, Silvia

Mecucci. A combattere con i nostri eroi tra gli altri il Team Tedesco Starboard al com-

pleto capitanato da Bart De Swarz, e il Team Francese con Eric Therrien. Ebbene si alla

fine delle quattro avvincenti frazioni ha trionfato il Team Italiano!

Nella prima frazione Leonard Nika ha tenuto testa agli avversari consegnando ad

Alessandro Ceccarelli il testimone, Alessandro ha mantenuto il passo dei primi ma il

capolavoro è arrivato in terza frazione con Fabrizio Gasbarro che è riuscito a rimon-

tare, consegnando a Silvia Mecucci la tavola in seconda posizione. Nell'ultima frazio-

ne Silvia Mecucci ha raggiunto la testa del gruppo, tagliando il traguardo per prima, abbracciata dal tutto il Team Italiano. Dietro si è posizionato il Team Staboard

International e quello di Eric Terrien.

Alle 16:00 ha preso il via la Elite Race classe 12'6 STOCK. Presenti tutti i più forti paddler europei. È stato uno spettacolo vedere i 75 atleti sulla linea di partenza dare

il via alla battaglia lungo i quattro giri della 7 km prevista. Al via ha preso il largo Eric Terrier, seguito da tre avversari tra cui Bart De Swarz, che nella lunga lotta

si è poi aggiudicato la seconda posizione dietro un imprendibile Terrien. Il nostro Leonard Nika è giunto sesto e Fabrizio Gasbarro settimo, Alessandro Ceccarelli

sedicesimo, Daniele Guidi ventiduesimo e Luigi Reghitto quarantaduesimo.

Tra le donne è stata battaglia vera per tutti e quattro i giri, Silvia Mecucci, con il suo Slice 12'6, nell'ultimo giro ha cambiato passo, superando Brigitte e tenendo

bene fino in fondo il ritorno della fortissima Francese Conteu, confermando le sue enormi potenzialità. Nadia Sarvidei è giunta quarta ad un soffio dal podio ma super

soddisfatta per il tempo ottenuto.

Domenica è stata la volta della 14 km. Dei 75 che hanno preso il via in molti si sono presentati con il 14'0, ed è proprio in questa occasione che ha esordito in campo

europeo il nuovo Jimmy Lewis Sabre 14'0, condotto dall'esperto Alessandro Ceccarelli e dall'esordiente Daniele Guidi. Il percorso praticamente tutto sotto costa era

contraddistinto da sette interminabili km in up-wind e sette in down wind con un vento teso sui dieci nodi.

A vincere è stato il fortissimo atleta Maui resident Bart de Swarz seguito da Eric Terrier; Leonard Nika ha sfiorato il podio con una gara eccezionale, Fabrizio Gasbarro

ha fatto settimo, Alessandro Ceccarelli ha chiuso decimo e Daniele Guidi dodicesimo.

Tra le donne è arrivata prima la forte atleta francese Counteu. Silvia Mecucci stremata è arrivata seconda ma molto contenta di aver percorso i quattordici km del

percorso in meno di due ore.

Congratulazioni a tutti i paddler Iataliani presenti e TRAIN HARD, GO FAST, HAVE FUN!

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OPEN WATER CHALLENGE ORISTANO

Si è concluso con una giornata ricca di gare il 2° Open

Water Challenge (27-29 maggio).

È stata una grande giornata conclusiva quella dell’Open

Water Challenge, sulla spiaggia di Torregrande, Oristano.

Alle ore 11:00, presso la Torre di Torregrande, c’è stata la

presentazione del video di Andrea Mura, velista dell’anno

2010, che ha successivamente presenziato alla manifesta-

zione, consegnando alcuni dei premi ai vincitori e riceven-

do, dalle mani del Presidente della Provincia di Oristano, Massimiliano de Seneen, uno speciale riconoscimento, la maschera di Su Componidori, simbolo della

Sartiglia. Sul campo di gara, nella giornata conclusiva dell’evento, è entrato in scena il campionato italiano S.U.P. Surfing Italia. Gli atleti si sono dati battaglia su un

percorso reso difficoltoso dal leggero vento contrario. Le classifiche hanno visto il successo, nella categoria più rappresentativa, quella del 12’6”, di Giordano Bruno

Capparella, seguito da Carlo Rotelli, un nome già famoso del windsurf e Paolo Giovanni Glorio. Le donne hanno visto la vittoria di Corinna Betti, seguita da Valentina

Marconi. Per la classe open, al di sotto di 12’6”, primo Renzo Mancini e secondo Nicolas Beaugonin. Nella categoria 14’ ha vinto Pietro Fazioli e Stefano Gigli ha chiu-

so in seconda posizione.

Alle premiazioni, l’Assessore allo sport del Comune di Oristano Marzio Schintu, ha voluto sottolineare l’importanza di questo evento, reso possibile grazie alle realtà

che hanno operato in sinergia e alla promozione turistica. La parola è andata all’Assessore per la cultura e lo sport, Serafino Corrias, che ha ringraziato per questo

evento molto importante per lo sport e per tutto il territorio. Il presidente della Provincia Massimiliano de Seneen, entusiasta per questo tipo di eventi, si è dato

come obiettivo per i prossimi anni di puntare sempre di più su questo tipo di eventi, per la promozione del territorio e lo sviluppo della magnifica provincia di

Oristano.

Un dovuto ringraziamento va a tutti quelli che hanno collaborato alla buona riuscita dell’evento, Eolo, Kitefamily, Surf Concept, il preziosissimo aiuto degli operatori

di soccorso del K38, la Polizia di Stato, con i suoi operatori in mare, i sommozzatori e un elicottero pronto a partire, dalla base di Abbasanta.

È il secondo anno che la manifestazione dell’Open Water Challenge ha il favore del vento, nel vero senso della parola, siamo davvero felici di questo successo. Cento iscrit-

ti, più di cinquanta partecipanti al campionato italiano race di kitesurf, due campionati Italiani, feste e spettacolo per un evento sportivo che coinvolge e unisce.

Al prossimo anno!

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THE O’NEILL SUPERKINI ONE WAY RUNWAY MODEL SEARCH

La ricerca della nuova ragazza come testimonial per il nuovo prodotto O’Neill Superkini per l’estate

2012 è iniziata! Grazie a facebook le ragazze interessate hanno potuto postare le loro foto sulla pagi-

na ufficiale O’Neill girls per avere la possibilità di vincere il viaggio One Way Runway a Ibiza. Le dodici

ragazze finaliste che da tutto il mondo hanno messo le loro foto su O’Neill Girls Facebook e che hanno

ricevuto il maggior numero di voti, andranno a Ibiza per la selezione finale e i giudici saranno la

supermodel Elyse Taylor, le pro surfer O’Neill Raine Jackson e Malia Manuel, e un gruppo di editori e

di stilisti. Il Superkini è un nuovo costume di O’Neil espressamente dedicato alle ragazze sportive che

grazie al nuovo materiale Nanofront™ saranno sexy sia in acqua che fuori. La surfista professionista

Raine Jackson dice: “Indosso sempre il Superkini quando surfo, ed è perfetto nelle onde, quando gio-

chi nell’acqua o salti in piscina. Sarai sempre sicura che il tuo look sarà perfetto.”

La vincitrice del concorso O’Neill One Way Runway, scelta dai giudici, parteciperà ad un photoshooting

a settembre 2011 su una spiaggia dalla location segreta e sarà la protagonista della campagna pri-

mavera-estate 2012. Aspettando la nuova testimonial O’Neill vi presentiamo qualche immagine della

parata di Amsterdam dove una ventina di bellissime modelle hanno sfilato in bikini per i canali della

città sul SUP suscitando un notevole interesse da parte degli inconsapevoli spettatori…

Mangio la frutta con la buccia, perché é la parte più ricca di vitamine!

FALSO

Consumare la frutta con la buccia è quasi sempre del tutto inutile, anzi ci espone al rischio di ingerire pesticidi e varie sostanze tossiche.

La maggior parte di vitamine e sali minerali si trova nella polpa e non nella buccia. La frutta, infatti, contiene soprattutto vitamina C e alcune vitamine del gruppo B,

tutte sostanze che, come i sali minerali, si sciolgono nell’acqua (sono dette “idrosolubili”). E l’acqua, nella frutta, sta proprio nella polpa! La frutta è così ricca di vita-

mine e minerali perché i vegetali, utilizzando l’energia solare, si costruiscono tutte le molecole di cui hanno bisogno a partire proprio dai sali minerali del terreno.

Minerali e vitamine si trovano concentrati nei tessuti che compiono tutte queste reazioni, che sono quelli della polpa, e non nei tessuti di protezione, che sono quel-

li della buccia. Sulla buccia, peraltro, possono depositarsi i pesticidi con i quali la frutta viene trattata per impedire che venga rovinata dagli insetti, e tutti gli altri

contaminanti atmosferici che ricadono con le piogge.

Mi alleno 4 ore al giorno in palestra... Così divento grosso!

STAI ATTENTO PINOCCHIO…

I soggetti che si dedicano a esercizi di potenziamento muscolare con lo scopo di aumentare le masse muscolari dovrebbero evitare sia di adottare diete a

basso contenuto di carboidrati sia l’attività fisica basata sulla resistenza. Entrambi questi fattori, infatti, favoriscono l’insorgenza del catabolismo proteico,

che è quel processo di degradazione che, per fornire calorie all’organismo, riduce le proteine a singoli aminoacidi. La prevalenza del catabolismo rispetto

all’anabolismo proteico, indotta dallo scarso apporto di carboidrati e/o dall’attività fisica basata sulla resistenza, può creare una condizione di carenza

di aminoacidi essenziali, principalmente quelli utili alla sintesi del tessuto muscolare. Quindi, Pinocchio, non fare di testa tua, ma segui le indicazioni del

tuo istruttore!

Ma in acqua si suda?

NI…

Se durante l’attività fisica la temperatura del corpo sale al di sopra del normale, il corpo inizia a disperdere calore per mezzo della sudorazione; l'aumen-

to eccessivo della temperatura corporea è infatti, pericoloso.

In un ambiente secco il sudore tende a evaporare, mentre in acqua il sudore non può evaporare. Tuttavia se la temperatura dell'acqua è inferiore a quel-

la corporea si può perdere comunque calore attraverso uno scambio termico: il calore passa dal corpo all'acqua circostante.

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Page 30: SupTime 4

28

NATURAWENTURA

Un sicuro riferimento per chi vuole “navigare”, mangiare, dormire e non solo, fra le onde e nella splendida natura della west coast sarda. Visto poi che ormai non

si può più fare a meno del SUP, vi proponiamo escursioni in gommone sull’Isola di Mal di Ventre, poi una volta gonfiati i SUP (gli affidabili e pratici COREBAN austra-

liani) a tutta pagaia sulle incantevoli baie di sabbia di riso… inoltre: l’incantevole itinerario davanti alla storica città fenicia di Tharros fino al promontorio del faro

di Capo San Marco, fra i canali e stagni del Sinis, all’interno della Sardegna lungo i fiumi di montagna per poi spuntinare a cannonau e maialetto.

Se ne avete bisogno:

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Mountain Bike

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Protetta Sinis-Mal di Ventre

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• Escursioni 4x4 Land Rover / Grigliate Pesce

• KiteFamily & Kite School – New Location Porto Suedda

• Photoshooting Mare / Terra > Kite/Surf/Windsurf

Giangi Chiesura – NATURAWENTURA, Turismo-Sport-

Ambiente. Capo Mannu-Sardegna-Italy. Tel +39 0

78352197. Cell +39 3296120372. Mail capomannu@photo-

dream.it. Web www.capomannu.it / www.photodream.it

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Per giornate più fredde, nei laghi e fiumi, dove l'acqua è fresca, GUL presenta una

muta RE5303 3/2 mm Flatlok Short John, per tenere il busto caldo, ma lasciare la mas-

sima libertà di movimento alle braccia per poter pagaiare. Anche il prezzo è molto

interessante solamente ¤ 56,00. Vi invitiamo a visitare il sito www.gulitalia.com. Per

informazioni, contattare Europa Surf and Sail, Via Gardesana 205, 37018 Malcesine

(VR), tel 338 6053096, e-mail [email protected], sito www.europasurfandsail.com

IL WIPE OUT DI SCOTT MCKERCHER

Scott Mckercher è un famoso windsurfista, è stato Campione del Mondo Wave,

attualmente collabora allo sviluppo delle tavole da windsurf e SUP per

Starboard. Durante una sua recente vacanza a Tahiti se l’è vista davvero brutta

a causa di un pesante wipe out su una delle onde più impegnative del pianeta.

Scotty ci racconta come è andata:

“Questa volta mi sono davvero spaventato! Era una giornata di SUP divertente,

con onde sui 2-3 metri, poi improvvisamente è entrato questo set mostruoso di

5-6 metri. Mi sono buttato a nuoto sotto la prima onda, poi il mio leash si è rotto

e ho pensato che almeno questa era passata. L’onda è esplosa proprio davanti a

me e quando sono andato sott’acqua era davvero bassissimo in quanto l’onda

aveva risucchiato quasi tutta l’acqua dal reef. Ricordo solo di essere stato strat-

tonato come mai prima d’ora e poi il mio corpo è stato scaraventato con violen-

za sul reef. Fortunatamente era l’ultima della serie, perchè sono tornato a galla

completamente nel panico, poi sono riuscito a tornare lucido per qualche secon-

do e a nuotare nel canale. Un mio amico ha visto la scena e ha pensato che fossi

in guai seri. Alla fine di tutto ho solo riportato un po’ di botte e tagli sulla schie-

na, ma se avessi sbattuto la testa anziché la schiena, probabilmente non sarei

qui a raccontarvi la storia. Il giorno seguente siamo usciti a Teahupoo e c’erano

dei set spaventosi ma non sono riuscito a trascinarmi fuori dalla barca. Dopo un

paio di giorni ero pronto per rientrare, ma questo wipe out mi ha veramente

sconvolto!”.

Page 31: SupTime 4
Page 32: SupTime 4

Sensazione che con il fanatismo e l'agonismo diventa una vera e propria forma di

allenamento. Io e Mattia, tre o quattro volte la settimana, pagaiamo per circa una

decina di km. È divertente, ci permette di allenarci e di chiacchierate nello stesso

momento, sembra un buon allenamento.

È da una di queste uscite che quell'idea malsana ci è piombata addosso: “Sarebbe

bello arrivare in Croazia con il sup". “Sotto sforzo si dicono un sacco di cavolate”

pensai e non diedi peso alle sue parole.

Purtroppo l'idea è arrivata all'orecchio del nostro amico Betto (Alberto Belloni). E

lui è uno che le idee le concretizza... purtroppo!

Il 24 giugno 2010 alle 21:00 siamo partiti dal Porto di Ravenna con il Gladiator, un

rimorchiatore che non va più veloce di 11/12 nodi, destinazione Rovigno, luogo di

partenza della nostra avventura. A bordo, oltre al capitano Ciappini&son, c'era

Dino, il dietologo (Bombarolo), Piero Bucchi, il sindaco di Porto Corsini, Yebba e

Michelone come demotivatori.

La nottata di trasferimento in barca è stata tranquilla, l'aria era molto calda.

Già all'alba, si intravedeva Rovigno, una piccola cittadina arroccata sul suo

porticciolo, una località molto romantica.

Dopo avere eseguito tutta la trafila della documentazione ed avere assistito alla

conferenza stampa, il nostro motivatore, psicologo, nonché dietologo, ci ha

caricato per la partenza.

La tensione era tanta e la si leggeva sui nostri volti, forse avevamo bisogno di

buttarci in acqua e iniziare questa avventura. L'attesa ci innervosiva.

Finalmente alle 11.30 del 25 giugno 2010, siamo partiti. Pantaloncini, cappellino,

camel back, tavola and, of course, paddle. Ci aspettavano 63 miglia, tutte di forza,

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Page 33: SupTime 4

testa e cuore.

Le prime ore di viaggio sono state divertenti, caratterizzate da chiacchiere e

scambio di battute tra noi e l'equipaggio di supporto.

La velocità era circa di 4 nodi, il mare abbastanza calmo e la brezza non creava

problemi. La prima sosta è stata effettuata dopo 4 ore di navigazione: “già 16

miglia”.

Durante la pausa abbiamo pasteggiato con bresaola e pane nero. Acqua a volontà

e tanti sali minerali, ovviamente senza mai scendere dalla tavola.

Era metà pomeriggio, il sole era alto nel cielo e all'orizzonte non si vedeva altro

che acqua. Qualche isola d'acciaio spezzava il paesaggio.

Le ore successive le abbiamo affrontate con le ciabatte ai piedi, soluzione che si è

rivelata fondamentale.

Ogni circa 2 ore effettuavamo una pausa, prima della notte, cercando di

mantenere sempre la stessa velocità, ma la fatica iniziava a farsi sentire. Le nostre

posizioni variavano a seconda dell'affanno e della grinta. Mattia era sempre molto

avanti e io molto indietro. È in questi momenti che capisci che occorre usare la

testa e dosare le forze, ma soprattutto che non bisogna farsi prendere dall'ansia:

io ho imparato a gestirla, dopo tutto la mia testa mi diceva che non c'era fretta,

nel bene o nel male saremmo arrivati, comunque e tutti insieme.

Stava arrivando la notte, il momento più atteso, caratterizzato da un tramonto da

cartolina.

Il mare era a macchia d'olio, pastellato dal sole e i delfini seguivano il nostro

movimento.

Ogni tanto qualche tartaruga affiorava in superficie a salutarci.

Iniziammo così a prepararci per la nottata in bianco, lycra da 1 mm, luce da

minatore in testa, qualche energetico e acqua a volontà.

L'avventura vera e propria era appena iniziata, la barca ci seguiva a fari spenti e

l’equipaggio ci controllava attraverso le nostre lucette. Era caldo e la luna era

piena e splendente davanti a noi: un paesaggio e un’atmosfera indimenticabili.

Sembrava ci fossero tutte le caratteristiche per passare la notte con serenità fino

alla mattina successiva, ma eolo ci ha messo lo zampino ed un forte maestrale ha

rovinato la tranquillità della nostra traversata. Il mare mosso e le forti correnti ci

sbattevano in tutte le direzioni e la velocità si è ridotta a un nodo soltanto,

sembrava di essere su un tapis roulant.

Facevamo fitness da fermi, non era molto utile, ma d'altro canto non potevamo

fermarci per non perdere acqua.

A tutto questo si sommava la stanchezza e i momenti di sconforto, dei: “non ce la

faccio” e crisi da donne isteriche. Betto continuava a cadere e ad avere freddo.

Dovevamo fare qualcosa, la paura stava prendendo il sopravvento. Ci siamo

fermati e ci siamo guardati in faccia dicendoci che non potevamo mollare,

occorreva più concentrazione, più grinta. Io ho deciso di isolarmi con l'iPod, Betto

è rimasto vicino alla barca e Mattia sempre in testa al gruppo. Era necessaria una

gran prova di forza, che caricava noi e il resto della ciurma. Ad ogni ora c’era una

sosta per cibarci e alla stessa domanda “quante miglia abbiamo fatto”, sempre la

stessa risposta “25”. Iniziavo ad odiare questo numero, ma alla fine il buio non

poteva durare per sempre e infatti con esso è sparito anche il maestrale ed è

arrivata finalmente la calma.

Che sollievo! davanti a noi, a 10 miglia si intravedevano le isole d'acciaio, distanti

dieci miglia dalla costa: CASA.

Erano le 7 di mattina, ora non ci avrebbe più fermato nessuno, la voglia di arrivare

era tanta e finalmente le condizioni erano favorevoli. Velocità: 4,3 nodi.

Non so da dove abbiamo preso tutte quelle energie per procedere a quella velocità,

so solo che alle ore 12, cioè 24 ore dopo la partenza, siamo arrivati a destinazione.

Bagno Aloha, Marina Romea.

Ad un miglio dalla costa, il punto di arrivo sembrava un formicaio, macchine

fotografiche, telecamere e vuvuzelas. È stata una festa, Mattia ha riabbracciato le

sue bimbe, io la Robi e Betto Squadro.

Il nostro obiettivo era stato raggiunto e noi avevamo vinto una sfida con il mare,

con la notte, con il vento e con noi stessi…

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Page 34: SupTime 4

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Hanno aderito all’evento ventidue atleti, contraddistinti da particolari abilità e

capacità. SURFING ITALIA quest’anno ha deciso di inserire una sezione dedicata

alle SUP WAVE LADIES, che ha visto, quali concorrenti, tre donne: Paola Perrone,

Cristina Savino e la campionessa italiana di longboard Francesca Rubegni.

Un ringraziamento particolare va a Simone Santoni per la serietà e la

professionalità nell’organizzazione della gara. Con estrema attenzione e metodo

ha valutato e studiato il meteo, chiamato la gara in tempi ristretti, per evitare

che l’evento si sovrapponesse con il waiting period di un’altra gara, altrettanto

importante, il tutto con estrema precisione e maestria. Infatti, la chiamata

pomeridiana ha rispettato l’entrata della perturbazione, la quale si è

intensificata con il passare del tempo.

Le ore 16:00 hanno segnato lo start della competizione e nomi noti al panorama

italiano hanno delineato il tabellone di gara: Lazzeri, Nika, Abatescianni, Sarti,

Marcianò, Guglielmetti, Capparella, Santoni, Guidi, Mazzucchelli, cui si

aggiungono i ben noti nomi del Campione italiano wave Alessandro Onofri e del

campione italiano juniores race Mario Paudice. L’elenco dei partecipanti si

arricchisce di nomi nuovi al panorama wave SUP come Malato, Bosi, Merli,

Gentile, Salamanca, Contini e Massei.

Ma entriamo nel vivo della gara.

Gli ottavi di finale hanno visto, per gli uomini, quattro heat da quattro persone ed

una da tre, mentre una sola heat unica overall per le donne, le quali, con

coraggio e perseveranza, sono riuscite ad arrivare sulla line up prendendo

almeno un’onda e portando a casa la pelle!

Passato il primo turno, cresciute le onde e arrivato il momento dei quarti, i

gladiatori del surf, consapevoli di non voler regalare più nulla a nessuno, hanno

raccolto tutta la concentrazione necessaria per leggere il mare e riuscire a

prendere il picco più alto. I ragazzi del Monkey surf hanno avuto di nuovo la

meglio su tutti. Infatti, la triade composta da Onofri, Sarti e Merli ha dettato le

regole di surfata seppur contrastati da Marcianò, Nika e Lazzeri i quali, avendo

come unico obbiettivo quello di arrivare sul gradino più alto del podio, si sono

difesi meritatamente.

Le semifinali hanno visto due terzetti davvero molto interessanti! Merli, il nuovo

nome nel mondo del SUP, è riuscito, sfoderando bravura e destrezza, a stupire

tutti, anche i leoni della vecchia guardia. Hanno passato il turno i migliori due

atleti di ogni heat della semifinale. Ottime le surfate di tutti gli atleti, il livello

tecnico si è alzato, ma a questo punto, hanno cominciato a farsi sentire

stanchezza e adrenalina, bruciando energia utile. Lazzeri in questa fase è stato

molto tecnico, Marcianò è risultato l’uomo capace di aggredire sempre il lip,

Sarti ha regalato stile, Onofri aggressivo a cercare la sezione critica dell’onda,

Merli padrone della scena in acqua e Nika ha dimostrato che sotto i suoi piedi

un SUP risulta uno short. Gli atleti hanno tenuto tutti a bocca aperta, ottime le

loro prestazioni ma purtroppo solo 4 hanno passato il turno.

La finale è arrivata dopo 4 ore di gara e si è aperta con un quartetto d’eccezione

composto da Marcianò, Onofri, Nika e Merli. Questa heat ha visto amici-

concorrenti gareggiare tra loro e contendersi la vetta del podio. Merli, la cui

supremazia si è fatta strada tra la folla, ha sfoderato tecnica da vero paddler con

linee pulite e lip aggrediti. Anche lo straniero Leonard Nika ha dato saggio della

sua tecnica il quale, col suo solito savoir fair, ha presentato uno spettacolo come

pochi. Onofri, che, nonostante la sua radicalità, ha sportivamente accettato la

terza posizione, ha dimostrato di essere un bravo waterman. Infine, al quarto

posto, il nostro rappresentate SI Marcianò che ha sfoderato comunque talento

da vendere! Il podio Donne, vera rivelazione del circuito sup, ha visto prima

classificata Rubegni seguita da Perrone e terza Savino. Tutte sono state in grado

di dimostrare, a se stesse ed alla folla, di avere le qualità giuste per surfare le

onde. Un finale ringraziamento va al rescue man Nicola Abatescianni che ha

accompagnato le ragazze per tutta la durata della heat rassicurandole e

incoraggiandole.

CLASSIFICA FINALE MASCHILE

MAREMMA STYLE

1) Alessandro Merli (DROPS)

2) Leonard Nika (NAISH)

3) Alessandro Onofri (FANATIC)

4) Alessandro Marcianò (STARBOARD)

CLASSIFICA FINALE FEMMINILE

MAREMMA STYLE

1) Francesca Rubegni

2) Paola Perrone

3) Cristina Savino

Alessandro Merli con il suo 9'1'' Watt Drops. Leonard Nika

Page 35: SupTime 4

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I numeri di questa manifestazione fanno ben sperare per il futuro di questo

sport e l’organizzazione si augura che i record ottenuti vengano presto battuti.

Tra questi numeri sicuramente quello che ha dato più soddisfazione è il 52, pari

al numero di partecipanti alla Sup Race di domenica 8 maggio.

Il sabato è stato dedicato ai test delle oltre 60 Sup Board da parte degli amatori

presenti e ai Mini Corsi Sup tenuti dall’immancabile e instancabile istruttore

ISA/FISURF Franco Piccioni che ha consegnato, nella due giorni, attestati a più di

40 adulti e 20 bambini. Lo stesso giorno gli atleti si sono potuti confrontare nella

Speed Race da 1,5 Km che ha visto un finale al foto finish tra Capparella e Nika,

vinta con un “colpo di mano” dal secondo citato e nella divertente staffetta mista

(PRO-AMATORI) monomarca RRD.

Piccolo dramma alla cena del sabato quando il cuoco del Ristorante la Goletta ha

cercato di scappare, impaurito dal fatto che gli invitati si sono moltiplicati da 40

della prenotazione in 75 supperisti affamati. Rapida premiazione della giornata

e poi tutti a riposo in vista della Race più importante.

Domenica il villaggio del River Sea si è arricchito di nuovi arrivi tra espositori e

atleti tra cui il Team più numeroso rappresentato dall’Adrenalina Surf Shop.

Tutto pronto al via della Sup Race da 4 Km per le donne e gli amatori, mentre gli

uomini si sono affrontati sulla 8 Km. Le telecamere Gopro sono piazzate sui

gommoni e sul paracadute motore quando l’arrivo della RAI fa slittare per

esigenze sceniche di un ora la partenza. Poco male, siamo contenti che la

televisione si interessi a questo nuovo movimento.

Infine la partenza tanto attesa che metterà fine dopo circa 50 minuti alla voglia

di conoscere i nomi dei vincitori e di coloro che indosseranno la maglia azzurra

FISURF nelle competizioni internazionali.

Durante gli otto avvincenti km del percorso si sono dati battaglia a colpi di

pagaia i più forti atleti italiani. Due i giri del bellissimo e tecnico percorso

studiato dall’organizzatore e partecipante appassionato Roberto Domenichini. A

vincere è stato per la categoria Pro, Giordano Bruno Capparella seguito a 10

secondi da Leonard Nika ,terzo Fabrizio Gasbarro, Campione Italiano uscente,

seguito dall’esordiente Paolo Marconi a breve distanza, quinto Daniele Guidi

partito dalla seconda linea con 15 secondi di ritardo ha recuperato fino ad

essere vicino dal podio.

Sesto assoluto Alessandro Ceccarelli autore di un entusiasmante testa a testa finale

con il romano Stefano Gigli.

Tra le donne bella e combattuta fino alla fine la regata con arrivo finale di Corinna

Betti che ha sovvertito il pronostico andando a vincere sulla Campionessa Italiana in

carica Silvia Mecucci, terza più distaccata Nadia Sarvidei.

Tra gli amatori ha vinto il local Bernardo completando i 4 km della race in un tempo

di tutto rispetto.

RIVER SEA SUP WATER RACE - CLASSIFICA OVER ALL

Il resto è storia incisa sui Trofei del RIVER SEA!

Nome: River Sea SUP Water Race

Data: 7-8 Maggio 2011

Luogo: Ameglia (SP), Bocca di Magra e Fiumaretta

Organizzazione:Associazione Sportiva Dilettantistica A.I.S.U.P.con la collaborazione di

Music Sport Movement e Kau-Kau Surf Shop Sarzana.

Gare: Battle River Sea 8 km (percorso metà in mare e metà nel fiume Magra)

competitiva e 4 Km amatoriale, Sprint 1,5 Km, Staffetta.

Patrocini: Comune di Ameglia, Regione Liguria.

Sponsor: OLA srl, RRD e GOPro.

Sponsor tecnici: Surf to Live, KauKau surf shop, Gotcha, Italy Tents, Progetti Italiani,

UnderWave, Naish, GT line, SUPerior, Ocean Kayak, Jimmy Lewis, Allwave, Shuttle

Bike.

Happening: Mini corsi Sup per adulti e bambini. Più di 50 adulti e 30 bambini hanno

ricevuto l’attestato del mini corso sup (corsi gratuiti di promozione a cura di

istruttori qualificati FISURF/ISA).

CATEGORIA FEMMINILE

1) Betti Corinna

2) Mecucci Silvia

3) Sarvidei Nadia

CATEGORIA MASCHILE

1) Capparella Giordano

2) Nika Leonard

3) Fabrizio Gasbarro

Page 36: SupTime 4

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È stata una grande giornata conclusiva quella dell’Open Water Challenge, sulla

spiaggia di Torregrande, Oristano.

Alle ore 11:00, presso la Torre di Torregrande, c’è stata la presentazione del

video di Andrea Mura, velista dell’anno 2010, che ha successivamente

presenziato alla manifestazione, consegnando alcuni dei premi ai vincitori e

ricevendo, dalle mani del Presidente della Provincia di Oristano, Massimiliano de

Seneen, uno speciale riconoscimento, la maschera di Su Componidori, simbolo

della Sartiglia.

Sul campo di gara, nella giornata conclusiva dell’evento, è entrato in scena il

campionato italiano S.U.P. Surfing Italia. Gli atleti si sono dati battaglia su un

percorso reso difficoltoso dal leggero vento contrario. Le classifiche hanno visto

il successo, nella categoria più rappresentativa, quella del 12’6”, di Giordano

Bruno Capparella, seguito da Carlo Rotelli, un nome già famoso del windsurf e

Paolo Giovanni Glorio. Le donne hanno visto la vittoria di Corinna Betti, seguita da

Valentina Marconi. Per la classe open, al di sotto di 12’6”, primo Renzo Mancini e

secondo Nicolas Beaugonin. Nella categoria 14’ ha vinto Pietro Fazioli e Stefano

Gigli ha chiuso in seconda posizione.

Alle premiazioni, l’Assessore allo sport del Comune di Oristano Marzio Schintu,

ha voluto sottolineare l’importanza di questo evento, reso possibile grazie alle

realtà che hanno operato in sinergia e alla promozione turistica. La parola è

andata all’Assessore per la cultura e lo sport, Serafino Corrias, che ha

ringraziato per questo evento molto importante per lo sport e per tutto il

territorio. Il presidente della Provincia Massimiliano de Seneen, entusiasta per

questo tipo di eventi, si è dato come obiettivo per i prossimi anni di puntare

sempre di più su questo tipo di eventi, per la promozione del territorio e lo

sviluppo della magnifica provincia di Oristano.

Un dovuto ringraziamento va a tutti quelli che hanno collaborato alla buona

riuscita dell’evento, Eolo, Kitefamily, Surf Concept, il preziosissimo aiuto degli

operatori di soccorso del K38, la Polizia di Stato, con i suoi operatori in mare, i

sommozzatori e un elicottero pronto a partire, dalla base di Abbasanta.

È il secondo anno che la manifestazione dell’Open Water Challenge ha il favore

del vento, nel vero senso della parola, siamo davvero felici di questo successo.

Cento iscritti, più di cinquanta partecipanti al campionato italiano race di

kitesurf, due campionati Italiani, feste e spettacolo per un evento sportivo che

coinvolge e unisce.

Al prossimo anno!

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CIAO ALESSANDRO, PARLACI UN PO’ DI TE: CHI SEI, COSA FAI NELLA VITA, LA TUA

GIORNATA TIPO…

Ciao, sono Alessandro, soprannome “Il Mago”, ho 39 anni, abito a Rimini, sono un

geologo-bagnino poiché, durante la stagione estiva lavoro anche nello

stabilimento balneare di famiglia, il Bagno N. 8 di Marina Centro di Rimini che

ospita anche il Marasma Surf Club (www.marasmasurfclub.com) dove sarete

tutti sempre i benvenuti. Mi piace il mare in tutti i suoi aspetti e, nel limite del

possibile, cerco di praticare vari sport acquatici (windsurf, surf, sup,

catamarano, barca a vela, deriva). Sono nato fondamentalmente come

windsurfista negli anni ‘90 poi, piano piano, ho scoperto gli altri sport. Ho una

bella famiglia con mia moglie Silvia e la piccola Alizée. Adoro la musica e suono

il basso/contrabbasso con un gruppo di amici storici, i Sand four Sound. Mi

piace viaggiare (anche se il tempo è sempre poco) anche perché è l’unica

occasione per fare surf su onde serie (da noi si fa quel che si può!). Note dolenti:

da 5-6 anni due grosse ernie del disco con frammento di 2 cm. migrato nel

canale spinale, che è come avere sempre una pistola carica puntata alla schiena

e, per non farla sparare, devi sempre surfare in punta di piedi!

COME HAI SCOPERTO IL SUP?

Per gioco, andando con amici ad un meeting della Gong a Marseille, dove

abbiamo conosciuto Patrice Guenolè e i suoi colleghi, veramente bravi sul SUP e

professionali nella produzione. Ad oggi infatti uso proprio tavole Drops shapate

da Patrice. Mi piace surfare un po’ in tutte le situazioni, ma sempre con lo stile

tipico del long moderno che consente di surfare l’onda sia con il tail che con il

nose e di spingere sul gas quando piace o serve.

DA QUANTO TEMPO FAI SUP?

Come ti dicevo il primo approccio l’ho fatto al meeting Gong, mi pare nel

dicembre 2008, e lì il SUP mi ha dato l’impressione di un bel gioco da godersi in

tutte le situazioni di mare: dall’acqua piatta per fare del cruising, alle onde per

il wave e, perché no, anche per splendidi bagni nella calura estiva; così subito

dopo mi presi il mio primo tavolone da 12’.0’’; pensa che per farlo girare nelle

onde ho spezzato ben 2 pagaie!! Oggi uso solo la mia cara Drops 9.1 Watt,

veramente versatile sia per il nose riding che per fare belle pieghe a Mach 2!!!

COM’È STATA LA PRIMA GARA DI WAVE SUP?

Divertente, dato che ho iniziato per gioco, cogliendo l’occasione soprattutto per

andare a surfare con amici e magari per vedere posti e spot nuovi. Nell’ambiente

mi sono trovato bene, quasi come a casa, per cui direi che lo spirito è giusto,

almeno per me e per il mio modo di vedere le cose. Le onde inizialmente non

erano eccezionali, poi però durante la manifestazione sono andate migliorando

sempre più, sia di misura che di qualità… l’organizzazione ha fatto proprio una

gran previsione, complimenti! Come ti dicevo, surfando raramente mi ci è voluto

un pochino per prendere il ritmo e interpretare le onde dello spot… avevo un po’

di ruggine da togliere e, per come mi sono sentito, non ho certamente surfato al

meglio, prendendo comunque un bel gruzzolo di onde, godendomi soprattutto

quelle più lisce al tramonto… che giornata intensa!!

ORA CHE HAI INIZIATO PARTECIPERAI A TUTTO IL CAMPIONATO?

Se riesco, volentieri ci provo, ma non garantisco nulla, dovendolo incastrare fra

mille impegni di lavoro… e di casa! In ogni modo si dice pure… l’occasione fa

l’uomo ladro! Tentiamo, poi la cosa bella è che è uno sport ancora in piena e

veloce evoluzione, ricco di sorprese, nuovi amici e surfisti da cui magari

imparare sempre qualcosa e, soprattutto, visitare spot con belle onde e

paesaggi folgoranti. Poi, in fondo, vorrà dire che, nonostante l’età e gli acciacchi,

non sono proprio ancora da buttare… ah ah!!!

QUALI SONO LE TUE PREVISIONE PER IL SUP IN ITALIA?

Secondo me avrà un importante sviluppo e diffusione data la grande

accessibilità (non occorrono particolari doti di destrezza ed equilibrio, almeno

all’inizio o in condizioni standard) e praticabilità in tutti i tipi di mare, laghi e

qualche volta anche nei fiumi! Poi ho notato che, oltre ai neofiti, ha maggiore

propensione ad avvicinarsi al SUP chi pratica già kite o windsurf, essendo

particolarmente avvantaggiati in quanto già abituati a gestire qualcosa nelle

mani (il boma) durante la surfata. Inoltre è molto interessante anche per il solo

fatto di tenersi in forma e/o praticare un’attività sportiva facendo cruising, o

escursioni con amici.

LO SAI CHE LA NUOVA TENDENZA DEL SUP IN AMERICA È SURFARE CON LE STRAP CHE

NE PENSI?

Non saprei però, a differenza del surf puro, il fatto di surfare avendo a

disposizione un ulteriore strumento (la pagaia) che permette di controllare

diversamente la surfata, la spinta sull’onda e sui rails (a mò di vela),

sicuramente può aprire strade nuove e, che piaccia o no, forse anche molto

estreme, soprattutto per i più giovani e meno “incriccati”. Sicuramente verrà in

qualche modo ripercorso lo sviluppo che si è avuto in primo luogo nel surf e poi

nei suoi successori (windsurf e kite) tecnologicamente più avanzati.

Anche se, ribadisco, l’importante alla fine è divertirsi!!

COSA SUGGERIRESTI A CHI COMMERCIALIZZA IL SUP PER PROMUOVERLO COME SPORT

PER TUTTI?

Non so se sono la persona più adatta per questo genere di consigli, però credo

non debba diventare solo uno sport di nicchia o catalogato come sport estremo,

cercando di riscoprire e promuovere il vero piacere di scivolare sull’acqua per

tutti, di utilizzarlo come modo alternativo di vivere quotidianamente il mare e la

spiaggia a tutte le età, potendolo usare sulle onde, come fitness o

semplicemente come galleggiante per prendere il sole o fare tuffi. Chissà se un

giorno potrà essere usato anche come mezzo di salvamento?!

DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP!

È come il surf… non è uno sport… è uno stato mentale!

Page 39: SupTime 4

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PARLACI UN PO’ DI TE: CHI SEI, COSA FAI NELLA VITA, LA TUA GIORNATA TIPO…

UNA PICCOLA PRESENTAZIONE CHE FACCIA CAPIRE AI LETTORI CHI È CORINNA?

Corinna è una ragazza che da 31 anni persegue la sua maggiore passione: lo sport,

nel senso più bello e più nobile del termine. Dalla ginnastica artistica al nuoto,

dall’equitazione allo snowboard, dalla corsa al kite surf, dallo yoga allo stand up

paddle!!! Inutile specificare che il tutto sempre a livello agonistico (ove la specialità

lo consenta)… altrimenti per lei non vale la pena impegnarsi.

Di pari passo allo sport si è piacevolmente colorata la mia vita, lo sport mi ha reso

sempre ben disposta verso tutti e tutto. Viaggiare è stata anche la chiave di volta per

potermi rapportare con ciò che mi circonda, e qui parlo del mondo senza né confni

né limiti… Finito il liceo, all’età di 18 anni, sono uscita di casa, mi sono laureata

lavorando e poi ho iniziato il mio curriculum vitae.

Soddisfazioni professionali? Tutte quelle che ho desiderato… volere è potere… grazie

a me e a chi ha creduto in me… ho capito da subito che il lavoro e la vita sono la

stessa cosa e che puoi far bene solo ciò che ami. Oggi, e da un bel po’ di anni a questa

parte, faccio il lavoro che mi piace: consulente di negozi di abbigliamento per grosse

aziende di settore e vetrinista/visual merchandiser. La mia giornata tipo? Inizio la

giornata con una ricca dose di latte, lavoro, e poi mi dedico allo sport… non chiedo

di più! La giornata si conclude spesso con un bel bicchiere di latte caldo o una

camomilla dopo cena… un libro e buon riposo!

COME HAI SCOPERTO IL SUP?

Al sup mi sono avvicinata grazie alla mia metà… in un clima di totale relax: il lago

di Bracciano… Pagaiate romantiche tra tramonti incantati con Stefano e

ovviamente con Ira (una dei miei cani).

COM’È STATA LA PRIMA GARA DI RACE?

La prima gara è stata all’evento di San Teodoro, non sapevo proprio cosa dovevo

fare, la mia tavola, una Jimmy Lewis Slice 12.6 e una pagaia Quick Blade… ho

acceso l’iPod e via, ho iniziato a pagaiare… ho anche sgridato qualche baldo

giovine, non rappresentante maschile, che si sedeva sul sup per pagaiare

controvento! Peggio delle femminucce! Il primo podio è arrivato! Mi sono

divertita molto e così ho bissato alla tappa di Chia, dove sono andata per la gara

di wave di kite… e anche qui sul podio!

COSA NE PENSI DELLA SCENA DEL

CAMPIONATO ITALIANO DI SUP?

Penso che quando alle gare parteciperanno atleti che si sono appassionati alla

disciplina comprandosi tavole race per correre, allora lo sport inizierà a

prendere una giusta piega, purtroppo alle gare partecipiamo solo noi atleti

legati alle aziende. Le tappe devono legarsi ad eventi di kite o di surf, o in location

con buona visibilità. Le organizzazioni si devono unire e devono lavorare per

coinvolgere ed avvicinare maggior audience.

TI ALLENI SPESSO SULLE ONDE O IN QUALSIASI ALTRA CONDIZIONE? COME CONCILI I

TUOI IMPEGNI?

Mi alleno sempre al lago, anche perché se dovessi caricare il race sulla mia

macchina decollerei. Quando ci sono le onde me le surfo in kite!

QUALI SONO LE TUE PREVISIONE PER IL SUP IN ITALIA?

Il sup è l’asso nella manica del momento, ma bisogna unire le forze per

promuoverlo al meglio, il messaggio è importante e la comunicazione deve avere

un’unica direzione altrimenti diventa tutto una bolla di sapone… e sai cosa

succede quando fa puff?

LO SAI CHE LA NUOVA TENDENZA DEL SUP IN AMERICA È SURFARE CON LE STRAP?

CHE NE PENSI?

Penso che la fantasia non abbia limite e che ognuno si diverte come meglio

crede… nella società di oggi non manca nulla, né le cose né lo spazio, se hai

spirito, coraggio, curiosità e volontà allora sei padrone di te stesso e puoi

scegliere ogni giorno come colorare la vita.

COSA SUGGERIRESTI A CHI COMMERCIALIZZA IL SUP PER PROMUOVERLO COME SPORT

PER TUTTI?

Innanzitutto di crederci, di metterci passione… la mente umana muove il mondo.

Poi di portare avanti progetti di marketing e comunicazione per promuovere lo

sport… visibilità sui media e tanti tanti report fotografici da espandere a macchia

d’olio… creare eventi piacevoli e far avvicinare più amatori possibili.

CREDI CHE IL SUP SIA UNO SPORT ROMANTICO PER LE COPPIE?

Ah ah ah… ci risiamo! Il mio sup è nato così… poi però per stare dietro a Stefano

ho incominciato a pagaiare “tipo uomo” e tutto il mio essere “femminuccia

romantica” è svanito nel giro di pochi giorni…

DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP!

Stand up!

Page 40: SupTime 4

PARLACI UN PO’ DI TE: CHI SEI, COSA FAI NELLA VITA, LA TUA GIORNATA TIPO…

UNA PICCOLA PRESENTAZIONE CHE FACCIA CAPIRE AI LETTORI CHI È FRANCESCA.

Principalmente una surfista! Per il resto devo ancora finire di studiare, ho fatto

talmente tante cose negli ultimi anni, compreso lavorare che l'università è passata

praticamente all'ultimo posto!

Infatti la giornata tipo non esiste... a seconda di come mi sveglio e se c'è il sole o no

decido cosa fare, visto che lavoro stagionalmente come bagnina/istruttrice di surf e

per lo più studio. Viste le molte passioni che ho non mi alleno regolarmente però

riesco a fare sempre diversi km in MTB fra città e campagna: infatti sono mesi che

la macchina la uso solo per surfare, per il resto bicicletta! Sana ed ecologica! E poi

d'inverno mi alleno in barca a vela con Piero Romeo e faccio anche qualche gara di

match Race. Il mare è il mio principale punto di riferimento ma vivo a 360 gradi

l'ambiente che mi circonda a cui tengo e per il quale lavoro molto.

Sono una persona molto amichevole e mi piace fare gruppo alle gare, infatti mi sono

sempre trovata bene con tutti e tutte le rider... soprattutto negli eventi collaterali,

infatti non c'è mai stata una gara che non sia finita a grigliate e vino!

Insomma sono una persona con la quale si può parlare di tutto, non solo di surf!

COME HAI SCOPERTO IL SUP?

Il sup l'ho scoperto in RRD... i primi prototipi e le prime foto... e poi provandolo in

spiaggia per caso quando c'era sempre la piatta fino a che un amico mi ha fatto

uscire con un po' di ondina... e quindi l'ho inserito nelle cose da fare abitualmente!

COM’È STATA LA PRIMA GARA DI WAVE SUP?

Diciamo che è stato tutto un punto interrogativo! Non sapevo se le altre ragazze

fossero brave o no e poi c'era la risacca di Ansedonia che per uscire non è che ti dia

proprio una mano, eh! E poi, tutte le volte che rimonto sul SUP è come se fossi stata

ferma per mesi! Una fatica all'inizio! Però poi una volta partita mi diverto tantissimo

e la stanchezza si fa sentire solo dopo un po'!

L'unica cosa che mi sono chiesta era se ci fossero stati 2 m d'onda come sarei

arrivata sulla line up... magari ci ripenso alla prossima tappa! A ‘sto giro è andata

bene così!

Tutto dipende dalle condizioni del mare e anche dal livello fisico che vista la piatta

italiana non è mai al top... però sicuramente ero meno agitata e preoccupata di una

qualsiasi gara di long... non so, mi rilassa di più!

LA PRIMA GARA E SEI GIÀ SULLA VETTA DEL PODIO. COME CI SI SENTE?

Siamo solo all'inizio! Sono soddisfatta del mio risultato, non tanto per il podio quanto

per le onde surfate, le difficoltà che credevo di trovare e che invece non si sono

presentate... sono felice! Inizialmente è

stato difficile gestire la pagaia, non sapevo

mai come tenerla e poi anche l'equilibrio è

ancora un po' incerto… sembravo ubriaca!

Comunque una volta sulla line up è più

facile del longboard! Ed anche più

interessante.

E poi ringrazio la RRD per i Sup che mi ha

fornito, senza i quali non avrei potuto fare le

gare e provare a vincere.

COSA NE PENSI DELLA SCENA DEL

CAMPIONATO ITALIANO DI SUP?

Siamo un sacco avanti! La gara che ho visto

metteva a confronto atleti con stili diversi

ma con grinta e stile da vendere, cavolo!

Sembravano in completo feeling con la

tavola e la pagaia, veramente belli da

vedere! Secondo me abbiamo un buon

livello e sono contenta che cresca così

velocemente! Sicuramente non abbiamo

niente da invidiare agli amici europei.

QUALI SPORT PRATICHI OLTRE AL SUP?

Troppi! Ovviamente il surf poi lo snowboard quando capita, il kite quando c'è solo un

po' di “ventolino”, MTB quasi tutti i giorni ma purtroppo non sempre su sterrato,

corsa, pattini, barca a vela, sub, tennis... insomma un po' di tutto!

TI ALLENI SPESSO SULLE ONDE? COME CONCILI I TUOI IMPEGNI?

Se non sono al lavoro esco sempre, o almeno ci provo, sai a volte la coscienza si

sveglia con me la mattina e invece di surfare mi fa studiare!! Comunque mi ritengo

fortunata, esco abbastanza in mare e spesso riesco a conciliare lavoro e studio con

le uscite, ovviamente Nettuno permettendo... non è che sciali nel mandare

mareggiate, quindi ci si accontenta di poco.

Magari se capita, durante l'anno parto qualche giorno per andare a cercare le onde

in Spagna... o in qualche altra parte del mondo; almeno riesco a fare più giorni di fila

di surf!

QUALI SONO LE TUE PREVISIONE PER IL SUP IN ITALIA?

Se continua così sono molto buone! Vedo che questo sport sta prendendo piede

ovunque dai laghi al mare, ai fiumi alle palestre e viene abbinato ad altre discipline;

questo non può che giovargli.

Le ragazze che si avvicinano al Sup sono sempre di più anche per il solo allenamento

e poi è più semplice, quindi spero si svegli presto anche la voglia di confrontarsi con

le altre nella competizione.

All'inizio ero molto scettica, ma col tempo, e vedendo come si è imposto sul mercato,

mi sono ricreduta, e parlo proprio dell'Italia!

Tra l'altro è un buon metodo di allenamento anche per chi non sa surfare... insomma

un accessorio quasi obbligatorio da avere a casa d'ora in avanti!

LO SAI CHE LA NUOVA TENDENZA DEL SUP IN AMERICA È SURFARE CON LE STRAP?

COSA NE PENSI?

Uhm.. con le strap? Non so... io preferisco avere i piedi liberi quando sono sulla

tavola... surf o sup che sia!

Anche perché mi piace essere libera nei movimenti che faccio e questo mi fa sentire

più sicura.

DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP!

Divertente e stimolante!

Una giornata di Sup in giro per le coste oltre che per surfare è un ottimo mezzo di

comunicazione!

38

Page 41: SupTime 4

PARLACI UN PO’ DI TE: CHI SEI, COSA FAI NELLA VITA, LA TUA GIORNATA TIPO…

UNA PICCOLA PRESENTAZIONE CHE FACCIA CAPIRE AI LETTORI CHI È GIORDANO.

Ciao sono Giordano Bruno, ho 24 anni, sono alto 1,80 m e peso 72 kg; sono di

Anguillara Sabazia, un piccolo paese che si affaccia sul lago di Bracciano, in cui

mi alleno e lavoro. Sono innamorato della vita e dello sport. Cerco sempre di

affrontare ogni situazione con le giuste vibrazioni, quelle positive! Credo nel

karma e nel rispetto del prossimo. Attualmente convivo e insegno windsurf,

kayak e stand up ai bambini e agli adulti. Mi dedico allo sport quasi tutto il

giorno, adoro la musica e viaggiare, cosa che grazie al mio lavoro riesco a fare

spesso.

COME HAI SCOPERTO IL SUP?

Durante un viaggio alle isole Hawaii, a Maui vidi la sagoma di un uomo in piedi

all’orizzonte, ma solo due anni fa mio padre si presentò con una tavola e una

pagaia … e da lì, tutto ebbe inizio!

COM’È STATA LA PRIMA GARA DI RACE?

La mia prima gara si svolse a circuito iniziato con un gruppo già unito di atleti.

Fu facile inserirmi in quell’ambiente, sano e divertente. Mi servì molto per capire

che livello c’era in Italia e in che modo potermi preparare. Fu divertente e

dinamico, un ottimo primo approccio.

LA PRIMA GARA E SEI GIÀ SEI SULLA VETTA DEL PODIO. COME CI SI SENTE?

Dopo un primo anno di competizioni e allenamento comincio a raccogliere

qualche frutto, sinceramente la sensazione che dà la vittoria mi è veramente

piaciuta e grazie a questi risultati ci sono stati vantaggi sia a livello personale

che a livello lavorativo. Alle spalle ho un’azienda che crede in me e nel mio club

aiutandomi a promuovere lo Stand up paddle sul nostro territorio.

COSA NE PENSI DELLA SCENA CAMPIONATO ITALIANO DI SUP?

Nel panorama agonistico nazionale negli ultimi anni si stanno organizzando

numerosi eventi. Sono soddisfatto per la crescita dello sport, e soddisfatto per

la serietà e l’impegno degli atleti che competono in questi eventi. C’è serietà,

dedizione e sano spirito di competizione all’interno di questo mondo.

QUALI SPORT PRATICHI OLTRE AL SUP?

Ho sempre praticato sport, in particolare lo snow, il windsurf e il kayak, attività

che hanno favorito la pratica del sup.

TI ALLENI SPESSO SULLE ONDE O IN QUALSIASI ALTRA CONDIZIONE? COME CONCILI I

TUOI IMPEGNI?

Il mio allenamento si basa su condizioni di flatwater (paddling), wave e

downwind. Conciliare la carriera sportiva con quella lavorativa non è sempre

facile, per questo motivo sono grato dell’impegno e della disponibilità dei miei

genitori, degli amici e dello staff che mi sostiene.

HAI UN ATLETA IN PARTICOLARE A CUI TI ISPIRI?

Sì, un’atleta a cui m’ispiro c’è: Danny Ching secondo me possiede la giusta

tecnica di pagaiata nella disciplina race. È un grande canoista e atleta.

QUALI SONO LE TUE PREVISIONE PER IL SUP IN ITALIA?

Ho notato una crescita esponenziale in questo sport negli ultimi due anni, e un

interesse e una curiosità sempre maggiore da parte della gente. Il mio club ed

io stiamo spingendo con fiducia e tanta passione per la diffusione e promozione

dello Stand up sul nostro territorio.

LO SAI CHE LA NUOVA TENDENZA DEL SUP IN AMERICA È SURFARE CON LE STRAP?

COSA NE PENSI?

Fin dall’inizio ero certo che ci sarebbe stata una grossa evoluzione nelle tecniche

e nei materiali: come la tavola gonfiabile e le strap. Ho intenzione di provare ogni

nuova modifica e scoperta nell’ambito sportivo.

COSA SUGGERIRESTI A CHI COMMERCIALIZZA IL SUP PER PROMUOVERLO COME SPORT

PER TUTTI?

Nella vendita di un prodotto è sempre importante conoscerlo a fondo, quindi un

consiglio che do ai promoter è di credere di più nello Stand up come vera pratica

sportiva, non solo come prodotto commerciale o come business.

IL SUP COME RECUPERO SOCIALE, LA TROVI UNA COSA INTERESSANTE?

Sì, trovo la cosa molto interessante e sono a conoscenza di associazioni che già

praticano recupero sociale e riabilitazione tramite il contatto con l’acqua e

l’attività di gruppo. Anch’io spero di riuscire a dedicare qualche giornata per

attività da svolgere nell’ambito del sociale attraverso lo stand up!

CREDI CHE IL SUP SIA UNO SPORT ROMANTICO PER LE COPPIE?

Sì! Essendo molto semplice da praticare sia per gli uomini sia per le donne, può

essere un punto d’incontro per le coppie che desiderano farsi passeggiate in

acqua e, perché no, un tramonto romantico.

DUE PAROLE PER DESCRIVERE IL SUP!

Per me il sup è uno stile di vita, una valvola di sfogo, contatto con la natura e

meditazione.

39

Page 42: SupTime 4

40

Cosa dice l’azienda costruttrice

Una grande tavola per pagaiare semplicemente o surfare. Il 10'6 "è l'ideale per

surfare onde di tutte le dimensioni. È una misura perfetta per tutti i tipi di rider

che vogliono una tavola facile e stabile.

Lo shape

L'ATR ha uno scoop non molto pronunciato, con bordi moderati in prua e che si

allargano in prossimità della zona piedi per una buona galleggiabilità. Il rocker

non spinto e la coda square, facilitano la galleggiabilità sul parte posteriore

della tavola. Lo shape della coperta è molto interessante, sezione monoconcava

in prua, piatto al centro della tavola e V in poppa, requisiti fondamentali per un

All Round.

In acqua

È la tavola più piccola della linea ATR che per Hobie identifica le All Round, è la

misura più venduta al mondo per tutte le aziende. Il 10’6” è ben bilanciato per il

trasporto in acqua e facilita di molto l’approccio con lo sport, la sua poppa squa-

re dà una stabilità in coda tale da poter correggere gli errori. Le persone che

non hanno molta pratica noteranno il rollio, ma dopo pochi minuti entreranno in

sintonia con la tavola. I suoi quasi 170 litri infondono un senso di galleggiabilità

molto consistente.

In Cruising

È una tavola che in cruising va molto bene, chi conosce le linee d’acqua sa che la

sua larghezza è studiata per un deflusso molto veloce. In pagaiata è molto velo-

ce, molto interessante se pensiamo che parliamo di un 10’6” e che è la misura

ibrida per eccellenza. La pinna è abbastanza grande da eliminare l’effetto Row. Il

rocker non molto pronunciato tende a far aderire molto bene la carena della

tavola con l’acqua. Questa caratteristica la rende veloce, stabile e facile da mano-

vrare; buona la distribuzione del volume.

In wave riding

È la misura preferita da chi ha testato la tavola, leggera e maneggevole risulta

essere un vero giocattolo sulle onde, la sua poppa aiuta molto sul passaggio da

mure a mure. Durante il take off l’effetto risacca non si percepisce molto grazie

alla sua larghezza e al suo out line. Nonostante il suo rocker non sia spinto, la

prua non si ingavona facilmente. Si posiziona bene anche nei bottom, se vi piace

essere radicali la tavola acconsentirà ad ogni vostra esigenza, se invece vi piace

essere loose nella surfata noterete quanto sia simile ad un longboard. Noterete

che il pumping potrete farlo anche senza la pagaia, la tavola risponderà ai vostri

comandi con molta facilità.

Giudizio finale

Tavola dedicata a chi vuole un buon compromesso tra onde e cruising. I princi-

pianti potranno essere un po’ in difficoltà all’inizio ma dopo qualche minuto si

adatteranno con molta facilità. È il giusto connubio per chi non vuole avere due

tavole. Se volete una misura che vi permetta di divertirvi sempre, questa è la

tavola che state cercando.

HOBIE 10'6 ATR

Azienda produttric e: Hobie

Nome tavola: 10’6” ATR

Disponibile in: unica costruzione EPX e vari colori (verdone, giallo,

rosso, celeste)

SCHEDA TECNICA

Lunghezza: 10'6"/ 320 centimetri

Larghezza: 28,87"/ 73,03 centimetri

Spessore: 4,5"/ 11.43cm

Tail With: nd

Peso: nd

Volume: 169,71 litri

Tipo di tavola: All Round

Pinne in dotazione: Hobie Fins 3

Tipo di attacco pinna: us box per la centrale, Fcs per le laterali

Pad: per della tavola

Pagaia in dotazione: NO

Scassa vela: NO

Page 43: SupTime 4

STARBOARD THE IMPOSSIBILECosa dice l’azienda costruttrice

Questa nuova forma dalle linee compatte e radicali, detta le regole in materia di

manovrabilità nel Paddleboarding. Tavole così piccole da poter stare in piedi con

una pagaia in mano non si sono mai viste. L’Impossible può essere una soluzio-

ne per i surfer che amano le tavole short, tanto da poter garantire una nuova

generazione di Sup-Surfer. È l’ideale per i rider che non superano i 75 kg, nella

versione 2011 è cambiato lo shape sia in poppa che in prua. Maggior controllo,

stabilità e tenuta di rail per surfate radicali. Una coda più ampia e sottile e un

naso flottante e generoso per un tavola estremamente radicale.

Lo shape

Design unico nel suo genere, scoop leggero e nose molto tondeggiante e abbon-

dante. Bordi tondi e rail prosperosi dal nose sino a ¾ della tavola, finiscono in

poppa stretti quanto un surf di pari misure. Attacco Us Box per la pinna centra-

le e fcs per le altre 4, varie possibilità di configurazione dal single fin al quad.

Poppa round pin e rocker moderato per una tavola aggressiva. Maniglia posizio-

nata al centro della tavola e ben equilibrata. La coperta della tavola ha uno shape

standard, piatta per ¾ dal nose e con un leggero V sul restante quarto. Questo

ci fa capire quanto per una tavola difficile servano linee moderate o classiche.

In acqua

L’Impossible è una tavola studiata per le onde medie ma verticali. I suoi 30 polli-

ci di larghezza offrono una stabilità molto precaria. Il rollio è sostenuto ma se

consideriamo che siamo in piedi su un 6’6” direi che va bene. Se pesate più di 75

kg non è la tavola che fa per voi.

In Cruising

Non meravigliatevi se la tavola ha un effetto row considerevole, il cruising non è

la sua specialità. Nonostante possiate cambiare la pinna e montarne una più

lunga non risolverete di molto il problema. Non ostinatevi a fare ciò per cui la

tavola non è stata progettata.

In wave riding

Il wave è la sua disciplina, studiata per onde medie fino a 3 metri l’Impossible

può farvi divertire senza compromessi. La tavola durante la fase di take off sem-

bra risentire molto la risacca dell’onda, ma una volta partiti sembra di essere su

un surf da onda. È incredibile il modo in cui i rail generosi riescono a dare sta-

bilità in surfata, tanto da poter rendere inutile l’utilizzo della pagaia. Il tail affila-

to vi permetterà di slashare come avete sempre sognato, e vi permetterà di pom-

pare per poter aggredire il lip che state mirando.

Giudizio finale

L’Impossible è una vera rivelazione nel wave, testato sia in condizione di vento

attivo sia in scaduta, è risultato davvero interessante. È indicato per un rider

esperto e con peso non superiore a 75 kg, in grado di poter gestire una tavola

che scalcia come un cavallo selvaggio. Se pensate che possa essere la vostra

prima tavola, cambiate idea a meno che non siate più forti di Zane Schweitzer.

CRUISING

STABILITÀ

VELOCITÀ

WAVE

COSTRUZIONE

DOTAZIONE

PESO

ROW

Azienda produttrice: Starboard

Nome tavola: The Impossible

Disponibile in: Blue AST, Candy AST, Silver AST

SCHEDA TECNICA

Lunghezza: 6’6” / 198,1 centimetri

Larghezza: 30” / 76,2 cm

Peso: 5,5 kg

Spessore: 4.5” / 11,4 cm

Volume: 113 L

Tipo di tavola: Wave

Pinne in dotazione: 4

Tipo di attacco pinna: Us Box centrale, FCS laterali

Pad: per ¾ della tavola solo per le versioni Candy e Silver

Page 44: SupTime 4

42

Cosa dice l’azienda costruttrice

Il Cruise Control è la tavola All Round da cui tutto ebbe inizio e tutt’ora resta il best sel-

ler della gamma JL. È la risposta per il 90 per cento dei rider che vogliono una tavola

facile, ed è l’11 il numero magico per principianti e rider fino a 95 kg. Ha una buona

scorrevolezza su acqua piatta ed è un’ottima tavola tra le onde. Il meglio che ci possa

essere per i due mondi. Viene fornito con una pinna centrale, pad integrato e maniglia.

Lo shape

Il modello Jimmy Lewis All Round 11’0 deriva direttamente dall’ultima generazione di

long board denominati nose rider. La tavola ha una forma equilibrata e l’outline confe-

risce molta velocità e scorrevolezza, consentendo con facilità l’esecuzione di notevoli

manovre old style. Il bordo non ha sezioni a spigolo, la carena è piatta per tutta la tavo-

la, ricoperta da un comodo grip in EVA. Lo scoop è moderato, la coperta è prevalente-

mente piatta, mentre il rocker in coda risulta appena accentuato, con una V in poppa.

In acqua

La stabilità rende merito al nome, la tavola risulta molto stabile e sicura, il rol-

lio è leggero, quasi impercettibile e in pagaiata il beccheggio sembra essere ine-

sistente. È di sicuro una tavola adatta a molteplici condizioni dal flat water al

white water. Lo scoop pronunciato permette alla tavola di non imbarcare acqua.

Ottima out line e uno shape che vale la pena di provare.

In cruising

Il suo shape molto “long” rende facilissime le passeggiate, la tavola si comporta

bene anche in condizione di mare mosso o con chop. Se siete amanti del vento in

poppa, la pinna notevole e i bordi sostenuti, vi permettono di seguire un binario.

L’effetto row è molto leggero e quindi potrete allenarvi in sessioni dedicate alle

vostre spalle con intervalli regolari. Le dimensioni conferiscono stabilità e sicurez-

za anche al neofita, mentre il rider esperto potrà sicuramente trarre più vantaggi.

In wave riding

Non fatevi ingannare dalle dimensioni e dal nome, la tavola vi permetterà di sur-

fare onde grandi senza darvi problemi. Adatta a chi vuole iniziare a staccare dei

take off da urlo, ma sicuramente anche il rider esperto saprà farla girare a suo

piacimento nonostante la sua mole. La pinna vi permetterà di non perdere il grip

sul face, ma se volete giocare con i 360 ed helicopter, vi consigliamo di cambiar-

la con una più piccola. Il rocker leggermente pronunciato in coda con una V pre-

sente, fanno si che la tavola possa partire radicalmente sulle onde, potendo ese-

guire delle curve strette. Il passaggio da un rail all’altro potete facilitarlo con la

pagaia e noterete da subito come anche sulle onde risulti molto stabile.

Giudizio finale

È una tavola All Round a tutti gli effetti, si adatta molto bene a qualsiasi condizio-

ne, la stabilità e il poco rollio la rendono facile anche ai neofiti. Il suo aspetto

molto elegante e lucido potrà trarvi in inganno, è una tavola molto robusta e resi-

stenze, anche agli urti di pagaia. Il poter utilizzare questa tavola in diverse con-

dizioni è sinonimo di studio approfondito e dettagli curati. Se volete un’ottima All

Round il Cruise Control è la tavola che fa per voi.

JIMMY LEWIS CRUISE CONTROL

Azienda produttrice: Jimmy Lewis

Nome tavola: Cruise control

Disponibile in: unica costruzione ma vari colori blu, verde, rosso, giallo

SCHEDA TECNICA

Dimensioni: 11’0 x 30“ x 4”1/2 / 330cm x 76,2cm x 11,4cm

Lunghezza: 11’0 / 330cm

Tail With: 11”1/4 / 28,2cm

Larghezza: 30” / 76,2cm

Peso: 11,2 kg

Spessore: 4”1/2 / 11’4cm

Volume: 180 litri

Tipo di tavola: All Round

Pinne in dotazione: una

Tipo di attacco pinna: US box

Prezzo: 1589.00 euro

Pad: Black 3M per ¾ della tavola

Pagaia in dotazione: NO

Scassa vela: NO

Page 45: SupTime 4

43

La nuova sfida targata Jimmy Lewis non poteva che ripartire dalla classe 14'0.

Il Sabre Race 14'0 x 27" x 287 litri, è sviluppato per dare il massimo in tutte le

condizioni di acqua, dal choppy al flat, al down wind /up wind.

Questa è la tavola Stand up race che ha richiesto il maggior sviluppo da parte

di Jimmy Lewis.

La nuova concezione è tesa a concepire una barca che sfrutti al massimo tutti i

420 cm della carena per sviluppare la maggiore velocità possibile.

La linea del Sabre appare subito molto filante e ben equilibrata, lo spessore

massimo di 7" è mantenuto per gran parte della sua lunghezza, con la poppa

pintail che si mantiene sempre molto alta.

La carena ha una V molto pronunciata in prossimità della prua per divenire

piatta già prima del centro tavola e terminare con una leggera V finale.

Secondo il Jimmy Lewis pensiero le carene delle Sup board race non devono

avere particolari multi concavi, essendo più lente e non plananti rispetto alle

tavole da Windsurf o da surf devono avere meno differenze di superficie possi-

bile in carena per non rallentarne l'azione, la forma deve essere estremamen-

te lineare e fluida e solo nella parte finale della prua essa deve diventare una

lama per affettare il mare.

La coperta si abbassa leggermente e non in maniera esasperata in stile "vasca"

nella zona centrale per dare modo al Paddler di avere il massimo controllo e far

scivolare via anche l’eventuale poca acqua che si imbarca specie in condizioni

up-wind, di conseguenza è stato migliorato l'angolo di coperta per rendere più

confortevole la posizione dei piedi nei lunghi percorsi race.

Il bordo si presenta estremamente scatolato con angolo di 90 gradi secco per

il 70% della lunghezza. La larghezza massima è di 27" dopo varie prove esegui-

te con prototipi varianti tra i 25" e 28".

Anche la scelta del litraggio ottimale del Sabre ha richiesto un notevole lavoro

di ricerca. Nella testa di Jimmy Lewis il volume non doveva superare assoluta-

mente i 300 litri, e dopo un massiccio lavoro di rifinitura dello spessore della

coperta specie nella zona di prua è riuscito a fissarne in 287 litri il definitivo

volume.

Il Sabre dispone della nuova costruzione in sandwich ultra light per essere

ancora più leggera e rigida, il peso si attesta intorno ai 12,3 kg.

Tre le possibili varianti di colore: grigio, rosso, arancione.

Il Sabre 14'0 è senza compromessi una Stand Up race per correre veloce, molto

veloce nel pieno della tradizione Jimmy Lewis!!!

JIMMY LEWIS SABRE 14'0

Jimmy Lewis Sabre 14’0

Dimensioni: 14′0 X 27″Peso: 12.3 kg

Pinna: Tracker 8″

Page 46: SupTime 4

44

Cosa dice l’azienda produttrice

Il K15 realizza una completa rivoluzione nel campo delle tavole da sup. È stata proget-

tata e realizzata da uno dei più grandi designer del nostro tempo, Jim Drake, il quale

ha creato una tavola estremamente efficiente, facile e veloce. Lo scafo leggermente

arrotondato sott'acqua con un naso affilato fornisce una sensazione fantastica su

acqua piatta. La forma racing rende la tavola molto veloce e morbida anche sul chop.

Nonostante le sue caratteristiche, la tavola si comporta bene anche sulle onde. Le

prese d'acqua per la ventilazione sono progettate in modo tale da poter aprire e chiu-

dere, con il tocco delle dita, le valvole vanno chiuse per acqua piatta e aperte per

acqua mossa. I tasselli presenti, sia nella parte anteriore sia nella parte posteriore

della tavola, servono per poter legare borse o zaini. Il K-15 può diventare una tavola

da windsurf per vento leggero grazie alla possibilità di poter attaccare la vela, simile

alla gamma Serenity di Starboard. Non richiede una vela gigante, non richiede com-

petenze di livello professionale, necessita di una bava di vento per una esaltante pas-

seggiata sul mare.

Shape e caratteristiche della tavola

Scafo leggermente arrotondato sott'acqua con un naso affilato, prese d’acqua stu-

diate per l’uscita dell’acqua dalla tavola, parte bassa dei rail arrotondata e dolce,

leggerissimo rocker quasi impercettibile, poppa a punta per un deflusso estrema-

mente veloce.

In acqua

Il K15 è una tavola indicata per chi ama il race o la velocità in pagaiata. La sua larghez-

za non offre nessuno ostacolo alla fluidità nell’acqua e accentua il suo già esteso equi-

librio garantendo stabilità, sicurezza e divertimento. È adatta anche al cruising, il

modo in cui è stata lavorata la rende una tavola versatile e adatta a diversi usi visto

l’attacco della vela da windsurf.

Crusing

Il suo nome è sinonimo di velocità, sicurezza e divertimento. Per gli amanti del race la

tavola risulterà molto veloce e scorrevole, un bolide sotto i piedi che necessità di un

vero pilota. Il timone presente sulla tavola all’altezza piede è facile da usare e molto

intuitivo, con la possibilità di poterlo sensibilizzare da morbido a duro con un sempli-

ce passaggio di mano o anche in navigazione con il piede stesso.

Questa tavola eccelle nella sua quasi assenza di effetto row (tendenza della tavola a

girare dalla parte opposta a quella di pagaiata), e il suo shape in prua vi permetterà

di non imbarcare acqua in coperta aumentando la vostra velocità. Beccheggio legge-

ro in caso di mare molto mosso e rollio impercettibile.

Windsurf riding

Con una vela montata il K-15 si trasforma in un missile, testato con una brezza di 13

nodi è stato davvero sorprendente quanto a velocità. La tavola risulta essere molto

comoda anche con una vela, bisogna solo aggiungere la deriva in quanto con la pinna

piccola non regge la planata. Per gli amanti della vela il K-15 è un ottimo compromes-

so, i suoi rail molto tondi e generosi possono far effettuare dei cambi di mura molto

veloci. Si avvicina molto ad una tavola Slalom e nel complesso è divertente.

Wave riding

Non è una tavola indicata per il wave riding, consigliamo a coloro che volessero pro-

vare di non azzardare su onde grosse, di non attaccare il leash alla caviglia e di pro-

vare in un luogo non frequentato da bagnanti in quanto lo shape della tavola molto

veloce la farebbe planare senza controllo.

Giudizio finale

È una tavola indicata per il race, il light wind con vela da windsurf o per una meravi-

gliosa passeggiata lungo i litorali della costa. Il prodotto è indicato anche per la fami-

glia vista la comodità che offre.

CRUISING

STABILITÀ

VELOCITÀ

WAVE

COSTRUZIONE

DOTAZIONE

PESO

ROW

STARBOARD K-15

Azienda produttrice: Starboard

Nome tavola: K-15

Disponibile in: Carbon e Technora (Red Stripe Full PVC Sandwich and

Blue Stripe full Epoxy, Glass, EPS with wood veneer standing area)

Dimensioni:

Lunghezza: 15” / 457 centimetri

Larghezza: 30” / 76,2 centimetri

Peso: 13 kg

Spessore: 7.3"/ 18,6 centimetri

Volume: 228 L

Tipo di tavola: race

Pinne in dotazione: 3

Dotazione: set pinne completo per race

Scassa vela: si

Attacco leash: 1

Attacco di trazione prua carena: no

Posizione sulla tavola di remata acqua piatta: si

Posizione sulla tavola di remata su onda: si

Tasselli di ancoraggio in coperta: si

Timone: si

Pad: coperta per ¾ della tavola

Page 47: SupTime 4

45

Programma: PRO WAVE

RRD ha sviluppato una nuova gamma di tavole totalmente dedicata al wave. Si trat-

ta di tre nuovi shape con caratteristiche derivate evidentemente dal surf da onda

e dedicate ad un preciso programma di utilizzo. La Super 7’11” è una tavola dallo

shape ultracompatto, con larghezza massima piazzata bene avanti, con lo scopo di

rendere più facile il take off anche con una tavola tanto corta. L’outline corta e com-

patta in combinazione con la stretta poppa roundtail permette alla tavola di esse-

re fluida, radicale e immediata da far girare, proprio come una tavola da surf.

Questo shape è fatto per surfare dimenticandosi quasi che si ha una pagaia fra le

mani! La Super 7’11 è caratterizzata da un set up di pinne che permette di surfare

con assetto Trifin o Quad a seconda delle condizioni e dello stile del rider.

La Super 8’11 e 9’11 sono basate sullo stesso shape ad alte prestazioni del 7’11

ma visto che hanno un design dalla forma un po’ più allungata, sono state confi-

gurate per essere utilizzate con assetto Thruster. Entrambi questi shape sono

caratterizzati da una larghezza che rende semplice la pagaiata e il take off sul-

l’onda e la poppa stretta permette di esaltarne le caratteristiche di surfata.

RRD SUPER 7’11 TESTED FOR YOU BY PIETRO PACITTO

Il nuovo Super 7'11 di RRD ha uno shape e design per il puro wave adatto a pesi

non superiori ai 75 kg. Una tavola da SUP corta per Bottom e Cut Back stretti sulla

parete dell’onda. Richiede sicuramente delle buone capacità da parte del rider,

non è la tavola per tutti ma per chi cerca il massimo nella surfata. Questa tavola

si trova a proprio agio sulle onde di medie dimensioni grazie alle sue doti di mano-

vrabilità, è molto veloce e personalmente ne prediligo l’utilizzo tri-fin. La conduzio-

ne di questo SUP si avvicina molto allo stile del surf shortboard, e possiamo defi-

nirlo il nuovo step del supriding. È la tavola ideale per chi sa stare sulle onde e

vuole il massimo delle performance!

RRD SUPER SUP CLASSIC

MODEL SIZE (IN INCHES) FINS VOLUME (LT)

SUPER 7’11” Classic 7’11’’ x 29 1/2’’ x 4” 1 x 7” hi-perf wave US + 1 quad set polyester 110

SUPER 8’11” Classic 8’11’’ x 29 1/2’’ x 4” 1 x 7.25” hi-perf wave US + 2 Side G-5 127

SUPER 9’11” Classic 9’11’’ x 30’’ x 4” 1 x 7.5” hi-perf wave US + 2 Side G-5 144

SUPER 7’11” Classic SUPER 8’11” Classic SUPER 9’11” Classic

RIDER: Pietro PacittoTAVOLA: RRD SUPER 7'1''

SPOT: Point break Fregene (RM)

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46

É dal 2006 che Red Paddle ha lanciato sul mercato i primi SUP gonfiabili per offri-

re ai rider esperti e non la comodità di una tavola che si trasporta in una sacca,

con caratteristiche di surfata simili alle tavole di costruzione classica.

L’Air Block é una tecnologia composta da migliaia di filamenti posti perpendico-

larmente tra fondo e coperta della tavola, gonfiando il SUP essi si mettono in ten-

sione ed e così che le tavole Red Paddle hanno una rigidità simile a quelle di

costruzione classica.

Lo shape é ispirato appunto a tavole in epoxy con una prua larga per garantire

buona stabilità e una poppa studiata per surfare le onde.

Il peso ridotto e la facilità di trasporto, grazie alla pagaia che attaccata alla tavo-

la diventa una maniglia, la rendono una tavola a misura di tutti, infatti adulti e

bambini, esperti e meno esperti possono divertirsi nel prendere le onde o farsi

una pagaiata al tramonto.

RED PADDLE SUP GONFIABILE

Page 49: SupTime 4

47

TESTED FOR YOU

Abbiamo testato per voi la Red Paddle, il montaggio è

molto semplice: basta tirarla fuori dal pratico zaino e

srotolarla, poi con la pompa inclusa nel kit la si gon-

fia fino a raggiungere la pressione di 1 atm indicata

sul manometro. La pagaia leggera e rigida si monta

facilmente in pochi istanti. L’operazione richiede

pochi minuti.

La prova in acqua:

Sul chop del lago si muove velocemente ed è stabile

e allo stesso tempo maneggevole; in mare invece in

condizioni di mare con onda appena formata abbia-

mo constatato che è un mezzo divertente e facile da

usare che toglie grandi soddisfazioni anche a rider

meno esperti. L’assenza di maniglie sporgenti, ci per-

mette di poter pagaiare anche da sdraiati e usare i

nostri SUP anche come longboard.

1) Aprire la valvola e premere il pulsante ruotandolo. 2) Piegare

la tavola dalla prua alla poppa per fare uscire l’aria. 3) Premere

con le ginocchia per far us-cire l’aria. 4) Piegare fino alle pinne e

poi chiudere la valvola. 5) Girare la tavola. 6) Arrotolarla da poppa

verso prua. 7) Arrotolare la tavola il piu stretto possibile. 8)

Posizionare la cinghia. 9) Allacciare la cinghia. 10) Mettere in ver-

ticale la tavola e infilare la sacca. 11) Smontare la pagaia e infi-

larla nella sacca. 12) Porta la RED PADDLE sempre con te!

CARATTERISTICHE

• Costruzione Air Block con gonfiaggio ad 1atm

• Unica valvola ad alta pressione

• 3 pinne integrate

• Anello posteriore per il leash

• Anelli in velcro porta pagaia che durante il

trasporto diventa la maniglia

• Coperta in EVA per garantire buon grip duran-

te la surfata

• Assenza di maniglie rientranti o sporgenti sotto i

piedi e di qualsiasi cosa possa farci inciampare.

Le tavole vengono fornite con sacca e pompa

dotata di manometro per gonfiare il vostro Red

Paddle alla pressione corretta.

Disponibile anche la pagaia Red Paddle super-

leggera, con la pala in vetroresina e il manico in

alluminio allungabile.

Red Air TensixLunghezza: 10’6” (323 cm)

Larghezza: 32” (81 cm)Rider: fino a 110 kg da principianti ad espertiCampo di utilizzo:all round, onda da piccola a media

Red Air NinefourLunghezza: 9’4” (286cm)Larghezza: 30” (76 cm)

Rider: fino a 110 kg Campo di utilizzo: onde da 30 cm in su

DISPONIBILE IN DUE MODELLI:

Page 50: SupTime 4

48

La pagaia ha diverse caratteristiche, qui di seguito specificate: Blade (pala), la

superficie o area della pala, shaft (albero), handler (maniglia o oliva), flex

(flessibilità), reflex (risposta della pagaia alla flessione), l’inclinazione della pala e i

materiali di costruzione.

LA PALA (BLADE)

La pala della pagaia è la parte fondamentale e si misura in pollici sia in larghezza

che in lunghezza. Conseguenza naturale è che più grande sarà la pala e più

resistenza opporrà all’acqua sprigionando più potenza; più piccola sarà la pala,

meno resistenza opporrà all’acqua e meno potenza sprigionerà. In linea di massima,

questo discorso potrebbe andare bene, ma dal 2011 le aziende hanno iniziato a

shapare anche le pagaie realizzando un rail al centro della pala al fine di creare un

binario su cui la pagaia defluisca parallelamente alla tavola. Le pagaie che, invece,

non hanno il binario, possono essere utilizzate per altre attività, come di seguito si

avrà modo di comprendere meglio. Le pale durante la fase di pagaiata subiscono

una leggera flessione che è difficile notare in acqua, ma è possibile notare a secco.

La superficie, o area della pagaia, è l’estensione della pala: in rapporto ad essa varia

la quantità di acqua spostata ad ogni remata. Più ampia sarà la superficie, più forza

sarà necessario imprimere per pagaiare e viceversa.

L’ALBERO (SHAFT)

Lo shaft della pagaia ha il compito di lavorare sul pescaggio dell’acqua e ha una

lunghezza, una flessione e risposta alla flessione i quali potranno incidere sulla

nostra schiena. La flessibilità dell’albero è cosa imprescindibile tanto che se l’albero

non dovesse essere flessibile, sarebbe necessario scaricare sulle gambe il nostro

movimento per non affaticare la schiena. Al contrario, se l’albero dovesse essere più

flessibile, la nostra schiena risentirebbe meno della fatica. Molte aziende hanno

iniziato a realizzare alberi con flessibilità variabile, al fine di riuscire ad assemblare

la propria pagaia ideale. Un piccolo dettaglio và ricordato: più lungo sarà l’albero più

flessibilità avrà la pagaia, più corto sarà l’albero meno flessibile sarà la pagaia. Il

reflex della pagaia è la risposta alla flessibilità, serve nel momento in cui stiamo

svincolando la pagaia dall’acqua (chiamato anche scarto) ed è direttamente

proporzionale alla flessibilità.

LA MANIGLIA (HANDLER)

L’handler, o maniglia della pagaia, è la parte che più viene utilizza. Dal 2011 molte

aziende si sono specializzate nella produzione di maniglie ergonomiche in plastica

sostituendole a quelle dritte. Nel top di gamma, si possono avere maniglie in

carbonio o addirittura rivestite in eva per un comfort maggiore. Dettaglio da non

trascurare è l’inclinazione della pala. Si producono pagaie con un’inclinazione da

0 a 12°, anche se alcune aziende stanno provando a testare inclinazioni più spinte.

L’angolo di inclinazione serve per andare a pescare più acqua in avanti, ma

bisogna fare molta attenzione al fatto che la propulsione efficace della pagaia

Page 51: SupTime 4

49

l’abbiamo quando la nostra tecnica di pagaiata ostacola il movimento della tavola.

Al fine di comprenderne più facilmente il significato, è conveniente far riferimento

al momento in cui la pagaia sta entrando in acqua: se l’angolo di incidenza

superasse i 12 gradi, la pressione impressa alla pagaia sarebbe tale da abbassare

la prua schiacciandola in acqua e rallentando la nostra corsa. Analoga situazione

per la fase di svincolo, durante la quale se dovesse venire ritardata la forza

impressa dalla pagaia, conseguenza diretta sarebbe quella di un abbassamento

della poppa che finirebbe col rallentare la nostra andatura. Diversi sono i materiali

di costruzione delle pagaie: plastica, gamma base per iniziare, fibra di vetro,

gamma intermedia, resina e carbonio, gamma medio alta, legno e carbonio, top di

gamma. Questa vasta gamma di materiali e prezzi offre la possibilità di poter

acquistare la pagaia che meglio si adatta alle nostre esigenze tecniche ed

economiche. Al momento dell’acquisto della pagaia si sconsiglia vivamente di

tagliarla (a meno che non sappiate la vostra lunghezza personale). Detta

operazione di taglio potrà essere eseguita solo dopo essere entrati in acqua:

usarla aiuta a capire dove poterla tagliare.

Data questa piccola premessa, si può procedere con l’analisi specifica di quattro

diversi tipi di pagaia: race, wave, cruising e white water.

LA PAGAIA RACE

La pagaia race deve avere una lunghezza che va dai 23 ai 30 cm (compresa di pala e

oliva), più alta del paddler. L’albero sarebbe preferibile in carbonio o legno, per una

buona risposta e un’ottima prestazione. È anche vero però che con i materiali

innovativi, la media gamma, misto fibra di vetro e carbonio si comporta

discretamente bene. La superficie della pala race può variare dai 99 in 2 a 110 in 2;

la forma della pagaia race è di solito molto definita, un po’ squadrata con angoli

arrotondati e shape con outline che faccia defluire molto lentamente l’acqua.

L’handler è preferibile averla ergonomica con inclinazione della pala race da 0 a 12°.

Da ricordare: le lunghezze delle pagaie sono esclusivamente soggettive.

LA PAGAIA WAVE

La pagaia wave può avere una lunghezza variabile dai 17 ai 22 cm (compresa di pala

e oliva) più alta del paddler. È preferibile avere una pagaia più corta in quanto,

durante la fase di take off, si pagaia con una frequenza maggiore. L’albero è

preferibile in carbonio o legno, per una buona risposta ed un’ottima prestazione.

Vero è che, nell’ultimo anno, molte aziende hanno sviluppato modelli ad hoc per il

wave in resina e fibra di vetro e questo perché il carbonio, in fase di eccessivo e

vigoroso sprint, potrebbe anche rompersi. La superficie della pala wave può variare

dai 90 in 2 a 100 in 2, la forma molto arrotondata e shape con outline che faccia

defluire più velocemente l’acqua spostata. L’handler è preferibile averla ergonomica

con inclinazione della pala race da 0 a 12°.

LA PAGAIA CRUISING

La pagaia cruising può avere una lunghezza variabile dai 21 ai 25 cm (compresa di

pala e oliva) più alta del paddler. È preferibile avere una pagaia di lunghezza

intermedia in quanto il cruising è lo spirito esploratore dello stand up. I materiali

non devono necessariamente essere ricercati, l’importante è che siano affidabili.

L’inclinazione della pala è standard e va da 0° a 12°, lo shape nel 80% dei casi risulta

quasi piatto. La maniglia potrà essere a forma di T senza grandi pretese in quanto

quello che andremo a fare non sarà impegnativo, ma piacevole. Quindi, la verità e

che qualsiasi pagaia per il cruising va bene.

LA PAGAIA DA WHITE WATER

L’ingresso del sup in un nuovo mercato ha fatto si che le aziende iniziassero a

pensare di sviluppare pagaie per il white water (comunemente chiamato fiume). Al

momento solo 2 aziende hanno sviluppato pagaie ad hoc, ma presto numerose

saranno le aziende che si adatteranno alle sempre più numerose richieste di

mercato. La lunghezza della pagaia varia dai 15 ai 22 cm (compresa di pala e oliva),

più alta del paddler. La pagaia così corta è indicata, essendo il paddler piegato sulle

gambe per molto tempo. In più il paddler deve, necessariamente, poter cambiare

mano molto velocemente e, all’occorrenza, poter pagaiare con intensità.

L’inclinazione della pala, in questo caso, si abbassa da 0°a 10 gradi. I materiali per la

costruzione vedono il legno tra i migliori, ma la resina con fibra di vetro e

impiallacciatura in legno vede affermare il proprio successo. La maniglia indicata è

una T senza compromessi!

PAGAIA RACE

PAGAIA WAVE PAGAIA CRUISING

Page 52: SupTime 4

50

La bassa pressione lampo che ha investito la Sardegna si è fermata a circa 12 miglia

dalla costa garantendo raffiche di vento intorno ai 22 nodi per tutta la notte ed uno

swell di circa 4 metri che ha permesso una buona riuscita della gara. Il semaforo

verde è scattato poche ore prima della competizione ed in un tempo rapidissimo

l’Italia intera si è mobilitata per non mancare all’evento Wave più rappresentativo. I

16 atleti si sono presentati puntualissimi e hanno dato spettacolo sfidandosi

all’ultima onda in una condizione impegnativa e radicale come solo a Capo Mannu si

può trovare. Lo skipper meeting per le gare di SUP e longboard, presieduto da

Graziano Lai e dalla giuria Paride Massidda, Maria Laura Temperini, Serafino Pittau,

Luca Piloni, è avvenuto alle prime ore del mattino per riuscire a sfruttare al massimo

la condizione marina prevista ed è servito a mostrare i criteri di valutazione della

gara e tutte le regole fondamentali per evitare squalifiche o penalità in grado di

inficiare la competizione. Fantasia, radicalità, azzardo e sportività accompagnati da

un pizzico di rischio hanno padroneggiato durante le heat ciascuna di 4 atleti e della

durata di 20 minuti che si sono susseguite durante la mattinata. La giuria è stata

anche molto attenta allo stile e pulizia di surfata senza tralasciare eventuali

situazioni di droppaggio punite con il dimezzamento del punteggio e con l’esclusione

del rider responsabile.

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Alle 11:30 si è dato inizio alla gara con l’ingresso dei SUP in acqua.

Nella prima heat (Pietro Pacitto, Leonardo Lazzeri, Alessandro Lovo, Carsten

Marowsky) hanno primeggiato il Capo 2010 Pietro Pacitto e il local sardo Carsten

Marowsky. Onde di due metri hanno caratterizzato i primi 20 minuti di gara con

Pacitto che ha dominato con alcuni passaggi nell’inside e Marowsky che per

pochissimi punti ha superato i due “squali” di casa Jimmy Lewis Lovo e Lazzeri.

La seconda heat (Emanuele Guglielmetti, Nicola Abatescianni, Saverio Di Mauro,

Mirco Babini) è partita subito di slancio con Babini che è riuscito a far sua l’onda più

grande della heat aggiudicandosi insieme a Guglielmetti la semifinale. Guglielmetti,

per gli amici Lele, ha messo subito in evidenza le sue doti da wave man con stile e

radicalità molto apprezzate dalla giuria aggredendo il lip e regalando ottimi spray.

Eliminati Abatescianni e Di Mauro che dovranno aspettare il prossimo anno per

rifarsi. Nella terza heat (Leonard Nika, Alessandro Marcianò, Gabriele Malato, Helgo

Lass) gli atleti del Santa Marinella bay hanno passato il turno, non lasciando spazio

al local Helgo che, con la sua grande esperienza, dimostra ancora di potersi mettere

in gioco e alla new entry Malato che alla sua prima esperienza ha disputato una gara

soddisfacente. Nika ha eccelso nella heat acquisendo il maggior punteggio, Marcianò

con il suo stile short, l’esperienza e la padronanza della tavola ha surfato più onde

di tutti. L’ultima heat (Sergio Cantagalli, Daniele Guidi, Maurizio Coppola, Cristian

Dessi) ha confermato le qualità wave di Cantagalli, uomo di punta della heat, entrato

subito in gara con stile grab sui rail e con surfate sinistre e destre che gli hanno

fatto passare il turno senza alcun dubbio della giuria seguito da Coppola che è

passato anche lui in semifinale. Escluso purtroppo Guidi a causa di un droppaggio

su Dessi altro eliminato. Alla fine delle heat le persone più rappresentative si sono

dimostrate Nika e Pacitto realizzando il punteggio più alto nelle heat, mentre si sono

difesi bene anche Babini, Marcianò, Cantagalli, Guglielmetti, Marowsky e Coppola.

Lo skipper’s meeting sullo spot. Le barre perfette si allineanonell’inside per dare il via ad una gara emozionante!

Leonard Nika Capo del Capo 2011.

Page 54: SupTime 4

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Nella prima semifinale (Pietro Pacitto, Emanuele Guglielmetti, Leonard Nika, Maurizio

Coppola) hanno passato il turno Guglielmetti e Nika. Il capo 2010 non è riuscito a

sostenere il ritmo della new school e con grande sportività si è congratula con i due

giovani romani. Nella seconda semifinale (Mirco Babini, Carsten Marowsky,

Alessandro Marcianò, Sergio Cantagalli) Marcianò ha regalato spettacolo alla giuria,

mentre Sergio non ha mollato la presa e con partenze radicali e surfate aggressive

è riuscito ad imporsi sui local.

La finale ha visto partecipare Emanuele Guglielmetti, Leonard Nika, Alessandro

Marcianò, Sergio Cantagalli. Un ottimo livello tecnico da parte dei quattro atleti con

una strepitosa performance di Nika e con tutta la grinta di Marcianò che non delude

mai mostrando tutta la sua esperienza sulle onde.

Cantagalli, da buon padrone di casa, ha surfato mostrando la sua perfetta

conoscenza del Capo, mentre Guglielmetti, con il suo stile da paddler d’oltre oceano,

ha colpito il pubblico. Alle pagaiate finali i quattro paddler si sono dati battaglia, con

una stanchezza fisica sempre più forte che ha messo a dura prova gli atleti. È proprio

tra le ultime onde che Nika ha mostrato tutta la sua iperattività in acqua dominando

la heat con dei verticali Cut Back che lo hanno portato sul gradino più alto del podio.

Marcianò si è aggiudicato il secondo posto, mentre Guglielmetti, a detta della giuria

il paddler più “stiloso” della gara, ha raggiunto il terzo gradino del podio.

Una gara emozionante, che ha visto Leonard Nika come indubbio dominatore in ogni

heat, uno spettacolo che ha lasciato tutti a bocca aperta.

Graziano Lai a fine gara si è ritenuto molto soddisfatto dell’evento che ha fatto onore

allo spot e al suo nome con onde di grande qualità, un livello tecnico molto alto, con

atleti in grado di surfate pulite e manovre radicali e spettacolari.

CLASSIFICA

1° Leonard Nika (Naish)

2° Alessandro Marcianò (Rip Curl - Cobian shoes - Starboard)

3° Emanuele Guglielmetti (Hobie)

4° Sergio Cantagalli (99Custom Boards)

5° Pietro Pacitto (RRD) + Carsten Marowsky

7° Maurizio Coppola + Mirco Babini

9° Alessandro Lovo + Nicola Abatescianni

11° Gabriele Malato + Daniele Guidi

13° Leonardo Lazzeri + Saverio Di Mauro

15° Helgo Lass + Cristian Dessi

Alessandro Marcianò, II classificato, surfa una bella misura.

Emanuele Guglielmetti, III classificato.

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HANNO DETTO DEL CAPO (interviste flash al vecchio e al nuovo podio)

Leonard Nika: “La condizione era il top del top, le onde bellissime, in acqua la

compagnia era meravigliosa, non è stata una gara ma un’uscita sulle onde tra

amici, il Capo è un grande evento, ci ha dato tante emozioni, dopo un eterno

secondo è arrivato anche il momento di gloria.” Leonard Nika ha avuto il

punteggio più alto della gara.

Alessandro Marcianò: “Evento molto divertente, nessuna pressione agonistica in

gara, le condizioni meteo sono migliorate nel pomeriggio consentendo partenze

radicali, è stata una surfata tra amici. Nonostante il giorno prima si sia spezzato il

leash e la tavola si sia rotta, per fortuna è andato tutto bene, nulla che non si possa

aggiustare. Un grande evento fatto di sport e divertimento.”

Emanuele Guglielmetti: “La finale è stata molto divertente perché si è disputata tra

amici, sono contento di aver partecipato a questa edizione. In finale ci sono state

onde moderate”. La giuria si è complimentata con Lele per lo stile, aggressivo,

radicale e stiloso.

Sergio Cantagalli: “Sono molto soddisfatto della gara, le condizioni meteo hanno

regalato una giornata molto bella. Le previsioni meteo sono state molto generose,

volevo partecipare alla gara per poter vivere l’evento come atleta visto che sono

sempre dietro le quinte dell’organizzazione. Non lo faccio per vincere ma per

divertirmi tra amici. Nelle gare vince il migliore.”

Pietro Pacitto: “Sono davvero entusiasta della nuova edizione, dato che ci sono volti

e nomi nuovi nel panorama SUP, il Capo ha dichiarato che il livello tecnico si è alzato

molto in un paio di anni e tutto ciò renderà la gara molto più interessante per le

prossime edizioni.”

Graziano Lai (giudice supremo): “Il Capo del Capo rappresenta la pietra miliare per

il surf italiano, una classica ed un evento molto sentito del wave italiano che mette

in risalto il teatro wave più rappresentativo d’Italia, una giornata con un lieve on

shore, che è andata poi migliorando con il passare delle ore.”

Sergio Cantagalli, organizzatore e rider del Capo del Capo, IV classificato.

Pietro Pacitto, il Capo del Capo uscente.

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54

Fare SUP è un modo davvero facile e divertente per ottenere un allenamento globale.

È facilissimo imparare, lavora su quasi tutti i muscoli del fisico allo stesso tempo,

specialmente sugli addominali, dorsali, pettorali e sui muscoli delle gambe. Aumenta

anche l’equilibrio e migliora la stabilità e la postura. E se tutta questa descrizione non

ti ha ancora fatto venire voglia di provare, sappi che è anche un ottimo modo per

perdere peso, praticandolo anche in acqua piatta senza necessariamente essere

particolarmente in forma per cominciare. Rappresenta uno sforzo minimo per il

sistema cardiovascolare ed è facile praticarlo anche per lunghe session, che è il

modo migliore per perdere peso. Ancora qualche dubbio? Bè il SUP è anche uno sport

poco traumatico, perfetto per aumentare l’elasticità e la reattività delle giunture,

ideale anche per fare esercizi di riabilitazione dopo un infortunio. Ok, adesso diamo

per scontato che non vedi l’ora di provare, cominciamo allora. Kirsty Jones, istruttrice

di Yoga e Kite surfer professionista, ha incontrato Nayra Alonso, windsurfer

professionista, a Gran Canaria, Spagna, un’isola perfetta per cominciare a fare SUP

da zero, per poi arrivare perfino a surfare le onde. In questo articolo ci

concentreremo sulle basi per cominciare a fare SUP e per tornare in forma.

BASI PER COMINCIARE COL SUP

Per cominciare a fare SUP, è fondamentale scegliere il materiale appropriato,

utilizzando una tavola grande e stabile. Anche le condizioni dello specchio d’acqua

sono importanti, specialmente per i primissimi tentativi: l’ideale sarebbe un bacino

di acqua tranquilla e piatta o al massimo con una leggera brezza. Nell’entroterra di

Gran Canaria ci sono svariati laghetti circondati da paesaggi spettacolari ed è

proprio qui che cominceremo la nostra avventura. Per cominciare, sali sulla tavola

in ginocchio, posizionandoti al centro, in modo che né la poppa né la prua affondino.

Una volta che trovi questa posizione nella zona chiamata “zona di comfort”, alzati in

piedi. Guarda avanti, tenendo i piedi paralleli ed allineati alle spalle. Piega

leggermente le ginocchia in modo da restare in equilibrio più facilmente. Già questo

piccolo esercizio per trovare l’equilibrio, sta facendo lavorare molti gruppi

muscolari, soprattutto le gambe e gli addominali ed è davvero un toccasana per

riprendersi dagli infortuni. Una volta che hai trovato l’equilibrio sulla tavola, è il

momento di cominciare a remare. Prendi l’impugnatura a T in cima al remo e

posiziona l’altra mano a circa metà remo (se remi dalla parte sinistra della tavola,

la mano destra è in cima e viceversa). Cerca di sbilanciarti leggermente in avanti in

modo che la punta del remo arrivi vicino alla prua della tavola, così da ottenere la

maggior spinta possibile. Tenendo le braccia abbastanza stese, rema verso poppa,

tenendo la pagaia in acqua sempre vicino al profilo della tavola. Non affondare il

remo troppo in profondità, solo la pala della pagaia va spinta in acqua e non

spingere troppo oltre le gambe in quanto il movimento tende progressivamente a

perdere potenza. Per remare in linea retta, inverti le mani sul remo, alternando. Puoi

anche applicare una pressione sui rails della tavola in modo da tenere la tavola in

traiettoria, potendo remare un po’ più a lungo dalla stessa parte. Ora che ti troverai

già ad un km dal tuo punto di partenza, forse può esserti utile sapere come girarti.

Ci sono diverse tecniche in cui si utilizza il remo in maniera differente, ma

cominciamo dal metodo più facile. La tecnica è ovvia: continua a remare dalla stessa

parte e ti girerai, ma se vuoi accelerare il processo, fai arretrare una gamba mentre

remi dalla stessa parte, accelerando notevolmente il processo e diminuendo il

raggio di curva! Quando ti senti a tuo agio in acqua piatta, puoi cominciare a fare

SUP in mare aperto, nei giorni di calma, in modo da poterti abituare gradualmente

ai movimenti dell’oceano. Mano a mano acquisirai sempre più equilibrio. Gran

Canaria offre molti spot di acqua piatta, specialmente sulla costa sudoccidentale. Se

sei un uccellino mattiniero, puoi anche goderti l’alba suppando con tranquillità nella

bellissima acqua blu, così calma che sembra uno specchio.

Presto sarai in grado di

uscire in qualsiasi

condizione e potrai

perfino cominciare a

surfare delle onde con

la tua tavola da SUP.

Sia sulla costa nord

che sud dell’isola si

trovano un sacco di

spot che offrono onde

adatte ad ogni livello,

dai principianti ai big

wave rider.

ESERCIZI SULLA TUA TAVOLA DA SUP

Un altro vantaggio notevole delle tavole da SUP è che si possono utilizzare come

piattaforma per esercizi mirati, realizzati appositamente per migliorare sia

l’equilibrio che la potenza addominale. È possibile utilizzarla anche per fare

svariate posizioni di Yoga e per fare stretching prima o dopo la session. Ci sono

un sacco di opzioni per esercitarsi su una tavola da SUP e qui vi diamo solo

qualche idea, per farvi capire che le possibilità sono praticamente infinite. Gli

esercizi seguenti sono piuttosto semplici e presentano un rischio minimo, ma se

ti trovi in condizioni particolare o non sei sicuro che siano adatti a te, chiedi

delucidazioni prima di provarli. Fai questi esercizi sempre in acqua profonda,

lontano dagli ostacoli, rocce o altri rider in acqua. Ascolta il tuo corpo e

comprendi la differenza di sensazione tra stretching profondo e dolore. Se

dovessi sentire anche un minimo dolore, fermati, riposati sulla tavola e poi passa

all’esercizio successivo. Per riuscire davvero a massimizzare i benefici di questi

esercizi di Yoga, che uniscono il corpo alla mente, cerca di respirare

profondamente col diaframma, connettendo ogni movimento di stretching con la

respirazione.

Page 57: SupTime 4

55

FOTO 1-2-3: ASTRONAUT STRETCH. Stretching per tutti i muscoli del fisico.

Allinea e tira il fondoschiena.

Sdraiati sulla tavola, allunga le braccia sopra la testa e tira le punte dei piedi. Ti

devi sentire come se venissi tirato in direzione opposta ad entrambe le

estremità. Questo esercizio è perfetto per rilassarsi, allineare la spina dorsale e

fare stretching di tutti i muscoli. Da questo posizione poi, porta il ginocchio

destro verso il torace, tenendolo in questa posizione per circa 15 secondi, poi,

lentamente, fai tornare la gamba in posizione, portando ora l’altro ginocchio

nella stessa posizione. Mantieni questa posizione per qualche secondo e poi,

dopo aver abbassato anche il ginocchio sinistro, porta entrambe le ginocchia al

petto. Questo movimento è davvero salutare e rilassante per la schiena e la spina

dorsale, ed è anche un ottimo sistema per stretchare ed allenare i flessori del

bacino. Ora riposati, sentendo i muscoli della schiena che si rilassano e se ti

concentri con la respirazione, riesci proprio a sentire i muscoli che rilasciano la

pressione.

FOTO 4: FORWARD FOLD. Anche questo esercizio serve per allungare i muscoli del

fondoschiena e della spina dorsale, offrendo un profondo allungamento della

zona posteriore delle gambe. Siediti sulla tavola con le gambe dritte e, molto

lentamente, porta il petto verso le ginocchia. Cerca di non piegare la spina

dorsale in avanti per facilitare l’avvicinamento del petto alle ginocchia. Cerca di

portare la testa verso le ginocchia, sempre cercando d’immaginare che il collo

sia rigido, come un’estensione della spina dorsale. Non fare movimenti forzati

però e non preoccuparti anche se non dovessi riuscire ad arrivare a fondo.

Arriva fino al punto in cui ti senti comodo, che è assolutamente individuale.

FOTO 5-6: SEATED TWIST. Ci sono parecchie versioni di questo esercizio, come per

ogni tipo di torsione, ma con il giusto allineamento, risulta davvero benefico ed

aiuta per qualsiasi attività, anche dopo una lunga giornata seduto in ufficio.

Siediti sulla tavola con le gambe tese, guardando oltre la tua spalla destra.

Posiziona il braccio destro dietro di te, in linea con la parte destra del bacino.

Porta la mano sinistra verso l’esterno del ginocchio destro e mantieni questa

posizione per circa 15 secondi. Cerca di tenere la spina dorsale dritta e sempre

in estensione; stai cercando di torcerla, non di piegarla. Torna alla posizione

iniziale e ripeti il tutto nell’altra direzione. Ricordati di guardare oltre le tue

spalle e concentrati sulla respirazione.

Foto 1

Foto 2

Foto 4

Foto 5

Foto 6

Foto 3

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56

FOTO 7-8-9-10-11-12: NECK AND SHOULDER RELEASE AND STRETCH. Questa serie di esercizi è ottima per la spina dorsale, avambracci e spalle. Siediti sulla tavola con le

gambe tese, in posizione neutrale per la spina dorsale (che forma un angolo di 90

gradi con la spina dorsale). Concentrati sulla zona addominale, tenendo contratto e

strizzando le fibre muscolari. Intreccia le dita e spingi i palmi delle mani in avanti,

assicurandoti che le spalle siano rilassate e basse, non sollevandole verso le

orecchie. Ora alza le braccia sopra la testa, cercando di arrivare il più in alto

possibile, sentendo come la spina dorsale si allinea e si allunga, contraendo i

muscoli degli avambracci. Gira i palmi verso la faccia ed il petto ma, questa volta,

incurva la spina dorsale, portando il mento in avanti verso il petto e tenendo la

posizione per qualche secondo. In un solo movimento morbido, gira le mani e portale

verso il petto, e nello stesso momento, alza la testa in modo da raddrizzare

nuovamente la spina dorsale. Ricorda di tenere le spalle basse e rilassate. Ripeti

l’esercizio un paio di volte.

FOTO 13: SEATED TWIST.Altra variante del classico seated twist, esercizio perfetto per

la spina dorsale e gli organi interni, utile anche per lo stretching del bacino e dei

glutei. Siediti sulla tavola con le gambe tese, piega il ginocchio destro a 90 gradi e

posiziona la mano destra dietro di te, in linea con l’anca destra. Gira la spina dorsale

guardando prima a destra oltre la spalla destra, piazzando il gomito sinistro

all’esterno del ginocchio sinistro. Dovresti sentire la spina dorsale che si gira e

sentire anche un buon allungamento del bacino.

FOTO 14: WIDE LEGGED FORWARD FOLD. Ora, passiamo agli adduttori. Mettiti

lateralmente sulla tavola, assicurandoti però di avere i piedi ancora in linea col

centro della tavola! Metti i piedi un po’ più lontani della solita distanza parallela

alle spalle. Fai attenzione in quanto la tavola oscillerà parecchio in questa

posizione. Piazza la pagaia davanti a te, piegati in avanti e cerca di spogerti

progressivamente verso il remo. Maggiore sarà la distanza dai tuoi piedi,

maggiore sarà lo stretching degli adduttori, ma ricorda di cominciare con calma

e poi aumentare.

Foto 14

Foto 13

Foto 7

Foto 8

Foto 9

Foto 10

Foto 11

Foto 12

Page 59: SupTime 4

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FOTO 15: DEEP SHOULDER AND ARM STRETCH. Dopo aver remato parecchio, è

davvero ottimo fare stretching ai tricipiti. Questo esercizio è perfetto per

riallineare collo, spalle e dorso superiore. Puoi metterti in ginocchio sulla tavola

o metterti seduto con le gambe stese verso prua. Assicurati solo di tenere la

spina dorsale ben dritta, contraendo gli addominali. Cerca di bloccare le braccia

dietro alla schiena, portandone una alla volta sopra alla testa e l’altra dietro la

schiena. Se riesci a toccarti le dita ed intrecciarti le mani bene, altrimenti non

preoccuparti, continua a fare questo esercizio e piano piano ci arriverai. Inizia

ed esegui l’esercizio sempre con calma e controllando bene ogni movimento.

FOTO 16-17: MOUNTAIN POSE WITH SHOULDER AND CHEST OPENER. Ora mettiti

nuovamente in piedi. Metti i piedi paralleli ed abbassa il bacino in modo da

piantarti stabilmente sulla tavola. Contrai gli addominali, alza le spalle verso

l’alto e poi riportale verso il basso, per poi intrecciare le dita dietro la schiena.

Tieni la schiena ben dritta, testa alta ed addominali contratti. Cerca poi di alzare

le braccia il più possibile, in modo da ottenere un buono stretch delle spalle. Per

aumentare l’intensità, puoi spostare il petto in avanti verso le gambe. Sentirai le

spalle che si tirano e si rilassano.

FOTO 18-19-20: CAT AND COW. Mettiti carponi con le mani allineate alle spalle.

Comincia l’esercizio con la spina dorsale in posizione neutra, sempre tenendo gli

addominali contratti. Inspira poi, mentre inarchi la schiena, guarda verso l’alto

ed alza poi bacino ed osso sacro verso l’alto, per poi abbassare nuovamente le

spalle. Quando espiri, inarca leggermente la schiena, abbassa il mento verso il

petto ed allarga le spalle. Tira dentro la pancia verso la spina dorsale. Ripeti

questo esercizio un po’ di volte, cercando di cambiare posizione in rapporto alla

respirazione.

FOTO 21: BALANCING CAT STRETCH. Questo esercizio mira ad allungare il tuo fisico,

mentre rinforza la zona addominale ed aumenta la concentrazione e la

connessione tra fisico e mente. Comincia mettendoti carponi sulla tavola con le

mani allineate alle spalle. Tieni gli addominali contratti in modo da assicurarti

che la spina dorsale sia dritta. Lentamente, solleva il braccio destro in avanti e

la gambe sinistra verso poppa, cercando di restare in questa posizione il più a

lungo possibile. Assicurati che le spalle stiano basse e mantieni addominali

contratti. Riporta poi il braccio e la gamba alla posizione iniziale e ripeti il tutto

con l’altro braccio e gamba.

Foto 15

Foto 16

Foto 17

Foto 21

Foto 20

Foto 19

Foto 18

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FOTO 22: COBRA. Quest’esercizio è ideale per rinforzare la spina dorsale e fare

stretching al petto, spalle ed addome, quindi è davvero importante dopo aver

remato parecchio.

Inizia l’esercizio con la faccia verso il basso, con il collo del piede sulla tavola e i

piedi allineati sempre al bacino. Metti i palmi delle mani sulla tavola vicino al

petto, piazzando i gomiti vicino al corpo. Comincia a spingere verso il basso con

i piedi sulla tavola. Spingi anche con le mani e comincia ad alzare il corpo

lentamente. L’ideale sarebbe essere appoggiati solo sul collo dei piedi ed il

palmo delle mani, ma fai tutto con calma e fermati se senti qualsiasi tipo di

dolore alla schiena. Una volta che le braccia sono completamente tese,

assicurati che i polsi siano direttamente sotto le spalle. Assicurati di far ruotare

le spalle avanti ed indietro, mentre continui a guardare in avanti.

FOTO 23-24: DOWNWARD DOG. Per concludere, ecco un ottimo esercizio che aiuta

a far stretching ed a rinforzare l’intero fisico. Comincia stando carponi sulla

tavola. Le ginocchia devono essere posizionate direttamente sotto il bacino e le

mani leggermente più larghe ed avanti rispetto alle spalle. Allarga le dita. Tirati

i piedi sotto il corpo e spingi il bacino verso il cielo, per poi raddrizzare le gambe

e facendo toccare i talloni sulla tavola. Spingi sulle mani e lascia che la testa

scenda tranquillamente, rilasciando la pressione nel collo. Spingi le spalle

lontano dalle orecchie. Cerca di tenere l’osso sacro in alto e spingi i talloni verso

il basso finchè puoi. Cerca di mantenere questa posizione per qualche secondo.

FOTO 25: TREE. Questo è un esercizio di equilibrio che serve anche per

condizionare e tonificare sia addominali che gambe, migliorando la postura,

l’equilibrio e la concentrazione di fisico e mente.

Mettiti in piedi sulla tavola, guardando in avanti, con i piedi allineati alle spalle.

Stendi le braccia e le dita verso l’alto, sopra alla tua testa. Assicurati che gli

addominali siano contratti, concentrandoti come sempre sulla respirazione.

Cerca di fissare qualcosa di fermo, in modo da poterti concentrare al massimo

sul tuo equilibrio e comincia ad alzare lentamente una gamba. Sii preparato

perché la tavola oscillerà vistosamente! Tieni l’altra gamba leggermente flessa,

in modo da aver maggiore equilibrio e lavorare sui quadricipiti. Ora riporta la

gamba in posizione e ripeti l’esercizio con l’altra.

Spero davvero che ora tutti possano usufruire degli spettacolari benefici del SUP

e dello Yoga, in modo che, anche quando cadi, puoi anche godere di quella

sensazione energizzante ed adrenalinica! Altri esercizi ve li proporremo sul

prossimo numero di SupTime.

DRITTE: Un’altra cosa da tenere presente per le prime sessioni è di partire

remando controvento, in modo da averlo favorevole al ritorno, aiutando il rientro

quando sei più stanco. Evita zone pericolose e con forti correnti. Chiedi

informazioni che riguardano le caratteristiche dello spot e delle correnti se sei

in un posto che non conosci. Utilizza sempre il leash se c’è vento, o onde, o in

caso tu non sia un gran nuotatore.

Inoltre cerca di imparare a cadere il più possibile sempre verso poppa, in modo

tale che la tavola in mare o tra le onde non ti arrivi in testa.

Foto 22

Foto 25

Foto 24

Foto 23

Page 61: SupTime 4
Page 62: SupTime 4

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Il serpente d’asfalto che porta fino a Santo Stefano si snoda lungo tutta la costa

dell’Argentario. Una volta arrivato a Santo Stefano ho incontrato Marco (Bosi, ndr) e

Dave (Shively, giornalista della rivista americana Standup Paddler, ndr). Il tempo di

salutarci e rinfrescarci con un aperitivo ed è arrivato il momento di fare il biglietto

per imbarcarsi e raggiungere l’isola del Giglio. Arriviamo al Giglio che è quasi buio e

dopo avere incontrato Ettore Olivieri, nostro amico e local che ci farà da guida, ci

dirigiamo verso casa e ci sistemiamo nell’appartamento.

La cosa bella del Giglio è che tu praticamente arrivi col traghetto direttamente

dentro al porto e lì c’è subito il paesino. E quello è il Giglio Porto. Risalendo sul monte

al centro dell’isola si raggiunge Giglio Castello, e sull’altro lato dell’isola al di là di

Giglio Castello si trova Giglio Campese.

Noi eravamo alloggiati a Giglio Porto. La prima sera Ettore ci ha portati a mangiare

in un locale tipico dove abbiamo assaggiato un po’ di prelibatezze locali, in

particolare ottimi piatti di pesce crudo. Il Bosi ed io ci siamo dati una regolata, dato

che sapevamo che è sempre meglio non esagerare col pesce crudo, mentre il nostro

compagno di viaggio Dave Shively si è lasciato prendere la mano ed ha esagerato.

Page 63: SupTime 4

61

Marco Bosi e Dave Shively esplorano le grotte dell’isola del Giglio.

Page 64: SupTime 4

Meglio sorvolare sugli effetti notturni che la cena ha provocato sul sofisticato

apparato digerente a stelle e strisce, che ha fatto vedere al povero Dave più di una

stella e fatto consumare parecchie strisce (per non dire rotoli) di carta igienica!

La mattina dopo ci si è comunque alzati tutti quanti più belli del sole e belli gasati

all’idea di andare ad esplorare chi un territorio straniero e sconosciuto, chi una

perla della propria regione, mai adeguatamente considerata.

Con puntualità degna di un corpo scelto dei guastatori dei Marines alle sette in punto

ci siamo presentati al porto, dove ad aspettarci c’era Ettore con la barca già in moto

e pronta a salpare. E per me è iniziata un’intensa giornata di appostamenti, scatti e

ricerca di posizioni, angoli, visuali e prospettive per rendere degna testimonianza di

quanto andavamo scoprendo.

Dopo una bella pagaiata fino a Cala della Luna, i tre supper hanno fatto qualche giro

62

Discovering Giglio con ilNissan Pathfinder...

Page 65: SupTime 4

nella cala e io ne ho approfittato per congelare tutte le sfumature del giallo di questa

splendida cava di alluminio. Dopo questa spettacolare pagaiata mattutina si è

rientrati per andare a pranzo.

Subito dopo pranzo si è partiti all’esplorazione dell’altra parte dell’isola.

Io ne ho approfittato per salire sul Pathfinder e andare alla ricerca di un punto in cui

appostarmi e rubare qualche spettacolare scatto con vista mozzafiato dall’alto.

Nel frattempo Marco, Ettore e Dave hanno approfittato del vento alle spalle per

rientrare a una velocità inaspettata in down wind direttamente al porto e ci hanno

messo quasi meno di me col Pathfinder. Dopo una breve session fotografica in porto

il sole è andato a tuffarsi in mare, per cui non abbiamo potuto fare altro che

organizzarci per una buona cena isolana e ci siamo messi d’accordo con Ettore per

la mattina dopo.

63

Matteo Neri sprigiona la suafantasia fotografica.

Page 66: SupTime 4

La mattina dopo, però, la barca di Ettore non ne ha voluto sapere di ripartire, così

abbiamo caricato tutte le tavole sul Pathfinder e siamo andati direttamente al

Faraglione, in località Giglio Campese. Marco con Dave sono immediatamente andati

a farsi una bella pagaiata panoramica al faraglione, mentre io ho recuperato un

buon pedalò e li ho seguiti “a gamba motore”! Dopo qualche chilometro di percorso

i supper erano belli tonici e rilassati, mentre io avevo due gambe che nemmeno

Bartali dei tempi migliori se le sarebbe potute permettere!

Non pago, ho avuto anche la brillante idea di arrampicarmi modello stambecco su

per la scogliera con tutta l’attrezzatura fotografica in spalla, sempre alla ricerca

delle scatto con la A maiuscola! È stata impresa ardua e da uomini duri, ma penso

che ne sia valsa la pena, in quanto credo che ne siano derivati gli scatti migliori!

Per altro, tutta la costa dietro al faraglione, si può raggiungere anche con un

percorso trekking che si affaccia a questo panorama spettacolare e ad un certo

punto il percorso finisce con una staccionata. Io logicamente ho saltato la

staccionata e mi sono arrampicato sulle scogliere, da quella posizione potevano

venire gli scatti più belli, perché da lì si arriva a vedere un’insenatura dietro alla baia

che a quell’ora del giorno, con quella luce, il colore del mare e con i colori dei fiori

sulla scogliera regala un paesaggio mozzafiato che non potevo fare a meno di

immortalare!

Appena mi sono ripreso da quello stato di semi-estasi artistica, mi sono preparato

per il rientro e sono andato con Marco a fare qualche scatto sotto al faraglione,

mentre Dave ha scatenato il freerider che era in lui ed è partito per una pagaiata in

solitaria che dal faraglione lo ha portato direttamente al Giglio Porto. Stiamo

parlando di un percorso pari a circa metà isola, quindi parecchi chilometri di

cruising fatto controvento. Cappellino, camel-back con acqua fresca, un bello strato

di crema solare, tanta voglia di pagaiare e vivere ancora un po’ le emozioni di

quell’isola incantata, e dopo appena un’oretta di navigazione, il giornalista

americano stava già entrando in Giglio Porto!

Nel frattempo io e Marco avevamo caricato le tavole sul Pathfinder e siamo andati al

porto ad aspettare Dave. Abbiamo caricato tavole e bagagli, e dopo un ultimo

squisito pranzetto ci siamo avviati verso l’imbarco.

Si conclude così il mio primo trip SUP, trip che mi ha dato l’opportunità di conoscere

meglio due rider interessanti e di farmi affascinare da un nuovo sport che non

mancherà di tornare ad esercitare su di me tutto il proprio fascino.

Avevo incontrato Dave la prima mattina del nostro trip. Io ero andato assieme a

Roberto per fare qualche scatto in shaping room mentre lavorava qualche pane. Da

subito mi ha dato l’impressione di essere una persona molto riservata, ma

altrettanto professionale. Inoltre in ogni situazione ha dimostrato di essere sempre

molto preparato e ha sempre tirato fuori l’attrezzatura giusta e il gadget giusto per

portare a termine nel migliore dei modi la missione. Sicuramente non si tratta della

persona più espansiva del mondo, ma il tempo del viaggio assieme a lui è passato

piacevolmente.64

Dave Schively e Marco Bosi,cruising session al Giglio.

Page 67: SupTime 4

65

Uno dei tanti scorci mozzafiato che abbiamo nel nostro bel paesefacilmente raggiungibili con il SUP.

Page 68: SupTime 4

66

Per fortuna che c’era Marco che ha parlato anche per lui e mi ha tenuto compagnia.

Con Marco invece ho legato molto, dal momento che siamo entrambi toscani e belli

veraci ci siamo subito presi nel modo giusto, per cui anche se era la prima volta che

si viaggiava assieme, siamo stati bene. Marco ha vissuto parecchio a Maui, quindi

conosce molto bene gli americani e la loro meticolosa preparazione e

organizzazione, e già sapeva che mossa avrebbe fatto Dave prima e dopo ogni mio

scatto. Per questo non perdeva occasione di farmi ridere anticipandomi cosa

avrebbe fatto o detto in questa o quella situazione. E ne ha sbagliate davvero poche!

Si è formato un bel gruppo di viaggio, siamo stati più che bene e sono davvero

contento che abbiamo portato a casa diversi scatti belli, che mettono in evidenza

quanto lo sport del SUP permetta di vivere in maniera diversa il nostro rapporto con

l’ambiente che ci circonda, e mettono anche in evidenza un bel tratto della nostra

costa e un’isola che non è molto conosciuta e frequentata.

In alcuni momenti di pausa ne ho approfittato per prendere confidenza con lo stand

up e ho potuto constatare che l’approccio a questo sport è davvero immediato. Dà

soddisfazione, è come una canoa, ma attiva, stai in piedi ti vedi il panorama, controlli

tutto, riesci anche a sfruttare il vento, perché sei in piedi e fai vela e può essere

davvero divertente. Da dilettante posso dire che sicuramente è uno sport che può

essere molto piacevole in alcune condizioni e in certi posti, e il Giglio è sicuramente

perfetto! Per fare cruising ci vuole un contesto giusto con un panorama interessante

da scoprire e vedere da un punto di vista completamente nuovo. Il che per uno che

fa fotografia è più che perfetto!

WHO IS WHODAVE SCHIVELY. Giornalista americano di SUP Paddler magazine, è venuto in Italia in

occasione della prima edizione della NISSAN-RRD Surfin’Venice, non ha perso

occasione per farsi un giro e scoprire nuovi ed affascinanti panorami in cui andare

a pagaiare e da raccontare ai propri lettori d’oltre oceano.

MARCO BOSI. Windsurfista e waterman toscano, solito a svernare sull’isola di Maui,

dove è venuto in contatto con lo sport del SUP già da qualche tempo. Mai si sarebbe

aspettato che proprio quello sport lo avrebbe portato a scoprire un’isoletta proprio

dietro l’angolo di casa che gli avrebbe fatto dire la frase: “Se avessi saputo prima che

esisteva un posto così e così vicino a casa, avrei sicuramente passato meno tempo

a Maui!”.

MATTEO NERI. Artista maremmano con la passione della fotografia da anni collabora

con Roberto Ricci e non ha perso l’occasione di lasciarsi rapire da quel mondo

attorno al quale orbita per via della propria opera grafica, che gli ha restituito

un’esperienza cristallina e nuove prospettive da cui osservare cose, panorami e

persone. Lo vedremo ancora disimpegnarsi dietro ad un obiettivo, fra pagaie e

scenari mozzafiato. Molto probabilmente in Maremma.

Il SUP ci permette di vivere in manieradiversa il nostro rapporto con

l’ambiante che ci circonda e di scoprirenuovi fantastici tratti di costa.

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Speedo Aquabeat per essere sempre, anche in acqua, sulla cresta dell’onda.

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Michi Schweiger e Robby Naish al lavoro su una pagaia.© JDPhotofairy

Michi Schweiger si gode le onde delle Hawaii. M.S.:“Lo Stand up paddling ti da una soddisfazione immediata!”.

© R. Cooney

MICHI, COMINCIAMO PARLANDO DEI TUOI STUDI.

Ho studiato ingegneria elettronica ma poi ho mollato tutto per inseguire la mia

carriera di windsurfista pro. Durante i miei anni in world tour, ho cominciato a

collaborare nello sviluppo dei prodotti della compagnia che mi sponsorizzava.

COME SEI ARRIVATO IN NAISH?

Prima di Naish, lavoravo con la stessa gente con cui lavoro ora (Robby Naish, Rick

Naish ed Harold Iggy) per una compagnia di windsurf che produceva tavole Naish

come serie limitata. Naish esisteva già come marchio di vele, quindi, ad un certo

punto, abbiamo semplicemente cominciato a fare anche tavole, cominciando a farle

girare tra i nostri soliti distributori.

CHI FA PARTE DEL TUO TEAM DI DESIGN?

Il nostro shaper storico, Harold Iggy, è ormai da decenni che disegna e shapa tavole,

poi c’è il padre di Robby, Rick Naish e poi il nostro velaio Nils Rosenblad. Il nostro

team di design include anche i nostri teamrider, sia per il windsurf che per lo stand

up paddle, in modo da avere sempre un sacco d’informazioni e feedback per

migliorare il prodotto.

QUAND’È STATA LA PRIMA VOLTA CHE SEI ENTRATO NEL MONDO DEL SUP?

Circa 6 anni fa, un mio amico (e anche pioniere di questo sport a Maui) mi ha fatto

salire sulla sua tavola e mi ha detto di provare a remarci un po’ stando in piedi. In

breve, mi sono ritrovato a fare lunghe remate scandagliando la costa e surfando

ogni onda che rompesse sui vari picchi e mi sono davvero preso per la componente

surfistica di questo sport. Durante i mesi estivi a Maui c’è poca onda ma vento

davvero forte, mentre in inverno c’è meno vento e molta più onda. In estate quindi ho

optato per fare stand up racing.

PERCHÈ PENSI CHE COSÌ TANTA GENTE SIA INTERESSATA A QUESTA NUOVA DISCIPLINA?

È perfetta per il lifestyle moderno. La gente ormai vuole qualcosa che faccia divertire

da subito. Più velocemente si impara, più facilmente si potrà raggiungere il proprio

obiettivo. E’ un’esplosione simile a quando è stato introdotto lo snowboard,

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Race session per Michi nel suo oceano. © Darrell Wong

Michi nello shaping room insieme ad Harold Iggy.© JDPhotofairy

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inizialmente era più facile da imparare rispetto allo sci e tutti si sono sentiti come

degli eroi e dei talenti in pochissimo tempo. Lo Stand up paddling garantisce questa

sensazione di immediato successo e ti invoglia sempre di più ad imparare. Un altro

fattore è la versatilità dello sport che offre sia il potenziale del surf che il

divertimento di pagaiare con tranquillità su qualsiasi lago o fiume. L’aspetto sociale

poi è fondamentale, è possibile remare in compagnia con amici e famiglia.

VEDI IL SUP COME UNA DISCIPLINA PIÙ VICINA AL SURF DA ONDA O AL CANOTTAGGIO?

Non penso sia necessario dargli un’etichetta. Ci sono condizioni differenti che

possono essere sfruttare in maniere differenti. La bellezza del SUP è che si può

prendere una sola tavola e fare praticamente tutto, da surfare le onde a remare

tranquillamente in acqua piatta. È come un ibrido tra i movimenti e le culture del surf

e del pagaiare, che inizialmente erano legate in maniera inscindibile nella cultura

hawaiiana.

CI PUOI DESCRIVERE ALCUNI DEI PROBLEMI DI DESIGN DA AFFRONTARE?

Stiamo lavorando per migliorare il rapporto stabilità agilità, sia per l’utilizzo

ricreativo che per migliorare le possibilità di surfata tra le onde e l’andatura anche

in acqua piatta. Cerchiamo sempre di ricordare che le nostre modifiche devono

essere fruibili dal consumatore. È questa la ragione per cui tutti i nostri rider

utilizzano tavole di serie (tranne quando stiamo provando i nuovi prototipi

logicamente), in modo che il cliente abbia tra le mani il migliore prodotto possibile.

CHE MATERIALI UTILIZZATE NELLA COSTRUZIONE DI TAVOLE DA SUP?

Offriamo costruzioni differenti per utilizzi differenti, soprattutto sandwich laminato

con legno per combinare la robustezza naturale del legno con la flessibilità del

sandwich. Utilizziamo anche carbonio e carbon/kevlar per le tavole più orientate al

race, in modo da ottenere un peso ed una rigidità ottimali.

© FBerthuot

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DA DOVE TRAETE ISPIRAZIONE PER IL DESIGN?

Sicuramente dalle canoe. Ci siamo rifatti molto alle canoe in stile tahitiano,

specialmente per le nostre tavole da acqua piatta.

LA TUA ESPERIENZA NEL DESIGN DI ALTRI PRODOTTI TI HA AIUTATO ANCHE PER IL SUP?

La combinazione tra il design di una tavola da surf e una tavola da windsurf è

davvero essenziale. C’è un’importanza notevole nel capire come distribuire il volume,

la lunghezza, la larghezza e la linea di rocker. Ci sono un sacco di dettagli che

derivano dal windsurf o sono stati implementati nel windsurf col passare degli anni.

È ancora più importante riuscire a combinare tutta la consapevolezza e le nozioni

che derivano dal surf da onda.

UTILIZZATE ANCHE IL RAPID PROTOTYPING?

Abbiamo il lusso di avere un vero maestro nella shaping room, Harold Iggy, con cui

lavoriamo per tutti i master. Una volta che gli shape master sono finiti, utilizziamo

parzialmente il rapid prototyping per esperimenti peculiari, o per fare qualche

piccola modifica alle varie dimensioni della tavola.

QUALI PENSI SIANO DEI DETTAGLI DEL DESIGN CHE SI POSSONO TRALASCIARE PER

ABBASSARE IL PREZZO AL CONSUMATORE?

Ce ne sono davvero pochi. I prezzi più bassi si ottengono di solito tramite l’utilizzo di

materiali di qualità più bassa. Noi invece abbiamo deciso di concentrarci su due

costruzioni, entrambe, onestamente, davvero di alta qualità. Siamo convinti che

offrire prodotti più a buon mercato ma di qualità inferiore sia utile solo se non si

compromette troppo la qualità del prodotto. Ci sono alcune costruzioni dei nostri

competitor che offrono dei prezzi davvero bassi ma purtroppo rendono il prodotto

poco duraturo e piuttosto scadente. Noi invece, oltre a puntare ad un design

funzionale e competitivo, vogliamo anche che sia duraturo. Perché non investire

nella qualità prima di tutto?

COSA PENSI, PER FINIRE, DELLA TAVOLA GONFIABILE DA SUP?

Grazie all’utilizzo di tecnologia avanzata ora disponibile nell’industria delle

imbarcazioni gonfiabili, la possibilità di creare una tavola da SUP gonfiabile sta

diventando una realtà veramente valida e tecnologicamente avanzata, se eseguita

correttamente. Non è assolutamente un prodotto di bassa categoria, ma

un’alternativa valida per quei rider che vogliono usarla per fare rafting nei fiumi o

semplicemente che non hanno lo spazio materiale per portarsi in giro una tavola di

oltre tre metri. Stiamo per mettere sul mercato due nuovi modelli con diverso

spessore, entrambi realizzati con tecnologia drop stitch.

POTRESTI DARE QUALCHE PICCOLA ANTICIPAZIONE SULLE NOVITÀ FUTURE DI NAISH SUP?

Produrremo sia tavole che pagaie apposta per i bambini, assieme a prodotti

disegnati appositamente per le donne, non solo in termini estetici ma anche proprio

progettuali. In generale, miriamo a rendere lo sport più accessibile e divertente

anche per i principianti assoluti, senza per questo limitare la conseguente

progressione del rider.

Michi con i suoi campioni: a destra Kay Lenny,Campione del Mondo SUP 2010.

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Page 78: SupTime 4

COM’ È NATO IL TUTTOAvevo deciso di fare un viaggio dagli Stati Uniti a Bangkok per consegnare alcune

tavole per una fiera ad agosto. Dopo qualche drink ho cominciato a parlare

tranquillamente con Tige Young della Tui Tai Charters a Fiji, e ci ha spiegato che

c’era la possibilità di farci volare verso una piccola catena d’isolette deserte

leggermente a nord di Fiji, a inizio dicembre. Ho accettato immediatamente.

Anche un bel po’ di miei amichetti a casa hanno seguito le mie orme, e l’idea di

scorrazzare in giro per il Pacifico meridionale su uno yacht di lusso li ha fatti

eccitare come non mai.

DUBBIQuando poi ho deciso di mettermi in contatto con Scott Carvill mi sono venuti i

primi dubbi, avendomi detto che la regione, per funzionare in quel periodo, aveva

bisogno di un enorme North swell( si riferisce alle onde). Dopo questa notizia mi

sembrava di aver fatto impegnare il mio boss ed i miei amici in un’impresa

disperata ed un po’ troppo affrettata. Quando il tempo stava per scadere, però,

un ciclone tropicale stava cominciando a dare le prime avvisaglie della sua

violenza, che sarebbe eruttata proprio nei giorni del nostro arrivo. I dubbi si

sono ben presto tramutati in ansia, ed avevo pensato di cancellare la missione.

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Dreamscape!

Page 79: SupTime 4

Tutti però erano già pronti per la partenza ed anche Tige mi ha rassicurato che

sarebbe andato tutto bene, quindi abbiamo proceduto.

TAVOLE WAVE O NO?Prima di partire avremmo partecipato alla gara Mambo sulla costa orientale

dell’Australia. Le previsioni su windguru davano piatta assoluta, quindi abbiamo

dovuto decidere, con difficoltà, se portare le tavole wave o no.

Le previsioni erano così desolanti che abbiamo deciso di portare il nostro

Windsup, quindi, con una mossa che ancora adesso che scrivo mi fa rodere lo

stomaco, ho rimandato tutto il mio materiale wave a casa assieme a Ben

Severne.

LA NAVICELLA MADREIl ciclone stava cominciando a modificare tutto, ed anzichè prendere la nave da Nadi

per andare verso nord, abbiamo guidato oltre Nadi per poi andare verso sud. Le isole

settentrionali non funzionavano ed era tutto completamente piatto (ancora le onde),

quindi abbiamo deciso di puntare verso sud in zona Namotu, Cloudbreak e perfino

più giù fino a Frigates. Abbiamo scorrazzato in giro per le isole sulle piccole barche

taxi e perfino su gommoni, ed ecco che la Tui Tai finalmente si è mostrata in tutta la

sua imponenza, come una nave dei pirati. Mentre ci avvicinavamo a questo enorme

yacht sentivamo i canti tradizionali, accompagnati dalla calda accoglienza tipica che

ci ha ospitato a bordo per una settimana e che avrebbe sorpassato alla grande

qualsiasi nostra aspettativa. Non avevo mai visto degli adulti tremare dall’eccitazione

come bambini di 5 anni la mattina di Natale. E tutto questo era per la maestosa nave

Tui Tai. Stanze super comfort con aria condizionata, enormi divani al sole sul ponte

ed una tavola imbandita per la cena a poppa, zone relax private sul tetto ed una sala

tutta agghindata con aria condizionata. La Tui Tai è un albergo a 5 stelle galleggiante.

Le nostre prime birre al tramonto fijiano ci stavano già facendo perdere la testa, e

non avevamo nemmeno ancora pensato di prendere un’onda.

Inizialmente ero davvero soddisfatto e tranquillo riguardo la mia decisione di non

portare le nostre piccole tavole wave. Era tutto quasi completamente fermo, con una

leggera brezza meridionale intorno ai 5 nodi, che ci ha permesso di fare delle

session divertenti a Swimming Pools, davanti a Namotu. Tutti i miei amichetti si

stavano divertendo alla grande sulle loro tavole da sup, mentre io facevo windsup,

con la vela sulla tavola da sup, e surfavamo onde a non finire.

Era davvero divertente riuscire a generare così tanta velocità anche con piccole

onde di reforming, riuscendo a fare bottom e cutback disintegrando le sezioni, e

lanciando secchiate di schiuma con una minima brezza (sta descrivendo dei

momenti di surfata).

CRAMPI ALLO STOMACOL’indomani le mie peggiori paure si stavano materializzando. Le onde erano

aumentate notevolmente, ed ora la nostra mega nave Tui Tai era ancorata

proprio di fianco al leggendario picco di Cloudbreak.

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Anne Marie, SUP session a Swimming Pool.

La Tui Tai, la navicella madre...

Page 80: SupTime 4

Siamo riusciti a prendere un po’ di onde la mattina, gustandoci un assaggio della

perfezione assoluta di questo picco, e poi lo swell ha cominciato ad aumentare. Ed

anche il vento!! Sulla nave c’erano già 13 nodi ed io avrei potuto esser là fuori con la

mia 5.3 ed il 92litri. “Oh mio Dio!”, cos’ho fatto… Avevo la possibilità di fare wavesailing

in uno dei migliori picchi di surf da onda al mondo e non mi sono portato il

materiale!!

Ero davvero irrequieto e mi sembrava di aver fatto uno degli errori più stupidi e

grandi della mia vita. Fortunatamente per la mia coscienza, però, il vento è poi calato

nuovamente, stabilizzandosi sui 5-8 nodi. Sono riuscito ad arrivare sul lineup, in

qualche modo, con la mia tavola da SUP con una vela da windsurf sopra (Windsup),

e mi aspettavo il peggio. C’era un po’ di gente che mi guardava allibita, ma dopo

qualche onda, tutti hanno cominciato a sorridere ed anche a farmi i complimenti. Era

come se nessuno avesse mai visto un windsurf prima di quel momento. Sicuramente

non ottengo la stessa reazione allucinata quando esco a casa mia a Margaret River

con il vento leggero. Anne Marie era fuori sul suo Sup, quindi era piuttosto strano

essere là fuori, uno in sup e l’altro in windsurf, che chiacchieravano tranquillamente

standosene in piedi sulle loro tavole. A bordo della Tui Tai, nel frattempo, si era

optato per fare ancora un po’ di action mattutina a Swimming Pools e, dopo aver

gettato l’ancora, si è deciso di scendere nuovamente verso Namotu. Lo spot era

direttamente sottovento alla barca, quindi ho pensato: “Perchè starmene qui

sdraiato in barca quando posso semplicemente windsurfare fino allo spot?”… ed ho

lanciato allora il mio materiale da windsup fuori bordo.

Questa decisione ha portato a un’altra giornata perfetta con una serata color

pastello, quindi ho sfruttato le piccole onde generate dal vento per scendere di circa

4km sottovento, oltrepassando l’isola di Tavarua e prendendo un paio di “bombette”

a Restraunts, per poi passare il canale e prenderne ancora una a Swimming Pools,

per poi tornare verso la nave madre per un altro pasto sontuoso. Eh già… “la vita da

vincita al lotto”, ma ad una cifra modica!

L’ ATMOSFERASui lunghi viaggi in barca c’è sempre la possibilità di incontrare personalità

contrastanti che possono rovinare l’atmosfera. In questo viaggio però, da subito, ho

sentito esclusivamente un sacco di risate. Eravamo tutti dei “personaggi”, riuniti

sotto lo stesso tetto. L’epicentro eraformato senza dubbio da Roger, Chris e Dave,

sempre al centro della baldoria, ma anche l’altro gruppo di ragazzi americani che

erano sulla barca, Paul, Tom ed Aaron si sono lentamente adeguati allo scorrere

continuo di battute demenziali, tutte accompagnate da Coopers green e Fiji bitter (gli

americani però non hanno bevuto alcolici ma una tonnellata di RedBull per restare

sempre svegli e reattivi… non son sicuro di quale dei due sia peggio…).

Questo viaggio è stato davvero speciale per me, in quanto ero circondato da tutti i

miei amici più vicini, ed averli tutti a bordo era un’occasione imperdibile per fare

baldoria. Perfino io e Galvo, il mio miglior amico, che ci “rompevamo le scatole” a

vicenda per anni, ci siamo dati una calmata e ce la siamo goduta al massimo.

Tutti erano così tranquilli e felici tutto il tempo. E non c’era ragione per non esserlo!

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Scott McKercher testa Cloudbreak con il WindSUP.

Una chicchierata prima della prossima onda.

Page 81: SupTime 4

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Ci trovavamo tutti su uno yacht di lusso nel bel mezzo del Pacifico del sud,

mangiavamo cibo raffinato e surfavamo le onde migliori al mondo senza nessuno

intorno, finché ne avevamo voglia! Le onde stavano progressivamente continuando a

migliorare ed abbiamo avuto un assaggio di come possa essere Cloudbreak quando

lavora a pieno regime, anche se solo con un paio di metri d’onda. C’era un po’ più di

gente qui, anche in questa stagione. Apparentemente il proprietario dell’isola di

Tavarua si stava preoccupando che fossero arrivati sul lineup perfino i Sup ed un

windsurfer, ma sono sicuro che ormai si dovranno abituare, dopo aver finalmente

dovuto rinunciare alla proprietà esclusiva di questa gemma del Pacifico.

Una sera, sulla barca, pensavamo veramente di aver fatto jackpot. Le birre erano più

fresche e dolci del solito e tutti si sentivano saziati dalle proprie surfate. Le previsioni

per i giorni seguenti davano cielo coperto e vento sfavorevole, quindi abbiamo deciso

di dirigerci verso il ritiro spirituale della Tui Tai (Beachcomber island) per un po’ di

vita notturna, facendo festa fino all’alba.

LA REALTA’ BATTE LA FINZIONEAbbiamo dormito comodamente sullo yacht mentre tornava verso Namotu, ed

appena hanno gettato l’ancora, i miei occhi si sono spalancati alla notizia che tutti

gli ospiti dell’albergo sull’isola se n’erano andati per la ristrutturazione all’Hotel. Mi

sono praticamente gettato fuori bordo, remando verso un perfetto lineup deserto di

Namotu con onde sui 2metri.

Il resto della crew ci ha messo un bel po’ per svegliarsi fuori, ma quando Dave e

Margareta mi sono passati di fianco in gommone per chiedermi se volessi un

passaggio per Cloudbreak, mi sono guardato intorno ed ho pensato: “Perché mai

dovrei abbandonare tutto questo ben di Dio? Non se ne parla!”.

Ho remato finché la fame e la disidratazione hanno cominciato a debilitarmi ed era

quindi ora di tornare sulla barca. È arrivato anche Dave che aveva perso la sua

pagaia e stava cercando quella di scorta per tornare subito in acqua: “Zio, spinge a

palla laggiù! Vieni? Non è roba per cardiopatici!”.

Scott McKercher a Cloudbreak con il SUP.

Anne Marie, Scott e la Tui Tai!

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Wow!! Esausto e dopo aver fatto solo colazione… che scelta avevo?! Mi sarei riposato

sul gommone lungo la strada! Devo però ammettere che l’essere ancora un po’

sbronzo, esausto ed affamato mi ha fatto venire qualche preoccupazione.

Mentre ci avvicinavamo al line up Dave non stava più nella pelle: “È perfino più pulito

di stamattina!”. Aveva ragione. Era uno spettacolo. Perfezione glass di 4 metri con 8

ragazzi sul lineup. Dave, come sempre, si piazza profondo mentre io aspettavo un po’

più sulla spalla, prendendo le onde un po’ meno insidiose, considerando poi

l’andamento delle mie ultime 24 ore…

Ne ho prese un paio davvero belle ed ero già più che soddisfatto di riuscire a

piazzarmi in grosse bowl, superando delle sezioni davvero insidiose, ma i ragazzi che

lavorano a Tavarua conoscono il posto come le loro tasche e continuavano ad

entrare ed uscire dai tubi perfettamente. Dave ne ha preso uno in cui ha viaggiato

per un’eternità per poi cadere come un fagiano proprio alla fine!

PROBLEMI IN PARADISOUn ripper locale di Tavarua ha però preso l’onda con un po’ troppa leggerezza,

partendo un po’ troppo in ritardo per il suo take off stallato. È volato direttamente

giù dal lip di una bella “bomba”, atterrando brevemente sulla tavola prima che gli

schizzasse via da sotto i piedi per

l’impatto. Cadendo indietro, il lip

tubante gli ha rotto in pieno petto con

tutta la sua potenza.

È stato uno spettacolo davvero

impressionante da guardare e lui stava

soffrendo tantissimo. Quando i ragazzi

sono arrivati nella zona d’impatto per

soccorrerlo riusciva a malapena a

muoversi, figuriamoci farsi issare sulla

slitta del jet ski! Era convinto di essersi

perforato un polmone, ma

fortunatamente dopo si è risolto tutto.

DIFFICILE A CREDERSIRiassumendo, questo è quanto il viaggio

si sia veramente rivelato spettacolare.

In un batter d’occhio io e Dave ci siamo

ritrovati soli sul picco di Cloudbreak con

onde lisce perfette sui 3 metri… tutto

per noi. Inizialmente ho pensato che

fosse stata una benedizione del Signore,

ma poi ho anche pensato di esser morto

ed andato in Paradiso. Era tutto troppo

perfetto e pazzesco per essere vero.

È SOLO UN ALTRO EPISODIO DI STORIA CHE SI RIPETEDurante l’ultimo giorno i leggeri alisei

hanno ripreso a spirare ed io ne ho

approfittato uscendo col mio Windsup,

mentre i miei amici surfavano con i loro

sup normali. Grazie alle ultime tendenze

ed evoluzioni, anche in questo campo

del surf da onda, la modalità windsurf

gode di notevoli benefici, facendo

tornare il tutto ai giorni iniziali in cui si

stava scoprendo il wavesailing con

vento leggero. Basta guardare il rig.

Sembra sia la reinvenzione in chiave

moderna della primissima vela da

wavesailing, la Maui Tri Panel (che

allora era la mia gioia ed orgoglio).

Con una sola tavola ed una sola vela sei

sicuro di coprire un’enorme varietà di

condizioni, riuscendo a spremere ogni

singolo viaggio e sfruttando ogni cosa che questo viaggio ha da offrire.

Anne Marie con il WindSUP si fa inseguire...

Condizioni così perfette ti possono rendere pazzo.

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Il take off in piscina di Frédéric Bonnef.

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© TomServaisEduardo Diaz in Cut Back sull'onda artificiale del Siam Park di Tenerife.

SIAM PARK: LA STORIA

Tutto ha avuto inizio a Gran Canaria, appena finito il campionato spagnolo, dopo un

lunghissimo downwinder di 26 chilometri con 45 nodi di vento sui primi 14 chilometri

(siamo passati davanti a Pozo Izquierdo), e 15 nodi costanti sul resto del percorso…

Cerco di restare concentrato sulla mia performance, mentre remo a fianco di Eric

Terrien e Belar Diaz, poi Eduardo Diaz ci dice: “Ragazzi, domani faccio un salto a Siam

Park, ho l’ingresso gratuito, vi andrebbe di accompagnarmi?”.

Ci abbiamo pensato massimo 3 secondi… La sera stessa, Belar sarebbe dovuto

tornare a Barcellona, Eric ha ritardato il suo ritorno a Fuerteventura, mentre io, sono

solo dovuto rientrare a casa a Tenerife prima del previsto!

Accompagnati da Alexis, il nostro fotografo, raggiungiamo Rayco Cano, il

cameraman, e Nyko Deynard, altro rider franco/spagnolo, steward/surfer che è

sempre pronto a distruggere qualsiasi onda gli capiti a tiro.

Si è dunque formata una bella squadra per andare a bussare alle porte del Siam

Park l’indomani sera…

Sono tutti davvero sovraeccitati e Edus è particolarmente stressato! Lo capiamo, è

Page 86: SupTime 4

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lui che ha organizzato ogni cosa. Noi ci siamo attenuti alle sue istruzioni: Eric ed io

condivideremo una session di un’ora sull’onda artificiale… Nyko e Belar arriveranno

dopo per l’altra session di un’ora. Ci sarà una mezz’ora di sole sinistre, seguita poi

dall’altra mezz’ora di sole destre (eh sì, si può perfino scegliere se farsi fare destre

o sinistre!). Eduardo è un aficionado del Siam Park, e sa già dove e come piazzarsi.

Per me ed Eric invece è tutto un po’ più complicato.

La prima onda, annunciata da un gong risonante e da un boato assordante e subito

io ed Eduardo ci guardiamo per capire chi voglia prendere per primo quest’onda

completamente cristallina emersa del nulla… Sembra una vera e propria

allucinazione… Non vedo né le curve d’Edu, né l’onda che rompe con lo sfondo

artificiale che ricorda l’Indonesia… Sembra veramente di essere in un’altra

dimensione del surf.

Ok, adesso tocca a me. Mi lasciano un minuto per posizionarmi e questo minuto,

sebbene sembri brevissimo, si rivela quasi infinito. Non sapevo se qualcuno avesse

mai fatto del SUP in una piscina, o semplicemente in acqua dolce con cloro… La tavola

è molto meno galleggiante e più instabile… si forma anche una sorta di minicorrente

circolare per il movimento d’acqua della piscina che rende quasi impossibile

riuscire a mantenere la posizione ideale.

Non volendo rischiare di piazzarmi troppo profondo e bermi il cloro della piscina alla

prima onda, mi posiziono vicino alle pareti, dove c’è l’acqua più bassa. Ironicamente,

questo è proprio il punto in cui si prende maggiore velocità!

La situazione è a dir poco pietosa da vedere: continuo a nuotare senza speranza

come un pesciolino rosso, dando pagaiate disperate per mantenere la posizione. Ora

non vola una mosca, tutti tacciono in trepidazione e non aspettano altro che vedermi

surfare… So che l’onda non tarderà.

Ecco che sento un grande boato e la piscina si deforma dietro di me… In questo

momento, la ragione si spegne completamente e l’istinto prende il sopravvento.

Remo verso la parete per avvicinarmi all’inside ed ecco che l’onda comincia a

sollevarmi. Remo con più forza ed ecco che faccio un Take off molto più radicale di

quanto avessi mai pensato… Mi piego sulle gambe e fortunatamente riesco a non

farmi sbattere contro il muro. Davanti a me, un perfetto muro cristallino che spacca

davvero! I primi due Cut Back sono davvero a tutta velocità e potenza, poi l’onda

diventa più moscia ma è comunque davvero divertente.

Ora non mi resta che uscire nuovamente verso il “picco” senza nemmeno un’ochetta

che mi dia fastidio o schiuma insidiosa che rischi di farmi perdere l’equilibrio. Poi

guardo Eric prendere l’onda successiva.

Non ho idea se Eric fosse agitato quanto me, ma aveva un’aria davvero concentrata…

e quando Eric è concentrato… È davvero concentrato! Ecco che il tutto si ripete e la

massa cristallina gli si alza dietro. Il take off è un po’ traballante ma sia il Bottom che

il Cutback sono davvero stilosi e potenti… Ci stiamo prendendo la mano.

Eduardo parte subito dopo, si vede proprio che conosce il posto, si muove davvero

La piscina del Siam Park di Tenerife può crearesia delle onde destra che sinistre!

Page 87: SupTime 4

bene. Un’altra onda per me, faccio quello che posso e comincio a spingere sempre

di più ad ogni Bottom. Il piacere è corto ma davvero intenso! Rayco ed Alexis fanno

riprese e foto direttamente dall’acqua e ci chiedono di avvicinarci un po’ di più ai loro

obbiettivi. Nyko e Belar urlano di gioia su ogni onda e non vedono l’ora di prendere

la successiva. Dopo 5 minuti di pausa, comincia la mezz’ora di destre. Essendo

“Regular”, io ed Eric siamo davvero impazienti di surfare in frontside. Onda dopo

onda, le surfate diventano sempre più progressive e spinte… Finalmente comincio a

lasciarmi andare, dopo essermi abituato un po’ a questo spot surreale.

In men che non si dica però, tutto si appiattisce, basta onde… è già tutto finito?!? Ora

è il turno del secondo gruppo! Mi sento davvero un egoista mentre remo verso riva

a malincuore, me ne sarei stato da solo in piscina per tutto il giorno. Eric mi

raggiunge, anche lui ha la stessa espressione.

Ne approfittiamo un po’ per guardare gli altri alle prese con le loro prime onde.

Sembra siano perfino più agitati di noi! Nyko, sebbene sia un ottimo surfista, sbaglia

i primi take-off, e Belar a causa dello stress dell’organizzazione, fa quasi fatica a

stare in piedi sulla tavola anche da fermo. Eduardo invece continua a prendere onde,

osando sempre di più. Ecco però che anche Nyko e Belar cominciano ad ingranare e

a spingere. Alexis, non riuscendo più a resistere allo spettacolo, molla un secondo la

sua macchina fotografica in spiaggia e va di corsa a prendere il suo fish.

Il sole tramonta in un batter d’occhio e, dal bordo della piscina, lo spettacolo diventa

sempre più surreale e suggestivo. Non ho mai avuto un particolare gusto per il lusso,

però avere una piscina del genere nel mio giardino mi renderebbe davvero un uomo

felice!

SPOT GUIDE TENERIFETarifa 14 dicembre 2010

Piove, le onde non si

vedono da un po’

ormai e un telefono

squilla…

Miguel, della scuola di

surf Palm Beach di

Tenerife mi risveglia

brutalmente dal

letargo parziale in cui

stavo cadendo poco a

poco, dicendomi:

“Fred, cosa ne diresti

di fare qualche corso

di Sup a Tenerife, a Playa de Las Americas? Se vuoi puoi già scendere tra tre

giorni, ti preparo tutto io…”

Eduardo Díaz si diverte con le onde artificiali.

85

Page 88: SupTime 4

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Tenerife Las Americas, 3 giorni dopo

Quando si arriva su uno spot di surf da onda iper frequentato e conosciuto anche da

molti rider e local, entrare in acqua con uno stand un paddle è davvero una faccenda

delicata… Nonostante tutte le precauzioni e cercando di essere rispettosi e quasi

sottomessi, abbondano gli sguardi in cagnesco e la gente ci urla dietro: “Restate

lontani” e “Che ca**o ci fate qui?!”.

È per questo motivo che abbiamo deciso di optare per il solo surf da onda per i primi

giorni, in modo da cominciare a familiarizzare con lo spot e soprattutto con i rider

locali… Il fatto di lavorare per una scuola di surf mi aiuta parecchio, permettendomi

di guadagnarmi un posticino sul picco, poco a poco. In ogni caso, non sono

assolutamente deluso dal viaggio, il potenziale è davvero grosso… se dovessimo

trascurare tutti i mega alberghi che accolgono il turismo di massa, Las Americas è

un piccolo paradiso in cui il vento soffia leggermente da terra e le onde si srotolano

con costanza e precisione sul fondo di roccia/corallo, non troppo aggressive ma

comunque di ottima qualità.

L’aspetto migliore di questo spot è che ci sono onde buone un po’ dappertutto, con

le loro regole ed angoli specifici, che permettono ai surfer locali di uscire con

Eduardo Diaz ci fa vedere come si fa!

Frédéric Bonnef a Las Americas.

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frequenza, sfruttando al meglio ogni spot a seconda della direzione dello swell. La

ciliegina sulla torta poi è la magnifica visuale sul Picco di Teide che si staglia in

lontananza (3718 metri, a volte perfino innevato).

Guardando l’Oceano da destra a sinistra, il primo spot che s’incontra è la destra di

Troya, proprio a fianco ad un molo. Serve uno swell abbastanza attivo per far

funzionare questo spot, ma il gioco vale la candela, in quanto questo spot è molto

meno affollato della famosa Spanish Left proprio a fianco. Il take off è davvero

tecnico ed intenso e bisogna alzarsi immediatamente per evitare di sbattere sulle

rocce proprio davanti al picco, ma poi l’onda è davvero potente ed apre molto bene.

Si arriva poi alla famosa sinistra “Izquierda de Palmera”, o “Spanish Left” che

funziona bene con onda da nord ovest / ovest. Questo è l’archetipo dell’onda lunga e

perfetta, ma pur sempre abbastanza facile. Quando si surfa, c’è una parete d’acqua

blu che sembra sempre voler fare close out da un momento all’altro, ed invece, si

alza sempre di più e ti permette di volare in down the line, aprendo perfettamente.

L’unico grosso problema è il sovraffollamento e il conseguente localismo…

personalmente io ho surfato quest’onda solo la mattina prestissimo, i giorni grossi

e… la notte! Non è uno scherzo! I lampioni della passeggiata lungo la spiaggia fanno

abbastanza luce per vedere chiaramente l’onda che rompe, e si può surfare

tranquillamente… l’unico problemino è che non si vede se e quando arrivano i set!

Poco più a sinistra c’è “Médio”, che è, a mio avviso, lo spot più adatto per fare sup,

con delle destre e sinistre di buona qualità, più spazio e funziona anche con onda

molto piccola… Buona anche l’atmosfera ed è ideale per tutti i rider di livello

intermedio. Bisogna solo evitare gli orari in cui arrivano le scuole di surf, orari in cui

lo spot, ovviamente, è un manicomio. Continuando ancora si arriva poi a Bunker (a

sinistra del Mac Donalds, appena prima di Derecha), che sconsiglio ai rider di SUP

durante le giornate di swell… L’onda è davvero potente, tubante e rompe su rocce

affilate! Più adatto al bodyboard che al sup!

Si arriva poi a “Derecha”, un’onda di ottima qualità, a volte frequentata anche da pro

rider come Jonathan Gonzalez ed altri ancora… I giorni in cui la mareggiata da nord

ovest spinge, il take off è davvero radicale e non permette il minimo errore, ma se

sei posizionato correttamente è come se ti dessero un enorme calcio nel culo alla

partenza, volando lungo la prima sezione ripida e tubante e arrivando a fare fino a 8

Bottom. Anche questo spot è molto locale e capita di avere dei problemi. “Dai sfigato,

surfati la spalla e non rompere…”. Se siete pazienti ad aspettate il vostro turno, però,

avrete comunque la vostra bella dose di adrenalina!

Ancora più sulla sinistra c’è “Piscina” (situato davanti alla piscina di un albergo),

un’onda più tranquilla e meno frequentata, ideale per il Sup e che funziona con

mareggiata da nord ovest fino a nord est.

Subito dopo c’è la destra di “Dedo”, che può essere di ottima qualità con onde lunghe

e molta meno gente che a “Derecha”. Ci sono però due problemi: il primo è che la

sezione iniziale è difficile da passare se si è molto profondi, il secondo è che le rocce

sono a pochi metri di distanza… Io purtroppo lo so bene…

Sulla sinistra della baia, proprio davanti al molo, si arriva a “Fitenia”, una destra che

funziona bene con swell da nord ovest e poi, più a sinistra, un altro picco A-frame che

funziona con swell da sud / sud-est. Sono rimasto davvero stupito la prima volta che

ho visto questo picco lavorare molto bene con swell meridionali, mentre solo 100

metri più a destra c’è la piatta più totale!

Dall’altra parte del molo, si raggiunge la piccola baia suggestiva di Koko beach, con

a destra il piatto, perfetto per iniziare a fare sup, ed a sinistra acqua un po’ più

mossa con una occasionale sinistra perfetta che si srotola solamente con grosse

mareggiate da sud.

Fine febbraio 2011: in strada verso il nord

Dopo circa due mesi ad aspettare che finissero i lavori e riaprissero la strada

bloccata appena dopo Las Americas, tra corsi di surf, a volte anche 2 o 3 al giorno,

session di stand up a gogo e serate alcoliche indiavolate alla caccia di turiste, è ora

di fare una piccola pausa e cambiare un po’ aria…

Tenerife è la più grande tra le Isole Canarie, e offre una gran varietà di paesaggi e

vegetazione. Ci si trova di tutto. Grandi città, spiagge, montagne, vulcani, zone aride

e secche lungo la costa e zone verdi e rigogliose verso l’entroterra. A volte c’è una

differenza di 10°C da una costa all’altra dell’isola! Cambiano gli odori, e con essi tutta

l’atmosfera…

È quindi con grande piacere che inserisco le chiavi nel quadro per andare alla

ricerca di nuovi spot, con un grosso swell da nord ovest in arrivo proprio oggi.

Il lifestyle di Tenerife.

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Una piccola deviazione per controllare i famosi spot, K16, Punta Blanca e la sinistra

di Alcala, su cui si sono disputate le competizioni del circuito canario di surf da onda,

che offre dei tubi spettacolari. Oggi è la mia opportunità di provare ad uscire in un

posto del genere e ovviamente le onde sono di ottima qualità! Alcala, è una “slab”,

cioè rompe su un tavolato, con sinistre tubanti e davvero potenti. Qui, ogni take off

può essere l’ultimo della giornata… Quando succede, sono guai, ma quando ti va bene

è davvero uno spettacolo! Alcuni dei migliori bodyboarder al mondo, trasferiti alle

Canarie, si allenavano in questo spot per prepararsi al meglio alla prova di Pipeline…

Giusto per darvi un’idea…

Evidentemente io non ho intenzione di entrare col mio sup in un posto del genere…

Coraggioso sì, ma non pazzo suicida! Più a destra, all’interno della baia, c’è la destra

di Chalet, altrettanto grossa ma più accessibile. Devo andarci assolutamente!

Prendo il mio sup sotto il braccio e appena metto i piedi in acqua sento già la

corrente che tira. È palese che qui l’Oceano sia molto più potente rispetto al sud, con

dei break potenti ed aggressivi come in Portogallo. Ci sono solo 4 surfisti sul picco,

pochissimi vista la qualità dell’onda, ma, dopo essermi bevuto la prima schiuma,

capisco velocemente il perché… le condizioni sono veramente serie e bisogna remare

senza tregua per restare sul picco. Stranamente, i surfisti sul picco sembrano quasi

contenti di vedermi, forse si sentono meno soli in quelle condizioni impegnative? Il

take off è radicale ed un po’ choppato ma l’onda è comunque perfetta e l’adrenalina

scorre a fiumi. La mia session però finisce prematuramente in quanto mi faccio

ingoiare da un’enorme sezione che mi ha tubato poco davanti. Lavaggio, centrifuga,

vengo brutalmente trascinato indietro mentre cerco di proteggermi la testa come

posso… Poi più niente, le gamba non mi tira più… s’è rotto il leash! Torno velocemente

in superficie, cercando la mia tavola con lo sguardo ma non ci credo più di tanto…

Un surfer mi chiama e mi indica stizzito la mia tavola. È arrivata sull’unico piccolo

pezzo di spiaggia sabbiosa! Due metri più a destra o a sinistra e si sarebbe

disintegrata completamente sulle rocce. Peccato che non ci fosse nemmeno un

fotografo in zona per immortalare questa sesssion, anche un solo scatto sarebbe

valso tutto quel travaglio!

Sfinito dalla giornata mi dirigo verso l’aeroporto per andare a prendere i miei amici

Robin e Servan, appena arrivati per cominciare a fare il photoshooting della marca

francese di abbigliamento Zutee.

L’indomani ci schieriamo nella zona del capo a nord est dell’isola. Passiamo per

Santa Cruz e il suo traffico impazzito. Il paesaggio diventa sempre più verde, con una

vegetazione più rigogliosa e fitta…

Ad ogni curva, sembra di aver cambiato isola… Ecco che dopo poco ci troviamo ad

attraversare dei piccoli villaggi circondati da cactus ed alberi. In lontananza, si vede

il blu intenso dell’Oceano e si distinguono chiaramente le onde che si allineano.

La sorpresa che ci attende appena arriviamo in riva all’Oceano è davvero grande.

Onde a perdita d’occhio con colori davvero magnifici.

In rispetto ai local che sicuramente vogliono continuare a surfare i loro spot senza

che vengano assaliti da orde di turisti, non vi dirò il nome né la posizione di questi

spot. Chi cerca, trova, la ricompensa ne vale veramente la pena!

Ci siamo goduti due giorni di condizioni perfette. Il team Zutee, ora ha già la testa

altrove e pensa a tutt’altro… A Santa Cruz, il carnevale di Tenerife è nel vivo

dell’azione, impossibile perderlo… ma questa è un’altra storia!

Surf shop, scuole e location per lo Stand Up Paddle sull’isola:

• El Cabezo Surf shop ad El Medano, chiedete di Franck o Romain, sono entrambi

ragazzi d’oro che parlano anche francese.

[email protected] - Tel /Fax: + 34 922 17 73 78

• Ripper’s Surf shop a Las Americas. Chiedete di Ricardo, che parla francese e inglese.

www.ripperssurfshop.com - Tel: +34922793968

• Palm beach surf school. Las Americas. Chiedete di Dinho o Miguel.

www.palmbeachtenerife.com - Tel: 0034 922 088 125

Frédéric Bonnef in uno degli spot al Nord di Tenerife.

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HOLY SPORT - www.holysport.it - [email protected]

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HOW TO DO

Dopo il take off, che abbiamo esaminato nello scorso numero, il momento in cui

ci sentiamo dei waver è quando scendiamo sulla faccia dell’onda e ci facciamo

trasportare. La prima discesa è un momento memorabile per qualsiasi surfista

ma è anche una situazione da vivere nella massima sicurezza. Per questo è

importante settare bene l’attrezzatura in base alle proprie esigenze: tavola

idonea al nostro livello di preparazione tecnica, pagaia tagliata della misura

giusta, take off provato e riprovato sino alla nausea e ovviamente casco

protettivo e leash per evitare di perdere la tavola o di farci male alla prima

caduta.

Arriviamo sulla line up seguendo le lezioni precedenti, allineiamoci con il movimento

ondoso e iniziamo a leggere il mare. L’esperienza sotto questo aspetto gioca un ruolo

fondamentale ma provando i vari timing individuare il momento giusto diventerà un

gioco da ragazzi. Bisogna comunque ricordare che c’è un timing giusto per ogni

livello, soprattutto considerando i tempi di reazione, i riflessi, la forza impressa alla

pagaiata e il tipo di tavola. È sempre consigliabile evitare di partire se non siamo

sicuri, quindi senza avere fretta di imparare acquisiamo sicurezza in noi stessi,

scegliamo il set di onde idonee per il nostro livello tecnico e disponiamoci

perpendicolarmente all’onda per effettuare il take off.

Una volta effettuato il take off e iniziato a planare appoggeremo la pagaia in acqua

dal lato in cui l’onda non frange. Così facendo sfrutteremo lo stesso principio del

timone delle barche, infatti non appena la pagaia sfiorerà l’acqua noteremo

un’evidente rotazione della tavola verso il punto d’appoggio. La tecnica giusta per

effettuare una buona discesa dall’onda però prevede un movimento sincrono di

varie parti del corpo. È per questo che le movenze necessarie diventeranno con

l’esperienza un iter che seguiremo in automatico tutte le volte che ci troveremo ad

affrontare un’onda. La ricerca del punto d’appoggio con la pagaia infatti avviene

contemporaneamente con lo spostamento della posizione dei piedi sulla tavola.

Durante la fase di take off i piedi si spostano più verso la poppa ed in particolare

verso il bordo interno della tavola e cioè quello dove abbiamo appoggiato la pagaia.

Il movimento dei piedi provocherà lo spostamento della tavola e faciliterà la discesa

sulla faccia dell’onda. Una volta che la tavola sarà quasi parallela al movimento

dell’onda potremmo sollevare la pagaia dall’acqua e alleggerire il peso disposto sul

bordo e goderci la nostra prima surfata old school.

Qualsiasi spostamento va effettuato in modo rapido ma con movimenti leggeri e

senza appesantire troppo il carico sulla tavola in considerazione del fatto che questa

è una fase in cui il nostro equilibrio è molto instabile e bastano pochissime variabili

per perdere completamente il controllo della tavola soprattutto quando siamo

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ancora inesperti. È meglio non lasciarci influenzare troppo dalla visione di video che

ritraggono professionisti all’azione perché dietro quegli spettacoli ci sono

sicuramente anni di esercizi e di tentativi, di manovre andate male e tanta

esperienza nelle condizioni più disparate.

Bisogna quindi ricordare che se accentuiamo molto il peso sulla pagaia o se

carichiamo molto il peso sui piedi appesantendo il rail probabilmente perderemo

l’onda e se non seguiamo alla lettera le tecniche indicate rischieremo di perdere

l’equilibrio perdendo l’onda o ancor peggio effettuando un bel wipe out.

STEP BY STEP

Ora analizzeremo due differenti modi di affrontare la surfata.

SEQUENZA 1

Come potrete notare nella prima sequenza il rider parte con la tavola inclinata nella

direzione dell’onda e pagaia appoggiata in acqua FOTO 1, non appena inizia a planare

stacca la pagaia dall’acqua FOTO 2-3, nel resto della sequenza possiamo notare come

il peso del corpo influenzi la direzione della tavola. Come potete notate il rider

assume una posizione abbastanza bassa e prona, è un atteggiamento tipico di chi

sta iniziando a surfare. Il rider abbassandosi oppone meno resistenza al vento e

avendo il baricentro basso ha più equilibrio. Come possiamo notare alla fine della

sequenza il rider cerca di risalire sull’onda variando il peso del corpo ma l’onda ha

già franto. Il rider Filippo de Francesco pratica paddle surf da meno di un anno.

FOTO 1 - Take off con tavola inclinata e pagaia in acqua.

FOTO 2 - Inizio planata.

FOTO 3 - Stacco della pagaia dall’acqua e peso spostato sul bordo interno dell’onda.

FOTO 4-5-6-7 - Peso alleggerito e discesa sul face dell’onda.

FOTO 8-9 - Rientro nell’onda ma senza successo.

SEQUENZA 2

In questa sequenza il rider affronta l’onda in maniera diversa, come possiamo

notare nella prima immagine nel take off ha la tavola è appena inclinata sulla faccia

dell’onda. Dalla seconda immagine in poi viene sfruttato solo il peso del corpo. Il

corpo si piega leggermente, le gambe si appoggiano sul bordo interno della tavola

ed il rider affronta l’onda come da manuale. Il rider è Beppe Caldarulo ha importato

la prima tavola da Stand Up Paddle in Italia nel 2006.

FOTO 1a - Take off con tavola inclinata.

FOTO 2a - Inizio planata e spostamento del peso sul bordo della tavola.

FOTO 3a - Peso allineato con la tavola inizio surfata.

FOTO 4a-5a-6a-7a-8a - Surfata.

FOTO 9a-10a - Fine surfata l’onda chiude.

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DDECK: termine utilizzato per definire la parte superiore della tavola.

DELAMINATA: questo termine si riferisce alla tavola che presenta uno

staccamento di uno o più strati di rivestimento. La delaminazione può essere

provocata da diversi fattori.

DING: termine che indica una crepa, buco o rottura del rivestimento della tavola.

Se ci si accorge del ding occorre effettuare una riparazione rapida, in quanto

l’acqua può infiltrarsi e rovinare i tessuti all’interno della tavola.

DIAMOND: è un tipo di poppa della tavola. È una coda a spigoli vivi simile alla

punta di una pentagono.

DOUBLE RIDING: è riferito a due rider che surfano la stesa onda. Di solito è una

tecnica molto diffusa tra amici che vogliono divertirsi. In una gara wave non è

possibile fare un double riding in quanto per regolamento uno dei due rider

viene penalizzato per aver droppato l’altro.

DOUBLE OVER HEAD: Terminologia molto settoriale poco utilizzata in Italia serve

per indicare l’altezza dell’onda. In questo caso significa che l’onda è alta due

volte il rider.

DOWNWIND: letteralmente significa a favore di vento, viene spesso utilizzato per

identificare tipi di gare che hanno il vento in poppa.

DROP: identifica la discesa lungo la faccia dell’onda, è successivo al take off. È il

semplice farsi trasportare dall’onda senza effettuare nessuna manovra.

DROP IN: identifica il “rubare” l’onda, tecnicamente vale a dire che si parte su

un’onda che è stata già presa da un altro rider e che per questo deve essere

lasciata rispettando le precedenze. ATTENZIONE A NON EFFETUARE QUESTO IN POSTI

NUOVI O IN GARA.

DROPPARE: sinonimo di drop in.

DUCK DIVE: è la manovra che consente ai surfer da onda di superare il frangente

che sta chiudendo. Si chiama così perché identifica il movimento delle anatre

che vogliono bagnarsi la testa e lavarsi.

EEPOXY: è un materiale di costruzione, una resina epossidica che è utilizzata

durante la fase di laminazione. Le resine hanno un coefficiente di elasticità che

è direttamente proporzionale al prezzo. È più elastica della resina poliestere e

quindi consente maggiori sollecitazioni alla tavola infatti viene utilizzata nel

rivestimento delle tavole.

EPOSSIDICA: sinonimo di epoxy.

FFACE: identifica la faccia dell’onda. Di solito è quella parte dell’onda che non ha

ancora rotto e che quindi non ha schiumato.

FCS: tipo di attacco della pinne che di solito sono quelle laterali della tavola.

FIN: è la pinna in inglese. Nella maggior parte delle tavole da Stand Up, da surf e

longboard si montano, tramite un sistema di scassa usbox e raramente tuttle.

Nelle tavole custom o in alcune costruzioni tradizioni sono già resinate alla

tavola. Il numero delle pinne da anche il nome alla tavola per definizione: single

fin (una pinna), twin fin (due pinne), thruster (configurazione classica a tre

pinne) o quad (quattro pinne).

FISH: tipo di poppa della tavola, assomiglia alla pinna finale del pesce che ha due

punte.

FLAT: tradotto significa piatto, identifica nel mare l’assenza di movimento ondoso.

FLEX: flessibilità dell’albero o della pala della pagaia. Il flex può riferirsi anche

alla tavola ed è la flessibilità che il corpo in esame effettua sotto una

sollecitazione.

FLOATER: è la manovra che ha diverse applicazioni, può identificare il surfare la

schiuma cercando di raggiunge il face, superare la schiuma per arrivare sulla

line up o può essere seguito da altre manovre tipo Floater 360 (rotazione di 360

sulla schiuma).

FREE FALL: significa caduta libera. È una condizione molto particolare che si può

verificare in due situazioni: la prima per l’inesperienza del rider, la seconda per

il posto molto radicale. Si verifica quando le pinne della tavola non hanno più

grip nell’acqua, quindi siamo in caduta sul bottom dell’onda. Questa condizione

può precedere il wipe out ma se si è esperti e fortunati si può recuperare

cercando di non cadere.

FRONT SIDE: significa parte frontale, è riferito a quando il rider ha di fronte a se

la faccia dell’onda, il contrario di back side.

Esempio di surfata FRONT SIDE, nel momento del BOTTOM TURN. Si può vedere chiaramente il FLEX dell’albero della pagaia.

LOCATION: Maui Lanes/@ courtesy JLID

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