teorie del web 2.0

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SOCIAL MEDIA MARKETING 2 AA. 2017/2018 TEORIE DEL WEB 2.0

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SOCIALMEDIAMARKETING

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TEORIE DEL WEB 2.0

SOCIAL MEDIA MARKETING AA. 2016/2017

INFLUENZE TEORICHE

1. Micheal Foucault2. Jean Baudrillard3. Felix Guattari4. Paul Virilio5. Luther Blisset6. Umberto Eco7. Michel De Certeau8. Antonio Gramsci9. Gilles Deleuze10.Marshall McLuhan

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SOCIAL MEDIA MARKETING AA. 2016/2017

TEORICI DELLA RETE

1. Chris Anderson2. Franco Berardi Bifo3. Tim Berners Lee4. Nicholas Carr5. Manuel Castells6. Luca De Biase7. Derrick De Kerckhove8. Carlo Formenti9. Byung Chul Han10. Collettivo Ippolita.net11. Jeff Jarvis12. Henry Jenkins13. Steven Johnson14. Andrew Keen15. Kevin Kelly16. Jaron Lanier17. Kalle Lasn / Adbusters

18. Lawrence Lessig19. Pierre Levy20. Geert Lovink21. Lev Manovich22. Evgeny Morozov23. Nicholas Negroponte24. Eli Parisier25. Matteo Pasquinelli26. Jay Rosen27. Douglas Rushkoff28. Viktor Mayer Schönberger29. Frank Schirrmacher30. Clay Shirky31. Richard Stallman32. Don Tapscott33. Sherry Turkle34. Siva Vaidhyanathan

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CHRIS ANDERSON(1961, USA, UK)

La coda lunga(2007) è il più noto concetto espresso da Anderson e lega il Web, ilmercato e le nicchie economiche. L’assunto di base è semplice: ogni mercato ha pochiprodotti che vendono tanto e tanti prodotti che vendono poco con un rapporto di circa20/80. I prodotti che vendono poco, le nicchie, se aggregate possono formare unmercato significativo. Questa è la lunga coda, una serie di prodotti che una voltaerano definiti underground ma che oggi, grazie ai media digitali, possono raccoglieredenaro. Altro esempio: i libri (o i dischi) di un piccolo editore, presi tuttiinsieme, possono vendere di più di un solo best seller ma solo dove i media digitalifunzionano. Per i libri, per esempio, sarà difficile trovare in una libreriatradizionale tutti i volumi di un piccolo editore, e lì il best seller impera. Ma inuna libreria il discorso cambia: ci si trova di tutto e i libri meno noticollettivamente vendono più di Dan Brown. L’implicazione culturale è evidente:mantenere la lunga coda significa tutelare le minoranze permettendo anche ai menoconosciuti di remunerare il proprio lavoro ma anche offrire sempre un’offertavariegata agli utenti.Nel suo saggio Free (2010), Anderson analizza questo nuovo modello di business chepermette di guadagnare cedendo i prodotti gratuitamente. Un’azienda può offre partedei suoi beni o servizi a titolo gratuito e vendere quegli stessi prodottiaggiungendovi un plus. Anderson stesso ha messo alla prova il freemium con il suolibro ultimo libro, Free.

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CHRIS ANDERSONL’ebook in download gratuito ha trascinato le vendite della versione cartacea apagamento. Il valore aggiunto in questo caso era avere il libro fisico e non un file.Risultato: il libro ha scalato le classifiche ed è stato per lungo tempo uno dei piùvenduti nella rete.In Wired Us del settembre 2010 teorizza la fine del Web, ma non in senso assoluto.Secondo lui l’accesso a Internet tramite smartphone e device mobili implica l’uso diapp proprietarie e chiuse che stanno facendo morire la navigazione web tradizionale,che è sostanzialmente libera. Il dibattito si scatena e la Rete reagisce allaprovocazione. Missione compiuta.È finita l’epoca delle grandi teorie scientifiche. Oggi non servono più modelliscientifici perché la quantità di dati che risiede nella Rete è tanta e tale dapermettere studi direttamente sul campo, senza modelli.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ MediLa coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati, Codice, 2008§ Gratis, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2010§ Makers. Il ritorno dei produttori. Per una nuova rivoluzione industriale, Rizzoli

Etas, 2013

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FRANCO BERARDI “BIFO”(1949, ITALIANO)

Per Berardi Bifo Social networks e smart phones costituiscono una potente accoppiatache ha portato ad una inedita e ambivalente informatizzazione della vita sociale. Dalpunto di vista di Bifo, il cybertempo, con Facebook e Twitter, ma anche YouTube,Google, Whatsapp e simili, ha colonizzato anche quello che una volta si definiva‘tempo libero’, insinuandosi nel tessuto delle amicizie e conoscenze, rimodulandoprofondamente i rapporti sessuali e affettivi.Per Bifo se vogliamo andare oltre le ovvietà secondo cui l’informazione ci rendepossibile essere informati, dobbiamo per prima cosa capire che Internet non èessenzialmente uno strumento, ma una sfera, un ambiente, e pertanto la mutazioneantropologica prodotta dai media digitali e dall’accelerazione dell’infosfera èl’effetto più importante dal punto di vista degli effetti sociali e politici.Ma non dovremmo riferirci solo agli effetti politici della diffusione dei media,perché i media non sono solo strumenti per l’imposizione di interessi sociali e diprogrammi politici. I media sono soprattutto macchine per la modellazione dellasoggettività collettiva, sono fattori di mutazione antropologica e la disposizione deicorpi nella sfera sociale.Per Bifo, talvolta, internet appare piuttosto una fabbrica di cretinismo identitario,che un’agora di scambio tollerante e di scoperta intellettuale.

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FRANCO BERARDI “BIFO”BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Più cyber che punk, con Marco Jacquemet; Robert Wright; Jaron Lanier; Felix

Guattari; Valmerz, Bologna, A/traverso, 1990§ Politiche della mutazione. Milano-Bologna, Synergon, 1991§ Cancel & Più cyber che punk. Milano-Bologna, Synergon, 1992.§ Mutazione e cyberpunk. Immaginario e tecnologia negli scenari di fine millennio.

Costa & Nolan, 1994§ Neuromagma. Lavoro cognitivo e infoproduzione. Castelvecchi, 1995§ Ciberfilosofia. 1995.§ Exit. il nostro contributo all'estinzione della civiltà. Costa & Nolan, 1997§ La fabbrica dell'infelicità: new economy e movimento del cognitariato. Roma,

DeriveApprodi, 2001§ Errore di sistema. Teoria e pratiche di Adbusters, Feltrinelli, 2003§ Telestreet. Macchina immaginativa non omologata, Dalai Editore, 2003§ Il sapiente, il mercante, il guerriero. Dal rifiuto del lavoro all'emergere del

cognitariato. Roma, DeriveApprodi, 2004§ Skizomedia. Trent'anni di mediattivismo. Roma, DeriveApprodi, 2006§ Dopo il futuro: Dal Futurismo al Cyberpunk. L’esaurimento della Modernità,

DeriveApprodi, Roma 2013

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TIM BERNERS LEE(1961 , UK)

Secondo Berners Lee il Web è progettato [...] per essere universale: per includeretutto e tutti.Sul Web dovremmo essere in grado non solo di trovare ogni tipo di documento, ma anchedi crearne, e facilmente. Non solo di seguire i link, ma di crearli, tra ogni generedi media. Non solo di interagire con gli altri, ma di creare con gli altri.L'intercreatività vuol dire fare insieme cose o risolvere insieme problemi. Sel'interattività non significa soltanto stare seduti passivamente davanti a unoschermo, allora l'intercreatività non significa solo starsene seduti di fronte aqualcosa di interattivo.Negli ultimi anni secondo Berners Lee il modo in cui il Web si è sviluppato èdiventato "sconcertante". Nonostante tutto Berners-Lee non ha perso la speranza,grazie alle opportunità che la rete offre per "spingere la gente a collaborare".

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ L'architettura del nuovo web: dall'inventore della rete il progetto di una

comunicazione democratica, interattiva e intercreativa, Milano, Feltrinelli, 2001

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NICHOLAS CARR(1960, USA)

Nicolas Carr, nel saggio The Big Switch (2008), analizza l’ascesa del cloud computing.Questa infrastruttura centralizzata indica la fine del PC autonomo come nodoall’interno di una rete distribuita. Inoltre, Carr segnala una “svolta neurologica”nell’analisi del Web 2.0. Muovendo dall’osservazione che l’intenzione di Google èstata sempre quella di trasformare le sue operazioni in intelligenza artificiale, cioèin un cervello artificiale più intelligente del cervello umano, Carr concentral’attenzione sul futuro delle nostre capacità cognitive: Il medium non è soltanto ilmessaggio, bensì anche la mente. Dà forma a quel che vediamo, noi diventiamo i neuronidel Web. Più link clicchiamo, più pagine visitiamo e transazioni facciamo, e più ilWeb diventa intelligente, raggiunge valore economico e crea profitto.Carr, nel 2008, su Atlantic scriverà il suo famoso saggio «Google ci rende stupidi?».Qual è l’effetto di internet sul cervello?”, sostenendo che in fin dei conti è ilcontinuo passare dalle finestre ai siti e il frenetico ricorso ai motori di ricerca arenderci stupidi, ovvero la perdita della lettura profonda (anche della realtà?).

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ The Big Switch: Rewiring the World, from Edison to Google (2008, W. W. Norton)§ Internet ci rende stupidi? (2011, Raffaello Cortina Editore)

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MANUEL CASTELLS(1942, SPAGNA)

Manuel Castells, in Comunicazione e Potere (2009), sostiene che “la rete è ilmessaggio. […]La realizzazione del cambiamento sociale in rete procede riprogrammandole reti di comunicazione che costruiscono l’ambiente simbolico per la manipolazionedelle informazioni nelle nostre menti, determinando le ultime pratiche individuali ecollettive. Creare nuovi contenuti e nuove forme delle reti che connettono le menti eil loro ambiente comunicazionale equivale a ristrutturare l’impianto delle nostrementi”. Castells è il teorico della autocomunicazione di massa, ovvero della forma dicomunicazione emersa con lo sviluppo del Web 2.0 tesa a costruire sistemi personali dicomunicazione di massa, tramite SMS, blog, vlog, podcast, wiki e la conversazione suisocial network. Castells, infine, sostiene però <<una quota di questa forma diautocomunicazione di massa è più vicina all’autismo elettronico che a una vera epropria comunicazione>>.In Reti di indignazione e di speranza (2012), Castells sostiene che in questi ultimianni, grazie ai mezzi autonomi di comunicazione orizzontale forniti da Internet, icittadini dell’età dell’informazione sono in grado di inventare nuovi programmi legatialla loro sofferenza, alle loro paure, ai loro sogni, alle loro speranze e quindiveicolare nuovi valori e obiettivi. I movimenti sociali a loro volta creanocontropotere, autocostruendosi mediante un processo di comunicazione autonoma, liberada quanti detengono il potere istituzionale. I social network digitali offrono lapossibilità, senza restrizioni, di deliberare e coordinare l’azione.

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MANUEL CASTELLSLa chiave interpretativa di tutto il saggio è il primo capitolo, «Mettersi in rete,creare significato, contestare il potere», in cui si analizza il processo con cui isocial network presenti in Rete diffondono nuovi valori e interessi (significato) incontrasto a quelli istituzionalizzati o a quelli dei poteri dominanti a cui sioppongono, e come riescono, di conseguenza, a dare origine e voce alla mobilitazionedegli individui, che si esprime poi attraverso l’occupazione fisica di luoghipubblici.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ La città delle reti, Marsilio, 2004§ Galassia Internet, Milano, Feltrinelli serie Bianca, 2006§ Il potere delle identità, Università Bocconi, 2008§ Volgere di millennio, Università Bocconi, 2008§ Mobile communication e trasformazione sociale, Milano, Guerini e Associati, 2008§ Comunicazione e Potere, Milano, Bocconi Università Edizioni, 2009.§ Reti di Indignazione e speranza. Movimenti sociali nell'era di Internet, Egea SpA

Università Bocconi Edizioni, 2012

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LUCA DE BIASE(1956, ITALIA)

La presenza capillare dell’informazione nella vita quotidiana delle persone nei paesioccidentali è un’esperienza generalizzata. Ciascuno ne fruisce e ne genera incontinuazione. La quantità di messaggi cresce inesorabilmente, senza un ordineapparente. Cresce e basta. Il crollo del costo delle comunicazioni è anchel’inflazione dei messaggi. Mai come in questa epoca il concetto di “informationoverload”, il sovraccarico di informazioni che si contendono l’attenzione della gente,è una condizione con la quale ogni ricerca sulla vita sociale deve fare i conti. C’èevidentemente una ricchezza straordinaria nell’abbondanza di informazioni. Ma c’èanche il rischio di una paralisi delle idee, di fronte all’eventuale ingestibilitàdell’inflazione di informazioni.La quantità dell'informazione disponibile sta crescendo vertiginosamente, con i mediasociali, internet, la digitalizzazione e la crescita della velocità di accesso aicontenuti che si trovano in rete. Il fatto è che internet ha reso enormemente menocostoso pubblicare. La funzione di filtro qualitativo, nell'epoca analogica, eraaffidata a pochi grandi "custodi" del sapere: editori, università, autorità culturali.Oggi, in un contesto in cui tutto si pubblica senza troppe difficoltà, quella stessafunzione si svolge nel momento della fruizione dei contenuti. La ricchezzaquantitativa di informazione diventa anche un problema in termini di giudizio critico,qualitativo.

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LUCA DE BIASE“La dimensione plurale di cui stiamo parlando non è né collettiva né individuale: ècomune, relativa ai collegamenti molteplici tra le persone e le circostanze diversenelle quali vivono,relativa al modo con il quale quei collegamenti influiscono sulle persone e sulle loroazioni, ponendo vincoli e offrendo opportunità“.Così l’intelligenza collettiva (“procedurale, automatica, meramente collettiva”)diventa “intelligenza plurale”, ossia un sistema con l’ambizione di non solo prenderedecisioni più partecipate, ma che possa “migliorare effettivamente le decisioni”;l’innovazione non si riduce alla “moltiplicazione delle novità” ma serve la qualitàdella vita; e i social media, che vorrebbero ridurci ai nostri like, si riconfiguranocome “media civici”.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Edeologia: critica del fondamentalismo digitale, Laterza 2003§ Giornalisti online. Manuale di giornalismo nell'epoca di Internet, Yema 2003§ Economia della felicità. Dalla blogosfera al valore del dono e oltre, Feltrinelli

2007§ Cambiare pagina. Per sopravvivere ai media della solitudine, BUR Rizzoli 2011§ Media civici. Informazione di mutuo soccorso, Apogeo collana Vita Feltrinelli 2013§ Homo pluralis: Esseri umani nell'era tecnologica, Edizioni 2015

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DERRICK DE KERCKHOVE(194 4, BELGIO/CANADA)

Il concetto di intelligenza connettiva trae ispirazione da quello di 'intelligenzacollettiva' di Levy, e solo in un secondo tempo si distingue concettualmentecaratterizzandosi nella pratica diretta del concetto di 'intelligenza collettiva’.L'intelligenza collettiva è il prodotto della memoria collettiva, dell'immaginariocollettivo, e diventa progetto quando l'uomo mette a disposizione della collettivitàgli strumenti che permettono una interazione tra gli individui. Essa è infatti la"pratica della moltiplicazione delle intelligenze le une in rapporto alle altreall'interno del tempo reale di un'esperienza”.De Kerkhove afferma che esiste ed esisterà sempre una dimensione personale delleintelligenze, che attraverso la rete, possono essere messe in connessione.La quantità di dati che appare on line su di ciascuno di noi crea un’identità di cuinessuno è pienamente consapevole. Un nostro io digitale tracciabile da chiunque ma chesfugge, appunto, alla nostra coscienza.La Rete diventa sempre di più una sorta di sistema limbico sociale, in cui cioè leemozioni sono preponderanti.Il diritto all’oblio era un concetto sbagliato dall’inizio: invece di educare lepersone a gestire i dati su di loro, si è pensato che bastasse cancellarne alcuni conuna legge o una sentenza.Secondo quando afferma De Kerckhove dobbiamo pensare a una società reciprocamentetrasparente: chiunque vede ed è contemporaneamente visto.

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DERRICK DE KERCKHOVE

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Brainframes: mente, tecnologia, mercato, Bologna, Baskerville, 1993§ La pelle della cultura: un'indagine sulla nuova realtà elettronica, Genova, Costa &

Nolan, 1996.§ L'architettura dell'intelligenza, Torino, Testo & immagine, 2001§ Transpolitica: nuovi rapporti di potere e di sapere con Vincenzo Susca, Milano,

Apogeo, 2008§ Il sapere digitale, Napoli, Liguori Editore, 2011

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CARLO FORMENTI(1947, ITALIA)

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Carlo Formenti, in Cybersoviet (2008), propone le seguenti tesi: 1. che la democraziadei consumi promossa dal Web 2.0 – e che ha determinato una rapida e popolarepopolarizzazione dei contenuti – non corrisponde affatto ad una estensione dellademocrazia politica; 2. che anche sul piano puramente economico il fenomeno andrebbepiù correttamente interpretato come la messa al lavoro (perlopiù gratuito)dell’intelligenza collettiva da parte delle Internet Company che controllano ilmercato; 3. la ripresa del controllo da parte dei governi, imprese e agenzietransnazionali sulle relazioni sociali mediate dal computer sia quasi totale, in barbaalla fandonie sull’architettura “intrinsecamente anarchica” di Internet; 4. lecelebrazioni sulla “fine del politico” tendono a legittimare, sia pureinconsapevolmente, i processi di distruzione della sfera pubblica e il suo integraleriassorbimento nella sfera privata, contribuendo a spacciare il chiacchiericcio“intimista” che dilaga nei reality show televisivi ai social network di Internet perl’autogoverno delle moltitudini.Formenti presenta tre mitologie della rete: Mitologia I: la rete non può esserecontrollata. Mitologia II: la trasparenza è sempre buona. Mitologia III: lo sciame èsempre intelligente. In “Felici e sfruttati” (2011) Formenti sostiene che ciò che stadietro all’illusione di democrazia e libertà economica, creata dal web 2.0, fa sì chemilioni di persone siano felici e sfruttate, oltre ad essere pervasi dall’illusione diassunzione di libertà nei confronti dei meccanismi del potere.

CARLO FORMENTIBIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Incantati dalla rete. Immaginari, utopie e conflitti nell'epoca di Internet,

Milano, Cortina, 2000. § Mercanti di futuro. Utopia e crisi della Net Economy, Torino, Einaudi, 2002. § Not economy. Economia digitale e paradossi della proprietà intellettuale, Milano,

ETAS, 2003. § Cybersoviet. Utopie postdemocratiche e nuovi media, Milano, Cortina, 2008. § Se questa è democrazia. Paradossi politico-culturali dell'era digitale, San Cesario

di Lecce, Manni, 2009. § Web 2.0. Un nuovo racconto e i suoi dispositivi, a cura di, Milano, Il Saggiatore,

2010. Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro, Milano, EGEA, 2011.

§ L'eclissi. Dialogo precario sulla crisi della civiltà capitalistica, con Franco Berardi Bifo, San Cesario di Lecce, Manni, 2011.

§ Utopie letali. Contro l'ideologia postmoderna, Milano, Jaka Book, 2013.

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BYUNG CHUL HAN(1959, SUD COREA,)

La cultura della “condivisione” è diventata commercializzazione della nostra vita -Internet non unisce, ma divide e genera un venefico narcisismo digitale.La sua estrema personalizzazione restringe, paradossalmente, i nostri orizzonti edivora le fondamenta stesse della democrazia rappresentativa…La folla che tanteconquiste ha ottenuto in passato oggi è soltanto uno sterile sciame.Il mondo virtuale ha perso ogni distanza e quindi rispetto. L’anonimato e latrasparenza sul web sono un male assoluto.La cultura della “condivisione” è la commercializzazione radicale della nostra vita.Internet non unisce, ma divide. Genera un venefico narcisismo digitale.La sua estrema personalizzazione restringe, paradossalmente, i nostri orizzonti. Edivora le fondamenta stesse della democrazia rappresentativa.Lo sciame digitale non crea un “pubblico”. Non conduce al dialogo o al discorso, che èil cuore di una democrazia. Una vera comunità democratica non è né massa né sciame, maun pubblico che discute.Il mezzo digitale è strettamente legato a uno stato di eccitazione.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ La società della trasparenza, Nottetempo (collana Gransassi),2014§ Nello sciame. Visioni del digitale, Nottetempo (collana Gransassi),2015§ Psicopolitica, Nottetempo (collana Gransassi), 2016

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COLLLETTIVO IPPOLITA.NET(2005, ITALIA)

In "La Rete è libera e democratica”. Falso!" Ippolita sancisce Il primo argomento èche la rete non è solo il world wide web, il servizio che ci consente di muoverci dauna pagina all’altra. Sotto la superficie del web ci sono molti altri servizi il cuiscopo fondamentale è raccogliere dati sugli utenti per fare pubblicità mirate.Ilsecondo argomento è che i movimenti politici che nascono in rete di solito nongenerano partecipazione ed elaborazione di idee. La libertà di parola che consentonosi traduce raramente in discussione e tende invece a suscitare una ricerca d’identitàossessiva e un certo rancore rispetto a tutto ciò che è fuori dal gruppo.Il terzoargomento, il più radicale, è che la rete non produce i due risultati che ci siaspetta dalla democrazia, cioè la deliberazione collettiva e la ricerca del consenso.Si limita a fornire l’illusione di una libertà di consumo che in realtà ha costi moltoalti, in termini di privacy e di raccolta dati. Questo non significa che internet siasolo un sistema per renderci schiavi delle multinazionali, ma certamente che è nata,si è sviluppata ed è usata per scopi diversi dalla nostra felicità.In "Anime elettroniche" Ippolita afferma ⌇le nostre identità digitali sono composteda sentimenti e informazioni sempre più strettamente intrecciati tra loro. Quandocondividiamo via web ci sentiamo al contempo più gratificati e più informati. Semprepresenti e al contempo proiettati in un altrove, siamo come anime elettriche in estasipermanente. Perché nella ribalta mediatica dei servizi gratuiti, dove ci esercitiamonella disciplina della pornografia emotiva, si disegna una diversa unità tra mente ecorpo.

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COLLLETTIVO IPPOLITA.NET(2005, ITALIA)

Ci troviamo in uno spazio continuo di sollecitazioni e senza accorgerci siamo allamercé di un potere dopante e manipolatorio>>.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA• Anime elettriche, Jaca Book, Milano, 2016• La rete è libera e democratica. Falso!, Laterza, Bari, 2014• Nell'acquario di Facebook. La resistibile ascesa dell'anarco-capitalismo,

Ledizioni, Milano, 2012• Luci e ombre di Google. Futuro e passato dell'industria dei meta dati, Feltrinelli,

Milano, 2007• Open non è free. Comunità digitali tra etica hacker e mercato globale, Eleuthera,

Milano, 2005

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HENRY JENKINS(1958, USA)

Secondo Jenkins, in Cultura convergente (2007) “vecchi e nuovi media collidono, dove igrandi media e i media grassroots si incrociano, dove il potere dei produttori deimedia e quello dei consumatori interagiscono in modi imprevedibili”.Il merito di Jenkins è consistito non tanto nell‟avere creato un quadro prospetticonuovo, ma nell‟avere intercettato una serie di dinamiche che stavano dando forma aquel nuovo panorama di “rinascimento digitale” in cui viviamo e che, costantemente,contribuiamo a definire. I nuovi media non cancellano quelli vecchi: tendono a“rimediarsi”, ma soprattutto creano rinnovate opportunità di azione per gli utenti cheacquisiscono una centralità finora inedita.Il concetto di convergenza va dunque primariamente inteso in un duplice senso, ad untempo tecnologico e culturale.In Spreadable media (2013), Jenkins sostiene che la metafora dell'infezione e delcontagio sovrastima il potere dei media e sottostima quello del pubblico. Nell'idea diJenkins invece la trasmissione da un nodo all'altro della rete, da un utenteall'altro, avviene perché utenti attivi decidono autonomamente di far circolare alcunicontenuti e non altri. siamo di fronte a un cambio di paradigma della forma in cui icontenuti culturali circolano all'interno di una società. Sta emergendo un modelloibrido di circolazione, frutto del mix tra strategie istituzionali e dall'alto (lecorporation mediali che decidono cosa produrre e quando lanciare

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JEFF JARVIS (1954, USA)

I media di massa stanno morendo ma le testate esistenti possono benissimoreinventarsi. A patto di non credere a pillole magiche come native advertising,paywall e tablet, ma costruire servizi per i lettori.“I contenuti riempiono gli spazi,i servizi raggiungono obiettivi. Il giornalismo deve esistere per raggiungereobiettivi per il pubblico a cui offre servizi. Deve esistere per migliorare le vitedegli individui e delle comunità” ha affermato Jarvis. E per riuscire in tale impresabisogna considerare i lettori come individui e come membri di comunità, non più comenumeri in una massa indistinta. Bisogna conoscerli, conoscere i loro problemi e i lorointeressi.Jarvis ritiene che nel nuovo ecosistema dell’informazione, in cui gli attorisi sono moltiplicati, sia necessario specializzarsi: “Fate quello che sapete faremeglio, e collaborate con altri per il resto” è il mantra che spesso ripete. Ed è unsuggerimento per i media pubblici europei, che dovrebbero essere ridefiniti, secondoJarvis, per diventare una piattaforma per l’intero ecosistema mediatico.Un luogoadatto alla sperimentazione, promotore di qualità, aperto alla collaborazione con ilpubblico. Per costruire un tale modello anche i giornalisti dovrebbero cambiare,trasformandosi in “organizzatori di comunità”.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Gutenberg il Geek. Il primo imprenditore tecnologico della storia e il Santo

Patrono della Silicon Valley, GoWare, 2012

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STEVEN JOHNSON(1968, USA)

Un’innovazione non è mai l’idea di un singolo individuo in un dato momento. Le ideesono fondamentalmente sistemi, reti di altre idee.Ma che cosa sta facendo Internetalle nostre menti? Questa è la domanda che Johnson pone al lettore, con una premessa:ci stiamo facendo sopraffare da uno stile di vita multitasking, continuamenteconnesso. Questo ci porterebbe a pensieri meno complessi man mano che ci spostiamo dauna lettura più lenta, profonda e contemplativa ad una più rapida e distratta.Sicuramente siamo più distratti – ammette Johnson – ma quello che succede oggi è cheabbiamo solo più modi di connetterci e raggiungere persone distanti così da trovare ipezzi mancanti per completare le idee a cui stiamo pensando o incontrare per caso unanuova informazione che ci aiuti a costruire la nostra idea.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ La nuova scienza dei sistemi emergenti. Dalle colonie di insetti al cervello umano,

dalle città ai videogame e all'economia, dai movimenti di protesta ai network,Garzanti Libri, 2004

§ Tutto quello che fa male ti fa bene. Perchè la televisione, i videogiochi e ilcinema ci rendono più intelligenti, Strade Blu, Mondadori, 2005

§ Dove nascono le grandi idee. Storia naturale dell'innovazione Disponibilitàimmediata, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2011

§ Un futuro perfetto. Il progresso ai tempi di internet, Codice, 2013

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ANDREW KEEN(1960, GRAN BRETAGNA/USA)

Andrew Keen, nel saggio The Cult of the Amateur (2007), uno dei primi lavori criticidel sistema di pensiero legato al web 2.0.Keen si chiede “Cosa succede quando l’ignoranza si sposa con l’egoismo, il cattivogusto e le masse incontrollabili? È la scimmia che prende il sopravvento. Quando sonotutti lì a trasmettere , non rimane nessuno ad ascoltare”. In questo scenario da“Darwinismo digitale” sopravvivono soltanto le voci più forti e possenti (gliinfluencers). Il web 2.0 decima le truppe dei nostri custodi culturali.In “Internet non è la risposta”, Keen sostiene che internet aumenta la disparità traricchi e poveri, disattese le promesse di libertà.Lasciata alle sue regole, la Rete non è un meccanismo di distribuzione di profitti, matende invece a concentrarli nelle mani di pochi fortunati.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Vertigine digitale. Fragilità e disorientamento da social media Disponibilità

immediata, 2013, EGEA§ Internet non è la risposta, 2015, EGEA

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KEVIN KELLY(1952 USA)

Kevin Kelly afferma che la tecnologia ha un futuro ineluttabile e prevedibile.«Ineluttabile la clonazione umana, ineluttabili i cibi geneticamente modificati.Ineluttabili le tecnologie che interconnetteranno gli individui in modo ancora piùprofondo, al punto da modificare anche la nostra biologia[…]».Premessa necessaria, per capire Kelly, quando dice che «in fondo la tecnologia vuoleciò che vogliamo anche noi. Molte cose, ma soprattutto l'aumento delle possibilitàumane. È una tendenza ineluttabile, nel lungo periodo, e tale quindi è anche l'avventodelle tecnologie specifiche che la renderanno possibile». Kelly giunge a questa tesiperché considera il technium come una forza autonoma rispetto alla pura volontà umana:«Le invenzioni della nostra mente pervadono il mondo a un livello così profondo daessere ormai come un organismo autonomo. Sono cose interconnesse tra di loro che siautoperpetuano e autoaumentano».Sono 13 le cose che la tecnologia cerca di accrescere: efficienza, opportunità,emersione, complessità, diversità, specializzazione, ubiquità, libertà, mutualità(socialità), bellezza, "sentience" (capacità di essere senziente), struttura,evoluzione attraverso l'adattamento ("evolvability").

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ - Quello che vuole la tecnologia, Codice Edizioni, 2010

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JARON LANIER(1942, USA)

Jaron Lanier, in Tu non sei un gadget (2010), si chiede “Cosa succede quando smettiamodi dar forma alla tecnologia e invece quest’ultima a plasmarci?”. Al pari di AndrewKeeen, la difesa dell’individuo sostenuta da Lanier rimanda all’effetto riduttivodella “saggezza della folla”, laddove le voci dei singoli vengono soppresse a favoredelle norme imposte dalla massa, come avviene su Wikipedia e siti analoghi. Laniersostiene che la democratizzazione degli strumenti digitali non ci ha regalato nessun“super-Gershwin”; al contrario Laner rimarca l’esaurimento dei modelli, fenomeno incui la cultura non riesce più a produrre varianti dei modelli tradizionali e diventameno creativa in generale.In La dignità ai tempi di Internet (2013), Janier sostiene: l’eliminazione dei livelliintermedi di competenza nel campo della produzione e dei servizi, e la lorosostituzione con prestazioni erogate in remoto, e/o automatizzate, potrebbepolarizzare ulteriormente il reddito, conducendo ad una società economica in cui élitemolto ben pagate sono contrapposte ad una massa che la concorrenza per i pochi ruoliancora utili porterà ad accettare compensi sempre minori. In cui l’ineguaglianzaesploderà a livelli ben più gravidi quelli presenti; una tendenza che sembrairresistibile.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Tu non sei un gadget, Arnoldo Mondadori Editore, 2010 § La dignità ai tempi di Internet, Milano, Il Saggiatore, 2013

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KALLE LASN // ADBUSTERS.ORG(1942, ESTONIA/CANADA)

In Culture Jam (2004), Kalle Lasn invita i cittadini dell'Occidente globalizzato,massificato e mercificato a mutare rotta. E indica anche il modo concreto per cambiareil mondo in cui viviamo: agire sul sistema dell'informazione, sulla gestione delletelevisioni e delle industrie dell'alimentazione, della moda, dell'auto, della musica,dello sport, della cultura. Distruggendo il modello del consumismo, gli idoli dellapubblicità e dei marchi, Culture Jam affronta argomenti sempre più vivi nellacoscienza dei cittadini, e ci dimostra come ciascuno di noi possa organizzare unaresistenza verso lo strapotere del capitalismo selvaggio, contribuendo a dare vita aun mondo più giusto e umano. “La pubblicità è il più diffuso e tossico degliinquinanti mentali”. In questo settore oltre alla critica alla pubblicità sonodescritte le più paradossali situazioni in cui si viene a contatto con essa: sul fondodi una buca per il golf, sulla schermo di un bancomat e persino (con l’uso di lenti acontatto speciali) sulle pupille del velocista inglese Linford Christie. Siamobombardati al ritmo di tremila messaggi pubblicitari al giorno secondo un calcoloeffettuato da Rick Crawford del Department of Computer Science, University ofCalifornia.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Culture Jam, Oscar Mondadori, 2004§ Design Anarchy. La pratica del subvertising, Eleuthera, 2008

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PIERRE LEVY(1956, FRANCIA)

Lévy dà una definizione dell'intelligenza collettiva, e spiega perché oggi si puòperseguire il progetto di emancipazione dell'illuminismo.Esiste un'etica dell'intelligenza collettiva, che mette l'individuo al servizio dellacomunità, permettendogli di esprimersi completamente.Le nuove tecniche digitali permettono la comunicazione reciproca di tutti con tutti,che consente la costruzione di una cooperazione globale senza necessitare di unconsenso di maggioranza, come richiesto dalla democrazia rappresentativa classica.Internet è un fenomeno spontaneo positivo, minacciato parzialmente di esseresoverchiato dai governanti o dalle grandi imprese commerciali.Internet fornisce un flusso enorme e inorganico di informazione, che richiede deglistrumenti di selezione.L'appiattimento della conoscenza esiste solo da un punto di vista centralistico,mentre c'è un arricchimento dei differenti paesaggi culturali individuali.La difficoltà nell'orientarsi nello spazio virtuale è dovuta dal fatto che larappresentazione diventa sempre di più la realtà stessa.Le nuove tecnologie porteranno a un forte sviluppo dei sensi e alla lorovirtualizzazione, e non all'atrofia.

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PIERRE LEVYBIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Le tecnologie dell'intelligenza. L'avvenire del pensiero nell'era dell'informatica,

ES/Synergon, Bologna 1992.§ Gli Alberi delle conoscenze. Educazione e gestione dinamica delle competenze,

Feltrinelli, Milano, 2000.§ L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano

1996.§ Il Virtuale, Raffaello Cortina, Milano 1997§ Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, Milano 1999,

2013.§ Il fuoco liberatore, Luca Sossella, Roma 2000.§ Cyberdemocrazia. Saggio di filosofia politica, Mimesis, Milano 2008.§ Verso la ciberdemocrazia, in de Kerckhove D, Tursi A. (a cura di), Dopo la

democrazia? Il potere e la sfera pubblica nell'epoca di internet, Apogeo, Milano2006

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LAWRENCE LESSIG(1961 USA)

Lessig è ben noto per le sue critiche sull'estensione del diritto d'autore, e haformalizzato il concetto di Cultura libera (Free Culture); sostiene, inoltre, ilsoftware libero e lo spettro libero (Open Spectrum). In Remix. Il futuro del copyright(e delle nuove generazioni) (2008) analizza il fenomeno della professionalizzazionedelle figure dei produttori di contenuti culturali durante il Novecento e come ildigitale abbia invece consentito la riappropriazione di pratiche di produzione attivadi cultura basate anche sul remix, il riutilizzo di contenuti digitali preesistenti ela loro rielaborazione. Ricollegandosi al pensiero del sociologo Henry Jenkins,descrive queste nuove forme culturali come "cultura RW" (cultura Read/Write) incontrapposizione alla precedente "cultura RO" (cultura Read Only) e ne analizza leimplicazioni giuridiche nel campo del copyright.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Cultura libera - Un equilibrio fra anarchia e controllo, contro l'estremismo della

proprietà intellettuale, Milano, Apogeo, 2005§ Il futuro delle idee, Milano, Feltrinelli, 2006§ Remix: il futuro del copyright (e delle nuove generazioni), Milano, Etas, 2009

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GEERT LOVINK(1959, OLANDA)

In Zero Comments (2007), Geert Lovink afferma che il social networking è dunquel'angolo prospettico da cui guardare la realtà sociale dentro e fuori lo schermo. Dauna parte, infatti, il social networking esprime i cambiamenti nella prestazionelavorativa, ma anche i mutamenti nella concezione della proprietà privata enell'organizzazione produttiva. Dall'altra è il contesto in cui si manifestano leforme di resistenza e i nodi problematici della critica al capitalismo contemporaneo.Le parole chiave per accedere alla sua comprensione sono condivisione e proprietàintellettuale.Geert Lovink, in Ossessioni collettive: critica dei social media (2011), si allontanadalle analisi critiche impostate sulla mappatura degli impatti mentali e riflette,invece, sull’influenza della Rete sulla nostra vita. Lovink sostiene che <<Internet èun terreno fertile per opinioni polarizzate e utenti tendenti all’estremo. Se questospazio virtuale è un’oasi di libertà, come ne sostiene la reputazione, vediamo alloracome poter fare quel che ci pare. Quest’attitudine distrugge il dialogo, che in ognicaso ci riporterebbe all’utopia della comunicazione di Habermas. L’internet pubblicasi è trasformata in un campo di battaglia, spiegando così il successo di “giardinirecintati” come Facebook e Twitter, in cui il web 2.0 offre strumenti per filtrare siai contenuti si altri utenti. Infine, Lovink sostiene che i social network nonriguardano tanto l’affermazione di qualcosa come se fosse una verità, quanto piuttostola creazione della verità tramite una serie infinita di click.

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GEERT LOVINKBIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Dark fiber, Roma, Sossella, 2002§ Internet non è il paradiso: reti sociali e critica della cybercultura, Milano,

Apogeo, 2004§ Zero comments: teoria critica di internet, Milano, Bruno Mondadori, 2008§ Ossessioni collettive: critica dei social media, Milano, EGEA, 2012

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LEV MANOVICH(1960 , USA)

New Media = Media digitali. Questa identificazione è entrata nell'uso grazie aespressioni come "new media venture" (azienda new media), e si è imposto a livelloteorico grazie all'opera del teorico dei media Lev Manovich, Il linguaggio dei nuovimedia (2001).Anche i vecchi media, una volta filtrati dalla tecnologia digitale, diventano “nuovimedia”, in quanto pur rimanendo superficialmente identici a prima, cambiano tuttavianella sostanza.In Software Culture (2010) Manovich fa uno zoom sulla tecnologia che ha messo inscacco le differenze tra i media dando vita piuttosto a un “metamedium”, il computer,a cui ormai affidiamo memoria, immaginazione, desideri, identità.Il metamedium è una combinazione di media già esistenti e media ancora da inventare.Creare nuovi media, o a combinare quelli tradizionali in modi prima sconosciuti, è illievito che spiega l’estensione del software a tutte le pratiche espressive dellanostra era.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Software culture, Edizioni Olivaresa, 2010§ Il linguaggio dei nuovi media, Edizioni Olivaresa, 2002

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EVGENE MOROZOV(1984, BIELORUSSIA)

Evgene Morozov, in Net Delusion (2011), pone l’attenzione sugli spazi diintrattenimento online che spostano l’attenzione dei giovani dalla partecipazionecivica. Morozov, sostiene che anziché strumenti di conoscenza, autocoscienza e diliberazione, i contenuti stessi di internet stanno diventando una forma diintrattenimento infinito e a buon mercato per le masse, una forma di divertimento checonsente di anestetizzare le coscienze della maggior parte dei popoli, anche di quellisoggetti all’oppressione politica più feroce.Invece di uniformare in modo globale, come si paventava, consumi e stili di vita, ladiffusione di internet sembra aver dato voce, paradossalmente, ai pregiudizi, ailocalismi e ai nazionalismi più deteriori. I gruppi terroristi, le bande criminali ele associazioni politiche più estremiste, infatti, possono trovare in internet unpotente strumento di comunicazione e di organizzazione, minando, invece diconsolidare, le basi della democrazia. Morozov sostiene che internet è una tecnologiaa basso costo, dagli esiti ancora imprevedibili e vagamente inquietanti.In Contro Steve Jobs (2012), in cui viene demolito il carattere profetico e visionariodel guru della Apple mettendone in luce la sconfinata povertà di pensiero.In Internet non salverà il mondo (2014), Morozov attacca il soluzionismo digitale ela tendenza della Silicon Valley a creare soluzioni a problemi che non esistono,riempire la vita di misurazioni digitali, mercificandola e controllandola fino neisuoi angoli più reconditi in

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EVGENE MOROZOVnome di una maggiore efficienza, di un senso di giustizia e di trasparenza assoluto edistopico.In Silicon Valley, Morozov sostiene che Facebook, Google e gli altri giganti dellaValley sono i capofila di un capitalismo data-centrico e, – previa accettazioneacritica dovuta alle magie dei loro prodotti offerti al costo, carissimo, dellaprivacy – sono riuscite a inserirsi nel panorama del contemporaneo come portatrici divalori di per sé intrinsecamente positivi (innovazione, progresso, connessione) e arendersi come tali sostanzialmente inattaccabili e a fare di chi cerca di sollevare osottolineare i “lati oscuri” della loro ascesa un luddista o un tecnofobo nemicodell’innovazione. Ma l’interesse di questi colossi aziendali è sostenere e vendere ipropri strumenti e servizi, cose che sono a tutti gli effetti prodotti che hanno uncosto di vendita invisibile, ma salato: i dati.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet, Torino, Codice,

2011§ Contro Steve Jobs. La filosofia dell’uomo di marketing più abile del XXI secolo,

Torino, Codice, 2012§ Internet non salverà il mondo. Perché non dobbiamo credere a chi pensa che la Rete

possa risolvere ogni problema, Codice, 2014 § Silicon Valley: i signori del silicio, Mondadori, 2015

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NICHOLAS NEGROPONTE(1943 , USA)

Nell'era digitale si è creato uno scarto generazionale impressionante tra chi ha piùdi trent'anni ed i più giovani. Tant'è vero che per far arrivare il suo slogan "esseredigitali" a chi ha più di trent'anni, Negroponte ha dovuto far ricorso al libro, unmedium che lui considera obsoleto. La differenza fra bit e atomi è il modo piùsemplice per descrivere il cambiamento dell'era digitale. Il tasso di penetrazione deiPC nelle case private, l'enorme crescita del numero di persone online su reticommerciali e l'esplosione di Internet dicono che è il 1995 l'anno della "svoltadigitale".Internet, un fenomeno nato 25 anni fa per mano militare, è cresciuto con una strutturadecentrata, e per questo è inarrestabile. Come in uno stormo di anatre, l'ordine e ilfunzionamento di Internet sono basati sul comportamento autonomo degli individui, enon su un'autorità centrale.La politica si svilupperà nei due estremi: la globalizzazione e il localismo.La realtà virtuale e la rete, non sono causa di isolamento e di derealizzazione, bensìun'occasione di socializzazione e di arricchimento immaginativo.Le visioni negative degli autori cyberpunk come Gibson sono pure opere di fantasia. Larete non è monopolizzabile da alcun potere. Anzi è un'occasione di emancipazione peril singolo.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Essere digitale, Sperling & Kupfer,1995

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ELI PARISER(1980, USA)

Il libro “Il filtro. Quello che internet ci nasconde” dell’attivista politico Pariseramericano è un importante saggio assai dettagliato e aggiornato che analizzacriticamente i dati e le forme di funzionamento strutturale del web, a partire daigrandi motori di ricerca come Google e dai social network planetari come Facebook. Neviene fuori un mondo virtuale, basato su implacabili algoritmi, improntato sullacommercializzazione forsennata tanto di oggetti, merci e servizi, quanto di idee einformazioni. Una ragnatela tendenzialmente dedita al controllo totalizzante etotalitario verso cui anche la strategia democratica della ‘personalizzazione’ rischiadi essere precostituita dalla macrobolla informatica.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Il filtro. Quello che internet ci nasconde, Il Saggiatore, (New York, May 2011, in

Italia 2012)

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MATTEO PASQUINELLI(19--, ITALIA)

In Media activism (2002), Pasquinelli sostiene che la battaglia sulla comunicazionenon è più semplicemente una battaglia per un’informazione “vera”, obiettiva,indipendente … poiché nell’epoca dell’intelligenza collettiva e della rete … i mediasono non semplici mezzi di comunicazione ma campo delle battaglie politiche, teatrodell’immaginario collettivo, specchio e costruzione sociale. Il media attivismo èimmaginato come una rete mondiale. Per descriverlo occorre immaginare un ambienteinterconnesso fatto di flussi informativi, network, campagne mediatiche,programmatori, videomaker, giornalisti free lance.In Gli algoritmi del capitale. Accelerazionismo, macchine delle conoscenza e autonomiadel comune (2014), Pasquinelli introduce muovendo da una riflessione sul predominio esulla crisi del capitalismo finanziario contemporaneo, una raccolta di saggi che sonotutti accomunati dall'esigenza di guardare all'orizzonte tecnologico globalenell'intento di trovare nuovi paradigmi in grado di dischiudere differenti spazicollettivi e politici.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Media activism. Strategie e pratiche della comunicazione indipendente, Derive

Approdi, 2002§ Gli algoritmi del capitale. Accelerazionismo, macchine della conoscenza e autonomia

del comune. Ombrecorte, 2014

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JAY ROSEN(1957 , USA)

Secondo Jay Rosen ”il giornalismo può essere potenziato da una maggiore partecipazionedelle persone alla sua elaborazione’’ – Un progetto che si muove su due direzioni: lacostruzione di una ‘’architettura per sollecitare, selezionare e raffinare lequestioni poste dai cittadini ai giornalisti per la risposta’’ come una sorta diprogetto open-source che chiunque può adattare; e la realizzazione di partnership contestate giornalistiche esistenti per trovare i giornalisti da impiegare.Citizen journalism è quando la gente, in altri tempi detta pubblico, usa gli strumentidella stampa che sono in suo possesso per informarsi l’uno con l’altro.”Questa definizione nomina le trasformazioni principali che sono avvenute nel mondodell’informazione:1) la trasformazione da pubblico ricevente alla “gente” che agisce.2) gli strumenti della stampa che una volta erano in possesso esclusivo di pochi pervia dei costi elevati e del complicato utilizzo, adesso sono a disposizione di tutti,o perlomeno di molti.3) le persone si approfittano del facile accesso agli strumenti una volta esclusividella stampa per comunicare direttamente fra di loro.

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DOUGLAS RUSHKOFF(1961 , USA)

In Programma o sarai programmato (2013), Rushkoff sostiene "nelle tecnologie checostruiamo è “incorporato” il mondo che verrà, e se non si è in grado di partecipare aquesto processo, non resta che sedersi e fidarsi dei banchieri o di chiunque altrostia lavorando per fabbricare la realtà del futuro. Il software e i sistemi operativiche vengono creati oggi sono lo scenario in cui gli esseri umani interagiranno efaranno affari domani.Sapremo almeno come funzionano? Ci ricorderemo che non sono oggetti “naturali” ma chevengono progettati da persone? È una faccenda molto importante. Non è come saperaggiustare un’automobile; è piuttosto paragonabile al saper guidare un’automobile, o aguardare fuori dal finestrino. Se non sai niente di programmazione, allora sei sedutonel retro della macchina e devi confidare nel fatto che chi guida ti porti doveveramente vuoi andare. E visto chi sta alla guida dell’automobile oggi, io non pensoche le cose stiano così".In Presente continuo (2014), Rushkoff afferma che oggi la tecnologia a nostradisposizione ci permette di essere sempre connessi con chiunque e di avere a portatadi mano ogni tipo d’informazione, in qualunque momento.Ma qual è stato l’effetto sulle nostre vite di questa incredibile compressione dispazio e tempo? L’era dell’accesso totale ha un rovescio della medaglia che avevamosottovalutato.

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DOUGLAS RUSHKOFFI social network alimentano l’ansia di un costante “qui e ora” senza direzione epriorità, frammentato e distratto; le e-mail e la messaggistica istantanea ormai sonoun assalto; e noi siamo sopraffatti da un illusorio presente continuo che ci sfuggesempre di mano.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Cyberia. La vita tra le pieghe dell'iperspazio, Urrà Apogeo, 1994§ Media Virus!, Ballantine Books, 1994§ Programma o sarai programmato. Dieci istruzioni per sopravvivere all'era digitale,

Postmedia Books, 2013§ Presente continuo. Quando tutto accade ora, Codice Edizioni, 2014

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FRANK SCHIRRMACHER(1959, GERMANIA)

Secondo Frank Schirrmacher, le persone devono continuare a pensare con la propriatesta malgrado l’overdose di informazioni che tracima dalla rete e colonizza il nostrocervello. In realtà questa massa sterminata di dati non sazia la nostra fame diconoscenza, anzi “viviamo in uno stato di allarme costante”.Non sia mai che tra un tweet, un post, un’e-mail o un sms perdiamo il messaggio che cicambierà la vita… Il risultato è che stiamo perdendo la capacità di attenzione,risucchiati da un multitasking per il quale non abbiamo il fisico.Il guaio è questo: abbiamo umanizzato le macchine, alle quali diamo del tu come sedietro ci fosse qualcuno in carne e ossa, mentre “tendiamo sempre più spesso adescriverci come un computer” con tutti i suoi crash e i suoi malfunzionamenti. Inrete parliamo, senza accorgerci, la lingua degli algoritmi che determina gli scambieconomici e sociali. Google e Facebook dettano la linea, la Borsa e il lavoro siadeguano.Per sottrarci almeno un po’ a questa logica “dobbiamo rinforzare quello che solo noisappiamo fare, in quanto esseri imperfetti, fallibili e creativi”. Insomma, piùaneddoti e meno statistiche. Cedere alla distrazione. Azzardare decisioni fuori dallalogica binaria.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ La libertà ritrovata. Come (continuare a) pensare nell'era digitale, Codice, 2010§ Ego. Gli inganni del capitalismo, Codice, 2015

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CLAY SHIRKY(1964 , USA)

L'organizzazione intellettualmente collaborativa che emerge nella rete, con ilgrandioso surplus cognitivo che consente, può in effetti rivoluzionare l'idea stessadi produzione culturale. Ma non sappiamo che cosa farà la società di tutto questo. Ecome farà sorgere – se la farà sorgere – una nuova idea di qualità.I gruppi che collaborano si formano intorno a un oggetto. Di solito, in rete, si vedecon gruppi che si scambiano foto, video e così via: s'incontrano intorno a qualcosache interessa tutti loro. Secondo Shirky il potenziale in termini di condivisione,collaborazione, azione collettiva fatto emergere dalla diffusione dei Nuovi Media(sempre più veloci, interconnessi, globali e con costi decrescenti per gli utenti)avrà effetti profondi e persistenti sulle nostre società.Shirky analizzi i gruppi organizzati ma senza un’organizzazione ufficiale che ligestisce.Sul web esistono piattaforme (Facebook, Meetup, MySpace, Yahoo Groups, Flickr,twitter, livejournal, blogger, etc. etc) che mettono a disposizione la propriainfrastruttura lasciando alle persone la libertà di creare gruppi di qualsiasi tipo(donne casalinghe nere del Massachussets, ex testimoni di Geova, Associazioni diragazzi abusati dai preti cattolici, esperti di foto Hdr, gruppi proanoressia,dissidenti Egiziani, etc. etc..).Questi strumenti (sempre più social, veloci, globali, gratuiti, asincronici, bottom-up) fanno gia’ parte del panorama dei Media e sara’ molto interessante capire come sidiffonderanno e come incideranno nella realtà.

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CLAY SHIRKYGran parte delle barriere che limitavano l’azione di gruppo sono crollate e senzaquesti ostacoli siamo liberi di sperimentare nuovi modi di aggregarci e di portare atermine compiti complessi. Per Shirky i nuovi media e la condivisione, collaborazione,azione di massa che questi rendono possibile attraverso l’abbattimento delle barriereper la creazione di nuovi gruppi (politici, economici, amicali, valoriali, etc) stannogià cambiando il mondo reale.Molti professionalità dovranno reinventarsi (fotografi, giornalisti, produttoridiscografici, cinematografici, aziende farmaceutiche, laboratori di ricerca, editori,commercianti, traduttori, etc) e molte Istituzioni (Governi, Eserciti, Chiesa) sitroveranno a dover combattere sfide inedite dal momento che il poteredell’informazione non è più centralizzato e controllabile ma sempre più è in mano aicittadini.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Un gruppo è il peggior nemico di se stesso; Gruppi di utenti: il Flaming e la

progettazione del software sociale, in Joel Spolsky (a cura di), A proposito disoftware: i migliori articoli selezionati e introdotti da Joel Spolsky, Milano,Mondadori, 2006

§ Uno per uno, tutti per tutti: il potere di organizzare senza organizzazione,Torino, Codice, 2009

§ Surplus cognitivo: creatività e generosità nell'era digitale, Torino, Codice, 2010

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VIKTOR MAYER SHÖNBERGER(1966, AUSTRIA)

Il tema centrale, in "Delete" (2010) è che dimenticare svolge un’importante compitoper l’essere umano e per la società, perché dimenticare e perdonare sono interconnessicosì che, se non potessimo dimenticare, avremmo difficoltà a perdonare gli altri ed aperdonare come società. Ma dimenticare svolge anche un’altra importante funzione:mantenere la nostra memoria “pulita” dalle informazioni che non sono più rilevanti pernoi, consentendoci di concentrarci sul presente e guardare avanti, al futuro.La questione legale del “diritto all’oblio” non risolve il problema del ricordare edel dimenticare. Sono tematiche di grande interesse per la nostra società in quantostrettamente collegate al problema privacy e che spingono nella direzione di un usopiù responsabile di Internet e dei numerosi strumenti digitali che fanno ormai partedel nostro quotidiano.I Big Data richiedono specializzazioni statistiche specifiche, capacità di maneggiare,raccogliere e selezionare enormi quantità di dati; specialisti in visualizzazioni inquanto molti programmi statistici non funzionano bene con enormi, set di dati multi-dimensionali. Inoltre avremo bisogno in futuro, per l’analisi dei dati, di persone conun addestramento “etico”, in grado di comprendere i vincoli e le limitazioni dei BigData, che siano in grado di comprendere cosa accade agli individui ed alla società conl’analisi di questi dati e abbiamo bisogno di loro più in generale per capire che latecnologia non è mai neutrale, e non esiste mai da sola, è essa stessa plasmata dallasocietà. Quindi la tecnologia non è mai un osservatore puramente neutrale del nostromondo.

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VIKTOR MAYER SHÖNBERGERBIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Delete. Il diritto all'oblio nell'era digitale, 2009, Egea§ Big Data. Una rivoluzione che trasformerà il nostro modo di vivere – e già minaccia

la nostra libertà, Garzanti Libri, 2014

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RICHARD STALLMAN(1953, USA)

Afferma Stallman “quando definiamo “libero” il software, intendiamo che rispetta lelibertà essenziali degli utenti: la libertà di eseguire il programma, di studiare ilprogramma e di ridistribuire delle copie con o senza modifiche. Questa è una questionedi libertà, non di prezzo. Per capire il concetto, bisognerebbe pensare alla libertàdi parola e non alla birra gratis”.Open source indica criteri leggermente più deboli di quelli previsti per il softwarelibero. Per quanto ne sappiamo, tutto il software libero esistente è anche opensource.E poi, e questo è più importante in pratica, molti prodotti che contengono computercontrollano l'integrità dei loro programmi eseguibili per impedire all'utente diinstallare eseguibili diversi; solo una specifica azienda può produrre eseguibili chefunzionino sul dispositivo e che ne possano sfruttare tutte le capacità. Chiamiamoquesti dispositivi "tiranni" e questa pratica "tivoization", dal nome del primoprodotto (Tivo) in cui l'abbiamo incontrata. Anche se questi eseguibili vengono dacodice sorgente libero, gli utenti non possono eseguirne versioni modificate, quindil'eseguibile è non libero.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Software libero pensiero libero - Volume primo, Viterbo, Stampa Alternativa, 2003§ Software libero pensiero libero - Volume secondo, Viterbo, Stampa Alternativa, 2004

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DON TAPSCOTT(1947, CANADA)

Milioni di patiti dei media fanno ricorso ai blog, ai wiki, alle chat e al personalbroadcasting per aggiungere la propria voce a un flusso continuo di dialoghi edibattiti chiamato ‘blogosfera'. I clienti si trasformano da consumer in prosumer,collaborando alla creazione di beni e servizi invece di limitarsi a consumare ilprodotto finito.Questo nuovo modello secondo Tapscott e Williams, ovvero la Wikinomics (traducibilecon Wikinomia), si basa su quattro principi: apertura, peering, condivisione e azionedi portata globale e può rappresentare un motore di innovazione e creazione diricchezza su una scala mai raggiunta prima. Un nuovo modo di concepire l'economia e ilbusiness. Miliardi di individui interconnessi sono in grado oggi "di partecipareall'innovazione, alla creazione della ricchezza e allo sviluppo sociale attraversomodalità che un tempo potevamo solo sognare. E quando una massa così vasta di personecollabora collettivamente può far progredire in modi sorprendenti - ma in ultimaanalisi anche redditizi - le arti, la cultura, la scienza, l'educazione, il governo,l'economia.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Macrowikinomics. Riavviare il sistema: dal business al mondo, Etas, 2010§ Wikinomics 2.0. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo, BUR

Biblioteca Univ. Rizzoli, 2010§ Net generation. Come la generazione digitale sta cambiando il mondo, Franco Angeli,

2011

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SHERRY TURKLE(1948, USA)

Sherry Turkle, in Insieme ma soli (2011), sostiene che le tecnologie digitali e larobotica abbiano falsificato le nostre relazioni sociali, offrendo una replicasvuotata di senso, una simulazione deprivata dei valori essenziali che lecaratterizzano. Per tanto, un termine come “amico” nell’era Facebook ha del tuttoperso il senso originale, finendo per legittimare la strumentalizzazione dell’altro.La tecnologia rappresenta una possibile soluzione a situazioni percepite comeproblematiche, per esempio, la solitudine, la mercificazione dei rapporti umani nellesocietà tardo-capitalistiche, la trivializzazione delle relazioni sociali operata daimass media e la crescente alienazione nei confronti del cosiddetto “Reale”, ivi intesocome un insieme di esperienze non-mediate, o non-mediabili o im-mediate. Ironicamente,la soluzione tecnologica finisce per diventare parte del problema, creando nuove formedi solitudine. Per Turkle, i computer sono dispositivi tecno-sociali che riconfiguranonozioni quali identità, soggetto, consapevolezza”.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ Insieme ma soli. Perché ci aspettiamo sempre più dalla tecnologia e sempre meno

dagli altri, Codice, 2012§ Il disagio della simulazione, Ledizioni, 2011§ La vita nascosta degli oggetti tecnologici, Ledizioni, 2009§ La vita sullo schermo, Apogeo Education, 2005

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SIVA VAIDHYANATHAN(1966, USA)

Siva Vaidhyanathan, in Googlization of Everything: And Why we Should Worry (2012),tratta il tema della “googlization”, cioè, lo sviluppo di dipendenza degli utenti diInternet da Google, il motore di ricerca e il fornitore di servizi più importantesulla rete. L’”organizzare le informazioni a livello mondiale e renderleuniversalmente accessibili e utili” ha portato Google a generare tecnologie dimacroinfluenza sui propri utenti. Google definisce la propria agenda di sensoattraverso l’indexing di quali sono le informazioni più rilevanti per gli utenti,modificando le loro percezioni riguardo al valore e significato dei contenuti.Vaidhyanathan sostiene la necessità di un nuovo ecosistema informativo, da luidenominato Human Knowledge Project, che sarebbe un mezzo più democratico di analisi edi organizzazione della conoscenza.

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA§ La grande G. Come Google domina il mondo e perché dovremmo preoccuparci, 2012,

Rizzoli ETAS

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