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THE GOOD LOOK THE GOOD PROFILE FASHION #2 Santoni L'impronta del lusso a chilometro zero Tutto è iniziato negli Anni 70 con uno stivaletto ispirato a Celentano. Oggi il marchio conta decine di linee, tre impianti di produzione eco friendly e importanti collaborazioni con brand internazionali come IWC Schaffhausen e Mercedes-AMG. A non essere cambiata è la cura artigianale del prodotto, seguita come sempre dal fondatore Andrea Santoni. Perché in questo angolo d'Italia, incastonato fra FAdriatico e le colline maceratesi, le scarpe sono ancora un affare di famiglia. di Antonia Matarrese Venticinque assunzioni di giovani nell'ul- timo anno. In un distretto manifatturiero come quello marchigiano che, nel comparto delle calzature, ha sentito i morsi della crisi economica e dei consumi interni che non ri- partono, la Santoni di Corridonia rappresenta quella "cultura del fare" che porta il prodotto italiano di alta qualità in giro per il mondo. Partendo sempre dal presupposto, però, che la scarpa perfetta non esiste. Ne è convinto Andrea Santoni che, con pellami e cuciture, ha dimestichezza da quando aveva 13 anni e andava "a bottega". Lui, figlio di contadini, iniziò con un laboratorio rudimentale nel garage di casa. Poi acquistò un terreno, non per coltivare patate bensì per costruirci una fabbrica: «La fabbrica è per me il terzo figlio. Ricordo ancora il primo modello realizzato con le mie mani: uno stivaletto alla Celentano in nappa nera, tacco 40. Un modello che ho modificato nel corso degli anni» racconta San- toni, che oggi è presidente dell'azienda dove lavora con la moglie Rosa, orlatrice provetta, e il figlio maggiore Giuseppe, amministratore delegato. Perché qui, in questo angolo d'Italia incastonato fra il mare Adriatico e le colline del maceratese, le scarpe sono un affare di famiglia. Andrea Santoni seleziona personal- mente le pelli nelle migliori concerie italiane e straniere: per esempio la pelle di cavallo conciata al rovescio, chiamata Cordovan, ar- riva dalla Horween di Chicago. Porta sempre con sé un gruppo di giovani artigiani a cui insegna l'amore per questo odore pungente e inebriante. L'odore della pelle. Pelle che viene plasmata nella Scuola dei Mestieri cre- ata all'interno del polo produttivo centrale di Santoni. Un progetto dell'architetto Alessan- dro Bassetti che si estende su una superficie di 5 200 metri quadrati in cui quasi tutto è riciclabile: vetro, acciaio, alluminio. La facciata a doppio strato, che funziona come una serra nei mesi freddi e come un radiatore in quelli caldi, e i giardini verticali sono in sintonia con la nuova corrente del green building, che ha fatto dell'energia pulita, della sostenibilità e della biodiversità di specie vegetali i suoi mantra. Anche il parcheggio per le auto dei dipendenti è ricoperto da pensiline fotovoltai- che. Un'indipendenza energetica eco friendly per la quale l'azienda ha investito 3,5 milioni di euro. Da questo stabilimento, affiancato da altri due dedicati alla produzione delle linee donna e sneaker, escono circa 1 300 paia di scarpe al giorno. Le preferite da Andrea San- toni sono quelle con lavorazione Bologna, ov- vero una Goodyear più morbida e flessibile: «Su tutte facciamo un doppio controllo qualità, in conceria e in azienda. Passo in rassegna per- sonalmente le collezioni donna e testo quelle maschili» sottolinea Santoni, che ha iniziato la sua avventura di imprenditore quando con- tavano i grandi volumi e non l'accuratezza della produzione. Un'accuratezza che salta all'occhio guardando lavorare gli artigiani di- plomati all'Istituto d'Arte di Macerata intenti nella velatura della scarpa: il primo strato di colore si stende con un panno in cotone, con movimenti lenti e sempre verticali, seguito via via da altri strati prima della rifinitura con il pennello. Al termine dei passaggi di vela- tura cromatica, la calzatura viene lucidata con creme e cere naturali che conferiscono una patina unica e irriproducibile. Per far questo vanno via anche 5 ore. «Ricordo, una quin- dicina di anni fa, un viaggio a Parigi: vidi in una vetrina delle scarpe macchiate di colore. Tornato a casa ne realizzai un paio per me. Fra velatura e anticatura, su una scarpa possono convivere anche 5 tonalità abbinate fra di loro. Una specie di tela d'artista» chiosa Santoni. Costruttori di bellezza La sua passione per il colore l'ha portato a scegliere l'arancio come segno distintivo delle suole Santoni. Suole sempre costruite con il guardolo, che permette la sostituzione del > 172 TheGoodLife La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 09/05/2016 Pag. 174 N.2 - mag/giu 2016 The Good Life

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  • THE GOOD LOOK

    THE GOOD PROFILE FASHION #2

    SantoniL'impronta del lusso

    a chilometro zero

    Tutto è iniziato negli Anni 70 conuno stivaletto ispirato a Celentano.

    Oggi il marchio conta decine dilinee, tre impianti di produzione ecofriendly e importanti collaborazioni

    con brand internazionali comeIWC Schaffhausen e Mercedes-AMG.

    A non essere cambiata è la curaartigianale del prodotto, seguita

    come sempre dal fondatore AndreaSantoni. Perché in questo angolo

    d'Italia, incastonato fra FAdriatico ele colline maceratesi, le scarpe sono

    ancora un affare di famiglia.

    di Antonia Matarrese

    Venticinque assunzioni di giovani nell'ul-timo anno. In un distretto manifatturierocome quello marchigiano che, nel compartodelle calzature, ha sentito i morsi della crisieconomica e dei consumi interni che non ri-partono, la Santoni di Corridonia rappresentaquella "cultura del fare" che porta il prodottoitaliano di alta qualità in giro per il mondo.Partendo sempre dal presupposto, però, chela scarpa perfetta non esiste. Ne è convintoAndrea Santoni che, con pellami e cuciture,ha dimestichezza da quando aveva 13 annie andava "a bottega". Lui, figlio di contadini,iniziò con un laboratorio rudimentale nelgarage di casa. Poi acquistò un terreno, nonper coltivare patate bensì per costruirci unafabbrica: «La fabbrica è per me il terzo figlio.Ricordo ancora il primo modello realizzatocon le mie mani: uno stivaletto alla Celentanoin nappa nera, tacco 40. Un modello che homodificato nel corso degli anni» racconta San-toni, che oggi è presidente dell'azienda dovelavora con la moglie Rosa, orlatrice provetta,e il figlio maggiore Giuseppe, amministratoredelegato. Perché qui, in questo angolo d'Italiaincastonato fra il mare Adriatico e le collinedel maceratese, le scarpe sono un affare difamiglia. Andrea Santoni seleziona personal-mente le pelli nelle migliori concerie italiane

    e straniere: per esempio la pelle di cavalloconciata al rovescio, chiamata Cordovan, ar-riva dalla Horween di Chicago. Porta semprecon sé un gruppo di giovani artigiani a cuiinsegna l'amore per questo odore pungentee inebriante. L'odore della pelle. Pelle cheviene plasmata nella Scuola dei Mestieri cre-ata all'interno del polo produttivo centrale diSantoni. Un progetto dell'architetto Alessan-dro Bassetti che si estende su una superficiedi 5 200 metri quadrati in cui quasi tutto èriciclabile: vetro, acciaio, alluminio. La facciataa doppio strato, che funziona come una serranei mesi freddi e come un radiatore in quellicaldi, e i giardini verticali sono in sintoniacon la nuova corrente del green building, cheha fatto dell'energia pulita, della sostenibilitàe della biodiversità di specie vegetali i suoimantra. Anche il parcheggio per le auto deidipendenti è ricoperto da pensiline fotovoltai-che. Un'indipendenza energetica eco friendlyper la quale l'azienda ha investito 3,5 milionidi euro. Da questo stabilimento, affiancato daaltri due dedicati alla produzione delle lineedonna e sneaker, escono circa 1 300 paia discarpe al giorno. Le preferite da Andrea San-toni sono quelle con lavorazione Bologna, ov-vero una Goodyear più morbida e flessibile:«Su tutte facciamo un doppio controllo qualità,

    in conceria e in azienda. Passo in rassegna per-sonalmente le collezioni donna e testo quellemaschili» sottolinea Santoni, che ha iniziatola sua avventura di imprenditore quando con-tavano i grandi volumi e non l'accuratezzadella produzione. Un'accuratezza che saltaall'occhio guardando lavorare gli artigiani di-plomati all'Istituto d'Arte di Macerata intentinella velatura della scarpa: il primo strato dicolore si stende con un panno in cotone, conmovimenti lenti e sempre verticali, seguitovia via da altri strati prima della rifinitura conil pennello. Al termine dei passaggi di vela-tura cromatica, la calzatura viene lucidata concreme e cere naturali che conferiscono unapatina unica e irriproducibile. Per far questovanno via anche 5 ore. «Ricordo, una quin-dicina di anni fa, un viaggio a Parigi: vidi inuna vetrina delle scarpe macchiate di colore.Tornato a casa ne realizzai un paio per me. Fravelatura e anticatura, su una scarpa possonoconvivere anche 5 tonalità abbinate fra di loro.Una specie di tela d'artista» chiosa Santoni.

    Costruttori di bellezzaLa sua passione per il colore l'ha portato ascegliere l'arancio come segno distintivo dellesuole Santoni. Suole sempre costruite con ilguardolo, che permette la sostituzione del >

    172 TheGoodLife

    La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

    09/05/2016Pag. 174 N.2 - mag/giu 2016 The Good Life

  • THE GOOD LOOK

    THE GOOD PROFILE FASHION #2

    In numeri (2015)

    • Data di fondazione: 1975.• Località: Corridonia (MC).• Poli produttivi: 3• Boutique: 22 (di cui 3 in Italia).• Dipendenti: 570.• Scarpe prodotte: 1 300 paia al giorno.• Scarpe "su misura": 150 paia all'anno.• Fatturato: 70 milioni di euro (20% in Italia).

    1. E 4. IL POLO PRODUTTIVO PRINCIPALE OSPITA ANCHE

    UNA SCUOLA DEI MESTIERI.

    2. IL NUOVO HEADOUARTERS SANTONI A CORRIDONIA,

    PERFETTO ESEMPIO DI GREEN BUILDING.

    3. LA DOPPIA FIBBIA CHE CARATTERIZZA IL BRAND.

    5. IL FONDATORE E PRESIDENTE ANDREA SANTONI.

    • fondo usurato. Perché il prodotto artigianaledeve durare nel tempo. Non a caso la Fonda-zione Cologni dei Mestieri d'Arte ha realizzato,in collaborazione con l'azienda maceratese, unlibro dal titolo Costruttori di bellezza. Filosofiadella calzatura maschile secondo Santoni [ed.Marsilio] che, attraverso testi e immagini, rac-conta la genesi dell'universo Santoni. Un uni-verso che attrae a sé altri pianeti del fashionSystem e non, che hanno fatto dell'eccellenzaun punto di forza: dai cinturini prodotti inesclusiva per IWC Schaffhausen, manifatturasvizzera di orologi, passando per le calzaturesportive create per Mercedes-AMG, alcuneignifughe e con suola in carbonio, fino ad ar-rivare alla liaison con Rubelli, storica aziendaveneziana di tessuti sontuosi e coloratissimi,che ha portato alla nascita di una capsulecollection femminile raffinata e anticonven-zionale. Tante piccole nicchie di mercato chehanno contribuito a far lievitare il fatturatodell'azienda negli ultimi 15 anni: nel 2001era pari a 18 milioni di euro, nel 2004, anno diforte crisi per il comparto calzaturiero, era sa-lito a 24 milioni, che sono diventati 30 l'annosuccessivo, per arrivare ai 70 del 2015,Cala il sole suWheadquarters di Santoni. Ope-rai e impiegati tornano a casa senza lo stressdel traffico dell'ora di punta. Dentro, nel cuorepulsante della fabbrica, si chiudono anchele porte blindate che custodiscono un for-ziere fatto di preziosi pellami dai nomi esotici:iguana e razza, teyus e pitone. Ciascuno con lasua etichetta. Domani saranno presi, tagliatia mano, appaiati, cuciti sottopelle, colorati,lucidati. E perfino la pelle di rospo (ebbene sì,esiste anche quella) si tramuterà come per in-canto in una sexy décolleté o in una affusolatascarpa maschile a doppia fibbia. •

    3 domande aGiuseppe SantoniUlteriore crescita neimercati già maturi per ilbrand e un programma

    serrato di aperture per quanto riguarda ilretail. Con un occhio attento alle venditeonline. Giuseppe Santoni, 47 anni,amministratore delegato dell'omonimaazienda e viaggiatore instancabile,ci anticipa le sue strategie.

    The Good Life: Qual è il trenddi crescita per Santoni e in qualedirezione sta andando?Giuseppe Santoni: Per quantoriguarda il fatturato, abbiamochiuso il 2015 a 70 milioni di euro.L'Italia, che rappresenta il 20% delnostro giro d'affari, cresce del 3%circa. Complice anche il successodelle collezioni donna e accessori,comparti per cui è stata creata unadivisione dedicata con un ufficiostile autonomo, su cui puntiamomolto e investiamo in termini dirisorse e creatività. Fra i Paesistranieri, scommettiamo sull'Europadell'Est, che apprezza la lungavita delle calzature Santoni, sulGiappone, che ama il nostro savoirfaire come visione delle cose, sullaFrancia, secondo mercato europeodopo quello interno (10% delvolume d'affari), che più di ogni altroacquista scarpe colorate e dalleforme affusolate. Ci interessa moltoanche la Cina, ma non è una terradi conquista facile per il nostro tipodi prodotto: il consumatore cinesenon è disposto a spendere cifreelevate, non si emoziona davantia un paio di scarpe fatto a regolad'arte, è solitario. E, spesso, compraall'estero. Al contrario, lavoriamomolto bene su Hong Kong, dovesiamo presenti con uno shopal Landmark Atrium Central.

    TGL: Come viene distribuito, oggi,il prodotto Santoni nel mondo?G.S.: Abbiamo 3 boutique diproprietà in Italia (a Milano, Romae Cagliari) e altre 19 nel mondo. Inqueste settimane stiamo aprendonuove vetrine monomarca a Parigi,Zurigo, Singapore e in varie cittàdella Cina, dove siamo già presentia Shanghai, Shenzhen e Beijing.Sul fronte delle vendite online,ci avvaliamo di tre piattaforme:europea, asiatica e americana. Èun canale in cui crediamo molto, mache va regolato meglio. Capita che ilnostro cliente business ordini un paiodi scarpe sul sito dopo averle vistein negozio. Il punto vendita classicoresta quindi un biglietto da visita eun contenitore imprescindibile.TGL: Esiste una geografia dellascarpa Santoni, anche per quantoriguarda i modelli e i materiali?G.S.: Siamo diventati famosigrazie alla scarpa con la doppiafibbia, un prodotto-icona a cuiabbiamo abbinato anche lo zainoe che si vende molto bene in Asiae nei mercati dell'Est Europa. Ilmocassino la fa da padrone negliUsa e, complessivamente, lesneaker rappresentano il 50% delsegmento maschile. Per tutti i tipidi modelli possiamo dire che lascarpa Santoni è come un mobilefatto dall'ebanista: puoi smontarloe rilucidarlo. Infatti garantiamoil servizio di manutenzione esostituiamo fondo e sottopiede.Passando al "su misura",realizziamo circa 150 paia di scarpeall'anno per la clientela più esigente:l'attesa è di tre mesi in media e icosti variano dai 4 agli 8 mila europer un paio di scarpe in coccodrillopregiato. Sempre "made in Santoni",perché non è importante la localitàdove si fabbrica un prodotto, bensìla cultura e il Dna del brand. •

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    La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

    09/05/2016Pag. 174 N.2 - mag/giu 2016 The Good Life