vogue italia october_2016
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16:25:42_Settembre 1, 2016_Clichè_CHANEL D VI 10_MW201614248.pdf
16:25:27_Settembre 1, 2016_Clichè_CHANEL D VI 10_MW201614249.pdf
10:10:45_Settembre 7, 2016_Clichè_GUCCIO GUCCI D VI 10_MW201614561.pdf
REALIZZATA DA
BRUCE WEBER
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14:42:57_Settembre 2, 2016_Clichè_CELINE D VI 10_MW201614323.pdf
10:10:51_Settembre 12, 2016_Clichè_MIU MIU D VI10_MW201614796.pdf
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16:02:48_Giugno 14, 2016_Clichè_LORO PIANA D VI 07_MW20169711.pdf
11:41:20_Agosto 30, 2016_Clichè_ALEXANDER MC QUEEN D VI 10_MW201613983.pdf
24“Naturale” è una parola ormai
ricorrente, un mantra risonante
che rischia di svuotarsi di sen-
so. Non è il caso di Falconeri,
che ha fatto della ricerca della
naturalità il suo pilastro. Rac-
conta Pierangelo Fenzi, diretto-
re creativo della linea maschi-
le: «“Falconeri” è il nome di u-
na capra himalayana che dà
una lana preziosissima. Ogni
animale ne produce pochissimi
grammi, dalla parte più interna del vel-
lo». Ed è proprio nelle fibre pregiate,
nei filati puri, che l’azienda ha trovato la
ragion d’essere e il presupposto della
sua produzione, caratterizzata anche da
un’alta tecnicalità nella maglieria. L’in-
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La purezza nel dnaby Francesca Reboli
Filati naturali e design contemporaneo per la nuova collezione Falconeri
Dall’alto. Un
momento
della sfilata
Falconeri a/i
2016-17.
Tre outfit
della collezione
donna. Foto
courtesy
Falconeri.
novazione nei macchinari e nelle
lavorazioni ha permesso di rinfrescare
le collezioni. Così l’autunno/inverno
della donna è sofisticato e contempora-
neo: a completare il basic in cashmere
ultralight, ci sono capi dall’impronta
fashion: cappe, coat e maglie dalla linea
over, bluse in plissé e pizzo di maglia.
Tutto 100 per cento made in Italy.
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OttobreFashion 242 WALKING WITH PETER LINDBERGH.
Photos by Peter Lindbergh. Fashion editor Julia von Boehm.
Text by Carlo Ducci e Lella Scalia.
Style & Beauty 129 Vogue CLOSE-UP. Photos by Greg Lotus.
Fashion editor Valentina Serra.
163 Vogue SUGGESTION. Photos by David Dunan.
Fashion editor Elisa Zaccanti.
197 Vogue BEAUTY. Photos by Peter Lindbergh.
Text by Susanna Macchia.
Newsroom 24 FOCUS ON. La purezza nel dna, by Francesca Reboli.
44 OCTOBER STAR WATCHING, by Marco Pesatori.
50 PEOPLE AND EVENTS. Not just a movie, by Sabrina Fallea.
64 STYLE VISION. Elena’s world, by Viviana del Bianco.
68 ON SCREEN. Absolutely funny, by Barbara Zorzoli.
72 ALL MAD ABOUT. I limiti dell’infinito, by Zoraide Cremonini.
76 EXHIBIT TO GO. Ricreare, creare, by Francesca Reboli.
80 FASHION NOTES. Little big dress, by Sofia Mattioli.
84 FASHION NOTES. Game of style, by Lella Scalia.
92 ABOUT BOOKS. Charming prince, by Eleonora Attolico.
96 ALL MAD ABOUT. Mamma è in affari, by Roberto Croci.
102 GRAND GOURMET. Berlin for foodies, by Alessandra Signorelli.
106 GRAND GOURMET. Same wine, new way, by Francesca Reboli.
112 SPOTLIGHT ON. Un drink nel caveau, by Lisa Corva.
118 ECO LIVING. The ocean’s voice, by Barbara Amadasi.
122 PERSONAL DIARY. Spectacular Africa, by Federico Chiara.
124 AROUND THE WORLD. Seas of Paradise, by Federico Chiara.
146 SPOTLIGHT ON. Future of luxury, by Francesca Reboli.
150 FASHION NOTES. Il futuro è mobile, by Cristina Mello Grand.
154 FACE TO FACE. A dream still true, by Leonardo Clausi.
156 FACE TO FACE. Kenzo for fun, by Emanuela Mastropietro.
158 FOCUS ON. Sparkling heritage, by Daniela Fagnola.
160 FOCUS ON. Creative b&w, by Daniela Fagnola.
180 FOCUS ON. Bags & shoes, Uniform chic, a cura di M. Musumeci.
182 FOCUS ON. Bags & shoes. Rainbow days.
186 FOCUS ON. Bags & shoes. Baroque modern.
188 FOCUS ON. Bags & shoes. Gorgeous style.
192 FOCUS ON. Bags & shoes. Classico biker.
194 FOCUS ON. Bags & shoes. Winter red.
210 BEAUTY NEWS. The now rose, by Vittoria Filippi Gabardi.
216 BEAUTY NEWS. Polvere di stelle, by Kiki Signorini.
222 BEAUTY NEWS. Feel good lipstick, by Susanna Macchia.
226 BEAUTY NEWS. This is our youth, by Vittoria Filippi Gabardi.
230 BEAUTY NEWS. All around design, by Susanna Macchia.
234 SCRAPBOOK. Basic e dannata, by Lele Acquarone.
236 SCRAPBOOK. Tech glam attraverso gli specchi, by Lele Acquarone.
238 SCRAPBOOK. Bric-à-brac lady, by Lele Acquarone.
Contents
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35 COLORI COUTURE DA SATINATI A MAT
12:34:28_Agosto 23, 2016_Clichè_PARFUMS CHRISTIAN DIOR D VI10_MW201612517.pdf
13:15:08_Settembre 8, 2016_Clichè_YVES SAINT LAURENT D VI 10_MW201614694.pdf
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nuovo. le parfumeau de parfum
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11:40:22_Agosto 30, 2016_Clichè_MONCLER D VI 10_MW201613547.pdf
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4 stagioni di modaTutte le tendenze per l’a/i. E un occhio sulla primavera/estate 2017Le passerelle della fashion week ap-
pena conclusa ci hanno proiettato
verso la prossima stagione calda, ma
non senza darci di tanto in tanto un
assaggio della moda autunnale, all’in-
segna del see now, buy now. Così, se i
look in passerella hanno stuzzicato la
nostra voglia di capi caldi e avvolgen-
ti, è ora il tempo di dedicarsi alle ten-
denze in corso. Su Vogue.it ogni gior-
no vi proponiamo uno sguardo pun-
tuale sui look più innovativi, gli ac-
cessori più desiderabili e le palette
colore del 2016-17. Senza dimenticare
consigli di stile (e styling) mirati per
ogni tipologia di donna. Quali colori
scegliere e come esaltare la propria
silhouette, il tutto senza dimenticare
i beauty look, per adattare acconcia-
tura e trucco alla stagione in corso.
Direttore Responsabile
FRANCA SOZZANI
Vicedirettore ARIELA GOGGI
Direttore Artistico LUCA STOPPINI
Attualità
CARLO DUCCI Caporedattore, LELLA SCALIA Caposervizio,
BARBARA AMADASI, FEDERICO CHIARA, PAOLO LAVEZZARI, FRANCESCA REBOLI,
ALESSIA GLAVIANO Photo Editor / Caposervizio, CHIARA BARDELLI NONINO Photo Editor / Assistente,
MARIUCCIA CASADIO Art Consultant
Moda
SARA MAINO Caporedattore, GIULIO MARTINELLI Caposervizio, ELISA ZACCANTI, LELE ACQUARONE Fashion Contributor,
ALICE GENTILUCCI Editor at Large, VALENTINA SERRA Editor at Large
Bellezza
SUSANNA MACCHIA Caporedattore, VITTORIA FILIPPI GABARDI
Reparto Artistico
LAURA MARINO Caporedattore, ROBERTA MASCIULLI,
JACOPO RIVA, ELENA PAPAGEORGHIOU Special Projects
Segreteria
DAVIDE BUSSI Segreteria di Direzione, MARINA MORETTI Shooting Production,
MARILENA BORGNA Advertising and Event Production, LAURA CAZZANIGA Assistente
New York
GRAZIA D’ANNUNZIO Special Project Editor, CHRISTINA NICASTRI Segreteria e Redazione
Parigi
FRANÇOISE GUITTARD Segreteria e Redazione
Vogue.it
ALESSIA GLAVIANO Web Editor,
JUSTINE BELLAVITA Caporedattore, RICCARDO ANGIOLANI, ELENA BARA, ELISA PERVINCA BELLINI,
GIORGIA GENOCCHIO, MASSIMILIANO SORTINO, SOFIA VIGANÒ
Hanno collaborato:
ELEONORA ATTOLICO, LEONARDO CLAUSI, LOTTE ELISA AGULLO-COLLINS, LINO BALDISSIN, VIOLA MARELLA BISIACH,
ALLISON BORNSTEIN, SERENA CASTRIGNANO, ZORAIDE CREMONINI, ROBERTO CROCI, LISA CORVA, VIVIANA DEL BIANCO,
MARIA ENCALADA, DANIELA FAGNOLA, SABRINA FALLEA, FABRIZIO FIORANI, FRANCESCA HABE, BIANCA LUINI,
EMANUELA MASTROPIETRO, SOFIA MATTIOLI, MARIA GRAZIA MEDA, CRISTINA MELLO GRAND, FEDERICA MIGLIAZZA,
MIRELLA MUSUMECI, SEAN NGUYEN, ITALO PANTANO, MARCO PESATORI, SERGIO ROSSI, ALESSANDRA SIGNORELLI,
CHELSEA RIZZO, MIRTA TRASTULLI, JULIA VON BOEHM, BARBARA ZORZOLI
Direttore Editoriale FRANCA SOZZANI
Direttore Centrale Marketing Clienti MARIANGELA BONATTO
Divisione Vogue, Glamour, Vogue Sposa, Vogue Bambini, Vogue Accessory
Direttore FRANCESCA AIROLDI
Advertising Manager SARA TRAVERSARI, SILVIA CAVALLI Vogue.it
Marketing Manager VALENTINA DI FRANCO
Direttore Vendite GIANCARLO ROPA
Digital Advertising: CARLO CARRETTONI Responsabile Centri Media. Moda e Oggetti Personali: MATTIA MONDANI Direttore. Beauty: MARCO RAVASI Direttore.
Grandi Mercati: MARCO TOSETTI Responsabile. Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta: MATTIA MONDANI Area Manager.
Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia: LORIS VARO Area Manager. Emilia Romagna, Marche, Toscana,
Umbria: GIANCARLO ROPA Area Manager. Toscana, Umbria: ANTONINO ACANFORA Area Manager.
Lazio e Sud Italia: ANTONELLA BASILE Area Manager. Uffici Pubblicità Estero - Parigi/Londra: ANGELA NEUMANN.
New York: ALESSANDRO CREMONA. Barcellona: SILVIA FAURÒ. Monaco: FILIPPO LAMI.
Digital Marketing: MANUELA MUZZA. Social Media: ROBERTA CIANETTI
EDIZIONI CONDÉ NAST S.p.A.
Presidente e Amministratore Delegato GIAMPAOLO GRANDI
Direttore Generale FEDELE USAI
Vicedirettore Generale DOMENICO NOCCO
Vice Presidente GIUSEPPE MONDANI, Direttore Business Development ROBERTA LA SELVA, Direttore Digital MARCO FORMENTO
Direttore Comunicazione LAURA PIVA, Direttore di Produzione BRUNO MORONA, Direttore Circulation ALBERTO CAVARA
Direttore Risorse Umane CRISTINA LIPPI, Direttore Amministrativo ORNELLA PAINI,
Controller LUCA ROLDI, Direttore Prodotti Digitali BARBARA CORTI
Direttore Creativo CN Studio CRISTINA BACCELLI, Direttore Branded Content RAFFAELLA BUDA
Sede: 20121 Milano, piazza Castello 27 - tel. 0285611 - fax 028055716. Padova, via degli Zabarella 113, tel. 0498455777 - fax 0498455700. Bologna, via Carlo Farini 13, Palazzo Zambeccari, tel. 0512750147 - fax 051222099 - Firenze, via Jacopo Nardi 6, tel. 0552638789 - fax 0552009540. Roma, via C. Monteverdi 20, tel. 0684046415 - fax 068079249. Parigi, 4 place du Palais Bourbon 75007 Paris - tel. 00331-44117885 - fax 00331-45569213. New York, 125 Park avenue suite 2511 - New York NY 10017 - tel. 212-3808236 - fax 212-7867572. Barcellona, Passeig de Gràcia 8/10, 3° 1a - 08007 Barcelona tel. 0034932160161 - fax 0034933427041. Monaco di Baviera, Eierwiese 5b - 82031 Grünwald - Deutschland - tel. 0049-89-21578970 - fax 0049-89-21578973. Istanbul, Yenimahalle Tayyareci Fethi Sok. 28/7 Bakırkoy - 34142 Istanbul - Turkey - Cell: 0090-532-2614343 - email: [email protected]
Redazione: 20123 MILANO - piazzale Cadorna 5 - tel. 0285611 - fax 0285613142
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Alberta Ferretti
Gucci
Charming Un’allure dégagée, ma estremamente sofisti
cata. Come quella di Modern Muse Le Rouge Gloss di Estée
Lauder, fragranza sensuale e boisée, floreale e speziata: un
bouquet di contrasti, enfatizzato da note fruttate che ne accen
tuano la luminosità. Da sinistra. Abiti lunghi di velluto trafo
rato, di charmeuse di seta, di mousseline e pizzo: tutto Alber
ta Ferretti. Booties Giuseppe Zanotti Design; scarpe strin
gate, Freda Salvador; stivaletti di vernice, Laurence Dacade.
Models: Liu Wen @ The Society Management; Lara Stone @ IMG Models; Karen Elson @ The Lions; Isabeli Fontana @ Women
Management NY; Carolyn Murphy @ IMG Models; Milla Jovovich @ IMG Models; Helena Christensen @ D’Management Group
Milan; Karen Alexander @ Trump Models; Tatjana Patitz @ Viva Paris. Fashion editor Julia von Boehm. Hair Diego Da Silva for
René Furterer; Teddy Charles @ The Wall Group; David Babaii for Leonor Greyl. Maquillage Pati Dubroff @ Forward Artists assi
sted by Sarah Hutney and Amy Chin. On set Anthony Graneri @ 2b Plus/2b Management. Special thanks to Piergiorgio Del Moro.
Contemporary Oltre le convenzioni. L’attitude più at
tuale trova il suo alter ego olfattivo in un profumo come Gucci
Guilty for Her che punta su un accordo fougère di geranio, ti
picamente maschile, per esaltare la femminilità. Da sinistra.
Coat principe di galles, camicia di crêpe de chine con fiocco,
pantaloni di denim stretch e scarpe con cinturino. Pelliccia
di visone con motivo a intarsio, tailleur pantaloni di cady
e sandali platform. Giacca di jacquard iridescente, camicia
di seta a ruches, pantaloni di denim e sandali. Tutto Gucci.
Unique L’unicità come elemento chiave dello stile. Il trat
to dominante di La Petite Robe Noire, eau de parfum inten
se, di Guerlain. Nel bouquet: scorze di bergamotto, vaniglia
e rosa bulgara. Da sinistra. Giacca di lana con cappuccio,
zip e inserti di pvc su ampi pantaloni di lana; cappotto dop
piopetto di alpaca e seta effetto casentino; coat doppiopetto
di lana e angora con cintura annodata, profili e fibbie di
pelle; stivaletti stringati: tutto Max Mara. Slip dress, In
timissimi; collant a rete, Calzedonia; booties Dear Frances.
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Marte è in Capricorno, Venere in Scorpione. La posizione dei pianeti guerrieri, però, non silenzia l’emotività. I suggerimenti dell’inconscio si colgono con il lato più progettuale del carattere, arricchito dall’immaginazione. Vergine, Capricorno e Pesci in gran forma
Visione chiara e sottili sensazioniby Marco Pesatori
cilicio che gli tormenta il ventre”. Con
Marte opposto, non avete intenzione
di infliggervi torture. La lotta con il
mondo che esige e richiede non vi vede
soccombere. Vita rilassata, dolce in
tensità emotiva. Sublimi e naturali,
prendete le distanze da quelli cui l’e
stasi fa paura. LEONE Lussureggian
ti. Sempre generose e positive. Batta
gliere, attive, estroverse. Non mante
nete il riserbo. Nulla da tener celato.
Non confabulate, ma fate irruzione nel
mondo portando luce ed energia vita
le. Le splendide angolazioni vi danno
ragione su tutto. La vostra filosofia ri
sveglia. La vostra matematica è infalli
bile. Le vostre geografie aprono gli o
rizzonti della mente. La vostra storia
diventa appassionante. VERGINE Venere e Marte diventano gradevol
mente potenti, impossibile alzare muri
contro gioia e desiderio. Sentite più in
tensamente l’odore delle foglie, vedete
con più fulgore i colori dell’autunno,
che arriva dritto nell’animo. Chiaro di
luna con note romantiche, cui è scioc
co resistere. Si placano le ansie, tutto è
meno meccanico e nevrotico, con ec
cezione delle nate tra 3 e 8 settembre,
con i pensieri ancora ingarbugliati da
Saturno. BILANCIA Rimane l’e
spressione riconoscente e inebriata che
la forza congiunta di Marte e Saturno
vi aveva disegnato sul viso, ma ottobre
diventa un mese nervoso e incalzante,
con il tempo che corre folle e lo spazio
che sembra un circuito da cui è impos
sibile deviare. Vorreste rinchiudervi
nella protezione di una conchiglia, ma
poi fuggite inorridite. Meglio il respi
ro, la libertà e l’assoluta autonomia.
SCORPIONE Marte, il vostro mi
gliore amico da sempre, vi sussurra le
parole che vi placano e rassicurano an
che negli angoli più nascosti della psi
che. Siete tranquille, dentro e fuori.
Quindi più belle, più stabili, più sicure
di voi e di come vi presentate al mon
do. Nessuna delle vostre dita ha biso
gno di sfiorare la spada, raramente i
vostri occhi devono trasformarsi nello
sguardo della tigre. Tenere. Distese.
SAGITTARIO Gio ve simboleggia
la gioia e l’abbraccio alla vita, ma an
che il successo e la fortuna. Ora per
mesi vi sarà a favore, lasciando alle
spalle la troppa serietà e la necessità di
riflessione di Saturno. La tranquillità
non è indebolimento né il trionfo del
l’immobilismo. Gli amori scendono
dalle nuvole grigie da cui troppo spes
so cadevano fulmini fuori luogo. To
gliersi due o tre capricci non è peccato
mortale né veniale. CAPRICORNO Anche se i vostri occhi sono fermi su
una realtà che non vi deve mai spiaz
zare, è più semplice liberare un’istinti
vità che è calda, entusiastica, meno in
gabbiata nel senso del dovere. Non si
pone più mille limiti la generosità ver
so il vostro amore, che adesso può
contare sulla vostra intelligenza e sul
senso pratico, ma anche su una dose
massiccia di passione e di dolcezza.
AQUARIO Le idee convenzionali non
vi bastano, anche se sapete rispettare
le coordinate con composto autocon
trollo. Saturno e Giove generano am
plificazioni, spregiudicate connessioni,
senza che sia necessario mostrare ar
dore puritano o odio per le ipocrisie.
Riuscite a essere allegre, ma anche pro
fonde e rigorose, senza che leggerezza
e serietà entrino in collisione. Ma gico
equilibrio anche per le trame d’amore.
PESCI Nessuno vi sgrida in questo au
tunno finalmente vivace, se vi assenta
te, se fuggite sul continente irraggiun
gibile, se giocate a sparire e a ricom
parire, se vi concedete qualche svago
rispetto a una realtà che non volete di
segnata con squadra e righello. Il vo
stro cattivo genio che suggeriva malin
conici pensieri va in vacanza, sostitui
to da un daimon più gioioso che pre
mia i sorrisi ed esclude la mestizia.
ARIETE Quadratura di Marte. Ri
schio, per qualche giorno, di febbre tu
multuosa. Può essere anche un subbu
glio d’amore, un eccesso di esuberan
za, dimenticare la prudenza, uno slan
cio impulsivo, improvviso, troppo sin
cero. Anche se non peccate mai di
magniloquenza e inutile retorica, an
che se non avete mai la voce impostata
e legnosa, meglio tener sotto controllo
certi toni e la parola, evitando di sotto
lineare troppo il vostro punto di vista.
TORO Senza affanni, giri tortuosi o
inganni, decise a cogliere il centro del
bersaglio, che mai per voi dev’essere
qualcosa di oscuro, astratto o aleato
rio. Riuscite a regalarvi qualche picco
la gioia, ma ora si può puntare in alto,
a qualcosa che sembra delinearsi come
felicità o realizzazione. Miglioramenti.
Sacrosanti opportunismi. Si può colti
vare la consuetudine alla gioia, senza
aver bisogno di cercare situazioni prin
cipesche. GEMELLI Giove e Urano
favoriscono risultati tangibili e consi
stenti, senza necessità di accantonare
sogni e utopie, che sono il salubre ossi
geno che trasmette vita alla quotidia
nità. Il costante pensiero di un tra
guardo, di una passione, di un amore,
non vi fa sentire mai sole, vi mette in
moto verso direzioni immerse, adesso,
in un singolare incanto. Boccheggiano
alcune di seconda decade, alle prese
con Saturno. CANCRO Ci sono pe
riodi in cui non assomigliate proprio al
Balzac impegnato e costante, che scri
veva: “Amo il mio lavoro di un amore
frenetico e perverso, come l’asceta il
• Marte, simbolo della forza, nel bene e nel male, entra nel segno solido come l’acciaio, il Capricorno. Nel cuore dell’autunno il cammino riprende con regolarità, metodo e costanza, forza interiore, senza divagazioni sciocche, infantilismi e incantesimi fuori dal mondo, distrazioni su sogni impossibili. Una noia? Tutt’altro. Con Marte in Capricorno la visione del reale è chiara, lucida, i passi prendono direzioni che non spiazzano la coscienza44
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Franca Sozzani, Francesco Carrozzini
Eva Herzigova, Valentino Garavani
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Ariela Goggi, Giampaolo Grandi
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Marco Tronchetti Provera
PierpaoloPiccioli
Stefano Sassi Ronnie e Jonathan
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Alberto Barbera
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GiambattistaValli
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Peter Lindbergh
Stefano Agostini
NaomiCampbell
GiancarloGiammetti
Riccardo Tisci
Francesca eRemo Ruffini
Matteo Marzotto
Federico Marchetti,Renzo Rosso
Not just a movie“Franca: Chaos & Creation”
L’occasione era speciale: festeggiare la prima mondiale del film “Franca:
Chaos & Creation”, che Francesco Carrozzini, regista e fotografo, ha dedicato
a sua madre, Franca Sozzani, direttore di “Vogue Italia”. Il biopic ha debutta-
to nella sala Giardino del Lido, durante la settantatreesima edizione del festi-
val del cinema di Venezia. Tanti gli amici alla proiezione, realizzata in collabo-
razione con Audi e San Pellegrino. Insieme hanno festeggiato il successo della
pellicola dalla quale emerge un ritratto intimo e personale, delineato dal sus-
seguirsi di spezzoni di vecchi filmati di famiglia e dialoghi-confronto tra ma-
dre e figlio, in cui Franca Sozzani si racconta e parla di come sia vissuta con-
trocorrente, riscrivendo le regole del mondo del fashion. Come, per esempio,
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quando ha lanciato i numeri di “Vogue Italia” sull’ossessione per la chirurgia
plastica, sulla violenza domestica o l’iconico “Black Issue”, contro il razzismo.
Il film, poi, raccoglie molte testimonianze di amici e compagni di strada: dai
fotografi Peter Lindbergh, Paolo Roversi e Bruce Weber, a Donatella Versace e
Marina Abramovic, solo per citarne alcuni. «Questo film, che ho impiegato
quattro anni a completare, è tanto un tributo alla sua storia, quanto un atto
d’amore», ha detto il regista. Non c’è da stupirsi dunque se gli ospiti, in maggio-
ranza amici, lo hanno definito “emotional”. E altrettanto è stato il gala dinner,
voluto dalla maison Valentino a palazzo Barbaro, a Venezia. A fare gli onori di
casa il direttore creativo Pierpaolo Piccioli e il ceo della griffe Stefano Sassi.
Matteo Ceccarini, Eva Riccobono
Tereza Maxová,Dominik Burak
Giberto e Bianca Arrivabene Valenti
Gonzaga
Constanza eKean Etro
Saverio Costanzo, Alba Rohrwacher
Carlo Capasa, Stefania Rocca
Tomaso Trussardi, Michelle Hunziker
Agostino Re Rebaudengoe Patrizia Sandretto
Re Rebaudengo
Pietro e Camilla Valsecchi
MichelComte
NicolettaRomanoff
Matilde Gioli
Lauren SantoDomingo
MassimilianoGiornetti
Maria Giulia Maramotti
Chiara Mastroianni
VirginiaValsecchi
Pietro Beccari
MatildaLutz
Suzy Menkes
Francesco Vezzoli
Gaia Trussardi
Marco DeVincenzo
Massimo Giorgetti
Tommaso Aquilano, Roberto Rimondi
Peter Dundas
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12:09:38_Agosto 23, 2016_Clichè_DERNAMARIA D VI10_MW201612101.pdf
• «Il mondo si sta nuovamente accorgendo che il valore di un oggetto non è dato dal fatto che ne esistano milioni, ma che sia autentico e originale, che sia fatto a regola d’arte e che racconti una storia»a
64
Il Laboratorio
costumi e
scene del Teatro
della Pergola
di Firenze, e
un ritratto di
Elena Bianchini
al lavoro.
Foto courtesy
Giulia Vianelli.
by Viviana del BiancoLe tradizioni della sua terra, l’amore per i colori ispirano Elena Bianchini, giovane artista alla guida dell’atelier del Teatro della Pergola di Firenze Il Laboratorio Costumi e Scene del Teatro della Pergola-Teatro
Nazionale della Toscana è uno scrigno annidato sui tetti di Fi-
renze, inondato di luce. Qui si lavora sul costume storico e con-
temporaneo, sui materiali tradizionali e sulla sperimentazione,
sul l’accessorio e sul dettaglio. «Si è voluto costruire un atelier
permanente in cui realizzare i costumi e gli elementi di scena, e
anche un centro di formazione specializzata sui mestieri del tea-
tro», racconta Elena Bianchini, la responsabile. «Mentre i labo-
ratori dei grandi teatri in Italia stavano chiudendo, qui si voleva
fare l’opposto». Alle spalle ha una solida formazione artistica,
sia teorica che pratica: «Mi sono laureata in Storia dell’arte. Do-
po le ore passate in biblioteca a fare ricerche sull’iconografia
delle opere d’arte, cercavo spazi per dipingere e modellare. Ri-
producevo tutto quello che studiavo, realizzavo sculture in carta
e gesso. Una regista vide per caso i miei “volti” e me ne commis-
sionò una serie, di proporzioni enormi. Nel giro di pochissimo,
mi sono trovata a dipingere scenografie di opere liriche e a lavo-
rare con maestri quali Zeffirelli e Mitoraj in molti teatri, dallo
Stabile di Bolzano al Teatro dell’Opera di Roma». Quali sono le
sue ispirazioni? «Ci sono mondi che mi sono sempre stati vicini:
la Sicilia delle mie origini e la sua teatralità. E poi la materia e i
colori. Il mondo microscopico che mi ha raccontato mio padre,
un professore di chimica organica specializzato in coloranti, che
mi ha insegnato a vedere oltre quello che è visibile a occhio nu-
do. La storia del colore mi ha condotto a una sperimentazione di
materiali e tecniche che si è rivelata fondamentale per il mio la-
voro». Con la Fondazione Cerratelli, che vanta un patrimonio di
oltre 30mila costumi, il laboratorio organizza corsi di formazio-
ne per il restauro del repertorio e la realizzazione di nuovi co-
stumi, su disegno di costumisti e stilisti. «Abbiamo allievi da
tutta Italia, due grandi progetti europei, una mostra e produzio-
ni esterne al teatro». Ma ha anche tempo di rilassarsi? «Dipingo,
o vado in giro per antiquari. E quando posso scappo a Parigi!».
Elena’sworld
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n S
creen
Absolutely funnyby Barbara Zorzoli
Edina e Patsy, le due ex hippies benestanti della serie tv “Absolutely Fabulous”, tornano in versione grande schermo. Tra risate, alcol e un cameo di Kate Moss
Sopra. Kate
Moss nel film
“Absolutely
Fabulous: The
Movie”. Sotto. Le
due protagoniste,
Jennifer
Saunders (Edina)
e Joanna
Lumley (Patsy).
Ventiquattro anni dopo essere sbarca-
te in tv con “Absolutely Fabulous”, u-
na delle serie più seguite oltremanica,
Edina e Patsy approdano sul grande
schermo con la versione cinematogra-
fica “Absolutely Fabulous: The Mo-
vie”. Come falene attratte dalla sacra
fiamma del mondo della moda, delle
celebrity e dei party glitterati, fans di
vecchia data e nuovi adepti si godran-
no le peripezie delle loro beniamine. Il
film, diretto da Mandie Fletcher, è
tratto dall’omonima serie televisiva
britannica, andata in onda sulla Bbc
tra il 1992 e il 2012, trasmessa in Italia
in prima tv tra il 2003 e il 2004, e vinci-
trice di tre Bafta, un British Comedy
Award e un Emmy. Tale fu il successo
che nel 1994 i Pet Shop Boys incisero
un brano (intitolato, ça va sans dire,
Absolutely Fabulous) che diventò pre-
sto una hit. Numerose sono state le ap-
parizioni di guest star: Emma Bunton,
Twiggy, Helena Bonham Carter, Nao-
mi Campbell, Marianne Faithfull (nel
ruolo di Dio), Minnie Driver, Jean
Paul Gaultier, Whoopi Goldberg,
Debbie Harry, Elton John, Christian
Lacroix, Miranda Richardson e Kri-
stin Scott Thomas, solo per citarne al-
cune. Lo show televisivo era arguta-
mente sovversivo nel suo disprezzo per
i valori della famiglia, l’esaltazione
dell’egocentrismo e il comportamento
scorretto alimentato da fiumi di cham-
pagne. Le protagoniste erano, e sono
ancora, Edina Monsoon (Jennifer
Saunders, che tra l’altro ha scritto la
sceneggiatura del film) e la sua miglio-
re amica Patsy Stone (Joanna Lum-
ley), due ex hippies benestanti, dedite
ad alcol e consumo di droghe. Edina è
proprietaria di un’agenzia di pubbliche
relazioni mentre Patsy, ex modella e
attrice, dirige una rivista di moda.
L’attesa versione per il grande scher-
mo ha dalla sua il divertimento e l’a-
mara consapevolezza del tempo che
passa. Per l’occasione è stato riunito
gran parte del cast televisivo, arricchi-
to da camei di star del momento quali
Jon Hamm, Stella McCartney e Rebel
Wilson, tutti impegnati in
siparietti (tragi)comici. Il
cameo principale è quasi
un ruolo ed è affidato nien-
tepopodimeno che a Kate
Moss, vittima (è il caso di
dire) dell’evento catastrofi-
co che dà il via a tutta la vi-
cenda. Per evitare spoiler,
basterà dire che, a causa del
suddetto misfatto, Edina
diventa la donna più ricer-
cata del mondo e fugge con
Patsy nel sud della Francia,
dove troveranno il solito
champagne in abbondanza.
Una rispolverata di vecchie
risate per gli appassionati
della serie, una simpatica
parodia sul mondo patinato
delle celeb, assurte allo sta-
to di semi-divinità, che vi-
vono tra party e aerei pri-
vati. Alle due galeotte in
fuga non resta che abban-
donarsi alle coccole del lo-
ro bunker, un hotel di lus-
so ad Antibes, e spegnere
la sigaretta in un’ostrica.
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About
I limiti dell’infinitoby Zoraide Cremonini
La rete è ovunque e dà sempre la risposta a tutto. Ma ha anche tanti rischi, dalla dipendenza alla fine della privacy. Registi e festival si interrogano su pregi e difetti
Dall’alto. La
locandina
dell’Internet
Festival, dal 2011
importante
momento di
riflessione sulla
rete e le novità a
lei connesse. Un
momento del
festival 2015.
Frame del film di
Herzog “Lo and
Behold - Internet:
il futuro è oggi”.
Il dibattito su internet non accenna a di-
minuire, anzi: al centro vi è sempre più
la consapevolezza che le tecnologie in-
formatiche stanno modificando radical-
mente non solo il sistema dell’informa-
zione e della conoscenza, ma anche le
forme di coesione e delle relazioni so-
ciali, nonché i concetti di privacy, segre-
tezza e sicurezza. Problematiche che il
quarantadue per cento della popolazio-
ne mondiale non pare considerare, dato
che il web nel 2015 contava ormai oltre
tre miliardi di utenti attivamente con-
nessi. Il dubbio e il fascino che ha in sé
la rete ha intrigato anche Werner Her-
zog che in “Lo and Behold - Internet: il
futuro è oggi” (nelle sale in questi gior-
ni), con l’aiuto di scienziati ed esperti,
compone un mosaico che riflette a tutto
tondo sul mondo connesso, delineando
un ritratto complesso e preciso del mon-
do digitale con un percorso in dieci tap-
pe scandito da una miriade di interviste.
Herzog descrive internet come «una
delle più grandi rivoluzioni che stiamo
vivendo», ma stempera tuttavia l’entu-
siasmo con storie di vittime di cyber-
bullismo e dipendenza dal web. «Tutti
gli esseri umani ormai vivono in un
mondo connesso, nessuno escluso, nep-
pure le banche, la meteorologia, addirit-
tura i monaci che ho sorpreso impegna-
tissimi a twittare. Io, invece, ho un limi-
te biologico a navigare in internet. Co-
nosco Facebook, Twitter, Instagram,
ma non mi riguardano. Non ci metto le
mie cose anche se si infilano lo stesso
nei social». E lancia un messaggio:
«Spegnete Facebook, risco-
prite Heming way, i grandi
poeti, l’odore delle pagine.
Riaprite i libri». Si ispira a in-
ternet anche il pluripremiato
Edoardo Leo che firma regia
e script di “Che vuoi che sia”
(in uscita a novembre) e lo in-
terpreta con Anna Foglietta.
«È un film sui social networ-
ks, sulle opportunità che of-
frono e su come una coppia
possa esaltarsi o distruggersi
attraverso la propria immagi-
ne social. Lo fa ponendosi domande
quali: quanto costa la tua intimità? Per
quanto sei disposto a svenderla? Per
250mila euro gireresti un video intimo
con la tua compagna da mettere in rete
e riusciresti a dire “che vuoi che sia”?».
Il film è diverso dai precedenti di Leo:
«È una commedia seria che farà discu-
tere: internet oggi è al centro di tutto.
Ha senz’altro migliorato la nostra vita
perché ci si trova qualsiasi cosa. Sem-
pre. Non so dire però come questo ac-
cesso continuo al “tutto” possa un gior-
no spegnere la nostra voglia di viaggia-
re, di scoprire il mondo, di sperimentare
in prima persona». Un’attenta disamina
sul tema la propone anche l’Internet Fe-
stival di Pisa. «Partiamo dal decollo,
della rivoluzione digitale negli anni 80,
per atterrare nel presente e arrivare poi
nel 2048, in un futuro da disegnare a
partire dall’oggi», dice il direttore Clau-
dio Giua. Un’analisi che ingloba 200 e-
venti, dagli hackathon alla domotica,
al l’editoria digitale, alle prese con deci-
sivi rinnovamenti. Poi il cinema, le web
series, la musica tra soul e jazz di Jacob
Collier, pupillo di Quincy Jones, per un
Festival che si conferma il più rilevante
evento nazionale sulla rete e l’innova-
zione (6-9 ottobre; internetfestival.it).
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76ne», spiega Varejão. A questa elabora-
zione appartengono anche le opere del-
la mostra “Azulejão”, alla Gagosian.
«Sono azulejos un po’ diversi da quelli
che ho creato in
precedenza: in scala
quattro volte mag-
giore, misurano
180x180 cm e sono
stati realizzati per
Roma». Per il Mast
di Bologna (12/10-
8/1), invece, la foto-
grafa Dayanita Sin-
gh ha creato uno dei
suoi “musei portati-
li”. Per esporre le
foto, l’artista elabo-
ra strutture sempre diverse: è lei stessa a
costruire arredi, carrelli, paraventi che
sono musei mobili in grado di dare alle
immagini, di volta in volta, una riedizio-
ne, un significato inedito. Per “Museum
of Machines” presenta gruppi
di opere sul tema del lavoro e
della produzione, ma anche
della vita e della sua archivia-
zione. Al centro delle foto, og-
getti e macchinari che sembra-
no animarsi e parlare. Scopo è
creare ogni volta un linguag-
gio nuovo, perché rielaborare è
creare. Un’idea che concorda
con la definizione che Adria-
na Varejão dà dell’arte: «l’ar-
te», dice, «è una maniera di a-
rieggiare il linguaggio quando
si fa asfittico, piatto, banale».
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Ricreare, creareby Francesca Reboli
Archivi, serbatoi di immagini e segni, da reinterpretare e risignificare. Sono alla radice dell’opera di Adriana Varejão e Dayanita Singh. In due nuove mostreViaggio in Brasile e in India attraverso
lo sguardo di due importanti artiste
contemporanee, la carioca Adriana Va-
rejão, 52 anni, e l’indiana di New Delhi
Dayanita Singh, 55, unite dalla crescen-
te attenzione internazionale e da un la-
voro di costante, approfondita ricerca.
Fino al 10/12 Varejão approda alla Ga-
gosian Gallery di Roma dopo aver e-
sposto in tutto il mondo, da New York a
Tokyo. Porta la sua serie più famosa,
quella sugli azulejos, le piastrelle di ma-
iolica alle quali ha dedicato anni di stu-
dio e rielaborazione. La sua fascinazio-
ne per gli azulejos inizia durante un
viaggio in Minas Gerais, regione che,
con le sue chiese, edifici e opere baroc-
che del XVII secolo, più delle altre pre-
serva la memoria coloniale del Brasile.
«Era il 1986 e l’incontro con gli azulejos
fu un’epifania, tutto il mio lavoro cam-
biò direzione. Ho cominciato allora una
ricerca che mi ha portato a costruire un
archivio fotografico molto vasto», rac-
conta l’artista. Un serbatoio sterminato
a cui attinge per creare le sue maioliche
realizzate in gesso e pittura a olio su te-
la, con motivi e temi della tradizione ri-
mescolati e ricreati. «Ogni mio azulejo
è un elemento di instabilità, di rottura,
portatore di un punto di vista diverso da
quello della storia ufficiale dei conqui-
statori». L’azulejo, importato dai porto-
ghesi in Brasile con una logica colonia-
le, diviene il grimaldello che la sovverte
nel suo opposto, nella “controconqui-
sta”. «Si tratta di assorbire i segni del
dominatore e poi di metterli in disordi-
ne, scomporli e poi ricomporli. La mia
opera è la costruzione di una distruzio-
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HOT SPOTCrossmedialità: è la parola chiave del lavoro della cinese Yi Zhou, che espone immagini 3D e video al Macro di Roma, dal 21 ottobre. museomacro.orgSopra e a destra,
opere di Adriana
Varejão. Veduta
di “Celacanto
provoca
maremoto”, parco
Inhotim. Foto
E. Eckenfels.
“Azulejão (mão
de anjo e curva)”.
Foto Vicente de
Mello. Entrambe
le foto courtesy
Gagosian Gallery.
Sotto, Dayanita
Singh. Da “File
Museum”. “Blue
Book 18”. Foto
courtesy l’artista
and Frith Street
Gallery, Londra.
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Firenze Milano Roma Venezia
JAEGER-LECOULTRE BOUTIQUE
Orologio Rendez-Vous Moon
Carmen Chaplin, Attrice e Regista
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Little big dressby Sofia Mattioli
Dall’alto a
sinistra, in senso
orario. L’abito
“Ford” di Chanel,
pubblicato sul
“Vogue”
americano
nell’ottobre 1926
(immagine tratta
da “Little Black
Dress” di André
Leon Talley, ed.
Skira Rizzoli).
Anna Molinari by
Paolo Roversi (da
“Vogue Italia”,
giugno 1998).
Valentino
Boutique by
Bruce Weber
(“Vogue Italia”,
aprile 1994).
Abito e cappello
Givenchy
(“Vogue Italia”,
settembre 1991).
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Piccolo e nero. Ma nessuno, come lui, è riuscito a superare le mode. Fenomenologia di un abitino che oggi festeggia novant’anni
Mettiamolo subito nero
su bianco. Quando no-
vant’anni fa, nel mese di
ottobre del 1926, per la
prima volta fa capolino
sulle pagine del “Vogue”
americano, il little black
dress ha il potere sovver-
sivo di una rivolta. È un
antidoto alle costrizioni
che imprigionano il
corpo femminile in po-
co confortevoli evening
gowns, un’ode all’ele-
ganza come risultato di
una sottrazione. Ma la
miccia di questa novità è
contesa: se Jean Patou aveva già rinne-
gato fronzoli ed eccessi in stoffa, è sta-
ta mademoiselle Coco a mettere il pri-
mo abitino nero su “Vogue” con l’epi-
teto “Ford”, implicito paragone a
un’auto, la Model T, dall’analoga fun-
zionale eleganza. Da allora le variazio-
ni sul tema hanno solleticato la fanta-
sia di quasi ogni fashion designer, ulti-
Anna Molinari
Chanel
Valentino
Givenchy
mo in ordine di tempo Lager-
feld che quest’autunno lo pro-
pone in versione limited edi-
tion per il suo label “Karl La-
gerfeld”. E non sarà certo que-
sta l’ultima interpretazione
di un capo che è l’emblema
dell’eleganza senza tempo. Te-
la per interventi d’autore, la
petite robe noire ha at-
traversato indenne l’alta
marea delle mode, fetic-
cio di uptown ladies e
d’intellettuali che affol-
lavano i caffè parigini
con lo sguardo marcato
da una virgola di eyeli-
ner imitando Juliette Gréco. E-
pitome dell’effortless chic, com-
pare perfino sui cartoon come
Betty Boop e su cantanti come
Édith Piaf, che sceglie il nero af-
finché i riflettori illuminino solo
la sua voce. Dai palchi interna-
zionali al grande schermo il pas-
so è breve: schiere di dive fascia-
te di nero, Audrey by Givenchy
in testa, subito seguita da Ma-
rilyn, negli anni aurei di Hol-
lywood accendono desideri de-
stinati a richiamare un plotone di se-
guaci. Chi non ricorda, poi, l’inquietu-
dine borghese intrappolata nell’abito
con il colletto bianco di Catherine De-
neuve in “Belle de Jour” di Buñuel? O
la sensualità pericolosa, complice un fi-
lo di perle, di Nikita nell’omonimo cult
di Besson? Ma il little black dress è an-
che termometro dell’emancipazione:
asso nella manica del New Look di
Dior, nei Sessanta Courrèges lo accor-
cia a vista d’occhio, negli Ottanta è l’u-
niforme delle donne in carriera e Azze-
dine Alaïa lo trasforma in scultura
tutt’uno con il corpo femminile. E an-
cora il minimal di Michael Kors, gli az-
zardi in pvc di Thierry Mugler... L’elen-
co è infinito. Non c’è quindi da stupirsi
se, ancora oggi, sembra quasi impossi-
bile scovare nel guardaroba (o sulle
passerelle) un abito che condensi così
tanti rimandi di stile. In una manciata di
linee. (Ha collaborato Sabrina Fallea)
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16:24:33_Settembre 1, 2016_Clichè_MICHAEL KORS S VI 10_MW201614240.pdf
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84
Dall’alto e in
senso orario. Un
frammento tratto
da “The World
According
To Karl”
(Flammarion/
Rizzoli New
York). Pagine
dedicate a
“Moonrise
Kingdom” di Wes
Anderson, da
“The Fashion
of Film. How
Cinema Has
Inspired Fahion”
(Mitchell
Beazley).
Collezione
“Dante”, a/i 96-
97: scatti di
Robert Fairer
da “Alexander
McQueen:
Unseen” (24 ore
cultura). Cover
di “The Killer
Detail: Defining
Moments In
Fashion”
(Flammarion
Rizzoli
New York).
Plato’s Atlantis. A condurci tra le ansie,
il divertimento, lo scompiglio e l’adre-
nalina che abitano il retropalco Robert
Fairer, che a metà dei ’90, a 24 anni,
“molla” una business career per impu-
gnare la macchina fotografica sulle
passerelle mondiali. «Non sapevi mai
cosa aspettarti da McQueen», racconta
rievocando la fantasmagoria di abiti e
set, trucchi e capelli. «Le sue donne e-
volvevano in creature magnifiche, di un
altro tempo e spazio...». E arriviamo
alla casella 3. Senza scomodare “Via
col vento” e citare la scena di Rossella
che cuce un vestito con le tende del sog-
giorno, da sempre il cinema ispira la
moda, veicolando idee di stile in tech-
nicolor. Con un’aneddotica inattesa e
un ricco archivio di immagini, in “The
Fashion Of Film. How Cinema Has In-
spired Fashion” (Mitchell Beazley) la
storica della moda Amber Butchart im-
bastisce un’analisi di film memorabili
(e chicche meno ovvie, vedi “Suspi-
dei frammenti verbali di un volume che
è una vera cornucopia del Karlismo:
pensieri spesso taglienti come rasoi, ma
che con arguzia e saggezza raccontano
celebrities, design, moda, l’essere in for-
ma, lo stile, i libri, il lusso e quant’altro.
Altro giro e siamo alla casella 2. “Ale-
xander McQueen: Unseen” (24 ore cul-
tura) è un meraviglioso viaggio per im-
magini nel backstage delle sfilate di
McQueen, dalla p/e 1994 Nihilism a
Bellmer La Poupée, da N. 13 a What A
Merry Go Round, fino alla p/e 2010
Game of styleby Lella Scalia
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La moda come creativo gioco di società. Nelle caselle, aforismi arguti, inediti backstage, il gusto dell’anticonvenzionale, il dettaglio fulmineo che crea lo stile...
La moda è gioco: verbale, visuale, arti-
stico, musicale, non esistono limiti ai
suoi campi d’azione, perché il motore è
la creatività. Let’s play the game, allora.
Tiriamo i dadi ed eccoci alla casella 1.
“The World According To Karl”
(Flammarion/Rizzoli New York), ov-
vero spigolature tra aforismi, opinioni
recise, ricordi e diktat del grande cou-
turier. «La mia autobiografia? Non de-
vo scriverla, la sto vivendo», recita uno
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Dall’alto e in
senso orario.
Scatto da “Grace.
The American
Vogue Years”
(Flammarion/
Rizzoli New
York), dedicato
al lavoro di Grace
Coddington.
La foto di Tim
Walker ritrae
Kate Moss in
Alexander
McQueen (foto
courtesy Condé
Nast). Bozzetto di
Gianfranco Ferré
per l’a/i 1992-93,
dalla mostra
“Gianfranco
Ferré e Maria
Luigia: inattese
assonanze”, in
mostra a Parma
(catalogo Skira).
Un look dell’a/i
2011-12 firmato
Jun Takahashi
da “Undercover”
(Rizzoli New
York). La
copertina del
volume “Jean-
Charles de
Castelbajac.
Fashion Art
& Rock’n’Roll”
(teNeues). Uno
scatto di Herb
Ritts del 1990
tratto da “Vogue.
Voice Of
A Century”,
compendio di
un secolo di
moda e cultura
dell’edizione
inglese di
“Vogue”
(Genesis Publ.).
Triennale di Milano, dal 22/10 al
21/1/2017, visitiamo “Antonio Marras:
Nulla dies sine linea”, esposizione che
racconta l’arte del “più intellettuale de-
gli stilisti italiani”: installazioni, dise-
gni, dipinti, frammen-
ti di un viaggio artisti-
co con cui Marras nutre
da sempre la sua creativi-
tà nella moda; «un viaggio
suggestivo e provocatorio»,
sottolinea la curatrice France-
sca Alfano Miglietti, «a volte as-
soluto, a tratti spregiudicato». Co-
me quello di un altro non ortodosso,
che alla casella 8 fonde fashion e arte
con un tocco inusuale. “Jean-Char-
les de Castelbajac. Fashion, Art &
Rock’n’Roll” (teNeues) racconta
“the king of unconventional”, tra
collaborazioni con Keith Haring
e Basquiat, Lady Gaga e Gio-
vanni Paolo II. Tagliamo il
traguardo alla casella 9. A-
biti surreali, borse cervello,
un gusto tra il macabro e
la favola oscura: è la let-
tura sottotraccia della
creatività di Jun Taka-
hashi, stilista di Un-
dercover, che Rei
Kawakubo defini-
va “brave”. Suzy
Menkes nella pre-
fazione di “Un-
dercover” (Riz-
zoli New York)
lo descrive come «il designer che non
delude mai» e che «in qualche luogo,
nascosto oltre lo street-smart cool and
hip design, possiede la bellezza con-
temporanea». Che altro aggiungere?
(Ha collaborato Maria Grazia Meda)
ria”) e il loro effetto sul catwalk: Hol-
lywood non è solo la fabbrica dei sogni,
ma anche dello stile. Passiamo alla ca-
sella 4. “The Killer Detail: Defining
Moments In Fashion” (Flammarion/
Rizzoli New York) analizza 120 figure
iconiche del XX secolo individuando il
“marchio” stilistico che le ha segnate: il
pantsuit di Marlene Dietrich, i jeans
skinny di Kate Moss, la giacca di Jimi
Hendrix... Alla casella 5 troviamo Gra-
ce Coddington: regina di una composi-
zione fatta di dettagli, l’inarrivabile art
director di “Vogue” Usa è al centro di
“Grace. The American Vogue Years”
(Phaidon), che ne racconta gli ultimi 15
anni. A descriverne il tocco inconfondi-
bile, 17 grandi fotografi e personaggi
della cultura e dello spettacolo. Casella
6. “Gianfranco Ferré e Maria Luigia: i-
nattese assonanze” è invece la mostra
che, a duecento anni dall’arrivo della
duchessa d’Asburgo a Parma, accosta
uno dei più grandi cervelli della moda,
le cui collezioni sono sempre state col-
me di richiami alla cul-
tura neoclassica, a un
personaggio storico
dello stile. Tra HC e
pàp, sono 60 i capi della
mostra – fondamenta-
le il contributo della
Fondazione Gianfran-
co Ferré –, allestita fino
al 15/1 a Parma, al Pa-
lazzo del Governatore,
e affiancata da un per-
corso nell’arte fotogra-
fica di Michel Comte.
Siamo giunti alla set-
tima casella, dove alla
88Fash
ion
Not
es
Da Karl Lagerfeld a Grace Coddington. Dalla fiaba di Undercover alla poesia di Marras. Mostre e libri per fashion lovers
HOT SPOT“Vogue. Voice Of A Century” (Genesis Publ.) it’s pure british spirit. Centinaia di foto, disegni e 20mila words raccontano l’esplorazione del magazine britannico nella moda come nel costume.
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TRUSSARDI.COM
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92“I racconti dell’età del Jazz” di Francis
Scott Fitzgerald era uno dei libri prefe-
riti da Mario D’Urso (1940-2015), av-
vocato d’affari, senatore e grande mon-
dano. L’opera dello scrittore americano
descrive situazioni colme di umorismo,
champagne, ricchezza e solitudine, am-
bientate tra Manhattan e gli Hamptons
nei primi anni Venti, luoghi che D’Urso
ha sempre frequentato. I racconti di Fitz-
gerald, non a caso, erano esposti a Spo-
leto in una piccola mostra di cimeli de-
dicata a Mario D’Urso a un anno dalla
scomparsa. Dalle bacheche veniva fuo-
ri uno spaccato del jet set: foto scattate
a Capri con Jackie Kennedy o Marga-
ret d’Inghilterra, nelle Filippine con I-
melda Marcos, a Washington con Hen-
ry Kissinger, a Roma e a Montecarlo.
Dopo l’esposizione durata il periodo
del festival, arriva questo mese un volu-
me di ricordi e foto tratte dal suo archi-
vio personale e da quelli del paparazzo
Umberto Pizzi e della fotografa roma-
na Antonia Cesareo: “Essere Mario, a
man, a thousand stories”, ed. 24 Ore
Cul tura. I proventi, per volontà di
D’Urso, saranno devoluti alla Dynamo
Camp, una struttura nell’appennino pi-
stoiese che aiuta, attraverso la terapia
ricreativa, i bambini malati: scelta be-
nefica che ben rispecchia la sua genero-
sità. Così come il garden party che ogni
estate D’Urso organizzava nella casa di
Roma in via di Villa Grazioli, ambito
evento mondano dove molti si imbuca-
vano, ma da cui lui, proprio come Gats-
by, l’eroe di Fitzgerald, non ha mai
mandato via nessuno. A differenza del-
lo scrittore, però, D’Urso all’alcol pre-
feriva lo sport. Prediligeva il tennis (era
socio del Parioli a Roma, del Queen’s
di Londra e del Racquet and Tennis
club di Park Avenue), lo sci e la vela,
che praticava con Gianni Agnelli. Uo-
mo dal grande senso dello stile, aveva
un armadio sterminato. Fu il primo ad
abbinare le sneakers ai pantaloni ta-
gliati dal sarto, una mise adottata an-
che al Senato, dove sedette nei banchi
di Rinnovamento Italiano dal 1996 al
2001. Ma al di là del cliché del dandy,
ha lavorato fino all’ultimo. Sempre im-
pegnatissimo, nel mondo della finanza
lo consideravano un “problem solver”:
quando si arenavano le trattative, la co-
sa da fare, soprattutto nel periodo alla
Leh man Brothers (di cui è stato ammi-
nistratore dal 1968 al 1995), era chia-
marlo per far dialogare le parti. Era na-
to a Napoli, il padre Sandro è stato an-
che lui avvocato di diritto internaziona-
le e la madre, Clotilde Serra di Cassa-
no, una delle nobildonne più affasci-
nanti d’Italia. Dopo la guerra si trasferì
a Roma insieme ai genitori e ai fratelli,
Carlo (diventato un principe del Foro a
Milano, avvocato di fiducia di Medio-
banca) e Luigi, che sposò la modella e
stilista Inès de la Fressange. Mario
D’Urso sapeva divertirsi perché shake-
rava come un drink naturalezza, simpa-
tia e senso dell’umorismo. A Palazzo
Madama era molto amato anche dagli
uscieri perché sapeva scherzare. Forse
il suo miglior “joke” (come diceva lui) è
stato quello di lasciare in eredità a Fau-
sto Bertinotti 500.000 euro. L’idea del
comunista ricco lo faceva impazzire.
About
Book
s
Charming princeby Eleonora Attolico
Avvocato d’affari e senatore, ha attraversato l’alta finanza, le case reali e il jet set con humor e senso dello stile. Un libro racconta la straordinaria vita di Mario D’Urso
Sotto, da sinistra.
Mario D’Urso
insieme a Henry
Kissinger e a un
collaboratore.
D’Urso, oltre a
essere grande
amico dell’ex
segretario di
Stato, è stato
membro del Cda e
Senior Advisor
per la Kissinger
Associates dal
1990 al ’96. A
New York, metà
anni Ottanta. A
Parigi negli anni
Novanta, con
Inès de la
Fressange,
moglie del
fratello Luigi.
000
vogu
e.i
t/n
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s
• “In volo tra Colombo e Dubai decido di scrivere il libro che tanti amici attendono da trent’anni. Come ho fatto sempre, voglio divertirmi”. Mario D’Urso, gennaio 2012
0794_VI_1610_DURSO.indd 92 30/09/16 10:21
11:56:15_Agosto 30, 2016_Clichè_TWIN SET S VI 10_MW201613398.pdf
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96A
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ad
About
Mamma è in affariby Roberto Croci
Imprenditrici a casa perché il lavoro non deve fare dimenticare la famiglia. Spesso è proprio la maternità a motivare business di successo. I figli vengono sempre prima
Da sinistra, in
senso orario.
Gwyneth Paltrow
che ha fondato
il blog di lifestyle
goop.com.
L’attrice ha da
poco firmato “It’s
All Easy” libro
best seller di
ricette. L’interno
di Au Fudge,
ristorante di
Jessica Biel;
aufudge.com.
Jessica Alba che
ha fondato The
Honest Company;
honest.com.
mercato grazie a internet, che permet-
te loro di lavorare da casa, continuan-
do in tal modo a occuparsi dei figli.
Alla categoria appartengono anche
molte celebrity moms che hanno crea-
to e gestiscono vari brand senza così
sacrificare il poco, prezioso tempo che
lo showbiz lascia loro da passare con la
prole. Il momento della decisione è ve-
nuto per Jessica Alba dopo la nascita
della prima figlia, Honor, nel 2008; è
allora che nota che tutta la famiglia è
affetta da diverse allergie cutanee, do-
vute all’uso di articoli per la pulizia
della casa. Decide quindi di co-fonda-
re The Honest Company che ha in ca-
talogo creme, pannolini, detersivi, la-
vapavimenti, vitamine: tutti privi di
sostanze chimiche e di profumi sinteti-
ci. Oggi la compagnia è stata valutata
un miliardo di dollari. «È importante
che i miei prodotti abbiano uno stan-
dard superiore a quello che voglio per
la mia famiglia. Non tossici, belli come
design e allo stesso tempo economica-
mente accessibili a tutti». Ancora al-
lergia, questa volta alimentare: ne sof-
fre il figlio di Jessica Biel la quale nel
cuore di Hollywood apre allora Au
Fudge, ristorante con un menu solo
bio capace di soddisfare il palato di
tutta la famiglia – caviale, tartufo e
patatine fritte incluse. «Qui i genitori
possono godersi la serata mentre i figli
si divertono a giocare in locali separa-
ti, sotto la supervisione di au pairs pro-
fessionali. Se i bambini sono felici e si
divertono, gli adulti lo sono ancora di
più». Mamma di due maschi, Ryder e
Bingham, Kate Hud son ha fondato nel
2013, con Adam Golden berg e Don
Ressler, il fitness brand Fabletics, sus-
sidiaria di JustFab. «Nel lavoro indos-
so di tutto, alta moda per il red carpet
inclusa; nel privato voglio essere co-
moda: in palestra, al ristorante, con le
amiche o giocando con i miei figli».
Un’idea vincente, visto che dopo solo
tre anni il fatturato di Fabletics sta
raggiungendo i cento milioni di dollari
di profitto (fabletics.com). Diverse,
quanto altrettanto dettate dall’esperi-
enza personale, le ragioni dell’antesi-
gnana Gwy n eth Paltrow (mamma di
Apple e Moses) che nel 2008 ha lancia-
to Goop, blog di lifestyle centrato su
moda, cibo, stile, arredamento, salute,
benessere, beauty, viaggi, eventi, novi-
tà fa shion able. «L’ho aperto perché
non tro vavo un sito che soddisfacesse
le mie curiosità in questi settori. Quan-
do ho bisogno di un consiglio, ora so
dove cliccare». E, per non sbagliare, a
settembre Paltrow lancerà una colle-
zione moda. C’è spazio anche per la
tradizione: Reese Witherspoon si è i-
spirata a Nashville dove è cresciuta per
la sua linea di moda donna Draper Ja-
mes (draperjames.com). «L’ho chiama-
ta coi nomi dei miei nonni: è un omag-
gio alla mia cultura e alle mie radici
del Sud, dove essere eccessivamente e-
leganti è un pregio e non un difetto».
Tutte tech savvy, attivissime nel mon-
do dell’entertainment e dei social me-
dia, stanno dimostrando con il succes-
so delle loro imprese che è possibile
diventare business women e mogul af-
fermate rimanendo mamme affettuo-
se, premurose e amorevoli. Le “mom-
preneures”, le mamme imprenditrici
capaci di creare iniziative di succes-
so, spesso anche spinte dall’esperien-
za della maternità, sono un fenomeno
relativamente nuovo nel mondo del la-
voro, ma sono sempre più presenti nel
vogu
e.i
t/n
ew
s
• Le mompreneures viaggiano su internet. Un fenomeno in continua espansione e rinnovamento che sta cambiando il mondo del commercio in ogni campo, dall’abbigliamento alla cucina. Protagoniste anche celebrity moms dello showbiz
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11:35:17_Agosto 30, 2016_Clichè_INTIMISSIMI D VI 10_MW201613562.pdf
102
do giapponesi) migliore della città lo
prepara invece Cocolo, due location
nella capitale. Quella di Mitte è un’i-
stituzione dove si fa la fila per accapar-
rarsi una ciotola fumante di Tonkotsu,
ramen con carne di maiale. Nella capi-
tale vegana d’Europa poi, non poteva
mancare una new wave di locali “he-
althy”. Vedi The
Store Kitchen, nel-
la modaiola Soho
House. Il concetto
degli chef britan-
nici Tommy Tan-
nock e Johnnie
Collins? «Cucina
salutare senza ri-
nunciare al sapo-
re». Sfiziose insa-
late e risotti inte-
grali sono accop-
piati a vini naturali
e succhi spremuti a
freddo. E il choco-
late cake è favolo-
so. Da Daluma,
tempio di succhi detox e superfood, si
sorseggiano frullati. Mentre da Dandy
Diner, dei fashion blogger David Roth
e Jacob Haupt, il fast food vegano è
preparato con ingredienti freschi dallo
chef pugliese Nicolas Avolos. Panini
come il Puglia Flavour - cime di rapa
in pane ai semi di chia - fanno dimenti-
care il McDonald’s. E all’inaugurazio-
ne per disperdere la folla è intervenuta
la polizia. Perché nella nuova foodie
Berlin il (buon) cibo è preso sul serio.
Gra
nd
Gou
rmet
000
odstories.com). Dietro al risveglio cu-
linario della città, giovani gastro-en-
trepreneur che, ispirandosi a capitali
gourmet come Copenhagen, Londra o
New York, hanno aperto locali in linea
con gli ultimi trend, che stanno tra-
sformando la metropoli in una sor-
prendente foodie destination. Vedi In-
dustry Standard, un esempio di “bi-
strofication”, ovvero fine dining in un
ambiente casual da bistrot. «La nostra
cucina non ha concept», ci dice il fon-
datore Ramses Manneck. Né naziona-
lità: ai fornelli uno chef neozelandese,
uno siciliano e uno inglese. Sorpren-
denti piatti da condividere sono creati,
sull’onda del movimento farm-to-ta-
ble, con ingredienti locali e stagionali.
E la steak tartare ai ravanelli, nastur-
zio e semi di girasole è strepitosa. Sof-
fiano venti scandinavi su Dottir, dove
la chef islandese Victoria Eliasdóttir e
il sous-chef danese Filip Sondergaard
si esibiscono in un menu di 5 portate
focalizzato su pesce e frutti di mare.
«Cuciniamo col cuore», ci dice Son-
dergaard. E piatti inediti come le cape-
sante con maionese di aragosta e chips
di orzo parlano di un cuore grande. È
un’esperienza gastronomica unica
quella di Nobelhart & Schmutzig, lo-
cale del sommelier Billy Wagner e del-
lo chef Michael Schäfer. Ci si siede at-
torno alla open kitchen, come in una
performance interattiva. Le 10 portate
arrivano in un crescendo di sapori.
«Parto dagli ingredienti regionali, non
da ricette», dice lo chef. Impazza an-
che la cucina asiatica rivisitata. Da Pa-
cifico la cuisine coreana ha influenze
healthy californiane: i burger sono as-
semblati con ingredienti sani come
kimchi e semi di chia. Da Shiori la cu-
cina tradizionale giapponese è creati-
va e realizzata con materie prime sta-
gionali. Tutte le sere 10 commensali
hanno la chance di assaporare 8 porta-
te. Un’esperienza intima, ispirata alla
cerimonia del tè: ci si sente come a ca-
sa di amici. Il ramen (spaghetti in bro-
HOT SPOTI migliori tour gastronomici della città? Quelli a tema di Berlin Food Stories, alla ricerca delle gemme nascoste nel panorama culinario della capitale tedesca (berlinfood stories.com/food-tour/).
vogu
e.i
t/n
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s
Berlin for foodiesby Alessandra Signorelli
Da deserto gastronomico a nuova mecca dei bon vivants. La capitale tedesca ha cambiato faccia. E l’alta cucina è il nuovo talk of the town. Più che la musica e l’arte
Un deserto gastronomico popolato da
banchetti di currywurst e poco più: è
così che appariva Berlino. Oggi però
uno tsunami gourmet ha investito la
capitale. «E il cibo è il nuovo “talk of
the town”, ancora più della techno mu-
sic o dell’arte contemporanea», ci dice
Per Meurling, food blogger (berlinfo-
Dall’alto in senso
orario. Dettaglio
di Dandy Diner
(foto Thomas
Gallagher;
dandydiner.de).
Interno di The
Store Kitchen
(foto courtesy
Robbie Lawrence;
thestores.com/
berlin/). Un
piatto di
Nobelhart &
Schmutzig
(nobelhart
undschmutzig.
com; foto
courtesy Caroline
Prange). Shiori
(shioriberlin.
com).
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rand
Gou
rmet
vogu
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t/n
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s
Same wine, new wayby Francesca Reboli
Concentratissimo, roteava il vino nel ca-
lice con un balletto, prima di degustarlo
ed emettere un giudizio. Qualche anno
fa Antonio Albanese imitava in tv il
sommelier, facendosi bonariamente
beffe di quella setta di intenditori per
cui parlare di bouquet e perlage era un
affare esoterico ed elitario. Serio lo è
per davvero, vista l’importanza del vino
per il nostro paese: l’export registra dati
in crescita (+3,7 per cento nei primi 5
mesi dell’anno) e anche il mercato inter-
no è in ripresa. Serio, però, non significa
esclusivo. Da tempo si assiste alla demo-
cratizzazione del vino, processo la cui
sfida è rendere le buone bottiglie acces-
sibili, senza abdicare alla qualità. So-
prattutto giocando al ribasso con i prez-
zi, a vantaggio del consumatore finale.
È la ricerca di una formula innovativa di
vendita che dal 2011 guida Sandro Ve-
ronesi e il suo braccio destro Michele
Rimpici nel progetto Signorvino. Con
15 negozi in Italia (l’ultimo a Bologna,
appena inaugurato) e uno sbocco natu-
rale all’estero (prime aperture previste
per il 2017), gli store Signorvino nasco-
no come alternativa all’enoteca, dove si
compra ma non si degusta, e alla canti-
na, dove l’offerta è monoetichetta. Pro-
pongono un grande assortimento di vini
italiani (1.500 referenze), locali dall’ar-
redamento informale, dove comprare
una bottiglia e portarla via, o consu-
marla sul posto (la cucina è sempre a-
perta) a prezzo di vendita, senza ricari-
HOT SPOTI muscolari, i controcorrente, i familiari. Non si parla di caratteri, ma di vini: 110 bottiglie per 110 buone bevute, raccontate con schede molto accurate, Tutto in “Il grande libro illustrato del vino” (Edt).
co. A consigliare i clienti, al posto del
sommelier legato a un livello più alto di
hôtellerie, il giovane “wine specialist”.
Non un commesso, ma un enologo for-
mato ad hoc nella scuola Signorvino in
collaborazione con il Wine & Spirit E-
ducation Trust di Londra, con buone
competenze in materia di vini ma anche
di marketing e vendite. Risultato: 6.500
bottiglie vendute al mese (per negozio),
la cui qualità è garantita dall’opera di
scouting delle aziende vinicole condotta
da Rimpici con
un’attenzione spe-
ciale alle filiere so-
stenibili. Insomma,
un progetto senza
falle? Nessuna con-
troindicazione? Se-
condo Sergio Vio-
lante che da nove
anni guida a Mila-
no, con Paolo e A-
lessandra Citterio,
la frequentata eno-
teca Le Rosse, la
selezione di Signor-
vino è di alta quali-
tà, ma la politica di
prezzi aggressivi (anche del 30% in me-
no per bottiglia) rischia di sbilanciare il
mercato. Non per il consumatore, che
risparmia, ma per il produttore che, ac-
cettando di vendere a un costo più bas-
so, rinuncia al giusto posizionamento
dei suoi vini. «Perché ogni bottiglia ha
dentro una filosofia, un modo di rap-
portarsi con la natura, che va corretta-
mente valorizzato», spiega Violante. Al-
trimenti si rischia di svilire prodotti che
meritano maggiore cura, anche nel prez-
zo. Dal canto loro, i produttori sono al
bivio: proteggere i loro vini, rischiando
l’invenduto, o smaltire l’intera produzio-
ne anche se a costi decisamente bassi? Il
dilemma è tra il pragmatismo del tutto
subito e una strategia a lungo raggio. Co-
me sempre, sarà il mercato a decidere.
Dall’alto. Lo store
Signorvino in
Valpolicella,
circondato da tre
ettari di vigneto.
Gli scaffali: nei
negozi della
catena si vende
solo vino italiano.
Foto courtesy
Signorvino.
Bottiglie di qualità, accessibili a tutti. La democratizzazione del vino, che mira ad abbassare sempre di più i prezzi, funziona o rischia solo di sbilanciare il mercato?
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12:15:32_Settembre 8, 2016_Clichè_POLLINI S VI 10_MW201614687.pdf
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12:40:34_Agosto 23, 2016_Clichè_RODO D VI10_MW201612949.pdf
112to al Mandarin Bar, per un aperitivo
in un setting optical. L’albergo di Mi-
lano ha un “gemello” bancario a Bar-
cellona: un altro cinque stelle con det-
tagli gold e design, che portano la fir-
ma di Patricia Urquiola. Mentre la ca-
tena Leading Hotels of The World (it.
lhw.com) di alberghi in ex banche ne
conta ben tre: l’Hotel de Rome a Berli-
no, il Grand Palace Hotel a Riga, e
l’Hôtel Le St-James a Montréal, dove
il centro benessere è ospitato nel cave-
au dell’ex Merchants Bank, del 1870.
Dai cinque stelle alle brasserie luxury:
Belga Queen è in un’ex banca di Bru-
xelles (www.belgaqueen.be), mentre
Die Bank (diebank-brasserie.de) è ad
Amburgo, una delle città tedesche
più chic. Nell’ex sede della Hypo-
thekenbank, del 1897, ora ci si siede a
tavola per mangiare un’aragosta. E per
finire, un bicchierino di Old Tawny
Port, in omaggio ai traffici di uno dei
più bei porti della vecchia Europa.
Spot
ligh
t O
n
Sopra e in senso
orario. L’ingresso
del Mandarin
Oriental di
Barcellona. Gli
interni sono
firmati da
Patricia Urquiola.
Il caveau-museo
delle Gallerie
d’Italia, a Milano.
La brasserie
Belga Queen, a
Bruxelles.
The Duchess,
ristorante e sala
da tè nella
sede della
vecchia Kas
Bank di
Amsterdam.
Interno ed
esterno di Die
Bank, bistrot
luxury e
cocktail bar
nella vecchia
Hypothekenbank,
ad Amburgo.
Meno banche, più
cocktail. Non è u-
no scherzo, ma la
tendenza luxury
dell’hôtellerie: tro-
vare un nuovo uti-
lizzo per le banche,
spesso magnifici e-
difici dell’Ottocen-
to, che languono
quasi vuoti. Ecco
allora, tra pilastri e
caveau, nascere ri-
storanti, bar, alber-
ghi, persino musei
e negozi. L’ultimo inaugurato è pro-
prio uno store, che dichiara tutto nel
nome: si chiama X Bank (xbank.ams
terdam). Appena aperto nella sede
massiccia e imponente della centena-
ria Kas Bank ad Amsterdam ricorda
un “mercato contemporaneo”, e cam-
bia man mano che arrivano nuovi og-
getti e nuove collezioni. Moda e de-
sign al 99% olandesi. Sullo stesso pia-
no del negozio ecco
The Duchess, il risto-
rante e salon de thé
nella grande sala Bel-
le Époque dell’ex
banca, sotto una sce-
nografica cupola ve-
trata. Il progetto è de-
gli architetti Bara-
nowitz + Kronenberg,
che hanno “ripensa-
to” anche l’ex ufficio
postale proprio di
fronte, ora un W Ho-
tel Starwood (wamsterd
am.com). Non è finita
qui. Le ex banche diven-
tano musei: succede a
Lisbona, al Mude, Muse-
o del Design e della Mo-
da. E nel cuore di Mila-
no, esattamente in piaz-
za della Scala, dove l’ex
Banca Commerciale da
qualche tempo custodisce arte: sono
le Gallerie d’Italia. E nel caveau, oggi
ci sono tele e sculture. È stata ripensa-
ta così anche la sede storica di Napoli,
e quella di Vicenza che, questo mese,
inaugura una mostra attorno al mito
di Dioniso. Che forse mai avrebbe
pensato di entrare e “occupare” una
banca, seppure di fine Seicento... (gal-
lerieditalia.com). Accanto alle Galle-
rie d’Italia di Milano, un’altra banca
“upcycled”: ex sede Cariplo, ora è il
Mandarin Oriental. Progetto d’inte-
rior degli architetti Antonio Citterio
Patricia Viel, qui ci si dà appuntamen-
vogu
e.i
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s
Un drink nel caveauby Lisa Corva
Alberghi e cocktail bar, ma anche gallerie d’arte, concept store e brasserie luxury fanno rivivere gli edifici ottocenteschi delle banche nel cuore della vecchia Europa
Caveau, Gallerie d'Italia, Milano
Mandarin Oriental, Barcellona
Die Bank, ex Hypothekenbank, Amburgo
The Duchess, ex Kas Bank, Amsterdam
Belga Queen, Bruxelles
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118
Uno stato armato in continua espansio
ne, che colpisce trasversalmente, a ogni
latitudine. È lo “Stato Spazzatura”, ri
conosciuto simbolicamente dall’Une
sco nel 2013, con una popolazione di
milioni di tonnellate di rifiuti plastici,
suddivisa in cinque megaisole galleg
gianti profonde trenta metri e sparse
negli oceani. Una minaccia universale,
silenziosa, che rischia di distruggere l’e
cosistema marino, e che ha mobilitato
Eco
Liv
ing
The ocean’s voiceby Barbara Amadasi
Opere d’arte di denuncia. Collezioni con rifiuti riciclati. Progetti avveniristici, e concreti, per ripulire i mari dalla plastica
In questa pagina.
Maria Cristina
Finucci, “Help,
l’età della
plastica”, Isola di
Mozia (Trapani),
fino all’8/1/2017.
vogu
e.i
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ew
s
artisti, associazioni, imprese. Maria
Cristina Finucci, da anni impegnata
nella sensibilizzazione della società ci
vile sul Garbage Patch, ha realizzato u
na monumentale installazione sull’isola
di Mozia, in Sicilia: qui, nell’area arche
ologica, tra rovine fenicie millenarie, si
staglia “Help, l’età della plastica”, rea
lizzata con milioni di tappi di plastica
ingabbiati in lettere cubitali a comporre
la parola “help”, il grido d’aiuto dell’o
ceano. L’intervento è stato promosso
dalla Fondazione Terzo PilastroItalia
e Me diterraneo, associazione impegna
ta, come spiega il presidente Emma
nuele F.M. Emanuele, «nella difesa a
oltranza della bellezza e della storia del
Mediterraneo, coniugando arte, terri
torio e tematiche importanti che coin
volgano sempre di più l’opinione pub
blica». I materiali di scarto possono
trasformarsi in opera d’arte, oppure ri
entrare nel ciclo produttivo grazie al la
voro di imprenditori sensibili e lungimi
ranti. «Dove gli altri vedono rifiuti, io
vedo materie prime», afferma il desi
gner spagnolo Javier Goyeneche, che
con il suo brand Ecoalf realizza abiti,
scarpe e accessori con materiali ricicla
ti. Reti da pesca, bottiglie di plastica,
copertoni, fondi di caffè, lana e cotone
usati si trasformano, attraverso processi
tecnologici all’avanguardia, in prodotti
totalmente ecosostenibili – realizzati,
tra gli altri, anche per Apple e Barneys
NY. L’idea di un approccio globale alla
sostenibilità ha spinto Goyeneche a
creare anche una fondazione e a intra
prendere il progetto “Upcycling the o
ceans”, per ripulire i mari dai rifiuti pla
stici con il supporto dei pescatori, co
minciando proprio dal Mediterraneo.
Secondo uno studio dell’Imperial Col
lege di Londra, il metodo più efficace
consiste nel raccogliere i rifiuti parten
do dalle coste prima che si aggreghino,
attraverso le correnti oceaniche, alle
megaisole galleggianti, provocando, già
nel tragitto, danni all’ecosistema. Teo
rie in linea con “Seabin”, il cestino per
la spazzatura automatizzato inventato
da due surfisti australiani, Pete Ce
glinski e An drew Torton: collocato nei
porti turistici raccoglie piccoli detriti, o
li, carburanti e rilascia acqua pulita.
Mentre “Ocean Cleanup”, il sistema di
barriere galleggianti che trattengono i
rifiuti sfruttando le correnti, inventato
dallo studente olandese Boyan Slat, do
po i test nel Mare del Nord, si prepara a
riciclare la Great Pacific Garbage Patch.
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15:44:57_Settembre 2, 2016_Clichè_FURLA D VI 10_MW201614340.pdf
122
Dall’alto. Una
zebra di fronte
al The Royal
Livingstone
(royal-livingstone.
anantara.com).
Un ghepardo
al Mukuni Big
Five Safaris
(zambiatourism.
com/listings/
mukuni-big-five-
safaris). Elefanti
al Chobe National
Park. Un tramonto
sullo Zambesi.
Foto di Riccardo
Fogaroli.
Pers
on
al
Dia
ry
Sulle orme di David Livingstone, che ha esplorato le rive dello Zambesi fino alle Cascate Vittoria. E poi via in Botswana, nel poco conosciuto Chobe National Park
Spectacular Africaby Federico Chiara
ristorante, per la gioia dei bambini; e-
lefanti e ippopotami si avvicinano sen-
za timore alla terrazza in riva al fiume,
da cui si ammira la sinfonia cromatica
dei leggendari tramonti africani; men-
tre gli uccelli più incredibili si studiano
con un river safari in barca, partendo
dall’hotel. Sempre da qui si salpa,
all’alba, per scoprire la piccola Livin-
gstone Island, punto ideale da cui rag-
giungere a nuoto, quando lo Zambesi
lo permette e rigorosamente accompa-
gnati da guide esperte, la “Devil’s po-
ol”: una piscina naturale proiettata sul
baratro delle cascate Vittoria. Per chi
si avventura, il climax adrenalinico è
assicurato. Così come lo assicura il
contatto (protetto) con la natura sel-
vaggia dei grandi predatori africani al
parco Mukuni Big Five Safaris: oltre a
offrire al pubblico quotidiane, emozio-
nanti interazioni con ghepardi e leoni,
infatti, la struttura ha avviato pro-
grammi per i volontari interessati a la-
vorare in loco, insieme al personale
addestrato, per la protezione di questi
bellissimi felini. Più tradizionale il sa-
fari tra terra e acqua al Chobe Natio-
nal Park, zona umida tecnicamente u-
bicata in Botswana ma vicino alle ca-
scate Vittoria. Definito dagli esperti
“the ultimate safari experience” per-
ché vanta la più ampia popolazione di
elefanti al mondo, ospita altresì i rari
licaoni e permette di osservare gli e-
normi coccodrilli del fiume Chobe, a
cui bufali e impala si avvicinano circo-
spetti. Varia e colorata la fauna ornito-
logica, con splendidi esemplari di a-
quile, ibis, gruccioni e martin pescato-
ri a farla da padrone. Un luogo mitico,
insomma, forse paragonabile al delta
dell’Okavango ma meno noto. E quin-
di perfetto per tutti i nuovi esploratori.
Viaggiare non significa solo muoversi
fisicamente, ma entrare spiritualmente
in un’altra dimensione. Una dimensio-
ne dove il “qui e ora” assume un signi-
ficato diverso. Più reale. Più potente.
Lo capisci inequivocabilmente quando
atterri in Africa. E più in particolare
alle cascate Vittoria: tra le sette mera-
viglie del globo, questo spettacolare
salto (128 metri) del fiume Zambesi
catapulta il visitatore in uno stato di
grazia. Merito della sua bellezza, posto
com’è in una lunga gola che procede a
zig-zag; ma anche della sua aura miti-
ca, moltiplicata tanto dalla letteratura
di viaggio – che nacque nell’epoca d’o-
ro delle esplorazioni africane, dopo la
scoperta delle cascate da parte di Da-
vid Livingstone nel 1855 – quanto da
un’intelligente conservazione del terri-
torio. Due i parchi sorti a breve distan-
za in questo sito Unesco: il Victoria
Falls National Park in Zimbabwe e il
Mosi-oa-Tunya National Park in Zam-
bia. Proprio all’interno di quest’ultimo
(il cui nome riprende quello originario
della cascata, e significa “fumo che
tuona”) si trova The Royal Livingsto-
ne. Sebbene il suo elegante stile colo-
niale, la cucina africana rivisitata e la
spa sullo Zambesi vizino l’ospite, defi-
nirlo resort è riduttivo: l’esperienza è
più vicina a quella di un moderno giar-
dino dell’eden. Zebre, giraffe e antilo-
pi, infatti, pascolano libere davanti al
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loriblu.com
12:09:53_Settembre 12, 2016_Clichè_LORIBLU S VI 10_MW201614804.pdf
124Il paradiso è minacciato. L’Infer-
no, non quello di Dante ma quello
contemporaneo dell’inquinamento
ambientale, se lo vuole mangiare.
Spiaggia dopo spiaggia. Corallo
dopo corallo. Tartaruga dopo tar-
taruga. In gioco c’è la biodiversità:
una scommessa che rischiamo di
perdere a partire da queste isole, le
Maldive. Trecento km quadrati di
sabbia bianca e foresta equatoria-
le, divisi in 26 atolli composti a loro
volta da 1.192 isole dall’equilibrio
precario, così perfette che una leg-
genda vuole nate dalle lacrime di Dio,
commosso per la bellezza della crea-
zione. Una bellezza profusa sopra e
soprattutto sotto la superficie del ma-
re: in quel mondo subacqueo dove soa-
vi mante e squali balena, oltre ad altre
mille specie di coloratissimi pesci tro-
picali, fanno la gioia dei sub che nuota-
no lungo la barriera corallina, sempre
più minacciata dall’innalzamento del-
le temperature. Croce e delizia, il ma-
re. Se continueranno le emissioni di
gas serra, infatti, entro la fine del seco-
lo sommergerà tutto. Per questo,
nell’ottobre 2009, il premier Mohamed
Aro
und
th
e W
orl
d
Nasheed ha tenuto un simbolico consi-
glio dei ministri proprio sott’acqua. E
sempre per questo motivo alcuni re-
sort costruiti sugli atolli sono in prima
linea per contrastare, da un lato, l’ero-
sione delle spiagge tramite pompe sot-
tomarine, e dall’altro combattere lo
sbiancamento dei coralli, che vengono
ripiantati nella laguna intorno alle iso-
le. Una buona notizia: il turista può
partecipare attivamente alle attività di
conservazione. Nell’atollo di Baa, che
dal 2011 è stato dichiarato prima bio-
sfera Unesco delle Maldive, gli ospiti
del sublime Four Seasons Landaa Gi-
raavaru si interfacciano con i bio-
logi marini della società di consu-
lenza ambientale Seamarc Pvt.
Ltd, di stanza presso il Marine Di-
scovery Centre, per conoscere sia
l’ecosistema locale che le attività
intraprese per proteggerlo, ed e-
ventualmente decidere come aiu-
tare. Si può, insieme ai “reefsca-
pers”, costruire una struttura co-
rallina, “adottarla” dandole il pro-
prio nome e infine osservarla cre-
scere (sul sito dedicato). Oppure
diventare oceanologi per un giorno
con il Maldivian Manta Ray Project,
navigando nelle acque turchesi di Ha-
nifaru Bay a bordo di un “dhoni” con
alcuni esperti mondiali di mante, per
assisterli nel rilevamento di dati am-
bientali e scattare foto utili a identifi-
care gli esemplari (le date migliori per
gli avvistamenti
vanno dal 13 al 19
ottobre, dal 26 ot-
tobre al 2 novem-
bre e dall’11 al 17
novembre). O, an-
cora, si può parte-
cipare al program-
ma di monitorag-
gio delle tartaru-
ghe marine, abi-
tuate a deporre le
uova sulla spiaggia
del resort, il quale
gestisce anche un
centro di riabilita-
zione per gli esem-
plari feriti o mala-
ti. Ma chi viene al
Landaa Giravaaru
(vicino a cui Four
Seasons sta per i-
naugurare la Pri-
vate Island Maldi-
ves at Voavah, de-
stinata a un pubblico di incontentabili
happy few in cerca del proprio escape
nell’Oceano Indiano), lo fa anche per
riposarsi nel lusso ecosostenibile dei
bungalow con tetto di paglia o nel de-
sign contemporaneo delle ville. E per
depurarsi dallo stress con l’aiuto dello
yoga e della più antica medicina del
mondo: l’ayurveda, o “scienza della vi-
ta”. Un approccio integrato per la pre-
venzione dei malanni e il ringiovani-
HOT SPOTCon una storia di oltre trent’anni, Skorpion Travel (skorpiontravel.com) è leader nelle proposte di viaggio alle isole Maldive. Il tour operator si distingue per la predilezione di un’offerta alberghiera che garantisca, oltre al lusso, anche l’applicazione di elevati standard per la salvaguardia dell’ambiente.
vogu
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Ecoturismo e benessere alle Maldive. Un binomio perfetto per preservare le specie di un habitat marino tra i più belli del mondo. E scoprire uno stile di vita sano
Seas of Paradiseby Federico Chiara
Dall’alto a
sinistra, in senso
orario. La Spa e
l’Oasi ayurvedica
del Four Seasons
Resort Maldive
di Landaa
Giraavaru
(fourseasons.
com/it/
maldiveslg).
Antigravity yoga
nel resort. Un
gazebo per le
cene romantiche
al Banyan Tree
Vabbinfaru
(banyantree.
com/en/em-
maldives-
vabbinfaru).
Foto Riccardo
Fogaroli.
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Dall’alto a
sinistra, in senso
orario. Vista
aerea dell’atollo
di Baa. Strutture
artificiali per
coralli vengono
posate nella
laguna di Landaa
Giraavaru. Il
“volo” delle
mante. Uno
squalo balena.
Piante tropicali
sull’isola
dell’Angsana
Ihuru (angsana.
com/en/em-
maldives-ihuru).
Rendering di una
villa nel Four
Seasons Private
Island Maldives
at Voavah. Foto
Riccardo Fogaroli
e courtesy Four
Seasons.
Progetti di tutela delle tartarughe e dei coralli. Spedizioni con gli oceanologi esperti di mante. O semplice snorkeling. Tra isole verdissime e lagune turchesi
Ihuru, distante 10 minuti in barca, si
soggiorna soprattutto per godere di un
reef senza paragoni nelle Maldive. È
infatti molto vicino alla spiaggia e vie-
ne frequentato anche da squali pinna
bianca e pinna nera – del tutto inoffen-
sivi ma capaci di dare un brivido allo
snorkeling quotidiano. La magia di
quest’arcipelago, formatosi nei millen-
ni a cavallo dell’Equatore tramite il
depositarsi di detriti di coral-
lo, sta proprio in questo rap-
porto diretto e inevitabile con
la Natura. Possente. Eppure
fragilissima. Sta a noi decide-
re se impegnarci per conser-
vare questo Paradiso. Che,
neanche a dirlo, ha proprio
nel turismo la sua maggiore
fonte di reddito e di riscatto.
mento attraverso terapie naturali e
consigli di vita, che vengono predispo-
sti con l’aiuto di medici specializzati
nella Spa, premiata quest’anno da CN
Traveller come “Best Holistic Hidea-
way” del mondo. Non sono da meno,
in termini di corporate social responsi-
bility, i resort Angsana Ihuru e Ban-
yan Tree Vabbinfaru. Entrambi foca-
lizzati sul sostegno alle comunità loca-
li (con la Banyan Tree Foundation)
possiedono delle coral nursery e offro-
no agli ospiti la possibilità di
piantare coralli per rafforza-
re la barriera, soggetta al bee-
ching fino a 20 metri di pro-
fondità durante le massime
ondate di calore. Fortunata-
mente oltre il 70% di questi
coral garden artificiali attec-
chiscono e si riproducono, co-
me testimonia la colonia a
forma di fiore di loto, larga 12
metri, piantata al Banyan Tree Vab-
binfaru, il quale ha dato vita anche al
Marine Turtle Conservation Program
per proteggere le tartarughe appena
nate, evitando che una parte di loro ca-
da vittima dei predatori nel primo an-
no di vita, quello più difficile. Se al
Banyan Tree, in termini di esperienza
turistica, il lusso piacevolmente bare-
foot dei bungalow immersi nelle pal-
me si riverbera nel piacere assicurato
dalla sua proverbiale Spa, all’Angsana
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A sinistra. Abito di crêpe di seta plissé, Salvatore Ferragamo; cappa
di cashmere double, Agnona; lupetto Emilio Pucci; spille Ornella
Bijoux; bracciale e anello, Moutton Collet. Sul tavolo: borsa di vitello
raggrinzito, Fontana Milano 1915. A destra. Camicia di seta, Marco De
Vincenzo; gilet scamosciato, Luisa Beccaria; pantaloni di fresco di lana
e seta, Paul Smith; cintura Orciani; anelli Giulia Barela Jewelry; borsa
con charms, Sara Battaglia per Salvatore Ferragamo; décolletées di
camoscio, Salvatore Ferragamo.
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Cappotto di persian kid e cashmere, Diego M; camicia stampata, Patrizia Pepe; gonna di lana e alpaca, Cividini. Collana Mirella Denti; cintura Etro; zaino matelassé, Valentino di Mario Valentino; collant Calzedonia; wedges di tweed e legno, Paloma Barcelò. Nella pagina accanto. Abito di organza, Prada. Headband di lurex, Miss Gummo; guanti Georges Morand; set trucco, Moscova Libri e Robe. Sul tavolo, da sinistra: mini “Audrey” bag, Serapian; “Liza” handbag di coccodrillo, Rubeus.
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Da sinistra. Abito lungo di mussola stampata, Chloé; orecchini Sharra Pagano; calze Emilio Cavallini; scarpe con tacco gioiello, Blugirl. Chemisier di chiffon a vita bassa con collo a fiocco, See by Chloé; sandali R.E.D. Valentino. Sul prato, da sinistra. Handbag con chiusura gioiello, Bulgari; doctor bag di pelle, Piquadro. In apertura, da sinistra. Abito di organza, Simona Corsellini; collarino di raso, Antonio Marras; spilla Mirella Denti; bracciali Gas Bijoux; “Audrey” bag di pelle, Serapian; scarpe di velluto, Jimmy Choo. Abito di pizzo con fiocco, n°21; spilla Moscova Libri e Robe; “Lovy” bag, Trussardi; trolley Ciak Roncato; foulard Bulgari, scarpe Rochas. Cappelli Marzi Firenze; collant Calzedonia.
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Da sinistra. Pull di lana merino con motivi traforati e ruches, Gucci;
pantaloni di lana a quadretti, Miu Miu; orecchini Moscova Libri e
Robe; anello Oro Incenso e Mirra; borsa di pelle, Felisi. Dolcevita di
mohair con applicazioni di lana, Antonio Marras; gonna di lana e
jersey con balza plissée, Max Mara; orecchini e anello, Oro Incenso e
Mirra; shopping bag di pelle, Alviero Martini 1a Classe.
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Camicia di crêpe de chine con ruches, Blumarine; abito di lana,
Bottega Veneta. Collant Calzedonia; décolletées di pelle con cinturino,
Roberto Del Carlo. Nella pagina accanto. Abito chemisier di cady stampato, Philosophy di Lorenzo
Serafini. Toque di velour, Marzi Firenze; cintura Etro; bracciale
Oro Incenso e Mirra; borsa a tracolla “Metropolis”, Furla;
stivali di pelle, Charlotte Olympia.
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Da sinistra. Camicia di seta con ruches, Simonetta Ravizza; cardigan di lana, Rossella Jardini; pantaloni Ralph Lauren Collection; cintura di broccato, Miu Miu; bracciale e anello, Oro Incenso e Mirra; postina di tessuto ricamato, Carpisa. Dolcevita di cashmere, Malo; bustier Prada; gonna di panno a pannelli asimmetrici, Sportmax; spilla a coccarda, Antonio Marras; bracciale Moutton Collet; anello Oro Incenso e Mirra; borsa di pelle, Longchamp. Scarpe Malone Soulier.
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Maglia di lana, Miu Miu; pantaloni di velluto, Emporio Armani.
Foulard di seta, Antonio Marras; spilla Ornella Bijoux; cintura Etro;
handbag di pelle, Mandarina Duck. Models: Anna Mila Guyenz @
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146S
pot
ligh
t O
n
Future of luxuryby Francesca Reboli
Il mercato del lusso oggi, tra necessità di produrre alla velocità dei social media e desiderio di salvare qualità e sostenibilità
Dall’alto. Un
momento
della
International
Luxury
Conference
Condé Nast di
Seul (foto
courtesy Jeong
Yi). Suzy
Menkes,
international
Vogue editor,
sul palco
con il designer
di cappelli
Stephen Jones;
con il suo
avatar
(foto courtesy
Indigital).
Corea: the place to be. Elettrizzante,
giovane, il paese asiatico è l’avamposto
dove andare per capire in che direzione
si muovono moda, arte, design, tecnolo-
gia. Un hot spot in cui tutto avviene più
velocemente che altrove, e anche il pun-
to di osservazione privilegiato per il
mercato del lusso. Proprio del futuro
dell’haut de gamme si è parlato a Seul,
durante l’ultima International Luxury
Conference di Condé Nast, intitolata
“Future Luxury”. A fare gli onori di ca-
sa, Suzy Menkes, international Vogue
editor, che ha accolto sul palco, in due
giorni di talk e dibattiti, figure di spicco
del mondo della moda e dei social net-
work. A proposito di piazze virtuali,
Olivier Rousteing, direttore creativo di
Balmain con 4 milioni di followers su
Instagram, ed Eva Chen, che proprio
per Instagram si occupa di fashion
partnership, hanno discusso il ruolo im-
prescindibile dei social nella trasforma-
zione e nella crescita della consapevo-
lezza dei consumatori del lusso. Secon-
do Chen: «Il futuro della moda è sem-
pre più democratico. E sta nella capaci-
tà di trovare nuovi, coinvolgenti, modi
di raccontarsi». Un’autonarrativa che
punta ad aumentare le vendite invitan-
do i followers a conoscere i marchi mol-
to da vicino, svelandone backstage e se-
greti. «Io credo nella forza del meccani-
smo see-now-buy-now che nei social
trova un veicolo potentissimo», afferma
Rousteing, «anche se richiede uno sfor-
zo costante: dobbiamo essere sempre
connessi e sempre più veloci. Per que-
sto, è importante produrre capi imme-
diatamente disponibili dopo le sfilate,
ma anche pezzi-chiave da vendere in
seguito, una volta esaurito l’entusiasmo
per la novità». Velocità, e una grande
mole di lavoro, che tuttavia non devono
andare a discapito della qualità, della
buona fattura, e nemmeno della soste-
nibilità, altro argomento cruciale che
Menkes ha introdotto sul palco, con
vogu
e.i
t/n
ew
s• Intelligenza artificiale e fashion: un connubio che per gli esperti rappresenta la prossima frontiera del lusso. Con capi, come gioielli e occhiali, in grado di comunicare, via software incorporati, con smartphone e clouds di dati
Nadja Swarovski e Marie-Claire Da-
veu, chief sustainability officer di Ke-
ring. Per lei e per il gruppo che rappre-
senta, «la sostenibilità non è un’opzio-
ne, ma una necessità e riguarda l’intera
filiera produttiva. Kering si sta concen-
trando anche sulla creazione di nuovi
tessuti ad alta tecnologia e basso impat-
to ambientale». Nadja Swarovski ha po-
sto invece l’accento sull’acqua, intorno
a cui la compagnia di famiglia ha avvia-
to un’opera di sensibilizzazione globa-
le, che parte da India, Uganda, Brasile
e Cina e si propone di educare i più pic-
coli al non spreco. Tra gli altri temi toc-
cati nella due giorni di Seul, è stato Ni-
cola Formichetti, direttore creativo di
Diesel, a sottolineare la rilevanza cre-
scente sul mercato della moda gender
fluid. Un ambito che trova in Asia un
osservatorio speciale. «Qui ragazzi e
ragazze condividono moda, make-up,
musica. È un mondo più aperto, che mi
ispira», ha concluso Formichetti, men-
tre Menkes ha invitato tutti alla prossi-
ma International Luxury Conference.
L’appuntamento è per il 2017 in Oman.
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12:37:24_Agosto 23, 2016_Clichè_ROBERTO CAPUCCI S VI10_MW201613116.pdf
“LA MODA È DIALOGO”QUESTO IL PENSIERO DI STELLA JEAN E UNITED COLORS OF BENETTON, UNITI NELL’IMPEGNO ETICO, NELLA PROMOZIONE DELL’ARTIGIANALITÀ E NELLA VALORIZZAZIONE DELLA FORZA DEL COLORE. PERUNA COLLEZIONESPECIALE IN ARRIVO
AD
VER
TO
RIA
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A SNEAK PEEK OF THE FIRST UNITED COLORS OF BENETTON CAPSULE COLLECTION BY STELLA JEAN
PUBBLI BENETTON D VI10_MW201613351.indd Tutte le pagine
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La passione per i giochi cromatici come identità stilistica e l’esaltazione della diversità come etica su cui fondare il proprio dialogo con la moda: passa da qui il fil rouge che lega United Colors of Benetton e Stella Jean. Naturale che la maison regina del knitwear abbia scelto la stilista capace di fondere cromie, stampe e impegno etico per firmare insieme una prima capsule collection: “Maglieria, colore e gli accessori prodotti dagli artigiani locali di Haiti e dell’E-tiopia sono i capisaldi della capsule sulla quale abbiamo lavorato affinché i filati misti cachemire e mohair, la palette che spazia dall’arancio e il blu notte al ver-de militare e bordeaux, e il fer forgé dei bracciali si sovrappongano sinergica-mente – racconta la designer. – Gli outfit ispirati ai Navajo Yei raccontano uno stato di multiculturalità applicata, fatta di condivisione e arricchimento cultura-le e umano. Sosteniamo e promuoviamo il nostro territorio insieme all’incontro con le tradizioni artigianali del mondo in una prospettiva di dialogo in cui la moda si fa strumento e traduttore universale. Rami e radici della nostra storia, della nostra responsabilità, e rami che aspirino all’alto e all’altro sono i due mo-tori di questo pensiero”. Il caleidoscopico mondo di United Colors of Benetton by Stella Jean sarà svelato nelle migliori boutique Benetton a inizio dicembre.
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22/09/16 11:05
150Moda e shopping online: un matrimo-
nio che dà buoni frutti. Da una recen-
tissima ricerca dell’Osservatorio e-
Commerce B2c del Politecnico di Mi-
lano emerge che, negli ultimi cinque
anni, il tasso di crescita medio annuo
delle vendite di fashion in rete è stato
pari al 30 per cento, il doppio rispetto
talenti, anche la nuova sfida lanciata da
QVC Italia, branch del colosso america-
no leader mondiale dello shopping tele-
visivo che ha archiviato il 2015 con un
fatturato di circa 8,7 miliardi di dollari,
di cui 3,7 generati dall’e-commerce. «La
partnership che abbiamo avviato con
“Vogue Italia”, con
cui abbiamo sele-
zionato i brand Al-
coolique e Quat-
tromani, va a sup-
portare, nel campo
del fashion, il pro-
getto QVC Next»,
spiega Paolo Pena-
ti, amministratore
delegato di QVC I-
talia. «Il nostro o-
biettivo è sostenere
lo sviluppo di pic-
cole imprese di ta-
lento offrendo loro
l’opportunità di ap-
procciare il merca-
to attraverso un canale distributivo
multimediale il cui punto di forza è lo
storytelling che diventa la nuova matri-
ce del see-now-listen-now-&-buy-now».
In linea con la crescita del segmento
anche i dati del multimarca Off-Sea-
son, che comprende Yoox e The Out-
net, e ha registrato nel primo seme-
stre del 2016 ricavi netti pari a 318,3
milioni di euro, in crescita del 21,5%.
«Yoox ha sempre cercato di offrire
esperienze di shopping innovative»,
spiega Luca Martines, President
Off Season di Yoox Net-a-Porter
Group. «Il modello su cui puntiamo
per il prossimo futuro è mobile-only».
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Not
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Il futuro è mobileby Cristina Mello Grand
Orizzonti promettenti per il fashion online che in Italia cresce del 30 per cento ogni anno. E ora pensa a sviluppare sempre di più l’e-commerce via smartphone
Sopra, da
sinistra. Filippa
Lagerbäck
con un modello
Alcoolique. Un
outfit firmato
Quattromani.
I due brand sono
in vendita su
QVC.it. Sotto,
immagini dalla
campagna
Marni x Zalando.
a quello dell’e-commerce nel suo com-
plesso. A fine 2016, il segmento varrà il
10 per cento di tutto l’e-commerce in I-
talia per un fatturato pari a oltre 1,8 mi-
liardi di euro. Dati che spingono i prin-
cipali rulers del settore a definire nuove
strategie. «Da puro retailer multibrand
ci stiamo trasformando in una vera piat-
taforma per il fashion online»,
spiega Giuseppe Tamola,
country manager di Italia,
Spagna e Polonia di Zalando,
gruppo tedesco che ha chiuso
i primi sei mesi dell’anno in
corso con un giro d’affari pari
a 1,71 miliardi di euro e oltre
1.500 brand, dal fast fashion
alla gamma premium. Target,
quest’ultimo, in cui si inserisce
la collaborazione con Marni,
che ha realizzato il restyling
dei modelli più iconici di Dr.
Martens, Reebok, Timber-
land e Vans, presentati in an-
teprima a Berlino, e in vendita
in esclusiva su Zalando dal 27
ottobre. Punta sul fashion
d’autore, ma legato ai nuovi
vogu
e.i
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s
HOT SPOTVicino a Rialto, il Fondaco dei Tedeschi, restaurato da Rem Koolhaas, ospita da questo mese la prima T Galleria europea, store di marchi haut de gamme, dalla moda al food, alla beauty (dfsgroup.com).
0794_VI_1610_ZALANDO.indd 150 30/09/16 11:30
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154Face
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A dream still trueby Leonardo Clausi
Tommy Hilfiger si racconta nella sua autobiografia. Dai jeans a zampa alla rivisitazione del preppy. Una visione dello streetwear che è diventata un classico
• «Sono sempre stato uno che pensa in positivo. Nella vita puoi scegliere due strade, quella facile e quella difficile. Ho sempre scelto la prima»
Dall’alto. Tommy
Hilfiger in una
foto di Douglas
Keeve, New York,
1984. La celebre
pubblicità ideata
da George Lois,
1985. Jason
Lewis a Nun tu
cket per la
campagna
tartan, 1997.
quando, ventenne negli anni Settanta,
Hilfiger vendeva jeans scampanati ai
giovani della sua città natale, la sopori-
fera Elmira, Upstate NY. Per poi decli-
nare, ricominciare e conquistare il
mondo proprio con una versione rivisi-
tata del look dal quale aveva cercato di
allontanarsi nel decennio precedente.
Rinnovando l’impolverato stile preppy,
Hilfiger lo riproponeva infatti ai suoi
creatori, gli europei, facendo così un
po’ il contrario di quanto fatto da Rol-
ling Stones & Co. con il blues e il
rock’n’roll. «La fecondazione reciproca
accade a tutti i livelli, dalle automobili
al cibo», ci racconta Hilfiger. «Si prende
un elemento da una determinata cultu-
ra, lo si remixa e lo si rimanda indietro.
Il nostro look proveniva dall’Inghilter-
ra, glielo abbiamo rispedito america-
nizzato, e viceversa. Quello che faccia-
mo è produrre per un mercato globale».
Il vero momento di svolta giunge nel
Il lungo viaggio di Tommy Hilfiger –
ancora ai vertici dopo un’ultratrenten-
nale carriera punteggiata da false par-
tenze, trionfi, battute d’arresto e spetta-
colari rilanci – continua nella visibilità
di cui il marchio gode presso i millen-
nials, giovani abbastanza da permetter-
si di guardare agli anni Novanta con in-
teresse. L’ultima intelligente mossa, il
reclutamento di Gigi Hadid quale co-
autrice di una collezione che é stata
presentata con il dovuto rilievo alla
New York fashion week, dimostra un
occhio ancora capace di creare Zeit-
geist, grazie soprattutto a una presenza
massiccia nella social society. Che oggi
Hilfiger, prestigioso testimonial di se
stesso dopo l’acquisizione nel 2010 del
marchio da parte di Phillips-Van Heu-
sen (che ha rilevato anche Calvin
Klein), abbia più tempo a disposizione,
è confermato dalla sua autobiografia,
1985, con la famosa campagna pubblici-
taria del creativo George Lois: enigma-
tici cartelloni in cui il nome dell’allora
sconosciuto Hilfiger era accostato a
quello dei più celebrati Ralph Lauren,
Perry Ellis e Calvin Klein: fu sommer-
so di accuse di arroganza, mentre la sua
linea vendeva benissimo. «Sapevo che
fare quella campagna in cui ci parago-
navamo ai massimi stilisti americani ci
avrebbe procurato molte critiche: non
eravamo ancora parte di quella lea-
gue. Era una battuta ironica, quasi u-
no scherzo. Klein e Lauren sono anco-
ra oggi i massimi designers americani.
Ma forse oggi in quella lista ci sono
anch’io». Negli anni Novanta, quel look
Ivy League, un tempo esclusivamente
bianco e upper-middle class, esplodeva
tra i giovani hip-hoppers neri dei ghetti,
per poi esserne rapidamente abbando-
nato, creando al brand un calo e una
certa confusione d’identità. «Cosa ren-
de “classico” un classico? Ci ragiono da
sempre e ci penso ancora oggi. Credo
che l’abbigliamento tradizionale spesso
diventi noioso. Per questo ho cercato di
renderlo più interessante, divertente,
colorato, casual, insomma godibile. Gli
studenti cominciarono a indossare i
miei capi nei primi Ottanta, ci aprim-
mo alla moda femminile e a quella per
bambini. Poi cominciammo a interessa-
re le subculture del rap, degli skaters e
dei surfers: fu lì che capii che stavamo
offrendo qualcosa che ancora non c’era,
uno streetwear che rimane popolare
ancora oggi». Ma il marchio era ormai
ovunque, nei vestiti e fuori, tanto da
contribuire al formarsi di quel momen-
to che avrebbe prodotto il volume di
un’altra Klein, Naomi: “No Logo”. «Se
non si effettua un monitoraggio della
propria esposizione si rischiano danni,
ed è quello che ci capitò negli States ne-
gli anni Novanta. Ma sono convinto che
il “no logo” sia assolutamente da evita-
re: la firma ti dà l’identità di cui hai bi-
sogno. Senza una corretta identificazio-
ne, i vestiti restano solamente vestiti».
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intitolata non del tutto imprevedibil-
mente “American Dreamer”, in uscita
da Penguin Random House questo me-
se. Parte memoir, parte manuale di bu-
siness, racconta la sua parabola da
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156Face
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Kenzo for funby Emanuela Mastropietro
Abbinamenti insoliti di stampe floreali e grafismi, finiture haute couture, accessori giocosi. Classica ed eccentrica, la capsule di Kenzo per H&M è una bella (ri)scoperta
Dall’alto. Dettagli
dei capi della
capsule di Kenzo
per H&M,
disegnata da
Carol Lim e
Humberto Leon.
Un bozzetto della
collezione. Iman,
tra le testimonial.
Backstage della
campagna di
Jean-Paul Goude.
Energia, colore, allegria. E audacia.
C’è tutto l’universo estetico di Kenzo
nella nuova capsule firmata dalla mai-
son parigina per H&M. Se con la pre-
cedente collezione d’autore, quella re-
alizzata con Balmain, H&M aveva vo-
luto mettere l’accento sulla sensualità,
per la nuova limited edition dell’au-
tunno ha decisamente puntato sull’ot-
timismo. Basta un colpo d’occhio per
rendersene conto: capi e accessori cre-
ati su invito del gigante svedese da Ca-
rol Lim e Humberto Leon, al timone
di Kenzo dal 2011, comunicano quella
joie de vivre che è da sempre il segno
distintivo del brand. «Kenzo Takada, il
fondatore, è un uomo positivo, genero-
so, sempre sorridente», ci racconta Ca-
a balze con nastri intrecciati. Ma le
vere protagoniste dell’edizione li-
mitata, disponibile dal 3 novembre
on line e in 250 store H&M, sono
le stampe dai forti contrasti. «A
quelle ritrovate negli archivi sto-
rici abbiamo affiancato i nostri
disegni», precisa Lim, che con il
partner creativo Leon ha sapu-
to rilanciare la griffe francese
conquistando anche il pubblico
più giovane. «E per la prima volta
abbiamo osato abbinare in un solo ca-
po due stampe diverse, come per enfa-
tizzare la continuità tra passato e pre-
sente», nota ancora la stilista. È il caso
dell’abito di seta nel quale all’originale
motivo floreale di Kenzo Takada si al-
terna quello a rete immaginato dal duo
di designer. L’altro punto forte della
capsule sono i dettagli molto femminili:
volants, balze, delicati bottoni a fiore
impreziosiscono i pezzi, comprese le
felpe con un inedito logo a stampa ani-
malier. Come sottolinea Ann-Sofie Jo-
hansson, creative advisor di H&M, «si
tratta di finiture degne di capi haute
couture. Il nostro obiettivo è rendere la
moda sempre più accessibile; ormai
non ci sono più barriere tra i marchi, la
tendenza mix & match è diventata la
nuova divisa in termini di fashion e la
nostra clientela ne è un chiaro esem-
pio». A valorizzare la versatilità della
collezione, arricchita da accessori colo-
ratissimi e fun (come lo stivaletto con
suola a zig zag o le infradito imbottite),
ha pensato anche la squadra di testimo-
nial che copre più generazioni: dalla
rapper vietnamita Suboi, 26 anni, alla
modella Iman, 61, vedova di David
Bowie, passando per le attrici Chloë
Sevigny, 41, e Rosario Dawson, 37, tut-
te ritratte nella campagna a firma del
fotografo francese Jean-Paul Goude.
«Sono molto legata alla maison Kenzo
sin da quando collaboravo con il suo
fondatore negli anni 80», spiega Iman,
«Carol e Humberto hanno saputo rin-
novarla rispettandone lo spirito origi-
nario. Nella capsule per H&M ritrovo
quell’estro creativo che sa trasformare
un capo, anche il più eccentrico, in un
classico. E questo si chiama talento».
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rol Lim alla serata di presentazione
della linea, «e la collaborazione con
H&M è l’occasione ideale per render-
gli omaggio attraverso la rivisitazione
in chiave contemporanea di alcuni dei
suoi capi simbolo». Prova ne sono i
pezzi iconici della capsule, come i due
modelli di kimono, entrambi reversibi-
li, o la nuova versione dell’abito lungo
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158
Reinterpretare il passato, riproporre lastoria in chiave inedita. Tendenza diffusanella gioielleria di tradizione, ed espressacon una cascata di preziosi diamanti
Sparkling heritageby Daniela Fagnola
Gia
mbatt
ista
Valli H
.C.
Gia
mbatt
ista
Valli H
.C.
8. Orecchini
Ornato in tulle di
oro bianco e bril
lanti, Buccel lati.
9. Anello New
Barocco in oro
bianco con bril
lanti e filo ri tor
to, rubino na sco
sto come firma,
Roberto Coin.
10. Anello Emo
tion in oro bianco
con diamante
centrale taglio
marquise (6,48
ct) e diamanti
taglio brillante e
baguette (5.32
ct), Veschetti
Gioielli.
11. Bracciale
Tango in oro
bianco con
brillanti,
Pomellato.
12. Bracciale Les
Blés de Chanel
Brins de
Diamants in oro
bianco con
diamanti taglio
fancy (18 ct),
brillante (6.2 ct)
e marquise,
Chanel.
Foto sfilata
Gorunway.
4. Anello Archi
Dior Cocotte in
oro bianco e
brillanti, Dior
Joaillerie.
5. Orecchini
Serpenti Alta
Gioielleria in oro
bianco con
brillanti, Bulgari.
6. Anello in oro
bianco con
diamanti a goccia
e brillanti (5.87
ct), Crivelli.
7. Pendente Plié
in oro bianco con
brillanti (7.40 ct),
trasformabile in
forma ovoidale,
Luca Carati.
1. Collana Happy
Diamonds in oro
bianco con
diamanti taglio
goccia e brillante,
5 diamanti mobili
(9.15 ct in totale),
Chopard.
2. Bracciale
gourmette in oro
bianco con
diamanti taglio
brillante (22.61
ct), Verdi.
3. Bracciale
Sparkling Cluster
in platino con
diamanti taglio
goccia e brillante
(10.17 ct), Harry
Winston.
Past forward. Emblema-
tica è la collezione f/w di Giambattista
Valli H.C.: abiti d’ispirazione rinascimen-
tale, impreziositi dall’alta gioielleria di
Buccellati – pezzi unici realizzati con fog-
ge e tecniche antiche, di grande attualità.
Come la moda, anche la gioielleria guar-
da al passato: e lo reinterpreta a volte in
chiave innovativa, altre con maggiore fe-
deltà alla tradizione. Soprattutto quando
le maisons rivisitano la propria storia:
Chanel, per esempio, riprende un tema
caro a Mademoiselle, il frumento, e lo
sviluppa con un’impronta quasi Art Nou-
veau. Mentre Bulgari trasforma i Serpen-
ti in un moderno segno grafico stilizzato,
Victoire de Castellane traduce la sarto-
rialità di Christian Dior con il linguaggio
delle gemme e dei metalli. Ancora, Cho-
pard festeggia i 40 anni degli Happy Dia-
monds con forme esuberanti dal gusto un
po’ Seventies, e Verdi celebra i 45 anni
con una personale parafrasi della catena
gourmette. Per tutti, un’unica scelta ma-
terica: i diamanti, pietre principesche di
vari tagli ma sempre ad alta caratura.
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8. Chopard, Happy
Diamonds: cassa
in oro bianco
(37,85 mm di
lato); movimento
al quarzo Swiss
made; quadrante
in madreperla con
diamanti mobili,
lunetta con
diamanti (5.56
ct), cinturino in
satin. Edizione
limitata.
9. Jaeger-
LeCoultre,
Reverso Classic
Duetto: cassa
reversibile in
acciaio (21 x 34,2
mm); movimento
meccanico a
carica manuale,
di manifattura;
quadrante argenté
(primo lato) o
nero (secondo
lato), entrambi
guilloché, lunetta
con diamanti
(secondo lato),
cinturino
in alligatore.
4. Omega, De Ville
Trésor: cassa in
oro bianco (40
mm); movimento
meccanico a carica
manuale, di
manifattura, con
scappamento Co-
Axial, componenti
in silicio, 60 ore di
autonomia;
antimagnetico,
certificato
cronometro dal
Cosc; quadrante in
argento, indici con
diamanti, cinturino
in alligatore.
Edizione limitata.
6. Tiffany & Co.,
Cocktail Watch:
cassa in oro
bianco (21 x 34
mm); movimento
al quarzo Swiss
made; quadrante
guilloché, lunetta
con diamanti,
cinturino in satin.
3. Harry
Winston, Rosebud
Heart: cassa in
oro bianco (26
mm); movimento
al quarzo Swiss
made; quadrante
in madreperla e
lunetta con dia-
manti (1.27 ct in
totale), cinturino
in satin,
removibile; si può
indossare anche
come collier,
appeso a una
catenina in oro
bianco.
Dalle sfilate,
Alexander
McQueen (foto
Gorunway).
Preziosi esemplari di alta orologeria. Rigorosi, in bianco e nero, illuminati dai diamanti. Dalle forme classiche, oppure fantasy. Per look da sera raffinatissimi
Creative b&wby Daniela Fagnola
1. Cartier,
Hypnose-Large:
cassa in oro bianco
(33,3 x 37,8 mm);
movimento al
quarzo Swiss
made; quadrante
argenté, flinqué
soleil, lunetta con
diamanti, cin tu-
rino in alligatore.
7. Audemars
Piguet, Mille na-
ry: cassa in oro
bianco (39,5 x
35,4 mm); movi-
mento meccanico
a carica manuale,
di manifattura,
con bilanciere a
vista e piccoli
secondi; quadran-
te con onice e
diamanti, lunet-
ta, carrure e
anse con dia-
manti (2.36 ct in
totale), cinturino
in alligatore.
2. Rolex, Cellini
Time: cassa in oro
bianco (39 mm);
movimento
automatico, di
manifattura,
certificato
cronometro dal
Cosc; quadrante
soleil, indici e
lunetta con
diamanti, cinturino
in alligatore.
5. Breguet,
Classique Dame
9068: cassa in
oro bianco (33,5
mm); movimento
automatico, di
manifattura, con
componenti in
silicio e datario;
quadrante in oro
argenté, guilloché,
lunetta e anse
con diamanti,
cinturino in
alligatore.
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Abito lungo a stampa patchwork con motivo a plissé soleil e corpino
doppiato di pizzo, Laura Biagiotti; giacca di jacquard floreale, Pinko;
jeans di denim stampato a fiori, Guess Jeans. In apertura. Litay @
IMG Models. Gilet waterproof con dettagli in contrasto, Parajumpers;
bomber ricamato con strass e paillettes, Maison Margiela; gonna
pied-de-poule, Michael Kors Collection; minigonna e stivali,
Effetto Twirling. Fashion editor Elisa Zaccanti. Hair Nicolas Jurnjack @
Management Artists. Make-up Karin Westerlund using Mac Cosmetics.
Set design by Kaduri Elyashar. On set Camille Ferrand @ Open Space Paris.
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Cappa di cotone cerato con cappuccio, Mango; miniabito bicolore, Profumi Sport; pantaloni di tulle a ricamo pied-de-coq, Vionnet. Hat Victoria Grant; guanti DSquared2; stivaletti Vagabond. Nella pagina accanto, da sinistra. Aniek Klapwijk @ Women Management; Giedre Seks @ IMG Models. Top di tulle bistretch con applicazioni di pizzo, Petite Couture; pantaloni di seta, Chloé; hat Victoria Grant. Top di crêpe di viscosa con carré di tulle brodé e frangia, Byblos; pants Just Cavalli. Tuxedo jackets di velluto, Marciano; cinture Strapworks; guanti A.N.G.E.L.O. Vintage Palace.
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Dolcevita di cashmere e seta sovrattinto, Avant Toi; abito di paillettes in Alcantara e vinile, Alcantara by Rebecca Moses; tuta bicolore, Anniel. Guanti A.N.G.E.L.O. Vintage Palace; stivali Triunfo. Nella pagina accanto, da sinistra. Camicia di popeline con ruches, Msgm; pull di cashmere a microfantasia, Pashmere; gonna a pieghe, 20134 Lambrate; cintura Adriana Hot Couture. Camicia di cotone, Wunderkind; abito da majorette, A.N.G.E.L.O. Vintage Palace; cintura Jeremy Scott.
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Giubbino di vernice craquelé, Chiara D’Este; pantaloni di fresco di lana,
Erika Cavallini. Cappello Gianni della Morandella; guanti Garo
Sparo; cintura Dior Homme. Nella pagina accanto, da sinistra. Camicia di raso a motivo floreale, Persona by
Marina Rinaldi; pantaloni scampanati di lana stampata,
Tychemos; kilt con cintura di pelle, DSquared2. Camicia di seta a
stampa giardino zen, Pomandère; gonna di georgette a fantasia
vintage rose, Pois; bodysuit a fiori con cappuccio, Richard Quinn.
Stivali stringati, Triunfo.
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Da sinistra. Abito di seta con inserti, Christopher Kane; cappello Antica Manifattura Cappelli by Patrizia Fabri. Maglia di viscosa a righe regimental, Elisabetta Franchi; pantaloni da moto, Alyx; zaino di cotone spalmato, Mandarina Duck. Stivali stringati, Anniel. Per Ingmar V @ Success Men: piumino bicolore, Sisley; pantaloni biker di cotone con inserti di pelle, DSquared2; calze Sacai, scarpe metallizzate, Calvin Klein Collection.
0794_VI_1610_SUGGESTIONS.indd 175 29/09/16 10:06
Da sinistra. Giacca da torero, Toroshopping; pantaloni con profili in contrasto, Babylon; guanti Adriana Hot Couture; boots Triunfo. Dolcevita con logo, Iceberg; pantaloni da torero, Toroshopping; cintura Strapworks; guanti 20134 Lambrate; stivali Sirio Store. Nella pagina accanto. Maglia di viscosa stretch a rombi intarsiati, Vicedomini; pantaloni AnnaRita N; coat a stampa rose, Richard Quinn.
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Da sinistra. Top a disegno geometrico, Messagerie; pantaloni
svasati, Jil Sander; scarpe metallizzate, Calvin Klein
Collection. Body Archivi di Ricerca Mazzini; cappotto oversize, Andreas
Kronthaler Vivienne Westwood; pantaloni di mikado, Giada. Abito di
techno faille con ruches di pizzo, Gucci; pantaloni a zampa di viscosa
fantasia, Aniye By. Nella pagina accanto, da sinistra. Camicia di
cotone, Sisley; cappa con bordo di ecopelliccia, Violanti; gonna
pantalone, Sacai. Camicia militare, Sisley; piumino trapuntato,
Bosideng; gonna Sacai; cintura Strapworks. Boots Sirio Store.
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1. Stivali in
pelle nera con
dettagli militari,
Dsquared2.
2. In vitello,
con manico,
tracolla e doppia
patta, Felisi.
3. In suède
e bottoni
in metallo,
Alberto Fermani.
4. In vitello e
camoscio verde
oliva, Rodo.
5. “Corsaire”
in vitello e
saffiano, Prada.
6. Stivaletti
in nappa
stretch con
ghette
in camoscio,
Giorgio Armani.
7. Bag in
neoprene
matelassé,
Leghilà.
12. Con borchie
décor, Orciani.
Dalle sfilate,
da sinistra.
Burberry, Prada
(foto Gorunway).
A cura di Mirella
Musumeci.
8. Stivaletti
bicolore, Rodo.
9. Alti, in pelle,
Alviero Martini
1ª Classe.
10. In sintetico
e tessuto,
Piquadro.
11. Allacciati, in
vitello e anguilla,
Vionnet.
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Una palette di colori che va dal verde oliva al fango. Per accessori con bottoni, borchie e fibbie-ornamento, che rimandano all’eleganza delle livree degli ufficiali
Uniform chicAllure militare
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7. Bag in pitone
con chiusura a
doppio logo e
catena dorata,
Bulgari.
8. Motivo a tre
colori, Salvatore
Ferragamo.
9. Stivaletti
“Lucky
Patchwork” in
serpente e nappa
d’agnello, Chloé.
10. Secchiello in
ecopelle stampa
cocco e lucertola
laminata,
Roccobarocco.
11. “Dionysus”
in pitone con
chiusura a testa
di tigre e scritta
“L’aveugle
par amour”
applicata, Gucci.Dalle sfilate,
da sinistra.
Givenchy by
Riccardo Tisci,
Roberto Cavalli
(foto Gorunway).
A cura di
Mirella Musumeci.
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Coccodrillo, pitone, lucertola. Pellami luxury rivisitati in versione arcobaleno. Per un’eleganza opulenta, ma anche ironica o dai rimandi pop
Rainbow daysPatchwork preziosi
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1. Baguette in
pitone con
dettagli effetto
onda, Fendi.
2. Tronchetti in
serpente,
Burberry.
3. Borsa a spalla
con motivi
intrecciati,
Bottega Veneta.
4. Bag in
velluto e pelle
di serpente,
Burberry.
5. “Ice Skate” in
pitone dipinto a
mano, Lanvin.
6. “Looka” in
pitone multicolor,
Lanvin.
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13:10:38_Luglio 21, 2016_Clichè_OLMAR AND MIRTA S VI09_MW201612042.pdf
#COUPÉ?
#SPORTSCAR?
#ALLROAD?
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#CROSSOVER?
AUDI Q2#UNTAGGABLE
FAR SCOPRIRE TALENTI CONTEMPORANEI DALLE
INFINITE SFACCETTATURE E DALLA PERSONALITÀ
MULTITASKING, DAL TALENTO INNOVATIVO E DALLA
VISIONE OPEN MIND. È STATA QUESTA LA MISSION
DELLE #UNTAGGABLE STORIES, IL PROGETTO DI
“VOGUE ITALIA” E AUDI NATO CON L’OBIETTIVO DI FAR
CONOSCERE PERSONAGGI DEL MONDO DELLA MODA,
DEL CINEMA, DELLA FOTOGRAFIA, DELL’ARTE E DEL
DESIGN IMPOSSIBILI DA ETICHETTARE: IN UNA PAROLA
#UNTAGGABLE, INDEFINIBILI PER LORO NATURA
PERCHÉ OLTRE GLI SCHEMI PRECOSTITUITI, FUORI
DALLE REGOLE CANONICHE. PROPRIO COME LA NUOVA
AUDI Q2, PROTAGONISTA DI UN VIAGGIO CHE, ANCHE
ATTRAVERSO LE PAGINE DI “VOGUE ITALIA”, È INIZIATO
AD APRILE IN OCCASIONE DELLA MILANO DESIGN WEEK
CON #UNTAGGABLE FUTURE E CHE È CULMINATO A
SETTEMBRE DURANTE LA VFNO E LA MILANO FASHION
WEEK CON #UNTAGGABLE TALENTS.
PUBBLI AUDI D VI10_MW201614443.indd Tutte le pagine
#FASHION?
#DESIGN?
#ART?
#SPORT?
#STYLING?
#AUDI È #UNTAGGABLE ALLA #VFNO2016
Il 20 settembre alla #VFNO2016 la Casa dei quattro anelli è stata ancora una volta partner ufficiale, rinnovando così il suo particolare legame con “Vogue Italia” e la città di Milano. Nel cuore pulsante del quadrilatero della moda ha presen-tato la più #UNTAGGABLE di tutte le auto, la nuova Audi Q2: per l’occasione, via Montenapoleone si è trasformata nel palcoscenico privilegiato per ospitare la speciale postazione sulla quale svettava la prima auto che non si può etichettare, indefinibile per definizione. A fare da cornice all’Audi Q2 i videowall con le immagini dei protagonisti non etichettabili delle #UNTAGGABLE STORIES di Audi e “Vogue Italia”: personalità contemporanee dalla forte vocazione creativa e dall’originale attitudine innovativa che vivono il nostro tem-po nel segno della multidisciplinarità. Con lo stesso spirito, alcune boutique – 10Corso Como, Casadei, Etro, Falconeri, Hogan, Larusmiani, Missoni, Simonetta Ravizza – dalla sto-ria personale e dall’heritage inimitabile hanno condiviso il progetto #UNTAGGABLE STORIES mettendo a dispo-sizione dei visitatori un particolare segno di riconoscimen-to – le pins #UNTAGGABLE – e l’opportunità di seguire e condividere sui social i loro personalissimi #HASHTAG.
AUDI È #UNTAGGABLE ALLA #MFW2016
Alla #MFW2016 Audi è stata on stage con “Vogue Italia” nella prestigiosa cornice del settecentesco Palazzo Morando, anco-ra una volta vetrina privilegiata dello scouting internaziona-le con “Who is on Next?” e “Vogue Talents”. Il 22 settembre Audi ha rinnovato il suo legame con il mondo dei talenti emergenti supportando #UNTAGGABLE TALENTS, un vero e proprio special talk show aperto al pubblico: moderato da Riccardo Conti, il talk è stato animato dalle opinioni di Franca Sozzani, direttore di “Vogue Italia” e “L’Uomo Vo-gue”, Ennio Capasa, fondatore di Costume National, Fabio Novembre, designer e creativo, Robert Rabensteiner, stylist e influencer, riguardo i personaggi “non etichettabili”, unici, indefinibili. Autentici #UNTAGGABLE TALENTS. Proprio come la nuova Audi Q2, esposta al centro della lounge all’in-terno dello storico cortile di Palazzo Gavazzi, in via Mon-tenapoleone, “incorniciata” dai totem che raccontavano le #UNTAGGABLE STORIES pubblicate su “Vogue Italia”.
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1. Oro e colore
sui tronchetti
damascati,
Essentiel.
2. “Miulady”
in tessuto gobelin
con fibbia gioiello,
Miu Miu.
3. Con ricamo
su fondo
nero, Guess.
Dalle sfilate,
da sinistra.
Prada,
Rochas (foto
Gorunway).
A cura di
Mirella
Musumeci.
8. Décolletée
in broccato
dorato,
Michael Kors
Collection.
9. “Chunky”
in velluto blu
con fibbia
argentata,
Lanvin.
10. Borsa a
spalla in barocco
dorato, Michael
Kors Collection.
4. In pelle e
seta stampata a
fiori con fibbia
décor, Etro.
5. In tessuto
damascato
bordeaux, Paola
D’Arcano.
6. In pelle
scamosciata,
Coach 1941.
7. “Drawstring”
con stampa
jacquard,
Ralph Lauren
Collection.
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Giocati sul contrasto tra lucentezza e opacità, bags, scarpe e stivali damascati aggiungono un tocco di eccentricità alla stagione fredda. Tra Seicento e orientalismi
Baroque modernDécor à porter
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7. Stivaletto in
suède con ricami
di pietre e
cristalli, Gedebe.
8. Mocassino
in pelle con
nappine, Tod’s.
9. Mocassino
in vernice
metallizzata
con doppia suola
di gomma,
Pons Quintana.
10. Borsa con
stickers in pelle,
Louis Vuitton.
3. “Wave bag”
con ricamo
a contrasto
e macronappine,
Tod’s.
4. Tracolla
“Dionysus”
in tessuto con
inserti in
pitone, patch
e ricami, Gucci.
5. Booties
stringati con
risvolto décor
in velluto, Etro.
6. Tracolla
in pelle,
Coach 1941.
1. Mini “Boy”
in pelle e
tweed, Chanel.
2. Mocassini
in serpente,
Burberry.
A cura di Mirella
Musumeci.
11. Sandali
ispirazione
samurai
con nappine,
Dsquared2.
12. Borsa in
cuoio con dettagli
in camoscio
e nappine,
Dsquared2.
Dalle sfilate,
da sinistra.
Chloé, Coach
(foto Gorunway).
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Applicazioni di pietre, strass, stickers, stemmi, nappine e passamanerie. Singoli elementi su pellami preziosi o sovrapposti. Un mix & match all’insegna dell’iperdécor
Gorgeous styleStratificazioni glam
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Alcantara concept store
Avanguardia creativa e tecnologica: non un concetto astratto ma una vocazione per Alcantara, che continua la sua ricerca di eccellenza impegnandosi in collaborazioni con i protagonisti del panorama creativo e tecnologico mondiale. Con un occhio particolare dedicato ai talenti. In occasione di “Who is on Next? e Vogue Talents”, even-to-vetrina del lavoro di scouting di Vogue Talents e di cui Alcantara è da sempre prezioso partner, un’area del pa-lazzo settecentesco di via S. Andrea a Milano ha ospitato una selezione in anteprima di capi e accessori parte della speciale capsule collection che ha permesso a sei brand internazionali di interpretare il fascino versatile e le potenzialità infinite del materiale. Ora le borse di Benedetta Bruzziches e di Les Petits Joueurs firmate Maria Sole Cecchi, le scarpe di Nicholas Kirkwood, i gioielli di Shourouk Rhaiem, in arte Shourouk e gli abiti di Serafina Sama designer di Isa Arfen e Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi della griffe Aquilano.Rimondi, sono in vendita nel nuovo concept store Alcantara, firmato da Massimiliano Locatelli / CLSarchitetti che ha aperto in via Verri, angolo S. Pietro all’Orto, nel cuore del centro di Milano. Oltre alle proposte moda, sono in vendita nella boutique accesso-ri tecnologici, frutto di partnership ad hoc con aziende d’eccellenza: gli eleganti occhiali da sole firmati in collabo-razione con Italia Independent, le preziose cuffie create con Master & Dynamic che fondono qualità estetiche, tecniche e sensoriali, e quelle prodotte con Sennheiser, nella famiglia Momentum dell’azienda tedesca. Vi è poi la Signature Type Cover di Microsoft, l’esclusiva keyboard realizzata in un’originale nuance grigia Alcantara che im-preziosisce il pc Surface Pro 4. Alcantara conferma la sua capacità di mescolare qualità estetiche e innovazione tecnologica, caratteristiche che piacciono anche agli artisti contemporanei: Jacopo Mazzetti ha scelto, infatti, lo speciale materiale per il suo progetto a Villa Romana, a Firenze, “A Bed is a Door”, grazie al quale coperte tecno-logiche assorbono le energie emanate dal corpo dormiente e stimolano il potere di autosuggestione e il sogno luci-do. Un po’ allegoria della capacità di Alcantara di favorire i sogni e la potenzialità creativa di ciascuno.
Ha aperto in via Verri, a
Milano, il nuovo concept store Alcantara. Per un’immersione completa nella
versatilità dell’innovativo materiale e lo
shopping delle nuove proposte
tra hi-tech, moda e interior
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Aquilano.Rimondi
Benedetta Bruzziches
Les Petit Joueurs
Lamborghini
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Shourouk
Isa Arfen
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1. Zaino porta pc,
iPad, Piquadro.
2. Stivaletti
in metallo con
catena décor,
Nando Muzi.
3. Cuissardes
in pelle stretch,
Sergio Rossi.
4. Zaino in
vitello con fibbia
centrale, Felisi.
5. Stivaletti in
camoscio, Roberto
Del Carlo.
6. Zaino in
stepan e vitello,
Serapian.
7. “Star Trial”
allacciato, in
pelle, Louis
Vuitton.
8. Zaino in vitello
stampa cervo con
doppia zip,
Baldinini.
9. Biker in pelle,
Twinset.
10. Con doppia
zip e nappine,
Carpisa.
11. Elegante,
Zanellato.
12. In pelle
effetto sfumato,
Jil Sander.
Dalle sfilate,
da sinistra.
Moschino, Julien
MacDonald (foto
Gorunway). A
cura di Mirella
Musumeci.
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Pelle nera, fibbie e stringhe per stivali, zaini e anfibi ispirazione motard. Per modulare un look versatile: minimal, sexy, oppure gender neutral
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1. Con bocca
decoro in
pitone, Bally.
2. In vernice
stampa cocco,
Baldinini.
3. “Jiji bag” con
cristalli e pietre
dorate, Lanvin.
4. In ecopelle,
Roccobarocco.
5. In pelle,
Max Mara.
6. “Medium Kate
Chain Monogram”
con applicazioni,
Saint Laurent.
7. A mano, con
tracolla, Carpisa.
8. “Dioressence”
in velluto, Dior.
9. Minibag con
animali ricamati,
Valentino
Garavani.
10. “Dionysus”
in cocco a stampa
geometrica con
chiusura a testa
di tigre, Gucci.
11. In vernice,
Cerasella Milano.
12. “Diorama
Club” con piume
e cristalli, Dior.
13. In coccodrillo,
Rubeus Milano.
14. Portafoglio
con decori in
pelle, Givenchy
by Riccardo Tisci.
Dalle sfilate,
da sinistra.
Philosophy,
Prada (foto
Gorunway). A
cura di Mirella
Musumeci.
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12Osare il rosso lacca. O modularlo nelle tonalità profonde di granata, bordeaux, vinaccia. Per décolletées dal flair energetico e femminile, da abbinare a minibag fancy
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Nel viso intenso di Kate Moss, il fattore tempo è fascino. Perché l’ageing della pelle va affrontato secondo una nuova visione. Che si preoccupa più dell’ambiente che degli anni che passano Come un vento leggero che scompiglia i capelli, la bellezza è qual-
cosa di ineffabile. Kate Moss, 42 anni e un viso splendidamente in-
tenso, dice: «Può sembrare trito e ritrito, ma se sei bella dentro lo sei
anche fuori». E il tempo le dà ragione. Se agli esordi, neanche ven-
tenne, era smagliante, oggi è ancora più affascinante. Merito sicura-
mente di una personalità che aggiunge senso a dei lineamenti per-
fetti. Ma anche di attenzioni mirate. E costanti. Contrastare l’ageing
è un sistema complesso. Soprattutto da quando la cosmetica si è re-
sa conto che l’invecchiamento non è solo un destino al quale la pelle
è programmata geneticamente. Secondo uno studio firmato Vichy,
l’80 per cento dei fattori che provocano il decadimento cutaneo non
è deciso dal Dna, ma è dovuto a un mix di concause: stress, inquina-
mento, dieta e stile di vita. «Difficile differenziarle e capire quale ha
più peso dell’altra», precisa Mauro Barbareschi, docente di derma-
tologia presso l’Università di Milano. «Per ogni persona il discorso
è diverso: la gestione dello stress, per dire, è soggettiva. Quindi per
alcuni/e può essere la fonte di ageing numero uno, per altri no. Cer-
to è che, se da un lato la consapevolezza cosmetica è aumentata e
l’impegno che soprattutto le donne dedicano alle esigenze cutanee
è notevolemente migliorato, d’altro canto l’inquinamento ambienta-
le è peggiorato: polveri sottili, onde elettromagnetiche e infrarossi
aggrediscono in continuazione la cute molto più che in passato. La
sintesi è semplice: se l’aria è meno salubre anche la pelle respira ma-
le. Che comporta: disidratazione, indebolimento della funzione
barriera e relativa tendenza a produrre maggiori quantità di sebo.
L’equilibrio dermico è messo in serio pericolo e gli studi scientifici a
venire sapranno dirci con precisione l’entità dei danni che l’ambien-
te ci sta provocando. Va da sé che proteggersi con formule dedicate
è d’obbligo». L’ultimo ritrovato di La Roche-Posay (Redermic R),
per esempio, si presenta emblematicamente come trattamento che
oltre a ridurre rughe e discromie, protegge dagli anti-uva lunghi e
dalla pollution. La texture è infatti studiata per limitare l’adesione
delle particelle inquinanti all’epidermide. SkinCeuticals invece ha
messo a punto una protezione uva/uvb quotidiana che mentre
scherma, leviga e opacizza, come una base make-up. Perché il con-
fine tra skincare e maquillage è infatti sempre più sfumato. Armani
Prima è il caso più eclatante: trattasi della prima linea che migliora
la qualità e la luminosità, garantendo la tenuta del trucco per tutto il
giorno. Come agisce? Contrastando gli effetti delle aggressioni am-
bientali: perdita di acqua, produzione di sebo, pori dilatati. Quando
la pelle è perfettamente “attrezzata”, il make-up non sbava. Come
dire: l’atmosfera inquinata in cui viviamo oltre a farci venire le ru-
ghe, non fa durare il fondotinta. Motivo in più per alzare le difese
cutanee. E soprattutto preoccuparsi di rendere il mondo più pulito.
Per la bellezza, certo. Ma per la vita in generale. Susanna Macchia
vogue.it/moda/cover-fashion-stories
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Qui, accanto, nella pagina preceden-te e in apertura. Con Fluido Modellan-te Forte Curladdict di Medavita, i ca-pelli mossi acquistano morbidezza ed elasticità. Maglione di cashmere, Na-ked Cashmere. In basso, da sinistra. A base di proteine e acido oleico Olio Nutrizione e Luce Oil Therapy di Jean Louis David assicura il massimo del nutrimento per la fibra capillare. Stola Loro Piana; top Gentryportofino.
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La pelle del viso ritrova nuova fre-schezza con Vi-Fusion Essence di Decorté, lozione/siero con la più alta concentrazione di Decorté Vi-Fu-sion, straordinario elisir ad azione rigenerante e rassodante. Scialle di cashmere, Loro Piana. Fashion edi-tor Zoe Bedeaux. Hair Julien d’Ys. Make-up Stéphane Marais @ Studio 57. On set 2b Plus/2b Management.
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Dall’alto. Creme Fine Hair di La Biosthetique è un trattamento restore per i capelli fini, danneggiati. Oblivion Restorative Gel Conditioner di R+Co, for-mula oil in gel, che nutre e rivitalizza la fibra capillare. Youth Pearl Essence Sérum Lumière Anti-Âge di Ioma Paris attenua le discromie e rende il co-lorito luminoso. Redermic R Corrective Uv Spf 30 di La Roche-Posay è una formula a base di retinolo che attenua le rughe, riaccende il colorito spento contrastando i segni dell’invecchiamento ambientale. Mineral Matte Uv Defense Spf 30 di SkinCeuticals protegge dai raggi e uniforma l’incarnato. Age Control Lip Treatment Hyaluronic Acid di L’Erbolario. Yogurt Mask Scrub Echinacea Cumino Nero di Diego Dalla Palma Professional è ricco di estratto puro di echinacea che protegge da agenti esterni e inquinanti e stimola la produzione delle sirtuine, proteine della longevità. Glow On Moisturizing Balm, Day Long Skin Perfector e Smart Moisture Serum, tutto Armani Prima di Giorgio Armani Beauty, linea revolution che migliora la qualità della pelle, garantendo la tenuta del make-up. Crème pour le Cou di Sisley: grazie a un mix di estratti vegetali, leviga e rassoda la zona del collo e del décol-leté. Time Reversing Cream Do Not Age by Dr Brandt (da Sephora) con oli essenziali energetici che ripristinano la giovinezza della pelle. Day Cream Spf 25 di Sensai Cellular Performance è arricchita con silky glow veil per donare immediata luminosità. Masque-Crème Hydratant di Caudalie nutre e rei-drata intensamente, lenendo eventuali arrossamenti. Color 10 in 1 Série Expert di L’Oréal Professionnel è uno spray multi-uso per capelli colorati.
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The now roseby Vittoria Filippi Gabardi
Il fiore di Cleopatra, ode alla femminilità, è protagonista dell’ultimo sillage firmato Bulgari. Rivoluzionario e sofisticato,sulla pelle come un gioiello. Di oro rosa
In alto. Rose
Goldea Eau de
Parfum, di
Bulgari. In basso.
Anello B.Zero1,
oro rosa e
diamanti.
Foto Camilla
Akrans da
“Vogue Italia”,
marzo 2013.
Cleopatra e le rose come antidoto alla
modernità, al ritmo vorticoso del mon-
do globale e interconnesso. «Tutto è ef-
fimero, troppo veloce, tutto passa di
moda. Per questo i giovani riscoprono
le proprie radici, fanno ritorno alla tra-
dizione. Abbiamo bisogno di ancorarci
a delle certezze perché non ne abbiamo
più». Valeria Manini, Bulgari Fragran-
ce Business Managing Director, rac-
conta la genesi di Rose Goldea, ultimo
sillage della maison, incentrato sull’in-
grediente più classico: «È un esercizio
di stile, il più difficile. Per i maître par-
fumeur è una sfida incredibile». Rac-
colta, ancora una volta, da Alberto Mo-
rillas: «Tutti fanno rose e noi volevamo
farne una per Bulgari diversa da tutte
le altre. Ho voluto reinventarla. Rac-
contare in maniera completamente
nuova una storia che si tramanda da
migliaia di anni. Le tecnologie si sono
evolute, i processi di estrazione si sono
diversificati, non può più essere la rosa
di prima. Ho utilizzato frammentazioni
di damascena (bulgara), ricca e opulen-
ta, mescolandole a quelle di centifolia
di Grasse, molto più leggera e pulita.
Poi la luminosità del muschio. Così ho
creato l’accordo per Bulgari». Il simbo-
lo dell’eterna femminilità e seduzione è
il profumo di Cleopatra, musa ispiratri-
ce anche del primo Goldea: «Lei che
spargeva le vele delle navi delle sue bar-
che con acqua di rose perché il vento
annunciasse il suo arrivo per mare, lei
che si faceva i bagni nel latte d’asina
con petali profumati e che aveva addi-
rittura uno scenografo per mettere in
scena il suo arrivo a Roma. Lei con la
sua follia!», continua Manini. E poi, ov-
viamente, rosa è anche una sfumatura
dell’oro. La prima associazione è quel-
la: «La filosofia olfattiva di Bulgari è
sempre stata questa: come gioielliere è
“il master of coloured gemma”, in pro-
fumeria vogliamo essere i
“master of coloured fragran-
ce”», aggiunge, «andare in-
contro alla gioielleria, ma in
modo del tutto indipenden-
te. Manteniamo gli stessi co-
dici: siamo visionari, italiani,
abbiamo uno sguardo nuo-
vo, vogliamo solo ingredienti
di prima qualità e comfort.
Partiamo sempre da qualco-
sa di molto naturale, materie
innovative, poi il colore, l’e-
leganza e l’italianità. È im-
portante rimanere puliti nel-
lo scrivere fragranze. Non
essere mai troppo complica-
ti, né troppo invasivi. Questo
per noi è lo stile. Basta pen-
sare al tè verde, diventato u-
no statement a livello inter-
nazionale. Il profumo non
deve mai invadere lo spazio,
ma accostarsi sulla pelle co-
me una parure di gioielli».
Di oro rosa. Ça va sans dire.
vogu
e.i
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ezz
a• «Siamo sempre partiti dalle pietre, portiamo il colore nella profumeria. Così cominciamo. Dopo arriva il vocabolario e infine l’olfatto», Valeria Manini
0794_VI_1610_BELL_GOLDEA.indd 210 29/09/16 16:00
14:38:13_Settembre 5, 2016_Clichè_SISLEY S VI 10_MW201614385.pdf
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PUBBLI COLMAR D VI 10_.indd 1-2
THE FUTUREGENERATION
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PUBBLI COLMAR D VI 10_.indd 3-4
Due brand di talento alle prese con “sua maestà” il piumino: cronaca di una capsule collection dove la funzionalità incontra l’esteticaDa oltre 90 anni Colmar, storica Maison Italia-
na, celebra il piumino, capo iconico che, nato
come elemento del guardaroba tecnico sportivo,
ha nel tempo conquistato un ruolo di prim’ordi-
ne nell’abbigliamento urban, arrivando a scalza-
re il fascino del cappotto, grazie alle sue versioni
più eleganti. Per spingere ancora oltre i confini
della passione della moda per il piumino, Col-
mar ha invitato con il progetto “The Future Ge-
neration” due brand nati nel 2010 a firmare una
capsule collection: Christian Pellizzari e il duo
“COMEFORBREAKFAST” di Antonio Ro-
mano e Francesco Alagna, rispettivamente im-
pegnati nei look maschili e femminili. Christian
Pellizzari ha giocato con la contaminazione sar-
toriale tipica delle sue collezioni arricchita dalle
tecniche manifatturiere tipiche dello sportswear
in un gilet-bomber, una giacca e un mezzo tight.
I designer di “COMEFORBREAKFAST”, in-
vece, hanno esaltato la loro ricerca di un equili-
brio studiato nei minimi particolari tra materia,
forme e dettagli in un bomber minimal, un abito
con coulisse in vita e un anorak oversize. I sei
capi della collection, parte della proposta Col-
mar Originals per l’autunno/inverno 20016-17,
sono in vendita nei negozi monomarca Colmar
e in una selezione di Store in Italia e nel Mondo.
Foto Rosi Di Stefano. Hair Loris Rocchi @ Close Up Milano.
Make-up Cosetta Giorgetti @ Close Up Milano. Manicure
Annarel Innocente @ Close Up Milano.
29/09/16 10:19
216
viamente per le addict del beauty case,
a cominciare dalle fragranze. L’étoile
per eccellenza dei parfum Angel by
Thierry Mugler personalizza come uno
smartphone la sua edizione Nomade
con Arty Cover, dal design pop-blue
utilissima per proteggere il flacone
durante i viaggi e unica per sublima-
re una già mitica
stella. Anche nel
firmamento del
maquillage non
mancano pezzi
cosmici. E poiché
– come scriveva
William Blake –
«Chi non ha
luce in viso
non diven-
terà mai u-
Beauty
New
s
Dopo righe, pois, farfalle, patchwork e
mescolanze etno-folk, arriva un nuovo
tormentone di stile: stelle ovunque e
sempre. Di sera, di notte, ma anche per
il daytime, come suggerisce Ga-
reth Pugh che (sarà un tributo a
Bowie?) fa sfilare tailleur/carto-
ni animati fortissimamente slim,
Valentino con l’abito bustier in-
crostato di paillettes blu notte,
sfondo perfetto
per una stellata
comme il faut, e
Saint Laurent
che polverizza
bagliori siderali
su ogni abito mi-
naudière. Co-
munque stelle. E
di benaugurio ov-
vogu
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a
na stella», voilà Superstellar, la nuova
collezione maquillage di Givenchy. Un
mix di pezzi dai superpoteri che ridise-
gnano lo sguardo con pigmenti e textu-
re avveniristiche di ombretti formulati a
freddo per risultare più scorrevoli nella
stesura e più aderenti sulle palpebre.
Tutto punta sulla purezza della luce,
persino se si tratta di capelli. Lo sa Me-
davita che con Huile d’Étoile Olio Au-
reo garantisce setosità, lucentezza, nu-
trimento e definizione. Nessun mistero
astrale, gli effetti luminosi sulle chiome
si spiegano nella ricca miscela di oli pre-
ziosi e nel profumo intenso (oud del
Marocco). Siamo tutti polvere di stelle,
sostengono gli scienziati. Così Ten
Science ha formulato Agestellar, ritua-
le anti-age che potenzia il già efficace
mix di acido ialuronico con Ozone Uv-
Ir Complex, vitamine C+E, oligoele-
menti e uno speciale active complex.
Mentre si contrastano gli effetti nocivi
degli Uv, le vitamine fanno barriera, e
la pelle si autoripara più facilmente. In-
fine non poteva mancare una stella del
firmamento. Nasce a Hollywood, of
course, ha già conquistato il mondo
delle celeb e non solo, è Supermud
esfoliante di Glamglow: in pochi minu-
ti purifica e perfeziona l’epidermide,
grazie al binomio inedito di carbo-
ne ed eucalipto. Assorbe sostanze
tossiche, batteri e purifica
la pelle in profondità.
Scie siderali nella moda, nel maquillage, nell’aria. Fragranze magnetiche e radiose, come una supernova. Hair e skincare che puntano alla luce. Per brillare. Like a star
Polvere di stelleby Kiki Signorini
In basso, da
sinistra. Moon
Shine Conditioner
di R+Co.
Le Prisme
Superstellar, di
Givenchy. Angel
Arty Cover edp
25 ml, di Thierry
Mugler. Stone
Supernova,
eau de parfum
di Replay. Spray
& Stencil Tattoo,
black, di Wycon.
Agestellar, siero
integrato elisir
di giovinezza,
di Ten Science.
Huile d’Étoile,
radiance
revealing oil,
di Medavita.
Youthcleanse,
daily exfoliating
cleanser,
di Glamglow
(da Sephora).
Patchouli, edt
di Reminiscence
Paris. Foto Ellen
von Unwerth, da
“Vogue Italia”,
settembre 2011.
Foto sfilate a/i
Chiara Boni
e Gareth Pugh
@Gorunway.
0794_VI_1610_BELL_STARS.indd 216 29/09/16 14:51
14:38:56_Settembre 5, 2016_Clichè_YVES ROCHER S VI 10_MW201614410.pdf
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TEMPO’SNEW MUSTDRESSED BYMOSCHINOIRONICO. ORIGINALE. CONTROVERSO. È lo stile Moschino, da sempre espressione di unicità, rappresentata dai simboli iconici come la leggerez-za delle nuvole, le atmosfere floreali e l’ironia provocante del teddy bear. Ora, in collaborazione con Tempo e “Vogue Italia”, le stampe iconiche della maison andranno a decorare le piccole grandi box dei celebri fazzo-letti di carta, in vendita da ottobre. L’iniziativa ha la finalità di sostenere economicamente il World Food Programme, la più grande organizzazione umanitaria che combatte la fame e si occupa della promozione della sicu-rezza alimentare a livello mondiale. Un progetto unico, originale e insolito, un modo per unire le forze in nome della solidarietà, a sostegno dei più bisognosi. Partendo dallo stile e dai colori. Per arrivare al cuore di tutti.
PUBBLI TEMPO D VI10_.indd Tutte le pagine
27/09/16 16:42
222In Rete spopola un aforisma di tale
Paul Hudson – scrittore, pensatore e di-
spensatore di consigli 3.0 – che dice: “A
real man will ruin your lipstick not your
mascara”. Giusto in teoria, ma se il lip-
stick in questione è il nuovo Rouge
Dior, sarà molto difficile riuscire a “ro-
vinarlo”. La formula, messa a punto dal
to-icona? «Una bella sfida! Ci ho lavo-
rato circa due anni e mezzo, ma il risul-
tato è eccezionale». La nuova formula
si basa su un mix di attivi trattanti (tra
questi: burro di mango e sfere di acido
ialuronico) che garantiscono perfor-
mance ottimali. Ma la vera creatura-
gioiello di Peter Philips è la capsule col-
lection «di sfu-
mature Extreme
Beauty
New
s
Feel good lipstickby Susanna Macchia
Peter Philips, maître maquilleur Dior, ha ridisegnato il rossetto-icona della maison. Così il mat si fa estremo, i colori non convenzionali e la tenuta arriva a 16 ore
Dall’alto. Natalie
Portman, photo
Alique; nel
backstage con
Peter Philips,
dipartimento Ricerca e sviluppo della
maison, assicura infatti 16 ore di
comfort senza seccare le labbra. Da A-
venue Montaigne fanno sapere che si
tratta di un rossetto “feel good”, «a si-
gnificare che non solo dura a lungo ma
che mantiene le promesse: sia in versio-
ne satin sia matte ed extreme matte, ga-
rantisce esattamente il risultato che ci si
aspetta», spiega Peter Philips, direttore
della creazione e dell’immagine del
make-up. E la vera novità è proprio il
finish opaco: «Quando ho iniziato a la-
vorare per Dior, la prima cosa che ho
notato è stata la mancanza di un rosset-
to mat. Erano tutti shine e ultrashine.
Così ho deciso di riformulare Rouge
Dior». Difficile reinventare un rosset-
vogu
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a
Matte, creata come una sorta di play-
ground dal backstage delle sfilate. È un
mix&match dei colori della collezione:
ho voluto giocare con i pigmenti, osare
e proporre nuance non convenzionali».
Trattasi infatti di: un blu notte, un gri-
gio chiaro, un rosso scuro e un viola
porpora. «Sì, sono per donne “daring”.
Ma credo che ci sia un forte desiderio di
colori estremi. E comunque anche se
sono tinte audaci hanno qualcosa di i-
conico, rispettoso del dna della mai-
son». Any tips? «Il mat, soprattutto il
rosso, è innegabilmente più difficile da
stendere. Ma non da portare. Non è
questione di forma delle labbra e tanto
meno di età, solo di attitude. Di confi-
dence. E le donne ora sono più confi-
dent: attraverso i social media si è at-
tuata una democratizzazione del make-
up: non si ha più “paura” del colore. Il
maquillage è gioia, divertimento. E le i-
spirazioni si trovano o-
vunque: sui red carpet,
sulle passerelle, al cine-
ma». Ed è proprio una
star del grande schermo a
interpretare Rouge Dior:
Natalie Portman indossa
con nonchalance la nuan-
ce “red smile”. Inter-
pretazione perfetta per
un rosso senza com-
promessi. Très Dior.
photo David
Sims. Tutto per
Christian Dior
Parfums.
Extreme Matte
Shades:
montaigne,
superstitious,
visionary e
poison. Satin
Finish: 999
matte, première,
miss e red smile.
Tutto Dior Rouge.
Dior Vernis,
opening night;
Rouge Brilliant,
n. 60; Dior
Contour, n. 47.
Tutto Dior.
0794_VI_1610_BELL_DIOR.indd 222 30/09/16 10:08
giocellin
i.com
LOXI LIFE S VI10_MW201613061.indd 1 23/08/16 12:31
Quattro: tante le collaborazioni tra DiSaronno e i prota-gonisti della moda made in Italy che hanno scandito il progetto “icon”, lanciato nel 2013. Dopo Moschino, Versa-ce e Cavalli, tocca a Etro rivestire la bottiglia dalla silhouette forse più riconoscibile al mondo, attingendo al proprio immaginifico, sensuale, prezioso universo di pat-tern e palette. Ispirata alla collezione Etro A/I 2016-2017, la nuova limited rende omaggio al “paisley”, motivo-si-gnature del marchio di tessili che ha infuso nella moda, nell’home design e nella profumeria la passione per le at-mosfere d’India, per le suggestioni da giardino botanico, per l’uso addictive di fantasie e colori bold - arancio, viola e oro nel caso della bottiglia DiSaronno Wears Etro. Co-me ogni anno, parte del ricavato delle vendite della limi-ted, disponibile a partire da ottobre nei migliori store in-ternazionali, sarà devoluta a Fashion4Development, cha-rity patrocinata dall’Onu e attiva in Africa con progetti di scouting, formazione e inserimento, nella moda e nel tessile.
wears
Etro
DISARONNO
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PUBBLI DI SARONNO D VI10_MW201613378.indd Tutte le pagine
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QUESTO SERVIZIO SONO DI
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Etro Sour
DISARONNO
the cocktail:
29/09/16 15:05
226La vita è un gioco da ragazzi. Unicor-
ni e arcobaleni, adesivi glitter, pirati,
quaderni e stelline. Nella sua camera
da letto alcune lettere appese a un filo
proclamano: “Planet Queen”. E Tavi
Gevinson lo è: icona di stile, musa,
voce di un’intera generazione, di fe-
nomeni. A partire da lei: fashion
pagina web inte-
ramente dedica-
ta al dibattito
politico, difende
i principi e l’ide-
ologia liberale,
alla piccola im-
prenditrice Allie
che smercia braccialetti di gomma, al
collezionista di fossili, undicenne, fino
all’attivista nigeriano di 13 anni. Ma i
più celebri protagonisti della generazio-
ne Z non sono solo scrittori, ci sono an-
che i cantanti: come le Hinds, band spa-
gnola garage indie rock punk di quattro
belle ragazze a cavallo tra i 20 e i 24 an-
ni (questo mese on tour in America).
Generazione di fenomeni dal potere di
spesa elevatissimo, a cui la cosmetica
dedica linee e prodotti specifici: come
la gamma Pep-Start di Clinique, pensa-
ta per giovanissime eroine multitasking
dalla vita frenetica in gran parte giocata
sullo schermo di un device. Da aggiun-
gere a una routine ideata apposta per
loro un moisturizer opacizzante come il
soin alle resine tropicali di Sisley, sebo-
regolatore e astringente, poi un esfo-
liante, un balsamo labbra no gender co-
me i nuovissimi Him/Her Lip Care
Soin Lèvres di Armani, e una matita
labbra con i disegni di Sonia Rykiel per
Lancôme, che ricordano quelli dei dia-
ri. Infine il profumo delle signorine,
Miss Dior, ora in versione ancora più
fiorita, Absolutely Blooming: una es-
senza allegra, piena di colore, con asso-
luta di rosa, peonia
e muschio bianco.
Frutti di bosco,
bacche, melagrana
e ribes nero. «Don’t
grow up, it’s a
trap!», diceva Peter
Pan. E poi in fondo,
chi vuole, davvero,
diventare grande?
Beauty
New
s
This is our youthby Vittoria Filippi Gabardi
Tavi Gevinson è l’ospite più attesa del New Yorker Festival. Voce di una generazione di fenomeni, tra i 15 e i 20 anni, a cui la cosmetica dedica linee e prodotti specifici
In alto, da
sinistra. Totally
Cute Eye Palette
con stickers, di
Too Faced. Miss
Dior Absolutely
Blooming, eau de
000
blogger a 11 anni, fondatrice di “Roo-
kie”, rivista che dirige lei stessa, scrittri-
ce. È smart, una mente che corre velo-
ce, la maniera di parlare, gesticolare è
quella di una consumata diva, di 20 an-
ni. Ora è l’ospite più attesa, e in assolu-
to la più giovane, di tutto il New Yorker
Festival (7-9/10, New York). Senza mac-
chia ma con qualche paura: «Avverto
molta pressione. Se hai successo da pic-
cola, quando cresci la gente si aspetta
che tu faccia davvero il botto! Provo a
non pensarci troppo e a prendere le co-
se giorno per giorno». Prendendole così
è diventata anche un’attrice di teatro; la
sua interpretazione di “This is our
youth” a Broadway ha ricevuto il plau-
so della critica. Ma la schiera di blogger
che superano di poco i dieci anni è fol-
ta: da Libdem, 16 anni, che dalla sua
COOLESTInvisibobble® dedica il suo speciale Pink Heroes Edition alla lotta contro il tumore al seno. Per tutto il mese di ottobre acquistando l’elastico con il charm e il nastro rosa della Breast Cancer Awareness, si sostiene la ricerca.
vogu
e.i
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ezz
a
parfum di Dior.
Him/Her Lipcare
Soin Levres,
di Armani.
Pep-Start,
2-in-1 exfoliating
cleanser,
di Clinique.
Rouge Allure Ink,
libéré, di Chanel.
Soin Hydratant
Matifiant
aux résines
tropicales,
peaux mixtes et
grasses, di Sisley.
Beautiful Color
Bold Liquid
Lipstick,
passionate peach,
di Elizabeth
Arden. Blush
Subtil Cushion,
sorbet rose, Sonia
Rykiel per
Lancôme. Foto
di Phil Poynter,
da “Vogue Italia”,
marzo 2001.
0794_VI_1610_BELL_GIRL.indd 226 29/09/16 14:44
12:09:22_Settembre 12, 2016_Clichè_SEOUL FASHION WEEK S VI 10_MW201614426.pdf
tributeto the WhiteShirt
È il capo che non può davvero mancare nel guardaroba femmi-
nile. L’irrinunciabile elemento capace di mutare in un attimo il
look di ogni donna: romantica, sportiva, di aeree eleganze o di
pratica e versatile mutevolezza, la camicia bianca è «un must
della femminilità di oggi... dotata di mille identità, capace di
infinite modulazioni». Così la definiva il suo più grande archi-
tetto, Gianfranco Ferré. Oggi la camicia bianca è protagonista
di una mostra-omaggio allestita negli spazi rinnovati e arric-
chiti dei Designer Outlet di McArthurGlen a Noventa di Piave,
Serravalle e Barberino. Realizzata da “Vogue Italia”, l’esposi-
zione raccoglie ventiquattro fotografie attentamente seleziona-
te dall’archivio del magazine, e mette in scena la femminilità
contemporanea vista attraverso l’occhio dei grandi fotografi
che con “Vogue Italia” collaborano. Una mostra da non perde-
re, che disegna un universo fashion elegante e atemporale, de-
clinato nelle infinite variazioni di un colore, il bianco, summa
dei sette colori dell’iride. E che stabilisce un ponte artistico con
le immagini della nuova campagna di McArthurGlen, dove
protagonista è, appunto, la camicia bianca.
NOVENTA DESIGNER OUTLET
dall’1 al 13 ottobre
SERRAVALLE DESIGNER OUTLET
dal 14 al 31 ottobre
BARBERINO DESIGNER OUTLET dall’1 novembre
al 31 dicembre
Elegante, versatile,
minimal o percorsa da
ricami. Mutata di forma
e misura, in tessuti
impalpabili oppure algida
e materica scultura.
È la camicia bianca,
protagonista di una mostra
nei Designer Outlet di
McArthurGlen realizzata
da “Vogue Italia” e
raccontata dai suoi
grandi fotografi.
PUBBLI MCARTHUR D VI10_MW201613355.indd Tutte le pagine
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29/09/16 12:13
230C’è un phon che costa 399 euro. Cifra i-
nusuale per un asciugacapelli, ma non
per un gioiello di design (e tecnologia)
come Dyson Supersonic. La sua forma
futuristica non sfigurerebbe nella vetri-
na di un museo di arte contemporanea.
Il motore, per la prima volta inserito nel
manico, è digitale (controlla che la tem-
miliardi di dollari (dati Forbes). E con
l’hairdryer, lanciato lo scorso aprile in
Giappone, sta già facendo grandi nume-
ri. Segno che il contenuto di innovazio-
ne, creatività e follia che il design può
aggiungere a tool di uso comune, ha
sempre riscontri positivi. Lo sa bene
Philippe Starck che, dopo aver rivolu-
Beauty
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s
All around designby Susanna Macchia
Sperimentazioni creative ad alto tasso di bellezza. Tra tecnologia e arte. Ingegneria e cosmesi. Così un phon diventa super-sonico e un profumo è astrazione pura
Dall’alto, in
senso orario.
Peau de Soie,
Peau d’Ailleurs
e Peau de Pierre
di Starck Paris.
Ultra Facial
Cream di Kiehl’s,
limited edition
firmata Seletti,
creata per il 165°
anniversario del
brand. Japonica
Santiago
Huckleberry
di Voluspa è
una candela
fatta a mano in
California con
oli essenziali bio:
sa di mirtillo,
vaniglia e canna
di zucchero. Want
Pink Ginger di
Dsquared2 è un
fiorito orientale
con lo zenzero
rosa come nota
clou. Gucci Guilty
For Her è definito
da un accordo
di geranio,
accostato
a fiore di lillà
e all’ambra.
Blackpepper,
edp di Comme
des Garçons, è
un jus con pepe
del Madagascar,
legno di cedro,
patchouli,
agarwood
e fava tonka.
Asciugacapelli
Dyson
Supersonic.
Foto Richard
Burbridge da
“Vogue Unique”,
marzo 2007.
peratura non superi
mai i 150 gradi) e silen-
ziosissimo: supersonica
è infatti la frequenza
del suono emesso che
quindi non è percepibi-
le dall’orecchio umano.
Dyson, invece, sta per
James Dyson, invento-
re inglese, fondatore
del brand omonimo, il
cui motto è: «Frustra-
tion fuels our inventive
spirit». Nel suo pal-
marès si annovera l’a-
ver eliminato il sac-
chetto dall’a-
spirapol-
vere, in-
venzione
che lo ha
fatto diven-
tare un uo-
mo da 4.9
vogu
e.i
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a
zionato oggetti e spazi di
tutti i tipi, è passato a
quanto di più ineffabile:
il profumo. Dice: «Ho
sempre odiato la mate-
rialità: basta guardare il
mio corpo. Ho passato
tutta la vita a negarne l’esistenza, non
prendendomene cura. È paradossale,
ma il sogno della mia vita era produrre
astrazione. E il profumo è astrazione».
Starck Paris è infatti una collezione di 3
fragranze raffinate e concettuali, senza
riferimenti olfattivi e di genere. Starck
ha ovviamente disegnato anche i flaconi
ma, come precisa, i veri protagonisti so-
no i sillage realizzati da tre nasi d’ecce-
zione: «Dominique Ropion, Daphné
Bugey e Annick Ménardo hanno fatto
parte della mia tribù sentimentale, con-
dividendo la mia visione e intelligenza
creativa. Attraverso la loro personalità e
savoir-faire, le mie parole sono diventa-
te fragranze. Tutto senza dover parlare
di fiori o note olfattive. Solo astrazioni.
Volevo descrivere il profumo di un aste-
roide, della malinconia, della velocità,
dei vuoti cosmici. Sono stato fortunato
che questi 3 nasi volessero entrare in un
nuovo linguaggio senza pregiudizi». Un
mondo di sogno e realtà, di progettazio-
ne e bellezza, di arte e avanguardia. Un
viaggio che può portare, allo stesso
modo, alla creazione di un profumo co-
me di un phon. L’importante è osare.
0794_VI_1610_BELL_ROUND.indd 230 29/09/16 14:49
13:45:15_Settembre 16, 2016_Clichè_QVC S VI10_MW201615140.pdf
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Bonaveri presenta il primo manichino in Dalla canna da zucchero nasce una plastica naturale, da fonte rinnovabile, biodegradabile.I manichini in BPlast® utilizzano vernici al 100% di origine vegetale
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234
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Condotto da Suzy Menkes, International Vogue Editor, l’evento più importante per il leader creativi e commerciali del lusso avrà luogo
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“La Condé Nast International Luxury Conference 2017 esplorerà l’ampio orizzonte del lusso del 21° secolo. Oman è il punto d’incontro di questo commercio globale, offrendo
una prospettiva unica che va dall’India all’Estremo Oriente, dall’Europa all’Arabia.
Muscat, nel Sultanato dell’Oman, rappresenta il punto di convergenza storico delle rotte commerciali internazionali. Dalla sua posizione strategica su tre mari, è ancora
oggi il luogo ideale da cui partire per esplorare le nuove vie della seta.”
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DEDICATED TO WOMEN
VOGUE
OTTOBRE 2016
“WALKING” è un viaggio fotografico insieme alle donne che mi hanno accom-
pagnato in 20 anni di creatività e che sono ancora la mia fonte d’ispirazione. Le
ho ritratte in queste pagine come testimonianza che la vera bellezza non ha tempo.
la storia di copertina è on line su: vogue.it/label/coverstory
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with Peter Lindbergh
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È durante un piacevole breakfast sulla assolata terrazza
dell’hotel Gritti di Venezia, che Peter Lindbergh ci racconta
il suo “WALKING”, un progetto nuovo che ha come risulta-
to questo intero numero di “Vogue Italia”. Un issue speciale,
concepito e costruito quasi come un libro fotografico, con
tutti i presupposti per diventare un collectible. «E l’impegno
è stato proporzionale, in intensità, sforzo e sensazioni», dice
lui sorridendo. È sempre sorridente Peter, e negli anni di co-
noscenza ci è sempre apparso come un uomo soddisfatto,
sereno, intimamente innamorato della vita e del suo lavoro.
Una professione, quella di fotografo, che ha scelto agli inizi
degli anni Settanta, quando a Düsseldorf, per due anni, è as-
sistente di Hans Lux, per poi aprire un suo studio ed entrare
rapidamente a “Stern” affiancando leggende come Helmut
Newton, Guy Bourdin e Hans Feurer. Lindbergh veniva però da
un altro amore artistico, la pittura, a lungo studiata al Col-
lege of Art di Krefeld. «Il mio idolo era, ed è, Van Gogh e a
scuola lo preferivo nettamente agli artisti dell’Accademia
che ci facevano studiare. Non ero molto popolare con gli in-
segnanti...», dice confermando la sua VENA CREATIVA
DA ESPLORATORE. Una attitude che lo aveva portato
negli anni formativi ad amare anche il pensiero concettuale
di un artista come Joseph Kosuth, che rifiutava i formalismi
come meri esercizi di stile. Un pensiero evidentemente rima-
sto nella mente del fotografo tedesco, ormai parigino di
adozione, e che si ritrova nella sua fotografia. Peter è rite-
nuto un innovatore anche per aver introdotto una sorta di
NEW REALISM in fotografia, per aver portato la moda
“on the street” e usato la strada e i suoi movimenti come re-
alistico background per serie fotografiche che hanno fatto
storia. Ed è proprio in questa linea di pensiero che si inseri-
sce “Walking”. Scattato a New York, in quella TIMES
SQUARE che è stereotipo del movimento, del divenire di
ogni giorno, “Walking” è stato costruito in tempi diversi,
come a stigmatizzare quel cogliere l’attimo che è radice del-
la fotografia di reportage. «Times Square è vitale, pulsante,
misteriosa ed eccitante allo stesso tempo», conferma Peter.
«Volevo raccontare una storia “ON THE STREET”. E
mentre spesso nei magazines l’atto di camminare viene raffi-
gurato in modo stereotipato e francamente noioso, qui è per
me il guardare avanti, il pensiero proiettato. Tutto è molto
veloce, incontrollabile, quel che accade stupisce e incurio-
sisce, per certo trasmette gioia». Affabile e tranquillo,
Peter Lindbergh è un consolidato Maestro della fotografia
contemporanea, capace di portare avanti uno stile iconogra-
fico definito e costante, tale da renderlo modello per molti
giovani talenti. Sicuramente affascinati dal suo approccio
umanistico – «Un fotografo di moda dovrebbe con tribuire a
definire un’immagine della donna e dell’uomo contemporanei
nel loro tempo, per riflettere una realtà sociale o umana»,
ha raccontato a Isabel Flower nel numero di maggio 2016 di
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“Artforum”; ma anche sedotti dalla forza spontanea dei suoi ritratti – la core-
ografa e danzatrice Blanca Li, Pina Bausch, Madonna, Keith Richards, Eddie
Redmayne… –, come pure dalla potenza di industrial landscapes che riportano
alla sua giovinezza nel distretto della Ruhr. E infine ammaliati dalla sua vena
di STORYTELLER. Lindbergh è stato infatti una sorta di moderno mene-
strello, il primo capace di raccontare piccole storie con i suoi shooting di
moda, come in un celebre servizio del marzo 1990 per le pagine di “Vogue Ita-
lia”, che vede la modella Helena Christensen e l’attrice Debbie Lee Carrington
interpreti di una sci-fi story. Storie emblematiche, come lo è “Walking”. «La
fotografia è importante. Negli anni, ho scattato milioni di foto per strada, e la
maggior parte delle volte sapevo dove andare, cosa fare. Ecco tutto. Per
“Walking”, ho fatto, credo, ventisettemila scatti…». Ride di gusto. «In un fa-
shion shoot, solitamente, si pensa e si crea una situazione. E si procede. Si
modifica su un piano prestabilito anche se solo mentale. Ma in strada è diverso.
Camminare in casa accade una sola volta. Ho scattato tutto il tempo, quasi come
se mi sentissi rapito dal divenire e non volessi perdere neanche una frazione di
secondo…». La sua fotografia si potrebbe liberamente definire la forma estetica
dell’anima, fatta di scatti dove il soggetto è rappresentato in tutta onestà, sen-
za infingimenti, orpelli e sovraccarichi decorativi; dove il suo occhio di
fotografo cerca la BELLEZZA allo stato puro, naturale, indipendentemente
dall’età e dall’aspetto di chi è ripreso. Insomma, Lindbergh ha offerto nuove
chiavi di bellezza femminile, e in maniera concreta anche. A lui si deve infatti
quella “compagnia” di volti indimenticabili dai nomi di: Linda, Naomi, Christy,
Cindy, Tatjana. La leggendaria cover del “Vogue” British, gennaio 1990, l’ini-
zio del SUPERMODELS MOVEMENT che ha ridefinito l’immagine della
donna moderna. E “Walking” è, intimamente, un omaggio alle donne che hanno
attraversato la sua vita, alcune delle quali ha qui riunito: da Eva (Herzigova)
a Nadja (Auermann), da Karen (Elson) a Milla (Jovovich), fino a Carolyn (Mur-
phy), Adriana (Lima) e Alek (Wek)… «“Walking” è a metà fra questo omaggio e il
CAMMINARE come moto perpetuo della vita», conferma. E continua. «Non
sono più il fotografo che cerca nuove modelle. L’ho fatto quando questo aveva
un senso, perché non mi piacevano i volti che mi proponevano e cercavo qualco-
sa di diverso. Oggi non è più così necessario. I magazine non impongono più un
modello di donna, di classe o di ricchezza smodata. Tutto è decisamente possi-
bile». Per lui di sicuro, visto che è l’unico fotografo che ha scattato il famoso
calendario Pirelli per la terza volta. Dopo il 1996 e il 2002, LE SUE DONNE
saranno i volti del 2017: Uma Thurman, Nicole Kidman, Robin Wright, Penélope
Cruz, Kate Winslet... donne belle, profondamente affascinanti, ma di sicuro
non più così giovani. Ma che importa? A ritrarle è Peter, che nel 2014 in un’in-
tervista dichiarò: «La responsabilità di un fotografo oggi dovrebbe essere
quella di liberare le donne e anche gli uomini dall’ossessione della gioventù e
della perfezione». Più chiaro di così…
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ERRATA CORRIGENel numero 793 del me-
se di settembre, alla pag.
296, la descrizione corret-
ta delle didascalia n. 14 è
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OTTOBRE 2016 N. 794
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