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THE OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY + ENVIRONMENTAL QUARTERLY MAGAZINE VOL.13 - N.3 Jul-Sep 2015 MICROCLIMA E STRESS TERMICO tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare

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Page 1: Vol.13 – N.3

THE OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY + ENVIRONMENTAL QUARTERLY MAGAZINE

VOL.13 - N.3Jul-Sep 2015

MICROCLIMA E STRESS TERMICOtropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare

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DURATION87 hours + private study

PERIODOctober 2015

AIMTo provide the basis for a sound, broad introduction to the fundamentals of occupational health and safety.

INFO• Provide candidates with a solid foundation in health and safety• Understand the key functions of a health and safety practitioner• Identify the occupational hazards in di�erent industries

CONTENTSIGC1: Management of international health & safety

• Foundations in Health & safety• Health & safety management systems

IGC2: Control of international workplace risks

• Workplace hazards & risk control• Transport hazards & risk control• Musculoskeletal hazards & risk control• Work equipment hazards & risk control• Electrical safety• Fire safety• Chemical & biological health hazards & risk control• Physical & psychological health hazards & risk control

IGC3: International Health & Safety practical application

• International health & safety practical application

NEBOSH INTERNATIONAL GENERAL CERTIFICATE IN OCCUPATIONAL HEALTH & SAFETY

INFOTECHNO Srl

Tel. +39 0544 [email protected]

www.techno-hse.com

Page 3: Vol.13 – N.3

04 MICROCLIMA E STRESS TERMICO tropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare

39 PRESS REVIEW In all probability

19 TOP GEAR Shoulder Dolly Moving Strap

40 A ECOMONDO 2015 DEBUTTA GLOBAL WATER EXPO il grande marketplace per l’industria idrica italiana

12 APPALTI DI LAVORI PUBBLICI: OBBLIGO DI PROGETTAZIONE INTEGRATA DEGLI ASPETTI DELLA SICUREZZA SUL LAVORO CSEPlanner

16 MASTER IN DIRITTO PENALE DELLE IMPRESE E DELL’ECONOMIA: PRONTA LA SECONDA EDIZIONE Fondazione Flaminia

35 BOOKSHOP Safeguarding Illustrated Concepts

26 Il TRAINING AUTOGENO dall’ascolto del corpo alla psicoterapia

43 EVENTS CALENDAR I prossimi eventi del settore

44 TECHNO NEWS Le ultime notizie del mondo HSE

20 LA REVISIONE DELLA NORMA ISO 14001 E LE IMPLICAZIONI IN RELAZIONE ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI NON FINANZIARI Techno GRC Management

37 SITEMAP Swedish Work Environment Authority

INTHISISSUEHS+E MAGAZINE

Jul-Sep 2015 / VOL. XIII - N. 3

Registrazione Tribunale di Ravenna n. 1200 del 25/02/2003

OWNER Techno Srl

Via Pirano, 7 - 48122 Ravenna (I) ph. +39 0544 591393

www.hse-mag.com [email protected]

EDITOR IN CHIEF Roberto Nicolucci

EDITING AND GRAPHIC DESIGN Graziela Duarte

[email protected]

CONTRIBUTORS Michela Casadei, Roberto Nicolucci,

Carlo Papale, Angela Proto, Giuseppe Semeraro

HS+E MAGAZINE è pubblicato trimestralmente. Tutti i diritti sono

riservati. Nessuna parte della pubblicazione può essere riprodotta

o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico o meccanico,

inclusa la fotocopia, senza il preventivo consenso scritto dell’Editore. I punti di vista e le opinioni espresse dagli Autori all’interno della rivista non necessariamente coincidono con

quelli del Proprietario, dell’Editore e del Direttore responsabile.

The HS+E MAGAZINE is published quarterly. All rights reserved. No part

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means, electronic or mechanical, including photocopying, without

prior written consent of the publisher. The views and opinions expressed

elsewhere in the magazine are not necessarily those of the owner,

publisher or Editor in Chief.

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Il cosiddetto ambiente termoigrometrico è l’ambiente nel quale l’uomo si trova a vivere o a lavorare, valutato per quanto riguarda le conseguenze che esso comporta sulla

situazione termica dell’individuo.

Si tratta, entro un certo limite, di conseguenze di tipo psicologico, ovvero di una maggiore o minore soddisfazione soggettiva, mentre in condizioni estreme le conseguenze possono essere anche di tipo patologico; da un punto di vista occupazionale, in pratica, negli ambienti cosiddetti “moderati” l’obiettivo è quello del raggiungimento del benessere termo-igrometrico, mentre negli ambienti cosiddetti “severi” (o “estremi”) l’obiettivo è quello del raggiungimento di un adeguato livello di sicurezza dell’individuo.

In ogni caso, ad un ambiente termo-igrometricamente corretto corrisponde sia un’ideale situazione psicologica (confort microclimatico) che un’ottimale situazione per quanto riguarda gli scambi termici che avvengono tra l’organismo e l’ambiente. In condizioni ideali la temperatura del nucleo (organi interni, cervello, ecc.) dell’organismo di un essere umano deve permanere alla temperatura di circa 36,7 ± 0,3 °C; questa situazione viene detta di “omeotermia”.

Da un punto di vista ideale è possibile considerare il sistema termico dell’organismo di un essere vivente come un sistema interessato da flussi di energia che vengono scambiati attraverso la superficie corporea: l’energia viene convenzionalmente considerata entrante quando viene ceduta dall’ambiente e assorbita dal corpo e considerata uscente quando si tratta di energia prodotta all’interno del corpo dalle reazioni metaboliche e ceduta all’ambiente esterno.

L’energia metabolica è in pratica l’energia ottenuta per reazione chimica dei nutrienti con l’ossigeno; una classica reazione è quella della trasformazione del glucosio:

C6

H12

O6 + O

2 → CO

2 + H

2O + M

L’energia ottenibile dagli alimenti si trasforma in energia termica necessaria alla regolazione dell’organismo, in energia elettrica necessaria alla trasmissione degli impulsi nervosi, in energia meccanica spendibile come attività muscolare e in energia chimica utilizzata dall’organismo come riserva energetica.

Il rapporto tra l’energia meccanica spendibile come lavoro verso l’esterno e l’energia necessaria al mantenimento delle funzioni vitali (anche detta attività metabolica basale) e delle attività a riposo è purtroppo assai poco favorevole poiché, a seconda del tipo di attività, una percentuale variabile tra l’ 80 ed il 95% dell’energia metabolica viene sprecata in calore e quindi solo una percentuale molto ridotta è realmente disponibile come lavoro meccanico.

Il calore non sfruttato meccanicamente tende a far lievitare la temperatura corporea oltre il punto di omeotermia; il calore in eccesso viene smaltito (almeno entro certi limiti) attraverso vari meccanismi di termoregolazione dell’organismo.

La pelle è sensibile a diverse forme di sollecitazione tattile, tra le quali anche la sensazione termica: per ogni centimetro quadrato di pelle si trovano circa 130 recettori; i termo-recettori sono sensibili sia alla temperatura in valore assoluto che alla sua variazione. Al variare della temperatura esterna i recettori inviano al cervello appositi segnali che vengono poi sfruttati per attivare i meccanismi di termoregolazione a seconda dell’impulso ricevuto; i tipi di termoregolazione messi in atto per adattare l’organismo ad una sollecitazione di raffreddamento o riscaldamento proveniente dall’ambiente esterno sono fondamentalmente di tipo vasomotorio e comportamentale.

La termoregolazione vasomotoria riguarda i capillari periferici; in estrema sintesi, in caso di ambienti freddi la vasocostrizione limita l’afflusso di sangue alla periferia limitando, di conseguenza, lo scambio termico; nel caso in cui questo meccanismo non si riveli sufficiente si attiva un meccanismo comportamentale che si manifesta con la

MICROCLIMA E STRESS TERMICOtropico e artico sono molto piu’ vicini di quanto possa sembrare

Roberto Nicolucci

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comparsa dei brividi: si tratta dell’attivazione di muscoli avente lo scopo di incrementare la produzione di energia interna all’organismo. Negli ambienti caldi, viceversa, la vasodilatazione determina un afflusso di sangue maggiore verso la periferia, consentendo un maggiore scambio termico attraverso la superficie della pelle tramite i meccanismi di traspirazione e sudorazione che permettono l’eliminazione del calore latente di evaporazione e del calore sensibile.

Lo smaltimento del calore in eccesso può però avvenire in modo ottimale solamente se le condizioni esterne lo permettono; nei casi di elevata temperatura dell’aria, elevata umidità, aria ferma, calore radiante, ecc. ciò non è sempre possibile e, in questo caso, la temperatura corporea può salire pericolosamente e condurre ad una situazione di ipertermia con esiti anche letali; viceversa, negli ambienti freddi, qualora i meccanismi attivati dall’organismo non siano sufficienti a mantenere una situazione di omeotermia, si può giungere a situazioni di ipotermia con i medesimi esiti. In questo caso, è molto difficile che l’organismo sia in grado di compensare autonomamente il raffreddamento esterno al fine di mantenere le funzioni vitali; è quindi necessario ricorrere ad un isolamento aggiuntivo indossando idoneo abbigliamento in modo da limitare il calore dissipato attraverso la superficie corporea.

Gli scambi termici tra l’organismo e l’ambiente esterno che avvengono attraverso la pelle, vengono calcolati in base alla superficie corporea secondo la relazione di Du Bois; ad esempio, un uomo dell’altezza di 180 cm e del peso di 70 kg ha una superficie corporea approssimativamente pari a 1,80 m2.

È possibile scrivere un’equazione che rappresenta il bilancio termico dell’organismo umano riferita all’unità di tempo

e di superficie corporea - quindi esprimibile in termini di potenza (W) - nel modo seguente:

M + W + C + R + K + Cres

+ Eres

+ E = S

DOVE

M potenza prodotta dai processi metabolici;

W potenza meccanica dissipata per attività lavorativa;

C potenza termica scambiata per convezione con l’aria ambiente;

Rpotenza termica scambiata per irraggiamento con i corpi presenti in ambiente;

Kpotenza termica scambiata per conduzione nei confronti dei corpi solidi con cui l’organismo viene a contatto;

Cres variazione di temperatura dell’aria respirata;

Eres potenza termica scambiata per evaporazione nella respirazione;

E potenza termica scambiata per evaporazione nella traspirazione della cute;

Spotenza termica accumulata o dissipata dall’organismo qualora i flussi in entrata e uscita non si compensino.

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Microclima e stress termico

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Cres RESPIRAZIONE

R IRRAGGIAMENTO

C CONVEZIONE

E EVAPORAZIONE

W LAVORO

CONDUZIONE K

NUCLEO

DISPENDIO METABOLICO

EVAPORAZIONE PERRESPIRAZIONE Eres

FLUSSI ENTRANTI E USCENTI DAL CORPO UMANO

Negli ambienti industriali il termine (K + Cres + E res) si può considerare trascurabile rispetto agli altri.

Considerando, come detto, positivi i flussi energetici entranti e negativi i flussi energetici uscenti, quando la sommatoria al primo membro dell’equazione è nulla, si è in condizioni di equilibrio termico (omeotermia), se è positiva si ha una tendenza al surriscaldamento corporeo, se è negativa, viceversa, si ha una tendenza al raffreddamento.

La valutazione del dispendio metabolico dell’organismo può essere effettuata per via diretta tramite misurazione del consumo d’ossigeno; si tratta di una procedura complessa ed in pratica riservata alla ricerca sperimentale in laboratorio. Per applicazioni pratiche, il dispendio metabolico di qualsiasi attività lavorativa può essere effettuato mediante confronto con dati di letteratura riferiti ad attività standard (sia lavorative che extra-lavorative).

Si tratta in questo caso di dati di origine sperimentale reperibili in letteratura, dove il dispendio metabolico corrispondente ad un certo numero di attività umane tipiche è espresso in un’unità di misura incoerente, introdotta per la prima volta nel 1941 da Gagge, Burton e Bazett, detta “met” (dove 1 met = 50 Kcal/h m2 = 58,2 W/m2), in pratica corrispondente al dispendio metabolico di una persona seduta e rilassata.

Storicamente è sempre stata data maggiore importanza al problema dell’ipotermia rispetto a quello dell’ipertermia, ma negli ultimi anni numerosi studi hanno evidenziato la pari importanza di questa seconda problematica; uno studio del Centers for Desease Control and Prevention (CDC) indica per il periodo 1973-2003 un numero di 8015 vittime nei soli Stati Uniti causato da ipertermia: un numero di vittime superiore a quello causato dal complesso di tutte le calamità naturali (inondazioni, uragani, fulminazione atmosferica, terremoti, ecc.) nel medesimo periodo di riferimento.

Gli effetti del calore sull’organismo possono variare da un semplice disconfort alla compromissione dei parametri vitali. La prima conseguenza di un forte stress termico è - ancor prima dell’insorgenza di altre patologie - rappresentata da una riduzione della capacità lavorativa, da una perdita di concentrazione e, in generale, da un aumentato rischio di incidenti.

Il primo stadio dell’ipertermia è rappresentato dal cosiddetto “stress o esaurimento da calore”: i principali sintomi sono costituiti da uno stato confusionale, malessere diffuso, cefalea, crampi muscolari e spesso nausea o vomito. Secondo alcuni Autori, tra i sintomi di uno stress termico pronunciato può essere considerato il permanere - quando il soggetto compie una normale attività lavorativa - di un ritmo cardiaco elevato (il cui valore critico è stimabile in un numero di battiti al minuto ottenibile sottraendo a 180 l’età del soggetto) seguito da un periodo caratterizzato da una frequenza cardiaca ancora superiore a 110 battiti dopo un minuto di riposo; in questa fase l’individuo suda copiosamente per dissipare il calore corporeo in eccesso.

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Se a seguito della sudorazione, cioè dell’attivazione del meccanismo di termoregolazione dell’organismo, non si ha un continuo reintegro dei liquidi persi, la capacità di raffreddamento dell’organismo diminuisce drasticamente. Se l’esposizione al calore prosegue - condizione a volte favorita dallo stato confusionale in cui versa la vittima - la temperatura corporea interna può raggiungere facilmente i 39÷40 °C e si ha il “colpo di calore” vero e proprio, cioè l’ipertermia conclamata. Una temperatura corporea sopra i 40 °C mette a rischio la vita della vittima; a 41 °C il cervello inizia a subire danni e inizia il processo di morte cerebrale; a 45 °C il decesso risulta altamente probabile in tempi molto brevi; temperature interne oltre i 50 °C causano rigidità muscolare e decesso immediato.

I rischi di tipo sanitario correlati all’alta temperatura dell’ambiente risultano incrementati dalla presenza dei seguenti fattori:

`elevata umidità; `assenza di vento; `mancato impiego di vestiario protettivo contro

l’irraggiamento solare; `vestiario non traspirante; `mancanza di acclimatazione; `attività fisica gravosa; `forte calore di irraggiamento sia naturale (solare) che

artificiale (superfici ad alta temperatura).Le persone maggiormente esposte a rischio in caso di alta temperatura ambientale sono le persone che si trovano nelle seguenti condizioni psico-fisiche:

` sovrappeso; ` presenza di patologie cardio-circolatorie; ` mancanza di acclimatazione;

` accentuata disidratazione (dovuta ad assunzione di alcolici o ad imperfetto equilibrio elettrolitico anche dovuto all’assunzione di farmaci specifici).

Per quanto riguarda gli effetti sanitari correlati ad un’esposizione a basse temperature, le patologie possono essere di diversa natura e gravità e vanno dai danni reversibili o irreversibili localizzati fino alla compromissione dei parametri vitali: in questi casi si parla, rispettivamente, di congelamento e assideramento.

Il congelamento è una lesione locale che interessa una o più parti del corpo in seguito all’azione del freddo sulla pelle e sui tessuti sottostanti. Tale evento si manifesta quando la temperatura dell’ambiente scende sotto i 0°C e la temperatura delle parti più esposte del corpo (naso, orecchie, dita delle mani e dei piedi) si abbassa di conseguenza.

I principali sintomi del congelamento sono costituiti da forte dolore alle parti colpite, intorpidimento e comparsa di un colorito biancastro.

Si possono distinguere, a seconda della gravità, congelamenti di I, II, III e IV grado:

` •il congelamento di I grado si manifesta con un iniziale intorpidimento e formicolio soprattutto alle estremità delle articolazioni; si tratta di un classico meccanismo di autodifesa messo in atto dall’organismo che, in questo modo, provoca una vasocostrizione al fine di evitare inutili dispersioni del calore e limitare i danni ai tessuti. Può trattarsi di una situazione reversibile, risolvibile permanendo per un periodo sufficientemente lungo in un ambiente più caldo;

` il congelamento di II grado è caratterizzato dalla formazione di bolle e, in questo caso, l’edema spesso raggiunge gli strati dell’epidermide o il derma;

` il congelamento di III grado si riscontra in genere

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Microclima e stress termico

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Posa e saldatura di una pipeline in condizioni climatiche di freddo estremo

Fonte: www.mavoil.com

per esposizioni prolungate a temperature molto al di sotto di 0°C; in questo caso si instaura facilmente un processo infiammatorio e si giunge a necrosi delle parti colpite;

` •il congelamento di IV grado si verifica quando le zone congelate vanno in cancrena; nell’area necrotizzata si possono facilmente impiantare batteri in grado di portare il tessuto colpito in putrefazione; se l’arto non viene amputato insorge il rischio di setticemia cioè di una infezione batterica generalizzata a livello del sangue.

L’assideramento (o ipotermia propriamente detta) è una condizione clinica in cui la temperatura interna del corpo scende al di sotto del suo valore normale al punto da ostacolare i normali processi metabolici; secondo diversi Autori, si può già parlare di ipotermia quando la temperatura del nucleo scende al di sotto dei 35 °C; scendendo al di sotto dei 32 °C le condizioni metaboliche diventano critiche e, se non si interviene per rialzare la temperatura, l’esito può evolvere fatalmente. Una temperatura interna dell’organismo inferiore a 27 °C è quasi sempre letale in tempi brevi, sebbene in letteratura medica siano riferiti casi di individui (in genere si tratta di bambini, raramente di adulti) sopravvissuti a temperature corporee di 14 °C.

I principali sintomi dell’assideramento sono costituiti da brividi, intorpidimento, difficoltà di parola e di coordinamento dei movimenti, apatia progressiva, colore della cute bianca o bluastra alle estremità.

Le persone maggiormente esposte a patologie da bassa temperatura sono le persone che si trovano nelle seguenti condizioni psico-fisiche:

` •presenza di patologie cardio-circolatorie; ` •pregresse patologie da congelamento; ` •mancanza di acclimatazione; ` •vasodilatazione dovuta ad assunzione di alcolici o

farmaci specifici.

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Saldatura di una pipeline in condizioni climatiche di caldo estremo

Fonte: Svetsaren – ESAB

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Nel caso di ambienti termici moderati, per la valutazione del confort ci si affida a diversi tipi di indice, tra i quali quelli cosiddetti “Temperatura Effettiva”, “Nuova Temperatura Effettiva”, “Temperatura Operativa” o gli indici ideati da Ole Fanger negli anni Settanta: il PMV (Predicted Mean Vote) e il PPD (Predicted Percentage of Dissatisfied).

La trattazione teorica che sta dietro a molti di questi indici è relativamente lunga e complessa e di scarso interesse pratico, in quanto si tratta, in prevalenza, di indici mirati a consentire una corretta regolazione dei parametri di benessere microclimatico in ambiente chiuso (temperatura dell’aria, velocità relativa dell’aria, temperatura media radiante, umidità relativa dell’aria), ovvero in pratica a consentire il corretto dimensionamento e la corretta regolazione degli impianti HVAC piuttosto che a fornire indicazioni operative in ambito lavorativo.

Un breve cenno meritano però gli indici di Fanger, poiché si basano sul concetto di soddisfazione soggettiva derivante dall’analisi dei dati derivanti da un indagine svolta originariamente su un campione di 1600 persone; il PMV esprime il voto che una persona darebbe all’ambiente in cui si trova al variare dei parametri fisici, mentre il PPD esprime la percentuale di persone insoddisfatte in un determinato ambiente termico. Non si tratta evidentemente di dati assoluti, anche stante la differenza di soddisfazione tra i sessi (a parità di parametri ambientali, l’insoddisfazione - sia nei confronti del caldo che del freddo - da parte delle donne è maggiore rispetto agli uomini), razze ed età diverse; si tratta, comunque, di indici che forniscono un’indicazione corretta (ovvero di soddisfazione) nei riguardi di un’elevatissima percentuale di persone.

Nei casi di microclima termicamente moderato è comunque quasi sempre sufficiente intervenire sul vestiario e, eventualmente, sulla ventilazione naturale per ottenere ambienti di lavoro sufficientemente confortevoli.

Parzialmente diverso è il discorso relativo alla valutazione del microclima termico in condizioni di caldo e freddo estremo, dove l’obiettivo non è solamente quello di garantire un elevato confort soggettivo, ma anche quello di garantire

il mantenimento della condizione di omeotermia e quindi salvaguardare le funzioni vitali dell’organismo. In questo caso, pur venendo comunque utilizzati indici valutativi derivanti dalla applicazione di modelli matematici complessi, i risultati opportunamente tabulati risultano di facile utilizzo per il lavoratore o per chi sovraintende ad attività operative, consentendo così di adattare il comportamento alla situazione termica oggettiva, ottenendo vantaggi immediati in termini sia di confort che di sicurezza.

Storicamente, i primi tentativi di escogitare un modello che tenesse in considerazione non solo la temperatura dell’aria ma anche altri fattori, nei confronti dei quali l’organismo umano si mostra sensibile, furono condotti nell’ambito dei climi freddi estremi, cercando di inglobare nel cosiddetto “Wind Chill Index” (WCI) l’effetto raffreddante generato dal vento; successivamente furono studiati modelli che nei climi caldi tenessero in considerazione l’effetto peggiorativo rappresentato dall’umidità dell’aria.

Le prime formule per il calcolo di una temperatura apparente in climi di freddo estremo furono messe a punto probabilmente da Paul Allman Siple e da Charles Passel mentre erano impegnati in alcuni programmi di ricerca in Antartide verso la fine degli anni Trenta del Novecento. Formule e tabulazioni di utilizzo pratico furono poi elaborate durante gli anni Settanta negli Stati Uniti e in Canada e costituiscono la base di quelle attualmente proposte da ACGIH e da varie altre organizzazioni governative e indipendenti.

Più recentemente, altri ricercatori tra i quali Robert Steadman e Laurence Kalkstein hanno cercato di mettere a punto modelli che fossero validi per ambienti “estremi” sia caldi che freddi. Sono allo studio anche indici che tengano conto di altri aspetti peggiorativi quali l’esposizione agli spruzzi d’acqua, una “correzione” che in ambito lavorativo potrebbe risultare di particolare utilità soprattutto per chi opera a bordo di mezzi navali e impianti offshore, ma anche a terra in caso di pioggia.

ROBERTO NICOLUCCI, Ingegnere esperto di sicurezza industriale, è presidente di Techno srl.

Continua nel prossimo numero.

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Microclima e stress termico

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Giuseppe Semeraro

APPALTI DI LAVORI PUBBLICIobbligo di progettazione integrata degli aspetti della sicurezza sul lavoro

Nell’ambito di applicazione del codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 81/2008), con riferimento agli appalti di lavori, sul Responsabile del procedimento (RUP) gravano tutti gli obblighi del committente, in quanto assume ex lege il ruolo di Responsabile dei lavori (RL).

Particolare rilevo riveste il ruolo che il RUP riferito agli aspetti di tutela della salute e della sicurezza delle maestranze nell’esecuzione dei lavori.

Il D.Lgs. 81/2008, all’art. 90 (obblighi del committente o del responsabile dei lavori), comma 1 sancisce a riguardo il dovere che costituisce il maggior riferimento legislativo sull’integrazione del progetto degli aspetti riguardanti la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei o mobili:

Il committente o il responsabile dei lavori, nelle fasi di progettazione dell’opera, si attiene ai principi e alle misure generali di tutela di cui all’articolo 15, in particolare:

a) al momento delle scelte architettoniche, tecniche ed organizzative, onde pianificare i vari lavori o fasi di lavoro che si svolgeranno simultaneamente o successivamente;

b) all’atto della previsione della durata di realizzazione di questi vari lavori o fasi di lavoro.

Dove, per scelte progettuali (architettoniche e tecniche) ed organizzative il punto p.to 1.1.1, lettera a), allegato XV, del D.Lgs. 81/2008 intende:

insieme di scelte effettuate in fase di progettazione dal progettista dell’opera in collaborazione con il coordinatore per la progettazione, al fine di garantire l’eliminazione o la riduzione al minimo dei rischi di lavoro. Le scelte progettuali sono effettuate nel campo delle tecniche costruttive, dei materiali da impiegare e delle tecnologie da adottare; le scelte organizzative sono effettuate nel campo della pianificazione temporale e spaziale dei lavori.

Nell’ambito, poi, della legislazione in materia di contratti pubblici, all’articolo 15, commi 9 e 11, del DPR 207/2010, si specifica ulteriormente e in maniera ancora più chiara il coinvolgimento del progettista nelle tematiche antinfortunistiche durante l’esecuzione dei lavori, poiché è stabilito che:

I progetti devono essere redatti secondo criteri diretti a salvaguardare i lavoratori nella fase di costruzione e in quella di esercizio, gli utenti nella fase di esercizio e nonché la popolazione delle zone interessate dai fattori di rischio per la sicurezza e la salute;

Gli elaborati progettuali prevedono misure atte ad evitare effetti negativi sull’ambiente, sul paesaggio

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e sul patrimonio storico, artistico ed archeologico in relazione all’attività di cantiere ed a tal fine comprendono:

a) uno studio della viabilità di accesso ai cantieri, ed eventualmente la progettazione di quella provvisoria, in modo che siano contenuti l’interferenza con il traffico locale ed il pericolo per le persone e l’ambiente;

b) l’indicazione degli accorgimenti atti ad evitare inquinamenti del suolo, acustici, idrici ed atmosferici;

c) la localizzazione delle cave eventualmente necessarie e la valutazione sia del tipo e quantità di materiali da prelevare, sia delle esigenze di eventuale ripristino ambientale finale.”

Dunque, la “questione” relativa agli aspetti di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei cantieri temporanei o mobili non è di esclusiva competenza del coordinatore per la progettazione, il quale comunque è chiamato al compito più gravoso di attestazione della eseguibilità dei lavori così come sono stati progettati in condizioni di sicurezza accettabile (ciò mediante la redazione del piano di sicurezza e coordinamento), ma è anche oggetto di premura da parte del progettista. Costui è chiamato ad effettuare le scelte progettuali e direttamente incide sulla qualità, entità e quantità dei rischi di cantiere. Per tale motivo, la sua azione, se coerente con le norme appena richiamate, deve essere irata all’eliminazione o di ridurre al minimo dei rischi di esecuzione dell’opera alla fonte, cioè mediante oculate scelte progettuali.

Garante di tutto ciò è il RUP, il quale governa direttamente o indirettamente anche la fase di verifica del progetto, incluso il piano di sicurezza e coordinamento (PSC).

Tale verifica non implica soltanto controllare che il PSC contempli i contenuti minimi stabiliti dalla legge ovvero la conformità al modello semplificato o standardizzato del piano di sicurezza e coordinamento di cui al D.I. 9 settembre 2014, ma che i contenuti stessi consentono di presumere

il raggiungimento del risultato fondamentalmente atteso dalla legge: la realizzabilità dell’opera o dei lavori in sicurezza. Questa verifica va condotta non tanto sulla forma, ma accertando la previsione di specifiche misure (prescrizione) di metodi di lavoro sicuro.

Il Responsabile unico del procedimento è una figura nominata dalle stazioni appaltanti alla quale sono attribuite specifiche funzioni sia nella fase di progettazione e di affidamento, che nella fase dell’esecuzione dell’appalto medesimo.

Ai sensi dell’articolo 10 comma 2 del DPR 207/2010, il RUP assume “ex lege” il ruolo di Responsabile dei lavori, di cui all’art. 89 c. 1 lett. c) del D.Lgs. 81/2008.

IL RUOLO DEL RUP

IL RUP COINCIDE EX LEGE CON IL RL

Responsabile unico

procedimento

Responsabile dei lavori

Il RUP adempiere a tutti gli obblighi che il testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro pone in capo al committente - cioè quelli di cui agli articoli 90, 93, comma 2, 99, comma 1, 100, comma 6-bis), e 101, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 -, con alcune limitazioni dovute a particolari procedure dettate dal regolamento del codice dei contratti pubblici, quali:

` relativamente alla designazione dei coordinatori per la sicurezza, il RUP si limita a chiede la nomina del coordinatore per la progettazione e del coordinatore per l’esecuzione dei lavori e vigila sulla loro attività;

` relativamente al rispetto del pagamento dei costi della sicurezza senza alcun ribasso nel subappalto, egli provvede, sentito il direttore dei lavori e il coordinatore per l’esecuzione, a verificare che l’esecutore corrisponda gli oneri della sicurezza, relativi alle prestazioni affidate in subappalto, alle imprese subappaltatrici senza alcun ribasso;

COMPITI DEL RUP NELLA QUALITÀ DI RL

jul-sep 2015 HS+E Magazine 13

Page 14: Vol.13 – N.3

PROGETTO SICUREZZA CANTIERI Oggi conforme ai NUOVI MODELLI

SEMPLIFICATI DI SICUREZZA (D.I. 9/9/14)

Con l’emanazione del D.I. 9 /09/2014 sono stati individuati i modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza (POS), del piano di sicurezza e di coordinamento (PSC) e del fascicolo dell’opera (FO) nonché del piano di sicurezza sostitutivo (PSS).

La suite Progetto Sicurezza Cantieri nasce per implementare i modelli semplificati nella maniera più fedele possibile, senza sottovalutare l’obiettivo di qualità dei piani.

Suddivisa in moduli consente rispettivamente la redazione del PSC e del FO (modulo PSC) e del POS e del PSS (modulo POS). Per la redazione dei vari documenti l’utente è coadiuvato da ricchissimi archivi (banca dati fattori di rischio per fase lavorativa, banca dati di “blocchi CAD”, prezzari) frutto dell’autorevole esperienzadell’Ing. Giuseppe Semeraro.

Per ulteriori informazioni contatta il servizio clienti: tel. 0633245271 - mail: [email protected]

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D.Lgs. 81/2008, articolo 1000 – Contenuti del piano di sicurezza e coordinamento, comma 1:

Il piano è costituito da una relazione tecnica e prescrizioni correlate alla complessità dell’opera da realizzare ed alle eventuali fasi critiche del processo di costruzione, atte a prevenire o ridurre i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i rischi particolari di cui all’allegato XI, con specifico riferimento ai rischi derivanti dal possibile rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri interessati da attività di scavo, nonché la stima dei costi di cui al punto 4 dell’allegato XV. Il piano di sicurezza e coordinamento (PSC) è corredato da tavole esplicative di progetto, relative agli aspetti della sicurezza, comprendenti almeno una planimetria sull’organizzazione del cantiere e, ove la particolarità dell’opera lo richieda, una tavola tecnica sugli scavi. I contenuti minimi del piano di sicurezza e di coordinamento e l’indicazione della stima dei costi della sicurezza sono definiti all’allegato XV.

COMPITI DEL RUP NELLA QUALITÀ DI RL

` relativamente alle proposte di sospensione delle lavorazioni in violazione delle norme di sicurezza da parte del coordinatore per la sicurezza, egli trasmette agli organi competenti della amministrazione aggiudicatrice sentito il direttore dei lavori, la proposta del coordinatore per l’esecuzione dei lavori di sospensione, allontanamento dell’esecutore o dei subappaltatori o dei lavoratori autonomi dal cantiere o di risoluzione del contratto.

La verifica del progetto è l’attività propedeutica all’approvazione del progetto posto a base di gara ovvero riguardante il progetto esecutivo redatto dal contraente, disposta dalla pubblica amministrazione e finalizzata alla verifica della coerenza interna e della coerenza esterna.

VERIFICA DEL PROGETTO E DEL PSC

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AVVOCATO, PERCHÉ UN MASTER IN DIRITTO PENALE DELL’IMPRESA E DELL’ECONOMIA?

Si pensa che il diritto penale rappresenti un settore ristretto, che interessa solo l’avvocato nel momento in cui vene contestata un’accusa dall’autorità giudiziaria.

Non è così. Il diritto penale interessa l’impresa a partire dal momento in cui al mattino apre i battenti ed inizia la propria attività. Bisogna infatti conoscere quali siano le conseguenza sanzionatorie di determinati comportamenti, per evitare di porre in essere tali condotte: al fine di evitare di incorrere nella commissione, ad esempio, di un reato societario o nella applicazione di sanzioni in materia di infortuni sul lavoro, è necessario saper analizzare la normativa societaria, quella sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, quella ambientale, ecc., nella prospettiva di prevenire fatti che costituiscano reato. Il master è nato proprio con la finalità di formare professionalità in grado di risolvere i problemi concreti che si presentano in ambito imprenditoriale ed evitare che le aziende incorrano in responsabilità amministrative e penali.

Michela Casadei

Si è appena concluso a Ravenna il master in Diritto

penale dell’impresa e dell’economia, organizzato

dal Dipartimento di scienze Giuridiche, in

collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Ravenna e

con Confindustria Ravenna.

A parlarne è Désirée Fondaroli, ordinario

di diritto penale dell’Università di Bologna,

membro del Consiglio scientifico del master.

MASTER IN DIRITTO PENALE DELLE IMPRESE E DELL’ECONOMIA

pronta la seconda edizione

16 HS+E Magazine jul-sep 2015

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COSA LO DIFFERENZIA DAGLI ALTRI MASTER SULLO STESSO ARGOMENTO?

Esistono altri due master in diritto penale dell’impresa, entrambi presso università private: Milano e Roma. Nessuno di essi, tuttavia, può vantare lo stretto collegamento con le imprese che hanno supportato il corso a Ravenna.La peculiarità del master consiste infatti, oltre che nella interdisciplinarietà dell’approccio di studio, nelle testimonianze di manager e dirigenti d’impresa offerte nelle sedi delle rispettive società che hanno consentito agli iscritti di conoscere la realtà dinamica delle strutture operative della realtà imprenditoriale italiana: come e dove si lavora, come sono organizzate le società, quali controlli predispongono. Tali testimonianze hanno altresì permesso alle società di conoscere direttamente gli iscritti e le attività formative del corso, beneficiando di un inedito bacino cui attingere per il reclutamento di risorse con esperienze giuridiche particolarmente qualificate.

Il percorso didattico basato su diversi casi pratici sviluppati in aula da avvocati e funzionari aziendali è inoltre una caratteristica non scontata che assicura una pronta capacità di soluzione delle questioni giuridiche. L’esperienza dello stage in azienda ha consentito di accorciare le distanze tra preparazione scientifica e applicazione pratica ed è stata possibile sempre grazie alla disponibilità di molte imprese del territorio.

QUALI I PRINCIPALI AMBITI TRATTATI?

Oltre a quello citato della sicurezza e della tutela ambientale, particolare interesse hanno riscosso gli approfondimenti relativi alla responsabilità ‘da reato’ delle società ai sensi del d.lgs. n. 231/2001: quali sono i fatti di dirigenti e subordinati che determinano la responsabilità della società; quali caratteristiche debba avere il Modello

di organizzazione perché la società possa essere ritenuta esente da responsabilità; quali procedure l’azienda debba adottare e secondo quale metodologia debba seguire nel predisporre i protocolli; quali peculiarità, funzione e attività di verifica debba svolgere l’Organismo di Vigilanza; come prevenire la commissione dei reati che determinano sanzioni patrimoniali elevate, oltre al sequestro e alla confisca dei beni societari.

Un ulteriore settore di grande interesse è quello attinente ai profili tributari: se e quando si configuri la responsabilità degli amministratori per omesso versamento delle ritenute o dell’IVA; quali fatti possano costituire auto riciclaggio; i limiti di punibilità del transfer pricing.

Le strategie di contrasto alla corruzione, oggetto di costante evoluzione normativa, impongono alle società di adottare strumenti di controllo idonei a verificare i flussi finanziari e le voci di spesa. Ciò incide naturalmente anche sulla redazione dei bilanci societari e comporta la necessità di razionalizzazione delle procedure aziendali e una rivisitazione della corporate governance.

La tutela del marchio e della genuinità dei prodotti, nei profili civilistici e penalistici, è oggetto di un modulo specifico: come proteggere i propri marchi e garantire la genuinità del prodotto; come cautelarsi dai rischi di contraffazione e messa in commercio di prodotti contraffatti.

CI SARÀ UNA SECONDA EDIZIONE?

Visto il successo della prima, il master verrà riproposto: il nuovo bando sarà pubblicato a breve e consentirà le iscrizioni sino a inizio dicembre.

Info su www.masterpenaleimpresa.it.

jul-sep 2015 HS+E Magazine 17

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Questo dispositivo di ausilio alla movimentazione manuale permette ad una coppia di lavorartori di movimentare oggetti ingombranti, pesanti e di difficile presa, eliminando i sovraccarichi al sistema dorso-lombare (ed i relativi limiti imposti dalla buona pratica) tipici della movimentazione manuale dei carichi.

Il dispositivo è costituito da una imbracatura che trasferisce completamente il carico sulle spalle in modo ergonomico garantendo il sollevamento di carichi fino a 360 kg; il carico è trasferito totalmente sulle gambe, scaricando completamente le braccia in modo tale da evitare sovraccarichi indesiderati sulla colonna vertebrale.

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LA REVISIONE DELLA NORMA ISO 14001

Carlo Papale

Il numero di aziende che forniscono informazioni sugli aspetti sociali, ambientali e di sostenibilità delle loro attività è in continua crescita. Gli strumenti di comunicazione più diffusi sono di solito il Rapporto sulla Sostenibilità o Rapporti sulla CSR (Corporate Social Responsibility). Sebbene esistano già diversi modelli o linee-guida per la redazione di tali documenti, e in alcuni paesi siano stati già introdotti obblighi in tal senso, la loro adozione è ancora opzionale.

Oggi, circa 2.500 grandi aziende nella UE informano regolarmente sulle prestazioni ambientali e sociali, il che equivale a meno del 10% delle grandi aziende nella UE.

La nuova direttiva 2014/95/UE modifica la Direttiva 2013/34/EU sui bilanci d’esercizio e relative relazioni: le imprese con più di 500 dipendenti che costituiscono enti di interesse pubblico saranno tenute ad includere nella “relazione sulla

gestione” una dichiarazione di carattere non finanziario che illustri il modello aziendale adottato ed elementi legati alla gestione ambientale, sociale, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva. Le informazioni riguarderanno non solo le politiche adottate su ciascun aspetto, ma anche le azioni di due diligence intraprese, i risultati conseguiti, i principali rischi connessi a tali aspetti legati alle attività dell’impresa e gli indicatori fondamentali di prestazione di carattere non finanziario pertinenti per l’attività specifica dell’impresa.

Tale direttiva, che si applicherà a partire dai bilanci 2017, rappresenta un passo in avanti verso l’adozione di sistemi di reporting non finanziari ed un ulteriore impulso verso l’adozione di modelli organizzativi orientati alla compliance ed al risk management che consentano di integrare i dati e rendicontare le prestazioni conseguite.

There is an increasing trend for companies to produce information on social, environmental and sustainable aspects of their operations. The disclosure of such non-financial information usually takes place through Sustainability or Corporate Social Responsibility reports. Although guidelines exist for the production of such reporting, and legal requirements can be found in some UE countries, their use is often optional.Today, around 2.500 large EU companies disclose environmental and social information regularly, which is less than 10% of the EU large companies.

The new Directive 2014/95/EU amends Directive 2013/34/EU on the annual

financial statements and related reports : large companies with more than 500 employees will be required to disclose in their management report relevant and material information on policies, outcomes and risks, including due diligence that they implement, and relevant non-financial key performance indicators concerning environmental aspects, social and employee-related matters, respect for human rights, anti-corruption and bribery issues, and diversity on the boards of directors.

New requirements will be effective starting with financial year 2017: companies will have significant time to adapt their reporting systems and their compliance and risk management systems.

e le implicazioni in relazione alla valutazione dei rischi non finanziari

ABSTRACT

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LA SITUAZIONE DI PARTENZA

La situazione attuale negli Stati Membri UE è alquanto disomogenea per quanto attiene all’obbligo di rivelare informazioni di natura non-finanziaria nei bilanci delle società. Solo pochi Stati hanno già introdotto tali obblighi per determinate tipologie di aziende: ad es. il Regno Unito nel 2006 (modificata nel 2013 con lo Strategic Report and Directors’ Report_Regulations 2013), la Svezia nel 2007, la Spagna e la Danimarca nel 2011, la Francia nel 2012.

In Italia non sussiste ancora un obbligo specifico, fatto salvo i richiami, molto generici, contenuti nella Direttiva 2013/34/EU sui bilanci d’esercizio (che verrà recepita nel corso del 2015), laddove, nell’art.19, si parla dei contenuti della “relazione sulla gestione” che deve riportare “i fondamentali indicatori di risultato finanziari sia, se del caso, quelli non finanziari pertinenti per l’attività specifica dell’impresa, comprese le informazioni attinenti all’ambiente e al personale”.

OBIETTIVI E FINALITÀ DELLA DIRETTIVA

Gli obiettivi che la UE intende perseguire con la nuova direttiva sono :

» portare la trasparenza delle informazioni sociali e ambientali fornite dalle imprese di tutti i settori a un livello elevato comparabile in tutti gli Stati membri;

» migliorare la comunicazione delle informazioni sociali e ambientali da parte delle imprese;

» non risultare eccessivamente penalizzante per le aziende in termini di costi;

» non risultare eccessivamente vincolante in termini di strumenti e modelli.

Le nuove misure sono state introdotte al fine di :

1. accrescere la fiducia degli investitori sulle prestazioni e sui rischi sulla sostenibilità;

2. accrescere la fiducia dei consumatori e garantire loro un facile accesso alle informazioni relative all’impatto delle imprese sulla società ed ai rischi sulla sostenibilità;

3. porre le premesse per creare entro il 2020 incentivi di mercato e incentivi politici collegati agli indicatori di prestazione non finanziari, che ricompensino gli investimenti in efficienza realizzati dalle imprese.

A CHI SI APPLICA

I nuovi obblighi si applicano alle imprese con più di 500 dipendenti che costituiscono “enti di interesse pubblico”, quali ad es. le società quotate in borsa, le banche, le assicurazioni ed altre categorie che possono essere stabilite da ciascuno Stato membro (per l’Italia il D.Lgs 39/2010).

Si stima in circa 6.000 il numero di aziende della UE interessate da questa direttiva.

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La dichiarazione, di carattere “non-finanziario”, dovrebbe essere inclusa nella “relazione sulla gestione” predisposta in occasione del bilancio. E’ ammessa, con alcune cautele, la presentazione di una relazione distinta avente lo stesso contenuto.

La dichiarazione dovrà riguardare i seguenti aspetti:

» aspetti sociali e ambientali;

» aspetti attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani;

» aspetti attinenti alla lotta contro la corruzione attiva e passiva.

La dichiarazione dovrà contenere :

» una breve descrizione del modello aziendale dell’impresa;

» una descrizione delle politiche applicate dall’impresa in merito agli aspetti di cui sopra, comprese le procedure di due diligence applicate;

» il risultato di tali politiche;

» i principali rischi connessi agli aspetti di cui alla Tab.1, legati alle attività dell’impresa anche in riferimento, ove opportuno e proporzionato, ai suoi rapporti, prodotti e servizi commerciali che possono avere ripercussioni negative in tali ambiti, nonché le relative modalità di gestione adottate dall’impresa;

» gli indicatori fondamentali di prestazione di carattere non finanziario pertinenti per l’attività specifica dell’impresa.

Per le imprese che non applicano politiche in relazione a uno o più dei predetti aspetti, la dichiarazione di carattere non finanziario fornisce una spiegazione chiara e articolata del perché di questa scelta.

Vale la pena di far notare il forte impulso che in ambito UE si vuol dare verso l’adozione:

» di modelli organizzativi finalizzati alla lotta contro la corruzione (già introdotti in Italia con il D.Lgs. 231/2001);

» di tecniche e strumenti di risk management, corredati da specifici indicatori di prestazione, analogamente a quanto sta accadendo nell’ambito della normazione tecnica volontaria (es. ISO 31000, ISO 22301, ecc…).

In particolare si dovranno dare informazioni adeguate sugli aspetti per cui appare più probabile che si realizzino i principali rischi di gravi ripercussioni, come pure sui rischi già concretizzazti. La gravità delle ripercussioni dovrebbe essere valutata sulla base della loro portata e incidenza.

Il rischio di ripercussioni negative può derivare dalle attività proprie dell’impresa o essere connesso alle sue operazioni nonché, ove opportuno e proporzionato, ai suoi prodotti, ai suoi servizi o ai suoi rapporti commerciali, incluse le catene di fornitura e subappalto

Il tutto al fine di prevenire e attenuare le ripercussioni negative esistenti e potenziali.

COSA PREVEDE (I NUOVI OBBLIGHI)

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Techno GRC Management

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MODELLI SUGGERITI COME RIFERIMENTO

La direttiva prevede un’elevata flessibilità d’azione da parte delle imprese, che possono scegliere il loro modello di riferimento, tenendo conto della natura multidimensionale della responsabilità sociale delle imprese (RSI) e della diversità delle politiche in materia di RSI applicate dalle imprese.

La Commissione elaborerà comunque entro il 2016 orientamenti non vincolanti sulla metodologia di comunicazione delle informazioni non finanziarie, compresi gli indicatori fondamentali di prestazione generali e settoriali (ad es. in ambito ambientale come minimo l’utilizzo del territorio, l’impiego delle risorse idriche, le emissioni di gas a effetto serra e l’uso di materiali). Un elenco di possibili modelli di riferimento è presentata nella Tab.2

L’ENTRATA IN VIGORE

Gli Stati membri hanno tempo fino al 6 dicembre 2016 per recepire la direttiva nei loro ordinamenti.L’applicazione dei nuovi requisiti partirà con l’esercizio avente inizio il 1° gennaio 2017 o nel corso dell’anno 2017.

I CONTROLLI

I revisori legali e le imprese di revisione contabile dovrebbero limitarsi a controllare l’avvenuta presentazione della dichiarazione di carattere non finanziario o della relazione distinta.

Gli Stati membri hanno la facoltà di chiedere la verifica delle informazioni incluse nella dichiarazione di carattere non finanziario o nella relazione distinta da parte di un fornitore indipendente di servizi di verifica.

ASPETTI OGGETTO DI DICHIARAZIONE

ASPETTI SOCIALI E AMBIENTALI

Aspetti ambientali, informazioni dettagliate riguardanti l’impatto attuale e prevedibile delle attività dell’impresa sull’ambiente nonché, ove opportuno, sulla salute e la sicurezza, l’utilizzo delle risorse energetiche rinnovabili e/o non rinnovabili, le emissioni di gas a effetto serra, l’impiego di risorse idriche e l’inquinamento atmosferico.

ASPETTI ATTINENTI AL PERSONALE, AL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Le azioni intraprese per garantire l’uguaglianza di genere, l’attuazione delle convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro, le condizioni lavorative, il dialogo sociale, il rispetto del diritto dei lavoratori di essere informati e consultati, il rispetto dei diritti sindacali, la salute e la sicurezza sul lavoro e il dialogo con le comunità locali, e/o le azioni intraprese per garantire la tutela e lo sviluppo di tali comunità.L’obbligo di comunicare la politica in materia di diversità riguardo alla composizione degli organi di amministrazione, gestione e sorveglianza in riferimento ad aspetti quali, ad esempio, l’età, il sesso o il percorso formativo e professionale.Prevenzione delle violazioni dei diritti umani.

ASPETTI ATTINENTI ALLA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE ATTIVA E PASSIVA

Strumenti adottati per combattere la corruzione attiva e passiva. Info sulle procedure in materia di “due diligence” applicate dall’impresa, tra l’altro per quanto riguarda le catene di fornitura e subappalto, ove opportuno e proporzionato.

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MODELLI DI RIFERIMENTO CITATI DALLA DIRETTIVA PER LE DICHIARAZIONI NON FINANZIARIE

STANDARD NAZIONALI STANDARD UNIONALI, QUALE IL SISTEMA DI ECOGESTIONE E AUDIT (EMAS) SU STANDARD INTERNAZIONALI

1. il Patto mondiale (Global Compact) delle Nazioni Unite, 2. i principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite (Guiding Principles on Business and Human Rights)

in attuazione del quadro di riferimento «Proteggere, Rispettare e Rimediare» («Protect, Respect and Remedy» Framework),

3. gli orientamenti dell’OCSE per le imprese multinazionali, 4. la norma ISO 26000 dell’Organizzazione internazionale per la normazione, 5. la dichiarazione tripartita di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale dell’Organizzazione

internazionale del lavoro, 6. la Global Reporting Initiative 7. altri standard internazionali riconosciuti.

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Il TRAINING AUTOGENODALL’ASCOLTO DEL CORPO ALLA PSICOTERAPIAL’utilizzazione del Training Autogeno (T.A.) permette di trattare pazienti con disturbi d’ansia e disturbi psicosomatici, con risultati soddisfacenti, laddove per il paziente non è pensabile un percorso di tipo diverso, oppure nei casi in cui è necessaria una presa di coscienza del proprio disagio, del proprio corpo, un’introspezione e vi è un desiderio/bisogno di intraprendere un percorso a breve termine ma di una certa efficacia. Il T.A. costituisce un valido strumento di prevenzione e di cura ed offre ampie possibilità di applicazione e di risoluzione dei sintomi. Da qui la riflessione che, per alcuni pazienti, può essere sufficiente ed efficace questa tecnica piuttosto che un trattamento psicoterapeutico (Schultz J.H. 1968).

Fin dalla vita intrauterina siamo sottoposti a un continuo susseguirsi di stimoli, o agenti stressanti, che

colpiscono la nostra unità biopsichica. Questi stimoli possono essere di vario genere, ma la risposta è sempre data da una iniziale reazione di allarme con una tensione, una preparazione all’attività, che ha lo scopo di mantenere l’adattamento più adeguato alle condizioni ambientali. Con il passare degli anni e con il continuo ripetersi di questo modello di risposta, si verifica un rinforzo di essa: la diretta conseguenza di ciò è che anche quando cessa lo stimolo che l’aveva provocata, non sempre riusciamo a riportarci a uno stato di equilibrio funzionale.

L’essere ripetutamente esposti ad agenti stressanti e, di conseguenza, il continuo trovarsi in tensione senza riposo sufficiente per recuperare le energie disperse, scatena un processo di deterioramento che insidia qualsiasi aspetto d ell’esperienza umana. Ciò significa che l’adattamento alle condizioni ambientali, con la tensione che ne segue, ha limiti non valicabili. Dopo la prima reazione di allarme l’organismo si adatta, poi resiste e infine si arriva all’esaurimento.

Attraverso vie fisiologiche e psicologiche diventa allora facile ammalarsi, in particolare ci si rende più predisposti alle alterazioni psicosomatiche o a quelle, numerosissime, più tipicamente emotive, legate all’ansia.

La necessità di una igiene fisica e psichica che permetta di adattarsi alle nuove condizioni dell’esistenza, di resistere alle eccitazioni esterne diventa sempre più pressante. La ricerca di mezzi di distensione è sempre più urgente.

Già a partire dal XIX sec. i disturbi d’ansia e stress correlati, hanno interessato una fetta consistente di pazienti; i disturbi d’ansia interessano il 12.6% della popolazione su base annua (Andrews 1994). Dalla ricerca risulta che i disturbi d’ansia rappresentano il maggiore problema per la salute mentale della popolazione (APA 1980). Anche il medico, nella sua pratica quotidiana, rileva la molteplicità di forme con cui si presenta questo disturbo: da quelle

Angela Proto

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più dirette, come uno stato di tensione generale, o di insonnia persistente, o di timore ossessivo e immotivato per qualche malattia, a quelle più mascherate, come una continua astenia, o disturbi della sfera sessuale, o distonie neurovegetative, fino ad arrivare, appunto alle vere e proprie alterazioni psicosomatiche.

È possibile smorzare questa tensione attraverso il rilassamento psicologico e somatico, realizzato tramite la tecnica del T.A., che è una tecnica somatica, ma che costituisce un vero e proprio strumento psicoterapeutico.

Il T.A non deve dunque essere considerato come una tecnica distensiva pura e semplice, poiché non basta sdraiarsi su un letto o “buttarsi” in una comoda poltrona per ottenere uno stato di calma e di rilassamento. Esso è una psicoterapia a breve termine, con la quale si possono ottenere sostanziali modificazioni psicofisiologiche e, di conseguenza, mutamenti strutturali nella personalità e nel modo di

comportarsi (AAVV 1984, Balzarini 1980). L’aspetto del rilassamento è certo un elemento importante nel T.A. ma esso deve essere inteso non già come nucleo centrale della tecnica, bensì come un effetto della stessa. (Schultz 1968).

Come sottolinea Scultzh stesso, il soggetto ha la responsabilità di condurre il proprio trattamento, provocando quindi in se stesso il passaggio, o “commutazione”, dallo stato normale a quello autogeno. Il fenomeno della commutazione è assai complesso; in sintesi, con essa si verifica un abbassamento generale del biotono tipico dello stato di veglia e si hanno dei mutamenti funzionali che sono diametralmente opposti agli effetti dello stress.

L’atteggiamento da assumere durante l’esecuzione degli esercizi è quello della “concentrazione passiva”.

La tecnica è caratterizzata da esercizi fondamentali, che inducono uno stato di rilassamento muscolare mediante la concentrazione passiva sulla pesantezza della massa corporea e su un senso generale e piacevole di calore, e da esercizi complementari. Infatti gli obiettivi principali del T.A., oltre ad essere distensione fisica e psichica, sono anche un miglioramento del senso di tranquillità e l’attitudine a

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prendere coscienza del proprio corpo. Gli esercizi complementari servono per far acquisire la percezione e il controllo dell’attività cardiaca e respiratoria; concentrandosi poi sulla regione epigastrica piacevolmente calda e sulla fronte fresca, la sensazione di calma, di vuoto psichico, si fa completa (De Bousingen 1993).Raggiunto un buon grado di rilassamento è anche possibile inserire le cosiddette formule “intenzionali” e “organo-specifiche” e cioè brevi proposizioni che vengono ripetute,

prima di interrompere l’esercizio, al fine di raggiungere uno scopo ben preciso nel comportamento.

Le formule “organo-specifiche” tendono a mantenere o a rinforzare le modificazioni fisiologiche già indotte dagli esercizi e dalle formule standard; il loro uso può essere assai efficace nel trattamento di alcune malattie. Le formule “intenzionali”, invece, avrebbero un effetto di suggestione analogo a quello dei compiti postipnotici.

La presa di coscienza del corpo è un fatto molto importante nel T.A. Di solito, consideriamo il nostro corpo come qualcosa di automatico, che va avanti per conto suo, e quasi non ci accorgiamo di averlo, non gli prestiamo attenzione. E’ lo stato di malattia, o comunque la anormalità, che ce lo fa “sentire” e ci costringe a cogliere alcune modificazioni funzionali. Quindi gli esercizi del T.A. permettono un dialogo diverso con il corpo, una migliore consapevolezza del rapporto che si ha con esso (AAVV, 1987, De Chirico 2002).

Il training autogeno

Page 29: Vol.13 – N.3

Nei casi in cui il paziente non si renda disponibile ad un approccio psicoterapeutico, oppure sia necessaria una terapia breve focale, la tecnica del T.A. si presenta come uno strumento valido d’intervento, che può essere utilizzato da solo o servire da preparazione, da “apri-pista” ad un lavoro terapeutico successivo (AAVV 1987, Dinelli 2001).

Ricerche eseguite su una casistica molto vasta di pazienti psicosomatici dimostrano che il T.A. associato alla psicoterapia, o da solo, è particolarmente utile, rieducando al giusto ritmo tra tensione e rilassamento al quale l’individuo non è più abituato. I risultati più brillanti si hanno nella cefalea da tensione muscolare, nelle gastroduodeniti e coliti spastiche, nei disturbi funzionali cardiaci, nelle ipertensioni respiratorie, specie nell’asma bronchiale, e in molti disturbi della sfera sessuale (Pancheri, 1993, Peresson, 1990, Pozzi 1981).

L’applicazione del T.A. non può avvenire invece, almeno nella forma tipica del metodo, nei soggetti che soffrono di gravi disturbi psichici con dissociazione della personalità. Essa è poi assolutamente sconsigliabile, sempre nella sua forma tipica, in presenza di determinate lesioni organiche o di predisposizioni patologiche particolari (Hoffmann, 1980).

Tutto questo suggerisce che è necessario che le formule standard da usare nei singoli esercizi e le formule intenzionali devono venire preparate e

adattate con la massima attenzione a quello che è l’individuo nella sua unità psicofisica.

Altri risultati rilevanti si ottengono nel mondo dello sport e dell’impresa, poiché il T.A. consente in ambito sportivo di allenare anche la parte mentale ed emotiva. Motivazione, fiducia, concentrazione, emozioni ed arousal, sono tra i fattori psicologici più rilevanti che condizionano la performance atletica. Di conseguenza sono stati elaborati vari programmi di Mental Training, tra cui l’insegnamento del Training Autogeno, (scientificamente validati con attività di ricerca) per insegnare all’atleta/squadra le abilità necessarie per esprimere al meglio le potenzialità personali. La psicologia dello sport nasce negli anni 60 come una disciplina

specifica all’interno delle scienze delle attività motorie e sportive. In passato gli allenamenti sportivi erano quasi esclusivamente orientati a sviluppare le abilità tecniche dell’atleta; poi nel tempo, ci si è accorti di quanto sia fondamentale allenare anche la parte mentale ed emotiva.

Per quanto concerne invece l’utilizzo a livello imprenditoriale, l’utilizzazione della tecnica (che può essere insegnata in azienda a tutti i livelli), poiché determina un miglioramento della capacità di concentrazione, attenzione e memoria, a seguito anche di un recupero psicofisico delle energie, di un miglioramento della qualità del sonno e di autocontrollo ed autodeterminazione, consente di ridurre i rischi legati allo stress ed ansia correlata a breve, medio e

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lungo termine. Si evidenziano infatti una diminuzione degli incidenti legati alla distrazione, all’affaticamento, al disturbo del sonno e all’alterazione dei ritmi circadiani; diminuiscono le assenze per malattia e stress psicofisico, aumentano i livelli di produttività; incrementa il tono dell’umore e migliorano le relazioni interpersonali.

CONCLUSIONI

Il training autogeno, quale tecnica focale breve, considera l’aspetto psicologico e somatico dell’individuo, permettendo un immediato ed efficace intervento (Schultz 1968) che trova applicazione nei più disparati ambiti clinici e non.

Spesso il T.A. può rappresentare un valido metodo alternativo per coloro che abbiano già intrapreso un percorso psicoterapeutico e/o non facciano quindi richiesta di un ulteriore approccio terapeutico, ma rappresenta anche un primo strumento-contatto col proprio corpo ed è inoltre valido quando i pazienti hanno una disponibilità di tempo limitata (Salardi 1990).

Il T.A. permette una presa di coscienza, un’introspezione ed una possibilità d’intervento rispetto ai propri problemi o disturbi e spesso apre la strada ad un percorso più profondo, oppure può essere un metodo da affiancare ad un trattamento psicoterapeutico già in atto.

Il T.A. può quindi essere utilizzato come primo approccio alla persona, come “ponte”, per poi giungere ad una psicoterapia, o in altri casi essere lo strumento risolutivo, tanto che i pazienti non richiedono un successivo intervento (AAVV 1984).

Il Training Autogeno, permette prima di tutto di raggiungere una certa consapevolezza del proprio corpo; anzi alle volte corregge il rapporto tra sé stessi e quest’ultimo, laddove il corpo è visto come un limite, come un ostacolo, nella conduzione della propria vita. In questi casi il primo intervento da fare quindi, è ristabilire un giusto rapporto con il corpo ed una corretta interpretazione dei suoi messaggi. Questo

risultato è raggiungibile, in questi pazienti, con uno strumento pratico, pedagogico, ma che allo stesso tempo offre uno spazio per la consapevolezza (Pozzi, 1981).

Inoltre occorre tenere presente che il T.A. può essere una tecnica privilegiata per motivi strettamente tecnici e cioè quando esistono dei limiti temporali da tenere presenti, che non consentono un approccio più lungo. Quindi il T.A. consente di ottenere dei risultati pur avendo a disposizione tempi limitati e ravvicinati. Occorre comunque tenere presente anche i limiti di questo intervento che pur essendo efficace per alcuni sintomi, non può essere sempre certamente risolutivo; dipende dalle problematiche evidenziate dal paziente.

Il T.A. quindi costituisce un buon approccio per l’ascolto del corpo e la sua rieducazione, che consente dei buoni risultati, ma che può essere considerato comunque come ponte per un ulteriore approccio di tipo psicoterapeutico.

Questa tecnica è uno strumento estremamente valido in ambito clinico ovvero nei disturbi d’ansia e nei disturbi psicosomatici e in ambito non clinico ovvero nella conduzione della vita quotidiana (ritmi intensi e serrati; richieste ambientali eccessive), ma soprattutto nell’ambiente lavorativo e sportivo, e può essere utilizzata non solo come tecnica somatica ma anche come strumento di psicoterapia, a seconda di come la si applica (Dinelli, 2001).

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Il training autogenoIl training autogeno

Page 32: Vol.13 – N.3

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Page 33: Vol.13 – N.3

BIBLIOGRAFIA

AAVV, Il Training Autogeno Analitico – Contributi, (“Collana Desoille”), Bergamo, New Line, 1984

AAVV, L’Immaginario: psicopatologia e psicoterapia – Atti del convegno di Venezia 1985, (“Collana di testi per lo studio dell’Analisi Immaginativa”), Cremona, S.I.PA.I.

AAVV, L’Immaginario: Il simbolo Il corpo, Atti del convegno di Venezia 1987 (“Collana di testi per lo studio dell’Analisi Immaginativa”), Cremona, S.I.PA.I.

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ANDREWS G., PETERS L., TEESSON M. “The Measuremente of consumer outcomes in Mental Health”. Australian Health Ministers Advisory Council, Australian Govt Publishing Service, 1994

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BALZARINI G., SALARDI C., Analisi Immaginativa, Roma, Astrolabio, 1987

BALZARINI G., Temi simbolici di attivazione dell’immaginario, Cremona, Istituto di Analisi Immaginativa

BARZARINI G., Manuale di Training Autogeno con orientamento analitico, Cremona, Istituto di Analisi Immaginativa, 1980

BECK A. T., EMERY G., L’ansia e le fobie – Una prospettiva cognitiva, Roma, Astrolabio, 1988

BORGNA E., Le figure dell’ansia, Milano, Feltrinelli, 1997

BRONWYN F., Liberarsi dall’ansia e dal panico, Tecniche Nuove, 1007

CALLEGARI M., Psicoterapie di Rilassamento - lezioni, Cremona, Istituto di Analisi Immaginativa

CEI V., Disturbo di Panico e Agorafobia – Eziopatogenesi Sintomatologia Decorso, vol. 1, Salerno, Pharmacia & Upjohn, 1999

CEI V., Disturbo di Panico e Agorafobia – Diagnosi, Terapia, vol. 2, Salerno, Pharmacia & Upjohn, 1999

CEI V., Disturbo di Panico e Agorafobia – Psicoterapia Domande varie, vol. 3, Salerno, Pharmacia & Upjohn, 1999

DE BOUSINGEN D.R., Distensione e Training Autogeno – Tecnica e pratica del rilassamento e dell’allenamento autogeno, Roma, Edizioni Mediterranee, 1993

DE CHIRICO G., Training Autogeno, Como, Red, 2002

DINELLI U., Siamo tutti psicosomatici? – L’astuzia della mente sulle ingenuità del corpo, Venezia, Marsilio, 2001

DIONIGI R., CHIUDINELLI R., ORIOLI S., Processo Terapeutico in Analisi Immaginativa – 3° Congresso Nazionale S.I.P.A.I., Rimini, Il Ponte, 1994

EBERLEIN G., Il libro del Training Autogeno, Milano, Feltrinelli, 1999

FARNE’ M., “Il Training Autogeno”, Le scienze, 22, maggio 1978: 26-32

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HOFFMANN, BERN H., Manuale di Training Autogeno, Roma, Astrolabio, 1980

MARCHI I., Teoria e pratica del Training Autogeno, Verona, Demetra, 1999

NARDINI M., BERTOLINO A., CLEMENTE P., Il disturbo di Panico, Milano, Masson, 2000

PANCHERI P., Stress emozioni malattia – Introduzione alla medicina psicosomatica, Milano, Arnoldo Mondadori, 1993

PERESSON L., Psicoterapia Autogena, Padova, Cisspat, 1990

POZZI U., LUBAN B., PLOZZA, Training Psicosomatico – Teoria e pratica col paziente, Roma, Armando Armando, 1981

RAZZOLI D., BORTOLATO C., Vivere senza ansia, Novara, Red, 2003

ROSS J., Liberi dalla paura, Milano, Geo, 1995

SALARDI C., BIMBI A., L’ascolto del corpo in Psicoterapia, Milano, Unicopli, 1990

SCHULTZ J.H., Il Training Autogeno – I esercizi inferiori, Milano, Feltrinelli, 1968

SCHULTZ J.H., Il Training Autogeno – II esercizi superiori, Milano, Feltrinelli, 1971

TROIANO M., Guarire dagli attacchi di panico, Roma, Editori Riuniti, 2001

ZANARDI A., Il linguaggio degli organi, Milano, Tecniche Nuove, 2003

ANGELA PROTO, psicologa e psicoterapeuta, collabora con Techno per le attività di consulenza e di formazione in materia di stress lavoro-correlato e tecniche di comunicazione.

jul-sep 2015 HS+E Magazine 33

Il training autogeno

Page 34: Vol.13 – N.3

E.QU.A. is a society that provides services and which has obtained the certifications UNI EN ISO:9001:2008, ethical certification SA8000, Accreditation UNI CEI EN ISO/IEC 17020, IFIA (International Federation of Inspection Agencies) membership.

MAIN ACTIVITIES

Welder qualifications and welding procedures

Management of 97/23 EC “PED” Directives – DM 329/04

Inspection, Expediting and Testing services: Accreditation through ACCREDIA as Type A Inspection Body according to UNI CEI EN ISO/IEC 17020 standard for: a) Industrial products: - Manufacturing, control and witness test of products industrial part and welded structures; - Heat exchangers, boilers and pressure vessels new and functioning; - Fusion streams; - Rotating equipment new and functioning; - Valves; - Metallic and non metallic materials.

b) Industrial processes: - Welding processes; - Non destructive tests.

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Via Pirano, 5 – 48122 Ravenna, Italy Tel. +39 (0)544 591981- Fax +39 (0)544 591374

Web: WWW.EQUASRLRA.IT - E-mail: [email protected]

Page 35: Vol.13 – N.3

Gli ambienti confinati sono particolarmente pericolosi e infatti gli incidenti che vi acca-dono sono spesso mortali. Il motivo che trasforma un incidente all'interno di un am-biente confinato in un infortunio mortale è spesso riconducibile alla scarsa percezione della rischiosità di questi luoghi. Il volume unisce la teoria e la pratica delle attività lavorative svolte negli ambienti confinati e affronta i principali aspetti delle operazioni condotte in ambiente confinati, fornendo una serie di informazioni al tecnico per avvicinarsi alla materia per affrontare con maggiore consapevolezza una delle problematiche riconosciute per essere tra le più subdole e complesse all'interno della sicurezza occupazionale.

Ambienti ConfinatiPianificazione e gestione del lavoro in ambito civile ed industriale

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L a settima edizione di questo oramai classico testo edito a cura del National Safety, Council pur

essendo alquanto datata (risale al 2002), costituisce in tutti i casi un apprezzabile ausilio per chi si occupa di sicurezza sul lavoro e in particolare di sicurezza delle macchine e degli impianti.

Nonostante le soluzioni illustrate nel testo non rispettino, per ovvi motivi, le più recenti normative europee relative ai dispositivi di sicurezza delle macchine, non di meno il testo risulta di attualità e utilità per chi necessiti

di modificare macchine, impianti e attrezzature (sottoponendole poi a ricertificazione quando previsto) per inderogabili necessità produttive (non infrequentemente macchine e attrezzature, se non modificate ad hoc, non possono essere impiegate per le necessità produttive per cui vengono acquistate) o semplicemente per migliorare le non sempre soddisfacenti performance in termini protezionistici adottate originariamente dal costruttore. Il libro è corredato da centinaia di immagini che rendono ancora più chiari gli esempi e i principi protezionistici esposti.

SAFEGUARDING ILLUSTRATED CONCEPTS 7TH ED a cura del National Safety Council Ed. NSC

ISBN: 978-0879121693©2002 – pp. 140 - $ 47.30

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jul-sep 2015 HS+E Magazine 35

Page 36: Vol.13 – N.3

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Page 37: Vol.13 – N.3

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La Swedish Work Environment Authority, che ha oggi la sua sede centrale a Stoccolma, è nata nel 2001 dalla fusione di dieci

distretti dell’Ispettorato del Lavoro con l’Agenzia Nazionale per la Salute e Sicurezza sul Lavoro svedese. L’agenzia governativa

è preposta alla verifica del rispetto delle misure di salvaguardia adottate dalle aziende nei confronti dei lavoratori; l’approccio

olistico, tipicamente scandinavo, spazia dagli aspetti di salvaguardia fisica a quelli mentali fino ad abbracciare quelli

sociali.

L’ambito di attività contempla, in una prospettiva salutistica veramente globale, anche il controllo del rispetto delle politiche

antifumo e ambientali relativamente all’impiego dei pesticidi e alle colture OGM. Questi principi salutistici sono estesi a tutti i

lavoratori stranieri che operano, anche solo temporaneamente, sul suolo svedese.

Il sito istituzionale, realizzato in lingua inglese e di facilissima consultazione, consente di accedere a tutte le informazioni di

base necessarie ad ottemperare ai requisiti cogenti in vigore in Svezia.

Dalla tendina presente nella home page si può accedere alle varie sezioni tra le quali spicca la pagina ‘publications’: da questa si accede ad alcune sottopagine tra le quali ‘brochure’ e ‘reports’;

la prima contiene una quindicina di opuscoletti illustrati sintetici, ma chiari ed efficaci, mentre la seconda contiene un pari numero

di studi realizzati a partire dall’inizio degli anni Duemila.

Molte sezioni del sito sono disponibili oltreché in inglese in altre venti lingue europee ed extra-europee.

SITEMAP

www.av.se

jul-sep 2015 HS+E Magazine 37

Page 38: Vol.13 – N.3

INSPECTA è una società con esperienza pluriennale nel campo dell’Oil&Gas, maturata nell’ambito delle costruzioni multidisciplinari in differenti settori industriali.

INSPECTA offre una gamma completa di servizi, erogati in conformità ai requisiti di qualità indicati dallo standard UNI EN ISO 9001:2008 e certificati da Organismo Internazionale Aenor.

Nell’ottica di un processo di ricerca e di sviluppo aziendale che rispondano alle esigenze della propria clientela Inspecta ha aperto una nuova e più ampia sede operativa a Ravenna.

Servizi

° Gestione progetti garanzia e controllo qualità. ° Ingegneria della saldatura. ° Laboratorio di prove meccaniche con attrezzatura di ultima generazione. ° Ispezioni ed Expediting, impiegando personale qualificato, sia in italia che all’estero. ° Corsi di formazione per saldatori e brasatori, coordinatori della saldatura, ispettori di

saldatura e operatori CND e possibilità di interventi formativi specifici.

Headquarter: Via Giolitti 10, 48123 Ravenna, Italy - Phone /Fax + 39 0544 451424 - Mobile +39 393 9374013 Registered Office: Via Ravegnana 379/A, 47122 Forlì, Italy - Phone/Fax +39 0543 724366

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I n t e r n a t i o n a l I n s p e c t i o n A g e n c y

Page 39: Vol.13 – N.3

PRESSREVIEW

Incidenti con conseguenze gravi o fatali possono accadere a lavoratori esperti ed estremamente prudenti per la stessa ragione per la quale neonati totalmente inermi vengono estratti vivi dalle macerie di un edificio crollato: la ragione sta nella legge delle probabilità.

In un medesimo istante ed in una medesima situazione alcune persone possono rivelarsi particolarmente fortunate mentre altre particolarmente sfortunate con conseguenze diametralmente opposte. Più sono i lavoratori esposti, più sono alte le probabilità che si verifichino infortuni gravi; citando la teoria di Heinrich più è larga la base e più è ampia l’apertura dell’angolo al vertice. Delle potenziali vittime alcune apparterranno al gruppo di lavoratori che “rischiano” di più ma alcune apparterranno al gruppo più prudente; per certi versi l’esperienza è protettiva, per altri

versi è protettiva l’inesperienza che generalmente genera maggiore adrenalina, timore (se non paura) e maggiore attenzione e prudenza.

Tentare di forzare i lavoratori – più o meno esperti - a mantenere sempre un altissimo livello di attenzione porta ad uno stato di stress che può facilmente oltrepassare la soglia ammissibile; oltre questa soglia il livello di attenzione autoprotettiva decade repentinamente.

Andando avanti di questo passo si potrebbero citare decine di esempi comportamentali ed organizzativi in grado di innalzare fino ad una certa soglia (a volte molto elevata) qualsivoglia azione autoprotettiva da parte del lavoratore salvo poi vanificarla rapidamente una volta superato un certo limite.

In tutti i casi sia l’approccio comportamentale di tipo attivo (formazione, ecc.) che quello

protezionistico di tipo passivo (DPI, ecc.) non possono in alcun modo risolvere una problematica che statisticamente è irrisolvibile: prima o poi, in qualche modo, qualche cosa potrà andare storto, ci sarà sempre spazio per un ‘blind spot’.

Tanto per dare ancora più rilievo alla teoria statistica vale la pena ricordare anche che è molto probabile che nell’arco della vita di in un impianto di processo a rischio di incidente rilevante accadano più infortuni per scivolamenti e cadute nelle scale degli uffici che per esplosioni o fuoriuscite di sostanze pericolose.

Insomma, la statistica ci dice senza possibilità di smentita che il rischio zero è raggiungibile solamente eliminando completamente il pericolo e non è raggiungibile per nessuna altra via di tipo preventivo e protettivo.

IN ALL PROBABILITY

Articolo di Tim Marsh pubblicato per

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A ECOMONDO 2015 DEBUTTA GLOBAL WATER EXPOil grande marketplace per l’industria idrica italiana

É Global Water Expo una delle novità di ECOMONDO 2015, la grande fiera internazionale dedicata al recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile.

Dal 3 al 6 novembre, al padiglione D3 di Rimini Fiera, sarà allestita un’area per rappresentare le tecnologie di gestione del ciclo idrico integrato delle acque in una logica di efficienza.

Alla depurazione delle acque reflue, urbane ed industriali, oltre che alle acque meteoriche, sarà dedicata anche un’importante sezione convegnistica che illustrerà i mercati attuali e prossimi futuri, italiani ed esteri, e le tecniche innovative ready-to-market, già applicate in impianti dimostrativi europei e pronte per efficientare i sistemi su vasta scala, soddisfacendo le richieste del competitivo mercato del prossimo futuro.

Il board scientifico, coordinato dal prof. Fabio Fava, accosterà all’expo un focus sul tema della ‘Water Energy and Carbon Nexus’, ossia il nesso fra acqua ed energia, poiché la gestione della prima assorbe grandi quantità della seconda ed entrambe le risorse hanno necessità di un forte efficientamento. Saranno presentate non solo le esperienze delle aziende del servizio idrico intergrato, ma i progetti

internazionali Horizon2020 che tendono alla standardizzazione di metodi e strumenti per l’efficienza energetica.

Difatti, oltre alla forte spinta comunitaria, un importante driver all’adozione delle migliori pratiche per il risparmio energetico è stato introdotto in ambito nazionale dal Decreto Legislativo 4 luglio 2014 n. 102 di attuazione della Direttiva Europea 2012/27/UE sull’efficienza energetica.

Saranno presenti le innovazioni tecnologiche per trattamento e valorizzazione dei fanghi di depurazione, con una particolare attenzione alla sostenibilità tecnica, economica ed ambientale degli impianti e alle strategie per il riuso dell’acqua depurata.

Molti degli appuntamenti seminariali avranno il plus dei crediti formativi e contribuiranno ad una alta formazione che vede le imprese direttamente coinvolte nella spiegazione del migliore uso delle tecnologie disponibili.

Gli eventi collaterali all’area espositiva offriranno la concretezza chiesta dalle imprese e per questo saranno presenti i soggetti che al momento presentano le occasioni di nuovo business. Per quanto riguarda il territorio nazionale,

40 HS+E Magazine jul-sep 2015

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saranno presentati gli interventi per il superamento delle infrazioni comunitarie e delle emergenze, andando nel nel dettaglio di investimenti più importanti come Catania, ove si prevede il completamento ed adeguamento di fognatura e depurazione. Non solo superamento di infrazioni comunitarie, ma saranno presentati anche interventi prioritari e strategici come il nuovo sistema di collettamento delle acque reflue per la salvaguardia del Lago di Garda.

“Global Water Expo – spiega il Prof. Francesco Fatone dell’Università di Verona,membro del gruppo di lavoro water del Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo - darà quest’anno forte impulso e supporto all’internazionalizzazione: oltre alle tecniche alle aziende saranno presentate anche le prospettive di business possibili in Paesi che stanno pianificando ingenti interventi nel settore, quali ad esempio Oman, Israele, Brasile, Iran e area Balcani. La partnership con i principali network europei e mediterranei, come il Water_2020, garantirà possibilità di diretta interazione con i maggiori attori e inedite possibilità di innescare business in nuovi mercati”

Global Water Expo è realizzata in collaborazione con Federutility-Utilitalia, Associazione Idrotecnica Italiana, IRSA-CNR, Università di Brescia, Università di Verona e Consorzio Inca.

L’ACQUA IN CIFRE

In Italia sono necessari circa 5.2 miliardi di m3 (87m3 di acqua pro capite) all’anno solo per uso privato. Tra 55% e 88% dei cittadini sono serviti dall’acquedotto (indagini condotte in modo diverso hanno dato risultati differenti). Circa 30% dell’acqua trattata è riutilizzata in agricoltura. La rete idrica è composta da oltre 470mila km di tubazioni e le perdite

sono stimate intorno al 32%. In un panorama mondiale che stima un mercato dell’acqua pari a 250 miliardi di euro con 33 miliardi di euro investiti all’anno, l’Italia non brilla per investimenti (mediamente 30 euro capite all’anno) rispetto agli altri paesi europei che investono fra i 79 e i 130 euro pro capite all’anno). La situazione di fognatura e depurazione è critica e indietro rispetto ai requisiti comunitari: 3 italiani su 10 non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori, con quasi la maggioranza di chi vive in Sicilia, in Calabria, Campania, un 30% in Lombardia e Friuli. Questo ritardo sulla capacità di depurazione porterà alla cifra complessiva delle sanzioni UE a circa 480 milioni di euro l’anno dal 2016 e fino al completamento delle opere. E’ realistico nel ciclo 2015-20 l’aumento dell’investimento dei gestori da 1.3 miliardi l’anno a 2,5 miliardi. Aggiungendo i 400 milioni di euro l’anno di fondi pubblici di sostegno (FSC, POR, Regionali) e i 2.7 miliardi non spesi e da spendere siamo a oltre 20 miliardi.

Le prospettive sono per lavori pari a 5.8 miliardi di euro destinati alla realizzazione di 63 grandi opere nel Sud, ma la cifra è parzialmente disponibile e mancano i piani attuativi.

Nel settore della gestione idrica operano 311 imprese con 27.822 addetti e d un fatturato complessivo di 7,2 miliardi di euro.

Fonti: Blue book. Cosentino. 14 maggio 2014. Rom; L’industria dei servizi idrici. Servizio studi e ricerche SRM. Intesa San Paolo. febbraio 2013; Acqua Tech. Dossier: Trattamento acque. La chimica L’industria 2010 (4): 37

jul-sep 2015 HS+E Magazine 41

Page 42: Vol.13 – N.3
Page 43: Vol.13 – N.3

Le date indicate potrebbero subire variazioni o alcune manifestazioni potrebbero venire annullate.

Prima di recarsi alle manifestazioni si consiglia di verificare con gli organizzatori dei singoli eventi la correttezza delle date indicate.

EVENTSCALENDAR

22-24 SET

SECUREXPO EAST AFRICA 2015 Fiera internazionale per la sicurezza e l’antincendio Nairobi - Kenya

15-19 SET

PRAGUE FIRE SECURITY DAYS 2015 21° Fiera Internazionale in materia di sicurezza e di protezione antincendio Praga - Repubblica Ceca

5-9 OTT

SARDINIA 2015 Simposio internazionale sulla gestione dei rifiuti e sullo scarico controllato S. Margherita di Pula (CA) - Italia

14-16 OTT

AMBIENTE LAVORO 2015 16° Salone della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro Bologna - Italia

16-18GIU

IFSEC 2015 Fiera internazionale per l’innovazione della sicurezza Londra - Regno Unito

3-6NOV

ECOMONDO 2015 19° Fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile Rimini - Italia

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DAL 1° FEBBRAIO IN VIGORE LA NUOVA CEI 11-27 (LAVORI SU IMPIANTI ELETTRICI)

Si ricorda che il 1 febbraio 2014 il Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI) aveva pubblicato la nuova edizione (la quarta) della norma CEI 11-27 inerente “Lavori su impianti elettrici”, in sostituzione della precedente versione del 2005, lasciando quest’ultima in vigore fino a febbraio 2015. Ad oggi essendo scaduto il termine indicato, in caso di effettuazione di lavori elettrici si rimanda alle sole disposizioni riportate nella quarta versione.

A titolo di esempio, tra le novità introdotte dalla nuova edizione, citiamo le quattro figure di responsabilità per la sicurezza nei lavori elettrici (unità responsabile dell’impianto (URI),

responsabile dell’impianto (RI), responsabile della realizzazione del lavoro (URL) e preposto alla condizione del lavoro (PL)), le modifiche alle distanze DL e DV che determinano il lavoro sotto tensione ed il lavoro in prossimità ed infine le prescrizioni di sicurezza per le persone comuni (PEC) che eseguono lavori non elettrici.

DA FEBBRAIO 2015, IN VIGORE L’OBBLIGO DI INSTALLAZIONE DI LINEE VITA E DISPOSITIVI DI ANCORAGGIO SULLE COPERTURE E SULLE PARETI CONTINUE IN EMILIA-ROMAGNA

Tramite un comunicato specifico, la Regione Emilia-Romagna ha introdotto l’obbligo di installazione di linee vita e dispositivi di ancoraggio sulle coperture e sulle pareti continue a specchio degli edifici.

L’obbligo, dopo la proroga del luglio 2014, è entrato in vigore il 1° febbraio 2015 e interessa sia gli edifici pubblici sia i privati, con la finalità di ridurre i rischi di infortunio in relazione alla potenziale caduta dall’alto nei lavori in quota in occasione di attività di cantiere.

CHIARIMENTI DEL MINISTERO SULLE MODALITÀ DI EFFETTUAZIONE DELLE VERIFICHE PERIODICHE ALLE ATTREZZATURE

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato la Circolare del 3/3/2015 - Chiarimenti concernenti il D.I. 11 aprile 2011, “Disciplina della modalità di effettuazione delle verifiche periodiche di cui all’all. VII del D. Lgs. 81/2008 e s.m.i., nonché i criteri per l’abilitazione dei soggetti di cui all’art.71, comma 13, del medesimo decreto legislativo”.

TECHNONEWS

44 HS+E Magazine jul-sep 2015

SICUREZZA E IGIENE INDUSTRIALE

Page 45: Vol.13 – N.3

In particolare, i contenuti della Circolare riguardano:

1. Verifiche su attrezzature di lavoro costituite da più bombole.

2. Verifiche su generatori di calore alimentati da combustibile solido, liquido o gassoso per impianti centrali di riscaldamento utilizzanti acqua calda sotto pressione con temperatura dell’acqua non superiore alla temperatura di ebollizione alla pressione atmosferica, aventi potenzialità globale dei focolai a 116 kW e serbatoi GPL.

3. Tariffe per le attività di verifica periodica delle attrezzature di cui all’Allegato VII del D. Lgs. n. 81/2008 e s.m.i.”, con adeguamento all’indice ISTAT delle tariffe.

4. Segnalazioni di comportamenti anomali dei Soggetti Abilitati.

NUOVA VERSIONE DEL MODELLO DI DENUNCIA/COMUNICAZIONE DI INFORTUNIO

È stata pubblicata la nuova versione del modello di denuncia/comunicazione di infortunio (Mod. 4 bis Prest.) e le relative istruzioni per la compilazione.

Le novità introdotte:

` SEZIONE LAVORATORE - Inseriti nuovi campi per la comunicazione dei dati relativi ai contratti a tempo parziale (part-time)

` SEZIONE DATORE DI LAVORO - Aggiunta la modalità “vaglia postale” per il rimborso delle indennità di inabilità temporanea assoluta al datore di lavoro ai sensi dell’art. 70 d.p.r. 1124/65

` SEZIONE DATI RETRIBUTIVI Adeguati i campi relativi alla comunicazione delle retribuzioni per gli addetti ai servizi domestici e familiari e di riassetto e pulizia locali; inserita una nuova sottosezione per la comunicazione delle retribuzioni per i dipendenti con contratto di lavoro a tempo parziale (part-time).

NUOVO DECRETO PER LA SICUREZZA DEGLI ASCENSORI

Il 21 febbraio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il D.P.R. 19 gennaio 2015 n. 8 che modifica il D.P.R. 162/99 riguardante gli ascensori in servizio pubblico. Il provvedimento è entrato in vigore in data 8 marzo 2015. Il decreto appena pubblicato interviene su:

1. Corretta applicazione della Direttiva 95/16/CE per gli ascensori in servizio pubblico;

2. Accordo preventivo per l’installazione di impianti di ascensori in deroga;

3. Inquadramento degli organismi notificati di “tipo A”, limitatamente alle verifiche periodiche.

Le verifiche e prove periodiche per gli ascensori in servizio pubblico saranno, invece, disciplinate con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del regolamento.

INDUMENTI AD ALTA VISIBILITÀ

IlGli indumenti ad alta visibilità, DPI messi a disposizione dal datore di Lavoro ai lavoratori che svolgono attività in luoghi di lavoro con flusso veicolare, devono rispondere alle regole del EN ISO 20471:2013, la nuova norma che sostituisce la EN 471:2003 e la A1:2007.

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La ENI ISO 20471 del 2013 dà indicazioni sia sulla valutazione dei rischi che sulla scelta degli indumenti appropriati in relazione a situazioni ad alto rischio.

I requisiti di progettazione degli indumenti previsti dalla norma mantengono un sistema di raggruppamento in tre classi “basato sulle aree minime di materiali ad alta visibilità visibili incorporati nel capo di abbigliamento, ai sensi del quale gli indumenti in Classe 3 forniscono il livello più alto”.

ADDETTI ALL’IMPIEGO DI GAS TOSSICI: TERMINE PER LA REVISIONE DELLE PATENTI RILASCIATE NEL 2010

È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 54 del 6 marzo 2015, il DECRETO 7 gennaio

2015 recante “Revisione delle patenti di abilitazione per l’impiego di gas tossici rilasciate o revisionate nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2010”.

La patente è prevista dall’art. 26 del Decreto 9 gennaio 1927, n. 147, che richiede apposita autorizzazione per l’utilizzazione, custodia e conservazione dei gas tossici.

Gli addetti all’impiego di gas tossici devono essere persone di accertata idoneità fisica e morale e di riconosciuta professionalità attestata dalla patente la quale è soggetta a revisione periodica quinquennale, può essere revocata in ogni momento quando vengono meno i presupposti del suo rilascio e decade se non è rinnovata in tempo utile, come stabilito dall’art. 35 del Decreto 9 gennaio 1927, n. 147.

SANZIONI PER MANCATA ISCRIZIONE O PAGAMENTO DEL CONTRIBUTO SISTRI A PARTIRE DAL 01/04/2015

È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 27/02/2015 n.11, di conversione del cosiddetto “Dl Milleproroghe”.

Tale legge fissa al 01/04/2015 l’entrata in vigore delle sanzioni per l’omessa iscrizione e/o pagamento del contributo SISTRI (nella versione originale del decreto la data era fissata nel 01/02/2015).

Restano invece sospese fino al termine del 2015 le sanzioni per la mancata registrazione su Sistri delle movimentazioni. Si ricorda che il pagamento del contributo era dovuto, per i soggetti obbligati, per gli anni 2011

e 2014, mentre era stato sospeso quello relativo agli anni 2012 e 2013.

Si ricorda che sono tenuti all’iscrizione al SISTRI ed al pagamento del relativo contributo:

` enti e imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi da attività agricole e agroindustriali con più di 10 dipendenti;

` gli enti e le imprese con più di dieci dipendenti, produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi;

` gli enti e le imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi che effettuano attività di stoccaggio di cui all’art. 183, comma 1, lettera aa) del D. Lgs 152/2006;

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AMBIENTE

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` gli enti e le imprese che effettuano la raccolta, il trasporto, il recupero, lo smaltimento dei rifiuti urbani nella regione Campania;

` gli enti e le imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi da attività di pesca professionale e acquicoltura con più di dieci dipendenti.

Si ricorda inoltre che in caso di mancata iscrizione da parte dei soggetti obbligati o di mancato versamento del contributo si applica una sanzione amministrativa da 15.500 a 93.000 euro.

RIFIUTI PERICOLOSI, AL VIA LA NUOVA PROCEDURA PER UNA CORRETTA CLASSIFICAZIONE

È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 54 del 6 marzo 2015, il DECRETO 7 gennaio 2015 recante “Revisione delle patenti di abilitazione per l’impiego di gas tossici rilasciate o revisionate nel periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2010”.

La patente è prevista dall’art. 26 del Decreto 9 gennaio 1927, n. 147, che richiede apposita autorizzazione per l’utilizzazione, custodia e conservazione dei gas tossici.

Gli addetti all’impiego di gas tossici devono essere persone di accertata idoneità fisica e morale e di riconosciuta professionalità attestata dalla patente la quale è soggetta a revisione periodica quinquennale, può essere revocata in ogni momento quando vengono meno i presupposti del suo rilascio e decade se non è rinnovata in tempo utile, come stabilito dall’art. 35 del Decreto 9 gennaio 1927, n. 147.

A partire dal 18 febbraio 2015 è in vigore il nuovo provvedimento per la corretta classificazione dei rifiuti pericolosi, il quale introduce pesanti sanzioni e nuove procedure per produttori e gestori. La nuova disciplina della classificazione dei rifiuti è contenuta nel Decreto Competitività (D.L. 91/2014), con particolare riferimento alla distinzione fra quelli pericolosi e non.

Nel provvedimento sono elencati i principi di classificazione dei rifiuti che viene effettuata dal produttore assegnando ad essi il competente codice CER, prima che il rifiuto sia allontanato dal luogo di produzione.

GAS FLUORURATI A EFFETTO SERRA, NUOVO REGOLAMENTO (UE) 517/2014: DAI KG DI F-GAS ALLE TONNELLATE DI CO2 EQUIVALENTE

Dal 1° gennaio 2015 si applica il nuovo Regolamento Europeo n°517/2014 sui gas fluorurati a effetto serra, che abroga il precedente Regolamento Europeo n°842/2006.

Questa revisione, che di fatto non stravolge l’architettura del quadro già vigente, mira ad estendere la norma ad apparecchiature che utilizzano quantità considerevoli di gas fluorurati e ampliare i casi di tenuta del registro, ma anche a responsabilizzare i produttori.

Rispetto al regolamento (CE) n°842/2006 dove il limite erano i 3kg di F-gas nel circuito, viene introdotto un nuovo parametro per l’obbligo di controllo delle perdite, basato sulle tonnellate di CO2 equivalente.

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Non sarà più la quantità di F-gas contenuta ad essere considerata, ma l’impatto ambientale misurato come tonnellate di CO2 equivalente: ovvero dal prodotto del GWP (global warming potential) del F-gas considerato per il quantitativo in tonnellate contenute nel circuito.

Le tempistiche di controllo saranno (Regolamento 517/2014, Art. 4 comma 3):

` tra le 5 e 50 tonnellate di CO2 equivalente almeno una volta ogni 12 mesi (24 mesi se è presente un sistema di rilevamento delle perdite);

` tra le 50 e 500 tonnellate di CO2 equivalente almeno una volta ogni 6 mesi (12 mesi se è presente un sistema di rilevamento delle perdite);

` sopra le almeno 500 tonnellate di CO2 equivalente ogni 3 mesi (6 mesi se è presente un sistema di rilevamento delle perdite).

Ci sarà però la possibilità per le apparecchiature contenenti meno di 3 kg di gas fluorurati a effetto serra o le apparecchiature ermeticamente sigillate contenenti meno di 6 kg di gas, di derogare ai controlli delle perdite fino al 31 dicembre 2016 (Regolamento 517/2014, Art. 4 comma 2).

La modifica del metodo di determinazione delle soglie delle apparecchiature soggette a controlli potrebbe provocare alcuni cambiamenti. Infatti per le apparecchiature che attualmente presentano una quantità inferiore a 30kg di F-gas il controllo periodico delle fughe deve essere eseguito ogni 12 mesi; con il nuovo metodo di calcolo si potrebbe verificare un superamento del limite di 50 tonnellate di CO2 equivalenti e quindi i controlli dovrebbero essere eseguiti ogni 6 mesi. Analoga considerazione può essere fatta per le apparecchiature che attualmente contengono meno di 300kg di F-gas e con il nuovo sistema di misurazione superano le 500 tonnellate di CO2 equivalenti.

Si consiglia pertanto di contattare l’impresa che esegue i controlli delle fughe gas e di ricalcolare l’effettivo peso in tonnellate equivalenti di CO2 per non trovarsi nella condizione sopra riportata della modifica della periodicità dei controlli. Si ricorda infatti che il mancato controllo e registrazione delle eventuali fughe gas è sanzionabile con un’ammenda da 7.000 a 100.000 euro (D. Lgs. 26/2013, Art. 3).

Gli operatori saranno obbligati a tenere i registri dove annotare gli esiti dei controlli.

Le informazioni che dovranno essere contenute nei registri riguardano:

1. la quantità e il tipo di gas fluorurati a effetto serra;

2. le quantità di gas fluorurati a effetto serra aggiunti durante l’installazione, la manutenzione o l’assistenza o a causa di perdite;

3. se le quantità di gas fluorurati a effetto serra installati siano state riciclate o rigenerate, incluso il nome e l’indirizzo dell’impianto di riciclaggio o rigenerazione e, ove del caso, il numero di certificato;

4. le quantità di gas fluorurati a effetto serra recuperati;

5. l’identità dell’impresa che ha provveduto all’installazione, all’assistenza, alla manutenzione e, ove del caso, alla riparazione o allo smantellamento delle apparecchiature compreso, ove del caso, il relativo numero di certificato;

6. le date e i risultati dei controlli effettuati;

7. qualora l’apparecchiatura sia stata smantellata, le misure adottate per recuperare e smaltire i gas fluorurati a effetto serra.

Oltre al registro per le apparecchiature contenenti gas fluorurati ad effetto serra, per tutte le apparecchiature che eseguono la climatizzazione invernale con una potenza termica utile maggiore di 10kW e tutte le apparecchiature che eseguono la climatizzazione estiva con una potenza termica utile maggiore di 12kW, deve essere compilato il Nuovo libretto di impianto sul modello stabilito dal D.M. 10 Febbraio 2014. Si ricorda che l’utilizzo del nuovo libretto di impianto è obbligatorio dal 15 Ottobre 2014.

48 HS+E Magazine jul-sep 2015

Techno News

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MILLEPROROGHE 2014: NUOVO RINVIO PER L’ADEGUAMENTO DELLE STRUTTURE RICETTIVE

Il 27 febbraio 2015 è stato convertito in legge il DL Milleproroghe n.192 del 31 dicembre 2014 attraverso la Legge n. 11/2015.

All’interno della legge di conversione è presente il nuovo termine ultimo per l’adeguamento delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto, fissato ora per il 31 ottobre 2015. La proroga riguarda tutte le attività esistenti alla data di entrata in vigore del DM 9 aprile 1994 che siano già in possesso dei requisiti per l’ammissione al piano straordinario biennale di adeguamento (decreto del Ministro degli Interni del 16 marzo 2012).

Inoltre, gli enti ed i privati responsabili delle nuove attività soggette all’adeguamento alle disposizioni di prevenzione incendi introdotte dall’Allegato I del DPR 151/2011, ma esistenti alla data di pubblicazione dello stesso DPR, potranno adempiere a questi obblighi entro il nuovo termine ultimo fissato al 7 ottobre 2016, purché sia rispettato comunque l’art. 3 del predetto decreto entro otto mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del DL Milleproroghe

2014 (le attività di categoria B e C sono tenute a richiedere, con apposita istanza, al Comando dei Vigili del Fuoco la valutazione dei progetti di adeguamento alla normativa antincendio).

CHIARIMENTO SUL SIGNIFICATO DI INTERPORTO

Il D.P.R. 151/2011 ha introdotto fra le attività sottoposte ai controlli di prevenzione incendi, gli interporti con superficie superiore a 20.000 mq. Fino ad oggi però, non era chiaramente specificata la definizione di interporto mentre con l’uscita della relativa regola tecnica, il D.M. 18/7/2014, è stato chiarito che per interporto deve intendersi “una infrastruttura funzionale al sistema intermodale logistico, costituita in un complesso organico finalizzato al deposito, allo scambio fra diverse modalità di trasporto delle merci ed alla logistica integrata”. Il D.M. 18/7/2014, applicabile alle nuove costruzioni od alle costruzioni esistenti in caso di ristrutturazione, ha l’obiettivo di minimizzare le cause di incendio, limitare le propagazioni all’interno ed all’esterno dell’area intermodale, assicurare che gli occupanti lascino le aree indenni e garantire che le squadre di soccorso possano operare in condizioni di sicurezza.

CHIARIMENTO SUL SIGNIFICATO DI INTERPORTO

Il D.P.R. 151/2011 ha introdotto fra le attività sottoposte ai controlli di prevenzione incendi, gli interporti con superficie superiore a 20.000 mq. Fino ad oggi però, non era chiaramente specificata la definizione di interporto mentre con l’uscita della relativa regola tecnica, il D.M. 18/7/2014, è stato chiarito che per interporto deve intendersi “una infrastruttura funzionale al sistema intermodale logistico, costituita in un complesso organico finalizzato al deposito, allo scambio fra diverse modalità di trasporto delle merci ed alla logistica integrata”. Il D.M. 18/7/2014, applicabile alle nuove costruzioni od alle costruzioni esistenti in caso di ristrutturazione, ha l’obiettivo di minimizzare le cause di incendio, limitare le propagazioni all’interno ed all’esterno dell’area intermodale, assicurare che gli occupanti lascino le aree indenni e garantire che le squadre di soccorso possano operare in condizioni di sicurezza.

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PREVENZIONE INCENDI

Page 50: Vol.13 – N.3

Con il provvedimento n. 35112 dell’11 marzo 2015, l’Agenzia delle Entrate ha reso obbligatoria la trasmissione telematica per la presentazione degli atti di aggiornamento a decorrere dal primo giugno 2015, utilizzando il modello unico informatico catastale (MUIC).

In particolare, è obbligatorio, per i tecnici professionisti, abilitati a predisporre e presentare gli atti di aggiornamento catastale, utilizzare le procedure telematiche per presentare le seguenti tipologie di atti di aggiornamento:

` dichiarazioni per l’accertamento delle unità immobiliari urbane di nuova costruzione

` dichiarazioni di variazione dello stato, consistenza e destinazione delle unità immobiliari già censite

` dichiarazioni di beni immobili non produttivi di reddito urbano, compresi i beni comuni, e relative variazioni

` tipi mappali

` tipi di frazionamento

` tipi mappali aventi anche funzione di tipi di frazionamento

` tipi particellari.

Per termini, condizioni e modalità di presentazione del MUIC, debitamente

GIUGNO 2015: CATASTO INTERAMENTE DIGITALE

sottoscritto dal professionista con apposizione della firma digitale, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui ai provvedimenti 22 marzo 2005, 22 dicembre 2006 e primo ottobre 2009.

50 HS+E Magazine jul-sep 2015

Techno News

EDILIZIA E TERRITORIO

Page 51: Vol.13 – N.3
Page 52: Vol.13 – N.3

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