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 William James Esiste la coscienza? Estratto da: William James, Saggi di empirismo radicale,a cura e con introduzione di Sergio Franzese, Macerata, Quodlibet 2009. Ulteriori informazioni: http://www .quodlibet.it/schedap.ph p?id=1876

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  • William James

    Esiste la coscienza?

    Estratto da: William James, Saggi di empirismo radicale,a cura e con introduzionedi Sergio Franzese, Macerata, Quodlibet 2009.

    Ulteriori informazioni: http://www.quodlibet.it/schedap.php?id=1876

  • Avvertenza. Il testo corredato di quattro ordini di note contraddistinti come segue:le note apposte originalmente dallautore sono prive di contrassegno; le note, cos comeanche tutte le integrazioni del testo, apposte dal curatore di questa edizione italiana, sonoracchiuse tra parentesi quadre; le note apposte da R.B. Perry, primo editore degli Essaysin Radical Empiricism, riportano la sigla RBP; le note ricavate della Harvard Edition delleComplete Works di W. James, a cura di F. Bowers e I. Skrupskelis riportano la sigla HE.

  • 1.

    Esiste la coscienza?*

    Pensieri e cose sono nomi per due specie di oggetti che per il sensocomune saranno sempre a confronto e, dal punto di vista pratico, recipro-camente contrapposte. La filosofia, riflettendo su questa distinzione, ne hapi volte in passato cambiato la spiegazione, e ci si pu ben aspettare che lacambier ancora in futuro. Prima spirito e materia, anima e corpo indi-cavano una coppia di sostanze equipollenti pi o meno equivalenti per pesoe interesse. Un bel giorno per Kant ha screditato lanima e ha introdottolio trascendentale, e da quel momento la relazione bipolare rimasta moltosbilanciata. Oggigiorno per i razionalisti lio trascendentale sembra signifi-care tutto, per gli empiristi invece poco pi che niente. Nella mani di auto-ri come Schuppe1, Rehmke2, Natorp3, Mnsterberg4 (o almeno nei suoi

    * Articolo precedentemente pubblicato nel Journal of Philosophy, Psychology andScientific Methods, vol. I, n. 18, Sept. 1904, pp. 477-491 [RBP]. [La versione in france-se di questo articolo fu presentata da James al Congresso internazionale di filosofia diRoma nel 1905 e pubblicata in Atti del V Convegno Internazionale di Psicologia, a curadi S. De Sanctis, Forzani, Roma 1906].

    1 [W. Schuppe (1836-1913) esponente di spicco della filosofia dellimmanenza (Dieimmanente Philosophie, Zeitschrift fr immanente Philosophie, II, 1897), il cui assun-to centrale lidentit di oggetto e rappresentazione, di reale e conosciuto. Per il coscien-zialismo di Schuppe tutto lessere contenuto di coscienza ed quindi esclusivamente sog-gettivo. Secondo Schuppe non possibile pensare allesistenza autonoma di oggetti al difuori della coscienza, poich questo significherebbe avere un oggetto che nello stesso tempo pensato e non-pensato. Con Begriff und Grenzen der Psychologie (Zeitschrift fr imma-nente Philosophie, I, 1896), Schuppe prese parte al dibattito sullo psicologismo afferman-do la fondamentale differenza tra psicologia e teoria della conoscenza].

    2 [Johannes Rehmke (1848-1930) filosofo tedesco, critico dellepistemologia e del sog-gettivismo kantiano, cos come del fenomenismo, fu tra i primi a teorizzare un superamen-to della distinzione soggetto-oggetto, trascendenza-immanenza. James possedeva una copiadel Lehrbuch der allgemeinen Psychologie (Voss, Hamburg 1894) di Rehmke].

    3 [Paul Natorp (1854-1924) filosofo neokantiano, con Hermann Cohen esponente dispicco della Scuola di Marburgo, si occup anche di storia della filosofia e di pedagogia. InEinleitung in die Psychologie nach kritischer Methode (Mohr, Freiburg i. Br. 1888) Natorpelabora la dottrina del monismo della correlativit tra processi di obiettivazione e sogget-tivazione, in cui presenta la concezione di un legame sostanziale unico tra soggetto e ogget-to. Una copia della Einleitung si trova nella biblioteca di James con note e marginalia].

    4 [Hugo Mnsterberg (1863-1916) psicologo e filosofo, allievo di Wundt a Freiburg,nel 1892 successe a James alla direzione del Laboratorio di psicologia sperimentale di Har-

  • saggi di empirismo radicale

    primi scritti), Schubert-Soldern5 e altri, il principio spirituale si assottigliafino a diventare in tutto e per tutto una sorta di fantasma; solo un nome peril fatto che il contenuto dellesperienza conosciuto [known]. Il principiospirituale perde quindi la forma personale e lattivit transitate sul conte-nuto e diventa pura Bewusstheit [coscienzialit] o Bewusstsein berhaupt[coscienza in generale]6, di cui, a rigore, non si pu dire nulla.

    Credo che la coscienza, una volta evaporata fino a raggiungere que-sta condizione di assoluta trasparenza, sia sul punto di scomparire deltutto. il nome di una non-entit e non ha diritto a un posto tra i prin-cipi primi. Quelli che ancora vi si attaccano, si attaccano a una sempliceeco, al tenue mormorio che lanima nel suo scomparire lascia nellariadella filosofia. Nellultimo anno ho letto una quantit di articoli i cuiautori sembravano proprio sul punto di abbandonare la nozione dicoscienza7, per sostituirla con quella di unesperienza assoluta non dovu-ta a due fattori. Tuttavia non erano abbastanza radicali, non abbastanzaintrepidi nelle loro negazioni. Negli ultimi ventanni ho diffidato dellacoscienza intesa come unentit; negli ultimi sette o otto anni, poi, hosuggerito ai miei studenti la sua non-esistenza, cercando di dar loro il suoequivalente pragmatico in realt di esperienza; ora mi sembra che i tempisiano maturi perch venga apertamente e universalmente eliminata.

    Negare seccamente che la coscienza esista dato che senza alcundubbio i pensieri esistono sembra apparentemente cos assurdo chetemo che alcuni lettori si rifiuteranno di seguirmi oltre. Lasciatemi allo-

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    vard. La sua opera principale, i Grundzge der Psychologie, pubblicata nel 1900 (Barth,Leipzig), reca la dedica a James. In pi occasioni James segnala il suo sostanziale disaccor-do con limpostazione psicofisica, riduzionista e schematica della vita psichica sostenutada Mnsterberg].

    5 [Richard von Schubert-Soldern (1852-1924), filosofo tedesco, esponente di una filo-sofia dellimmanenza che conduce a un solipsismo gnoseologico. Tra il 1903 e il 1905 inse-gn allo Staatsgymnasium di Gorizia, dove fu insegnante di Carlo Michelstaedter. Nessu-na opera di questo autore risulta nella biblioteca di James ed pertanto difficile dire a qualesuo scritto egli faccia riferimento].

    6 [In tedesco nel testo. Luso del termine un implicito riferimento a H. Rickert. Cfr.Letter WJ to W. Fite, April 3 1906: Ai miei occhi il pragmatista deve essere un realistanaturale, e credere nei fatti extra-mentali. Non ha le risorse di un (diciamo) Rickert, di cuiho appena letto la seconda edizione de Gegenstand der Erkenntnis, perch non pu crede-re in una Bewusstsein berhaupt].

    7 Articoli di Baldwin, Ward, Bawden, King, Alexander e altri. Il dott. Perry mi sembraonestamente che abbia gi passato quel punto. [R.B. Perry, radicalizzando il versante neu-rologico della psicologia di James, era approdato a una definizione biologica della coscien-za connessa come anche per Holt e altri neorealisti americani con il sistema nervoso,concepito come un meccanismo inteso non a generare rappresentazioni, ma a dirigerelazione nel senso degli interessi vitali. La coscienza viene quindi concepita come il com-plesso di attivit dirette alla conservazione e allo sviluppo dellorganismo e di entit ogget-tive delimitate in classi attraverso le azioni].

  • ra spiegare immediatamente che intendo solamente negare che la paroladesigni unentit, mentre voglio invece sostenere nella maniera pi deci-sa che designa una funzione. Quello che intendo dire che i nostri pen-sieri non sono fatti di alcuna sostanza o qualit originaria dellesseredistinta da quella di cui sono fatti gli oggetti materiali8; e che invece cuna funzione che i pensieri svolgono nellesperienza, per lo svolgimentodella quale si invoca questa qualit dellessere. Tale funzione quella delconoscere9. Si suppone che la coscienza sia necessaria per spiegare ilfatto che le cose non solo sono, ma vengono registrate, che sono cioconosciute. Chiunque cancelli la nozione di coscienza dalla sua lista deiprincipi primi deve ancora provvedere in qualche modo a che quella fun-zione sia svolta.

    I

    La mia tesi che se cominciamo con lipotesi che ci sia una sola sostan-za o materia primigenia del mondo, una sostanza di cui ogni cosa com-posta, e se chiamiamo questa sostanza esperienza pura, allora il cono-scere pu facilmente essere spiegato come un particolare tipo di relazio-ne reciproca che delle porzioni di esperienza pura possono intrattenere.La relazione stessa a sua volta una parte dellesperienza pura: uno deisuoi termini diventa il soggetto o il portatore della conoscenza, il cono-scente [the knower]10, laltro diventa loggetto conosciuto11.

    Questa concezione richieder una lunga spiegazione per poter esserecompresa. Il modo migliore per fare in modo che la si comprenda met-terla a confronto con la concezione alternativa; e a questo scopo possia-

    esiste la coscienza? 5

    8 Allo stesso modo, non c alcuna attivit di coscienza in quanto tale. Vedi infra,pp. 84 sgg. e nota [RBP].

    9 [Cfr. PP I, pp. 271 sgg.]10 Nella mia Psicologia ho cercato di mostrare che non abbiamo bisogno di un altro

    conoscente al di l del pensiero fluente [passing thought]. PP I, pp. 338 e sgg. Il riferi-mento resta valido per ledizione Dover, 1950 e ristampe.

    11 [Cfr. MT, pp. 42 sgg.: Il miglior risultato del senso comune, dopo la scoperta di ununico Tempo e di un unico Spazio, probabilmente il concetto che le cose hanno unesi-stenza permanente. [] Certo, possiamo immaginare speculativamente uno stato di espe-rienza pura prima che venisse strutturata lipotesi di oggetti permanenti al di l del suofluire. Possiamo anche trastullarci con lidea che un primitivo geniale avrebbe anche potu-to incappare in qualche altra ipotesi. Per al presente non riusciamo ad immaginare con-cretamente quale avrebbe potuto essere lipotesi differente, poich la categoria delle real-t trans-percettive ora uno dei fondamenti della nostra vita. I nostri pensieri devono anco-ra impiegarla se devono essere ragionevoli e veri. [Sulla genealogia delle categorie delsenso comune v. anche P, p. 83 (trad. it., cura e introduzione di S. Franzese, Pragmatismo,Aragno, Torino 2007, p. 102)].

  • saggi di empirismo radicale

    mo prendere lalternativa pi recente, quella, cio, in cui levaporazionedellanima sostanziale definita andata avanti quanto pi era possibilesenza per essere completa. Dato che il neokantismo ha eliminato le pre-cedenti forme di dualismo, se saremo capaci a nostra volta di eliminareanche il neokantismo, allora ne avremo eliminate tutte le forme.

    Per i pensatori che ho chiamato neokantiani, la parola coscienza serveoggi solo a indicare il fatto che lesperienza insuperabilmente dualisticanella sua struttura12. Questo significa che, concretamente, non il sogget-to, non loggetto, ma soggetto-pi-oggetto il minimo indispensabile13.La distinzione soggetto-oggetto peraltro completamente differente daquella tra materia e pensiero o tra anima e corpo. Le anime erano sepa-rabili, avevano destini separati; potevano capitare loro delle cose. Allacoscienza in quanto tale non pu capitare nulla; infatti, essendo in ssenza tempo, solo una testimone degli accadimenti nel tempo, ai qualinon prende assolutamente parte. In breve, solo il correlato logico delcontenuto in unEsperienza, la cui caratteristica che in essa il fattoviene alla luce, che vi ha luogo, cio, la consapevolezza del contenuto14.La coscienza in quanto tale del tutto impersonale: infatti lio [Self] e lesue attivit appartengono al contenuto15. Dire quindi che sono autoco-sciente, oppure cosciente di esprimere una volizione, significa solo checerti contenuti, di cui io e sforzo di volont sono i nomi, quando sidanno non sono senza testimone16.

    Cos, per questi tardi epigoni kantiani, dovremmo ammettere lacoscienza come una necessit epistemologica, anche se non abbiamouna prova diretta del suo esserci.

    Per, in aggiunta a questo, quasi ognuno di loro ritiene che dovremmoavere unimmediata coscienza della coscienza stessa. Quando il mondo deifatti esterni cessa di essere materialmente presente, e noi lo richiamiamosemplicemente alla memoria, o lo immaginiamo [fancy], si crede che lacoscienza emerga e sia sentita come una sorta di fluire impalpabile che, una

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    12 [Sulla base del comune rifiuto della nozione sostanzialistica della coscienza Jamesaccomuna, nella sua disamina, pensatori dichiaratamente neokantiani come Natorp conesponenti del neorealismo americano quali Holt e Perry, o del realismo logico come Mooree Russell (v. infra, nota 29)].

    13 [Cfr. infra, p. 171].14 [Cfr. PP I, 362 e sgg: LIo puro di tutta lappercezione cos per Kant non lanima,

    ma solo quel Soggetto che il correlato necessario dellOggetto in tutta la conoscenza].15 [Cfr. PP I, p. 291: Il S empirico di ognuno di noi quello che uno tentato di chia-

    mare me. [] Nel suo senso pi ampio possibile, per, il S di una persona la sommacomplessiva di tutto quello che pu appartenergli. Tale me devessere distinto dallIopuro come flusso di attivit irriflessa (pp. 296-298)].

    16 [Il riferimento a G.E. Moore per il quale la coscienza mantiene una propria realtdistinta dagli enti concettuali che rispecchia senza alterarli in alcun modo].

  • volta conosciuto in questa specie di esperienza, pu ugualmente essere iden-tificato nelle presentazioni del mondo esterno17. Scrive un autore recente:

    Nel momento in cui cerchiamo di fissare la nostra attenzione sulla coscienza edi vedere cosa esattamente sia, essa sembra svanire. Sembra come se avessimodavanti un puro vuoto. Quando cerchiamo di cogliere introspettivamente la sensa-zione di blu, tutto quello che riusciamo a vedere il blu; laltro elemento come sefosse trasparente. Tuttavia, se guardiamo abbastanza attentamente, e sappiamo chec qualcosa da cercare, questo altro elemento pu essere distinto18.

    Un altro filosofo scrive:

    La coscienza19 inspiegabile e difficilmente descrivibile, tuttavia tutte le espe-rienze coscienti hanno in comune che ci che chiamiamo il loro contenuto ha que-sto peculiare riferimento ad un centro, il cui nome io [Self], e solo in virt diquesto riferimento il contenuto dato soggettivamente, o appare. [] Mentre inquesto modo la coscienza, o riferimento allio, la sola cosa che distingue un con-tenuto cosciente da qualsivoglia tipo di essere che potrebbe esser l senza nessunoche ne sia cosciente, tuttavia questo solo fondamento della distinzione sfugge adogni ulteriore spiegazione. Lesistenza della coscienza, anche se il fatto fondamen-tale della psicologia, pu senzaltro essere posta come certo, pu essere fatta emer-gere con lanalisi, ma non pu essere definita n dedotta altro che da se stessa20.

    Pu essere fatta emergere con lanalisi dice. Questo presuppone chela coscienza sia un singolo elemento, momento, fattore chiamatelo unpo come vi pare di unesperienza, con una costituzione interna essen-zialmente dualistica, in cui, se si estrae il contenuto, la coscienza restersvelata davanti ai nostri occhi. Lesperienza, vista cos, sarebbe essenzial-

    esiste la coscienza? 7

    17 [Cfr. F. Brentano, Psychologie vom empirischen Standpunkte, Dunker & Humblot,Leipzig 1874, lib. II, cap. I, 2-3, trad. it. di G. Gurisatti, a cura di L. Albertazzi, La psi-cologia dal punto di vista empirico, voll. I-III, Laterza, Bari 1997, vol. I, pp. 144 sgg.]: Ilnostro scopo di chiarire il significato di due termini fenomeno fisico e fenomeno psi-chico. [] Ogni idea o rappresentazione [vorstellung] che acquisiamo sia tramite la per-cezione sensibile sia con limmaginazione un esempio di fenomeno psichico. Per rappre-sentazione [vorstellung] non intendo ci che rappresentato, ma piuttosto latto della rap-presentazione. [] Con tale termine intendo anche il pensare a un concetto generale, sem-pre che una cosa simile realmente accada. [] Questo atto di rappresentazione forma[costituisce] la base non solo dellatto del giudicare, ma anche del desiderare e di ogni altroatto psichico (trad. it. modificata)].

    18 G.E. Moore, Mind, vol. XII, N.S., [1903], p. 450. [Larticolo a cui James si rife-risce The Refutation of Idealism, pp. 433-453].

    19 [James traduce con coscienza (Consciousness) il termine tedesco Bewusstheit, chea rigore potrebbe essere tradotto pi correttamente con coscienzialit, nella traduzionecomunque ci atteniamo alla lettera del testo jamesiano].

    20 P. Natorp, Einleitung in die Psychologie [nach kritischer Methode], [Mohr, Freiburgi. Br.] 1888, p. 14 e 112.

  • saggi di empirismo radicale

    mente come una vernice di cui sarebbero fatte le figure del mondo. La ver-nice ha una duplice costituzione che comprende, di fatto, un solvente(olio, colla o altro)21 e una massa di contenuto in forma di pigmento, chesta in sospensione. Qui noi operiamo per sottrazione fisica; e la concezio-ne abituale che per sottrazione mentale possiamo separare i due fattoridellesperienza in modo analogo non isolarli completamente, certo, madistinguerli abbastanza da sapere che sono due.

    II

    Ora, quello che voglio sostenere esattamente il contrario di questo. Iocredo che lesperienza non abbia una tale duplicit interna e che la sua sud-divisione in coscienza e contenuto si produca non per sottrazione, ma peraddizione laddizione, cio, ad un pezzo concreto di esperienza dato dialtri insiemi di esperienze, in connessione con i quali rispettivamente il suouso o funzione pu essere di due tipi differenti. Anche qui la vernice servi-r da illustrazione. Quando in un barattolo in un negozio di vernici, insie-me a tutte le altre vernici, serve complessivamente come altrettanto mate-riale vendibile. Spalmato su una tela, con altre vernici tutto intorno, rap-presenta al contrario un elemento del quadro e svolge una funzione spiri-tuale. Esattamente allo stesso modo, io sostengo, una certa porzione indi-visa di esperienza, presa in uno specifico contesto di elementi associati, fala parte di un conoscente, di uno stato mentale, della coscienza; men-tre in un contesto differente lo stesso pezzetto indiviso di esperienza fa laparte di una cosa conosciuta, di un contenuto oggettivo. In breve, in ungruppo figura come pensiero, in un altro gruppo come una cosa. Dalmomento che pu figurare in entrambi i gruppi simultaneamente abbiamotutto il diritto di dire che soggettivo e oggettivo allo stesso tempo22.

    Il dualismo definito da simili termini ambivalenti quali esperienza,fenomeno, dato, Vorfindung23 termini che in filosofia tendono adogni modo sempre pi a rimpiazzare i termini univoci pensiero ecosa quel dualismo, dicevo, ancora mantenuto in questa definizio-ne, ma reinterpretato, cos che, invece di essere misterioso e sfuggente,diventi verificabile e concreto. una questione di relazioni, che cade

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    21 Figurativamente parlando, si pu dire che la coscienza sia il solvente, o fluido, uni-versale in cui sono contenuti i diversi generi concreti di atti e fatti psichici, sia in formanascosta sia in forma evidente. (G.T. Ladd, Psychology, Descriptive and Explanatory[: aTreatise of the Phenomena, Laws, and Development of Human Mental Life], [Longmans,Green & Co., London] 1894, p. 30).

    22 [Cfr. PP I, pp. 289; 296-297 e 304].23 [In tedesco nel testo. Letteralmente il trovato, ma non come correlativo di un cer-

    care, ma piuttosto come ci che si d a trovare, ossia ci che si incontra, che si fa trovarenel percorso di esperienza].

  • allesterno e non allinterno della singola esperienza considerata, e pusempre essere dettagliata e definita.

    Il varco verso questo modo pi concreto di intendere il dualismo fuaperto da Locke quando adoper la parola idea per designare indiffe-rentemente la cosa e il pensiero, e da Berkeley, quando disse che quelloche il senso comune intende con realt esattamente quello che il filo-sofo intende con idea24. N Locke, n Berkeley concepivano questaloro verit con perfetta chiarezza, ma la mia impressione che la conce-zione che sto difendendo non fa molto di pi che portare avanti coeren-temente il metodo pragmatico che essi sono stati i primi ad usare.

    Se il lettore esaminer le sue esperienze personali, capir quello che inten-do. Che incominci con unesperienza percettiva, la cosiddetta presentazio-ne [presentation] di un oggetto fisico: il suo effettivo campo visivo, la stan-za in cui seduto, con il libro che sta leggendo al centro25. Facciamo cheper il momento tratti questo oggetto complesso al modo del senso comune,ossia come se fosse realmente quello che sembra essere, cio come unacollezione di cose fisiche, ritagliate da un mondo circostante di altre cosefisiche, con cui queste cose fisiche hanno relazioni attuali o potenziali.

    Ora, allo stesso tempo, come dicevamo, sono proprio queste stesseidentiche cose che la sua mente percepisce, e tutta la filosofia della perce-zione da Democrito in poi stata solo un unico lungo litigio sul parados-so che quello che evidentemente una sola realt dovrebbe essere con-temporaneamente in due luoghi: nello spazio esterno e nella mente dellapersona26. Le teorie rappresentative della percezione evitano il parados-so logico, ma dallaltra parte volano il senso della vita del lettore, il qualenon sa di alcuna immagine mentale interposta, ma sembra vedere il libroe la stanza immediatamente, proprio come esistono fisicamente.

    Il rompicapo di come una sola e identica stanza possa essere in dueluoghi alla fine proprio il rompicapo di come un solo e identico puntopossa stare su due linee: lo pu, se situato sulla loro intersezione. Allostesso modo, se lesperienza pura della stanza fosse posta allintersezione

    esiste la coscienza? 9

    24 [Cfr. W. James, The Knowing of Things Together, Eph, p. 72: Che cosa inten-diamo con cose? A questa domanda posso solo rispondere con la filosofia idealistica.Per la filosofia che iniziata con Berkeley, e nella nostra lingua arrivata fino a ShadworthHodgson, le cose non hanno altra natura che quella dei pensieri, e non conosciamo alcu-na cosa che non sia data nellesperienza di qualcuno [cfr. infra, p. 160].

    25 [Un esempio analogo si trova in E. Mach, Analyse der Empfindungen, Fischer, Jena1886, 10; ed. it. Lanalisi delle sensazioni e il rapporto fra fisico e psichico, Feltrinelli,Milano 1975].

    26 [Cfr. T. Reid, Essay on the Intellectual Powers of Men (1785), I, 10, in The Scot-tish Enlightenment, (edit. A. Broadie), Canongate Books, Edinburgh 1997, p. 86; trad. it.Saggi sui poteri intellettuali delluomo, in Id., Ricerca sulla mente umana e altri scritti, acura di A. Santucci, UTET, Torino 1975, pp. 354 sgg. e 368 sgg.].

  • saggi di empirismo radicale

    di due processi che la connettessero con differenti insiemi di associati,allora potrebbe essere contata due volte, come appartenente a un insiemee allaltro, e se ne potrebbe dire, latamente, che esiste in due luoghi, anchese rimarrebbe sempre una cosa numericamente singola.

    Lesperienza dunque un membro di diversi processi che possono esse-re seguiti fino a grande distanza da esso lungo linee interamente differen-ti. Una stessa identica cosa ha cos tante relazioni con il resto dellespe-rienza che potete portarla in sistemi di associazione differenti e trattarlacome se appartenesse a contesti opposti27. In uno di questi contesti quel-la cosa il vostro campo di coscienza; in un altro la stanza in cuisiete seduti, ed entra in entrambi i contesti in tutta la sua pienezza, senzafornire alcun pretesto per dire che con una delle sue parti o dei suoi aspet-ti si attacca alla coscienza e con unaltra alla realt esterna. Ora, cosasono i due processi in cui lesperienza-stanza entra in questo modo simul-taneamente?

    Uno di essi la biografia personale del lettore, laltro la storia dellacasa di cui la stanza fa parte. La presentazione, lesperienza, insomma ildato [that] (infatti fino a che non abbiamo deciso cosa [what] deverestare un semplice dato) il termine ultimo, dalla parte del lettore, di unconcatenamento di sensazioni, emozioni, decisioni, movimenti, classifi-cazioni, aspettative, ecc., che termina nel presente, e il primo termine diuna serie di operazioni interiori simili che si protendono nel futuro28.

    10

    27 Per unanaloga affermazione su questo punto, cfr. W. James, The Meaning of Truth, p.49, nota. Vedi anche infra, pp. 96-97 [RBP]. [Il riferimento di Perry corrisponde alla p. 36(The Tigers in India) di The Meaning of Truth [,Harvard Univ. Pr., Cambridge (Mass.) 1975,pp. 33-36]. Il passo ripreso da W. James, The Knowing of Things Together, PsychologicalReview, 2, 1895 (v. infra, p. 163): Ma se la nostra visione privata del foglio di carta con-siderata astraendo da ogni altra allora il foglio visto e il vederlo sono solo due nomi perlunico fatto indivisibile che, propriamente detto, il dato, il fenomeno, o lesperienza. Il foglio nella mente e la mente intorno al foglio, perch mente e foglio sono solo due nomi chesono dati successivamente allunica esperienza, quando considerata in un mondo pi ampiodi cui una parte, le sue connessioni vengono tracciate in diverse direzioni].

    28 [Qui James introduce la famosa distinzione tra that e what, successivamente sostan-tivata in thatness and whatness, che presenta la distinzione tra il mero dato sensibile, iltovde ti di Aristotele, e il cosa in quanto nozione qualificata di quel dato, ossia il quid (equindi la quiddit). La traduzione letterale come quello e cosa, accattivante nellasua aderenza alla lettera del testo, risulta per piuttosto dura in italiano. Si preferito quin-di tradurre il that con dato, sfruttando anche lassonanza, e il thatness con dati-t (quellit sarebbe stato davvero improponibile), e il what pi letteralmente concosa e whatness con quiddit (cosit risuona di connotazioni ontologiche hei-deggeriane che qui sarebbero inappropriate). La distinzione era gi stata accennata in TheFunction of Cognition (1885) (in The Meaning of Truth, cit., p. 19) in connessione con ladistinzione tra conoscenza percettiva (knowledge by acquaintance) e sapere concettua-le (knowledge about) e ritorna in Pragmatism [P, p. 118; (trad. it. cit., p. 146)] e in SomeProblems of Philosophy, 1911 (postumo)], cap IV, passim].

  • Dallaltra parte, lo stessissimo dato [that] il terminus ad quem di unsacco di operazioni fisiche, falegnameria, tappezzeria, arredamento, riscal-damento, ecc., e il terminus a quo di un sacco di altre operazioni future,in cui quello sar coinvolto nel subire il destino di una stanza fisica.

    Le operazioni fisiche e mentali formano gruppi stranamente incompa-tibili. In quanto stanza, lesperienza ha occupato quello spazio e ha man-tenuto quellambiente circostante per trentanni. In quanto vostro campodi coscienza potrebbe non essere mai esistita fino ad ora. In quanto stan-za lattenzione continuer a scoprirvi infiniti nuovi dettagli. In quantosemplicemente vostro stato mentale, pochi particolari nuovi emergeran-no davanti allocchio dellattenzione. In quanto stanza ci vorr un terre-moto, o una squadra di uomini, e ad ogni modo un certo lasso di tempoper distruggerla. Come vostro stato soggettivo, basteranno il chiudere gliocchi, o un subitaneo gioco della fantasia. Nel mondo reale, il fuoco laconsumer. Nella vostra mente, potete lasciare che il fuoco danzi su diessa senza che ci siano conseguenze. In quanto oggetto esterno, dovetepagare un affitto per abitarvi. In quanto contenuto mentale, potete occu-parla gratis per tutto il tempo che vi pare.

    Se, insomma, la seguite lungo la direzione mentale, tenendola insiemesolamente agli eventi della biografia personale, allora ne sar vero ognigenere di cose che falso, e falso ogni genere di cose che vero quandola trattate come una cosa reale di cui avete esperienza. Seguitela invecelungo la direzione fisica e la metterete in relazione con altri associati delmondo esterno.

    III

    Fino ad ora sembra che stiamo navigando tranquillamente; la mia tesi,per, diventer probabilmente meno plausibile per il lettore quando pas-siamo dai percetti ai concetti, o dal caso delle cose presentate a quellodelle cose lontane29. Nonostante questo continuo a credere che la stessalegge funzioni anche qui. Se prendiamo concetti collettivi, o memorie, ofantasie anche queste nella loro prima intenzione sono semplici segmen-

    esiste la coscienza? 11

    29 [In tal senso cfr. B. Russell, The Analysis of Mind, Allen & Unwin, London, Mac-millan, New York 1921; trad. it. e introduzione di F. Manieri, Lanalisi della mente, New-ton Compton, Roma 1969, p. 29: A mio credere [] James ha ragione a respingere lacoscienza come entit, e i realisti americani hanno parzialmente, ma non interamente ragio-ne a ritenere sia la mente sia la materia composte di una sostanza neutra che, in s, non n mentale n materiale. Io ammetterei questo punto di vista solo per quanto concerne lesensazioni. [] Ma direi che le immagini appartengono solo al mondo mentale, mentrequei fatti (se ve ne sono) che non facciano parte di alcuna esperienza appartengono solo almondo fisico].

  • saggi di empirismo radicale

    ti di esperienza pura, e, in quanto tali, sono dei singoli dati [thats] che inuno dei contesti si comportano da oggetti e in un altro contesto compa-iono come stati mentali. Quando dico prenderli nella loro prima inten-zione, intendo dire che tralasciamo la loro relazione con esperienze per-cettive possibili con cui possono essere connessi, a cui possono portare oin cui possono terminare, e che si pu ritenere che rappresentino30.

    Prendendoli prima in questo modo, circoscriviamo il problema a unmondo semplicemente pensato e non sentito o visto direttamente31.

    Questo mondo, proprio come il mondo dei percetti, ci si offre innan-zitutto come un caos di esperienze32, ma vengono presto tracciate dellelinee organizzative; cos troviamo che qualunque suo segmento che pos-siamo estrarre come campione connesso con gruppi distinti di associa-ti, proprio come lo sono le nostre esperienze percettive, che questi asso-ciati si connettono a loro volta ad esso per mezzo di relazioni differenti33,e che un [gruppo] forma la storia interiore di una persona, mentre laltro[gruppo] agisce come un mondo oggettivo impersonale, o spazio-tem-porale, o anche puramente logico o matematico, o comunque ideale.

    Il primo ostacolo per il lettore nel vedere che queste esperienze non-percettive hanno sia oggettivit sia soggettivit dipender probabilmentedallintrusione nella sua mente di quei percetti che costituiscono il terzogruppo di associati con cui le esperienze non-percettive sono in relazio-ne, e che nel complesso rappresentano34, stando con loro nella stessa

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    30 [Cfr. William of Ockham, Summa Totius Logicae, I, xi, 5 in William of Ockham,Philosophical Writings, Hackett, Indianapolis 1990, p. 58: Nomi di prima intenzione []sono quelli che [] significano certe cose, le quali non sono segni e nemmeno sono con-seguenza di tali segni (ns. traduzione)].

    31 Riguardo al riconoscimento di James dei concetti come dominio coordinato direalt, cfr. il suo The Meaning of Truth, pp. 42, 195, nota; A Pluralistic Universe, pp. 339-340; Some Problems of Philosophy, pp. 50-57 e 67-70; e infra nota. Dando a questa con-cezione il nome di realismo logico James fa notare altrove come la sua filosofia possaessere considerata come alquanto eccentrica nel suo tentativo di combinare il realismo logi-co con un differente tipo di empirismo (Some Problems of Philosophy, p. 106) [RBP]. [Ilpasso importantissimo nella misura in cui apre sia nella direzione della tematica bolza-niana delle rappresentazioni senza oggetto (gegenstandlose Vorstellungen), sia in dire-zione della sfera degli ejects di Clifford].

    32 [James cita implicitamente Kant. Cfr. p. 80 nota 9.33 Qui come altrove le relazioni sono ovviamente relazioni esperite [experienced rela-

    tions], membri di quella stessa molteplicit di esperienza percettiva originariamente caoti-ca di cui gli stessi termini della relazione fanno anchessi parte.

    34 [Bisogna qui sottolineare lambivalenza semantica del termine represent usato daJames che significa sia la rappresentazione come atto di riproduzione in immagine sia ancheil simboleggiare come anche la rappresentanza nel senso legale, ossia lo stare ed agire invece o per conto di qualcuno, che rimanda nelluso presente alla teoria della sostituzionedi Taine. Cfr. anche infra, p. 35 nota 16 e p. 161].

  • relazione nella quale i pensieri stanno con le cose35. Questimportantefunzione delle esperienze non percettive complica la questione e la rendepi confusa; infatti, siamo cos abituati a trattare i percetti come le uni-che realt autentiche che, se non li teniamo fuori dalla discussione, finia-mo inevitabilmente per non considerare per niente loggettivit che risie-de nelle esperienze non percettive in se stesse. Tali esperienze, poich effet-tivamente conoscono i percetti, le trattiamo come del tutto soggettive,e diciamo che sono interamente costituite dalla [constituted of] sostanzachiamata coscienza, usando quindi questo termine come se indicasse unaspecie di entit, cio proprio in quella maniera che sto cercando di con-futare36.

    Facendo quindi completamente astrazione dai percetti, quello chevoglio sostenere che una qualunque esperienza non-percettiva tende aessere contata due volte, proprio come avviene allesperienza percettiva,comparendo in un contesto come un oggetto o un campo di oggetti, e inun altro contesto come uno stato mentale: e tutto ci senza la benchminima scissione interna da parte sua in coscienza e contenuto. Preso daun lato tutto coscienza, dallaltro tutto contenuto.

    Trovo che questa oggettivit delle esperienze non-percettive, questocompleto parallelismo in punto di realt tra ci che sentito al presentee ci che remotamente pensato, sia espresso veramente bene in una pagi-na dei Grundzge di Mnsterberg che cito integralmente:

    I miei oggetti posso limitarmi a pensarli, tuttavia nel mio pensiero vivente stan-no di fronte a me esattamente come farebbero degli oggetti percepiti, non importaquanto differenti nella loro genesi possano essere i due modi di apprenderli. Il libroche si trova sul tavolo di fronte a me, e il libro nella stanza accanto, a cui sto pen-sando e che intendo prendere, sono entrambi e nello stesso senso delle realt date

    esiste la coscienza? 13

    35 [Il passo piuttosto criptico, ma si riferisce per sommi capi al problema della inten-tio secunda, ossia di quei contenuti mentali che funzionano da segni di cose. Avendo con-siderato due gruppi di relazioni delle esperienze non-percettive che restano entrambi sulpiano concettuale, ossia quello delle esperienze non-percettive personali, ossia il patrimo-nio concettuale individuale, e quello delle esperienze non-percettive oggettive che costitui-sce lo spazio logico, matematico e ideale, la relazione con i percetti si configura come unterzo gruppo di relazione. La tesi di James che la relazione tra concetti e percetti nondescrive il rapporto di una coscienza sostanziale con il proprio oggetto, ossia non inten-zionale, e non di carattere rappresentativo o designativo, ma ancora una relazioneestrinseca tra esperienze, che James definisce come funzione guida. Concetti e percettisono entrambi, e allo stesso titolo, fatti e gli uni conducono agli altri indifferentemen-te. In altri termini James sta contestando lesistenza delle immagini mentali, come media-zione tra mente e mondo esterno].

    36 Della funzione rappresentativa dellesperienza non-percettiva nel suo insieme, dirqualcosa in un articolo successivo, perch ci porterebbe troppo addentro alla teoria gene-rale della conoscenza perch se ne possa parlare in un articolo breve come questo. [V. infra,Un mondo di esperienza pura, III, p. 33].

  • saggi di empirismo radicale

    per me, realt che riconosco e di cui tengo conto. Se concedete che loggetto di per-cezione non unidea dentro di me, ma che percetto e cosa, in quanto sono indistin-guibilmente una cosa sola, sono realmente esperiti l, fuori, non dovreste poi crede-re che un oggetto semplicemente pensato sia nascosto dentro il soggetto pensante.Loggetto a cui penso e della cui esistenza prendo atto, senza che esso ora agisca suimiei sensi, occupa il suo posto definito nel mondo esterno tanto quanto loggettoche vedo direttamente. Quello che vero del qui e del l, anche vero dellora e del-lallora. Ho conoscenza della cosa che presente e percepita, ma ho conoscenzaanche della cosa che era ieri, ma ora non pi che ricordo solamente. Entrambepossono determinare la mia condotta attuale, entrambe sono parti della realt dicui tengo conto. vero che sono incerto di gran parte del passato, proprio comesono incerto di molto di quello che presente se percepito solo oscuramente, malintervallo di tempo in linea di principio non altera la mia relazione con loggetto,non trasforma un oggetto conosciuto in uno stato mentale. Le cose nella stanza quisu cui scorre il mio sguardo e quelle lontane a casa mia a cui penso, le cose di que-sto minuto e quelle della mia infanzia ormai svanita da tempo, mi influenzano e mideterminano nello stesso modo, con una realt che lesperienza che ne ho sente diret-tamente. Entrambe costituiscono il mio mondo reale, lo fanno direttamente, nonhanno bisogno di essere introdotte e presentate da idee che qui ed ora sorgano den-tro di me. [] Questo carattere estraneo [not-me] delle mie rammemorazioni edaspettative non implica che gli oggetti esterni di cui sono cosciente in quelle espe-rienze debbano esserci anche per gli altri. Gli oggetti di chi sogna e di chi soffre diallucinazioni sono del tutto privi di generale validit. Ma quandanche si trattassedi centauri e di montagne doro, sarebbero comunque l fuori, nel paese dellefate, e non dentro di noi37.

    Questa certamente la maniera immediata, elementare, ingenua, opratica di considerare il nostro mondo pensato. Se non ci fosse un mondopercettivo a funzionare da suo riduttore [reductive], nel senso di Taine,con il suo essere pi forte e pi autenticamente esterno (tanto che aconfronto il mondo semplicemente pensato sembra debole e interno), ilnostro mondo di pensiero sarebbe lunico mondo, e sarebbe completa-mente reale nella nostra credenza38. Questo quanto di fatto accade neinostri sogni, e durante i sogni ad occhi aperti almeno fino a quando i per-cetti non li interrompono39.

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    37 H. Mnsterberg, Grundzge der Psychologie, [Bart, Leipzig 1900], vol. I, p. 48.38 [Il termine rducteur appare in H. Taine, De lintelligence, t. I-II, Hachette, Paris

    1892, t. I, lib. II, cap. I Nature et rducteurs de limage. James fa riferimento alla teoriadi Taine dei riduttori antagonisti, secondo cui unimmagine o unidea viene limitata neisuoi effetti motori solo dalla presenza di unidea o da unimmagine antagonista. Cfr. anchePP II, p. 125 e 291].

    39 [Cfr. PP II, cap. XXI, p. 288 sg.: La sensazione che una qualunque cosa che stiamopensando sia irreale pu venire solo, quindi, se quella cosa contraddetta da qualcunal-tra a cui stiamo pensando. Qualunque oggetto che resti incontraddetto ipso facto credu-to e posto come una realt assoluta. In assenza di una traduzione integrale italiana recen-

  • E tuttavia, proprio come la stanza vista (per tornare al nostro esem-pio) anche un campo di coscienza, cos la stanza concepita o ricordata anche uno stato mentale; e il raddoppiamento dellesperienza ha basisimili in entrambi i casi.

    La stanza pensata, cio, ha molti abbinamenti pensati con molte cosepensate. Alcuni di questi abbinamenti sono saltuari, altri stabili. Nellastoria personale del lettore la stanza occupa un momento particolare lha vista una volta sola forse, un anno fa. Dallaltra parte forma un ele-mento permanente della storia della casa. Alcuni abbinamenti hanno lapeculiare ostinazione di un fatto, per usare il termine di Royce; altri, inve-ce, mostrano la fluidit dellimmaginazione li facciamo andare e venirea piacere. Aggregata al resto della sua casa, con il nome della sua citt,del suo proprietario, costruttore, valore, piano decorativo, la stanza man-tiene un suo ancoraggio definito, a cui tende a tornare, se cerchiamo disganciarla da esso, riaffermando se stessa con forza40. Con questi asso-ciati, insomma, combacia, mentre non mostra affatto alcuna tendenza acombaciare con altre case, altre citt, altri proprietari, etc. I due raggrup-pamenti, il primo, quello dei suoi associati congruenti, e il secondo quel-lo dei suoi associati incongruenti, vengono inevitabilmente a contrasto. Ilprimo gruppo lo chiamiamo il sistema delle realt esterne, in mezzo alquale la stanza esiste come reale; laltro lo chiamiamo il flusso delnostro pensare interno, nel quale essa fluttua per un momento comeimmagine mentale41. Cos la stanza viene di nuovo contata due volte.Infatti fa due ruoli differenti, in quanto Gedanke [pensiero] e Gedachtes[pensato]42, il pensiero-di-un-oggetto e loggetto-a-cui-si-pensa, tutti e duein uno; e tutto questo senza paradosso o mistero, proprio come la stessacosa materiale pu essere allo stesso tempo alta e bassa, o piccola e gran-de, o cattiva e buona, in seguito alle sue relazioni con parti contrappostedi un mondo circostante.

    In quanto soggettiva diciamo che lesperienza rappresenta; in quan-to oggettiva invece rappresentata. Quello che rappresenta qui nume-ricamente lo stesso di quello che rappresentato; dobbiamo per ricor-

    esiste la coscienza? 15

    te dei Principles, per una lettura completa del capitolo XXI si rimanda il lettore a W. James-A. Schutz, Le realt multiple e altri scritti, trad. it. di L. Mori e I. Possenti, introduzione ecura di I. Possenti, postfazione di A.M. Iacono, ETS, Pisa 2005.

    40 Cfr. A.L. Hodder, The Adversaries of the Sceptic or the Specious Present, Sonnen-schein, London 1901, pp. 94-99.

    41 Per semplicit limito la mia esposizione alla realt esterna. Ma c anche il siste-ma della realt ideale in cui la stanza fa la sua parte. Relazioni di confronto, di classifica-zione, di ordine seriale e valore sono anchesse ostinate, assegnano un posto definito allastanza, in contrasto con lincongruenza dei posti che essa occupa nella semplice rapsodiadel susseguirsi dei nostri pensieri.

    42 [In tedesco nel testo].

  • saggi di empirismo radicale

    dare che nellesperienza per s non c alcun dualismo di rappresentantee rappresentato. Allo stato puro, o in isolamento, non c scissione inter-na tra coscienza e ci di cui si ha coscienza. La sua soggettivit e oggetti-vit sono attributi solamente funzionali, che si producono solo quandolesperienza presa, cio descritta due volte; ossia quando viene con-siderata, relativamente ai suoi due differenti contesti, da una nuova espe-rienza retrospettiva, di cui tutto quel complesso passato ora forma ilnuovo contenuto.

    Il campo immediato del presente sempre ci che definisco come espe-rienza pura, che finora oggetto o soggetto solo potenzialmente o virtual-mente, ossia al momento semplice presenza, o esistenza, non-qualifica-ta, un semplice dato [that]. In questa immediatezza ingenua tale dato ovviamente valido, l, agiamo su di esso, e il suo sdoppiamento retro-spettivo in uno stato mentale e la realt a cui si riferisce per lappuntouno dei modi di agire su di esso.

    Lo stato mentale, prima trattato esplicitamente come tale nellaretrospezione, verr corretto o confermato, e lesperienza retrospettiva, asua volta, ricever un trattamento analogo; lesperienza immediata, per,nel suo fluire sempre verit43, verit pratica, qualcosa su cui agire,cos com. Se il mondo si spegnesse l in quel momento come una cande-la, resterebbe come verit assoluta e oggettiva, poich sarebbe lultimaparola, non ci sarebbe nessuno a criticarlo e a contrapporvi il pensierocon la realt a cui si riferisce44.

    Penso di poter affermare di aver finalmente chiarito la mia tesi. Il ter-mine coscienza connota un genere di relazione esterna, e non denotaalcuna materia o modo di essere particolare. La peculiarit delle nostreesperienze, cio non solo di essere, ma di essere conosciute, che la loroqualit di essere coscienti chiamata a spiegare, spiegata meglio dalleloro relazioni reciproche che sono esse stesse delle esperienze.

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    43 Da notare lambiguit di questo termine che preso a volte soggettivamente e a volteoggettivamente.

    44 Nella Psychological Review di Luglio [1904], il Dr. R.B. Perry ha pubblicato unaconcezione della coscienza che si avvicina alla mia pi di qualsiasi altra che io conosca. Almomento, sostiene il Dr. Perry, ogni campo di esperienza in tutto e per tutto un fatto,e diventa opinione o pensiero solo retrospettivamente, quando una nuova esperien-za, pensando lo stesso oggetto, lo altera e lo corregge. Ma lesperienza correttiva viene asua volta corretta, e cos lesperienza nel suo complesso un processo in cui ci che origi-nariamente oggettivo diventa per sempre soggettivo, diventa apprensione delloggetto.Raccomando vivamente ai miei lettori il mirabile articolo di Perry.

  • IV

    Adesso, se io continuassi trattando della conoscenza delle esperienzepercettive da parte delle esperienze concettuali, questa si rivelerebbe nuo-vamente una faccenda di relazioni esterne. Una esperienza sarebbe ilconoscente, laltra la realt conosciuta, e potrei definire perfettamente,senza ricorrere alla nozione di coscienza, in cosa consiste praticamente ilconoscere ossia nel condurre a e nel terminare in percetti, attraver-so una serie di esperienze di passaggio fornite dal mondo. Ma non trat-ter di questo perch sarebbe eccessivamente lungo45. Preferisco piutto-sto affrontare alcune obiezioni che certamente verranno mosse a tutta lateoria non appena apparir.

    V

    Prima di tutto, ci verr senzaltro chiesto: Se lesperienza non haunesistenza cosciente, se non fatta in parte di coscienza, di checosa allora sar fatta? La materia, infatti, la conosciamo, e il pensiero loconosciamo pure, e cos anche il contenuto di coscienza, ma una espe-rienza pura neutrale e semplice qualcosa che non conosciamo affatto.Dicci di cosa [what] consiste perch deve consistere di qualcosa oppu-re lascia perdere!.

    facile rispondere a una tale sfida. Anche se per facilitare il discorsoio stesso prima, in questo articolo, ho parlato di una sostanza dellespe-rienza pura, adesso devo dire che non c alcuna sostanza generale di cuilesperienza complessivamente sia fatta. Ci sono tante sostanze per quan-te nature ci sono nelle cose esperite. Se chiedete di che cosa un qualun-que segmento di esperienza sia fatto, la risposta sempre la stessa: fatto di dato [that], cio proprio di ci che appare. Di spazio, di intensi-t, di piattezza, di marronit, di pesantezza, o di quantaltro mai. Lana-lisi di Shadworth Hodgson su questo non lascia per nulla a desiderare46.Esperienza solo un nome collettivo per tutte queste nature sensibili,

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    45 Ho gi dato una parziale esposizione di questo in Mind, vol. X, 1885, p. 27[ripubblicato in The Meaning of Truth, cit., pp. 1-42], e sulla Psychological Review, vol.II, 1895, p. 105 [parzialmente ripubblicato in The Meaning of Truth, pp. 43-50]. Vedianche larticolo di C.S. Strong in Journal of Philosophy, Psychology and ScientificMethods, vol. I, 1904, p. 253. Io stesso spero di riuscire presto a ritornare sullargomen-to. (Vedi infra, pp. 31 sgg.) [Gli articoli a cui James si riferisce sono i gi citati The Fun-ction of Cognition e The Tigers in India].

    46 Cfr. S. Hodgson, The Metaphysics of Experience, [Longmans, Green & Co., Lon-don 1898], vol. I, passim; The Philosophy of Reflection, [Longmans, Green & Co., Lon-don 1878], lib. II, cap. IV, 3 [RBP].

  • saggi di empirismo radicale

    e salvo che per il tempo e lo spazio (e per lessere, se volete) non appa-re alcun elemento universale di cui tutte le cose siano fatte47.

    VI

    La prossima obiezione pi potente, difatti sembra piuttosto schiac-ciante la prima volta che la si sente.

    Se lo stesso identico pezzo di esperienza pura, preso due volte, cheserve ora da pensiero e ora da cosa cos dice lobiezione come mai isuoi attributi debbono differire cos radicalmente nelle due versioni? Comecosa, lesperienza estesa; come pensiero non occupa n spazio, n luogo.Come cosa, rossa, dura, pesante; ma chi ha mai sentito di un pensierorosso, duro o pesante? Tuttavia, anche adesso hai detto che unesperienza fatta proprio di ci che appare, e ci che appare sono proprio tali agget-tivi. Come fa lunica esperienza quando nella sua funzione di cosa ad esse-re fatta, a consistere di questi, a portarli come propri attributi, mentre nellasua funzione di pensiero se ne sbarazza e li pone altrove. C una contrad-dizione interna qui, da cui solo il dualismo radicale di pensiero e cosa pusalvarci. Solo se il pensiero un tipo di essere, gli aggettivi possono esiste-re in esso intenzionalmente (per usare la terminologia scolastica); solo sela cosa un altro genere di essere, essi possono esistere in essa in modocostitutivo ed energetico. Nessun soggetto semplice pu assumere gli stes-si aggettivi e una volta esserne qualificato e unaltra volta semplicementeessere di, come di un qualcosa solamente inteso o conosciuto48.

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    47 [Cfr. B. Russell, The Analysis of Mind, cit., p. 80: La parola esperienza usataspesso molto vagamente. James, come abbiamo visto, la usa per indicare tutta la materiaprima del mondo, ma questo sembra un uso discutibile, dal momento che in un mondopuramente fisico, le cose accadrebbero senza esservi esperienza alcuna. Losservazione diRussell evidenzia nel caso specifico il fraintendimento da parte del logico britannico, mapi in generale la sostanziale divergenza tra il pragmatismo e la logistica: nella prospetti-va jamesiana un mondo puramente fisico senza esperienza alcuna, nella misura in cui nonammette n interesse, n valutazione, n azione ossia non ammette attivit di coscienza appare come un oggetto di discorso impossibile, irrilevante o senza senso. Cfr. P, p. 119(trad. it. cit., p. 147): Una realt indipendente dal pensiero umano, allora, ci sembra unqualcosa di realmente difficile da trovare. Essa si riduce alla nozione di ci che sul puntodi entrare nellesperienza e deve ancora essere definito. Cfr. anche The Moral Philoso-pher and the Moral Life, II, WB].

    48 [Il passo si presenta con una durezza linguistica piuttosto insolita in James. Il sensodellobiezione sembra comunque essere che la stessa relazione tra la sostanza dellesperien-za e gli attributi non si possa prendere allo stesso tempo come sua determinazione quali-tativa e anche come suo riferimento intenzionale. In pratica, se pensiero e materia sono lastessa sostanza, questa stessa sostanza sarebbe materialmente costituita da certe determi-nazioni mentre allo stesso tempo sarebbe anche il pensiero di queste determinazioni].

  • La soluzione propugnata da chi avanza questa obiezione, come moltealtre soluzioni di senso comune, diventa sempre pi insoddisfacente manmano che uno la rigira nella mente. Tanto per cominciare, il pensiero e lacosa sono cos eterogenei come comunemente si dice?

    Nessuno nega che abbiano alcune categorie in comune, le loro relazio-ni temporali sono identiche. Inoltre entrambi possono avere delle parti(infatti gli psicologi in generale trattano i pensieri come se le avessero); eentrambi possono essere complessi o semplici. Entrambi hanno generi,possono essere confrontati, addizionati o sottratti e messi in ordini seria-li. Aggettivi di tutti i tipi che appaiono incompatibili con una coscienzaqualificano i nostri pensieri, essendo che a questo punto la coscienza una pura trasparenza. Per esempio, i pensieri sono naturali e semplici,oppure faticosi. Sono belli, felici, intensi, interessanti, saggi, stupidi, domi-nanti, marginali, insulsi, confusi, vaghi, precisi, razionali, casuali, gene-rali, particolari, e molte altre cose ancora. In aggiunta, i capitoli sullaPercezione nei libri di psicologia sono pieni di fatti che fanno propen-dere per una sostanziale omogeneit tra pensiero e cosa. Se soggetto eoggetto fossero separati dallintero diametro dellessere e non aves-sero attributi in comune, perch sarebbe cos difficile distinguere, in unoggetto materiale presentato e riconosciuto, quale parte viene dagli orga-ni di senso e quale dalla propria testa? Sensazioni e idee appercettivesi fondono qui cos intimamente che non si in grado di dire dove comin-cino le une e finiscano le altre pi di quanto non si riesca a dire, in que-gli ingegnosi panorami circolari che sono stati recentemente presentati49,dove si congiungono la scena reale e la tela su cui proiettata50.

    Fu Descartes il primo a definire il pensiero come ci che assoluta-mente inesteso, e i filosofi successivi hanno accettato la definizione comecorretta. Ma che significato pu avere dire che quando pensiamo a un

    esiste la coscienza? 19

    49 [I panorami circolari a cui fa riferimento James sono brevissimi cortometraggidocumentari della durata massima di poco pi di un minuto, realizzati con una camerafissa fatta ruotare sul proprio asse per un raggio variabile da 150 a 360 allo scopo di for-nire una veduta completa di un paesaggio naturale o di un luogo urbano. In particolare,quello a cui fa riferimento James, e da cui riprende anche la denominazione, con ogniprobabilit quello presentato da T.A. Edison allEsposizione Panamericana del 1901 a Buf-falo (NY) dal titolo Circular Panorama of Electric Tower, 14 Agosto 1901, H 7633 (min.01:26). Dello stesso Edison si conserva anche il Circular Panorama of Housing the Ice(1902), che documenta lattivit di immagazzinamento automatizzato del ghiaccio in unimpianto industriale].

    50 Viene in mente qui la dimostrazione che Spencer fa del suo Realismo trasfigurato(la dottrina per cui esiste una realt assolutamente non-mentale) come uno splendido esem-pio dellimpossibilit di stabilire una radicale eterogeneit tra pensiero e cosa. Tutti i puntidi differenza faticosamente accumulati scivolano gradualmente verso i loro opposti e sonopieni di eccezioni. (Cfr. H. Spencer, Principles of Psychology, [Longman et. al., London1855], lib. IV, cap. XIX).

  • saggi di empirismo radicale

    righello o a un metro quadro lestensione non attribuibile al nostro pen-siero? Limmagine mentale adeguata di un oggetto esteso deve avere tuttalestensione delloggetto stesso. La differenza tra estensione oggettiva edestensione soggettiva esclusivamente quella della relazione a un conte-sto. Nella mente, i diversi estesi non mantengono necessariamente tra diloro alcun ordine persistente, mentre nel mondo fisico essi si limitano reci-procamente in modo stabile, e, presi tutti insieme, fanno la grande Unitavvolgente in cui crediamo e che chiamiamo Spazio reale. In quantoesterni alla mente, essi si contrastano per cos dire a vicenda, escluden-dosi luno con laltro e mantenendo le reciproche distanze; in quantointerni alla mente, il loro ordine lasco, e formano un Durcheinander[guazzabuglio]51 in cui lunit perduta52.

    Per, che in base a questo si argomenti che lesperienza interiore assolutamente inestesa mi sembra poco meno che assurdo. I due mondisono differenti, non per la presenza o lassenza dellestensione, ma per lerelazioni dellestensione che si trova in entrambi i mondi.

    Quello che accade con lestensione non ci indirizza forse verso la veri-t per quanto riguarda anche le altre qualit? Ma certo che s; e mi sor-prende che i fatti non siano gi stati notati da lungo tempo. Per esempio,perch diciamo che il fuoco caldo e lacqua bagnata, e tuttavia ci rifiu-tiamo di dire che il nostro stato mentale, quando di questi oggetti, bagnato o caldo? Intenzionalmente, ad ogni modo, e quando lostato mentale unimmagine vivida, lessere caldo [hotness] o bagnato[wetness] vi sono inclusi tanto quanto nellesperienza fisica. La ragione che, nel momento in cui il caos generale delle nostre esperienze vienevagliato, troviamo che ci sono certi fuochi che sempre bruceranno deilegnetti e sempre riscalderanno i nostri corpi, e che ci sono delle acqueche sempre spegneranno i fuochi; laddove ci sono altri fuochi e acque chenon faranno assolutamente niente. Il gruppo generale delle esperienze cheagiscono, che non solo posseggono le loro nature intrinsecamente, ma leassumono predicativamente [adjectively] ed energeticamente [energetical-ly]53, volgendole le une contro le altre, vengono inevitabilmente ad esse-

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    51 [In tedesco nel testo].52 Mi riferisco qui ad unattivit del tutto interiore in cui la mente gioca liberamente

    con i suoi materiali. Il libero gioco della mente ovviamente limitato quando cerca dicopiare le cose reali nello spazio reale.

    53 [Sembra importante sottolineare il linguaggio energetista che affiora a pi ripresenegli scritti jamesiani a partire da The Varieties of Religious Experience (1901) e che testi-monia di un progressivo interesse di James per la questione dellenergia che culmina inThe Energies of Men ( Science, 25, 1907, pp. 321-332). Cfr. anche P, p. 93 [trad. it. cit.,p. 113]: Energia, per Ostwald, il nome collettivo per le sensazioni nel modo stesso incui si presentano (movimento, calore, attrazione magnetica, o luce, o qualsiasi altra cosapossa essere) quando le misuriamo in un certo modo. SPP, p. 104, nota 11: Nel testo

  • re contrapposte con il gruppo i cui membri, avendo ugualmente le stessenature, mancano per di manifestarle nel modo energetico54. Mi creounesperienza di fuoco che arde; lo metto vicino al mio corpo, ma non miscalda per niente; ci metto sopra un legnetto, e il legnetto pu bruciare orestare verde, come pi mi piace. Mi invento anche dellacqua, e la versosul fuoco, e non si produce alcuna differenza. Spiego tutti i fatti di que-sto tipo chiamando linsieme di questa serie di esperienze irreali, unasequenza mentale. Il fuoco mentale quello che non brucer legnetti reali;lacqua mentale quella che non necessariamente spegner (anche seovviamente potrebbe) neppure un fuoco mentale. I coltelli mentali pos-sono essere affilati, ma non taglieranno il legno reale. I triangoli mentalisono appuntiti, ma le loro punte non possono ferire. Con gli oggettireali, al contrario, ci sono sempre delle conseguenze; e cos le esperien-ze reali vengono separate da quelle mentali, le cose distinte dai pensieriche ne abbiamo, fantasiosi o veri, e precipitano insieme come la parte sta-bile dellintera esperienza-caos, con il nome di mondo fisico. Di questomondo fisico le nostre esperienze percettive sono il nucleo, dato che sonooriginariamente le esperienze forti. A queste aggiungiamo un sacco diesperienze concettuali, rendendole forti anche nellimmaginazione, ecostruendo poi con esse le parti pi remote del mondo fisico. Intorno aquesto nucleo di realt, il mondo delle fantasticherie vaganti e degli ogget-ti puramente rapsodici fluttua come un banco di nuvole. Tra le nuvolevengono violate regole di tutti i tipi che sono invece rispettate nel nucleo.L lestensione pu essere posta indefinitamente; e il moto non obbediscead alcuna legge di Newton.

    VII

    C una particolare classe di esperienze a cui, sia che le si prenda comesoggettive o come oggettive, assegniamo le loro diverse nature come attri-buti, perch in entrambi i contesti agiscono attivamente sui loro associa-ti, anche se in nessuno dei due casi cos tanto fortemente o acutamen-te come le cose agiscono le une sulle altre con la loro energia fisica. Mi

    esiste la coscienza? 21

    evito di dire qualunque cosa sulla energetica. Gli scrittori popolari sembrano pensareche la scienza ha dimostrato un principio monistico chiamato energia, che connetto-no da una parte con lattivit e dallaltra con la quantit. Per quanto riesco a capire di que-sto difficile argomento, lenergia non affatto un principio, e men che mai un principioattivo. solo un nome collettivo per certe quantit di realt percettiva immediata. []Non affatto una teoria ontologica, ma uno stupendo strumento schematico ed economi-co per tener conto delle variazioni funzionali della superficie dei fenomeni].

    54 Per ci sono anche sequenze di attivit mentale, in cui i pensieri effettivamenteagiscono luno sullaltro. Cfr. infra, p. 90 nota 21 [RBP].

  • saggi di empirismo radicale

    riferisco alle valutazioni [appreciations], che formano una sfera ambiguadellessere, appartenendo alle emozioni da un lato, ma avendo valoreoggettivo dallaltro, e tuttavia apparendo non abbastanza interne nabbastanza esterne, come se una separazione fosse cominciata, ma non sifosse completata55.

    Le esperienze di oggetti dolorosi, per esempio, di solito sono ancheesperienze dolorose; percezioni di grazia, di bruttezza, tendono ad essereaccettate come percezioni graziose o brutte; intuizioni di quello che moralmente eccelso sono intuizioni eccelse.

    A volte laggettivo oscilla quasi fosse incerto di dove posarsi. Voglia-mo parlare di visioni seducenti oppure di visioni di cose seducenti? Didesideri perversi oppure di desideri di perversione? Di pensieri sani oppu-re di pensieri di oggetti salutari? Di impulsi buoni, o di impulsi al bene?Di sentimenti di rabbia, oppure di sentimenti rabbiosi? Entrambe nellamente e nella cosa, queste nature modificano il loro contesto, escludonocerti associati e decidono gli altri, hanno i loro compagni e i loro incom-patibili. Non cos rigidamente, per, come avviene per le qualit fisiche;infatti bellezza e bruttezza, amore e odio, piacevole e doloroso, in certeesperienze complesse, possono coesistere.

    Se si dovesse elaborare una costruzione evolutiva di come un sacco diesperienze pure originariamente caotiche si sono gradualmente differen-ziate in un mondo interno e in uno esterno ordinati, tutta la teoria ruo-terebbe intorno alla capacit di spiegare come e perch la qualit diunesperienza, una volta attiva, sia potuta diventarlo meno e, dallessereun attributo energetico in certi casi, si sia ridotta allo stato di naturainerte o puramente interna. Questa sarebbe levoluzione dello psichi-co dal cuore stesso del fisico, di cui le esperienze estetiche, morali ocomunque emotive rappresenterebbero lo stadio intermedio.

    VIII

    Un ultimo grido di non possumus, per, si alzer da molti lettori.Tutto molto carino come prova di ingegno diranno ma la nostrastessa coscienza ti contraddice intuitivamente. Per parte nostra, noi sap-piamo che siamo coscienti. Sentiamo il nostro pensiero, che scorre comeuna vita dentro di noi, in assoluta contrapposizione con gli oggetti cheaccompagna cos indefessamente. Non possiamo non prestare fede a que-sta intuizione immediata. Il dualismo un datum fondamentale: che luo-mo non unisca ci che Dio ha separato.

    La mia risposta a questa obiezione la mia ultima parola, e mi ram-marica molto che per molti suoner materialista. Non posso per farci

    22

    55 Questo argomento riassunto in seguito, alle pp. 69 sgg. [RBP].

  • niente, dato che anche io ho le mie intuizioni e devo obbedire loro.Comunque sia per gli altri, io sono certo come pi non potrei esserlo, cheper quanto mi riguarda, il flusso di pensiero (che riconosco assolutamen-te come un fenomeno) non altro che un nome approssimativo per quel-lo che, quando lo si analizzi attentamente, si rivela consistere principal-mente nel flusso del mio respiro. Lio penso che per Kant doveva esserein grado di accompagnare tutti i miei oggetti, lio respiro che effettiva-mente li accompagna. Ci sono altri fatti interni oltre al respirare (aggiu-stamenti muscolari intracefalici, ecc., a cui ho gi accennato nella versio-ne pi ampia della mia Psicologia), e questi accrescono il patrimonio dellacoscienza, nella misura in cui questa soggetta a percezione immedia-ta56; ma il respiro, che sempre stato il modello originale dello spirito,il respiro che esce, tra la glottide e le narici, , ne sono convinto, lessen-za con cui i filosofi hanno costruito lentit a loro nota come coscienza.Quella entit fittizia, mentre i pensieri in concreto sono pienamentereali. Ma i pensieri in concreto sono fatti della stessa sostanza di cui sonofatte le cose.

    Mi piacerebbe credere di essere riuscito a rendere tutto ci plausibilein questo articolo. In un altro articolo tenter di rendere ancora pi chia-ra la nozione generale di un mondo composto di esperienza pura.

    esiste la coscienza? 23

    56 Cfr. Principles of Psychology, cit., I, pp. 299-305. Vedi anche infra, pp. 83-84 nota 16.

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