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ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI XXXIV

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ANALECTA ROMANAINSTITUTI DANICI

XXXIV

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ANALECTA ROMANA

INSTITUTI DANICI

XXXIV

2009

ROMAE MMIX

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ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI XXXIVAccademia di Danimarca Via Omero, 18 - 00197 Rome© 2009 Accademia di Danimarca

Analecta Romana Instituti Danici. — Vol. I (1960) — . Copenhagen: Munksgaard. From 1985: Rome, «L’ERMA» di Bretschneider. From 2007 (online): Accademia di DanimarcaISSN 2035-2506

Redaktionskomité/scientific BoaRd/comitato scientifico

Ove Hornby (Bestyrelsesformand, Det Danske Institut i Rom)Jesper Carlsen (Syddansk Universitet)

Astrid Elbek (Det Jyske Musikkonservatorium)Karsten Friis-Jensen (Københavns Universitet)

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Lene Schøsler (Københavns Universitet)Poul Schülein (Arkitema, København)

Anne Sejten (Roskilde Universitet)

Redaktionsudvalg/editoRial BoaRd/comitato di Redazione

Erik Bach (Det Danske Institut i Rom)Patrick Kragelund (Danmarks Kunstbibliotek)

Gert Sørensen (Københavns Universitet)Birgit Tang (Det Danske Institut i Rom)

Maria Adelaide Zocchi (Det Danske Institut i Rom)

The journal ANALECTA ROMANA INSTITUTI DANICI (ARID) publishes studies within the main range of the Academy’s research activities: the arts and humanities, history and archaeology.

Intending contributors should get in touch with the editors. For guidelines, cf. home-page.Accademia di Danimarca, 18 Via Omero, I - 00197 Roma, tel 0039-06 32 65 931 fax 06 32 22 717. E-mail: [email protected]

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Contents

luigi PedRoni: Roma, Luna e i Liguri 7

Sisse TandeRuP: The Georg Jensen and Alessi Design. 19A comparative analysis focusing on the use of memory manlio lilli: “... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 39Popolamento dell’area dell’abitato moderno di Genzano di Roma tra l’età repub-blicana e la media età imperiale

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A sud del XVII miglio della via Appia anti-ca, lungo il lato sx., dove a partire dal me-dioevo s’impianta il borgo di Genzano,3 che con le importanti aggiunte seicentesche e settecentesche e i relativi assetti urbanistici raggiungerà la sua connotazione definitiva (Fig. 1), tra l’età repubblicana e almeno la media età imperiale sono presenti alcuni im-pianti residenziali.

L’area, geologicamente ascrivibile al distretto vulcanico dei Colli Albani forma-tosi nella fase Tuscolano-Artemisia,4 con

piroclastiti idromagmatiche,5 morfologica-mente6 si caratterizza per la posizione sud-occidentale rispetto alla caldera albana, in coincidenza della depressione craterica, at-tualmente occupata dal lago di Nemi, legata all’attività eccentrica finale.

Non è improbabile che la scarsità dei re-sti conservati, in modo particolare nell’area occupata dal centro, debba riconnettersi più che non al naturale, fisiologico, verificarsi del fenomeno del consumo della pianifica-zione, oltre che al sisma della fine dell’Ot-

“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano”1

Popolamento dell’area dell’abitato moderno di Genzano di Roma

tra l’età repubblicana e la media età imperiale2

di Manlio lilli

Abstract. Some remains of Roman structures are still preserved in the area of the inhabited town centre, medieval in plan, of Genzano di Roma, a few kilometres south-east of Ariccia. They fortunately escaped the progressive urbanization which also spread to the para-urban areas of the town down to the 1970s and 1980s.Delimited to the west by the Via Appia Antica and to the east by the ager aricinus, the area in question, much as has been ascertained for other zones not far from Rome, must have been densely occupied from the Republican period onwards by a series of villae of some size and importance. The existing archaeological documentation (late nineteenth-century excavations, in primis), finally complemented by the survey of the surviving remains and their exact positioning on an updated cartography, enables us to reconstruct more precisely at least some distinguishing features of the plans of the various villa layouts: the one close to the Cappuccini, the other at the Cimitero Comunale, perhaps also the one between the Via Moscato and Piazzale Cina.

A Pallocca e Morino, amici miei

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tocento e alle ingenti distruzioni belliche,7 anche a quella serie di trasformazioni ex funda-mentis che hanno interessato il tessuto urbano (Fig. 2): nel corso del Seicento naturalmente con la realizzazione delle olmate,8 passando per interventi di portata minore come l’am-pliamento della piazza prospiciente la chie-sa di Santa Maria della Cima9 e la realizza-

zione della via che scendeva verso l’Annun-ziata, la cosidetta sorbina e dell’omonimo palazzo (poi Meta);10 nel secondo decennio del Novecento con la demolizione della sei-centesca chiesa di S. Sebastiano e del sette-centesco monastero delle Maestre Pie per la costruzione di piazza T. Frasconi.11

Fig. 1. Genzano di Roma nel contesto dei Colli Albani (stralcio IGM F. 150 III S.E. Albano Laziale con aggiunte dell’autore).

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Ricerche di antichità e indagini di scavoLa documentazione archeologica, estremamente frammentaria e comunque caratterizzata da no-tizie piuttosto scarne, nella gran parte dei casi fa riferimento a rinvenimenti occasionali

sia di materiali che di strutture, frequente-mente a brevi segnalazioni di scrittori locali sull’esistenza di resti e materiali e solo in maniera sporadica ad indagini mirate. Prescindendo dalla segnalazione della

Fig. 2. Genzano di Roma. Veduta area del settore tra la via Appia antica (in basso), via Colle Pardo-via Ramo d’Oro (a sx.), viale Piave (in alto), il Cimitero Comunale di Genzano (in basso a dx.) (Aereofototeca, F. 150, str. 77, ril. RAF del 13-02-1944, neg. 193677).

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presenza, all’interno dell’abitato, forse già alla fine del Seicento, di alcune iscrizioni (CIL XIV, 2182) (n. 36), la stagione delle scoperte sembrerebbe essere inaugurata nel 1725 con il rinvenimento all’altezza del XVII miliario della via Appia di un sarcofago (nn. 70-72) e proseguire nel 1736 con quella di due mattoni bollati (nn. 69-74) nelle vicinanze dell’Appia ed ancora delle iscrizioni funerarie CIL XIV, 2189-2190 in un monumento lungo la via Appia (nn. 76-77).

Forse, ad almeno il medesimo arco cro-nologico, può essere riferita la scoperta dell’iscrizione CIL XIV, 2209 (n. 37).

Alla seconda metà del secolo il Lucidi riporta la scoperta delle iscrizioni funerarie all’interno del centro abitato: CIL XIV, 2199 nel 1756 (n. 28); CIL XIV, 2181 nel 1777 (n. 34). Successivamente scoperte sono se-gnalate nell’ultimo decennio del Settecento, quasi contemporaneamente, da Uhden, con l’iscrizione funeraria CIL XIV, 2089 (n. 32), e da Ratti che ricorda la presenza di resti d’acquedotto all’interno dell’orto dei Cap-puccini (n. 8).

Questo progressivo, lento, processo trova per così dire il suo compimento tra il penul-timo decennio dell’Ottocento e l’inizio del secondo decennio del secolo successivo. Infatti è proprio in questo arco cronologi-co, fatta eccezione per l’isolata notizia del Fea, del 1833, circa il rinvenimento della testa di rosso antico, forse lungo la scarpa-ta sul lato settentrionale della via di Diana (n. 21), che si concentrano le scoperte forse più significative, anche a seguito di vere e proprie indagini archeologiche: del 1876 è il

rinvenimento nell’area del costruendo cimi-tero comunale, delle tegole bollate CIL XV, 61 (n. 51), 374 (n. 52), 548 (n. 53), 809 (n. 54), 1039 (n. 55), 1127 (n. 56), 1135 (n. 57), 1197 (n. 58), 1205 (n. 59) e forse, 563 (n. 64), 911 (n. 63) e 1941 (n. 66); del 1883, all’interno dello stesso cimitero, di diversi frammenti di materiali antichi, riutilizzati (n. 50); del 1891 sono i saggi di scavo in un’area compresa tra il lato orientale di via Mazzini e quello occidentale di via Diana, intorno alla quale erano visibili diversi resti, con la scoperta di strutture in opera retico-lata e mista e, presumibilmente, un deposito votivo (n. 11); del 1905, il rinvenimento sul lato a monte del tratto di strada che costeg-gia l’olmata di due sepolture;12 del 1911 la scoperta, all’interno del parco dell’anfitea-tro di un tratto di lastricato stradale (n. 14), dell’iscrizione funeraria AE 1912, 92=ILS, 9421, successivamente trasportata all’inter-no del cimitero comunale (n. 60).

Nella quasi contemponea parte dedicata a Genzano nel II volume della Campagna romana antica, medievale e moderna, To-massetti, recupera, come di consueto, quanto noto dalla bibliografia, sulla realizzazione di scavi e scoperte, affiancandovi la serie di no-tizie sulla presenza di resti.13 Se in Tomassetti la mancanza di un controllo autoptico delle indicazioni riportate non sembra provocare deformazioni evidenti, la situazione si com-plica successivamente: è il caso, ad esempio, della descrizione dei resti su Monte due Torri, che il Martinori14 e poi la Bernardi Salvetti erroneamente localizzano “alla piattaforma ove sorgeva il castello (scil. di Genzano)”.15

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 43

Tra gli anni Trenta e Sessanta del Nove-cento si segnalano, per le notizie riportate, le due guide realizzate dal Previtali, in partico-lare la più recente.16

Del 1977 è, ancora, l’importante contri-buto della Bernardi Salvetti, nel quale la no-tizia sulla presenza di resti visibili è affian-cata da una sorta di storia delle scoperte.17

Tra la fine dell’ultimo decennio del No-vecento e l’inizio del nuovo secolo la docu-mentazione archeologica variamente nota, trova una sua, seppur scarna, catalogazione: nel 1997 con la redazione della tavola (R7) de I vincoli esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche alle-gata alla Variante del PRG, nella quale ri-sultano inclusi i resti, di vario tipo, noti; nel 2001, all’interno di un volume su Genzano, con un elenco e accluso posizionamento su foto aerea, accanto ai “manufatti isolati di valore architettonico-monumentale” e a “la struttura viaria storica”, dei resti archeolo-gici suddivisi per tipologia, generalmente seguiti dall’indicazione del riferimento bi-bliografico.18

CartografiaPur mancando del tutto riferimenti all’esi-stenza di resti antichi, fatta eccezione per il tracciato della via Appia antica, la presenza di accenni ai caratteri morfologici del settore e, frequentemente, ai due complessi più rap-presentativi, quello dei Cappuccini e quello degli Sforza Cesarini, oltre che, più di rado, al toponimo con il quale era contraddistinta l’area nella quale si trova il Cimitero comu-nale, fornisce utili punti di riferimento.

Rappresentazioni poco significative sono sia la carta di Magini del 1604 (1620)19 che quella del 1638 di Giovanni Jansson-Enrico De Hondt20 in cui il centro (“Genzano”), compare in maniera simbolica, senza nessun accenno al borgo fortificato e all’orografia, sia pure la Carta di Innocenzo Mattei del 1666 dove invece risalta la posizione emi-nente (“Genzano già Cintiana”).21

Bella la rappresentazione di Parasacchi, del 1637, nella quale il centro (“Gianzano”), in posizione elevata lungo il settore occiden-tale del lago di Nemi, è contaddistinto da aree boschive circostanti, compresa quella successivamente occupata dal Cimitero co-munale.22

Nella carta di I. Mattei del 1674 (“Gen-zano ol. Cintiana”) ed in quella del 1678 (1685) di Meyer (“Genzano”)23 il centro continua ad essere rappresentato in manie-ra simbolica, ma è ricordato, a tratteggio, il tracciato della via Appia, a valle;24 inve-ce, nella carta di Cingolani del 1692, per la prima volta sono ricordati i “Capucini”, dei quali è tratteggiato anche il complesso, mentre il centro compare con il vecchio bor-go medievale e nella parte orientale la siste-mazione delle olmate, ancora sgombre da costruzioni;25 quindi, la rappresentazione di Ameti, del 1693, riporta il centro (“Genzano di Cesarini”) con il vecchio borgo medieva-le e ad est il sistema delle olmate delimitate all’estremità settentrionale dal convento dei Cappuccini (“Capuc.”), a ovest del traccia-to, a tratteggio, della via Appia.26 Ne ripor-tano simbolicamente la posizione, a nord del tracciato della via Appia, Mortier alla fine

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del secolo XVII,27 Chigi nel 177728 e Cassini (“Genzano”) nel 1790 (1792);29 Sandi nel-la Carta della Campagna di Roma Sabina Patrimonio di S. Pietro Umbria Orvietano e Marca di Fermo Meridionale della fine del XVIII secolo (“Gensano”)30 e Bacler d’Albe in quella del 1798-1799 (1802),31 mentre ad-dirittura priva dell’elemento infrastrutturale (“Gensano”) è nella Carta del Zuliani del 1783 (1784).32

Solo con Il Dipartimento del Tevere del-la Repubblica Romana, dell’Olivieri, del 1798-1799, e poi nella Carta dell’Olivieri del 1810,33 oltre al centro (“Gensano”), ri-portato in maniera simbolica, compare la lo-calizzazione dei “Capuccini”, inseriti nella viabilità moderna.34 In maniera sostanzial-mente non dissimile compare (“Cappucci-ni”, “Genzano”), con una visione del centro non più simbolica ma approssimativamente planimetrica, nella Nuova Pianta Topografi-ca dell’agro romano, dell’Alippi del 1803.35 Il toponimo che ricorda il complesso de i “Cappuccini”, a nord di Genzano, è riporta-to ancora nella Carte de Marais-Pontine del 1811 (1823).

Un significativo arricchimento delle co-noscenze si ha a partire dal terzo decennio dell’Ottocento con l’avvio della stagione con-trassegnata da una serie di ricerche impronta-te a più specifiche finalilità topografiche.

Tralasciando la carta del Lazio antico del Desjardin,36 in questo ambito vanno dunque inserite la carta allegata al Rome and its en-virons del Gell, del 1834,37 e, soprattutto la Carta topografica della Campagna di Roma di Westphal del 1827.38 In particolare, in

queslt’ultima, accanto al percorso della via Appia che compare nella sua interezza, e al sepolcro laterizio sul lato dx., all’altezza dell’attuale via Molise, sembra esservi un riferimento all’esistenza di qualche struttura (antica?) nell’area successivamente del Ci-mitero comunale.

Nella carta di Canina, del 1845, spicca invece la perdita quasi per intero del traccia-to antico dell’Appia, dalla sommità di Colle Pardo almeno fino al punto nel quale la stra-da antica, perpetuata dalla moderna via A. De Gasperi, incrocia via P. Togliatti.39

Un maggior dettaglio può rilevarsi nella carta del Rosa, del 1850-70,40 nella quale, sulla maglia urbana realizzata dai Cesarini, proposta con un colore più tenue, è rico-struito il tracciato della via Appia e sul suo lato sx., appena raggiunta la sommità di col-le Pardo, quella per la cd. via Setina corri-spondente nel tratto più meridionale a Vicolo Colle Pardo, quindi via Ramo d’Oro verso nord-est.

Nel medesimo arco cronologico, accanto a quelle predette, vanno inserite alcune altre rappresentazioni. Così il centro, riportato in maniera simbolica (“Genzano Cynthianum”), ed il toponimo che ricorda la presenza più a nord del complesso dei “Capp. I”, con il trac-ciato, a tratteggio, della via Appia, compa-iono nella Nuova Carta degli Stati Pontifici meridionali di Litta del 182041 ed in manie-ra non molto dissimile, comprendente anche la viabilità moderna, nella carta topografica dello stato pontificio edita nel 1851 a cura dell’Istituto Geografico Militare di Vienna.42

Il centro (“Genzano”), con l’unico rife-

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rimento al passaggio, a tratteggio, a sud dell’abitato, della via Appia, è indicato sia nella carta di Prosseda del 182743 che in quella della Comarca di Roma di Zuccagni-Orlandini, del 1844.44 Un salto di qualità si registra con la Carta topografica di Roma e Comarca edita nel 1863, nella quale il cen-tro è riportato, considerata anche la scala di rappresentazione, in maniera abbastanza dettagliata, mentre sono ricordati i Cappuc-cini all’estremità settentrionale dell’olmata e nell’area del Cimitero, “Baccielli”.45

Un discorso a parte merita la cartografia realizzata dall’Istituto Topografico Militare e poi quella dall’Istituto Geografico Militare. Nella tavoletta 150 3 SE in scala 1:25.000 edita dall’Istituto topografico militare nel 1877, viene riportata l’esistenza del com-plesso religioso all’estremità settentrionale dell’olmata (“Cappuccini Genzano”) e l’area nella quale sarà edificato il cimitero comuna-le libera da costruzioni (“Baccielli”)46 e for-se una tomba sul lato sx. della via Appia nel tratto del quale non restava traccia.

Se nella tavoletta edita dall’IGM nel 1908, Roma e dintorni, nella zona Lago di Albano-Velletri-Anzio-Selva di Cisterna, il centro non presenta caratteri di rilievo,47 anche in ragione della scala di rappresenta-zione (1:100.000), in quella 150 III SE, Al-bano Laziale, in scala 1:25.000, nell’aggior-namento del 1940, il centro nella struttura-zione seicentesca, imperniata sulle olmate è caratterizzato dalla presenza dal Palazzo Sforza e dal Palazzo Cesarini.

La carta del territorio di Roma, a cura del Lugli, del 1962, si segnala esclusivamente

per la ricostruzione della viabilità antica. Il reticolo viario incardinato sulla via Appia, conta, procedendo da nord-ovest verso sud-est: il tracciato, perpetuato da vicolo Colle Pardo, via Ramo d’Oro e il primo tratto di via della Lega Latina, che andava a raggiun-gere la via Setina, all’altezza di Mezzaposta; quindi la via ricalcata da via Pagliarozza, via Fatebenefratelli, via Achille Grandi, fino all’Appia a sud del XVII miglio, quindi dal-le via Fratelli Colabona-Orlando Ferrazza, e da qui con un breve tratto del quale il tessuto seicentesco non sembra aver conservato so-pravvivenze certamente fino all’incrocio con l’olmata di viale V. Veneto e quindi dalla via di Diana fino al santuario omonimo; una via che diramandosi da quest’ultima viabilità a nord di Palazzo Cesarini procedeva in decli-vio verso sud-est, forse perpetuato dall’ol-mata di viale Don Salvatore Morosini, via Corso Vecchio-via Oscura, via Fratelli Cervi e quindi dalla strada SP. 76 Nemi-Genzano che lambisce il Cimitero comunale48.

Gentes aricine (relativamente a Genzano)Proprio il corpus delle iscrizioni, attraverso l’analisi delle gentes attestate, permette for-se di definire in maniera meno approssima-tiva il popolamento del settore indagato, e nel contempo fornisce almeno alcuni indizi cronologici oltre che legami con altri ambiti territoriali.

Tra le gentes attestate in iscrizioni49 re-cuperate in scavi occasionali, prescindendo da T. Mu[---], tr(ibunus) milit(um) in CIL XIV, 2111 (n. 29) e Q. Fa[---] M[---] in CIL XIV, 2190 (n. 77), vi sono con personaggi

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maschili gli Avonii (4), i Clodii (1), i Fabii (1) con quelli femminili gli Ampii (1), i Na-evii (1), i Roscii (1) e i Titii (1). A queste inoltre vanno aggiunti gli Agilleii (1), gli Al-bii (1), gli Antonii (1), i Crupii (4), i Granii (1), i Laberii (3), i Matii (1), i Marcii (1), i Mulvii (1), i Ricinii (1) e con personaggi femminili i Cornelii, i Durmii (1), i Pom-ponii (1), i Quintii (1) e i Thorii (1), noti in iscrizioni presenti a Genzano.

Se per gli Avonii, i Fabii, gli Ampii, i Na-evii, i Roscii, i Titii, gli Agilleii, gli Albii, gli Antonii, i Granii, i Laberii, i Matii, i Marcii, i Mulvii, i Ricinii, i Pomponii, i Quintii e i Thorii, si tratta della prima attestazione nel territorio aricino, già noti erano gli Ampii, i Clodii, i Cornelii, i Crupii e i Mulvii ai qua-li vanno aggiunti gli Atii noti attraverso la tegola con bollo M. Atius Ero “apud Genza-num” (n. 80).

Infatti si possono richiamare: per gli Am-pii, T. Ampius Menander (Cic. fam. XIII, 70) e, soprattutto, il patronus T. Ampius T. f. Hor. Balbus,50 pr. a. 59, procos Asiae a. 58, cos. cand. a. 56 (?), leg. propr. di Pom-peo nel 49-48 e legami di parentela con gli Eppuleii prenestini, attraverso la moglie (Cic. fam. VI, 12, 3); per i Clodii il Clodius Sat[uru]s che compare insieme a T. Flavius Abascantus e C. Trebonius Pan. Ian(uarius) in CIL XIV, 2191, oltre alla Clodia (mu-lieris) l. [---] nell’iscrizione funeraria CIL XIV, 2185 per il marito Q. Accoleius Q. l. A[---]; per i Cornelii, la Cornelia Olympina nell’iscrizione funeraria CIL XIV, 2203 per il marito L. Valerius L. f. Quietus; per i Cru-pii la Crupia [---] nell’iscrizione funeraria

frammentaria dal cd. capitolium della città; per i Mulvii la Mulvia L. f. che compare in CIL XIV, 2169 insieme a Cn. Dupilius Cn. f. Hor., Cn. Dupilius M. f. Hor., M. Dupilius Cn. f. Hor., Cn. Dupilius Cn. l. Secund(us), Cn. Dupilius Cn. f. Epaphrod(itus), Martia M. f. e Dupilia Cn. l. Hilara. Più numeroso il numero delle testimonianze per gli Atii, che rimandano al M. Atius Balbus,51 pr. a. 60 a.C., nonno materno di Augusto e marito di Iulia sorella di Cesare, i quali possono con-tare su: M. Atius M. fil., M. Atius M. l. Sal-vius, M. Atius M. l. Hiero[cery]x, M. Atius M. l. Antiocus, M. Atius M. l. Alexander, M. Atius Licaen[---], M. Atius M. l. Primus, M. Atius M. l. Felix, M. Atius M. l. Ludo, M. Atius [M. l. ---], M. Atius [M. l. ---], M. Atius [M. l. ---] e M. [Atius M. l. ---] in CIL XIV, 2179 “rep. anno 1715 dum restituitur via proxima sacello quod dicitur della Stel-la”; oltre che sul M. Atius M. f. Hor. Celer, M. Atius M. l. Eros, M. Atius M. l. Primio, Atia M. l. Psiche, Atia M. l. Prima, Atia M. l. Bazis e Atia M. l. Nice in CIL XIV, 2180.

Tornando alle gentes “genzanesi”, tra quelle maggiormente attestate figurano gli Avonii ai quali si riferiscono il M. Avonius M. l. Menander che compare insieme ad A. Avonius M. f. Hor(atia sc. tribù) in CIL XIV, 2182 a e il M. Avonius [M. l.] Alexsander in-sieme alla moglie Durmia P. l. Philumina (n. 36), il Q. Avonius Q. l. Bellus ricordato insie-me ad Ampia A. l. Hyaline in CIL XIV, 2181 (n. 34).

In ambito italico, a parte l’[A]vonia [---] nell’iscrizione frammentaria ostiense52 con elenco di uomini e donne e il M. Avonius

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 47

Ampliatus, nell’iscrizione funeraria da Ve-nosa, postagli dalla madre Avonia Fusca,53 alcune attestazioni si registrano in Etruria (a Luna un [---] Avonius [---],54 a Capena Avo-nia T. [---]55 e a Perusia Avoni[a]56). Un nu-mero ben più considerevole invece, si con-centra a Roma, dove accanto a personaggi maschili57 - soprattutto recanti il praenenom Sextus,58 più raramente Decimus,59 episodi-camente M60 e Quintus61 -, ne sono noti non pochi femminili.62

Riguardo la gens Clodia, essa compare con C. Clodius Honeranius nell’iscrizione CIL XIV, 2199 posta alla moglie Naevia Li-bas (n. 28), oltre che nel bollo su tegola CIL XIV, 4090, 35 di C. Clodi(us) Asclepi(ades) (n. 3).

All’interno della gens il ramo dei C. Clo-dii relativamente al Latium Vetus, risulta attestato a Gabii con il C. Clodius63 nei pri-missimi anni del primo decennio del I secolo d.C. e, soprattutto, ad Ostia con il C. Clodius Carpus64 nell’iscrizione dell’ordo corpora-torum lenunculariorum tabulariorum auxi-liares ostienses del 152 d.C., il C. Clodius Agathopus65 e C. Clodius Silvanus66 che compaiono nell’iscrizione datata al 192 d.C. dell’ordo corporatorum lenuncolariourm tabulariorum auxialiariorum, il C. Clodius Fusci[anus], [vet(eranus)] coh(ortis) VI p[raet(oriae)], nell’iscrizione funeraria po-stagli dalla moglie Valeria Euplia,67 ancora in iscrizioni funerarie il C. Clodius C. l. He-benus,68 il il C. Clodius [---],69 il il C. Clo-dius Crescens,70 il C. Clodius Eutychus71 ed infine in una lista frammentaria di nomi con il C. Clodius Zoili l. [G]rap[tus].72

Riguardo ai Fabii,73 presenti con M. Fa-bius M. f. Mai[---] in CIL XIV, 2189 (n. 76), nel Lazio sono noti quelli di Anagnia,74 quelli forse da Ostia75 e Tibur.76

Tra le gentes attestate con personaggi femminili si segnalano gli Ampii, i Naevii, i Roscii e i Titii.

Relativamente ai primi è nota l’Ampia A. l. Hyaline nell’iscrizione funeraria CIL XIV, 2181 insieme a Q. Avonius Q. l. Bellus (n. 34). Interessante è rilevare come la gens Ampia, forse aricina, risulti episodicamente attestata nel Latium Adiectum, a Setia, con M. Ampius Urbanus che compare tra i Sex. viri augustales nell’iscrizione Mercurio Au-gusto sacrum d(e) s(ua) p(ecunia) f(ecit)77 ed in Campania, a Capua78 e Cuma79 con personaggi recanti il praenomen L., a Pom-pei con i M.80 e nell’agro di Murecine con i P.81

Ugualmente rari sono i L. Ampii nella VII82 e nella IV regio (dove peraltro per-sonaggi femminili sono presenti a Corfi-nium):83 a Interamnia Praetuttiorum il L. Ampius L. f. Severus nell’iscrizione funera-ria per sè, il padre L. Ampius L. f. e la madre Publicia Sex. f. Paulla;84 a Cures Sabini L. Ampius Nei[---] che compare tra i sevirales che finanziarono il restauro del locale bal-neum.85

Pochi sono anche sia nella VI che nella X regio: in Umbria con gli Ampii a Tifernum Tiberinum86 e con personaggi femminili a Sena Gallica87 e, forse, i C. Ampii nell’ager di Iguvium;88 nella Venetia nell’ager di Ro-vigo con i Q. Ampii89 e ad Aquileia con una donna.90

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Soltanto a Roma la situazione sembra differente risultando maggiore il numero delle attestazioni ed essendo presenti ac-canto a personaggi femminili91 (alcuni dei quali riconducibili a A. Ampii92) quelli ma-schili privi di praenomen93 anche i M.,94 i T.,95 i L.,96 i Q97 e, soprattutto, i A. Ampi.98 Proprio questa circostanza, considerando la contemporanea mancanza di personaggi re-canti questo praenomen in altri contesti della penisola, sembrerebbe indiziare per l’Ampia da Genzano un qualche legame con gli Am-pii romani.

Un cenno al rarissimo cognomen Hyali-ne, del tutto assente sia nel Latium Vetus che in quello Adiectum come anche in Campa-nia, così anche nell’intero ambito italico, a parte l’isolata Iulia Hyaline nell’iscrizione funeraria da Roma per il patrono e marito C. Iulius Felix.99

Passando alla gens Naevia essa compare con la Naevia Libas nell’iscrizione CIL XIV, 2199 posta dal marito C. Clodius Honera-nius (n. 28). Se il cognomen Libas, a parte il caso di Roma,100 può contare su rare atte-stazioni (nella VII regio, a Fabrica di Roma, con Vettiena Libas,101 ad Aquileia con Vet-tia Libas102 ed a Pola con Servilia Libas103), abbastanza cospicuo appare il numero di quelle relative ai Naevii. Infatti, l’antica gens di origine romana,104 conta su un nu-mero considerevole di personaggi femminili a Roma105 e ad Ostia,106 nel Latium Vetus, dove comunque si segnalano la Nebia Lu-cilla nell’iscrizione funeraria da Albano107 e la Naevia Sex. l. Arbuscula nell’iscrizione funeraria da Preneste.108

Nel Latium Adiectum, dove sono attesta-te con maggiore frequenza, si registrano, esclusivamente in iscrizioni funerarie, Nae-via M. l. Aprodisia109 e Naevia C. l. Dor-chia Diogenis l.110 a Sora e Naevia M[---] nell’area paraurbana di Sora,111 Naevia C. l. Dionysia a Fabrateria Nova,112 Naevia P. l. Melpomene nell’ager di Terracina113 e Na-evia Parata a Velletri.114 Ancora maggiori risultano in Campania115 (dove, fra l’altro, un numero elevato di personaggi maschili è noto a Pompei116), in particolare a Puteoli117 e nell’ager della città,118 a Cuma,119 nell’ager di Capua,120 a Napoli121 ma anche a Miseno con Naevia Eutychia,122 a Teanum Sidicinum con Naevia L. f. Firma,123 nell’ager di Cales con Naev[ia Fo]rtunata124 e a Liternum con Naevia Myrtis.125

Concentrazioni sono nella II e nella IV regio: per la II, presenze sono rilevabili a Be-nevento126 e Lucera,127 oltre che, in iscrizio-ni funerarie, Nevia [F]ortuna[ta] nell’ager di Aeclanum,128 Nevia Prisca a Compsa129 e Naevia Cn. f. ad Ascoli Satriano;130 per la IV, a parte la Naevia Secundilla su tegola da Vasto,131 a Terventum,132 a Rieti,133 a Forum Novum,134 a Cerfennia,135 a Teleria,136 a Mar-si Marruvium,137 a Teate Marrucinorum,138 a Saepinum139 e ad Alba Fucens.140

Nelle altre regiones, mentre del tutto assen-te risulta nella III dove è noto un solo membro della gens, a Muro,141 sono episodiche nella V (Truentum,142 Ricina143 e Septempeda144) e nel-la VI (Assisi,145 Amelia,146 Fano147 e Pesaro148), e ancora più nella IX ad Asti,149 con un sensi-bile incremento nella VII (a Rosellae,150 Vol-terra,151 Perugina,152 Vicarello153 e Pisa,154 oltre

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 49

che la Naevia Clementina in iaspide rubra155), nell’VIII (a Piacenza156 e Regium Lepidum157 oltre che a Bologna158 e Rimini159) e nella X (a Brescia,160 Verona,161 Aquileia,162 dai pressi di Pirano163 e inter Cremonam et Brixiam.164

Della gens Roscia, presente a partire dal I secolo a.C. e originaria di Ameria o La-nuvium, con numerose attestazioni da Pra-enestae,165 è nota la Roscia (mulieris) l. Pam[phila] in CIL XIV, 2189 (n. 76). Rap-presentanti famosi, oltre al Q. Roscius, di-feso da Cicerone, sono il L. Roscius Faba-tus,166 mon. 69/64, legato di Cesare in Gallia nel 54 e praet. a. 49 a.C., morto nel 43 a.C. combattendo contro Antonio, e L. Roscius Otho,167 tr. pl. a. 67 a.C., forse praet. a. 63 a.C.

Riguardo al cognomen Pamphila, a parte le episodiche attestazioni nel Latium Vetus, nell’iscrizione di Ca[e]silia Pam[phila] dalle vicinanze della via Tiburtina nell’ager di Tibur168 e in Campania, a Puteoli169 e Capua170, soltanto a Roma se ne può rilevare la presenza di un numero ragguardevole.171

Ancora è presente la gens Titia,172 la quale ha legami di parentela con i Munatii Plancii di Tibur (attraverso Minatia moglie di L. Titius e madre di M. Titius, cos. suff. a. 31 a.C.),173 con Titia [---] Titi lib. nell’iscrizione frammentaria CIL XIV, 2190 (n. 77).

Personaggi sono documentati nel La-tium Vetus, a Treba Augusta,174 nell’ager di Ficulea175 e ad Ostia,176 a Praeneste177 e a Nomentum,178 in Campania, in particolare a Pompei,179 nella III regio, a Grumentum180 e a Thurii.181 Più specificatamente per quanto riguarda personaggi femminili, a parte Roma

dove il loro numero risulta di poco inferiore rispetto a quelli maschili,182 attestazioni si concentrano ad Ostia183 (con le occasionali presenze di Praeneste184 e Nomentum185), nel Latium Vetus e a Puteoli,186 in Campania dove comunque sono note anche a Capua,187 Misero,188 Nola189 e dall’ager di Alvito,190 mentre episodiche sembrerebbero essere nel Latium Adiectum (Fermentino,191 Formia192) e nelle isole, in Sardegna. (con la Titia Fla-via Blandina X, 7604 da Cagliari).193

Al numero di quelle predette vanno poi aggiunte le gentes presenti in iscrizioni di provenienza meno certa.

Prescindendo dai Crupii, presenti con C. Crupius C. [---], C. Crupius C. l. [---], Cru-pia C. [l. ---] e Crupia A. l. C[---] nell’iscri-zione da via Silvestri (n. 46) e riferibili ad una gens che nella quasi totale assenza di at-testazioni trova nell’iscrizione frammentaria dal cd. capitolium di Aricia altri rappresen-tanti,194 con ben tre attestazioni è nota la gens Agilleia attraverso: il C. Agilleius C. (?) [f.] Mundus, rex sacr(orum), aed(ilis), peraltro il medesimo Q. Agi[ll]eius Mundus nell’iscri-zione su termine “sine loci indicatione” CIL XIV, 2136, in CIL XIV, 2089 apud Nic. Iaco-binium (n. 32); l’Agilleia [---] nell’iscrizio-ne CIL XIV, 2137 su cubo di marmo, litteris maximis che lo Stevenson dice Rep. Civita Lavinia, deinde Genzano apud lapicidam quendam via dei Cappuccini (anno 1870), ma già irreperibile nel 1877; l’[A]gilleia L. f. su fragmentum magnae tabulae marmorae CIL XIV, 2138, proveniente presumibilmen-te da Lanuvio ma presente a Genzano apud lapicidam strada Garibaldi.

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Un accenno al cognomen Mundus del C. Agilleius C. (?) [f.], il quale ricorre in due uniche circostanze a Roma,195oltre che nel Latium Vetus, esclusivamente ad Ostia.196

Invece, personaggi riferibili alla gens ri-corrono episodicamente, oltre che a Roma dove si rileva una preponderanza di don-ne,197 soltanto nel Latium adiectum, dalla base del monte Circeo (con il M. Agileius Faustus, Agileia Paezusa e Agileia Prae-toria che porticum et cubiculum d(ecreto) d(ecurionum) p(ecunia) p(ublica) nell’iscri-zione CIL X, 6423 Matri Deum,198 nella II regio a S. Agata de’ Goti (con la Agileia Se-vera nell’iscrizione funeraria CIL IX, 2146), nella VII, a Volsinii (con il A. Agileius Pri-scus nella dedica CIL XI, 2688 Iovi Cimi-nio).

Quindi sono attestati gli Antonii con il L. Antonius Ionicus, sodali et quinq(uennalis) iuvenum colleg(i) Mart(i) salut(aris) di Ari-cia e quinq(uennalis colleg(i) lot(orum) ne-morensium nell’iscrizione funeraria al Cimi-tero Comunale AE 1912, 92=ILS, 9421 posta-gli dalla moglie Cornelia Thallusa (n. 60), il quale rimanda nell’ambito della gens,199 do-cumentata tra gli italici a Delo,200 al ramo ra-ramente attestato a Roma.201 Oltre al numero dei personaggi di rango equestre e senatorio, noti a partire dalla seconda metà del I secolo d.C.,202 ricorrono episodicamente nel Latium Vetus, a Grottaferrata con il L. Anton[ius ---] su tegola203 e a Praenestae con il L. Antoni(os) Iac[---]204 e il L. Antoni(os) C. f.205 su cippo funerario, più frequentamente ad Ostia.206

Poche attestazioni in Campania, a par-

te gli sporadici L. Antonius Aristo iunior nell’iscrizione funeraria da Puteoli,207 L. Antonius Proculus nell’iscrizione funeraria da Baia208 e L. Antonius Cerdo e L. Anto-nius Cerdonis lib. Fortunatus nell’epitaffio da Capri,209 concentrati a Misenum, in iscri-zioni funerarie, con L. Antonius Leo q(ui) et Neon Zoili f.210 e L. Antonius Sabinus.211

Nelle isole è noto unicamente, in Sarde-gna, con il L. Ant(nius Cer[---]) su patera da Tharros.212

Raramente compare anche nelle altre regiones: nella II, a Brundisium, con L. Anto[nius] Cand[idus]213 e [L. An]tonius L. l. Rud[---]214 e a Beneventum con L. Anto-nius L. f. [-c.2-]ant[---];215 nella VIII a Ra-venna con L. Antonius Hermes in anulo;216 nella VII, a Volaterrae, con L. Antonius L. f. Lupus;217 nella VI, ad Assisium, con L. Anto-nius Maximinus (alter abditur iun.);218 nella X, ad Altinum con L. Antonius Bassus219 e L. Antonius Verus,220 ad Aquileia con L. An-tonius Herma,221 a Brixia con L. Antonius L. f. Quadratus222 e Chioggia con [L.] Anto-nius L. l. Maturus223 e nel territorio di Este L. Antonius L. l. Philoxenes;224 nella IX, in ripa lacus Verbani orientalis, L. Antonius Nepos;225 nell’XI, il L. Antonius Severinus dall’ager inter Ollium et Sarium.226

Riguardo al cognomen, Ionicus che po-trebbe indiziare un’origo asiatica del perso-naggio,227 ha poche attestazioni a Roma,228 compare rarissimamente nel Latium Vetus dove sono noti i personaggi da Tusculum229 e dalle vicinanze di Albano230 e in Campania dove è presente a Surrentum in associazione al gentilizio Otincius,231 nel Latium Adiectum

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a Cassino con il gentilizio Caecilius232 e così in Sardegna, a Sulcis, con il gentilizio Aure-lius.233

A parte la presenza nella V regio, nel territorio di Cupra Marittima,234 compare anche nelle regiones dell’Italia settentrio-nale: nella VII, a Clusium in associazione a Orsminnius;235 nell’VIII, a Ravenna, in as-sociazione al gentilizio Gavius;236 nella X a Pola237 e a Verona.238

Passando ai Granii, attestati con D. Granius Pal. Celer, flam(en) maximus, nell’iscrizione CIL XIV, 2092, che dedica a Silvano sacr(um) (n. 30), essi possono ri-condursi alla famosa gens puteolana della quale numerosi personaggi hanno rivestito ruoli significativi nelle vicende storiche ed economiche dell’antica colonia romana tra la fine del II secolo a.C. al II secolo d.C.239 A tale proposito ricordo la preponderanza di Granii240 e di Q. Granii241 e soprattutto di personaggi femminili,242 accanto a più epi-sodiche testimonianaze di A.,243 C.244 e di in-certa attribuzione.245

Tra i personaggi noti nel Latium Vetus, al cui interno accanto a quelli femminili (ad Ostia e Tibur)246 emergono ad Ostia gli A.247 e i C. Granii248 ma anche i L.249, i Sex.250, i P.251 ed i Granii252 e quelli incerti,253 non se ne conoscono recanti il praenomen D. La medesima circostanza è riscontrabile anche nel Latium Adiectum, dove peraltro la gens appare attestata esclusivamente a Cora254 e a Minturnae.255 In ambito campano, inve-ce, arricchito oltre che dal folto gruppo di iscrizioni puteolane ricordate, da quelle di Pompei (con i Granii,256 quelli di praeno-

men incerto,257 i C.,258 gli L.,259 i Sex.260 ed in particolare i Q. Granii,261 una volta nella rara forma in Craius), Allifae262 (dove costi-tuiscono una delle famiglie dirigenti prima di raggiungere il rango senatorio263), Cuma (con Granii264 ed i M. Granii265 e, soprattut-to, i Q. Granii nella lista dei dendrophori del 251266) ma anche Ercolano (con i N.267, Q. Granii268 e i L. Granii269), Misero,270 Na-poli271 e Sinuessa,272 un’unica attestazione è presente di D. Granii, a Nola, D. Granius Her[---] nell’iscrizione ex impe[r] Di[a]nae d..273 Non diversamente può riscontrar-si che anche a Roma i D. compaiano come gli Cn.274 e gli Olii275 in un unico caso con D. Granius Augustinus,276 mentre i più fre-quentemente attestati siano, accanto ai per-sonaggi femminili, i Q.,277 i P.278 e i Gra-nii279 privi di praenomen, seguito dai L.280 e dai M.,281 fino ai C.,282 ai M’.,283 ai Sex.284 e agli A. Granii.285

Mancano addirittura, oltre che nelle iso-le,286 nelle altre regiones: in quelle con un numero più cospicuo di attestazioni come nella II, dove la gens è nota a Brundisium,287 Venusta,288 Teanum Apulum289 e, presumibil-mente Aeclanum290 nella VII, in particolare a Clusium con i Sex.,291 i Q.292 e i L.,293 ma anche a Pisae294 e Montalcino,295 oltre che al Museo di Grosseto296 e ancora nella X, ad Aquileia (soprattutto con i L.297), Ferrara,298 Concordia,299 Patavium,300 Cremona,301 Ate-ste (dove di gran lunga preponderanti risul-tano i personaggi femminili),302 Neapolis303 e Asolo304 (con personaggi esclusivamente femminili); così nella IV e nella VI rispetti-vamente con le episodiche presenze ad Alli-

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fae (con M. Granius M. f. M. n. Cordus che tra l’altro fu aed(ilis) q(uaestor) cur(ator) aquae ducendae allifis),305 Ortona306 e Hi-spellum307 (con M. Graius, uno dei II viri quin(quennales) signum et basim Vene-ris ex d(ecreto) d(ecurionum) f(aciundum) c(uraverunt) eidemq(ue) prob(averunt) e, forse, il primo proprietario della villa di Pli-nio il Giovane a S. Giustino308), alle quali va aggiunto il M. Granius Marcellus su tegola da Città di Castello309; ancora, nell’VIII, a Veleia,310 nella IX, ad Albingaunum311 e Au-gusta Baggiennorum.312

Riguardo, ora, la gens Laberia, della qua-le in età repubblicana sono attestati tribuni militari nel 258 e nel 54 a.C., peraltro con praenomen Q., ed un Q. Laberius L. f. Mae., senatore nel 129, essa è nota attraverso i magistrati lanuvini Q. Laberius Q. l. in CIL XIV, 2143 (n. 43), P. Laberius P. l. Malchio e Laberia P. l. Condicio in CIL XIV, 2144 (n. 35).

Relativamente all’età imperiale ricordo M’ Laberius Maximus,313 cos. suff. a. 89, leg. Moesia inf. aa. 100-02, cos. II ord. 103, presumibilmente figlio di L. Laberius Ma-ximus, aedilis locale (CIL XIV, 2097) a. 42 o 43.

Nel Latium Vetus dove peraltro la gens risulta attestata314 anche a Praeneste315 epi-sodicamente con personaggi femminili,316 a Grottaferrata,317 Q. Laberii sono noti a La-nuvium318 con il Q. Labe[rius] Q. f. che com-pare come dedicante in una lastrina circolare di marmo bianco319 e ad Ostia320 con il [Q. La]berius Q. l. Achilles nell’iscrizione fune-raria realizzata per Laberia Q. et (mulieris)

l. Auta, [La]beria Q. et (mulieris) l. Eleu-theris e Laberia Q. (mulieris) l. Nigel[la],321 oltre che con il L. Lab[---] Bars[---] su tego-la datata al 103, da Ardea.322 Attestazioni di Laberii sono presenti nel Latium adiectum ad Aquinum,323 Ferentinum324 e Formia,325 ma anche in Campania, soprattutto a Pu-teoli326 ma anche a Capua,327 oltre che su vascula Calena ad montem Tifata,328 nella III regio, a Vibo329 e nell’ager di Potentia,330 nella IV, a Marsi Marruvium331 e nell’ager di Aesernia.332

Presenti ancora i Matii con C. Matio C. l. A[---] ed i Marcii con C. Marcio L. l. +[---] nell’iscrizione in via Silvestri (n. 46). Per questi ultimi,333 presenti tra gli italici a Delo, peraltro proprio con un Caius,334 è possibi-le richiamare, in ambito laziale, la parentela con i Porcii Catones tusculani (attraverso Marcia nipote di Marcius Philippus e mo-glie di M. Porcius Cato), tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale ed in quello campano un ramo attestato nella se-conda metà del II secolo d.C. (attraverso T. Marcius T. f. Fal. [C]le[mens]).335

Per i Matii, invece, sono note poche at-testazioni: nel Latium Vetus il Matius Felix nell’iscrizione corporis fabrum navalium ostiensi del 168-169,336 in Sardegna il Ma-tius Resus nell’iscrizione funeraria dall’ager caralitanus, ai quali può aggiungersi l’A. Matius in anulo da Napoli,337 la Mat[ia Ru]fa nell’iscrizione funeraria, frammentaria, da Sulmona,338 il P. Matius Honomastus nell’iscrizione da Mevania e il C. Mati(us) che bolla lingotti di piombo dal relitto augu-steo in Valle Ponti,339 il L. Matius L. l. al Mu-

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seo di Verona,340 il L. Matius L. l. [---] da Ve-rona e il C. Matius C. f. Sabinius Sullin(us) Vatinian(us) Anicius Maximus Caesulenus Martialis Pisibanus Lepidus341 da Gemo-na.342 In controtendenza la situazione di Roma, dove peraltro nel numero cospicuo di presenze si rileva una netta preponderanza di C. Matii.343

Passando ora alla gens Mulvia, nota at-traverso il Teucus Mulvius in CIL XIV, 2158 (n. 79), essa è episodicamente presente sia nel Latium Vetus, ad Aricia -con la Mul-via L. f., mater di Cn. Dupilius Cn. f. Hor., tr(ibunus) mil(itum) in leg(ione) f(lamen) Mart(ialis), q(uaestor), aed(ilis), dictat(or) Ariciae e moglie di Cn. Dupilius M. f. Hor, nuora di Martia M. f.-344, che in Campania, a Pompei -con P. Mulvius Fronto-345 che nel-la II regio, a Beneventum -con il L. Molvios L. l. Calenus nell’iscrizione IX, 1888=I2, 1735 per il liberto L. Molvios L. l. Flac(cus) e nella III, a Grumentum -con il [C.] Mul-vius C. f. [P]om. Ofillius Rest[it]utus, aed(ilis), pr(aetor), IIvir, [q]uin(quennalis), q(uaestor), praef(ectus) coh(ortis) I [M]orinor(um) et Cersiacor(um), trib(unus) mil(itum) leg(ionis) II Adiutricis P(iae) F(idelis), prae[f(ectus)] alae I Vespasia-nae Dardanor(um), praef(ectus) fabr(um) II nella dedica postagli dagli Aug(ustales) Herc(ulanii).346

Una analoga scarsità di testimonianze è riscontrabile nella IV, ad Aequiculi - con la Mulvia C. f. Placida nell’iscrizione funera-ria per il marito Sex. Tadius Sex. f. Vol. Lu-sius nepos Paullinus -347 e presumibilmen-te a Forum Novum - con la Mulvia [T.] f.

Po[---]348 ma anche nell’VIII, nell’ager di Ariminum - con il M. Mulvius M. f. Celer nell’iscrizione funeraria postagli da Rufa l.-,349 mentre un numero lievemente mag-giore di personaggi riferibili ai Mulvii è pre-sente nella VII, a Caereia - con la Mulvia Tyche nell’iscrizione funeraria postagli dai figli Cn. Mulvius Iuvenis e Ancharia Sabi-na-350, a Tarquinii - con il Cn. Mulvius Favor nell’iscrizione funeraria XI, 3458 - e a Su-trium -con la Mulvia L. f. Po[---] che com-pare due volte nell’iscrizione frammentaria XI, 3271. Dove invece il numero dei rappre-sentanti della gens si fa più consistente è a Roma e nella X regio: per quanto riguarda la prima è rilevabile una leggera preminenza di personaggi maschili e al loro interno quelli recanti il praenomen C.351 e M.,352 rispetto agli Cn.353 ai P.354 e ai Sex.,355 pur non man-candone anche di femminili;356 relativamen-te alla Gallia Cisalpina, oltre al P. Mulvius Agilis su una tegola bollata dall’asolano357, abbiamo rapprentanti femminili ad Ateste,358 Tarvisium,359 nell’ager di Feltria360 e Bri-xia361 con l’Optata Mulvia nell’iscrizione funeraria posta da L. Poblicius Hebenus e Vellia Firma Pisaina e soprattutto maschili. Ricordo a tale proposuto: ad Opitergium, il [--] Mulvius Ditionis l. Senecio che compare tra i magistri aedem Herculis;362 a Patavium, il P. Mulvius Cilo nell’iscrizione “in plintho stylobatae”,363 il [--] Mulvius [T. f.] Urba-nus nell’iscrizione funeraria, frammentaria, posta dalla moglie Muttiaena [L.] t. l. S[e]c[unda]364 e, presumibilmente, P. Mulv[---] Fronto, praef(ectus) i(ure) d(icundo) pr[aef(ectus) fabr(orum)];365 nell’ager di

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Feltria, il [--] Mulvius Epi[---] nell’iscri-zione frammentaria CIL V, 2075; ad Altino, forse il C. Mu[lvius ?] Max[imus] nel cippo di delimitazione di area funeraria con testo frammentario;366 in particolare ad Aquileia, oltre che con il M. Mulvius in V, 8252 e il L. Mulvius Comodus che compare nella li-sta di nomi367 e forse con i Mulvii nell’iscri-zione frammentaria su blocco di calcare,368 con L. Mulvius L. l. Primus, St. Mulvius P. l. Stabilio e C. Mulvius P. f. nell’iscrizione fu-neraria V, 1308 e, soprattutto, il A. Mulvius A. l. Iucundus nell’iscrizione funeraria posta al patrono, A. Mulvius A. l. Alexa e ai suoi liberti A. Mulvius A. l. Bassus, A. Mulvius A. l. Ivenes, A. Mulvius A. l. Priamus, A. Mul-vius A. l. Pudens, A. Mulvius A. l. Firmus, A. Mulvius A. l. Modestus, A. Mulvius A. l. Faustus e A. Mulvius A. l. Chrisellus.369

Riguardo ai personaggi femminili, a par-te i Pomponii con Pomponia L. f. Rufa, i Quintii con Quintia L. f. Rufae e i Thorii con Thoria A. f. Avia presenti in CIL XIV, 2108 (n. 5) e la Tatia nell’iscrizione funeraria di riutilizzo (n. 18) dal lato settentrionale della via lastricata per il tempio di Diana (traccia-to A3), si segnalano i Cornelii e i Durmii.

Relativamente ai primi,370 si ha la Cor-nelia Thallusa nell’iscrizione funeraria al Cimitero Comunale AE 1912, 99=ILS, 9421 posta al marito L. Antonius Ionicus. Per il cognomen che compare ad Ariccia con un altro personaggio, la Laelia nell’iscrizione funeraria CIL XIV, 2194 posta per lei ed il marito L. Laelius Agamether, da segnalare oltre all’omonima in CIL V, 981 da Aquile-ia: a Roma un numero consistente tra le qua-

li non poche quelle di libertae;371 nel Latium Vetus le attestazioni ostiensi;372 nel Latium Adiectum quelle da Aquino;373 in Campania quelle da Puteoli;374 in Sardegna le due da Cagliari;375 in Apulia quella da Benevento;376 nella X regio a Concordia377 e Padova.378

Come detto sono presenti anche i Durmii con Durmia P. l. / Philumina uxso[r] in CIL XIV, 2182 (n. 36). Le attestazioni della gens risultano abbastanza ridotte e incerto appare anche il luogo di origine (Tusculum? Cam-pania?).379 Infatti a parte la Durmia da Aricia si hanno: a Roma il M. Durmius, triumvir monetalis nel 19 a.;380 in area extra urbana il M. Durmius M. l. Philodespotus in un’iscri-zione funeraria di provenienza incerta,381 databile al I secolo d.C.382 e il M. Durmiu[s] e la Durmi[a?] in un frammento di iscrizio-ne funeraria riutilizzata nel pavimento della villa Casali;383 nel Latium Vetus il M. Dur-mius, secondo il Dessau forse il medesimo del monetalis, in un’iscrizione da Tusculum, posta insieme a C. Caelius C. f., presumi-bilmente a ricordo della realizzazione di un’opera pubblica;384 nel Latium Adiectum il M. Durmius dall’area della Cattedrale di S. Clemente, a Velletri,385 il C. Ummidius C. f. Ter. Durmius Quadratus, cos. suff. a. 40 d.C.,386 capostipite della gens Ummidia di origine cassinese ricordata da Marrone,387 con vincoli di parentela o adozione nei con-fronti dei Dormii, forse patrono del perso-naggio in CIL VI, 17079; nella regio VII, il M. Durmius P. f. Arn. in un’iscrizione da Tarquinia388 e il M. Durmius M. l. Crestus in un’iscrizione funeraria da Polimartium.389

Sulla base della documentazione esisten-

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te può rilevarsi come all’interno della gens accanto a sporadiche attestazioni di P. ad Aricia e in ambito provinciale, a Thevestae nell’Africa Proconsolare,390 sia preponde-rante il ramo dei M., che ricorre a Roma, Tu-sculum, Velitrae, Tarquinia e Polimartium.

Il cognomen Philumina, non di rado at-testato a Roma391 (anche nelle forme Phi-lumene, Philumena, Philumene, Filumene, Filumina e Pilumina392), si rinviene con una certa frequenza nell’ambito della I regio: nel Latium Vetus nelle iscrizioni frammentarie dall’ager tusculanus,393 da Tibur394 e da Col-latia,395 nel Latium Adiectum ad Anagni,396 Aquino,397 e Minturno,398 in Campania, in primis a Capua399 (anche con Pilumina)400 oltre che ad Avellino401 e a Napoli402. Re-lativamente alle altre regiones, a parte una sensibile concentrazione nella II (a Bene-vento,403 a Aequum Tuticum404 e Brindisi405) e nella IV (a Peltuinum406 e nell’ager di Alba Fucens407), si registrano le isolate te-stimonianze nella V (a Falerone)408, nella VI (a Gubbio)409, nella VII (a Capena,410 oltre alla Ph(i)lumena minuma Chie f. su tegola da Clusium411), nell’VIII (a Regium Lepi-dum)412, nella IX (a Genova)413 e nella X (ad Altino).414

Accanto alla forma più frequente ne com-paiono delle altre riconducibili ad essa: la Philumene attestata ad Ostia,415 nel Latium Adiectum a Cassino416 ed in Campania a Pu-teoli,417 nella regio IV, a Trebula Mutuesca418 e a Peltuinum419 e da Aielli stazione,420 nella V a Moie di Fermo,421 nell’VIII a Bologna422 e a Modena,423 nella nella X a Brescia;424 Fi-lumina, nel Latium Adiectum, a Ferentinum,

nell’iscrizione in pavimento ecclesiae ca-thedralis;425 Philumena, a Terracina426 nel Latium Adiectum, a Sulci in Sardegna,427 nella III a Paestum,428 e nell’XI a Milano;429 Filumene nella IV regio a Carsioli430 e nella VII a Tuscania.431

In conclusione l’analisi prosopografica, come suggerito anche dalla documentazione archeologica, sembra indiziare una estrema vitalità del comparto tra la fine dell’età re-pubblicana e certamente quella primo/medio imperiale ma in ogni caso con un possibile vacuum per la tarda età imperiale.

Prescindendo dal numero cospicuo di gentes attestate in iscrizioni presenti a Gen-zano, ma di provenienza ignota (gli Agilleii, gli Albii, gli Antonii, i Crupii, i Granii, i Laberii, i Matii, i Marcii, i Mulvii, i Rici-nii e con personaggi femminili i Cornelii, i Durmii, i Pomponii, i Quintii e i Thorii), sono noti, soprattutto, gli Avonii, oltre che i Clodii, i Fabii e con personaggi femminili gli Ampii, i Naevii, i Roscii e i Titii.

Ora cercando di interpretare quanto emer-so dalla ricerca sulle attestazioni delle di-verse gentes sull’intero ambito peninsulare sembrebbero emergere alcune indicazioni. Così, ad esempio, sarebbe possibile rileva-re come accanto a personaggi riconducibili a famiglie con un’origo aricina (gli Ampii) e forse lanuvina (i Roscii, presenti a partire dal I secolo a.C., con numerose attestazioni anche a Praenestae), in un ambito quindi an-cora locale, ve ne siano altri per i quali può ipotizzarsi almeno un legame con quelli di Roma (forse gli Avonii; certamente i Fabii dei quali nel Lazio sono noti quelli di Ana-

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gnia, quelli forse da Ostia e Tibur; i Titii; i Naevii, numerosi nel Latium Vetus ad Ostia, e soprattutto nel Latium Adiectum e ancora di più in Campania, con concentrazioni nella II e nella IV regio), oltre che rapporti più in-diretti con altri centri del Latium Vetus (con Praenestae attraverso gli Eppuleii legati da parentela con gli Ampii, oppure, con Tibur attraverso i Munatii Plancii imparentati con i Titii).

Ricostruzione topografica L’area, all’estremità sud-orientale dell’ager aricinus432 contrariamente a quanto ipotiz-zato, ad esempio, da alcuni autori settecen-teschi,433 si connota morfologicamente per il naturale pendio da nord-est, dalla terraz-za sulla conca craterica nemorense (m 480 s.l.m. circa), verso la via Appia antica a sud-pvest (m 400 s.l.m. circa), con la fascia più settentrionale in posizione panoramica prospettante sul lago di Nemi. Anche queste felici caratteristiche è probabile abbiano fa-cilitato il popolamento del settore, del quale comunque, in analogia con i contermini,434 è ipotizzabile un’occupazione capillare.

D’altra parte la vicinanza a Roma e la bellezza dei luoghi non possono che aver costituito delle forti attrattive. D’altronde estendendo l’analisi all’intero territorio ari-cino emerge, come noto, prescindendo nel-lo specifico su problemi di identificazione, l’esistenza di proprietà di senatori nell’arco cronologico compreso tra Silla e Augusto,435 che seppur con dati quantitativi ben lontani dal caso tuscolano ma nella scia ad esempio di quello anziate, fornisce indizi sui caratte-

ri del suo popolamento. Se la giusta cautela con la quale va analizzata questa informa-zione forse ne diminuisce, almeno parzial-mente, la portata, elementi più probabanti sull’esistenza di proprietari di un certo ran-go sembrerebbero potersi desumere dalla valutazione degli impianti di cui siano noti almeno caratteri planimetrici, strutturali e decorativi. Prescindendo da quello a ridos-so delle mura della città, sul lato dx. di via Appia antica436 che comunque sembrerebbe comprovare la tesi della cospicua presenza di villae anche nell’ager aricinus, basti ri-chiamare, a tale proposito i complessi, tutti con la fase d’impianto in opera reticolata, sulle pendici dell’altura di Galloro in loc. Acqua Leggera, noto già al Canina,437 quel-lo in loc. Grotta Lupara438 e, naturalmente, quello, esteso sull’altura di M.te Gentile,439 tradizionalmente riferito all’imperatore Vi-tellio,440 l’altro in località S. Maria,441 oltre che, in maniera più indiziaria sulla base del-la ricchezza dei materiali decorativi, quello nell’area orientale di Valle Ariccia, al termi-ne di via della Moletta.442

Al quadro prospettato riconducono an-che altri possibili proprietari: l’Agathyrsus ... Plotinae et Traiani libertus noto dalla ta-bula marmorea ... effossa ... anno 1789 CIL XIV, 2161 e, ancora il P. Memmius Regulus e l’Aeli(us) Aug(usti) lib(ertus) Galaes nelle fistulae aquariae CIL XIV, 2174443-2175,444 oltre che, forse, il T. Aelius Aurelius T. f. Epianus, senatore aricino445 ricordato in CIL XIV, 2164. Tra questi, in particolare perso-naggi di un certo rilievo sono: almeno tra il terzo e il sesto decennio del I secolo d.C.,

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P. Memmius Regulus,446 cos. suff. a. 31, suc-cessore di Poppeo Sabino a. 35 in admini-stratione Achaiae Macedoniae Moesiae, procos. Achaiae post. a. 47 e quindi a. 55 Romae promagister fratrum Arvalium; pre-sumibilmente nei primi decenni del II seco-lo d.C. T. Aelius Aurelius T. f. Epianus,447 forse figlio dell’Epius Aug. lib. Tabularii ra-tionis hereditatium e della Flavia Callistus che compaiono in CIL XIV, 2262, praetor, legatus pr. pr. provinciae Africae, curator viae Clodiae, leg. Aug. legionis X Geminae. In ogni caso, la realizzazione di dimore di alto livello nel territorio non può non trovare ragione, anche se in una maniera “sfumata”, attraverso un altro elemento prosopografico. Considerando i vincoli che le gentes man-tenevano con i propri territori d’origine, ri-salta la presenza di esponenenti di famiglie originarie del centro nel senato di Roma, peraltro con una frequenza tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. che è in perfettua sin-tonia con quanto indizia la documentazione archeologica. È il caso degli Atii e forse de-gli Accoleii, Ampii, Petreii e Salluvii per il I secolo a.C. e, ancora, degli Atii, Latinii e Lucinii per il I secolo d.C..448 Il loro numero, maggiore rispetto a quello di Gabii, Lanu-vium e Lavinium e pari soltanto a quello di Tusculum, costituisce un elemento incontro-vertibile del legame esistente tra il centro dei Colli Albani (il municipium ... vetustate an-tiquissimum di Cic. Phil. III, 6, 15) e Roma. L’arco cronologico a cui si fa riferimento, indiziato anche dalla ricerca prosopografica (fine II sec. a.C.-I d.C.), è quello nel qua-le, nell’ambito di quegli interventi (talvolta

esplicitati da statuti municipali, più spes-so da documenti epigrafici), “finalizzati all’abbellimento dell’edilizia monumentale cittadina” di una gran parte di centri itali-ci,449 Aricia appare interessata da una serie di opere rilevanti sia dal punto di vista pro-gettuale che economico, riguardanti non sol-tanto l’acropoli (ricostruzione del cd. capi-tolium;450 ridefinizione del lato meridionale con un’imponente sostruzione;451 restauro delle mura ad opera di Silla),452 ma anche l’ampliamento in valle Ariccia, delimitato dal tracciato della via Appia (almeno rea-lizzazione del cd. tempio di Diana,453 fronte retrostante in opera reticolata454 e teatro).455 Sembrerebbe, dunque, rilevabile un certo sfasamento cronologico tra floruit del centro urbano e impianti residenziali che tuttavia è molto probabile debba addebitarsi, almeno in parte ad una conoscenza inadeguata di questi ultimi.

Sfortunatamente permane un vacuum nel-la documentazione archeologica del settore “genzanese”, determinato anche dall’impos-sibilità ad effettuare ricognizioni estensive a causa della crescente, progressiva, urbaniz-zazione, almeno fino alla tarda età repubbli-cana, epoca nella quale è noto, fra l’altro, il verificarsi di sismi nell’area albana.456 A partire da questa età, si sviluppano nell’area, innervata da un reticolo di viabilità incardi-nate sul tracciato della via Appia, una serie di edifici, determinati relativamente alla po-sizione e, presumibilmente, allo sviluppo planimetrico, dalla morfologia, con diverse proprietà ad una delle quali sembrerebbe alludere il fundum Genzani ricordato nella

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bolla di Celestino III, dell’8 luglio 1191.457

Da quanto variamente noto e dall’osser-vazione dell’orografia, con uno spazio “na-turalmente” insufficiente a qualsiasi tipo di coltivazione, i diversi impianti sembrereb-bero connotarsi per il loro carattere quasi unicamente residenziale. Se il riferimento alle cd. ville di otium non può che richia-mare con immediatezza la numerosa se-rie tuscolana, la loro estensione areale, più che modesta se rapportata alla gran parte di quelle, pur considerando l’incertezza di al-cuni limiti, ne appare ben distante. Proprio l’esistenza di pendii, secondo un modello frequentemente utilizzato ad esempio nel contermine agro lanuvino458 e forse, con una maggiore “parsimonia” in quello veli-terno,459 dovette rendere necessario, almeno nel caso dell’impianto al Cimitero comunale (n. 49-59), il ricorso a muri di sostruzione e una sistemazione a terrazze. Quel che sem-bra meno discutibile, è invece, che i diver-si impianti, con l’utilizzo di paramenti in opera reticolata con cubilia in peperino e in selce, spesso con fasce di tegole, dovettero assumere proprio in questo arco cronologico il loro aspetto definitivo, cosicché gli inter-venti successivi, con differenze che general-mente non è possibile rilevare nel dettaglio, non possono che inquadrarsi in quelle ope-re di ammodernamento e/o ristrutturazioni spesso funzionali a nuove fasi e, non di rado, a nuovi proprietari.

Oltre a quello, al quale va riferita la ci-sterna a due navate ricordata da Lanciani460 e ancora visibile nelle foto aeree degli anni quaranta del Novecento,461 sul lato dx. del-

la via Appia antica all’altezza del punto nel quale la strada corrisponde a via Romana, un impianto del quale l’urbanizzazione del comparto delimitato a sud dalla via Appia, a nord-ovest dalla via dall’Appia per il tempio (tracciato A1), sembrerebbe aver cancellata ogni traccia, doveva trovarsi sul lato sx. del-la consolare all’altezza del XVII miliario (n. 23). La scarsità delle informazioni e soprat-tutto l’impossibilità ormai di un loro control-lo autoptico pur impedendone la conoscenza dello sviluppo planimetrico, ne permette al-meno un sia pur vago riferimento, presumi-bilmente, alla tarda età repubblicana.

Sfruttando le caratteristiche morfologi-che, un impianto462 venne a posizionarsi nell’area, in gran parte occupata dal Cimi-tero comunale di Genzano, sul lato nord-orientale della SP. 76 Nemi-Genzano, deli-mitata naturalmente sul versante settentrio-nale dalle pendici del cratere nemorense e almeno per un primo tratto su quello nord-occidentale. Ad accrescere il limite su questi due lati vennero realizzati dei muri di so-struzione: di quello nord-occidentale, in par-te rilevabile ancora nelle riprese aeree degli anni quaranta del Novecento463 (Fig. 34), le sistemazioni connesse all’urbanizzazione e la presenza di vegetazione sembrano aver obliterato qualsiasi resto; dell’altro, sul lato lungo settentrionale, nostante indebiti sca-richi moderni e l’esistenza di alberi ad alto fusto, si conserva un tratto di sostruzione rettilinea e priva della cortina, per la quale, la presenza all’estremità occidentale di una breve porzione in scaglie di peperino evi-dentemente appoggiata a quella maggiore in

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scaglie di selce, ne indizia il riferimento a interventi costruttivi differenti. In maniera più macroscopica che per la precedente an-che per questa struttura, lungo cui si apre un vano in opera mista di reticolato e laterizio, le foto aeree degli anni Trenta/Quaranta, e ancora degli anni Sessanta restituiscono una lunghezza notevolmente maggiore rispetto quanto ormai rilevabile.464

Niente altro sembra rimanga in modo particolare dell’impianto vero e proprio che doveva svilupparsi nell’area pianeggiante soprastante, occupata dal vecchio cimitero e dall’aggiunta moderna, su una superficie che è probabile si aggirasse su almeno 10.000 m2. I vecchi rinvenimenti di pavimenti a mosaico e, soprattutto, di fistulae aquariae e di materiale da costruzione bollato per-mettono di rintracciare, forse, la proprietà (C. Licinius Mucianus)465 e le diverse fasi di vita dell’impianto attraverso le diverse figli-ne coinvolte nella sua costruzione.

Relativamente al materiale da costruzio-ne, prescindendo da quello fractum Domi[---], sono presenti bolli riconducibili alle figli-nae Caeponianae con l’officinator Sta(tius) Marcius Lucifer, Sulpicianae con domina Domitia Domitiani, vedova dell’imperatore e, forse, con M. Vinicius Pantagathus, la se-zione Minores delle Oceanae con l’officina-tor L. Bruttidus Augustalis al tempo dell’im-peratore Adriano, la gens Domitia con l’of-ficinator A Pont(ius) Clodian(us), al tempo della domina D(omitiae) P. f. L(ucillae),466 e forse, con Cn. Cn. Domiti Lucanus et Tul-lus insieme al servus Callistus ed i “Late-res urbani privati reliqui aetatis melioris:

Lateres privati reliqui” di Anni Sabdae, C. Calvisi Amaranti, Dori Servil(i) Secun(di) (sc. servus), Fadi Crescentinis, Ianuari e C. Iuli Nisi, [---].

Per quanto riguarda il C. Licinius Mu-cianus467 sulle fistulae, si tratta evidenten-temente del personaggio la cui attività si dipanò tra l’età neroniana e la prima parte di quella vespasianea, fra l’altro cos. II suff. una cum Q. Petilio Ceriale Caesio Rufo a. 70 e cos. III suff. cum T. Flavio Sabino a. 72, al quale può forse riferirsi la realizza-zione in opera mista dell’impianto primiti-vo come sembrerebbero anche indiziare il bollo domizianeo Callisti du(orum) Domi-tiorum (n. 66) e forse quelli Anni Sabdae (n. 54), Ianuari (n. 58) e C. Iuli Nisi (n. 59) e C. Calvisi Amaranti (n. 63) datati più genericamente al I secolo. Se dunque con una certa approssimazione, richiamando anche la cronologia dell’opera mista,468 la fase iniziale del complesso può collocarsi all’inizio della seconda metà del I secolo, ad interventi successivi dovrebbero allu-dere la gran parte dei bolli: considerando specificatamente il dato quantitativo, più probabilmente di un certo impegno quello a cui rimandano i bolli del 123, peraltro in analogia con quanto rilevato nella villa di S. Maria, maggiormente limitato l’altro della fine del II secolo.

Anche le recenti ricognizioni hanno per-messo il recupero di pochi, ma significativi, frammenti relativi alla decorazione parieta-le del piccolo ambiente che si apre lungo il fronte costruttivo e di un certo numero di materiali ceramici, che consentono, forse,

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di desumere ulteriori informazioni sull’im-pianto. Relativamente ai primi e più speci-ficatamente alle cornici in stucco con deco-razioni a rilievo di loto connessi a palmetti similitudini sono riscontrabili con quelle, riferite ad un arco cronologico compreso tra il 62-79 e il 235-250 d.C.,469 dalla vici-na villa di S. Maria, sulla sponda nord-occi-dentale del lago di Nemi. Invece, per quanto riguarda i materiali ceramici, l’analisi della tipologia e della provenienza dei frammenti anforacei suggeriscono alcune considerazio-ni. Infatti se la presenza di frammenti perti-nenti a Dressel 1 sembra indiziare una fase dell’impianto, almeno di età tardo repub-blicana, non altrimenti documentata, quella degli altri frammenti fornisce elementi sui prodotti consumati e sulla loro provenien-za: così se le produzioni tirreniche (Dressel 2/4), e quelle galliche (anfore a fondo piat-to) presumibilmente a partire dall’età flavia, riconducono all’acquisto di vini, giustifica-to peraltro dal giudizio pliniano sul vino di Aricia (“pessimo”),470 quelle neopuniche e quelle spagnole (Dressel 14 similis ?) atte-stano il consumo di garum dall’Africa set-tentrionale e dalla Lusitania.

A nord-ovest dell’impianto presso il ci-mitero, nella vasta area in declivio verso sud, grossomodo definita a nord dai Cappuccini e a sud da piazza Dante Alighieri - tratto ini-ziale di via Diana e, sul lato orientale, dal naturale affaccio sul cratere nemorense, a partire dalla fine dell’Ottocento è nota l’esi-stenza di numerosi resti di strutture (Fig. 35) riferite fin dal Lanciani ad una villa.471 Difficoltosa risulta sia la delimitazione sul

lato sud e sud-occidentale considerando la frammentarietà delle notizie sull’esistenza di strutture a sud di quelle sotto la moderna biblioteca sia, la determinazione funzionale. L’osservazione della morfologia e la presen-za di una viabilità a sud-ovest (A3) sembre-rebbero suggerirne uno sviluppo su un’area stretta e allungata di circa m2 16.000, le cui caratteristiche e posizione appaiono indi-ziare ancora un utilizzo residenziale. Rela-tivamente alla definizione cronologica, no-nostante la scomparsa della maggior parte delle strutture, la notizia della loro realiz-zazione in opera reticolata (addirittura “op. incerta” secondo lo Stevenson) e mista di reticolato e laterizio472 e del rinvenimento di materiale da costruzione bollato, permetto-no di datare la fase, probabilmente, iniziale, dell’impianto, almeno al I secolo d.C. (se non addirittura alla seconda metà del secolo precedente) e quella successiva, presumibil-mente ai decenni centrali del II secolo d.C.

D’altra parte in questa medesima tecnica sono i resti a sud, al di sotto del costruendo teatro (n. 10), per i quali sembrerebbe possi-bile avanzare l’esistenza di due fasi: una pri-ma, costituita dalla cisterna o vasca rivestita in cocciopesto e una successiva, nella quale questa venne tagliata e riutilizzata nella realiz-zazione di ambienti a più piani e vano scala.

Dunque se all’impianto di I secolo an-drebbero riferiti i materiali bollati da co-struzione di M. Publil[---] (n. 4), di Arginn+ Antoni[---] (n. 6) e di [---]icori[---] (n. 7), ad una fase successiva di metà II seco-lo può ascriversi la tegola con bollo di C. Nunn(idius) Fort(unatus) Prim(i ? –itivus

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?) PP, mentre ad un ulteriore intervento, in-termedio, sembrerebbero alludere i bipedali con bollo di C. Rabirius Tiburtinus, Victoria datati tra la fine del I e gli inizi del II secolo (n. 9).

Più problematico, allo stato attuale delle conoscenze, sembrerebbe giustificare il rin-venimento dello scarico o forse la favissa scoperta alla fine dell’Ottocento nell’area ap-prossimativamente corrispondente al limite meridionale della proprietà della biblioteca (n. 11).

Un altro impianto, tra i due ai Cappucci-ni e al cimitero comunale, senz’altro meno noto rispetto ai precedenti, e forse definibi-le più approssimativamente nell’estensione, considerando anche i caratteri morfologici e l’urbanizzazione più antica del settore, deve localizzarsi nell’area in declivio verso sud-ovest compresa tra il primo tratto di via Mo-scato, a nord di p.zza dell’Annunziatala, la terrazza sul declivio del cratere nemorense e la viabilità A3 a nord-est, e il limite del pianoro a sud-ovest, marcato attualmente dal passaggio di v.le G. Matteotti. Alla sua esistenza sembrerebbero rimandare le strut-ture in opera reticolata (n. 48) visibili fino agli anni Ottanta del Novecento nell’isola-to retrostante la chiesa dall’Annunziata e, soprattutto, la struttura più imponente tra quelle conservate: la grande cisterna visibile sul lato nord-orientale di via Moscato, nel terreno in declivio verso sud, a due navate e con contrafforti esterni lungo i lati nei quali maggiori dovevano risultare le sollecitazio-ni (n. 47). Il suo posizionamento rispetto alla morfologia e la presenza di pilastri esterni,

sono elementi che permettono di inscriverla in una tipologia, della quale, in territori con-termini, con diversità evidenti in particolare riguardo allo sviluppo planimetrico, sono già noti non pochi esemplari: ricordo, tra gli altri, quella in loc. S. Maria, a Nemi,473 la cd. Piscina Torlonia474 e quella all’ippodro-mo delle Capannelle,475 a Tellenae, quella al Casale di Gregna, a Bovillae476 e quella alla Civitana, a Velitrae.477

Se la posizione rispetto alla morfologia dell’infrastruttura sembrerebbe indicarne il riferimento ad un impianto localizzabile nell’area a sud, sud-est, le sue dimensioni ragguardevoli, che ne fanno ipotizzare una capacità di circa 430 m3, ne indizirebbero l’utilizzo a servizio di un impianto esteso su una superficie di almeno 9.500 m2.

In questa ricostruzione, seppure nell’in-certezza legata all’estensione dei diversi impianti, risalta la mancanza di indicazioni sull’esistenza di strutture nell’area eminen-te, occupata dal borgo medievale, grosso-modo compresa tra la sommità sulla quale insiste Palazzo Sforza Cesarini e le pendici sud-orientali. Infatti i resti in opera retico-lata sul lato settentrionale di via Oscura (n. 40) dovrebbero trovare la loro giustificazio-ne nel passaggio del tracciato dal divertico-lo della via Appia per Nemi (A3), mentre i materiali architettonici nell’area di S. Maria della Cima (n. 44), che autori locali vorreb-bero riferiti ad un edificio templare, in man-canza di elementi probanti, risultano di più incerta determinazione.

Una struttura ancora forse va posizionata sul lato meridionale di via Colabona, qua-

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si in corrispondenza dell’incrocio con via Gramsci (n. 27): sfortunatamente l’impossi-bilità ad un suo controllo ne rende difficile inanzitutto l’interpretazione della funzione, benchè non se ne possa escludere la sua per-tinenza alla viabilità A2.

Accanto ai resti di strutture sono note una serie di materiali iscritti, di vario tipo, a ca-rattere funerario, per i quali il riferimento topografico, incardinato al centro abitato, è perlopiù relativo al luogo di conservazione e solo più di rado a quello del rinvenimen-to. Tra questi, oltre a quelli CIL XIV, 2158 (n. 79), genericamente ricordati a Genzano, quelle CIL XIV, 2143 in via dell’Oratorio (n. 43), CIL XIV, 2182 (n. 36) e 2209 (n. 37) die-tro il palazzo Cesarini, CIL XIV, 2144 in via Sforza (n. 35), oltre a quelle CIL XIV, 2150 (n. 33), 2089 (n. 32), quella in via Silvestri (n. 46), quella CIL XIV, 2092 in via Garibaldi (n. 30) e quella CIL XIV, 2108 nel convento dei Cappuccini (n. 5); tra le altre, che potrebbe-ro alludere ad un contesto funerario dell’area del rinvenimento, quella CIL XIV, 2199 (n. 28) scoperta presso il conservatorio delle Vergini, CIL XIV, 2181 lungo via B. Buozzi (n. 34) e quella CIL XIV, 2111 nei pressi della chiesa di S. Sebastiano (n. 29).

Ad un ambito funerario è possibile fos-se destinata la fascia liminare alla via Appia come fra l’altro indizia, limitatamente al set-tore d’interesse, ma sul lato dx., la presenza almeno tre di sepolcri in muratura: quello “a grandi massi” ricordato da Lanciani al giogo di Colle Pardo,478 quello al XVIII miliario nel punto nel quale la via antica si ricon-giunge con la moderna ed infine quello “nel

campo, a qualche distanza dalla via”.479

Senza una localizzazione puntuale ri-sulta, poi, una serie di rinvenimenti di non pochi materiali di vario tipo, perlopiù a ca-rattere funerario, per i quali, in assenza di specifiche notizie sul contesto, il riferimento topografico più cogente, risulta la prossimità al tracciato della via Appia (“Cynthiani ... ad Appiam”), senza peraltro conoscere la rela-zione esistente tra i diversi esemplari: è il caso dei materiali edilizi bollati i CIL XV, 313 20 (n. 73) e 1097 h68 (n. 75).

Forse ad un altro ambito devono riferirsi sia, presumibilmente, le tegole bollate CIL XV, 548 rinvenute nel 1736 “prope Cynthia-ni” (n. 69) e 550 “Cynthiani ... ad Appiam” (n. 74) che quelle CIL XV, 708 a 15 (n. 71) e 911 a 7 (n. 72) scoperte nel 1725 prope viam Appiam ... non longe a Gentiano” . Ugual-mente incardinate sul tracciato dell’Appia sono le iscrizioni CIL XIV, 2189 (n. 76) e quella frammentaria CIL XIV, 2190 (n. 77), Invece sfortunatamente, prive di qualsiasi indicazione sulla provenienza risultano non pochi materiali dei quale il CIL XIV riporta la presenza a Genzano: è il caso della 2143 “affissa nella facciata di una casa in via dell’Oratorio” (n. 43), delle 2182 e 2209 “dietro il palazzo del duca Cesarini” (nn. 36-37), della 2144 “lungo via Sforza” (n. 35), quella in via S. Silvestri (n. 46) E della 2092 in via Garibaldi (n. 30), oltre a quella di testo ignoto in via B. Annarumi (n. 41). Analoga circostanza è ravvisabile anche per i materiali di vario tipo lungo le pareti della scala all’interno del palazzo sul lato occidentale di p.zza S. Buttaroni (n. 45), per

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il rocchio di colonna e la base all’interno di palazzo Iacobini (n. 31), la statua di via Colabona (n. 42) e, forse, le quattro colonne riutilizzate nella facciata di palazzo Sforza Cesarini (n. 38).

Solo più raramente poi sono note iscrizioni incluse, forse in piccole collezioni: in questo ambito spicca quella presso lo Iacobini alla quale vanno riferite le CIL XIV, 2150, 2089. Dunque, il dato che sembra emergere dalla diversa documentazione archeologica di-sponibile, seppure in maniera meno peren-toria rispetto al corpus epigrafico, è senza dubbio l’estrema scarsità di attestazioni re-altive alla fase tardo imperiale. Tuttavia la constatazione, non è improbabile, debba es-sere addebitata ad una documentazione for-zatamente inadeguata, piuttosto che ad una effettiva assenza della fase, come tra l’altro sembrerebbe indiziare il riconoscimento di materiali ceramici ascrivibili al IV-V secolo d.C. nell’unico sito, presso il Cimitero Co-munale, per il quale è stato possibile osser-vare un’affioramento di frammenti fittili.

ViabilitàAppia Antica. A.La viabilità dell’ambito territoriale aveva il suo asse generatore nel tracciato della via Appia antica, che proveniente da Colle Pardo correva da nord-ovest verso sud-est perpetuata per buona parte del suo percorso da viabilità moderne:480 da via Romana, fino all’incrocio con via C. A. Della Chiesa, quin-di da via R. Belardi; da via A. De Gasperi, fino all’altezza dell’incrocio con via G. Di Vittorio e via S. Carlino al di là del quale si

perde nell’isolato, ripresa per breve tratto da via P. Togliatti, all’altezza dell’incrocio con via G. Amendola, quindi nuovamente all’in-terno dell’isolato, presumibilmente coinci-dente con l’allineamento di alcuni edifici, fino a via Emilia Romagna, dall’incrocio tra via L. Longo e via S. Silvestri. Molto scar-se sono le corrispondenze rintracciabili per i tratti intermedi, nei quali l’urbanizzazione degli anni Settanta o Ottanta (?), ha cancel-lato qualsiasi traccia e che ancora nei pri-mi decenni dell’Ottocento481 e almeno nelle foto aeree degli anni Quaranta,482 per due tratti in corrispondenza delle due estremità, quella occidentale tra le moderne vie San Carlino/G. Di Vittorio e via E. De Amicis e l’altra, orientale, tra le vie generale R. Lordi e via S. Silvestri, era indiziato dai limiti di proprietà.483

Anche in considerazione dell’assoluta mancanza di qualsiasi documetazione ar-cheologica al riguardo, mancano informa-zioni su caratteri strutturali e dimensionali della strada in questo tratto.

Dal lato sx. della via Appia, dovevano dipar-tirsi almeno due vie secondarie:

Tracciato A1. una prima, in lieve ma con-tinua ascesa, all’estremità nord-occidentale dell’abitato.484 La via dall’altezza del punto nel quale la consolare raggiungeva la som-mità di Colle Pardo (445 m s.l.m.), con an-damento sud-ovest/nord-est, in gran parte perpetuato da vicolo Colle Pardo, si dirigeva verso l’Appia Nuova all’altezza dell’incro-cio con Viale Piave (460 m s.l.m.), poco a

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nord del punto nel quale da essa si distacca l’olmata in corrispondenza della strada la-stricata nel parco (n. 13). Sfortunatamente la fitta urbanizzazione dell’area compresa tra questa strada, via Romana, via C. A. Della Chiesa e l’Appia Nuova non sembra lasciare se non ridottissimi spazi alla perlustrazione: circostanza questa alla quale deve rimandar-si la quasi totale assenza di presenze antiche. Procedendo verso nord-est la strada, con un primo tratto pressocchè rettilineo ed in più marcata ascesa, doveva procedere presumi-bilmente coincidente con via Ramo d’oro (490 m s.l.m.) e proseguire poi verso nord/nord-est in un primo tratto su via della Lega latina, fino al punto in cui questa piega verso nord-ovest (m 510 s.l.m.) dove presumibil-mente se ne distaccava seguendo l’attuale limite comunale Nemi-Ariccia, che costeg-giando il ciglio nord-occidentale del cratere nemorense, raggiungere la via Setina all’al-tezza di Mezzaposta.

Tracciato A2. Un’altra strada doveva distac-carsi più a sud-est, nel tratto perpetuato da via A. De Gasperi, e quindi correre con dire-zione est/nord-est, ricalcata presumibilmen-te da via Fratelli Colabona485 (m 424 s.l.m.), fino ad una quarantina di metri ad ovest del punto nel quale raggiunge corso A. Gramsci, in corrispondenza di un limite di proprietà riportato nel catasto gregoriano degli inizi dell’Ottocento.486 Indizi in tal senso dovreb-bero rintracciarsi nel rinvenimento della statua (n. 42) e soprattutto, della struttura in opera quadrata ricordata all’angolo con cor-so A. Gramsci (n. 27). Quindi piegando in

maniera repentina verso nord, forse ripetuta dal primo tratto di via A. Resta con un lungo tratto rettilineo attraversava corso A. Gram-sci e quindi saliva per via O. Ferrazza fino ad una ottantina di metri circa da viale V. Veneto (m 450 s.l.m.). Da qui piegando ver-so nord-est la via doveva raggiungere p.zza D. Alighieri e proseguire per via Diana per raggiungere il Nemus Dianae.487

Circa le caratteristiche e dimensioni, se per il tratto “genzanese” mancano del tut-to informazioni, per quello coincidente con via Diana e poi che “taglia” via del tempio di Diana, sono variamente documetate lar-ghezze di m 1,80, 2,45 fino a 6,45 nei pressi del santuario nemorense.

Tracciato A3. Dal tracciato A1, presumibil-mente all’altezza dell’attuale incontro tra la via Appia Nuova e viale Piave si dipartiva una via che correndo in cresta affacciata sul lago di Nemi, lo raggiunge con un percorso simile all’attuale SP 76 Nemi-Genzano, fino a raggiungere il centro nemorense.

Per il primo tratto, compreso tra l’incro-cio con viale Piave a nord-ovest e piazza D. Alighieri a sud-est, costeggiato a mon-te da almeno due sepolture (n. 18), è noto il lastricato con basoli in selce e crepidini laterali all’estremità occidentale del parco dell’anfiteatro, sul lato a monte dell’olmata (n. 13) e così i numerosi basoli fuori posto riutilizzati in diversi punti, più a sud-est (nn. 16-17) e quindi il tratto lastricato scoperto agli inizi del Novecento (n. 14). Da piaz-za D. Alighieri (m 457 s.l.m.), incrociato il tracciato A2 e forse il collegamento nord-

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sud per l’impianto presso i Cappuccini (nn. 1-10), sul cui lato orientale è probabile che tra in età repubblicana sia esistita una strut-tura templare alla cui presenza alluderebbe il deposito votivo n. 11, la via, è plausibile proseguisse verso sud-est con un primo trat-to in salita, che poteva coincidere con viale Don S. Morosini, fino al p.le Sforza Cesarini (m 469 s.l.m.); da qui iniziava a ridiscendere con un tracciato che si dirigeva ancora più verso sud-est, che è plausibile possa corri-spondere al primo tratto di Corso Vecchio, forse sostruita verso valle da una struttura in opera reticolata (n. 40),488 quindi via dei Magazzini e via Ospedale a nord della gran-de cisterna in via M. Moscato, e ancora via Fratelli Cervi fino a p.le Cina (m 422 s.l.m.). Da qui, coincidente grosso modo con la via Genzano-Nemi, la via dapprima lambiva sul lato meridionale l’impianto presso il cimite-ro Comunale (nn. 49-59, forse 63-66), quin-di saliva verso nord fino a Nemi.

La carreggiata stradale, larga almeno nel tratto documentato m 2,40 circa, appa-re ben lontana dalle misure riconosciute fin dall’inizio del III secolo a.C. per tracciati interregionali quali la via Appia e la via La-tina (m 4,1-4,2), ma anche la via Valeria (m 3,6),489 oltre che tratti delle maggiori stra-de.490 Tuttavia la larghezza della via “gen-zanese” non risulta infrequente: ricordo, ad esempio, in area albana, oltre ad alcuni tratti della via cd. albana per Monte Cavo (m 2,45 all’interno del Museo delle Navi), il traccia-to, largo m 2, relativo “al raggiungimento dell’area interessata dalla cd. Mugilla” op-pure una delle ville nell’ager di Bovillae491

e ancora la probabile “divaricazione della via Antiatina all’altezza di via dei Cesareti, dalla via Appia” al km 21,500 con una lar-ghezza di m 2,30;492 nel territorio tuscolano, nel settore a nord della via Latina, la v. di Cornufelle - Cocciano - Villa Vecchia - Valle di Cicerone - Tuscolo (tracciato i),493 rico-nosciuta su una larghezza di m 2,23;494 dila-tando l’osservazione al Latium Adiectus, la via che dalla porta Campanaria di Casinum si dirigeva verso la necropoli fornita di pila-strini paracarri lungo le crepidini.495

Carta Archeologica1-5. Struttura muraria e materiale sporadicop.le S. Francesco d’Assisi - Convento dei Cappuccini1. Materiale sporadico e struttura muraria. Nel giardino retrostante il seicentesco con-vento dei Cappuccini, sul p.le S. Francesco d’Assisi, all’estremità settentrionale di v.le Mazzini, si conservano numerosi materiali antichi e i resti di una struttura antica (Tav. 1 f.t., Fig. 1).

Nel settore meridionale del giardino, a breve distanza dal muro di recinzione sul lato sud, al centro dello stretto terrazzamen-to sottostante il pianoro superiore sul quale è il complesso religioso, affiora appena dal terreno, per breve lunghezza, la cresta di una struttura in opera cementizia.496 Imme-diatamente ad est, sul ciglio del terrazza-mento, sono stati sistemati tre lacerti murari, in opera cementizia in scapoli di peperino, dei quali uno, di dimensioni maggiori (cm 125x78x27), relativo ad un ambiente voltato.

Tra i materiali all’interno del giardino,

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rinvenuti in passato nelle adiacenze figura-no: - appoggiata al lato meridionale del com-plesso497 una base di statua in marmo del-la quale rimane la base rettangolare (cm 72max.x47x5,5), scheggiata in più punti e mancante di gran parte del lato esterno e di quello dx. Su di essa si conservano, in basso, il piede dx. fino al collo, ma privo del mi-gnolo (lungh. cm 19,6) e a sx., appoggiato su un tronco, di forma approssimativamente quadrangolare (cm 28,5x14,4x32), la forma in negativo dell’altro piede con la parte an-teriore con le dita498 (Fig. 3);- ad est della base di statua, riutilizzato come base di una statua devozionale moderna, un rocchio di colonna liscia in granito grigio (alt. max. cm 58; diam. cm 65);- nel declivio, sottostante le strette terraz-ze, sul lato meridionale del giardino, affiora dal terreno un basolo di selce fuori posto, di forma quadrangolare (cm 67x48max.), rela-tivo presumibilmente a piazzola; - riutilizzato in uno dei gradini che dal pia-noro superiore permettono di raggiungere il belvedere sul lato nord-orientale del giardi-no, è un frammento di lastra in marmo bian-co (cm 41,5x40,3x15,5); - sul lato orientale del giardino, in corri-spondenza del ciglio del pianoro, sistemato su una base moderna, è un frammento di ca-pitello di lesena di ordine corinzio, quadran-golare, in marmo (alt. max. cm 30,5; lato inf. cm 21; lato sup. cm 36). Il capitello pre-senta due ordini di foglie: due foglie sotto e tre sopra. Negli spazi tra le foglie dell’or-dine superiore sono caulicoli che si alzano

verticali, e calici.In corrispondenza del cerro centenario

che si trova sul lato settentrionale del con-vento è anche un frammento di rocchio liscio in peperino (alt. cm 38,6; diam. cm 32,4).

Nelle colonne del chiostro sono riutiliz-zati diversi blocchi in peperino, che in alcu-ni casi conservano i fori per il sollevamento con i ferrei forfices.499

Oltre a questi materiali, ve ne sono molti altri, provenienti dal giardino del palazzo, in v.le Romania, a Roma, da alcuni anni sede dell’Università Luiss Guido Carli.500 In corrispondenza della fronte settentrionale del complesso conventuale rimangono: un frammento di sarcofago a lénos strigilato con leoni angolari (Fig. 4). In marmo bian-co, mancante sia del lato rettilineo retrostan-te che, in gran parte della metà dx. di quello frontale (lungh. max. cm 91,5; largh. cm 53; alt. cm 51,2; largh. interna cm 37,2). Il mo-

tivo delle strigilature opposte e simmetriche esteso non solo alla fronte ma anche ai due lati, brevi, curvi, è compreso superiormen-te ed inferiormente da due cornici ed inter-rotto centralmente da un clipeo, dove è la rappresentazione di un busto ritratto, forse il

Fig. 3. Genzano di Roma. Cappuccini. Frammento di base di statua (foto: autore).

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defunto, sorretto da due figurine. Sulla sx., in alto, è una maschera leonina, fortemen-te aggettante sul piano della fronte. La testa dell’animale risulta asciutta e muscolosa: gli occhi sono profondamenti infossati nel-le orbite; il naso è largo e piatto; la bocca è spalancata e s’intravedono i denti. La cri-niera, alquanto semplificata, è costituita da tendenzialmente brevi ciocche che ricadono dal centro della fronte; - un frammento di capitello ionico in mar-mo bianco con semicolonna scanalata (alt. cm 41,4; lungh. sup. cm 60; largh. sup. cm 34,2). Mancano i due spigoli dell’abaco, gran parte della voluta di sx., del listello e dell’occhio di quella dx. Il capitello presenta un abaco dai lati rettilinei, il quale poggia su un echino a ovuli racchiusi in gusci. Al di sotto dell’echino, dopo un tondino liscio,

un filare di perline tondeggianti e ancora un tondello liscio che separa la parte ionica dalla parte inferiore decorata da scanalatu-re (cm 21). Queste dalla superfice concava e i bordi tondi e larghi, hanno alla base un riempimento un riempimento rettangolare con l’estremità superiore arrotondata. Al di sotto rimane traccia di un grosso bordo (cm 2,5) che doveva sottolineare il punto di di-visione tra il capitello e la colonna (Fig. 5). - un frammento di architrave (lungh. cm 94,8; largh. cm 26,2; largh. inf. cm 50,2; largh. sup. cm 25,4 dove si conservano, in corrispondenza delle estremità, i due fori per il fissaggio). Mancano gli angoli dx. e sx. e gran parte della sima. Blocco costituito da una superfice rettangolare d’incasso e da una cornice modanata e decorata sul lato anteriore, dall’alto in basso: con astragali,

4. Genzano di Roma. Cappuccini. Sarcofago strigilato (foto: autore).

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listello, dentelli, listello, ovoli rotondi in un guscio molto incavato separati da punte di lancia, una fascia liscia e sima sima a profilo leggermente concavo decorata con foglie d’acanto (Fig. 6).

Murato lungo il muro esterno si conserva un frammento di pulvino con testa di medu-sa, in marmo bianco (lugh. max. cm 37,2; largh. mascherone cm 30; diam. pulvino cm 28,6). Scheggiata in più punti la faccia in corrispondenza della circonferenza. Il pulvi-no presenta la consueta decorazione a foglie lanceiformi con solcatura centrale. La fac-cia circolare è ornata da un gorgoneion con capelli ondulati, fronte bassa, occhi incavati senza indicazione delle pupille, naso dritto e narici dilatate, bocca serrata con il labbro superiore sottile e quello inferiore più car-

noso. La faccia è incorniciata da una deco-razione ad ovuli allungati e doppie perline (Figg. 7-8).

Sul lato settentrionale del giardino all’ini-zio del viale alberato che va verso nord-est, si trovano:- un capitello ionico (lato sup. cm 52x51,3; alt. cm 27) in marmo bianco costituito da una fascetta superiore (alt. cm 8,2), da una sotto-stante con ovuli (alt. cm 5,8), quindi una fa-scetta con tondelli e perline (alt. cm 0,4), una

Fig. 5. Genzano di Roma. Cappuccini. Frammento di capitello con semicolonna (foto: autore).

Fig. 6. Genzano di Roma. Cappuccini. Frammento di cornicione (foto: autore).

Fig. 7. Genzano di Roma. Cappuccini. Frammento di pulvino riutilizzato (?): veduta frontale (foto: autore).

Fig. 8. Genzano di Roma. Cappuccini. Frammento di pulvino riutilizzato (?): veduta laterale (foto: autore).

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più alta con foglie d’acanto (cm 5,5) (Fig. 9); - un frammento di colonna in granito gri-gio con collarino superiore (lungh. cm 168; diam. cm 34,5);

Sulla terrazza affacciata sul lago di Nemi, lungo il lato orientale, si trova un ritratto vi-rile in marmo bianco su busto, non pertinen-te, in marmo lunense (largh. cm 76,2; alt. cm 42; alt. complessiva cm 51), appoggiati ad una colonna liscia in marmo con collarino (alt. cm 106,5). Il ritratto virile per caratteri della capigliatura e degli occhi che mostrano anche pupille dilatate può forse riferirsi ad un ambito cronologico compreso tra l’età di Adriano e quella di Antonino Pio. Il busto, del quale un intervento forse moderno impe-disce di apprezzare il retro, potrebbe invece riferirsi ad una statua (Figg. 10-13).

Nel portico che circonda il chiostro, il quale riutilizza nelle pareti numerosi ele-menti in peperino e selce di opera quasi reti-colata,501 c’è un capitello con volute laterali in precarie condizioni (largh. max. sup. cm 41,4; lato abaco cm 40; alt. cm 23);2. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, “Cynthiani in coenobio pp. Cappuccinorum”, della tegola bollata CIL XV, 862, 14, datato al 142:502 C. Nunn(idi) Fort(unati) Prim(i ? -itivi ?) PP (Tav. 1 f.t., 2-7).3. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, a Genzano, “ai Cappuccini”, della tegola bollata CIL XIV 4090, 35=CIL XV, 2243, “litt. antiquioribus”: C. Clod(i) Asclep(adis) (Tav. 1 f.t., 2-5).4. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, a Genzano, “ai Cappuccini”,

della tegola bollata CIL XIV, 4090, 60b=CIL XV, 2268, datato al I secolo: M. Publil[---] (Tav. 1 f.t., 2-7).5. Materiale sporadico. Il Dessau ricorda la presenza, riutilizzata in un muro nel con-vento, dell’iscrizione CIL XIV, 2108:503 Cn. Ricinio Cn. Pup. Persae scr(iba) / tr(ibuno) mil(itum) Avonculo / Pomponiae L. f. Rufae matri / Thoriae A. f. Aviae / L. Albius L. f. Fab. Rufus scr(iba) aed(ilicius) / Quintiae L. f. Rufae uxori (Tav. 1 f.t., 2-7).

Gran parte dei materiali possono riferir-si all’impianto esteso verso sud (n. 12), del quale resti di strutture in opera reticolata e mista, oltre a numerose tegole bollate (nn. 3-7) sono documentate nell’area a partire dalla fine dell’Ottocento (nn. 9-10).

6. Materiale sporadico “I Cappuccini”Il Dressel ricorda il rinvenimento, a Genza-no, “prope i Cappuccini”, della tegola bolla-ta CIL XIV, 4090, 26=CIL XV, 2229, datato al I secolo: Arginn+/Antoni (Tav. 1 f.t., 2-7).

Fig. 9. Genzano di Roma. Cappuccini. Frammento di capitello (foto: autore).

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7. Materiale sporadico “I Cappuccini”Il Dressel ricorda il rinvenimento, a Genza-no, “prope i Cappuccini”, della tegola bolla-ta CIL XIV, 4090, 72=CIL XV, 2289, datato al I secolo: [---]icocri[---] (Tav. 1 f.t., 2-7).

8. AcquedottoCappucciniAll’interno del giardino dei Cappuccini il Ratti ricorda la presenza di un tratto di ac-quedotto504 (Tav. 1 f.t., 8).

Dovrebbe riferirsi all’infrastruttura che dall’area di Fontan Tempesta scendeva con percorso forse sud-/sud-ovest, tenendosi ad

ovest del tracciato A1 fino al punto in cui, a nord dell’incrocio con via della Lega Latina, lo attraversava, procedendo quindi per breve tratto sul lato opposto dello stesso tracciato, fino a raggiungere l’impianto ai Cappuccini.

9. Strutture murarie V.le MazziniNel 1891, alcuni saggi di scavo realizzati in un terreno tra il lato orientale di via Mazzini e quello occidentale di via Diana (prop. F. Ia-cobini),505 rilevarono la presenza di numerose strutture in opera reticolata e mista con cin-ture laterizie506 (Tav. 1 f.t., 9). Dalla descri-zione del Marchetti, si sa che doveva trattarsi di una serie di piscine, “intonacate di signino

Fig. 10. Genzano di Roma. Cappuccini. Statua (foto: autore).

Fig. 11. Genzano di Roma. Cappuccini. Statua: parti-colare della testa (foto: autore).

Fig. 12. Genzano di Roma. Cappuccini. Statua: vedu-ta laterale (foto: autore).

Fig. 13. Genzano di Roma. Cappuccini. Statua: ve-duta anteriore (foto: autore).

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... disposte su di una linea” a poca distanza dal lato esterno del muro perimetrale meri-dionale del convento “... al di sotto del quale le antiche costruzioni accennavano a termi-nare”. Altre strutture erano visibili, affioranti, dal terreno nelle vicinanze: “a poca distanza” i resti di “un nucleo di un muro circolare a forma di grande vasca, del diam. m 8, forma-to con scaglie di selce”; “in prossimità della strada di Nemi, un’altra piscina o conserva di acqua, ... che misura 14 m di diam. costruita a semicerchio e suddivisa all’interno in tre scompartimenti comunicanti tra loro”. Nella lista degli oggetti rinvenuti nello sca-vo figurano: diversi frammenti di pavimenti

in marmo bianco e nero; frammenti di lastre di rivestimento in marmo bianco e nero; due bipedali con bollo CIL XV, 1397 C. Rabiri Tiburtini, Victoria, datati alla fine del I, inizi del II secolo d.C.; un frammento di bollo con bollo [---]SSUGAL; un frammento “di mat-tone con il bollo frammentario [---]M[---].507 Le strutture, forse le medesime che ancora risultano in parte rilevabili al di sotto del moderno teatro comunale (n. 10), possono riferirsi all’impianto esteso verso sud (n. 12), del quale scarsi resti e, soprattutto, nu-merose tegole bollate (nn. 3-7) sono docu-mentate nell’area dei Cappuccini.

Fig. 14. Genzano di Roma. Teatro comunale. Strutture da nord (foto: autore).

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10. Strutture murarie in opera reticolata e mista V. le Mazzini - Teatro comunaleNel 1989, nel corso di lavori per la realizza-zione del nuovo teatro comunale, a nord-est dell’edificio della biblioteca comunale, si rin-vennero alcune strutture murarie (Tav. 1 f.t., 10; Fig. 14) forse riferibili a quel medesimo complesso rilevato alla fine dell’Ottocento508 (n. 9).

In un’area di circa m2 32, al piano inter-rato del costruendo teatro,509 sono visibili diverse murature, riferibili a fasi d’uso dif-ferenti (Figg. 15-16). Si tratta innanzitutto di

una vasca, a pianta, presumibilmente, rettan-golare, sezionata nel senso della lunghezza, di cui rimangono: il lato di fondo meridio-nale, ricostruibile per l’intera lunghezza di m 4,48, benché tagliato per m 1,67 a partire dall’angolo sud-occidentale per l’apertura di un passaggio, presumibilmente funzio-nale ad un riutilizzo della struttura, ed i lati est e ovest, conservati rispettivamente per m 0,70 e 1,24 circa. I muri, in opera cementizia di scaglie di selce, generalmente, di picco-le dimensioni, la cui altezza va da m 0,66 a 2,06 circa, conservano sulle facce interne

Fig. 15. Genzano di Roma. Teatro comunale. Strutture. Pianta (rilievo: autore).

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discrete tracce del rivestimento in coccio-pesto, che appare invece meglio conservato sul fondo della vasca, ove ben visibili sono anche i cordoli perimetrali. Sul muro di fon-do, a m 0,44 circa dall’angolo sud-orienta-le, è stata ricavata una piccola apertura (m 0,80x0,60x0,50 dal p.d.c. della vasca) che immette in uno stretto vano rettangolare (pozzetto?), realizzato con pareti a tufelli e a pezzame, successivamente addossato al lato

esterno della struttura. Sempre al lato ester-no è stato addossato un vano scala, del quale non sembra conservarsi il pavimento, alme-no nell’area del pianerottolo (m 1,80x1,22), il quale è delimitato sui lati sud e ovest da muri in opera mista, conservati per un’altez-za max. di m 0,80 circa a partire dalla risega di fondazione ben visibile, con specchiatu-re di reticolato (alt. m 0,54) con cubilia di selce abbastanza irregolari compresi tra due

Fig. 16. Genzano di Roma. Teatro comunale. Strutture. Sezioni (rilievo: autore).

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cinture laterizie realizzate con due filari di mattoni e tegole510 (Fig. 17). Del vano scala restano quattro gradini, rivestiti con bessali (pedata da m 0,33; alzata da m 0,22/0,20), che dovevano raggiungere un piano rialzato di cui resta traccia nel massetto pavimentale parzialmente conservato al di sopra dei lati sud, per m 1,42 circa a partire dall’angolo sud-occidentale, e ovest del vano scala.Traccia di una struttura in opera cementizia, forse riferibile a un pilastro (m1,25x0,85

circa), addossata al muro di fondo della va-sca all’altezza dell’angolo sud-orientale, in prossimità del pozzetto, rimane per un’al-tezza max. di m 0,26 a partire dal p.d.c. rag-giunto delle scale.

Le strutture, forse parte di quelle rilevate alla fine dell’Ottocento nell’area (n. 9), pos-sono riferirsi all’impianto esteso verso sud (n. 12), del quale scarsi resti e, soprattutto, numerose tegole bollate (nn. 3-7) sono do-cumentate presso i Cappuccini.

11. Deposito votivo (?)V. le MazziniAll’inizio negli anni Novanta dell’Ottocento, nel corso dello scavo per la realizzazione

del muro di cinta della proprietà Iacobini, confinante con il lato sud del parco dei Cappuccini, si rinvenne un deposito votivo con “ex voto costituiti per la maggior parte da protomi muliebri”511 (Tav. 1 f.t., 11).

Fig. 17. Genzano di Roma. Teatro Comunale. Particolare, da nord, della struttura in opera mista (foto: autore).

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E’ possibile che i materiali vadano riferiti ad una struttura templare della quale riman-gono ignote caratteristiche e localizzazione anche se la presenza più a sud di un incrocio stradale di una certa rilevanza (tracciati A2 e A3) potrebbe indiziarne la sua presenza pro-prio in quest’area.

12. Strutture murarie e materiale sporadico V. le Mazzini - Villa KhurdaResti di strutture murarie ed una iscrizione sono ricordate dal Previtali, nei primi decen-ni del Novecento, all’interno della proprietà lungo il lato orientale di viale Mazzini a sud della biblioteca comunale512 (Tav. 1 f.t., 12).Le strutture, presumibilmente, costituiscono il limite meridionale dell’impianto, al quale vanno riferiti i resti sotto il teatro comuna-le (n. 10) - forse parte di quelli rilevati a sud dei Cappuccini nell’Ottocento (n. 9) -, diversi materiali e, soprattutto, numerose te-gole bollate (nn. 3-7).

13. Lastricato stradaleParco dell’anfiteatro - V. le Vittorio VenetoQuasi in corrispondenza del limite nord-occidentale del Parco dell’anfiteatro, a bre-ve distanza (circa m 2) dal lato nord-est dell’Olmata, e m 0,70 circa dal p.d.c., è vi-sibile un tratto di strada lastricata513 (Tav. 1 f.t., 13; Figg. 18-19). La via in basoli di sel-ce di grandi dimensioni, che corre da nord-ovest verso sud-est, risulta conservata per una lunghezza di m 28,00 circa, dei quali m 23,20 con la crepidine esclusivamente sul lato orientale.514 ed i successivi m 4,80, in-vece, su entrambi i lati ed una larghezza, di

m 2,40 (Fig. 20).Si tratta della viabilità (nn. 14, 16-17)

nord-ovest/sud-est dall’Appia antica al gio-go di Colle Pardo per l’area nemorense ri-calcata dalla SP. 76 Nemi-Genzano (A3).

14. Lastricato stradaleParco dell’anfiteatroNel 1911, nel corso di alcuni lavori di scavo per la posa di alcune condutture, a m -1,50 dal p.d.c., si rinvenne un tratto di strada la-stricata con basoli in selce. La via, identi-ficata non per l’intera larghezza e per “un breve tratto” in lunghezza, correva da nord-ovest a sud-est515 (Tav. 1 f.t., 14).

Può ipotizzarsi il suo riferimento alla viabilità (nn. 13, 16-17) nord-ovest/sud-est dall’Appia antica al giogo di Colle Pardo per l’area nemorense ricalcata dalla SP. 76 Nemi-Genzano (A3).

15. Materiale sporadicoParco dell’anfiteatroIn corrispondenza dell’estremità nord-occi-dentale dell’olmata, a sud della strada lastri-cata (n. 13), sono infissi verticalmente nel terreno, e originariamente utilizzati come sostegno per la catena, due frammenti di fu-sti di colonna, di provenienza ignota: quello sul lato orientale. in granito rosso (alt. cm 78; diam. cm 28,3); l’altro, in cipollino (alt. cm 79; diam. cm 24,2) (Tav. 1 f.t., 15).

16. BasoliParco dell’anfiteatroNel terreno sul lato nord-orientale dell’ol-mata nel parco dell’anfiteatro, a circa 30 m

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a sud-est del tratto di strada lastricata (n. 13), sono stati sistemati 14 basoli in selce di gran-di dimensioni, alcuni dei quali relativi relativi a crepidine. Due altri piccoli gruppi si trova-no nelle immediate vicinanze: un primo, di 7, circa m 5 più a sud; un altro, di 4, spostato di qualche metro verso est (Tav. 1 f.t., 16-17).

Sono riferibili alla viabilità (nn. 13-14, 17) nord-ovest/sud-est dall’Appia antica al giogo di Colle Pardo per l’area nemorense ricalcata dalla SP. 76 Nemi-Genzano (A3).

17. BasoliParco dell’anfiteatro

Fig. 18. Genzano di Roma. Parco dell’anfiteatro: strada lastricata da nord-ovest (foto: autore).

Fig. 19. Genzano di Roma. Parco dell’anfiteatro: strada lastricata da sud-est (foto: autore).

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Nel terreno sul lato nord-orientale dell’ol-mata nel parco dell’anfiteatro, ancora più a sud-est rispetto al n. 13, nei pressi del bar-chiosco, rimangono sei basoli in selce, dei quali almeno due relativi a crepidine (Tav. 1 f.t., 16-17).Sono riferibili alla viabilità (nn. 13-14, 16) nord-ovest/sud-est dall’Appia antica al gio-go di Colle Pardo per l’area nemorense ri-calcata dalla SP. 76 Nemi-Genzano (A3).

18. TombeV.le V. Veneto - “Mezzacatena”Nei primi anni del Novecento, lavori agrico-li realizzati in uno dei terreni sul lato nord-orientale del viale (propr. Conti di Santafio-ra) rilevarono la presenze di due tombe516 (Tav. 1 f.t., 18-19). Quella in più precario stato di conservazione, della quale rimane-va la metà superiore (largh. m 0,47; alt. m 0,35), con resti dell’inumato, presentava le pareti in muratura, il piano in una lastra di marmo e la copertura in un frammento “di antico cippo funerario inscritto”: L ++[---] / Ianuaria[e] / qui vixeru/nt annis L /m(ensis) X d(iebus) VIIII S. Ta/tia S. PENDUSASO

/ et S. Tatius Her[-c1-()] / filius feceru[nt]. L’altra (m 1,80x0,34x0,33), “a destra del primo ed a circa un metro di distanza”, ri-vestita con lastre di peperino, era priva sia dell’inumato che della copertura.

Se ne è proposto il riferimento cronologi-co al IV-V secolo d.C.

19. Tomba (?)Parco dell’anfiteatroNel 1911, nel corso di alcuni lavori di scavo per la posa di alcune condutture, a m –1,50 dal p.d.c., e a breve distanza dall’iscrizione AE 1912, 92=ILS, 9421, si rinvennero un cinerario in marmo lunense di forma ovoi-dale tronca con piccole anse e coperchio, un askos a vernice rossa e numerosi frammenti di anfore e tegole517 (Tav. 1 f.t., 18-19).

Il Mancini ne ipotizzava il riferimento ad una tomba liminare al tracciato stradale A3.

20. Materiale sporadicoParco dell’anfiteatro - V.le Vittorio VenetoAll’estremità sud-orientale dell’olmata, in P. zza Dante Alighieri, la catena che assicura il passaggio si appoggia su due frammenti

Fig. 20. Genzano di Roma. Parco dell’anfiteatro: strada lastricata. Sezione (rilievo: autore).

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di rocchi di colonna in granito grigio (alt. cm 108 e diam. cm 23; alt. cm 92 e diam. cm 22,6), mentre un altro si trova a poca distanza da quello occidentale (alt. cm 98 e diam. cm 23,7) (Tav. 1 f.t., 20).

21. Materiale sporadicoVia di DianaIl Fea ricorda il rinvenimento, nel 1816, di una “testa di rosso antico” in un’area è che probabile identificare con quella in accen-tuato declivio a nord del tratto iniziale di via di Diana518 (Tav. 1 f.t., 21).

22. Materiale sporadicoVia Colle PardoLungo il lato sud-orientale di via Colle Par-do, inglobato in un muro di recinzione, è un cippo centinato in peperino:519 [I]n fr(onte) p(edes) X / in ag(ro) p(edes) XI S (Tav. 1 f.t., 21; Fig. 22).

23. Strutture in opera reticolata e pavimenti a mosaicoVia Appia anticaIl Lanciani agli inizi del Novecento ricorda la presenza, sul lato sx. della via Appia an-tica, all’altezza del giogo di Colle Pardo, di strutture in opera reticolata con pavimenti in mosaico con tessere bianche e nere, riferite ad una villa520 (Tav. 1 f.t., 23).

24. Materiale sporadicoVia Romana - Vicolo Colle PardoSu Colle Pardo, in una delle aiuole tra via Romana e vicolo Colle Pardo, sono ammon-ticchiati alcuni blocchi di peperino, anche di grandi dimensioni, di opera quadrata521 (Tav. 1 f.t., 24). Tra i sette blocchi, su molti dei quali sono gli incassi per il trasporto con i ferrei forfices, soltanto due conservano le dimensioni originarie (m 1,62x0,98x0,86; 1,45x0,58x0,88), mentre gli altri risultano frammentarii. Altri due blocchi si trovano nell’aiuola immediatamente di fronte, alla fine della salita di Colle Pardo, lungo il mar-gine dx. di via Romana.Sembra possibile il loro riferimento al sepol-cro “a grandi massi” ricordato da Lanciani in questa zona, sul lato dx. della via Appia antica.Fig. 21. Genzano di Roma. Via Colle Pardo. Cippo

terminale (foto: autore).

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25. Materiale sporadicoVia C. A. Dalla ChiesaLungo il lato occidentale di Via C. A. Dal-la Chiesa, a circa m 50 dall’Appia Nuova, nelle aiuole che si trovano in corrisponden-za della stazione dei Carabinieri, affiorano oltre a scaglie di selce di medie dimensioni, frammenti di dolio a impasto rosso di età ro-mana, frammenti, ridotti, ceramica comune da mensa e da fuoco (Tav. 1 f.t., 25).

26. Materiale sporadicoVia C. A. Dalla ChiesaNell’aiuola sul lato orientale di Via C. A. Dalla Chiesa, all’altezza, sul lato opposto di via Romana, si trova almeno un basolo di medie dimensioni in selce, presumibilmen-te, riferibile, alla via Appia (Tav. 1 f.t., 26).

27. Struttura muraria (?)Via ColabonaLungo il lato meridionale di via Colabona, a breve distanza dall’incrocio con corso A. Gramsci, è segnalata la presenza di blocchi in opera quadrata di peperino,522 obliterati da una recente risistemazione che ne impedisce la vista e quindi anche la comprensione523 (Tav. 1 f.t., 27). Non è escluso possano riferirsi alla viabilità che da via O. Ferrazza scendeva su via Co-labona, attraversando via Gramsci.

28. Materiale sporadicoP.zza T. Frasconi - “Conservatorio delle Vergini”Il Lucidi ricorda che nel 1756 “scavandosi il terreno vicino al conservatorio di Vergini in Genzano” si rinvenne l’iscrizione funeraria CIL XIV, 2199:524 D(is) M(anibus) / Nae-viae / Libadi C. Nevii / C. Clodius / Honera-nius / coniugi / dulcissimae / cum qua vixit / annis XXV / b(ene) m(erenti) p() (Tav. 1 f.t., 28-29).

29. Materiale sporadico P.zza T. Frasconi - Chiesa di S. SebastianoIl Nardoni riporta la notizia del rinvenimento “nell’orto annesso alla chiesa di S. Sebastia-

Fig. 22. Genzano di Roma. Via B. Buozzi. Palazzo Iacobini: Materiali architettonici (foto: autore).

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no” dell’iscrizione CIL XIV, 2111: T. Mu[---] / tr(ibunus) milit[(um) ------] / pr(aetor?) mu[------] / ------ (Tav. 1 f.t., 28-29).

30. Materiale sporadicoVia G. GaribaldiIl Dessau ricorda la presenza lungo il lato occidentale di via Garibaldi525, dell’iscrizio-ne sacra CIL XIV, 2092: Silvano sacr(um) / D. Granius Pal. Celer / flam(en) maximus (Tav. 1 f.t., 30).

31. Materiale sporadicoVia B. Buozzi (ex Via Sforza)Nell’androne di palazzo Iacobini, lungo il lato nord-occidentale di via B. Buozzi, si conserva un frammento di colonna in pe-perino, scanalata (alt. max. cm 137; diam. cm 47) e al di sotto, una base in peperino526 (Tav. 1 f.t., 31; Fig. 22).

32. Materiale sporadicoVia B. Buozzi (ex Via Sforza) - “in aedibus Iacobini”Il Dessau ricorda la presenza “apud Nic. Ia-cobinium”, lungo il lato nord-occidentale di via Sforza, dell’iscrizione CIL XIV, 2089:527 C. Agilleius C. [l.] / Mundus / rex sac(rorum) aed(ilis) / flamen Dial[is] / I(uno) S(ospes) m(ater) R(egina) (Tav. 1 f.t., 32-33).

33. Materiale sporadico“in horto Iacobini”Il Dessau ricorda la presenza “in horto Ia-cobini” dell’iscrizione funeraria CIL XIV, 2150, attualmente in via XXIV maggio, a Grottaferrata:528 D(is) M(anibus) / sacrum /

a[---] Synthesi / heredes (Tav. 1 f.t., 32-33).

34. Materiale sporadicoVia B. Buozzi (ex Via Sforza) - “vicino la casa di Giovanni Bassi”Il Lucidi ricorda il rinvenimento nel 1777 “vicino alla casa di Giovanni Bassi posta per lo stradone dritto che conduce al palazzo Cesarini” dell’iscrizione CIL XIV, 2181:529 Q. Avonius / Q. l. Bello / Ampia A. l. Hyaline (Tav. 1 f.t., 34-35).

35. Materiale sporadicoVia B. Buozzi (ex Via Sforza)Il Dessau ricorda la presenza lungo via Sfor-za dell’iscrizione CIL XIV, 2144: P. Labe-rius P. l. Malchio / Laberia P. l. Condicio (Tav. 1 f.t., 34-35).

36. Materiale sporadicoVia B. Buozzi (ex Via Sforza) - Via Morosini - “Dietro il palazzo del duca Cesarini”Il Fabretti ricorda che a “Genzano vec-chio, dietro il palazzo del duca Cesarini” si trovava l’iscrizione funeraria CIL XIV, 2182:530 a) M.’ Avonius M.’ l. / Menander / M.’ Avonius M.’ f. / Hor(atia sc. tribù); b) M.’ Avonius [M.’ l.] / Alexsander / Durmia P. l. / Philumina uxso[r] (Tav. 1 f.t., 36-37).

37. Materiale sporadico“Dietro il palazzo del duca Cesarini”Il Volpi ricorda che dietro il palazzo del duca Cesarini, si conservava il frammen-to di iscrizione, forse, funeraria CIL XIV, 2209:531 ------ / [---] in fro[nte ---] / ------ (Tav. 1 f.t., 36-37).

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38. Materiale sporadicoP.zza Sforza Cesarini - Palazzo Sforza CesariniNella facciata del palazzo sulla p.zza Sfor-za Cesarini, nella realizzazione del secondo decennio del Settecento, sono riutilizzate al-cune colonne, provenienti presumibilmente dall’area della villa degli Antonini: due, in granito grigio, liscie, ai lati del portale, alt. cm 498 circa, diam. cm 65, poggiate su base io-nica doppia in travertino, presumibilmente ot-tocentesca; altre due, in granito grigio, ai lati della finestra soprastante532 (Tav. 1 f.t., 38).

Nell’atrio, la Bernardi Salvetti ricorda la presenza ”fino ai primi anni del dopoguerra” di: quattro capitelli corinzi, un cippo onorario con iscrizione che ricorda Sestio Titinnio ...., un sarcofago con 11 figure,533 forse il medesi-mo fotografato dall’Ashby tra la fine dell’Ot-tocento e gli inizi del Novecento nel giardino del palazzo.534

39. Materiale sporadicoP.zza Sforza Cesarini - Parco Sforza CesariniAll’interno del Parco annesso al palazzo Sforza Cesarini, sono visibili diversi mate-riali antichi (Tav. 1 f.t., 39). Riutilizzato in un muro sottostante il Palazzo sono diversi frammenti dell’iscrizione funeraria CIL IX, 4933 (I2, 1837)535 relativa al monumento funerario che il Guattani ricordava lungo la via Salaria, un miglio prima dell’osteria dei Masacci:536 Posilla Senenia Quart(ae) f. Quarta Senenia C. l. / hospes resiste et pa[rite]r scriptum perlig[e] / matrem non licitum ess[e uni]ca gnata fruei / quam nei esset credo nesci[o qui] inveidit deus / eam quoniam haud licitum [estv]eivam a matre

ornarie[r] / post mortem hoc feci<t> aiq[uo]m extremo tempore / decoravit eam monumento quam deilexserat.

Accanto ad essi sono presenti anche un blocco in peperino recante sulla fronte un bucrano e al di sopra il frammento di una co-lonna, i quali compaiono nei pressi del mo-numento funerario nella rappresentazione di Guattani.537

Lungo il lato a monte del sentiero che dall’ingresso scendeva originariamente fino al lago sono appena riconoscibili alcuni frammenti di un sarcofago strigilato in mar-mo bianco.538

Tra il cosidetto anfiteatro dei Grottoni ed uno dei sentieri del parco, sono presenti al-meno ventitrè cavità tra le quali la maggior parte, sembrerebbe riconducibile nel loro impianto originario a nuclei abitativi di età altomedievale.539

40. Struttura in opera reticolataVia Corso Vecchio - Via OscuraIn uno dei locali sul lato meridionale di via Oscura, a breve distanza dal retro della chiesa di S. Maria della Cima, dovrebbero conservarsi resti in opera reticolata540 (Tav. 1 f.t., 40).

Considerata la localizzazione liminare ad una ipotizzata viabilità nord-ovest/sud-est (tracciato A3) e la posizione rispetto la mor-fologia, se ne può avanzare il riferimento ad una infrastruttura stradale, di sostruzione presumibilmente sul lato a valle.

41. Materiale sporadicoVia B. AnnarumiIn una delle cantine lungo il lato orientale

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di via B. Annarumi, la Bernardi Salvetti ne-gli anni Settanta del Novecento riporta la segnalazione della presenza di un’iscrizio-ne “su lastra marmorea tra due colonne”541 (Tav. 1 f.t., 41).

42. Materiale sporadicoVia I. Belardi (ex Via Livia)All’interno del locale della Polizia munici-pale, quasi all’estremità orientale del lato

settentrionale di via I. Belardi,542 si trova una statua in marmo, rinvenuta casualmen-te nel 1977, all’altezza della fontana sul lato settentrionale di via Colabona543 (Tav. 1 f.t., 42). La statua, con mantello e chitone, forse un Hermes, priva della testa ritratto inserita a parte, presenta il retro non rifinito. Sulla base dei caratteri del panneggio sembra possibile ascriverla alla prima età imperiale (Fig. 23).

43. Materiale sporadicoVia dell’OratorioIl Dessau ricorda che “affissa nella facciata di una casa via dell’Oratorio” e successiva-mente presso il Nardoni, era l’iscrizione CIL XIV, 2143: Q. Laberius Q. l. (Tav. 1 f.t., 43).

44. Materiale sporadicoVia I. Belardi (ex Via Livia) - Chiesa S. Ma-ria della Cima Nel corso di lavori intrapresi nel 1981 dalla Soprintendenza ai Beni ambientali ed archi-tettonici del Lazio alla chiesa,544 alla base dell’originaria facciata che guardava a nord-ovest, si sono rinvenuti una base attica545 e un frammento di cornicione marmoreo546 (Tav. 1 f.t., 44).

45. Materiale sporadicoP.zza ButtaroniNel palazzo sul lato meridionale di p. zza Buttaroni,547 incastrati lungo i due lati delle scale che portano al primo piano, si conser-vano alcuni materiali antichi (Tav. 1 f.t., 45). Lungo il lato dx., salendo: - un frammento di lastra fittile con scena di ven-demmia (cm 14,4x14,3x0,4 max.) (Fig. 24); Fig. 23. Genzano di Roma. Via I. Belardi. Municipio.

Statua (foto: autore).

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 83

- una foglia in marmo (cm 14,1x8,50,3 max.); - una foglia in marmo (cm 8,8x5,3x0,2 max.);- un frammento di sarcofago strigilato (?) in marmo con busto di defunto (defunta?) entro clipeo (cm 21,8x12x1,8 max.). Ricon-giunto da due frammenti. La superfice in al-cuni punti risulta scheggiata. Il frammento conserva la parte inferiore di un clipeo con cornice modanata comprendente parte del busto del defunto (defunta?); in corrispon-denza dell’estremità sx. sembra rimanga parte di una scanalatura ad S che sembrebbe alludere alla strigilatura;- un’antefissa fittile a palmetta (cm 14,8x12,6x0,4) (Fig. 25);Sul lato opposto, salendo: - un frammento di piccola lastra in marmo con motivo a treccia (cm 19,5x0,13x0,5 max.);- un frammento di marmo (cm 20,5x10,5x3,8 max.);In corrispondenza del ballatoio, una menso-la in marmo (cm 13,8x10,6x7,2 max.).Lungo la seconda rampa di scale, sul lato dx.:- un frammento di base (?) di statua sulla quale rimane la parte anteriore di un dito di un piede (cm 13,5x4,8x3,5 max.);- frammento di (cm 17,1x11,8x0,8 max.); - un mattone con bollo frammentario (cm 11,6x13,3): [---]O(?)S T[---];- frammento di sarcofago in marmo (cm 13,2x7,5x5,4 max.);- frammento di sarcofago in marmo (cm 20,2x9,4x3,5 max.).Lungo la seconda rampa di scale, sul lato sx.:- un frammento di elemento architettonico (cm 25,4x22,3x3,3 max.);

- un frammento di lesena scanalata (cm 14,3x17,1x3,9 max.);In corrispondenza del ballatoio:- una foglia di capitello corinzio in marmo (cm 12,7x11,4x3,9 max.);- una foglia di capitello corinzio (cm 12,2x12x5,8 max.).

46. Materiale sporadicoVia S. SilvestriNel cortile di uno dei palazzi lungo il lato orientale di S. Silvestri, incastrato in un

Fig. 24. Genzano di Roma. P.zza S. Buttaroni: fram-mento di lastra campana (foto: autore).

Fig. 25. Genzano di Roma. P.zza S. Buttaroni: Fram-mento di antefissa (foto: autore).

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muro, è visibile un’iscrizione frammenta-ria548 (Fig. 26): ------? / C. Crupius C. [---] / Crupia C. [l. ---] / patrono sibiq[ue fec(it?) / fec(erunt et?)] / C. Crupio C. l. [---] / C. Matio C. l. A[---] / C. Marcio L. l. +[---] / Crupiae A. l. C[---] / ------ ? (Tav. 1 f.t., 46).

47. Cisterna Via M. MoscatoLungo il lato nord-orientale di via M. Mo-scati, in corrispondenza del tratto iniziale a breve distanza da P.zza dell’Annunziata, si conservano i resti di una cisterna549 (Tav. 1 f.t., 47; Fig. 27).

La struttura, in opera cementizia, con scaglie di selce di piccole e medie dimensio-ni, posate per gettate regolari, appare ormai priva del rivestimento sia internamente che esternamente. E’appoggiata al terreno in de-

Fig. 26. Genzano di Roma. Via S. Silvestri: iscrizio-ne (foto: autore).

Fig. 27. Genzano di Roma. Via M. Moscato. Cisterna: veduta del lato esterno (foto: autore).

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clivio verso sud-est e risulta inglobata in co-struzioni posteriori che tuttavia ne lasciano intuire lo sviluppo planimetrico. Attualmente550 l’infrastruttura, a pianta,

rettangolare, è ricostruibile per l’intera lar-ghezza interna, m 9,24 circa (pari a circa 31 piedi), e per una lunghezza interna rilevabile per un max. di m 11,09, a partire dall’estre-

Fig. 28. Genzano di Roma. Via M. Moscato: Cisterna: pianta e sezione (rilievo: autore).

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mità meridionale, fino alle tamponature in frammenti di selce e materiale anche antico di riutilizzo che la chiudono sul lato breve settentrionale (Fig. 28).

E’ suddivisa longitudinalmente in due navate, chiuse da volte a botte, di cui quella orientale leggermente schiacciata, larghe m 4,03 e 4,15, per un’altezza max. di m 4,52 circa, presumibilmente di poco inferiore a quella originaria,551 comunicanti attraver-so passaggi ad arco leggermente ribassato, alti m 2,02, tre dei quali visibili, larghi m 2,16 e 2,04, scanditi da quattro pilastri, lar-ghi mediamente m 1,48 e 1,52 x 1,06 circa), uno dei quali appena sporgente (m 0,30) dal muro di fondo settentrionale che delimita attualmente l’interno della struttura antica.

Il profilo esterno degli edifici che si sono insediati sulla struttura, in particolare la pre-senza di una marcata risega con cui il filo degli edifici che fronteggiano via Moscato rientra, a nord della tamponatura che chiu-de ormai l’interno della cisterna, permette di ipotizzarne un ulteriore sviluppo longitudi-nale interno per complessivi m 18,08 (pari a circa 61 piedi romani).552

La cisterna era originariamente fornita di contrafforti esterni: di quelli relativi al lato lungo occidentale ne rimangono visibili tre, a partire da quello all’angolo sud-occiden-tale di maggiori dimensioni (m 1,2x0,95 max.), conservato per un’altezza max. di m 3,55, posti a distanze di m 3,70 e 3,45, larghi m 0,60, attualmente sporgenti tra m 0,65 e 0,45 e rilevabili per un’altezza max. di m 1,85 e 1,70 circa. Il lato breve era in-vece fornito di due contrafforti angolari più

uno centrale, visibili all’interno del locale commerciale che si è addossato alla parete meridionale della struttura. Di questi, quello all’angolo sud-occidentale, speculare a quel-lo sporgente su via Moscato, risulta ingloba-to in un piccolo vano di servizio, sporgente per m 1,32 e largo m 1,09 circa, di quello centrale, spesso m 1,09 circa, sporgente per un max. di m 0,73 e rilevabile per un’altezza max. di m 2,83, oltre i quali è obliterato dal solaio del locale, mentre quello all’angolo sud-orientale è appena leggibile, per m 0,30 circa, inglobato nella parete di fondo moder-na, lungo m 1,02.553

L’approvvigionamento della cisterna do-veva essere assicurato dall’acqua piovana attraverso delle aperture, chiuse presumibil-mente in età moderna, una delle quali è an-cora leggibile nella murature quasi all’estre-mità meridionale della volta della navata occidentale (m 0,90x0,90 circa).554 In consi-derazione di queste dimensioni, supponendo un colmo d’acqua fino all’imposta della vol-ta per un’altezza max. di m 2,58 ne risulte-rebbe una capacità di circa 430, 86 m3.

E’ plausibile che potesse assicurare l’ap-provvigionamento idrico all’impianto al quale risultano riferibili i resti in opera re-ticolata ad ovest di Corso Matteotti (n. 48)

48. Muri in opera reticolataVia Fratelli Cervi – Corso G. Matteotti Nell’area retrostante la chiesa della SS. An-nunziata, compresa tra via Fratelli Cervi e Corso G. Matteotti, prima della costruzione di un complesso di costruzioni ad uso abita-zione, è segnalata la presenza di resti di strut-

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ture in opera reticolata555 (Tav. 1 f.t., 48). E’ presumibile il loro riferimento alla villa

servita dalla cisterna di via Moscato che pote-va svilupparsi nel pianoro compreso tra corso

Matteotti e le pendici del cratere nemorense.

49.-59. Villa Cimitero Comunale

Fig. 29. Genzano di Roma. Cimitero Comunale. Strutture murarie (foto: autore).

Fig. 30. Genzano di Roma. Cimitero Comunale: sezione (rilievo: autore).

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49. Struttura muraria. A nord del muro pe-rimetrale sul lato settentrionale del cimitero comunale di Genzano, a delimitazione del pianoro, si conservano i resti di una struttura antica556 (Tav. 1 f.t., 49; Figg. 29-30).

Nonostante il precario stato di conserva-zione e la vegetazione infestante,557 la strut-tura, il cui orientamento, leggermente aper-to da nord-ovest verso sud-est, segue quello della curva di livello,558 rimane in vista: per una lunghezza max. di m 13 circa, ad una di-stanza dal muro del cimitero comunale che dai m 30 circa in corrispondenza dell’an-golo nord-est, si riduce a m 4,50 circa ad ovest della grossa abside nella quale si trova la chiesa; un’altezza max. di m 2,30 circa. E’ realizzata con scapoli anche di grandi di-mensioni di selce e di peperino, il cui utiliz-zo disgiunto sembrerebbe rimandare a due

fasi differenti, messi in opera ordinatamente con malta abbastanza tenace, risulta esterna-mente priva della cortina (Fig. 31).

A partire dall’estremità occidentale, per i primi m 2,15 circa risulta costituita da inerti in peperino di maggiori dimensioni, allettati più irregolarmente con malta piuttosto fria-bile. A questa prima struttura, la cui altezza va ad aumentare fino ad un max. di m 1,45, si appoggia quella maggiore.559 Lungo que-sto fronte si apre, a m 2,70 dall’estremità ovest, un vano semiabsidato, del quale in-genti crolli hanno alterato forma e dimen-sioni, il quale si sviluppa ipogeo verso sud, all’interno della balza naturale. L’ingresso al vano è attualmente garantito da un’aper-tura con una larghezza max., inferiormente, di m. 4,10 circa. Al termine di un corridoio lungo m 3,48 circa, con una larghezza da m

Fig. 31. Genzano di Roma. Cimitero Comunale: pianta (rilievo: autore).

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2,10 a 1,30 e un’altezza da m 1,00 a m 1,50 che risente anche dell’interro, si apre un ambiente, originariamente a pianta quadran-golare con copertura a calotta, alta m 2,30 max. dall’interro interno, di cui rimango-no le pareti brevi orientale e occidentale, e quella di fondo che invece conserva resti del rivestimento. L’ambiente, il cui ingresso era forse contraddistinto da due brevi ante (m 2,34x1,70 circa) conserva sui lati orientale ed occidentale la cortina in opera mista in cubilia di selce di piccole/medie dimensioni e cinture laterizie.560

In corrispondenza dell’ingresso è un grosso cumulo di scapoli di selce ammalta-ti che ne ostacola l’accesso, tra i quali sono anche numerosi frammenti del rivestimento parietale e delle cornici (Figg. 32-33).

A est del vano il muro prosegue rettili-neo, con un’altezza compresa tra m 2,10 e

1,50 circa, per m 2,90 circa fino ad una pic-cola nicchia (m 1,20x0,48), forse riconduci-bile ad un ulteriore rimaneggiamento, oltre la quale prosegue per altri m 1,42 circa, pro-gressivamente più basso, fino a scomparire nell’interno della scarpata.

A sud della struttura la realizzazione di

un cavo per alleggerire il deflusso delle ac-que meteoritiche ha evidenziato la presenza di una grossa quantità di materiali edilizi e frammenti ceramici, oltre a non pochi sca-poli di peperino e di selce, cubilia di pe-perino e di selce, generalmente di piccole dimensioni. Si riconoscono frammenti di materiale edilizio ad impasto chiaro e rosato di età romana, mattoncini di opera spicata (cd. tasselli) ad impasto chiaro, mattoni a ¼ di cerchio per colonne, tessere di mosaico nere e bianche di grandi dimensioni, tessere di pasta vitrea di colore azzurro, frammen-ti anche di grandi dimensioni di intonaco colorato, pelte pavimentali romboidali in marmo bianco, frammenti di marmo relativi presumibilmente a lastre di rivestimento in serpentino (spess. cm 0,8), giallo antico (cm 0,9), pochi frammenti di sigillata italica, più numerosi di sigillata africana e di anfore.

Sigillata italica− 1 frammento di parete pertinente a forma

non identificata.− 1 frammento di fondo con piede ad anel-

lo di piatto con orlo verticale tipo Conspectus 20.1.2, databile tra l’età augustea fino a quella tardo tiberiana-primo claudia.561

Fig. 32. Genzano di Roma. Cimitero Comunale. Frammenti di cornici in stucco (foto: autore).

Fig. 33. Genzano di Roma. Cimitero Comunale. Frammenti di intonaco dipinto (foto: autore).

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− 1 frammento di fondo con piede ad anel-lo di piatto con orlo verticale tipo Conspectus 20.4.4, databile tra l’età neroniana e quella fla-via.562

− 1 frammento di fondo pertinente a forma non identificata.

Sigillata africana− 1 frammento di orlo pertinente a piatto/

scodella carenato con orlo indistinto dalla pare-te, parete notevolmente inclinata all’esterno tipo Lamboglia 3 c1, in produzione A, databile dalla seconda metà del II secolo d.C. alla prima metà del III secolo d.C.563

Comune da mensa e da dispensa− 1 collo di olpe con orlo a fascia distinto,

ingrossato, triangolare, collo alto e stretto cilin-drico, mancante dell’ansa tipo Olcese 2003, tav. XXX nn. 1-2, con attestazioni a Castelporziano, Gabii, Ostia e Roma (pendici settentrionali del Palatino) e datato dall’età tardo-repubblicana ad età flavia.564

− 1 frammento di fondo ad anello forse per-tinente ad olpe con piccolo beccuccio trilobato, collo cilindrico e corpo globulare, tipo Olce-se 2003, tav. XXX nn. 5-6, con attestazioni ad Ostia (Antiquarium, Casa delle Pareti Gialle, loc. Procoio di Pianabelle, Terme del Nuotato-

Fig. 34. Genzano di Roma. Veduta aerea dell’abitato di Genzano: in alto, a sx., il convento dei Cappuccini (Aereo-fototeca, F. 150, str. 28, ril A.M. del 1938, neg. 2943).

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re), Fosso della Crescenza, Gabii e Roma (La Celsa), datato al I-II secolo d.C..565

Comune da fuoco- 1 frammento di orlo di coppa o scodella di pic-cole dimensioni, con labbro quasi piatto ricon-ducibile al tipo ostiense Pavolini 2000, 187 fig. 44, 87 databile al pieno II sec. d.C.566

− 1 frammento di parete di forma non id.

Africana da cucina− 1 frammento di orlo di piatto/coperchio

ingrossato e annerito con ingobbio esterno tipo Ostia II, 302, attestato dall’inizio del I alla se-

conda metà del II secolo d.C..567 − 1 frammento di vasca di tegame o casse-

ruola tipo Ostia III, fig. 267, datato tra la fine del IV e l’inizio del V sec. d.C.568

Anfore− 1 frammento di ansa a doppio bastoncello

di Dressel 2/4569, anfora vinaria di produzione tirrenica, diffusa tra il 70-60 a.C. e la fine del II, inizi del III secolo d.C.− 1 frammento di collo di produzione tirre-

nica, forse, pertinente a Dressel 1, anfora vina-ria,570 diffusa tra il 145/135 e il 10 a.C..571

− 2 frammenti di parete di produzione lusi-

Fig. 35. Genzano di Roma. Veduta aerea dell’abitato di Genzano: al centro, a dx., il Cimitero comunale (Aereo-fototeca, F. 150, str. 20, ril A.M. del 1938, neg. 2971).

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tana, forse Dressel 14 similis,572 contenitore per il trasporto del garum, diffuso tra l’età augu-steo/tiberiana e la fine del II secolo d.C.− 3 frammenti di parete di produzione neo

punica.− 2 frammenti di parete di produzione galli-

ca, probabilmente pertinente ad anfora a fondo piatto.573

50. Materiale sporadico. Nel 1883, scavan-dosi le fondamenta del cimitero comunale, “in prossimità del muro perimetrale, a dx. della cappella”, si rinvenne un tratto di muro nel quale erano stati riutilizzati alcuni ma-teriali antichi. Dalla descrizione edita nella Notizie degli Scavi e, soprattutto, dalla rela-zione d’archivio effettuata al momento della scoperta, è noto che si trattava di “una statua virile di buono stile, ma mancante della testa e delle estremità” identificato in Dyonisios; “in un leone coricato della lunghezza di cir-ca 90 centimetri alquanto logoro e deturpa-to” forse riferibile alla statua stessa; in un plinto in lumachella “che doveva servire di base a qualche statuetta e che termina in due zampe”574 (Tav. 1 f.t., 50-59).

Nel corso degli stessi lavori si rinvenne-ro un “pavimento di mosaico” e tre fistulae aquariae CIL XIV, 7840 di C. Licinius Mu-cianus.575 51. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, “prope Genzanum” in occasione della realizzazione del Cimite-ro nuovo, della tegola bollata CIL XV, 61,3, datata all’età traianea:576 Sta(tius) Marcius Lucifer (Tav. 1 f.t., 50-59).52. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, “Genzani ... in coe-

meterio novo”, della tegola bollata CIL XV, 374, 17, datata intorno al 123:577 L. Brut-tidi Augustalis opus/dol(iare) ex fig(linis) Ocean(is) Min(oribus)/Cae(saris) N(ostri) (Tav. 1 f.t., 50-59).53. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, “Genzani” in oc-casione degli scavi per la realizzazione del Cimitero nuovo, della tegola bollata CIL XV, 548, f 23, datata al 123:578 Ex f(iglinis) Domi-tiae Domitiani Sulp(ianis sc. opus)/Paetino et Aproniano/co(n)sulibus (Tav. 1 f.t., 50-59). 54. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, “prope Genzanum” in occasione della realizzazione del Cimite-ro nuovo, della tegola bollata CIL XV, 809, a6, datata al I secolo: Anni Sabdae (Tav. 1 f.t., 50-59).55. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, a Genzano, in occa-sione di alcuni scavi nell’area del Cimitero nuovo, della tegola bollata CIL XV, 1039 4, datato al 123:579 Ex praed(is) D(omitiae P. f. L(ucillae), A. Pont(io) Clodian(o)/Paetin(o) et Apronia(no)/co(n)sulibus (Tav. 1 f.t., 50-59). 56. Materiale sporadico. “Baccelli”. Il Dres-sel ricorda il rinvenimento, nel 1876, “pro-pe Genzanum”, nella località denominata Baccelli, in occasione della realizzazione del Cimitero nuovo, della tegola bollata CIL XV, 1127 11, datato alla fine del I secolo: Dori Servil(i) Secun(di) (sc. servus) (Tav. 1 f.t., 50-59).57. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, “prope Genza-num”, nell’area del Cimitero nuovo, della tegola bollata CIL XV, 1135 4, datato alla

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fine del II secolo: Fadi Crescentinis (Tav. 1 f.t., 50-59).58. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, “prope Genza-num”, nell’area del Cimitero nuovo, della tegola bollata CIL XV, 1197 3, datato al I secolo: Ianuari (Tav. 1 f.t., 50-59).59. Materiale sporadico. Il Dressel ricorda il rinvenimento, “prope Genzanum”, nell’area del Cimitero nuovo, della tegola bollata CIL XIV, 4090, 41=XV, 1205 2, datato al I seco-lo: C. Iuli Nisi (Tav. 1 f.t., 50-59).I resti di vario tipo (strutture e soprattutto materiali inscritti) vanno riferiti ad un im-pianto, a carattere residenziale, sviluppatosi nell’area almeno a partire dalla prima età imperiale, con un importante intervento di ristrutturazione nel corso del II secolo d.C.

60. Materiale sporadico Cimitero comunale In corrispondenza del viale centrale del cimitero comunale di Genzano, si trova un’ara marmorea in peperino con iscrizio-ne funeraria AE 1912, 92=ILS, 9421, rin-venuta nel 1911, nel corso di alcuni scavi realizzati sul lato sx. del diverticolo che si staccava dalla via Appia antica all’altezza del XVII migliario580 (Tav. 1 f.t., 60): Diis Manib(us) / L. Antonio Ionico / sodali iu-venum / colleg(ii) Mart(is) Salut(aris) / et quinq(uennali) colleg(ii) lot(orum) / Nemo-rensium quinq(uies?) / Cornelia Thallusa / coniug(i) suo ben(e) mer(enti) f(ecit) / et sibi cum quo vix(it) a(nnos) (triginta). Se ne è proposto un riferimento cronologico, sulla base della tipologia dell’ara e dell’ana-

lisi prosopografica dei personaggi ricordati, tra la fine del I e gli inizi/la metà del II se-colo d.C.

61. Materiale sporadico Cimitero comunale All’estremità settentrionale del viale cen-trale del Cimitero comunale rimane, infisso orizzontalmente nel terreno, un rocchio di colonna con venature azzurre (alt. max. cm 62; diam. cm 28,7)581 (Tav. 1 f.t., 61).

62. Materiale sporadicoCimitero comunaleAll’interno del Cimitero comunale è segna-lata la presenza di un cippo in peperino582 (Tav. 1 f.t., 62).

63. Materiale sporadicoGenzano - Cimitero comunale (?)Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, a Genzano, presumibilmente nell’area del Cimitero comunale, della tegola bollata CIL XV, 911 b 11: C. Calvisi Amaranti (Tav. 1 f.t., 63-66).

64. Materiale sporadicoGenzano - Cimitero comunale (?)Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, a Genzano, presumibilmente nell’area del Cimitero comunale, della tegola bollata CIL XV, 563 h 27, datata al 123:583 Paetino et Apron(iano)/M. Vinic(ici) Pantag(athi) Sulp(icianum sc. opus) (Tav. 1 f.t., 63-66).

65. Materiale sporadicoCimitero comunale (?)

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Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, a Genzano, in occasioni di alcuni scavi, presumibilmente nell’area del Cimitero co-munale, della tegola bollata CIL XV, 992 c 21, datata all’età domizianea:584 Callisti du(orum) Domitiorum (Tav. 1 f.t., 63-66).

66. Materiale sporadicoCimitero comunale (?)Il Dressel ricorda il rinvenimento, nel 1876, a Genzano, presumibilmente nell’area del Cimitero nuovo, della tegola bollata CIL XV, 1941: [---] Domi[---] (Tav. 1 f.t., 63-66).

67. Materiale sporadicoVia R. LombardiNell’aiuola sul lato settentrionale di via R. Lombardi, all’altezza sul lato opposto di via Amendola, si trova, un basolo in selce, di me-die dimensioni, fuori posto, presumibilmen-te, riferibile, alla via Appia (Tav. 1 f.t., 67).

68. Materiale sporadicoVia Emilia RomagnaAll’estremità settentrionale del giardino ad ovest del palazzetto dello sport “G. Cesaro-ni”, sono appoggiati due blocchi parallele-pipedi di grandi dimensioni in peperino (m 1,84x0,86x0,65; 1,84x1,00x0,70), forniti di incassi laterali per la presa con i ferrei for-cipes585 (Tav. 1 f.t., 68).

69. Materiale sporadico“Prope Cynthianum”Il Dressel ricorda che nel 1736, lungo la via Appia nei pressi di Genzano, si rinvenne la tegola bollata CIL XV, 548 d 15 datata

al 123:586 Ex f(iglinis) Domitiae Domitiani Sulpic(ianis sc. opus)/Paetino et Aproniano/co(n)s(ulibus).

70. Materiale sporadico“prope viam Appiam ... non longe a Gentiano”Il Dessau ricorda che nel 1725 nelle vici-nanze della via Appia, all’altezza del XVII miliario, si rinvenne un sarcofago in tegole con bollo CIL XV, 718 9 datato tra il 155 e il 160:587 Op(us) dol(iare) ex pr(raedis) Caes(aris) n(ostri) Cl(audi) Secundini.

71. Materiale sporadicoPrope viam Appiam ... non longe a Gentiano”Il Dressel ricorda che nel 1725 all’altez-za del XVII miliario della via Appia, nel-le vicinanze della strada, si rinvenne un sarcofago fittile con bolli CIL XV, 708 a 15 datati al 140:588 Op(us) dol(iare) ex fig(linis) Caes(aris) N(ostri)/C. Calp(etani) Mnest(eris).

72. Materiale sporadicoPrope viam Appiam ... non longe a Gentia-no”Il Dressel ricorda che nel 1725 all’altezza del XVII miliario della via Appia, nelle vici-nanze della strada, si rinvenne un sarcofago fittile con bolli CIL XV, 911 a 7: C. Calvisi/Amaranti.

73. Materiale sporadico“Cynthiani ... ad Appiam”Il Dressel ricorda che in un terreno vigna-to nei pressi dell’Appia si rinvenne la tego-la bollata CIL XIV, 313 20, presumilmen-

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te databile in età traianea:589 Imp(eratoris) Cae(saris) Tro(iani) Aug(usti)/ex figli(nis) Marc(ianis) doli(are)/C. Calp(etani) Favo-ris.

74. Materiale sporadico“Cynthiani ... ad Appiam”Il Dressel ricorda che nel 1736 in un terre-no vignato nei pressi dell’Appia si rinvenne la tegola bollata CIL XIV, 550 a 16, proba-bilmente dei primi anni di Adriano:590 Ex fig(linis) Domitiae/Domitiani Sulpicianu(m sc. opus).

75. Materiale sporadico“Cynthiani ... ad Appiam”Il Dressel ricorda che in un terreno vignato nei pressi dell’Appia si rinvenne la tegola bollata CIL XIV, 1097 h 68, datata all’inizio del II secolo:591 Cn. Domiti Amandi/valeat qui fec(it).

76. Materiale sporadico“Cynthiani via Appia”Il Giorgi ricorda il rinvenimento, nel 1736, in un monumento sepolcrale lungo il tratto genzanese della via Appia, dell’iscrizione frammentaria CIL XIV, 2189: M. Fabi M. f. / Mai[---] / Roscia (mulieris) l. Pam[phila].

77. Materiale sporadico“Cynthiani via Appia”Il Giorgi ricorda il rinvenimento, nel 1736,

in un monumento sepolcrale lungo il tratto genzanese della via Appia, dell’iscrizione frammentaria CIL XIV, 2190: Q. Fa[---] / M[---] / Titia [---] / Titi lib. [---].

78. Materiale sporadicoGenzanoIl Fea ricorda il rinvenimento “a Genzano”, nel 1740, di una gruppo marmoreo rappre-sentante Teseo in lotta con il Minotauro, ora a Villa Albani (inv. n. 204).592

79. Materiale sporadicoGenzanoIl Fabretti ricorda la presenza a Genzano della base con iscrizione CIL XIV, 2158:593 Spei / Teucus / Mulvio / don(um) d(edit).

80. Materiale sporadico“Apud Genzanum”Il Fabretti ricorda il rinvenimento nel terri-torio aricino, presso Genzano, di una tegola con bollo CIL XIV, 4090, 20=XV, 2236:594 M. Ati Eronis.

Manlio Lilli, Dott.Via Pomezia 00183 RomaTel./fax [email protected]

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96 Manlio lilli

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Per le abbreviazioni delle riviste ho seguito quelle in uso nell’Archaologische Bibliographie; per quelle degli autori greci e latini ho adottato quelle in Der Kleine Pauly.

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1 Ratti 1797, 10.2 Sfortunatamente non ho potuto consultare gli archivi della Soprintendenza Archeologica per il Lazio, a causa

del protrarsi del loro riordino: sono certo che, una volta che sarà nuovamente possibile accedervi, la quantità dei dati disponibili arricchirà in modo considerevole questa ricerca. Per la sua realizzazione, protrattasi alme-no per un triennio, a partire dal suo avvio nel gennaio 2006, attraverso diverse interruzioni, ho potuto contare sull’amichevole collaborazione di Mauro Ercolani: a lui debbo segnalazioni e aiuti di ogni tipo. Ringrazio anche: l’ing. B. Bernardi e il geom. M. Lattanzi, dell’Ufficio tecnico del Comune di Genzano, per aver reso possibile l’accesso ai resti antichi, al di sotto del cantiere del teatro (n. 10); M. Salerno, dell’archivio Storico del Comune di Genzano, per aver facilitato la ricerca storica. Ringrazio anche Elena Ghisellini che, con la consueta cortesia, mi ha fornito numerosi suggerimenti sulla statuaria.

3 Sull’origine del nome del centro –da un fundum Genzani ricordato nella bolla di Celestino III dell’8 luglio 1192 (Ratti 1797, 96-98, specialmente 98 con nota 1; Nibby 1849, 108; Silvestrelli 1940, 177; Tomassetti 1979, 293) piuttosto che da Cinzia=Diana come proposto dagli autori del Cinquecento (con un seguito ancora nel Settecento) sulla base dell’iscrizione CIL XIV, 102* - vd. Ratti 1797, 20-21; Westphal 1829, 28; Fea 1833, 16; Nibby 1849 108; Tomassetti 1879-80, 154, e poi nel Novecento da: Tomassetti 1979, 290; Quili-ci 1989a, 76; Mercato 1990, 302 che ipotizza la derivazione da un prediale derivato da un personale latino “Genicius od anche Genucius”; Severini 2001, 58 con l’erronea indicazione del rinvenimento di iscrizioni attestanti la gens.

4 De Rita 2004, 50, 51 fig. 22, 63.5 Funiciello 2004, 94 fig. 1.1, 96 fig. 1.2, 98 fig. 1.4. 6 Ciccacci 2004, 66, 68.7 Melaranci 1997, 44 secondo il quale circa il settanta per cento delle abitazioni sarebbero state distrutte o rese

inagibil. Indicativa, a tale proposito, una fotografia dell’abitato tra il 1944 e il 1946 in BSR, Ward Perkins Collection. War Damage Series, Genano. San Tomasso [i.e. Tommaso] da Villanova.

8 Melaranci 2001, 186-195.9 Melaranci 2001, 191.10 Melaranci 2001, 40-45, specialmente 43 fig. 3, 191.11 Melaranci 2001, 222-227, in particolare 227 fig. 4.12 Gatti 1905.13 Tomassetti 1979, 290-291.14 Martinori 1933, 257.15 Bernardi Salvetti 1977a, 50-51.16 Previtali 1930; Previtali 1960.17 Bernardi Salvetti 1977.18 Melaranci 2001, 10-11 tav. 1 Valori culturali: storici, archeologici e architettonici monumentali; cfr. anche,

esclusivamente per la segnalazione degli impianti presso i Cappuccini e al Cimitero comunale Chiarucci 2000, 180 fig. 1, 41 e 48; Bilde 2004, 9.

19 Frutaz 1972, ii, tavv. 53-54.20 Frutaz 1972, ii, tav. 77.21 Frutaz 1972, ii, tav. 47. 22 Frutaz 1972, ii, tav. 82; Melaranci 1997, 49 fig. 3 per il particolare del centro urbano.

NOTE

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 105

23 Frutaz 1972, ii, tav. 159.24 Frutaz 1972, ii, tavv. 154, 156. 25 Frutaz 1972, ii, tav. 165.26 Frutaz 1972, ii, tav. 176. 27 Frutaz 1972, ii, tav. 182. 28 Frutaz 1972, ii, tav. 200.29 Frutaz 1972, ii, tav. 210. 30 Frutaz 1972, ii, tav. 215. 31 Frutaz 1972, ii, tav. 218.32 Frutaz 1972, ii, tav. 209.33 Frutaz 1972, ii, tav. 227.34 Frutaz 1972, ii, tav. 219.35 Frutaz 1972, ii, tav. 225.36 Desjardins 1854, tav. f.t. con riporto esclusivamente del toponimo “Genzano”.37 Frutaz 1972, iii, tav. 240.38 Frutaz 1972, iii, tav. 245.39 Frutaz 1972, iii, tav. 268. 40 Frutaz 1972, iii, tav. 275.41 Frutaz 1972, iii, tav. 236.42 Frutaz 1972, iii, tav. 297. 43 Frutaz 1972, iii, tav. 249.44 Frutaz 1972, iii, tav. 255.45 Frutaz 1972, iii, tav. 322.46 Frutaz 1972, iii, tav. 366.47 Frutaz 1972, iii, tav. 418.48 Frutaz 1972, iii, tav. 462. 49 Non ho preso in considerazione: CIL XIV, 2109 per il cui rinvenimento si oscilla tra Lanuvio e Genzano; CIL

XIV, 2206 rinvenuta negli anni Trenta dell’Ottocento in una camera lunga 24 piedi, larga 12 e alta 11 forse con pavimento a mosaico, “prope Genzano, nel declivio del lago di Nemi”; del piccolo vaso con bollo P. ATTI secondo Lucidi 1796, 150, proveniente “dal territorio aricino presso Genzano”, nonostante non sembri riportare il luogo di rinvenimento Fabretti 1702, 501 n. 55.

50 Licordari 1982, 18, 53.51 RE II,2, 2253-2254 n. 11; Licordari 1982, 18-19, 52.52 CIL XIV, 275 a 6.53 CIL IX, 125 inde AE 1973, 54-55 n. 205; Chelotti 2003, 178-179 n. 76 inde AE 2003, 146 n. 406. 54 Nell’iscrizione frammentaria CIL XI, 1390 nella quale compare anche L. Volum[ni]us.55 Nell’iscrizione CIL XI, 3861 nella quale compare insieme a Trebatia m(atri) d(eum) [d(onum) d(ant)]. 56 Nell’iscrizione funeraria CIL XI, 7104 su ossario.57 Avonius Eurytus in CIL VI, 20460; Avonius Eros in CIL VI, 12947; Avonius Proculus in CIL VI, 12949. A

questi vanno aggiunti i meno certi: Avoni[---] in CIL VI, 34559; [---] Avoniu[s ---] in CIL VI, 34599 bis; Avo[nius ? ---stus ?] in CIL VI, 12951.

58 Sex. Avon[ius ---] (CIL VI, 12951. 12952); Sex. Avonius Amadus (sic) (CIL VI, 12944); Sex. Avonius Am-ethystus (CIL VI, 12943); Sex. Avonius Eleuther (CIL VI, 12954); Sex. Avonius Epaphra (CIL VI, 12944); Sextus Avonius Epaphroditus (CIL VI, 27826); Sex. Avonius Sex. l. Faustinus (CIL VI, 975 IV 46); Sex. Avo-nius Feli[x] (CIL VI, 200 II 8); Sex. Avonius Martialis (CIL VI, 12951. 14691); Sex. Avonius Mercurius (CIL VI, 20580); Sex. Avonius Sex. l. Pamphilus (CIL VI, 12947); Sex. Avonius Philero[s] (CIL VI, 12947); Sex. Avonius Ponticus in VI, 27828; Sex. Avonius Primigenius in VI, 12948, Sex. Avonius Sex. f. Proculus (CIL VI, 12949); Sex. Avonius Sex. f. Rufus (CIL VI, 12947); Sex. Avonius Saturninus (CIL VI, 200 V 2. 12950); Sex. Avo[nius ---] Martia[lis ---] Strao[n ?] (CIL VI, 12951); Sex. Avo[nius ---] Stra[on ?] idem? (CIL VI, 12952); Sex. Avonius Successus (CIL VI, 12955); [Se]x. Avonius [T]hymelicus (CIL VI, 34600); Sex. Avonius Zosimus (CIL VI, 12953).

59 D. Avonius Eurytus (CIL VI, 12945); D. Avonius Epaphra (CILVI, 20460); D. Avonius Heuretus (CIL VI, 9889); D. Avonius Iulianus (CIL VI, 12946); D. Avonius Thalamus (CIL VI, 9889).

60 M. Avonius M. l. Amarantus (CIL VI, 12942); M. Avonius M. l. Atticus (CIL VI, 38065).61 Q. Avonius Q. l. Gavolus (CIL VI, 21452). 62 Avon[ia ---] (CIL VI, 12951); Avonia (CIL I2, 2520, 19. II); Avon[ia] M. l. [---] (CIL VI, 38065; Avonia P.

f. [---] (CIL VI, 12951); Avonia Aphrodisia (CIL VI, 2332); Avonia Ca[l]lit[y]che (CIL VI, 12950); Avonia Crhesime (CIL VI, 12953); Avonia Sex. Sex. l. Daphine (CIL VI, 11124); Avonia Eleutheris (CIL VI, 12954); [A]vonia Faustilla (CIL VI, 34600 bis); Avonia M. filia Isidora (CIL VI, 16221); Avonia Sex. l. Moschis (CIL VI, 12947); Avonia Mu[---] (CIL VI, 12955); Avonia M. l. Postima (CIL VI, 38066); Avonia Tyche (CIL VI, 10223).

63 CIL XIV, 2801.64 CIL XIV, 250 IV 17.65 CIL XIV, 251 II 10.66 CIL XIV, 251 IV 3.67 CIL XIV, 215.68 CIL XIV, 358 II 8.

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106 Manlio lilli

69 CIL XIV, 4860.70 CIL XIV, 4834.71 CIL XIV, 4904.72 CIL XIV, 4563 1a.73 RE 6, 1739-1743, specialmente 1742-1743, s.v.Fabius; Castrén 1975, 166 n. 161 per la documentazione pom-

peiana; Camodeca 1982, 161 per l’origo da Petelia di Fabia Fuscinilla, cl. f., moglie di Clodius Celsinus, presumibilmente procos. Asiae nel tardo III secolo; Gasperini & Paci 1982, 222 a favore dell’origine della gens, con Fabius Hadrianus, pr. e pro pr. in Africa aa. 84-82 a. C. e M. Fabius Hadrianus, leg. di Lucullo in Asia aa. 72-68 a. C., da Hadria; Torelli 1982, 277 per la “familiarità” dei Fabii con l’Etruria.

74 Licordari 1982, 53.75 Licordari 1982, 53.76 Licordari 1982, 53.77 CIL X, 6461.78 L. Ampius P. l. Lucrio nell’iscrizione funeraria CIL X, 4005 postagli da Paccia C. l. Laudica.79 L. Ampius Stephanus in CIL X, 3699 del 251 d. C.80 M. Ampius nel signaculum in CIL X, 8058 2; ma anche Ampia nell’iscrizione funeraria CIL X, 2930.81 P. Ampius Flavianus ricordato come cos. insieme a P. Fabius Firmianus in una delle tavolette cerate databi-

le tra il 37 e il 61 (Giordano 1971, 191-192 inde AE 1973, 46 n. 162).82 A Torrimpietra L. Anpius Polycarpus nell’iscrizione funeraria per la figlia Vetulene Gallitana (Tartara 1999, 173

inde AE 1999, 198 n. 637). 83 Ampia Aphe nell’iscrizione funeraria CIL X, 3203 posta insieme al marito L. Varius Valens per la figlia [A]

mpia Nym[phe] ed i fratelli. 84 CIL IX, 5088.85 CIL IX, 4978.86 Ampius Dexter in CIL XI, 5940.87 Ampia P. f. Paula nell’iscrizione funeraria CIL XI, 6212 realizzata per il marito L. Pupius Buccionis, mate-

riarius. 88 [C. A]mpius (potius quam [T]ampius) C. l. Rutundus nel cippo funerario CIL XI, 5897. 89 Q. Ampius L. f. nell’iscrizione funeraria CIL V, 2456.90 Ampia Sabi[na] nell’iscrizione CIL V, 8206 Aesculap(ii) sacr(um). 91 Amp[i]a [S]p. f. (CIL VI, 25970); Amphia Ampliata (CIL VI, 11530); Ampia (mulieris) l. Fabata (CIL VI,

11580); Ampia Prima (CIL VI, 11581); Ampia Romana (CIL VI, 11582); Ampia Trypha[ena] (CIL VI, 11578).

92 Ampia A. l. Casta (CIL VI, 34385. 37975); Amphia A. et (mulieris) l. Exoche (CIL VI, 11573); Ampia A. l. Lamnyra (CIL VI, 11579).

93 Ampius Cassinus (CIL VI, 3412); Ampius Salvitanus (CIL VI, 1056 b 1,20). 94 M. Ampius (mulieris) l. Romanus (CIL VI, 11576). 95 T. Ampius (mulieris) l. Salvius (CIL VI, 11577).96 L. Ampius Clemens (CIL VI, 35068 a. b); L. Ampius Apollonius (Capanna 2001a inde AE 2001, 118 n. 285

con datazione al II secolo d. C.).97 Q. Ampius Q. l. Hilarus (CIL VI, 11575); forse Q. Am[---] (Di Meo 2001 inde AE 2001, 118 n. 283 adn. con

datazione alla seconda metà del I-inizi del II secolo d. C.).98 A. Ampius [---] (CIL VI, 11574); A. Ampius A. l. Diogenes CIL VI, 34384); A. Ampius A. l. Eros (CIL VI,

34385. 37975); A. Ampius A. f. Rufus (CIL VI, 20414); A. Ampiu[s] Zosimus (CIL VI, 11578); forse A. Am[---] (Di Meo 2001, inde AE 2001, 118 n. 283 adn. con datazione alla seconda metà del I-inizi del II secolo d. C.).

99 Solin 2003, III, 1225.100 CILVI, 21207; 8681 (Licinia Libas); 14008 (Caesia Libas); 15056 (Mussia Libas); 15822; 20938; 29209

(Caesia Libas); 33145 (Otacilia Libas); 34380 (Cornelia Libas). 101 Ferrua 1988-89, 343 e 345 fig. 2 inde AE 1990, 106-107 n. 341.102 CIL V, 8253.103 CIL V, 229.104 RE 16, 2, 1557-1558 s.v. Naevius.105 CIL VI, 6, I Indices, 134; Ferrua 1979, 30 n. 12 inde AE 1979, 14 n. 35 (Naevia Auge); AE 1985, 36 n. 132

(Naevia Th[ean?]o); Masci 2001, inde AE 2001, 111-112 n. 263 (Naevia C. l. Clara) riferita alla fine dell’età repubblicana; Capanna 2001, inde AE 2001, 147 n. 402 (Naevia C. l. Henena) con datazione tra il I secolo a. C.-I secolo d. C.; Gionta 2005, 30-31, 83 n. 70 inde AE 2005, 99 n. 238 (Naevia Agathe).

106 CIL XIV, 1305 (Naevia); CIL XIV, 1392 (Naevia [---]);CIL XIV, 1393 (Naevia (mulieris) l. Daphne e [Naevi]a (mulieris) l. Fausta); CIL XIV, 1952 (+Nevia Fortunata); CIL XIV, 1387 (Naevia C. C. l. Hilara); CIL XIV, 1246 (Naevia Primigenia e Naevia Venusta); CIL XIV, 1143 (Naevia Sperata); CIL XIV, 4900 (Nae[via? Hermi]one); CIL XIV, 5034 (Naevia Q. l. Ma=Naevia). Cfr. anche l’indagine sui gentilizi ostiensi la quale ha rilevato come esso sia tra quelli tipicamente locali (Salomies 2002, 138-139, 145, 147).

107 CIL XIV, 2357.108 CIL XIVI, 3363.109 CIL X, 5742.110 CIL X, 5718.111 CIL X, 5743.

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 107

112 CIL X, 5619.113 CIL X, 6380.114 Nardini 1922; Lilli 2008, 643 n. 701 con resumé bibliografico.115 D’Isanto 1993, 175-176 n. 221 in particolare per la documentazione capuana.116 CIL X, 803, 804, 828, 8071, 45-46, 8042, 80-81, 8047, 11. A queste vanno aggiunte le attestazioni su i graphio

inscripta (CIL IV, 1607; correzione in CIL IV, 209 ad 1607; 1478), i tituli picti (CIL IV, 475 e 3824) e su anfore (CIL IV, 5866).

117 CIL X, 2760 (Naevia L. f. Arsinoe); CIL X, 2738 (Naevia (mulieris) l. Chreste); CIL X, 2761 (Naevia Felix).118 CIL X, 2762 (Naevia Primitiva e Naevia Veneria); CIL X, 1807 (Naevia Saturnina).119 CIL X, 2776 (Naevia (mulieris) l. Salvia); CIL X, 1604 (Naevia L. l. Secunda); Solin 1987a, 76 inde AE

1988, 85-86 n. 322 (Naevia Cn. f.).120 CIL X, 4096 (Nebia Donata); CIL X, 4236 (Naevia Severa ).121 CIL X, 8072 16 (Naevia) suppelex plumbea; CIL X, 3611.122 CIL X, 3463.123 CIL X, 4800.124 CIL X, 4653.125 Pagano 1980-81, inde AE 1983, 56 n. 187 con datazione al II-III secolo d. C.126 CIL IX, 1808 (Naevia Optata); CIL IX, 1949 (Naevia Quintilla); CIL IX, 1739 (Naevia Sabina); CIL IX,

1897 (Naevia M. l. Viticula).127 CIL IX, 871 (Naevia Allia); CIL IX, 811 (Naevia Successa); Balice 1981, 25 n. 29 inde AE 1983, 68 n. 239

(Naevia Restituta).128 CIL IX, 1360.129 CIL IX, 984.130 Silvestrini 2005, 186-188 n. 4 inde AE 2005, 150 n. 411.131 CIL IX, 6078 116.132 CIL IX, 2610 (Naevia M’. f.).133 CIL IX, 4728 (Naevia (mulieris) l. Antipatra).134 CIL IX, 4087 (Naevia (mulieris) l. Apollonia).135 CIL IX, 3651 (Naevia P[l]aecusa).136 CIL IX, 2221 (Naevia Primigenia).137 CIL IX, 3681 (Nevia Primitiva).138 CIL IX, 3021 (Naevia Severiane).139 CIL IX, 2508 (Naevia Thes[---]).140 AE 1976, 48 n. 177 (Naevia Fortunata).141 CIL X, 434.142 CIL IX, 5166 (Nevia P. l. Crysarium).143 CIL IX, 5753 (Nevia L. l. Flora).144 CIL IX, 5618 (Naevia (mulieris) l. Salvia).145 CIL XI, 5500 (Naevia).146 CIL XI, 4472 (Naevia Sex. l. Melior e Naevia Nymphe).147 CIL XI, 6273 (Naevia Sabina).148 CIL XI, 6402 add. (Naevia Tertulla).149 CIL V, 7565 (Naevia (mulieris) l. Almyris).150 Conti 1998, 159 n. 73 inde AE 1998, 188 n. 488 con datazione al II secolo d. C. (Naevia Victoria); AE 1974,

74 n. 322 (Naevia Victoria).151 Bacci 1974, 87 n. 33 inde AE 1982, 86 n. 331 (Naevia Ias).152 CIL XI, 1988 (Naevia).153 CIL XI, 3288 (Naevia Bassilla).154 CIL XI, 1459 (Naevia Ias).155 CIL XI, 6716, 69.156 CIL XI, 1225 (Nevia); CIL XI, 1223 (Naevia L. f. Secunda).157 CIL XI, 987 (Naevia (mulieris) l. Philumina); CIL XI, 988 (Nevia P. f. Procla).158 CIL XI, 6831 (Naevia Secunda).159 CIL XI, 6712, 288 (Naevia Optata).160 CIL V, 4457 (Naevia Cn. f. Mogetilla).161 CIL V, 3413 (Naevia L. f. Naeviola).162 CIL V, 8425 ([N]aevia L. f. [P]lacida); CIL V, 8295 (Naevia Severina).163 CIL V, 480 (Naevia P. f. Quarta).164 CIL V, 4153 (Naevia Sp. f. Tertulla).165 RE II,1, 1116 s.v. Roscius; Castrén 1975, 213 n. 335.166 Licordari 1982, 32.167 Licordari 1982, 32.168 CIL XIV, 3736.169 CIL X, 2821 (Paccia M. l. Pamphila).170 CIL X, 4315.171 CIL VI, 23734; 6149 (Valeria C. l. Pamphila); 7216 (Minucia (mulieris) l. Pamphila); 7546 (Minucia M. l.

Pamphila); 12168 (Apponia [??] Pamphila); 17644 (Fabri[c]ia (mulieris) l. Pamphila); 22475 (Aqullia M. l.

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108 Manlio lilli

Pamphil(a)); 23351 (Octavia C. l. Pamphila); 23528 (Oppia L. C. l. Pamphila); 23741 ([---]eia (mulieris) l. Pamphila); 24595; 25219 ([Pulpatia M. l. [Pa]mphila]); 28373 (Vateria L. l. Pamphila); 34545 (Calidia L. l. Pamphila); 35092 (Tarentia (mulieris) l. Pamphila); 37708 ((Tae?)mulentla C. l. Pamphila); cfr. Solin 2003, I, 137-138.

172 RE VI, 2, 1154 s. v. Titius.173 Licordari 1982, 44.174 A. Titius L. f. che compare insieme a M. Vergilius M. f. nell’iscrizione CIL XIV, 3451.175 L. Titius Ac[hi]lleus al quale la moglie Mantenia Helpis pone l’iscrizione funeraria (memoriae causa) CIL

XIV, 4038 dal cimitero di S. Alessandro lungo la via Nomentana.176 Titius Martialis che compare insieme a Titia Italia e [Ti]tia Palatina nell’iscrizione funeraria CIL XIV, 1678;

Titia Pyrallis e Titia Vera che compaiono nel codicillo testamentario CIL XIV, 382.177 Titia P. f. su un segnacolo funerario a pigna CIL XIV, 3276.178 T. Titius T. f. Tappo, XXVI vir, figlio di T. Titius T. f. Poppalenus e fratello di Titia T. f. Rufa, nell’iscrizione

di età augustea su tabula magna marmorea CIL XIV, 3945. 179 Tit(ius) Pacatus nell’iscrizione funeraria CIL X, 3008, postagli dai fratelli Tit(ius) Pacatianus e T(itia) Pa-

cata; M. Titius Rufus che pone l’iscrizione funeraria CIL X, 3059, per sè e i suoi parenti e la moglie Valeria Callipolis; Titius Sicillius Saturninus nell’iscrizione funeraria CIL X, 2956, per la moglie Sicillia Procula; Titia Coe[t]onis nell’iscrizione funeraria CIL X, 3009, postagli dal marito Q. Volusius Hermes; Titia Datiba nell’iscrizione funeraria CIL X, 3010, postagli da Coelius Victor f. Gaius; Tittia Festa nell’iscrizione fune-raria CIL X, 3017, postagli dalla madre Pompei(a) Felicitas; Titia Sucessa nell’iscrizione funeraria CIL X, 3012, postagli da Valeria Gemella; i fratelli Titia Lucida e Titius Paestanius nell’iscrizione funeraria CIL X, 3011bis, postagli dai genitori Titius Ingenuus e Iulia Optim[a].

180 P. Titius P. l. Ampliatus, cornicen, nell’iscrizione CIL X, 217, postagli dal contubernalis; P. Titius Viator nell’iscrizione funeraria CIL X, 231, per sè e la contubernalis Allia Casta; la Titia P. l. Chionissa nell’iscri-zione funeraria CIL X, 273.

181 L. Titius [---] nell’iscrizione frammentaria CIL X, 124.182 CIL VI, 6 Indices: 181; Titia Cuclas (AE 1996, 54 n. 124); Titia Primigenia (AE 2004, 95 n. 235b).183 Titia Felicitas (AE 1985: 58 n. 228); Titia Italia (CIL XIV, 1678); [Ti]tia Palatina (CIL XIV, 1678); Titia

Pyrallis (CIL XIV, 382); Titia Vera (CIL XIV, 382); forse Titia (nisi est Titia[n-]) (CIL XIV, 4967 b); Ti[tia Vera] AE 1998: 53 n. 193.

184 Titia P. f. (CIL XIV, 3276).185 Titia T. f. Rufa (CIL XIV, 3945).186 Titia Coe[t]onis (CIL X, 3009); forse da Puteoli Titia Datiba (CIL X, 3010); Titia Festa (CIL X, 3017); Titia

Lucida (CIL X, 3011 bis); T(itia) Pacata (CIL X, 3008); Titia [---] Sperata (CIL X, 3350); Titia Sucessa (CIL X, 3012).

187 Tit(ia) Fl[avia] Quarta (AE 1987: 74 n. 253 i). Titia C. l. Dorcha (CIL X, 4370); forse Tittia Loga (CIL X, 4371); forse Titia Claudiane (CIL X, 4369).

188 Titia Nice (CIL X, 3627); Titia Trofime (CIL X, 3447).189 Titia Aristarche ) CIL X, 1297).190 [Ti]ttia M. f. (CIL X, 5157); Tittia Q. f. (CIL X, 5157).191 Titia Chila (CIL X, 5885).192 Titia L. f. Dafne (CIL X, 6186).193 CIL X, 7604.194 Lilli 2002, 173 inde AE 2004, 139 n. 372; Granino Cecere 2004, 429-430 n. 1. 195 CIL VI, 11091 (M. Aemilius Mundus); 21212 (Liburnia Mundi l. Doris).196 CIL XIV, 1112.197 [--] Agileius Antiochus (CIL VI, 11251); Agileia M[---] (CIL VI, 4737); Agileia Musa (CIL VI, 11251);

Agileia Prima (CIL VI, 11251); Agileia Prima q(uae) e(t) Auguria (CIL VI, 11252); Agileia Secunda (CIL VI, 11251).

198 Cfr. Lugli 1929, X, 33.199 PIR I, 94, n. 653; RE 1, 2615 n. 44; PIR I, 156 n. 819. 200 Hatzfeld 1912, 14.201 CIL VI, 32536 d II, 29 (L. Anton[ius ---]), 2083, 4. 8 (L. Antonius [---ilbu---]), 12026 (L. Antonius Agilis),

11963 bis (L. Antonius Alcimus), 14025 (L. Antonius Anteros), 32526 a II, 18 (L. Antonius Q. f. Augusta-lis), 26154 (L. Antonius Campanus), 30889 (L. Antonius Caricus), 26728 (L. Antonius Charito), 11971 (L. Antonius L. l. Charito), 34049 (L. Antonius Carito), 11980 (L. Antonius Daphnus), 362 ([L.] Antonius L. l. Euthetus), 11990 (L. Antonius Felix), 34444 bis (L. Antonius Flor[---]), 975 VI, 14 (L. Antonius L. l. Lupus), 2628 (L. Antonius Minicianus), 28227 a (L. Antonius Niger), 26993 (L. Antonius Olympicus), 1057 II, 66 (L. Antonius Paulinus), 12030 (L. Antonius Phil[---]), 18803 (L. Antonius Primanus), 15533 (L. Antonius Pri-migenius), 15654 (L. Antonius Primitivus), 2556 (L. Antonius Satinus), 38932 a (L. Antonius Silo), 12014 (L. Antonius Storax), 7949 (L. Antonius Valerianus), 12026 (L. Antonius Vestinianus), 1057 II, 51 (L. Antoni(us) Urbicus); AE 1993, 85 n. 316 (L. Antonius L. f. Blastus e L. Antonius Rufus); Lega 1995, 61-62 n. 5 inde AE 1995, 58 n. 151 (L. Antonius [---]) con datazione al II secolo d. C.; Passalaqua 2001 inde AE 2001, 121 n. 296 (L. Antonius L. et (mulieris) l. Ge[me]llus) con datazione alla fine dell’età repubblicana-gli inizi di quella imperiale.

202 Ricordo: L. Antonius Naso, attivo tra l’età di Galba e quella di Domiziano (RE I, 2634 n. 80; PIR I, 102 n. 681; RE I Suppl., 97 n. 80; PIR I2, 165 n. 854; RE 12 Suppl., 90 n. 80); L. Antonius Saturninus, cos. suff. a.

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 109

82 d. C. (RE I, 2637-2639 n. 96; PIR I, 104 n. 694; RE I Suppl., 97 n. 96; PIR I2, 169-170 n. 874); L. An-tonius Albus, cos. suff. circa a. 102 d. C. (PIR ) ed il figlio omonimo, cos. suff. circa il 132/133 d. C. (RE I, 2614 n. 36; PIR I, 94 n. 643; PIR I2, 155 n. 810; RE VI Suppl., 8 n. 36a; RE 12 Suppl., 88 n. 35a; Valenti 2003, 69-70 a proposito di una villa postulata sulla base della fistula Ephemeris Epigraphica IX, 686) A questi vanno aggiunti i meno rilevanti L. Antonius Capito (RE I, 2615 n. 42), L. Antonius Expectatus (RE I, 2616 n. 51; PIR I2, 157 n. 825), L. Antonius Firmus (RE I, 2618 n. 56; PIR I, 96 n. 661; PIR I2, 158 n. 830) e L. Antonius Proculus (PIR I2, 169 n. 867).

203 CIL XIV, 4090 24.204 CIL XIV, 3062.205 CIL XIV, 3061.206 CIL XIV, 296 (L. Antonius Epitynchanus, lictor dec(uriae) curiatiae quae sacris publicis apparet q q collegi

fabrum tignuariorum ostis sevir aug in provinc Narbonensi colonia Aquis Statiellis), forse il medesimo personaggio ricordato in CIL XIV, 4695 ([L. Antonius ?] Epi[tynchanus?]) CIL XIV, 4695 [L. Antonius ?] Epi[tynchanus?]. dai pressi del tempio di Vulcano; CIL XIV, 582 (L. Antonius Euvelpistus); CIL XIV, 297 (L. Antonius Peculiaris, sev aug q q col fab Ost); CIL XIV, 585 (L. Antonius Symphorus); CIL XIV, 210 (L. An-tonius Theodorus); CIL XIV, 251 II 21. VIII 37 (L. Antonius Valentinus nell’ordo corporatorum lenuncularior tabularior auxiliar ostiensium); CIL XIV, 4378 (L. Antonius Leo); CIL XIV, 4562, 2a (L. Antonius Sotericus nei fasti et alba augustalium). CIL XIV, 4562, 2a (L. Antonius Sotericus nei fasti et alba augustalium); AE 1972, 19 n. 48 (L. Antonius [H]ermeros); Barbieri 1975, specialmente 301-302 e 333 inde AE 1975, 43-44 n. 136 (L. Antonius Eglectus).

207 CIL X, 2582.208 CIL X, 1762.209 Kesel 1988, 197 n. 8 inde AE 1988, 91 n. 343.210 CIL X, 3377.211 CIL X, 3525.212 CIL X, 8056 35.213 CIL IX, 75.214 CIL IX, 76.215 CIL IX, 1743.216 CIL XI, 6712 44.217 CIL XI, 1757.218 CIL XI, 5450 bis.219 CIL V, 2194.220 CIL V, 8821.221 CIL V, 8247.222 CIL V, 4365.223 Boscolo 2005, inde AE 2005, 206 n. 619 riferita al II secolo d. C.224 Bassignano 1997, 197 n. 59 inde AE 1997, 220 n. 624 con datazione alla prima metà del I secolo d. C.225 CIL V, 5507.226 CIL V, 5102.227 Solin 2003, I, 627 s.v. Ionicus.228 CIL VI, 18465; 19689; 19690; 19691; 35906; 12202; 13654; 18156; 19000; 34882; 37665; AE 1973, 17 n.

44 (Ulpius Ionicus); Graziani 2001 inde AE 2001, 140 n. 373 ([---iu]s Ionicus) con datazione al II secolo d. C.229 CIL XIV, 2676.230 CIL XIV, 2351.231 CIL X, 746.232 CIL X, 5223.233 CIL X, 8059 68.234 Branchesi 2001, 73-81 inde AE 2001, 290 n. 914 con datazione al II secolo d. C.235 CIL XI, 2370.236 CIL XI, 1063.237 CIL V, 153.238 CIL V, 3414.239 Camodeca 1982, 105, 128, 157, 159; Cébeillac Gervasoni 1986, 67 nota 6.240 Gran(i) (CIL X, 2485); Granius Longinus (CIL X, 1782 6); Granius Marcianus (CIL X, 2607).241 Q. Granius Atticus (CIL X, 1783 2); Q. Granius Augustalis (CIL X, 2484); Q. Granius Epaphroditus (CIL

X, 2187); Q. Granius Q. l. Menophilus (D’Ambrosio 1987 inde AE 1988, 81 n. 307 con datazione al I secolo d. C.).242 Grania A. l. Clara (CIL X, 8192); Grania Menusa (CIL X, 2651); Grania Pistis (CIL X, 2486); Grania

Primigenia (CIL X, 2487); Grania Prisca (CIL X, 2488); Grania Veneria (CIL X, 2489).243 A. Gran[---] (CIL X, 2485).244 C. Granius C. f. (CIL X, 1781 3, 18). 245 [--] Granius [---] (CIL X, 8191).246 Grania Auge (CIL XIV,1095); Grania (mulieris) l. Helena (CIL XIV, 707); Grania Maximilla (CIL XIV,

1096); Grania Tertull[---] (CIL XIV, 3595); Grania P. (mulieris) l. Aphelia (CIL XIV, 4949); [G]rania Aphrodisia (sic traditur) (CIL XIV, 4950); Grania Faentina (CIL XIV, 5003); Grania Tryfeneiola (CIL XIV, 5003); Grania Tyrannis (CIL XIV, 4951).

247 A. Granius Attici l. Acestes (CIL XIV, 361); A. Granius Atticus (CIL XIV, 360. cfr. 361); A. [G]ranius Attici

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110 Manlio lilli

l. Aces [tes] (CIL XIV, 4563, 1a); [?A. Gra]nius Atticus (CIL XIV, 4563, 1a); 248 C. Granius C. fil. Maturus (CIL XIV, 362. 363. 364 e, forse, Bloch 1953, 297 n. 62 inde AE 1988, 59 n.

212adn); C. Granius Rufus (CIL XIV, 362); C. Gr[anius C. f. Maturus?] (CIL XIV, 4458); [C.] Gr[ani]us C. f. [Maturus?] (CIL XIV, 4651); [C. Granius C. f.] Maturus (CIL XIV, 4715).

249 L. Granius Celsus (CIL XIV, 362). 250 Sex. Granius Sex. l. Silo (CIL XIV, 1094). 251 P. Granius P. A. l. Antiochus (CIL XIV, 4949).252 Granius Faustus (CIL XIV, 1095). 253 [-? Granius?] Castus (Eck & Weiss 2001, 253-260 inde AE 2001, 206 n. 620).254 Sex. Granius Primus e Grania Epyre (CIL X, 6542).255 [Gr]ania Secunda CIL X, 6024 add. 256 Granius [---] (CIL IVC, 45).257 [--] Granius Abinn[--] (CIL IVC, 63).258 C. Granius C. f. Rufus (CIL IV, 2117, 2118).259 L. [G]ranius Restitutus (CIL IV, 2062).260 Sex. Granius Numenius (Camodeca 1985-86, 6, 12, 16, inde AE 1988, 87 n. 327). 261 Q. Granius (CIL X, 8067 9); Q. Granius Lesbius (CIL IVC, 15); Q. Cranius Verus (CIL X, 8058 18); Q. Gra-

nius (CIL X, 8067 9) su pondus ex lapide calcareo. 262 M. Granius M. f. Kanus (Mancini 1995, inde AE 1995, 105-106 n. 313 con datazione, forse, alla prima metà

del I secolo d. C.).263 Camodeca 1990, 128-130, 134, 143, inde AE 1990, 72 n. 222.264 Granius Zoilus (CIL X, 2651 a Puteoli).265 M. Granius Marcianus (CIL X, 3699 1, 36). 266 Q. Granius Chorinthus (CIL X, 3699 1, 41); Q. Granius Gemellus (CIL X, 3699 1, 35. 2, 19); Q. Granius

Ianuarius (CIL X, 3699 1, 43).267 N. Grani[---] (CIL X, 1403 b 5).268 Q. Granius Q. l. Celer (CIL X, 1403 a 2, 3); Q. Granius Verus (CIL X, 8058 18 su instrumentum domesticum).269 L.Granius [---] (Pagano 1992, 191 inde AE 1992, 94 n. 286d). 270 Granius Iulianus, veteranus (CIL X, 3513).271 P. Gran[ius] Felix (CIL X, 8059 186) su signaculum dal Museo di Napoli.272 Grania P. f. (Cébeillac Gervasoni 1986, 64-69, inde AE 1986, 42 n. 153).273 CIL X, 1234.274 Cn. Granius Felix (CIL VI, 8877).275 Olus Grani[us ---] (CIL VI, 19072).276 CIL VI, 453.277 Q. Granius Aelianus q(ui) et Gentilis (CIL VI, 19074); Q. Granius Aether (CIL VI, 8412); Q. Granius Q. l.

Argonas (CIL VI, 19077); Q. Attius Graniu[s] Caelestinus c. v. (CIL VI, 1143); Q. Granius Cosmus (CIL VI, 19080); Q. Granius Epaphroditus (CIL VI, 22546); [Q.] Granius Q. l. Eutactus (CIL VI, 760); Q. Granius E[u]tyches (CIL VI, 19088); Q. Granius Fortu[natus] (CIL VI, 19084); Q. Granius M. f. Labeo (CIL VI, 3521); Q. Granius Marsuas (CIL VI, 5419); Q. Granius Martius (CIL VI, 19088); Q. Granius Medicus (CIL VI, 19089); M. Cran[i]us (sic) M. l. Menocrates (CIL VI, 35391); Q. Granius Nestor (CIL VI, 5546); Q. Granius Q. l. Pinax (CIL VI, 19092); Q. Granius Rufinus (CIL VI, 23093); Q. Granius Scymnus (CIL VI, 19074); Q. Granius Symphorus (CIL VI, 35392); Q. Granius Tripo (sic pro Trypho?) (CIL VI, 19094); Q. Granius [Z]oticus (CIL VI, 27280).

278 P. Granius Clementianus (CIL VI, 19079); P. Granius Amandus (CIL VI, 19075 bis); P. Granius P. f. Dio-tus (aic trad.) (CIL VI, 35390); P. Granius P. l. Felix (CIL VI, 975 V, 10); P. Granius Felix minor (mulie-rum dearum) mulierum (SIC!) libert. (CIL VI, 19083); P. Granius Onesimus (CIL VI, 19075); P. Granius A. l. Philargurus (CIL VI, 19091); P. Granius Phoebus (CIL VI, 606); P. Granius G. l. Speratus (CIL VI, 5906=19093); P. Granius Theodorus (CIL VI, 11929); P. Granius Vitalis (CIL VI, 19075).

279 Granius Carus (CIL VI, 19081); Granius Corinthianus (CIL VI, 5951); Granius Euhelpistus (CIL VI, 19081); Granius Iulius Herma (CIL VI, 19086); Granius Herma (CIL VI, 19086); Granius Hermes (CIL VI, 19085); Granius Esychus (CIL VI, 19104); Granius Onesimus (CIL VI, 19090); Granius Salvius (CIL VI, 35393). A questi va aggiunto [--] Granius (mulieris) l. Eros (CIL VI, 7715).

280 L. Granius L. l. Andronicus (CIL VI, 19076); L. Granius L. lib. Barnaeus (CIL VI, 19078); L. Granius Diogenes (CIL VI, 4130); L. Granius [Eut]yches (CIL VI, 19082=32283); L. Cranius (sic) Felix (CIL VI, 37606); L. Granius Strato (CIL VI, 200 III, 46); L. Granius L. l. Victor (CIL VI, 32526a III, 30); L. Granius Amandus, L. Granius Diadumenus, L. Granius Martialis (Ionta 1985, inde AE 1987, 28 n. 84).

281 M. Granius Niger (CIL VI, 6922; M. Granius Serenus (CIL VI, 2700, 32520 IV, 37) (idem); M. Granius Vita-lio (CIL VI, 2010 II, 7).

282 C. Granius Hilarus (CIL VI, 399); C. Granius C. f. Priscus (CIL VI, 32526 a I, 26); C. Granius Proculus (CIL VI, 32520 VI, 27).

283 M’. Granius Crispus (CIL VI, 35395); M’. Granius M’. l. Logus (CIL VI, 35395).284 Sex. Granius Sex. f. (CIL VI, 35389); Sex. Granius (mulieris) l. Marcio (CIL VI, 19087).285 A. Granius Philomusus (CIL VI, 7459 a, 7); A. Granius M. l. Stabilio=Olus Granius (in carmine) (CIL VI, 3211).286 M. Granius M. f. Dexter (CIL X, 7407) da Thermae Himeraeae, in Sicilia287 L. Granius Corinthus (CIL IX, 125); Grania Sex. f. (CIL IX, 139). 288 Q. Granius (CIL IX, 466).

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 111

289 Grani[a] Gemela (CIL IX, 708).290 Q. Granius Q. l. Acceptus (Barbieri 1997-98 [1999], inde ae 1998, 146-147 n. 379 con datazione alla fine

del I secolo d. C. o poco dopo).291 Sex. Graius harispex (CIL XI, 2345); Sex. Graius Capito Sex. f. (CIL XI, 2346; riedita da Pack 1991, 193-

200 n. 1 inde AE 1992, 170 n. 581 con datazione alla fine del I secolo a. C.-inizi del I secolo d. C.); Sex. Graius Sex. f. Arn. Ferox (CIL XI, 2347); Sex. Graius Sex. f. Hispanus (CIL XI, 2207).

292 Q. Granius Sex.(aut M.) f. Proculus Calpurnia natus (CIL XI, 2206 add).293 L. Graius A() (an A., sc. f.) (CIL XI, 7204).294 Grani[us] Grania[e] lib. Titius (CIL XI, 1473).295 L. Granius Pudens (CIL XI, 2596).296 A. Granius Gemellus su instrumentum domesticum (CIL XI, 6712, 205).297 [L.] Granius Apollonius, L. Granius Crescens, L. Granius Primigenius (CIL V, 1009); cfr. anche Q. Granius

Priscus su tegola bollata (CIL V, 8110, 90); Grania Secunda (CIL V, 1009).298 L. Granius Felix (CIL V, 2418).299 Q. Granius Phosphorus (CIL V, 8698).300 Q. Granius Optimus (CIL V, 3001); Grania Morp[---] (CIL V, 3027).301 C. Granius C. f. (Solin 1987b, 130-133 inde AE 1987, 125 n. 455 con datazione all’età augustea o giulio-

claudia).302 M. Granius Ursio (CIL V, 2636); Grania M’. f. [--]nda (CIL V, 2636); Grania M. l. Aphrodisia (CIL V,

2515); Grania M. l. Romana (CIL V, 2636); Grania M. f. Secunda (CIL V, 2637).303 Gran(ia) Seren(a) (CIL V, 385).304 Grania Bocchis (CIL V, 2086).305 CIL IX, 2353.306 Q. [G]ranius P. l. Epimachus (CIL IX, 3818).307 CIL XI, 5264.308 Braconi 2003, inde AE 2003, 55 n. 109.309 CIL XI, 8107=(Granius) CIL XI, 6689, 119.310 L. Graius (CIL XI, 1147 II 100); L. (praen. Om. II 22 70) Granius Priscus (CIL XI, 1147 II, 98). 311 P. Granius P. l. Hyla (CIL V, 7787).312 Grania Prima (CIL V, 7678).313 Licordari 1982, 30.314 Laberia Hilaritas e Laberia Marcellina nell’ iscrizione funeraria CIL XIV, 1216 dalla proprietà suburbana

Pacca.315 L. Labe[---] nell’iscrizione CIL XIV, 3353 da Praeneste su soglia di travertino, litteris magnis et bonis.316 Laberia Pallas che compare in sigillo aeneo CIL XIV, 4119 1.317 L. Laberius Secundus che compare su tegola CIL XIV, 4090 15 dalle vicinanze del monastero di Grottaferrata.318 Attestati anche L. Laberii con L. Laberius Maximus, forse figlio del Laberius Maximus procurator Vespasia-

ni in Iudea e paefectus annonae a. 80, nell’iscrizione onoraria CIL XIV, 2097 e i M. Laberii con M. Laberius C. f. nell’iscrizione CIL XIV, 2093 tempestatibu[s].

319 CIL XIV, 4177.320 Presenti anche i C. Laberii con C. Laberius Vict[---] CIL XIV, 571 nell’iscrizione funeraria posta da L. An-

nius L. (mulieris) l. Fel[---] nella quale compare insieme a Laberia [---].321 CIL XIV, 1215.322 CIL X, 8043 2.323 Lab[eri]us Charito nell’iscrizione funeraria CIL X, 5483 per la moglie Laberia [---]; Labe[ria] Felicit[as]

nell’iscrizione funeraria, frammentaria CIL X, 5557. 324 C. Laberiu[s Q]uartinus, VII [vi]r epul(onum) nell’iscrizione imperiale CIL X, 5824, datata al 173.325 C. Laberius Myrismus nell’iscrizione funeraria CIL X, 6157, postagli dalla moglie Acilia Felicissima.326 L. Laberius Marcianus nell’iscrizione funeraria CIL X, 2634, dal territorio di Puteoli, postagli dal fratello

Sex. Patulcius Hermes; Laberius Tatianus nell’iscrizione funeraria CIL X, 3135, da Puteoli, postagli dalla moglie Ulpia Ianuaria; Laberia Fusca nell’iscrizione funeraria CIL X, 1725, da Puteoli, nella quale figura insieme al marito C. Septimius C. f. Libo e alla liberta Septimia Amarantina.

327 Laberia Gamacine nell’iscrizione funeraria CIL X, 4199, postagli dal marito M. Vitronius Paulus; CIL X, 8054 9 (Ti. Lab[---]).

328 CIL X, 8054 9 (Ti. Lab[---]). 329 C. Laberius che compare nella lista forse senatora CIL X, 44 add; L. Laberius L. l. Optatus nell’iscrizione

funeraria CIL X, 60 sua e della moglie Clutoria L. f. Quarta.330 Laberius, che compare come nutritor nell’iscrizione frammentaria CIL X, 189.331 C. Laberius Felix, sev(ir) aug(ustalis) nell’iscrizione funeraria CIL IX, 3684, postagli dal padre C. Laberius

Sabinianus; L. Laberius P. l. Lupus nell’iscrizione funeraria CIL IX, 3730, postagli dalla nutrice Pompulla Nemaesis.

332 Laberia (mulieris) l. Posi[ll]a nell’iscrizione frammentaria CIL IX, 2734.333 RE 14, 2, 1535-1537 s.v. Marcius; Castrèn 1975,m 188-189 n. 241; D’Isanto 1993, 167-168 n. 202 per la

documentazione campana.334 CIL III, 7223a=I2, 2251 (C. Marcius C. l. Trupho).335 Camodeca 1982, 131.336 CIL XIV, 256 328.

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112 Manlio lilli

337 CIL X, 8059 187.338 CIL IX, 6321.339 AE 1987, n. 397e) e f)?.340 CIL V, 8860.341 PIR II, 355 n. 279; RE 14,2, 2210-2211 n. 3.342 CIL V, 1812.343 CIL VI, 6, I Indices, 128; AE 1993, 79 n. 276 (C. Matius Probus).344 CIL XIV, 2169.345 CIL IVC, 58.346 Donati 1971, 70-74 n. 1, inde AE 1972, 45 n. 148.347 CIL IX, 4119.348 CIL XI, 4825a.349 CIL XI, 6798 . 350 CIL XI, 3967.351 C. Mulvius Iustus in CIL VI, 22627; C. Mulvius Placidianus in VI, 32520 VI, 5.352 M. Mulvius M. [f. ---] in CIL VI, 37184; M. Mulvius Severus in VI, 6880.353 Cn. Mulvius Trophinus in Eck & Pack 1980, 499 n. 7 inde AE 1980, 25 n. 67.354 P. Mulvius Athenodorus in CIL VI, 35875.355 Sex. Mulv[ius ? ---]a[-c.2-]om[---] VI, 22626 con revisione in Solin 1987b, 135-136 inde AE 1987, 20 n. 56

(Sex. Mulv[ius Se]x [l.] A[u]tomat(us)).356 Mu[lvia ? Sp ?]hraci[s ?] in CIL VI, 22626 con revisione in Solin 1987b, 135-136 inde AE 1987, 20 n. 56

(Mu[lvia A]nthraci [s]); Mu[l]via Iucunda in VI, 11002; Mulvia Iusta in CIL VI, 22627; Mulvia Hilara in CIL VI, 5914.

357 CIL V, 8110 252.358 CIL V, 2654 (Mulvia Sex. f. Maxsu[ma]).359 CIL V, 2117 (Mulvia T. f. Severa).360 CIL V, 2076 (Mulvia Iucunda).361 CIL V, 4676.362 CIL V, 1830.363 CIL V, 2808.364 CIL V, 2999.365 CIL V, 2868.366 Cresci Marrone 2005, 320 tab. n. 33 con datazione alla fine della repubblica, inde AE 2005: 203 n. 608.367 CIL V, 1052 b,37.368 Lettich 2003, 275 n. 383 con datazione alla prima metà del I secolo d. C. inde AE 2003: 223-224 n. 685. 369 CIL V, 1036.370 RE 4, 1249 s.v. Cornelius, Castrén 1975, 157-158 n. 129; D’Isanto 1993, 111-114 n. 106 in particolare per

la documentazione capuana.371 CIL VI, 6, II Indices, 341.372 CIL XIV, 1797 (Ulpia Thallus[a]); forse 1362 (Minucia Thluse, sic); 904 (Decia Thallusa); 828 (Attia Thal-

lusa); 657 (Aurelia Thallusa).373 CIL X, 5383 (Terentia Thallusa); 5384 (Terentia Tallusa); 5506 (Papinia Thallusa).374 CIL X, 2311 (Cocceia Thallusa); 2661 (Lollia Thallusa); 2765 (Helvia Cn. l. Thallusa); 2783 (Novia

Fl(avia) Thallusa).375 CIL X, 7661 (Iu[n]ia Thallusa); 7663 (Iunia Thallusa).376 CIL X, 1699 (Sulpicia C. l. Thallusa).377 CIL V, 1928 (Iulia Nigella Thallusa).378 CIL V, 2944 (Domitia (mulieris) l. Thallusa); 2983 (Valgia Thallu[sa]).379 Wiseman 1971, 229 n. 159, 268 n. 452; PIR III, 66 n. 209 ; cfr. Licordari 1982, 25, 57.380 PIR II, 30 n. 180 ; RE 5, 1860 ad Durmius. 1); PIR III, 65-66 n. 209.381 CIL VI, 3, 17079.382 Solin 2003, III, 810 s.v. Philodespotus.383 CIL VI, 38296.384 CIL XIV, 2627; Valenti 2003, 190.385 CIL X, 6582; Lilli 2008, 150, 588 fig. 342, 595 n. 561, 112.386 PIR III, 468-469 n. 600 con riferimenti alle fonti epigrafiche alle quali va aggiunta un’iscrizione da Aqui-

no (Giannetti 1973, 476). In questo personaggio Balty ha proposto di identificare il [--- Um]mmidio [---] di un’iscrizione onoraria, datata al 52 d. C., apposta in un monumento rilevato presso la porta nord del recinto di Apamea sull’Oronte (Balty 2000, 460-468).

387 Varro l. l. III, 3, 9.388 CIL XI, 3485.389 CIL XI, 3047.390 CIL VIII, 16548.391 CIL VI, 16908; 5728; 5742; 7922; 8103; 11674; 12063; 13477; 14675; 16401; 16662; 17664; 21912; 22107;

22384; 22699; 23378; 25840; 28734; 38340; AE 1991, 50 n. 144 (Philumina), 52 n. 154 ([---] M. l. Philumi-na).

392 CIL VI, 6, II Indices, 309 ai quali vanno aggiunti: AE 1971, 19-20 n. 41 (Attia Q. l. Philumina); AE 1972,

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 113

9-10 n. 14 (Numitoria C. l. Philumina); AE 1988, 29 n. 98 (Philumene); AE 1990, 18 n. 41 (Maria Philu-mena); AE 1995 53 n. 137 (Magulnia L. et (mulieris) l. Philumene); Fresi 2001, inde AE 2001, 130 n. 330 (Cocceia Philumene).

393 CIL XIV, 2531 (Philumina) “... rep. in sepulcro antiquo ad viam, quae a Marino Tusculum ducit”.394 CIL XIV, 3879 ([? Philu]mina).395 Quilici 1974, 875-876 n. 802 inde AE 1974, 46 n. 222 (Puupia L. l. Philumina).396 CIL X, 5948 (Philu[mina]) “in pavimento ecclesiae cathedralis”.397 CIL X, 5458 (Calavia Q. l. Philumina).398 CIL X, 6045 (Minia M. l. Philumina).399 CIL X, 3970 (Flavia C. l. Philumina); 4174 (Hordionia Q. l. Philumina); 4277 (Parvilia C. l. Philumina);

4289 (Plania Philumina).400 CIL X, 4251 (Carania C. l. Pilumina).401 CIL X, 1154 (Velleia (mulieris) l. Philumina).402 CIL X, 2246 (Caudia C. l. Philumina).403 CIL IX, 1870 ([--- P]hilumina).404 CIL IX, 1431 (Lafria Q. l. Philumina).405 CIL IX, 6130 (Octavia M. l. Philumina).406 CIL IX, 3491 (Staclena Q. l. Philumina).407 CIL IX, 3989 (Flavia (mulieris) l. Philumina).408 CIL IX, 5493 (Seiana T. l. Philumina).409 Bernardelli Calavalle 1995, 115 n. 46 inde AE 1995, 154 n. 478 (Titedia C. l. Philumina).410 CIL XI, 3966 (Cornelia M. [l.] Philumina).411 CIL XI, 7214.412 CIL IX, 987 (Naevia (mulieris) l. Philumina).413 CIL V, 7764 (Octavia (mulieris) l. Philumina).414 CIL V, 2265 (Seia M’. P. l. Philumina).415 CIL XIV, 1159 (Orbia Philumene).416 CIL X, 5233 (Flavia Philumene).417 CIL X, 2309 (Iunia Philumene); AE 1974, 55 n. 250 (Claudia Philumene).418 CIL IX, 4920 (Philumene Brutti Praesentis serv).419 CIL IX, 3434 (Illyrica Philumene).420 AE 1989, 68 n. 233 ([Philu]mene).421 AE 1975, 87 n. 355 (Flavia Philumene).422 CIL XI, 847 (Appeiena C. f. Philumene).423 CIL XI, 767 (Musia T. l. Philum[ene]).424 CIL V, 4712 (Salvia C. f. Philumene).425 CIL X, 5876 (Hateria l. l. Filumina).426 AE 1988, 64 n. 228 (Veturia Philu[mene]).427 CIL X, 7521 (Aviena Philumena).428 AE 1975, 72 n. 270 (Venedia L. l. Philum[ena]).429 CIL V, 5890 (Trebia C. f. Philumena).430 CIL IX, 4091 (Sabinia Filumene).431 CIL IX, 2969.432 Beloch 1926, 176, 178, 211 e, specialmente, tav. I f.t.; in precedenza un’ipotesi analoga era stata formulata

da Nibby 1919, 185.433 Volpi 1732, 118 (... Cynthiani (qui locus olim agri Lanuvini pars fuit)”), Xv (“Cynthianum oppidum, quod

in Agri Lanuvini parte situm est”), 125 (“In Cynthiano quoque oppido, quod Agri olim Lanuvini parte fuisse diximus”).

434 Relativamente ai Colli Albani vd. le sintesi di: Tortorici 2004; Valenti 2003, 166-172.435 Shatzman 1975, 327, 446 tab. III, 455 tab. IV (P. Clodius Pulcher), 36 nota 85, 356, 448 tab..III, 456 tab.

IV (C. Iulius Caesar), 449 tab. III, 456 tab. IV, 364 (C. Iulius Caesar (Augustus)), 371, 449 tab. III (L. Iulius Caesar).

436 Lilli 2002, 145 n. 10, 153 fig. 88, 154 fig. 91, 163 fig. 104, 165 fig. 106, 244 e 246 n. 54.437 Lilli 2002, 94, 96-98, 279-280 n. 66, 281-282, 284 e 286 n. 67, 291 fig. 304, 292 fig. 305, 293 figg. 306-308,

294 fig. 309-310, 295 figg. 311-312, 296 fig. 313, 297 fig. 314, 298 figg. 315-317, 299 fig. 318, 369 tav. I.438 Lilli 2002, 96-97, 293-294, 297, 299, 300-301, 302, 303 fig. 324, 304-309, 310 fig. 336, 311 figg. 337-340,

312 figg. 341-342 n. 70439 Lilli 2002, 96-98, 308, 310, 312, 313 fig. 343, 314-325 n. 71. 440 Tac. hist. III, 36, 2 (ed. Le Bonnec & Hellegouarc’h 1989, 103); Andermahr 1998, 50, 489-490 n. 590.441 Lenzi 2000, 157, 168-169 n. 21, fig. 44 f.t. per i resti visibili prima delle indagini degli istituti nordici (1998-

2002); Bilde 2003; Bilde 2004; Bilde 2006, 203-205. 442 Lilli 2002, 99, 353, 355, 357 n. 84, 358 fig. 412, 359 fig. 413, 360 figg. 414-416, 361 fig. 417.443 CIL XV, 7842.444 CIL XV, 7828.445 Licordari 1982, 16; Salomies 1996, 36 nota 19 per l’ipotesi dell’esistenza di una villa del personaggio nel

territorio aricino. 446 PIR II, 364-365 n. 342; RE 15,1, 626-636 n. 29; PIR V2, 249-253 n. 468; Andermahr 1998, 50, 337-338 n. n.

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114 Manlio lilli

335. 447 RE I, 490 n. 29; PIR I, 14 n. 113; PIR I2, 24 n. 149, 308 n. 1497; Andermahr 1998, 50, 133-134 n. 10 la quale

ne fa oscillare il riferimento topografico tra Aricia e l’ager albanus.448 Licordari 1982, 9-57, in particolare 13-15, 18-20, 52-57; Cebeillac Gervasoni 1998, 241, 246; Wiseman

1971, 28 per l’interrelazione esistentente tra numero elevato di senatori originari di Aricia in età repubblicana e imperiale, e vicinanza al tracciato della via Appia e dunque possibilità di raggiungere rapidamente Roma.

449 Sommella 1988, 109-123. Prescindendo dal problema della legge-quadro dalla quale dovettero trovare ispirazione gli statuti locali (resumé sull’argomento con relativa bibliografia in, Amodio 1998), fondamentali sulle “lotte politiche e rinnovamenti urbanistici” rimangono. Gabba 1972; Gabba 1976; Gros 1990; Gabba 1991; Crawford 1998; Laffi 1998.

450 Lilli 2002, 67-69, 70 fig. 22, 163, 170-173 n. 18, 174 fig. 120, 175 fig. 121, 176 figg. 122-123, 177 figg. 124-125, 178 fig. 126, 179 fig. 127, 180 figg. 128-129.

451 Lilli 2002, 69-70, 177-178 n. 20, 182 fig. 132, 183 figg. 133-134, 184 fig. 135.452 Lib. Col. 230, 10: “… oppidum. Lege Sullana est munita …” (ed. Blum et alii 1848); cfr. Chouquer et alii 1987,

71, 248 fig. 81, 249; Lilli 2002, 38-39.453 Lilli 2002, 73-74, 190, 192-194, 200 n. 30, 201 figg. 166-168, 202 fig. 169, 203 figg. 170-172454 Lilli 2002, 73, 185 n. 25, 186-187 nn. 26-27, 194 fig. 149, 195 figg. 150-151, 196 figg. 152-153.455 Lilli 2002, 70-71, 72 figg. 23-24.456 Guidoboni 1989, 590-591 a proposito di quelli dell’83 e del 72-70 a. C.; Quilici & Quilici Gigli 1995, 532 a

proposito degli interventi, causati dai sismi della seconda metà del II secolo a. C., al grande santuario fuori la porta di Tusculum (restauro del terrazzamento primitivo e costruzione del criptoportico e del ninfeo).

457 Ratti 1797, 96-98, specialmente 98 con nota 1 nella quale il Gienzani del testo viene corretto in Genzani. Contra Lucidi 1796, 309.

458 A titolo esemplificativo vd. i complessi: di c.da Vagnere, sia quello con recinto in opera incerta (Lilli 2001, 61-66 n. 61; Lilli 2008, 702-704 nn. 850-853) che l’altro con muro di terrazzamento in opera reticolata (Ghini 1995, 483, 494 fig. 1, 2; Lilli 2001, 15 fig. 10, 60-61 n. 17a; Attenni 2002, 17, 19 figg. 14-15, 20, 23, tav. f.t. n. 2; Lilli 2008, 705 nn. 856-857); presso il cimitero comunale di Lanuvio (Lilli 2001, 12, 15 fig. 10; Attenni 2002, 17, 85-86 allegato I; Lilli 2008, 708 nn. 867-869); di Monte Cagnoletto (Lilli 2001, 69-72 n. 20; Lilli 2008, 625-627 nn. 648-651).

459 Ricordo gli impianti: in area artemisia di Font.na S. Antonio (Lilli 2008, 382-385 n. 155) e Acqua Palomba (Lilli 2008, 391-393 n.n 169-170); a nord-est del centro urbano di Madonna degli Angeli (Lilli 2008, 602-607 nn. 570-589); e ancora quelli di Rioli (Lilli 2008, 675-677 nn. 791-797), di Civitana (Lilli 2008, 930-933 nn. 1326-1337) e di mercatura (Lilli 2008, 978-980 nn. 1439-1441).

460 Lanciani CVatLat. 13045: 216 v. con uno schizzo dell’infrastruttura con navate da 16 m in lunghezza e 3,4 m in larghezza, inde Buonocore 2001, 196; Lilli 2002, 98-99 con fig. 35.

461 Aereofototeca, F. 150, str. 28, ril. A.M. del 1938, neg. 2943; str. 77, ril RAF del 13-02-1944, neg. 193677.462 L’interpretazione proposta da Lanciani mss. 85/2, 33, risulta seguita recentemente da: Chiarucci 2000, 180

fig. 1, 48; Attenni & Premutico 2001, 272; Bilde 2004, 9.463 Aereofototeca, F. 150, str. 20 ril. AM del 1938, neg. 2971; F. 150 Str. R, ril. ETA del 1959, negg. 83029-

83031; F. 150, str. 26, ril. ETA del 1959, neg. 101883.464 Aereofototeca, F. 150, str. 20, ril. AM del 1938, neg. 2971; F. 150, str. 77, ril. RAF del 13-02-1944, negg.

193677-193678; F. 150, str. R. ril. ETA del 1959, negg. 83029-83031; F. 150, str. 26, ril. ETA del 1959, neg. 101883; F. 150, str. 15, ril. SAF del 25-02-1961, negg. 23356-23357; F. 150, str. 91, Ril. AM del 27-05-1974, negg. 291263-291264.

465 Sulla non esatta corrispondenza tra la presenza del genetivo sulle fistulae e il proprietario tra il propretario della fistula e di conseguenza il proprietario dell’acqua che vi scorreva e quindi anche il proprietario del terre-no al quale la fistula conduceva vd. Bruun 2003, 486.

466 PIR III2, 59-61 n. 182; Setala 2002, 192-195. Per la localizzazione delle figlinae nella zona in Mugnano in Teverina, presso Orte, vd. Gasperoni 2003, passim; Lo Cascio 2005 nota 4, 98; Gasperoni 2005; Filippi & Stanco 2005, 171-177, 192-193. Sulla documentazione epigrafica, ad esclusione dell’instrumentum domesti-cum vd. Gregori 2008.

467 PIR II, 280-282; PIR V2, 49-51 n. 216, 309 n. 692; Andermahr 1998, 322 n. 301.468 Lugli 1957, I, 514-518, in particolare 515 con riferimento alla fase primitiva nella quale “il materiale late-

rizio è … ricavato da tegole rotte …”; Adam 1990, 151-154; Giuliani 1990, 180-181 (muature ordinarie con cinture), 183.

469 Poulsen 2003, 275; Hermannsen 2004.470 Plin. nat. XIV, 64; XVII, 213 su cui vd.: Tchernia 1986, 324-325; Lilli 2002, 36.471 Lanciani mss. 85/2, 33; Chiarucci 2000, 180 fig. 1, 41; Attenni & Premutico 2001, 272; Bilde 2004, 9.472 Più propriamente sembra trattarsi di reticolato e fasce di tegole documentato in ambito tuscolano (Valenti

2003, 59 che ne propone alla seconda metà del I secolo a. C.) nel grande santuario immediatamente al di fuori della porta di Tusculum (Quilici & Quilici Gigli 1995, 531 con riferimento cronologico “già a partire da poco prima della metà del I secolo a. C.) e al Barco Borghese (Valenti 2003, 230-236 n. 426).

473 Lenzi 2000, 157, 168-169 n. 21.474 Lugli 1919, 187-195, seguito da Riera 1994, 365-366; contra Ghini 1984, 49-58, la quale riporta esclusiva-

mente i pilastri lungo il lato breve meridionale.475 De Rossi 1967, 18, 21, 22 figg. 14-16. 476 De Rossi 1979, 42-44 n. 48.

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 115

477 Lilli 1999, 26 fig. 3, 28, 29 figg. 6-7, specialmente 30-35.478 Lanciani CVatLat. 13045, 216 v. inde Buonocore 2001, 196.479 Lanciani CVatLat. 13045, 249 inde Buonocore 2001, 212; Carta Rosa: inv. 953 (cass 8/1 cart. B), dis. 28,

relativamente al monumento più orientale; Lilli 2001, 8 fig. 2, 10 fig. 3, 11-12. Riferimento al sepolcro più meridionale in: Nibby 1819, 185; Nibby 1849 2, II, 113; Nibby 1849, III, 559.

480 Quilici 1989a, 76-77; Esch 1988, 18-19; Esch 1997, 6-7 e figg. 4a-b; Lilli 2002, 108-112 per il tratto aricino tra S. Maria della Stella e Colle Pardo.

481 Nibby 18492, 2, 113.482 Aereofototeca, F. 150, str. 20, ril. AM del 1938, neg. 2971. Un precedenza, riferimenti in: Lanciani CVatLat.

13045, 224 v. inde Buonocore 2001, 199; Carta Rosa: inv. 953 (cass. 8/1, cart. B), dis. 28.483 asr, Catasto Gregoriano, ant. prov. Comarca, mappa n. 4.484 Lenzi 2000, fig. 44 f.t.485 Contra Lenzi 2000, fig. 44 f.t. la quale ne prosegue il percorso fino all’estremità settentrionale di via Colabo-

na.486 asr, Catasto Gregoriano, ant. Prov. Comarca, mappa n. 4, part. n. 900 (limite occidentale). 487 Per i resti lungo via di Diana vd. Lenzi 2000, 157, 171-172 nn. 24-25 173 fig. 39; per quelli lungo via del

tempio di Diana, Lilli 2008, 231 fig. 37, 237, 399-400 nn. 183-187. 488 A partire da questo punto, alle spalle della chiesa di S. Maria della Cima, è ricordato anche un percorso

medievale, detto “la costarella”, che, all’altezza di Palazzo Meta, conduceva fino a p.zza dell’Annunziata (Melaranci 2001, 96), probabilmente ricalcando l’antico tracciato.

489 Crainz & Giuliani 1985, 83-84; Quilici 1992, 29 per la rettifica dell’ampiezza.490 E’ il caso, ad esempio, della Nomentana a S. Alessandro e a Case Nuove con m 3,5-3,9 (Quilici & Quilici

Gigli 1992, sito 170 nota 357 e sito 250), della Tiburtina su ponte Mammolo e a Rebibbia con m 3,5-3,9 (Quilici & Quilici Gigli 1992, siti 493, 504; Quilici 1991, 26) o ancora della via Clodia all’uscita di Blera, sui ponti del Diavolo e di Norchia con m 3,5-3,7 (Quilici Gigli 1976, 274-279; Quilici 1989b, 465-467).

491 Fischetti 2008, 219, 220 fig. 3.492 Fischetti 2008, 218 fig. 1, 221-222, 223 fig. 7, 227.493 Valenti 2003, 92 fig. 21, 101.494 Valenti 2003, 173 n. 224.495 Valenti 1994, 42-43.496 Intorno ad essa si osservano numerosi scapoli di peperino ammaltati ed alcuni frammenti, di piccole dimen-

sioni, di tegole ad impasto chiaro e rosato di età romana. 497 A detta delle suore il fr. é stato rinvenuto recentemente nel corso di alcuni lavori di scavo per la posa in

dimora di una pianta all’estremità meridionale dell’aiuola che costeggia, a sud, il complesso.498 Segnalazione in Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 58. 499 Segnalazione in Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 58, 104 fig. 5; Ardito 2008, 185. 500 Le suore mi hanno raccontato di averli trasportati a Genzano alla metà degli anni Ottanta del Novecento,

dopo la vendita alla Soc. Lamaro della proprietà romana.501 Una loro concentrazione é ravvisabile in particolare nella parete ovest, in prossimità dell’ingresso. 502 Steinby 1974-75, 67 nota 11 con 503 Volpi 1732, 118; Volpi 1736, 251 (“in hortis Cappuccinorum, Lapis Thoriae gentis Lanuvinae”), Pratilli

1745, 85 e Ratti 1797, 91 che ne ricordano la presenza senza riportarne il testo; Lucidi 1796, 139-140; Previtali 1960, 63.

504 Kircher 1671, 50; Ratti 1797, 55, 58; Raggi 1879, 141; Tomassetti 1979, 290; Melaranci 2001, 10 tav. 1 n. 75. 505 Per la localizzazione della proprietà Iacobini (“confinante con l’olmata che conduce all’ex Convento dei

Cappuccini , il muro di clausura del detto Convento, la proprietà del principe Orsini e la strada che conduce a Nemi”) vd. acs, Direz. Gen. AABBAA, b. 253, fasc. 4391. Richiesta di autorizzazione da parte di F. Iaco-bini del 25 settembre 1891 e Relazione del 26 settembre 1891.

506 Marchetti 1891; acs, Direz. AABBAA, b. 253, fasc. 4391. Relazione D. Marchetti del 3 novembre 1891; Marchi 2004, 217 n. 59.

507 acs, Direz. AABBAA, b. 253, fasc. 4391. Relazione D. Marchetti del 3 novembre 1891; Biasa, mss. lancia-ni 82/2: 33.

508 Segnalazione in: Variante Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I vincoli esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche) n. 11; Melaranci 2001: 10 tav. 1, 38. Documenta-zione seppur sommaria in: Attenni & Premutico 2001, 270 con fig. 2, 271 fig. 3, 272; Marchi 2004, 217 n. 58; Feliziani 2008, 31 fig. s.n., 31 con errato riferimento all’esistenza di strutture in opera reticolata.

509 Le strutture sono conservate, ad una quota compresa tra m -0,80 e -2,00 circa dal p.d.c. esterno e a m 0,80 dal piano dell’edificio moderno.

510 La cintura superiore appare realizzata con mattoni, con tegole quella inferiore.511 Marchetti 1891, 339; Borsari 1891; Variante Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I

vincoli esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche) n. 11 bis; Attenni, Premutico 2001, 272.

512 Previtali 1930, 40; Previtali 1960, 62; Bernardi Salvetti 1977, 4-5; Melaranci 2001, 10 tav. 1, 76. La proprie-tà, recentemente passata di proprietà, nella quale non mi é stato possibile accedere, si trova al civico n. 10.

513 Incidentalmente Lenzi 2000, 171 n. 24; Attenni, Premutico 2001a, 287, 289 figg. 5, 7, 290 che erroneamen-te la scambiano con il tratto rinvenuto agli inizi del Novecento (n. 14), la quale doveva trovarsi, secondo le indicazioni, leggermente più a sud-est, sulla prosecuzione del tratto in vista.

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116 Manlio lilli

514 Sul lato nord-orientale., a partire da m 12,10 dall’estremità nord-occidentale e poi a m 16,30, sono riconosci-bili anche due paracarri.

515 Mancini 1911, 265, il quale la posiziona m 300 circa a nord del bivio “tra la strada che conduce a Genzano e la via che porta ai Cappuccini”, individuabile con l’attuale P. zza D. Alighieri.

516 Gatti 121; cfr. Attenni & Premutico 2001a, 288 con una lettura errata della 1,5, 7 e 8 riga dell’iscrizione.517 Mancini 1911, 266.518 ASR, Camerlengato p. I tit. IV Antichità e Belle Arti, b. 38 fasc. 37. Relazione del 1816 sul rinvenimento

di una testa di rosso antico; Fea 1835, specialmente 8-7 relativamente alla descrizione della testa, 18 per il rinvenimento (=Fea 1835a, 385-397); Tomassetti 1979, 290; Previtali 1930, 39; Previtali 1960, 62; Bernardi Salvetti 1977, 4-5; Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 77.

519 Segnalazione in: Variante Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I vincoli esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche) n. 38; Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 59.

520 Lanciani CVatLat. 13045: 216 v. inde Buonocore 2001, 196; Lilli 2002, 98-99.521 Lilli 2002, 278 n. 65, 290 fig. 303, 369 tav. I.522 Bernardi Salvetti 1977, 4-5; Variante Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I vincoli

esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche) n. 19; Melaranci 2001, 10-11 tav. 55.523 La segnalazione va ubicata sotto gli spazi espositivi, rivestiti in lastre di marmo moderno, dell’attività com-

merciale al civico n. 55 di corso A. Gramsci.524 Lucidi 1796, 206 con d. d. M. alla r. 1, dUlcissiMae alla r. 7; Ratti 1797, 92 nota 2 ne riporta il rinveni-

mento “nell’orto del Conservatorio delle Maestre Pie”.525 Ho cercato invano l’iscrizione al n. 29 della via dove la vide il Dessau: i gestori della Trattoria “Anna e Lo-

redana” proprietari dell’immobile dagli anni Cinquanta del Novecento mi hanno assicurato di non aver mai visto alcun monumento antico e di non averne mai sentito parlare.

526 Segnalazione Bernardi Salvetti 1977, 6, attualmente corrispondente al civico n. 41.527 Henzen 1868, 159-160 con f alla fine della r. 1; Nonnis, Pompilio 2007, 486 ne ipotizzano la provenienza

dall’area di Casale Marini, in contrada Pian Marano, ad ovest di Lanuvio. 528 Granino Cecere 2005: 64-65 n. 42 per l’iscrizione di “provenienza ignota” datata al II secolo; Nonnis, Pom-

pilio 2007, 459 nota 13.529 Lucidi 1796, 207 con AMPIA AL HIALINE alla r. 3; Ratti 1797, 92. 530 Fabretti 1702, 241, 645; Volpi 1732, 125 nell’iscrizione a) alla r. 1 dopo una lacuna legge ONIUS MUL, alla

r. 3 dopo una lacuna, V. AVONIUS M. F., nell’iscrizione b), MU. AVONIUS senza alcuna lacuna alla r. 1, ALEXANDER alla r. 2, DRUMIA all’inizio della r. 3; Garrucci 1860, 254 che ricorda di averne trascritto il testo ”recentementein Genzano nel palazzo Cesarini” nell’iscrizione b) integra la S finale di AVONIUS alla fine della r. 1; ritiene persa la l. alla fine della r. 3; legge la O di UXSOR alla fine della r. 4. Segnalazione in Variante Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I vincoli esistenti sul territorio comuna-le e le emergenze storico archeologiche) n. 40.

531 Volpi 1732, 125 (“ante Aedes Principis”); Garrucci 1860, 254.532 Previtali 1960, 58; Bernardi Salvetti 1977, 4-5; Melaranci 1997, 65 e 70 per le “colonne di granito orientale

bianco preesistenti“ utilizzate ai lati del portale, 70; Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 57. 533 Previtali 1960, 58; Bernardi Salvetti 1977, 4-5.534 BSR, Archivio fotografico, Ashby (h). IV. 26a (Genzano di Roma- sarcophagus in the gardenof palazzo Sfor-

za Cesarini)535 Rimangono, riutilizzati nel muraglione che sostruisce sul lato a monte la piccola sterrata che parte dallo slar-

go, all’ingresso del giardino, alcuni dei frammenti che costituivano il monumento funerario: quello in alto a sx. (Posilla Senenia Quart(ae)), quello in alto a dx. che sembra essere stato “ritagliato” con la perdita di una F (Quarta Senenia C. l.) e quello in basso a sx. (hospes resiste et pa/ matrem non licitum ess / quam nei esset credo nesci / eam quoniam haud licitum / post mortem hoc feci<t> aiq / decoravit eam monumento.), mentre risulterebbe mancante quello in basso a dx.

536 Guattani 1830, 94-95; Bunsen 1834, 107 nota 2; CIL XIV, 101*; Previtali 1960, 58; Bernardi Salvetti 1977, 4-5; Melaranci 2001, 10-11 tav. 1 n. 60; Studer 2008, 46-49, specialmente 48 figg. s. n. per le riproduzioni fotografiche del fr.superiore dx. e quello inferiore sx. del testo.

537 GUaTTani 1830: tav. 8 tra 94 e 95; Previtali 1960, 58; Melaranci 2008, 22 fig. s. n. in basso a sx.538 Melaranci 2001, 10-11 tav. 1 n. 60, 219, 220 fig. 8; Melaranci 2008, 22. Ho appreso da M. Ercolani che il

sarcofago si dovrebbe essere spezzato, occasionalmente, in più parti in occasione dei recenti lavori di pulizia e sistemazione del parco dopo decenni di abbandono. Non mi é stato possibile neppure misurare i frammenti dal momento che essi sono in gran parte, ancora, ricoperti, da terreno.

539 Melaranci 2001, 218; Melaranci 2008, 22 fig. s. n. in basso a dx., 25 fig. s. n. in basso, 29, 30 figg. s. n.; Giannini 2008, 55 fig. s. n., 56, 57 fig. s. n., 58, 60-62, 64-65 nota 11 per le modificazioni operate per la rea-lizzazione ottocentesca del giardino.

540 I resti che mi sono stati segnalati da M. Ercolani, si troverebbero all’interno del civico n. 29, sede dell’ass. Disco Music Paradoxx a s.r.l. di A. Evangelisti: tuttavia, nonostante i miei numerosi tentativi, non sono riu-scito ad accedere alla proprietà e quindi ad osservarli. Ad essi, “nelle cantine su corso vecchio dietro palazzo Cesarini, prima di arrivare al palazzo cosiddetto di Davius venendo dal piazzale Sforza”, dovrebbe riferirsi Melaranci 1997, 53 nota 8.

541 Bernardi Salvetti 1977, 4-5 a proposito del testo epigrafico “esistente nella casa Minervini, al di sotto delle antiche mura presso la torre rotonda nei pressi di S. Maria della Cima e del Palazzo Cesarini.

542 Il locale, attiguo al Palazzo Municipale, si trova al civico n. 77 della via.

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 117

543 Di Benedetti 1975, 3 fig. s.n.; Bernardi Salvetti 1977, 4-5 con proposta di confronto con “una statua simile esistente a Bergamo in una delle sale del Museo Archeologico”; Feliziani 1990, 13 fig. 2; Variante Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I vincoli esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche) n. 19; Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 56; Feliziani 2008, 43.

544 Ho cercato, inutilmente, notizie sui rinvenimenti nella pratica d’archivio relativa ai lavori di restauro alla chiesa (Soprintendenza ai Beni ambientali e Architettonici del Lazio, Prov. Roma, 560).

545 Bernardi Salvetti 1977, 4-5 ricorda il rinvenimento, “durante i restauri della scalinata,” anche di “un altro minore (scil. di cornicione) in pietra tufica” ; Magistri 1992-93, 88; Melaranci 2001, 10-11 tav. 1 n. 49, 81; Ardito 2008, 182.

546 Magistri 1992-93, 87-88; Melaranci 2001, 81; Ardito 2008, 182. 547 La costruzione, che un’iscrizione al piano terra ricorda essere stata restaurato nel 1787, si trova al civico n. 1. 548 Segnalazione, del blocco marmoreo conservante il margine sx., in corrispondenza del n. civico 29, in Varian-

te Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I vincoli esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche) n. 16. Specificatamente Granino Cecere 2004, 430 e specialmente 436 nota 5 e 438 fig. 1b, inde AE 2004, 138-139 n. 371.

549 La struttura della quale sono visibili dalla strada, al civico n. 39, per breve tratto i muri lunghi, risulta in-globata in un edificio che riutilizza materiale antico (laterizi e frammenti marmorei). Ne ricorda l’esistenza Melaranci 1997, 53 nota 8 (“resti di opera cementizia”) e Melaranci 2001, 10-11 tav. 54; in precedenza risulta riportato nella Variante Generale al PRG del Comune di Genzano di Roma, tav. R7 (I vincoli esistenti sul territorio comunale e le emergenze storico archeologiche) n. 28.

550 Ho potuto rilevare i resti all’interno del ristorante “I templari” al civico n. 39 di via Moscato, grazie alla disponibilità del proprietario, sig. M. Lorenzetti, che ringrazio, mentre non mi é stato possibile ispezionare i locali, ad uso cantine, ai civici nn. 35-37 della strada e dunque verificare la prosecuzione verso nord della cisterna.

551 Il piano risulta sopraelevato di circa m 0,15 da una pavimentazione moderna.552 E’ ipotizzabile che la pianta completa comprendesse almeno cinque aperture in totale, scandite da sei pilastri.553 I proprietari della bottega ricordano che all’esterno, da un vicolo senza uscita, di proprietà comunale e

attualmente non accessibile, il quale terminerebbe a ridosso della parete orientale della costerna, era ancora visibile, anni fa, il contrafforte angolare. Al di sopra della terrazza che copre il locale è invece visibile la prosecuzione in altezza dei contrafforti.

554 L’attuale sistemazione, in particolare la foderatura in alcuni casi delle superfici interne, non permette di stabili-re la contemporaneità e quindi la funzionalità in relazione alla cisterna (adduzione, svuotamento), di una galleria scavata nel rapelllo, che ora parte dalla parete orientale della cisterna, quasi in prossimità dell’angolo meridio-nale, e procede con percorso rettilineo verso est, verso il ciglio del cratere nemorense, con una larghezza media di m 1,70 e un’altezza di m 2,10 circa, coperta a volta, per m 28,95 circa, fino ad una tamponatura post-antica. Lungo la galleria, a distanze grossomodo regolari, si aprono dei piccoli vani a nicchia, più o meno profondi, spesso speculari sui due lati della galleria, utilizzati ancora oggi per la conservazione del vino.

555 Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 66.556 Il muro sostruisce una delle ultime balze con cui il pianoro soprastante, occupato attualmente dal cimitero

comunale, si affaccia sul lago sottostante, attraverso una serie di salti di quota che poco al di sotto del muro diventano ripido pendio. Riferimenti alla sua esistenza in Previtali 1960, 53. Generica notizia di un muro erroneamente definito “a volta”, in Attenni & Premutico 2001, 271 figg. 4-5, 272.

557 Nella parte superiore della struttura, lo spessore originario risulta notevolmente assottigliato, come testimo-niano anche i numerosi scapoli ammaltati visibili ai suoi piedi. Vegetazione infestante ed alcuni arbusti di cerro ricoprono in gran parte la parete esterna della struttura in gran parte obliterata da scarichi di terreno ed immondizie.

558 Nella carta tecnica regionale, sez. 388050 (Genzano) in scala 1: 10000, la sua presenza è marcata dal salto di quota cartografato immediatamente a nord del muro settentrionale del Cimitero.

559 Le pareti di appoggio di entrambi i muri appaiono lisciate e rivestite di rozzo intonaco.560 Sul lato occidentale la cortina è conservata per l’intera lunghezza, m. 1,50 circa, e per m 0,40, a partire da m

0,43 circa dall’interro. Al di sopra della cortina parte la curvatura della calotta, ricavata nel banco naturale e rivestita di intonaco. Meno conservata la cortina sulla parete opposta.

561 Conspectus: 86, 87 taf. 18.562 Conspectus: 86, 87 taf. 18.563 Atlante I, 32-33, tav. XVI, 10.564 Olcese 2003, 96, 141.565 Olcese 2003, 97, 141.566 Pavolini 2000, 183-184.567 Atlante I, 212-213, tav. CIV, 1; cfr. Aguarod Otal 1991, 245-246 fig. 45 nn. 1-2, 305, la quale distingue il

tipo in più varianti. 568 Atlante I, 218-219, tav. 107, 6. 569 Tchernia 1986, 134-135; Freed 1989; Panella 1989, 141-143, 162-163; Menchelli 1990-1991, 169-182; Ar-

thur, Williams 1992; Menchelli, Pasquinucci 1995: 213; Arthur 1997, 301-302; Freed 2000; Rizzo 2003, 145 tab. 26a e 144 per l’età neroniana, 161 tab. 27a e 160 per l’età flavia, 174 tab. 29 e 173 per l’età traianea, 179 tab. 30a e 178 per l’età antonina.

570 Sealey 1985, 21-26; Tchernia 1986, 342-346. Per il trasporto dell’Amineum passim vetus vd. Sealey 1985, 44, per quello del Caroenum vd. CIL XV, 4547 databile agli anni centrali del I secolo a. C.

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118 Manlio lilli

571 Tchernia 1986, 42-47, 126-127; Manacorda 1989, 443 nota 2; Rizzo 2003, 144 nota 14, 145 tab. 26a per l’età neroniana, 161 tab. 27a per l’età flavia, 174 tab. 29 per l’età traianea, 179 tab. 30a.per l’età antonina.

572 Panella 2002, 634 fig. 750 nn. 1-2; per il contesto romano Rizzo 2003, 145 tab. 26a e 151 relativamente all’età neroniana, 162 tab. 27b e 168 per l’età flavia, 173 e 174 tab. 29 per quella traianea, 179 tab. 30a e 182 per quella antonina.

573 Relativamente ai contesti romani Rizzo 2003, 161 tab. 27a per l’età flavia, 179 tab. 30a per l’età antonina.574 Genzano di Roma, NSc 1878, 343; acs, Direz. Gen. aaBBaa., ii vers., i serie, b. 253, fasc. 4392. Relazione

Sforza Cesarini del 6 agosto 1883, nella quale si fa riferimento al fatto che “... gli oggetti rinvenuti furono da questa amministrazione Municipale collocati in luogo sicuro”; Archivio Storico di Genzano, titolo V, Oggetti d’arte, 1883. Relazione del 6 agosto 1883 nella quale si ricorda il rinvenimento anche di “altra base di una colonna di peperino” che insieme agli altri oggetti “sono stati trasportati nel sotterraneo della Chiesa del Cemeterio stesso”; Attenni & Premutico 2001, 270, 272.

575 Tomassetti 1979, 277, 290. Una localizzazione più puntuale é riportata dal Dessau per il rinvenimento di CIL XIV, 7840 (“prope Genzanum rep. a. 1877 nei fondamenti della chiesa del camposanto nuovo, nel luogo detto ai Baccelli”). Per l’iscrizione sulle fistulae vd. Lanciani ms. 85/2, 33; Stevenson CVatLat. 10559, 135; Lanciani 1879-80, 455 n. 211; Bruun 2003, 490 nota 16.

576 Steinby 1974-75, 30 e in particolare 32 nota 1 con riferimento cronologico “al massimo agli ultimi anni di Traiano”

577 Steinby 1974-75, 69, 71 con datazione di “poco anteriore o poco posteriore” al 123.578 Steinby 1974-75, 89-90 con conferma della datazione del Dressel.579 Steinby 1974-75, 47, 55 con superamento dell’ipotesi del Dressel secondo cui l’officinator del testo sarebbe

potuto essere anche un A. Brit(us) Clodian(us).580 Mancini 1911, 265-266; Chiarucci 1988, 54 fig. s. n.; Illuminati 1989 [1991], inde AE 1991, 105 n. 382; Feli-

ziani 1990, 13 fig. 3; Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 51; Attenni & Premutico 2001, 287; 289 fig. 6, 290, 292. 581 Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 50.582 Melaranci 2001, 10-11 tav. 1, 52.583 Steinby 1974-75, 91.584 Steinby 1974-75, 47, 50 per la proposta di superamento della vecchia indicazione cronologica del Dressel al

tra il 60 e il 93.585 A detta di M. Ercolani, insieme ai due blocchi, in occasione dei lavori per l’ampliamento del vicino parcheg-

gio, si rinvenne anche un sarcofago, in peperino, che si provvide a trasportare al Museo delle Navi di Nemi. 586 Steinby 1974-75, 89, 90.587 Steinby 1974-75, 43, 54 con proposta di datazione.588 Steinby 1974-75, 65 con proposta di datazione. 589 Steinby 1974-75, 61, 65 e nota 9.590 Steinby 174-75, 89, 90 con proposta di datazione. 591 Steinby 1974-75, 47, 56 con ipotesi che la 1097 h sia la più recente tra le varianti.592 Fea 1790, CLII verso; Tomassetti 1979, 290; anche per una descrizione oltre che per la bibliografia completa

Maderna Lauter 1992, specialmente 220.593 Fabretti 1702, 698, 200; Volpi 1736, 251 (“... in hoc oppido scil. Cynthiano Dedicatio talis effossa est”);

Ratti 1797, 91. 594 Fabretti 1702, 501 n. 54; Lucidi 1796, 152. Ricordata da Berg 2006, 211 nota 11 a proposito del bollo ATI

dalla villa di S. Maria, al lago di Nemi.

Pagina seguente: Tav. 1. Genzano di Roma. Carta archeologica (stralcio Carta Tecnica Regionale, sez. n. 388050 Genzano di Roma, in scala 1:10.000, con aggiunte dell’autore).

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“... super possessione cuisdam Costae Montis, qui dicitur Genzano” 119

LEGENDAInsediamento con perimetro definito non riscontrabile ma puntualmente posizionabile su base bibliografica/archivistica

Insediamento con perimetro non definibile

Singola evidenza o ritrovamentoSingola evidenza o ritrovamenteo non riscontrabile ma puntualmente posizionabile su base bibliografica/archivistica

Materiale fuori contestoTracciato stradale

Tracciato stradale non riscontrabile ma puntualmenteposizionabile su base bibliografica/archivistica

Cunicolo/speco, visibile o puntualmente posizionabile su base bibliografica/archivistica