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Anno I - Numero 0 - Settembre 2008

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Anno I - Numero 0 - Settembre 2008

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A million young poets screaming out their wordsTo a world full of people just living to be heardFuture generations, riding on the highways that we builtI hope they have a better understanding

(John Mellencamp – Check it out)

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INDICE

Youth has gone – di Alessandra Trevisan…..….…………………………pag 3 Non siamo dei bamboccioni – di Anna Carrozzo…………...……………pag 4 Vola solo chi osa farlo – di Sonia Cerasoli……………………...……..pag 5 Generazione di Fenomeni – di Iuri Moscardi………………………..…...pag 6 Che cos’è questa “GenerAzione rivista”? – di Demian d’Emile…..…pag 8 Resistere – di Flavia Russo……………………………………………….pag 10 Un editoriale “per le rime” - di Shams an-Nahàr………………..…....pag 11 La potenza dell’orca assassina – di Paolo Marchiori………...……...pag 13 L’Isola che c’è – di Ellilolly …………………….………………………...pag 14 Editorialettera – di Marcello Bardini…………………………………..pag 15 Una scelta di vita – di Jasoart……………………………………….…..pag 18 Della letteratura, di GenerAzione – di Delirio………………..….…pag 19

Il contenuto di questa Rivista è distribuito sotto licenza “Creative Commons” Sono autorizzate la stampa, la copia integrale e la diffusione gratuita della rivista, a patto di citarne gli autori.

E’ vietato l’utilizzo a fini commerciali della presente rivista. Tutto il materiale copiato dovrà essere distribuito con la medesima licenza “Creative Commons”

Per maggiori specifiche:

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/

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Youth has goneYouth has goneYouth has goneYouth has gone di Alessandra Trevisan

Gioventù: Età della vita in cui nessuno é autorizzato a dire “ quando ero giovane…” (vedi anche “Youth has gone, I heard you say, it do esn’t matter

anyway…”).

Andrea Demarchi in Dizionario affettivo della lingua italiana

La mia generazione

grida alla TERRA - e non al vento -

IO SON QUI PER COSTRUIRE.

(Re)impossessarsi di uno spazio nel mondo contemporaneo e farlo attraverso le parole, una voce forte in nostro possesso.

Noi non siamo l’esercito del surf: sognamo un presentepresentepresentepresente migliore ancorché un futuro migliore.

Noi non siamo La meglio gioventù: siamo i figli orfani in cerca di una ri-definizione.

Noi siamo noi e basta. E in questo crediamo per portare avanti questo progetto.

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Non siamo dei bamboccioNon siamo dei bamboccioNon siamo dei bamboccioNon siamo dei bamboccionininini

di Anna Carrozzo

“GenerAzione” nasce come un’impresa e al tempo stesso un’avventura, che si vuole collettiva, la cui prima ragion d’essere risiede nell’esternare sogni, emozioni e desideri di un gruppo di giovani con le idee e la forza per sperare in un futuro migliore.Avere un desiderio, Clara Sereni docet, significa progettare.

E “GenerAzione” è frutto dell’impulso creativo di chi di progetti ne ha a bizzeffe, ed è pronto ad attivarsi e ingegnarsi per concretizzarli. Perché se lo si vuole, e non si ha paura, è possibile cambiare le cose. Non bisogna avere paura, ma farla…come numero, come pensiero… La nostra rivista VUOL FARE PAURA, vuole ricordare a tutti che i giovani non sono dei “bamboccioni” e, se non si lascia loro lo spazio, sanno come prenderselo. Parleremo di attualità, politica, cinema, teatro, musica e, soprattutto, letteratura. Il lavoro non ci spaventa e non temiamo di confrontarci con gli altri, non perché riteniamo di essere migliori, ma perché sappiamo che ognuno di noi ha un potenziale da sfruttare. Ogni mese cercheremo di lasciarvi qualcosa di nostro e di dire qualcosa di diverso da quello che sentite e leggete tutti i giorni. E non entreremo nella realtà come in un negozio di oggetti fragili: sfiorando appena le cose e senza muoverci per paura di rompere qualcosa. Perché pensiamo che la responsabilità di ciascuno di noi sia coinvolta, e che ognuno debba contribuire a fare la società in cui vive. Un altro mondo è possibile. “Non scappare dai sogni pensando siano soltanto sogni. Certi sogni possono durare per sempre”. Leggere per credere.

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Vola solo chi osa farloVola solo chi osa farloVola solo chi osa farloVola solo chi osa farlo

di Sonia Cerasoli

Fuggiremo il riposo Fuggiremo il sonno Supereremo in velocità l’alba e la primavera E prepareremo giorni e stagioni A misura dei nostri sogni.

(Paul Eluard)

Fuggire il riposo ed il sonno per preparare un mondo a misura dei nostri sogni. Non credo riuscirei ad offrire una descrizione più appropriata di questa, per raccontarvi cosa significhi per me GenerAzione. Significa giorni passati insieme, 24 ore su 24, a lavorare-lavorare-lavorare, ma anche a ridere, chiacchierare, riflettere, cantare, dormire, discutere. Per conoscerci, per scoprirci e riscoprirci, e per capire che il mondo lo possiamo davvero cambiare. Ecco perché è nata GenerAzione. Ci siamo guardati dentro, e abbiamo capito che non c’è solo un futuro, da costruire. Ma anche un presente!

Abbiamo incontrato autori che ci hanno dato molto. Adesso tocca a noi ricambiare. Vogliamo alzare la testa e la voce, per farci strada tra gli adulti disillusi, convinti che “i ragazzi di oggi non hanno ideali”, e anche tra i nostri coetanei che davvero non hanno ideali, e vagano convinti che prima o poi il mondo cambierà; in ogni caso ci penseranno gli altri. E se non cambierà, chissenefrega, va bene così.

E invece no, non va bene così. Lo cantava il grande Faber in Cinque Maggio: “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”. Ce lo hanno insegnato Gherardo Colombo, Fabrizio Gatti, Clara Sereni, Roberto Saviano.

È ora di metterci in gioco, di provare a dimostrare che i giovani non sono tutti uguali. È ora –soprattutto- di dimostrare a noi stessi quanto valiamo, di destarci dal torpore in cui ci siamo crogiolati per troppo tempo; io per prima, lo ammetto.

E allora eccomi qui, a rivelare perché mi sia tuffata con tanto entusiasmo in questa nuova avventura che è GenerAzione.

“Vola solo chi osa farlo”, scriveva Sepúlveda. E noi ragazzi di GenerAzione siamo pronti a spiegare le ali.

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Generazione di fenomeniGenerazione di fenomeniGenerazione di fenomeniGenerazione di fenomeni

di Iuri Moscardi

“Come va? Cosa mi racconti di bello, di nuovo?”.

“Ti dirò, sono così felice che mi sembra di vivere una favola. Aspetto la batosta che prima o poi arriverà…”.

“Ma adesso abbiamo le gambe abbastanza forti per sopportarla, no?”.

“Wow!”… ed i suoi occhi che incontrano i miei; occhi che brillano, nei quali un riflesso di magia non si spegnerà troppo facilmente…

Quattordici settembre duemilaotto, Mantova. È ufficiale: nasce generAzione!

Nasce dalla pazza idea di un gruppo di ragazzi: noi. Nasce perché abbiamo una voglia di fare enorme. Di metterci in mostra. Di dimostrare quanto valiamo noi giovani. Abbiamo voglia di far vedere ai “vecchi” che ci prendono in giro, che ci considerano sempre e soltanto degli incapaci, che sì, siamo spesso incoscienti ed irresponsabili, e anche un po’ menefreghisti (ammettiamolo: magari un poco viziati). Però, a differenza di tutti quelli che per l’età raggiunta, o per il posto che, non sempre equamente, si sono guadagnati, si sentono sempre in diritto di guardarci dall’alto in basso, noi sappiamo assumerci le nostre responsabilità. Ci guardiamo dentro, e chiediamo scusa se sbagliamo.

Spesso, anche se le colpe non sono sempre nostre. Anche se le colpe sono dei troppi cattivi maestri che da qualsiasi pulpito ci dettano arroganti prediche sul vero significato della vita.

Siamo migliori, sì: ora lo sappiamo. Lo abbiamo capito perché l’abbiamo provato sulla nostra pelle. Lo sappiamo perché ci siamo messi in discussione, tutti. E, guardandoci negli occhi, abbiamo visto la parte migliore di ognuno di noi. E siamo stati capaci di tirarla fuori. Insieme, dandoci una mano, con sincerità e stima ed anche affetto.

Ci siamo rotti le scatole della passività e della rassegnazione di chi, vedendo intorno merda, pensa che non valga più la pena nemmeno di sperare (ancor meno di lottare…).

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[ Segue da pag. 6]

Abbiamo fatto una scommessa, la più importante: o agire, o lasciare che tutto resti com’è. Brutto, o bello, o mediocre; comunque, uguale a prima. E se non provassimo, proprio ora, avremo davvero la faccia tosta, un giorno, di non sentirci responsabili se il domani sarà ancora brutto come l’oggi? O, peggio ancora, se il domani sarà ancora più brutto?

Facile, molto facile, dire che è tutto sbagliato. Tutto cattivo, tutto falso, tutto ignobile. Credete che noi siamo scemi? Che siamo degli illusi con la testa piena soltanto di cazzate? Credete che ci vada bene la società che qualcuno ha deciso di impostare per noi?

Scendiamo in campo. Per ora non ci conosce nessuno, ma sarà impossibile farci stare zitti! E anche se nessuno ci leggerà, scriveremo per noi. Per confermarci di credere ancora, per rassicurarci che non abbiamo mollato. Per ricordarci che a Mantova, dal 3 al 7 settembre del 2008, abbiamo capito che nulla è impossibile. Difficile, certo, quello sì: ma impossibile no, non è vero.

Impossibile è la parola di chi molla prima ancora di tentare. La beata incoscienza dei nostri vent’anni ci assiste e ci incita. Abbiamo fiducia nel futuro. Perché? Perché mai smetteremo di farci sentire!!!

Poche righe. Perché la magia di un pomeriggio settembrino, all’addiaccio su un tavolo da campeggio sotto una di tettoia, inframmezzata da fette di torta e bicchieri di spumante, non vada persa. Mai…

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No! Per questo, abbiamo deciso di non rassegnarci! Di non mollare, di non gettare la spugna. Abbiamo deciso di metterci la faccia. O, perlomeno, di provare. Perché ne abbiamo tutto il diritto, di sognare e di provare, e perché ne abbiamo anche il dovere. Noi non vogliamo ritrovarci, un giorno, a rimpiangere quello che non abbiamo fatto, oppure a rivangare malinconicamente il tempo nel quale potevamo, ma siamo stati zitti. No!

Iuri, fotografato da Demian

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Che cos’è questaChe cos’è questaChe cos’è questaChe cos’è questa ”generAzione rivista”???”generAzione rivista”???”generAzione rivista”???”generAzione rivista”???

di Demian d’Emile

Immaginatevi una scena comune, di quelle che si vedono spesso alla tivù, magari nei servizi di qualche telegiornale populista: ci sono un ventenne e una ventenne (possibilmente carini) intervistati sulla situazione economica delle loro famiglie; il ragazzo ha già pronta la frase che va tanto di moda. «Non si arriva più alla fine del mese». La ragazza rincara la dose: «con l’euro tutti i prezzi sono raddoppiati».

L’inquadratura si allarga e riprende i due giovani a mezzo busto. Ci si accorge che, tra occhiali, golfino e borsetta, i due indossano 400 euro d’abbigliamento. A testa.

L’intervistatore ringrazia, la telecamera si sposta su due ragazze, anch’esse attorno ai vent’anni, anch’esse molto carine, come da copione.

A una viene chiesto «che cosa studi?». Lei risponde «Scienze politiche».

«Ah, bene, allora non è vero che i giovani si disinteressano alla politica..» propone il microfonista.

«No, proprio per nulla» ribatte la ragazza. «Anzi, io studio perché vorrei fare politica, per cambiare davvero qualcosa». C’è qualcosa di macchinoso nella sua voce. La sua amica annuisce.

Il cronista la butta sul gioco: «allora, vediamo se sei preparata: cos’è stato “mani pulite”?»

La ragazza: «…cosa?»

Il cronista: «“mani pulite”»

Le ragazze si guardano, passano in rassegna tutti i nomi delle boy-band del momento.. no, nessuna di loro si chiama “mani pulite”.

Il cronista: «allora?»

La ragazza: «….»

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[segue da pag. 8]

Il cronista: «va bene così. L’ultima parte la tagliamo… e tu?» rivolgendosi all’altra fanciulla «che progetti hai per il tuo futuro?»L’intervistata si avvicina al microfono, quasi per impadronirsene, punta lo sguardo dritto nella telecamera, finalmente la scena è sua.«Diventare velina è il mio sogno più grande.. » è compiaciuta della propria risposta. A telecamera spenta chiede: «come sono andata?».

Immaginatevi che le interviste proseguano, e che sullo schermo si alternino liceali ed universitari dall’aria depressa, che si lamentano di questo e di quello, le cui aspirazioni migliori sono superare il debito in matematica e trovare un lavoro che non richieda “troppe qualifiche”.

Avete un quadro generazionale.

Ora provate ad immaginare che quelle ragazze e quei ragazzi, ad un certo punto, si risveglino, e si ritrovino investiti di una gran voglia di confrontarsi, conoscere, ascoltare…...e, soprattutto, di FARE.

Immaginate che quei ventenni decidano di spegnere la tivù, e di accendere il proprio coraggio, di affrontare la vita e le difficoltà con l’unico strumento che hanno: i propri ventanni. Immaginateli tutti insieme a dormire per terra, su materassi marmorei, in una palestra, perché quello è il prezzo da pagare per poter vivere una settimana di incontri, scontri, dialoghi, lavoro, divertimento, conoscenza… Immaginateli seduti per terra in cerchio, che si ascoltano e piangono di gioia, come pochi ventenni sanno ancora fare. Immaginate che si commuovano leggendo Pasolini, o ascoltando le parole di un giovane scrittore sotto scorta. Fate ancora un piccolo sforzo, perché immaginare è difficile di questi tempi, e immaginate ancora.Immaginate che queste ragazze e questi ragazzi sappiano ancora immaginare: immaginare un futuro, ma soprattutto un presente migliore, che li veda protagonisti. Immaginate che lo vogliano costruire loro, il proprio presente. Immaginate che decidano di pubblicare una rivista, e che, tre settimane dopo, il primo numero sia pronto:

…ora potete smetterla di immaginare, e cominciare a leggere:

Questa, è GenerAzione rivista.

It’s my generation,It’s my generation, baby… (my generation - the who)

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resistereresistereresistereresistere

di Flavia Russo

Io non voglio dare indietro neanche un attimo di quello che è stato.Sono stati sette giorni, solo sette, e devo razionarli come l’acqua nel deserto, perchè è così che li ho vissuti, come una lunga fresca sorsata d’acqua in quel deserto di disillusione, rancori e affronti che è il nostro paese.

Mantova sembrava un non luogo in quei giorni. Un non luogo perchè non pareva possibile, con il clima che si respirava, trovarsi in quell”Italia capeggiata da un palazzinaro, e popolata da xenofobi seguaci di una morale più clericale che laica, più provinciale che europea, eppure, almeno alle urne, sostenuta. Talvolta, quest’Italia indecente e grottesca ha tentato di infiltrarsi nella nostra roccaforte mantovana (vedi gli avvocati dei mafiosi in prima fila a sentire Saviano), ma quell’intrusa è stata brutalmente ricacciata da un applauso lungo dieci minuti, una risposta forte, corale,: “Non adesso, non qui.”

Quello era il nostro momento per ricaricare le batterie, per ricaricarle e poi tornare fuori, scendere da questa candida torre. Solo una volta riappoggiato il piede a terra, solo allora, il nostro caro paese, avrebbe potuto sputarci di nuovo in faccia il suo lato peggiore, ma con una sorpresa per lui: ci avrebbe trovati diversi.In quel momento, saremmo stati insieme e saremmo stati pronti a resistere.In quell’avventura che è stato il Festivaletteratura, vero e proprio campo di addestramento per sopravvivere nel nostro stesso paese, abbiamo imparato che un’alternativa ci può essere, e l’abbiamo fatto leggendo, ascoltando, discutendo e confrontandoci. E’ proprio questo ciò che continueremo a fare da queste pagine.

L’idea di una rivista solo nostra è nata proprio allora, quando il nostri piedi hanno toccato di nuovo terra, e per l’ennesima volta, ci siamo trovati circondati.

Ecco che cosa sarebbe servito.

Qualcosa tramite cui far capire che non tutti i ventenni sono disposti soltanto ad alzare il volume dell’ipod, o al massimo a cambiare canale, per non sentire quello che succede nella loro Italia.

Qualcosa tramite cui poter esprimersi, poter gridare, cantare, commuoversi.

Qualcosa con cui difendersi.

Improvvisamente resistere non sembrava più così impossibile.

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Un editorialeUn editorialeUn editorialeUn editoriale ”per le rime””per le rime””per le rime””per le rime”

di Shams an-Nahàr

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Credetemi di solito non lo faccio, per le rime non ho grande passione e scrivo sempre un po’ a casaccio per allontanar la depressione.

Non è facile vivere in questo paese tra veline e tronisti senza ritegno, ladri e mafiosi con troppe pretese e politici che mancano d’ ingegno.

Per fortuna alle volte può capitare di incappare nella giusta cura,

adatta solo a chi non teme di viaggiare e dei chilometri non ha alcuna paura.

Una volta all’anno, come per magia, si tiene un festival molto particolare in una remota città della Lombardia

dove ogni piccola cosa sembra mutare.

Da tutta Italia puoi veder arrivare giovani promettenti e appassionati,

di letteratura pronti a parlare e soprattutto da questa incantati.

Tra tutti i gruppi vi è uno solo, dal nome alquanto stravagante,

molto particolare per il suo ruolo ed anche per la gente interessante.

Blurandevù il simpatico nominativo del gruppo di (più o meno) adolescenti

ed il loro coraggioso tentativo è di organizzare quattro eventi.

Per una settimana ogni suo partecipante prepara, confronta, interpreta e crea,

consapevole che quell’incantevole istante svanirà, come fa sempre l’alta marea.

Quest’anno, però, una voce s’è levata dall’ interno del gruppo fortunato

urlando che bisognava darsi una svegliata affinché nessuno fosse abbandonato.

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[Segue da pag 10]

Il nostro compito è di raccontare quella realtà dentro e fuori di noi, di continuare comunque a sperare che qualcosa cambi d’ora in poi.

Il nostro compito è di smuovere le coscienze assopite della gente, è “solo” questo il nostro onere: essere un vero cibo per la mente.

Ed è qui che alle mie rime pongo fine, ma il nostro viaggio non è che all’inizio!

Caro lettore spero tu le abbia trovate carine e non ti stia buttando da un precipizio!

Noi di generAzione allora ti invitiamo A seguirci in questa nostra follia!

Altro che ventenni di certo non siamo Che sperano nella tua compagnia!

Così nasce l’idea un po’ mentecatta di creare dal nulla una rivista letteraria per combattere quell’italiana cataratta che alla fine non è così immaginaria.

Sembra che gli italiani non possan guardare quanto intorno a loro aumenti lo sfacelo, ma a questo noi ci vogliamo ribellare e lo faremo con tutto il nostro zelo.

Il nostro compito è di non capitolare alla superficialità che ovunque si diffonde; solo così le nostre parole potranno viaggiare

come fanno in una tempesta le onde.

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La potenza dell’orca assassinaLa potenza dell’orca assassinaLa potenza dell’orca assassinaLa potenza dell’orca assassina

di Paolo Marchiori

Caro ventenne, facciamo tutti parte di una generazione che per troppo tempo è stata da molti disegnata come

vuota

passiva banale lineare… nutrita dal tubo catodico della cattiva maestra, cresciuta storpia e standardizzata.

L’egemonia della televisione l’ha cullata fino a renderla inetta,

incapace di vedere, capire, reagire, ricordare, immaginare.. La nostra generazione è massa informe in una pozza di fango e spazzatura! Così siamo visti. Così a qualcuno piace vedersi… Ma io ho aperto gli occhi e mi sono alzato in piedi per gridare e spazzare via lo schifo! …E non solo il solo che cerca di rialzarsi, questo lo so per certo… Sento che il fango sta ribollendo e che qualcosa ora cambia! LA NOSTRA GENERAZIONE vuole esserci, non più immersa nel fango. LA NOSTRA GENERAZIONE va RIVISTA e prima di tutto da noi stessi. Esserci significa agire ,trasmettere la volontà di agire E di affermare la nostra identità. Caro lettore, E’mia completa intenzione traviarti, è mio assoluto obiettivo arpionarti, trascinarti fuori dal fango, nutrirti di passione, cacciarti nello stomaco e nel cuore il frutto più aspro di meningi fumanti di ventenni redenti! E quando tornerai nelle acque gelide là fuori, avrai le pinne robuste del delfino, la forza di uno squalo, la potenza dell’orca assassina

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L’ISOLA CHE C’èL’ISOLA CHE C’èL’ISOLA CHE C’èL’ISOLA CHE C’è

di Ellilolly

“L’isola che Non C’è esiste”?

Credo, che a meno che non sia un bambino a rispondere, la risposta di tutti sarebbe sicuramente “No”.

Secondo me, invece, esiste, esiste eccome.

E’ un posto pieno di libri e di ragazzi accomunati dalla passione per la lettura, che hanno voglia di mettersi in gioco e confrontarsi direttamente anche con personaggi importanti, sfidando così paure e timidezza.

Ovviamente sembra un sogno che un posto così ci sia davvero, lontano mille miglia dalla vita reale, da ragazze e ragazzi interessati solamente alla loro immagine, la cui massima aspirazione è quella di diventare veline o calciatori. Lontano da altri che inseguono come aquiloni gli ideali di un tempo passato, e fanno proprie le battaglie dei nonni o dei genitori, di cui in realtà non sanno nulla. Lontano da titoli come Diciassettenne muore nei bagni di una stazione per overdose.

Lontano dalla televisione che trasmette solo immagini di guerra e distruzione.

Invece no, non è solo un sogno, esiste davvero, e non c’è nemmeno bisogno di andare a cercarlo in capo al mondo, è li, poco lontano da casa.

Ci credete? No?

Fate male.

E infondo i ragazzi che vivono su quest’Isola non sono poi tanto strani. Per qualche giorno si dimenticano della vita di tutti i giorni: vivono in una palestra per una settimana, senza un secondo tutto per loro, sempre a contatto con altri mai visti prima, ma alla fine tornano a casa ricchi di momenti speciali ed indimenticabili, con un bagaglio di ricordi ed emozioni che se avesse peso reale sarebbe difficile da sollevare anche con una gru.

Ecco questo è in breve, brevissimo, il riassunto di com’è nata l’idea di questa rivista.

Noi stiamo provando ad abitare l’Isola che Non C’è, ci vieni a trovare?

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editorialetteraeditorialetteraeditorialetteraeditorialettera

di Marcello Bardini

Benvenuti ad una nuova puntata di “un magazine voluto e scritto interamente da ragazzi”. Il compito di scrivere, per il numero zero, un editoriale epico-didascalico (leggi “didattico-cazzeggiativo”) non è dei più semplici. Ma eccoci qua. Come in ogni mail, tema scolastico, articolo di giornale, libro che si rispetti (ma questo scritto non è niente di tutto ciò, in quanto irrispettoso e sovversivo) la parte più difficile è l’inizio.

Considerato che: in principio era il Verbo, incipit vita nova, cantami o diva dei peli di Achille che infiniti addusse lutti ai rovigotti, le donne i cavalier l’arme e gli amor (armavi rumque canò), naturalmente, un manoscritto…diciamocelo: sono carini fin che vogliamo, ma sono sempre gli stessi “inizi” da 2000 anni.

Però il problema è questo: non ho l’incipit per l’editoriale. Quindi scegliete quello che più vi aggrada, anche a caso (dove “a caso” non è una parola usata a caso).

<INCIPIT>

Va detto che questa fatica letteraria è nata, o meglio è stata concepita (per ora è ancora in posizione fetale) durante la settimana del Festivaletteratura a Mantova, per iniziativa dei ragazzi del progetto Blurandevù.

Una settimana passata promiscuamente (dove “promiscuamente” è una parola usata davvero a caso, perché non so cosa voglia dire…e forse si scriveva con la “q”), che ha dato fiori e frutti…anche se, ne sono sicuro, fra questi ultimi abbiamo raccolto i più acerbi (seppur bellissimi)…”quelli migliori però matureranno col tempo. Non lasciamoli marcire”. Questo il casus belli che è sfociato, fra le altre cose, in “GenerAzione”.

La settimana in questione è stata la più fucking great da me vissuta, non solo fra le varie edizioni del festival, ma forse nell’intera vita. Frasuccia strappalacrime a cui non credo neppure io, ma che ci sta bene.

Orbene, immagino egoisticamente che la sensazione che sto provando accomuni tutti noi giovani redattori in erba…per usare le metafore a noi più congeniali: mi sento come Erri Potter (non De Luca) al ritorno da Hogwarts, come gli Hobbit dopo il viaggio con la Compagnia, come Walter Nudo quando ha vinto l’isola.

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[segue da pag. 15]

Ora la vita di tutti i giorni, in mezzo ai Babbani, nella Contea, riprende banalmente…come direbbero i Virginiana Miller: “sono lento e disconnesso, sono il Commodore 64 di me stesso”.

Adesso però basta parlare per frasifatteslashcitazioni, visto che non ho fatto altro per 20 anni…e prima o poi qualcuno mi querelerà, anche ora che sono disoccupato a vita, a casa (dove “a casa” non è una parola usata a caso).

Ma, veniamo al progetto.

Senza essere untuoso né ipocrita, voglio sottolineare come la mia persona non si sia ancora resa conto della fortuna che le è capitata:credo infatti che i miei futuricolleghisuquestepagine siano la miglior fetta della torta quasi scaduta cucinata dagli insipidi ventenni italiani. Un gruppo splendido di ragazze (vorrei infatti far notare che i tre quarti del gruppo sono una rappresentanza del sesso femminile, sorteggiata fra i concorrenti del concorso di bellezza “occhio a non alzare il gomito”) e ragazzi con tanta voglia di fare, come ho avuto modo di appurare working with.

Io, personalmente, non ho il dono di essere più ferrato in un certo ambito culturale (es.letteratura, musica, cinema) invece che in altri, ma li coltivo tutti alla stessa maniera.

Il che potrebbe aver lo stesso significato del dire “non so una mazza di alcunché” (“e forse l’ è questa so mama”, direbbero i miei anziani per indicare un contingente rapporto di causa-effetto). Però questo non importa, essendo per l’appunto i miei colleghi una schiera di spiriti magni, come spiegato nel paragrafo soprastante (dove” stante” è chiaramente un participio presente).

La mia unica volontà è questa: far capire che per salvare il nostro Paese (frase larger than life, direbbero gli inglesi) non bisogna concentrarsi sulla politica, ma sulla cultura. Va detto che sto usando la parola “politica” impropriamente (che Aristotele mi perdoni) in quanto sarebbe più corretto dire che non è essa, ma sono “i partiti” a rovinarci. Sarebbe secondo me meglio parlare di letteratura al di là degli schieramenti, senza cadere nella mania tutta italiana di etichettare sempre ogni parola scritta come di “destra” o “sinistra”.

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L’autore dell’Editorialettera, Marcello Bardini fotografato durante blurandevù 2008 da Demian

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[segue da pag. 16]

Mi sembra che in questo caso cultura e politica possano viaggiare separate…se nella Storia con la esse maiuscola ciò non sempre è possibile (e non sarebbe nemmeno giusto), mi piace credere che almeno nella storia del nostro “mègasin” possa funzionare.

Proposito sociale da folk singers impegnati: in queste pagine non tratteremo del personaggio da rivista patinata di cui tutti i rotocalchi parlano, ma scriveremo dello scrittore misconosciuto, della ragazza della porta accanto che fatica a trovar lavoro, delle persone comuni, del ragazzo che ha appena messo incinta la morosa (dove “incinta” è chiaramente un preservativo imperfetto).

Insomma: gli argomenti sono quelli più vicini a noi ventenni, sicuramente non saranno ispirati dai “Diari di un’aspirante velina” o dalle varie biografie bestseller del tipo “Cosa faccio adesso che ho spostato il culo (perdonate il francesismo) dal trono di Maria De Filippi”.

La rivista GenerAzione sembra allora un ottimo inizio per continuare (allora non è un inizio, è un continuo) lo scambio culturalmusicalimmaginifico da noi avviato nella settimana del festival. Insomma, il proposito è questo: speriamo che gli unici frutti di una settimana di blurandevù non siano stati il sudore e la fatica.

Uno dei film più carini degli anni 90 (“Velvet Goldmine”) si concludeva infatti con un dialogo: “volevamo cambiare il mondo, ma abbiamo cambiato solo noi stessi”…”non c’è niente di male in questo”…”certo, basta non guardare il mondo”.

Questo è il punto di partenza, diamoci da fare e cambiamo qualcos’altro.

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Una scelta di vitaUna scelta di vitaUna scelta di vitaUna scelta di vita

di Jasoart

Un gruppo di ragazzi ha deciso di differenziarsi, di comunicare con il mondo, di affrontare problemi dal proprio punto di vista, discutere, informarsi di tutto ciò che gli accade intorno: così nasce “GenerAzione”. L’entusiasmo, scaturito da una settimana di intenso lavoro al Festivaletteratura di Mantova, si è incanalato verso questo progetto per dare la possibilità ai giovani, che vogliono vivere il presente e sfruttare al meglio il periodo più creativo e vivo della loro esistenza, di esserci.

“GenerAzione Rivista” è nata per farsi portavoce di tutti quei “piccoli adulti”che hanno in comune la passione per la letteratura, l’arte, l’attualità e soprattutto per tutti quelli che si vogliono mettere in gioco imparando come reagire ad un mondo che ti prende a schiaffi senza chiederti scusa.È triste quando si sente dire che i ragazzi di oggi non hanno ideali, non si interessano del presente, non rispettano il passato e non pensano al futuro. Noi siamo qui per dimostrare il contrario, per toglierci di dosso l’etichetta con su scritto “O VELINA, O CALCIATORE”. Noi abbiamo altri sogni, altri ideali, altri progetti, ma per poterli realizzare abbiamo anche bisogno di una possibilità. Questa rivista è l’inizio di una serie di possibilità che vogliamo crearci, con le nostre mani, per ricavarci uno spazio nell’universo di oggi e di domani.

Non è una strada facile, ce ne rendiamo conto, ma l’impegno è concreto ed il lavoro duro non ci fa paura. Noi siamo qui per questo: per lottare!

Il 21 ottobre 2008 saremo on-line per iniziare la nostra avventura che siamo sicuri ci porterà lontano. Sarete testimoni mensilmente di quello che dei ragazzi di circa vent’anni pensano dell’arte, del cinema, dell’attualità della poesia, della letteratura. Tra recensioni, critiche, scritti vari potrete scoprire la mente di giovani alle prime armi che, non senza difficoltà, intraprendono per la prima volta la strada del giornalismo.

Le persone spesso lasciano che la vita vada avanti da sola, a ruota libera, senza riuscire a prenderne veramente parte; “Generazione” dimostra che c’è chi ha il coraggio di prendere per mano la propria vita ed accompagnarla nella direzione scelta, giusta o sbagliata che essa si possa rivelare; questa scelta è l’unica possibilità vera di essere liberi ed è l’ occasione che noi cerchiamo di cogliere per poter finalmente vivere i nostri vent’anni.

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Della letteratura,Della letteratura,Della letteratura,Della letteratura, di GenerAzione.di GenerAzione.di GenerAzione.di GenerAzione.

di Delirio

Una classe come tante: il primo giorno di scuola. Studenti qualunque, già stufi prima ancora di ricominciare. E’ l’ultimo anno: ancora otto mesi di finto impegno, di finto interesse e poi penseranno di essere liberi. Ma liberi da cosa? Entra la professoressa di lettere. Sguardi assenti di chi ripensa all’estate appena finita. Sguardi beffardi di chi non ha combinato nulla di ciò che avevano “suggerito” i professori. La professoressa decide di iniziare la lezione di letteratura italiana. Sbuffi. Tutti estraggono dai loro zaini vuoti un foglio per fingere di prendere appunti.

Un primo giorno di scuola da copione. Un primo giorno che in realtà sarà l’esatta copia di tanti altri.

Tentativo dell’insegnate di coinvolgere gli alunni, ormai già stufi dopo cinque secondi d’introduzione.

«Cos’è la letteratura, secondo voi?»

Tutti ridono silenziosamente. Occhi bassi. Nessuno ha voglia di stare al solito gioco. Tutti tranne un ragazza in prima fila, capitata li per disgrazia ovviamente, che non sapendo come passare il tempo viene spinta da una voglia irrefrenabile di “sputare” in faccia alla professoressa che la sua generazione non è una generazione di ignoranti, come viene usualmente dipinta, che pensano alla letteratura come a una materia scolastica che si “deve” studiare per ottenere una media dignitosa alla fine dell’anno.

E così le risponde.

Cos’è la letteratura?

«Se dovessi studiare la letteratura - come anche la musica o la poesia o ogni forma d’arte - su questo libro, allora sì, la letteratura sarebbe una materia scolastica alla quale “sottopormi” giornalmente per fare felici i miei genitori, avere una media più o meno alta e riuscire ad “entrare nelle sue grazie”. Se la letteratura, come gli altri modi d’espressione, fosse esclusivamente un modo di spiccare in un mondo che ormai mi ha deluso, nel suo banale individualismo superficiale, allora non scriverei, non avrebbe nessuna utilità, probabilmente. E invece scrivo, suono, leggo, tento di agire in questo mondo di “merda” che mi circonda; per cambiarlo, nel mio piccolo di studentessa, faccio politica.

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[Segue da pag. 19]

La letteratura, secondo me, è uno dei tanti modi che abbiamo per divenire i protagonisti del mondo in cui viviamo. Ognuno di noi può “fare” letteratura se per letteratura si intende un modo di concepire il vero vivere, un modo per esprimere ciò che ci brucia dentro, un modo per “uscire” dalla banale quotidianità delle cose che ci circondano. La letteratura per me è questo.»

GenerAzione Rivista è uno spazio diverso da altri, e come tanti altri (magari sconosciuti), per “fare” letteratura.

E’ un luogo per “sputare” in faccia alle persone la non-banalità delle piccole o delle grandi cose. Un luogo dove sogno di uscire dall’insipido individualismo che mi circonda, un luogo per riscaldare gli animi persi, per risvegliare chi, come me fino ad un mese fa, temeva di essersi addormentato e non poter cambiare le cose.

GenerAzione Rivista è il mio modo per dire: “Ci sono e sono viva”. E’ il mio modo per non smettere di sognare e soprattutto per continuare ad essere me stessa, in un dove che mi vorrebbe a capo chino, in un oceano di mediocre individualità.

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Dal 21 ottobre on-line il primo numero!