archeologia del détournement (omar wisyam)

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Archeologia del dtournement 0.1 A favore della dialettica (o della trialettica, per chi si ricorda della sua fugace esistenza), "Noi che desideriamo senza fine" (Nous qui dsirons sans fin) di R. Vaneigem si deve leggere: "Noi che siamo ostaggi del desiderio senza fine del capitale". 0.2 Le mitologie del desiderio e della creativit (il feticismo secondo il vecchio gergo marx-freudiano) costituiscono delle evidenti rappresentazioni residuali. Sono state destinate da tempo a essere soltanto derisorie. 0.3 La critica radicale ha anticipato di poco la pubblicizzazione spettacolare d ella macchina desiderante, effettivamente gli obiettivi presunti della critica r adicale sono stati subito realizzati dallo spettacolo della nihilazione. Lo stes so vale per una nefasta ma consueta attitudine artistica di alcuni, in una situa zione in cui il dtournement nell'abc della comunicazione corrente. 0.4 La critica deve prendere atto che la mitografia del soggetto si definitivame nte esaurita. Essa deve smettere di avere paura di quella normalit, da cui talmen te attratta da sognarne la miseria. Noi che siamo ostaggi del desiderio senza fine del capitale Il rovesciamento di prospettiva che la critica ha detto di volere praticare, ign orandone spesso le conseguenze, finisce, se attuato, con il rendere del tutto tr ascurabili e superflue le proposizioni di partenza. Questo, che segue, un tentativo, grezzo senz'altro, di riportare alla luce alcun i reperti archeologici del desiderio secondo Raoul Vaneigem. 1. La maturit del desiderio si libra nella maturit dello spettacolo. 2. Le bare si sono consumate sul riso del vivente. 3. Penetrati dal piacere di esistere voi siete voi stessi. 4. Gli schiavi non sono pi, i padroni dappertutto. Essi non ignorano che non hann o pi niente da esigere da se stessi, se non che gli altri lo dimentichino per un istante. 5. La qualit della merce soddisfa perfettamente la qualit della vita. Il godimento l'effetto di un'economia altamente sofisticata. 6. Felice colui che, al di qua di ogni sentimento di riuscita e d'insuccesso, co n presunzione e con disprezzo di s, snoda il filo labirintico dell'esistenza conf essandosi: ho desiderato dal fondo del cuore che sia cos. 7. L'appropriazione altrui restituisce al vivente ci che il godimento finiva per togliergli: il diritto di negare la reciprocit. 8. La creazione un godimento che si scambia e non si dona. 9. L'individuo che convinto di compiere il suo destino umano attraverso la reali zzazione, armoniosa e no, dei desideri che gli sono stati attribuiti fonda il pr ogetto del capitale totale. 10. Impareremo a mercanteggiare imparando a vivere, fondando sulla relazione di scambio il gusto e la passione dell'appropriazione di s e degli altri. 11. Tutta l'arte del desiderio consiste nell'affinarsi grazie all'insoddisfazion e senza cadere nell'insaziabile. 12. Il peggiore effetto del lavoro produrre un tempo che lavora contro di noi; c ' nella natura mercantile del piacere abbastanza potenza per restituire al mondo la cosienza del lavoro della vita. 13. Una societ d la misura della sua ignominia quando si vergogna di applaudire l' astuzia del predatore. 14. L'economia ha la preminenza sulla vita, mentre allo stesso tempo ama esibire il contrario, da questa pratica individuale e collettiva nata l'autentica inter nazionale del genere umano. 15. Non c' nulla che possa nuocere a un essere umano quanto se stesso, come dimos trato dall'ingenuit di Etienne de la Botie, che gli fa scrivere: "Siate risoluti a non servire pi ed eccovi liberi". 16. Decidersi a vivere come se non si dovesse mai morire non una sfida all'impos sibile, ma il reale che non nasconde pi il possibile. 17. La dipendenza altrui la misura del piacere.

18. La ragione economica si beffa delle ragioni del desiderio accordandovisi. 19. Essere troppo poco lucidi per rimproverarsi: ecco dove finalmente lideale e i l reale si sono ritrovati. 20. Per la maggior parte dei nostri desideri c gi qualcuno pronto al lavoro per f arceli desiderare come se fossero davvero nostri. 21. Tutto parodistico nella libert di consumo, soprattutto il "tu non puoi tutto perch qualcosa devi a tutti". 22. La gratuit un sogno corrotto, una fantasticheria, della societ della nihilazio ne. 23. Il miglior modo di togliere soddisfazione al desiderio di sperare in essa. 24. L economia, che ha trasformato il lavoro in una disoccupazione attiva, per c ui al lavoro sembra ovunque che non si faccia niente della propria vita, mostra agli illusi la via opposta, quella pi redditizia. La nuova economia dispone senza dubbio del potere di aumentare il rifiuto del lavoro a vantaggio di uno spirito di iniziativa e creativit pi adatti alla produzione e al mercato odierni. 25. Una formidabile tecnologia omicida non resta senza impiego., perch la potente proliferazione del consumabile deve assorbire anche quella formidabile degli es erciti. La globalizzazione del libero scambio ha diffuso l idea della pace come competizione di mercato. 26. Nel grande consenso al profitto la ricerca della qualit della vita pi competit iva che mai. Ma l affinamento dei desideri dei consumatori spesso non ha portato ad altro che alla diffusione del male di vivere il benessere spettacolare. 27. L assenza di un altra verit, di un altra necessit che non sia il denaro, non i mpedisce che il demone della gratuit sia fatto filtrare ovunque come antidoto ill usorio, perch l unico divieto deve avere le sue licenze, deve sperimentare la sua fine. 28. L essenziale non deve bastare all esistenza di molti, mentre deve mancare an cora a lungo perch i primi si sentano garantiti. Ma l importante che i conti torn ino: l unica restrizione al progresso del benessere che non intralci la psicolog ia del profitto. 29. La merce di qualit deve soddisfare le esigenze di una vita che rifiuta di ess ere mercanteggiata per meglio essere sottomessa alle leggi dello spettacolo. La qualit della vita misurabile, e la sua diffusione naturalmente e potenzialmente d istruttiva, come lo erano le fasi precedenti dello sviluppo del capitale, che no n ha mai smesso di correre e di saltare di fronte agli ostacoli. 30. Il godimento il prodotto di questa economia, come la democrazia figlia dell imposizione del libero scambio a quelli che non sono in grado di sfruttarne i va ntaggi. Dove la merce ha seminato la sua tirannia finita per spuntare la "sua" l ibert. Sicuro e insoddisfatto colui che dominato dalla sorte della nihilazione. Il Brumaio del nostro scontento (prima ed ultima parte) A science of discontent Franck Herbert s Dune series Muad dib s Imperial Reign generated more historians than any other era in human history. Frank Herbert, Dune Messiah PREMESSA. Che non si dica che la disposizione degli argomenti nuova; tuttavia ci che resta ci rende meritevoli di quel pensare male che attesta come merito il non aver nul la da dichiarare a discarico. Le brevi abitudini sono il make up con cui l esperienza finge di ringiovanire i suoi difetti. D altronde la vittoria, che non ci spetta se non come un anticipo di cui esclusa la riscossione, arride a coloro che amano il disordine senza crea rlo. Il desiderio imita se stesso, il desiderio una catena, la trasgressione la serra

tura. Il risentimento un sentimento privilegiato, il suo primato glorificato ogni gior no instancabilmente( si tratta della fatica dello spettacolo). La mimesi desider ante precede il sorgere del suo oggetto, dice Girard, e sopravvive alla sua scom parsa, quindi il risentimento non comprensibile se non a partire dalla mimesi de siderante. La regola esposta dallo scrittore del capro espiatorio che il desider io pi desidera la differenza pi genera identit. Per cui si pu dire che in ogni desid erio si ode (l odio parla la nostra lingua, cio tutte) una doppia ingiunzione con traddittoria: imitami, non imitarmi. Dunque, se alla fine, come capita (l incomp reso capita, il caput mortuum), rimangono solo doppi contrapposti, la minima cas ualit provoca la fissazione di tutti gli odi reciproci su uno solo dei doppi. La mimesi frammenta tutto all infinito ma lo riunifica in un solo momento - persist endo la generale indifferenziazione, il prodotto del desiderio. Girard esibisce la perversione della mitografia della differenza nell Anti-Edipo, della quale ma cchina solo la frase sulla stupidit della trasgressione potrebbe ambire a disegna re il nuovo profilo dell analisi, cio della critica post-freudiana. L eroe che segue il proprio cuore dove va a finire? L ovviet della risposta non i ntesa con la stessa prontezza di cui la pratica ci rende testimoni. Il nostro in dividualismo richiede di essere fedeli alle nostre opinioni, sebbene i disturbi alimentari ci dicano del destino del desiderio pi di quanto si immagini. Gli innesti genetici hanno cambiato la vita, le trasformazioni sono imperiose. E ppure trasformare il mondo e cambiare la vita erano gli obiettivi del nostro pas sato prossimo. La storia ci asseconda. Davanti a questa povert tematica non si pu, di solito, fare altro che dare un occh iata distratta, ma n in dieci minuti, n in dieci giorni, ci stato concesso di trov are una risposta vertiginosa, assicurandosi qualche padronanza sinottica, come s olito fare chi gioca a scacchi. Dunque nessun omaggio a un vuoto cos grande e inq uieto. La risposta che, come ogni speranza, rid il respiro, lasciando per il rest o tutto in sospeso, ecco ci che si vorrebbe leggere. Includere, escludere: la malia del capitale, il suo vortice fascinoso e violento . Come si ama pericolosamente il gioco d azzardo, il capitale, nella furia della nihilazione, accoglie e rigetta senza mai uscire dalla propria disposizione fon damentale. La sua intimit con la nostra follia non finisce di stupire le generazi oni che credono di criticarne le mosse, carpendone lo sguardo fuggitivo. Come stato detto, i labirinti urbani moderni, per quanto mortali, non introducon o che alla necessit delle frontiere e delle divisioni. Non sono ammesse repliche: non ci si trova che dove ci si deve perdere, ma nel labirinto i confini garanti scono l apparenza dell ordine, cio la sua essenza, e consentono di dare credito a lla finzione. Conrad aveva visto giusto nel cuore della tenebra: il significato di un episodio non nascosto dentro di esso, ma lo circonda, come la foschia generata dal calor e, come uno di quegli aloni nebulosi resi visibili dalla luce della luna, altrim enti la faccenda si fa intollerabile, come lo stesso scrittore sapeva benissimo. Il metodo: mi sforzo di far s che quelle che io considero delle nuove premesse te oriche e pratiche non chiudano in anticipo la problematica che svolgono, e rese confuse da ogni interferenza affrettata, come oggi si insegna, mantengano una fo rma tale che le squalifichi, sebbene non sempre sia possibile. Un modo di riferi rsi allegro alle facilit filosofiche e soprattutto un arte ellittica dell anfibol ogia . A cosa serve d altro la vivacit dell ellissi? La disseminazione, direbbe D errida, afferma la sostituzione infinita, e la sostituzione ci sostituisce. L in genuit il gioco di parola. (...) Mais, en y pensant soigneusement, je me ressouviens d avoir t souvent tromp,

lorsque je dormais, par de semblables illusions. Et m arrtant sur cette pense, je vois si manifestement qu il n y a point d indices concluants, ni de marques asse z certaines par o l on puisse distinguer nettement la veille d avec le sommeil, q ue j en suis tonn; et mon tonnement est tel, qu il est presque capable de me persua der que je dors. Le parole di Descartes, come quelle di Caldern, sulla vita che s ogno, ci dicono allo stesso modo che, nel mondo, il teatro, cio lo spettacolo pri ma della societ dello spettacolo, premeva sullo sviluppo dei mezzi di produzione per imporre ovunque le sue condizioni all addomesticamento. Nato sociale il progetto che abbiamo ereditato, esso non rimargina le sue ferite se si riduce a individuale e si rassegna all autenticit che l ipocrisia gli cons ente. Il riserbo appare giustificato dalla verosimiglianza. Reticenza e preterizione. Nelle prese di coscienza dei nostri contemporanei ogni peggiore tradizione dello spettacolo non tarda a imporsi con l ovviet di una nat ura, non pi seconda. Una simile ovviet non viene simulata dalla loro frettolosa in differenza, ma viene dichiarata come una conquista. Il pregio della comprensione si comprime nelle minuscole pieghe dell ellissi. L audacia deve essere del tutto involontaria, fino al punto di sembrare tale. Deve esistere un solo tono, falso naturalmente, ma la falsit intima e consolatori a, per essere inconfondibile, come il tono che la esprime, perch la correlazione tra spettacolo e mondo deve poter essere dimostrata ogni minuto. La TV parlava c ome il mondo perch il mondo parlava come la TV. Ma la TV parlava pure come la fam iglia, sebbene essa non ci sia pi, perch il mondo ha sempre parlato come la famigl ia e la famiglia come il mondo. La falsit c , poich non inconfondibile, ma il suo t ono non si sbilancia. Hans Mayer dubita che si possa credere all autenticit, nonostante il fasto letter ario, linfanzia berlinese di W. Benjamin non il vissuto dello scrittore berlinese ma una parafrasi di Proust. Ci si pu fidare o no? Si poteva credere ai Caraibi o alla Malesia di Salgari? Le due domande non sono strettamente connesse, ma le p assioni che trasportano s. Gli aspetti irrilevanti di una questione potrebbero non esserlo pi, dico: irrilev anti. Ma potrebbero essere davvero insignificanti. Non esiste un metodo sicuro, ma delle pretese e degli stili, ed entrambi conducono con s numerosi errori. Alcu ni errori sono utili, altri no, perch la critica ragiona per partito preso, sebbe ne ci siano delle ragioni necessarie e talvolta sufficienti. Girard afferma che la mimesi per sua natura percettiva, e coglie immediatamente la pi piccola discrepanza tra le parole e le azioni dei suoi mediatori: se tra le une e le altre vi uno scarto, si ispirer sempre a ci che il modello fa, non a que llo che dice. Dunque c un economia politica mimetica. La teoria mimetica pretend e, secondo Girard, di divenire la teoria di tutto ci che mette in relazione gli i ndividui tra di loro, spiegare il teatro dell invidia come recita il sottotitolo del volume dedicato a Shakespeare. Sergio Luzzatto dice che merita far parlare ai quadri di David il loro inimitabi le linguaggio, ora pi che mai contraddittorio, eppure ricchissimo. Di questo personaggio si nota un decoro tacitamente espresso nella stagione del r ipiegamento, piuttosto che sbandierato nell et dell impegno. Ma infine l attenzion e si sofferma sullo sguardo e l autore si chiede, lasciando in sospeso la rispos ta, se in esso sia concentrata severit o disperazione, sebbene il mistero che vi si addensi sia velato di stanchezza. Le parole attribuite a Talleyrand danno una definizione idealistica ma soddisfac ente: questi sopravvissuti, sottratti a ogni discendenza, hanno fisionomie che s piccano solitarie: la loro inutilit maestosa, la sapienza che forse non hanno e c he certamente non vogliono trasmettere ci guarda in silenzio come ogni ricordo c

he accetta di distruggersi. La bellezza degli epitaffi tutta compresa nelle straordinarie convergenze che co nsentono, negate ai viventi. Si ha un bel dire che la paura non dovrebbe sottomettere i nostri gusti; non ho dubbi ad ammettere che la condiscendenza offuschi la ricettivit, ma la paura, seb bene sia il pi pervasivo sentimento, non distrugge affatto la comprensione del te sto o il piacere della lettura; anzi mi ricordo ancora la paura struggente e la ripugnanza che mi facevano fingere di avversare i libri di Wells. Ma era un modo , il pi sicuro, di conservarne il piacere. Si pu dire quel che si vuole, ma legger e serve a prepararsi a essere morti, come si direbbe in Mentre morivo di Faulkne r, e a questa preparazione mi induceva Wells, quando ero bambino. Da ormai due secoli, gli Stati Uniti hanno la fissazione di Dio e delle pistole. In queste parole di Harold Bloom la pratica considerazione che i due argomenti debbano essere trattati in modo congiunto subisce una canonizzazione letteraria. Sar per questo motivo che Bloom segue le tracce della balena bianca nel deserto di Meridiano di sangue. Ma si tratta di retorica, Lisia diceva contro Eratostene: ... e questi crimini so no cos atroci, che persino la finzione, se me ne permettessi l uso, non potrebbe aggiungervi niente; e anche limitandomi alla pura verit, ancora non avrei n abbast anza tempo, n abbastanza forza per dire tutto. Come ragionava Marx e come ragiona l opposizione alla globalizzazione: Ai nostri giorni il sistema protezionistico conservatore, mentre il sistema del libro sca mbio distruttivo. Esso dissolve le antiche nazionalit e spinge all estremo l anta gonismo tra la borghesia e il proletariato. In una parola, il sistema della libe rt di commercio affretta la rivoluzione sociale. solamente in questo senso rivolu zionario, signori, che io voto in favore del libero scambio. In questo modo si e sprimeva il teorico di Treviri. L opposizione alla globalizzazione un opposizione conservatrice, ma il comunismo marxista era una teoria della catastrofe e della catarsi. Ricorda Long John Silver, all inizio della sua storia, quella scritta da Larsson : ... Scoppiai in una risata che perfino alle mie orecchie parve provenire dagli inferi, o dall altro lato della fossa, se preferite. Risi fino alle lacrime. Si dice che una bella risata allunghi la vita. Chiss. Ma allora, che io sia dannato , si deve ridere finch c tempo. L enigma del ricordo di copertura appassion Freud, il quale si chiese come mai ve nga represso proprio l elemento significativo e conservato l elemento indifferen te. Il ricordo di copertura rappresentava impressioni e pensieri relativi a epoc he successive, ma reprimeva, o meglio spostava l immagine mnestica originaria. U n allucinazione che poneva in rilievo l insignificante. L occulto non l insignif icante, ma lo diventa: vivido, sgargiante, promettente. Doveva essersi appena addormentato quando si risvegli. In un primo momento gli par ve di essere caduto fuori da se stesso. Si accorse di giacere in un letto. Non t rasportabile! Pens Bloch. Una mostruosit! Si percep come se fosse improvvisamente d egenerato. Non andava pi bene; per quanto immobile giacesse, era tutto un affanno so affaccendarsi; tanto nitido e vistoso giaceva l, da non poter scantonare su ne ssuna immagine che fosse paragonabile con lui. Il suo modo di essere l faceva di lui qualcosa di lascivo, di osceno, di sconveniente, qualcosa di assolutamente s candaloso; sotterrare! Pens Bloch, vietare, rimuovere! Ebbe la sgradevole impress ione di tastarsi, ma si accorse poi che la sua coscienza di s era cos intensa da f arsi sentire come un senso di testamento sull intera superficie corporea; come s e la coscienza, come se i pensieri fossero diventati maneschi, aggressivi, fosse ro passati a vie di fatto contro di lui. Disarmato, incapace di difendersi giace va l; l interno schifosamente rivoltato contro l esterno; non estraneo, solo odio samente diverso. Era stata una scossa, e con una scossa era divenuto innaturale,

era stato strappato via dal contesto. Giaceva l, impossibile, cos reale; senza pi paragoni. La sua coscienza di s era cos forte, che aveva una paura mortale. Sudava . Una moneta cadde per terra e rotol sotto il letto; Bloch tese le orecchie: un p aragone? Poi si era addormentato. Peter Handke - Prima del calcio di rigore - Die Angst des Tormanns beim Elfmeter . La lunga citazione di Handke mostra pi di qualche affinit con le sensazioni, spess o rovesciate come in un calco, di Gregor Samsa, il protagonista de La metamorfos i di Kafka. Si tratta di un ubriaco, Josef Bloch, cio di una versione idealista d ell insetto kafkiano. Il breve romanzo di Handke una pratica dimostrazione di ci di cui siamo debitori verso Kafka, del Castello e del Processo, per esempio. Blo ch colpevole di un omicidio incomprensibile, mentre dei personaggi di Kafka si d ice, non che non siano colpevoli, ma che siano incomprensibilmente accusati. Giacomo Contri scrive che la perversione coscienza in servizio permanente effett ivo e aggiunge che aveva ragione Freud a dire che se ci fosse moralit, non sarebb e la coscienza a farle da sede. Il superio, osceno e feroce ordina di godere, do po aver reso impossibile la soddisfazione, per cui l ordine detto simbolico il r egime dei godimenti forzati, compulsivi e dubbi. L espressione francese plus de jouir , non solo la contrazione di il n y a plus de jouir, ma anche indice di un eccesso , di un plusvalore, di un plusgodere. L illuminismo pensato da Swift critica il suo futuro (e ci che doveva passare per ch fingesse di inorridire del proprio immaginario superamento). La razionalit semp re mostruosa, per quanto ci si arrenda con rassegnazione, e non sorpresi, ad ess a. Swift sa di non mentire quando finge di credere che l utile sia nell interess e dei pochi e non rappresenti un principio imparziale e scientifico. Scrive Cees Noteboom, in Le montagne dei Paesi Bassi, che basta aver vissuto un po e si sa che la vita pi lunga consapevole del dolore dell enumerazione e lo ev ita. Sono sempre poche le cose che determinano un esistenza. Questa considerazio ne si completa con un altra dello stesso autore per cui ognuno ha il diritto di pensare quel che vuole, e ogni forma di errore lecita purch non si coinvolga qual cun altro. I seduttori sono odiati. Da cosa dipende? Gli olandesi non si frequent ano, si confrontano. Fissano i loro occhi luminosi in quelli dell altro, e ne so ppesano l anima. Non ci sono nascondigli. Nemmeno le loro case lo sono. Tengono aperte le tende, e la considerano una virt. Che spreco di trasparenza. Note senza teoria Forse non abbastanza noto in che misura la teoria rifiuti la musica e la musica la ricambi. La musica della filosofia, genere che amavamo, le ha perse per strad a, nei tempi rapidi di una politica spietata di banalizzazione, la nihilazione, e si ritrova a ragionare non di una teoria utopica che non c , ma di una teoria c he semplicemente non ci sar pi, se non come inganno. riflessione. La musica della filosofia auspica una riflessione sulla musica leggera nello stesso momento che le nega un essenza, senza di cui per non si ha riflessione. Si vuole che non si r ifletta su di essa per dire poi che su di essa si pu riflettere. Almeno si conced a alla musica leggera una sociologia. Se per Adorno, dice Manlio Sgalambro, l ul tima volta che la musica leggera ha incontrato quella seria stato durante il "Fl auto magico", vero per che un secolo intero non ha esaurito la leggerezza della m usica leggera. Gli insulti con i quali stata esposta la gnoseologia della musica leggera sono la dimostrazione che la teoria aveva temuto la musica leggera, e t emuto gli interminabili avanzi del sempre uguale. L insulto insomma ci che la teo ria aveva voluto che la canzone le rimandasse. Un esistenza non ingannata dalla sociologia della musica potrebbe essere ritmata dalla musica rock, quanto l io m usicale del primo quarto del secolo scorso lo stato dalla cosiddetta Krisis?

1. Il cambiamento di funzione della teoria trova la sua determinazione nella musica rock. Il compito della teoria si adempie oggi nella musica cosiddetta leggera c he, pi che fungere da materiale per una nuova Philosophie der Neuen Musik, se ne ripropone il compito. Ma il rock non l erede della musica dodecafonica perch suon a e non dissuona, dato che non mai stato onesto. 2. La batteria non il tuono, il rumore del cielo, ma il ritmo infero del lavoro mec canico, un dio guerriero ha parlato agli uomini con la batteria. Il dio della pr oduzione capitale spara direttamente contro il cielo. 3. La musica di tutti i giorni non musica e neppure leggera, galli e arlecchini son o muti. Chi ci canta il rumore del mondo. La canzone vinta dalla struttura che l a porta, non prefigura nessun altro tempo, perch si d a questo mondo cos com . 4. La canzone espone la teoria al pericolo di finire prima ancora di cominciare. I suoi tre minuti possono essere un contributo a una dottrina del tempo, di cui es sa si vuole sbarazzare con la tenacia di un sistema di cui parte. La canzone la pi breve opera dello spirito di un tempo che non deve dimenticare il ringraziamen to al godimento che essa genera. Nella musica della filosofia la canzone non ha scoperto che la sua natura persuasiva, la canzone come istituzione oratoria inco rona l ordine del presente. Essa vuole non far capire con altri mezzi. 5. Il canto l animalit felice della gabbia. Ma, nelle condizioni attuali, dalla musi ca si pretende il godimento che si pagato. In un trattato di etica di questo tem po, la canzone ha un posto di riguardo. 6. Che le relazioni umane siano modellate dalle canzoni un fatto notevolmente trasc urato. La prassi della teoria la canzone. 7. Se la canzone della teoria aspira ad essere un capitolo dell estetica di questi tempi, sottoporla a giudizio serve per riconoscere i tratti della tortura che . S e la canzone della teoria preferisce l etica perch l orecchio il giudice delle no stre azioni. Il cantante comunque non ha bisogno di argomenti. 8. La canzone deve divertire e il riso che concede quest epoca deve essere maggiore di qualunque l abbia preceduta. Goethe va riscritto: "Accanto alla cosa pi terri bile, c la gioia, c il rimedio". La canzone democratica, non chiede di essere ca pita n lo vuole, ma soprattutto non vuole che le si presti troppa attenzione. 9. La canzone non manda via il mondo, ma ne accoglie lo spirito vendendolo. Il dive rtimento della canzone l aggressione alla teoria, giacch l individualit un peso in utile, la canzone ce ne libera, con leggerezza. 10. La canzone non seria ma sul serio, cos come si pu dire che i giovani teppisti sono neoplatonici senza saperlo. 11. La canzone deve finire, e deve finire presto. Questo imperativo ne richiama un a ltro altrettanto imperioso e di ordine generale. La stupidit della canzone quella dello spettatore. Nella stupidit l ordine del mondo si lascia contemplare soddis fatto di una simile conquista. 12. Certamente i filosofi finiscono con il trovare in se stessi ogni cosa, come scri ve Sgalambro, e pure i loro sbagli. E, poco pi in l, cento miliardi di morti non v algono uno scopo. 13. Non c pi distanza qualsiasi tra i suonatori e i suonati, naturalmente le anime ch e si sputano sono tutto ci che si pu sputare. L energia che esplode nei concerti s uperiore alle sue cause, se la causa fosse la star, ma questa sullo sfondo. Smar rirsi sembra un atto di libert, se non fosse un lavoro socialmente incoraggiato.

14. La musica della filosofia non ci sar, ma ci sar la sociologia della musica, perch l a realt si far leggere dalla musica, dalla canzone. 15. La nihilazione parla nelle canzoni. Niente dolore che non sia falso, idem con il resto. 16. Kant, nella "Critica della ragione pura" scriveva, e Sgalambro cita questa frase perch l agonia del sistema solare deve essere considerata come un problema prese nte, che "in effetti la cosa non potr mai contenere nella sua realt effettiva pi di quello che contenuto nella sua possibilit completa", questo per suggerire che il pessimismo, a cui ridotta la filosofia odierna, pu dilazionare la sua agonia nel divertimento. 17. Se considerassimo che il divertimento fosse ancora una condanna saremmo rimasti indietro nell analisi della situazione, la massimizzazione del profitto imponeva una legge sul godimento, ma ci che era un bene di consumo ora un gadget. 18. La musica leggera non risponde a nessun bisogno, ma non per questo nessuno ne al leggerisce la necessit, d altronde neanche i desideri sono necessari al consumo. Le intenzioni del consumatore non hanno mai contato nulla, ma proprio per questo egli gode. La democraticit della musica questo. 19. La canzone obbedisce all obbligo di far finta, niente deve finire, tutto deve ag giungersi. Niente entropia, ma eterno presente come accumulo indefinito. Le canz oni devono essere meglio del sempre uguale, meglio dell eterno ritorno. La music a della filosofia un relitto del passato. 20. La canzone la teoria che questo mondo distribuisce ai suoi addetti.

Il nero dorso del tempo Javier Marias, Nera schiena del tempo. Niente mai indubbio, dice J. Marias. Duriamo meno delle nostre intenzioni. L autore si spiega subito: Lasciamo troppe co se messe in movimento e la loro inerzia cos debole ci sopravvive. Comunque, anche vero che ognuno dimentica sempre troppi istanti, perfino ore o giorni e mesi e an ni .... C una estrema insicurezza nella parola perch, pure la pi rozza, imprecisa e metaforica, e analogamente ogni lettura altera il testo, sebbene di solito non lo riscriva. Ogni posterit - l autore senz altro ama le grandi questioni della le tteratura, che solleva senza imbarazzo - dato che perdiamo tutto perch tutto rima ne tranne noi, un oltraggio ed un oltraggio anche ogni ricordo, se potessimo acc orgercene dopo morti. Per questo i libri servono a ricordare, e a rassicurarci sulla certezza del fatt o che dimenticheremo. Superati questi primi ostacoli e, volendo ancora leggere, Marias conferma un sos petto di lungo periodo, che esista una fiduciosa e ingiustificabile tendenza a cr edere ci che gli autori affermano a proposito dei loro libri. Ma l autore non recede dal coraggio dimostrato nell affrontare temi ardui e polv erosi e scrive dunque che sono troppi quelli che sono nati e sono trascorsi in s ilenzio e troppo pochi quelli di cui si conserva memoria. In particolare diffici le difendersi per via negativa, dimostrando di non aver commesso, di non aver ag ito, compiuto, detto, partecipato o assistito a qualcosa. La calunnia intrinseca allo scrivere. Da certi luoghi squallidi, dice lo scrittore, difficile cambiare i destini una vo

lta che sono cominciati, se non si sa che sono destini. Ma voleva ingannare il le ttore, nessun destino un destino prima di esserlo, e nessun corridoio mal pulito peggiore di un incrocio greco. Ci che ci viene attribuito in una finzione non pu essere rettificato, aggiustato, compensato, variato, dice Marias, eppure cosa sono i libri se non riscritture di libri precedenti? Una vita mortale non sa resistere alla menzogna di un testo, ma un altro testo pu modificarla. Dunque c rimedio. Puntualizzare di fondamentale importanza, a volte ci si deve cautelare contro le burle, l dove non le si accetta, e si sa sempre dove; non sempre, non sempre, dove sarebbero le sorprese allora? Neppure ci si pu sorprendere del fatto che l autore trascurabile. Non pu non esserlo , essendo invece il pi accidentale degli esseri che si avvicendano nelle letture. Anche a me che scrivo toccato scoprire come Conrad avesse ragione a dire che dop o i venticinque anni passa la linea d ombra, invece Marias, che ripete le parole del polacco, dice che erano decisivi nella sua epoca, intendendo l et di Conrad (e dopo non pi?). Quelli che ci precedono diventano allora tutti antidiluviani, dic e ancora, ma, per fortuna, non crede a quest ultima frase: ci sono sempre oblii e periodi cancellati e io li conosco. Quando la cosa avviene, quasi tutti quanti si rendono conto pi o meno della propr ia imminente e immanente cessazione; quando, finalmente o meno, si arrivati o qu asi al punto in cui sta per verificarsi, cio diventare vera, la cosa che sappiamo ogni giorno essere probabile. In alcuni rari casi il tempo non agisce civilment e, allora ci sar il taglio sicuro e pulito, aggiunge, senza preavviso. Nello stes so capitolo, tra parentesi, l autore scrive che fa sempre piacere saltare delle p agine e non possibile quasi mai, cos nessuno pu escludere che ci sia un parallelo e splicito. Di un misterioso ed intimo autore - John Gawsworth -, Marias ha cercato l opera omnia, la quale presenta una singolarit, non spiacevole: dei sei volumi, manca non fu mai pubblicato - quello di cui presente il solo titolo, Farewell to Youth . Pi avanti nella commemorazione, l autore si chiede dove siano andati i libri che Gawsworth sapeva scegliere in mezzo a scaffali caotici e polverosi. Saranno torn ati al mondo paziente e taciturno dei libri usati, da cui escono soltanto tempor aneamente. Chi scrive di Gawsworth temeva che gli sarebbe toccata la stessa sorte, e, perch regga il senso del discorso, Gawsorth prov, pubblicando alcune antologie dell orr ore, di salvare dall oblio alcuni scrittori, finendo per assimilarsi a loro, pre vedendo il percorso simile, ma finge, o cerca veramente, di attenuare la sensazi one che le cose e le persone effettivamente si cerchino e si trovino, dicendo di non attribuire grande importanza alle coincidenze e alla perpetua attivit del ca so. La morte inattesa di qualcuno che conosciamo ci spinge, dice Marias, a barare co n i ricordi, gettiamo su quella situazione una luce che non le appartiene, non su a ma del finale, la morte illumina con il suo fulgore trattenuto ci che venuto pr ima, che di per s era in ombra o nel grigio e non aveva importanza n l intenzione n la speranza n l animo di lasciare traccia di nessun genere e gi andava svanendo, dopo il suo verificarsi. Eppure anche questo non propriamente vero se dall alba d ei tempi ogni gesto, anche il pi ordinario, deve riflettersi nell anima come se f osse l ultimo, non dico tutti, non dico sempre, ma ordinariamente s, la loro esse nza deve volatilizzarsi. Continua l autore, ammettendo che difficile opporsi a perpetuare una leggenda, t anto pi se si contribuito ad estenderla, perci sarebbe meschino rifiutare di imper sonarla, sebbene io credo che si possa benissimo fare a meno di incoraggiare una impersonificazione. Essa rimarr senz altro ancora nella mente dei pi, nonostante gli sforzi opposti, ma in modo sfuggente, controluce. Perch il perdurare dei volumi a stampa sui loro autori dovrebbe essere incongruo, ironico e molto ingiusto, e non invece congruo, letterale e molto giusto? Comun que neppure i libri durano molto. Temere che un giorno essi ritornino sul mercat o, temere la loro circolazione, significa piangere il diritto a una propriet indi struttibile sulle cose. Canetti scrisse Auto da f, per una ossessione, e per quel

caso clinico, in quel romanzo, la biblioteca sal in cielo, cio and in fumo. Soltanto la gente molto meschina sente gelosia per i morti. Dopo questa frase e qu el che segue mi rendo conto, lo sapevo ma non ci volevo pensare, che alle cose , semplicemente, delegata la simbolica rappresentanza di un essere, vi impigliata una dimostrazione di affetto, ma a questa delega infelice mi pare, o mi parve, g iusto rifiutarsi. Sono pronto da parecchio tempo a riconoscere di avere torto e di avere avuto torto effettivamente, in modo dimostrato. Ci che rimane di solito, finch la memoria non viene inghiottita anch essa, un immagine, anche quando non c una foto, e forse, certamente, dei sogni. I bambini, dice l autore, vivono nel presente, in un presente eterno, e non sann o che cosa sia un minuto o un ora o un giorno, non capiscono che il tempo consis te nel fatto che passa e si perde, nel suo passaggio e nella sua perdita. Ma l a utore pensa, a volte, che tutti gli ieri palpitino sotto la terra come se rifiuta ssero di scomparire del tutto, e nella pagina seguente scrive: dura tutto troppo o non c modo di farla finita con niente. In altro contesto compare una domanda pre occupata: qualunque lunatico pu credere quel che vuole, no?

Le Prcis (Cioran) Necessaria est methodus ad rerum veritatem investigandam. Cioran uno scrittore antidepressivo (per un eccesso contrario, la gaiezza del di silluso), a conferma dello sforzo durato tutta la vita di apparire pi decadente c he deprimente a dispetto di ci di cui ha parlato (in francese piuttosto che in ru meno: nel nichilismo vi una questione di stile). Applicare il dtournement su ques ti testi non facile ma derisorio s, perch essi, a loro volta, sono frutto dell ado zione seriale di quel metodo. Quindi, invertendo la direttrice di senso di un qualunque testo di Cioran, si ri schia l impasse nell ottusit, il premio di consolazione del subrealismo di una si mulazione della dialettica. Talvolta ho ritenuto preferibile lasciare il testo cos come si presenta. Dove sta to modificato, e che cosa? Cioran ha scritto molti libri, in Italia pubblicati d a Adelphi. Leggetelo!

1.Spiegare un testo significa deriderlo, la storia della filosofia la storia del disprezzo della filosofia. 2.Se della psichiatria l unica cosa interessante sono i discorsi dei matti, dei libri di critica lo sono le citazioni, di solito sbagliate. 3.L importante non leggere, ma circondarsi di aneddoti sugli scrittori di cui no n si letta una riga, cos si impara di pi sul loro conto. 4.La stupidit aiuta. Essere ottusi la migliore protezione dai rischi della libert. 5.Per leggere bisogna odiare ci che scritto nei libri, contrastare la loro forza nociva; ci aiuta a capirli e a sopravvivere al veleno che contengono. 6.Nella lettura preferibile, tra tutti, lo stile della portinaia. 7.Fallire un desiderio riuscito. 8.La quantit di finzione nel tragico deve crescere proporzionalmente, perch un pen satore sia preso sul serio oggi. 9.Il timore del ridicolo, se non superato d un balzo, fa rimanere al di qua dell e proprie possibilit. 10.Il nemico quello che mi somiglia di pi. 11.Salvaguardare l insignificante il pregio che di solito accordiamo a un libro. 12. cosa banale dire che oggi un opera d arte insieme brutta e impossibile.

13.Se qualunque verit pu essere sostituita da un altra, lo stesso non si pu dire de lla speranza. 14.Dopo i vent anni, se va bene, non si fa che verificare quel poco che si capit o. 15.Scrivere disobbedire alla volont di dire ci che si ha da dire. 16.Che ogni soluzione peggiori la situazione precedente pu essere considerato con solatorio riguardo al peggio. 17.In ogni volont vi uno stimare.

Considerazioni su due epoche Nel campo della teoria nessun seguace. (Detto imitando Kierkegaard) Non solo nel mondo degli affari, ma anche in quello delle idee, il nostro tempo sta attuando un autentica liquidazione: Tutto si ottiene a un prezzo talmente vi le, che viene da chiedersi se alla fine ci sar ancora qualcuno disposto a offrire . Ogni mercante della speculazione che l importante corso della filosofia modern a mette in evidenza, ogni libero docente, assistente, studente, non si accontent a di fermarsi a dubitare di tutto, ma va oltre. Forse sarebbe avventato e inoppo rtuno chiedere loro dove in fondo se ne stanno andando, ma cortesia e modestia i l considerare come una cosa troppo risoluta il fatto che essi abbiano dubitato d i tutto, poich altrimenti sarebbe anche un discorso strano quello che essi vanno oltre. Kierkegaard - Prefazione a Timore e tremore. 1. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata; per cui ha avuto esse nzialmente forma. Anche la manifestazione pi violenta di una passione vera ha ric evuto la sua forma dalla manifestazione stessa. L epoca della rivoluzione era es senzialmente appassionata; per cui ha avuto a che vedere essenzialmente con la c ultura. L energia dell interiorit stata infatti l unica misura sulla cui base si potuto dire, in altri tempi, che un proletario animato essenzialmente da audace risolutezza era essenzialmente colto. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata; per cui potuta essere violenta, licenziosa, selvaggia, senza riguardi ad altro che se stessa, ma, pur nutrendo delle non disinteressate mire esteriori, essendo rivolta essenzialment e all interno, non stata e mai sar mai abbastanza rozza da essere sobria. Mentre l ordine esistente si marchia ufficialmente della falsit come garanzia di realt, n on ci si stupisce della violenza, dell ingovernabilit e della sregolatezza di cui si occupa la tecnica della direzione dei movimenti di massa; ma se non c alcuna autonomia soggettiva avremo, in determinate circostanze, solo la brutale rozzez za della gregariet soddisfatta, nelle stesse proporzioni che in una qualunque con dizione ordinaria. Giacch nessuno ha qualcosa in proprio e neanche in gruppo, e n essuno ricorda pi i ditirambi dell insurrezione che adunavano le masse, surrogato della gioia sono diventate da tempo le ciance e le dicerie dello spettacolo, l importanza illusoria dei rapporti sociali e la fredda invidia. Nessuna ironia ch e la rapidit del trasporto e l urgenza della comunicazione attuali siano in rappo rto diretto alla loro banalizzazione! Se la logica della falsa coscienza non pu c onoscere se stessa, sono le leggi del pensiero dominante, il punto di vista escl usivo dell attualit, ci che viene riconosciuto da tutti. Il delirio si ricostituis ce nella posizione stessa che pretende di combatterlo. La critica dello spettaco lo deve saper aspettare, mentre la falsit un momento di se stessa. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata. La sua presenza esigeva segretezza, ma con la sua assenza abbiamo subito meno una disdicevole ingenuit che una fasti diosa assenza di carattere. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata, e in questo senso ha conosciuto l immediatezza, anche se provvisoriamente. Sul piano del rovesciament o di prospettiva il singolo doveva finire con il tradire se stesso. L immediatez za dell epoca rivoluzionaria stata un ripristino dello stato naturale in opposiz ione a una positivit indiscutibile e inaccessibile. Ma l assenza di forma assenza

di contenuto. Bisogna ricordarlo specialmente ai nostri giorni, quando nulla ha importanza vera e tutto ha il sigillo dell urgenza. L epoca della rivoluzione e ra essenzialmente appassionata; per questo stata essenzialmente rivelazione dell e metamorfosi e dei tradimenti di una critica congetturale sulle reali volont del l epoca. L impeto della passione ne ha segnalato la presenza, la traccia dell az ione ha marcato gli errori, bisognava decidere, ma ci a sua volta stata la salvez za dell ordine dell irrealismo dominante, giacch l oggettivazione del dominio sa ricondurre ogni decisione nello spettacolo. Lo spettacolo non chiede altro che u n estrema determinazione ai suoi servitori. L epoca del nichilismo spettacolare stata un epoca rivoluzionaria e lo sar ancora. 2. Se avessimo tabelle sul consumo di materia grigia da generazione a generazione c ome le abbiamo per il consumo di qualunque altra merce, ci stupiremmo a vederne la quantit mostruosa che viene consumata attualmente. Se dell epoca rivoluzionari a diciamo che si perde, dell attuale dobbiamo dire che non si vuole disperdere, ci sta alla base del tergiversare di un epoca che non vuole essere dissolta dalla sua stessa fretta. Contrariamente all epoca rivoluzionaria che era attiva, la n ostra l epoca degli avvisi, l epoca dei comunicati vari - sembra che non succeda niente, per segue immediatamente il comunicato in cui si smentisce il sospetto c he tutto stia cambiando. Un insurrezione oggi sarebbe la cosa pi inimmaginabile d i tutte. L epoca attuale dello spettacolo con le sue brevi fiammate d entusiasmo seguite da un indolenza altrettanto destinata ad essere consumata rapidamente, ha molta attinenza con il comico, ma chi comprende il comico vede agevolmente ch e il comico non sta affatto dove s immagina l epoca attuale, ma sta proprio nel fatto che un epoca simile voglia ancora essere spiritosa. Spassionata com non sa cosa farsene del sentimento e dell interiorit, anche se finge talvolta di rimpia ngerne la primordialit. Se sicurissimo che l irretito nello spettacolo pu nutrire le stesse buone intenzioni dell appassionatamente risoluto, all inverso chi si t ravia nella passione pu avere le stesse attenuanti di chi larvatamente consapevol e di lasciarsi ingannare dalla sua ragionevolezza, mentre l errore non diverr mai noto. Il dolo dialettico interpola privatamente una variante segreta: non c amb iguit laddove sembra che ci sia. Moralit carattere, dunque il carattere ci che rimane inciso, ma anche l immoralit, in quanto energia, carattere. Nell ambiguit dell inganno spettacolare non c n l un o n l altro. La rivolta della passione elementare, in un epoca appassionata l ent usiasmo il principio unificante, in un epoca spassionata l invidia diviene il pr incipio unificante in negativo. Pi lo spettacolo prevale, pi l invidia diviene per icolosa perch non ha carattere sufficiente a cogliere il proprio significato. L i nvidia si erige a principio della mancanza di carattere. L invidia della mancanz a di carattere non capisce che l eccellenza eccellenza, non sa di riconoscerla s eppure negativamente. L invidia diffusa non che il livellamento della societ spet tacolare. La realizzazione pi aberrantemente logica del nichilismo spettacolare i l livellamento quale sintesi negativa della reciprocit negativa fra gli individui . Il principio della socialit il fattore corrosivo e corrompente in cui il regime dello spettacolo ha rovesciato il concetto di comunismo. Il principio di associ azione, la comunit, la socialit, al giorno d oggi, non sono affermativi ma negativ i. La corruzione morale dell autocrazia democratica e il declino dei tempi rivol uzionari sono stati descritti spesso, ma il declino di un epoca spassionata come quella attuale qualcosa che non sar di sicuro meno funesto, seppure, grazie all ambiguit dello spettacolo, non meno vistoso dei precedenti, ma sicuramente meno c ompreso.

La democracy di Graham Greene La libert, qu est ce que c est la libert? Gli americani, a sentire loro, sono gente tranquilla. The Quiet American, quello del romanzo di Graham Greene, era deciso a fare del bene, non a una persona in particolare ma a un paese, a un continente, a un mondo intero. Nel romanzo di Gr

eene si possono rinvenire non meno di tre idee, e poich si tratta di una quantit c onsiderevole, forse eccessiva per qualunque persona dotata d ingegno, potrebbe n on essere inutile provare a individuarne almeno un terzo (mentre prosegue martel lante l offensiva per l istruzione delle masse). La dichiarazione pi cinica (ma i l nichilismo posticcio) del narratore appare come un epitaffio che anticipa la c onclusione: uccidere un uomo significa fargli un favore impagabile. Ma questa di venta una sorta di legge naturale quando egli osserva che certe volte si amano i nemici e certe volte si odiano gli amici. Il narratore sfoggia una sicurezza, i n contrasto apparente con quanto gli viene da riflettere, che gli permette di af fermare: 1.L implacabilit del bene americano associata al suo infantilismo; 2.Sarebbe meglio, invece, se gli americani accettassero il fatto che nessun esse re umano pu capire un altro; 3.L amore fondato sul dollaro fatto di buone intenzioni, coscienza pura, e che g li altri vadano pure all inferno. Eppure, americani ed europei, a parziale smentita delle precedenti affermazioni, o siamo conservatori liberali o socialisti liberali, ma tutti con la coscienza a posto. Ma l americano, per il narratore, apparteneva a un universo psicologico di grande semplicit in cui si parlava di Democracy e di Honor senza la u che si trova sulle iscrizioni delle vecchie tombe. L ipocrita narratore dice di essere nichilista ma sa che per saper mentire necessaria una tradizione e un esperienza . Stiamo provvedendo ai parenti delle vittime dice l americano tranquillo: sono solo vittime di guerra; un peccato, ma non si pu sempre colpire il bersaglio. Com unque sono morti per la causa (...) in un certo senso si potrebbe dire che sono morti per la Democracy. Il narratore, nelle ultime righe del romanzo, si mostra soddisfatto, finalmente. Da quando (l americano tranquillo) era morto mi andava tutto bene, ma avrei voluto che ci fosse almeno qualcuno a cui poter dire che mi dispiaceva. La libert libert di tradimento.

Sdegnosa confessione sul nero umore La prefazione potrebbe avere per titolo: Per esempio: leggi gli aforismi di Lich temberg (cos passer il tempo e non penserai! Detto di Omar Wisyam che ha letto l A ntologia di Andr Breton)). Il timore pi grande superato; l unico motivo di rammarico, meno l accusa di impar zialit, avrebbe potuto essere tutt al pi quello di non esserci dimostrati abbastan za difficili nell unico atteggiamento idoneo per un compito di tal fatta. Le pro ve eliminatorie del torneo eliminano lo humour, meno la stupidit, l ironia scetti ca e la facezia senza peso, mentre si devono sottolineare l influenza del sentim entalismo dall aria eternamente braccata (all acqua di rose) e di una certa fant asia di corto respiro, la cui impresa insiste inutilmente nel voler sottoporre l o spirito ai suoi artifici caduchi. Di ogni frase, di cui modificato il senso, p referibile una assoluta reticenza, in cui si esaurisce il suo trait du style, n al di qua della rivolta assoluta dell adolescenza, n al di l della rivolta interiore dell et adulta.

Falsi obiettivi 1. La democrazia l arte di dire - bel cagnolino - perch hai il sasso in mano, o la f rase di Mae West sul semplice sorriso e la pistola. 2.

Poich i partiti non rappresentano pi gli elettori, il loro compito, il loro impegno, quello di cambiarli. 3. Per dire la verit bisogna sempre sbagliare misura. 4. Il pessimista sa che vero che il migliore dei mondi possibili non potrebbe esser e peggiore. 5. C un modo per far credere tutto: far credere di non voler dire che c . 6. La parte del torto l unica rimasta per dire la verit. 7. Discutere con un idiota il miglior modo di salvare le apparenze. 8. Il futuro deve essere vendibile. Ci spiega tutto. 9. Dobbiamo pensare. Per questo qualcuno deve sparare. 10. Pubblico si nasce, si diventa e si muore. Purch non sembri noioso. 11. Salvo complicazioni tutto deve cambiare in fretta.

Fobie 1. Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto tempo no n riusc a raggiungere i frutti della meditazione. Finalmente, in una notte di lun a, stava portando dell acqua in un vecchio secchio tenuto insieme con una cordic ella di bamb. Il bamb si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chi yono si sent, per quello che era, una schiava. Qualunque decisione avrebbe preso avrebbe confermato quella schiavit. Se fosse fuggita lo sarebbe stata ancora, lo stesso se fosse rimasta; perch il bamb stava per rompersi, dunque adesso niente pi acqua nel secchio, niente luna nell acqua. Non poteva pi rimanere, per, questo lo sapeva. 2. Un signore preg Takuan, un insegnante di Zen, di suggerirgli come potesse trascor rere il tempo. Le giornate gli sembravano molto lunghe, mentre assolveva le prop rie funzioni e se ne stava seduto e impettito a ricevere l omaggio della gente. Takuan tracci pochi segni e li diede all uomo. Lo sapessi, te lo direi, ma non lo so. 3. Se nella mia mente non c nulla, che cosa devo fare?. Joshu rispose: Buttalo via. Ma se non c nulla, che cosa devo fare? insistette l allievo. Attua ci di cui non sei capace. 4.

Una sera, mentre Shichiri stava recitando i sutra, entr un ladro con una spada af filata e gli ordin di dargli il denaro se non voleva essere ucciso. Shichiri gli disse: Non mi disturbare. Il denaro lo troverai in quel cassetto. Poi si rimise a recitare. Poco dopo si interruppe e grid: Non prendermelo tutto. Domani me ne serv e un po per pagare le tasse. L intruso aveva arraffato quasi tutto il denaro e s tava per andarsene. Ringrazia quando ricevi un regalo soggiunse Shichiri. L uomo g li rispose che non poteva ringraziarlo, perch quello avrebbe smesso di essere un furto, lui l avrebbe corrotto e ne sarebbe diventato complice, inoltre sarebbe r imasto il debito per un altro furto. Dunque evitarono di parlarsi ancora. 5. Camminando per un mercato, Banzan colse un dialogo tra un macellaio e un suo cli ente. Dammi il miglior pezzo di carne che hai disse il cliente. Nella mia bottega t utto il migliore ribatt il macellaio. Qui non trovi un pezzo di carne che non sia i l migliore. Queste parole fanno riflettere, in effetti. Non bisogna avere paura d i ammetterlo. 6. Soyen Shaku, il primo insegnante di Zen ad andare in America, disse: Il mio cuore bruciava come il fuoco, ma i miei occhi non sono freddi come ceneri morte. Egli stabil le seguenti norme, che difese dal mettere in pratica. Non badare a quello che dici, e qualunque cosa tu dica, non metterla in pratica. Quando si presenta un occasione lasciala scappare, ma prima di agire non pensare due volte, ch il ti more ti segue. Non guardare al futuro n al passato. Il cuore tenero di un bambino non sopporterebbe l atteggiamento intrepido di un eroe. Il tuo ultimo sonno sia come gli altri, non appena ti svegli, rallenta le tue reazioni, perch davanti a te ci sono le tue scarpe. 7. Jiun, un maestro di Shingon, era un rinomato studioso di sanscrito dell era Toku gawa. Da giovane faceva conferenze ai suoi confratelli studenti. Sua madre lo se ppe e gli scrisse una lettera. Poich dedichi il tuo tempo a meditare, hai imparato che la vera realizzazione di s non esiste, ma la dismisura s, pi delle conferenze per, perch l amarezza non improbabile, quanto la banalit della cosa. 8. La poesia mancava di un verso rispetto al numero di quelli tradizionali, e il di scepolo disse: Maestro, ci manca un verso. Questo non lo splendore, dato che ci che viene se ne va, ma se non fosse andato via non saprei farlo ritornare, dunque no n il caso di aspettare. 9. Nel suo ultimo giorno di vita Tanzan non si dimentic di scrivere sessanta cartoli ne postali, su cui non c era scritto che stava per andarsene da questo mondo, tu ttavia le riemp di tenaci insulti. Perch perdere quell occasione? La passione delle conclusioni

La critica rivoluzionaria si nutrita di conclusioni, cio di aspirazioni, confuse pe r quanto bene conosciute, pi contraddittorie di qualunque ambizione, ma con cui h anno in comune quella spregiudicatezza che ora quasi impossibile negare a chiunq ue. Un esempio della passione della conclusione si trova in Vecchi e giovani di Luigi Pirandello: Ebbene, signori miei, che concluderemo noi? Siamo uomini, e venuti qua per quest o. Ma vi leggo negli occhi. Voi non avete nessuna voglia di concludere, pur non essendo eterni! Voi avete viaggiato. Molti tra voi seguiteranno il viaggio fino a Reggio Emilia. Qua a Roma, chi ci viene per la prima volta, ha da vedere tante cose; e il tempo stringe. Scusatemi, se parlo cos: sapete che vedo per minuto, e parlo come vedo. Ho poca fiducia nelle conclusioni degli uomini, i quali tutti,

a un certo punto, guardandosi dietro, considerando le opere e i giorni loro, sc uotono amaramente il capo e riconoscono: si, ci siamo arricchiti, oppure: s, abbiamo fatto questo o quest altro, - ma che abbiamo infine concluso?. Veramente, a dir proprio, non si conclude mai nulla, perch siamo tutti nella natura eterna. Ma ci n on toglie che oggi noi qua, dato il momento, non dobbiamo venire a una qualsiasi , magari illusoria, conclusione. Io vi dico che questa s impone, perch altrimenti ci verranno da s, senza la vostra guida illuminata e il vostro consenso, gli ope rai delle citt, delle campagne, delle zolfare. E sar cieco scompiglio, tumulto fer oce, quello che potrebbe essere invece movimento ordinato, premeditato, sicuro. Le conseguenze? Signori, usa prevederle chi non nato a fare. Credete voi che ci sia ragione d agire? Avvisiamo ai modi e ai mezzi. Tutta la Sicilia ora senza mi lizie. Tre, quattro compagnie di fantaccini vi fan la comparsa dei gendarmi offe nbachiani, oggi qua, domani l, dove il bisogno li chiama. E contro di essi, come voi dite, un intero, compatto esercito di lavoratori. Non c neanche bisogno d ar marlo; baster disarmare quei pochi e si resta padroni del campo. No? Dite di no? Aspettate!... La vera storia di Long John Silver Bjn Larsson - La vera storia del pirata Long John Silver Iperborea. Saper scrivere non una garanzia contro la stupidit - parola di Long John Silver - u omo libero, gentiluomo di ventura e nemico dell umanit. La storia comincia dove l avrebbe fatta iniziare qualunque lettore, cio dal tagli o della gamba. Quando Long John riappare sul ponte della nave, tutti tacciono e, uno, dal soprannome di Pendaglio, cade addirittura in acqua dallo spavento per la vista del redivivo. Risi fino alle lacrime. Si dice che una bella risata allun ghi la vita. Chiss. Il secondo pensiero , seppure troppo tardi, quello di conservar e l osso della gamba amputata. John, il mozzo, racconta com andato lo scontro, p er confermare o meno i sospetti del pirata. Silver d un consiglio al ragazzo: Impa ra a raccontare storie. Impara a inventare e a mentire. Te la caverai sempre. Re stare muto e non avere risposte la cosa peggiore che possa capitare a un uomo. S empre che tu voglia diventare un uomo, si capisce. Altrimenti non importa. Il pir ata si serve del ragazzo, ma forse lui riuscir a imparare. Bisogna spiegare tante cose, per esempio, la bandiera rossa, che viene issata prima della battaglia, v uol dire che spetta a chi vince decidere se gli altri dovranno vivere o morire. Bi sogna sapere tante cose, per esempio che le noci di cocco possono uccidere (uno dei nostri ne aveva preso una in testa ed era morto sul colpo), per la gran gioia di tutti. Infatti qualcuno doveva morire, o altrimenti la vita non valeva la pena. Perch Silver fu soprannominato barbecue? Il francese Deval gli aveva sparato di s palle e lo aveva colpito alla gamba, e Silver lo ripag facendogli tagliare una ga mba dal dottore, e mettendola poi al fuoco, barbe-au-cul, come dicono i francesi . Quando prende a raccontare dall inizio la sua vita, Silver ricorda brevemente su o padre e dice: Se c una cosa di cui si potrebbe fare a meno a questo mondo sono i padri, a partire da dio padre in persona e a tutti i supponenti di quella spec ie. Il suo, in particolare, non sapendo distinguere tra destra e sinistra, prese la strada sbagliata e vol in mare. Sua madre seppe invece fare del suo meglio, pe r s. Bisogna dire che la memoria del padre riceve una riabilitazione post-mortem; da contrabbandiere a contrabbandiere arriva, in un occasione impensabile, l eco di una insospettata ammirazione. Di regola i genitori sono misteriosi, lo confe ssa anche England, chiamato cos perch non dimenticasse mai chi erano gli oppressor i della sua terra - ma si finisce per imitarli. Il primo incontro decisivo per John, cacciato dal rettore della scuola, fu in un a taverna di Glasgow, nel quartiere di Greenock. In quel posto offr da bere al ca pitano Barlow e questi gli parl delle sue avventure. Il solo pensiero di poter viv ere libero, e tuttavia vivere, faceva battere pi forte il mio cuore, ricorda John, perch, imparai in seguito, se c qualcosa che d senso alla vita, senz altro il fatt o di non essere soggetto ad alcuna legge, di non avere mani e piedi legati. Non importa il tipo di fune o chi ha stretto il nodo, la corda il male. Subito dopo J

ohn fa un altra grande scoperta (si tratta decisamente di un tipo sveglio), ed q uesta: non bisogna mai prendere niente per oro colato, soprattutto non gli uomin i, e ancor meno se stessi. Dopo dieci anni di imbarchi con il capitano Wilkinson, Silver aveva imparato (o credeva, il che lo stesso) tutto l essenziale nei rapporti umani: sapere quello c he si dice (le rare volte che si parla), non perdere pi tempo a rivoltare il sens o delle frasi altrui, non vantarsi della propria istruzione, non dire pi quello c he si pensa, ma quello che gli altri desiderano ascoltare, non andare a cercare padroni con il senso della giustizia. A spese di chi e di quanti vissuto Silver? Si direbbe che io abbia dissanguato un po tutti, a voler essere onesti, dice mentre riflette sulla situazione in cui s i accorse di vivere alla giornata, proprio lui che era sicuro di essere superior e agli altri perch sapeva di essere vivo, mentre gli altri non se ne curavano aff atto. Che differenza tra lui e i pirati! La scopre subito Daniel Defoe, che incontra a ll Angel Pub. I pirati, che passavano il tempo a sognare il bottino, quando lo a vevano, non sapevano pi cosa fare di se stessi. Che peso poteva avere uno della mi a risma, nella confusione della vita? si chiede Long John, e per scoprirlo, e ins ieme scoprire la morte per impiccagione, si reca a Londra. Se imparai qualcosa, f u quanto poco uno come me sapesse di come vanno le cose a questo mondo. Non avev amo alcuna idea delle somme incredibili che venivano investite, rischiate, vinte e perse. Comunque, in tutt altra situazione, Long John Silver insegna a un giovane mozzo che non fa bene a nessuno mettersi troppo nei panni degli altri. La vita non un gioco, perch i giochi hanno delle regole. Ma quando si tratta di v ita e di morte, non ci sono regole che tengano, a questo mondo. E in questi casi non basta barare, come fanno i pi, cio gli intellettuali. Troppo spesso ormai la soluzione preferita quella di rovesciare con un calcio lo sgabello su cui si sal iti, sebbene non sempre ci si dimentichi di controllare se si per caso infilata la testa in un cappio che pende dal soffitto Dunque, i bucanieri. Liberi quanto miserabili, diceva Silver, essi vivevano come s e il tempo si fosse fermato. Erano dei nostalgici. Si aggrappavano alle loro vec chie abitudini e ai loro rituali, la maggior parte dei quali, a dire il vero, er a tutt altro che riprovevole. Tutto veniva spartito equamente, e ci che era spart ito veniva messo in comune. I cognomi non esistevano pi e si chiamavano per nome e soprannome, perch non volevano che potesse pesare nel bene e nel male conoscere la loro identit e la loro origine. Erano cacciatori e cuochi, ma ci non poteva ba stare per rendere sopportabili le loro debolezze. Pi in generale, tutti gli aspet ti positivi dei filibustieri erano pareggiati dalla loro avidit, dalla loro crude lt e dalle loro turpi abitudini, se non dalla loro volubilit, quindi per farne dei personaggi letterari che potessero piacere al pubblico, bisognava inventare qua lcosa, come sapeva fare il Daniel Defoe descritto da Larsson in questa storia, m entre nella pi prosaica realt gli impiegati della Compagnia dei Mari del Sud erano stati capaci di alleggerire le casse della loro Compagnia, pi di quanto sarebber o riusciti a fare tutti i pirati in dieci anni di attivit. Il vero difetto dei pi rati, di questo era convinto Silver, era la loro incapacit di prevedere, anzi la confusione che regnava tra vita e morte, sebbene fosse proprio l esistenza della forca a rendere desiderabile una vita allegra e breve. Moltissimi finivano sull a forca per niente, ma per niente ci sarebbero finiti lo stesso, forse, mentre n essun impiegato corrotto sarebbe mai stato impiccato. L immagine appropriata per quelle esistenze confuse si trova nella nebbia perenne di chiacchiere e di fant asie in cui vagavano, potevamo litigare per giorni e giorni su quello che sarebbe potuto succedere, ricorda Long John, detto anche Barbecue, d altronde questa la controparte per chi si infischia del domani, e si del tutto dimenticato di ieri. La schiavit e la critica della rivoluzione in Simone Weil Nota sulle Rflexions sur les causes de la libert et de l oppression sociale.

Il testo di Simone Weil, la cui stesura risale al 1934, necessariamente invecchi ato, ma per qualche aspetto conserva una sua validit che non stata intaccata dall o sviluppo della societ spettacolare. Quando esordisce, scrivendo che ci si pu chi edere se esista un ambito della vita pubblica o privata dove le sorgenti stesse dell attivit e della speranza non siano avvelenate dalle condizioni nelle quali v iviamo, non possiamo che essere d accordo con lei, tranne il fatto che le ragion i che adduce a prova della sua affermazione sono smentite dalla realt del consuma tore medio delle democrazie occidentali. Ma la riflessione di Simone Weil si dir ige subito sulla critica del termine rivoluzione; una critica che giungeva allor a quanto mai opportuna, e, come quasi sempre accade, non abbastanza ascoltata da i rivoluzionari che sono venuti dopo: la rivoluzione come menzogna, come una del le numerose menzogne suscitate dal regime capitalista nel suo sviluppo. Una delle dimostrazioni della giustezza di quest analisi data dalla considerazio ne che la classe operaia ha dato le sue prove di forza soltanto quando ha servit o cause diverse dalla rivoluzione operaia. Il marxismo estremamente lacunoso per Simone Weil, soprattutto perch Marx omette di spiegare perch l oppressione invincibile finch utile, perch gli oppressi in rivo lta non sono mai riusciti a fondare una societ non oppressiva, sia sulla base del le forze produttive della loro epoca, sia anche a prezzo di una regressione econ omica che difficilmente avrebbe potuto accrescere la loro miseria, e infine egli lascia del tutto in ombra i principi generali del meccanismo mediante il quale una forma determinata di oppressione viene sostituita da un altra. I rapporti di dominio e di sottomissione tra gli esseri umani costituiscono semp re uno squilibrio senza rimedio e che si aggrava perpetuamente, proprio perch non c mai potere, ma soltanto corsa al potere, e questa corsa senza termine, senza limite, senza misura, e non c neppure limite n misura agli sforzi che essa esige. Ai procedimenti della corsa al potere si sottomettono gli uomini con la stessa vertigine, da sempre. Non c interesse personale che prevalga, perch sarebbe un pr incipio d azione, ma la storia, che storia dell asservimento, rende gli uomini v ittime degli strumenti di dominio che essi stessi hanno fabbricato. La rivolta, considerata nell insieme, finisce per essere un aggravante del male, perch costri nge i padroni a far pesare il loro potere in modo sempre pi greve. Ci che normalmente si intende per rivoluzione, scrive Simone Weil, non solo un fe nomeno sconosciuto nella storia, ma anche, se lo si considera pi da vicino, qualc osa di inconcepibile. La storia presenta delle lente trasformazioni di regimi in cui gli avvenimenti sanguinosi (le rivoluzioni) svolgono un ruolo molto seconda rio, e possono anche non essere presenti. Se la rivoluzione una mistificazione, la condizione generalizzata di schiavit inv ece reale. Dalla schiavit primitiva verso la natura si passati alla schiavit verso la societ. Si tratta di una schiavit determinata dal gioco stesso della vita coll ettiva: un gioco cieco che da solo determina le gerarchie sociali. Riassumendo: la societ meno cattiva quella in cui la maggior parte degli uomini s i trova per lo pi obbligata a pensare mentre agisce, ha le maggiori possibilit di controllo sull insieme della vita collettiva e possiede la maggio indipendenza. Per un profilo della vita sociale contemporanea, Simone Weil scrive che mai, com e ora, l individuo stato cos completamente abbandonato a una collettivit cieca, e mai gli uomini sono stati pi incapaci non solo di sottomettere le loro azioni ai loro pensieri, ma persino di pensare. Quindi i termini di oppressori e oppressi, la nozione di classe, tutto ci ha perso significato. Dinanzi alla complessit cres cente dei meccanismi sociali il pensiero ha sempre meno la possibilit di afferrar e qualcosa, ci vuol dire che la quantit diventata qualit, come diceva Hegel. Il liv ello di asservimento degli esseri umani misurabile da un criterio puramente este riore, qualunque sia l ambito in questione: questo criterio quello dell efficaci a, a condizione di intendere con ci la capacit di ottenere successi a vuoto. A schiavi irresponsabili si affiancano dirigenti essi stessi ampiamente irrespon sabili, e nell estensione straordinaria dei settori produttivo e commerciale il primato della conquista orienta il capitalismo verso la distruzione. Infine quando il caos e la distruzione avranno raggiunto il limite a partire dal quale il funzionamento stesso dell organizzazione economica e sociale sar divent

ato materialmente impossibile, la nostra societ perir; e l umanit, tornata a un liv ello di vita pi o meno primitivo e a una vita sociale dispersa in collettivit molt o pi piccole, ripartir su una strada nuova che ci assolutamente impossibile preved ere. Comunque, a chiudere la questione della rivoluzione, mai sinora nella stori a un regime di schiavit caduto sotto i colpi degli schiavi. La societ attuale non fornisce, come mezzi d azione, altro che macchine per schia cciare l umanit e la speranza di un dispotismo illuminato appare agli occhi di Si mone Weil come un idea del tutto assurda. Le Riflessioni di Simone Weil, che riflettono straordinariamente il periodo stor ico nel quale sono maturate, mentre segnalano che la schiavit non mai cessata, an ticipano la certezza che lo spettacolo, che subentrer al termine della seconda gu erra mondiale, porter la complessit dei meccanismi sociali a livelli ancora pi elev ati e con essi all impossibilit di padroneggiare la sua dinamica, anche sapendo i n partenza che l esito di questo processo sar distruttivo, nichilizzatore. La schiavit compatibile con il termine moltitudine, impiegato per recidere la tra dizione socialista del popolo e del proletariato? Sembrerebbe di no, ma quando Paolo Virno scrive in Grammatica della moltitudine c he il tempo di lavoro solo una componente, e non necessariamente la pi rilevante del tempo di produzione, intendendo con questo l unit indissolubile di lavoro e n on-lavoro, a me suggerisce l idea che la schiavit sia attuale anche nel cosiddett o post-fordismo. Quella che Virno chiama intellettualit di massa, e la definisce scrivendo che la sua identit deve essere reperita sul piano delle forme di vita, di consumo culturale, di usi linguistici sembra, in modo appropriato, ma svaluta ndo le conseguenze della sua analisi, appartenere all ambito delle nuove forme i ntegrate di schiavit nel sistema di dominio spettacolare, quello che lo stesso au tore chiama il comunismo del capitale, cio l essere comune del capitale a tutta l umanit, la Gemeinwesen della schiavit. Il sistema spettacolare, costruito sulla circolazione nichilistica di immagini e di opinioni, che non ha mai dato il tempo di riflettere, tanto meno ha potuto c onsentire la libert di fermare questa circolazione insensata che pu essere soltant o soggetta ad incremento ulteriore (d altronde ogni critica rafforza la sua natu ra parossistica e spettacolare). I cattivi sentimenti descritti da Virno: cinismo e opportunismo, che lecito imma ginare come segno distintivo della moltitudine, sono sentimenti propriamente dis tintivi della condizione di schiavit, dato che rinunciano fin dal principio alla ricerca di un fondamento intersoggettivo e alla rivendicazione di un criterio co ndiviso di valutazione, essendo manifestazioni in una realt che presenta un alto grado di indeterminismo. Anche la chiacchiera e la curiosit, le manifestazioni della vita inautentica cita te da Martin Heidegger in Essere e Tempo, contribuiscono a determinare la nozion e di schiavit contemporanea, e proprio perch l infondatezza della chiacchiera riec heggia il rumore di fondo della comunicazione spettacolare. Ma la chiacchiera no n pi un esperienza povera, ma la produzione sociale pi determinante dello spettaco lo. Agli schiavi chiesto di assorbire e di partecipare alla comunicazione, cio ap propriarsi della cosa senza comprendere nulla. Allo stesso modo la curiosit per H eidegger e la riproducibilit tecnica per Benjamin hanno abolito le distanze per a nnullare ogni prospettiva in una prossimit indifferenziata. Il curioso perennemente distratto: ci vale tanto per Heidegger quanto per Benjami n. Se il pubblico un esaminatore distratto perch l atteggiamento valutativo comun e non implica l attenzione, la situazione che obbliga alla svalutazione dell app rendimento intellettuale implica e sottintende una sottomissione reale. Il consumatore medio non pensa riferendosi a se stesso in termini di schiavit, tu tt altro, ma pronto a riconoscere che gli altri sono schiavi. Se egli dice di es sere libero di pensare a se stesso e di vivere per se stesso, come mai prima d o ra, eppure si rende conto che in genere la sua vita non gli appartiene, e che gl i manca il tempo come non appartiene e manca a tutti gli altri. Gore Vidal ha sc ritto che dieci minuti al giorno, o forse alla settimana, rappresenta il tempo m assimo concesso, dagli anni cinquanta ad oggi, ai consumatori delle democrazie o

ccidentali perch pensino ai problemi mondiali. La schiavit una evergreen. Il turno dei mongoli: Il romanzo orientale di Kafka 1. Kafka, scrittore di racconti, si accostato spesso alla loro forma pi esemplare di apologhi. Di essi, generalmente inediti durante la vita dell autore, Un messagg io dell Imperatore - pubblicato in Il medico di campagna (1919) - perturbante fr ammento del pi esteso Durante la costruzione della muraglia cinese (1917), il pi c onosciuto in una costellazione narrativa poco visibile la cui cornice comune l O riente, lo scenario letterario della lontananza e dell inverosimile. Tuttavia la Cina di Kafka uno spazio tanto poco esotico almeno quanto, analogamente, sia in determinato lo spazio del Processo. Ad avvertire delle terre lontane non il cupo addensarsi delle nubi di Kubin, ma un gesto inavvertito o l ombra di questo, un lieve vacillare dell aria. Il colpo contro il portone racchiude e, grazie alla sua brevit, mostra, colto in una forma estrema, uno dei nuclei tematici di Kafka. La centralit di questo racconto marcata dallo svolgimento drammatico della vicen da che riecheggia lo sviluppo ineluttabile della Metamorfosi, la sua stessa ripi da discesa. Il racconto costituito di poche righe, nel susseguirsi delle sorpres e per le apparenti conseguenze di un gesto, neppure compiuto, fino allo sgomento e alla rassegnazione. La storia possiede una spietatezza che ha i tratti propri dell incubo, al carattere del quale si deve comunque risalire per spiegare un p articolare altrimenti superfluo. I due viandanti non conoscono il villaggio, che deve essere vicinissimo al loro, giacch la sorella del protagonista vi si reca p er cambiarsi d abito. Questo villaggio, con le sue regole, si apre al viandante come si spalanca un abisso, un baratro o, come in un altro racconto (Un sogno), una gran buca dalle pareti scoscese, la cui impenetrabile profondit lo accoglie, mentre in alto si compone il suo nome nella grafia del destino, con grandi svola zzi. Verso la materialit inesplicabile del sogno corre il racconto nell immagine della cella: grandi pietre per pavimento, scure, parete grigia, nuda, non so dove un anello di ferro murato e nel muro qualcosa tra il pagliericcio e la tavola opera toria. L enorme vastit dell impero, resa in Un messaggio dell Imperatore dalla sequenza del messaggero, prigioniero di interminabili corridoi e cortili, i quali altrett anto lo proteggono, senza l ombra di voler misurarsi con la metafisica che grava in La muraglia cinese, introduce alla borgata della Supplica respinta. Lo sguar do di Kafka al sottobosco dello psicologico e del sociale simile a quello di Ben jamin: uno sguardo raggelato dallo humour a un mondo intermedio, come il secondo lo defin. Qui da noi non si avuto da secoli nessun mutamento politico provocato dai cittad ini stessi. Nella capitale si sono susseguiti i sovrani, intere dinastie si esti nsero o furono destituite e nuove sono subentrate, anzi nel secolo scorso la cap itale stessa fu distrutta e ne venne fondata un altra molto pi lontano, poi anche questa fu distrutta e la precedente ricostruita, ma tutto ci non ha influito per nulla sulla nostra borgata. Questo passo della Supplica respinta si intona a un altro, tratto dalla Muraglia cinese, in cui si parla di un mendicante che, giun to in una casa in un giorno di festa, ne viene cacciato fuori a spintoni, quando il sacerdote legge due pagine di un manifesto dei ribelli che il mendicante gli aveva consegnato, ma, infine, solo perch (in apparenza) il linguaggio in cui era scritto, il dialetto della provincia vicina, conteneva espressioni, per chi lo stava leggendo, antiquate. E quantunque - cos mi pare di ricordare - una vita orr ibile parlasse per bocca del medico un linguaggio inconfutabile, tutti scossero la testa ridendo e non vollero sentire altro. Il compito di Kafka stato quello di scrivere della vita orribile rendendo natura le l onirico, cio il punto di vista di chi scuote la testa e ride, dandogli la di gnit di un a priori. Chi non contento tra i sudditi nel popolo dell Imperatore? S ono pressappoco i giovani tra i diciassette e i vent anni. Dunque giovanotti che

non possono intuire neanche lontanamente la portata dell idea pi insignificante, figurarsi quella di un idea rivoluzionaria. E proprio tra loro s insinua e serp eggia il malcontento. 2. Da chi doveva proteggere la grande muraglia? Dai popoli del Nord. Io sono oriund o della Cina Sud-orientale. Nessun popolo settentrionale ci pu minacciare. Di lor o leggiamo nei libri dei vecchi, le crudelt che commettono secondo la loro natura ci fanno sospirare nelle nostre pacifiche verande. Nei quadri realistici dei no stri artisti vediamo quelle facce di dannati, le bocche spalancate, le mascelle armate di gran denti aguzzi, gli occhi stretti che pare stiano l a spiare la pred a che la bocca maciuller e sbraner... Di quei popoli orientali non sappiamo altro - non li abbiamo mai visti e se non ci allontaniamo dal nostro villaggio non li vedremo mai, neanche se in groppa ai loro cavalli selvaggi si lanciassero dirett amente verso di noi - troppo grande il paese e non li lascerebbe avvicinarsi, di sorientati si smarrirebbero nell aria. La possibilit, tanto remota da impaurire solo i bambini, dell invasione dei popol i dal Nord nella Muraglia cinese, si vendica rovesciandosi nel gi accaduto in un racconto dello stesso 1917, pubblicato nella raccolta Il medico di campagna. Un vecchio foglio annuncia che i nomadi si erano da tempo accampati nella piazza an tistante il palazzo imperiale. Giunti inesplicabilmente, essi tuttavia ci sono. Essi che non parlano, ma gracchiano come cornacchie, passano il tempo ad affilar e le spade, ad aguzzare le frecce, a esercitarsi a cavallo. L Oriente di Kafka, in tempo di guerra, fa le smorfie col suo volto pi orrido ed espressionista quand o, per un imprevidenza del macellaio della citt, ai nomadi viene consegnato un bu e vivo - era gi subentrato un gran silenzio, quando mi arrischiai ad uscire; come bevitori intorno a una botte i nomadi se ne stavano stanchi intorno ai resti de l bue. Un parente di Europa. 3. Nell arco che in questi frammenti si delinea, immaginiamo la parabola di un pote re assoluto che inspiegabilmente si sgretola. Tuttavia le tappe che qui si sono riunite si profilano come ritratti singolari, immobili, avulsi da una succession e di capitoli parziali. La sobriet di Kafka gli impedisce i toni dell esaltazione surrealistica del 1925. In quella breve e accesa stagione Antonin Artaud lancia va come parola d ordine: E il turno dei mongoli di prendere il nostro posto! Sf idava l inquietudine istrionica di Celine, un po pi intento a recitare come capo popolo, tesaurizzando i guadagni dei diritti d autore in lingotti d oro, al pun to di guidare i francesi a farsi europei sotto la bandiera del nazismo. Adorno s criveva che, con la liquidazione del sogno ottenuta mediante la sua onnipresenza , il narratore Kafka aveva spinto l impulso espressionistico fino agli estremi d ei lirici pi radicali. La sua opera - dice - ha un tono di estrema sinistra, chi la abbassi al livello dell universale umano, la falsifica gi in un senso conformi stico. La democrazia americana la poesia americana Il dibattito sulla democrazia nelle poesie dell Antologia di Spoon River di Edga r Lee Masters Una vera democrazia dovrebbe essere quella che si realizza in un discorso di mort i, come quello di Spoon River. L uguaglianza del punto di vista la giusta prospe ttiva della democrazia. Ci che nel regime provvisorio dell esistenza si compiuto pronto per essere giudicato da un assemblea di uguali. I livellatori parlano chi aro. A tutti praticamente lo stesso tempo per dire ci che riescono. 1. La lingua di Dorcas Gustine era una lingua senza disciplina, ma dei tanti che no n possono dirlo, lei pu mentire contenta. D altronde in democrazia si dice che il silenzio avvelena l anima.

2. A Nelly Clark spetta di difendere la verit dalla menzogna pubblica. Eppure non de tto che ci che capita a otto anni debba pesare per sempre, almeno sotto il regime della democrazia. 3. Rispettivamente dell amore e dell odio Louise Smith e Herbert Marshall parlano d i quanto la felicit indebolisca l uno e accresca l altro. I diritti a due che dir itti sono? Forse che non sono pi tali? 4. Mary McNeely, sei fortunata che la tua ripulsa sia da noi democratici tollerata! Infinito riposo, non questa davvero la voce della democrazia! 5. Daniel M Cumber pratica ingenuamente una politica sessuale democratica. Ma non r iconosce che la virt ci che ha trovato e non ci che ha perso. 6. L astio di Georgine Sand Miner fiorisce, e dell astuzia parassita anche lei fini sce per scoprire il valore sociale. Ci che la rabbia divulga patrimonio delle mas se. 7. Henry Layton sa che la rovina un passo dietro e che le met ostili sono le sole a darci vita. 8. Nessuno sa cos falso se non sa cos vero, Seth Compton, e neppure il male male, s e nessuno mette in vendita a prezzi bassi ci che si scelto come bene. All incanto la democrazia - questa era la tua aspirazione! 9. Alla potenza della legge Felix Schmidt paga per non aver ceduto quando essa era distratta. 10. La verit si fa scrivere raramente, ma i suoi difetti sono alla portata di tutti. Richard Bone con troppo scrupolo si opponeva alla loro divulgazione. 11. Hiram Scates difende i valori della propaganda, ma chi non li apprezza, neppure pu comprendere come la regola imponga la sua applicazione. 12. Il banchetto della democrazia tuo, Edmund Pollard! non accettare il poco, perch c i che ti viene offerto non conta quanto quello che ti negato, cos potrai rimpiange re il dubbio o no. 13. Il segreto della propriet l omicidio, nondimeno se Searcy Foote tiene nascosta un a verit pubblica, una pi efficace virt gli tiene la mano. 14. Mickey McGrew ride, e il suo riso si spande e s innalza su tutto il resto nella vita, bench niente si celi agli altri. 15. Il fuoco dell anima, Jonathan Swift Somers, niente consuma che gi non si sia appr eso nel freddo. Se la vita non prendesse in giro i suoi interpreti, questo sareb be assurdo. 16. La tenacia la virt della menzogna e la sua debolezza la sua stessa facilit, questo sa chi deve negare l evidenza, Hamilton Greene. 17. L omicidio talvolta un arte, ci dicono le cronache, che lo negano, e non inutilm ente Rosie Roberts sprezz la vittima. 18. Non c amarezza che non cerchi di sopravvivere al dolore che l annuller, ma le bas ta spegnersi dentro la morte, cos che il trapasso non sia solo che una speranza, Eugenia Todd. 19. Il destino di ci in cui si ripone la speranza d essere apprezzati non deve preocc

upare, reverendo Abner Peet, perch di regola anche se si sbaglia oggetto, si otti ene ci che si voleva. 20. Homer Clapp, gli stolti della vita sono la truppa della democrazia; che ci sia in dispensabile al trionfo dell uguaglianza, tutti gli altri lo scopriranno da s. 21. La democrazia rende la guerra alla portata di tutti, John Cabanis, e della liber t del rancore non si libereranno i nostri avversari. 22. John Hancock Otis e Anthony Findlay, difendere la libert dal potere sui forti non un eccesso che si sconti con la bont. La democrazia non mai abbastanza spregiudi cata. 23. Whedon, essere nulla che duri, che verit! da non potere essere che sfruttata per esigere ascolto. 24. A nessuno credere, nessuno piangere, George Trimble, neppure pretendere di dire nulla di pi. 25. Ci che si compra quando cosa che serve, o cosa di cui si ha bisogno, ci lascia; m a ci rimane ci che non serve e ci che non che fastidio, Abel Melveny. 26. La verit ci che ci aspetta, e non inquieta, ma la necessit chiede all inaspettato d i cambiare natura, Roger Heston, e di travolgerci d un tratto. 27. Thomas Rhodes pu dire la sua fierezza di non essere nient altro da ci che stato e trovare ci che si cercato, trascurabile. 28. Parlare serve a nascondere ci che si pensa, perci, se si vivi a met, la mezza morte che ci impigliata non guarda negli occhi, non ne ha bisogno per sapere la verit, Paoline Barrett. 29. Non lo conoscevo - a chi lo dici Butch Weldy -, pur sapendo che niente d altro s i poteva dire, giacch la colpa un pegno posticipato. 30. E chiaro che ci che costringe duro da sopportare, e non sempre ci riesce (ad ess ere sopportato). 31. La nausea non sempre cura, spesso il rimorso del rimedio non d sollievo al dolore della certezza. Harold Arnett, il disgusto il pi fallace dei sentimenti. 32. La noia del persecutore non l angoscia della vittima, ma la sua speranza. La vit tima talvolta sfugge alla gioia un attimo prima di morire, oppure mai, tanti son o i sistemi che ne accrescono le ansie, Robert Fulton Tanner. 33. Il volto della felicit terribile, ma il peso del mondo leggero alla richiesta del suo sorriso, al perdono che i padri chiedono ai figli, Johnnie Sayre. 34. Che sia meglio non sapere e cedere alla stupidit delle cose, Hamilton Greene, com e le dispiega un astuzia nascosta, la noncuranza della menzogna, una grazia. 35. Per Smith il dentista, il nemico della democrazia non crede all ingenua verit, ch e deve essere difesa - l ingenuit - perch sia venduta. 36. Le intenzioni nascondono la delusione, Harry Carey Goodhue, giacch le cause seguo no gli effetti, in un mondo che dice di credere solo al vero (per poter mentire indisturbato).

L autenticit dell ideologia tedesca Il saggio dal titolo Jargon der Eigentlichkeit. Zur deutschen Ideologie (tradott o in italiano e pubblicato da Bollati Boringhieri) di Adorno non contiene questa frase: la menzogna ha il suono della verit, e la verit il suono della menzogna. O gni affermazione, ogni notizia, ogni idea modellata in anticipo dai centri dell industria culturale, dato che si trova in Minima Moralia, ma offre delle rifless ioni ad essa complementari. Il volume contiene un capitolo escluso della Dialett ica negativa (Einaudi). L esclusione fu motivata forse perch esso si presentava g i completo, come struttura a s stante (era stato concepito al tempo delle lezioni universitarie di Terminologia filosofica). Qui sotto seguono delle citazioni dal testo, perch si possa ricondurne l interess e verso le ulteriori riflessioni dell autore: Chi sa parlare in gergo non ha bisogno di dire ci che pensa e nemmeno di pensarlo in maniera determinata: il gergo parla al posto suo e rende superfluo il pensar e. La riprovazione perpetua della reificazione che il gergo rappresenta reificata. L ipocrisia diventa l a priori. Ci che la pseudo-individualizzazione procura nell industria culturale, il gergo l o procura tra coloro che la disprezzano. Il nichilismo diventa una farsa, un mero metodo, come una volta era gi avvenuto p er il dubbio cartesiano. Nel mondo universalmente mediato tutto ci di cui si ha un esperienza originaria c ulturalmente preformato. Chi vuole l Altro deve partire dall immanenza della cul tura, per andare oltre essa. In Heidegger il negativo, in quanto essenza, in modo pi scoperto che altrove, si trasforma semplicemente e adialetticamente in positivo. Heidegger si entusiasmato della morte presumendo che essa sia ci che completament e sottratto al rapporto universale di scambio: non si accorge che essa resta pri gioniera dello stesso cerchio fatale del rapporto di scambio da lui sublimato ne l Si. Ne deriva la massima suprema che le cose stanno cos, che ci si deve piegare (posi tivisticamente: adattare); ne deriva l ordine meschino di ubbidire a ci che . Quanto pi cresce l irrilevanza sociale dell individuo, tanto pi diminuisce la sua capacit di osservare con distacco la propria impotenza; esso deve pavoneggiarsi d a ipseit, cos come la futilit di essa da autenticit, da Essere. Il Negativo L idea della Logica hegeliana dell unit del particolare e dell universale, che a volte gli diventa identit, si oppone a una tale divisione del sostanziale dall in dividualit non meno che alla coscienza immediata irretita: "La particolarit per com e universalit in s e per se stessa, non con un trapasso tale relazione immanente; essa totalit in se stessa e semplice determinatezza, sostanzialmente principio. N on ha altra determinatezza che quella posta dall universale stesso, e ne risulta conseguentemente. Il particolare l universale stesso, ma ne la distinzione o re lazione con un altro, il suo apparire all esterno; non c per alcun altro da cui i l particolare sia distinto se non lo stesso universale. L universale si determin a, per cui esso stesso il particolare; la determinatezza una distinzione; esso d istinto solo da se stesso". Allora il particolare sarebbe immediatamente l unive rsale, poich trova soltanto tramite questo ogni determinazione della sua particol arit; senza di esso conclude Hegel, secondo un argomento che si ripete continuame

nte, il particolare non sarebbe nulla. La storia moderna dello spirito, e non so lo essa, fu il lavoro di Sisifo apologetico, di eliminare nel pensiero il negati vo dell universale. Spirito del mondo e storia naturale. Excursus su Hegel in Dialettica negativa di Adorno La dialettica negativa descritta da Adorno mantiene in vigore la dialettica sebb ene la sottoponga al pi forte contrappasso che la critica le abbia riservato. La conoscenza mira al particolare, ma nella forma della mediazione chi ci rimette i l particolare, e nella dialettica hegeliana la coscienza del particolare, la sua cosa pi vera, secondo Adorno, finisce per eliminare il particolare. La socializzaz ione come fine della dialettica finisce per rovesciarsi nel suo contrario. Hegel e i suoi seguaci marxisti hanno squalificato l eterogeneo come elemento caotico . Ci che viene chiamato angoscia non altro che claustrofobia, aveva ricordato Ado rno. La dialettica negativa si arresta