bloglobal weekly n°22/2013

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RASSEGNA RASSEGNA DI DI BLOGLOBAL BLOGLOBAL OSSERVATORIO OSSERVATORIO DI DI POLITICA POLITICA INTERNAZIONALE INTERNAZIONALE NUMERO 22/2013, 14 - 20 LUGLIO 2013 BloGlobal Weekly BloGlobal Weekly WWW.BLOGLOBAL . NET © BloGlobal.net 2013 EGITTO - Al Cairo è ufficialmente nato il governo di Hazem el-Beblawi: composto da 33 Ministri, il nuovo esecutivo ha giurato lo scorso 16 luglio dinanzi al Presidente ad interim Adly Mansour. Un ese- cutivo che racchiude al suo interno diverse anime (liberali, socialisti, tecnocrati, nonché tre donne e tre esponenti della comunità copta) e che avrà il compito di promuovere le riforme necessarie ad evitare il default socio-economico e di traghettare l’Egitto verso le prossime elezioni parlamentari e presidenziali previste per il febbraio 2014. Tra i Ministeri chiave, le più grandi novità sono giunte dai dicasteri degli Esteri e dell’Economia: a guidare la diplomazia egiziana ci penserà l'ex Ambasciatore a Washington Nabil Fahmy, mentre a risollevare le sorti delle asfittiche casse nazionali sarà l’economista Ahmed Galal, per molti anni alla Banca Mondiale. Chi non ha cambiato titolarità rispetto al recente passato sono la Difesa, rimasta saldamente in mano ad Abdel Fattah el-Sisi, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed ora anche primo MONDO - Focus BloGlobal Weekly N°22/2013 - Panorama

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Rassegna di BloGlobal-Osservatorio di Politica Internazionale (14-20 luglio 2013).

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R A S S E G N AR A S S E G N A D ID I B L O G L O B A LB L O G L O B A L

O S S E R V A T O R I OO S S E R V A T O R I O D ID I P O L I T I C AP O L I T I C A I N T E R N A Z I O N A L EI N T E R N A Z I O N A L E

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W W W . B L O G L O B A L . N E T

© BloGlobal.net 2013

EGITTO - Al Cairo è ufficialmente nato il governo di Hazem el-Beblawi: composto da 33 Ministri, il

nuovo esecutivo ha giurato lo scorso 16 luglio dinanzi al Presidente ad interim Adly Mansour. Un ese-

cutivo che racchiude al suo interno diverse anime (liberali, socialisti, tecnocrati, nonché tre donne e tre

esponenti della comunità copta) e che avrà il compito di promuovere le riforme necessarie ad evitare

il default socio-economico e di traghettare l’Egitto verso le prossime elezioni parlamentari e presidenziali previste per il febbraio

2014. Tra i Ministeri chiave, le più grandi novità sono giunte dai dicasteri degli Esteri e dell’Economia: a guidare la diplomazia

egiziana ci penserà l'ex Ambasciatore a Washington Nabil Fahmy, mentre a risollevare le sorti delle asfittiche casse nazionali

sarà l’economista Ahmed Galal, per molti anni alla Banca Mondiale. Chi non ha cambiato titolarità rispetto al recente passato

sono la Difesa, rimasta saldamente in mano ad Abdel Fattah el-Sisi, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed ora anche primo

M O N D O - F o c u s

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Vice Premier – a dimostrazione del rinnovato peso politico delle forze armate in questo processo di transizione – e gli Interni, gui-

dati sempre da Mohammed Ibrahim. Confermati anche Osama Saleh, Hisham Zaazou, Mounir Fakhry Abdel Nour e Moha-

med Shoeib rispettivamente ai dicasteri degli Investimenti, del Turismo, dell’Industria e del Commercio estero e del Petrolio. As-

senti da ruoli ministeriali i rappresentanti di Giustizia e Libertà, braccio politico dei Fratelli Musulmani, che continuano a con-

dannare fermamente il movimento di piazza che ha portato al cosiddetto “golpe tecnico” contro il destituito Mohammed Mursi.

Anche i salafiti di al-Nour sono rimasti a sorpresa fuori dalla compagine governativa nonostante questi avessero, inaspetta-

tamente, accettato di partecipare alla transizione politica. Formato il nuovo governo, il Paese dovrà affrontare, innanzitutto, il pro-

cesso di revisione della Costituzione affidato a due comitati incaricati di completare i lavori entro ottobre. Gli emendamenti ap-

provati dalle due commissioni dovranno poi essere sottoposti ad un referendum che dovrebbe avvenire non prima del novembre

2013. In questo caso le elezioni si terranno entro 15 giorni dall'approvazione della nuova Costituzione e, una volta insediato il

nuovo Parlamento, nel giro di una settimana si dovranno convocare anche le consultazioni per eleggere il nuovo Presidente. Se

da un lato militari e autorità provano a riportare ordine e a promuovere uno spirito di unità nazionale, dall’altro continuano inces-

santi le manifestazioni e le violenze contro quello che i Fratelli Musulmani definiscono il “governo illegittimo”. Al Cairo e nel

delta del Nilo avvengono quotidianamente manifestazioni e incidenti tra attivisti pro-Mursi e forze di polizia: non ultimi gli scontri

avvenuti il 20 luglio a Mansura che hanno provocato la morte di tre donne, tra cui un’attivista dell’Ikhwan, e il ferimento di una

decina di persone, una delle quali in gravi condizioni. Nel frattempo, il Sinai diventa sempre più rovente a causa del susseguirsi

di attentanti contro le forze di polizia ed esercito da parte degli islamisti radicali. Proprio la condizione di instabilità della penisola

egiziana ha convinto le forze di sicurezza e militari israeliane ad installare ad Eilat, città sul Mar Rosso lungo il confine meridiona-

le del Sinai, una batteria del sistema antimissilistico Iron Dome per proteggere il Paese dal continuo lancio di razzi dalla peni-

sola verso le città dello Stato ebraico. Intanto, Stati Uniti ed Unione Europea continuano a mostrarsi sempre più preoccupati per

la crisi politica egiziana. Con due missioni distinte, il Vice Segretario di Stato Usa William Burns (in rappresentanza di John Kerry

impegnato a promuovere negli stessi giorni colloqui di pace tra Israele e Palestina) e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e

gli Affari di Sicurezza dell’UE Cathrine Ashton hanno incontrato i nuovi vertici politici del Cairo: negli incontri con Mansour e el-

Baradei, oltre a richiedere il rilascio dai domiciliari di Mursi e la fine degli arresti di uomini legati alla Fratellanza Musulmana,

Burns e Ashton hanno sottolineato il loro sostegno al popolo egiziano e hanno auspicato una pronta ripresa del processo de-

mocratico nel Paese.

ITALIA/KAZAKISTAN - La vicenda di Mukhtar Ablyazov, oligarca e dissidente kazako la cui moglie e

figlia sono state espulse lo scorso 31 maggio dall’Italia, diventa un caso internazionale dai risvolti sem-

pre più intricati. Ablyazov è l’ex Ministro dell’Energia del Presidente e leader della nazione kazaka, Nur-

sultan Nazarbayev. Caduto in disgrazia e ricercato per truffa e frode sia da Astana, sia da Mosca, A-

blyazov è scappato all’estero trovando rifugio e asilo politico a Londra. Il caso apparentemente inter-

no al Kazakistan coinvolge ben presto tutta una serie di Paesi tra cui lo stesso Regno Unito e

l’Italia, legati al Paese centro-asiatico da importanti affari che riguardano le principali holding nazionali dei settori energia e co-

struzioni. Roma viene coinvolta nell’affaire Ablyazov quando l’Ambasciata kazaka fa pressioni sui dirigenti del Ministero degli

Interni italiani affinché rimpatrino “due pericolosi latitanti” legati all’oligarca kazako, ossia Alma Shalabayeva e Alua Ablyazov,

rispettivamente moglie e figlia del dissidente. Al momento del fermo e delle procedure standard di rimpatrio, le autorità italiane

hanno contestato alla signora Shalabayeva la non autenticità del passaporto diplomatico rilasciato dalla Repubblicana Centra-

fricana con cui era giunta in Italia, rivelatosi in un secondo momento invece regolare. I tempi e le modalità dell’azione italiana han-

no suscitano forti dubbi, coinvolgendo fin da subito i responsabili del Viminale e della Farnesina. Il caso politico scoppia nei primi

giorni di giugno quando il Ministro degli Interni Angelino Alfano ha dichiarato in un’intervista di essere “totalmente all’oscuro sulla

vicenda e di esserne stato informato solo a fatti già avvenuti”. Cercando di correre ai ripari, il Governo italiano, lo scorso 12 luglio,

ha tentato di revocare l’espulsione della Shalabayeva dichiarandola “illegittima alla luce della grave mancata informativa da

parte dell’Ambasciata kazaka”. Il Governo di Astana, rigettando la decisione italiana, ha informato Roma sullo stato della moglie e

della figlia di Ablyazov, smentendo le notizie secondo le quali le due donne fossero agli arresti domiciliari. Ma al di là della bega

politica, il caso Ablyazov ha messo in luce la rilevanza strategica delle relazioni tra Italia e Kazakistan. Secondo i dati di

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SACE, nel 2012 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha raggiunto i 5,5 miliardi di euro (+28% sul 2011): l’Italia rima-

ne il secondo Paese fornitore UE ed il sesto fornitore in assoluto, dopo Russia, Cina, Ucraina, Germania e Stati Uniti. L’Italia si

conferma sempre nel 2012 terzo partner commerciale del Paese, dopo Cina e Russia. Ma il principale interesse tra Roma e

Astana si concentra nel settore energia date le importanti commesse effettuate da ENI nello sfruttamento di due enormi giacimen-

ti di gas e petrolio a Karachaganak (Kazakistan nord-occidentale) e a Kashagan (nel bacino del Caspio). Pertanto, il consolidato

ruolo conquistato negli anni dall’Italia rischia di essere messo a dura prova da un intricato e spinoso affare politico.

PANAMA - Il 16 luglio il Presidente panamense, Ricardo Martinelli, ha affermato che il suo Paese ha

sequestrato una nave battente bandiera nordcoreana, la Chong Chon Gang, che portava a bordo

“materiale militare non dichiarato”. Martinelli ha detto che la nave, in transito nel canale di Panama e

salpata da Cuba, è stata fermata in quanto sospettata di trasportare un ”sofisticato equipaggiamento

missilistico” e, dunque, in palese violazione delle numerose sanzioni decretate dalle Nazioni Unite

nei confronti di Pyongyang. Panama ha fatto sapere che l’equipaggio, composto da 35 uomini, avrebbe opposto resistenza e

che il suo capitano avrebbe anche tentato di uccidersi. Una successiva ricostruzione ha chiarito che la nave era salpata dalla

Russia orientale nel mese di aprile e aveva viaggiato attraverso l'Oceano Pacifico prima di entrare nel Canale, all'inizio di giugno,

giungendo infine a Cuba; essa aveva attraversato il Pacifico senza che il suo sistema di rilevazione automatico fosse acceso. A

seguito del sequestro, il Ministero degli Esteri cubano ha affermato che il carico nascosto nella Chong Chon Gang consisteva in

240 tonnellate di armi difensive ed obsolete dirette a Pyongyang, dove sarebbero state riparate e quindi re-inviate a Cuba; le

armi consistevano in due complessi missilistici antiaerei, Volga e Pechora; nove missili con relativi pezzi di ricambio, due MiG-

21bis e 15 motori per questo tipo di aereo; il tutto fabbricato nella metà del Ventesimo secolo. Panama ha dunque rinviato il ca-

so al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: ”loro potranno decidere cosa fare”, ha dichiarato il Ministro panamense per la

Sicurezza José Raùl Mulino. È previsto l’avvio di un’indagine delle Nazioni Unite intorno ai primi di agosto, una volta che il cargo

sarà stato scaricato totalmente dalla nave. Dal canto suo, il governo nordcoreano ha esortato Panama a rilasciare immediatamen-

te la nave e il suo equipaggio. Nel frattempo, Panama si è mantenuta sotto le luci dei riflettori mondiali anche per un altro caso,

riguardante l’Italia. Proprio sul suo territorio era stato fermato il 18 luglio l’ex capo della CIA a Milano, Robert Seldon Lady,

condannato nel 2003 per il rapimento di un sospettato terrorista, l’Imam egiziano Abu Omar, attuato dagli Americani nell’ambito

del noto programma delle extraordinary rendition per combattere il terrorismo internazionale. Il Ministero della Giustizia di Roma

ha immediatamente inoltrato a Panama la richiesta di fermo provvisorio per Lady, mentre da Panama City, è stato fatto sapere,

“non è pervenuta alcuna richiesta di supplemento di informazioni”. Il giorno successivo, il Dipartimento di Stato americano ha an-

nunciato che Lady era in volo verso gli Stati Uniti. Secondo le autorità panamensi, l’uomo è stato riconsegnato a Washington per-

ché Panama non ha un trattato di estradizione con l'Italia e perché la documentazione inviata da Roma è stata ritenuta insuffi-

ciente. Ad ora appare improbabile che l’Italia inoltri una diretta richiesta di estradizione agli Stati Uniti, data l’improbabilità che

venga accolta e che, al contrario, rischierebbe di creare solo attriti diplomatici con Washington.

STATI UNITI/CINA - L’11 luglio si è tenuta la due-giorni dell’annuale dialogo strategico ed economico

tra Stati Uniti e Cina. È stata la prima vera occasione per il nuovo “cast” di diplomatici ed economisti

di ambo le parti per discutere di una vasta gamma di questioni, tra cui spiccavano gli attriti commer-

ciali, la sicurezza informatica e la costruzione di un nuovo modello di relazioni tra le due potenze, come

già auspicato da Xi Jinping e da Barack Obama. Il dialogo ad alto livello è stato inaugurato dal Vice

Presidente americano Joseph Biden, che, nella conferenza stampa d’apertura, ha voluto chiarire “che il furto elettronico della pro-

prietà intellettuale americana potrebbe minare il rapporto tra le due maggiori economie del mondo. Il nostro rapporto è, e conti-

nuerà ad essere, un mix di competizione e cooperazione”. Il Vice Premier cinese Wang Yang ha risposto che lo scopo principale

del dialogo è di trasformare il consenso raggiunto dai rispettivi presidenti nel vertice californiano di giugno in risultati pragmatici e

di “iniettare sostanza concreta nella costruzione di un nuovo importante tipo di relazione”. Il Consigliere di Stato Yang

Jiechi gli ha poi fatto eco affermando che Cina e Stati Uniti devono cercare nuovi modi per gestire in modo efficace le loro diffe-

renze, così da impostare un percorso per un “nuovo tipo di rapporto”: costruire una relazione del genere richiede inoltre una

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“mentalità nuova e azioni positive”. I colloqui sono sfociati nell’annuncio della volontà della Cina di negoziare un accordo bila-

terale riguardante gli investimenti con gli Stati Uniti, che includa tutti i settori dell’economia. Un trattato di investimento con la

Cina sembra diventare ora quindi “una priorità per gli Stati Uniti. Esso avrebbe lo scopo di livellare il campo di gioco per i lavorato-

ri e le imprese americane così da garantire l'apertura dei mercati cinesi ad una concorrenza leale”, ha affermato il Segretario al

Tesoro americano, Jacob J. Lew. Tale trattato, sempre secondo il Segretario al Tesoro, sarebbe, infatti, un passo avanti significa-

tivo. La Cina ha anche fatto sapere che avrebbe intenzione di istituire una zona di libero scambio a Shanghai, che potrebbe

aumentare l'accesso delle imprese straniere in particolare nel settore dei servizi. Nel frattempo, il Ministro delle Finanze cinese

Lou Jiwei ha ammonito la Federal Reserve statunitense, consigliandole di essere “molto attenta” per quanto concerne l'impatto

globale che avrebbe la soluzione proposta dal governatore Ben Bernanke di ridurre la portata del cosiddetto quantitative

easing, ovvero il principale stimolo che consente all’economia americana di crescere. Intanto, i nuovi dati macroeconomici resi

noti pubblicamente mostrano che l'economia cinese ha rallentato la propria crescita, scendendo al 7,5% nel secondo trime-

stre. La causa va rintracciata nella persistenza della debole domanda estera, che ha ridotto la produzione interna e gli investimen-

ti. Questo è il secondo trimestre consecutivo di rallentamento economico per la Cina, una tendenza che dovrebbe continuare,

secondo gli analisti.

M O N D O - B r e v i

ISRAELE/PALESTINA, 19 luglio – Dopo un’intensa shuttle diplomacy in Medio Oriente, il Segretario di Stato, John Kerry, ha potuto

finalmente annunciare che i leader israeliani e palestinesi hanno stabilito una base su cui riavviare i negoziati di pace a distanza

di tre anni dall’ultimo loro incontro ufficiale. Kerry ha comunque ammesso che molte questioni devono essere ancora risolte prima

che il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il Presidente dell'Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, si seggano fac-

cia a faccia intorno ad un tavolo. Ciononostante, i diplomatici israeliani e palestinesi si incontreranno presto a Washington per

definire i dettagli finali che dovrebbero rilanciare ad alto livello i negoziati di pace. A rappresentare le rispettive parti dovrebbero

essere il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat e il Ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni, che sarà accompagnata dal-

lo stretto collaboratore di Netanyahu, Isaac Molho. “Se tutto va come previsto”, dovrebbero incontrarsi entro una settimana “o

poco dopo”, ha detto Kerry. L’accordo preliminare è il primo vero successo dell'amministrazione Obama nel tentativo di pacificare

lo storico conflitto israelo-palestinese. Se i negoziati si svilupperanno al di là di ciò che Kerry ha descritto come la fase iniziale,

sarà il primo incontro diretto tra Netanyahu ed Abbas dopo la cosiddetta “Primavera Araba”. Il Segretario di Stato non ha però

chiarito se e come è riuscito a superare le precondizioni dettate in passato da Israele e Palestina, come la questione dei confini

del 1967 e degli insediamenti, nonché il riconoscimento dello Stato israeliano.

ITALIA/ESTREMO ORIENTE, 15-19 luglio – Importante missione di sistema della diplomazia italiana in Asia per la promozione di E-

xpo Milano 2015. La delegazione, guidata dal Vice Ministro degli Esteri Marta Dassù e dal Commissario Unico di Expo Milano

2015, Giuseppe Sala, si è recata in Cina, Giappone e Corea del Sud. La prima tappa, quella cinese, mirava ad aggiornare ed

approfondire il China Special Project, il progetto di collaborazione e sviluppo economico italo-cinese. La Dassù ha incontrato i

rappresentanti del China Council of the Promotion of International Trade, cui ha suggerito la possibilità di rendere il 2015 “l’anno

del turismo cinese in Italia”. Il 2015, ha ricordato il Vice Ministro, “é importante anche dal punto di vista simbolico, perché segna il

45° anniversario dell’istituzione delle relazioni diplomatiche tra i nostri due Paesi. Stiamo prima di tutto potenziando le nostre

strutture in Cina, quindi la nostra capacità di erogare visti in maniera più rapida. Da una parte stiamo facendo accordi di outsour-

cing, dall’altra stiamo aumentando il numero dei nostri consolati in Cina e l’apertura del consolato a Chongqing sarà importante

anche da questo punto di vista”. La tappa successiva, quella giapponese, ha visto la firma da parte di Tokyo del contratto di parte-

cipazione ad Expo 2015, che assegna ai nipponici l’area del sito espositivo dove costruire il proprio padiglione. I giapponesi han-

no dichiarato di volersi impegnare per contribuire all’immagine italiana in vista di un ampio flusso di propri turisti. D’altro canto,

Tokyo ha aderito con entusiasmo al progetto in quanto vede in Expo 2015 un’ottima opportunità per promuovere i prodotti alimen-

tari Made in Japan. Infine, il 19 luglio, la visita in Corea del Sud ha visto anche la firma sul contratto di Seoul per ottenere un pro-

prio padiglione all’Expo.

MESSICO, 15 luglio – Arrestato Miguel Angel Treviño, conosciuto come “Z-40” e leader di Los Zetas, uno dei più sanguinari cartelli

del narcotraffico messicano. La cattura di Treviño è avvenuta a Nuevo Laredo, nel Nord Est del Paese latino-americano al confine

con gli Stati Uniti, nel corso di un'operazione della Marina militare messicana. Dopo “El Chapo” Guzmán, capo del cartello rivale

della droga di Sinaloa, Treviño era uno degli uomini più ricercati al mondo. L’arresto di Treviño è in assoluto un importante risulta-

to per il governo del Presidente Enrique Peña Nieto, spesso criticato da opinione pubblica e Chiesa Cattolica messicana per il suo

scarso impegno nella lotta ai cartelli, ma rappresenta anche un duro colpo per la stessa organizzazione criminale, nata negli anni

’90 per opera di alcuni fuoriusciti dei gruppi di élites di esercito e delle forze della polizia messicana e fortemente ramificata in

tutto il Centro America e in alcune aree del Sud degli Stati Uniti.

RUSSIA, 18 luglio – Il tribunale di Kirov ha condannato a 5 anni per frode e appropriazione indebita e ha arrestato in aula Alexei

Navalny, l’avvocato e blogger anti-Putin, e il suo socio in affari Piotr Ofizerov. Immediatamente alla notizia dell’arresto di Navalny

sono stati organizzati cortei e manifestazioni in tutto il Paese per protestare contro la sua condanna. Durante le marce e i cortei

pro-Navalny non sono mancati momenti di tensione con le forze dell'ordine, tanto che nella sola Mosca la polizia ha provveduto a

fermare oltre 200 manifestanti. A sorpresa, però, ad appena 24 ore dalla condanna, la procura moscovita ha contestato gli arresti

ordinati dal tribunale di Kirov, chiedendo la libertà vigilata del blogger russo e di Ofizerov fino alla sentenza d'appello. In questo

modo Navalny potrà concorrere alla poltrona di Sindaco di Mosca alle prossime elezioni amministrative (8 settembre) contro il

candidato filo-Putin e primo cittadino uscente, Sergey Sobyanin. Dura la reazione della Comunità Internazionale: l’Alto Rappre-

sentante per la Politica Estera dell’Unione Europea Catherine Ashton ha già fatto sapere che la condanna di Navalny e di Ofize-

rov suscita “preoccupazione” e solleva “seri interrogativi sul rispetto dello Stato di diritto in Russia”. Altrettanto dura la posizione

della Casa Bianca che, attraverso il suo portavoce Jay Carney, si è detta “profondamente rammaricata per la condanna condizio-

nata da motivazioni politiche”.

SPAGNA, 19 luglio – Si sono tenute a Madrid numerose manifestazioni per chiedere le dimissioni del Governo e, in particolare, del

suo Premier Mariano Rajoy coinvolto, al pari del Partido Popular (PP), nel cosiddetto “caso Bárcenas”. La “Tangentopoli spagno-

la” è una vicenda politica intrecciata ad altri scandali politici (“caso Gürtel”) che coinvolgono a livello locale e nazionale lo stesso

partito al potere in Spagna. In sostanza l’ex tesoriere del PP, Luis Bárcenas, accusa Rajoy, María Dolores de Cospedal (attuale

Segretario del partito) e lo stesso Partido Popular di aver ricevuto fondi in nero, di aver distribuito appalti illegali nella città di Tole-

do e di essere stati finanziati illegalmente da imprenditori vicini al PP in cambio di commesse pubbliche nel periodo 1997-1999.

Se il PSOE di Alfredo Pérez Rubalcaba chiede le dimissioni di Rajoy, il Primo Ministro si è difeso dichiarandosi “totalmente estra-

neo ai fatti” e annunciando che “non farà alcun passo indietro”. Lo stesso Rajoy ha poi definito che l’obiettivo del suo esecutivo è

di “portare a termine il mandato popolare e dare stabilità al Paese” ancora alle prese con la difficile crisi economica.

SUDAN, 19 luglio – Un’imboscata ordita ai danni di una pattuglia del contingente tanzaniano dei Caschi Blu delle Nazioni Unite, ha

causato sette morti. L’attacco è avvenuto a Nyala, lungo il tragitto tra i due checkpoint militari di Manawashi e Khor Abeche, nella

parte meridionale del Darfur al confine con il Sud Sudan. Nell’agguato, inoltre, sono stati feriti quattro ufficiali di polizia e tredici

soldati dell’UNAMID, la missione congiunta fra ONU e Unione Africana attiva in Darfur fin dal 2008. Come dichiarato da Mohamed

Ibn Chambas, Rappresentante Speciale di UNAMID, si tratta dell'incidente più sanguinoso per la forza di pace in cinque anni di

operazioni. Secondo le accuse lanciate dal governo di Juba, dietro l’attentato ai peacekepeers ONU ci sarebbe lo zampino delle

milizie paramilitari al soldo di Khartoum. “Sdegno e indignazione per il vile gesto” è stato espresso dal Segretario Generale

dell’ONU, Ban Ki-moon.

YEMEN, 17 luglio – Duro colpo per al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP), il quale ha confermato la morte del suo vice-leader

Said al-Shihri causata da un attacco di un drone statunitense. Già in passato l’uccisione di al-Shihri era stata proclamata dalle

autorità yemenite: voci, però, che non avevano trovato finora conferma. “Sheikh Said al-Shihri, alias Abu Sufyan al-Azdi, è stato

ucciso in un attacco statunitense”, ha invece riferito stavolta Ibrahim al-Rubaish, un altro dei leader di AQAP, in un video postato

sui siti islamisti. Al-Shihri è stato uno dei terroristi più ricercati dagli USA negli ultimi quattro anni, sin da quando era stato rilascia-

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A N A L I S I E C O M M E N T I

UNIONE EURASIATICA, TRA DUBBI, PREOCCUPAZIONI E REALTÀ

di Oleksiy Bondarenko – 18 luglio 2013

Il progetto della formazione di un’entità politica sovranazionale nello spazio post-sovietico non

può che suscitare curiosità, interesse e preoccupazione negli osservatori occidentali, soprattutto in un

momento molto complicato, sia dal punto di vista economico, sia da quello politico-sociale per l’Europa

e gli Stati Uniti. Dopo “il decennio perso” degli anni novanta, durante il quale deboli progetti integrativi

furono promossi soprattutto dal Presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaev, il primo, concreto

passo verso una nuova forma integrativa di una parte dello spazio post-sovietico, fu la creazione della Comunità Economica

Euroasiatica (CEE o EurAsEC). Attualmente, i membri a pieno titolo della Comunità Economica sono: Russia, Bielorussia, Ka-

zakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, mentre Armenia, Ucraina e Moldova hanno acquisito lo status di “membri osser-

vatori”. Gli obiettivi dell’organizzazione, esplicati nella Carta di fondazione firmata dai membri il 10 ottobre 2000, appaiono preva-

lentemente a lungo termine. Tra questi di particolare interesse sono la “promozione dell’integrazione regionale” e la “creazione e

rafforzamento dell’Unione Doganale e dello Spazio Economico Unico tra i suo membri”. Pur rappresentando un cambio di

marcia rispetto agli anni ’90, il primo periodo di vita della CEE fu caratterizzato da numerose difficoltà. [continua a leggere sul

sito]

TTIP/TAFTA: STATI UNITI ED EUROPA ALLA PROVA DELL’AREA DI LIBERO SCAMBIO TRANSATLANTICA

di Davide Borsani – 16 luglio 2013

Quando Henry Kissinger scrisse che «le condizioni sono propizie» per «la creazione di una North At-

lantic Free Trade Area» in grado di sostenere globalmente il principio del libero scambio e che, «nel

medesimo tempo, favorirebbe la cooperazione» tra Stati Uniti ed Europa, non si riferiva certo agli

anni successivi alla ‘grande crisi’ del 2007, benché con lungimiranza raccomandasse all’Occidente di

rilanciare la propria economia di fronte all’imminente ascesa dell’Asia. Era il maggio del 1995. Pochi

mesi più tardi, in dicembre, il Presidente americano Bill Clinton e quello della Commissione Europea

Jacque Santer reputarono saggio perseguire il consiglio di Kissinger e adottarono la New Transatlantic Agenda, che tra i suoi

cardini auspicava proprio la creazione di una New Transatlantic Marketplace, la quale avrebbe esteso «le opportunità di commer-

cio e di investimento e [moltiplicato] i posti di lavoro su entrambe le sponde dell’Atlantico». Non ancora un’area di libero scambio

compiuta, ma certamente sembrava essere l’inizio di un cammino promettente. Tre anni dopo, nel 1998, Stati Uniti ed Unione

Europea proseguivano sulla medesima strada, firmando a Londra l’accordo per l’avvio della Transatlantic Economic

Partnership (TEP), volta ad armonizzare standard, regole e procedure col fine di approfondire ulteriormente il dialogo euro-

atlantico e, neanche troppo velatamente, per spingere verso la creazione di quella che fu chiamata Trans-Atlantic Free Trade

Area (TAFTA), sul modello del North-American Free Trade Agreement (NAFTA) tra Stati Uniti, Canada e Messico. [continua a

leggere sul sito]

dalla prigione di Guantanamo Bay nel 2008. Secondo quanto già riferito dalle autorità yemenite in gennaio, al-Shihri è stato “uno

di quei leader di al-Qaeda che hanno giocato un ruolo importante nella pianificazione di atti terroristici locali, regionali e internazio-

nali”. Era stato inoltre definito come “il comandante militare degli elementi terroristici” durante gli scontri mortali con l'esercito ye-

menita nel giugno 2012, nella provincia dell’Abyan meridionale, che i ribelli islamici avevano in gran parte controllato per circa un

anno. Gli Stati Uniti hanno recentemente intensificato il proprio supporto allo Yemen nella lotta contro AQAP, che è ormai il fran-

chising più attivo e più pericoloso della rete globale di al-Qaeda. Nel frattempo, secondo il think tank statunitense New America

Foundation, gli attacchi dei droni americani in Yemen sono quasi triplicati nel corso dell’ultimo anno.

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Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione — Non commerciale — Non opere derivate 3.0 Italia.

BloGlobal Weekly N° 22/2013 è a cura di Maria Serra,Giuseppe Dentice e Davide Borsani.

L E V I G N E T T E D I B L O G L O B A L

di Luigi Porceddu